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27/12/2014

Corruzione

Corruzione
AltalexPedia, voce agg. al 15.05.2013 (Simone Marani)

Categoria: Diritto Penale


Corruzione
di Simone Marani
La corruzione, disciplinata, dal nostro codice penale, allinterno degli artt. 318-322, pu essere definita come un particolare accordo (pactum sceleris) tra un
funzionario pubblico ed un soggetto privato, mediante il quale il primo accetta dal secondo, per un atto relativo alle proprie attribuzioni, un compenso che non gli
dovuto.
1. Caratteri generali
2. Bene giuridico tutelato
3. La corruzione per lesercizio della funzione
4. La corruzione per un atto contrario ai doveri dufficio
5. Listigazione alla corruzione
6. La corruzione in atti giudiziari
7. Induzione indebita a dare o promettere utilit
8. Il traffico di influenze illecite (cenni)
9. La corruzione tra privati (cenni)
10. Le altre novit introdotte dalla legge 6 novembre 2012, n. 190
Bibliografia essenziale
1. Caratteri generali
Il reato in commento plurisoggettivo, o reato a concorso necessario, in quanto ne rispondono sia il corruttore che il corrotto. Si distingue, a tal proposito, una
corruzione attiva ed una passiva, a seconda che la si guardi dal punto di vista del corruttore o del corrotto.

Anche dal punto di vista strutturale, il comportamento dei due soggetti del delitto di corruzione sostanzialmente identico. E vero che la
legge parla, in riferimento al pubblico ufficiale, di ricevere o accettare, mentre parla di dare o promettere, in riferimento al
privato: ma, a ben guardare, la differenza puramente apparente perch un dare o un ricevere esistono sia da una parte che dallaltra. Il
pubblico ufficiale riceve la dazione o la promessa e d in cambio latto dufficio o contrario ai doveri di ufficio; il privato, da parte sua,
riceve latto di ufficio o latto contrario ai doveri di ufficio e d in cambio denaro o altra utilit. (VENDITTI, 1962, 756)
Il pubblico funzionario che si fa corrompere ed il privato che lo corrompe non commettono reati diversi ma risultano essere compartecipi del medesimo reato,
questultimo configurabile solo se sussistono entrambe le condotte convergenti.
Secondo la giurisprudenza di legittimit, nel delitto di corruzione, che a concorso necessario ed ha una struttura bilaterale, ben possibile il concorso eventuale di
terzi, sia nel caso in cui il contributo si realizzi nella forma della determinazione o del suggerimento fornito all'uno o all'altro dei concorrenti necessari, sia nell'ipotesi
in cui si risolva in un'attivit di intermediazione finalizzata a realizzare il collegamento tra gli autori necessari (Cass. Pen., sez. VI, sentenza 4 maggio 2006, n. 33435,
B. e altro, in Cass. pen., 2006, 3578).
Il delitto di corruzione si configura come reato a duplice schema, principale e sussidiario. Secondo quello principale, il reato viene commesso con due attivit,
l'accettazione della promessa e il ricevimento della utilit e il momento consumativo coincide con il ricevimento della utilit e, allorch vi siano pi dazioni di
pagamento, ogni remunerazione integra un fatto-reato e una pluralit di dazioni corrisposte in esecuzione di un unico patto corruttivo configura un delitto continuato.
Secondo lo schema sussidiario, che si realizza quando la promessa non viene mantenuta, il reato si perfeziona con la sola accettazione della promessa.
La fattispecie appartiene, come suggerito dalla giurisprudenza di legittimit, alla categoria dei reati propri funzionali, perch elemento necessario di tipicit del fatto
che l'atto o il comportamento oggetto del mercimonio rientrino nelle competenze o nella sfera di influenza dell'ufficio al quale appartiene il soggetto corrotto, nel
senso che occorre che siano espressione, diretta o indiretta, della pubblica funzione esercitata da quest'ultimo, con la conseguenza che non ricorre il delitto di
corruzione passiva se l'intervento del pubblico ufficiale in esecuzione dell'accordo illecito non comporti l'attivazione di poteri istituzionali propri del suo ufficio o non
sia in qualche maniera a questi ricollegabile, e invece sia destinato a incidere nella sfera di attribuzioni di pubblici ufficiali terzi rispetto ai quali il soggetto agente
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assolutamente carente di potere funzionale (Cass. Pen., sez. VI, sentenza 4 maggio 2006, n. 33435, B. e altro, in Cass. pen., 2007, 1605).
