Sei sulla pagina 1di 118

LIBERA RES PUBLICA

Con la caduta della tirannia di Tarquinio, il potere va nelle mani del popolo, sono liberi dal
potere del re, rappresentati dai magistrati, dai senatori, partecipanti e attivi alla gestione della
LIBERA RES PUBLICA.
La data tradizionale è quella del 509 a.c., anno nel quale in seguito ad un oltraggio compiuto da un
appartenente alla famiglia del Rex Tarquinio il Superbo, contro una donna casta, Lucrezia,
appartenente, invece, all’aristocrazia latino-sabina, vi sarebbe stata una sollevazione popolare che
avrebbe cacciato da Roma l’ultimo dei Re etruschi. Il dato probabilmente è leggendario, ed è un
dato che forse ha come modello un modello di derivazione greca. Dietro il dato leggendario però,
ancora una volta, si nasconde probabilmente un nucleo di verità storica. Possiamo credere che in
un periodo, che possiamo datare intorno alla data tradizionale del 509 a.c., vi fu una reazione da
parte dell’aristocrazia latino-sabina contro la dominazione etrusca, percepita dai romani come una
dominazione esterna. Il ceppo latino-sabino, che è il ceppo originario, voleva riconquistare
autonomia nella gestione della cosa pubblica, e avrebbe dunque posto fine al Regnum, che nella
tradizione storiografica è dipinto a fosche tinte come una tirannide.
Questo periodo importantissimo terminerà nel 27 a.c. con un totale stato di crisi è l’inizio del
principato.

- La più significativa frattura rispetto all’assetto costituzionale del Regnum, che ha un capo
irresponsabile, unico e vitalizio, e che può fare quello che vuole perché tanto rimane Rex
fino alla fine dei suoi giorni, vengono sostituiti dai magistrati.

- Da un assetto che è fondato sulla figura preminente del rex, che è affiancato da un collegio
di anziani (i patres che poi saranno i senatori) e da alcune assemblee formate dal popolo,
se ne sostituisce un altro, in cui la figura del rex viene meno, frantumandosi in 2 tronconi:

1. che riguarda la sua figura di optimus augur, cioè di sommo sacerdote

1.1 Con la fine del regnum, tutte le figure sacrali che spettano al rex come capo della comunità
religiosa passano ad un soggetto che prende il nome di rex sacrorum

2. che riguarda i suoi poteri militari e politici.

2.2 quelle di natura militare e di natura politica, vengono ereditate dai consoli

● Questi primi magistrati, che nel 509 a.c. avrebbero preso il posto del Rex, sono quelli che la
tradizione chiama Consoli, (in latino “consules”) i quali sono due. -Valerio Publicola è
stato uno dei primi consoli, che ha segnato la frattura con il vecchio periodo.

- Questi consoli stanno in carica un solo anno e sono espressione della volontà popolare
perché sono eletti dai comizi centuriati.
→ (stando in carica soltanto un anno, devono comportarsi bene, dato che una volta cessate
le funzioni per le quali sono stati eletti dal popolo tornano nuovamente privati cittadini)
- la data del 509 a.c. corrisponde anche con l’inizio della costruzione del Tempio di Giove
Ottimo Massimo.

- Consoli dell’età repubblicana hanno come caratteristica quella di dare il nome all’anno,
hanno cioè la cosiddetta “eponimia”.
(I Romani contano gli anni dalla fondazione di Roma, “ab urbe condita")

➢ il sistema per indicare, durante l’età repubblicana e anche nell’età imperiale un anno era
indicato dal nome dei due consoli.

- I consoli, ogni anno, entrano in carica il 1° gennaio (il 1° gennaio di ogni anno inizia
l’anno consolare che termina il 31 dicembre dello stesso anno).

- I romani contavano il tempo anche in un altro modo→ Dal 509 a.c. e per ogni anno, uno di
questi consoli in carica piantava sulla parete del Tempio di Giove un chiodo, questo chiodo
si chiama “clavus annalis” (clavus = chiodo; annalis = ogni chiodo, indicava dall’inizio
della repubblica quanti anni fossero passati). I romani contavano il tempo anche in questo
modo, contando i chiodi annali.
-

➢ I nomi dei consoli e delle magistrature che si susseguono di anno in anno sono registrati
nei cosiddetti “fasti consulares” (liste dei magistrati e dei consoli) che si trovano al vertice
dell’organizzazione politica.
(in alcuni anni ci sono dei dittatori “in carica”, nei “fasti consulares” sono scritti anche i nomi
dei dittatori.)
- (una copia dei “fasti consulares” che prendono il nome di “fasti capitolini”, chiamati così
perché una copia epigrafica (sul marmo) di queste liste è conservata presso i Musei
Capitolini (nel Palazzo dei Conservatori).

➔ Consoli venivano eletti dai comizi centuriati, essi sono magistrati maggiori, sono
magistrati che ereditano l’imperium dell’antico Rex e quindi sono anche comandanti
militari.

➢ All’inizio della libera res publica noi conosciamo soltanto due magistrature: il consolato e
la questura.

(lungo il percorso, che va dall’anno di nascita dell’assetto repubblicano fino alla fine dell’età
repubblicana, accanto a queste due magistrature, ne vanno nascendo delle altre che
svolgono funzioni specifiche.)

● Ci sono delle magistrature che sono di esclusivo monopolio patrizio ma questo è uno dei
terreni di scontro tra patriziato e plebe che caratterizza tutto il primo periodo dell’età
repubblicana, questo periodo viene chiamato
“DOMINATIO PATRICIORUM” → è un periodo della prima età repubblicana, in cui si ha la
prevalenza dell’elemento patrizio sull’elemento plebeo.

L’età repubblicana viene divisa in:

1. DOMINATIO PATRICIORUM: va dal 509 a.C. al 367 a.C. , questa data del 367 a.C. è
una data di emanazione di un importante corpo di leggi che sono tre e prendono il nome di
“leggi Licinie-Sestie”.

2. APOGEO DELLA LIBERA RES PUBLICA : va dal 367 a.C. al 133 a.C., anno in cui
inizia la crisi della repubblica, anno in cui viene eletto al tribunato della plebe Tiberio
Sempronio Gracco → ANNI DI SPLENDORE

3. PERIODO DELLA CRISI: ULTIMO PERIODO → Roma si espande con una struttura
costituzionale che funziona, questa organizzazione della comunità politica entra in crisi
proprio nel 133 a.C., quando tutti i principi propri dell’assetto statale vengono rinnegati
nella prassi politica di questo accesissimo scontro fra le due fazioni politiche (ottimati e
popolari). Questo innesca una crisi che porterà a momenti molto difficili: alle guerre civili,
all’emergere delle dittature di Silla e di Cesare, e finalmente poi la crisi finisce quando
emerge Ottaviano (diventato ormai Augusto) che nel 27 e 23 a.C. si afferma questa figura
del PRINCEPS che dà vita ad un nuovo assetto che noi chiamiamo principato.

LE MAGISTRATURE→ All’inizio, le magistrature romane sono solamente due: consolato e


questura, poi nel corso della storia romana, a fronte delle esigenze dello svolgimento di
funzioni pubbliche che i consoli non sono più in grado di svolgere e considerando Roma che
va espandendosi sempre di più in Italia e nel mediterraneo, si ha un perfezionamento
dell'apparato politico Romano

➔ consoli→ SONO DOTATI DI IMPERIUM


➔ questori
poi nasceranno...
➔ censura
➔ pretura (accanto ai consoli dal 367 a.C.) → DOTATI DI IMPERIUM
➢ praetor peregrinus → accanto al praetor urbanus, è il pretore che ha competenze
giurisdizionali nelle liti tra cittadini romani e stranieri (i peregrini)
➢ praetor urbanus → Era colui che si occupava del controllo urbano Romano
➔ edìli curùli → un’altra magistratura patrizia che ha lo scopo di occuparsi del mantenimento
delle edes (i templi), ma avrà anche importanti funzioni giurisdizionali.
➔ Ci sono anche magistrature elette per singoli compiti, come la magistratura eletta per
l’emanazione della legge delle XII tavole composta da 10 uomini, (per questo si
chiamavano decemviri legibus scribundis) che avevano un imperium uguale a quello dei
consoli.
❏ sono tutte magistrature patrizie, almeno fino ad una certa epoca, che danno il diritto ai
magistrati di sedersi sulla sella curulis, che è un particolare tipo di sedia che si può
ripiegare ed essere messa sul carro, una sedia trasportabile, infatti curulis viene da currus
cioè carro.

- TUTTE QUESTE MAGISTRATURE SONO ELETTE DALLE ASSEMBLEE POPOLARI

1. I consoli,i censori,i pretori→ sono magistrati maggiori, eletti dai comizi


centuriati

2. edili curuli e i questori → sono magistrati minori, eletti dai comizi tributa

➢ La differenza tra magistrati maggiori e minori è legata al tipo di auspici di cui ciascun
magistrato è dotato. (Anche i magistrati per svolgere attività pubbliche (per esempio
quando voglio convocare i comizi) devono sumere auspicia.)

❏ come dice Gaio l’intero popolo è composto sia da patrizi che da PLEBEI, di conseguenza vi
sono anche altri organi della storia costituzionale repubblicana che nascono come organi
della plebe:

- Le assemblee plebee esprimono degli organi rappresentanti dei loro interessi che si
chiamano

➔ tribunis plebis (tribuni della plebe)


➔ edìli plebis (edìli della plebe)

● Queste varie magistrature di stampo patrizio (fina ad una certa epoca)sono percorse in un
ordine, che non è ancora fissato all’inizio dell’età repubblicana ma sarà fissato soltanto
dopo, che comincia dai gradini più bassi, il criterio è quello dei decem stipendia

- il gradino più basso è quello della questura

1. ci si può candidare alla questura dopo aver militato per 10 anni nell’esercito (quindi dai 17
ai 27 anni), dopo si diventa questori, i questori stanno in carica un anno e poi si cade dalla
carica.

2. quando cade la carica, l’ex questore può proporre la candidatura per il gradino superiore
che è l’edilità curule

3. poi si può candidare alla pretura


4. poi si può candidare al consolato

5. al vertice di questo cursus, c’è la magistratura più prestigiosa del cursus honorum che è la
censura.

- I magistrati sono responsabili perché al termine della loro attività tornano ad essere privati
cittadini e quindi possono essere chiamati a rispondere nei processi e infatti le fonti sono
piene di processi impegnati contro i magistrati
- una volta scaduti /soprattutto nel periodo della crisi dell’età repubblicana)

➢ Il potere dei magistrati è molto limitato (a confronto con il potere del Rex)
per esempio da alcune leggi come:0

- “lex villia annalis” → questa legge stabilisce:


1. il divieto di cumulo, cioè che non si possono ricoprire al tempo stesso più magistrature;

2. il divieto di interazione, non si può ricoprire la stessa magistratura se non fosse trascorso
un intervallo di 10 anni, per cui, per esempio, un soggetto che era stato console non poteva
ricandidarsi dopo 3, 4 o 5 anni ma doveva aspettare, per ricoprire nuovamente il consolato
un periodo di tempo di 10 anni.

3. Poneva un’età minima per accedere alle magistrature.

- Si voleva così evitare che i magistrati in carica utilizzassero il potere per fare scambi di voto
e per orientare la popolazione a votarli. Quindi per candidarsi ad una carica successiva
bisognava aspettare 1 anno, mentre per candidarsi alla stessa carica bisognava aspettare
10 anni.

● Si differenziano 2 tipi di magistrato:

1. magistrati cum imperio→ L’imperium, è quel potere di comando militare ereditato dagli
etruschi che comporta per il titolare, il diritto di impartire ordini ai quali nessuno si può
sottrarre e che si riconosce immediatamente all’esterno perché tutti i magistrati dotati di
imperium hanno sempre i littori che li accompagnano.
Festo che ci dice che: “presso gli antichi si diceva «è cum impèrio» colui al quale il popolo
attribuiva nominativamente (singolarmente) questo potere di imperio.”
➢ Il comizio che attribuisce l’imperium sono i comizi curiati, che con le lex curiata de
imperio, per esempio, attribuiscono ai pretori o ai consoli l’imperio (eletti dai comizi
centuriati) che sono quindi capi dell’esercito e nessuno può sottrarsi al loro comando
- Un’altra figura che avrà il potere dell’imperium sarà il DICTATOR

POSSIAMO DISTINGUERE 2 TIPI DI POTERE DI IMPERIUM:


➔ IMPERIO DOMI→ È il potere di imperium che si può esercitare dentro le mura di Roma o
ad un miglio dal pomerium.
- sono accompagnati da littori che non hanno le scure dentro i fasci, questo vuol dire che
l’imperium esercitato domi (entro Roma) dà la possibilità al titolare di punire chi si sia
sottratto all’ottemperanza dell’ordine con la semplice fustigazione.
Ma è DOMI perché limitato dal diritto che il cittadino ha di opporgli la provocatio (ius
provocationis)

➔ IMPERIUM MILITIAE→ Quando i consoli o i pretori escono dal Pomerio, questo


imperium riacquista tutta la propria pienezza
- littori inseriscono le scure all’interno dei fasci, proprio perché quando si è in guerra, nessun
cittadino deve lontanamente nemmeno immaginare di rifiutarsi di obbedire ad un ordine,
perché se lo fa, in questo caso, il potere punitivo del magistrato titolare dell’imperio può
arrivare alla decapitazione. → l’azione di decapitazione viene chiamata COERCITIO
(diremmo noi oggi che è un potere coercitivo)

Questa distinzione viene attribuita dalla storiografia ai primi due leggendari consoli: Valerio e
Orazio, cacciato il Re Tarquinio il Superbo, dicono le fonti che sarebbero stati eletti questi due
consoli, e uno di questi Valeri che prende il nome di Valerio Publicola che, con la nascita della
repubblica, avrebbe invitato i propri littori a estrarre dai fasci le scuri, ad inchinarsi al popolo proprio
allo scopo di dimostrare che all’interno delle città di Roma non vi era questo potere di
punizione capitale.

2. magistrati cum potestate→ I magistrati che non avevano il potere di imperio erano cum
potestate.
→ POTESTAS indica il potere che hanno i magistrati, solo che è un potere che non ha quelle
connotazioni militari (di origine etrusca) che consentono al magistrato di ordinare qualcosa
senza che il destinatario dell’ordine possa sottrarsi. Se il destinatario dell’ordine dovesse
sottrarsi ad un ordine del console i littori lo acciuffano, lo spogliano, lo frustano con le verghe e in
casi gravi, fuori dalla città di Roma, possono arrivare addirittura alla decapitazione.

➢ I TITOLARI DELL’IMPERIUM hanno anche la facoltà di potere convocare l’assemblea


centuriata che è un esercito, viene convocata fuori dalla città che è il campo marzio
→ Questa facoltà di convocare i le assemblee, per parlare si chiama ius agendi cum populo
(i maschi dell’esercito centuriato).

➢ I TITOLARI DELL’IMPERIUM hanno anche la facoltà di convocare i senatori


→ Questa facoltà prende il nome di ius agendi cum patribus
I magistrati cum imperio, convocano il senato per essere consigliati, sottopongono un quesito
all’assemblea dei 300 senatori per avere un parere → che prende il nome di senatus consultum e
che viene emesso dai senatori ai magistrati che lo abbiano richiesto.

● Uno degli inauguratori della LIBERA RES PUBLICA fu Valerio Publicola.


→ Fu uno dei primi consoli e fu lui ad affermare alcune caratteristiche del nuovo stile,
esempio il depotenziamento dell’imperium:

- Creò un istituto, che prese il nome di provocatio ad populum (appello al popolo,appello


inteso nel significato latino,chiamare a favore/chiamare in soccorso). Dato che durante tutta
l’età repubblicana sopravvisse il timore che i re potessero nuovamente prendere il
potere,per questo viene creato un crimen (illecito di carattere pubblico),per cui chiunque
aspira alla restaurazione del regnum,si macchia di adfectatio regni

➔ Con l’istituto provocatio ad populum → si affermava che: Quando il magistrato al vertice


dell’ordinamento repubblicano,il console,vuole punire un cittadino che non abbia obbedito
al suo ordine(esercitare la coercitio),il cittadino ha la facoltà di chiedere che il popolo si
riunisca nelle assemblee,che si discuta dinanzi al popolo la questione
(Semmai non si volesse fermare il magistrato, nonostante la provocatio del cittadino, la
conseguenza è una responsabilità semplicemente politica,non c’è una sanzione,bisognerà
aspettare un evoluzione nel corso dell’età repubblicana,che con altre leggi in materia di
provocatio,stabiliranno che questo operato del magistrato è Improbe factum (compiuto in
maniera non proba,ingiusta,irrituale).

1. Da una parte, c’è magistrato fornito di imperium che vuole irrogare la sanzione, discuterà la
questione con funzione d’accusa e dovrà spiegare perché è corretto che la sanzione
coercitiva venga inflitta

2. Dall’altra parte c’è il soggetto accusato,il quale dovrà difendersi.

- La facoltà che ha il cittadino di chiedere di instaurare questo processo è chiamata IUS


PROVOCATIONIS→ Il cittadino è quindi libero perchè dotato di ius provocationis,che si fa
valere nell’ambito della cerchia cittadina,dove l’imperium limitato dalla possibilità di ius
provocationis,diventa imperium domi.

➔ Al termine di questo confronto processuale (altercationes),il popolo vota,pronunciandosi per


la condanna o per l’assoluzione,in età antica questo voto è espresso in maniera
orale,successivamente grazie alle legis tabellarie i voti sono espressi su delle tavolette,su
queste tavolette ciascun rappresentante della centuria che segna una lettera:
1. A= ABSOLVO
2. C=CONDEMNO

➔ Le tavolette venivano raccolte dal magistrato che presiedeva l’assemblea o dai suoi
subalterni in alcune ceste,poi venivano contate e la maggioranza stabiliva la condanna o
l’assoluzione,il magistrato proclamava il risultato con la cosiddetta renuntiatio

● Le funzioni della QUESTURA erano molteplici, una delle più importanti:


→ quella di occuparsi delle casse dello stato (aerarium populi Romani,situato alla base del tempio
di saturno,per questo i questori sono anche detti quaestores aerarii)
- Questa cassa pubblica del popolo romano è alimentata, in età antica, soprattutto dalla
praeda bellica,ovvero il bottino di guerra che legittimamente diviene di proprietà del popolo
romano, ove la guerra sia stata dichiarata nelle forme del ius fetiale. E’ una cassa pubblica
che non conosce in età antica getti provenienti da imposte,i cittadini romani non versavano
nelle casse pubbliche del denaro.

➢ Tuttavia c’era un operazione che veniva effettuata allo scopo di determinare l’ammontare
del patrimonio dei singoli cittadini:
IL CENSIMENTO→ questa operazione ha la funzione di inquadrare i cittadini nelle
classi censitarie.

- il censimento, in età antica è compiuto dai consoli, che periodicamente chiamavano


i cittadini a presentarsi dinanzi a loro, erano assistiti da alcuni subalterni che si
chiamano scribi, essi tenevano in mano le cosiddette tabule, su cui scrivevano i
nomi dei patres familias,che dichiaravano la consistenza patrimoniale (professio
censualis) → Devono dichiarare quanti figli hanno, quanti schiavi avevano, quanti
buoi, quanti appezzamenti ecc… questi beni sono stimati con una cosiddetta
aestimatio,viene calcolata la consistenza patrimoniale in assi e sulla base di essa
sono inquadrati all’interno delle classi censitarie.

( procedimento importante per la suddivisione dell’esercito)

● Per questo esatto motivo, nel V secolo a.c. si è instaurata una magistratura diretta
che si occupasse di questo procedimento importantissimo: LA CENSURA
➢ Non ha comando militare, è una magistratura cum potestate
➢ dotata di auspicia maiora
➢ Ha solo il compito del censimento
➢ e il cosiddetto regimen morum → un attività di controllo del rispetto dei costumi ,se
avessero osservato un comportamento da censurare, segnavano sulle tabulae censoriae
acconto al nome dei cittadini una nota(nota censoria),una nota di riprovazione che aveva
delle importanti conseguenze sia nel mondo sociale, politico e giuridico, perché aveva la
funzione di declassare il cittadino

➢ Questa magistratura è caratterizzata da una forte collegialità

➢ i due censori devono operare insieme. Le fonti ci fanno sapere che, nell’ipotesi in cui uno
dei due censori morisse durante l’esercizio della carica, non gli si sostituiva un collega
eletto, ma il console che sopravviveva si dimetteva, perché era concepito in funzione
dell’altro collega, insieme al quale componeva il collegio magistratuale della censura
➢ Una volta eletti i censori entrano in carica immediatamente(extemplo),quindi non bisogna
aspettare il 1° gennaio come i consoli.

➢ Il potere che gli viene attribuito è la potestas censoria→ questa attribuzione del potere ai
censori prende il nome di lex centuriata de potestate censoria, centuriata perché ricevono
il potere dai comizi centuriati che hanno competenza esclusiva a votare questa legge

- la lex Aemilia de censura minuenda(443 a.C) → stabilì che i censori dovessero essere eletti
ad intervalli regolari,(quinto quoque anno) ogni 5 anni. I censori sono eletti 5 anni,ma non
stanno in carica per l’intero quinquennio che separa l’elezione di una coppia di censori da
quella successiva,stanno in carica il tempo necessario per compiere il censimento,che va
compiuto necessariamente entro un limite massimo,ovvero entro 18 mesi, al termine di
queste operazioni censitarie devono compiere una cerimonia sacra, il lustrum.

CARATTERISTICHE GENERALI DELLE MAGISTRATURE:

➔ ELETTIVITÀ: La magistrature dunque hanno tutte una caratteristica che è quella della
elettività; a differenza dell’antico rex, i magistrati repubblicani sono tutti elettivi.

➔ TEMPORANEITÀ: tutte le magistrature dell’età repubblicana sono caratterizzate dalla


temporaneità, ciò vuol dire che non durano in carica senza limiti come il rex che
comandava fino a quando non moriva, i magistrati repubblicani stanno in carica per un
periodo di tempo che è predeterminato, la maggior parte dei magistrati sta in carica per un
periodo di un anno, ci sono comunque altre magistrature che non durano un anno. Entrano
in carica e al verificarsi di un evento o al compimento di una funzione o allo scadere di un
termine cessano di essere magistrati.

➔ COLLEGIALITÀ: i magistrati romani sono tutti caratterizzati dalla collegialità. Collegialità


perché non svolgono le funzioni della magistratura da soli ma sono riuniti in un collegio
magistratuale, in cui cioè esercitano le funzioni con un collega. Questa collegialità vuole
evitare che il potere sia concentrato esclusivamente nelle mani di un solo soggetto. Anche
questa è una caratteristica che si comprende benissimo in contrapposizione al monarca
che invece esercitava tutte le proprie funzioni senza che ci fosse un collega che potesse
limitarlo nelle sue attività.

➢ Una precisazione: ciascun collegio magistratuale è sempre composto da più di un membro,


infatti per esempio i consoli sono due, i censori sono due, non c’è nessun magistrato
Romano che esercita il potere da solo.
Per evitare che un solo soggetto da solo, senza alcun controllo e senza limite, possa agire
in maniera tale da trasformarsi in un tiranno, quindi per evitare la tirannia che i romani
avevano cacciato con la cacciata stessa di Tarquinio il Superbo.

➔ In Questo collegio si può azionare il veto, che prende il nome di intercessio.


→ L’intercessio paralizza il compimento di quell’atto, è un potere che si dice
“negativo”, perché non è un onere di iniziativa politica ma è un potere che, se è esercitato,
vale a bloccare (a paralizzare) il compimento dell’atto.

- Non ci possono essere iniziative singole che se non sono gradite agli altri componenti del
collegio possono essere attuate, perché la magistratura romana, per evitare forme di
tirannia, corse in avanti di singoli soggetti (abusi di posizione), vuole sempre che ciascun
atto possa essere bloccato dalla intercessio del collega, perché se il collega oppone il veto
l’atto viene paralizzato.

(È un concetto di collegialità diverso da quello attuale, perché oggi abbiamo degli organi
collegiali ma c’è il concetto della votazione della maggioranza (con i vari tipi di
maggioranza), quindi basta la maggioranza per porre in essere una decisione, invece nelle
magistrature Romane bastava che un solo componente del collegio non concorde
opponesse il veto che l’atto non può compiersi)

➢ I magistrati sapevano che dopo un anno dovevano andare a casa, ma sapevano che dopo
un po’ di tempo potevano candidarsi ad una magistratura ancora superiore, percorrendo
questa carriera politica che si chiama “CURSUS HONORUM” (il corso della magistrature
(degli onori).

- I magistrati stanno attenti a compiere atti o a porre intercessione perché sanno che poi c’è
una valutazione sul piano politico che determina la fortuna del loro operato e il
riconoscimento del loro operato per le future candidature

➢ Questo sistema funziona fino a quando nel 133 d.C. la LIBERA RES PUBLICA entra in
quella che la storiografia chiama “età della crisi”, è la data in cui viene eletto tribuno della
Plebe Tiberio Sempronio Gracco (uno dei due fratelli Gracco).

- Quando questo strumento di intercessioni diventa uno strumento di mera lotta politica
compiuto cioè non soltanto per il bene della comunità ma per attaccare gli avversari politici,
su un proscenio come quello dell’ultima età repubblicana in cui lo scontro tra le varie parti
politiche (gli ottimati e i popolari) ingaggiano un’aspra battaglia sul piano politico, il veto non
diventa più strumento per un esercizio corretto e sano della democrazia ma diventa
un’arma di lotta politica per paralizzare tutto quello che fanno gli avversari

❏ Quindi è un sistema che rompe con il passato e serve a fare un cittadino LIBERO e per
questo dobbiamo sempre dire che questo sistema costituzionale si chiama LIBERA res
publica, non res publica che da solo vuol dire stato, ma una res publica libera perché ogni
cittadino è garantito da un sistema costituzionale in cui si evita la tirannia frammentando il
potere in più soggetti.

➔ ONORARIETÀ: possiamo comprendere questa caratteristica se la poniamo in relazione al


termine latino “honor”, svolgere queste funzioni era per i magistrati romani un “honor”, vuol
dire che veniva svolto senza alcun corrispettivo (senza lo corresponsione di alcuna
indennità,gratuitamente). I magistrati romani non percepiscono somme di denaro per
l’esercizio delle funzioni pubbliche perché tutte le magistrature sono onorarie, anzi bisogna
specificare che per diventare magistrati, secondo le fonti, occorreva un notevole impegno
economico dei candidati perché nelle campagne elettorali di cui siamo informati si
spendevano ingentissime somme di denaro.

LE ASSEMBLEE POPOLARI

- Il popolo a seconda delle funzioni che è chiamato a svolgere e a seconda della


unità quotanti è organizzato in vari tipi di assemblee:

1. I COMIZI CURIATI→ che nascono durante l’età regia e continuano a sussistere


formalmente durante l’età repubblicana anche se non svolgono più competenze rilevanti, se
non quella per esempio di attribuire l’imperium ai magistrati cui imperio

2. I COMIZI CENTURIATI (vedi parte finale del regnum)→ Prendono man mano più potere e i
comizi centuriati hanno una competenza esclusiva su due leggi che si chiamano leges
centuriatae (leggi centuriate)

- .lex centuriata de potestate censoria→ attribuivano il potere della potestas censoria ai


censori

- lex centuriata de bello indicendo→ legge con cui l’assemblea centuriata delibera lo stato di
guerra (Prima vi è la deliberazione dello stato di guerra dai comizi, una volta che il popolo ha
stabilito che bisogna fare guerra, i feziali(sacerdoti) seguendo le norme dello ius fetiale
dichiarano la guerra.)

➔ Eleggono i magistrati maggiori (cioè quelli che hanno auspicia maiora) che sono i
consoli, i censori e i pretori.

3. I COMITIA TRIBUTA→ nasceranno in seguito, sempre nel corso dell’età repubblicana.


Il termine “tributa” ci fa comprendere qual è la caratteristica di questa nuova assemblea,
cioè che queste nuove assemblee sono organizzate sulla tribus (tribù), perché ad un certo
punto Roma viene divisa in 35 distretti territoriali che prendono il nome di tribù alcune sono
rustiche altre invece sono urbane, perché alcune si trovano al centro dell’abitato cittadino e
altre si trovano invece fuori l’unità votante è la tribus, anche i comizi tributi hanno le funzioni
legislative, funzioni giurisdizionali e funzioni elettorali.
➔ Eleggono i magistrati minori che sono gli edìli curùli e i questori

- CONCILIA PLEBIS (concili della plebe) → questa non è un’assemblea popolare in senso
proprio perché questa è un’assemblea della quale fanno parte alcune componenti soltanto:
i plebei. Non è un’assemblea popolare in senso proprio perché se noi parliamo di
assemblea POPOLARE ci riferiamo all’intero populus per questo motivo viene usato il
termine “concilio”

➢ Eleggono i loro rappresentanti che all’inizio non sono magistrati a tutti gli effetti bensì
sono organi delle plebe, ma in età successiva, a sviluppo avvenuto (nell’ultimo secolo
dell’età repubblicana sicuramente ma anche prima), sono considerati magistrati plebei e
sono i tribuni della plebe (in latino tribunis plebis) e gli edìli della plebe.

❏ TUTTE E 3 LE ASSEMBLEE HANNO COMPETENZA ELETTORALI

➔ Un’altra fondamentale caratteristica delle assemblee popolari è che sono un organo


giurisdizionale, che stabilisce della colpevolezza o dell’innocenza di processi,che nascono
da provocatio. Il processo criminale nel corso del quale sono chiamate in causa le
assemblee popolari prendono il nome di iudicia publica (forma più antica di processo
criminale,da provocatio).Questa forma antica di processo criminale può svolgersi innanzi
alle varie assemblee, sulla base della gravità della pena, che il magistrato fornito di
imperium vuole stabilire.Tutti i processi che riguardano la pena capitale o multe superiori
importo di 3020 assi (30 buoi=1 bue=100 assi e 2 pecore=1 pecora= 10 assi),queste multe
( vengono chiamate così perché erano una sorta di furto degli animali, erano in animali
perché venivano incassati dallo stato, venivano portate nei recinti è sacrificati,tanto che
questa appropriazione indebita,da il nome alla parola di un reato che noi ancora abbiamo,il
peculato ) devono essere giudicati dai comizi centuriati,gli altri si possono giudicare anche
dinanzi ai comizi tributi o ai concili della plebe.

( C’è da sottolineare il fatto che fin quando non avviene l’instaurazione delle XII tavole, le leggi
sono orali, ,non si sa nulla di ciò che è lecito e non è lecito. È tutto rimesso all’arbitrio dei magistrati
e alle interpretazioni dei pontefici che sono tutti quanti patrizi,tanto che c’è un passo storico
antico,che ci rappresenta le 12 tavole come limite al potere dell’esercizio dell’imperium dei
magistrati patrizi(consoli). Non c’è un’idea di diritto fino al 450 a.c.
I PLEBEI

I plebei sono i cittadini romani che non hanno origini illustri. Ci sono varie tesi sulla nascita delle
plebei. La differenza tra patrizi e plebei, secondo una delle ricostruzioni storiche, risiederebbe:

1. nel fatto di una diversa origine etnica, cioè popolazioni di origine diversa dal ceppo
originario latino-sabino, che arrivarono a Roma in un secondo momento, cominciarono a
radicarsi nel tessuto urbano Romano ma mantenendo una differenza.

- La differenza etnica è stata argomentata dalla storiografia perché per tutto un momento
della storia romana (fino al 444 a.C) vigeva il divieto di conubium, con questo divieto non
era consentito che si sposassero patrizi e plebei, i patrizi dovevano sposarsi con le patrizie
e i plebei dovevano sposarsi con le plebee, non erano consentite unioni miste. La ragione
per cui si diceva che era vietato il matrimonio tra patrizi e plebei era dato dal fatto che vi era
una diversità etnica, per cui questo matrimonio sarebbe stato, dicono le fonti, coma una
specie di unione animale. Inoltre con questi matrimoni si sarebbe avuta la contaminazione
del sanguinem ,del sangue (ci dice livio nell’ab urbe condita). Secondo questa teoria le
ragioni per la quale era vietato, impossibile anzi, che si unissero in iustae nuptiae, nozze
conformi è l'ordinamento giuridico, era spiegata con questa diversità di natura etnica
→ fino alla metà del V secolo a.C.ancora le leggi delle XII tavole vietano il connubio tra patrizi e plebei.
(soltanto qualche anno dopo verrà eliminata questa legge)

2. e questa differenza si vedeva ancora una volta sul piano religioso, i plebei infatti avevano
alcune divinità che erano loro proprie, esclusive del culto plebeo, e in particolare facevano
parte di queste divinità plebee quelle della triade aventina , perché avevano i loro templi sul
colle aventino, che prendeva il nome chiamato Mons Plebeius (Aventino) dove vi sono le tre
divinità che sono proprie della plebe : cerere, libero e libera. Inoltre vi sono dei Sacra che
sono proprio dei Plebei

3. Un’altra distinzione è stata sostenuta anche da Theodor Mommsen: di ordine economico.


Secondo Mommsen e secondo anche altri autori la plebe si sarebbe costituita dai ceti
inferiori dai ceti meno abbienti o comunque economicamente più deboli. I plebei secondo
sempre le teorie di Mommsen sarebbero non altro che i discendenti degli antichi clienti. Tra
i motivi della distinzione che nasce da motivi etnici, che hanno largo appoggio anche in
alcuni scritti di Livio andronico ,e la teoria di Mommsen, sono state aggiunte anche delle
tesi intermedie.

4. Un quarto aspetto da analizzare è ovvero quello del regime dell'indebitamento.


Gli strati più deboli, i meno abbienti della popolazione, erano appunto tra i plebei, i quali si
indebitavano per poter condurre una vita familiare quantomeno dignitosa nei confronti dei
Patrizi.

- Questo sistema di indebitamento era legato ad un antichissimo Istituto giuridico che


serviva a costituire un vincolo che nasceva dal prestito di somme di denaro che nel diritto
romano antico si chiama Nexum.
➢ Il NEXUM→ viene da un verbo latino che è necto, negare. Secondo questo Istituto il
debitore si lega al creditore. Appunto perché questo prestito che avviene tra creditore e
debitore va a creare un vincolo, un nexum. Obligatio est iuris vinculum.

- In età antica questo vincolo non era soltanto un vincolo giuridico quindi un vincolo tra il
creditore e il debitore, ma è un vincolo attuale. Infatti con il prestito di una somma di denaro
il creditore legava a se il debitore. Quindi finché il debitore non ritornava al creditore quella
somma di denaro, il creditore legava a se il debitore attraverso un vincolo non giuridico ma
attuale.

- Se il debitore non pagava era sottoposto con la sua persona al potere del creditore che lo
poteva utilizzare in una posizione quasi schiavile. (questi debitori si chiamano Nexi)

★ Il conflitto tra patrizi e plebei sarà una continua lotta, i plebei fanno diverse rivendicazioni:

1. la richiesta di un corpo scritto, quindi leggi conoscibili da tutti e immutabili, ma soprattutto


contenenti i limiti all’esercizio del potere da parte dei consoli che sono sempre di estrazione
patrizia. I Patrizi resistono sulla concessione di un corpo di leggi scritte, che possono
applicare a loro piacimento, poiché i due Consoli sono Patrizi, ad interpretare gli antichi
mores sono i pontefici con l'interpretazione pontificale e per questa età antica anche i
pontefici sono di estrazione Patrizia.

2. Inoltre essi richiedono uno dei posti del consolato, vogliono che uno dei due vertici dell'
apparato costituzionale Romano sia ricoperto da un plebeo, i patrizi si opporranno
affermando che i plebei non possiedono la dignitas generis(la purezza del sangue), che
consente loro di trarre gli auspicia maiora. Quindi pongono il rifiuto di far accedere i plebei
al consolato sul piano sacrale.

3. Attuare delle leggi miti per il debitore che non riesce a pagare

4. L’ultimo campo di rivendicazione che oppone in maniera accesa i patrizi nei confronti dei
plebei, è la distribuzione delle terre conquistate, quando Roma dichiara legittimamente la
guerra nelle forme dello ius fetiale, il territorio conquistato diventa di proprietà del popolo
romano (ager publicus) e per tutta la prima parte della storia repubblicana questo ager
publicus viene distribuito in concessione in sfruttamento ai patrizi. I plebei quindi si
lamentano del fatto che anche se partecipano alle guerre, l’ager publicus viene sfruttato
solo dai patrizi e non diviso in maniera equanime (questione agraria,discussa fino al II
secolo a.C,133 a.C. Tiberio Gracco). Anche questa richiesta viene rifiutata poiché i Patrizi
non vogliono rinunciare appunto ai loro possedimenti terrieri. (Anche se i Plebei danno il
loro sostanziale aiuto durante le lotte contro le popolazioni del centro Italia. I plebei
contribuiscono notevolmente al successo di queste azioni militari e anche per quel che
riguarda la politica espansionistica di Roma.
➢ I plebei, date i continui rifiuti, iniziano ad organizzarsi, capiscono che occorre creare un
organo che possa sul piano politico farsi portatore di quelle esigenze che avevano richiesto
presso i patrizi e che gli erano state negate.

