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Corruzione
Corruzione
AltalexPedia, voce agg. al 15.05.2013 (Simone Marani)
Anche dal punto di vista strutturale, il comportamento dei due soggetti del delitto di corruzione sostanzialmente identico. E vero che la
legge parla, in riferimento al pubblico ufficiale, di ricevere o accettare, mentre parla di dare o promettere, in riferimento al
privato: ma, a ben guardare, la differenza puramente apparente perch un dare o un ricevere esistono sia da una parte che dallaltra. Il
pubblico ufficiale riceve la dazione o la promessa e d in cambio latto dufficio o contrario ai doveri di ufficio; il privato, da parte sua,
riceve latto di ufficio o latto contrario ai doveri di ufficio e d in cambio denaro o altra utilit. (VENDITTI, 1962, 756)
Il pubblico funzionario che si fa corrompere ed il privato che lo corrompe non commettono reati diversi ma risultano essere compartecipi del medesimo reato,
questultimo configurabile solo se sussistono entrambe le condotte convergenti.
Secondo la giurisprudenza di legittimit, nel delitto di corruzione, che a concorso necessario ed ha una struttura bilaterale, ben possibile il concorso eventuale di
terzi, sia nel caso in cui il contributo si realizzi nella forma della determinazione o del suggerimento fornito all'uno o all'altro dei concorrenti necessari, sia nell'ipotesi
in cui si risolva in un'attivit di intermediazione finalizzata a realizzare il collegamento tra gli autori necessari (Cass. Pen., sez. VI, sentenza 4 maggio 2006, n. 33435,
B. e altro, in Cass. pen., 2006, 3578).
Il delitto di corruzione si configura come reato a duplice schema, principale e sussidiario. Secondo quello principale, il reato viene commesso con due attivit,
l'accettazione della promessa e il ricevimento della utilit e il momento consumativo coincide con il ricevimento della utilit e, allorch vi siano pi dazioni di
pagamento, ogni remunerazione integra un fatto-reato e una pluralit di dazioni corrisposte in esecuzione di un unico patto corruttivo configura un delitto continuato.
Secondo lo schema sussidiario, che si realizza quando la promessa non viene mantenuta, il reato si perfeziona con la sola accettazione della promessa.
La fattispecie appartiene, come suggerito dalla giurisprudenza di legittimit, alla categoria dei reati propri funzionali, perch elemento necessario di tipicit del fatto
che l'atto o il comportamento oggetto del mercimonio rientrino nelle competenze o nella sfera di influenza dell'ufficio al quale appartiene il soggetto corrotto, nel
senso che occorre che siano espressione, diretta o indiretta, della pubblica funzione esercitata da quest'ultimo, con la conseguenza che non ricorre il delitto di
corruzione passiva se l'intervento del pubblico ufficiale in esecuzione dell'accordo illecito non comporti l'attivazione di poteri istituzionali propri del suo ufficio o non
sia in qualche maniera a questi ricollegabile, e invece sia destinato a incidere nella sfera di attribuzioni di pubblici ufficiali terzi rispetto ai quali il soggetto agente
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assolutamente carente di potere funzionale (Cass. Pen., sez. VI, sentenza 4 maggio 2006, n. 33435, B. e altro, in Cass. pen., 2007, 1605).
2. Bene giuridico tutelato
Il bene giuridico tutelato da rinvenire nellinteresse della Pubblica Amministrazione allimparzialit, correttezza e probit dei funzionari pubblici, ed in
particolare, che gli atti di ufficio non siano oggetto di mercimonio o di compravendita privata.
La ratio della incriminazione, infatti, il discredito che tale reato getta sulla categoria dei pubblici funzionari e, quindi, della stessa Pubblica Amministrazione.
Il dato fondamentale comune a tutte le ipotesi di corruzione il mercimonio dei doveri inerenti alla pubblica funzione o al pubblico servizio che viene a
compromettere il buon andamento e limparzialit della pubblica amministrazione ma, poich tale mercimonio pu avere ad oggetto un comportamento di per s
corrispondente ai doveri di ufficio o contrario ai doveri medesimi, il codice configura due differenti forme di corruzione, propria ed impropria.
3. La corruzione per lesercizio della funzione
Prima della modifica introdotta dalla legge 6 novembre 2012, n. 190, lart. 318 c.p., originariamente intitolato Corruzione per un atto dufficio (c.d.
corruzione impropria) disciplinava il fatto del pubblico ufficiale che, per compiere un atto del suo ufficio, riceveva, per s o per un terzo, in denaro od altra
utilit, una retribuzione che non gli era dovuta, o ne accettava la promessa, punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. Se il pubblico ufficiale
riceveva la retribuzione per un atto d'ufficio da lui gi compiuto, la pena era della reclusione fino a un anno.