2. Bene giuridico tutelato
Il bene giuridico tutelato da rinvenire nellinteresse della Pubblica Amministrazione allimparzialit, correttezza e probit dei funzionari pubblici, ed in
particolare, che gli atti di ufficio non siano oggetto di mercimonio o di compravendita privata.
La ratio della incriminazione, infatti, il discredito che tale reato getta sulla categoria dei pubblici funzionari e, quindi, della stessa Pubblica Amministrazione.
Il dato fondamentale comune a tutte le ipotesi di corruzione il mercimonio dei doveri inerenti alla pubblica funzione o al pubblico servizio che viene a
compromettere il buon andamento e limparzialit della pubblica amministrazione ma, poich tale mercimonio pu avere ad oggetto un comportamento di per s
corrispondente ai doveri di ufficio o contrario ai doveri medesimi, il codice configura due differenti forme di corruzione, propria ed impropria.
3. La corruzione per lesercizio della funzione
Prima della modifica introdotta dalla legge 6 novembre 2012, n. 190, lart. 318 c.p., originariamente intitolato Corruzione per un atto dufficio (c.d.
corruzione impropria) disciplinava il fatto del pubblico ufficiale che, per compiere un atto del suo ufficio, riceveva, per s o per un terzo, in denaro od altra
utilit, una retribuzione che non gli era dovuta, o ne accettava la promessa, punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. Se il pubblico ufficiale
riceveva la retribuzione per un atto d'ufficio da lui gi compiuto, la pena era della reclusione fino a un anno.
Per effetto della novella, il nuovo art. 318 c.p., ora rubricato Corruzione per lesercizio della funzione, dispone che Il pubblico ufficiale che, per
l'esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, indebitamente riceve, per s o per un terzo, denaro o altra utilit o ne accetta la promessa punito con la
reclusione da uno a cinque anni.
La riforma ha eliminato il riferimento al compimento di atti, spostando laccento sullesercizio delle funzioni o dei poteri del pubblico funzionario, consentendo la
repressione del fenomeno dellasservimento della pubblica funzione agli interessi privati, laddove la dazione del denaro o di altra utilit non correlato al
compimento o allomissione o al ritardo di uno specifico atto, ma alla generica attivit, ai generici poteri ed alla generica funzione cui il soggetto qualificato
preposto.
Viene meno anche qualsiasi riferimento alla retribuzione che presupponeva un rapporto sinallagmatico proporzionato tra le parti del pactum sceleris, laddove alla
dazione o alla promessa dellutilit doveva necessariamente corrispondere una controprestazione rappresentato dallatto, determinato o determinabile, da parte del
soggetto qualificato.
La riforma permette, oggi, di sanzionare penalmente anche i fatti di corruzione impropria susseguente attiva, prima non punibili. Infatti, la nuova formulazione
dellart. 318 c.p., facendo riferimento allesercizio delle funzioni o dei poteri, e non pi allo specifico atto, si pone quale norma incriminatrice generale dei fatti di
corruzione.
Come evidenziato dal nuovo art. 320 c.p. (Corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio), a seguito dellintervento riformatore del 2012, le
disposizioni degli art. 318 e 319 si applicano anche allincaricato di un pubblico servizio. In ogni caso, ai sensi del secondo comma, le pene sono ridotte in
misura non superiore a un terzo. Si viene, in tal modo, a sostituire loriginaria formulazione della norma, il cui primo comma recitava: Le disposizioni dell'articolo
319 si applicano anche all'incaricato di un pubblico servizio; quelle di cui all'articolo 318 si applicano anche alla persona incaricata di un pubblico
servizio, qualora rivesta la qualit di pubblico impiegato. In tal modo viene estesa la portata soggettiva delle norme in commento, potendo essere
qualificata come soggetto attivo qualsiasi persona incaricata di un pubblico servizio, indipendentemente dal fatto che costei rivesta o meno la qualit di
pubblico impiegato.
4. La corruzione per un atto contrario ai doveri dufficio
Ai sensi dellart. 319 c.p., ancora oggi disciplinante la figura della corruzione propria, si prevede la punibilit del pubblico ufficiale che, per omettere o ritardare o
per aver omesso o ritardato un atto del suo ufficio, ovvero per compiere o per aver compiuto un atto contrario ai doveri di ufficio, riceve, per s o per un terzo,
denaro od altra utilit, o ne accetta la promessa, con la reclusione da quattro a otto anni (pena cos rideterminata dalla L.n. 190/2012).
