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Pubblicità dei fatti giuridici→ sistema per rendere noti i fatti giuridici:
1. Pubblicità notificativa: serve a dare una semplice notizia; la sua omissione non
tocca né la validità né l’efficacia dell’atto. es.→ pubblicazioni matrimoniali;
2. Pubbilicità dichiarativa: serve a rendere opponibili ai terzi determinati atti; la sua
omissione non tocca la validità dell’atto, bensì l’efficacia di esso, es.→ trascrizione
di un immobile (se compro e registro l’acquisto sarò a tutti gli effetti proprietario e
nessuno potrà opporre alcun diritto);
3. Pubblicità costitutiva: condizione sia la validità che l’efficacia dell’atto. In mancanza
di questo tipo di pubblicità la’tto non sarà valido e non nprodurrà neanche i supi
effetti.
9. Estinzione del rapporto giuridico.
Estinzione→ quanto un rapporto giuridico viene meno.
Esistono due modi per estinguere un rapporto:
1. Prescrizione: estinzione del diritto ove il titolare non lo eserciti nell’arco di tempo
determinato dalla legge (ART. 2943).
La prescrizone è una disciplina inderogabile. Non può essere rilevata d’ufficio.
La prescrizone può essere:
• INTERROTTA→ deriva da qualunque atto di esercizio di diritto , compiuto questo la
prescrizione è interrotta e inzia un nuovo termine di prescrizione;
• SOSPESA→ per motivi leciti (es. militari in guerra), perché non possono esercitare
il proprio diritto e di conseguenza per tutale il diritto del soggetto si preferisce
sospnderlo, come se si mettesse in pausa. Al momento in cui il soggetto potrà
nuovamente esercitare il suo diritto, il termine rimoncierà dal momento in cui è stato
sospeso.
La prescrizione inizia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere. (ART.
2935).
Essa è soggetta d una durata:
• ORDINARIA→ 10 anni, vale per tutti i diritti per cui non sia disposto diversamente
• BREVI→ 5 anni per il risarcimento danni da danno illecito (perché col tempo
vengono meno le prove e si preferisce istituire un termine più breve); ancora tempi
minori per altri diritti (ART. 2950 SS.).
Prescrizione presuntiva→ la legge presume che decorso un breve periodo senza che il
creditore abbia sollecitato il debitore al pagamento della prestazione, il rapporto si sia
estinto. Al debitore basterà invocare la prescrizione presuntiva per essere esonerato
dallonere di provare l’avvenuto adempimento o estinzione dell’obbligazione. Si applica nei
casi di osti e albergatori, insegnanti e precettori etc.
2. Decadenza: perdita di un diritto per il mancato compimento, entro und ato termine, di
uno specifico atto previsto dalla legge. es.→ garanzia dei vizi (entro 30 giorni
dall’acquisto).
1. AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO.
L’inizio di questo questo istituto è da datare in tempi abbastanza recenti, perché prima del
2004 (legge 6/2004) non esisteva una ‘’misura di mezzo’’ che permettesse ai soggetti con
una ridotta capacità d’agire di poter amministrare anche solo in parte il loro patrimonio, o i
loro diritti.
L’amministrazione di sostegno, dunque, nasce proprio per rendere meno rigide le regole
riguardanti l’interdizione o l’inabilitazione.
Colui che sarà soggetto all’amministrazione di sostegno, dovrà prima procedere ad una
visita medica in cui si evidenzieranno gli aspetti per cui non sarà in grado di procedere
prendere delle decisioni autonomamente. Successivamente alla visita, il giudice stilerà un
decreto appositamente per quel soggeto dove inserirà tutti gli atti che il soggetto
sottoposto ad amministrazione di sostegno dovrà eseguire insieme al suo amministratore;
quest’ultimo, scelto di preferenza tra gli stretti congiunti, deve tern conto dei bisogni e delle
aspirazioni del beneficiario e deve informarlo preventivamente sugli atti che vuole
compiere. Di conseguenza, la figura dell’amministratore non si sostituisce con il soggeti,
bensì lo orienta sulle decisioni da pendere.
Per quanto riguarda tutti gli atti che non sono citati in questo documento, il soggetto potrà
compierli in totale autonomia.
2. INABILITAZIONE.
Essa consegue successivamente ad una sentenza giudiziale che accerta uno stato di
ridotta attitudine alla cura dei propri interessi.
Possono essere inabilitati:
- persone affette da malattie gravi non talmente gravi da dar luogo all’interdizione;
- i sordomuti o ciechi;
- coloro che abusano di sostanze stupefacenti o alcoliche.
L’inabilitato gode di piena capacità per quanto riguarda la sfera personale (può contrarre
matrimonio) e può amministrare autonomamente gli atti di ordinaria amministrazione (atti
che non riguardano la perdita notevole del patrimonio); per gli altri di straordinaria
amministrazione è necessaria l’assistenza di un curatore.
3. EMANCIPAZIONE.
E’ il minore d’età, 16 anni, a cui viene conferita la piena capacità d’agire solo
successivamente alla deciosne di contrarre matrimonio. Il soggetto emancipato ha il diritto
di compiere tutti gli atti di ordinaria amministrazione mentre dovrà eseguire con il curatore
gli atti di straordinaria amministrazione.