Per effetto della novella, il nuovo art. 318 c.p., ora rubricato Corruzione per lesercizio della funzione, dispone che Il pubblico ufficiale che, per
l'esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, indebitamente riceve, per s o per un terzo, denaro o altra utilit o ne accetta la promessa punito con la
reclusione da uno a cinque anni.
La riforma ha eliminato il riferimento al compimento di atti, spostando laccento sullesercizio delle funzioni o dei poteri del pubblico funzionario, consentendo la
repressione del fenomeno dellasservimento della pubblica funzione agli interessi privati, laddove la dazione del denaro o di altra utilit non correlato al
compimento o allomissione o al ritardo di uno specifico atto, ma alla generica attivit, ai generici poteri ed alla generica funzione cui il soggetto qualificato
preposto.
Viene meno anche qualsiasi riferimento alla retribuzione che presupponeva un rapporto sinallagmatico proporzionato tra le parti del pactum sceleris, laddove alla
dazione o alla promessa dellutilit doveva necessariamente corrispondere una controprestazione rappresentato dallatto, determinato o determinabile, da parte del
soggetto qualificato.
La riforma permette, oggi, di sanzionare penalmente anche i fatti di corruzione impropria susseguente attiva, prima non punibili. Infatti, la nuova formulazione
dellart. 318 c.p., facendo riferimento allesercizio delle funzioni o dei poteri, e non pi allo specifico atto, si pone quale norma incriminatrice generale dei fatti di
corruzione.
Come evidenziato dal nuovo art. 320 c.p. (Corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio), a seguito dellintervento riformatore del 2012, le
disposizioni degli art. 318 e 319 si applicano anche allincaricato di un pubblico servizio. In ogni caso, ai sensi del secondo comma, le pene sono ridotte in
misura non superiore a un terzo. Si viene, in tal modo, a sostituire loriginaria formulazione della norma, il cui primo comma recitava: Le disposizioni dell'articolo
319 si applicano anche all'incaricato di un pubblico servizio; quelle di cui all'articolo 318 si applicano anche alla persona incaricata di un pubblico
servizio, qualora rivesta la qualit di pubblico impiegato. In tal modo viene estesa la portata soggettiva delle norme in commento, potendo essere
qualificata come soggetto attivo qualsiasi persona incaricata di un pubblico servizio, indipendentemente dal fatto che costei rivesta o meno la qualit di
pubblico impiegato.
4. La corruzione per un atto contrario ai doveri dufficio
Ai sensi dellart. 319 c.p., ancora oggi disciplinante la figura della corruzione propria, si prevede la punibilit del pubblico ufficiale che, per omettere o ritardare o
per aver omesso o ritardato un atto del suo ufficio, ovvero per compiere o per aver compiuto un atto contrario ai doveri di ufficio, riceve, per s o per un terzo,
denaro od altra utilit, o ne accetta la promessa, con la reclusione da quattro a otto anni (pena cos rideterminata dalla L.n. 190/2012).
Scopo dellincriminazione della corruzione impropria di evitare il danno che deriva allamministrazione dalla venalit dei soggetti ad
essa preposti, venalit che, anche quando non porta al compimento di atti illegittimi, nuoce alla dignit e al prestigio dellamministrazione
medesima, poich getta discredito e sospetto sul suo funzionamento. (ANTOLISEI, 2003, 329).
Il delitto di corruzione ravvisabile anche nel caso di tenuit della somma o dell'utilit, perch la lesione giuridica prodotta dal reato attiene al prestigio e all'interesse
della P.A. e prescinde pertanto dalla proporzionalit o dall'equilibrio fra l'atto d'ufficio e la somma o l'utilit corrisposta (Cass. Pen., Sez. VI, sentenza 4 maggio
1990, Paier, in Giust. pen., 1991, II, 353).
In tema di corruzione, l'accettazione di piccole regalie d'uso pu escludere soltanto la configurabilit del reato di corruzione per il compimento di un atto d'ufficio,
giammai quello di corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio, poich solo nel primo caso possibile ritenere che il piccolo donativo di cortesia non abbia avuto
influenza nella formazione dell'atto.
Nella struttura del delitto di corruzione, dato che fra l'illecito compenso e l'atto amministrativo "venduto" deve intercorrere un rapporto di sinallagmaticit e quindi
una certa proporzione, l'atto o il comportamento amministrativo, oggetto dell'illecito accordo, se non individuato ab origine deve essere almeno individuabile; va
precisato peraltro che, poich la individuazione ben pu essere limitata al genere di atti da compiere, detta individuazione si realizza anche quando la
controprestazione della promessa o della dazione di denaro o di altra utilit sia integrata da un generico comportamento del pubblico ufficiale, purch rientrante nella
competenza o nella sfera di intervento dello stesso e suscettibile di specificarsi in una pluralit di atti singoli, non preventivamente fissati o programmati, ma
appartenenti pur sempre al genus previsto, giacch anche in tal caso la consegna di denaro al pubblico ufficiale deve ritenersi eseguita in ragione delle funzioni dello
stesso e per retribuirne i favori (Cass. Pen., sez. VI, sentenza 19 novembre 1997, n. 3444, Cunetto, in Cass. pen., 1999, 3131).
