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DIRITTO ROMANO

Facciamo, innanzitutto, una periodizzazione di Roma:


- Eta’ monarchica: che va dal 753 a.C al 509 a.C (753 è la data della
fondazione di Roma e 509 è la data della cacciata dei Re);
- Eta’ repubblicana: che va dal 509 a.C al 27 a.C (nel 27 a.C sale al potere
Ottaviano Augusto che fu il primo imperatore);
- Eta’ imperiale: che va dal 27 a.C al III secolo d.C;
- Età del Dominato: che va dal III secolo d.C al 565 d.C (il 565 è la data della
morte dell’imperatore Giustiniano).

Dopo aver visto questo, ora facciamo una periodizzazione del diritto romano:
- Età arcaica che va dal 753 a.C al 242 a.C (il 242 indica l’istituzione del
praetor peregrinus, chi era? era un soggetto cui spettava l’esercizio della
giurisdizione nelle controversie tra cittadini romani e stranieri);
- Età preclassica che va dal 242 a.C all’82 a.C (questa è la fase in cui
inizia ad esserci l’influenza della logica nel diritto e il diritto diventa
scientifico);
- Età classica che va dall’82 a.C al 265 d.C;
- Età postclassica che va dal 265 d.C al 565 d.C (il 565 indica la morte
dell’imperatore Giustiniano).

Parliamo ora delle fonti del diritto.


-Distinguiamo le fonti scritte e le fonti non scritte

Nel diritto romano le fonti scritte si possono dividere in fonti giuridiche e


fonti letterarie:
-le fonti giuridiche: sono quelle fonti che materialmente tramandano i testi di
legge, o che tramando i pareri dei giuristi romani;
-le fonti letterarie: per esempio in una opera può esserci l’allusione ad una
procedura giuridica.

Inoltre, rimanendo sempre in tema di fonti scritte, noi possiamo distinguere


anche:
-fonti epigrafiche: si intendono le fonti scritte su materiale durevole, pensiamo
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alla tavola superstite della “lex de imperio Vespasiani”;


-fonti papirologiche: sono delle fonti che si trovano su un materiale, come il
papiro, che tende a deteriorarsi nel tempo. In Egitto,però, questo deterioramento
non avviene grazie al clima secco.

Infine abbiamo le fonti non scritte: come le sculture, le tombe, le pitture,


monete, case, monumenti…insomma, tutto ciò che può fornire elementi per la
ricostruzione degli eventi.

Ora facciamo un approfondimento importante riguardo questo discorso sulle


fonti in generale.
Sia il Regnum e sia la fase della Res Publica, sono caratterizzati dal fatto che
non vi sono dei racconti che provengono da storici che hanno vissuto in prima
persona quei tempi.
Il primo romano che decise di scrivere la storia a lui precedente fu Fabio Pittore
e scrisse dal periodo che va dal 753 a.C al 217 a.C.
Questo tipo di opera prende il nome di Annales (annali), questo nome ricalca lo
schema con cui i fatti storici venivano raccolti da alcuni collegi sacerdotali
(pontefici) e tra i vari compiti, di questi collegi sacerdotali, vi era anche quello
di raccogliere anno per anno i fatti che erano ritenuti significativi per la vita
della comunità. I Pontefici sono dei sacerdoti che avevano il compito di segnare
sui propri annali, in ordine cronologico, gli eventi significati di ogni anno.
Questo collegio di sacerdoti cambiava ogni anno e aveva a capo un “pontifex
maximus”.
Un collegio di sacerdoti, oltre a scrivere gli annali, ha una funzione importante
nella storia del diritto romano; basti pensare che la forma più antica di scienze
del diritto, di giurisprudenza, è quella Pontificale.
La forma più antica di Giurisprudenza è quella Pontificale: giurisprudenza
assegnata ad un ceto sacerdotale (quello dei pontefici). Costoro sono 5, tutti di
estrazione Patrizia che creano e interpretano il diritto.
Un altro collegio sacerdotale importante è quello dei Feziali: un collegio che ha
il compito di gestire tutte le relazioni che Roma intrattiene con altri popoli (oggi
lo chiamiamo diritto internazionale).
Questo monopolio pontificale della giurisprudenza (momenti intriso di caratteri
di religiosità dove le regole giuridiche si fanno difendere dal volere delle
divinità) è un aspetto che subisce un mutamento significativo per tappe
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successive fino a quando, intorno alla metà del III secolo d.C. in piena età
Repubblicana, si assiste ad un fenomeno chiamato fenomeno di laicizzazione
della giurisprudenza, dove vi sono altri soggetti laici, ovvero privati cittadini.
Questo fenomeno segnerà un grande cambiamento e sviluppo nella elaborazione
del diritto romano.
Il capo della comunità politica è prima di tutto il Rex e poi i magistrati di vertice
dell'età Repubblicana. Essi devono indirizzare gli uomini a compiere attività
senza offendere il potere divino, poiché devono conservare la "Pax Deorum" ,
questo perché la società del tempo è intrisa di una mentalità superstiziosa e
credevano che offendere le divinità scatenasse la loro ira (come si legge
anche nell'Iliade e nell'Odissea). Bisogna seguire e compiere certi riti (legge
intesa come rito), affinché le divinità non provochino carestie, pestilenze,
guerre.

CAPITOLO 1. I PROBLEMI DI ORIGINE

Roma si presenta nella storia con la struttura delle Città-Stato e questa


Città-stato è organizzata da uomini liberi e partecipi alla vita e alla difesa della
città.
E’ noto come la leggenda faccia fondare la città nel 753 a.C da Romolo.
La leggenda di Romolo narra che il Rex era il capo supremo della Civitas e che
l’organizzazione di quest’ultima era composta da 3 tribù (I Ramnes, i Tities, i
Lucerese). Inoltre vi erano i comizi curiati, che erano delle assemblee del
popolo organizzati in 30 curie (le curie sono il luogo delle assemblee) per 10
tribù.
Poi abbiamo il senato, che era composto da 100 membri e poi è stato elevato a
300 con Tarquinio Prisco.
E, infine, nella organizzazione della Città-Stato (chiamata anche Civitas) era
presente la distinzione tra Patrizi e Plebei.

Ma allora noi dobbiamo porci una domanda e dobbiamo chiederci, ma che cosa
preesisteva alla città? Infatti prima della Civitas erano presenti quelli che
possono essere chiamati “i Gruppi minori”, che erano:
1) Le FAMILIAS, con a capo il Patres familias e il potere di ques’ultimo era
regolato dall’ordinamento giuridico della Famiglia. Infatti si parla di “Famiglia
romana proprio iure”;
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2) Le GENS che si rifanno a una unione di famiglie che poi andranno a


costituire la Civitas. Le Gens, vale a dire le unioni di varie famiglie, avevano
la struttura di un organismo politico con il fine di mantenere l’ordine,
espandersi e difendere il territorio. E qui la figura di un unico Capo non era
essenziale e si può così capire la veloce scomparsa delle Gens per lo sviluppo
della Civitas.

Cosa sono le popolazioni italiche? Si rifanno a delle città o federazioni che


erano alleate con Roma, ma indipendenti politicamente da Roma.
Noi dobbiamo dire una cosa però, tutte le notizie sulle origini di Roma ci
riportano ai Latini. I Latini avevano fondato la lega latina, cioè un patto stretto
con altre Città Latine e queste Città erano già presenti e organizzate a
Città-Stato prima della fondazione di Roma e non accettavano questa sua
supremazia. Infatti ci fu una battaglia, che è la battaglia del Lago Regillo che
si concluse con la vittoria di Roma. Dopo questa battaglia i Latini si allearono a
Roma e conservarono una comunione di diritto tramite un accordo, chiamato
“Foedus Cassianum”.

CAPITOLO 2. LA MONARCHIA LATINA ED ETRUSCA

La tradizione presenta una serie di 7 Re di Roma, e possono essere divisi in due


fasi:
- Abbiamo una fase monarchica latina che è composta da Romolo, Numa
Pompilio, Tullio Ostilio, Anco Marzio;
- Abbiamo una seconda fase monarchica etrusca che è composta da Tarquinio
Prisco, Servio Tullio, Tarquinio il superbo.

C’è chi sostiene che la Città vera e propria sia stata fondata solo con la
dominazione degli Etruschi che avrebbero sottomesso i vari villaggi
preesistenti. A questo punto le popolazioni Latine, che erano state sottomesse,
avrebbero costituito la Plebe.

Chi era il Rex? il Rex era al vertice dell’organizzazione politica della Civitas.
Infatti il Rex è il capo della comunità politica e deve indirizzare gli uomini a
compiere attività senza offendere il potere divino (si doveva conservare la Pax
Deorum che è una intesa tra l’uomo e le divinità).
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Ricordiamo, infatti, che la società del tempo era composta da una mentalità
superstiziosa e credevano che offendere le divinità scatenasse la loro ira.
Il Rex aveva un potere unico e vitalizio (durava tutta la vita il suo potere).
Ma quali erano i poteri del Rex?
- il potere militare;
- il potere religioso.

Il nuovo Re come veniva designato?


Il nuovo Re o veniva proposto dal predecessore o in caso di morte del Re vi è
un procedimento che consiste nella seguente spiegazione: La scelta del nuovo
sovrano, nel caso della morte di quest’ultimo, prende il nome di
“Interregnum”, che è il periodo di tempo in cui morte il Re, il suo potere
auspicale ritorna ai Patres (senatori). Infatti si dice che quando muore il Re, gli
auspici ritornano ai Patres.
Questa cosa è molto interessante perchè fa capire che il Rex è detentore di
questo potere auspicale che però appartiene ai Patres e alla morte del Rex
gli auspici tornano ai loro detentori naturali che sono i Patres.
Una volta che gli auspici sono tornati ai Patres, si apre questo periodo di tempo
che è chiamato “Interregnum”.
E in questo periodo di tempo i senatori hanno il compito di scegliere un
candidato che possa diventare il nuovo Rex.
Qui cosa accade? accade che i senatori si suddividono in gruppi da 10 senatori
e ognuno di essi andava ad esercitare il potere per un periodo di 5 giorni. Questi
gruppi prendono il nome di “Decuriae”.
Ciascun senatore come “interrex” aveva il compito di andare a individuare un
candidato che potesse diventare il nuovo Rex.
Infatti, quando l’interrex trova un soggetto che potrebbe diventare il nuovo Re,
lo individua con un processo che prende il nome di “Creatio” e il soggetto
individuato prende il nome di “Rex Creatus”. Però, questo Rex Creatus va
sottoposto all’approvazione divina.
Il Rex Creatus, a questo punto, viene portato sulla parte più alta del
Campidoglio e viene portato in questo punto più alto che le fonti chiamano
“Arce Capitolina” e questo punto pensavano loro fosse il più vicino alle
divinità.
Quindi, stavo dicendo, viene portato alla sommità del Campidoglio e il
pontefice massimo con una mano teneva la testa del Rex Creatus e nell’altra
mano aveva un bastone. Con il bastone andava a tracciare nella sfera celeste una
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porzione di cielo nella quale si aspettava che Giove inviasse i segni del proprio
gradimento.
Una volta che la divinità aveva manifestato il proprio gradimento (che poteva
essere anche un fulmine), il Rex Creatus diventava “Rex Inauguratus” perchè
aveva superato la fase della inaugurazione.
A questo punto il nuovo Rex si andrà a presentare innanzi al popolo (per popolo
si intendono i maschi adulti, liberi, in grado di portare le armi). E perchè il
nuovo Rex deve presentarsi davanti al popolo? Perchè vi è un ulteriore atto che
proviene dal popolo che si chiama “Lex curiata de imperio”. Con la Lex
curiata de imperio, si attribuisce l’imperium (il potere militare) al Rex e così si
ha il nuovo Rex.
La tradizione, inoltre, ci dice anche che vi sarebbe la figura del praefectus urbi
che avrebbe esercitato i poteri del Re in assenza di questo.