- La goccia che fece traboccare il vaso fu quando, secondo la tradizione annalistica,


nell'anno 444 a.c. i romani dopo che avevano sconfitto i Volsci e i sabini pongono sul tavolo
nuovamente la questione dei debiti. Molti dei plebei infatti si erano indebitati poiché erano
impegnati militarmente e quindi non avevano potuto lavorare le terre che gli garantiva un
sostentamento quindi hanno dovuto ricorrere a dei crediti presso i Patrizi. E il senato
quanto i consoli di quell'anno si erano rifiutati di regolare la questione dei debiti nella
direzione indicata dai plebei.

➢ Di conseguenza, i plebei su proposta di un certo Sicinio i plebei stabiliscono di ritirarsi in


parte sul Monte sacro. (altre tradizioni, dicono sull’Aventino) e questo trasferimento di una
parte della plebe, viene definita appunto secessione della plebe. (secessione, che deriva
da secedere, che vuol dire allontanarsi) A questo punto fanno venire meno il loro
appoggio alle campagne militari e per i Romani è un problema sostanziale.

➔ Queste riunioni di plebei sul Monte sacro sono le prime informazioni di quelle forme di
assemblee chiamati concilium plebis che danno forma ad una prima assemblea che
cominciano ad operare imitando le forme dello stato tradizionale

- Hanno il potere di deliberare e queste deliberazioni prendono il nome di plebiscita. Non


hanno la forma di una legge poiché non vincolano tutti i cittadini Romani ma soltanto i
plebei. Sono delle deliberazioni che esplicano la propria efficacia sul piano sacrale.
- Le fonti ci dicono in particolare (Efesto)→ che erano accompagnate da un giuramento
solenne in cui i plebei si autovincolavano e giuravano di rispettare queste decisioni

➔ In questo stesso frangente della vita politica Romana nascono i tribuni della plebe.

➢ Questi tribuni della plebe hanno il compito→ di difendere e tutelare i diritti dei plebei
rispetto all' imperio dei Patrizi.
- possono difendere i plebei dal governo dei Patrizi grazie al riconoscimento che viene dato i
tribuni della plebe di imporre un veto agli atti compiuti dai patrizi:

➢ intercessio tribunicia→ Il console a cui questo intercessio si applica non può appunto
applicare l'atto stesso. Questo potere all'inizio si utilizza soltanto su un piano religioso
sacrale ovvero che la funzione che viene minacciata per l'ipotesi di mancato rispetto del
veto tribunizio.

- Se un CONSOLE non rispettava l’intercessio del TRIBUNO DELLA PLEBE, diventava


SACER → perché i Tribuni della Plebe erano riconosciuti in un ambito SACRALE, quindi,
Chiunque li violasse come persone, la loro uccisione diventava legittima.
- (soltanto con la lex Valeria Horatia, il tribuno verrà riconosciuto in virtù di una legge)
➔ Ai tribuni della plebe si affianca anche un’altra figura importante: edili plebei

➢ All'inizio nascono come delle figure che si occupano delle edes sacre dove risiedono le
divinità plebe infatti questi edes sono dei templi
➢ Invece dopo affiancano i tribuni a organizzare queste deliberazioni, fatte appunto dalle
plebe.

● Una serie di calamità naturali di pestilenze di altri prodigi nel 451, torna l'ambasciata dalla
Grecia, vengono sospese tutte le magistrature e viene creato:

il primo DECEMVIRATO: i decemviri legibus scribundis consularii imperio →

➢ Contro di loro non può essere esercitata la provocatio ad populum.


➢ Quindi sono magistrati che avrebbero lo scopo di scrivere leggi (XII TAVOLE)
❖ Questo è un esempio di LEX DATA (nozione non tecnica proposta dallo studioso Mommsen)

→ in cui i cittadini delegano ad alcuni magistrati la stesura delle leggi e il potere viene affidato
ad un collegio dei decemviri(dieci uomini) che emettono tali leges datae

- ma che sono dotati anche del potere di comando militare analogo a quello dei Consoli ma allo stesso
tempo superiore.

LE LEGGI DELLE XII TAVOLE→ Quindi la legge delle XII tavole è una lex data, formata da due commissioni
formate da decemviri che successivamente all’episodio di Virginia, abdicano dalla loro funzione, facendo
così instaurare un nuovo ordine costituzionale che riprende il regime antecedente al 451 A.C. Nel 449,
cacciati i decemviri viene ripristinata la civitas(l’assetto politico) e formato il nuovo consolato. All’interno
delle XII tavole, per tradizione indiretta, ci sono disposizioni che confermano gli antichi mores, disposizioni
che confermano le antiche leges regiae, disposizioni ricalcate su leggi greche o ateniesi, come per esempio,
ci dice Gaio, che l’azione del regolamento dei confini era stata mutuata dall’esperienza greca.

I consoli che hanno formato il nuovo consolato: Valerio e Orazio emettono 3 leggi (LEGES VALERIAE
HORATIAE).

1. Legge: LEX VALERIA HORATIA DE PROVOCATIONE, legge emessa nel 449 A.C la quale detta
disposizioni riguardo alla provocatio ad populum. In quanto il secondo decemvirato aveva
fatto abuso proprio di questa provocatio. Si stabilisce attraverso questa legge che in futuro
non potranno essere più create magistrature esenti dal limite della provocatio ad populum
stabilendo che chiunque provi a fare il contrario incorrerà alla pena di morte.

2. Legge : LEX VALERIA HORATIA DE PLEBISCITIS, legge che stabilisce che tutti i plebisciti votati
fino a quel momento saranno vincolanti anche per i patrizi e che i testi scritti di queste
disposizioni, votate dai plebei, vengano custoditi nel tempio di Cerere(divinità della plebe)
da parte degli Edili plebei in modo tale che nessuno possa alterarli.

3. Legge: LEX VALERIA HORATIA DE TRIBUNICIA POTESTATE, legge che riguarda i tribuni della
plebe. Riconosce a livello legislativo l’inviolabilità della figura dei tribuni della plebe che
sono dichiarati sacrosanti non più in base alla lex sacrata dell’assemblea plebea ma con una
vera e propria legge.

❖ Un altro esempio riconosciuto dall’ordinamento romano che non segue la normale prassi
per il processo della formazione della legge, cioè→LEGGI EMESSE DA UN
MAGISTRATO, ad esempio:

➢ LEX PROVINCIAE→ con cui si regola la divisione delle province romane


➢ LEX MUNICIPII → quando si crea un municipio, i governatori o magistrati municipali,
volendo fornire uno statuto, danno delle leggi.

❖ Normalmente la legge è costituita dal punto di vista formale da tre parti: PRAESCRIPTIO,
ROGATIO, SANCTIO
⇒ PRAESCRIPTIO→ Parte iniziale della legge che viene scritta prima del vero e proprio testo
legislativo che contiene ordini e comandi e che contiene alcuni elementi identificativi: il
nome del magistrato che ha proposto la legge, la data in cui viene votata e il nome della
prima unità votante, ad esempio per i comizi tributi (TRIBUS PRAEROGATIVA= Quella che
ha votato per prima).

⇒ PROCESSO DELLA ROGATIO


- Queste leggi, apparte quelle emanate dai comizi tributi e i comizi centuriati, che sono del
popolo, quindi da un’assemblea composta sia da patrizi che da plebei, vengono chiamate
dalle fonti:

➔ “LEGES ROGATAE”→ ROGATE, perché sono il frutto di una richiesta, chiamata ”ROGATIO”
presentata da uno o più magistrati ad una assemblea.

- I magistrati dotati di imperium, convocano l’assemblea centuriata a scopo legislativo e


propone → LA ROGATIO (disegno di legge)
- ROGATIO è un termine latino che deriva da “rogo”(chiedo). Al termine di questa procedura
l’assemblea deve esporre il proprio voto a maggioranza e può approvare o respingere il
progetto. Il magistrato che ha proposto la legge darà il nome alla legge stessa.

➔ proposta di legge divisa in CAPITA, originariamente KAPITA,( da caput= capitolo). Questi


capitoli si riconoscono in quanto sono numerati e la prima riga di ogni capitolo e scritta a
sinistra del margine.

➢ Il testo della rogatio veniva pubblicato affinchè tutti, prima di andare a votare, sapessero
quale era la proposta e come fosse articolata.

- L'assemblea però prima di andare a votare,si riuniva in maniera informale nella quale
venivano esposti:

1. discorsi favorevoli che erano diretti a persuadere alla bontà della legge (“SUASIONES)
2. contrari all’approvazione (“DISSUASIONES”) del progetto che veniva così discusso,
queste assemblee prendono il nome di “conciones

➢ A quel punto le centurie o le tribù votavano attraverso delle tavolette cerate su cui erano
presenti delle lettere che indicavano l’approvazione o meno:
1. VR= uti rogas= così come chiedi → approvata
2. A= Antiquo= come nel passato→ non approvata

- Raccolte le tavolette si contavano i voti e si proclamava il risultato delle votazioni, qualora


la legge fosse approvata a maggioranza doveva essere pubblicata attraverso l’incisione su
materiale durevole che a partire da una certa età fu il bronzo. Una copia di queste leggi
viene conservata in tavole custodite nell’ “aerarium populi romano”, un’altra viene esposta in
pubblico affinchè tutti possano apprendere le leggi. (In ogni tavola vi era scritto “Unde de
plano recte legi potest”( in modo tale che possa essere letta correttamente).

⇒ SANCTIO→ da Sancio ( rendere più forte). Parte finale della legge che rafforza i precetti
della legge non soltanto fissando pene o sanzioni, ma esprimendo un comando. Possono
esserci delle clausole che stabiliscono l’impunità del soggetto che per rispettare la legge
appena promulgata viola disposizioni di una legge precedente(CAPUT TRALATICIUM DE
IMPUNITATE)

- Il tema delle leggi rogate è un tema importante per sostenere che l’ordinamento dell’età
repubblicana è un ordinamento democratico perché consente al popolo di partecipare alle
assemblee alla formazione delle regole di condotta, consacrate nelle leggi pubbliche del
popolo romano. (Anche se le cose sono effettivamente diverse in quanto soprattutto nei
comizi centuriati una parte ristretta della popolazione, quella più abbiente che controlla le
18 centurie dei cavalieri e i voti della prima classe, ha già di per sé la maggioranza.)
-

ESISTONO 3 TIPI DI LEGGI:

1. → LEGES IMPERFECTAE = Leggi romane votate dalle assemblee che esprimono un


comando o un divieto senza stabilire una sanzione negativa. L’atto compiuto contro la
legge non è considerato neanche nullo.

2. → LEGES MINUS QUAM PERFECTAE= Leggi romane che esprimono un comando o un


divieto stabilendo una sanzione per chi le trasgredisca.

3. → LEGES PERFECTAE= Leggi romane che stabiliscono divieto o un comando che


stabiliscono che un atto compiuto contro la legge sia nullo(giuridicamente inesistente)

➔ La legge approvata dai comitia centuriata o tributi seguendo questa procedura prende il
nome di “LEX PUBBLICA POPULI ROMANI”
ATTENZIONE!! → Per tutta la prima parte dell’età repubblicana la legge non è un comando
generale astratto, questi caratteri saranno presenti invece nell’ultima parte dell’età repubblicana e
nella prima parte del principato. E’ possibile che la legge si riferisca anche a singoli cittadini.
Quindi fino a questo momento la legge pecca di generalità e astrattezza.

➤ Gaio contrappone alla legge il plebiscito...

“Il plebiscito è ciò che la plebe ordina e stabilisce . La plebe tuttavia si distingue dal popolo perché
con il sostantivo popolo si indica tutti quanti i cittadini, includendo anche i patrizi, mentre con il
termine plebe si indicano i rimanenti cittadini esclusi i patrizi”.

1. Nel caso della legge, l’organo che lo proclama è l’intero popolo, legge che vincola tutti,
sia patrizi che plebei.
2. Plebiscito l’organo che lo proclama è formato solo dalla plebe e quindi la deliberazione
assunta dall'assemblea della plebe senza i patrizi non vincola quest'ultimi, solo con la
lex valeriae Horatiae si stabilirà che i plebisciti stipulati dopo quella legge in poi
vincoleranno anche i Romani...

Ma questa differenza svanirà totalmente attraverso grazie alla lex hortensia nel 287 a.c. in cui
→ in cui i plebisciti vincolano anche i patrizi. Con questa lex hortensia si sancirà la definitiva
equiparazione dell’efficacia dei plebisciti a quella delle leggi

● IL SENATO

★ Il SENATO era composto da 300 senatori (il numero muterà sul finire dell’età repubblicana).
Era un’assemblea di anziani che svolgono funzioni per la vita pubblica dello stato Romano.
- Le funzioni del SENATO sono molteplici...ma.

❏ La sua architettura costituzionale poggia su 3 organi fondamentali:

➔ IL CONSULTUM
➔ L’INTERREGNUM
➔ L’AUCTORITAS

➔ AUCTORITAS PATRUM→ Il genitivo plurale patrum significa: dei patres (e in questo


contesto vuol dire dei senatori). L’auctoritas non vuol dire: autorità, ma il significato della
parola auctoritas, proprio in ambito giuridico nel campo del diritto romano, ha un suo
significato tecnico che si riscontra non soltanto nei terreni che sono di dominio del diritto
pubblico romano, ma anche nel campo del diritto privato romano

- Questo termine ha diversi significati tra loro, a seconda del singolo contesto di riferimento,
ma che in comune fra di loro hanno sempre, una radice comune, un significato più antico.
il significato primitivo della parola auctoritas: ha a che fare con il nucleo del verbo da cui il
sostantivo auctoritas deriva:è il verbo latino àugeo che all'infinito a àugere → ha a che fare con
termini giuridicamente rilevanti, per esempio auctor, augustus, auguri ecc.

➠ Si collegano ad UN’IDEA DI RAFFORZAMENTO, accrescimento di qualcosa che già


esiste, ma per essere perfetto, ha bisogno di essere rafforzato, un’approvazione finale

➢ Nel campo del diritto pubblico (anche se i romani non facevano distinzioni tra privato e
pubblico) l’auctoritas dei senatori è:

■ UNA RATIFICA, una approvazione di un atto che c'è, ma che Per essere valido ha
bisogno di questa ratifica senatoria.
- Tutta La serie di deliberazioni prese dalle assemblee popolari, in età antica hanno bisogno
dell’auctoritas patrum.

❏ Quindi possiamo tradurre in italiano questo termine come RATIFICA; con la


consapevolezza però che significato originario di questa funzione del senato è un significato
che rimanda l'idea dell' accrescimento rilevante sul piano giuridico

- L'Auctoritas è un atto con suoi precisi connotati sul piano giuridico e serve a rafforzare altri
atti; In particolare si manifestava sull’approvazione delle assemblee.

➢ Nel procedimento di formazione della lex ,alla fine del procedimento elettorale, nella
prima età repubblicana, per essere perfetta necessitava dell'approvazione, della ratifica
da parte del Senato, che faceva una sorta di controllo di legittimità su queste deliberazioni,
prestava la propria auctoritas.

➢ È un potere che, sul piano strettamente politico, è importantissimo perché è idoneo a


bloccare il procedimento di formazione della lex, per cui se la lex non riceve questa
approvazione, non è perfetta.

❏ Quindi il magistrato ha fatto la rogatio, l’ha pubblicata, ci sono state queste assemblee
informali dedite a discorsi a favore e contro, queste assemblee che si chiamano
“conciones”, poi viene convocato il comizio ,con il quale deve esprimere il proprio voto a
maggioranza con “uti Rogas” (favorevole) o “antiquo”(sfavorevole), al momento in cui il
comizio ha espresso la propria volontà e quindi questa delibera passa al senato, che può
anche bloccare la volontà legislativa, (per cui non è una democrazia che non possiamo
leggere e interpretare con le chiavi di oggi, ma la democrazia dei romani è diversa).
Questo compito oggi è dato al Presidente della Repubblica.
➔ INTERREGNUM→ in età repubblica sopravvive per ipotesi di mancanza della Suprema
carica.

- EX: È’ morto il pretore, bisogna convocare i comizi, gli auspicia tornano ai patres,
nominano l’interrex che è dotato di imperium, e l’interrex convoca i comizi a scopo
elettorale per eleggere i nuovi magistrati.

➔ CONSULTUM

I magistrati forniti di Imperium, sono dotati del potere di convocare i senatori.


attraverso il ius agendi cum patribus, il magistrato che ha questo potere, se ha bisogno di
un consiglio, convoca il senato, si riunisce nella sua sede che è la curia, espone la questione
al senato e chiede un parere→ Questo parere prende il nome di “senatus”, che non è
formalmente vincolante nei confronti del magistrato

- prima di emettere questo PARERE i senatori discutono all'interno del Senato e discutono
capendo quello che è bene per la libera res publica, il senato si preoccupa sempre,
nell'attività consultiva dei magistrati, di individuare quello che è il bene per lo stato, per la
res publica. → ( Il senato era di forma rettangolare, che era la curia Iulia e gli scranni dei
senatori erano disposti sui due lati lunghi del rettangolo)

1. I senatori discutevano con una modalità, cosiddetta “catilina” (il modo di fronteggiare il
pericolo presentato nell’ultimo secolo dell’età repubblicana da Lucio sergio catilina e i suoi
seguaci, insieme ai discorsi tenuti in senato da Cicerone, che in quell’anno era il console. La
congiura di catilina è uno dei momento più significativi della storia romana, della crisi
economica).

- Sussisteva anche un certo ostruzionismo politico, dato che i senatori che non volevano
arrivare ad una decisione,potevano parlare e discutere tutto il tempo che volevano
Questa tattica ostruzionistica viene chiamata → diem consume dicendo → consumare il
giorno parlando (cosa che nel nostro parlamento non è consentito; un parlamentare ha un
limite di tempo per esprimere la sua idea)

2. Dopo che tutti i senatori avevano parlato, passavano alle votazioni del consultum, votavano
pedibus ire in sententiam → questo pedibus vuol dire con i piedi
3. Si collocavano sinistra o sulla destra per esprimere il voto favorevole oppure il contrario; in
questo modo si facevano i conti e veniva emesso il senatus consultum.

- Si nota immediatamente nella forma che è espressa al modo congiuntivo, le clausole sono
con ut + il congiuntivo, quindi abbiamo proprio la forma linguistica che esprime in maniera
immediata ed evidente, che si tratta di un consul
➔ PERO’...

➢ Il peso del senato, con riferimento alla funzione dell’ auctoritas patrum, diminuisce nel
quadro del conflitto patrizio plebeo e qualche tempo dopo che questo conflitto finisce, che
ha raggiunto il pareggiamento degli ordini sul piano formale

➔ Nel 339 a.c. vengono voltate alcune leggi: che prendono il nome di:

➢ Leges publiliae Philonis de patrum auctoritate → intervengono proprio sulla materia


dell’auctoritas patrum
➢ La seconda di queste tre leggi publiliae philonis→ stabilisce che l'auctoritas va prestato dal
Senato, non sulla legge già votata dalle assemblee popolari, ma deve essere prestata
ante initum suffragium cioè: prima che sia cominciata la votazione.

- L’auctoritas patrum a partire dall’approvazione del 339 a.c., non è più la legge, ma è la
proposta del magistrato, la rogatio, l’auctoritas va prestata sul potere di iniziativa
legislativa, riconosciuta al magistrato, che può convocare i comizi per sottoporgli la sua sua
proposta.
- È un potere che viene depotenziato notevolmente, dato che non è più un controllo di
legittimità formale e sostanziale, ma è ormai semplicemente un controllo che si esercita
sull’attività del magistrato, non più del popolo.
Diminuisce il peso del senato nel procedimento di formazione delle leggi.

➢ Queste leggi stabiliscono anche un altro aspetto importante: ove la proposta di un plebiscito
abbia ottenuto l'auctoritas patrum, il plebiscito che sia stato votato, dopo che il senato abbia
ratificato con la propria auctoritas la proposta, la rogatio; Quel plebiscito vincolerà tutti i
cittadini Romani: patrizi e plebei

→ (I plebisciti nascono come deliberazioni della plebe, su proposta dei tribuni della plebe
e all’origine hanno un’efficacia limitata esclusivamente ai plebei→ Non vincolano i patrizi
Questa è l’efficacia dei plebisciti all’origine cioè che inizia nel 494 a.c. che corrisponde alla
secessione sull'aventino, che dà vita alla formazione di queste assemblee della plebe)
FACENDO UN PICCOLO RIEPILOGO...

➔ Il primo provvedimento che cambia in parte questo effetto vincolante, risale al 449 a.c.

➢ lex valeria horatia de plebiscitis→449 a.c. con la quale si stabilisce che tutti i plebisciti
promossi fino a quel momento, dai concili della plebe, avevano valenza di legge anche per i
patrizi.

- Questi plebisciti vengono raccolti nel Tempio di una delle divinità plebee, sorvegliati dagli
edili plebei, in modo da evitare che siano soppressi o alterati (Questo ce lo dice Livio).

➢ Con la lex Valeriae Horatiae de tribunicia potestate, l’inviolabilità del Tribuno (dice
Livio) è riconosciuta non soltanto in base alla religione, ma anche in virtù di una legge

- Questi plebisciti vengono raccolti nel Tempio di una delle divinità plebee, sorvegliati dagli
edili plebei, in modo da evitare che siano soppressi o alterati (Questo ce lo dice Livio).

Inoltre abbiamo un ulteriore provvedimento: 336 a.c.

➢ Una delle 3 leggi, la lex publilia philonis de patrum auctoritate stabilisce che→ se la
proposta del tribuno della plebe sia rafforzata dal senato, quindi attraverso l’auctoritas
patrum, il plebiscito vincola tutti.

- Questo movimento di equiparazione della efficacia dei plebisciti alle leggi (come ci dice il
nostro giurista Gaio) si considera avvenuto con un provvedimento del 287 a.c. che si
chiama:

➢ Lex hortensia→ segna: la definitiva equiparazione sul piano dell'efficacia dei Plebisciti
alle leggi.

❏ Per cui dal 287 a. c. tutti i Plebisciti vincolano tanto i plebei quanto i Patrizi. Hanno
un’efficacia generale che è analoga a quella delle leggi; sono votati soltanto dall'assemblea
plebea (su proposta dei tribuni della plebe), ma vincolano tutti i cittadini. Questo è un
ulteriore conquista che i plebei ottengono nel corso dell’età repubblicana. Tutti questi
movimenti di pressione dei plebei nei confronti dei Patrizi, iniziati con la secessione, con
momenti di aspro conflitto, che vedono conquiste in tema di leggi scritte: le XII tavole; poi
il compromesso Licinio Sestio; poi la legge publilia philonis e infine con lex Hortensia
anche i Plebisciti hanno efficacia analoga a quella delle leggi.

- A partire da questo momento, i TRIBUNI DELLA PLEBE, con un potere legislativo


analogo a quello dei Magistrati Patrizi, sono riconosciuti a pieno di titolo: magistrati del
popolo romano.
➔ Ai TRIBUNI DELLA PLEBE viene anche riconosciuto un potere analogo a quello che
hanno I magistrati con imperium e cioè il potere di convocare il Senato per chiedere dei
pareri. Questo potere dei tribuni della plebe non è un ius agendi cum patribus perché questo
potere spetta esclusivamente ai magistrati forniti di Imperium. Per quanto riguarda i Tribuni,
prende il nome di :

➔ IUS SENATUM HABENDI→ il diritto di convocare il senato e quindi di ottenere questo


dialogo istituzionale con un organo importantissimo dell'architettura costituzionale dell'età
repubblicana.

⏩ ATTENZIONE → i tribuni della plebe mai furono magistrati del popolo romano perché
non eletti dal popolo, questo è vero per le origini. Ma per le età successive, con questo
movimento, anche i tribuni della plebe sono considerati magistrati del popolo romano; sono
sono inseriti per cursus honorum; sono regolati da regole precise; rientrano nei divieti di
cumulo e di interazione e quindi leggendo Le fonti consideriamo che i tribuni della plebe
sono dei magistrati del popolo romano, anche se non vengono eletti dall’intero popolo.

➔ Il 445 a.c. è una data importante per la storia della costituzione Romana, perché viene
attribuito un altro trionfo nei confronti dei cittadini PLEBEI nell’ambito sociale:
→ viene rimosso il divieto di “conubium” tra patrizi e plebei, che ancora era contenuto
nella legge delle XII tavole

- LEX CANULEIA → viene abolito il divieto di connubio tra plebei e Patrizi in virtù di un
plebiscito

➢ Ancora era contenuto nella legge delle XII tavole→ inizia a essere considerato “iustum” il
matrimonio fra un patrizio e una plebea. Quindi viene rimosso non soltanto un divieto che
riguarda il diritto privato, ma questa rimozione apre la via a quella che i Patrizi del contrasto
con i plebei avevano sempre rivendicato come una delle caratteristiche principali del loro
ceto; Cioè quello di avere la cosiddetta purezza del sangue.

- Le nozze tra Patrizi e plebei erano vietate e giustificate normalmente con l'esigenza di
evitare la contaminazione del sangue tra patrizi e plebei. Aprendosi la via sul piano
giuridico a “iustae nuptiae” cioè a nozze giuste, nel senso di conformi al diritto, con unioni
matrimoniali miste.

- I figli di queste coppie non hanno un sangue che dal punto di vista genetico è puro, ma
devono essere inquadrati o tra i Patrizi o tra i plebei, è importante che i figli abbiano una
condizione giuridica che sia certa.
➔ QUINDI SI SEGUE LA REGOLA IN BASE ALLE QUALI LA CONDIZIONE
GIURIDICA DEI FIGLI NATI DA NOZZE MISTE È QUELLA DEL PADRE

■ SUL PIANO DEL DIRITTO, questa novità comporta che→ Il figlio con il padre patrizio e
la madre plebea, può candidarsi come console e i figli con padre plebeo, come tribuno
della plebe essendo plebeo.

- C’è una rilevanza pratica di stabilire se i Sacra di questi figli sono sacra Patrizi o sacra
plebei, perché la distinzione rimane tra patrizi e plebei, ma tuttavia il principio di fondo che
aveva giustificato il rifiuto dei Patrizi di concedere uno dei due posti del consolato ai plebei
viene di fatto tradito, perché questa purezza del sangue non c'è più. Un Patrizio che non è
figlio di entrambi Patrizi ma è Patrizio da parte di padre e plebeo da parte della madre che
non hai il sangue puro, ma può presentare la propria candidatura al consolato.

- L’ordinamento che riconosce questa novità, inizia a subire una inclinatura che trova già
prima un primo riscontro sul piano della gestione del potere politico, perché proprio con la
rimozione del divieto di conubium tra patrizi e plebei, le indicazioni relative alla copertura
della magistratura di vertice dell'organizzazione, la magistratura repubblicana romana, trova
riscontro in una nuova magistratura:

( tribuni militari con potestà consolare)


➔ Tribuni militum consulari potestate→ cioè comandanti militari che NON HANNO
L’IMPERIUM (dato che c’è scritto potestate), dotati di una potestas analoga a quella dei
consoli. (quindi non sono Consoli ma hanno un potere analogo a quello dei Consoli)

- Sono dei particolari comandanti militari che consentono in realtà una gestione a più mani
del vertice dell'organizzazione e Questi tribuni militari nei vari anni sono in un numero
variabile: 3/5/ e in alcuni anni 7;
( negli anni in cui si deve fare il censimento, Ce n'è sempre 2 in più perché svolgono anche
le funzioni che solitamente sono svolte dai Censori)

- ( Per notare la magistratura in un anno specifico bisogna guardare i “FASTI CONSOLARI”.


Questa raccolta è stata curata e pubblicata da Theodor Mommsen, questa raccolta prende il
nome di “corpus inscriptionum latinarum” (corpo delle iscrizioni latine- C.I.L.), nel primo
volume di questo corpus, pubblica il testo dei fasti, notando l’anno che va dal 444 al 367
a.c., non ci sono sempre dei consoli, ci sono anni in cui vengono eletti consoli (entrambi
patrizi), anni in cui invece, al posto dei consoli, a guidare la comunità politica sono altri
magistrati e cioè i Tribuni militum consulari potestate. )

Caratteristiche:

- sono dei magistrati eletti che hanno la collegialità


- alcuni di questi nomi rinviano all'appartenenza a genti plebee, è una magistratura mista,
formata tanto da Patrizi quanto da plebei.

❏ Nel collegio ci sono esponenti dell'ordine Patrizio ed esponenti dell’ordine plebeo.


Quindi siamo in questo arco di tempo, 444 a.c. fino al 367, in alternanza al consolato che
formalmente è di monopolio esclusivo Patrizio, un'altra magistratura che si alterna con il
Consolato che invece ha una composizione mista.

➢ Ci possiamo spiegare di questo cambio di passo nella scelta dei magistrati della
comunità politica perché→ Trattandosi di una magistratura mista, i romani avrebbero
potuto decidere di anno in anno di ricorrere a questa magistratura quando lo scontro politico
fra i patrizi e i plebei si era acceso e rischiava di far sfaldare la compagine politica e sociale
dell'antica Roma. Quindi si è consigliato di cedere sulla gestione sul monopolio della Carica
Suprema, facendo decidere di far gestire la magistratura Suprema, non a due consoli
patrizi, ma ad una magistratura di composizione mista: Patrizi e Plebei.

➢ Non è questo l'unico caso in cui nel Plebiscito è chiamato lex nella Fonte; È l’esempio di
una lex molto famosa che invece è un plebiscito:

- LEX AQUILIA DE DAMNO → è quel provvedimento che disciplina una figura di illecito,
che si chiama danneggiamento, e che ha lasciato tracce nel nostro ordinamento per riferirsi
a un tipo in responsabilità che ancora oggi si chiama responsabilità aquiliana. Ci sono vari
tipi di responsabilità, una importante è la responsabilità contrattuale, responsabilità
extracontrattuale detta anche responsabilità aquiliana per le sue origini in questo Plebiscito.
In sostanza è la responsabilità di cui all'articolo 2043 del codice civile: “Qualunque danno
doloso colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il
fatto di risarcire il danno”.

➠ Si riesce a comprendere la distinzione tra un plebiscito e una lex dal nome, perché se
abbiamo un nome come Canuleio e noi sappiamo che in quell'anno, Dai “fasti” dalle liste
dei magistrati, risulta che in quell’anno c'è un tribuno che si chiamava canuleio, sappiamo
che deve essere sicuramente un plebiscito.

★ Un’altra grandissima svolta importantissima nella storia della Costituzione repubblicana


arriva nel 367 a. c. con le tre leggi LICINIE SESTIE:

1. Lex licinia sextia de consule plebeio → stabilirà che uno dei due posti del consolato
PUÒ’ essere ricoperto dai plebei.
- Vuol dire che a partire da questo momento storico, il plebeo che si voglia candidare al
consolato, lo può fare, ma Deve battere elettoralmente gli avversari.
Guardando Le fonti, i Fasti consolari, si nota che nei primi anni che succedono al 367 la
coppia consolare continuerà ad essere formata da entrambi i consoli Patrizia.
Bisognava aspettare qualche anno affinché la competizione elettorale sarà vinta da un
plebeo.

- Il 367 a.c. segna la fine della dominatio patriciorum.

✓ La rivendicazione relativa ad un corpo di leggi scritte era stata già soddisfatta quando nel
449 avanti Cristo vengono Pubblicate le XII tavole; questo primo punto dello scontro è
messo fuori dall’agone politico, perché già i plebei hanno ottenuto quello che volevano.

✓ Il secondo punto dello scontro cioè quello di ottenere uno dei due corsi del consolato trova
fine con questa lex Licinia sextia de consule plebeio.

le altre due rivendicazioni

3. leggi più miti in materia di debiti, dato che c’era un regine sfavorevole nei confronti dei plebei.

4. lo sfruttamento delle terre conquistate,dell'ager publicus

- Anche queste 2 rivendicazioni trovano un punto di arrivo nella legislazione licinia sextia:

2. Lex licinia sextia de aere alieno→ legge che trova un’applicazione di un regime più mite
in materia di indebitamento.

- Questa legge mitiga la posizione dei venditori, ma richiede un altro intervento successivo
perché, è vero che la posizione relativa al pagamento degli interessi era stata mitigata da
questa legge, Tuttavia rimaneva come Istituto in vigore il
- NEXUM→ Il Nexum era una forma di garanzia, forse la più solenne che fosse prevista
nell'ordinamento legale di Roma ed era stato codificato in forma scritta nelle Leggi delle
XII tavole, il nexum crea il vincolo che si chiama Nexus, dove il debitore dava in garanzia
sé stesso al creditore, diventando assoggettato a quest'ultimo.

➢ Lex poetelia papiria→ abolirà nell'anno 326 a.c. il NEXUM

✓ leggi più miti in materia di debiti, dato che c’era un regine sfavorevole nei confronti dei
plebei

- De aere alieno→ vuol dire:


De= complemento di argomento
aere= il bronzo (in questo caso inteso per denaro)
alieno= altrui
→ È il denaro che noi riceviamo in prestito, non è nostro, ma siamo tenuti da un vincolo a
restituire il denaro a chi ce lo ha dato in prestito, altrui, cioè al creditore.
Livio nel punto della sua esposizione relativa a questa novità, si trae l’impressione che
ancora una volta è frutto di una sorta di rivoluzione. Pare che un creditore avesse accusato
di un giovinetto che era suo Nexus, questo manifestò l'indignazione Popolare e si stabilì che
non dovevano più esistere situazioni di assoggettamento personale basato sul credito e
quindi viene votata questa legge (lex poetelia papiria).
La traduzione va presa con le pinze perché questa idea della rivoluzione, della novità
legislativa istituzionale, danno tutto il sapore di un racconto formato sul modello espositivo
narrativo, quindi la veridicità storica non può essere verificata con sicurezza; Però
probabilmente questa insoddisfazione degli strati economicamente più deboli della
popolazione, porta un movimento rivoluzionario che poi consigliò all'assemblea una legge
di abolizione

3. Lex licinia sextia de modo agrorum→ indica il limite massimo di possesso dell’ager
publicus, stabilisce che ogni cittadino non possa possedere più di una certa quantità di agro
pubblico.
Questa quantità è fissata dalla legge in questione in 500 iugeri.

✓ lo sfruttamento delle terre conquistate,dell'ager publicus

- Traduzione: est modus in rebus→ c’è un limite a tutto


modo= limite, confine
agrorum= dei fondi

➢ È una legge che impone un modus (limite) massimo nella possessio. Il termine possessio è
un termine giuridico importante dell'odierno diritto privato, non soltanto italiano, ma di tutte
le legislazioni basate sul sistema romanistico; (la differenza tra proprietà e possesso è che
l’ager publicus è di proprietà del popolo romano, l’ager publicus però viene dato in
sfruttamento a dei soggetti che non possono essere chiamati proprietari, ma nelle fonti
vengono chiamati possessores). L’ager publicus è del popolo romano, ma viene dato in
sfruttamento.

- Il iugero→ è un’unità di misura che viene da giogo (Strumento utilizzato per l'attacco dei bovini
usati come bestie da tiro) ed è la quantità che un coppia di buoi può arare attraverso il giogo
in una giornata, corrisponde ad un rettangolo di 240 in lunghezza × 120 piedi romani, ossia
a circa 2500 metri quadrati.

➔ Questo corpo di Leggi fu votato con un BLOCCO UNITARIO, quindi non votate una per
una, si propose all'assemblea centuriata questo corpo di leggi che fu approvato in blocco, ed
è l'ultimo esempio in cui i Romani votavano disposizioni di legge eterogenee, l’ultima
votazione per saturo. (cioè con la stessa radice, in questo caso: un “pacchetto” di leggi con
la stessa tipologia).

❏ Terminato questo conflitto tra patrizi e plebei e dando a quest’ultimi ciò che volevano, con
le lex licinia sextia, Roma vivrà un momento di grande serenità che viene riflesso nelle
conquiste che segnano l’espansione di Roma, non soltanto nella penisola Italica, ma nei
secoli successivi, anche nel bacino del mediterraneo.