Secondo quanto disposto dallart. 319 bis c.p., non toccato dalla riforma del 2012, la pena aumentata se il fatto di cui all'art. 319 ha per oggetto il conferimento
di pubblici impieghi o stipendi o pensioni o la stipulazione di contratti nei quali sia interessata l'amministrazione alla quale il pubblico ufficiale appartiene.
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in essere atti di corruzione e alla individuazione del personale da inserire nei programmi di formazione.
La commissione di un reato di corruzione allinterno della pubblica amministrazione, che sia accertato con sentenza passata in giudicato, fa s che il responsabile
risponda del mancato raggiungimento degli obiettivi e comporta, a carico del medesimo, una sanzione disciplinare che non pu essere inferiore alla sospensione dal
servizio con privazione della retribuzione da un minimo di un mese ad un massimo di sei mesi. Sempre sul piano disciplinare, il responsabile risponde anche nel caso
di ripetute violazioni sulle misure di prevenzione previste dal piano triennale.
Il responsabile si libera solo se dimostra di aver predisposto, antecedentemente alla commissione del fatto, di un Piano triennale, di aver osservato le prescrizioni di
legge e di aver vigilato sul funzionamento e sullosservanza del Piano medesimo.
Il Piano triennale di prevenzione della corruzione, approvato dallorgano di indirizzo politico, su proposta del responsabile, deve essere adottato entro il 31
gennaio di ogni anno e deve essere trasmesso al Dipartimento della funzione pubblica. Questo deve: a) individuare le attivit, nellambito delle quali sia
maggiormente elevato il rischio di corruzione, raccogliendo eventualmente anche le proposte dei dirigenti; b) prevedere meccanismi di formazione, attuazione e
controllo delle decisioni idonei a prevenire il rischio di corruzione; c) prevedere obblighi di informazione nei confronti del responsabile; d) monitorare, nei termini
previsti dalla legge o dai regolamenti, per la conclusione dei procedimenti; e) monitorare i rapporti intercorrenti tra la pubblica amministrazione ed i soggetti esterni
che con essa stipulino contratti o che siano interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualsiasi genere,
verificando la sussistenza di rapporti di parentela o affinit tra i titolari, amministratori, soci e dipendenti degli stessi soggetti e i dipendenti dellamministrazione.
I soggetti che sono stati condannati, anche con sentenza non passata in giudicato, per reati dei pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione non possono fare
parte, anche con compiti di segreteria, di commissioni per laccesso o la selezione a pubblici impieghi, non possono essere assegnati, anche con funzioni direttive,
agli uffici preposti alla gestione delle risorse finanziarie, allacquisizione di beni, servizi e forniture, nonch alla concessione o allerogazione di sovvenzioni, contributi,
sussidi, ausili finanziari o attribuzioni di vantaggi economici a soggetti pubblici e privati, e non possono fare parte delle commissioni per la scelta del contraente per
laffidamento di lavori, forniture e servizi, per la concessione o lerogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari, nonch per lattribuzione di vantaggi
economici di qualsiasi genere.
Una particolare tutela viene assegnata al dipendente pubblico che segnali illeciti di cui sia venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro: previsto,
infatti, che costui non possa essere sanzionato, licenziato o sottoposto ad una misura discriminatoria, diretta o indiretta, avente effetti sulle condizioni di lavoro per
motivi collegati direttamente o indirettamente alla denuncia.
In secondo luogo, nel caso di procedimento disciplinare, previsto che lidentit del dipendente non possa essere rivelata, senza il consenso di questultimo, sempre
che la contestazione delladdebito disciplinare sia fondata su accertamenti distinti ed ulteriori rispetto alla segnalazione. Nel caso in cui vi siano misure
discriminatorie, queste debbono essere segnalate al Dipartimento della funzione pubblica.
Bibliografia
ANTOLISEI, Manuale di diritto penale, Parte speciale, II, Milano, 2003;
CATENACCI, (a cura di) Reati contro la Pubblica Amministrazione e contro lamministrazione della giustizia, in PALAZZO, PALIERO, (diretto da),
Trattato teorico-pratico di diritto penale, Torino, 2011;
DELPINO, Diritto penale, Parte speciale, Napoli, 2002;
DOLCINI VIGAN, Sulla riforma in cantiere dei delitti di corruzione (Versione aggiornata alla luce dellemendamento governativo presentato il 17 aprile
2012 alla Camera dei Deputati), Editoriale 27 aprile 2012, in www.penalecontemporaneo.it;
FIANDACA MUSCO, Diritto penale, Parte speciale, I, Bologna, 2002;
FORNASARI, Delitti di corruzione, in BONDI, DI MARTINO, FORNASARI, Reati contro la pubblica amministrazione, Torino, 2008;
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