Sei sulla pagina 1di 1

11.

3 LE PENE ACCESSORIE
Nel disegno del Codice penale le pene accessorie sono considerate sanzioni che, per il loro intrinseco
carattere scarsamente punitivo, mancano di un’efficienza tale da poter da sole essere sufficienti a
realizzare gli scopi intimiditivi e afflittivi della pena. Di qui la necessità di comminarle sempre
congiuntamente ad altre pene, rispetto alle quali sono appunto complementari e accessorie.
Le pene accessorie, ai sensi dell’articolo 19 del Codice penale, sono previste rispettivamente per delitti e
contravvenzioni. Quelle per i delitti sono:
- l’interdizione dai pubblici uffici;
- l’interdizione da una professione o da un’arte;
- l’interdizione legale;
- l’interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese;
- l’incapacità di contrattare con la Pubblica Amministrazione;
- l’estinzione del rapporto di impiego e lavoro;
- la decadenza o la sospensione dall’esercizio della responsabilità genitoriale.
Quelle per le contravvenzioni sono:
- la sospensione dall’esercizio di una professione o di un’arte;
- la sospensione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese.
Una pena accessoria comune sia a delitti che alle contravvenzioni è poi la pubblicazione della sentenza
penale di condanna.
Il catalogo delle pene accessorie previsto dall’articolo 19 non è tassativo, dal momento che molte ipotesi
di pene accessorie sono previste in altri settori dell’ordinamento. Due nuove pene accessorie, ad esempio,
sono state introdotte con la legge n. 172/2012 nei confronti dei condannati per i delitti contro la
personalità individuale: si tratta della perdita del diritto agli alimenti e dell’esclusione dalla successione
della persona offesa.
Le pene accessorie possono essere perpetue o temporanee. Quando la legge prevede che la pena
accessoria si applica automaticamente in caso di condanna a una determinata pena principale, e la durata
della pena accessoria non è stabilita, quest’ultima ha durata uguale a quella della pena principale inflitta o
che dovrebbe scontarsi nel caso di conversione per insolvibilità del condannato. Tuttavia, in nessun
caso si può oltrepassare il limite minimo e massimo previsto per ciascuna pena accessoria.

11.3.1 L’interdizione dai pubblici uffici


Si tratta della più importante sanzione interdittiva del nostro sistema
penale. Il suo contenuto afflittivo è stato fortemente ridimensionato da due interventi della Corte
Costituzionale, che hanno dichiarato illegittima la privazione di stipendi, assegni e pensioni da parte dello
Stato o di enti pubblici nei confronti del condannato.
L’interdizione dai pubblici uffici priva il condannato:
- del diritto di elettorato attivo e passivo e di ogni altro diritto politico;
- di ogni pubblico ufficio e di ogni incarico, non obbligatorio, di pubblico servizio;
- di gradi e dignità accademiche, titoli, decorazioni e in genere di diritti onorifici.
L’interdizione può essere perpetua o temporanea. Quella perpetua consegue alla condanna all’ergastolo
o alla reclusione per un tempo non inferiore a cinque anni, nonché alla dichiarazione di abitualità o
professionalità nel delitto o tendenza a delinquere. L’interdizione temporanea può durare da uno a cinque
anni, e l’interdizione per cinque anni consegue alla condanna alla reclusione per almeno tre anni.
L’interdizione temporanea consegue pure al reato commesso con abuso dei poteri o con violazione dei
doveri inerenti alla pubblica funzione o al pubblico servizio.

Potrebbero piacerti anche