● NEL 367 a.c. OLTRE ALLE NOVITA’ DELLE LEGES LICINIE SXTIAE, VI È UN
UN’ULTERIORE NOVITA’ SUL PIANO COSTITUZIONALE VIENE ISTITUITA UNA
NUOVE MAGISTRATURE, CHE POI SE NE AFFIANCHERÀ’ UN’ALTRA
SUCCESSIVAMENTE:

➔ PRETURA: PRAETOR URBANUS

- Questa magistratura può essere ricoperta soltanto da un patrizio in quel momento:


magistratura cum imperio→ però inferiore a quello dei consoli. Si vede all’esterno perché
il pretore è accompagnato da sei littori, laddove invece i consoli sono accompagnati dodici
littori.

➢ A questo pretore viene attribuita una delle funzioni che fino a quel momento era stata
esercitata dai consoli→ IURISDICTIO, che è il compito di ius dicere.

➢ Il che non significa che il pretore emette sentenze nei processi privati, ma che al pretore è
affidata la prima fase del processo in cui proprio nell’esercizio di questa funzione di
iurisdictio il pretore imposta i termini giuridici della controversia e dopo aver ascoltato
informalmente le due parti del processo privato, decide se concedere o non concedere
l’azione, La actio

➔ FASI DEL PROCESSO

- Quindi, se l’attore (la parte che intraprende il processo con l’iniziativa processuale) richiede
un’azione, il pretore dopo aver ascoltato anche l’altra parte che è il convenuto e che è stato
portato in giudizio con un atto ufficiale (disciplinato dalla legge delle XII tavole, all’inizio
della prima tavola chiamato in ius vocatio, chiamata in ius (tribunale), Il pretore, in questa
prima fase del processo (chiamata in iure perché si svolge in questo ius nel senso del
tribunale) decide se:

- autorizzare l’attore a proseguire il processo dandogli l’azione (dare actionem)


- negare all’attore l’azione (denegare actionem) → in questo modo, impedendo che il
processo possa essere impiantato con un atto ufficiale e solenne che si chiama litis
contestatio che nel processo più antico (processo delle legis actiones) è l’atto istitutivo del
processo che si attua con la chiamata, con l’invocazione solenne di testimoni.

➱ Bisogna ricordare che siamo in un mondo a civiltà orale primaria, che le legis actiones non
sono un processo scritto e che dunque questo stesso atto che istituisce il processo postula la
presenza di testimoni.

➭ A che cosa serve il fatto che questo atto che si ha quando il pretore concede l’azione
all’attore, a che cosa serve questa testimonianza? → Serve a dire che c’è stato un processo.

➭ E perché bisogna conservare memoria del fatto che c’è stata la concezione di un azione?

→ Questo perché, già a partire dalla forma più antica del processo privato romano (processo delle
legis actiones) ma anche nella forma successiva (processo formulare) una volta che un attore e un
convenuto svolgono un’attività processuale fra di loro su un oggetto, quell’azione non potrà mai
più essere ripetuta

- Quindi si attua quella che oggi si chiama il fenomeno della preclusione processuale.
Fenomeno della preclusione processuale che tutt’oggi nella terminologia comune dei giuristi
è riassunta in un principio (formulato in latino, che ancora oggi viene espresso così) che
indica il divieto di ripetere la stessa azione, sullo stesso oggetto dell’azione. Il principio è
così formulato→ bis che in latino significa due volte, de eadem re ne sit actio: non vi sia
un’azione due volte sullo stesso oggetto

Anche perché il processo privato per definizione serve a porre fine ad una situazione di incertezza.
Come? → Con un iudicatum che è una sentenza, una decisione. Se questa sentenza potesse essere
messa in discussione all’infinito, la situazione di certezza non si potrebbe più raggiungere.

❏ Il processo privato romano è articolato in età storica in 2 fasi:

1. La prima di queste fasi si svolge innanzi a un magistrato munito di iurisdictio, che a partire
dal 367 a.C. è il pretore, che è un magistrato unico, collega minore dei consoli, dotati di
imperium ma dotato anche di questo potere di iurisdictio che gli consente di impostare la
lite. Addivenuti alla litis contestatio si chiude la prima fase del processo (in iure).

2. Si compie la litis contestatio e il processo viene deciso da un iudex, il quale una volta che
emette la sentenza pone fine alla controversia, la quale se verte sullo stesso oggetto non
potrà mai più essere ripetuta fra le stesse parti

★ Viene istituita una seconda figura di pretore, che viene chiamato PRAETOR
PEREGRINUS che nasce nel 242 a.C. con la presa della Sicilia a seguito della
battaglia delle Egadi e porta alla distinzione dei due pretori in PRAETOR URBANUS
e PRAETOR PEREGRINUS

- Questa seconda figura è molto importante ai fini della nascita del processo formulare.
Questa è anche la data assunta come riferimento per la nascita dell’età preclassica nella
storia del diritto privato romano, quindi un avvenimento che non è di natura politica, è un
avvenimento che innesta un processo di rinnovamento nell’ambito del diritto romano, con la
nascita di una nuova forma di processo, con la nascita del riconoscimento di nuove figure
giuridiche che addirittura segna uno stacco con l’età precedente che è quella arcaica.

➔ NEI PRIMI ANNI DELLA STORIA DELL'ETÀ’ REPUBBLICANA NASCE UNA FIGURA
MOLTO PARTICOLARE E IMPORTANTE: IL DICTATOR

- È una figura che nella manualistica viene denominata dittatore, in latino dictator.
- Questa figura, notando nei “FASTI CONSOLARI” → In corrispondenza dell’anno 501
a.C., quindi 8 anni dopo la nascita della repubblica si trova registrato nei fasti consolari il
nome di un dictator (questo termine non ha, nel suo significato primigenio, il valore che ha
assunto nell’ambito del ‘900 (del XX secolo e anche del XXI secolo), nei FASTI viene
anche espressa la causa per il quale il dictator viene nominato, dato che che...

➢ Veniva nominato per un pericolo esterno o interno, era necessario che la direzione della
comunità politica venisse affidata ad un solo soggetto che potesse agire libero da qualunque
forma di limite, perché il potere doveva essere esercitato in maniera efficace per salvare
l’intera comunità politica.

➔ Le cause più antiche di nomina dei dittatori che noi leggiamo nei fasti sono:

1. quello di gestire lo stato in situazioni di pericolo (rei gerundae causa)


→ Condurre una guerra difficile che i nostri consoli non erano in grado di vincere

2. per sedare alcune rivolte interne (seditionis sedandae causa)


→ una rivolta interna che i consoli non erano in grado di sedare...

- Ha le caratteristiche che sono proprie di tutte le magistrature, ma alle quali si fa ricorso in


casi di straordinaria necessità. È una figura che corrisponde all’idea dello stato di eccezione

➢ È proprio il diritto romano che con la dittatura rappresenta un primo momento di


eccezionalità rispetto alle regole costituzionali comuni in situazioni considerate
particolarmente pericolose.
➔ A fronte del pericolo eccezionale rappresentato da certi eventi, “l’architettura
costituzionale” di fronte a queste situazioni, escogita la figura del:
DICTATOR→ che Theodor Mommsen, proprio con riferimento a questa figura del
dittatore ha escogitato una categoria: parlando di una magistratura straordinaria.

1. È una magistratura che non ricorre alle caratteristiche della temporaneità e della
elettività e della collegialità, quindi fa eccezione rispetto alle figure dei consoli, dei
censori..

2. Il DICTATOR non viene eletto ma nominato da uno dei due consoli il quale si era messo
d’accordo con l’altro console e con il senato→ DICTIO (Viene chiamato dictator, proprio
per questo motivo, perché viene dictus da uno dei due consoli)

2.2. È’ un soggetto che viene scelto da un altro soggetto e che risponde al principio del vir legit
virum che tradotto in italiano vuol dire “c’è un uomo (vir) che sceglie un altro uomo”.

2.3 Questa dictio deve avvenire all’interno della città di Roma, quindi in uno
spazio augurale che le fonti chiamano in agro romano, l'ager romanus, quello in cui vi è
pienezza di situazione augurale che garantisce l’approvazione e il rispetto della volontà
divina e deve avvenire di notte e rivolti verso oriente.

3. Il potere del console gli consente di nominare un dittatore che assume a seguito di questa
dictio una posizione assai peculiare in seno all’ordinamento del diritto pubblico dell’età
repubblicana, perché questo soggetto assuma un imperio che nelle fonti è chiamato
imperium summum (Un imperio che è superiore a quello di tutti) → che gli consente di
convocare il popolo e, in particolare, i comitia centuriata, di fare proposte al popolo (alcune
delle leggi che noi conosciamo sono leggi rogate, con il sistema che conoscete, da dittatori).

3.1 Questo imperium non è limitato dalla intercessio dei tribuni della plebe, quindi non
conosce il limite che invece conoscono gli imperia degli altri magistrati.

3.2 Non conoscono neanche l’altro grande limite al potere di imperium che è caratteristico della
libera res publica: la provocatio ad populum.

3.3 Sono accompagnati da 24 littori, i quali lo accompagnano anche all’interno della città di
Roma con i fasci che al proprio interno hanno le scure, proprio per dimostrare che nei suoi
confronti anche all’interno della città di Roma non vale il limite della provocatio ad
populum.

❏ Si nota come questi diritti fondamentali dei cittadini sono compressi e quasi annullati da
questa figura e che inoltre non ha neanche il limite della collegialità.

➢ Una volta nominato il dictator si sceglie un suo subalterno che prende il nome di magister
equitum, che è il capo degli equites, della cavalleria, che però viene da lui nominato.
- Il suo nome si trova registrato nei fasti consolari accanto a quello del dittatore ma un poco
sotto, che è legato al dictator da un rapporto di collegialità dispari, perché è subordinato di
fatto al dittatore, non gli può opporre il veto.

➠ Dando uno sguardo più attento alle fonti vediamo che in realtà il nome tecnico della figura
che poi sarà chiamata vulgo dal popolo dictator, non era in origine quella di dictator, ma era
quella di magister populi, cioè era il capo della fanteria dell’esercito centuriato, che poi
richiamato in vita in casi eccezionali tramite dictio di uno dei due consoli sarà chiamato
dictator

❏ Il DICTATOR agisce quindi con poteri straordinari, che gli consentono di agire senza limiti
→ Se qualcuno andava contro la volontà del Dictator, rischiava la coercitio maxima con la
decapitazione.

➔ Cicerone giustifica l'eliminazione dei diritti fondamentali del cittadino, parlando di uno
scopo ben preciso, di uno scopo superiore che deve animare i vertici dell’organizzazione
politica che Cicerone chiama salus populi→ salus (nel suo significato latino originario)
vuol dire salvezza. Quando il popolo è in pericolo la salus dell’intero popolo, la salvezza
della comunità politica rappresentata dall’intero popolo giustifica il sacrificio delle regole
comuni per la salvezza dell’esistenza stessa della comunità politica.

➢ Il Dictator si nomina non solo per la salvezza della comunità politica, ma anche per compiti
ben precisi:

1. Quello di convocare i comizi (dictator comitiorum habendorum causa)


2. Quello di piantare il chiodo annuale sulla parete del tempio di Giove per contare gli
anni (dictator clavi figendi causa)
ecc…

■ Il dittatore secondo l’antico diritto romano, nominato per una causa eccezionale ha
l’obbligo di dimettersi, di abdicare (lasciare l’incarico) una volta raggiunto lo scopo in
vista del quale è stato nominato da uno dei due consoli.

➢ Raggiunto lo scopo il dittatore si deve dimettere perché non c’è più alcuna ragione che
giustifica la compressione dei diritti fondamentali del cittadino.

4. Il Dictator soprattutto può rimanere in carica un massimo di 6 mesi → Se nei sei mesi dalla
nomina non è riuscito a raggiungere lo scopo, scaduti i sei mesi dalla nomina deve
abdicare dalla carica.

❏ QUINDI PUÒ’ RESTARE IN CARICA MASSIMO 6 MESI, MA SE RIESCE A


TERMINARE IL SUO COMPITO PRIMA DEL TEMPO, DEVE DIMETTERSI.
5. Il DICTATOR si deve dimettere anche nell’ipotesi in cui fosse morto il console che l’aveva
nominato, proprio perché era un potere che si basava sul principio del vir legittivirum,
venuto meno il soggetto che gli aveva conferito l’incarico, il console che l’aveva nominato,
il dittatore si dimetteva. → Anche se non aveva completato il suo incarico.

ALCUNE FIGURE DI DICTATOR:

- Tito Larcio, che sarebbe stato il primo

- un’altra tradizione, indica un altro nome del primo dittatore, che sarebbe stato Manio
Valerio Massimo nel 494 a. C. e non nel 501.

- Quinto Fabio Massimo, detto il Temporeggiatore

- Cincinnato

❏ La figura della dittatura romana è una figura che ha una propria carità a partire dal V secolo
a.C. e che attraversa la storia di Roma con una certa regolarità, nel senso che si ripresenta
più volte, seppur in casi straordinari e non prevedibili, ma che si va via via esaurendo nel
corso del III secolo, fino a quando verrà abbandonata e cadrà in desuetudine.

➔ La figura della dittatura, però, viene riesumata in un momento molto difficile della
costituzione repubblicana, cioè: crisi della libera res publica 133 a.c.

■ Durante questo periodo negativo per la Libera res pubblica, si presenta una figura
importante che segna un momento di grande sviluppo nella gestione della crisi, con un
esponente del partito degli ottimati: Lucio Cornelio Silla, grande uomo politico, grande
generale che, a partire da un certo momento, diverrà dittatore.

- La dittatura di Silla è, però, una dittatura dell’età della crisi, completamente diversa
dalla dittatura della prima età repubblicana→ Bisogna avere ben presente la figura del
Dictator durante il periodo Repubblicano, che però subisce una prima torsione durante il
periodo della crisi.

➤ Silla divenne dittatore, infatti, in virtù di una legge: è il primo momento in cui la figura del
dittatore non riposa sulla dictio del console, ma riposa su un atto di volontà popolare,
che è frutto di una legge rogata da un interrex.

❖ Quindi, venute meno le figure a capo della costituzione repubblicana, in un momento di


grande crisi, come è quello dell’ultimo secolo dell’età repubblicana, viene erogata una legge
che si chiama:

- Lex Valeria de Sulla dictatore creando→ la creatio di Silla: NON è un’elezione, ma è una
creatio con una base legislativa; quindi, di fatto, c’è la volontà popolare
➢ L’interrex eroga una legge, il popolo si esprime e Silla divenne dittatore, con compiti
speciali:

1. quello di scrivere le leggi, di proporre delle leggi nuove per risanare lo stato romano in crisi

2. et rei publicae constituendae causa → ha lo scopo di constituere la res publica, cioè lo


stato, vale a dire per rafforzare l’ordinamento che, in un momento di crisi, aveva molti punti
deboli.

➔ La dittatura riesumata da Silla nel corso dell’ultima età repubblicana è una dittatura
completamente diversa da quella della prima età repubblicana ed è una sorta di dittatura
costituente, che ha come particolarità :

1. non soltanto la base della legittimazione (che non è la dictio, ma è una legge rogata
dall’interrex Valerio),

2. ma non ha neanche il limite dei 6 mesi perché il compito è di rem publicam constituere

❏ È’ una dittatura che serve a risanare l’assetto organizzativo, la compagine amministrativa,


politica e costituzionale della Roma dell’ultima età repubblicana, emanando leggi.

- In virtù di questo compito, Silla potenzierà la figura del senato repubblicano, che è
espressione dell’aristocrazia e del partito aristocratico di cui è campione, quindi emetterà
moltissime leggi.

abdicherà prima di morire → è uno dei pochi dittatori che muore nel suo letto.

■ Finita l’esperienza di Silla, l’ultima esperienza della dittatura si ha a Roma con un altro
personaggio di prima grandezza nella storia delle vicende politiche della Roma
repubblicana, del termine della storia repubblicana: Caio Giulio Cesare.

- Caio Giulio Cesare aveva percorso un brillantissimo cursus honorum, era un generale
vittorioso, aveva conquistato le Gallie, aveva ottenuto grandissimi successi. Era esponente
del partito dei populares, non degli aristocratici, quindi di una fazione politica diversa da
quella di Silla. In un certo momento storico, egli varca il Rubicone, dice la famosa frase
“Alea iacta est” (il dado è tratto), arriva a Roma e, nel 49 a.C., assume la dittatura.

➢ Anche questa volta, però, non è più la dittatura delle origini e non è neanche la dittatura di
Silla: è una dittatura che ha una propria base nel potere militare che Cesare aveva imposto
alla città di Roma con le proprie legioni, che avevano varcato il fiume Rubicone che
segnava il confine del pomerium - ossia, il confine della città - che era stato allargato.

➔ Si fa eleggere dittatore in un modo particolare perché, questa volta, c’è proprio un


plebiscito emesso dai concilia plebis tributa che pronuncia la volontà popolare di averlo a
capo.
➢ Questa dittatura di Cesare, nel 49 e negli anni successivi, è una dittatura particolare perché
ha sicuramente i tratti di una dittatura costituente, quindi un capo della comunità politica
che si trova in una posizione di superiorità rispetto alle magistrature cd. ordinarie
→ svolge un’efficace azione di riforme che sono appunto connesse alla dittatura Cesariana e che,
però, è limitata ad un anno di tempo.

➢ Sarà seguita da una dittatura nel 48, nel 47 e così via e ogni qualvolta qualcuno gli propone
di diventare rex lui rinuncia al diadema e dice “Io mi chiamo Cesare, non mi chiamo rex”;
ogni volta che quindi passava le folle lo proclamano rex e lui rinunciava alla dittatura.

➔ L’errore politico esiziale commesso da Caio Giulio Cesare sta nell’aver assunto, nel 44
a.C., la dittatura perpetua, quindi una dittatura che non aveva più limiti temporali.

- I suoi nemici politici, ma non soltanto i suoi avversari politici, anche altro, vedono
ripristinato, di fatto, l’antico rex, quella figura che era stata cacciata nel 509 a.C. e che i
romani avevano promesso che mai più sarebbe ritornata a Roma → adfectatio regni era un
crimine politico gravissimo

➔ In questa assunzione senza limiti di collegialità, senza limiti di tempo, senza ulteriori limiti
di provocatio ad populum o di altra natura, viene scorta la volontà di restaurare nella
sostanza l’antico regnum: vengono ordite le Idi di marzo, la congiura delle Idi di marzo che,
in quel giorno, vedranno cadere, sotto i colpi delle siche, dei pugnali da parte di Bruto e
Cassio e di altri, la figura di Cesare.
→ Muore Cesare, muore l’ultima figura di dittatore romano.

➔ Marco Antonio farà votare una legge, dopo la morte di Cesare, ai comitii:

- Lex Antonia→ si stabilisce che da quel momento in poi NON potranno più essere
nominati dittatori.

❏ La figura dei dittatori dell’ultimo secolo dell’età repubblicana (Silla dittatore, Cesare
dittatore) non corrispondono alla figura più antica, che è quella, invece, di una figura che
viene chiamata in frangenti molto particolari, con carattere di eccezionalità e che, pur non
soffrendo limiti come l’intercessio, la provocatio ad populum, trova nella durata massima
dei suoi mesi comunque un limite invalicabile, che non può essere superato.

- Ciò che è importante sottolineare è che la figura del dittatore romano non corrisponde a
quella moderna, neanche quella dell’ultima età repubblicana, che segna un’evoluzione che
forse sarà stata presa come modello; e tuttavia, una figura di particolare spicco
dell’ordinamento repubblicano perché sarà oggetto di riflessione nell’età successive.
Tutti gli studiosi di dottrine politiche, di storia della costituzione, già durante il Medioevo e
ancora più durante il Rinascimento, all'Illuminismo, nelle età successive, guardano sempre
all’esperienza della dittatura romana come espressione delle modalità con le quali un
ordinamento repubblicano e democratico, come quello che segna la storia di Roma dal 509
a.C. al 27-23 a.C., può fornire strumenti per gestire temporalmente situazioni eccezionali.
Se ne occupa Jean-Jacques Rousseau nel “Contratto sociale”; se ne occupa soprattutto
questo grandissimo studioso del secolo scorso, uno studioso tedesco, che scrive un libro
proprio dedicato alla dittatura, che si chiama Carl Schmitt → è un grande pensatore del
secolo scorso, che poi è stato anche vicino al regime nazista, che teorizza la teoria dello
stato di eccezione, ovviamente lo fa in una temperie culturale che è quella dei primi anni
del secolo scorso e che poi segna anche una giustificazione a livello teorico e sul piano
giuridico delle dittature novecentesche.
- Giorgio Agamben→ ha scritto un libro dedicato a questo argomento, in cui egli si
richiama al diritto romano.
- Quindi la storia del diritto romano è un tema che ancora impegna gli studiosi.

● LO STATO DI DIRITTO→DIRITTO PRIVATO(OGGI) DURANTE L'ETÀ’


DECEMVIRALE

➔ La società romana è una società patriarcale, nell’ambito della quale la donna si trova in
una posizione di subordinazione nel matrimonio: è sottoposta al potere del marito, che si
chiama manus, come se fosse una figlia, non ha piena potestà

Il matrimonio romano poteva essere di 2 tipi:

1. Un matrimonio che comportava questa acquisizione del potere del marito sulla moglie
→ matrimonii cum manu.

2. I matrimonii sine manu, cioè i matrimoni nei quali la sposa andava a vivere con il marito e
con la famiglia di lui, fondava un proprio nucleo familiare, ma continuava a rimanere
formalmente legata ai vincoli di parentela civile con la famiglia di origine, quindi al padre di
lei, ai suoi fratelli. Questi vincoli di parentela, che rilevano sul piano del diritto civile, si
chiamano agnatio. Pensate ad una donna che si sposa, compie il rito delle nozze, va a casa del
marito, fa figli, ma dal punto di vista del diritto civile rimane estranea al marito.

LE DONNE → NON possono fare testamento( la forma antica di testamento, quella calatis
comitiis o in procinctu) perché non appartengono, in età antica, ai comitii. Solo gli uomini
potevano entrare nei comizi e cioè i maschi

■ In età decemvirale inizia, però, ad affermarsi la possibilità di fare testamento in maniera


diversa, ed è una forma di fare testamento che sfrutta la mancipatio :
➔ questo istituto si chiama mancipatio familiae (il termine familia indica il patrimonio che
viene lasciato agli eredi)

- non soltanto la figura dell'erede, ma anche altre disposizioni.

➢ questo perché nelle XII Tavole c’era un versetto che stabiliva che tutto ciò che veniva
pronunciato solennemente nel corso della mancipatio aveva efficacia giuridica.

➤ In una mancipatio del genere a scopo testamentario, il testatore si serviva di un soggetto,


che prende il nome di familiae emptor, al quale affida il proprio patrimonio, indicandogli a
chi, dopo la sua morte, dovesse trasmettere i cespiti patrimoniali

1. Questi cespiti patrimoniali devono essere trasferiti alle figure degli eredi (heredes), quindi a
soggetti che rientrano nella figura del defunto→ si tratta di una successione in universum
ius (successori universali, come si dice oggi), per l’intero o per quote;

2. Ma consente anche al testatore di disporre particolari attribuzioni, che sono contenute nella
mancipatio, che hanno invece una natura diversa: → sono disposizioni a titolo particolare.
Queste disposizioni in italiano si chiamano legati, sono disposizioni mortis causa, dunque di
ultima volontà, destinate ad avere effetto dopo la morte del testatore, in virtù delle quali il
testatore attribuisce a soggetti terzi - che, solitamente, sono diversi dagli eredi, quindi a
chiunque il testatore voglia - DIRITTI o BENI

2.1 può obbligare l’erede a compiere una prestazione a favore del beneficiario (legatari).

❏ Quindi all’interno del negozio testamentario, oltre all’istituzione di erede (heredis


institutio),( che ci deve, che non può mancare, perché se manca, l’intero testamento è nullo)

3. potrà affrancare uno schiavo, cioè stabilire che un suo schiavo divenga, con la morte del
testatore, libero e cittadino romano.

4. il defunto può nominare un tutore ove abbia figli che non abbiano raggiunto la pubertà,
quindi stabilisce chi è il tutore fino a quando il figlio impubere non raggiunge la libertà.

❏ Con questa mancipatio familiae, con il testamentum per aes et libram, che è riconosciuto da
quanto previsto dalle XII Tavole, si afferma un sistema successorio che riconosce una
libertà testamentaria che si può attuare con questo strumento del nuovo tipo di testamento.
E tutto ciò è possibile perché quello che viene detto nella formula della mancipatio familiae
ha un’efficacia giuridica.
➔ Si cominciano ad affermare anche alcune regole, che sono quelle della successione in
assenza di testamento, ancora una volta contenute nella legge delle XII Tavole e poi, man
mano che si svilupperà l’età repubblicana, interverranno alcune leggi che precisano,
limitano o integrano la disciplina contenuta nella legge delle XII Tavole.

● Per quanto riguarda altri settori del diritto privato, bisogna dire che, soprattutto dopo
l’istituzione del praetor peregrinus, trovano riconoscimento, nel diritto privato romano,
contratti basati sul semplice consenso → Tutti i contratti hanno una base consensualistica.
I contratti consensuali sono accordi, come tutti i contratti, ma sono accordi nei quali non c’è
bisogno che il consenso venga accompagnato da un fatto esteriore che lo manifesti, come ad
esempio nei contratti reali in cui il consenso da solo non basta, ma ci vuole la consegna di
denaro o di altri beni fungibili.
Nei quattro contratti consensuali non c’è bisogno di manifestare il consenso pronunciando
parole prestabilite (come nella stipulatio), non c’è bisogno di consegnare un bene, non c’è
bisogno di scrivere un documento (come è nei contratti litteris), ma basta il nudo consenso
→ consenso nudo perché non è accompagnato, è spogliato da altre formalità.

PRECISAZIONE: tutti i contratti sono basati sul consenso, non ci sono contratti che possono fare a
meno del consenso; solo che, nei contratti consensuali, come si insegna, il consenso non è soltanto
necessario, ma è anche sufficiente per fare nascere gli effetti che dal contratto derivano.

➔ A Roma tutti i contratti hanno effetto obbligatorio, sono negozi ad efficacia obbligatoria
ciò vuol dire che→ se un contratto viene validamente concluso, dal contratto nascono
obbligazioni, cioè rapporti giuridici tra un creditore e un debitore, fra una parte debitrice e
una parte creditrice, in forza dei quali la parte debitrice è tenuta a compiere una prestazione
nei confronti dei creditori.

➢ Con la nascita dell’età pre-classica, dopo l’istituzione della figura del praetor peregrinus,
vengono riconosciuti a Roma i quattro contratti consensuali:

1. Compravendita (emptio venditio → che fa nascere obbligazioni a carico di entrambe le


parti, che si chiamano compratore e venditore)

2. Locazione (locatio conductio)

3. Società (societas)

4. Mandato

❏ Sono contratti che hanno una base che non è più semplicemente civilistica, ma ha una base
che i romani chiamano di iuris gentium perché si ritrovano anche presso altre popolazioni.
Qual'è la differenza pratica che bisogna tenere presente quando si parla di questi 4 contratti?

➢ Essi possono essere conclusi, oltre che da due parti che siano cittadini romani, anche tra un
cittadino romano e un peregrinus (straniero) oppure tra peregrini, con la particolarità che,
nell’ipotesi in cui una delle parti sia inadempiente nei confronti dell’altra, questi contratti
trovano una tutela con azioni che sono protette nel sistema del processo formulare.

➔ La nascita del processo formulare consente il riconoscimento e la tutela di nuove figure


giuridiche anche ai peregrini → Ciò NON era possibile nelle legis actiones, che sono un
istituto di ius civile antichissimo, in cui entrambe le parti devono essere necessariamente
cittadini romani.

❏ La portata dirompente dell’istituzione della figura del praetor peregrinus e la nascita del
processo formulare consentono di dare tutela a queste nuove figure contrattuali, che sono
legate anche ad un’evoluzione sul piano economico e dei commerci
❏ Roma è ormai cambiata: è la Roma che, con la sconfitta di Cartagine, comincia a
diventare dominante nello scacchiere politico dei paesi che si affacciano sul bacino del
Mediterraneo, che continuerà sempre più, con vittoriose politiche di conquista, a estendere
la propria egemonia e che, dunque, adatta il proprio diritto privato alle esigenze sociali e
commerciali di un’epoca che è nuova e lo fa sul piano giuridico→ vengono riconosciute
nuove figure contrattuali, nuovi istituti giuridici e, di pari passo, l’ordinamento appresta uno
strumento, come il processo formulare, nell’ambito del quale le aspettative e le obbligazioni
che si fondano sui nuovi istituti trovano un riconoscimento e una protezione sul piano
giudiziario.

➔ Cambia tutto a Roma e cambia anche, e si va evolvendo con il mutare della società di questi
secoli, l’assetto della repressione criminale.

➢ Una distinzione particolarmente importante è quella che distingue gli atti illeciti in due
grandi categorie:

1. Una categoria che rileva ai fini pubblici: gli illeciti pubblici → CRIMINA, i quali sono
repressi nell’ambito del processo criminale e si perseguono dinanzi ai comitii con funzioni
giurisdizionali;

2. Una categoria che, a Roma, ha a che fare con il delitto privato, la cui repressione è affidata
a strumenti che sono del processo privato e non di quello pubblico → DELICTA, i quali, a
sviluppo avvenuto, fanno nascere obbligazioni: in età antica sono fonte di una responsabilità
e di punizioni corporali; in età avanzata i delicta fanno nascere obbligazioni, sanzionati da
azioni penali private che si fanno valere nel processo formulare. E’ una specie di delitto
penale privato, il quale fa nascere un’obbligazione di denaro che l’autore dell’illecito deve
pagare alla vittima dell’illecito e se non lo fa, può agire con un’azione che si chiama azione
penale, ma è penale privata.
CRIMINA → ILLECITI PUBBLICI → PROCESSO CRIMINALE

DELICTA → ILLECITI PRIVATI → PROCESSO PRIVATO

In comune, queste due categorie, hanno un dato: sono tutti illeciti


➢ Tuttavia, questo non consente di fare scambi o confusioni tra crimina e delicta, che devono
rimanere sempre ben distinti perché sul piano poi delle diverse forme di processo dobbiamo
distinguere forme di processo pubblico, che in età antica è il processo comiziale per i
crimina e le legis actiones per i delicta e poi, in età più avanzata, per i delicta vedrà anche il
processo formulare.

➢ Le parti dei processi sono diverse:

- nel processo privato, abbiamo un attore e un convenuto;

- nel processo criminale abbiamo accusatore e accusato.

● Crimina e delicta sono le due principali figure di illecito della Roma arcaica.

1. CRIMEN (al plurale crimina) → Una figura di illecito che rileva nel campo del diritto
pubblico

2. DELICTA (=delitto, termine neutro, al plurale delicta) → una figura di illecito che rileva
nel diritto privato

- Con riferimento a questi ultimi, si tratta di figure che rispondono al principio della tipicità,
cioè figure che sono soltanto un numerus clausus, una cerchia ristretta e tipizzata, non ve
ne sono altri che sono configurabili in maniera astratta o nuova.

➢ In diritto romano i DELITTI sono solamente quattro:

- In età decemvirale sono 2..

1. FURTO

2. INIURIA

- alla fine dell’età repubblicana se ne aggiungono altri 2...


3. la figura del danneggiamento, DAMNUM INIURIA DATUM (III secolo a.C.)

4. RAPINA (I secolo a.C.).

❏ I delicta fanno nascere sicuramente una responsabilità, ma in età successiva fanno nascere
un’obbligazione. Abbiamo uno sviluppo da una figura di atto illecito da cui nasce una
responsabilità, fino ad una figura che invece fa nascere un'obbligazione, quindi un rapporto
tra un creditore e un debitore in cui il debitore deve pagare una somma di denaro a titolo di
sanzione afflittiva al creditore.

➢ Esistono 2 tipi di FURTO, ( lo si può definire come la sottrazione illecita di un bene altrui.
Questa nozione è antichissima: già nelle XII tavole viene represso il furto.)

1.1. → FURTUM MANIFESTUM, cioè un furtum nell’ambito del quale il ladro viene colto in
flagrante e le pene sono superiori rispetto all’altra figura di furto, poteva anche ucciderlo.

1.2. → FURTUM NEC MANIFESTUM

1.3. → FURTUM CONCEPTUM → In cui gli oggetti rubati fossero cioè trovati a casa del ladro
alla presenza di testimoni, ma non a seguito di perquisizione solenne. LA PENA era il triplo in
questo caso.

1.4. → FURTUM OBLATUM → Nel caso in cui la cosa fosse rinvenuta presso un terzo
incolpevole.

➢ Le pene cambiano a seconda della posizione del soggetto che ha compiuto l’atto illecito, a
seconda che sia pubere o impubere, a seconda che sia un soggetto di condizione libera o di
condizione schiavile → lo schiavo subisce pene che possono arrivare alla precipitazione
dalla rupe Tarpea, quindi una pena sostanzialmente di morte.

- Con lo sviluppo del diritto romano ci si rese conto che queste pene sulla persona
dell’offensore non erano pene che convenivano alla comunità: la comunità che si priva di
uno schiavo che viene precipitato dalla rupe, si priva di uno strumento di produzione
lavorativa, non ha senso uccidere uno schiavo che è un individuo che può contribuire alla
prosperità della comunità lavorando

2.1. → Così come pure le pene corporali (l’iniuria, termine che non va tradotto con l’italiano
ingiuria) non riescono a fare ottenere una pena che non sia di danno per la società;

➔ Le offese corporali danno diritto al soggetto che ha subito l’offesa, di esercitare, in età
antica:
- LA VENDETTA → l’espressione “occhio per occhio, dente per dente” che si trova nelle
XII tavole, è una regola che riconosce il diritto alla vendetta e, dal punto di vista giuridico è
una disposizione avanzata rispetto al regime della società che non conosce regole, perché in
realtà questa regolamentazione introduce un limite all’esercizio della vendetta:

➢ Nelle XII tavole c’è una regola in cui è stabilito che si può arrivare alla TALIO nella ipotesi
in cui tra offensore e offeso non vi sia un accordo:

- La TALIO, REGOLA DEL TAGLIONE è → nel caso di offesa fisica, il soggetto che ha
subito l’offesa può reagire con una vendetta, non però con una vendetta qualunque, ma con
una vendetta che trovi un limite consacrato nell’ordinamento, in forza del quale la reazione
non può superare l’atto di offesa: a chi viene cavato un occhio, è consentito cavare un
occhio al soggetto che lo ha offeso.

➢ Notando l’interezza del versetto delle XII tavole → “si membrum rupsit, ni cum eo pacit,
talio esto”, abbiamo il termine pacit, è un termine che ha la stessa radice del termine latino
pax,pacis ma è un termine che può essere ricondotto anche al termine pactum (patto)

- Questi termini rimandano tutti al raggiungimento di un accordo, al fare la pace, quindi si


deduce che→ la TALIO si applica a meno che tra offensore e offeso non vi sia un’attività
di pacère o di pacissi, di fare un patto, cioè a meno che si mettano d’accordo su una somma
di denaro de versare all’offeso in maniera tale da evitare la vendetta sulla base della talio

❏ Da notare l’ordinamento evoluto del V secolo a.c. → un ordinamento che dà la scappatoia al


soggetto offeso di infliggere una pena all’altro sicché vendetta non gli da niente in tasca, di
mettersi in tasca una somma di denaro che è oggetto di un accordo.
→ Dalla reazione a livello fisico, dalla vendetta arcaica e primitiva si passa all’accordo di una
somma di denaro che viene data a titolo di risarcimento ( e la società invece di avere due uomini
con la mano rotta, ha due uomini felici)

➢ Le pene sono stabilite in un ammontare di denaro che è fisso→ la lex le fissa a 350 o 150
assi a seconda che la persona che abbia ricevuto l’offesa sia una persona libera oppure uno
schiavo. Ci sono delle iniurie minori dove la pena fissa era di 25 assi.

3. La nuova fattispecie che nasce nel corso dell’età repubblicana, prende il nome di
DAMNUM INIURIA DATUM → cioè di un danneggiamento che viene compiuto “IN
IURA” vuol dire contra ius: un comportamento contrario all’ordinamento

➢ È una fattispecie che nasce grazie al PLEBISCITO AQUILIO DE DAMNO (III secolo
a.C., anno 286 secondo parte della storiografia)
- Sono delle fattispecie specifiche che erano regolate dai tre capitoli (kapita) di questo
plebiscito

1. La prima ipotesi era quella di un soggetto che avesse ucciso uno schiavo o un quadrupede
(che entrasse nella categoria delle cosiddette pècudes) altrui→ questo soggetto doveva
pagare al soggetto proprietario dello schiavo o dell’animale, una somma di denaro che
corrispondeva al valore massimo di mercato che lo schiavo o l’animale avessero avuto
nell’anno precedente.