Parliamo adesso degli elementi strutturali fondamentali della Costituzione


romana.
Noi dobbiamo dire che la Roma dell’Età repubblicana non aveva una
Costituzione scritta, ma si va formando in via consuetudinaria, è molto
flessibile e di volta in volta cede alla formazione di organi che si innestano in un
certo momento della storia politica e si innestano per ragione contingenti a
quello che è l’assetto costituzionale. Facciamo un esempio: anche se ancora non
ci siamo arrivati, parliamo della Censura. La Censura serve a inquadrare i
cittadini nelle classi censitarie e non è, appunto, una magistratura che nasce con
compiti, ad esempio, allo scopo di determinare il patrimonio al fine di far pagare
le tasse.
Quindi, ritornando al nostro discorso e dopo aver fatto questa premessa.
Parlando della organizzazione costituzionale di Roma possiamo dire che i
punti più importanti sono:
- La figura del Re e poi al posto del Re vi saranno le varie Magistrature
(questo in età repubblicana);
- Il Senato che rappresentava il Consiglio del Rex e originariamente i
membri erano scelti dal Re, poi durante l’età repubblicana vennero scelti
dai Consoli e poi questo compito passò nelle mani dei Censori. I
Senatori erano chiamati “Patres” ed erano distinti in Patres Maiorum
(più ricchi e importanti) e Patres Minorum Gentium (erano soggetti
plebei che sono passate in un secondo momento all’ordine patrizio e per
questo motivo erano tenuti in un grado di inferiorità rispetto agli altri
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soggetti). Ricordiamo che i Senatori prima erano 100 e successivamente


con Tarquinio Prisco furono elevati a 300.
Il Senato aveva vari compiti:
1) la funzione consultiva, cioè quella di dare i consigli al Rex e poi, in
età repubblicana, ai Magistrati. Infatti si parla di “senatoconsulti”.
Però parliamone meglio, in maniera più approfondita.
Questa funziona consultiva e quindi questi senatoconsulti cosa sono?
sono pareri che i senatori davano durante l’età del Regnum al Rex.
In età Repubblicana questa funzione non verrà più esercitata nei confronti
del Rex (poichè il Rex non c’è più), ma verrà esercitata nei confronti dei
magistrati.
Infatti, quando un console o anche un pretore, o anche un dittatore,
insomma quando un magistrato fornito di imperium ha bisogno di un
parere autorevole su questioni delicate, va a convocare i senatori.
E i senatori si riuniscono nella loro sede, la Curia, che una forma
rettangolare.
Questi pareri non sono di per sè vincolanti, però i magistrati tendevano
a uniformarsi ai pareri contenuti nei senatoconsulti.
Per l’emanazione del senatoconsulto i senatori dovevano esprimere il
proprio voto e per fare questo i senatori favorevoli o contrari
camminavano da un parte all’altra in questi due lunghi lati del rettangolo
(la Curia).
I senatoconsulti, però, rappresentano atti che non hanno valore di
legge, e perchè? Perchè non sono rivolti a una generalità di soggetti ma
sono rivolti ai magistrati che li hanno richiesti e, inoltre, sono espressi al
congiuntivo e rappresentano pareri e non ordini. Soltanto alla fine
dell’età repubblicana e con l’inizio del principato acquisteranno valore
normativo.
Ma perchè allora i magistrati, pur non essendo atti vincolanti questi
“senatoconsulti”, tendevano a uniformarsi a quanto da quest’ultimi
detto? Perchè i magistrati sapevano che se non si discostavano da questi
pareri del senato, il senato poteva mandare i magistrati nelle province per
amministarle. In genere i magistrati che chiedevano consigli al senato
erano i consoli o i pretori;
2) La funzione di Interregnum: ne abbiamo già parlato prima;
3)La funzione di Auctoritas Patrum: Questa funzione si rifà all’autorità
espressa dai Patres. Infatti, dopo che le leggi vengono votate dalle
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assemblee popolari, possono diventare vincolanti se vi è questa ratifica


che il senato compie interponendo la propria “auctoritas”.
Noi sappiamo che vennero ammessi al senato anche i plebei, ma alcune
funzioni come l’interregnum e l’auctoritas patrum rimasero riservate ai
soli senatori patrizi.
A questo punto completiamo il quadro dei senatori e parliamo della loro
origine: secondo la tradizione i senatori nell’età del Regnum erano
100 e questa credenza deriva dall’abbigliamento dei senatori, in quanto la
fibbia dei sandali (si chiama Lula) è a forma di “C”. La “C” per gli
antichi romani indicava il numero di 100 e quindi, secondo la tradizione,
100 sarebbe stato il numero originario dell’antico Senato.
Però noi sappiamo anche che i Senatori sono chiamati “Patres” e,
infatti, i Senatori sarebbero i Capi dei gruppi familiari. Quindi, potrebbe
non essere vero che il numero dei senatori era di 100, in quanto erano
tanti quanti erano i capifamiglia delle varie famiglie. Però, di sicuro,
alla fine dell’età regia il Senato risulta essere composto da 300
componenti.

Parliamo ora della più antica forma di assemblea popolare. Stiamo parlando dei
Comizi Curiati. La tradizione attribuisce a Romolo la distribuzione del popolo
in curie e le curie sarebbero state distribuite in numero di 10 per le tre tribù
(le tre tribù sono i Tities, i Ramnes e i Luceres).
Il nome delle varie Curie era spesso quello dei luoghi nei quali si radunavano.
Le Curie rappresentano un collegamento tra i Gruppi minori (gentas -
familias) e la Civitas.
Le funzioni dei Comizi Curiati secondo Dionigi erano 3:
- Accettare o rigettare le Leggi;
- Decidere della Pace delle guerre;
- Eleggere i Magistrati.
Noi possiamo dire che le funzioni dei Comizi Curiati, in epoca Repubblicana,
si rifacevano alla funzione Elettorale, Legislativa e Giudiziaria.
Però, in epoca monarchica, non risultano essere queste le funzioni dei Comizi
Curiati, e perchè? intanto non avevano funzione elettorale perchè non
eleggevano il Re ma lo accettavano e si sottomettevano a lui tramite una Lex
Curiata; non avevano funzione legislativa poichè questa funzione era riservata
ai Re che emanarono una serie di leggi, le Leges Regiae. Una raccolta di queste
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leggi venne compiuta da Papirio, da qui il nome di IUS PAPIRIANUM. Il


contenuto di queste leggi è di carattere religioso. La prima pubblicazione come
IUS PAPIRIANUM si ha con un commentario di Giunio Gracco, nel I secolo
a.C.; non avevano funzione giudiziaria, in quanto il popolo poteva solo
assistere alle condanne. In Epoca Repubblicana, infatti, venne istituita la
Provocatio ad Populum che si presenta come una guarentigia del cittadino di
fronte al magistrato, e quindi si presenta come un limite generale al potere di
questo.

Le funzioni dei Comizi Curiati si estendono anche nelle vicende delle familiae.
Tutte queste vicende devono essere svolte davanti ai Comizi per essere
approvate:
- Testamentum Calatis Comtiis, dove il Pater Familias designava i suoi
successori;
- Detestatio Sacrorum, vale a dire la rinuncia di un individuo al culto
familiare;
- Adrogatio, è l’azione con cui il Patres Familias si sottometteva ad un
altro Patres Familias e diventava così un suo sottoposto. Il Comizio qui
che ruolo aveva? Doveva scegliere se era opportuno compiere
l’Adrogatio oppure no, e perchè? Vi erano varie ragioni, magari perchè
una familia diventava troppo potente.

Ricordiamo che sul volgere dell’età regia, la forza militare di Roma era
composta da 1 Legione (unità militare di base) di 3.000 fanti, divisi in 30
centurie, poi abbiamo 300 cavalieri, e 1.000 fanti e 100 cavalieri erano destinati
per ciascuna delle tre tribù.

Parliamo ora di un argomento molto importante, quello dei Collegi Sacerdotali.


I 2 più importanti collegi sacerdotali erano:
- Auguri, che erano esperti della interpretazione degli auspici e infatti
quando vi erano dei dubbi sulla loro interpretazione (sulla interpretazione
degli auspici), si ricorreva agli auguri;
- I Pontefici. Il nome “Pontefice” deriva da “pontem facere (fare un
ponte)” e questo viene messo in relazione con il Pons Sublicius, cioè il
ponte più antico di Roma che veniva restaurato dal collegio dei pontefici.
Questo ponte sarebbe stato costruito sotto Numa Pompilio, al quale si
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attribuisce anche l’istituzione dei Pontefici.


Dobbiamo dire che i Pontefici si presentavano come esperti di tutto il
complesso sacro. Avevano il compito di suggerire alla collettività il
modo di soddisfare gli obblighi religiosi, e di conservare quindi la Pax
Deorum e questo compito dava ad essi alta autorità e prestigio.
I Pontefici inizialmente erano 5 ed erano nominati con Cooptatio (vale a
dire che la nomina dei nuovi membri spettava ad altri Pontefici) e questo
accadde fino a quando una Legge Domizia del 104 a.C non introdusse,
per questa fattispecie, l’elezione popolare.
I Pontefici sono fondamentali anche per il diritto privato poiché
aiutavano nella traduzione dello IUS. Fornivano interpretazioni.
Inoltre il Pontefice Massimo che era il Capo del Collegio Pontificale, era
anche dotato di Imperium. Il Pontefice Massimo usurperà gran parte dei
poteri del Rex Sacrorum e avrà, così, la Cura dei Culti dello Stato e la
Vigilanza degli atti connessi alla vita Religiosa.
Chi è il Rex Sacrorum? Il Rex Sacrorum era una figura della religione
romana istituita con la Repubblica. Era un sacerdote al quale erano
affidate le funzioni religiose compiute un tempo dai re durante l’età regia
di Roma.

Antico è anche il collegio dei Feziali. I Feziali erano esperti del Diritto
Internazionale e si occupavano dei trattati e delle dichiarazioni di guerra
tra i Romani e gli altri popoli.
Poi possiamo trovare i Flamines, che erano sacerdoti dedicati al Culto
delle singole Divinità.
Poi possiamo trovare i Salii, che erano sacerdoti che avevano competenze
in ambito militare.
Poi possiamo trovare le Vestali, che erano le sacerdotesse addette al Culto
delle Dea Vesta.
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Infine, in questo capitolo parliamo della fase dei Re Etruschi.


