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IL PRINCIPATO

➢ L'età del Principato viene opportunamente divisa in sotto periodi dalla storiografia…

1. Si parla di un primo Principato che è quello inaugurato appunto da Augusto che


comincia con la cosiddetta dinastia Giulio Claudia e segue poi con le altre dinastie;

2. Poi abbiamo un secondo Principato che si fa cominciare agli inizi del 2 secolo d.C.
con l’ascesa al potere dell'imperatore Adriano, che non è più un imperatore romano
è un imperatore di origine provinciale, così come di origine provinciale saranno gli
imperatori successivi;

3. L'ultimo momento di evoluzione dell’età che noi chiamiamo il Principato è data


dall’età dei severi, Settimio Severo, suo figlio Caracalla e così via fino ad Alessandro
severo, ultimo esponente della dinastia dei severi il quale è principe fino al 235 d.C.

❏ La differenza tra questi tre grandi periodi del Principato sta in ciò: già con Adriano
la figura del principe ha accentrato nelle proprie mani tutti i poteri, ha svuotato ancora
di più l'apparato tradizionale e soprattutto ha fatto convergere nelle mani del principe
tutti i fattori di produzione del diritto.

- Nel tempo si è cercato di capire che tipo di governo fosse da associare il principato...

1. Alcuni lo hanno considerato una diarchia principe- senato —> interpretazione errata
sia perché il principe non può ritenersi un magistrato (nel termine inteso durante la
repubblica) sia perché i suoi poteri furono superiori a quelli del senato e dei
magistrati.

2. Altri lo configurano invece come un protettorato del principe sull’ordinamento


repubblicano —>tale teoria si fonda sul confronto con situazioni costituzionali del
mondo antico, soprattutto quella dei Tolomei in Egitto. Tale rapporto però presuppone
un estraneità del protettore allo stato protetto, mentre Augusto (diversamente dai
Tolomei) non era superiore alle leggi ma era il primo tra i cittadini romani

3. Infine abbiamo la teoria che associa il principato ad una monarchia—> teoria


altrettanto errata in quanto il principato fu una creazione politica originale non
riducibile a schemi, che presupponeva una condivisione ineguale di poteri tra principe
e uterque ordo.

4. È per questo motivo che la teoria del governo misto sembrerebbe la più adeguata
nonostante non completamente esatta: infatti non sembra che un organo monarchico si
ponga al di sopra delle istituzioni repubblicane. Il principato dovrebbe semplicemente
definirsi “principato romano” come autonoma categoria costituzionale di una forma
complessa di governo.
AUGUSTO

➢ Il 27 a.C. è una data molto significativa perché quella in cui avviene una celebre
seduta del Senato in cui il Senato attribuisce ad Ottaviano (che oramai è prevalso nei
confronti dell'avversario) gli attribuisce l’appellativo di Augustus, quindi, altri onori,
gli consente un Imperio decennale maius proconsolare

- radice da cui si forma augustus?


Da augeo, che vuol dire accresco, Auctoritas...
quindi già pensate come questo termine augustus evoca immediatamente in tutti il
significato di un accrescimento. è un termine importante perché dalla radice aug- si
forma anche la parola Auctoritas.

➢ Augusto rivendica una posizione di preminenza rispetto alle magistrature dell'età


repubblicana che lui stesso aveva ricoperto in base a questa funzione dell'auctoritas.

- Sotto Augusto i consoli non esercitarono più un effettivo potere politico e nonostante
ciò tale carica rimase lo stesso molto ambita per il lustro che recava e per il prestigio
della tradizione.

- Augustus e che nelle Res Gestae resta fuori dalla definizione di magistrato: tale
termine infatti era sufficientemente ambiguo da coprire il vero contenuto
dell’auctoritas di Augusto con il consenso del popolo in base al quale Augusto stesso
esercitava il suo potere

- Augusto in Oriente si faceva lodare come un DIO, anzi era venerato come il figlio di
dio, perché aveva portato la pace in terra.
- in Italia si faceva difficoltà a credere che un Dio si fosse incarnato in un uomo per
portare la pace in terra e c’erano alcuni oppositori che presero con sarcasmo questa
propaganda.

➔ Augusto, ora tale, aveva ben capito che non bisognava commettere l'errore che aveva
compiuto Cesare. Ammaestrato dalle idi di Marzo Augusto compirà un'azione politica
che formalmente (non nella sostanza) è rispettosa dell’ordinamento costituzionale
dell’età repubblicana. → Non compie atti di rottura, sta restaurando la Repubblica,
e questo è un ideale politico che viene propagandato anche dall’idea della cosiddetta
Res Publica Restituta. Augusto si propone non come un soggetto che contrasta
l'ordinamento repubblicano, ma come un soggetto che si immette nelle difficili
dinamiche del periodo della crisi della libera res publica

- Inizialmente egli continuò a essere eletto console annualmente e senza intervallum

❖ Nel 5 d.c. una Lex Iulia de destinatione magistratuum istituì 10 centurie miste di
soli senatori e cavalieri, intitolate ai principi morti prematuramente (Caio e Lucio)
che dovevano periodicamente votare i destinati ai comizi centuriati da una lista di
candidati alla pretura e al consolato.
➢ Accadeva così che i candidati alle più alte magistrature si presentassero direttamente
alle 10 centurie dell’aristocrazia senatoria-equestre , tali centurie eleggevano un certo
numero di candidati che si presentavano poi ai comizi centuriati che ne restringevano
il numero in base alle cariche da ricoprire.

- Le più alte cariche della repubblica andarono così ad avere solo un mero scopo
decorativo tanto che in segno di disprezzo il giurista Labeone si rifiutò di ricoprirle
nonostante le insistenze del principe

- Fin dall’età repubblicana le città erano rette da organi locali come il senatus o ordo
decorion​u​m , i comizi ed i concilia plebis sull’orma della struttura romana. Ma
quando dalla seconda metà del II secolo le assemblee popolari cominciarono a non
riunirsi più, i senati locali ne acquisirono la funzione elettorale e legislativa.

- L'ultima legge che noi conosciamo votata dalle assemblee popolari è del 91 d.C.
dell'età di Nerva;

- Tuttavia noi già sappiamo che nel corso del primo Principato di fatto le assemblee
dopo questo primo impulso dato da Augusto non emettono più leggi, è difficile anche
convocarle a Roma. (pensate ad un’assemblea composta da tutti gli italici che oramai
hanno avuto la cittadinanza, bisognerebbe convocarli farli venire a Roma farli
votare tutto questo oramai diventato difficoltoso).

- Durante il principato però si affacciò un nuovo ceto di classe intermedia costituito


dagli appartenenti​​all’Augustalità, (ossia i Seviri, i seviri augustali i magistri
Augustali) i quali erano addetti al culto dei Cesari.

- In Italia l’introduzione dell’Augustalità fu un processo veloce in quanto molte delle


città italiane erano coloniae o municipia cesariani o augustei e dunque molto legati
alla GENS IULIA ed al culto del Divus Iulius e poi di Augusto.

- All’inizio all’Augustalità vi partecipavano gli INGENUI—>ossia i nati liberi che


però non avevano la disponibilità economica per accedere all’ordo decurionum, sia i
liberti arricchiti che erano gli schiavi che erano stati liberati e avevano ottenuto la
cittadinanza romana.

- Una lex Visellia del 24dC. aveva interdetto ai liberti l’accesso al Senato e per tale
motivo la Augustalità costituì un rifugio per i liberti che volevano una collocazione
sociale. Dunque solo i benestanti potevano accedere a tale carica,

- mentre per il Decurionato—>(senatus locale)era richiesta l’appartenenza al patriziato


locale.

- all’Augustalità —>potevano accedere anche membri di famiglie plebee.

- Le attività principali degli augustales erano le attività commerciali e le usurae ovvero


i prestiti di denaro a tasso d’interesse legale.
- Anche accedere alle Augustalità comportava il pagamento di una summa honoraria
e l’organizzazione di banchetti e spettacoli pubblici oltre ad elargizioni di denaro ai
cittadini.

- Senza dubbio nell’impero romano non esisteva una regolamentazione sulle procedure
di accesso alle augustalità e si può pensare a singole norme cittadine, fra le quali
bisogna ascrivere l’unico caso noto di una lex in maniera di elezione degli Augustali ,
citata in un senatusconsultum trovato a Copia Thurii.

- Dalle disposizioni decretate si deducono alcuni elementi della procedura di accesso


all’Augustalità a Copia Thurii in età tiberiana.

1. G
​ li Augustales dovevano essere votati dal senato di Copia prima del 25 marzo,
subentrando ai precedenti il 1° agosto .

2. F
​ ra gli Augustali vigeva una gerarchia per lo meno nel senso che vi fosse un primus
(probabilmente inter pares)

3. I​ domeneo, onorato con l’Augustalità del senatoconsulto, entra in carica subito, il 25


marzo , nel giorno stesso di promulgazione del S.C, anziché il 1° agosto.

4. U
​ na lex autorizzava il senato locale ad aggiungere, anche dopo le elezioni, al numero
degli Augustali già eletti almeno un altro membro che i decurioni potevano
proclamare primus del futuro collegio entrante e creare in modo che assumesse subito
la carica aggiungendosi al collegio “uscente” , nel caso specifico per 4 mesi ed una
settimana (dal 25 marzo al 1° agosto ).