2. Nel terzo capitolo (che nel testo di Manthe corrisponde al secondo) si stabilisce che una
somma di denaro deve essere pagata anche per l’uccisione di animali che siano diversi da
quelli del primo capitolo, e anche per altri danneggiamenti che siano diversi da quelle
previsti nel primo capitolo ma commessi mediante attività di bruciare, di distruggere, di
ferire → in questi casi è dovuta una somma di denaro calcolata sulla base del maggior
valore che l’oggetto del danneggiamento abbia avuto nei 30 giorni prossimi, quindi il valore
di mercato; (anche questa è una fattispecie delittuosa che fa nascere l’obbligazione in virtù
della quale il soggetto che ha commesso l’illecito diventa debitore e il soggetto danneggiato
diventa creditore)

4. LA RAPINA è una forma qualificata di furto, qualificata dall’uso della violenza→ mentre
il ladro ruba senza ricorrere alla violenza poiché opera di nascosto, la rapina si qualifica
nella sua fattispecie propria perché viene fatta con l’uso della violenza

- È una figura che veniva repressa in età antica a titolo di furto mentre nell’ultima età
repubblicana che è un’età difficile, di disordini sociali, di guerre civili, di bande armate che
scorrazzano per tutta l’Italia, proprio per reprimere questi furti fatti con la violenza, viene a
staccarsi dalla fattispecie del furto, una autonoma ipotesi delittuosa che viene chiamata
appunto rapina e che è sancita da un’azione con la pena al quadruplo del valore dei beni
oggetti di rapina.

➢ Oggi siamo abituati a pensare a questi illeciti (lesioni fisiche e corporee, furto e rapina)
come illeciti che rilevano nel campo del diritto penale;

➢ a Roma questi illeciti sono delicta, non sono crimina e si reprimono nel sistema del
processo privato.

➔ Diverse sono invece le figure di illeciti pubblici che si fanno valere nel processo comiziale
→ in questo caso il comizio deve essere convocato da un magistrato che abbia il diritto di
convocarlo, il magistrato sostiene l’accusa, l’accusato invece è un soggetto nei confronti del
quale si vuole irrogare la pena ma che se oppone la provocatio ad populum chiede un
giudizio instaurato innanzi ai comizi, si hanno delle altercationes, quindi si hanno dei
discorsi a favore e contro l’accusato; alla fine il popolo viene chiamato a votare e al termine
di questa seduta dell’assemblea, la votazione stabilisce se vada o meno condannato il
soggetto accusato.

● Un altro fattore di evoluzione del diritto privato romano è dato da quella scienza giuridica
romana antica detenuta dal collegio pontificale che ogni anno designa un soggetto che ha la
funzione di interpretatio iuris che è un’attività che ha come proprio esito anche una
funzione creatrice del diritto → interpretatio pontificale

➔ L’interpretatio pontificale della Roma arcaica, è uno dei fattori di produzione


dell’ordinamento giuridico. La giurisprudenza pontificale con la sua attività interpretativa,
può creare un istituto → facendo perno sulla disposizione presente nelle XII tavole in base
alla quale il padre poteva vendere il figlio per un massimo di tre volte facendolo diventare
un soggetto sui iuris, stabilì che ciò si potesse fare appositamente per ottenere uno scopo,
quello di emancipare il figlio cioè di far sì che il figlio uscisse dalla patria potestas.
→ Quindi per ottenere quell’istituto che ancora oggi nel nostro diritto privato si chiama istituto dei
figli emancipati, la EMANCIPATIO.

➔ Quindi è un’attività che si attua prendendo disposizioni che già esistono nell’ordinamento e
interpretando queste regole si crea il diritto.
L’attività dell’interpretazione pontificale è un’attività CREATRICE DI DIRITTO; la
giurisprudenza romana già a partire dalle prime fasi della sua storia, è un fattore di
produzione del diritto, è un’interpretazione creatrice e così rimarrà nei secoli successivi:
fino all’età del principato la INTERPRETATIO dei PRUDENTES, dei iuris periti, sarà
un’attività creatrice di diritto, è fonte del diritto→ Attività dunque produttiva di
ordinamento che in età arcaica è monopolio esclusivo del collegio pontificale

❏ Questo collegio pontificale però era composto esclusivamente da PATRIZZI. Pensate ad


un’attività del genere, creatrice del diritto, nelle mani dell’ordine patrizio in un momento di
scontro come quello che caratterizza la prima fase dell’età repubblicana.

❏ Ai PLEBEI è costata tanta fatica per avere delle legge scritte (XII tavole), ora non possono
accettare che siano interpretate dai patrizi. Temono cioè, che questa attività di
interpretazione possa risultare sfavorevole ai plebei e le pressioni che si avvertono già dopo
le leggi Licinie Sestie (seconda metà del IV secolo e inizio del III secolo), si riflettono anche
su un’altra rivendicazione che i plebei compiono:

➔ Essi dopo aver vinto la battaglia volta ad ottenere uno dei due posti del consolato, iniziano
a chiedere che anche il collegio pontificale si apra a membri di estrazione plebea.

■ Il loro obiettivo è quindi quello di cominciare a gestire la situazione non soltanto sul piano
politico-militare con uno dei due posti del consolato, ma anche quello di entrare a far parte
dei collegi sacerdotali.
➢ Anche su questo punto i patrizi oppongono resistenza, perché si rendono conto che, aprire ai
plebei i collegi pontificali, significherebbe di fatto perdere potere.

- Anche su questo punto però, il contrasto fra patrizi e plebei, alla fine si risolve con un
compromesso politico → nel 300 a.C. viene emanata la cosiddetta LEX OGULNIA che in
realtà è un plebiscito che viene proposto dai tribuni Quinto e Cneo Ogulnio

- LA LEX OGULNIA → stabilisce che per la prima volta in questo anno aprono l’accesso ai
sacerdozi, anche ai plebei.

❏ Il collegio pontificale viene aumentato nel numero, da 5 a 9 componenti, incluso il


pontefice massimo, e fanno sì che i plebei finalmente possano avere accesso a questo
collegio che ha l’importante compito di interpretare il diritto.

● Dopo quasi mezzo secolo, nel 254 a.C., da questo collegio misto per la prima volta esce
fuori un pontefice massimo di estrazione plebea, TIBERIO CORUNCANIO.

- Tiberio Coruncanio è importante perché inaugura una nuova prassi legata alla tecnica del
RESPONSUM. I pontefici antichi ogni anno designavano, all’interno del gruppo dei 5
pontefici, un pontefice destinato a dare risposte ai cittadini che si recavano da costui a porre
una domanda, risposta che in latino prende il nome di responsum, appunto.

- Il responsum pontificale→ era caratterizzato dal fatto che non veniva fornito alcun motivo
per il quale l’atto poteva essere compiuto o meno, ma semplicemente una risposta
affermativa o negativa.

- Per cui nessuno conosceva il diritto. Questo ci fa capire quello che dice Pomponio, giurista
del II secolo, che tracciando una sintetica storia della giurisprudenza romana a partire
proprio dai pontefici, dice che all’inizio della esperienza romana tutto il diritto “in
penetralibus pontificum repositum erat”, era riposto nei penetrali dei pontefici, nessuno
sapeva i meccanismi di funzionamento del diritto, nessuno conosceva l’arte di interpretare il
diritto, nessuno conosceva i principi di questa scientia iuris.

Certo, le XII tavole avevano segnato un primo limite, perché la scienza del diritto era stata ormai
resa patrimonio comune a tutti coloro che erano in grado di leggere, ma la scienza di
interpretazione del dato legislativo rimaneva esclusivo monopolio dei pontefici.

➔ Quando nel 254 a.C. viene eletto come primo pontefice massimo plebeo Tiberio
Coruncanio, le cose cambiano radicalmente perchè egli comincia una nuova prassi chiamata
in latino prassi del IUS PUBLICE PROFITERI, cioè quella di spiegare in pubblico il
diritto e inaugura una prassi attraverso la quale dà i responsi in pubblico sicché tutti i
presenti possano sentire la risposta;
➢ Ma la vera novità sta nel fatto che, oltre a fornire la risposta al quesito sottoposto alla sua
attenzione, Tiberio comincia anche a indicare pubblicamente qual è il percorso
argomentativo che lo ha portato da certe premesse, dal dato che interpreta, a quella
determinata soluzione; inizia cioè a professare pubblicamente le motivazioni e i meccanismi
di interpretazione del diritto che fino a quel momento erano chiusi nei penetrali dei
pontefici.

❏ La scienza del diritto da arte racchiusa, nascosta all’interno di una conventicola di 5


pontefici patrizi, diventa un’arte che tutti sono in grado di conoscere

➔ E’ proprio in seguito a questo momento significativo, rappresentato dalla elezione di Tiberio


Coruncanio a pontefice massimo e soprattutto dalla prassi da lui inaugurata, che si ha
l’inizio della nascita di una nuova giurisprudenza che esce dal collegio pontificale e che
diventa GIURISPRUDENZA LAICA.

➢ LA GIURISPRUDENZA LAICA indica→ quell’attività di riflessione sulla scienza del


diritto che non si compie più all’interno di un collegio sacerdotale come quello dei
pontefici,ma la giurisprudenza laica è quella compiuta da soggetti che pur non essendo
pontefici, iniziano ad occuparsi, da laici, della scienza del diritto

❏ Insomma, questo monopolio della conoscenza del diritto, della sua interpretazione, si è
ormai rotto, si è rotto l’argine di questo velo di segretezza. Quindi nasce, alla metà del III
secolo a.C., la giurisprudenza laica che continuerà a costituire un fattore fondamentale per
l’evoluzione del diritto privato romano.

➢ Molta dell’evoluzione si deve a questi giuristi che iniziano ad occuparsi di compiti pratici,
cioè iniziano, accanto al respondere, ad essere esercitati da questa giurisprudenza laica
anche compiti di natura pratica.

➔ Compiti che vengono solitamente riassunti da tre verbi latini che sono detti nel loro
complesso, TRIA MUNERA:

1. AGERE (àgere): suggerire, da parte del giurista, gli schemi processuali da adottare nel
campo del processo privato. I privati cittadini che sono digiuni di nozioni giuridiche non
sanno ad esempio con quale legis actio agire, quindi vanno dai giuristi, chiedendo quale sia
lo schema di legis actio che devono adottare, gli chiedono quali sono le parole da
pronunciare e quali gesti devono compiere. Insomma i giuristi fanno un’attività di
consulenza diventando cantor formularum, cioè dicono la formula che deve essere
pronunciata nel processo delle legis actiones oppure che deve essere scritta nel processo
formulare.

2. CAVERE (cavère): attività che deve essere svolta dai giuristi per suggerire gli schemi nei
negozi (fare una mancipatio, fare un nexum, una stipulatio, un contratto, un testamento). Si
parla in questo caso di giurisprudenza cautelare, perché detta le cautele che devono essere
seguite per raggiungere gli schemi negoziali. Il giurista dà dei consigli ai cittadini.

3. RESPONDERE (respondère): il giure consulto (=giurista romano) dà risposte (che si


chiamano responsa) a coloro che pongono quesiti

➔ I compiti diversi da quelli pratici esercitati dai giuristi sono quelli di natura scientifica;
→ i giuristi possono anche svolgere attività di natura scientifica, una riflessione scientifica che è
molto importante, perché il diritto romano ha raggiunto il significato e il valore non soltanto in quel
periodo, ma anche nei periodi successivi, perché è la prima forma di organizzazione scientifica del
sapere giuridico.

❏ Non si tratta di una conoscenza empirica disordinata, è una scienza che viene ricondotta a
schemi concettuali, frutto di una riflessione di una branca di specialisti che la costruiscono
come una vera e propria scientia, come una vera e propria ars: ne studiano i rapporti interni,
elaborano schemi di riflessione che sono proprio espressione del compito scientifico della
giurisprudenza repubblicana

FACENDO UN SUNTO…

- In età repubblicana assistiamo ad un processo di laicizzazione (è un’espressione che


rimanda all’idea di un’attività che non è più compiuta esclusivamente da sacerdoti, ma è
compiuta anche da soggetti laici che apprendono il diritto presenziando all’attività
inaugurata da TIBERIO CORUNCANIO nel 254 a.C. che prende il nome di “ius publice
profiteri”. Tiberio Coruncanio è il primo pontefice massimo plebeo e questa sua elezione a
questa carica sacerdotale è molto importante nella vita romana che si ha dopo che nell’anno
300 a.C. un plebiscito Ogulnio aveva aumentato il numero dei pontefici da 5 a 9 e aveva
consentito anche ai plebei l’accesso al pontificato. Questa professione pubblica del diritto
consiste nel dare risposte ai quesiti sottoposti ai pontefici, accompagnandoli però dalla
spiegazione dei motivi del percorso dell’iter logico che porta a quella risposta e non ad
un’altra si trasforma ben presto in una forma trasmissione del sapere giuridico.

➔ A Roma l’attività dei giureconsulti è la → “IURIS CONSULTI O IURIS PERITI”


➢ In questo circolo di auditores (ascoltatori presenti all’emanazione dei responsi), si formano
i primi giuristi laici, i quali iniziano a studiare il diritto in maniera specifica come scienza
del diritto (scientia iuris) e a fondare la giurisprudenza Romana, fenomeno tipico ed
esclusivo nel mondo antico di Roma
- La filosofia nasce in Grecia mentre la giurisprudenza nasce a Roma (l’arte del diritto è tutta
romana), infatti è questa la ragione per cui lo studio del diritto come scienza da parte della
iurisprudentia fa sì che si formi questa prima scienza giuridica che è arrivata ai nostri
giorni e alla quale si guarda sempre come prima creatrice dell’attività di riflessione
sistematica e scientifica.
➢ Per ricordare i tre compiti svolti dai giuristi dell’età repubblicana ci agganciamo
attingendo alle fonti, in particolare con un passo di Cicerone “trattato de oratore” scritto
nel I secolo a.C., egli si fa una domanda: “A chi spetta realmente il nome di
Giureconsulto?” e alla quale dà una risposta così:

→ “Circ. de orat. 1.212: Se poi si domandasse a chi spetta il nome di giureconsulto, direi che può
definirsi tale che è esperto delle leggi e delle consuetudini osservate dai cittadini, tanto da saper
dare pareri giuridici (ad respondendum), suggerire formule processuali (ad agendum),
approntare schemi negoziali (ad cavendum).”

Alcuni esempi di nomi del genere vi sono:


■ Sesto Elio Peto Catone: egli fu console nel 198 a.C., scrisse un’opera importante “I
Tripertita”, opera che prende il nome dalla sua struttura interna che è suddivisa in tre parti:
(1 parte) si riferisce alle leggi delle XII tavole;
(2 parte) L’interpretatio; 
(3 parte) Legis actiones: schemi che servono per i processi e schemi che servono per
raggiungere scopi di natura negoziale.

➔ Quest'opera dà vita a IUS AELIANUM, perché prende nome da Sesto Elio Catone e mette
a disposizione a coloro che sanno leggere di conoscere il testo delle XII tavole, di rendersi
conto di come i versetti possano essere interpretati gli schemi processuali e gli schemi delle
legis actiones.

➢ C’è un'ulteriore attività di laicizzazione che comincia a incalanarsi nel solco di un’attività
letteraria del II secolo a.C., e anche scritta accanto ai compiti pratici
→ agere - cavere - respondere
- Quindi si inizia a svolgere anche un’attività di natura letteraria, ovvero opere scritte che
circolano e che consentono a tutti di leggere ciò che prima era monopolio esclusivo del
collegio pontificale, dunque inizia questa circolazione del sapere che innesca un
meccanismo di perfezionamento e raffinamento dell’attività compiuta dalla giurisprudenza
romana (intesa come scienza del diritto creatrice).

➔ Sesto Pomponio in questo suo manuale “Liber singularis enchiridii” (primo libro del
Digesto) scrive che: ‘Man mano che la città si andava ampliando, poiché mancavano alcuni
tipi azioni e dopo un periodo di tempo non lungo, si ebbe questa opera di Sesto Elio in un
libro (ius Aelianum) il cui contiene le Legis Actiones…
--------
➔ Poco dopo anche Ennio citò Sesto Elio Catone e il suo libro resta Intitolato ‘I Tripertita’ il
quale contiene i fondamenti del diritto civile incunabula iuris e si chiama così poiché con
le leggi delle XII tavole inizialmente si ricongiunge l’interpretazione e poi su tutto si viene a
tessere La Legislatio. (quindi nel II secolo a.C. cominciò l’attività letteraria della
Giurisprudenza).

➢ In questo manuale (Liber singularis enchiridii) scrive che dopo Sesto Elio e Marco Porcio
Catone vennero Publio Mucio, Bruto e Manio Manilio i quali gettarono le fondamenta del
Ius Civile.

Successivamente Pomponio ricorda che tra questi tre giuristi nella fase fondativa della
giurisprudenza repubblicana:
■ Publio Mucio lasciò 10 rotoli di papiro (opere scritte) in latino Libelli e inoltre fu Pontefice
massimo (ricordato come tale)
■ Bruto lasciò 7 rotoli di papiro e inoltre percorse il Cursus honorum fino a raggiungere il
rango pretorio.
■ Manio Manilio lasciò 3 rotoli di papiro e lasciò altri rotoli di papiro con il nome di
Monumenta.
- Alcuni giuristi (citati precedentemente) non si occuparono della scienza dei giuristi, ma
svolgevano anche funzioni civili impegnandosi in politica, percorrendo il Cursus Honorum
fino a raggiungere gradi elevati come la pretura, il consolato ma anche altre cariche
importanti in cui la conoscenza del diritto facilitava lo svolgimento della funzione, come
quello di pontefice massimo

❏ Quindi nel II secolo d.C. un’attività della giurisprudenza che oltre ai tre compiti pratici,
inizia a lasciare delle opere scritte nei rotoli di papiri, che attualmente non conosciamo se
non per citazioni indiretta (poiché i rotoli di papiro non ci sono pervenuti) e possiamo farci
un’idea della giurisprudenza repubblicana di questa prima fase Fondativa.

➔ Pomponio nel suo manuale (Liber singularis enchiridii) continua a tracciare la storia della
giurisprudenza nella fase successiva, ovvero quella Fondativa, e ricorda che oltre ai giuristi
citati precedentemente ci fu un altro giurista Quinto Mucio Scevola (figlio di Publio Mucio)
che fu il primo a sistemare il Ius civile (diritto dei cittadini romani), dice Pomponio,
“generatim” (in italiano per generi) ordinando in 18 rotoli di papiro.

- Nel II sec a.C. Roma entra in contatto con la cultura greca poiché viene conquistata e
ridotta in una delle province romane. Una volta venuti in contatto con la filosofia greca i
giuristi romani innestano nella scienza del diritto un modo di organizzare gli elementi che
compongono il diritto secondo uno schema che risaliva ad Aristotele

➢ Quindi si lasciano influenzare anche dal punto di vista del diritto e presero da questa la
dottrina di Aristotele del genere e della specie (questa dottrina la applicarono al diritto).
(Es. genere = esseri viventi, specie = umana)

- All’interno di tutti gli esseri viventi poi si vede ciò che caratterizza un sottogruppo, questo
elemento peculiare si chiama differenza specifica. Questo sistema concettuale di
ordinamento della realtà che ci circonda elaborato e tipizzato già con Aristotele, trapiantato
a Roma feconda la giurisprudenza inducendo ad adottare nella sistemazione dei concetti
giuridici a degli istituti giuridici lo schema della specie rispetto al genere. Gli istituti
giuridici vengono raggruppati in genere (generati dice Pomponio con riferimento a
Quinto Mucio), e questo raggruppamento degli istituti fa sì che anche i fenomeni che si
prestano ad essere classificati vengono raggruppati per genere. Questa è la tecnica che si
chiama tecnica diairetica in cui la diairesis consiste nel mettere insieme cose simili.
- Esempio: Nella lezione precedente abbiamo parlato di furtum manifestum e furtum nec
manifestum, all’interno dei furta ci sono i genera furtorum. I giuristi romani iniziarono ad
organizzare gli istituti raggruppandoli per elementi comuni, insistendo anche sulle
differenze e questa è la base che serve per ragionare in termini giuridici.

- Era un sistema talmente valido che fu impiegato anche dai giuristi di età successiva, i quali
scriveranno opere di diritto civile che chiameranno libri ad quintum mucium, quello che
oggi gli studiosi chiamano Sistema Muciano → perché fu realizzata Sul finire dell’età
repubblicana da Mucio Scevola

➢ Pomponio dopo aver ricordato la figura di Quinto Mucio inoltre disse che aveva fondato
delle scuole di cui uno dei più grandi esponenti Aquilio Gallo, Sesto Papirio e Gaio
Giudensio. Pomponio dice che Aquilio Gallo era un giurista che godeva di grande autorità

- Tutti i giuristi dell’età repubblicana erano liberi di dare l’interpretazione che credevano,
diversa da quella che possono dare altri giuristi, infatti era normale che i giuristi interrogati
sulla medesima questione dessero responsa contrastanti tra di loro. Solo i giuristi che
dimostravano di essere persuasivi e capaci di imporre il proprio responsum prevaleva. Le
risposte date dai giuristi, le opinioni, i pareri dati dai giuristi formano un sistema che è
controversiale a quello che si chiama e che sarà continuato a chiamare anche per tutta l’età
successiva Ius controversum, che non era un sistema improntato all’unità, ovvero non
c’era un legislatore che imponeva l’interpretazione, ma vi erano vari studiosi che dinanzi ad
una domanda da parte di privati davano una risposta e per imporre questa risposta che
davano rispetto alle altre, dovevano riuscire a persuadere e questa persuasività sta nella
bontà del metodo che adoperavano.

❏ Da questo punto di vista è un sistema aperto che invoglia alla riflessione ed è proprio per
questo che si forma poi la possibilità di scegliere la soluzione migliore, dunque attività
Creatrice con un sistema aperto che si basa sulla capacità di convincere.

➢ Nel libro 7 del digesto ci si occupa dell’usufrutto→ L’usufrutto è un diritto reale che si
classifica fra i diritti reali di godimento dei beni altrui che si attribuisce ad un soggetto che
ne è titolare (usufruttuario) il diritto di utilizzare un bene e di trarne i frutti senza
modificare la destinazione dell’usufrutto. Nel momento in cui il diritto di usufrutto si
estingue il bene del nudo proprietario, cioè di chi si spoglia del proprio bene, tornerà ad
essere proprietario del bene

EX: Un esempio è una questione che ha a che fare con uno dei 4 contratti consensuali che sono:
Compravendita, Locazione, Societa, Mandato, riportato da Gaio:
<<Gai 3.149: Vi è stata una grande discussione sul punto, se si potesse costituire una società in
cui un socio avesse una parte maggiore nei profitti e nelle perdite. Cosa che Quinto Mucio ha
ritenuto contraria alla natura della società, mentre Servio Sulpicio, la cui opinione finì poi con il
prevalere, a tal punto ritenne che potesse costituirsi una simile società, da giungere a dire che la
si poteva costituire in modo che un socio non partecipasse alle perdite, ma ai profitti, purché la
sua opera apparisse tanto preziosa da rendere equa la sua ammissione nella società con questo
patto. Consta, infatti, che si possa costituire una società anche in questo modo, che un socio
conferisca del denaro, e l’altro no, e che tuttavia il profitto sia comune a entrambi: spesso infatti
l’opera di una persona equivale al denaro>>.

‘’Può uno dei due soci avere una parte superiore e gli altri una parte inferiore quando si dividono i
profitti e le perdite?’’
(Ricordiamo che la societas romana era un contratto consensuale di diritto delle genti, cioè un
contratto che poteva essere fruito anche dai peregrini, in cui le parti che si chiamano soci,
convengono di mettere insieme beni o attività lavorative per raggiungere uno scopo sociale per poi
dividere questi profitti e perdite.)
- Quinto Mucio ha ritenuto contraria nella natura della società questa possibilità, quindi non
ritiene sia possibile
- Servio Sulpicio Rufo ritiene possibile costituire una società nella quale i soci partecipassero
in misura diversa sia ai profitti che alle perdite ma sosteneva anche che uno dei soci poteva
anche non partecipare affatto alle perdite ma ai profitti pur che la sua opera apparisse tanto
preziosa da rendere equa la sua ammissione alla società (spesso l’opera equivale al denaro).
➔ La caratteristica di questo sistema giurisprudenziale è un canale di formazione del diritto
che si basa ad una controversialità ma che consente di dare risposte a tutte le esigenze che si
vengono a proporre nella vita di ogni giorno, anche se non c’è una legge che non disciplina
un argomento nuovo, i romani hanno giuristi che possono fornire una risposta che se prevale
sulle altre con il passare del tempo diventa un vero e proprio diritto. → I giuristi romani
(ceti importantissimi) raccolgono per iscritto opere che danno risposte con motivazioni a
problemi giuridici chiamati libri responsorum (libri di risposte) quindi raccolgono opere
scritte che poi circolano ma anche libri quaestionum. 
➔ Servio Sulpicio Rufo fra i giuristi dell’ultima età repubblicana è rimasto famoso proprio per
questi responsa, tanto che nella sua scuola misero insieme tutti i suoi responsa da comporre
180 libri.

Nella tecnica con cui viene emessa una responsa possiamo riscontrare tre momenti che servono
ancora oggi per analizzare un caso nuovo e questi tre momenti sono il Casus-quaestio-responsum:
1. Il Casus è l’esposizione del caso concreto per indicare tutti gli elementi di fatto;

2. Quaestio la domanda che viene posta dal richiedente al giurista;

3. Responsum ovvero una risposta fornita a tale casus dal singolo giurista, spesso
accompagnata dall’indicazione delle ragioni che hanno indotto a fornire una determinata
risposta e non un’altra e anche dalla distinzione rispetto a dei casi analoghi.

● In Sicilia viene inviato un Praetor Siciliensis → esso è una nuova figura di magistrato che
si occupa di amministrare la provincia, questo magistrato occupa militarmente la provincia
ed è dotato di imperium e si viene a porre come governatore del nuovo territorio emettendo
una legge che si chiama lex provinciae
- LEX PROVINCIAE→ è la legge che contiene lo statuto provinciale, cioè
l’organizzazione interna.

➢ Nel compiere le proprie funzioni il pretore è accompagnato da 2 questori:


1. uno che ha sede a Liribero nella parte occidentale sotto cartagine;
2. l’altro sta a Siracusa

➔ Lo stesso avviene in Sardegna un Praetor sardiniensis (accompagnato da un solo


questore). 

➢ Questi pretori erano i magistrati che avevano già svolto il loro dovere a Roma e gli veniva
prorogato, con la prorogatio imperii, l’attività pubblica per primo anno. Questo atto di
prorogatio imperii proviene dal senato Romano che instaura la figura del governatore e lo
conferisce ai magistrati che hanno già fatto un anno di magistratura a Roma.

➢ Tutte le province delle quali abbiamo parlato e man mano che entrano nella sfera di dominio
di Roma antica sono governati da Pro magistrati tranne due: Africa e Asia, che sono
province proconsolari cioè solo chi ha assunto prima la carica consolare.
➢ Tutti gli altri governatori delle altre province sono propretori

- Dai romani queste province repubblicane più antiche vengono chiamate province del popolo
romano e i provinciali per poter usufruire il territorio devono pagare un’imposta fondiaria
chiamata stipendium

❏ Entra a far parte dell’economia romane queste imposte fondiarie che i provinciali devono ai
romani e che arricchiranno le Aerarii cioè le casse pubbliche dello stato che si trovava sotto
la sorveglianza del senato.

FACENDO UN SUNTO SUI PRETORI…


❏ Sul piano del diritto pubblico si conoscono queste nuove unità amministrative e la creazione
dei governatorati a capo delle varie province (Sicilia, Sardegna e Corsica, le due Spagne e
cosí via) creano questa nuova figura di soggetti promagistrati che si trovano da soli nelle
province in una posizione apicale, sono magistrati cum imperio, a cui l'imperium è stato
prorogato dal Senato a mezzo della prorogatio imperii.

- l'organizzazione delle province crea queste figure di soggetti posti all'apice


dell’organizzazione amministrativa delle province senza alcun controllo, perché i
magistrati provinciali non sono soggetti al limite della collegialità, e inoltre non sono
soggetti neanche al limite della provocatio ad populum.

➔ Dato che non avevano nessun limite nell’esercitare il loro potere, si crearono alcuni casi di
abuso → Gaio Verre (Pro Praetore in Sicilia)

- Questo abuso, creò una situazione di tensione in Sicilia e di conseguenza, costrinse ai


Siciliani una reazione, i quali nel I secolo a.C si rivolsero a Cicerone, il quale era stato
questore a Lilibeo (città situata all'estremo ovest della Sicilia, precisamente sotto l'attuale Marsala)

- Si rivolsero a Cicerone perché patrocinasse le ragioni dei siciliani innanzi ad una corte
giudicante, davanti alla quale Verre fu chiamato per rispondere di un crimine particolare.
- La procedura criminale in età antica è svolta dinanzi alle assemblee popolari, assemblee
popolari che accanto alle funzioni legislative ed elettive hanno anche funzioni di natura
giurisdizionale proprio in materia criminale

➢ Con la creazione delle prime province, proprio per dare una risposta punitiva ai
comportamenti illeciti compiuti dai promagistrati, quindi dai governatori provinciali, ai
danni dei provinciali stessi, viene creata una nuova forma di repressione.
→ La prima forma della repressione in questione assume carattere eccezionale,

★ Il Senato romano, oltre ad avere le funzioni che conosciamo già e che abbiamo ricordato
(interregnum, auctoritas e consilium), svolgeva anche un'innumerevole altra serie di
funzioni. Tra queste funzioni vi era anche quella di curare i rapporti internazionali
INFATTI...
➢ Quando Roma cominciò ad allargarsi e ad espandersi con le progressive conquiste nel
bacino del Mediterraneo, i provinciali potevano chiedere al Senato di intervenire con
riferimento a delle questioni, con degli ambasciatori inviati appunto a Roma da parte dei
provinciali, che presentavano queste ultime al Senato stesso

➢ Quando i provinciali avevano da lamentare abusi da parte dei governatori romani,


mandavano un'ambasceria a Roma, e questi ambasciatori si chiamavano LEGATI.

- Questo successe in Spagna. → Dalla Spagna cominciarono ad arrivare a Roma ambascerie


che lamentavano di abusi di potere commessi dai governatori provinciali a danno appunto
dei sudditi delle province.

- Le province più antiche sono la Sicilia e poi la Sardegna con la Corsica, e poi le due Spagne
(Citerior e Ulterior).

<< Perché questo tipo di lamentela viene dato, viene proprio manifestato al Senato e non a un altro
organo? Che rapporto c'è che lega il Senato con i governatori provinciali?>>

➠ Perché il Senato prorogava l'imperium dei promagistrati → cioè allunga l'imperium dei
promagistrati e sceglie chi possa diventare proconsole o propretore.

- Dunque è di fatto il Senato che controlla, sceglie gli ex magistrati che continueranno ad
esercitare il proprio potere nelle singole province in qualità di governatori delle province.
➢ Se il promagistrato, che è stato inviato dal Senato nelle province, si comporta in maniera
difforme dagli interessi dello Stato romano, ecco che i provinciali mandano queste
ambascerie a Roma a proporre delle lamentele innanzi al Senato.

➢ E questo tipo di risposta sanzionatoria avviene già nel II a.C. quando il Senato istituisce
delle commissioni, delle giurie chiamate a investigare sulla rilevanza penale, sulla rilevanza
criminale dei comportamenti dei promagistrati, dei governatori inviati in Spagna.

Come fa il Senato ad istituire queste corti giudicanti, queste commissioni che devono indagare
circa la condotta scorretta dei governatori?

➠ Lo fa con un Senatus Consultum → Il Senato emette un Senatus consultum che istituisce


una “quaestio”. Sono commissioni che devono indagare, delle commissioni di inchiesta
potremmo dire con un termine moderno.

➢ La quaestio è una commissione di soggetti che, in virtù di un Senatus consultum, è chiamata


a indagare sulla commissione di atti illeciti compiuti dai governatori provinciali.

Quali sono questi atti illeciti che i governatori provinciali solitamente ponevano in essere nelle
province?

➠ Sono condotte che noi oggi chiamiamo con dei termini che hanno un nomen: IURIS (una
qualificazione giuridicamente rilevante) e che sono quelli che corrispondono ai reati che nel
nostro Codice penale sono detti reati contro la pubblica amministrazione.

I PRINCIPALI REATI SONO (ma ce ne sono anche altri come il peculato) :


■ CORRUZIONE → La corruzione indica, in senso generico, un processo di
degenerazione e decomposizione, e più specificamente la condotta di un soggetto che
induce qualcuno, in cambio di denaro oppure di altre utilità e/o vantaggi, ad agire contro i
propri doveri ed obblighi.

■ CONCUSSIONE → Il reato di un pubblico ufficiale che abusando delle sue funzioni


costringa ( c. violenta ) o induca ( c. implicita o fraudolenta ) alla consegna o alla promessa
indebita di una somma di denaro

EX:X vuole ottenere una licenza edilizia perché possiede un pezzo di terreno e vuole costruire. A X
toccherebbe tale licenza, ma io inizio a fare ostacoli e poi le dico "la vuoi questa licenza? Mi devi
dare 10 mila euro, altrimenti la licenza che ti toccherebbe perché ci sono i requisiti di legge, la
rispondenza al piano regolatore in generale ecc., io non te la do". Quindi, è il soggetto che si trova
in una posizione di forza e che, sfruttando il potere che gli viene dato dalla pubblica autorità,
utilizza male questa pubblica potestà

❏ Queste due figure, che nell'attuale dogmatica penalistica hanno una disciplina autonoma,
sono previsti e puniti da due articoli diversi del Codice penale, ma c'è anche l'abuso di
ufficio.

- Innanzitutto, il soggetto agente, il soggetto che commette l’illecito non è un qualunque


cittadino. Sono quelli che oggi nella moderna penalistica si chiamano reati propri. Propri
perché possono essere compiuti da soggetti che rivestono una certa qualifica.

EX: X (nome di uno studente) non si può ad esempio macchiare di concussione perché non è un
pubblico ufficiale, né un incaricato di un pubblico servizio.

❏ Proprio a partire dall'esperienza dei governatori provinciali, che trovandosi da soli ad


amministrare grandi territori come quelli conquistati, iniziano ad esercitare poteri vessatori
nei confronti dei provinciali. Si fanno corrompere, oppure utilizzano il potere di Roma,
conquistato con il sangue delle legioni, allo scopo di ottenere ciò che non spetta.

➔ Lo faceva Verre, noto perché amante e collezionista dell’arte, che quando passava per la
Sicilia e vedeva una bella villa o delle statue a lui gradite, se le faceva portare utilizzando il
potere di propretore oppure esercitava la giustizia (perché il governatore provinciale ha la
iurisdictio), e si faceva corrompere oppure si faceva dare del denaro.

- Vero è che i governatori provinciali, andando in provincia, si rifacevano delle forti perdite
economiche subite nelle campagne elettorali. A Roma, le campagne elettorali, per diventare
pretori o consoli, erano molto dispendiose. Le fonti ci fanno sapere di interi patrimoni andati
in fumo per finanziare campagne elettorali. Quindi, colui che era diventato pretore o
console, prorogatosi l'impero e diventato governatore provinciale, cercava di arricchirsi.
- Questo, però, non va bene e il Senato nel II secolo a.C. in via straordinaria (cioè di volta in
volta e di carattere eccezionale che risponde alle lamentele di singole ambascerie) istituisce
tali quaestiones.

Come funzionavano queste corti giudicanti?

➠ Erano delle corti, formate all'inizio in una composizione ristretta secondo modelli di
conoscenza tratti addirittura dal processo privato (dalla legis actio sacramenti), le quali
indagavano sull'eventuale commissione di un atto illecito e alla fine, se rilevavano che il
governatore provinciale si fosse macchiato di questo crimine, imponevano la restituzione
delle somme estorte ai provinciali.
- questo tipo di procedura, che mirava ad ottenere una restituzione di quanto illecitamente
sottratto nell'esercizio delle proprie funzioni di governatore provinciale, viene espresso in
latino dal verbo "rèpetere" → Significa restituire (retro petere= chiedere indietro)

➔ E' questa la ragione per cui l'illecito pubblico di cui noi parliamo è senz'altro un crimen, ma
prende il nome specifico di crimen de pecuniis repetundis, crimine che ha a che fare con
la restituzione della pecunia che deve essere restituita.

➢ MA...se viene scoperto da qualcuno, devono avere il coraggio di andare a Roma e di trovare
un rappresentante; perché i provinciali non possono stare in giudizio: come i siciliani si sono
trovati Cicerone, gli spagnoli e gli altri provinciali si dovevano trovare un patronus romano
che sostenesse l'accusa.

