Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
La parte della riforma del diritto e del processo penale dedicata alle
sanzioni, oggi pene, sostitutive di pene detentive brevi, esprime
pienamente la volontà del legislatore di ampliare i trattamenti
penali non carcerari sia in quanto finalizzati ad effettiva
rieducazione e reinserimento sociale sia in quanto misure meno
incisive sulla libertà personale. Novità sono previste sia sul piano
sostanziale, quanto alla tipologia e ai presupposti di applicabilità
delle misure, sia sul piano processuale quanto a procedimento,
tempi di attivazione, revoca e sostituzione in caso di
inadempimento. Chiara è la scelta di incentivare il ricorso alla
sostituzione delle pene detentive brevi come strumento special
preventivo e di reinserimento sociale anche in casi applicativi
prima sottratti a questi strumenti ed oggi invece sottratti alla
concorrenza della più attrattiva sospensione condizionale della
pena ( Questo simbolo indica la disponibilità del documento su
One LEGALE
Il nuovo art. 20-bis c.p. segna il formale ingresso nel Codice penale
non solo della categoria ‘pene sostitutive’ (in precedenza presente
nella sola Questo simbolo indica la disponibilità del documento su
One LEGALE
Clicca il link verde per accedere alla piattaforma art. 444 c.p.p.,
quando ritiene di determinare la durata della pena detentiva entro il
limite di quattro anni, può sostituire tale pena con quella della
semilibertà o della detenzione domiciliare; quando ritiene di
doverla determinare entro il limite di tre anni, può sostituirla anche
con il lavoro di pubblica utilità; quando ritiene di doverla
determinare entro il limite di un anno, può sostituirla altresì con la
pena pecuniaria della specie corrispondente, determinata ai sensi
dell’articolo 56-quater.
Semilibertà
La semilibertà sostitutiva presenta delle caratteristiche strutturali
volutamente diverse da quelle tipiche dell’omologa misura
alternativa disciplinata dagli artt. 48 e ss. dell’ordinamento
penitenziario: tendenzialmente, infatti, viene ribaltato il rapporto
tra tempo che deve essere trascorso in istituto (in apposito istituto o
apposita sezione di istituto ordinario) e il tempo di permanenza
all’esterno. Secondo il disposto dell’ Questo simbolo indica la
disponibilità del documento su One LEGALE
Clicca il link verde per accedere alla piattaforma art. 47- Questo
simbolo indica la disponibilità del documento su One LEGALE
Clicca il link verde per accedere alla piattaforma art. 284 c.p.p.
e dunque, come per la detenzione domiciliare ivi disciplinata, si
consente al condannato di allontanarsi dall’abitazione, su
autorizzazione del giudice, “per il tempo strettamente necessario a
provvedere alle sue indispensabili esigenze di vita ovvero per
esercitare una attività lavorativa”, sempre però se egli non possa
provvedere diversamente a quelle esigenze. La nuova detenzione
domiciliare sostitutiva comporta l’obbligo di “rimanere nella
propria abitazione o in altro luogo di privata dimora ovvero in
luogo pubblico o privato di cura, assistenza o accoglienza ovvero
in comunità o in case famiglia protette, per non meno di dodici
ore al giorno (ndr a fronte delle ventiquattro potenzialmente
raggiungibili nella omonima misura alternativa), avuto riguardo a
comprovate esigenze familiari, di studio, di formazione
professionale, di lavoro o di salute del condannato. In ogni caso il
condannato può lasciare il domicilio per almeno quattro ore al
giorno, anche non continuative, per provvedere alle sue
indispensabili esigenze di vita e di salute, secondo quanto stabilito
dal giudice”.
Anche in tal caso, uno dei perni della sanzione sostitutiva sarà il
programma di trattamento elaborato dall’UEPE che ha anche il
compito di riferire sulla condotta e sul percorso di reinserimento
sociale del condannato con ciò rendendo evidente la natura
differente della nuova detenzione domiciliare sostitutiva,
strumento orientato alla reintegrazione sociale del condannato,
rispetto all’omonima misura alternativa, dai contorni
precipuamente umanitari.
Merita menzione la disposizione per cui l’autore del reato che opti
per il lavoro di pubblica utilità sostitutivo di pena applicata con
decreto penale di condanna o con sentenza di patteggiamento, può
ottenere la revoca della confisca disposta qualora lo svolgimento
del lavoro abbia avuto esito positivo e sia stato accompagnato dal
risarcimento del danno o dalla rimozione delle conseguenze
dannose del reato, ove possibili (salvi i casi di confisca obbligatoria
del prezzo, del profitto o del prodotto del reato ovvero delle cose la
cui fabbricazione, uso e porto, detenzione o alienazione
costituiscano reato).
Clicca il link verde per accedere alla piattaforma art. 135 c.p.,
aveva fissato in 250 euro. La disposizione era stata più volte
portata all’attenzione della Corte costituzionale che, pur
dichiarando, una prima volta, la questione inammissibile, aveva
rilevato che “quel valore minimo rendeva eccessivamente onerosa,
per molti condannati, la sostituzione della pena pecuniaria”
rischiando così di trasformarsi in un privilegio per cittadini
abbienti con profili di oggettiva incompatibilità con l’ Questo
simbolo indica la disponibilità del documento su One LEGALE
Clicca il link verde per accedere alla piattaforma art. 135 c.p.
illegittima sostituendo il minimo di 250 euro con 75 euro di
nuovo però rinviando al legislatore perché individuasse soluzioni
diverse ancor più conformi con il principio costituzionale di
eguaglianza.
Clicca il link verde per accedere alla piattaforma art. 133 c.p.,
se non ordina la sospensione condizionale della pena, può applicare
le pene sostitutive della pena detentiva quando risultano più idonee
alla rieducazione del condannato e quando, anche attraverso
opportune prescrizioni, assicurano la prevenzione del pericolo di
commissione di altri reati. La pena detentiva non può essere
sostituita quando sussistono fondati motivi per ritenere che le
prescrizioni non saranno adempiute dal condannato”.
Infine, la disposizione che più di ogni altra, nella parte qui trattata
della recente riforma, dimostra ed esplicita il tentativo di rilanciare
questo strumento al tempo stesso deflattivo della condanna
carceraria e rieducativo effettivo dei condannati nei circuiti sani
della società, è l’espressa esclusione della possibilità di
sospendere condizionalmente le pene sostitutive (art. 61-bis) con
ciò dando nuova linfa al sistema sostitutivo e rinnegando così la
natura di pene autonome delle pene sostitutive riaffermandone
piuttosto la natura di modalità esecutiva della pena comminata,
alternative esse stesse alla sospensione condizionale.
Clicca il link verde per accedere alla piattaforma art. 656 c.p.p.,
creava i presupposti per una sostanziale concorrenza funzionale
rispetto alle sanzioni sostitutive a netto discapito di queste ultime,
attesa l’assorbente forza attrattiva delle altre.