- La scomparsa degli Augustali nel III secolo ha fatto si che la disciplina della loro
istituzione ed elezione non ci sia pervenuta attraverso le fonti più tarde e le uniche
fonti ci pervengono dalla scoperta del S.C. Copiensium (senatum consultum di Copia
Thurii in Calabria nel quale vengono stabilite dal senato municipale le disposizioni
decretate per l’accesso all’Augustalità).

❖ Il Senato invece, perse il ruolo politico direttivo ma acquisì competenze nel campo
della legislazione civile e criminale → Le deliberazioni senatorie continuarono a
chiamarsi senatusconsulta, ma mentre in età repubblicane dovevano essere recepiti
dal magistrato richiedente e non sempre erano richiesti, nel principato ebbero vero e
proprio valore di legge

- Nacque così una vera e propria giurisdizione senatoria

❖ Formalmente quindi la costituzione repubblicana non viene spazzata via dall’azione


politica augusteo, ma viene formalmente ripristinata, e questo è un ideale che viene
espresso ancora una volta in uno strumento di diffusione come la monetazione
romana, in cui Augusto compare come padre della patria in cui viene raffigurato
come sommo pontefice, con il capo velato, è così che si presenta.

■ È il momento di svolta definitivo. Si ha, in un'altra seduta senatoria, questa volta del
23 a.C., in cui vengono attribuiti alla figura di Augusto due poteri: questi poteri sono
l'imperium proconsulare Maius et infinitum e la tribunicia potestas a vita

1. Il primo è innanzitutto un potere militare che gli consente il comando militare che si
estende nel tempo e nello spazio; infinitum significa questo: che non ha né
limitazioni di tempo (non dura un anno) né limitazioni di spazio (perché consente al
suo titolare, Augusto, di intervenire in tutte le province)

1.1 → Un Imperium proconsolare esteso a tutte le province che si pone al di sopra degli
Imperia degli altri soggetti.
Quindi si spezza di fatto quella posizione di parità tra i colleghi, si attribuisce ad un unico
soggetto un potere senza limiti di tempo, che è superiore a tutti gli altri, di fatto lo si dota di
un potere che è come quello di un re.

2. L’altro potere che gli viene attribuita è la tribunicia potestas (attenzione, lui non è
eletto dai concili della plebe o dai tribuni della plebe)

2.2 → non è sottoposto al veto / altra frattura con la lex valeriae horatiae

➢ Il fatto che lui non fosse un tribuno ma avesse i poteri di quest’ultimo lo rendeva
immune dall’intercessio che poteva opporre un altro magistrato e collega, e aveva
altresì il potere di proclamare un collega nella tribunicia potestas: infatti dal 18 al
13 a.c scelse Agrippa (generale che sconfisse Antonio in egitto) poi Tiberio nel 6 a.c. ,
nel 4 a.C e nel 13 d.C, entrambi designati alla successione

- Si salvava così l’apparenza parziale del principio di collegialità della respublica

ATTENZIONE!! → tutto rimane formalmente uguale solo che su questo piano di rispetto
delle magistrature repubblicane si innesta un organo nuovo che sarà chiamato PRINCEPS, il
quale ha una posizione come il termine princeps indica una posizione di preminenza, di
supremazia, che è fondato anche sulla sua auctoritas.

2.2. → in virtù della tribunicia potestas Augusto potrà interporre il Ius Intercessionis, il
veto tribunizio, a tutti gli altri organi della costituzione repubblicana.
Lo può porre ai magistrati, ai tribuni della plebe, al Senato, ai comizi… senza però che a lui
possa essere opposto il veto tribunizio, perché Augusto non è tribuno della plebe quindi non
può Vedersi coinvolto nelle dinamiche collegiali del gruppo dei tribuni della plebe.

❏ Si scardina così alle fondamenta il meccanismo e la dinamica del funzionamento delle


magistrature romane, delle pro magistrature... insomma, un soggetto che di fatto
diventa padrone di tutto e questa idea dell’impadronimento, dell’essersi impadronito
di tutto, lui dice: mi sono impadronito di tutto quanto.
- Provarono ad ostacolare la preminenza di AUGUSTO, per esempio → Catone il
Censore ,addirittura, aveva cercato di impedire per legge che si potesse iterare la
carica di console,nella quale si aveva sempre un collega

➢ Colui il quale per primo capì che quella di Augusto era una monarchia fu Tacito, che
la considerò inevitabile per il mantenimento della pace e che affermava che il nome di
tribunicia potestas fu utilizzato da Augusto per non assumere il nome di dittatore.

❖ AUGUSTO comincia → tutta una politica che tenta di ripristinare lo stato romano
intorno alle virtù e che inoltre dà una svolta anche sul piano economico.
questo periodo di stabilità militare, politica, consente anche il rifiorire dell'economia
romana.

❖ Augusto, ,non potendo trovarsi fisicamente in ogni provincia non pacificata la gestiva
tramite dei suoi legati, che rispondevano direttamente a lui e non più al Senato, o di
proconsoli il cui imperium (potere) era inferiore al suo. Negli anni a venire le
province furono divise in senatorie (quando erano governate da promagistrati di
tradizione repubblicana,inferiori al princeps) e imperiali se erano governate dai legati
del principe.

infatti…

➢ Nel 30 a.C Ottaviano conquistò l’Egitto e pose come governatore di quella provincia
Caio Cornelio Gallo. Fino ad allora i governatori provinciali erano scelti dall’ordo
senatorius il quale assegnava la provincia ad ex consoli ed ex pretori i quali
divenivano proconsoli o propretori. → Gallo invece apparteneva al rango equestre e
non era mai stato né console e né pretore. Così la più grande provincia romana fu
sottratta al senato in quanto Gallo era un delegato di Ottaviano (allora ancora
triumviro) e a lui solo rispondeva.

- Il senato che con la scusa di voler tutelare il principe, accusò Gallo di un reato a noi
sconosciuto forse si pensa la maiestas , ciò che è sicuro è che a tale processo il
prefetto preferì non partecipare e si suicidò , nonostante Augusto volesse salvarlo

➢ Augusto fu il promotore di un nuovo modo di governare le province infatti sia lui che
i successivi imperatori usavano affidare le province(dette imperiali) a dei legati
spesso di rango equestre che non rispondevano al Senato ma solo all’imperatore.
→ quasi tutti i governatori erano forniti dello ius gladii cioè della facoltà di condanna a
morte nei confronti dei provinciali.

❖ QUALCHE ESEMPIO DI PREFETTI…

➢ PRAEFECTUS VIGILUM → Doveva svolgere funzioni di prevenzione degli incendi


e altri poteri di intervento che possono caratterizzarsi come di polizia
➢ PRAEFECTUS PRAETORIO → Era l’antica guardia del corpo del comandante
militare, anche se successivamente avrà altre funzioni.
➢ PRAEFECTUS ANNONAE → Andava a svuotare le funzioni degli edili e
sovrintendeva l'approvvigionamento del grano e degli altri generi alimentari di prima
necessità.
➢ Cosa importante è che i funzionari imperiali (governatori) erano retribuiti dallo
stato, fu così eliminato quel modo errato e pericoloso di governare dei proconsoli e
propretori che non essendo retribuiti sfruttavano la loro carica e si procuravano
illecitamente profitti ai danni della provincia.

- Con questo nuovo metodo di amministrazione il governatore si dedicava al benessere


della provincia, essendo retribuito dallo stato, e inoltre diminuì il rischio di rivolta dei
provinciali che precedentemente erano sfruttati dai proconsoli e propretori del senato

❖ Un altro grande fattore di trasformazione è dato dal fatto che con Augusto nasce
accanto al processo formulare una nuova forma di processo privato che è quella delle
COGNITIONES EXTRA ORDINEM:

➢ nel 17 a.C una lex Iulia iudiciorum privatorum rese tale processo l’unico
esperibile abrogando le legis actiones ormai desuete. La novità consisteva
nell’istituzione di un nuovo tipo di processo detto cognitio extra ordinem(perché si
svolgeva fuori dall’ordinario processo formulare)

- Tale processo si svolgeva in un fase unica ed era gestita direttamente da una


pubblica autorità che giudicava sia de iure (di diritto) che nel merito, pronunciando
infine la sentenza.

- Inizialmente Augusto affidò tale cognitio al pretore e successivamente con i suoi


successori veniva nominato non un magistrato eletto dai comizi ma un funzionario
dell’imperatore

- La cognito non si applicò solo ai iudicia privata , ma esautorò le quaestiones


perpetuae repubblicane nei iudicia e nella giurisdizione criminale.

➢ La cognito nel campo dei publica iudicia comporta un mutamento del sistema da
accusatorio in inquisitorio : Nella cognito, la pubblica autorità

1. doveva istituire il processo


2. condurre le indagini,
3. trovare le prove
(mentre prima la pubblica accusa poteva essere intentata da chiunque di fronte alla
quaestiones).

- in caso di pena comportante la pena a morte , se l’imputato era cittadino romano, la


competenza esclusiva spettava al tribunale imperiale.

- L’imperatore era assistito da giuristi (chiamati consilium principis) il quale negli anni
avvenire divenne un organo stabile e permanente.
➢ Nell'ambito della cognitio extra ordinem, trovano applicazione e spazio una grande
quantità di principi nuovi che determinano l'evoluzione del diritto privato romano e
soprattutto cambia il rapporto di un altro grandissimo fattore di sviluppo del diritto
romano: la giurisprudenza.