➔ Cicerone era quello che si chiama "homo novus", non veniva da una famiglia della
nobilitas. Cicerone si assume questa causa come tutti i giovani politici rampanti dell'epoca,
lo stesso lo fa Marco Antonio e tanti altri. Lo fanno proprio per acquistare notorietà come
difensori dell'interesse pubblico

- Quindi, i provinciali si devono trovare un patronus → Cicerone lo è stato per i siciliani, i


quali rappresentino gli interessi dinanzi una quaestio

❏ Agli inizi del II secolo a.C. vi sono, dunque, delle quaestiones che nella manualistica sono
chiamate "quaestiones extraordinariae" → EXTRAORDINARE Perché la loro istituzione
avviene di volta in volta per dare una risposta a lamentele portate all'attenzione del Senato
da singole ambascerie, e che vengono istituite o con un SENATUS CONSULTUM o con
un PLEBISCITO.

➠ Cosa facevano questi plebisciti e questi senatus consulti? Nominavano una commissione
presieduta da un console, un pretore o addirittura da un dittatore, che aveva il compito di
investigare e giudicare.

- Un tipico esempio di una quaestio del genere è quella per la repressione del culto dei
baccanali (Il baccanale (latino: Bacchanalia) era una festività romana a sfondo propiziatorio. Il
nome è di origine romana e deriva da rituali dedicati a Bacco), che nel 186 a.C. fu affidata a
consoli e pretori probabilmente da un senatus consultum.
- questa istituzione di commissioni straordinarie, quindi che non avevano carattere di
stabilità, subisce un cambio di paradigma nel 149 a.C. → Nel 149 a.C., viene istituita la
prima commissione giudicante, che prende il nome di quaestio pubblica, con una legge
➢ Nel 149 inizia un sistema delle quaestiones, che voi trovate indicate nel Costabile come
"quaestiones perpetuae. ( Il termine non è tecnico, è sbagliato, AL PROF NON PIACE
QUESTO TERMINE) → in realtà il termine perpetuo nella manualistica indica che non
sono più commissioni a carattere straordinario, ma sono quaestiones a carattere
permanente. (cioè corti giudicanti istituite con una legge per giudicare le fattispecie
criminose.)

- Nel 149 a.c. la CALPURNIA (chiamata così perché rogata da Lucio Calpurnio Pisone
Frugi)→ ISTITUISCE LA PRIMA DI QUESTE CORTI GIUDICANTI CON
CARATTERE STABILE, che è una quaestio de pecuniis repetundis. →

➢ istituisce il primo esempio di una commissione giudicante, che è legittima perché non ha più
il fondamento in un senatus consultum o in un plebiscito, ma in una legge che istituisce
1. la giuria giudicante, dicendo quanti devono essere i giurati che ne devono fare parte
2. dice chi deve essere il magistrato che deve presiedere questa corte giudicante;
3. descrive la fattispecie criminosa.

❏ Dice dunque qual è la condotta compiendo la quale si configura il crimen, quali sono le
fattispecie concrete che configurano il reato, e inoltre stabilisce la pena da erogare per
l'ipotesi in cui l'accusato sarà riconosciuto colpevole dalla giuria.

➢ In questo sistema qualunque cittadino - si dice un quivis de populo o quisque de populo -


può farsi accusatore e portare alla conoscenza della corte giudicante la commissione di quel
fatto illecito, che è descritto dalla legge pubblica che istituisce la quaestio. → si svolge il
processo, e qualora la commissione giudicante - che vota a maggioranza - giudica l'accusato
colpevole, all'accusato viene comminata una pena che è fissa ( Non c'è un minimo o un
massimo come oggi, la pena è fissa e uguale sempre ).

❏ Questo è un principio che viene espresso in un'orazione di Cicerone che dice: "damnatio
est iudicium, poena legis". La condanna (questo vuol dire damnatio) spetta ai giurati che
compongono la quaestio che possono dire si è colpevole o no non è colpevole, ma una volta
che decidono che sia colpevole non possono stabilire l'ammontare della pena → Manca cioè
il principio della graduazione della pena in base alle circostanze oggettive e soggettive della
commissione dell'illecito

↓ RIPRENDENDO LE FORME DI PROCESSO...


● FORME DI PROCESSO → DIRITTO PRIVATO ROMANO

➔ Distinguiamo le 2 forme di processo:

1. Il processo privato riguarda controversie fra privati di varia natura, che non ha rilevanza
pubblica, ma ha rilevanza fra le parti;

2. Il processo pubblico è il processo criminale (quello che noi oggi chiameremmo penale).

Processo Privato Processo Pubblico


Attore e convenuto Accusatore e accusato
Legis actiones (abolite nel 17 a.C) Iudicia Publica
Agere per formulas Quaestiones publicae legitimae
Cognitiones extra ordinem Cognitiones extra ordinem

➔ Le parti in causa hanno nomi diversi:

- Processo Privato → ATTORE E CONVENUTO


- Processo Pubblico →ACCUSATORE E ACCUSATO

Processo Privato →
1. Legis Actiones;
2. processo formulare “Agere per formulas” (nasce dopo la conquista della Sicilia con il
pretore peregrino); il processo formulare non sostituisce le legis actiones ma lo affianca, c’è
un periodo di tempo per cui entrambi convivono, fino a quando le legis actiones non
vengono abolite;
3. continua l’esperienza dell’agere per formulas e nasce una nuova forma di processo
chiamata cognitiones extra ordinem, convivente con il processo formulare fino
all’abolizione di quest'ultimo, con la Costituzione dei figli di Costantino nel IV d.C.

Processo Pubblico →
1. la forma più antica sono i Iudicia Publica, svolti dinanzi all’assemblea centuriata, per le
pene maggiori ai 3020 assi, davanti ai comizi tributi, sotto i 3020 assi, CON LA
PROVOCATIO AD POPULUM;
2. nell’anno 149 a.C la Lex Calpurnia inaugura il sistema delle quaestiones publicae
legitimae, fondate su una legge pubblica del popolo romano che le istituisce. Prima di
queste quaestiones c’erano le quaestiones extraordinariae istituite con un Senato consulto o
un plebiscito.

2.1 → Le quaestiones publicae legitimae, che cominciano con la prima quaestio de pecuniis
repetundis, si ampliano come sistema con altre corti giudicanti, ciascuna delle quali è chiamata a
giudicare nuovi fatti criminosi.
- Queste questioni che si vanno sempre ampliando, vanno di fatto erodendo la funzione
giurisdizionale dei Iudicia Publica, che continuano anche dopo il 149 a.C, ma man mano
che nell’ultima età repubblicana vengono istituite nuove corti giudicanti vengono erose.

➢ la “quaestio”, corte giudicante che viene istituita da una legge proposta da un magistrato
alle Assemblee, che votano:

1. la legge indicante la fattispecie criminosa


2. il modo in cui si forma la corte giudicante
3. la procedura da seguire differente da corte a corte
4. infine determina una pena fissa comminata per l’ipotesi in cui l’accusato è colpevole.

- Le questioni pubbliche aumentano di numero e sono oggetto di una vera e propria politica
criminale, specie nell’ultimo secolo della Repubblica al centro della lotta dei due partiti
degli Ottimati e Popolari.
Molti di questi crimini infatti hanno una connotazione di natura politica.

➔ Nel 17 a.C Augusto interviene con una Lex Iulia Iudiciorum publicorum con la quale
—> organizza il sistema delle quaestiones, sistema frammentario, “in un fascio di procedure
parallele”; il sistema delle quaestiones si organizza nell’ordo iudiciorum publicorum.
- Teniamo presente che esistono due Lex Iulia Iudiciorum:

1. una privatorum, riguardo il processo privato del 17 a.C che abolisce le legis actiones e
rende l’agere per formulas un ordo iudiciorum privatorum; quelle nascenti poi al di fuori
sono le extra ordinem.

2. Mentre la publicorum riguarda il processo pubblico

- Al di fuori dell’ordo nascono però delle nuove forme per i singoli crimini e ancora una volta
è il crimen de pecuniis repetundis a dare il via a questa nuova procedura, e anche
nell’ambito del processo pubblico nascono cognitiones extra ordinem (da non confondere
con le conditiones di diritto privato).

➔ Quaestiones publicae legitimae – processo pubblico criminale


Il processo pubblico criminale si può svolgere sia dinanzi i comizi, sia dinanzi alle varie
corti giudicanti a partire dal 149 a.C; per ogni figura criminosa c’è una legge che la
istituisce, che indica la procedura, stabilisce come si forma la giuria e indica la pena da
applicare.

- Molte di queste figure criminose vengono rivisitate nel corso dell’ultima età repubblicana,
quando nella stessa materia con riferimento al medesimo crimine intervengono vari
legislatori che propongono nuove leggi con pene diverse.
➔ Composizione delle corti giudicanti-
Si formano in base a delle liste (simili a quelle dei processi USA) in cui c’è un gruppo di
giurati che devono essere estratti da liste, formate a seconda del periodo storico, o da
Senatori (espressione dell’interesse dell’aristocrazia e dunque della fazione degli ottimati)
oppure da giurati tratti da due ordini diversi. Nell’ultima età repubblicana la società infatti è
organizzata in 3 ordini, troviamo accanto ai primi anche l’ordine dei cavalieri (equites) e dei
tribuni aerarii.

- Molte delle leggi emanate con riferimento al periodo del II, I sec a.C sono leggi volte a
mutare i criteri per la composizione della giuria. → Alcune giurie sono di soli Senatori,
invece i popolari tentano di costituire commissione giudicanti i cui membri vengono estratti
dagli altri due ordini

- Ovviamente in base al loro orientamento politico provano maggiore o minore “simpatia” nei
confronti degli accusati; pensiamo ai crimini contro la pubblica amministrazione, spesso
soggetti di rango senatorio e quindi se la commissione è formata da soggetti appartenenti al
medesimo ordine, questi giudicheranno con maggiore clemenza.

➢ Già la composizione delle corti fa i conti con i criteri che la legge istitutiva della quaestio
detta allo scopo da chi devono essere tratti i giudici, iudices. → Viene fatto un Albo (lista
bianca, da cui deriva il nome) con grandi numeri di giurati tratti dai vari ordini e all’interno
si deve formare una giuria con un numero fisso sulla base di indicazioni che vengono date
dell'accusato e dell’accusatore;

➔ La procedura non è uguale per le singole corti giudicanti, cambia di volta in volta ed è
quella che viene indicate dalla legge istitutiva della quaestio; tuttavia ci sono poi caratteri
comuni:

1. -Procedura che si divide in 3 fasi:


1.1 introduttiva,
1.2 fase di dibattimento→ ossia rapporto dialettico fra le parti, detta ALTERCATIO
1.3 fase il giudizio emesso dalla giuria.

2. -La condanna emessa non è soggetta a provocatio ad populum, questo perché già il popolo
ha con propria legge affidato l’indagine alla Corte giudicante spogliandosi della sua
competenza, non può puoi duplicare il giudizio.

3. La funzione dell’accusa può essere intrapresa da un quisque de populo, qualunque cittadino


romano può essere accusatore e portare alla Corte giudicante la notizia criminis (notizia di
reato, la notizia di reato è la prima informazione portata a conoscenza dell’autorità affinché
stabiliscono se avviare o no un procedimento; informazione che c’è un fatto di un illecito).
❏ A Roma qualunque cittadino, dunque anche estraneo ai fatti, può proporre l’accusa innanzi
alla quaestio competente indicata nella legge istitutiva

1.1 → Nella fase introduttiva si comincia con una postulatio (richiesta): qualunque cittadino
chiede di farsi accusatore, di sostenere l’accusa; si registra la richiesta e deve pestare un
giuramento, cioè che propone l’accusa senza commettere una calunnia (consapevolezza che
l’accusa sia infondata e che il soggetto sia invece innocente).

- Il quisque de populo che chiede al presidente della quaestio, pretore o magistrato, di farsi
accusatore, deve prestare il giuramento ius iurandum de calumnia; nel momento in cui il
presidente valuta che c’è stato il giuramento si ha la nominis reception → ossia il primo
atto in cui viene registrato per iscritto l’inizio del procedimento e si scrive il nome del
soggetto contro il quale viene proposta l’accusa in un registro (l’atto si chiama inscriptio
inter reos)

Spesso per lo stesso fatto più soggetti si fanno accusatori innanzi alla stessa quaestio🡪

- Es: Gaio Verre


Verre aveva capito che i siciliani si erano rivolti a Cicerone per patrocinare la causa, Verre
temeva Cicerone, quindi voleva che un suo compare lo accusasse prima con un’accusa più
compiacente che lo portasse ad un’assoluzione.

➢ A Roma quando più cittadini vogliono farsi accusatori si apre un procedimento incidentale
che è volta a stabilire fra più postulanti quale sia il più idoneo a sostenere l’accusa; è un
procedimento di carattere eventuale, si chiama → DIVINATIO

- L’esito dimostrò che Cicerone vinse la divinatio e divenne accusatore del processo contro
Verre. Gli altri soggetti che chiedono di diventare accusatori ma restano esclusi non
diventano accusatori, ma se vogliono possono aggiungersi all’accusatore, partecipando
come sostenitori dell’accusa, in posizione di subordinati in qualità di suscriptores
(sottoscrivono l’accusa).

1.2 → Segue la seconda fase della procedura detta altercatio, è un vero e proprio dibattimento, in
cui accusatore e accusato si confrontano dinanzi la giuria portando le prove: l’accusatore porta le
prove della colpevolezza, l’accusato della sua innocenza.

- I romani in questa fase si avvalgono di oratori; la prova dei romani non ha quel grado di
tecnicismo odierno. Nel dibattimento vi sono le affermazioni della confirmatio e reputatio
dell’accusa e di difesa, si chiude con le arringhe finali degli oratori che sostengono le parti,
prima parla l’accusatore, poi l’ultima parola è dell’accusato.
1.3 → Segue la terza fase in cui si chiede un giudizio alla giuria, che vota, sotto la direzione del
presidente della quaestio; in età antica era un voto palese orale, poi con le leggi di segretezza del
voto, sarà un voto segreto che ciascuno scriveva su una tavoletta cerata
-lettera C per condanna
- lettera A “absolvo” per assoluzione.
-giudici che a termine del dibattimento non si siano fatti un’opinione chiara hanno la possibilità di
scrivere una terza opzione, scrivono NL (non liquet, significa non è chiaro, non è liquido, siamo
dinanzi una situazione per cui non si ha un’idea chiara);

- Queste tavolette si raccolgono in un’urna, si passa allo spoglio dei voti e la maggioranza dei
voti determina la condanna o l’assoluzione, a meno che non si trovi un numero di tavolette
NL > 1/3. Allora si rinnova il dibattimento sempre dinanzi la medesima corte (nuova
altercatio) e al termine si vota o assolto o no.

- Nel momento in cui il presidente conta i voti la condanna o l’assoluzione comporterà la


pronuncia della sentenza con una pena che non spetta ai giurati, ma è decisa dalla legge.

- Prima che sia pronunciato l’ultimo voto, nell’ambito di questa decisione, l’accusato può
decidere (come fece Verre), se ha la sensazione della condanna, di andare in esilio; non sono
sottoposti alla pena ma sono esclusi dalla comunità con l’interdizione.

➢ Può capitare che i voti C e A sia pari, allora il presidente della corte con il suo voto dirime
la controversia, il suo voto assume carattere decisivo, nell’ipotesi di parità: il voto si chiama
Calculus Minervae. → (Il nome deriva dal processo contro Oreste; nella mitologia Oreste
aveva ucciso suo madre, Clitemnestra moglie di Agamennone che nell’Iliade parte alla volta
di Troia per condurre la battaglia e che termina con il famoso espediente del cavallo di
Troia; mentre Agamennone combatteva, la moglie tradiva il marito con Egisto. Oreste uno
dei due figli di Agamennone e Clitemnestra uccide la madre e viene sottoposto a un
giudizio, tra cui partecipa la dea Atene che con il suo voto stabilisce l’innocenza.
La dea minerva con la pietra fa pendere la bilancia da un lato o dall’altro)

➠ Se si volesse accusare il medesimo soggetto per due reati diversi come si procedeva?

➔ In questo procedimento ogni corte giudicante può conoscere una singola fattispecie
criminosa descritta nella quaestio. → Se un soggetto si è macchiato di più atti illeciti, si
propongono più processi

- Quando più soggetti agiscono contro un singolo, non sia ha come oggi il concorso di reati,
ma erano previsti più quaestio; per un crimine si agirà dinanzi a una quaestio competente
per quel crimine, per l’altro crimine si inizierà un secondo processo innanzi a un'altra
quaestio
- Ogni processo vive di vita propria ed è regolamentate propriamente, infatti
paradossalmente vi erano situazioni per cui alcuni venivano assolti per il medesimo fatto
compiuto da altri che erano condannati.

➔ Il comportamento di chi turba il regolare svolgimento delle elezioni dei magistrati si


configura nel cosiddetto → crimen ambitus

- se ci sono fattispecie riguardanti il chiedere voti ecc sono attività oggetto di un processo
dinanzi a una quaestio de ambitu

❏ Ogni crimen ha una pena, previste dalla legge, alcune sono semplici restituzioni, in altri casi
del doppio del mal torto come ad esempio nel crimen de pecuniis repetundis; un altro tipo
di condanna è la perdita del IUS HONORUM → Impossibilità di potersi proporre come
candidati per ricoprire altre magistrature, dato che avevano dato prova di una mala gestio,
cioè di una cattiva amministrazione

➔ Il crimen de pecuniis repetundis —> ha una caratteristica, cioè il doppio dibattimento c'è
sempre, mentre negli altri casi, il doppio dibattimento sia ha ove un terzo dei giurati, o più
di ⅓ abbia votato non liquet

- Nel caso della fattispecie del crimen de pecuniis repetundis, c'è sempre un doppio
dibattimento proprio per la delicatezza politica della fattispecie criminosa. Infatti
possediamo due resoconti di un famoso processo di de pecuniis repetundis, cioè il processo
contro Verre:

➢ Abbiamo La prima actio, che è quella effettivamente pronunciata da Cicerone nella prima
fase del processo e poi abbiamo un actio secunda che doveva riferirsi al secondo
dibattimento. → Sappiamo però che Verre non arrivò mai al secondo dibattimento, perché
avendo visto L’efficacia, l’apparato probatorio schiacciante raccolto da Cicerone e capendo
che andava incontrato ad una condanna certa, Gaio Verre decise di ritirarsi in esilio, quindi
di sfuggire alla sentenza → Cicerone, per vanità, pubblicò anche il testo della seconda
actio, quella che mai pronunciò, dato il ritiro di Verre.

➔ Un elemento caratterizzante e molto importante del processo è LA PROVA

Che cos'è la prova?

➢ Questo termine prova, viene dal latino “probatio”, rinvia al rafforzamento di una tesi, che è
quella dell'accusa della Difesa. Questa accusa della difesa si confrontata in giudizio innanzi
ad un giudice terzo e imparziale che dovrà mettere la sentenza e devono provare,
dimostrare, allegando testimonianze, documenti scritti, quelli che oggi si chiamano mezzi di
prova.
- Oggi i mezzi di prova che possono entrare all’interno del processo penale, sono disciplinati
da un codice e cioè il codice di procedura penale

➠ Qual è la ragione per la quale oggi il tema della prova è disciplinato nei dettagli dal codice
di procedura penale

➢ Perché quando il giudice deve emettere una sentenza, non soltanto deve dire: condanno o
assolvo, ma deve accompagnare la sentenza con le spiegazioni, le motivazione che hanno lo
hanno condotto a decidere in questo modo; a differenza degli antichi romani

- durante il processo comiziale ma anche nel processo della questio legitima pubblica, si
limitano a votare: assolvo o condanno, non è che devono dire il perché, o dare una
motivazione

➢ L’idea di prova attuale, è completamente diversa da quella che si presentava durante il


periodo Romano → Nel mondo romano, la prova è una prova retorica e globale, in cui i
giurati danno un giudizio di condanna o di assoluzione, non vincolati dall’idea che poi
devono dare una spiegazione per iscritto;

➢ È un giudizio generale dato alla persona, al soggetto che è accusato, cioè viene messo in
contesto, il tipo di persona, l’intera vita di quel soggetto

- Per cui Trova un ingresso nel processo delle quaestiones, tutta una serie di considerazioni
che oggi non dovrebbero essere considerate rilevanti.

EX→ la personalità dell'imputato, le azioni fatte durante la sua vita passata... tutto questo trova
ingresso, perché la prova retorica globale del processo delle quaestionis è una prova che serve a
convincere non sul piano tecnico ma su un piano quasi emozionale i singoli membri della giuria i
quali devono emettere il proprio verdetto

- Quindi la giuria deve essere persuasa quindi nell’ambito emotivo, e questa tecnica della
persuasione è uno dei tre generi della retorica Antica, che è l’arte della persuasione, l’arte
della parola che convince il destinatario.

- Questo si chiama genus iudiciale —> quello che trova spazio all’interno dei processi, ed è
un genus in cui non ci si appaga soltanto nell’ambito tecnico, ma l’arte della persuasione si
svolge secondo le regole della retorica antica. Questa arte ha un’importanza anche e
soprattutto nell’ambito politico:
Per esempio per approvare una legge, si cercava di persuadere gli altri con quest’arte e con i
trucchi di quest’arte che noi conosciamo perché c'è un autore che si chiama Quintiliano, il
quale nella sua opera che si chiama institutio oratoria, ci dice come bisogna parlare, ci dice
che per persuadere, il soggetto deve essere padrone della parola, una parola elegante...
❏ Quindi in quest’ultimo periodo dell'età repubblicana troveremo questo tipo di processo che
si svolge tutto intorno a questo tema della prova retorica globale (globale perché non si da
un giudizio su quel preciso e specifico atto compiuto da quel soggetto, ma si da un giudizio
globale,generale. ( DA NOTARE NELLA PRO CAELIO)

- È chiaro che il processo può diventare uno strumento di natura politica, diventa
un’occasione per i giovani rampanti che vogliono fare politica, che si mettono in gioco,
diventando degli accusatori e mettere in mostra le loro doti retoriche, accusando i politici
macchiati di crimen de pecuniis repetundis o qualsiasi altro crimen, allo scopo di fare bella
figura è imporsi all'attenzione del pubblico come futuri candidati.
Ci sono ancora alcuni Avvocati Americani che leggono le orazioni di Cicerone, proprio per capire
che il diritto non è fatto solo di regole da imparare, di elenchi, di termini… ma è fatto anche di
queste componenti retoriche volte alla persuasione.

★ PROCESSO PRIVATO FORMULARE


➔ Con l’istituzione del PRAETOR PEREGRINUS, si aziona un nuovo tipo di processo, che è
il PROCESSO FORMULARE o tecnicamente AGERE PER FORMULAS → che nasce
appunto nella prassi di questo pretore che ha Iurisdictio inter cives et peregrinos cioè la
competenza di poter svolgere attività giurisdizionali nelle controversie fra i cittadini romani e
coloro che invece non sono cittadini romani (peregrini), cioè coloro che non hanno la
cittadinanza romana. → Il che non significa che il pretore emette sentenze nei processi
privati, ma che al pretore è affidata la prima fase del processo in cui proprio nell’esercizio di
questa funzione di iurisdictio il pretore imposta i termini giuridici della controversia e dopo
aver ascoltato informalmente le due parti del processo privato, decide se concedere o non
concedere l’azione, La actio

- Il praetor peregrinus ha competenza a giudicare delle controversie private (quindi non


processo criminale) che si hanno tra le due parti del processo privato che si chiamano attore
e convenuto.
Tra un attore un convenuto, poteva capitare che una di queste due parti è un peregrino o
addirittura che entrambe le parti non erano cittadini romani

➢ Il praetor peregrinus, nell’ambito della propria iurisdictio, quando si trova davanti un


cittadino Romano e un peregrino, oppure due peregrini, che non si possono servire delle
legis actiones, instaura una nuova forma di processo che è fondato su un documento
scritto. Quindi grande novità del processo formulare è che si basa sulla scrittura,perché la
formula che dà il nome all’intero tipo di processo formulare è un documento scritto.
- A differenza delle LEGIS ACTIONES che erano delle vere e proprie pronunce.

❏ Quindi, la formula, è un insieme di istruzioni che il magistrato che presiede la fase del
processo formulare, che si svolge innanzi a lui, la prima delle due fasi, dà al soggetto che si
occupa della seconda fase del processo formulare perché costui (il giudice), lette queste
istruzioni, al termine della seconda fase , emetta una sentenza, che può avere soltanto due
esiti: di assoluzione del convenuto o di condanna del convenuto.
➢ Il processo formulare è un processo bifasico, cioè che si articola, al suo interno, in due fasi.
Le due fasi non si svolgono innanzi allo stesso organo. Le due fasi sono:

1. Fase in iure → si svolge innanzi al magistrato romano, quindi un organo


dell’amministrazione pubblica, per esempio il pretore, che sia fornito di iurisdictio, il quale
interviene, ed esaurisce la propria funzione, all’interno della fase in iure

➢ Lo spartiacque tra la prima e la seconda fase è la litis contestatio → è un atto formale che
riassume la concessione della formula da parte del magistrato, l’attore che la accetta e la
recita ad alta voce (dicta iudicium) e il convenuto che l’accetta (accipit iudicium).

2. Fase apud iudicem che è la fase decisoria e si svolge innanzi ad un iudex, che è giudice
privato e non corrisponde al nostro attuale magistrato, ma è un privato cittadino scelto di
comune accordo tra le parti da una lista di giudici, ed egli ha il compito di decidere la
controversia seguendo le istruzioni che legge nel documento scritto che si chiama formula.
Egli valuta i documenti che le parti portano alla sua conoscenza, valutato tutto quello che si
svolge innanzi ai suoi occhi, al termine di questa seconda fase emette una sentenza, questa
sentenza si chiama iudicatum e ha due caratteristiche che può essere o di assoluzione del
convenuto oppure di condanna.
- Ove il giudice condanni il convenuto, lo condanna sempre a pagare una somma di denaro, la
caratteristica del processo formulare è quella della c.d. condemnatio pecuniaria, cioè la
condanna a pagare una somma di denaro, in qualsiasi situazione. (anche se si parla di un
trasferimento di un bene, il risarcimento del danno è una somma di denaro, L’esito del
processo formulare è sempre e comunque, ove abbia come esito una condanna, quello di
pagare una somma di denaro.)

➢ Contro la sentenza emessa dal giudice privato alla fine del processo formulare non è
concepibile alcun gravame, alcun appello, alcun giudizio di seconda istanza.

- La formula è quella che è stata stabilita nella prima fase, non si tocca più perché va
consegnata fisicamente (perché è una formula scritta su tavolette cerate) al giudice privato.
Al termine della formula c’è sempre il c.d. iussum iudicandi.

- Quindi è un processo con un’unica istanza (diremmo noi oggi, utilizzando la terminologia
moderna un unico grado di giudizio).

❏ Il magistrato, quindi, dà alle parti la formula, si compie la litis contestatio e ordina al


giudice privato di emettere la sentenza.
Una volta che il giudice privato viene indicato nella formula e riceve nelle proprie mani le
tavolette cerate con queste istruzioni, ha l’obbligo di emettere una sentenza, perché se non
lo fa disobbedisce ad un magistrato fornito di imperium.

Il convenuto può cercare di evitare la condanna sottraendosi alle conseguenze negative della
condanna pecuniaria?

- Sì, lo può fare ma lo può fare (per tutta l’età repubblicana) fino a quando non si compie la
litis contestatio.
Se il convenuto vuole evitare di correre il rischio di mettere in moto un processo nel quale
verrà condannato o capisce che potrebbe essere condannato, può, fino a quando non si ha
avuta la litis contestatio, compiere un atto, innanzi al magistrato, che blocca l’azione, questo
atto si chiama confessio → in cui l’idea che si esprime è quella che il convenuto parla
dando ragione all’attore, grazie alla confessio l’attore ha un titolo per chiedergli di pagare la
somma oggetto della confessione.

- Quindi si può agire con il processo esecutivo perché il confesso, lo dicono le XII tavole, è
equiparato al soggetto condannato, non si arriva ad una condanna da parte di un giudice, ma
il principio è: confessus pro iudicato est.

➢ Quindi se il convenuto, prima di arrivare alla litis contestatio confessa in iure innanzi al
magistrato, il processo non va avanti e si blocca, quindi il convenuto consente di sottrarsi al
processo.

- Questo lo può fare perché un’altra delle caratteristiche del processo formulare → è quella di
scoraggiare le liti temerarie, (il temere agere) sono le liti in cui una delle due parti mette in
moto il meccanismo processuale o continua a resistere nel meccanismo processuale nella
speranza di prendere tempo, pur sapendo di avere torto.

- Questo, nella Roma antica, e in particolare nel processo formulare, non conviene né
all’attore né al convenuto, perché il sistema del processo formulare stabilisce che → la
parte che agisce e che poi perde la lite, oltre a perdere la lite, e quindi pagare una condanna
in denaro che esprime l’interesse pecuniario a soddisfare l’interesse dell’attore, paga anche
delle somme di denaro a titolo di pene processuali.

❏ Nell’azione nascente da mutuo, Tizio presta a Caio 100 sesterzi, Caio non glieli restituisce,
allora Tizio lo chiama in giudizio con l’azione (actio certae creditae pecuniae) per vedersi
restituire questa somma di denaro. Vanno innanzi al pretore, il pretore quindi perde tempo
prezioso della sua mattinata di magistrato del popolo romano, devono imbastire un
processo, devono scrivere la formula, poi bisogna andare da un giudice, poi devono addurre
le prove (testimoni, documenti scritti…). Se tutto questo si può evitare e il convenuto, pur
sapendo di avere torto, insiste, oltre a pagare i 100 sesterzi, paga 1/3 della somma, questo
perché nella fase in iure, il pretore gli dice che si deve obbligare che se perde, paga 33,3
sesterzi (100/3=33,3) oltre che i 100 sesterzi, quindi dovrà dare a tizio 133 sesterzi.

➢ La stessa cosa vale per l’attore e, davanti al pretore, premette che se il convenuto viene
assolto per una causa di un mutuo di 100 sesterzi, il convenuto viene assolto ma lui deve
pagare al convenuto 1/3 della somma. (Questo del’ ⅓ è un regime tipico del mutuo, però ci
sono anche altre pene di importo inferiore (1/10 per esempio) o di importo superiore (1/2,
cioè la metà per esempio) che scoraggiano le liti temerarie.

(È quello che succede anche oggi, perché un avvocato, che lavora con una certa coscienziosità, di
solito scoraggia le parti o la parte da lui assistita, dall’intraprendere un giudizio come attore o dal
resistere in giudizio come convenuto se sa che la parte ha torto.
A giudizio ci si va, se si hanno i documenti, se si hanno le prove, se si ha spazio di interpretazione
giuridica che fa pensare di vincere la controversia.)
➔ “Bis in idem” → cioè il divieto di riproporre una controversia con lo stesso giudizio.

- Nel processo legis actiones, l’irripetibilità della lite era connessa al compimento di un atto:
la litis contestatio.
- Una volta che attore e convenuto, nella fase in iure, siano arrivati alla litis contestatio,
l’azione fra le stesse parti per lo stesso oggetto, non potrà più ripetersi una seconda volta,
per cui una volta che il processo arriva alla litis contestatio, verrà comunque deciso o con
una sentenza o comunque deciso per il fatto che non si potrà più ripetere tra le stesse parti,
non è ammessa una sentenza.

Cosa fa l’attore che vuole iniziare un processo?

➢ Innanzitutto deve scegliere un giorno che è un giorno fasto e poi deve assicurarsi che il
convenuto compaia insieme a lui dinanzi al magistrato dotato di iurisdictio, per farlo occorre
un atto che si chiama: “in ius vocatio” (chiamata in giudizio), questo atto lo conosciamo già
dalle legis actiones.

- Un principio di civiltà giuridica che noi abbiamo conservato da questa esperienza antica,
vuole che chi venga chiamato in giudizio in un processo, debba essere messo nelle
condizioni di difendersi.

Quindi, allo scopo di preparare questo processo formulare, l’attore deve indicare al convenuto
come, per quale ragione e con quale formula lo deve chiamare in giudizio, per questo motivo
abbiamo due atti importanti:

1. in ius vocatio

2. editio actionis

➔ Per capire come fa l’attore ad indicare al convenuto con quale azione intende chiamarlo in
giudizio, noi dobbiamo introdurre un tema importantissimo:
l’EDITTO DEL PRETORE.

➢ Il foro romano era un grande spazio di vita pubblica ed è anche lo spazio dove il pretore
esercita la iurisdictio.
Immaginiamoci quindi che quando il pretore deve impostare le controversie lo fa nel grande
spazio del foro romano.
Nel foro romano è pubblicato un documento importantissimo che si chiama: Editto del
pretore

➢ L’editto del pretore dobbiamo immaginarlo come→ una serie di tavole, messe una accanto
all’altra, in cui il pretore scrive quali sono gli strumenti che concederà all’inizio dell’anno di
carica nell’esercizio della iurisdictio. Quindi dobbiamo immaginarci tante tavolette dove ci
sono delle scritte e, in particolare, in queste scritte, ci sono le formule → “tabulae
dealbatae”, questo “dealbate” viene dalla parola latina “album” che vuol dire, come
abbiamo già detto, bianco, questo perché erano della tavole che venivano imbiancate, per
cui lo sfondo della tavola è di colore bianco. Su questa tavola bianca si scriveva con
l’inchiostro, si dice “atramentum”, che è un inchiostro antico che serviva a scrivere.
- Con questo atramentum, il pretore portava a conoscenza dei cittadini quali erano le azioni di
cui si possono servire per chiamare in giudizio un convenuto che non rispetta un diritto di
credito, la proprietà, l’usufrutto…

❏ Quindi se un cittadino vuole sapere se può farsi restituire i 100 sesterzi dal debitore a cui li
ha dati e che non glieli ha restituiti, va nel foro romano, guarda tutte queste tabulae
dealbatae che sono pubblicate e cerca all’interno di queste tabulae dealbatae se c’è una
formula che ha a che fare con la restituzione di una somma di denaro, con il riconoscimento
della proprietà civile, con il riconoscimento del diritto di passaggio, con il riconoscimento di
un diritto di usufrutto… Per ciascuna pretesa giuridica, cerca se c’è una formula, cioè se c’è
un complesso di istruzioni processuali con il quale il magistrato ordina al giudice di
verificare se il convenuto deve dare all’attore 100.

In queste formule astratte, per ciascuna formula…

- l’attore è sempre chiamato AULUS AUGERIUS (augerius perché è colui che agisce in
giudizio)

- il convenuto si chiama NIGIDIUS (perché nega)

- NUMERIUS (perché se viene condannato poi deve pagare)

❏ Quindi immaginiamoci queste tavole bianche su cui ci sono piccole formule, ciascuna delle
quali è un discorso rivolto al giudice privato, che dovrà intervenire nella seconda fase della
controversia, il quale seguendo tali istruzioni può fare due azioni: o assolve il convenuto
oppure lo condanna.

- ne troviamo una che ci è stata trasmessa da un documento: le tavolette pompeianae


sulpiciorum, quindi le tavolette che appartenevano ad una famiglia di Sulpici che noi
abbiamo ritrovato perché la lava del Vesuvio le ha sigillate per sempre

Cosa c’è scritto in una formula?

➢ La formula è un documento scritto che sintetizza le istruzioni che devono essere eseguite
dal giudice → il magistrato dice sempre alla fine della formula: condanna o assolvi.

➢ Però subordina la condanna o l’assoluzione alla verifica di alcune condizioni per cui la
formula è un discorso che si esprime con un periodo ipotetico, in cui si dice al giudice di
verificare una condizione se risulta qualcosa che le parti devono dimostrare, in particolare è
l’attore che deve dimostrare, allora, se questo risulta, tu, giudice, condanni, se invece non
risulta, assolvi.

- C’è innanzitutto la nomina del giudice: Titius iudex esto

Cosa deve fare il giudice che riceve la formula?

➢ Deve leggere le istruzioni che gli impongono o di condannare oppure di assolvere.


→ Queste due possibilità sono subordinate alla verifica di una condizione: la condanna è
subordinata alla verifica che Numerio Negidio deve dare ad Aulo Agerio 300 sesterzi,
l’assoluzione è subordinata alla verifica della condizione che Numerio Negidio non deve
dare 300 ad Aulo Agerio

- Quindi il giudice si trova nelle mani, dopo la litis contestatio, questa formula dove al posto
di Numerio Negidio ad Aulo Agerio ci sono i nomi concreti delle parti.