Scopo dellincriminazione della corruzione impropria di evitare il danno che deriva allamministrazione dalla venalit dei soggetti ad
essa preposti, venalit che, anche quando non porta al compimento di atti illegittimi, nuoce alla dignit e al prestigio dellamministrazione
medesima, poich getta discredito e sospetto sul suo funzionamento. (ANTOLISEI, 2003, 329).
Il delitto di corruzione ravvisabile anche nel caso di tenuit della somma o dell'utilit, perch la lesione giuridica prodotta dal reato attiene al prestigio e all'interesse
della P.A. e prescinde pertanto dalla proporzionalit o dall'equilibrio fra l'atto d'ufficio e la somma o l'utilit corrisposta (Cass. Pen., Sez. VI, sentenza 4 maggio
1990, Paier, in Giust. pen., 1991, II, 353).
In tema di corruzione, l'accettazione di piccole regalie d'uso pu escludere soltanto la configurabilit del reato di corruzione per il compimento di un atto d'ufficio,
giammai quello di corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio, poich solo nel primo caso possibile ritenere che il piccolo donativo di cortesia non abbia avuto
influenza nella formazione dell'atto.
Nella struttura del delitto di corruzione, dato che fra l'illecito compenso e l'atto amministrativo "venduto" deve intercorrere un rapporto di sinallagmaticit e quindi
una certa proporzione, l'atto o il comportamento amministrativo, oggetto dell'illecito accordo, se non individuato ab origine deve essere almeno individuabile; va
precisato peraltro che, poich la individuazione ben pu essere limitata al genere di atti da compiere, detta individuazione si realizza anche quando la
controprestazione della promessa o della dazione di denaro o di altra utilit sia integrata da un generico comportamento del pubblico ufficiale, purch rientrante nella
competenza o nella sfera di intervento dello stesso e suscettibile di specificarsi in una pluralit di atti singoli, non preventivamente fissati o programmati, ma
appartenenti pur sempre al genus previsto, giacch anche in tal caso la consegna di denaro al pubblico ufficiale deve ritenersi eseguita in ragione delle funzioni dello
stesso e per retribuirne i favori (Cass. Pen., sez. VI, sentenza 19 novembre 1997, n. 3444, Cunetto, in Cass. pen., 1999, 3131).
Secondo quanto disposto dallart. 319 bis c.p., non toccato dalla riforma del 2012, la pena aumentata se il fatto di cui all'art. 319 ha per oggetto il conferimento
di pubblici impieghi o stipendi o pensioni o la stipulazione di contratti nei quali sia interessata l'amministrazione alla quale il pubblico ufficiale appartiene.
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5. Listigazione alla corruzione


Loriginaria formulazione dellart. 322 c.p. disponeva che chiunque offriva o prometteva denaro od altra utilit non dovuti ad un pubblico ufficiale o ad un incaricato
di un pubblico servizio che rivestiva la qualit di pubblico impiegato, per indurlo a compiere un atto del suo ufficio, soggiaceva, qualora l'offerta o la promessa non
fosse accettata, alla pena stabilita nel primo comma dell'articolo 318, ridotta di un terzo. Ai sensi del secondo comma, la pena di cui al primo comma si applicava al
pubblico ufficiale o all'incaricato di un pubblico servizio che rivestiva la qualit di pubblico impiegato che sollecitava una promessa o dazione di denaro od altra
utilit da parte di un privato per le finalit indicate dall'articolo 318.
A seguito dellentrata in vigore della legge 190/2012, il nuovo art. 322 c.p. recita: Chiunque offre o promette denaro od altra utilit non dovuti ad un
pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio, per l'esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, soggiace, qualora l'offerta o la promessa
non sia accettata, alla pena stabilita nel primo comma dell'articolo 318, ridotta di un terzo.
Se l'offerta o la promessa fatta per indurre un pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio ad omettere o a ritardare un atto del suo
ufficio, ovvero a fare un atto contrario ai suoi doveri, il colpevole soggiace, qualora l'offerta o la promessa non sia accettata, alla pena stabilita
nell'articolo 319, ridotta di un terzo.
La pena di cui al primo comma si applica al pubblico ufficiale o all'incaricato di un pubblico servizio che sollecita una promessa o dazione di denaro o
altra utilit per l'esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri.