❖ I giuristi romani non si sottraggono al fascino del potere imperiale, tentano di


avvicinarsi al potere imperiale, e si trasformano pian piano in giuristi di palazzo, cioè
in tecnici del diritto che non operano più sulla base degli ideali repubblicani;

➢ Da Augusto in poi anche il fattore creativo della produzione del diritto viene attratto
nella sfera di influenza del principe il quale controlla attraverso i giuristi la
interpretazione del diritto e alcuni di questi cominceranno a diventare funzionari
imperiali.

❏ I fattori di produzione del diritto cambiano nel corso dell’età del Principato.
Riepiloghiamo, vediamo quali sono i fattori tradizionali di produzione del diritto

1. della legge abbiamo già parlato: dopo un primo impulso da parte di augusto l'attività
legislativa delle assemblee si va di fatto esaurendo e lo stesso avviene per i plebisciti.

2. La giurisprudenza viene attratta nell’orbita del controllo del principe il quale


addirittura concede, a partire da Augusto , il diritto di Ius Iudice respondendi, che è
il diritto di dare responsa che in caso di contrasto con altri giuristi (pensate ad un
parere che viene dato nel corso di un processo: se un giurista dà un parere e un altro
giurista ne dà un altro contrastante, ove uno di questi due giuristi abbia questo Ius
Respondendi sulla base dell’auctoritas del principe che si chiama Ius Respondendi ex
auctoritate principis, il giurista fornito di questa facoltà dà un parere che è destinato a
prevalere nei confronti dei giuristi che non abbiano questo Ius Respondendi ex
auctoritate principis). Dobbiamo subito renderci conto del fatto che il principe
ovviamente concede questa facoltà, questo Ius Respondendi, a tutti i giuristi che siano
politicamente vicini all’imperatore, e quindi, di fatto, discriminando fra giuristi che
abbiano questo Ius e giuristi che non ce l’abbiano, di fatto, crea una diversità di
opinioni che possono essere prodotte dai giuristi e inizia a controllare
indirettamente l’attività respondente dei giuristi.

❖ Nasce la figura dei funzionari imperiali → cioè soggetti nominati dall'imperatore,


che esercitano funzioni di rilevanza pubblica nell'amministrazione dell'impero, in
virtù di una nomina fatta dall'imperatore, soggetti che godono della fiducia
dell'imperatore, i quali stanno in carica fino a quando è vivo l'imperatore che li ha
nominati e che non sono più disciplinati dai rapporti della collegialità magistratuale
ma sono ordinati in un ordine gerarchico per cui rispondono al proprio superiore E i
loro superiori a loro volta rispondono ai rispettivi superiori in una sorta di piramide
che vede al vertice l’imperatore
❏ Sono in sostanza dei funzionari imperiali che rispondono all’imperatore e che per
l'esercizio delle proprie funzioni ricevono anche degli emolumenti

➢ Diventano giuristi al servizio dell'imperatore, per cui durante l'età del Principato
anche la vena creatrice della giurisprudenza se da un lato tocca i vertici , l’aknè, del
proprio sviluppo (noi parliamo di giurisprudenza classica quella dei primi tre secoli
dell'impero è la giurisprudenza classica romana) tuttavia sono giuristi che spesso sono
al servizio dei principi e noi sappiamo che i più grandi giuristi romani che
conosciamo furono tutti funzionari imperiali.

❖ Augusto si impegnò anche nel campo demografico del suo impero infatti con la lex
Iulia de maritandis ordinibus e con lex Papiam et Poppeam nuptialem favorì il
matrimonio con prole e sancì dei limiti ai celibi e ai coniugi senza figli, limitazioni
nella capacità di acquisto e limitazioni nell’accesso alle cariche pubbliche invece ci
furono agevolazioni per uomini e donne con prole. Al 18 a.C. risale invece una legge
matrimoniale sull’adulterio lex Iulia de adulteriis coercendis, che aveva come fine di
perseguire gravemente il reato di adulterio delle donne , mentre l’adulterio commesso
dagli uomini costituiva solo causa di divorzio(iusta causa divortii) che aveva diritto
alla restituzione della dote. Bisogna specificare che se l’uomo aveva rapporti con
schiave e prostitute tali rapporti non erano considerati come adulterio

❖ I censimenti erano gestiti da magistrati quinquennales , tali magistrati seguendo la


tradizione repubblicana davano conto al senato anziché al principe.

- Tuttavia le città iniziarono a chiedere già ad Augusto la nomina di un prefetto


dell’imperatore in occasione del censimento quinquennale e, in tal modo, il principe si
inseriva spontaneamente nell’amministrazione senatoria dell’aerarium tramite un
prefetto che rispondeva non al senato ma al principe(ricordiamo che scopo
principale del censo era l’imposizione tributaria).

- Le città italiane non riservavano rancori nei confronti del principe, a differenza del
senato esse confidavano nell’intervento dell’imperatore per tenere sotto controllo la
corruzione del senato (199)

In definitiva Augusto riuscì a salvare l’involucro della repubblica , svuotando il corpus cioè
la consistenza politica mantenendo di essa solo la denominazione.
Liberati dalle lotte intestine che avevano insanguinato la Roma dell'ultima età Repubblicana,
con Augusto, Roma si avvia a diventare una potenza che continua a consolidare la propria
forza militare e politica al di là del Mediterraneo e comincia questo nuovo periodo di grande
splendore chiamato PRINCIPATO.

- Nella sua ossessione di stabilità e sicurezza dello Stato , Augusto s’era adoperato per
assicurare una pacifica successione volendo evitare lo scoppiare di nuove guerre civili
dopo la sua morte.

- Per questo motivo, nel 4 d.c. il principe adottò Tiberio, poiché rimasto senza eredi, e
dieci anni dopo egli divenne imperatore. —> Egli durante quei dieci anni già
governava al fianco dell’imperatore Augusto ma formalmente furono il senato e i
comizi a ratificare la sua ascesa al potere.

- Tiberio a differenza dei suoi predecessori era intimamente convinto degli ideali
repubblicani ed era nelle sue intenzioni governare con la collaborazione del senato (
cosa che alla fine non gli riuscì e arrivò persino ad essere considerato come un
tiranno). Tiberio rifiutò che gli si fosse attribuito un mese dell’anno​​così com’era stato
fatto per Cesare (Luglio) e per Augusto (Agosto)

Augusto morì nel proprio letto, non è come Cesare che viene ucciso, né come altri imperatori
che verranno dopo i quali saranno considerati tiranni e verranno uccisi nelle congiure di
palazzo.
quindi un abilissima figura politica che in questo modo ripristina l'apparato tradizionale sul
piano formale, di fatto si sostituisce con la propria auctoritas.

TIBERIO
Egli fu esponente della gens Claudia e rifiutò il titolo di imperator ed Augustus che gli fu più
volte attribuito. Tramite una Lex Visellia del 24 d.C. vietò ai liberti, cioè gli schiavi che
furono liberati e che avevano la cittadinanza romana, di entrare a far parte del senato cittadino
delle colonie e dei municipi, e quindi nell’ordo decurionum. Questa azione denota come
l’aristocratico Tiberio fu più sensibile alle richieste del senato. A Roma Un’altra azione a
favore dell’ordo senatorius fu quella di ridurre le funzioni comiziali. Dedicò 5 centurie al
nipote Germanico , morto prematuramente(fu ingiustamente accusato di ciò) e altre 5 al
figlio defunto Druso nel 19 d.C con una lex Valeria Cornelia che riformò la precedente lex
Iulia del 5 d.C. Inoltre iniziò a creare una burocrazia imperiale per la riscossione dei tributi,
affiancando a quelli dell’aerarium del senato i propri schiavi addestrati per l’amministrazione
delle finanze: scelse gli schiavi perché potevano essere torturati in caso di furti o
malversazioni, ma in caso di buon lavoro Tiberio li ricompensava con la libertà e
l’assunzione come funzionari pubblici. Nel 32 , quando i piccoli coltivatori diretti e le piccole
imprese agricole entrarono in crisi per la siccità, li soccorse mettendo a disposizione crediti a
basso tasso di interesse. Istituzionalizzò la guardia personale del principe nel corpo dei
pretoriani e li collocò armati. Tale modo di governare lo fece precipitare nell’angoscia,
infatti lo tormentava l’idea di reggere un impero di servi e non di uomini liberi e per questo
invocò gli dei cosicché gli concedessero rapida morte per sottrarlo al tormento. Tacito e
Svetonio ricordano la frana che si verificò a Sperlonga mentre il principe vi soggiornava con
il prefetto del pretorio Seiano. Questo, d’istinto, gli si buttò addosso per fargli da scudo col
proprio corpo. Da quel momento Tiberio ripose in lui una sconfinata fiducia e lo lasciò
governare a Roma, ritirandosi a Capri.

CALIGOLA
Alla morte del nonno il testamento che lo designava erede insieme a Caligola fu annullato in
quanto il Tiberio gemello era più giovane. Per tale motivo divenne imperatore Caligola di cui
Tiberio era il prozio. La storiografia, a lui avversa, lo descrisse come un folle in quanto
nominò come senatore il proprio cavallo, gesto che bisognerebbe interpretare come una beffa
che egli fece nei confronti del tanto odiato senato. Egli povava un amore smodato per la
sorella Drusilla. . Adottò i titoli di imperator, Augustus e persino pater patriae, tutti epiteti che
Tiberio aveva rifiutato. Caligola fu massacrato insieme alla sua famiglia per mano di una
congiura di senatori e cavalieri che non condividevano il suo modo di governare autocratico.