Gli Etruschi avevano cominciato a espandersi sin dal VIII secolo a.C e
nel VI secolo a.C dominavano il Lazio.
Con i 2 Tarquini, il potere aveva come centro il carattere militare e con
Servio Tullio ci fu una profonda opera di riorganizzazione della Città.
La dominazione Etrusca ha lasciato numerose impronte:
- Aumenta il potere militare e vi è uno sviluppo dell’organizzazione
militare;
- Si introduce l’imperium del magistrato;
- Ci fu il rafforzamento dell’organizzazione della Città, con varie
costruzioni e fortificazioni per la difesa della Città.

CAPITOLO 3. IL PASSAGGIO DALLA MONARCHIA ALLA REPUBBLICA

Questo passaggio avvenne dopo la caduta di Tarquinio il Superbo. Quando


viene cacciato da Roma l’ultimo Re etrusco i romani vanno a istituire un
crimine pubblico chiamato “adfectatio regni” con il quale viene punito
chiunque aspiri a ricostituire il Regnum a Roma.
Con questo passaggio viene introdotto il concetto di “Magistratura” alla quale
vengono attribuite tutti i poteri che prima aveva il Rex, tranne quello Religioso
e questo perchè il potere Religioso rimase nelle mani del Rex Sacrorum.
Infatti, secondo la tradizione, i due magistrati supremi (eletti dai comizi
centuriati, che la tradizione fa risalire a Servio Tullio) avrebbero avuto il nome
di Praetores, che erano coloro che stavano a capo dell’esercito.
La magistratura era basata sulla collegialità (fondata su 2 colleghi) e sulla
limitazione dell’Imperium Domi attraverso la provocatio ad populum.
Dobbiamo dire però, per non fare confusione, che i Magistrati non nascono tutti
nello stesso periodo.
A livello di importanza al primo posto troviamo i Consoli: sono due e si trovano
al vertice dell’organizzazione dell’età repubblicana. La figura del Console è
antichissima e secondo la tradizione i primi due consoli (Valerio Publicola,
Orazio Pulvillo) sarebbero stati quelli del 509 a.C, successivi alla cacciata
dell’ultimo Re Etrusco Tarquinio il Superbo.
Troviamo poi i Questori: che sono due e hanno il compito di amministrare
l’Erario, che era la cassa pubblica del popolo romano.
Poi possiamo trovare i Censori (dotati di Imperium, potere militare):
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anch’essi sono due e hanno il compito di individuare la classe censitaria dei


soggetti del popolo romano.
Inoltre, nel 367 a.C con le Leggi Licinie Sestie, viene istituita la figura del
pretore (dotato di Imperium) e, cosa molto importante, con queste leggi i
Plebei riescono a ottenere la possibilità di candidarsi a uno dei posti dei due
Consoli.
A proposito dei conflitti fra patrizi e plebei, i plebei si organizzarono in
assemblee capeggiate dai Tribuni della Plebe e anche questi Tribuni saranno
considerati magistrati del popolo Romano. Infine, altri magistrati del popolo
romano sono gli edili curuli e gli edili della plebe.
Una caratteristica fondamentale delle magistrature è che ciascun soggetto
(magistrato) esercita il potere con il limite dell’opposizione di un altro soggetto
che appartiene allo stesso collegio e questo fenomeno prende il nome di
Intercessio, ed è assimilabile al nostro contemporaneo potere di veto (per
esempio un console può bloccare la scelta di un altro console, un pretore a un
altro pretore e così via..).
Una particolarità sul Consolato: dal 444 a.C al 368 a.C si sarebbe rinunziato alla
nomina dei Consoli, dando la potestà consolare ai tribuni militum che erano i
comandanti dei diversi battaglioni. Questi Tribuni Militum vengono designati
come tribuni militum consulari potestate. Però nel 367 a.C, raggiunto
l’accordo che uno dei due consoli dovesse essere plebeo, il consolato fu
definitivamente ristabilito, e da allora restò la magistratura suprema ordinaria.

Parlando dell'organizzazione militare, dobbiamo parlare del Comizio


Centuriato che era l’assemblea dei soldati che si riuniva, sotto ordine di un
magistrato cum imperio (console o pretore), per vari motivi, come ad
esempio l’elezione dei Consoli.
Questo comizio si teneva all’interno del Campo di Marte, Dio della guerra.
Come ho già detto, soltanto un magistrato cum imperio, come il console o il
pretore, può convocare i comizi centuriati. E questo potere del magistrato di
convocare il comizio centuriato si chiama Ius Agendi Cum Populo.
Con l’aggettivo “centuriato” si intende un tipo di esercito che si basa sulla
centuria (unità di combattimento composta da 100 uomini). I comizi centuriati
sono composti da 193 centurie e sono divise in 3 gruppi:
- Ci sono centurie che combattono a cavallo e sono 18;
- Ci sono centurie che combattono a piedi, i fanti, e sono 170;
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- Ci sono centurie che non portano armi e accompagnano l’esercito suonando


strumenti antichi e sono 5.
Noi dobbiamo dire che i 170 fanti sono divisi in 5 classi ed è una suddivisione
che viene effettuata in base al censo.
Il problema dove stava? il problema era che la prima classe disponeva in
totale di 80 centurie e quindi quando si andava a votare, se i cavalieri e la prima
classe di fanti attuavano una sorta di accordo, si raggiungeva subito la
maggioranza e non si arrivava a far votare neanche la seconda classe censitaria.
Infatti questo accadeva perchè le 18 centurie dei cavalieri e le 80 centurie della
prima classe dei fanti, già andavano a far raggiungere la maggioranza.
Fanno parte della prima classe censitaria tutti i cittadini che hanno un
patrimonio superiore ai 100.000 assi, l’asse è la moneta antica.
Noi dobbiamo dire che i soggetti più giovani (soldati) venivano chiamati
iuniores; mentre, i soggetti più anziani venivano chiamati seniores.
Quindi il cittadino che dichiara più di 100.000 assi viene iscritto alla prima
classe e fino al compimento dei 45 anni rimarrà negli iuniores.
La seconda, terza e quarta classe sono composte da 20 centurie: dieci
iuniores, dieci seniores.
La quinta classe è composta da 30 centurie: quindici iuniores, quindici
seniores.

CAPITOLO QUARTO. LA PLEBE E IL CONFLITTO FRA I DUE ORDINI

Parliamo ora della distinzione fra Patrizi e Plebei. Su cosa si può fondare
questa distinzione? Esistono due orientamenti storiografici:
1) La prima tesi afferma che la distinzione tra patrizi e plebei si rifà alla
natura etnica. Questa tesi, sostanzialmente, afferma che la distinzione si
affaccia su quella che è la differenza etnica: noi possiamo vedere che i
plebei sono una sorta di comunità a sè, è una comunità che ha dei propri
riti religiosi (i Sacra), dei propri culti e hanno anche delle Divinità che si
rifanno alla “Triade Aventina” che è composta da Cerere, Liber e
Libera.
Inoltre, dobbiamo parlare anche della questione della purezza del
sangue. Questa purezza del sangue andava a differenziare i patrizi dai
plebei. Infatti, in età antica, a Roma vigeva un divieto di matrimonio tra
patrizi e plebei e questo perchè il matrimonio poteva mettere in pericolo
la purezza del sangue.
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2) La seconda tesi afferma che la distinzione è da ricercare su quella che è la


natura economica. Questa tesi è ideata da uno dei padri fondatori del
diritto pubblico romano che è Theodor Mommsen. Secondo Mommsen i
clientes, nella Roma arcaica, erano delle fasce economicamente deboli di
cittadini che si sottoponevano alla protezione dei padroni. Mommsen
pensava che dall’allontanamento di questi rapporti, fra padrone e
clienters, sarebbe nato questo ceppo di cittadini e quindi sarebbe nata
questa differenza.

Noi dobbiamo dire che nell’età repubblicana sono presenti lotte molto aspre fra
patrizi e plebei. Ricordiamo anche che sul piano economico la Plebe era
impegnata in una lotta per l’assegnazione delle Terre che in origine erano
riservate solo ai Patrizi.

Ora concentriamoci sul trattamento che veniva utilizzato nei confronti


dell’ordine plebeo. Una questione molto delicata per i plebei era la questione dei
debiti, e perchè? perchè quando andavano a combattere per la patria,
abbandonavano i lavori con i quali sostentavano le famiglie.
Inoltre, nel 494 a.C, i Romani avevano un tasso di interesse molto alto e questo
vuol dire che chi ha chiesto 1000 assi in prestito ne doveva restituire 2000.
Così, sempre nel 494 a.C, i Plebei organizzarono una secessione e si riunirono
sul monte Aventino e secondo la tradizione avrebbero formato una loro
assemblea formata solo da plebei che si chiama “Concilia Tributa Plebis”.
A capo di questa assemblea vi sono dei capi che prendono il nome di “Tribuni”,
i quali presiedono queste assemblee. I Tribuni della Plebe inizialmente erano
meno di 10 e venivano eletti nei concili tributi della plebe.
Ai Tribuni vengono riconosciute alcune facoltà: se un console esercita una
attività che è ritenuta lesiva nei confronti di un plebeo, il Tribuno può
intervenire per aiutarlo. Come lo aiuta? lo aiuta sviluppando un potere che è
chiamato “Intercessio Tribunitia” ed è un veto che i Tribuni della Plebe
possono apporre ai vari Magistrati, anche ai Magistrati cum imperio.
Inoltre, i Tribuni hanno il diritto di sottoporre proposte che se approvate si
trasformano in atti che si chiamano “Plebisciti”.
Quando i Plebei si riuniscono sul monte Aventino, vanno a compiere un
giuramento solenne (questo giuramento deriva da delle LEGES
SACRATAE con le quali si giurava l’inviolabilità del Tribuno) nei confronti
dei Tribuni e chiunque avrebbe violato la figura del Tribuno sarebbe diventato
14

“Sacer (maledetto)” e in questo modo il soggetto va a perdere la sua natura di


uomo e quindi chiunque poteva ucciderlo perche non commetteva omicidio.
Ricordiamo che i Tribuni non possedevano né l’imperium, né gli auspicia. E
però avevano un potere coercitivo e questo potevo gli dava la possibilità di
multare, arrestare ecc..

Parliamo ora della candidatura al Tribunato. Soltanto i Plebei possono


presentare richiesta di candidatura al Tribunato. Però, nel 133 a.C accade che si
candida al Tribunato Tiberio Sempronio Gracco, che era un patrizio. Ma come
ha fatto a candidarsi se era patrizio? Questa cosa può accadere solo a una
condizione: abbandonare l’ordine patrizio e passare all’ordinamento
plebeo. Questo atto comporta la rinuncia ai Sacra familiari Patrizi che avviene
con un atto che si chiama “Detestatio Sacrorum” e si compie dinanzi ai
Comizi Curiati e questo passaggio prende il nome di “Transitio ad Plebem”.

Infine, oltre ai Tribuni, vi sono anche gli “Edili della Plebe” che sono coloro
che si occupano dei templi delle divinità plebee. Erano i sacerdoti più
importanti della Plebe e anch’essi erano inviolabili ma avevano una posizione
inferiore rispetto ai Tribuni. Fungevano da Archivisti e da Tesorieri.

