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NOZIONI DI DIRITTO PENALE

L’ordinamento giuridico penale dunque è quel complesso di norme che regola la vita dei consociati
mediante il divieto di determinate condotte con la minaccia della punizione ove si ponga appunto in essere
il comportamento vietato.

Oggetto del diritto penale è la disciplina dunque di quei fatti illeciti, definiti reati, concretizzatisi in
comportamenti umani, sia commissivi che omissivi, a cui la legge ricollega la sanzione penale.

Le sanzioni penali svolgono infatti una funzione preventiva generale, ovverosia la minaccia della loro
comminazione funge da deterrente per tutti i consociati – o almeno così dovrebbe essere - e una funzione
preventiva speciale, vale a dire l’afflizione della pena all’autore del reato, con funzione rieducativa in
ossequio ai dettami della nostra stessa Carta Costituzionale.

Il diritto penale quindi è un diritto statuale poiché solo lo Stato può emanare le norme che lo compongono.

È altresì un diritto positivo dal latino “ius in civitate positum”, poiché è solo quello previsto da norme
giuridiche “poste” dallo Stato. Ed infine, è un ramo del diritto pubblico.

Inoltre il diritto penale è:

a) un diritto autonomo: ha infatti regole e soprattutto principi suoi propri, originari ed indipendenti da
qualsiasi altro ramo del diritto;

b) un diritto sussidiario:poiché il ricorso alle sue norme può avvenire solo quando non vi sia all’interno
dell’intero ordinamento giuridico altro idoneo ed adeguato strumento di tutela per quel bene od interesse
che, realizzando quella funzione di prevenzione precedentemente ricordata, distolga i consociati dal tenere
condotte che possano lederli o metterli in pericolo;

c) un diritto frammentario:poiché copre solo alcune forme di minaccia e/o aggressione di quel determinato
bene od interesse.

Dalle considerazioni appena svolte ne discendono altre due caratteristiche: la meritevolezza e la tipicità. in
ordine alla prima si precisa che la pena viene quindi comminata solo se, e quando, l’aggressione o la
minaccia al bene giuridico sotteso abbia raggiunto una certa gravità e, per il principio della proporzionalità,
l’entità della pena sarà appunto proporzionata alla suddetta gravità.

Si parla invece di tipicità per indicare che il fatto reato deve essere tipizzato, ovverosia deve essere
specificatamente descritta la modalità di aggressione del bene giuridico

I principi generali,nel diritto penale, che governano la criminalizzazione delle condotte e dei comportamenti
dei consociati sono:

- Principio di legalità=un comportamento umano possa configurare un illecito penale


- Principio di materialità
- l principio di offensività
- principio di colpevolezza

La norma penale

La norma penale è una norma giuridica che disciplina una fattispecie penale.

La norma penale si compone necessariamente di due parti: il precetto e la sanzione.


Il precetto è un imperativo indiretto, mediante un divieto (nei reati commissivi) o un comando (nei reati
commissivi) si concretizza quella prescrizione voluta dal legislatore che se non ottemperata o violata
comporta l’applicazione della sanzione penale.

La sanzione invece è l’effetto, la conseguenza, è il “allora B” dello schema precedente. È la pena comminata
nel caso in cui sia violato il precetto.

La norma penale si dice :

- Perfetta=> quando ha in sé sia il precetto che la sanzione mentre, ove il precetto o la sanzione
vengono determinati altrove e non nella stessa norma
- Imperfetta=>diversamente dalla norma penale in bianco in cui è presente la sanzione ma il precetto
generico deve essere specificato tramite il rinvio ad altre fonti dell’ordinamento.

Esempio di norma perfetta è la norma incriminatrice, definita tale per la conformità al modello
suddetto: analizzando l’art. 624 c.p. (delitto di furto)

Il reato: struttura, elemento oggettivo ed elemento soggettivo

Si può riassumere affermando che è un “comportamento umano estrinsecantesi nel mondo esteriore e
percepibile dai sensi (principio di materialità), che lede o pone in pericolo un bene meritevole di tutela
penale in quanto avente rilevanza costituzionale ecc..”

Il reato si struttura secondo la tesi bipartitica nei suoi due elementi costitutivi:

- quello materiale o oggettivo


- quello psicologico o soggettivo

L’elemento materiale è il fatto, costituito dalla condotta sia essa commissiva (attiva = fare) o omissiva
(passiva = non fare) e dall’evento, ad esclusione dei reati di mera condotta è infatti necessario che vi sia
l’azione e l’evento e che tra questi due elementi costitutivi del fatto intercorra un nesso di causalità
materiale.

Tali elementi sono comunque definiti essenziali ove manchino infatti, viene meno l’esistenza stessa del
reato, differentemente dagli elementi accidentali che invece influiscono sulla sua gravità o tenuità e
conseguentemente sull’entità della pena da irrogare (le circostanze aggravanti o attenuanti).

L’elemento materiale è il fatto, costituito dalla condotta sia essa commissiva (attiva = fare) o omissiva
(passiva = non fare) e dall’evento, ad esclusione dei reati di mera condotta è infatti necessario che vi sia
l’azione e l’evento e che tra questi due elementi costitutivi del fatto intercorra un nesso di causalità
materiale, quale correlazione logico-necessaria, la stessa che intercorre tra causa ed effetto.