CLAUDIO
I pretoriani si trovarono così a controllare la situazione in quanto non era stato designato
nessun successore del giovanissimo principe. Pensarono perciò di manipolare un
imperatore debole , influenzabile , anziano e balbuziente ma che appartenesse alla famiglia
imperiale. Si Illusero di trovare tali caratteristiche in Claudio (41-54) , un intellettuale
storico ed etruscologo, che disattese però le loro aspettative. Non essendo previsto che
dovesse mai diventare imperatore anche a causa dei suoi difetti fisici e della sua impacciata
eloquenza, Claudio non era stato adottato nella gens Iulia come Tiberio e Caligola e per tale
motivo mantenne il suo nome: Claudius. Dopo la sua morte il senato riuscì a riprendere il
controllo dell’amministrazione affidandolo agli equites (cavalieri) danneggiando il benessere
dello Stato. Claudio istituì il FISCUS CAESARIS ovvero il patrimonio del principe che finì
col costituire una cassa pubblica sotto il suo esclusivo controllo: esso si trovava di fianco
all’aerarium populi Romani. Claudio favorì la politica espansionistica e Claudio si rivelò un
imperatore capace nell’amministrazione civile e militare, accorto nell’usare le risorse
pubbliche. Promosse la conquista della Britannia e della Mauretania e riaprì il problema
dell’estensione della cittadinanza romana ai provinciali e affrontò in termini generali il
problema. Aveva tuttavia due punti deboli che gli risultarono fatali. Egli sposò la bellissima
Messalina e fu così liberale nei suoi confronti che le concesse di avere tutte le avventure
amorose che voleva , ma quando scoprì che la donna stava congiurando contro di lui affinché
il suo amante si impadronisse del potere la fece uccidere all’eta di 27 anni insieme allo
sventurato. Claudio sposò quindi una sua nipote, Agrippina Minore figlia di suo fratello e
madre di Claudio Domizio Enobarbo , il futuro NERONE, che Claudio adottò anteponendolo
alla successione al trono al figlio Britannico che aveva avuto con Messalina.
Successivamente cambiò idea e scelse Britannico ma non riuscì a cambiare il testamento in
quanto Agrippina lo avvelenò con dei funghi ai quali Claudio era intollerante, uccidendolo
sul colpo.

NERONE
Claudio Nerone godette di una fama del tutto negativa che accomuna la storiografia pagana e
cristiana. La storiografia senatoria a lui avversa ha tramandato l’immagine di un pazzo , un
omicida , incestuoso, matricida, incendiario poeta da quattro soldi, assassino del suo maestro
Seneca. La storiografia moderna invece è riuscita a rendergli giustizia. Per quanto riguarda
l’accusa di aver ucciso sua madre gli va riconosciuta l’attenuante delle trame che la madre
tentò di ordire per eliminarlo. Per quanto riguarda l’incendio di Roma del 64 , Nerone (oltre
ad essere innocente), programmò in modo straordinario la ricostruzione della città apportando
delle modifiche in modo da evitare che ricapitasse una seconda volta: fece allargare le strade
pubbliche, sostituì le pietre ignifughe al legno e vietò la costruzione di pareti in comune fra
edifici attigui. Con le corse nel circo in veste d’auriga cercava nella plebe la popolarità ,
dopo che il consenso gli era venuto a mancare in senato, uccisa la madre e prescritto il
suicidio a Seneca. La storiografia distingue due periodi della sua vita il primo in cui sotto la
tutela di Seneca egli era stato illuminato e un secondo periodo, successivo al suicidio di
Seneca, in cui Nerone viene descritto come un imperatore dispotico. È in questa seconda
parte della sua vita che egli adotta una nuova politica tesa alla tutela degli equestri , dei
plebei e dei provinciali provocando l’ostilità della nobilitas. Egli esentò prima le provincie ,
poi la sola Grecia dai tributi favorendo così l’incrementare dei commerci e la circolazione
della ricchezza rifacendosi tramite imposte indirette. L’esenzione dai tributi nei confronti
della Grecia ebbe un secondo fine per Nerone il quale ci teneva a riconoscere a tale territorio
il contributo che tale civiltà aveva apportato nella formazione dell’impero ( a livello culturale
e militare). Anche lui vuole proporsi come monarca orientale isolandosi dalla città
nell’immensa reggia che fu chiamata domus aurea. Nerone era un amante della ricchezza e
dello sfarzo e, per questa sua avarizia, gli fu attribuito ingiustamente l’incendio di Roma: la
leggenda narra che per poter prelevare una parte del suolo pubblico e ampliare la sua domus
egli incendiò la città, ciò non giovò alla sua popolarità anche perché profondeva tante
ricchezze nella sua domus mentre gran parte della popolazione non aveva un tetto. Va
ricordato, nel campo del diritto, il provvedimento per garantire l’inviolabilità della scrittura
sulle tavolette cerate nelle quali si redigevano i negozi giuridici e soprattutto i testamenti: il
senatus consultum Neronianum prescrisse che un triplice laccio di lino con sigillo di
ceralacca dovesse chiudere attraverso tre fori due delle tre tabelle costituenti il trittico, in
modo che la scrittura contenuta all’interno non potesse essere alterata . La sua personalità
eccentrica e il suo grande interesse nei confronti della civiltà ellenica caratterizzarono la sua
condanna a morte perché tale comportamento provocò una rivolta non solo senatoria , ma
anche equestre che coinvolse l’esercito e il prefetto del Pretore. Nerone preferì suicidarsi
anziché essere sottoposto alla verberatio (flagellazione) fino alla morte.

VESPASIANO
Con Nerone finì la dinastia Giulio-Claudia: sul momento fu eletto imperatore dai pretoriani il
vecchio senatore Galba ma altri due pretendenti , Vitellio e Otone. Allora il generale
Vespasiano , ancora in guerra contro i Giudei lasciò la battaglia nelle mani del figlio Tito e
si diresse in Spagna da dove, dopo essersi armato, marciò su Roma: qui (nel 69) non ebbe
bisogno di combattere in quanto Vitellio era stato linciato ed Otone preferì il suicidio a un
ulteriore bagno di sangue. Al Senato non restò altro che ratificare la nominadi Vespasiano
come imperatore per acclamazione. Egli si impegnò in vari settori dell’impero , per prima
cosa aveva istituito il Fiscus Iudaicus, cioè una tassa che prima della distruzione di
Gerusalemme (sempre da parte dei Romani) gli ebrei pagavano al Tempio e che ora veniva
incassata da Roma. Gli ebrei che contestavano tale tributo dovevano essere posti alla
circoncisione(inspectio corporis). Vespasiano cominciò a risanare le casse dell’erario ,
dissanguato dalle immani spese per la ricostruzione di Roma e per l’edificazione della domus
aurea di Nerone. Allo stesso fine di risanare le finanze pubbliche egli istituì le latrine e la
raccolta dell’urina riutilizzata (fullones->gestori delle lavanderie) dalle lavanderie per
ricavare l’acido urico al fine di disinfettare le vesti. Tale raccolta era un vero affare in quanto
quasi nessun cittadino lavava le vesti in casa, appunto per tale procedura e per tale motivo
dovevano rivolgersi alle lavanderie e pagare ovviamente il servizio. Tutti i guadagni dello
Stato non venivano più raccolti nell’aerarium populi romani (amministrato dal senato) ma nel
Fiscus Caesaris il quale divenne una vera e propria cassa pubblica controllata
dall’imperatore (a differenza dell’aerarium che era privata in quanto gestita dal
senato)attraverso i suoi funzionari e schiavi specializzati nell’amministrazione finanziaria.
Inoltre Vespasiano restituì al popolo gli ampissimi spazi che Nerone aveva dedicato ai suoi
lussi decidendo di prosciugare il lago privato dell’ex principe per poter erigere l’anfiteatro
Flavio (quello che noi oggi conosciamo come Colosseo). L’imperatore che guariva ciechi e
storpi attuò una politica di soccorso per gli infanti abbandonati e poveri , fondando
istituzioni di soccorso che si prendevano cura dei piccoli a spese dello Stato. Inoltre questa
politica si rivelò molto utile per l’esercito in quanto la maggior parte dei ragazzini salvati,
raggiunta l’età adulta, entravano nell’esercito e davano un contributo nelle imprese militari .
Ciò fu molto importante in quanto era stato eliminato l’obbligo di leva per i Romani

TITO e DOMIZIANO: Tito regnò solo dal 78 all’81 , un periodo troppo breve per essere
ricordato nel tempo e lasciare un segno indelebile. Ma l’eruzione del Vesuvio nel 79 gli diede
modo di soccorrere quella parte della popolazione che era sopravvissuta al disastro. La
politica democratica dei Flavi finì con l’elezione al principato di Domiziano, definito dalla
storiografia senatoria come un vero e proprio tiranno. Domiziano concesse la civitas romana
(cittadinanza) alle città ispaniche al fine di trarre da questi territori truppe e risorse per
marciare sull’Italia. Ossessionato dal rischio di una congiura egli fu accusato di tirannide e
fu assassinato proprio da una congiura ordita all’interno del palazzo imperiale