CAPITOLO 5. DECEMVIRATO LEGISLATIVO E XII TAVOLE

Nel 451 a.C, i Patrizi accettarono l’idea di mettere per iscritto delle Leggi che
nascono dall’esigenza dei Plebei di avere una parità di diritti con i Patrizi.
E così nel 451 a.C, furono sospese le magistrature ordinarie, fu tolta la
provocatio, furono tolti i Tribuni della Plebe, e furono nominati i Decemvri.
Cosa sono i Decemviri? Si rifanno a un collegio di 10 Patrizi (nel primo
collegio vi erano solo patrizi, nel secondo collegio vi erano anche plebei)
nominati per scrivere queste Leggi. Tra questi Patrizi troviamo Appio Claudio
il quale sembrava essere a favore della Plebe.
Dal Primo Decemvritato escono 10 tavole di Leggi che vengono sottoposte al
giudizio e alla discussione pubblica e dopo essere state corrette furono votate
e approvate dai Comizi Centuriati.
Dopo la pubblicazione di queste 10 tavole, si tenne un secondo Collegio di
Decemviri (450 a.C), in cui erano presenti anche plebei. Con questo secondo
collegio vennero scritte altre 2 tavole. E però in questo secondo collegio vi era
ancora Appio Claudio che, in questo secondo collegio, aveva un
15

comportamento autoritario e antiplebeo. Infatti, ad esempio, nelle due tavole è


stata ripresa la questione del divieto di connubio fra patrizi e plebei.

Però, un episodio che portò alla rottura di questo sistema fu quello di Virginia,
una ragazza plebea che venne uccisa dal padre per salvarla dalle mire di Appio
Claudio che si era invaghito di lei.
In seguito a questa oltraggiosa vicenda si ebbe la decadenza dei Decemviri e la
si ebbe anche la ricostruzione delle Magistrature ordinarie, del Consolato e del
Tribunato della Plebe e fu anche ripristinata la provocatio.
A pubblicare le dodici tavole dei decemviri furono i Consoli Valerio e Orazio.

Le dodici tavole non contenevano solo il diritto pubblico e il diritto privato ma


conteneva anche quello che viene chiamato “Ius Sacrum”, cioè quel diritto che
regola i rapporti tra umanità e divinità.
Possiamo dire che la maggior parte del testo delle dodici tavole non ha un
contenuto innovativo. E perchè? perchè vengono riprodotte disposizioni che
risalgono alle cosiddette “leges regiae”. Prendiamo l’esempio del famoso
versetto che stabilisce che il padre che va a vendere per tre volte il figlio, perde
la potestà sul figlio.
Dunque, la grande novità vera delle Leggi delle XII Tavole, non sta tanto nel
suo contenuto, che si limita a ribadire disposizioni già note ai Romani perchè
ottenute dalle antiche “leges regiae”, ma la vera novità sta nel fatto che si
tratta di norme scritte. Cioè la novità sta nel fissare per iscritto alcuni principi,
termini e limiti, poiché questo rappresentava una maggiore sicurezza del
Diritto.

CAPITOLO 6. LE TAPPE DEL PAREGGIAMENTO DEI DUE ORDINI

La lotta della Plebe contro il Patriziato fissa i suoi principali obiettivi in:
1) abolizione del divieto di connubio tra patrizi e plebei;
2) nell’accesso alla Magistratura Suprema.

Il primo obiettivo venne raggiunto dalla Plebe nel 445 a.C. Infatti, l’abolizione
del connubio tra patrizi e plebei, è avvenuta con una richiesta del Tribuno
Canuleio (Lex Canuleia). A questa richiesta, i patres avevano acconsentito
perché era il “male minore” rispetto alle richieste provenienti da altri Tribuni,
come l’accesso al consolato.
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Però dobbiamo dire che gli altri Tribuni cercavano di ottenere l’approvazione
di fare entrare anche la Plebe nelle scelta dei Consoli, dobbiamo dire che non si
arrivò a tanto però nel 444 a.C si attribuì l’Imperium Consulare ai Tribuni
Militum, nominando così dei Tribuni Militum Consulari Potestate (era il
Tribunato Militare).
Quindi dal 444 a.C in poi i tribuni militum consulari potestate si alternarono
ai consoli ed era il senato a decidere di anno in anno se per l’anno seguente si
eleggessero i consoli o i tribuni militum consulari potestate.
Quindi si può dire che attraverso il tribunato militare la Plebe si è aperta
l’accesso alla magistratura suprema.

Nel 443 a.C venne istituita la Censura che era legata al Censimento che da
molti anni non veniva più fatto. Attraverso il censo venivano redatte le liste dei
cittadini.
Parlando dei Censori, dobbiamo dire che questi sono due e sono dotati di
auspicia maiora e sono eletti dai comizi centuriati. Inoltre, i Censori sono
magistrati patrizi.
Il limite massimo della durata di carica è di 18 mesi e venivano eletti ogni 5
anni, ma non è detto che questo limite debba essere raggiunto.
La carica dei Censori termina con una funzione religiosa chiamata “Lustratio”
che prevedeva l’intervento di 3 animali, tra cui una scrofa, una pecora e un toro.
La loro attività si rifaceva alla quantificazione del patrimonio dei cittadini.
Infatti per essere inquadrati nella prima classe bisognava avere un patrimonio
superiore a 1 milione di assi.
L’operazione si svolge in questo modo: nel campo Marzio il cittadino si reca
dinanzi al Censore, accompagnato dagli apparitores che segnano nelle tabelle
censorie il patrimonio, così che il cittadino romano venga inquadrato nelle classi
di appartenenza.

Inoltre, nel 421 a.C la carica di Questore fu aperta anche ai Plebei (nel 409 a.C
si ha un questore plebeo).

Dopo un periodo di lotte nel 367 a.C furono approvate le Leggi Licinie-Sestie
(furono proposte da dei Tribuni). Le leggi contenevano 3 proposte:
1) De Aere Alieno: ossia che le usure (prestiti con alti interessi) pagate si
valutassero come una diminuzione del capitale e che il debitore potesse
soddisfare il credito in 3 rate annue uguali;
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2) De Modo Agrorum: cioè che fosse vietato possedere più di 500 iuggeri
(pezzi di terra);
3) De Consule Plebeio: si stabilì che uno dei due consoli dovesse essere
Plebeo. Ci fu poi la nomina di un 3 console chiamato però “collega
minor” che era comunque dotato di imperium, che verrà poi chiamato
“pretore” e aveva il compito della iurisdictio in città.

Nello stesso anno (367 a.c) fu creata un’altra magistratura che era quella degli
Edili Curuli, che era una magistratura analoga agli Edili Plebei, che aveva
funzioni che riguardavano la polizia urbana e la polizia dei mercati.
Inoltre vi fu poi l’ammissione dei Plebei alla Censura, alla Dittatura e alla
Pretura.

Inoltre, nel 300 a.C con una Lex Ogulnia, si portò il numero dei pontefici e
degli auguri da 4 a 8/9 e fu stabilito che i nuovi posti spettavano ai Plebei.

Infine, dobbiamo dire che nel 286 a.C attraverso la Lex Ortensia, ci fu un
evento significativo: cioè il definitivo equipararsi dei plebisciti (leggi decise dai
Concili Tributi) alle Leggi. Quindi i plebisciti iniziarono a valere per tutto il
popolo.

Molto importante è parlare anche delle Leggi Valerie Orazie (449 a.C).
Le tre leggi sono:
1) Lex Valeria Horatia De Provocatione: stabilisce che nessuna nuova
magistratura può essere istituita se non abbia il limite della provocatio ad
popolum;
2) Lex Valeria Horatia De Plebiscitis: stabilisce che tutti i plebisciti hanno
efficacia vincolante anche sui Patrizi e che, inoltre, il loro testo (il testo dei
plebisciti) venga custodito all’interno dei templi della Triade Aventina. Questo
veniva fatto per evitare che i Patrizi andassero a modificare o alterare il
contenuto;
3) Lex Valeria Horatia De Tribunicia Potestate: stabilisce l’inviolabilità dei
Tribuni della Plebe e nessuno può violare la sua persona.
18

CAPITOLO SETTIMO. IL IUS E LE SUE FONTI

Lo Ius Civile viene considerato come Ius dei Cives. Lo Ius Civile si presenta
come un complesso che si era formato al di fuori della autorità degli organi
della civitas, poichè riguardava il rapporto nella società dei gruppi minori
(famiglia-gentes, in quanto anch’essi erano degli organismi politici).

Lo Ius Civile era dunque un ordinamento spontaneo in cui c’era una forte
presenza religiosa ed era basato sulle consuetudini.
La tradizione dello IUS era conservata dai pontefici che ne fornivano
l’interpretazione ufficiale e, inoltre, fornivano consigli tecnici su come evitare
l’ira degli Dei e mantenere, dunque, la Pax Deourm.
Però, dobbiamo dire che col processo di Laicizzazione del Diritto,
quest’ultimo divenne sempre di più una cosa distinta dalla religione.

E’ possibile distinguere tra:


- FAS: LEGGE DIVINA;
- IUS: LEGGE UMANA.

Lo Ius Civile nella Familia, vedeva come Capo il Patres Familia. Una
particolarità sta nel fatto che nella familia si conservò l’elemento religioso,
anche mentre lo Ius si stava laicizzando.

Dobbiamo dire che la Civitas non poteva non intervenire nel procedimento per
la realizzazione concreta del diritto: Il punto di partenza era regolare la lotta
privata, poichè i privati per l’affermazione dei propri diritti utilizzavano il
metodo “Suis Manibus” (con le proprie mani) con l’intervento dei rispettivi
gruppi. Infatti, la Civitas intervenne allo scopo di impedire che venisse turbata
la pace pubblica. Nacque così il processo per legis actiones, con il quale vi era
una lotta privata simulata con l’intervento del magistrato che esercitava la
Iurisdictio.
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Parliamo ora della interpretazione dello Ius, da quello che è il monopolio


pontificale alla laicizzazione della giurisprudenza.
L’interpretazione del diritto era di dominio pontificale. Ad essi (i pontefici) si
ricorreva per ottenere adeguati formulari, per le azioni e per i negozi. E tutto
ciò veniva fatto per ottenere un responso sulla risoluzione giuridica di
specifici casi.
Il monopolio dei pontefici andò gradualmente a sgretolarsi per varie ragioni:
1) Si andò a sgretolare perchè con la legge delle XII tavole si andavano a
fissare e pubblicare delle norme;
2) La seconda ragione si rifà al fatto che nel 304 a.C, Gneo Flavio che era
uno scriba di Appio Claudio Cieco, divulgò il calendario giudiziario e il
liber actionum a cui si diede il nome di Ius Flavinianum. Questo liber
actionum (o chiamato anche Ius Flavinianum) doveva essere una raccolta
di formulari di legis actiones e di negozi. Però dobbiamo dire che questi
formulari, attraverso l’uso quotidiano erano già noti al popolo. Ma ciò
non toglie che esso abbia avuto un notevole significato storico: uno cosa è
quella che può essere la conoscenza di volta in volta del diritto, un’altra
cosa è il rendere di pubblico dominio una raccolta;
3) La terza ragione si rifà al fatto che il primo pontefice massimo plebeo,
Tiberio Coruncanio, iniziò a fare le consultazioni in pubblico, in una
forma che veniva ad avere un carattere divulgativo e didattico.

E in questo modo, queste 3 situazioni, danno il via alla Giurisprudenza Laica.