➢ A questo punto, il giudice, all’inizio della fase apud iudicem, quando deve giudicare, si
trova in mano le tavolette con queste istruzioni e deve verificare che il convenuto deve dare
ad Aulo Agerio 300, a questo punto, nella fase apud iudicem → cioè la fase probatoria, in
cui l’attore deve dimostrare che il convenuto gli deve dare la somma di denaro che lui ha
indicato. È l’attore che, nel processo formulare, ha quello che si chiama: onere della prova.
L'onere della prova grava sull’attore: onus probandi incumbit ei qui dicit (colui che parla è
l’attore).

❏ Quindi dinanzi al giudice privato è l’attore che deve portare le prove, il convenuto può
starsene lì tranquillo a non fare nulla, perché se l’attore non riesce a dimostrare quanto è
oggetto di condizione, il giudice dovrà assolvere il convenuto.

❏ Quindi un altro dei principi cardine del processo formulare, che è passato come il primo che
ho indicato anche nel processo moderno, è espresso da un altro brocardo: actore non
probante, reus absolvitur (in latino actor e reus sono i termini che indicano l’attore e il
convenuto): nel caso in cui l’attore non riesca a provare (non adduca prove in suo
favore) il convenuto viene assolto.

➔ L'editto, questo atto emesso dai magistrati con iurisdictio è importante perché è la fonte di
quel ius honorarium,che a partire proprio dal III secolo a.C si affianca all’antico ius civile,
allo scopo di correggere le applicazioni che comportano conseguenze che risultano inique,di
colmare le lacune presenti nell’antico ius civile,ma anche di aiutare il diritto civile a potersi
applicare meglio nella prassi.

➢ Quindi l’introduzione del diritto onorario con l'età preclassica crea questo nuovo
ordinamento,che insieme al ius civile (diritto solo dei Romani) ma anche insieme al ius
gentium (il diritto che accomuna tutti i popoli), fa del diritto romano un ordinamento
pluriordinamentale,in cui questi sistemi di regole,norme e principii dialogano fra di
loro,appunto in maniera dialettica

- All’inizio dell’entrata in carica qualunque magistrato che sia fornito di iurisdictio,emette un


edictum, questo editto è da intendersi in senso tecnico,in quanto ha un contenuto
giurisdizionale e perché è un importantissimo documento che contiene gli elementi
fondamentali,tramite i quali il pretore o un altro magistrato munito di iurisdictio,possa
esercitare questa attività.
➢ I magistrati che conosciamo già dotati di iurisdictio sono:

➔ il console (più antico magistrato fornito di iurisdictio)

➔ però noi sappiamo che dal 367 a.c. questa attività va affidata al pretore urbano

➔ e poi il pretore peregrino

➔ vi sono anche gli edili curuli per le controversie che hanno a che fare con la compravendita
di schiavi e di animali e con le attività che si svolgono in generale nei mercati.

➔ i governatori provinciali i quali emettono un editto provinciale(edictum provinciale),che


ha valore nella provincia in cui il promagistrato si trova a svolgere la propria funzione.

❏ Quindi tutti i magistrati forniti di iurisdictio, all’atto di entrare in carica, emettono questo
editto, sulla tabula dealbata, all’interno del quale sono scritti gli strumenti che
concederanno l’esercizio della iurisdictio → ovvero gli strumenti che i cittadini romani a
Roma o i provinciali possono impiegare per fare valere le proprie pretese.

➢ L’atto di pubblicazione dell’editto si chiama propositio in albo,nel momento in cui un


magistrato emana l’editto,è tenuto per l’anno di carica a concedere quegli strumenti e le
formule.

❏ Quindi tutti gli strumenti, tutte le azioni che il diritto civile riconosce a tutela di imposizioni
giuridiche soggettive attive tutelate dal ius civile devono essere senz'altro contenute
all’interno dell’editto

➢ Noi sappiamo però che il diritto onorario,è un diritto che consente al pretore di dare tutela lì
dove l ius civile non appresta alcuna azione,perché scopo del ius honorarium è anche quello
di supplire (supplendi iuris civilis)

Cosa può fare allora il pretore nel proprio editto,dopo aver concesso tutte le formule di diritto
civile?

➢ Può concedere una serie di strumenti che non sono previsti dal diritto civile, ma che il
pretore ritiene equo è opportuno concedere,queste azioni che non sono previste dal diritto
civile ma trovano uno strumento di tutela nell'editto pretorio,si chiamano onorarie oppure
pretorie se sono concesse dal pretore (onorario in generale).
- Un praetore, per esempio che se si vuole far volere bene dall’elettorato, ha interesse a
esercitare la propria attività giurisdizionale apprestando all'interno del proprio editto anche
strumenti che non sono contemplati dal diritto civile ma che si prestano a dare tutela In
pratica a tutte le esigenze della realtà economica e sociale.

★ cosa fa il pretore?

➢ All’interno dell’editto, il Praetore, fa una vera e propria promessa edittale cioè promette di
dare l'azione quando si verifichino certe condizioni → L'azione Pretoria funziona quindi,
con una promessa da parte del pretore e finisce sempre con le parole “iudicium dabo” “darò
una formula”,dopo la promessa edittale, che si chiama essa stessa editto, segue la formula
pretoria

un esempio può essere… un contratto di deposito,ovvero un contratto che appartiene alla


categoria dei contratti reali,cioè i contratti nei quali la nascita dell'obbligazione dipende da una
consegna,ed è un contratto tra due parti che si chiamano deponente e depositario deponente è la
parte che deposita cioè consegna all'altra parte che si chiama depositario un bene mobile affinché,lo
custodisca e lo restituisca a semplice richiesta. → Un tipo di contratto del genere, a Roma non
aveva una tutela autonoma, fino a quando il pretore non si rese conto che era opportuno
tutelare il soggetto che dava un bene ad un altro per custodire

se poi questo non lo restituiva,come si poteva tutelare?

- Interviene il pretore con un'azione che si dice tecnicamente in factum,in cui dice che se
risulta che il deponente(Aulo Agerio nella formula) ha depositato un vassoio d'argento
presso il depositario(Numerio Negidio nella formula),e risulta che costui non l’ha restituito
ad Aulo Agerio per dolo,allora tu giudice,condanni Numerio Negidio a pagare una somma
di denaro corrispondente al valore di questo vassoio d’argento,una forma che si chiama in
factum concepta,perché chiede al giudice...

il compito di verificare due fatti:

1. il fatto materiale che il deponente abbia consegnato al depositario un vassoio d'argento


2. poi deve verificare che non c'è stata una restituzione, ma non una qualunque, una
restituzione che dipende dal dolo, dolo del depositario.

- Verificando questi fatti il giudice è facultato dalla formula a condannare il nostro convenuto
a pagare all'attore una somma di denaro, questo perché il processo formulare è governato
dal principio della condanna necessariamente pecuniaria ,quindi la condanna del giudice
non è quella di restituire il vassoio d'argento è quella di pagare una somma di denaro
corrispondente al valore del bene oggetto di deposito (Questa prima tutela del deposito
nasce nel diritto privato romano proprio grazie al pretore).
➢ Strumento formidabile questo dell'editto del quale stiamo parlando,perché consente di anno
in anno al soggetto che esercita funzioni giurisdizionali,di emanare un editto che può
dare risposta alle esigenze della società

- Non c'è bisogno di una legge che deve essere abrogata da un magistrato, dato che → il
pretore se lo ritiene si assume la responsabilità politica,di inserire all’interno dell’editto tutti
gli strumenti del ius civile,ma anche strumenti di diritto onorario che consentono di
supplire alle lacune presenti nel ius civile.

(All’interno del programma edittale le formule delle azioni pretorie,sono facilissime da


riconoscere,perché esse sono sempre precedute dalla promessa “in nec verba iudicium dabo” ”darò
una formula in queste parole”)

❏ Quindi noi dobbiamo percepire l’attività giurisdizionale del pretore non soltanto come un
attività che si esplica nella prima delle due fasi del processo formulare,quando il pretore
ascolta le parti,ascolta l’attore che vuole una formula,che trova nelle editto che stabilisce se
concederla o non concederla.
Lo dobbiamo immaginare come artefice del diritto,a monte,quando all’atto di entrare in
carica emette il proprio editto con contenuto giurisdizionale

➢ L'editto è un atto importantissimo e cambia di anno in anno perché il pretore ma anche gli
edili curuli sono magistrati,soggetti alla regola dell’annualità

- L’editto dura per tutta la durata della propria carica,esattamente un anno e durante quest
anno il pretore deve concedere gli strumenti che ha promesso nell’editto,perchè è vincolato
dalle proprie promesse edittali

➔ Ecco che questo editto emesso dal magistrato fornito di iurisdictio, diventa una fonte
importantissima del diritto romano, perché accanto alle leggi ,ai plebisciti ai
senatoconsulti,al interpretatio giurisprudenziale,già in età repubblicana l’editto è fonte di
quel particolare ordinamento che prende il nome di ius honorarium e ci sono all’interno
dell’editto,tutti questi strumenti,che in alcuni casi,consentono anche di correggere alcune
situazioni inique

- Noi sappiamo da Cicerone che nell'ultimo secolo della Repubblica non c'erano strumenti
che tutelavano uno dei compratori o una delle parti di un contratto,che avevano concluso
questo contratto perché erano state raggirate da qualcun altro,il contratto era concluso e
secondo l’interpretazione rigida del ius civile,concluso il contratto le parti erano obbligate

I romani si chiedevano....ma è corretto che una parte ha concluso un contratto sulla base di un
erroneo convincimento,che si è prodotto perché un'altra parte lo ha ingannato dolosamente?
➢ vengono introdotti nell’editto del pretore una serie di strumenti per reprimere il dolo
negoziale,che è quel vizio della volontà con cui il soggetto trae in inganno un altro soggetto
affinché questo soggetto ingannato compia un atto,un contratto,un negozio giuridico che in
assenza dell'inganno non avrebbe concluso o lo avrebbe concluso a condizioni diverse.

Cosa fa allora il pretore a fronte di un contratto concluso in base ad un dolo?

➢ Siccome non può disconoscere l'esistenza del contratto → inserisce all'interno del proprio
Editto una serie di strumenti che noi chiamiamo pretori, proprio perché non sono di diritto
civile ma di diritto pretorio che non potendo annullare l’atto in se, ne neutralizzano però gli
effetti.

Come si fa?

➢ Si fa inserendo all'interno della formula dell’azione di una compravendita una clausola, ex


Fides bona, che dice che se il compratore e il venditore non si sono comportati secondo
buona fede, siccome il dolo è contrario alla buona fede,questa clausola consente di non
ritenere obbligato il venditore.

cosa fa allora il pretore per tutelare il soggetto che abbia già pagato per esempio il prezzo e scopre
di essere stato ingannato?

➢ Ecco che il pretore inserisce all'interno dell’editto un’azione apposita, che prende il nome di
1. actio de dolo → cioè un'azione con cui il soggetto ingannato agisce contro colui che l'ha
ingannato, per chiedere non soltanto la restituzione, ma può chiedere una somma di denaro a
titolo di pena e questa è un'azione con conseguenze molto gravi

2. oppure può concedere un altro strumento, cioè l’exceptio doli → che il convenuto
chiamato in giudizio dal soggetto che l'ha ingannato e che chiede l’ adempimento,
consente al convenuto stesso,di fare valere il dolo,per cui questa exceptio doli è formulata
come una condizione negativa della condanna e si inserisce come un istruzione
processuale,che impone al giudice non soltanto di verificare che c'è stato un contratto o che
non è stato pagato il prezzo,ma anche di verificare che non ci sia stato dolo da parte
dell'attore. Il convenuto può chiedere di inserire questa clausola nella formula, nella prima
delle due fasi del processo, si inserisce all'interno del programma di giudizio della formula
oggetto di litis contestatio

- Questa clausola che si chiama eccezione che impone al giudice di verificare,che l’attore non
abbia agito in base ad un negozio viziato da Dolo. Insomma in questo modo il negozio
c'è,però tramite l'exceptio doli si può ottenere l'assoluzione,per cui si neutralizzano le
conseguenze sfavorevoli di un atto con il Dolo negoziale che il pretore ritiene di dover
neutralizzare
il contenuto dell’editto ha innanzitutto le formule delle azioni, e dobbiamo tenere conto delle azioni
civili e pretorie, poi vi sono altri strumenti caratteristici del diritto pretorio, ovvero:

➔ exceptiones - praescriptiones (parte relativa alle clausole delle formule)


➔ in integrum restitutiones (altri strumenti pretori,che servono a ristabilire lo status quo
ante,pensate ad un soggetto che raggirato da dolo,abbia dato esecuzione ad un contratto o ad
un negozio giuridico,trasferendo la proprietà di un bene e poi vuole ottenere un ripristino
della situazione antecedente,va a vedere nell’editto del pretore e trova un integrum
restitutiones propter dolum,vi sono degli altri come integrum restitutio propter metum nel
caso di negozi viziati da violenza)
➔ cautiones praetoriae
➔ bonorum possessionis

- Tutto questo lo dobbiamo immaginare scritto sulla Tabula dealbata che all'inizio dell'anno
di carica, ciascun pretore pubblica nel foro con la propositio in albo

Come fa il pretore a pubblicare queste editto?

➢ E’ chiaro che innanzitutto è tenuto a riproporre sempre le formule delle azioni Civili,di
quelle non può fare a meno e poi dopo sceglie se proporre azioni pretorie che erano
contenute nell’editto di un suo predecessore e se si rende conto che questi strumenti pretori
hanno avuto successo,ecco che il pretore li ripropone nel proprio editto.
- Alla fine opera una valutazione generale per stabilire se deve introdurre degli strumenti del
tutto nuovi,così si va formando una sorta di nucleo,che passa di anno in anno da editto in
editto

➢ Questo nucleo che viene consegnato da un pretore al suo successore, viene chiamato
impropriamente della manualistica edictum tralaticium → questa non è una terminologia
che noi troviamo nelle fonti però rende bene l'idea di un nucleo di clausole edittali, che
vengono tramandate(traslare in questo senso),da pretore in pretore allo scopo di costituire
un nucleo dell’editto,che quindi di anno in anno non soltanto si va perpetuando ma si va
anche arricchendo

➢ L’editto emesso dal pretore vincola il magistrato che lo abbia emesso per l'intero anno di
carica e il pretore non si può discostare, tuttavia nella prassi si andava registrando già nel
corso dell'età repubblicana,una iniziativa per la quale il pretore,anche se già aveva emesso
un editto all'inizio dell'anno di carica o nel corso dell’anno di carica lo andava modificando
introducendo nuove clausole

- Si cerca di evitare che i pretori non si fossero attenuti al programma edittale emanato
all'inizio dell'anno di carica,proprio nel momento della crisi della libera res
publica,nell'ultimo secolo repubblicano,si interviene con una legge

➢ Nel 67 a.c. → Lex cornelia de edictis,con la quale si stabilisce che i pretori svolgono le
proprie attività giurisdizionali sulla base dei propri editti

- Lo scopo di questa disposizione era quello, di fornire una tutela che fosse stabile per l’intero
anno e siccome l'editto durava per tutto l'anno di carica, viene chiamato edictum perpetuum
(perpetuum è un falso amico,non vuol dire che dura per sempre,ma che vale per l’intero
anno di carica del magistrato che lo abbia emesso).

➢ Nonostante l'entrata in vigore delle disposizioni contenute nella lex cornelia de edictis,
questa prassi si era ormai radicata tanto che noi sappiamo che soprattutto uomini politici
molto disinvolti, come Gaio Verre, quando vedevano che c'era un loro amico o c'era un
interesse della fazione politica di cui erano esponenti o avevano altri interessi di natura
politica, nel corso dell'anno di carica emanavano degli editti

ARMI RETORICHE… ( Usate molto da Cicerone)

- una delle armi retoriche più importanti del processo criminale romano delle quaestiones era
l'arguzia → l’abilità che, con la parola, non soltanto di convince i giurati, ma punta a
muovere i loro sentimenti provocando simpatia.
- l'ironia→ allo scopo di stigmatizzare il comportamento del soggetto, nel caso del processo
contro Verre, propretore di Sicilia,che emette un editto ogni qualvolta si presenti
un'occasione politica e non per ragioni di giustizia astratta

❏ Tuttavia,se torniamo al discorso da cui abbiamo preso le mosse,ci dobbiamo immaginare


l'editto come un insieme di clausole che propone strumenti di diritto civile,ovvero le
azioni civili,strumenti di diritto pretorio quali sono le azioni pretorie,le exceptiones e
così via e che di anno in anno si va sempre più ingrossando,si va rafforzando costituendo la
fonte del ius honorarium

Cosa fa un attore che vuole citare in giudizio un convenuto?

➢ Noi abbiamo detto che egli deve dire in anticipo qual è lo strumento giudiziario,qual è
l'azione con la quale vuole agire,deve innanzitutto prima di mettere in moto il processo e di
chiamare in giudizio il convenuto, all'atto della chiamata in giudizio del convenuto,lo deve
già rendere edotto dell'azione con cui agisce.

- L’editio actionis → indica l’azione/formula con cui viene accusato il convenuto, da parte
dell’attore è mette in moto il processo.

Come fa l'attore a compiere questa editio actionis, cioè l'indicazione dell'azione con cui sta
invitando in giudizio Il convenuto per partecipare ad un processo?

- Noi lo sappiamo perché ce lo dice Ulpiano nell’opera del De edendo → Ci dice che colui
che vorrà agire con un'azione:porta il convenuto innanzi all’editto pretorio,quindi innanzi a
queste tavole pubblicate in albo e gli indica con la mano,all’interno della tavola,la formula
della quale si vuole servire.

❏ DOBBIAMO IMMAGINARCI L’EDITTO come→ una serie di tavole imbiancate,con


sopra scritte le formule e gli altri strumenti con inchiostro nero, atramentum, questo
strumento che viene proposto,cioè pubblicato davanti a tutti è uno strumento che serve
Innanzitutto per dare conoscenza degli strumenti di cui l'attore si può servire,ma serve anche
perché si compia correttamente la editio actionis. Quindi l’attore prende il convenuto,
insieme vanno nel foro, gli indica con la mano all'interno delle tavole la formula dell'azione
di cui si vuole servire e in questo modo rende edotto il convenuto dell’azione, affinché Il
convenuto sia, (dice Ulpiano in questo commento,instructus ad agenti) reso edotto, si è reso
consapevole dell'azione che verrà esercitata contro di lui, allo scopo di valutare se voglia
resistere in giudizio oppure se voglia cedere, cioè già in quel primo momento in cui l'attore
ha portato il convenuto innanzi al testo edittale e con il dito gli ha indicato la formula di cui
si vuole servire, il convenuto deve compiere una prima valutazione, ovvero:
- deve chiedersi voglio impegnarmi in un processo che se perderò comporterà il pagamento
della somma di denaro, contenuta nella commendatio, più la pena processuale?
- Evitando così,sin da subito il processo,perché il processo che accerta la situazione
controversa determina anche poi per chi soccombe,il pagamento di altre pene

➔ all'interno di queste tabule dealbate si susseguono le varie clausole e che le azioni o le


singole clausole,sono raggruppato in sezioni che si chiamano TITOLI

➢ Questi titoli scritti con inchiostro nero sono preceduti da una cosiddetta rubrica, che si
chiama così perché scritta con inchiostro di colore rosso( rosso in latino ruber,rubra,rubrum)
e indica il contenuto del singolo titolo

❏ Quindi dobbiamo pensare ad un editto che è diviso in titoli, in sezioni, l’argomento trattato
dagli strumenti, contenuti all'interno di quel titolo, sono segnati dalla rubrica edittale

- Bisogna precisare che… editto che noi conosciamo,non è un problema di poco conto,perché
a noi non è pervenuto nessun esemplare,nessuna testimonianza diretta di antico editto, noi
conosciamo gli editti di età repubblicana per citazioni e allusioni che se ne fanno in altre
fonti

➢ Noi conosciamo soprattutto l'editto non con riferimento ad un singolo anno, ma con
riferimento all'editto che intorno al 130 d.C. , intorno perché non lo sappiamo bene, fu
cristallizzato in un modello immutabile, per ordine dell'imperatore Adriano. Egli da ordine
ad un giurista originario della Tunisia che si chiama Salvio Giuliano nel 120-130 d.C.di
stabilizzare il testo dell'editto, dei pretori, degli edili curuli e dei governatori. Anziché ogni
anno emanare un editto, del 130 d.C. in poi, l’editto ha una forma stabile, immutabile,non
più modificabile. → Noi conosciamo in parte, una ricostruzione di questo editto dell'età
Adrianea,perché è stato ricostruito da uno studioso dell'800,che si chiama Otto Lenel. Il
quale partendo dall'idea,che i giuristi classici successivi ad Adriano avevano scritto opere di
commento all'editto.

- La storia dell’editto e del diritto onorario come fonte che viene rinnovata di anno in
anno,dal magistrato che emette l'editto, termina dunque,sotto Adriano,con la codificazione
del diritto perpetuo.

che cos'è lo ius honorarium?

➢ È uno strumento che consente di intervenire immediatamente se c'è un'esigenza. Per dare
protezione ad un rapporto giuridico,il pretore è libero di farlo con il provvedimento.

➢ Vero è che nel 67 a.C. come ho appena ricordato la legge cornelia impone ai pretori di
attenersi ai propri editti, ma il pretore ha sempre un'altra possibilità → per dare tutela ad una
situazione che non ha previsto,se una parte si rivolge al pretore e rappresenta una situazione
di fatto che il pretore ritiene opportuno rilevare, il pretore può emettere un decreto (in latino
decretum) con cui concede l'azione per il caso concreto,concede cioè non un'azione edittale,
ma un'azione prevista che si chiama azione decretale

❏ Quindi bisogna vedere l’ordinamento Romano, come un ordinamento informato da un


principio cardine,al quale ora finalmente possiamo dare un nome,per cui il diritto non è
soltanto lo ius ,ciò che è scritto nelle leggi ,ciò che è consacrato Nei testi dei Plebisciti,ciò
che viene stabilito dalla attività interpretativa e creatrice della giurisprudenza,ma grazie al
pretore può realizzare quello che noi chiamiamo la giustizia del caso concreto

Come si chiama in Latino questo ideale che accompagna e sostiene l'attività giurisdizionale del
pretore?

➢ l'aequitas → il pretore è sorretto da questo ideale della giustizia del caso concreto e non è
un caso che Cicerone fa questa affermazione in cui dice che il pretore è il vivavox iuris
civilis, la voce viva del diritto civile. Questa dialettica fra diritto civile e diritto onorario è
uno strumento formidabile che consente al diritto romano di adattarsi rapidamente a tutte le
esigenze che la vita sociale, economica politica e culturale porta all'attenzione dei singoli
pretori che di anno in anno esercitano iurisdictio.

- Una delle ragioni per cui il diritto romano raggiunse i vertici, che nessuna altra civiltà del
mondo antico riuscì a raggiungere, sta proprio in questa capacità di modellarsi
continuamente, per dare risposte alle esigenze concrete

- i pretori romani, però, all’atto di redazione, avevano un altro strumento di cui avvalersi e
cioè→ potevano farsi consigliare dai giureconsulti, spesso, infatti, sono essi, che
suggeriscono al pretore cosa cambiare e cosa introdurre

❏ Quindi i Giuristi Romani si ispiravano al ius ma anche al ecum, in diritto romano c’è questa
endiadi, ius ecum. Il diritto romano funziona bene quando accanto al diritto stesso nella sua
tecnicità, c’è anche l’ideale dell’equità. Che ripeto secondo una definizione che andava
molto di moda fino a qualche tempo fa,è la giustizia del caso concreto, non una giustizia
astratta lontana dai cittadini.

● Noi non possediamo nessuna fonte contemporanea ad Adriano ed a Salvio Giuliano che ci
danno notizia di questa avvenuta codificazione dell’editto. Le prime fonti che ci dicono che
Salvio Giuliano, su incarico dell’imperatore Adriano, avrebbe realizzato il testo dell’editto
sono fonti tarde, di età post-classica, successivamente Giustiniano riprende tale tradizione
che poi portò lo storico Antonio Guarino a definire tale codificazione una leggenda che non
avrebbe riscontro nelle fonti.
- Ci sarebbe da aspettarsi che un avvenimento così importante si ritrovasse nelle trattazioni
giuridiche, per questo possiamo pensare che ci sia un nucleo di verità all’interno di questa
leggenda e che grosso modo nel secondo principato, inaugurato da Adriano, probabilmente
la vena creatrice dei pretori si era di fatto esaurita e che dunque la cristallizzazione avvenne
perché lo “ius honorarium” a partire da quel momento non si andò più modificando.

● Prima di parlare della crisi della LIBERA RES PUBLICA (133a.c.)


➔ Parliamo della composizione del Senato, che con il PLEBISCITO OVINIO (318-312 a.c.)
→ attribuì la scelta dei senatori ai censori, ai quali entrati in carica, oltre a compilare le liste del
censimento, le tavole censorie, per le ragioni che conoscete provvedevano anche a vedere quali
posti si fossero resi vacanti nel Senato

- I senatori sono persone che hanno solitamente una certa età, Se un Senatore era morto, era
reso vacante uno dei 300 posti che componevano il Senato dell'età repubblicana ed i censori
avevano il compito di riempire questi posti→ Il plebiscito Ovinio attribuisce la facoltà di
scegliere i nuovi senatori tra coloro che erano da considerarsi optimi, il criterio era quello
dell’optimum, il cittadino migliore degli altri.

- (Noi conosciamo un frammento di questo testo del Plebiscito Ovinio perché questo
frammento è citato dal Grammatico Festo che, come ho già ricordato in altre occasioni, è
un grammatico che compone un'opera che si chiama “de verborum significatione o de
verborum significatu”.)

- Qui probabilmente Il riferimento all'ordine, ha a che fare secondo alcuni studiosi all’ ordine
Patrizio e a quello plebeo, cioè vuol dire che si possono trarre dai patrizi e dai plebei;

➔ Nell’esercitare tale funzione possono:

1. o non dare l’accesso al senato anche ad ex magistrati anche di rango superiore che si siano
comportati in maniera non conforme ai mores, quindi in questo caso li possono tralasciare.
(questo atto prende il nome di “PRAETERITIO,”).

- oppure se si rendono conto che in senato ancora seggono alcuni senatori che si sono
comportati in maniere che vanno contro i mores, i Censori possono addirittura rimuovere
dal seggio senatorio senatori che si sono comportati male.ù

➢ Li posso “Amovere” dalla carica, questo amovere è espresso dal sostantivo latino “Amotio”. I
censori dunque, esercitando la PRAETARITIO e la AMOTIO svolgono un ruolo delicatissimo
nell’ambito della costituzione romana nel periodo della repubblica, perché scelgono i migliori che
dovranno formare il Senato, che svolgerà un peso politico determinante dai primi agli ultimi secoli
dell’età repubblicana, specialmente nel II e nel I secolo A.C che corrisponde al periodo di crisi della
res publica a Roma.
2. PAGINA 2 → 02/12 → AMOTIO

I censori dunque, esercitando la PRAETERITIO e la AMOTIO svolgono un ruolo delicatissimo nell’ambito


della costituzione romana nel periodo della repubblica, perché scelgono i migliori che dovranno formare il
Senato

➢ Intorno all'affermazione di questa aristocrazia senatoria → si va raccogliendo La fazione


degli “optimates”. (tra gli storiografi ci sono delle discussioni per stabilire se si possa
parlare di partito)

➢ A questi Optimates, si contrappongono la fazione dei Populares →cioè il partito vicino ai


sentimenti del Popolo, nel senso della plebe, dei soggetti delle fasce economicamente più
deboli della popolazione e che trovano la propria espressione solitamente in un tribuno della
plebe, solitamente perché i tribuni della plebe sono eletti in numero di 10.

- il partito aristocratico, la fazione degli optimates, riusciva a controllare anche alcuni de


tribuni della plebe che ponendo l’intercessio ad altri tribuni potevano determinare degli
ostacoli.

➔ Nel 133 a.c. Cambia un po tutto a Roma, siamo davanti all’inizio della crisi delle Libera Res
Publica.

➢ Ma in questo stesso anno sale Tiberio Gracco come tribuno della Plebe

- Tiberio che però è un esponente della migliore aristocrazia Romana, figlio di Cornelia che
era appunto esponente della gens Cornelia. Dunque un nobile romano patrizio che effettua
l'atto di transitio ad plebem, quindi rinuncia ai sacra Patrizia, diventa plebeo e nel 133 a.C
viene eletto tribuno della plebe.

➔ Dal punto di vista sociale Roma si confronta con popolazioni appartenenti ad un impero
molto ampio, Inoltre questa conquista dei territori determina l’afflusso a Roma di grande
ricchezza e soprattutto il contatto con la civiltà ellenistica, quella diciamo che nasce dalle
ceneri dell'impero di Alessandro Magno.

- Questo influsso dell’ellenismo porta un rilassamento dei costumi, in cui il lusso, il


divertimento, la ricchezza avevano spazzato dai valori fondanti della comunità repubblicana
il nucleo attorno al quale era stata costruita una realtà politica e giuridica che era quella per
una piccola civitas.
- La classe dirigente di Roma fu molto sensibile alla filosofia greca, stoica, epicurea ecc…

➢ Ma in questa Roma piena di Ricchezze, come spesso accade, la Classe dirigente, vuole
arricchirsi sempre di più, infatti…
➢ un grande problema era dovuto al fatto che l’esercito, che era formato da plebei, non
partecipava ai vantaggi che si esponevano agli esponenti del ceto senatorio. Quindi si hanno
dei problemi di gestione amministrativa per la grandezza dell’impero:

Quindi
1. L’amministrazione delle province da parte di governatori provinciali rapaci che tentano di
arricchirsi governando pensando ai propri interessi e non pensando al bene di Roma.

2. Ager publicus che viene conquistato viene distribuito in modo tale che si va poi
concentrando nelle mani degli esponenti del ceto senatorio, si va a creare una sorta di
latifondo senatorio.

➢ Anche se la lex Licinia-Sestia de modo agrorum, stabiliva la possessio per un massimo di


500 iugeri, Tuttavia tale disposizione non aveva funzionato, non era efficace.

➢ Per cui quando Tiberio Gracco viene eletto nel tribunato nel 133 A.C, si trova di fronte, ad
un latifondo nelle mani degli esponenti del ceto senatorio protetto dal senato, espressione
della classe aristocratica degli optimates, ad un sistema di amministrazione delle province
compiuto da parte di governatori scelti dal senato che con la prorogatio imperii, mandano i
governatori politicamente vicini alle linee politiche senatorie che quando commettono
errori, finiscono dinanzi ad una questio, con il senato che con i suoi componenti controlla
indirettamente i verdetti che vengono dati

➔ Tiberio Gracco una volta entrato in carica →

1. Innanzitutto si rende conto che il problema della distribuzione delle terre è un problema
che va affrontato e propone una rogatio con la quale chiede che venga ristabilito il limite
massimo, che era stato già fissato dalle lex Licinia- Sestia(500 iugeri) aggiungendo 250
iugeri se il pater familias ha un figlio, 1000 se ne possiede più di uno, volendo in più
far nominare una commissione di tre uomini (tresviri agris dandis adsignandis
iudicandis), i quali avrebbero avuto il compito di verificare eventuali situazioni di
irregolarità rispetto al limite massimo di 500 iugeri oppure 750 1000 e ridistribuire questi
terreni in possessio ad altri soggetti

❏ L'obiettivo politico di Tiberio Gracco era quello di richiamare in vita il principio che aveva
ispirato la riforma agraria che aveva caratterizzato la legge Licinia-Sestia, per consentire
alla plebe di potersi guadagnare il pane con delle terre che potevano sfruttare
economicamente e coltivare
■ Il senato, per tutelare gli interessi della classe aristocratica, corrompe il tribuno Marco
Octavio facendogli opporre l’intercessio a Tiberio Gracco paralizzando così la presentazione
della rogatio. → Secondo le regole della costituzione repubblicana romana, se un
appartenente ad un collegio magistratuale si vede opporre da un altro collega l’intercessio(il
veto) l’atto viene paralizzato.
➔ Per la prima volta Tiberio Gracco compie un primo atto di violazione delle regole della
costituzione materiale innescando una spirale di eventi sul piano costituzionale che ha fatto
parlare di INIZIO DELLA CRISI DELLA RES PUBLICA.

Quale è il ragionamento di Tiberio Gracco che spinge a reagire a questo atto di veto opposto da
Marco Ottavio contro la sua rogatio agraria?

➢ Tuttavia Tiberio Gracco aprendo la via ad una crisi che non si fermerà più, se non con la
dissoluzione della costituzione della res publica → propone agli altri tribuni della plebe
un’altra rogatio con cui chiede che venga rimosso dall’incarico Marco Ottavio che si è
comportato con un tipo di attività politica contraria agli interessi della plebe.
➢ Per questo propone la “ABROGATIO” di Marco Ottavio, cioè togliere il potere politico ad
un tribuno della plebe che secondo le regole comuni sta in carica fino allo spirare della
carica;

➢ Come sappiamo i magistrati sono eletti per un anno ed esercitano le proprie funzioni per
tutto l'anno, dunque non possono essere privati con un atto contrario alla rogatio, cioè
l'abrogazione dei propri poteri

➔ Questo plebiscito viene effettivamente approvato e per la prima volta si crea un “Burnus”,
una ferita nelle regole di funzionamento dell’apparato dello stato che ovviamente crea
frizioni politiche che però si acuiscono quando, nell’anno successivo (il 132)
➔ Tiberio Gracco presenta la propria candidatura come tribuno della plebe.

➢ vero è che i Romani con un plebiscito Genucio → avevano stabilito che tra il consolato e la
ripetizione del consolato, la cosiddetta reiterazione del consolato, doveva passare almeno un
intervallum di 10 anni, però queste regole non valevano per i tribuni della plebe e anche
dopo il plebiscito Genucio, secondo le fonti di Livio, in alcuni casi gli stessi consoli
venivano eletti l’anno successivo ove ci fosse una ragione di opportunità, per esempio un
console che aveva condotto vittoriosamente una campagna militare contro un nemico che
ancora costituiva una minaccia per i romani.
➢ Proprio i romani avevano la regola dell’intervallo di 10 anni per il consolato, avevano
derogato ma non avevano una regola specifica che vietasse la possibilità di presentare la
candidatura al tribunato della plebe. Quindi Tiberio Gracco presenta questa candidatura.
Cosa fa dunque il Senato, preoccupato per le abilità di Tiberio Gracco per cercare di bloccare la
sua rielezione come tribuno della plebe?
➔ Dopo aver fatto porre l’intercessio, durante la prima assemblea non si riesce a votare,
l’indomani viene convocata l’assemblea dei concilia plebis ,che diedero il proprio voto a
favore di Tiberio Gracco, assemblea che poi verrà dissolta per evitare una sommossa
popolare, con Tiberio e i suoi seguaci che scappano.
➔ A questo punto il senato chiama tutti i cittadini romani a valutare il pericolo di Tiberio
Gracco, che viene accusato di voler ripristinare il regno, di tirannide, crimine gravissimo
nella costituzione repubblicana

➔ Tiberio Gracco ed i suoi seguaci si riuniscono sul monte e uno dei Cugini di Tiberio Gracco
convoca il senato nel tempio della Fides Publica, altro luogo simbolico ed esorta il senato a
considerare il pericolo rappresentato da Tiberio Gracco e dai suoi seguaci

➔ A questo punto il senato emette un particolare senatus consultum, che la storiografia tende
a chiamare “senatus consultum de repubblica defendenda”(riguardo alla difesa dello stato)o
“senatus consultum ultimum”. A questo punto Tiberio Gracco viene visto come un pericolo
per lo stato, per questo Il senato chiama tutti i magistrati a fare qualunque cosa Affinché non
ci sia un danno per l’intero stato.