La pena di cui al secondo comma si applica al pubblico ufficiale o all'incaricato di un pubblico servizio che sollecita una promessa o dazione di denaro
od altra utilit da parte di un privato per le finalit indicate dall'articolo 319.
Con il termine offerta si intende leffettiva e spontanea messa a disposizione di denaro o altra utilit, mentre la promessa consiste nellimpegno ad una prestazione
futura. Per lintegrazione del reato di istigazione alla corruzione sufficiente la semplice offerta o promessa, purch sia caratterizzata da adeguata seriet e sia in
grado di turbare psicologicamente il pubblico ufficiale (o l'incaricato di pubblico servizio), s che sorga il pericolo che lo stesso accetti l'offerta o la promessa: non
necessario perci che l'offerta abbia una giustificazione, n che sia specificata l'utilit promessa, n quantificata la somma di denaro, essendo sufficiente la
prospettazione da parte dell'agente, dello scambio illecito.
Secondo la disciplina vigente, listigazione alla corruzione una fattispecie autonoma di delitto consumato e si configura come reato di mera condotta, per la cui
consumazione si richiede che il colpevole agisca allo scopo di trarre una utilit o di conseguire una controprestazione dal comportamento omissivo o commissivo del
pubblico ufficiale, indipendentemente dal successivo verificarsi o meno del fine cui preordinata la istigazione.
6. La corruzione in atti giudiziari
Secondo quanto disposto dallart. 319 ter c.p., per effetto delle modifiche intervenute a seguito della L. n. 190/2012, qualora i fatti indicati negli artt. 318 e 319
sono commessi per favorire o danneggiare una parte in un processo civile, penale o amministrativo, si applica la pena della reclusione da quattro a dieci anni.
Se dal fatto deriva l'ingiusta condanna di taluno alla reclusione non superiore a cinque anni, la pena della reclusione da cinque a dodici anni; se deriva l'ingiusta
condanna alla reclusione superiore a cinque anni o all'ergastolo, la pena della reclusione da sei a venti anni.
La fattispecie incriminatrice di cui all'art. 319 ter c.p., diretta a punire la corruzione in atti giudiziari, costituisce un reato autonomo e non una circostanza
aggravante dei reati di corruzione impropria e propria previsti dai precedenti artt. 318 e 319 c.p.
In merito allelemento oggettivo del reato, appare problematica la definizione del concetto di atto giudiziario: secondo una prima impostazione, infatti, con tale
termine possono essere considerati solo gli atti costituenti un diretto esercizio dellattivit giudiziaria, ovvero esclusivamente quelli provenienti da magistrati o da loro
collaboratori mentre, secondo altro orientamento, si ritiene che qualsiasi atto che possa influire sul processo, sempre che compiuto da un soggetto qualificato, possa
essere ricondotto allinterno della fattispecie. A parere di chi scrive, ai fini della configurabilit del delitto di cui all'art. 319 ter c.p., "atto giudiziario" l'atto
funzionale ad un procedimento giudiziario, sicch rientra nello stesso anche la deposizione testimoniale resa nell'ambito di un processo penale.
Per parte di un processo civile, e amministrativo dobbiamo intendere la persona fisica o giuridica che abbia proposto o contro la quale sia stato proposta, una
domanda giudiziale, mentre parte in un processo penale limputato, lindagato, il pubblico ministero, il civilmente obbligato per la pena pecuniaria, il responsabile
civile, la parte civile, la persona offesa e lente nel cui interesse o a vantaggio del quale il delitto stato commesso.
Il reato di corruzione in atti giudiziari ipotizzabile solo se l'atto o il comportamento oggetto di mercimonio rientri nelle competenze o nella sfera di influenza
dell'ufficio al quale appartiene il soggetto corrotto, nel senso che deve essere espressione, diretta o indiretta, della pubblica funzione da costui esercitata.
Restano invece escluse le ipotesi in cui il pubblico ufficiale prometta e ponga eventualmente in essere il suo intervento prezzolato, avvalendosi della sua qualit,
dell'autorevolezza e del prestigio che gli derivano dalla carica ricoperta, senza che detto intervento comporti l'attivazione di poteri istituzionali propri del suo ufficio o
sia in qualche maniera a questi collegabile, ma sia destinato in tesi a incidere nella sfera di attribuzione di pubblici ufficiali terzi, rispetto ai quali il soggetto agente
assolutamente carente di potere funzionale, agendo in tal caso il pubblico ufficiale come extraneus e non come intraneus (Cass. Pen., sez. VI, sentenza 20
giugno 2007, n. 25418, G., in Guida dir., 2007, f. 31, 68).
