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Clistene

Nel 508 a.C. il nobile Clistene, eletto arconte ad Atene, varò una
grande riforma democratica.
Bisogna però premettere che il processo che portò alla
formazione di un governo democratico ad Atene fu lento.
Nel VII sec. a.C. Atene era retta da un governo aristocratico che,
però, fu scosso da una forte crisi economica e sociale. L’arconte
Solone introdusse una riforma che avrebbe dovuto portare la
pace sociale. Ma i provvedimenti da lui presi crearono un
ordinamento timocratico, cioè basato sul censo, che lasciò
insoddisfatti sia i nobili sia i poveri.
Della difficile situazione approfittò Pisistrato, che, propostosi
come difensore degli interessi del popolo, si impadronì del potere
diventando tiranno della città.
Alla morte di Pisistrato raccolsero l’eredità politica paterna i figli
Ippia e Ipparco. Armodio e Aristogitone, gli uccisori di Ipparco,
vengono ricordati dalla tradizione come coloro che abbatterono
la tirannide e ripristinarono la democrazia ad Atene. In realtà fu
solo con la grande riforma di Clistene che si formò ad Atene un
governo democratico.
Alle quattro antiche tribù Clistene sostituì dieci nuove tribù
formate su base puramente territoriale.
Ecco il modo in cui Clistene operò:
divise il territorio dell’Attica in tre zone: la città, l’interno, la
costa;
ogni zona fu suddivisa a sua volta in dieci unità amministrative
chiamate trittìe;
ciascuna trittìa fu ulteriormente suddivisa in unità più piccole
chiamate demi (i demi erano circa 140-150);
ciascuna delle dieci tribù era composta dalla popolazione di tre
trittìe: una della città, una della costa e una dell’interno. In questo
modo in ogni singola tribù erano raggruppati, in modo
equilibrato, tutti i ceti sociali dell’Attica: contadini e pastori
dell’interno, piccoli coltivatori, ricchi proprietari, commercianti e
pescatori della costa, artigiani.
I cittadini divisi nelle dieci tribù partecipavano all’assemblea
popolare (ekklesia). L’assemblea popolare era il cuore della vita
politica; era aperta a tutti i cittadini sopra i vent’anni, di
qualunque estrazione sociale. Essa:
approvava, respingeva o modificava le proposte del Consiglio dei
500 (50 consiglieri per dieci tribù) o Boulè;
sorteggiava i membri della Boulè, che proponeva le leggi e aveva
funzioni di controllo politico. I membri della Boulè o Consiglio dei
500 restavano in carica per una pritanìa (l’anno fu suddiviso in
dieci sessioni o pritanìe, una per ogni mese dell’anno; l’anno
comprendeva dieci mesi, in media di 36 giorni);
sorteggiava i membri dell’eliea (in greco antico heliàia), il
tribunale popolare;
eleggeva (non sorteggiava) i dieci strateghi (comandanti militari),
uno per ogni tribù, che restavano in carica un anno. Gli strateghi,
riuniti in un collegio presieduto da un arconte (il polemarco),
provvedevano a tutto quanto concerneva la sicurezza della polis.
Gli strateghi venivano eletti e non sorteggiati perché la carica di
stratego era troppo delicata e richiedeva competenze specifiche
in campo militare: non poteva essere affidata al caso. Lo stesso
principio valeva per gli arconti, i dieci magistrati che governavano
la città per un anno; inizialmente erano eletti dall’assemblea fra i
membri delle prime due classi, poi dal V secolo a.C. vennero
nominati per sorteggio tra i membri di tutte le classi.
La tradizione attribuisce a Clistene l’istituzione dell’ostracismo,
una procedura per esiliare i cittadini sospetti di aspirare alla
tirranide o di voler restaurare l’oligarchia

La pace di callia
La pace di Callia è un controverso armistizio del V secolo a.C.
(vedi datazione), stipulato tra l'ambasciatore ateniese Callia e gli
inviati di Artaserse I, in base al quale Atene si impegnava a non
intromettersi negli affari interni dell'Impero Persiano, a non
attaccare le zone sotto il suo diretto controllo (in particolar modo
l'Egitto e l'Asia Minore), e a rispettare le città greche dell'Asia
Minore. In cambio il Gran Re riconosceva l'autonomia delle città
ioniche lungo la costa anatolica, e garantiva che la sua flotta non
sarebbe più stata inviata nel Mar Egeo, né il suo esercito avrebbe
più marciato lungo la costa in questione. L'effettiva storicità di
questa pace è considerata controversa da molti storici moderni
(già nell'antichità si discuteva sull'argomento) sulla base di
numerose considerazioni:

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