NERVA e TRAIANO: Successore di Domiziano fu l’anziano Nerva , il quale per prima cosa
usurpò la statua di ispirazione macedone che raffigurava Domiziano( a Baia) al fine di
cancellare la sua memoria e successivamente attuò una politica dedita al sollevamento delle
colonie romane e dei municipia in Italia. Il suo giovane collega si chiamava Marco Ulpio
Traiano. Egli fu il primo provinciale a diventare imperatore. Traiano risolse i problemi
economici dell’impero con la conquista della Dacia (attuale Romania) , territorio ricco di
miniere aurifere e argentifere. L’oro e l’argento della Dacia permise a Traiano di risanare il
deficit economico che gravava sull’impero Romano ormai da tempo e di abbassare il valore
della moneta aurea , immettendo nuovi aurei nella circolazione monetaria e così valorizzando
il denarius d’argento, detenuto dai ceti medi. In memoria di quella spedizione (in Dacia) fece
costruire un foro che ospita la colonna coclide: questa narra in una straordinaria sequenza le
imprese in Dacia di Traiano e del suo esercito. Inoltre Traiano sosteneva di voler conquistare
con l’esempio il rispetto dei cittadini e rifiutava di imporlo perseguendo il crimen maiestatis
(tutti i crimini contro lo stato). Non applicò tale crimine nemmeno dei confronti dei cristiani
(che furono processati per il crimen lesae Romanae religionis, il crimine di offesa alla
religione dello Stato) che si stavano espandendo e tale negligenza consentì al cristianesimo di
diffondersi a macchia d’olio nel periodo in cui poteva essere fermato. Traiano si impegnò
anche per quanto riguarda gli orfani: infatti così come fece Vespasiano attuò una politica a
loro favore. Lo stato si incaricò di raccogliere tutti gli orfani e di allevarli a proprie spese,
alle femmine fu concessa anche una dote matrimoniale. I piccoli percepivano un sussidio
mensile fino al raggiungimento della pubertà (diverso per maschi e femmine, ed a seconda
della condizione di figlio legittimo o illegittimo). Tali fondi che lo Stato elargiva venivano
ricavati da un nuovo metodo di guadagno (detto institutiones alimentariae) che consisteva
nella distribuzione di mutui ai proprietari terrieri con un interesse annuo del 2,5 –5%.
Questa manovra politica dell’imperatore risulta molto vantaggiosa perché per prima cosa fu
promossa l’agricoltura e la coltivazione dei terreni con l’elargizione di questi prestiti. tale
denaro serviva per salvare dalla morte , dalle strade , dalla prostituzione e dalla schiavitù
molti bambini e si combatteva così anche la crisi demografica. Il sistema di prestiti agricoli e
degli alimenta restò in uso fino al III sec, quando finì col soccombere alla crisi economica ed
all’anarchia militare. Fino al funzionamento di tale sistema tutti i bambini crescevano protetti
e successivamente contribuivano alla prima risorsa dell’impero ovvero l’esercito. L’ultima
grande cosa che Traiano volle fare fu quella di eliminare definitivamente la potenza dei Parti
che da anni costituiva un problema per le provincie romane (ricordiamo che Crasso morì nel
tentativo di eliminare i parti e Cesare morì prima di partire in una spedizione contro di loro) .
Traiano con il suo grande esercito non fece fatica a conquistare la capitale dei Parti ma la
vecchiaia e la stanchezza non gli permisero di completare la sua opera e così morì senza
designare un successore. Aveva tuttavia sotto la sua custodia un giovane di nome Elio
Adriano che era anche lontano parente dell’imperatore ma che tuttavia non era stato
designato come successore in quanto probabilmente Traiano vide in lui colui il quale avrebbe
sovvertito la politica espansionistica di Roma che fino ad ora era stata messa in atto. La
moglie di Traiano però era di tutt’altro avviso e così ordì una falsa designazione sul letto di
morte a favore di Adriano. Quest’ultimo fu acclamato dalle truppe e perciò non passò molto
tempo che giunse la ratifica ufficiale del senato che designò Adriano come nuovo imperatore.
Non essendo d’accordo con la politica espansionistica di Traiano il suo successore decise di
abbandonare la campagna contro i Parti proponendo loro una pace vantaggiosa e inaspettata
nei confronti di questo popolo ormai sconfitto.

ADRIANO → 117 d.c.

- Da Traiano in poi tutti gli imperatori furono provinciali: ed infatti le province non
erano più le schiave ma consorelle di Roma.

❖ A differenza del predecessore (Traiano) Adriano seguì una politica di contenimento


del vasto impero rafforzando le difese e inaugurando la costruzione di grandi opere
militari come il vallum in Britannia e riorganizzando le forze di pronto intervento.
Adriano si lasciò trasportare dalle tendenze greche per eccellenza.

❖ Cambia anche con Adriano la vitalità del Ius Honorarium, ricordiamoci che la
tradizione ci dice che Adriano avrebbe incaricato il giurista Salvio Giuliano di
stabilizzare il testo dell'editto perpetuo, quindi viene meno anche l'aspetto della
dialettica fra diritto civile e diritto onorario, che trova espressione nel pretore.

❖ Il ius respondendi sarà abolito da Adriano, ma con quest’ultimo, come sappiamo, si


va assestando l’amministrazione dei funzionari imperiali e i giuristi vengono inglobati
direttamente negli uffici dell’imperatore. In particolare in un complesso di uffici che
da Adriano in poi acquista delle forme stabili e che prende il nome di “Cancelleria
Imperiale” (cancelleria imperiale che nacque nel periodo di Augusto e che fu
ripreso da Tiberio,fu incrementato da Claudio e strutturato da Adriano)

- Le prefetture furono assegnate a membri ed esponenti del rango equestre

- mentre per quanto riguarda la flotta e la prefettura urbana esse furono assegnate a
membri del ordo senatorius che però rispondevano al principe.

❖ Questa cancelleria imperiale è composta da varie sezioni, che si chiamano scrinia.

- Ciascuna di queste sezioni della cancelleria imperiale ha dei compiti ben definiti, che
sono diretti dal capo della sezione in questione. Molti giuristi classici importanti,
Papiniano, Paolo, Ulpiano, furono a capo di queste sezioni, di questi scrinia della
cancelleria imperiale e in questo modo si occuparono anche di orientare il diritto che
producevano formalmente a nome dell’imperatore

- Molti di questi giuristi dell’età classica scrivono opere scientifiche di elevatissimo


livello. Noi non le conosciamo in via diretta, le conosciamo soprattutto, nella
stragrande maggioranza dei casi, nella versione che nel VI secolo d.C. fu inserita
all’interno delle parti della compilazione Giustinianea.

➔ In particolare gli scritti dei giuristi classici furono utilizzati nel VI secolo d.C. per
essere inseriti all’interno del Digesto di Giustiniano → Il digesto di Giustiniano è
un’antologia di brani tratti dalle opere dei giuristi della giurisprudenza classica, I, II,
III secolo d.C. ma modificati per essere adattati alle esigenze del mutato contesto
politico, sociale, culturale e soprattutto giuridico dell’età di Giustiniano.

(Quindi noi non conosciamo più direttamente le opere dei giuristi classici, se non in casi
eccezionali; noi le conosciamo in una forma che non è quella originale o potenzialmente non
è più quella originale perché i compilatori di Giustiniano quando attinsero a quest’opera per
stracciarne parti e riunirle nel mosaico compilativo del Digesto li modificarono per adattarli
al diritto del VI secolo d.C. → Queste modifiche intenzionali apportate dai compilatori
Giustinianei, prendono il nome tecnico di: Interpolazioni, in particolare le Interpolazioni
Giustinianee.)

➔ I giuristi romani dell'età classica oltre a svolgere le funzioni del respondere, svolgono
anche funzioni come quelle dell'attività letteraria: scrivono opere che possono
essere o di grandi commentari, i commentari all’editto, di cui abbiamo parlato per la
ricostruzione dell’editto perpetuo che non conosciamo più; i commentari e i sistemi
civilistici quindi al ius civile.

- Ma c'è una letteratura specifica che riguarda i casi concreti

quali sono queste opere scritte dai giuristi classici su casi concreti?

- sono i cosiddetti responsa, libri responsorum→ cioè libri che raccolgono risposte
date con riferimento a casi concreti.

➢ Ancora per tutta la giurisprudenza dell'età classica noi siamo in presenza di un ius
controversum → i giuristi proponevano diverse soluzioni e prevaleva quello che poi
nel tempo riusciva a convincere gli altri e si affermava come soluzione dominante.

- Un dato importante è che i Giuristi, durante il questo periodo, non tralasciano le


interpretazioni date dai Giuristi Repubblicani →
- le soluzioni anche antiche se sono buone vanno seguite, se non sono buone vanno
combattute ma non vanno invecchiando o perdono valore solo perché sono state usate
tre secoli prima, ma sono oggetto di approvazione o sono respinte in base al loro
valore intrinseco.

➢ Tutta la giurisprudenza classica dal primo al terzo secolo d.C. è impegnata in una
costruzione di un sapere giuridico specialistico fatto di motivazioni che durante l'età
del Principato iniziano a tenere presenti anche valori nuovi.

quali sono questi valori?

➢ Per esempio, il valore della Humanitas, stare attenti ad elementi di riflessione che
sono ricavati dalla natura degli uomini; la benignitas; tutti valori che provengono
dall’etica.

❏ Il diritto romano dell'età classica in sostanza è un diritto che si apre a distanza di


natura morale, di natura etica, di natura sociale e fra queste istanze vi sono
sicuramente quelle che provengono dalla elaborazione degli ideali filosofici.
➔ Sono dei valori che provengono anche dal CRISTIANESIMO
→ Il cristianesimo, lo diceva uno studioso importante di diritto romano come Salvatore
Riccobona che è il caposcuola della scuola romanistica palermitana, diceva che il
cristianesimo fu un importantissimo fattore di sviluppo nel diritto privato romano.