Cioè la giurisprudenza laica si rifà al fatto che l’interpretazione del diritto
venisse attuata anche al di fuori dei pontefici e che venisse effettuata dai
singoli soggetti che conoscevano e comprendevano il diritto.
Dobbiamo dire che i pontefici continuano ad avere un'importante posizione
nella interpretazione ma sono affiancati da giuristi appartenenti alla Nobilitas.
Però capiamo bene cosa si vuole dire con “interpretazione”: la Giurisprudenza,
dei tempi, non creava la norma ma la interpretava e la traduceva in uno
strumento adeguato per i casi concreti.

Parliamo adesso della Lex.


La Lex è statuizione che viene posta (imposta).
Noi possiamo distinguere fra:
1) Leges Privatae: riguardano i rapporti tra i Privati;
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2) Leges Publicae che sono votate dal popolo su rogatio (richiesta) del
magistrato; Quindi oltre alle Leges Rogatae (che sono queste fatte su
richiesta del magistrato), poi abbiamo anche le Leges Datae che fanno
riferimento a quelli disposizioni legislative (come le leggi delle XII
tavole) che sono frutto di una emanazione messa in atto attraverso una
potestà conferita dal Popolo e dal Senato. Infatti, nel caso delle XII
tavole, sono leggi che sono frutto di una emanazione messa in atto da un
collegio di magistrati nominati con lo scopo di scrivere le leggi.

La LEX non modificava e abrogava direttamente lo IUS, ma la Lex integrava lo


IUS ma non lo modificava.
Nei Titoli Ulpiani c’è una classificazione di Leggi limitative o proibitive dei
negozi giuridici:
1) Leges Imperfectae: sono le leggi che dispongono un precetto, ma non si
ha nessuna conseguenza negativa nel casa di mancata ottemperanza del
precetto, quindi né si considera l’atto nullo, né si punisce il soggetto in
questione;
2) Leges Minus Quam Perfectae: sono leggi che stabiliscono un comando
di divieto e dispongono sanzioni e pene nei confronti di chi abbia
trasgredito il comando del divieto, ma non considerano l’atto nullo;
3) Leges Perfectae: stabiliscono che gli atti compiuti in maniera deviata
rispetto alla disposizione normativa, siano nulli.
Possiamo notare che nelle prime due tipologie, quindi quelle più antiche, la
Lex non poteva direttamente cancellare l’atto fondato sullo Ius Civile.

Parliamo ora dello Ius Publicum e dello Ius Civile.


Successivamente si arrivò al concetto di Ius Publicum e qui ci fu una
distinzione tra diritto privato (ius civile) e diritto pubblico (ius publicum).
Lo Ius Publicum è il diritto che regolava i rapporti della Civitas con i gruppi
minori.
Lo Ius Civile si basava sui gruppi minori e in particolare sulle Familiae.
All'interno di esse il potere era nelle mani di un unico capo, vale a dire il
Patres Familia. Il Patres era l’unico titolare dei diritti ed era l’unico ad avere la
capacità giuridica.
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Il Dominium era la proprietà che il Patres aveva sulla Res (anche gli schiavi
erano una Res, infatti non erano considerate persone).
Le Res potevano essere:
- Res Mancipi: si rifanno alle cose più preziose che potevano essere
spostate di proprietà solo tramite la mancipatio (un modo formale per
l’alienazione della res mancipi);
- Nec Mancipi: cose meno preziose che potevano essere spostate anche
tramite la traditio (consegna).

Molto importante è parlare anche delle proprietà collettive, ossia l’ager


publicus, che apparteneva alla Civitas e quindi al popolo romano. L’ager
publicus si rifà al terreno conquistato ai nemici sconfitti.
Parte di queste terre vennero distribuite anche alle famiglie plebee e quelle che
rimasero di ager publicus erano di libera occupazione da parte dei cittadini
(ager occupationes) e questa occupazione poteva essere revocata.
Successivamente possiamo trovare:
- Ager Scripturarius: ossia che si pagava una tassa per l’utilizzo del
terreno;
- Ager Compascuus: consisteva nel diritto al pascolo che veniva
riconosciuto ad un certo numero di persone, in genere ai titolari dei fondi
vicini;
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CAPITOLO 8. IL PROCESSO CIVILE - L’ANTICO DIRITTO PENALE E


IL PROCESSO CRIMINALE

Il diritto penale primitivo da un lato è ricco di elementi religiosi (come la


Consecratio), dall’altra parte ha portato alla nascita della distinzione tra delitti
privati e crimini pubblici.

Cosa era la consecratio? la consecratio del colpevole a una divinità consisteva


nel fatto che una persona colpevole di atti criminosi contro la civitas, veniva
abbandonata in espiazione o cadeva in potere della divinità per la vendetta
di quest’ultima. E la vendetta della divinità nei confronti di questo soggetto
dove stava? stava nel fatto che la persona consacrata poteva essere uccisa da
chiunque.

Le Consecrazioni le troviamo presenti nelle Leges Regiae e anche nelle XII


Tavole. Con le XII Tavole però si ha una tappa di laicizzazione del processo
criminale, anche se conservava degli elementi religiosi.
La Consecratio costituiva pure, come abbiamo visto, la sanzione con cui la
plebe mediante le sue leges sacratae garantiva la inviolabilità dei tribuni.

La individuazione della sanzione per l’uccisione volontaria di un uomo libero,


viene riferita ad una legge di Numa Pompilio.
Le Dodici Tavole prevedevano per il furto flagrante notturno la legittimità
dell’uccisione. Ed al ladro notturno era equiparato quello che, sorpreso a
rubare di giorno, si fosse difeso con le armi.
Se il derubato non avesse ucciso l’aggressore, avveniva che se si trattava di un
uomo libero, questo veniva fustigato; se invece si trattava di uno schiavo,
sarebbe stato fustigato e precipitato dalla rupe Tarpea.
Nelle lesioni personali, le Dodici tavole prevedevano il taglione per il
membrum ruptum.

Noi possiamo vedere che le sanzioni erano di carattere religioso per ristabilire
l’ordine e la pax deorum.
Per le infrazioni più gravi, la pena era il Supplicium che poteva essere:
1) La Sacertà: il cittadino trasgressore veniva qualificato come Sacer esto
(espulso dalla comunità dei cittadini) e la conseguenza era la possibilità,
per qualunque altro membro della società, di ucciderlo senza avere
23

alcuna conseguenza. Questo serviva per purificare la comunità cittadina.


Questi crimini erano lesivi sia per la religione, sia per la società, infatti il
Reo violava sia il vincolo con gli altri cittadini sia quello che aveva
legato con gli dei (esempio: alto tradimento);
2) Un altro crimine grave era l’omicidio. L’omicidio era regolato dalla Lege
Regia di Numa Pompilio.
Nel caso di omicidio volontario, i vendicatori erano i parenti della
vittima che dovevano uccidere l’aggressore, questo sempre per
purificare la comunità.
Nel caso di omicidio involontario, Numa stabilisce l’obbligo per i
parenti dell’omicida di offrire in sacrificio ai parenti della vittima un
ariete.
Questa norma rappresenta un evento significativo per il progresso del
diritto criminale, per 2 motivi:
- il primo motivo è perchè si ha la distinzione delle conseguenze tra un
comportamento doloso (voluto) e un comportamento colposo
(involontario);
- il secondo motivo è perchè si assiste all’intervento dello Stato nella
persecuzione dell’omicidio, e qui inizia la divaricazione tra atti illeciti
che hanno misura privatistica e atti illeciti che hanno sanzioni di natura
pubblica.

Vi erano anche degli organi ausiliari del Re che coadiuvavano il re nel suo
esercizio di repressione criminale: questi erano i Questori Parricidi e i
Duoviri Perduellionis.
I Questori Parricidi erano delle figure che aiutavano il re quando si trattava di
sanzionare l’omicidio e avevano due compiti:
1) verificare se si trattasse di un atto volontario o involontario;
2) presiedere l’esercito per l’applicazione concreta della pena dinanzi al popolo.
I Duoviri Perduellionis si rifaceva a un tribunale straordinario che doveva
verificare la colpevolezza del Reo e poi procedere alla sua uccisione nel caso in
cui il reato fosse un reato colto in flagrante.
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CAPITOLO 9. MAGISTRATURE

Parlando di magistrature, possiamo effettuare una distinzione tra magistrature


ordinarie e magistrature straordinarie:
- Le magistrature ordinarie sono quelle che si susseguono nella vita normale
della Civitas.
Però, alcuni studiosi, sostengono che le magistrature ordinarie sono quelle
dotate di permanenza, cioè che si rinnovano, tra queste ricordiamo la Censura;
- Le magistrature straordinarie sono quelle che vengono create per
circostanze eccezionali, come la dittatura, i decemviri legislativi, i tribuni
militum consulari potestate;

Un’altra distinzione che possiamo effettuare è quella tra magistratus maiores e


minores.
I magistrati maggiori sono coloro che adottano auspici maggiori e ci
riferiamo ai consoli, i censori, i pretori e anche il dittatore è dotato di auspicia
maiora. Questi magistrati vengono eletti dai comizi centuriati;
I magistrati minori sono coloro che adottano auspici minori e ci riferiamo
all’edilità curule e alla questura. Inoltre, questi magistrati vengono eletti dai
comizi tributi.

Ma approfondiamo questa tematica riferita agli auspicia. Fondamentale è il


principio detto “Agere Auspicato”, che significa che si può agire soltanto
quando il magistrato abbia consultato la volontà divina.
Infatti, gli auspici si dicono “maggiori” quando è il magistrato (maggiore) che
chiede alle divinità un segno celeste. Facciamo un esempio e parliamo della
“Auspicia impetrativa”: l’esempio è quello del magistrato che da il becchime
ai polli sacri, se questi polli mangiano con avidità il cibo vuole dire che la
divinità era d’accordo, altrimenti no;
mentre, gli auspici si dicono “minori” (sono adottati dai magistrati minori)
quando i segni celesti si offrono spontaneamente e in questo caso si parla di
“Auspicia Oblativa”. Facciamo l’esempio: se cade un fulmine davanti al
magistrato nel giorno in cui voleva convocare un comizio, questo segnale viene
inteso come segnale negativo
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Parliamo ora dell’Imperium.


Possiamo dire che l’Imperium è un potere che i supremi magistrati
repubblicani hanno ereditato dal Re, e precisamente dalla monarchia etrusca.
Questo potere era un potere sovrano che riportava al significato di “comando”.
Infatti, l’imperium si rifà a quelle funzioni politico/militari che spettavano ad
alcuni magistrati (come il console e il pretore).
Esso non è un potere delegato ma spetta al magistrato in quanto tale, per la
posizione che ricopre all’interno della Civitas.
Le magistrature fornite di imperium vengono chiamate “magistrature cum
imperio” e si riconoscono perchè sono accompagnate sempre da alcuni
subalterni chiamati “littori”. I consoli hanno ciascuno dodici littori, i pretori sei,
il dittatore ventiquattro.
In caso di mancata obbedienza agli ordini emanati da un magistrato cum
imperio, si va incontro a una punizione di natura corporale. Con la verberatio,
la sanzione era la fustigazione; con la securi percussio, si andava incontro alla
decapitazione. Il potere di infliggere verberatio o la securi percussio prende il
nome di coercitio..