2. INTERDIZIONE GIUDIZIALE.
Essa si ha nel caso in cui il maggiore di età non sia in grado di esercitare i diritti e i doveri
di cui è titolare. es. insufficienti sviluppo psichico. Vengono interdetti i soggetti per
assicurare la loro adeguata protezione. L’interdizione segue un apposito procedimento
giudiziale, deve essere esaminato personalmente dal giudice. La procedura si conclude
con una sentenza di interdizione che va annotata a margine dell’atto di nascita al fine di
darne conoscenza ai terzi→ pubblicità-notizia. L’interdetto si trova nella stessa situazione
del minore d’età. L’interdetto può eseguire autonomamente alcuni atti di ordinaria
amministrazione. Non può contrarre matrimonio.
4. INCAPACITA’ NATURALE.
Viene definito incapace naturale colui per cui non è stata ancora emanata una sentenza di
interdizione o inabilitazione o per coloro che sono momentamente incapaci di agire (es.
perché sono effetto di sostanze stupefacenti o alcoliche).
In questi caso il legislatore procedere con la possibilità di annullare l’atto distinguendo:
- contratto: si dovrà provare, oltre all’incapacità, la malafede di controparte e un grave
pregiudizio in capo all’altro soggetto;
- per tutti gli altri atti oltre all’incapacità naturale, si deve provare solo un grave pregiudizio.
Il diritto alla vita tutela il bene dell’esistenza individuale, sia verso lo Stato sia verso gli
altri consociati, tenuti ad astenersi dal ledere tale diritto.
Il diritto all’integrità fisica tutela il bene dell’incolumità personale, intesa come stato di
salute fisica e psichica. La garanzia opera sia verso i privati, tenuti ad astenersi da ogni
atto di lesione, sia verso lo Stato, tenuto ad un’azione di salvaguardia e promozione della
salute. Tale diritto è indisponibile nel senso che il soggetto non può ledere la propria
integrità né può consentire che altri lo faccia.
Per atti di disposizione del proprio corpo si intendono sia gli atti di disposizione
materiale (es. automutilazione) sia quelli di disposizione giuridica “es. impegno di donare
un organo). L’art. 5 vieta entrambi i tipi di atti quando producano una menomazione
permanente dell’integrità o quando siano contrari all’ordine pubblico o al buon costume.
Sono vietati i prelievi di organi, le sterilizzazioni permanenti, le attività sportive troppo
violente. Risultano leciti gli atti di disposizione che non ledono in modo irreversibile
l’integrità. Sono ammessi quegli atti dispositivi che risultano giustificati da un interesse
superiore, come il fine di cura dell’interessato o di terzi.
Si parla di integrità morale per designare il bene dell’onore e del decoro: essi sono
tutelati dal diritto all’onore e la tutela è di tipo penale: costituiscono reato sia l’ingiuria, cioè
l’offesa all’onore o al decoro, sia la diffamazione, cioè l’offesa della reputazione altrui
realizzata comunicando con altre persone. Le sanzioni civili sono il sequestro degli scritti e
il risarcimento dei danni, patrimoniali e non.
Il diritto alla personalità morale tutela l’interesse alla stessa essenza di tale identità,
come modo d’essere, qualità e caratteristiche intrinseche della persona. La legge prevede
che, quando si tratti di notizia di notizia inesatta, l’interessato può pretendere la
pubblicazione di una smentita o rettifica che abbia lo stesso rilievo dell’errore. Si ha così
diritto al risarcimento del danno.
Il diritto all’identità sessuale si sostanzia nel diritto alla rettificazione delle risultanze
anagrafiche quando il sesso indicato nell’atto di nascita non corrisponda a realtà, vuoi per
errore al momento della redazione, vuoi per mutamento dei caratteri sessuali esterni a
seguito di un’operazione chirurgica.
Il diritto all’intimità privata tutela l’interesse a mantenere il riserbo sulla propria vita
privata. Questo diritto può articolarsi nel diritto all’immagine che tutela l’interesse all’uso
esclusivo del proprio ritratto,vietando che esso venga esposto o pubblicato senza il
consenso della persona(art. 10) e nel diritto alla riservatezza, che tutela l’interesse a
mantenere il riserbo sui fatti della vita personale e protegge l’interesse a evitare una
divulgazione pubblica delle informazioni.
Quanto alle libertà civili occorre ricordare la libertà personale, come diritto a non subire
altrui costrizioni nella sfera personale e negoziale; la libertà religiosa, come diritto di
professare liberamente la propria fede; la libertà di associarsi per fini non vietati dalla
legge penale; la libertà di manifestazione del pensiero; il diritto alla scelta libera del lavoro;
il diritto di iniziativa economica e il diritto alla proprietà privata.