❏ Quindi pensate ad una giurisprudenza sensibile a questo dialogo ricchissimo di


interpretazioni diverse che ha come proprio scopo quello di produrre
incessantemente la soluzione migliore.
Non c'è l’irrigidirsi su una idea, c'è sempre l'apertura al dialogo costruttivo per
raffinare sempre più la scienza del diritto

È in questo panorama di fonti del diritto che con Augusto, ma soprattutto a partire dal
secondo Principato, si va facendo strada una fonte nuova di produzione del diritto
che vede come proprio artefice il principe.
■ Faccio riferimento alle COSTITUZIONI IMPERIALI, in latino si chiamano
constitutiones principum, costituzioni dei principi.
→ Che sono atti aventi valore normativo che vengono emessi dall’imperatore con
efficacia diversa a seconda del tipo di costituzione imperiale.

➤ La manualistica è solita distinguere fra 5 tipi di atti normativi

➢ Ci sono delle costituzioni imperiali che hanno carattere generale, cioè sono rivolte a
tutti gli abitanti dell'impero e queste costituzioni prendono il nome di edicta, editti,
con un significato diverso da quello dell’editto del magistrato, questo è l'editto del
principe.

- Il primo editto di fonte imperiale lo abbiamo con Augusto( destinato ai


Paemeiobrigensis) con il quale accordava loro l’esenzione tributaria.

- In tale editto ritroviamo il praescriptum con le indicazioni relative l’autorità


promulgante, in questo caso il principe, poi il testo della pronuncia in forma diretta ed
infine il luogo e la data di realizzazione del documento.

➔ poi vi sono altre costituzioni che hanno invece una funzione diversa, che non nascono
come atti normativi cioè dotati, di quali caratteri generalità e astrattezza
quindi non nascono con caratteri di generalità e astrattezza,
→ Sono atti che provengono dal principe per disciplinare situazioni concrete, quindi né
generali né astratti, ma che in progresso di tempo vengono assunti come modelli, come
paradigma di istruzione di controversia e che dunque si vanno generalizzando
Tra questi atti innanzitutto possiamo ricordare i decreta, plurale di decretum.

- I decreta sono delle sentenze vere e proprie che sono emesse dal principe nell'ambito
delle cognitiones extra ordinem, sia in primo grado sia in secondo grado, sia in
materia civile sia in materia criminale, sentenze con le quali il principe investe, il
giudice risolve una controversia concreta. (Noi oggi abbiamo soprattutto un certo
tipo di sentenze che hanno questo ruolo orientativo della risoluzione dei casi concreti
e sono le sentenze ultima istanza, che è la Suprema Corte di Cassazione. )
- Nascono per il caso particolare e successivamente vengono generalizzati

➔ Lo stesso tipo di fenomeno si ha per un ulteriore tipo di costituzioni imperiali che


prendono il nome di rescripta principis.

- Che funzione ha? → Un privato che ha una controversia in corso con la sua
controparte o che voglia intraprendere un processo può scrivere all'imperatore e in
particolare alla sezione della cancelleria imperiale che si occupa di questa funzione
(scrinium a Libellis), esponendo dei fatti concreti e chiedendo qual è il principio di
diritto che risolve la controversa in questione.
- Quindi il privato cittadino Si rivolge alla sezione a libellis della cancelleria imperiale,
racconta quali sono i fatti e chiede all'imperatore come si risolve questo fatto.

- Il giudice ovviamente dovrà applicare quel principio di diritto ove i fatti esposti nella
richiesta del privato siano conformi a verità, li dovrà provare ovviamente

- Anche in questo caso, si verifica un fenomeno di generalizzazione cioè queste


risposte che vengono poi sfondate da qualunque tipo di riferimento al caso concreto
che le ha occasionate contengono principi di diritto che si applicano a casi analoghi.

Cosa succede invece se ad avere questo dubbio è un funzionario imperiale?

➔ Questo funzionario imperiale scrive all'imperatore, ma scrive una lettera (le epistulae)
e questa lettera prendi nome di epistola. Il funzionario imperiale pone il quesito
all'imperatore e ovviamente ad occuparsi di questa corrispondenza non è l'imperatore
di per sé ma è un'altra sezione della cancelleria imperiale che prende il nome di
scrinium ab epistulis (cioè la segreteria riservata dell’imperatore) , che è articolato a
sua volta in 2 sezioni:

- Se la lettera è scritta in latino è lo scrinium ab epistulis Latinis;

- se invece è scritto in greco scrinium ab epistulis Grecis.

➔ un ultimo tipo si chiama mandata principum che in Italiano significa “i mandati dei
principi” → Un particolare tipo di costituzione imperiale che però va compreso se
inquadrato correttamente nell'ambito dei rapporti tra alcuni funzionari imperiali e
l’imperatore

➢ Quando il funzionario imperiale si trova a dover svolgere una funzione è possibile che
l'imperatore gli mandi delle istruzioni per svolgere concretamente il proprio incarico

- Queste istruzioni prendono il nome di al singolare mandatum, al plurale di mandata, e


siccome hanno ancora una volta una funzione che in prima battuta serve a risolvere
problemi concreti all'inizio queste istruzioni hanno un valore esclusivamente nei
rapporti tra l'imperatore, tra il principe e il suo funzionale.

- Pensate a questo nucleo di istruzioni circa l'amministrazione che funzionari imperiali


cominciano a raccogliere.
- Si formano i cosiddetti cioè un gruppo, una raccolta di istruzioni provenienti dal
principe dati ad un funzionario imperiale, che contengono regole amministrative,
istruzioni di governo, che il funzionario, non soltanto applica ma tramanda ai propri
successori.
- questi nuclei di corpora mandatorum Sono questo complesso di istruzioni
proveniente dal principe che però di fatto orienta il comportamento dei funzionari,
detta regole di condotta, detta principi per la risoluzione di casi concreti.

- I mandati valevano per chi li riceveva solo per il periodo in cui l’imperatore viveva ,
anche se il successore poteva riprendere il mandato del vecchio principe e farlo
rispettare.

❖ Sappiamo che c'erano anche altri tipi di costituzioni imperiali come le interlocutionis
deplano, l'età del dominato lascerà anche la pragmatica Sanctio, come ulteriore tipo di
costituzione imperiale → questi atti che promanano dal principe formalmente, che in
virtù della sua auctoritas dettano regole di condotte rispetto alle quali tutti i destinatari
si devono conformare

IN SOSTANZA...sono i principi a emanare le regole che riguardano tantissimi aspetti del


diritto romano

➔ Attraverso la legislazione imperiale, la costituzione imperiali, il diritto privato


romano si va evolvendo.
Queste costituzioni imperiali che fanno il proprio ingresso con l'età del Principato tra
le fonti del diritto, cominciano ad avere un valore tale che vengono di fatto raccolte.

➢ Le raccolte di costituzioni imperiali nascono come raccolte private, sono gli stessi
privati, gli stessi diremmo noi oggi operatori del diritto, gli stessi giuristi, a
raccogliere gruppi di costituzioni imperiali per avere regole di riferimento nella
risoluzione dei casi concreti, per darle non soltanto ai giuristi ma anche ai funzionari
imperiali, anche ai giudici che devono dare delle risposte e devono emettere la
sentenza.

EX → Un esempio, la famosa costituzione di Caracalla che estende la cittadinanza romana a


tutti gli abitanti dell'impero, la constitutio antoniniana de civitate peregrinis tanda è una
costituzione che c'è pervenuta sul papiro giessen sul quale però non c'è soltanto l'editto di
Caracalla ma ci sono altre costituzioni imperiali, il che testimonia come già agli inizi del III
secolo d.C. ci fossero queste raccolte di costituzioni imperiali.

➢ Questo movimento di raccolta delle costituzioni imperiali porterà però ai primi


codici, codici che nel diritto romano vanno intesi a partire da questo periodo come
raccolte di costituzioni imperiali.

Sapete da che cosa deriva questo termine codex? Cosa significa dal latino codex in origine,
prima di indicare una raccolta di leggi o di costituzioni imperiali?
➔ Il codex all'inizio indica il tronco dell'albero; il codex non indica tanto un materiale in
sé il codex indica un formato librario che è il formato libro che noi conosciamo.
Varie tavolette di legno o vari fogli di pergamena o fogli di papiro che si sfogliano;
questo formato librario del codice è un formato librario che comincia ad affermarsi a
Roma soprattutto nel secondo III secolo d.C.

■ Queste raccolte di costituzioni imperiali cominciano ad essere chiamate codices, in


italiano codici, perché sono raccolte sul nuovo formato librario del codice.
I codici più antichi che noi conosciamo sono di ETÀ’ DIOCLEZIANEA sono raccolte
private sono il codice ermogeniano e il codice gregoriano, quindi della fine del III
secolo d.C.

- Il codice gregoriano ordinava le materie secondo la sistematica dei digesta


trascrivendo le costituzioni Imperiali in titoli, introdotti da rubriche.

- il codice ermogeniano integrò il gregoriano con le costituzioni diocleziane, con


quelle di Costantino e di valentiniano.

❏ Entrambe sono raccolte private e semiprivate

- Segui quello voluto da Teodosio II ed entrò in vigore nel 439. Il Codex teodosianus si
ridusse a raccogliere , in 16 libri, le costituzioni Imperiali promulgate dagli imperatori
a partire da Costantino fino a Teodosio stesso.