L’imperium si divideva tra Imperium Domi, che si esercitava dentro la città (e


fino a 1000 passi fuori dal pomerio), e un Imperium Militiae, che si esercitava
fuori la città.
Nella Città, e fino a 1000 passi fuori dal pomerio, l’Imperium era limitato dalla
Provocatio Ad Populum. Cosa era la provocatio ad populum? era un istituto,
introdotto nel 509 a.C da Valerio Publicola con una “Lex Valeria De
Provocatione” che poneva un limite nei confronti dei magistrati cum imperio.
Per spiegarmi meglio, nel momento in cui un cittadino non sottostava a un
ordine del console poteva bloccare l’esecuzione della pena per chiamare a
favore il popolo. Infatti, il popolo romano si riuniva e decideva se il cittadino
doveva sottostare o meno alle parole del Console. Per “popolo” si intendono i
comizi centuriati. La struttura era questa: il magistrato va a sostenere l’accusa,
il cittadino si dovrà difendere e i comizi dovranno decidere.
La provocatio ad populum si definisce come limite all’esercizio della coercitio
della magistratura e poteva essere esercitato solo da cittadini romani, non si
estendeva agli schiavi, e, in origine, neppure alle donne.
Inoltre, attraverso una “Lex Valeria Horatia” nel 449 a.C si ebbe il divieto di
creare magistrature senza limite della provocatio ad populum e con una
“Lex Valeria” del 300 a.C si affermò definitivamente questo potere.
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Inizialmente si stabilì che la provocatio non poteva essere esercitata contro il


Dittatore ma poi venne ammessa quando la Dittatura era in decadenza.
Fondamentale è parlare delle Tre Leges Porciae che vanno a estendere il limite
della Provocatio ad populum:
1) Viene abolita la verberatio per il cittadino romano;
2) Ammisero l’uso della provocatio anche nelle province e quindi venne
superato il limite dei mille passi dal pomerio;
3) Obbligarono al magistrato di permettere la fuga del Reo per evitare la
condanna a morte;
4) Introdussero la sanzione per il magistrato che non avesse rispettato la
Provocatio.

Ma cosa è l’imperium militiae? è il potere che veniva esercitato fuori dalla


Città di Roma, qui l’Imperium riprendeva la sua pienezza.

Parliamo della Potestas.


La Potestas è un potere inerente all’esercizio delle funzioni.
Questa Potestas viene impiegata per attuare una graduazione delle
magistrature. La graduazione è composta in questo modo: il dittatore ha maior
potestas rispetto al console, il console rispetto al pretore. Inoltre le magistrature
maggiori munite di imperium hanno maior potestas rispetto alle magistrature
minori.
Una particolarità è che il censore non ha maior potestas.
Questa graduazione serviva per risolvere i conflitti tra le varie magistrature e
serviva anche a regolare l’istituto dell’intercessio (il potere di veto) che poteva
essere opposto appunto solo dal magistrato avente potestas maggiore.

Parliamo ora delle caratteristiche fondamentali della magistratura.


Queste caratteristiche sono:
1) La Temporaneità: la temporaneità era di 1 anno ad eccezione del
dittatore la cui carica durava 6 mesi e dei Censori che venivano eletti ogni
5 anni e la loro carica durava 18 mesi;
2) La Collegialità: le magistrature erano organizzate in collegi, dove il
potere viene distribuito tra i “colleghi” che compongono le specifica
magistratura;
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3) La Responsabilità del Magistrato a fine carica che tornava ad essere un


privato cittadino e rispondeva del modo in cui aveva gestito la
magistratura;
4) La gratuità: i magistrati non venivano pagati e proprio per questo la
maggior parte dei magistrati erano ricchi. I magistrati, però avevano alle
loro dipendenze un personale retribuito.

Parliamo dell’Intercessio.
Per i tribuni della Plebe, l’intercessio era il loro massimo potere. Con esso
potevano, infatti, bloccare le decisioni dei magistrati supremi e questa è stata la
loro arma più forte nella lotta tra patrizi e plebei. Infatti per i Tribuni la
graduazione non conta e poteva bloccare bloccare qualsiasi atto di qualsiasi
magistrato (ad eccezione del dittatore).

Parliamo dello Ius Prohibendi.


Come sappiamo vi sono dei divieti (veti) che possono essere opposti da
magistrati aventi potestà maggiore a magistrati aventi potestà minore.
Con lo ius prohibendi vi era la sospensione di un magistrato dall’esercizio del
potere come sanzione, e questo avveniva, per esempio: a discapito del console
da parte del dittatore; o ancora, a discapito del pretore ad opere del console ecc..

Parliamo dello iustitium.


Si rifaceva alla sospensione generale dell’attività ordinaria delle altre
magistrature. Era una misura straordinaria a cui si ricorreva solo per gravi
circostanze, di pericolo militare, o di lutto.
Poteva essere istituito solo dal magistrato più elevato munito di imperium
presente a Roma, quindi un Console.

Parliamo della elezione dei magistrati.


I magistrati venivano eletti dal popolo. Il magistrato che presiedeva i comizi
poteva:
- accettare o respingere le candidature;
- presentare la lista dei candidati al popolo nella forma della rogatio;
- proclamava gli eletti.
Le elezioni si svolgevano normalmente 6 mesi prima della fine della carica del
magistrato. I consolo eletti, finchè non assumevano la carica, si chiamavano
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designati.
Nel caso di morte di un magistrato durante l’anno di carica, si facevano delle
elezioni suppletive.
Invece, qualora i consoli venissero entrambi a mancare, senza che fossero
nominati i successori, allora aveva luogo l’Interregnum, come accadeva con il
Rex nella fase monarchica.

Parliamo ora delle varie magistrature.


a) La magistratura ordinaria suprema era il Consolato: i consoli erano due
ed erano investiti della pienezza dell’imperium. Ciascun Console poteva
fermare il collega mediante l’intercessio e dunque avevano un potere
pieno limitato però dalla loro collegialità.
I Consoli erano inviolabili durante la carica ma alla fine del loro operato
dovevano rispondere di eventuali atti lesivi dei diritti privati o della
Civitas. Inoltre, i Consoli non potevano accordarsi nel decidere che uno
restasse in Città ad occuparsi del governo della città e che l’altro si
occupasse del comando militare e questo perché? perchè dovevano fare
entrambe le cose insieme;
b) Magistratura straordinaria suprema era la Dittatura: il dittatore veniva
chiamato “dictator” e da lui dipendeva il magister equitum che era il
comandante della cavalleria, scelto dal dittatore stesso.
Il Dittatore aveva un potere illimitato, era dotato di Imperium e i
Tribuni, nei suoi confronti, non avevano potere di intercessio.
Il Dittatore veniva nominato da uno dei due consoli, anche se comunque
l’altro console veniva consultato prima di nominare il dittatore, e questo
perchè l’altro console poteva comunque opporre un veto alla nomina.
Uno dei casi più antichi per cui avveniva la nomina del dittatore era
quello di sedare le rivolte della Plebe, e questo perchè si aveva bisogno
di un uomo che potesse esercitare le attività di imperium senza limiti di
opposizioni da parte di un collega, poiché il dittatore non aveva colleghi
di pari grado.
Ricordiamo che la durata della carica del dittatore era di massimo 6 mesi
e anche se non ha portato a termine ciò per cui è stato nominato, se sono
trascorsi 6 mesi, si dovrà dimettere.
Inoltre, era invitato a dimettersi se il Console che lo aveva nominato
aveva terminato la sua carica o anche se il Console che lo aveva
nominato era morto.
29

Il Dittatore veniva chiamato anche magister populi e sceglieva sotto di


sé un magister equitum che era il comandante della cavalleria.
Durante la dittatura i consoli potevano agire solo col consenso del
dittatore: il loro potere era cioè praticamente sospeso.
Dobbiamo dire che gli ultimi dittatori del 3 a.C vengono eletti dai
comizi e quindi si va a perdere l’elemento della nomina da parte del
console. Ricordiamo il dittatore Silla e ricordiamo l’ultimo dittatore che è
Gaio Giulio Cesare che assume per la prima volta la dittatura nel 49 a.C
e muore nel 44 a.C. Dopo la sua morte, il suo luogotenente Marco
Antonio fa votare una legge che vieta che si possa ulteriormente fare
ricorso alla dittatura.
c) Il Pretore: il Pretore era dotato di Imperium ed era il Collega minor dei
2 Consoli. Esercitava le sue funzioni in Città, in particolare la sua
funzione principale era quella di Iurisdictio (impostare in termine
giuridici una controversia). Però, quando i Consoli erano assenti, il
Pretore esercitava anche altre funzioni del governo cittadino.
Inizialmente vi era solamente il Pretore Urbano e poi venne istituito il
Pretor Peregrinus (242 a.C) e quest’ultimo venne introdotto con lo
scopo di amministrare la giustizia tra romani e peregrini e tra
peregrini e peregrini.
Il Pretore Urbano opera a Roma e il Pretor Peregrinus nelle Province.
Furono creati nuovi Pretori nelle Province e il primo fu in Sicilia. I
Pretori non erano collegiali ma erano tante singole unità.
d) La Censura: La Censura venne creata nel 443 a.C. Erano due e la loro
funzione era quella di redigere la lista dei cittadini per attuare una
quantificazione del loro patrimonio per l’ordinamento centuriato.
L’operazione si svolge in questo modo: nel Campo Marzio il cittadino si
reca dinanzi al Censore, accompagnato dai Apparitores che segnano nelle
tabelle censorie il patrimonio, così che il cittadino romano venga
inquadrato nella sua classe di appartenenza.
I Censori venivano eletti in occasione del census e questo avveniva ogni
5 anni. Infatti, i Censori venivano eletti ogni 5 anni e rimanevano in
carica per una durata massima di 18 mesi.
I Censori, inoltre, avevano la funzione di escludere dall’ordinamento
centuriato i cittadini indegni che venivano colpiti dalla Nota Censoria
che era infamante.
Una Lex Ovinia (319 a.C) attribuì ai Censori anche la scelta dei Senatori.
30

e) La Edilità Curule: L’edilità Curule si è posta accanto all’Edilità Plebea e


avevano funzioni di polizia urbana; funzioni di approvvigionamento;
funzioni di sorveglianza e allestimento dei giochi;
f) I Questori: i Questori rappresentavano il 1 gradino del Cursus Honorum
che era l’Iter da seguire per entrare a far parte della Magistratura. I
Questori erano nati con funzioni limitate, erano nominati dai magistrati
supremi.
Ricordiamo i Questori Paracidii, che avevano funzioni inquisitorie per i
processi capitali;
Ricordiamo i Questori Urbani, scelti dai Consoli, 1 per ciascun Console
e avevano la funzione di amministrare la Cassa Pubblica;
Ricordiamo i Questori Militari, scelti dai Consoli, 1 per ciascun Console
e si occupavano dell’amministrazione militare;
g) Le Magistrature Inferiori: Queste sono delle magistrature elettive e che
vennero designate col nome di Vigintisexviri;
h) Le Magistrature Plebee: Erano limitate ai Plebei ed erano l’edilità
plebea e il Tribunato della Plebe.
L’edilità plebea era affiancata all’edilità curule e in più si occupavano dei
templi delle divinità plebee.
Ricordiamo il potere di intercessio dei Tribuni Della Plebe e ricordiamo
anche che soltanto i Plebei potevano presentare richiesta di candidatura al
Tribunato. Però accade che nel 133 a.C si candida al Tribunato Tibero
Sempronio Gracco, che era patrizio. Ma come ha fatto a diventare
Tribuno se era patrizio? Questa cosa può accadere solo a una condizione:
abbandonare l’ordine patrizio e passare all’ordinamento plebeo. Questo
atto comporta la rinuncia ai sacra familiari patrizi che avviene con un
atto che si chiama “detestatio sacrorum” e questo passaggio prende il
nome di “transitio ad plebem”.