7. Induzione indebita a dare o promettere utilit
Ai sensi dellart. 319 quater c.p., introdotto dalla L. n. 190/2012, si prevede che Salvo che il fatto costituisca pi grave reato, il pubblico ufficiale o
l'incaricato di pubblico servizio che, abusando della sua qualit o dei suoi poteri, induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo,
denaro o altra utilit punito con la reclusione da tre a otto anni.
Il secondo comma dispone che Nei casi previsti dal primo comma, chi d o promette denaro o altra utilit punito con la reclusione fino a tre anni.
Tale fattispecie, dunque, richiama il reato - ora eliminato dalla c.d. legge anticorruzione - di concussione per induzione, ponendosi in una posizione intermedia tra
la concussione e la corruzione. Ed invero, il reato in commento si differenzia dalla concussione sia per quanto attiene il soggetto attivo, che pu essere, oltre al
pubblico ufficiale, anche l'incaricato di pubblico servizio, sia per quanto attiene alle modalit per ottenere o farsi promettere il denaro o altra utilit, che nell'ipotesi
criminosa in questione, consiste nella sola induzione, che per la prevista punibilit anche del soggetto che d o promette denaro o altra utilit.
Rientra invece nell'induzione ai sensi dellart. 319 quater la condotta del pubblico ufficiale che prospetti conseguenze sfavorevoli derivanti dalla applicazione
della legge per ottenere il pagamento o la promessa indebita di denaro o altra utilit. In questo caso punibile anche il soggetto indotto che mira ad un risultato
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illegittimo a lui favorevole.


La condotta di "induzione" richiesta per la configurazione del delitto di "induzione indebita a dare o promettere utilit" di cui all'art. 319 quater c.p., si realizza nel
caso in cui il comportamento del pubblico ufficiale sia caratterizzato da un "abuso di poteri o di qualit" che valga a esercitare una pressione o persuasione
psicologica nei confronti della persona cui sia rivolta la richiesta indebita di dare o promettere denaro o altra utilit, sempre che colui che d o promette abbia la
consapevolezza che tali utilit non siano dovute.
Ai sensi dellart. 322 bis c.p., il nuovo reato di induzione indebita a dare o promettere utilit si considerer integrato anche se commesso da membri degli organi
delle Comunit europee e da funzionari delle Comunit europee e di Stati esteri.
8. Il traffico di influenze illecite (cenni)
La L. n. 190/2012 introduce, allinterno del codice penale, un nuovo art. 346 bis, rubricato Traffico di influenze illecite, ai sensi del quale si prevede la punibilit,
con la pena della reclusione da uno a tre anni, di chiunque, fuori del caso di concorso nei reati di cui agli artt. 318, 319 e 319 ter c.p., sfruttando relazioni esistenti
con un pubblico ufficiale o con un incaricato di un pubblico servizio, indebitamente fa dare o promettere, a s o ad altri, denaro o altro vantaggio patrimoniale, come
prezzo della propria mediazione illecita, ovvero per remunerare il pubblico ufficiale o lincaricato di un pubblico servizio.
Il medesimo trattamento sanzionatorio si applica a chi, indebitamente, dia o prometta denaro o altro vantaggio patrimoniale.
La pena aumentata, ai sensi del terzo comma, se il soggetto che indebitamente fa dare o promettere, a s o ad altri, denaro o altro vantaggio patrimoniale, riveste
la qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di un pubblico servizio. La pena , altres, aumentata se i fatti sono commessi in relazione allesercizio di attivit
giudiziarie mentre, se i fatti sono di particolare tenuit, la pena diminuita.
Scopo della norma quello di contrastare le attivit di mediazione illecite poste in essere da soggetti in cambio della dazione o della promessa indebita di denaro o
altro vantaggio patrimoniale. Si tratta di una forma di tutela anticipata, contemplando condotte preliminari rispetto a quelle di cui agli artt. 318, 319 e 319 ter c.p.
Il delitto richiede lo sfruttamento di relazioni esistenti con un pubblico funzionario, da parte di un soggetto che indebitamente si faccia dare o promettere, a s o
ad altri, denaro o altro vantaggio patrimoniale come prezzo della propria mediazione illecita, ovvero per remunerare il pubblico funzionario medesimo.