GLI ANTONINI

- A differenza di Traiano, Adriano per scongiurare la minaccia di una guerra civile


adottò prima della sua morte un suo successore e designò (nel 136) L. Ceionius
Commodus il quale però morì ( alle Calende di gennaio del 138) un mese prima della
scomparsa di Adriano.

- Ma questi era ammaestrato anche da tale possibilità e infatti per garantire una stabilità
all’impero per 2-3 generazioni , egli adottò prima Antonino Pio e poi dispose che egli
dovesse adottare a sua volta Marco Aurelio ed il figlio di Elio Cesare , Lucio Vero.

❖ Uno degli aspetti che rimase al primo posto nella politica imperiale fu l’assistenza
agli orfani , i bambini continuavano a essere allevati dallo Stato e i pueri e le puellae
furono chiamati Antoniani.

- Marco Aurelio fu ritenuto il simbolo di quest’epoca con la sua filosofia di governo


protesa all’utilitas publica , maggiormente fondata su ideali umanitari.

- Marco Aurelio tentò di ritornare al modello della diarchia consolare repubblicana


nei limiti in cui la realtà politica del principato avrebbe potuto consentirlo. Fu per
questo che associò al potere Lucio Vero: Marco l’aveva adottato in esecuzione delle
volontà di Adriano e Antonino Pio, perché ne diventasse successore; ma la scelta si
rivelò errata, per la inadeguata personalità del prescelto,da indurlo a non rinnovarla
quando questo morì.

➢ La concezione politica di Marco Aurelio si basava sull’isegorìa ovvero la libertà di


parlare pubblicamente e l'isonomia ovvero l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte
alla legge

- Tuttavia l’organizzazione gerarchica della società Romana ed i segni della crisi


economica contraddicevano tali nobili ideali del principe sancendo nella civitas una
forte differenza tra humiliores ed honestiores.

❖ Un altro segno del suo grande senso di responsabilità fu la vendita del tesoro
imperiale per far fronte all’emergenza della peste e per finanziare la guerra contro le
popolazione germaniche e sarmatiche che invadevano l’Italia Settentrionale.

❖ Si impegnò anche nei confronti degli schiavi favorendo l’acquisto della libertà e
vietando al padrone di esercitare sul proprio schiavo il diritto di vita o di morte. La
sua filantropia era sorretta dalla convinzione che ciascun individuo dovesse essere
orientato verso l’humanitas in quanto ogni uomo doveva ritenersi “cittadino del
mondo”

➢ La sua humanitas si manifestava anche in occasione dei giochi gladiatori: infatti egli
disprezzava molto tali manifestazioni , alle quali era costretto a partecipare per ragioni
di stato, e durante i giochi preferiva distrarsi con altre cose per esempio leggendo dei
libri.

❖ Marco Aurelio non ebbe dubbi riguardo la persecuzione contro i cristiani che
continuò ad applicare senza pietà in quanto odiava il disprezzo, la teatralità e il
fanatismo con cui affrontavano la morte che invece il sapiente sapeva affrontare con
dignità, riservatezza e discrezione.

- Lo stesso sgomento che leggiamo nell’animo del principe lo vediamo raffigurato


dall’angoscia (dal pathos) che è raffigurata sui volti dei vinti nella colonna trionfale
dedicata a Marco Aurelio.

➢ La situazione stava mutando...l’esercito era stato dimezzato dalla peste e vi era una
grossa sproporzione tra le risorse dello stato e le spese necessarie al mantenimento
dell’elevato tenore di vita del modello di vita urbana . Parliamo del mantenimento
dell’efficientissimo sistema viario , della costruzione di acquedotti , di teatri di
anfiteatri , circhi, templi e terme. La crisi cominciò a sentirsi in maniera pesante
già nel II secolo dove in Occidente i senati municipali cominciarono ad essere
disertati e gli imperatori si trovarono privi del sostegno che ricevevano dalla nobilitas
locale.

➔ Marco Aurelio morì di peste durante una sua ennesima spedizione contro i barbari
ma la storiografia senatoria attribuisce la sua morte ad un avvelenamento da parte del
figlio Commodo.
- Commodo (180-192) si colloca tra i principi di concezione orientale, vista in maniera
negativa dal senato. Egli si faceva raffigurare come Giove e successivamente come
Ercole, Caligola, Nerone…

- Tutto ciò bastò per decretare la sua condanna a morte infatti egli fu assassinato da
una congiura ordita da senatori e pretori che vedevano in Commodo colui che
aveva interrotto la buona politica degli Antonini.

I SEVERI

- L’avvento di Settimio Severo (193-195) darà inizio a una nuova dinastia che reggerà
l’impero fino al 235 d.C.

❖ Il principato di Settimio Severo segnò l’accentuarsi dei caratteri monarchici,


fondato sulla fedeltà di un esercito di estrazione largamente provinciale ai quali erano
sconosciuti i valori repubblicani della tradizione romana. Tale situazione porterà dopo
i Severi al periodo detto dell’anarchia militare

❖ La composizione plebea e piccolo-borghese dell’esercito determinò molto i caratteri


politici della dinastia severa, ricordiamo nel 212 d.C. la promulgazione della
Constitutio Antoniniana da parte di Caracalla —> che stabiliva l’estensione della
cittadinanza romana a tutti i provinciali eccetto quelli delle popolazioni arresesi da
poco.

❖ La Constitutio Antoniniana intendeva rafforzare la solidarietà dei diversi popoli ed è


anche in armonia con la politica monetaria di Caracalla che introdusse i cosiddetti
“antoniniani” monete che avevano lo stesso valore nominale dei denari d’argento, pur
avendo un peso ridotto. L’estensione della cittadinanza ebbe ricadute ed effetti
“secondari” maggiori degli scopi che perseguiva. Uno fu a vantaggio dello Stato: con
la generalizzazione della civitas Romana i privilegi consistenti nelle esenzioni fiscali
e tributarie concessi da Augusto in poi ai Romani residenti nelle province vennero
meno

❖ Fu inoltre limitato il diritto di provocatio ad populum contro la condanna a morte,


che venne però compensato con il diritto di fare appello all’imperatore.

- Infine la Constitutio Antoniniana comportò l’estensione dei negozi giuridici ai


provinciali, cosa che diede luogo al fenomeno del volgarismo del diritto. È in questo
periodo che il valore della scrittura, che fino ad allora per i romani aveva solo valore
probatorio, acquista quel valore costitutivo che aveva nei sistemi provinciali di diritto
greco.

● Le cause che portarono all’estinzione della giurisprudenza, per Ruiz, sono da


ricercarsi Nella provincializzazione dell'impero che aveva portato alla rovina del
diritto.

- E’ infatti facile obiettare che la provincializzazione dell'impero produsse un


allargamento dell'ambiente sociale di reclutamento dei Giuristi.
- Da Traiano in poi tutti gli imperatori furono di estrazione Provinciale.
- Non è la concessione universale della cittadinanza nel 212 d.C , nè la conseguente
caduta delle forme liberali dei negozi giuridici quiritari (Riconosciuta da una
Costituzione di Alessandro Severo nel 224) che provoca la decadenza e la fine della
giurisprudenza.

➔ La consultatio dei Giuristi e le opere giurisprudenziali non potevano


sopravvivere negli anni dell'anarchia militare, dell'instabilità del potere Imperiale,
delle invasioni barbariche, della crisi morale che nella Civitas era inoculata dal
cristianesimo.

➢ La lettura divenne monopolio dell'aristocrazia e sostituirono strumenti di lettura a


basso costo, come il papiro, con una costosissima pergamena ricavata dalla pelle di
vitello o da altri animali.

- La considerazione del diritto come scienza pratica inferiore alla filosofia e alla
storia fece sì , con la crisi dell'impero nel terzo quarto- secolo e il declino delle attività
intellettuali, la trasmissione della interpretatio iuris venisse meno , le opere degli
antichi classici non venissero più copiate e sempre meno consultate

● Sul finire del terzo secolo si avvertì l'esigenza di raccogliere la massa delle
costituzioni imperiali.
- E le raccolte di costituzioni Imperiali furono dette codices.

❖ ma quello che a noi interessa di più per la conoscenza del diritto romano è il codice di
Giustiniano il codice di Giustiniano è una raccolta del sesto secolo d.C. che contiene
costituzione imperiali;
❖ mentre il digesto → contiene scritti dei giuristi romani dell'età classica,
❖ Il codice di Giustiniano contiene costituzioni imperiali a partire dall’imperatore
Adriano fino allo stesso Giustiniano

IL DOMINATO (284-565 d.c.)


DOMINATO UNITARIO
(284-395 D.C.)
L’impero è unico anche dopo che Diocleziano escogita il sistema della tetrarchia.
L’amministrazione dell’impero viene riformata Con l’editto di Milano di Costantino del 313
d.C. la religione cristiana diventa culto consentito. La giurisprudenza classica ha ormai
esaurito la propria vena creatrice, e la produzione del diritto è concentrata nelle mani
dell’imperatore. La legislazione imperiale (le cd. lèges) comincia a subire l’influsso della
religione cristiana. Con l’editto di Tessalonica di Teodosio I del 380 d.C. (Cunctos pòpulos)
la religione cattolica divenne religione di Stato. All’apparato repubblicano, ormai privi di
ogni potere politico, è definitivamente sostituito un sistema di uffici che rappresentano la
nervatura dell’impero.
DIVISIONE DELL’IMPERO
(395-565 D.C.)
Con Arcadio e Onorio, figli di Teodosio I, l’impero viene diviso in due tronconi; a partire da
questo momento sarà costantemente osservato il principio dinastico, che si era cominciato ad
affermare già con Costantino. L’impero romano d’Occidente finirà nel 476 con la deposizione
di Romolo Augustolo. Quello d’Oriente nel 1453, con la conquista turca.