Parliamo del Cursus Honorum.


I giovani romani cominciavano a prestare servizio militare all’età di 17 anni e il
criterio richiesto per candidarsi alla Questura, che era il gradino più basso del
cursus honorum, era quello di aver compiuto dieci anni di servizio
nell’esercito. E questo portava al fatto che solo all’età di 27 anni si poteva
accedere alla Questura.
Successivamente, con la Lex Cornelia di Silla, l’età minima richiesta per
31

accedere alla Questura fu portata a 37.


Dopo aver ricoperto la Questura, il 2 gradino se si era Patrizi era “l’edilità
curule”, oppure se si era Plebei era il “Tribunato della Plebe”.
Dopo questo ci si può candidare alla Pretura e dopo aver ricoperto la Pretura ci
si può candidare al Consolato.
Al vertice di questo cursus honorum vi è la Censura che era accessibile solo a
chi avesse già fatto parte del Consolato.

Parliamo dei Sacerdozi.


Noi dobbiamo dire che il potere del Rex Sacrorum viene piano piano usurpato
dal Pontifex Maximus.
Si dice che il Pontifex Maximus avesse l’Imperium e la Coercitio, poiché fino
al processo di laicizzazione lo Ius era conservato dai Pontefici.
I Sacerdozi avevano durata vitalizia e venivano nominati, prima dal rex
sacrorum e poi furono nominati dal Pontefice Massimo.
Inoltre, con la Lex Ogulnia del 300 a.C, i Plebei vennero ammessi al
Pontificato.

CAPITOLO DECIMO. IL SENATO

La nomina dei Senatori spettava inizialmente ai Consoli, ma successivamente


con il Plebiscitio Ovinio, questo compito passò nelle mani dei Censori.
I Censori dovevano scegliere i migliori uomini tra i Patrizi e i Plebei e
potevano partecipare al Senato solo coloro che avevano già partecipato alle
Magistrature Curuli e se non bastavano di numero si andavano a scegliere
anche coloro che avevano partecipato alle Magistrature non Curuli.
(Chi erano i Magistrati Curuli? Erano i consoli, i censori, i pretori e gli edili
curuli. Vi erano magistrati curuli e non, ovvero il magistrato poteva sedere o
meno sulla sella curulis, poltrona intarsiata di avorio, che ricordava il currus o
carro reale di cui al tempo della monarchia facevano uso i re. I magistrati non
curuli sedevano su un semplice sgabello (subsellium)).
Gli Ex-Magistrati in attesa della nomina del Senato venivano ammessi ad
intervenire alle sedute e potevano esprimere il loro parere.
In base alle magistrature ricoperte si affermò una graduatoria tra i Senatori in
cui si rifletteva l’ordine della votazione:
32

- prima vi era il princpes senatus, che era il senatore censorio (cioè ex


censore) che era il Patrizio più anziano poichè aveva già ricoperto tutte le
cariche maggiori;
- Seguivano gli altri censori, i consoli, i pretori, gli edili, i tribuni e i
questori.

La votazione si svolgeva per Discessionem, cioè separando fisicamente da una


parte all’altra i favorevoli e i contrari, quindi i Senatori andavano a piedi
verso la loro decisione.
I Senatori Pedari erano coloro che avevano ricoperto le cariche meno elevate
e potevano esprimere il loro parere solo dopo tutti gli altri. Erroneamente si è
voluto attribuire il nome e la qualifica di senatori pedari ai senatori plebei.
Il numero normale dei Senatori nel periodo repubblicano fu di 300, fino a Silla
che lo elevò a 600.

Veniamo ora alle competenze del Senato.


Le competenze esclusive al Senato Patrizio erano:
- Interregnum: solo ai Patres spettava l’Interregnum, per cui se i Consoli
venivano entrambi a mancare, senza che fosse nominato il successore, gli
auspicia tornavano ai patres ed esercitavano il potere finchè non si
fosse provveduto alla elezione.
Il valore di questa funzione fu ridotto perchè con le elezioni fatte in
anticipo (6 mesi prima circa), questa ipotesi divenne molto rara;
- Auctoritas Patrum: competenza esclusiva del senato patrizio era
l’auctoritas patrum, cioè la ratifica delle deliberazioni comiziali. Ma
anche questa funzione perse valore perchè con la Lex Publilia Philonis e
con la Lex Maenia, la ratifica si trasformò in un parere preventivo e
non vincolante.
Infatti, il fulcro dell’azione del senato fu spostato alle funzione
consultiva di tutto il senato (doveva essere considerato TUTTO IL
SENATO per apporre le ratifiche, e non solo i senatori patrizi).

Veniamo ora alle competenze del senato patrizio-plebeo:


- Funzione Consiliare: non vi era magistrato che osasse prendere una
decisione importante senza consultare il Senato;
- Il Senato cominciò a decidere circa la Costituzionalità delle leggi, decise
di dispensare l’osservanza delle Leggi e persino di dichiarare “nulla” una
33

Legge ancora non votata.


Quindi, il Senato si affermò sempre più come il centro della Vita Politica
Romana;
- Il Senato si occupava anche di Politica Estera. Si occupava di tutti i
rapporti con l’estero e si occupava anche delle dichiarazioni di guerra,
che prima di essere sottoposte ai Comizi Centuriati, venivano sottoposte
al parere del Senato.
Dichiarata la guerra, era il Senato che vigilava sulla condotta delle guerra
mediante delegati. Finita la guerra era il Senato che ricompensava e
puniva i comandanti e i soldati.
Ed era sempre il Senato che fissava gli ordinamenti dei Paesi
conquistati e vigilava sulla loro amministrazione;
- Altro campo di competenza è quello della finanza, cioè il Senato dava il
suo consenso per l’utilizzo del patrimonio pubblico.

Il Senato era convocato e presieduto da un magistrato che avesse il “ius agendi


cum patribus”, cioè il diritto di convocare i Senatori, e questo veniva fatto
dal Console o dal Pretore e più tardi questo potere fu riconosciuto anche ai
Tribuni.
Il Senato si convocava generalmente nei Templi (come quello di Giove o anche
nella “Curia Hostilia”). I Senatori erano obbligati a partecipare alla seduta e
contro gli assenti il magistrato poteva usare la coercitio.
Una volta che sono stati tratti precedentemente gli auspici, la seduta iniziava
allo spuntare del giorno.
Le sedute del Senato potevano svolgersi solo dall’alba fino al tramonto.
La seduta si svolgeva in questo ordine:
- Si apriva con la relatio del Magistrato, che non concludeva con una
proposta, ma chiedeva il parere al Senato;
- Seguiva l’interrogazione dei Senatori, per ordine, che esprimevano
ognuno la propria opinione;
- Dopo una sufficiente discussione si passava alla votazione della
proposta per discessionem.

Non vi era un limite di tempo per parlare e quindi vi era la possibilità di


ostruzionismo ossia di arrivare al tramonto (e le sedute duravano dall’alba fino
34

al tramonto) senza che si arrivasse al voto.


Le decisioni del Senato avevano il nome di Senatus Consulta.

CAPITOLO UNDICESIMO. I COMIZI

Il più antico dei Comizi è quello dei Comizi Curiati.


I Comizi Curiati sono convocati per:
- svolgere atto di sottomissione al magistrato eletto mediante una Lex
Curiata, ma ha un valore puramente formale;
- L’inauguratio del Rex sacrorum;
- la sacrorum detestatio;
- l’adrogatio (Nel diritto romano l'adrogatio era un istituto del diritto di
famiglia mediante il quale un cittadino poteva assumere sotto la propria
potestas un altro cittadino libero consenziente, il quale ne diveniva
pertanto filius familias.);
- il testamento.

Veniamo adesso all’assemblea fondamentale che è quella dei Comizi


Centuriati.
I comizi centuriati sono composti da 193 centurie e sono divise in 3 gruppi:
- Ci sono centurie che combattono a cavallo e sono 18;
- Ci sono centurie che combattono a piedi, i fanti, e sono 170;
- Ci sono centurie che non portano armi e accompagnano l’esercito suonando
strumenti antichi e sono 5.
Noi dobbiamo dire che i 170 fanti sono divisi in 5 classi ed è una suddivisione
che viene effettuata in base al censo.
Il problema dove stava? il problema era che la prima classe disponeva in
totale di 80 centurie e quindi quando si andava a votare, se i cavalieri e la prima
classe di fanti attuavano una sorta di accordo, si raggiungeva subito la
maggioranza e non si arrivava a far votare neanche la seconda classe censitaria.
Infatti questo accadeva perchè le 18 centurie dei cavalieri e le 80 centurie della
prima classe dei fanti, già andavano a far raggiungere la maggioranza.
Fanno parte della prima classe censitaria tutti i cittadini che hanno un
patrimonio superiore ai 100.000 assi, l’asse è la moneta antica.
35

Noi dobbiamo dire che i soggetti più giovani (soldati) venivano chiamati
iuniores; mentre, i soggetti più anziani venivano chiamati seniores.
Quindi il cittadino che dichiara più di 100.000 assi viene iscritto alla prima
classe e fino al compimento dei 45 anni rimarrà negli iuniores.
La seconda, terza e quarta classe sono composte da 20 centurie: dieci
iuniores, dieci seniores.
La quinta classe è composta da 30 centurie: quindici iuniores, quindici
seniores.

L’appartenenza alle varie classi era stabilita in base ad una valutazione


patrimoniale, quindi in base al denaro:
- si doveva dichiarare di essere in possesso di 100.000 assi per la 1 classe;
- si doveva dichiarare di essere in possesso di 75.000 assi per la 2 classe;
- si doveva dichiarare di essere in possesso di 50.000 assi per la 3 classe;
- si doveva dichiarare di essere in possesso di 25.000 assi per la 4 classe;
- si doveva dichiarare di essere in possesso di 12.500 assi per la 5 classe.

Parliamo, infine, della riforma dell’ordinamento centuriato.


Dopo la riforma rimase ancora la distinzione delle classi.
Cicerone affermò che, attraverso la riforma, rimasero 70 centurie alla I Classe
e con i voti dei Cavalieri si arrivava a 89 Centurie e ne restavano 104 e questo
porta sempre a 193 centurie.
Con la riduzione di 10 centurie per la 1 Classe e il trasferimento di queste 10
centurie ad altre classi, si rendeva necessario avere anche i voti della 2 classe.

Parliamo ora dei Comizi Tributi.