La norma, nel fare riferimento alle relazioni esistenti, esclude la possibilit di ricondurre nellambito di applicazione della fattispecie i casi nei quali la capacit del
mediatore di influire sul soggetto pubblico sia solo apparente.
9. La corruzione tra privati (cenni)
Lart. 2635 c.c. la disposizione dedicata alla corruzione nel settore privato: rubricato come Corruzione tra privati dispone che, salvo che il fatto costituisca pi
grave reato, gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori che, a seguito della
dazione o della promessa di denaro o altra utilit, per s o per altri, compiono od omettono atti, in violazione degli obblighi inerenti al loro ufficio o degli obblighi di
fedelt, cagionando un nocumento alla societ, sono puniti con la reclusione da uno a tre anni.
Ai sensi del secondo comma, se il fatto commesso da un soggetto sottoposto alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti di cui sopra, la pena della
reclusione fino a un anno e sei mesi. Il medesimo trattamento sanzionatorio applicato a chi dia o prometta denaro o altra utilit alle persone indicate nel primo e
secondo comma.
Le pene sono raddoppiate se si tratta di societ con titoli quotati in mercati regolamentati italiani o di altri Stati dellUnione europea o diffusi tra il pubblico in misura
rilevante ai sensi dellart. 116 del Testo Unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria di cui al D.Lgs. 24 febbraio 1998, n. 58 e successive
modificazioni (quarto comma).
In merito ai soggetti attivi del reato si registra una estensione anche a chi sia sottoposto alla direzione o vigilanza di uno dei soggetti indicati nel primo comma.
Rispetto alla versione previgente, la nuova formulazione della norma individua il contenuto delloggetto della dazione nellutilit e nel denaro, individua anche il
terzo quale soggetto destinatario della dazione o della promessa e prevede che gli atti possano essere commessi od omessi anche in violazione degli obblighi di
fedelt e non pi limitatamente in violazione degli obblighi inerenti allufficio.
La norma configura un reato di danno, subordinando lapplicabilit della sanzione penale al verificarsi di un nocumento alla societ, il quale deve derivare dalla
commissione o dallomissione di un atto in violazione degli obblighi dufficio.
10. Le altre novit introdotte dalla L. 6 novembre 2012, n. 190
Oltre a quanto rilevato in precedenza, altre importanti novit sono state introdotte dalla L. 6 novembre 2012, n. 190, recante Disposizioni per la prevenzione e
la repressione della corruzione e dellillegalit nella pubblica amministrazione, in vigore dal 28 novembre 2012, con la quale si prevedono, tra gli altri, tutta
una serie di adempimenti a carico della Pubblica Amministrazione.
Rimanendo nellambito del reati dei pubblici ufficiali contro la Pubblica Amministrazione, si segnala il nuovo art. 319 quater c.p., intitolato Induzione indebita a
dare o a promettere utilit, ai sensi del quale Salvo che il fatto costituisca pi grave reato, il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che,
abusando della sua qualit o dei suoi poteri, induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilit punito con la
reclusione da tre a otto anni.
Nei casi previsti dal primo comma, chi d o promette denaro o altra utilit punito con la reclusione fino a tre anni.
Gli ulteriori passaggi rilevanti, contenuti nella novella del 2012, possono cos essere succintamente sintetizzati: Innanzitutto viene individuata la Commissione per la
valutazione, la trasparenza e lintegrit delle amministrazioni pubbliche (c.d. CIVIT), come ente nazionale anticorruzione, con compiti consultivi e di
vigilanza;
Il Segretario Comunale o Provinciale costituisce il soggetto responsabile della prevenzione della corruzione, salvo una differente e motivata deliberazione. Tale
soggetto deve provvedere alla verifica dellefficace attuazione del piano triennale di prevenzione della corruzione e della sua idoneit, alla proposizione della
modifica dello stesso quando siano accertate significative violazioni delle prescrizioni, nonch nel caso di mutamenti nellorganizzazione o nellattivit della
amministrazione, alla verifica delleffettiva rotazione degli incarichi negli uffici preposti allo svolgimento delle attivit nel cui ambito elevato il rischio che siano posti
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in essere atti di corruzione e alla individuazione del personale da inserire nei programmi di formazione.