L’onere della prova grava sulle parti del processo e chi vuol far valere un diritto in
giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento mentre chi vuole resistere a
tale pretesa deve provare i fatti su cui l’eccezione si fonda (art. 2697). Oggetto della prova
sono i fatti giuridici e non i diritti in quanto essi saranno desunti dal giudice in base ai fatti
allegati e provati. È l’attore che deve dare la prova dei fatti sui quali si fonda la sua pretesa
ed il convenuto, ai fatti costitutivi provati dall’attore, può contrapporre dei fatti impeditivi
dell’altrui pretesa. La regola sulla ripartizione dell’onere della prova può essere modificata
dalle parti: esse possono invertire l’onere della prova o anche modificarlo. I patti relativi
all’onere della prova non devono riguardare diritti indisponibili e non devono rendere
eccessivamente difficile l’esercizio del diritto(art. 2698). La prova va fornita tramite specifici
mezzi di prova cioè documenti dai quali sia possibile ricostruire la verità dei fatti. Si
distinguono così le prove storiche (tendono a ricostruire direttamente il fatto da provare) e
prove logiche (fanno desumere indirettamente il fatto da provare tramite una deduzione
logica). Mezzi di prova storica sono i documenti, la testimonianza, la confessione, il
giuramento; mezzi di prova logica sono le presunzioni.
La prova documentale è fornita tramite documento che rappresentano un fatto o una
realtà fisica (certificati, ricevute). Documenti per eccellenza sono l’atto pubblico e la
scrittura privata: l’atto pubblico è il documento redatto da un notaio e sua caratteristica è la
pubblica fede che ad esso consegue infatti fa piena prova delle dichiarazioni delle parti e
degli altri fatti che il pubblico ufficiale attesta essere avvenuti alla sua presenza (art. 2700).
Vincolante all’atto pubblico sono le parti: chi vuole contestare tali risultanze è tenuto ad
istaurare un procedimento, la querela di falso, nel corso del quale si verificherà l’eventuale
falsità dell’atto. La scrittura privata consiste in un documento sottoscritto da un privato
(testo contrattuale, lettera di diffida): essa non ha la medesima efficacia probatoria dell’atto
pubblico ma fa prova soltanto contro chi l’ha sottoscritta e a condizione che la
sottoscrizione sia autenticata dal notaio. La scrittura privata non fa prova contro terzi della
sua data: la legge stabilisce che questa acquista data certa di fronte ai terzi dal giorno
dell’autenticazione da parte di u notaio. Lo stesso valore probatorio è attribuito ai
telegrammi anche se non sottoscritti.
La prova per testimoni non è ammessa: per i fatti contrari o aggiunti l contenuto di un
documento che si affermi essere anteriori o contemporanei al documento stesso (artt.
2722/2723); per i contratti, i pagamenti e le remissioni di debito superiori alle 5000 lire ma
è previsto che il giudice possa consentire la prova oltre il limite anzidetto tenuto conto della
qualità delle parti. La prova testimoniale è ammessa: quando c’è un principio di prova
scritta che faccia apparire verosimile il fatto allegato; quando la parte si è trovata
nell’impossibilità morale o materiale di procurarsi una prova scritta; quando si è perduto
senza colpa il documento scritto.
La confessione è la dichiarazione che una parte fa della verità di fatti a se sfavorevoli e
favorevoli all’altra parte (art. 2730). Essa è giudiziale quando è resa in giudizio e quindi fa
piena prova contro il confidente; è stragiudiziale quando è resa fuori dal giudizio. La
dichiarazione della confessione concerne la verità di determinati fatti e la sua
dichiarazione giuridica è quella di una dichiarazione di scienza che può essere impugnata
solo per errore di fatto o per violenza. Se la dichiarazione non vertesse su fatti ma su
diritti, essa non costituirebbe in senso proprio un mezzo di prova.
Il giuramento è la dichiarazione solenne di una parte circa la verità di determinati fatti:
può essere prestato solo in giudizio e da una delle parti e fa piena prova dei fatti affermati.
Il giuramento non è ammesso quando la lite riguardi diritti indisponibili, fatti illeciti, contratti
formali. Il codice prevede due specie di giuramento: decisorio( prestato da una parte su
invito dell’altra che lo deferisce per farne dipendere la decisione totale o parziale della
causa art. 2736. Esso deve vertere o su un fatto proprio della parte o su una conoscenza
che essa ha di un fatto altrui); suppletorio (è deferito dal giudice a una delle parti quando
le prove fornite non sono del tutto persuasive ovvero quando non si può altrimenti
accertare il valore di una cosa controversa).
Le presunzioni sono un mezzo di prova logica: esse non danno una dimostrazione diretta
del fatto da accertare, bensì una dimostrazione tramite ragionamenti logici. Il codice le
definisce come le conseguenze che la legge o il giudice trae da un fatto noto per risalire
ad un fatto ignoto (art. 2727). Esistono le presunzioni legali (stabilite direttamente dalla
legge e dispensano il soggetto dall’onere di fornire altre prove: provato il fatto base egli è
dispensato da provare il fatto ulteriore. Esse si dicono assolute quando non è ammessa
prova contraria mentre si dicono relative quando è ammessa la prova contraria e perciò si
risolvono in una inversione dell’onere della prova) e le presunzioni semplici ( deduzioni
logiche elaborate dal giudice caso per caso secondo il prudente apprezzamento).