➔ A questa seduta senatoria in cui il cugino di Tiberio Gracco era riuscito a convogliare l’odio
dei senatori, era presente Muzio Scevola pontefice, che da grande conoscitore del diritto
sollevò dei dubbi, chiedendosi come è possibile chiamare consoli e pretori e prendere le
armi contro Tiberio Gracco, quando quest'ultimo è un cittadino romano? → nessuno può
metterlo a morte poiché un cittadino romano in quanto tale, ha il diritto di esercitare lo “ius
provocationis

■ A questo punto viene recitata la formula della “evocatio”, cioè vengono convocati tutti,
Publio Scipione Nasica, si mette a capo di un esercito che con bastoni e lance attacca
Tiberio Gracco ed i suoi seguaci, i quali vengono uccisi → Secondo le fonti i cadaveri
gettati nel fiume Tevere lo resero di colore rosso tanto fu lo spargimento di sangue

➢ Insomma con questo espediente politico viene dichiarato nemico quello che in realtà è un
cittadino romano, in quanto la forza militare viene utilizzata non per abbattere un effettivo
nemico dello stato bensì della classe senatoria pubblicamente
❏ Nasce così un espediente retorico che consiste nel raffigurare Tiberio Gracco come nemico.
Questo è un espediente retorico che nasce con Tiberio Gracco, viene riutilizzato più volte
nella storia, anche da Cicerone, il quale riesce ad ottenere una decisione dello Stato e
negando a Catilina il diritto della provocatio ad populum. Ma se poi vi spostate nella storia
fino ad arrivare ai tempi più vicini, questo espediente del nemico dello stato come un
nemico che non fa parte della Comunità e che perde ogni diritto che va distrutto, è lo stesso
ragionamento che si ritrova nelle dittature, specialmente in quella tedesca e quella italiana,
con il nazismo e fascismo

■ Guardate quale è il meccanismo politico che fa nemico dell’intera comunità, quello che in
realtà è un nemico politico di una parte, allo scopo di giustificare sul piano giuridico quello
che in realtà è ingiustificabile.
La comunità romana si dissolve dunque quando tutti questi principi fondamentali dello
stato, principio della libertà, della provocatio ad populum non vengono rispettate. Quando si
rinuncia, diceva Benjamin Franklin, ad una garanzia costituzionale per un pericolo concreto
le cose vanno a finire sempre male.

➔ Tiberio Gracco effettivamente fu ucciso, ma il problema si ripresentò sostanzialmente


immutato 10 anni dopo. 113 a.c.

➔ Siamo nel 123 A.C, quando il fratello di Tiberio Gracco, Gaio Sempronio Gracco
raggiunge l’età necessaria per aspirare al tribunato della plebe; una volta presentata la
candidatura, viene eletto ed ovviamente si muove, politicamente parlando, in maniera più
cauta rispetto al fratello, continuando a sviluppare il programma politico che aveva
costituito il nucleo fondante della politica di Tiberio, ma ammaestrato dagli avvenimenti che
ne avevano causato il fallimento, si muove su più fronti volti a ridimensionare il potere degli
optimates agendo su più punti.

1. Toglie il significato del voto delle classi più abbienti nel procedimento di votazione delle
leggi. Voi ricorderete che i comizi centuriati sono chiamati a votare secondo un certo ordine
affinché raggiunta la maggioranza, le altre classi censitarie non vengono più chiamate a
votare. 18(Equites) + 80(pedites). Siccome questo non è un procedimento democratico ,
Anche perché Di fatto si svuota la democrazia.

- Gracco propone un plebiscito una “lex Sempronia de suffragiorum confusione”


→ la quale stabilisce che all’interno dei comizi centuriati non si vota secondo l’ordine prestabilito,
ma si estrae a sorte una centuria che vota per prima in modo tale che si venga a creare tale
“confusio”. Così si spezza il primato della prima classe degli equites, esponenti del ceto più
abbiente del popolo romano.
2. Un altro fronte di lotta politica viene condotto da Caio Gracco sul piano della repressione
criminale. → (Voi vi ricorderete che la quaestio, cioè la corte giudicante, era formata da
giurati che sono scelti secondo una procedura che viene individuata dalla legge istitutiva
della quaestio, e che i senatori avevano cercato di monopolizzare la composizione della
giuria, cioè formando giurie composte da simpatizzanti politici dei senatori i quali nel
giudicare altri membri politicamente vicini al senato avrebbero cercato di assolvere)

2.1 → Caio Gracco propone una legge dunque con la quale la composizione della corte giudicante
passa dall’ordine dei senatori all’ordine dei cavalieri(ordo equester).

2.2. → Inoltre un collega propone in materie di crimen de pecuniis repetundi, la legge che si
chiama “ lex Acilia repetundarum”. Questa lex Acilia in materia di pecuniae repetundae è
importante non solo perché trasferisce il “munus iudicandi”, cioè il compito di prendere parte alle
giurie popolari, ma anche perché per la prima volta trasforma la pena per il crimen de pecuniis
repetundis, da semplice restituzione in sanzione, da simplum al duplum, quindi se ad esempio un
governatore provinciale ha rubato un milione di sesterzi ne dovrà restituire due ove condannato.

2.3. → Ed inoltre si ha l’interdizione da parte di colui che si sia macchiato di questo crimen dal
rivestire compiti come far parte della giuria o ricandidarsi. Dunque una legge che finalmente
scoraggia una commissione del crimen de pecuniis repetundis.

- A Roma lo stato appaltava con delle locationes censorie, cioè con dei contratti gestiti dai
censori, a singole società, chiamate società di pubblicani, il compito di riscuotere le imposte
presso i cittadini e soprattutto sui provinciali.

- I pubblicani pagavano a quel punto all'erario dello Stato la somma dovuta, riscuotevano i
soldi presso i singoli contribuenti e trattenevano per sé una percentuale di quanto riscosso., e
così si arricchivano.

❏ E’ chiaro che da questo momento le società non sono più legate da un’intesa politica con il
senato, non devono cioè comportarsi politicamente seguendo una linea che piaccia al senato.
Quindi questo spostamento della concessione degli appalti crea sul piano politico un
legame tra i pubblicani e i concili della plebe.

( ATTENZIONE → Gli storici non descrivono le vicende in maniera del tutto obiettiva ma lo fanno
risentendo dei sentimenti politici ai quali si sentono più vicini. Un po' come oggi con i giornali)

3. Infine sposta anche la competenza ad attribuire l’appalto delle imposte che a Roma
venivano riscosse da alcune società private chiamate “pubblicani” che riscuotevano le
imposte, trattenevano una percentuale per sé e poi le versavano nelle casse dello Stato
trasferendo tale la competenza che era stata affidata fino a quel momento al Senato, dal
Senato ai concili della plebe, creando quindi un alleanza politica tra le potentissime
societates publicanorum e i concili della plebe.
➢ Il suo errore politico sta nel cercare di estendere la cittadinanza a tutti gli italici;

Perché c'era questa idea di estendere la cittadinanza?

➢ Perchè ormai queste fasce partecipavano alle guerre e una volta che sopportavano il peso ed
il rischio delle guerre dovevano avere anche diritto alla partecipazione dei diritti politici.
➔ Questa proposta si rivelerà fatale perché la plebe si allea con patriziato e innesca un
meccanismo politico che porterà alla morte anche di Caio Gracco.

➢ Nel 122 finisce il programma politica di Gracco, che perde sul piano della politica della
concessione della cittadinanza a tutti, in quanto i romani sono gelosi di questa posizione di
privilegio ,anche la plebe è gelosa per questa posizione di privilegio non volendo estendere
la cittadinanza a chi ne ha diritto.

❏ la mancanza dell'approvazione del progetto da parte di Caio Gracco rimanderà la questione


della cittadinanza che è uno degli altri grandi temi che caratterizzano la crisi della libera
res publica, che è caratterizzata non soltanto dal problema agrario ma anche dal problema
della richiesta dell’estensione della cittadinanza da parte degli italici che la richiedono a
gran voce

➢ Tutti tentativi, a partire da quelli dei Gracchi avranno esiti negativi. Dal 133 A.C fino al 27
A.C assistiamo ad un tentativo di riformare ogni singolo aspetto della costituzione
repubblicana senza riscontrare però alcun esito positivo.

➔ A fronte della proposta democratica vicina ai sentimenti popolari dei Gracchi miseramente
fallita con la morte di Caio, va registrato il tentativo popolare compiuto dal generale Mario
che percorse una direzione completamente differente da quella proposta dei Gracchi,
mentre i Gracchi pensavano che la equa distribuzione della terra alla plebe consentisse loro
di ottenere mezzi di sostentamento economico, la deduzione di colonie avrebbe consentito
la conquista di nuovi spazi ecc..

➢ Mario invece ritiene → di impegnare gli esponenti dei ceti meno abbienti all'interno
dell'esercito pagando i soldati o con somme di denaro o concedendo loro parte del bottino di
guerra quindi motivando anche l'azione militare dei singoli soldati che sono consapevoli che
se l'esercito vincerà ai singoli soldati sarà concessa un piccola parte del bottino, ma anche
assicurando ai veterani singoli appezzamenti di terreno

➔ Il tentativo di Mario si scontra invece con quello degli avversari rappresentati dalla parte
degli optimates guidati politicamente da Lucio Cornelio Silla
- Quest ultimo riesce a farsi eleggere dittatore. Questo tipo di dittatura non esisteva più dagli
albori del I secolo A.C. Silla dunque riesuma dalla storia costituzionale romana il modello
dittatoriale per farsi interprete della politica senatoria

➢ Egli si fa nominare dittatore dopo una legge rogata dall’interrex Valerio con la “Lex Valeria
de Sulla dictatore creando” nell’82 A.C. Silla si fa eleggere dunque con lo scopo di
scrivere le leggi → quindi una dittatura che si propone di attuare riforme con il mezzo della
legge, dunque il dittatore propone ai comizi delle rogationes su vari settori e inoltre riforma
l'assetto(constitutio) della comunità politica.

❏ Dunque lo Stato va riformato nella sua organizzazione complessiva e il compito di


riformare lo stato nel suo aspetto viene affidato proprio a Silla, attraverso una dittatura
che gli consente di porsi sul piano costituzionale al di sopra di tutti gli altri differente da
quella dell’età repubblicana, ma che ha base legislativa che dunque possiede l’idea del
consenso popolare, in quanto la legge viene approvata dai comizi che nominano Silla come
imperatore senza alcun limite di tempo

➢ Rafforza la posizione politica di cui è espressione, cioè il Senato ed indebolisce tutti gli
organi costituzionali che sono espressione degli interessi della plebe, in particolare
quello del tribuno della plebe.

- Silla rafforza il potere del Senato addirittura con una lectio straordinaria ne porta il numero
da 300 a 600

- Riduce la figura del tribuno della plebe “imago sine re” (immagine priva di sostanza”),
poiché viene privato da Silla dello “ius intercessionis” → cioè il veto più importante che
garantiva al tribuno della plebe di intervenire in maniera efficace nei confronti degli altri
magistrati, tribuni, senato ecc

- Per rendere inoltre meno appetibile tale carica Silla emana una legge che stabilisce che
→ chi diventa tribuno della plebe non potrà proseguire nel “cursus honorum”. Dunque questo
riassetto dello Stato consente a Silla di agire senza alcun controllo

- Fu sancita la separazione fra i due imperia magistratuali, quello domi e quello militiae,
nell’intento di aumentarne la controllabilità da parte del SENATO.
→ Per questo motivo, fu sottratto ai consoli l’imperium militiae e riservato solo ai promagistrati

- La facoltà di scegliere la corte giudicante, per quanto riguarda i crimen de pecuniis


repetundis e i crimen ambitu, ai SENATORI

1. Il tribuno della plebe non può opporgli l’ intercessio in quanto dittatore


2. Governa da solo e quindi non è affiancato da un altro collega che può porgli l’intercessio
3. Ha anche l’imperium
4. Silla inoltre Annulla l'operazione di Caio Gracco riportando la pena dal duplum al
simplum per il crimen pecuniis repetundis.

❏ Saggiamente Silla, a differenza di altri personaggi che conclusero la propria vita politica con
una cattiva fine, a partire da Cesare, concluse le proprie riforme si ritira a vita privata,
abdica facendo ripristinare così l’ordinamento consueto con i 2 consoli,pretori ecc. Negli
anni successivi, venuta meno la figura carismatica di Silla che avevo saputo magnetizzare il
consenso popolare a favore del partito aristocratico, tutte le sue riforme iniziano pian piano
ad essere smantellate da altre riforme che verranno attuate dai popolari, che riescono ad
ottenere consenso dopo l’uscita dalla scena politica di Silla.

RAGIONI CHE AVEVANO DETERMINATO IL VENIR MENO DELLE REGOLE, DELLA


STABILITÀ’ DELLA COSTITUZIONE DELLA LIBERA RES PUBLICA:

QUALI SONO I FATTORI CHE HANNO INNESCATO IL MOMENTO DI CRISI DELLA LIBERA
RES PUBLICA ?

1. LA QUESTIONE DELLA CITTADINANZA: richiesta cittadinanza da parte di fasce


sempre più ampie di italici e provinciali.

2. LA QUESTIONE AGRARIA

3. L'INCAPACITÀ’ DELL’ORDINAMENTO COSTITUZIONALE ROMANO ( pensato per


una città-stato) DI FRONTEGGIARE IL GRANDE IMPERO

4. LA QUESTIONE DELL’INDEBITAMENTO

➢ Questi anni difficili vedono affermarsi sulla scena politica due grandi figure:

1. Da un lato Pompeo che aveva assunto il cognome di Magno.

2. dall’altro quello di Giulio Cesare; discendente dalla gens iulia, la gens che secondo i
racconti tradizionali deriva da “iulius” , da quella Enea, che nel racconto sarebbe arrivato da
Troia per fondare la nuova città di Roma; una delle Gens più illustri

● Uno dei cuori pulsanti dell’economia romana che si era venuta ad affermare grazie al
sistema delle province era il sistema economico basato sui TRAFFICI MARITTIMI.

➢ il mediterraneo viene chiamato “mare nostrum”


mare nostrum perché nel momento in cui Roma aveva conquistato la Sicilia e la Sardegna,
quindi le due grandi isole al centro del mediterraneo e poi la Corsica, le Spagne, l’Africa,
insomma si era allargata lungo i confini del mediterraneo, grazie a questo sistema di
province che contornavano il bacino del mar mediterraneo aveva innescato un sistema di
traffici molto fiorente che assicuravano l’afflusso a Roma di ricchezze.
- Questo traffico nel mediterraneo nel corso del I sec a.C. viene scosso da BANDE PIRATI,
pirati che assaltano le navi da carico, dei mercanti creando un problema alla repubblica che
non si sente più sicura quando le navi dei mercanti venivano assaltate dai pirati.
- Per questa ragione nel 67 a.C. bisognava porre un ESTREMO RIMEDIO, per cercare di
contrastare questi nemici pirati che attaccavano le navi portando un grandissimo danno
all'economia di Roma, che non era in grado di dominare questo fenomeno.

➔ nel 67 a.C. si fece approvare un provvedimento ad un personaggio politico che aveva


dimostrato capacità militari ( IMPERIUM STRAORDINARIO)
imperium straordinario: straordinario perché esorbitante da quei limiti che la costituzione
impone sempre.

- Si tratta di un imperium proconsolare, cioè analogo a quello di cui godono i proconsoli nelle
province proconsolari; analogo a quello dei consoli, quindi prevede accompagnamento dei
12 littori, che non si esplica però in una provincia determinata .

- Mentre, di solito, i magistrati hanno un imperium che limitato a quel territorio che si chiama
provincia, questo imperium proconsolare affidato nel 67 a.c. con la LEX GABINIA a
POMPEO → è un imperium proconsolare che si estende su tutto il mar mediterraneo, che si
estende a 50 miglia dalla costa, quindi per consentire anche l’accesso militare a quelle zone
dove pirati si nascondevano, avevano nascondigli, smerciavano prede rubate alle navi
mercantili. è un imperium proconsolare che ha inoltre la durata di tre anni ( un'ulteriore
violazione dei principi costituzionali)

- si innescano figure di soggetti con imperi straordinari (imperia straordinaria), che non sono
soggetti a limiti per cercare di far fronte al problema della pirateria.
➢ POMPEO mostra di sapere usare molto bene questo imperium, riesce a prevalere sui pirati,
e ad ottenere un grande guadagno sul piano politico, perché torna a roma come vincitore dei
pirati.

➔ Nell’anno successivo nel 66 a.C. in virtù di un'ulteriore legge proposta da un certo


MANILIO viene affidata a Pompeo un altro IMPERIUM STRAORDINARIO per cercare di
risolvere un ulteriore problema che pesava sul prestigio della repubblica romana.

➢ La repubblica romana era impegnata da anni in una lotta contro il re del Ponto, Mitridate
VI
- (un'opera di Mozart è intitolata ‘’ MITRIDATE, RE DI PONTO’’ )

DOVE SI TROVA PONTO ? → IN TURCHIA, NELLA PARTE ORIENTALE


- Queste province orientali si erano di volta in volta interessate al conflitto tra Mitridate e la
repubblica romana e per cercare di sconfiggere MItridate, la repubblica romana affida nel 66
a.C un altro imperium straordinario a Pompeo Magno.

➢ Questi successi sul piano bellico fanno che Pompeo acquisti maggior peso è un'ulteriore
figura di potere cosiddetto CARISMATICO, attorno alla quale si va polarizzando il
consenso da parte dei romani che emerge rispetto alle altre figure politiche romane e che
tenterà di imporsi sempre di più negli anni successivi.

- Questa difficoltà di amministrare un territorio vasto, problema dei pirati e le lotte che da
anni contrapponevano Mitridate alla repubblica romana, creano l’immersione di queste
figure alle quali si danno poteri che rispetto alla tradizionale repubblica romana non
trovavano riscontro nei mores precedenti, quindi ancora una volta si ha una forzatura del
sistema costituzionale, per cercare di fronteggiare i problemi della vasta amministrazione
che roma si era trovata d avere sotto il proprio dominio con tutte le sue province e
soprattutto nelle province orientali, con re che si alleavano fra di loro, che mal sopportavano
l’egemonia romana in oriente.

E questo rafforzamento della posizione di Pompeo Magno non riesce però a risolvere altri problemi
che a roma si erano avuti...

4. → Uno di questi grandi problemi riguarda la questione DELL’ INDEBITAMENTO


Nell’ultimo secolo della repubblica riemerge un’altra delle questioni antiche

IN QUALE PERIODO STORICO LA QUESTIONE DEI DEBITI ERA STATA AL CENTRO DEGLI
SCONTRI DI ALTRE FAZIONI POLITICHE CHE AVEVANO ALTRI NOMI ?

Patrizi e plebei

QUESTO SCONTRO A COSA PORTA?

2 tappe si devono ricordare:

➢ Il problema dell’indebitamento porta a altri provvedimenti che cercano di risolvere questa


questione dei debiti.

1. abolizione istituto che è materia di indebitamento ( con tale legge si aboliva il Nexum):
LEX POETELIA PAPIRIA

2. LEX LICINIA SESTIA DE AERE ALIENO (detta condizioni più favorevoli circa la
posizione dei debitori)

- il I sec. a.C. è un momento storico in cui la crisi economica che viene innescata dalla
instabilità sul piano costituzionale, determina un ulteriore problema : i debitori non pagano
più il credito, questo fa sì che i creditori stentano a concedere crediti e sul piano economico
si viene a creare un ulteriore crisi.

➔ E’ in questo momento particolarmente difficile della vita politica romana e della vita
costituzionale romana che sulla scena politica comincia ad emergere un giovano esponente
della nobilitas senatoria : LUCIO SERGIO CATILINA

➢ LUCIO SERGIO CATILINA, aveva provato a seguire la via costituzionale per arrivare al
potere e si era candidato più di una volta per raggiungere la più alta carica
dell’amministrazione romana, aspirava al consolato...

➢ Ma era stato battuto da parte dei suoi avversari politici e per questa ragione cercò un’altra
strada→ raccogliendo intorno a sé lo scontento dei ceti più abbienti della popolazione
romana. Aveva quindi consensi da parte di giovani romani, tutti indebitati, tutti che
volevano fare passi più lunghi della gamba, ma sprovvisti di mezzi finanziari

- Oltre ad avere consensi tra i ceti aristocratici della roma dell’ultima repubblica, LUCIO
SERGIO CATILINA aveva anche degli appoggi negli strati meno abbienti della
popolazione, perché un’altra delle grandi novità che voleva affermare era
L’ANNIENTAMENTO DEL DEBITO

➔ E siccome non era riuscito a raggiungere i propri obiettivi politici secondo la via
costituzionalmente garantita, candidandosi alle cariche supreme ed essendo eletto iniziò a
ordire in questo ambiente aristocratico una celebre congiura che doveva portare a quello che
noi oggi chiameremmo COLPO DI STATO.
➔ Si voleva impadronire del potere e voleva con la forza cancellare l’ordinamento
costituzionale e voleva riformare la società romana.
Il colpo di stato prevedeva la presa del potere mediante uccisione dei consoli in carica.

■ In questo momento storico in cui va maturando questo complotto politico, era arrivato al
consolato MARCO TULLIO CICERONE, che si era già affermato da lungo tempo sulla
scena politica,aveva percorso i gradi del cursus honorum, era riuscito ad ottenere una grande
risonanza nel mondo politico, difendendo i Siciliani da Verre e che aveva saputo dimostrare
alla nobilitas senatoria grandissime capacità oratorie.
Grandissime capacità oratorie che gli consentivano di ottenere quel consenso che nell'anno
63 a.C. gli consentì di adire il consolato.

➔ Mentre Cicerone nel 63 a.C. ricopre il consolato, viene a sapere una notizia che tramite una
donna, inserita nel circolo dei catilinari, gli fece sapere che i catilinari stavano cercando di
concludere questo colpo di stato mirando a uccidere il console Cicerone.
➔ Cicerone si muove in una maniera molto abile dal punto di vista politico,perché riesce a
dare spessore alle accuse che vorrà rivolgere al senato contro Catilina procurandosi
l'appoggio di alcuni soggetti che aveva partecipato alla congiura attivamente.

➔ E lo fa assicurando a questi soggetti la promessa dell'impunità→ se collaboreranno con


Cicerone e la repubblica romana, questi soggetti che pur avevano partecipato alla congiura
non soltanto non saranno punibili ma riceveranno dei premi per la propria collaborazione
nelle inchieste giudiziarie che Cicerone come console ritiene di dover espletare dinanzi agli
occhi di tutti le trame della congiura di Catilina.

➢ Sono celeberrimi i discorsi tenuti da Cicerone dinanzi al senato, le cosiddette


CATILINARIE ( capolavori di politica oratoria che sono volti a determinare una reazione
decisa da parte della Repubblica romana contro Catilina )
Questi soggetti prendono il nome nel processo delle quaestiones perpetuae di INDICES (
plurale di INDEX) e sono stati spesso come antecedenti storici della figura che noi oggi
chiamiamo collaboratori di giustizia.
Grazie a questo uso sapiente dell' INDICES Cicerone riesce ad avere un appoggio dal
senato, il quale emette un SENATUS CONSULTUM ULTIMUM DE RES PUBLICA
DEFENDENDA.

❏ Catilina fugge da Roma e Cicerone ottenuti pieni poteri raggiunge Catilina e nei pressi di
Pistoia si svolge la battaglia di Pistoia in cui Catilina trova la morte.
Cicerone si trovava però a Roma ad avere catturato altri soggetti che avevano fatto parte
della congiura di Catilina, li aveva fatti imprigionare nel carcere Tulliano e aveva chiesto al
senato di metterli a morte, siamo informati dallo stesso Cicerone nelle catilinarie.
➢ Cicerone convoca il senato e sostiene che i catilinari che siano stati già imprigionati nel
carcere, vanno messi a morte perché ci sarebbe il rischio di una loro liberazione nel corso
di insurrezione popolare.

- Prende la parola Cesare.


- I rumores ( dicerie) dell'epoca dicevano che Cesare fosse vicino a Lucio Sergio Catilina,
Cesare prende la parola in questa celeberrima seduta senatoria afferma che non vi è un
pericolo concreto che giustifichi uccisione dei catinari imprigionati e ricorda Cesare che c'è
una famosa garanzia costituzionale che stabilisce che non si possono mettere a morte
cittadini Romani senza concedere loro La provocatio ad populum.
Cesare apertamente sostiene che non vi è alcuna necessità di ucciderli

➔ Cicerone appoggiato da altri esponenti della politica del tempo invece riesce ad imporre la
decisione e la sera stessa i prigionieri vengono strangolati nel Tulliano senza che loro
venga concessa la provocatio ad populum.

Questo fu un ERRORE POLITICO commesso da Cicerone e che egli pagherà negli anni
successivi.
➔ In quel frangente però uccisi i prigionieri, raggiunto Catilina pressi Pistoia, Cicerone riesce
a Sventare la congiura di Catilina e viene chiamato PATER PATRIAE ( PADRE DELLA
PATRIA, SALVATORE DELLA REPUBBLICA ) e il suo successo politico raggiunge il suo
apice.

■ Qualche anno dopo quando Cicerone non è più console, si viene a creare però un accordo
politico, frutto del genio politico di Cesare.
Il quale si era sempre posto in una posizione di antagonismo rispetto a Pompeo Magno ma
riesce a coinvolgerlo in un accordo tra uomini potenti che passa alla storia come PRIMO
TRIUMVIRATO (60 a.C.)
Avviene nel 60 a.C., a tre anni dalla congiura di Catilina.

1° TRIUMVIRATO → Non è un accordo che ha un riconoscimento sul piano istituzionale, è un


accordo tra privati che vede coinvolti lo stesso GIULIO CESARE, POMPEO MAGNO e
LICINIO CRASSO ( quest'ultimo non aveva l'abilità degli altri due ma aveva saputo accumulare
grandissime ricchezze che gli consentiva di partecipare a questo accordo.)

- Era un accordo in cui i tre politici raggiungono un compromesso che consentirà loro di
gestire la libera res publica, ponendosi al di sopra delle regole rispettate in virtù del
consenso che ciascuno di essi aveva i rispettivi partiti politici di cui erano esponenti, ma in
generale dell’intera comunità. - un compromesso che consentirà loro di spartirsi la ‘’ torta’’
La torta in quel momento storico non era soltanto il prestigio politico e la gestione della
politica a roma , ma era anche se non soprattutto la gestione delle province.
➢ Cesare riuscirà a ottenere, dopo l’accordo di lucca nel 56 a.C. , il governo delle Gallie,
governo molto prestigioso perché le Gallie avevano consentito a Cesare di continuare a
svolgere la propria attività di generale vittorioso e quindi di accrescere ulteriormente il
proprio prestigio politico che arrivava fino a Roma, considerandolo come una delle figure di
spicco non soltanto sul piano politico ma anche militare.

- Formalmente a roma quindi continuano a esserci consoli, censori, pretori, comizi che
eleggono magistrati, ecc..
- ma rimane formalmente perché il vero potere politico si trova riunito, è concentrato nelle
mani dei tre soggetti che nel 60 a.C. concludono l’accordo chiamato PRIMO
TRIUMVIRATO, e che essi rinnovano con l’accordo di lucca nel 56 a.C. .
- L'Accordo di Lucca consentirà ai partecipanti di forzare ulteriormente le regole fino ad ora
rispettate.

➢ E queste regole fino ad allora rispettate passano come occasione per dire che i proconsoli
dovranno amministrare le province non più per un periodo annuale , al termine del quale
dovranno rendere conto al senato che ha prorogato il loro imperium, ma con un imperium
proconsolare della durata di cinque anni.
➢ Questa variazione era funzionale a quella esigenza di garantire nelle province un’azione
politica ma soprattutto militare che non fosse frantumata in periodi annuali.
➢ Il governatore provinciale chiamato ad amministrare la provincia e a condurre le battaglie
belliche contro i soggetti che mettevano in pericolo la sicurezza della provincia avevano una
gittata nella propria azione di cui Cesare seppe farsi benissimo interprete.
➢ Cesare è famoso per il suo Bellum Gallum, la guerra contro i Galli.
➢ Questi successi politici riuscirono a rafforzare il suo prestigio.

- L’accordo fra le due figure di spicco di questo triumvirato, Pompeo Magno da un lato e
Giulio Cesare dall’altro non era un accordo basato soltanto sul raggiungimento di un
compromesso politico che riusciva a spartirsi l’amministrazione delle province, ma per
suggellare questo accordo Cesare diede in matrimonio la figlia Giulia all’anziano Pompeo.

- finché questo matrimonio durò il rapporto politico tra Cesare e Pompeo mediato dalla figura
di Giulia aveva garantito una stabilità e un equilibrio che fece si che questo primo
triumvirato riuscì a garantire un effettivo esercizio politico da parte del triumvirato a
dispetto di tutte le difficoltà.
- fu dunque un periodo di relativa stabilità sul piano politico

QUANDO IL PRIMO TRIUMVIRATO FINISCE ??

➢ Il tutto finisce quando muore Giulia, la moglie di Pompeo, la giovane figlia di Cesare, la
quale morì di parto, facendo venire meno il ponte che aveva assicurato l’accordo tra i due
esponenti maggiori del triumvirato. Ed è in questo frangente politico che le cose si mettono
molto male perchè quella rivalità che era stata trattenuta dal raggiungimento dell’accordo e
dall’unione familiare ha ormai raggiunto il definitivo tramonto.

- A dar corpo notevole alla solidità di questo accordo vi era stato già un altro avvenimento
storico che dobbiamo necessariamente richiamare → venir meno della figura di Crasso, il
quale avevo cercato di acquistare sul piano politico lo stesso prestigio che accomunava gli
altri due componenti del triumvirato.
- A differenza di Pompeo e Cesare, Crasso non era un comandante militare apprezzato da
tutta Roma e per cercare di ottenere quel successo militare che gli avrebbe consentito di
porsi come un esponente politico dello stesso livello e della stessa abilità degli altri due,
Crasso riesce a farsi dare il comando di alcune truppe cercando di condurre una campagna
che però non riuscirà a portare a termine e registrate le prime sconfitte, per cercare di
salvare il proprio onore si suicida insieme al figlio.
- Viene meno nella 53 a.C quindi, uno dei 3 uomini che avevano stipulato questo accordo
politico.

■ E in quel momento storico particolarmente difficile (53 a.C) si apre una crisi politica che si
manifesta l'anno successivo.
L'anno successivo, 52 a.C., si apre con una particolarità, si apre senza che comizi siano
stato in grado di riunirsi per eleggere i consoli dell'anno successivo.
- Nell'anno 52 si era aperto questa situazione particolare
- Anno che stando alle credenze popolari dell'epoca era un anno sfortunato perché si apriva
con una dei giorni di mercato ( nundinae), che secondo lei tradizione dell'epoca erano
sfavorevoli.
- Inoltre altre segni celesti mandati dalle divinità avevano lasciato presagire che era un anno
che si prestava a essere molto sfavorevole.
- si sono sentiti lupi ululare, statue avrebbero sanguinato, e quindi tutto si metteva male.

➔ Il 18 Gennaio di quell'anno si incontrano sulla via Appia altri due esponenti della scena
politica: Clodio, tribuno della plebe acerrimo nemico di Cicerone, ( Cicerone aveva
mandato in esilio Clodio e lo aveva svergognato con lo scandalo della Bona Dea, per
vendicarsi contro Cicerone fa approvare una legge ( plebiscito con efficacia di legge)
➔ in cui si dice che chiunque abbia messo a morte un cittadino romano senza concedere la
provocatio ad populum dovrà essere punito gravemente.

Chi aveva messo a morte un cittadino romano senza avergli concesso la provocatio ad populum ?

➔ Cicerone, il quale nei frangenti convulsi della vicenda della repressione della congiura di
Catilina, era riuscito ad ottenere dal senato l'assenso per fare strangolare nel Tullianum i
seguaci di Catilina imprigionati.

➔ Tuttavia questo plebiscito che fu approvato su proposta di Clodio creò uno scompiglio sul
piano politico.
➔ Cicerone era stato acclamato in quel momento come "salvatore della patria" ma la
temperie politica era mutata e Cicerone anziché stare fermo e non dire nulla, capendo che il
plebiscito era volto contro di lui, cercò appoggi fra i propri alleati politici, i quali rendendosi
conto dell'esplosivitá della situazione, gli amici politici di Cicerone cercando di non
impegnarsi in una battaglia politica diedero a Cicerone un consiglio.,
➔ Ci dicono le fonti che:

"Hai salvato una volta Roma in questo modo. Salva nuovamente Roma, scappa da Roma.!”

➢ Cicerone scappa in esilio per cercare di sfuggire all'iniziativa e potrà rientrare a Roma solo
dopo un esilio, che ottiene in Albania e poi in Grecia, quando un altro esponente politico,
Annuo Milone riesce a ottenere il suo rientro in patria

➔ Annio Milone il 18 gennaio del 53 a.C. incontra Clodio sulla via Appia
Lo scontro fa venire meno la figura di Clodio, il quale viene ucciso dai seguaci di Milone.
Si creò uno scompiglio generale, perché l'uccisione di un esponente politico come Clodio
determinò un'aspra reazione della plebe ( Clodio era tribuno della plebe) e la situazione
rischia di degenerare fino a quando il senato non si rende conto che bisogna cercare una
soluzione straordinaria.
■ Nel 52 a.C. viene nominato " CONSUL SINE COLLEGA " (console senza collega)
Pompeo Magno .

- Il console ha la caratteristica della collegialità, prima di agire si deve consultare con l'altro
console, la figura del magistrato al vertice dell'organizzazione romana che ha preso il posto
del Rex, differenziandosi dal Rex perché non è un soggetto monocratico ma è un soggetto
che agisce in base al principio sacro della collegialità.

Cosa fa Pompeo ?

➢ Fa votare una legge per reperire i fatti della via Appia, Istituendo una legge:" lex pompeia
de caede in via Appia"
(Legge pompeia sull'uccisione in via Appia )

➔ Milone chiede di farsi difendere da Cicerone


Il processo si svolge nel foro Romano, presidiato dalle truppe di Pompeo con la sensazione
che gli esponenti del partito popolare possa in qualunque momento farsi giustizia da sé.
Cicerone era molto impaurito, sarebbe stata la peggiore performance oratoria di Cicerone.
Milone preferisce andarsene in esilio prima di essere condannato, a Marsiglia ( nella Francia
Meridionale) dove ci dicono le fonti passava il tempo godendosi le triglie pescate dai
pescatori.

➢ Pompeo è vicino al Senato, una volta venuta meno la moglie Giulia e l'accordo politico con
Cesare, cerca di far fuori il proprio avversario, il quale in quel momento si trovava
impegnato in Gallia come proconsole. Per cercare di eliminare per sempre dalla scena
politica il suo avversario, Pompeo fa approvare un'altra legge in maniera elettorale sul
diritto delle magistrature :
➢ " Iura honorum" (diritto delle magistrature) → con quale stabilisce per la prima volta, in
maniera cogente, che i soggetti che vogliono proporre la propria candidatura ad una
magistratura non posso farlo se non trovandosi a Roma.
Solo i soggetti che si trovano a Roma possono presentare la candidatura.

➢ Cesare aveva due possibilità:

1. Restare nelle Gallie, non potendo presentare la candidatura

2. Tornare a Roma, senza le proprie truppe da privato cittadino

➔ Cesare compie nel 49 a.C. con una marcia a tappe forzate che gli consentono di tornare a
Roma, passando per le Alpi, Cesare con una sola legione si reca sul confine della città di
Roma ( esteso fino alla Pianura Padana)
Cesare passa il confine del Pomerium, passa il Rubicone (in Provincia di Forlì-Cesena)
entra a Roma insieme al proprio esercito e pronuncia la celeberrima frase : Alea iacta est (il
dado è tratto ).
Prendendo così di sorpresa Pompeo.

Cosa fa Pompeo e i senatori a lui più vicini??

➢ Capendo che lo scontro sul piano militare non assicurerebbe la vittoria, fuggono verso
Brindisi ( porto per andare in Grecia ) così come una volta fece Cicerone.
Cesare insegue Pompeo cercando di risolvere il suo contrasto politico sul piano militare.
Benché Pompeo continui a fuggire poiché Cesare era un abilissimo generale romano perché
aveva studiato strategie belliche che sono ancora note.
( usate nelle età successive. Lo stesso Hitler le adottò )

➔ I senatori accusano Pompeo di essere un codardo, il che convinse Pompeo ad affrontare


Cesare nella battaglia di Farsalo, in Tessaglia ( Tessaglia si trova in Grecia )

Venuto meno il primo dei triumviri, che si era suicidato insieme al figlio per cercare di
salvare l'onore
Venuto meno Pompeo, la scena politica rimane nelle mani di Cesare. ( 49 a.C.)
Cinque anni separano Cesare dalla battaglia di Farsalo alla sua morte.
Sono anni che portano Cesare ad assumere la DITTATURA.

➔ Dittatura che trova base nel consenso popolare


È una dittatura particolare perché ancora una volta viene assunta da Cesare con quella
finalità antica che aveva giustificato il corso della figura della dittatura.
Viene assunta insieme al Consolato → altra violazione della Roma repubblicana che vieta
il cumulo di cariche diverse .
Dittatura che all'inizio nasce con una durata diversa dal limite massimo di sei mesi, viene
portata ad un anno, fino a quando non diventa dittatura decennale.

➢ La politica adottata da Cesare, avvenuta nelle celebri Idi di Marzo 44 a.C. è una politica
che tenta di dare risposte concrete improntate ad un grande pragmatismo da parte di Cesare
dittatore.
In virtù dei poteri straordinari di cui gode Cesare, posizione di superiorità rispetto a tutti gli
organi compreso il senato che era stato battuto politicamente con la sconfitta di Pompeo,
Cesare cerca di riformare l'amministrazione romana ponendo in essere tutte una serie
di attività nei vari settori.