La commissione di un reato di corruzione allinterno della pubblica amministrazione, che sia accertato con sentenza passata in giudicato, fa s che il responsabile
risponda del mancato raggiungimento degli obiettivi e comporta, a carico del medesimo, una sanzione disciplinare che non pu essere inferiore alla sospensione dal
servizio con privazione della retribuzione da un minimo di un mese ad un massimo di sei mesi. Sempre sul piano disciplinare, il responsabile risponde anche nel caso
di ripetute violazioni sulle misure di prevenzione previste dal piano triennale.
Il responsabile si libera solo se dimostra di aver predisposto, antecedentemente alla commissione del fatto, di un Piano triennale, di aver osservato le prescrizioni di
legge e di aver vigilato sul funzionamento e sullosservanza del Piano medesimo.
Il Piano triennale di prevenzione della corruzione, approvato dallorgano di indirizzo politico, su proposta del responsabile, deve essere adottato entro il 31
gennaio di ogni anno e deve essere trasmesso al Dipartimento della funzione pubblica. Questo deve: a) individuare le attivit, nellambito delle quali sia
maggiormente elevato il rischio di corruzione, raccogliendo eventualmente anche le proposte dei dirigenti; b) prevedere meccanismi di formazione, attuazione e
controllo delle decisioni idonei a prevenire il rischio di corruzione; c) prevedere obblighi di informazione nei confronti del responsabile; d) monitorare, nei termini
previsti dalla legge o dai regolamenti, per la conclusione dei procedimenti; e) monitorare i rapporti intercorrenti tra la pubblica amministrazione ed i soggetti esterni
che con essa stipulino contratti o che siano interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualsiasi genere,
verificando la sussistenza di rapporti di parentela o affinit tra i titolari, amministratori, soci e dipendenti degli stessi soggetti e i dipendenti dellamministrazione.
I soggetti che sono stati condannati, anche con sentenza non passata in giudicato, per reati dei pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione non possono fare
parte, anche con compiti di segreteria, di commissioni per laccesso o la selezione a pubblici impieghi, non possono essere assegnati, anche con funzioni direttive,
agli uffici preposti alla gestione delle risorse finanziarie, allacquisizione di beni, servizi e forniture, nonch alla concessione o allerogazione di sovvenzioni, contributi,
sussidi, ausili finanziari o attribuzioni di vantaggi economici a soggetti pubblici e privati, e non possono fare parte delle commissioni per la scelta del contraente per
laffidamento di lavori, forniture e servizi, per la concessione o lerogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari, nonch per lattribuzione di vantaggi
economici di qualsiasi genere.
Una particolare tutela viene assegnata al dipendente pubblico che segnali illeciti di cui sia venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro: previsto,
infatti, che costui non possa essere sanzionato, licenziato o sottoposto ad una misura discriminatoria, diretta o indiretta, avente effetti sulle condizioni di lavoro per
motivi collegati direttamente o indirettamente alla denuncia.
In secondo luogo, nel caso di procedimento disciplinare, previsto che lidentit del dipendente non possa essere rivelata, senza il consenso di questultimo, sempre
che la contestazione delladdebito disciplinare sia fondata su accertamenti distinti ed ulteriori rispetto alla segnalazione. Nel caso in cui vi siano misure
discriminatorie, queste debbono essere segnalate al Dipartimento della funzione pubblica.

Bibliografia
ANTOLISEI, Manuale di diritto penale, Parte speciale, II, Milano, 2003;
CATENACCI, (a cura di) Reati contro la Pubblica Amministrazione e contro lamministrazione della giustizia, in PALAZZO, PALIERO, (diretto da),
Trattato teorico-pratico di diritto penale, Torino, 2011;
DELPINO, Diritto penale, Parte speciale, Napoli, 2002;
DOLCINI VIGAN, Sulla riforma in cantiere dei delitti di corruzione (Versione aggiornata alla luce dellemendamento governativo presentato il 17 aprile
2012 alla Camera dei Deputati), Editoriale 27 aprile 2012, in www.penalecontemporaneo.it;
FIANDACA MUSCO, Diritto penale, Parte speciale, I, Bologna, 2002;
FORNASARI, Delitti di corruzione, in BONDI, DI MARTINO, FORNASARI, Reati contro la pubblica amministrazione, Torino, 2008;
GROSSO, voce Corruzione, in Dig. disc. pen., III, Torino, 1989;
PAGLIARO, Principi di diritto penale, Parte speciale, I, Milano, 2000;
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VINCIGUERRA, I delitti contro la pubblica amministrazione, Padova, 2008.

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