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Le sanzioni sostitutive
Il D.Lgs 150/2022, attuativo della Riforma Cartabia per la procedura penale e il diritto peniten-
ziario, ha, fra l’altro, disposto la riforma delle sanzioni sostitutive, incidendo significativamente
sul Capo III della Legge 689/1981 (Sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi).
Ai sensi del nuovo art. 53 L. 689/1981, il giudice, nel pronunciare sentenza di condanna o di
applicazione della pena su richiesta delle parti.
— quando ritiene di dover determinare la durata della pena detentiva entro il limite di quattro
anni, può sostituire tale pena con quella della semilibertà o della detenzione domiciliare;
— quando ritiene di doverla determinare entro il limite di tre anni, può sostituirla anche con il
lavoro di pubblica utilità;
— quando ritiene di doverla determinare entro il limite di un anno, può sostituirla altresì con
la pena pecuniaria della specie corrispondente.
Con il decreto penale di condanna, il giudice, su richiesta dell’indagato o del condannato,
può sostituire la pena detentiva determinata entro il limite di un anno, oltre che con la pena
pecuniaria, con il lavoro di pubblica utilità.
Le facoltà del giudice di ordinare la condanna a sanzione sostitutiva sono previste nei limiti
delle indicazioni dell’art. 133 del codice penale, e, cioè, nell’esercizio del potere discrezionale
del giudice e tenuto conto delle caratteristiche del reato commesso, nonché della capacità a
delinquere, della personalità e del carattere del reo.
Oltre all’art. 133 del codice penale, che in generale riguarda tutti i tipi di condanna, le con-
danna a pena sostitutiva soggiace ai criteri di cui all’art. 58 della legge 689/1981.
La norma in esame prevede che il giudice possa applicare le sanzioni sostitutive se non dispo-
ne la sospensione condizionale della pena, se esse risultino più idonee a garantire la rieducazione
del condannato, e siano inoltre, allo stesso tempo idonee a scongiurare il pericolo di commissione
di altri reati da parte dei soggetti destinatari delle misure. Infatti, come abbiamo visto, si tratta di
provvedimenti provvisti di minore restrittività rispetto alla detenzione in carcere, generalmente
scontate presso apposite strutture o addirittura presso l’abitazione del condannato.
Questo favor per il condannato non può, tuttavia, tradursi, come si è accennato, nel pericolo
che possa commettere ulteriori reati: viene infatti previsto, all’art. 58 L. 689/1981, che la pena
detentiva non possa essere sostituita quando sussistono fondati motivi di ritenere che le
prescrizioni non saranno adempiute.
Circa i criteri che debbono guidare la scelta fra l’una o l’altra misura, sempre l’art. 58 ha
previsto che il giudice sceglie quella più idonea alla rieducazione e al reinserimento sociale del
condannato con il minor sacrificio della libertà personale, indicando i motivi che giustificano
l’applicazione della pena sostitutiva e la scelta del tipo.
Quando applica la semilibertà o la detenzione domiciliare, il giudice deve indicare le specifiche
ragioni per cui ritiene inidonei nel caso concreto il lavoro di pubblica utilità o la pena pecuniaria.
In ogni caso, nell’individuare la misura, si deve tener conto:
— delle condizioni legate all’età, alla salute fisica o psichica, alla maternità, o alla paternità (se
si tratti di genitori con prole di età inferiore ai dieci anni);
— delle condizioni di disturbo da uso di sostanze stupefacenti, psicotrope o alcoliche ovvero
da gioco d’azzardo, certificate dai servizi pubblici o privati autorizzati;
— delle condizioni di persona affetta da AIDS conclamata o da grave deficienza immunitaria.
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308/2 • Concorso Ministero della Giustizia 791 Funzionari
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