- Cerca di dare risposta alla questione della CITTADINANZA


Capendo che la cittadinanza non si concede a coloro che ragionevolmente hanno una
legittima aspirazione ad essere coinvolti nella gestione dei diritti politici mediante la
partecipazione dei diritti politici (Capacità di eleggere magistrati o essere eletti consoli,
partecipazione partecipare vita pubblica ecc..) ogni qualvolta la storia non concede la
cittadinanza a gruppi sociali che legittimamente vi aspirano si crea un piano di paglia in cui
le tensione portano a un terremoto.

✓ Cesare riesce lì dove non erano riusciti i fratelli Gracchi.


E riesce a concedere la cittadinanza a intere comunità politiche, celebre è la concessione
della cittadinanza romana agli abitanti della Gallia Cisalpina (La Gallia è la parte
dell'Italia al di là del Rubicone, quella che noi chiamiamo Padana).
Guadagnando il sostegno politico di queste comunità della penisola italica.

✓ Un altro tentativo con effetti politici è data dalla introduzione di sistemi che tendono a
moralizzare una corretta gestione delle province.
Erano esposte al rischio di amministratori provinciali con corruzione, che tentavano di
arricchirsi a danno dei provinciali.
Cesare mette in atto una serie di leggi
Leges iurae→ inasprendo le pene, I soggetti condannati non potranno più gestire cariche
pubbliche.

✓ Riforma procedura del crimen vis, crimen maiestatis


Crimini di rilevanza politica

✓ Interviene sulla composizione delle giurie popolari


Attribuisce il Ius iudicandi (diritto di fare parte delle giurie delle quaestiones ) ai tribunis
aerari
✓ Interviene sulla questione dei debiti
Cercando di evitare operazioni di prestito che rischiano di dissanguare gli strati più deboli
della popolazione che rischiano anche di rendere difficoltosi i commerci che se applicato
possono rafforzare l'economia romana .
- Da dittatore pone in essere tutta una serie di riforme che puntualmente cercano di risolvere i
problemi che si erano venuti a creare

✓ Sul piano politico tenta anche di riformare il diritto


Tenta un'opera di codificazione ma non ci riesce.

➢ Cesare fa coniare delle monete, non soltanto riesce a proporsi come generale vittorioso ma
anche come discendente della gens Iulia che secondo il mito di Enea risalirebbe a Venere,
la Venus Gentis

Venere è rappresentata con il seno scoperto e tagliata a rappresentare come una dea che
combatte.

➔ Stiamo assistendo ad un fatto molto importante e cioè→ un assetto costituzionale


repubblicano nella forma, ma praticamente si è ristabilita la monarchia
➢ Monarchia che maschera, proponendo l'idea di una dittatura volta a ricostruire l'apparato
della comunità politica, una sorta di dittatura costituente che si serve dello strumento delle
leggi del popolo romano ma che di fatto è stato svuotata di ogni significato.

➔ l'Errore politico di Cesare, che gli sarà fatale, si compie quando nel 44 a.C. accetta la
DITTATURA A VITA . Non ne aveva motivo di fare, perché si apprestava a partire in una
campagna militare contro i Parti, altri nemici della Repubblica romana.
Ma siccome aveva investito solo due anni dei dieci della dittatura romana, non aveva nessun
motivo di dare questo segnale politico.

➔ E questo segnale politico sbagliato è quello di fare intendere che la dittatura non era più una
figura alla quale ricorrere per un periodo anche lungo come quello di dieci anni,
all'investitura di poteri straordinari nelle mani di un solo soggetto ma fu percepita e
veicolata dai suoi avversari politici come il ritorno alla monarchia.

- Il voler restaurare la monarchia era un crimine gravissimo a Roma.


Cesare viene guardato come tiranno, viene propagandato dai suoi avversari come un
LIBERTICIDA, uccisore di quella libertà che faceva dei cittadini romani, cittadini liberi
dalla tirannia di un unico soggetto che non vedeva il potere controllato da altri soggetti
Viene meno: il principio della collegialità, intercessio tribunicia, provocatio ad populum,
limite temporale.

➔ Cesare accettando la dittatura perpetua fa sì che viene ordita un ulteriore congiura, alla
quale Cesare andrà incontro la mattina delle Idi di Marzo
Le fonti ci dicono che mentre stava uscendo da casa, la moglie di Cesare cercava di
trattenerlo perché aveva sognato una disgrazia.
Cesare si reca sul Campidoglio, dove viene ucciso da un numero grandissimo di pugnalate e
nella congiura fanno parte Bruto e Cassio.
Bruto era un grandissimo oratore, quello a cui Cicerone dedica un trattato sull'orazione.

- Subito dopo le Idi di Marzo, fanno coniare un'altra moneta come strumento di propaganda
in cui accanto all'abbreviazione di Idi di Marzo fanno coniare un Pileus ( un particolare
copricapo che si metteva sugli schiavi liberati , IL SIMBOLO DELLA LIBERAZIONE.)

❏ Bruto e Cassio pensano che facendo venire meno Cesare si possa finalmente ritornare alla
libertà
Poco lungimirante il sogno di uccidere con Cesare quello che Cesare aveva rappresentato.
Cesare aveva rappresentato la risposta politica ai problemi di un ordinamento costituzionale
che era in crisi e che oramai correva verso l'uomo che sapeva dare le risposte giuste ad una
realtà complessa e variegata come era quella della Roma della crisi della Repubblica.
L'uccisione di Cesare di fatto non salverà la repubblica romana ma innescherà ulteriormente
delle lotte interne e agonie sulla scena politica romana fino a quando dopo il 2 triumvirato
➔ finalmente traghetterà il nuovo ordine costituzionale che sarà il principato ( dal nipote di
Cesare , Ottaviano che prenderà il nome di Augusto.)

● 2° TRIUMVIRATO

In realtà voi sapete che il primo accordo tra i triumviri era un accordo semplicemente privato, poi
rinnovato a Lucca, ma che non poggiava su una base costituzionale solida.

➔ Le cose cambiano invece quando morto Cesare le vicende politiche favoriscono a tutta
prima il suo luogotenente Marco Antonio, anch’egli coinvolto negli amori di Cleopatra
(aveva preso il posto di Cesare non soltanto nella gestione della Repubblica ma anche nel
letto della bella Cleopatra) e si inizia a profilare all'orizzonte la figura di un uomo politico,
all'epoca giovanissimo, e dunque anche inesperto che
➔ Ottaviano (il nipote di Cesare) il quale comincia a intraprendere la carriera politica
ottenendo anche dispense circa la possibilità di percorrere le tappe del cursus honorum e tra:
Ottaviano, Marco Antonio e un terzo personaggio che si chiama
➔ Lepido si viene a formare un ulteriore patto politico che viene consacrato in quell’accordo
che, dicevo, la storiografia tende ad indicare con il nome di “secondo triumvirato”.

■ A differenza del primo, come ho appena ricordato, poggia su un riconoscimento che è dato
da una legge. Questa legge è la Lex Titia votata dalle assemblee romane, dai comizi
centuriati, il 27 novembre del 43 a.C; → ed è una legge che attribuisce a questi tre uomini
poteri ancora una volta qualificati sul piano giuridico come poteri costituenti

- hanno lo scopo con la propria attività di “costituire” la Res Publica


- viene conferito un particolare tipo di imperium per la durata di 5 anni

➢ La morte di Cesare non risolve i problemi che vengono gestiti ancora una volta in un clima
di scontro tra le varie fazioni politiche, e l'eredità di Cesare che può essere raccolta da un
lato da Marco Antonio in realtà sarà raccolta da questo nipote Ottaviano.

➢ Ottaviano → mostra da giovane grande abilità politica, riesce a ottenere alcuni incarichi,
stringe questo patto politico con i triumviri. Anche questo triumvirato come il primo però,
ad un certo punto segue le stesse vicende che abbiamo già visto per il primo triumvirato.

- Da triumvirato, infatti, la figura di Lepido passa in secondo piano e il vero scontro si attua
tra Marco Antonio e Ottaviano il quale ottiene con abilissime mosse politiche forze anche
del patrimonio che aveva ereditato che gli consentiva di pagare soldati e di corrompere tutti
coloro che andavano corrotti nella politica dell’ultimo secolo della Repubblica, lo scontro
finale vede il prevalere con la battaglia di Azio del nostro Ottaviano, il quale sconfigge
anche Cleopatra, la quale si suicida con gli aspi; → Ottaviano riesce a tornare a Roma dopo
aver avuto l'appoggio della Italia e delle altre province

➔ Noi abbiamo un'altra importantissima fonte che ci proviene direttamente dal nostro
Ottaviano, il quale poco prima di morire consegna alle vestali, una sorta di documento che
contiene il suo testamento politico, quindi lasciò un testamento politico in cui fa un bilancio
della propria attività politica e questo documento si chiama Index rerum a se gestarum, note
in maniera abbreviata come Res Gestae Divi Augusti (le imprese di Augusto divinizzato).
→ sono un resoconto scritto dallo stesso Augusto, poco prima di morire, in cui Augusto racconta la
propria vicenda politica

RIASSUMENDO UN PO LE VICENDE DI AUGUSTO…

- Il 27 a.C. è una data molto significativa perché quella in cui avviene una celebre seduta del
Senato in cui il Senato attribuisce ad Ottaviano (che oramai è prevalso nei confronti
dell'avversario) gli attribuisce l’appellativo di Augustus, quindi, altri onori, gli consente un
Imperio decennale maius proconsolare

- radice da cui si forma augustus?


Da augeo, che vuol dire accresco, Auctoritas...
quindi già pensate come questo termine augustus evoca immediatamente in tutti il
significato di un accrescimento. è un termine importante perché dalla radice aug- si forma
anche la parola Auctoritas.

➢ Augusto rivendica una posizione di preminenza rispetto alle magistrature dell'età


repubblicana che lui stesso aveva ricoperto in base a questa funzione dell'auctoritas.

➔ Augusto, ora tale, aveva ben capito che non bisognava commettere l'errore che aveva
compiuto Cesare. Ammaestrato dalle idi di Marzo Augusto compirà un'azione politica che
formalmente (non nella sostanza) è rispettosa dell’ordinamento costituzionale dell’età
repubblicana. → Non compie atti di rottura, sta restaurando la Repubblica, e questo è un
ideale politico che viene propagandato anche dall’idea della cosiddetta Res Publica
Restituta. Augusto si propone non come un soggetto che contrasta l'ordinamento
repubblicano, ma come un soggetto che si immette nelle difficili dinamiche del periodo
della crisi della libera res publica

➢ Formalmente quindi la costituzione repubblicana non viene spazzata via dall’azione


politica augusteo, ma viene formalmente ripristinata, e questo è un ideale che viene espresso
ancora una volta in uno strumento di diffusione come la monetazione romana, in cui
Augusto compare come padre della patria in cui viene raffigurato come sommo pontefice,
con il capo velato, è così che si presenta.

■ È il momento di svolta definitivo. Si ha, in un'altra seduta senatoria, questa volta del 23
a.C., in cui vengono attribuiti alla figura di Augusto due poteri: questi poteri sono
l'imperium proconsulare Maius et infinitum e la tribunicia potestas a vita

1. Il primo è innanzitutto un potere militare che gli consente il comando militare che si estende
nel tempo e nello spazio; infinitum significa questo: che non ha né limitazioni di tempo
(non dura un anno) né limitazioni di spazio (perché consente al suo titolare, Augusto, di
intervenire in tutte le province)

1.1 → Un Imperium proconsolare esteso a tutte le province che si pone al di sopra degli Imperia
degli altri soggetti.
Quindi si spezza di fatto quella posizione di parità tra i colleghi, si attribuisce ad un unico
soggetto un potere senza limiti di tempo, che è superiore a tutti gli altri, di fatto lo si dota di un
potere che è come quello di un re.
1.2 → non è sottoposto al veto / altra frattura con la lex valeriae horatiae

2. L’altro potere che gli viene attribuita è la tribunicia potestas (attenzione, lui non è eletto
dai concili della plebe o dai tribuni della plebe)

ATTENZIONE!! → tutto rimane formalmente uguale solo che su questo piano di rispetto delle
magistrature repubblicane si innesta un organo nuovo che sarà chiamato PRINCEPS, il quale ha una
posizione come il termine princeps indica una posizione di preminenza, di supremazia, che è
fondato anche sulla sua auctoritas.

2.1. → in virtù della tribunicia potestas Augusto potrà interporre il Ius Intercessionis, il veto
tribunizio, a tutti gli altri organi della costituzione repubblicana.
Lo può porre ai magistrati, ai tribuni della plebe, al Senato, ai comizi… senza però che a lui possa
essere opposto il veto tribunizio, perché Augusto non è tribuno della plebe quindi non può Vedersi
coinvolto nelle dinamiche collegiali del gruppo dei tribuni della plebe.

❏ Si scardina così alle fondamenta il meccanismo e la dinamica del funzionamento delle


magistrature romane, delle pro magistrature... insomma, un soggetto che di fatto diventa
padrone di tutto e questa idea dell’impadronimento, dell’essersi impadronito di tutto, lui
dice: mi sono impadronito di tutto quanto.

➔ AUGUSTO comincia → tutta una politica che tenta di ripristinare lo stato romano intorno
alle virtù e che inoltre dà una svolta anche sul piano economico.
questo periodo di stabilità militare, politica, consente anche il rifiorire dell'economia
romana

Liberati dalle lotte intestine che avevano insanguinato la Roma dell'ultima età Repubblicana, con
Augusto, Roma si avvia a diventare una potenza che continua a consolidare la propria forza militare
e politica al di là del Mediterraneo e comincia questo nuovo periodo di grande splendore chiamato

PRINCIPATO

Augusto morì nel proprio letto, non è come Cesare che viene ucciso, ne come altri imperatori che
verranno dopo i quali saranno considerati tiranni e verranno uccisi nelle congiure di palazzo.
quindi un abilissima figura politica che in questo modo ripristina l'apparato tradizionale sul piano
formale, di fatto si sostituisce con la propria auctoritas.

➢ L'età del Principato viene opportunamente divisa in sotto periodi dalla storiografia…

1. Si parla di un primo Principato che è quello inaugurato appunto da Augusto che comincia
con la cosiddetta dinastia Giulio Claudia e segue poi con le altre dinastie;

2. Poi abbiamo un secondo Principato che si fa cominciare agli inizi del 2 secolo d.C. con
l’ascesa al potere dell'imperatore Adriano, che non è più un imperatore romano è un
imperatore di origine provinciale, così come di origine provinciale saranno gli imperatori
successivi;
3. L'ultimo momento di evoluzione dell’età che noi chiamiamo il Principato è data dall’età dei
severi, Settimio Severo, suo figlio Caracalla e così via fino ad Alessandro severo, ultimo
esponente della dinastia dei severi il quale è principe fino al 235 d.C.

❏ La differenza tra questi tre grandi periodi del Principato sta in ciò: già con Adriano la
figura del principe ha accentrato nelle proprie mani tutti i poteri, ha svuotato ancora di più
l'apparato tradizionale e soprattutto ha fatto convergere nelle mani del principe tutti i fattori
di produzione del diritto.

➢ L'ultima legge che noi conosciamo votata dalle assemblee popolari è del 91 d.C. dell'età di
Nerva;

- Tuttavia noi già sappiamo che nel corso del primo Principato di fatto le assemblee dopo
questo primo impulso dato da Augusto non emettono più leggi, è difficile anche convocarle
a Roma. (pensate ad un’assemblea composta da tutti gli italici che oramai hanno avuto la
cittadinanza, bisognerebbe convocarli farli venire a Roma farli votare tutto questo oramai
diventato difficoltoso)

➢ Cambia anche con Adriano la vitalità del Ius Honorarium, ricordiamoci che la tradizione ci
dice che Adriano avrebbe incaricato il giurista Salvio Giuliano di stabilizzare il testo
dell'editto perpetuo, quindi viene meno anche l'aspetto della dialettica fra diritto civile e
diritto onorario, che trova espressione nel pretore.

➢ Un altro grande fattore di trasformazione è dato dal fatto che con Augusto nasce accanto al
processo formulare una nuova forma di processo privato che è quella delle cognitiones ex
ordinem

➢ Nell'ambito della cognitio extra ordinem, trovano applicazione e spazio una grande
quantità di principi nuovi che determinano l'evoluzione del diritto privato romano e
soprattutto cambia il rapporto di un altro grandissimo fattore di sviluppo del diritto romano:
la giurisprudenza.

➢ I giuristi romani non si sottraggono al fascino del potere imperiale, tentano di avvicinarsi al
potere imperiale, e si trasformano pian piano in giuristi di palazzo, cioè in tecnici del
diritto che non operano più sulla base degli ideali repubblicani;

➢ Da Augusto in poi anche il fattore creativo della produzione del diritto viene attratto nella
sfera di influenza del principe il quale controlla attraverso i giuristi la interpretazione del
diritto e alcuni di questi cominceranno a diventare funzionari imperiali.

❖ Con l'avvento del Principato, è vero che formalmente continuano a sussistere le magistrature
(i comizi continuano ad eleggere console i censori pretori questori), ma di fatto le
competenze svolte in età repubblicana da questi magistrati vengono via via erose da parte
di una serie di collaboratori del principe che troveranno un assetto ben stabile già con il
Principato di Adriano.
➔ Nasce la figura dei funzionari imperiali → cioè soggetti nominati dall'imperatore, che
esercitano funzioni di rilevanza pubblica nell'amministrazione dell'impero, in virtù di
una nomina fatta dall'imperatore, soggetti che godono della fiducia dell'imperatore, i quali
stanno in carica fino a quando è vivo l'imperatore che li ha nominati e che non sono più
disciplinati dai rapporti della collegialità magistratuale ma sono ordinati in un ordine
gerarchico per cui rispondono al proprio superiore E i loro superiori a loro volta rispondono
ai rispettivi superiori in una sorta di piramide che vede al vertice l’imperatore

❏ Sono in sostanza dei funzionari imperiali che rispondono all’imperatore e che per l'esercizio
delle proprie funzioni ricevono anche degli emolumenti

➢ Diventano giuristi al servizio dell'imperatore, per cui durante l'età del Principato anche la
vena creatrice della giurisprudenza se da un lato tocca i vertici , l’aknè, del proprio sviluppo
(noi parliamo di giurisprudenza classica quella dei primi tre secoli dell'impero è la
giurisprudenza classica romana) tuttavia sono giuristi che spesso sono al servizio dei
principi e noi sappiamo che i più grandi giuristi romani che conosciamo furono tutti
funzionari imperiali,
➢ Così per esempio Papiniano sotto i Severi, Ulpiano e Paolo (gli allievi di papiniano)
sempre sotto i Severi.

❏ I fattori di produzione del diritto cambiano nel corso dell’età del Principato. Riepiloghiamo,
vediamo quali sono i fattori tradizionali di produzione del diritto→

1. della legge abbiamo già parlato: dopo un primo impulso da parte di augusto l'attività
legislativa delle assemblee si va di fatto esaurendo e lo stesso avviene per i plebisciti.

2. La giurisprudenza viene attratta nell’orbita del controllo del principe il quale addirittura
concede, a partire da Augusto , il diritto di Ius Iudice respondendi, che è il diritto di dare
responsa che in caso di contrasto con altri giuristi (pensate ad un parere che viene dato nel
corso di un processo: se un giurista dà un parere e un altro giurista ne dà un altro
contrastante, ove uno di questi due giuristi abbia questo Ius Respondendi sulla base
dell’auctoritas del principe che si chiama Ius Respondendi ex auctoritate principis, il
giurista fornito di questa facoltà dà un parere che è destinato a prevalere nei confronti dei
giuristi che non abbiano questo Ius Respondendi ex auctoritate principis). Dobbiamo subito
renderci conto del fatto che il principe ovviamente concede questa facoltà, questo Ius
Respondendi, a tutti i giuristi che siano politicamente vicini all’imperatore, e quindi, di
fatto, discriminando fra giuristi che abbiano questo Ius e giuristi che non ce l’abbiano, di
fatto, crea una diversità di opinioni che possono essere prodotte dai giuristi e inizia a
controllare indirettamente l’attività respondente dei giuristi.

➢ Il ius respondendi sarà abolito da Adriano, ma con quest’ultimo, come sappiamo, si va


assestando l’amministrazione dei funzionari imperiali e i giuristi vengono inglobati
direttamente negli uffici dell’imperatore. In particolare in un complesso di uffici che da
Adriano in poi acquista delle forme stabili e che prende il nome di “Cancelleria Imperiale”
➢ Questa cancelleria imperiale è composta da varie sezioni, che si chiamano scrinia,

- Ciascuna di queste sezioni della cancelleria imperiale ha dei compiti ben definiti, che sono
diretti dal capo della sezione in questione. Molti giuristi classici importanti, Papiniano,
Paolo, Ulpiano, furono a capo di queste sezioni, di questi scrinia della cancelleria imperiale
e in questo modo si occuparono anche di orientare il diritto che producevano formalmente a
nome dell’imperatore

- Molti di questi giuristi dell’età classica scrivono opere scientifiche di elevatissimo livello.
Noi non le conosciamo in via diretta, le conosciamo soprattutto, nella stragrande
maggioranza dei casi, nella versione che nel VI secolo d.C. fu inserita all’interno delle parti
della compilazione Giustinianea.

➔ In particolare gli scritti dei giuristi classici furono utilizzati nel VI secolo d.C. per essere
inseriti all’interno del Digesto di Giustiniano → Il digesto di Giustiniano è un’antologia di
brani tratti dalle opere dei giuristi della giurisprudenza classica, I, II, III secolo d.C. ma
modificati per essere adattati alle esigenze del mutato contesto politico, sociale, culturale e
soprattutto giuridico dell’età di Giustiniano.

(Quindi noi non conosciamo più direttamente le opere dei giuristi classici, se non in casi
eccezionali; noi le conosciamo in una forma che non è quella originale o potenzialmente non è più
quella originale perché i compilatori di Giustiniano quando attinsero a quest’opera per stracciarne
parti e riunirle nel mosaico compilativo del Digesto li modificarono per adattarli al diritto del VI
secolo d.C. → Queste modifiche intenzionali apportate dai compilatori Giustinianei, prendono il
nome tecnico di: Interpolazioni, in particolare le Interpolazioni Giustinianee.)

➢ I giuristi romani dell'età classica oltre a svolgere le funzioni del respondere, svolgono
anche funzioni come quelle dell'attività letteraria: scrivono opere che possono essere o di
grandi commentari, i commentari all’editto, di cui abbiamo parlato per la ricostruzione
dell’editto perpetuo che non conosciamo più; i commentari e i sistemi civilistici quindi al
ius civile.

- Ma c'è una letteratura specifica che riguarda i casi concreti

quali sono queste opere scritte dai giuristi classici su casi concreti?

- sono i cosiddetti responsa, libri responsorum→ cioè libri che raccolgono risposte date con
riferimento a casi concreti.
- ma anche libri quaestionum → libri nei quali il giurista si occupa di singoli casi
problematici portati alla sua soluzione da una risposta e argomenta.

➢ Ancora per tutta la giurisprudenza dell'età classica noi siamo in presenza di un ius
controversum → i giuristi proponevano diverse soluzioni e prevaleva quello che poi nel
tempo riusciva a convincere gli altri e si affermava come soluzione dominante.

- Un dato importante è che i Giuristi, durante il questo periodo, non tralasciano le


interpretazioni date dai Giuristi Repubblicani →
- le soluzioni anche antiche se sono buone vanno seguite, se non sono buone vanno
combattute ma non vanno invecchiando o perdono valore solo perché sono state usate tre
secoli prima, ma sono oggetto di approvazione o sono respinte in base al loro valore
intrinseco.

➢ Tutta la giurisprudenza classica dal primo al terzo secolo d.C. è impegnata in una
costruzione di un sapere giuridico specialistico fatto di motivazioni che durante l'età del
Principato iniziano a tenere presenti anche valori nuovi.
quali sono questi valori?

➢ Per esempio, il valore della Humanitas, stare attenti ad elementi di riflessione che sono
ricavati dalla natura degli uomini; la benignitas; tutti valori che provengono dall’etica.

❏ Il diritto romano dell'età classica in sostanza è un diritto che si apre a distanza di natura
morale, di natura etica, di natura sociale e fra queste istanze vi sono sicuramente quelle che
provengono dalla elaborazione degli ideali filosofici.

➔ Sono dei valori che provengono anche dal CRISTIANESIMO


→ Il cristianesimo, lo diceva uno studioso importante di diritto romano come Salvatore Riccobona
che è il caposcuola della scuola romanistica palermitana, diceva che il cristianesimo fu un
importantissimo fattore di sviluppo nel diritto privato romano.

❏ Quindi pensate ad una giurisprudenza sensibile a questo dialogo ricchissimo di


interpretazioni diverse che ha come proprio scopo quello di produrre incessantemente la
soluzione migliore.
Non c'è l’irrigidirsi su una idea, c'è sempre l'apertura al dialogo costruttivo per raffinare
sempre più la scienza del diritto

È in questo panorama di fonti del diritto che con Augusto, ma soprattutto a partire dal
secondo Principato, si va facendo strada una fonte nuova di produzione del diritto che vede
come proprio artefice il principe.
■ Faccio riferimento alle costituzioni imperiali, in latino si chiamano constitutiones
principum, costituzioni dei principi.
→ Che sono atti aventi valore normativo che vengono emessi dall’imperatore con efficacia
diversa a seconda del tipo di costituzione imperiale.

➤ La manualistica è solita distinguere fra 5 tipi di atti normativi

➢ Ci sono delle costituzioni imperiali che hanno carattere generale, cioè sono rivolte a tutti
gli abitanti dell'impero e queste costituzioni prendono il nome di edicta, editti, con un
significato diverso da quello dell’editto del magistrato, questo è l'editto del principe.

➔ poi vi sono altre costituzioni che hanno invece una funzione diversa, che non nascono come
atti normativi cioè dotati, di quali caratteri generalità e astrattezza
quindi non nascono con caratteri di generalità e astrattezza,
→ Sono atti che provengono dal principe per disciplinare situazioni concrete, quindi né generali
né astratti, ma che in progresso di tempo vengono assunti come modelli, come paradigma di
istruzione di controversia e che dunque si vanno generalizzando
Tra questi atti innanzitutto possiamo ricordare i decreta, plurale di decretum.

- I decreta sono delle sentenze vere e proprie che sono emesse dal principe nell'ambito delle
cognitiones extra ordinem, sia in primo grado sia in secondo grado, sia in materia civile
sia in materia criminale, sentenze con le quali il principe investe, il giudice risolve una
controversia concreta. (Noi oggi abbiamo soprattutto un certo tipo di sentenze che hanno
questo ruolo orientativo della risoluzione dei casi concreti e sono le sentenze ultima istanza,
che è la Suprema Corte di Cassazione. )
- Nascono per il caso particolare e successivamente vengono generalizzati

➔ Lo stesso tipo di fenomeno si ha per un ulteriore tipo di costituzioni imperiali che prendono
il nome di rescripta principis.

- Che funzione ha? → Un privato che ha una controversia in corso con la sua controparte o
che voglia intraprendere un processo può scrivere all'imperatore e in particolare alla sezione
della cancelleria imperiale che si occupa di questa funzione (scrinium a Libellis), esponendo
dei fatti concreti e chiedendo qual è il principio di diritto che risolve la controversa in
questione.
- Quindi il privato cittadino Si rivolge alla sezione a libellis della cancelleria imperiale,
racconta quali sono i fatti e chiede all'imperatore come si risolve questo fatto.

- Il giudice ovviamente dovrà applicare quel principio di diritto ove i fatti esposti nella
richiesta del privato siano conformi a verità, li dovrà provare ovviamente

- Anche in questo caso, si verifica un fenomeno di generalizzazione cioè queste risposte che
vengono poi sfondate da qualunque tipo di riferimento al caso concreto che le ha
occasionate contengono principi di diritto che si applicano a casi analoghi.

Cosa succede invece se ad avere questo dubbio è un funzionario imperiale?

➔ Questo funzionario imperiale scrive all'imperatore, ma scrive una lettera (le epistulae) e
questa lettera prendi nome di epistola. Il funzionario imperiale pone il quesito all'imperatore
e ovviamente ad occuparsi di questa corrispondenza non è l'imperatore di per sé ma è
un'altra sezione della cancelleria imperiale che prende il nome di scrinium ab epistulis, che
è articolato a sua volta in 2 sezioni:

- Se la lettera è scritta in latino è lo scrinium ab epistulis Latinis;

- se invece è scritto in greco scrinium ab epistulis Grecis.

➔ un ultimo tipo si chiama mandata principum che in Italiano significa “i mandati dei
principi” → Un particolare tipo di costituzione imperiale che però va compreso se
inquadrato correttamente nell'ambito dei rapporti tra alcuni funzionari imperiali e
l’imperatore

➢ Quando il funzionario imperiale si trova a dover svolgere una funzione è possibile che
l'imperatore gli mandi delle istruzioni per svolgere concretamente il proprio incarico

- Queste istruzioni prendono il nome di al singolare mandatum, al plurale di mandata, e


siccome hanno ancora una volta una funzione che in prima battuta serve a risolvere
problemi concreti all'inizio queste istruzioni hanno un valore esclusivamente nei rapporti tra
l'imperatore, tra il principe e il suo funzionale.

- Pensate a questo nucleo di istruzioni circa l'amministrazione che funzionari imperiali


cominciano a raccogliere.
- Si formano i cosiddetti cioè un gruppo, una raccolta di istruzioni provenienti dal principe
dati ad un funzionario imperiale, che contengono regole amministrative, istruzioni di
governo, che il funzionario, non soltanto applica ma tramanda ai propri successori.
- questi nuclei di corpora mandatorum Sono questo complesso di istruzioni proveniente dal
principe che però di fatto orienta il comportamento dei funzionari, detta regole di condotta,
detta principi per la risoluzione di casi concreti.

❖ Sappiamo che c'erano anche altri tipi di costituzioni imperiali come le interlocutionis
deplano, l'età del dominato lascerà anche la pragmatica Sanctio, come ulteriore tipo di
costituzione imperiale -- questi atti che promanano dal principe formalmente, che in virtù
della sua auctoritas dettano regole di condotte rispetto alle quali tutti i destinatari si devono
conformare

IN SOSTANZA...sono i principi a emanare le regole che riguardano tantissimi aspetti del diritto
romano

➔ Attraverso la legislazione imperiale, la costituzione imperiali, il diritto privato romano si


va evolvendo.
Queste costituzioni imperiali che fanno il proprio ingresso con l'età del Principato tra le
fonti del diritto, cominciano ad avere un valore tale che vengono di fatto raccolte.

➢ Le raccolte di costituzioni imperiali nascono come raccolte private, sono gli stessi privati,
gli stessi diremmo noi oggi operatori del diritto, gli stessi giuristi, a raccogliere gruppi di
costituzioni imperiali per avere regole di riferimento nella risoluzione dei casi concreti, per
darle non soltanto ai giuristi ma anche ai funzionari imperiali, anche ai giudici che devono
dare delle risposte e devono emettere la sentenza.

EX → Un esempio, la famosa costituzione di Caracalla che estende la cittadinanza romana a tutti


gli abitanti dell'impero, la constitutio antoniniana de civitate peregrinis tanda è una costituzione che
c'è pervenuta sul papiro giessen sul quale però non c'è soltanto l'editto di Caracalla ma ci sono altre
costituzioni imperiali, il che testimonia come già agli inizi del III secolo d.C. ci fossero queste
raccolte di costituzioni imperiali.

➢ Questo movimento di raccolta delle costituzioni imperiali porterà però ai primi codici,
codici che nel diritto romano vanno intesi a partire da questo periodo come raccolte di
costituzioni imperiali.

Sapete da che cosa deriva questo termine codex? Cosa significa dal latino codex in origine, prima
di indicare una raccolta di leggi o di costituzioni imperiali?

➔ Il codex all'inizio indica il tronco dell'albero; il codex non indica tanto un materiale in sè il
codex indica un formato librario che è il formato libro che noi conosciamo.
Varie tavolette di legno o vari fogli di pergamena o fogli di papiro che si sfogliano; questo
formato librario del codice è un formato librario che comincia ad affermarsi a Roma
soprattutto nel secondo III secolo d.C.
■ Queste raccolte di costituzioni imperiali cominciano ad essere chiamate codices, in italiano
codici, perché sono raccolte sul nuovo formato librario del codice.
I codici più antichi che noi conosciamo sono di ETÀ’ DIOCLEZIANEA sono raccolte
private sono il codice ermogeniano e il codice gregoriano, quindi della fine del III secolo
d.C

❖ ma quello che a noi interessa di più per la conoscenza del diritto romano è il codice di
Giustiniano il codice di Giustiniano è una raccolta del sesto secolo d.C. che contiene
costituzione imperiali;
❖ mentre il digesto → contiene scritti dei giuristi romani dell'età classica,
❖ Il codice di Giustiniano contiene costituzioni imperiali a partire dall’imperatore Adriano
fino allo stesso Giustiniano

➔ Abbiamo due edizioni del codice di Giustiniano:


la prima che prende il nome di novus codex iustinianus, pensiamo quanto è modesto questo
imperatore che chiama il codice come lui;
questo viene messo nel 529 d.C. da una commissione presieduta da Giovanni di Cappadocia
e anche in questo caso i commissari incaricati da Giustiniano di raccogliere i testi delle
antiche costituzioni imperiali sono autorizzati dall’imperatore a modificare i testi per
adattarli alla realtà giuridica loro contemporanei.

→ anche nei testi delle costituzioni imperiali tramandate dal codice giustinianeo vi sono alterazioni
che noi chiamiamo INTERPOLAZIONI;
quindi quando noi conosciamo la costituzione imperiale perché la leggiamo nel codice ci dobbiamo
sempre chiedere “ma il testo che noi leggiamo riflette lo stato del diritto dell’imperatore che
formalmente l'hai messa? oppure è stato modificato? è stato interpellato?”

➢ Innanzitutto, l'articolazione del DIGESTO è quella di 12 libri (il digesto ve lo ricorderete,


diviso in 50 libri) il codice invece in 12 libri.

- Questi 12 libri sono ulteriormente suddivisi in titoli


- ciascun titolo ha una rubrica di colore rosso che indica il contenuto della materia trattata, e
all'interno del titolo le costituzioni che sono state scelte dai compilatori si susseguono in
- ordine cronologico dalla più antica alla più recente.
Vi sono pochi titoli che sono composti da un'unica costituzione: la constitutio unica, però la
maggior parte dei titoli invece è composta da più costituzioni che si susseguono appunto,
- in ordine cronologico e per ciascuna costituzione imperiale c'è la cosiddetta inscriptio (la
parte iniziale che indica il nome dell'imperatore o degli imperatori che hanno emesso il
provvedimento, il nome del destinatario o dei destinatari ).

➢ Quindi c'è scritto chi ha emesso la costituzione e coloro ai quali il provvedimento imperiale
è stato indirizzato.
Perché è importante leggere l’inscriptio? non soltanto per datare la costituzione e stabilire
la paternità di un certo imperatore, ma anche perché dal destinatario noi ricaviamo
spesso il tipo di costituzione imperiale.

Quella tipologia che ho indicato: editi, mandati ,decreti, rescritti ed epistole non è una
tipologia che è esplicitata in una costituzione, siamo noi leggendo il testo della costituzione
dell inscriptio a stabilire di che tipo di costruzione si tratta;
❏ Quindi noi dobbiamo sempre guardare le inscriptio perché non soltanto ci dice quali sono
gli operatori che hanno messo la costituzione, perché ci dice chi è il destinatario e
questa indicazione del destinatario ci fornisce gli elementi per capire di fronte a quale tipo
di costituzione imperiale noi siamo.

- il testo della costituzione che, in età medievale, è stata distinta in paragrafi, come nel
Digesto, il primo di questi paragrafi chiama principium abbreviato con PR e poi un numero
di paragrafi; alla fine della costituzione c'è la subscriptio

- La subscriptio → indica la data in cui la costituzione è stata emessa o pubblicata e il luogo


in cui la costituzione è stata emessa.

FINE...

che cos'è il diritto?


Per Kelsen è norma, per Santi Romano ubi societas ibi ius.
La realtà è questa, lo dice molto bene in maniera efficace Riccardo Restano.

Noi non possiamo definire qualche cosa che muta con il mutare delle epoche storiche senza
renderci conto della storicità del fenomeno giuridico.
Chiudo così.
PROFESSORE VARVARO.

Potrebbero piacerti anche