L’elemento soggettivo invece può definirsi come atteggiamento psicologico del soggetto agente richiesto
per la commissione del fatto.

Può essere costituito dal dolo, dalla colpa o dalla preterintenzione.

Il dolo è la manifestazione di colpevolezza più grave ma rappresenta altresì anche la forma tipica della
responsabilità penale per quanto concerne i delitti.

Per quanto concerne il contenuto della colpa preme accennare ai concetti di negligenza, imprudenza ed
imperizia.
La negligenza si sostanzia nella mancata osservanza di un comportamento doveroso per disattenzione,
“disamore” in ciò che si fa, l’imprudenza consiste nell’avventatezza, nel porre in essere un comportamento
senza aver valutato le conseguenze ed adottato le opportune cautele, l’imperizia si ha quando il soggetto
agente difetti di capacità, di abilità o di conoscenze richieste per quella determinata condotta.

Preme sottolineare che i delitti colposi sono espressamente definiti tali dall’ordinamento poiché ne
rappresentano un modello eccezionale poiché l’elemento psicologico tipico è il dolo. in fine, la
preterintenzione, che dal latino praeter intentionem (oltre l’intenzione) si ha quando l’evento che si verifica
è più grave di quello voluto dal soggetto agente.

Sono solo due le fattispecie di delitti preterintenzionali previsti dal nostro ordinamento: l’omicidio
preterintenzionale.

Classificazione dei reati

Innanzitutto i reati si distinguono per la specie in :

- delitti
- contravvenzioni.

Vi è la necessità di un criterio formale e nell’individuazione dello stesso soccorre il codice penale con l’art.
39 ove si statuisce la suddetta distinzione tra delitti e contravvenzioni.

I delitti e le contravvenzioni si distinguono a seconda della specie di pena prevista dal codice penale (art. 39
c.p.): i delitti sono quei reati per cui è prevista la pena dell'ergastolo, della reclusione, della multa, mentre
le contravvenzioni sono quei reati per cui è prevista la pena dell'arresto e/o dell'ammenda.

Ulteriore distinzione può essere fatta in ordine al soggetto attivo del reato. i reati infatti commessi da un
solo soggetto agente si definiscono unisoggettivi mentre invece se per la loro sussistenza necessitano di
una pluralità di soggetti si definiscono plurisoggettivi.

Inoltre, sempre in riferimento al soggetto attivo del reato, si può distinguere il reato comune da quello
proprio.

in ordine alla condotta, i reati si distinguono in:

- commissivi se l’azione posta in essere dal soggetto agente è attiva ovverosia si estrinseca
all’esterno con un facere (fare).
- omissivi quando l’azione è passiva concretizzandosi in un non facere che però realizza comunque
l’evento

A maggior precisazione in questi casi si tratta di reati omissivi impropri che si differenziano dai reati omissivi
propri per il fatto che in questi ultimi è lo stesso legislatore a prevedere la condotta omissiva che integra il
fatto tipico.

I reati possono essere inoltre a forma libera detti anche causalmente orientati o forma vincolata.

Nel primo caso il reato si può configurare con la realizzazione di una pluralità di diverse condotte e quindi
sono indifferenti le modalità delle stesse poiché è sufficiente che comunque queste siano idonee a
cagionare l’evento previsto dalla norma.

È possibile altresì operare una distinzione dei reati in base al fatto che si tratti di reati istantanei, abituali,
continuati e permanenti.
Nella prima categoria rientrano tutti quei reati la cui consumazione è puntuale nel tempo, ovverosia la
condotta si realizza in un momento, in una frazione di tempo, quando la realizzazione della fattispecie già di
per sé consuma il reato come nel delitto di percosse, l’azione di percuotere consuma già il reato.

I reati abituali sono invece quei reati caratterizzati per la loro configurazione da una reiterazione nel tempo
della condotta anche se discontinua, come nel classico esempio dei maltrattamenti in famiglia14 o nel più
recente delitto di stalking.

È differente invece il reato continuato quando il soggetto agente nell’esecuzione del medesimo disegno
criminoso con una pluralità di azioni o di omissioni viola la stessa norma o diverse norme, come nel caso di
chi in esecuzione del medesimo disegno criminoso

In ultimo il reato permanente quando per la sua configurazione è necessario che l’azione abbia carattere
continuativo nel tempo come nel sequestro di persona.

in fine, in questa digressione sulla classificazione dei reati preme sottolineare una differenziazione che sarà
poi utile nella comprensione del tema del referto.

Vi sono infatti dei reati procedibili a querela e dei procedibili d’ufficio.

Nel primo caso è necessario che la persona offesa dal reato manifesti la propria volontà a che il soggetto
attivo del reato venga punito, la querela è infatti una condizione di procedibilità e ove manchi non è
possibile esperire l’azione penale e qualora questa fosse già iniziata il giudice dichiara sentenza di non
doversi procedere per difetto di querela.

I reati procedibili a querela rappresentano un’eccezione e sono tassativamente indicati dalla legge poiché
condizionano l’obbligatorietà dell’azione pena.

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