Divide et impera

Alla riforma del sistema di governo inaugurata da Diocleziano si accompagna una nuova
suddivisione dell’impero, elevando il numero delle province, e frammentando così il
potere dei governatori provinciali. Un loro elenco è contenuto nel Latèrculus Veronènsis,
un manoscritto rinvenuto a Verona nella prima metà del Settecento. Le province furono a loro
suddivise in due o più parti, in modo da ottenere circoscrizioni territoriali più piccole:

4 PREFETTURE praefècti praetòrio

12 ( 14) DIOCESI vicàrii (con funzioni giurisdizionali)

114 PROVINCE rectòres

Le riforme dioclezianee nel giudizio di lattanzio

Nel racconto di Lattanzio (mort. pers. 7.4-5, riferito in De Marini Avonzo, Lezioni di Storia
del diritto romano, p. 272), la riforma dioclezianea viene presentata come uno strumento
diretto a opprimere le comunità locali. Ma il disfavore con cui egli guarda a questo
imperatore e al suo operato si spiega bene riflettendo sul fatto che un pensatore cristiano non
poteva parlar bene di un imperatore pagano che si era accanito nella persecuzione dei
cristiani. Nel 303 e nel 304, infatti, Diocleziano aveva emesso una serie di editti contro i
cristiani.

Le riforme fiscali
- Con Diocleziano si assiste a un’unificazione dell’ordinamento fiscale, basato su un
sistema di riscossione diretta delle imposte.

- Ogni cinque anni si provvede alla indìctio annònae, una sorta di censimento diretto
ad accertare i beni e le forze lavoro oggetto di imposizione fiscale.
Una volta determinato l’ammontare del gettito richiesto per ciascun anno, questa
somma veniva suddivisa per le quattro prefetture.

- All’interno di ciascuna prefettura, si provvedeva ulteriormente a suddividere la


somma dovuta per il numero delle diocesi, e poi per quello delle province e delle
civitàtes di ciascun provincia. Agli organi della città spettava la determinazione di
quanto dovuto dai contribuenti e la riscossione delle imposte. Si applicava il principio
del ‘non riscosso come riscosso’.

Razionalizzazione delle strutture organizzative e degli uffici dell’impero


La carriera civile viene separata da quella militare. Le truppe sono comandate da duces,
indipendenti dalle autorità civili, così organizzate:
•ramificazione gerarchica degli uffici nelle due parti dell’impero;
•ripartizione normativa delle potestà di impero del dominus fra i vari uffici esplicanti funzioni
di amministrazione attiva, consultiva e di controllo;
•regolamentazione normativa dei criteri di preposizione dei titolari degli uffici imperiali:
• maiòres dignitàtes (dignità maggiori), nominate con codicilli;
•minòres dignitàtes (dignità minori), nominate con probatòria.

Gli organi consultivi


L’imperatore si avvale della collaborazione di due organi consultivi:
●il senato, che ha sede a Roma e a Costantinopoli;
●il sàcrum consistòrium prìncipis, i cui membri stanno in piedi (cum-sìstere) alla presenza
dell’imperatore organo che ha soppiantato il consìlium prìncipis, e che svolge anche funzioni
giurisdizionali, in quanto giudica in primo grado le cause sottoposte al tribunale imperiale.

La burocrazia imperiale: gli officia palatina


Gli uffici dell’amministrazione civile centrale hanno sede presso la corte imperiale. I
funzionari di palazzo (offìcia palatìna) ricevono una retribuzione in denaro o in natura, e sono
rigidamente organizzati in una gerarchia che fa capo all’imperatore. Ai vertici dei vari settori
si hanno:

•magìster officiòrum (sovrintendente agli uffici): sovrintende alla cancelleria imperiale e


comanda i palatìni, che hanno sostituito i praetoriàni, nonché gli agèntes in rèbus;
•quaestor sacrii palàtii (questore del sacro palazzo): è la ‘bocca dell’imperatore’, che prepara
i testi delle leggi e delle decisioni giudiziarie e amministrative dell’imperatore;

•comes sacràrum largitiònum (conte delle sacre elargizioni): amministra il tesoro


dell’imperatore, sovrintende alla riscossione delle imposte e al pagamento dei funzionari;

GIUSTINIANO

- Quando Giustiniano ascese al Soglio Imperiale, che resse dal 527 al 565, l’Impero
romano d'Occidente avevo ormai cessato di esistere, e sul suo territorio si erano
insediati i regni romano barbarici.

- il diritto romano era applicato ai Romani, mentre i barbari restavano legati alle loro
usanze.

- Giustiniano intraprese una sistematica opera di restaurazione della romanità che


portò alla riconquista di parte dell'Impero. la fama di Giustiniano è legata al Corpus
Iuris Civilis . L'opera fu affidata alla direzione di Triboniano.

➔ Parlando del Codice Giustinianeo, Abbiamo due edizioni del codice di Giustiniano:

la prima che prende il nome di novus codex iustinianus, pensiamo quanto è modesto
questo imperatore che chiama il codice come lui; 13 febbraio 528 Giustiniano
nominava una commissione incaricata di redigere un nuovo codice
questo viene messo nel 529 d.C. da una commissione presieduta da Giovanni di
Cappadocia e anche in questo caso i commissari incaricati da Giustiniano di
raccogliere i testi delle antiche costituzioni imperiali sono autorizzati dall’imperatore
a modificare i testi per adattarli alla realtà giuridica loro contemporanei.

- Ma Nel 534, si avverte la necessità di aggiornarlo con le 50 costituzioni che lo stesso


Giustiniano Aveva pubblicato: il nuovo Codex repetitae praelectionis veniva così a
sostituire il primo.

→ anche nei testi delle costituzioni imperiali tramandate dal codice giustinianeo vi sono
alterazioni che noi chiamiamo INTERPOLAZIONI;
quindi quando noi conosciamo la costituzione imperiale perché la leggiamo nel codice ci
dobbiamo sempre chiedere “ma il testo che noi leggiamo riflette lo stato del diritto
dell’imperatore che formalmente l'hai messa? oppure è stato modificato? è stato
interpellato?”

➢ Innanzitutto, l'articolazione del CODICE è quella di 12 libri (il digesto ve lo


ricorderete, diviso in 50 libri) il codice invece in 12 libri.

- Questi 12 libri sono ulteriormente suddivisi in titoli


- ciascun titolo ha una rubrica di colore rosso che indica il contenuto della materia
trattata, e all'interno del titolo le costituzioni che sono state scelte dai compilatori si
susseguono in
- ordine cronologico dalla più antica alla più recente.
Vi sono pochi titoli che sono composti da un'unica costituzione: la constitutio unica,
però la maggior parte dei titoli invece è composta da più costituzioni che si
susseguono appunto,
- in ordine cronologico e per ciascuna costituzione imperiale c'è la cosiddetta
inscriptio (la parte iniziale che indica il nome dell'imperatore o degli imperatori che
hanno emesso il provvedimento, il nome del destinatario o dei destinatari ).

➢ Quindi c'è scritto chi ha emesso la costituzione e coloro ai quali il provvedimento


imperiale è stato indirizzato.
Perché è importante leggere l’inscriptio? non soltanto per datare la costituzione e
stabilire la paternità di un certo imperatore, ma anche perché dal destinatario noi
ricaviamo spesso il tipo di costituzione imperiale.

Quella tipologia che ho indicato: editi, mandati ,decreti, rescritti ed epistole non è una
tipologia che è esplicitata in una costituzione, siamo noi leggendo il testo della
costituzione dell inscriptio a stabilire di che tipo di costruzione si tratta;

❏ Quindi noi dobbiamo sempre guardare le inscriptio perché non soltanto ci dice quali
sono gli operatori che hanno messo la costituzione, perché ci dice chi è il
destinatario e questa indicazione del destinatario ci fornisce gli elementi per capire
di fronte a quale tipo di costituzione imperiale noi siamo.

- il testo della costituzione che, in età medievale, è stata distinta in paragrafi, come
nel Digesto, il primo di questi paragrafi chiama principium abbreviato con PR e poi
un numero di paragrafi; alla fine della costituzione c'è la subscriptio

- La subscriptio → indica la data in cui la costituzione è stata emessa o pubblicata e il


luogo in cui la costituzione è stata emessa.

- Non ancora compiuta l'opera dei digesta, Giustiniano incaricò Triboniano, doroteo e
Teofilo di redigere un’opera
- elementare d'insegnamento, dal classico Titolo , di INSTITUTIONES. Il 21
novembre 533 l'opera fu edita con la Costituzione Imperatoriam.

- Infine, delle 158 costituzioni pronunciate da Giustiniano sia in greco che latino
dopo il 533 fu redatta una raccolta chiamata NOVELLE, anche 124 novelle editi
iuliane
- la novellae di giustiniano
- Con questo nome si indica quella parte del Corpus iuris civìlis che non ha natura
compilativa, e che comprende le ‘nuove’ costituzioni (novèllae constitutiones)
emanate da Giustiniano dopo il Codex repetìtae praelectionis e fino alla sua morte, e
dunque fra il 535 e il 565 d.C.

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