Il terzo tipo di Comizio erano i Comizi Tributi, dove i cittadini erano convocati
per Tribù e si votata per Tribù. La prima forma di questi Comizi si ebbe con i
Concilia Tributa delle Plebe.
Inizialmente facevano parte delle Tribù gli Adsidui, cioè i proprietari fondiari.
Ci fu, poi, una profonda innovazione da parte di Appio Claudio (censore nel
312 a.C) che che si rifà al distribuire per le Tribù, i Non Adsidui (proprietari
non iscritti alle Tribù) e gli Humiles (in particolare i libertini).
36

Poichè si votava per Tribù, le Tribù Rustiche (circa 31), anche se erano meno
popolate, andavano a prevalere sulle Tribù Urbane (circa 4).
Quindi vi era una prevalenza del piccolo ceto agricolo sul proletariato urbano.
I Comizi Tributi sono considerati più democratici dei Comizi Centuriati
perchè non si basavano sul censo.

Parliamo ora delle funzioni dei comizi centuriati, comizi tributi e dei concilia
tributa plebis.
-Parliamo prima della funzione elettorale: Noi dobbiamo dire che la funzione
elettorale dei Comizi è avvenuta nel momento in cui le magistrature iniziarono
ad essere indipendenti e la designazione (dei nuovi magistrati) veniva
effettuata dal magistrato predecessore che presentava la lista delle
candidature.
Noi dobbiamo dire che:
- i comizi centuriati eleggevano le magistrature maggiori (consoli,
pretori, censori);
- i comizi tributi eleggevano le magistrature minori (edili curuli e
questori);
- i concilia tributa plebis eleggevano i magistrati plebei (tribuni della
Plebe, edili della Plebe).

Più tardi il principio elettivo si estese anche nei confronti dei Sacerdoti che
venivano eletti dai “comizi tributi dei sacerdoti” che era una assemblea
parziale delle Tribù che era presieduta dal Pontefice Massimo.

-Parliamo ora della funzione legislativa.


La funzione legislativa dei Comizi nasce con la formazione e lo sviluppo della
Civitas.
Anche per la Lex, l’iniziativa spettava al magistrato, in quanto la Lex si votava
su rogatio (richiesta) del magistrato, il quale interrogava il popolo e
quest’ultimo rispondeva approvando o meno.
Però ora domandiamoci una cosa: come si svolgeva il procedimento di
votazione della legge pubblica del popolo romano? Allora, il magistrato che
voleva effettuare una proposta doveva trarre gli auspicia e se erano negativi
allora si doveva rimandare a un altro giorno.
Se, invece, gli auspicia sono favorevoli, il magistrato convocava nel campo di
37

Marte il comizio. Questa rogatio (richiesta) deve essere discussa prima di essere
sottoposta alla deliberazione del popolo, per un periodo di 3 mercati
(trinundinum, erano tre mercati che si tenevano a distanza di otto giorni).
Durante questo periodo, il trinundinum, gli appartenenti all’assemblea
saranno chiamati a esprimere un voto con il quale possono approvare o
respingere la rogatio.
L’ultima parte della Legge era la Sanctio che aveva lo scopo di garantire
l’efficacia della legge con le rispettive sanzioni per chi non l’avesse rispettata.
Una volta concluso il periodo del trinundinum, viene nuovamente convocata
l’assemblea e votano le 18 centurie dei cavalieri, poi voterà la prima classe della
fanteria e se non si raggiunge la maggioranza si farà votare la seconda e così
via. Però, dobbiamo dire che nei comizi centuriati più antichi votavano prima le
6 centurie dei cavalieri (sex suffragia) e poi la prima classe di fanti e così via.
Come avveniva il voto? vi erano delle tabelle sulle quali si scriveva il voto e se
si era d’accordo alla proposta si scrive “(U-R) Uti rogas”, se invece si voleva
dare un voto contrario si scriveva “(A) Antiquet”.
Così, gli ausiliari contano le tavolette e una volta raggiunta la maggioranza si
esprime il risultato con un atto chiamato “Renunciatio”.

Detto questo, noi possiamo dire che di competenza esclusiva dei Comizi
Centuriati erano:
- la Lex centuriata de bello incendio (deliberazione dell’entrata in
guerra);
- la Lex centuriata de potestate censoria (durata di carica dei censori).

Con la Lex Hortensia ci fu l’equiparazione dei plebisciti alle leges ed il


numero dei plebisciti supera quello delle leges, soprattutto nel campo del
diritto privato.

-Parliamo ora della funzione giudiziale.


Noi dobbiamo sapere che con le XII Tavole la pena capitale era di
competenze dei comizi centuriati.
Al centro della giurisdizione criminale troviamo il processo comiziale nel
quale:
- il magistrato iniziava il processo dicendo all’accusato di comparire
davanti al popolo in un giorno fissato;
38

- iniziava quella che veniva chiamata l’Anquisitio che era composta dal
fatto che il magistrato annunciava l’accusa e mostrava le prove; il reo
presentava le sue difese; infine, il magistrato se lo riteneva formulava
l’accusa;
- Alla fine, dopo l’eventuale incriminazione iniziava il vero e proprio
giudizio popolare e il Comizio decideva se condannare o assolvere.
Prima che fosse pronunziato l’ultimo voto decisivo per la condanna,
l’accusato poteva sfuggire alla pena con l’esilio.

Passiamo a un argomento anch’esso importante.


I comizi non potevano essere convocati:
- nei giorni nefasti, perchè questi giorni erano riservati alle pratiche
religiose;
- nei giorni riservati all’amministrazione della giustizia;

I giorni in cui si poteva svolgere attività giuridica erano chiamati “giorni Fasti”.
Ricordiamo che vi erano dei giorni chiamati “intercisi” che erano dei giorni che
risultavano essere fasti solo in alcuni orari del giorno.
I giorni in cui potevano riunirsi i Comizi erano in tutto 191 all’anno.
Nella notte precedente al giorno fissato per fare il Comizio, il Magistrato che
doveva presiedere il comizio doveva consultare gli auspicia. Se questi erano
favorevoli allora poteva avere luogo il comizio.

Infine, cosa è la rogatio per saturam? Si intendono un insieme di leggi che


sono raccolte in una unica rogatio e questo veniva fatto per inserire all’interno
di questo insieme di leggi anche delle leggi che magari erano più sgradite
rispetto alle altre.
Però siccome vi erano anche leggi che risultavano essere buone, si andavano ad
approvare, e approvando quelle buone andavi ad approvare anche quelle più
sgradite, perchè appunto venivano inserite in una unica rogatio.
La rogatio per saturam fu vietata.
39

CAPITOLO 12. LA COSTITUZIONE REPUBBLICANA, RIFLESSIONI


CONCLUSIVE

Lo sviluppo costituzionale fu accompagnato da una ampia espansione della


dominazione Romana. La Res Publica a Roma non durò molto perchè con
l’espansione dell’Impero si ebbe una profonda crisi e la Costituzione Romana
si trasformò nel Principato.

CAPITOLO 13. L’ORGANIZZAZIONE DELL’ITALIA E DELLE


PROVINCE

Roma già con la monarchia era impegnata in guerre che la portarono a


unificare l’Italia. I territori conquistati diventavano o:
- un modello federativo, cioè città alleate con Roma, ma indipendenti
politicamente;
- o venivano annesse.

Parliamo del modello federativo.


Cominciamo a parlare della Lega Latina e del Foedus Cassianum (493 a.C)
che stabiliva:
- il divieto di guerra a Roma e aiuto al nemico che attaccasse Roma;
- era obbligatorio l’aiuto reciproco;
- di risolvere entro 10 giorni le controversie relative a negozi tra membri
delle comunità alleate.

I rapporti con la Lega Latina erano sempre stati tesi e dopo la guerra latina
(340-338 a.C) Roma vinse e sciolse questa lega.
I Latini avevano una posizione privilegiata poichè avevano una posizione
intermedia tra lo status di Cives Romani e quello di Peregrini.
Noi possiamo distinguere:
- i Latini Prisci: che erano i Latini originari;
- i Latini Coloniarii: che erano coloro che facevano parte delle colonie
latine fondate da Roma;
- i Latini Iuniani: gli uomini diventavano latini tramite la manumissione.
Ricordiamo che la “manumissio” era l’atto con cui il padrone rendeva
libero lo schiavo. Infatti in questo caso ci riferiamo al fatto che gli schiavi
diventati liberi non diventavano cittadini romani ma latini.
40

Inoltre i Latini godevano:


- dello Ius Commercii coi Romani;
- i Latini prisci potevano sposarsi con i Romani;

Oltre al sistema federativo, vi erano anche le annessioni.


L’annessione era l’incorporazione di un’altra comunità nello Stato Romano.
Noi possiamo dire che a volte Roma:
- concedeva la cittadinanza romana come con i Latini;
- altre volte concedeva una semicittadinanza;
- altre volte si limitava a sottrarre una parte del territorio alla città e la città
restava indipendente.

Parliamo del sistema municipale.


Le città annesse con una cittadinanza optimo iure (piena cittadinanza
romana) o semicittadinanza non erano più indipendenti e venivano chiamate
“Municipia”.
Vi erano i:
- Municipes optimo iure: che erano cittadini romani e godevano di tutti i
privilegi;
- Municipes con una semicittadinanza: che erano quasi interamente
privati della loro autonomia e soggette all’amministrazione romana.
Ricordiamo cosa è una Lex Data: lex data, la legge emanata in modo
unilaterale dal magistrato, senza il concorso cioè del voto di coloro ai quali si
riferiva; tra le leges datæ rientravano gli ordinamenti imposti dai magistrati
alle colonie, ai municipi, alle province.
Ricordiamo cosa è il Foedus: Nella Roma antica, il trattato in base al quale si
costituiva un accordo internazionale, e quindi la societas o alleanza con altri
popoli.

Parliamo adesso delle Colonie.


Roma fondava le sue colonie nei territori sottratti al nemico.
Le Colonie erano di due tipi:
- Colonie Romane: erano comunità di cittadini optimo iure (cittadini
pienamente romani) che avevano una autonomia amministrativa e
41

giurisdizionale. Avevano delle proprie assemblee, un proprio senato e


dei propri magistrati;
- Colonie Latine: alle Colonie Latine poterono unirsi anche i Romani, ma
così facendo perdevano la cittadinanza Romana.
I Magistrati nominati per la formazione delle Colonie erano dotati di
Imperium e davano mediante una Lex Data una Costituzione alla Colonia.
Le Colonie piano piano scomparvero trasformandosi in Municipi.

Parliamo adesso delle Province.


Nelle Province il suolo rimane suolo romano ma i Cittadini erano sudditi che
potevano coltivare il suolo, pagando però dei tributi.
La Sicilia fu la prima provincia romana e la provincia veniva amministrata dal
magistrato che, come capo dell’esercito, aveva condotto vittoriosamente la
battaglia.
I Romani, successivamente, vanno a creare un nuovo sistema che è quello delle
Pro-Magistrature. I pro-magistrati sono degli ex magistrati (consoli o pretori),
i quali allo scadere dell’anno in carica vengono mandati, dal senato Romano, ad
amministrare una provincia come pro-pretori o pro-consoli.
L’atto con cui le pro-magistrature possono svolgere le loro funzioni, è chiamato:
“Prorogatio Imperii”.
Roma, però, aveva interesse affinché le province fossero amministrate nel
migliore dei modi, e perchè? perchè sapevano bene che i provinciali scontenti
potevano dare problemi con rivolte e il senato preferiva impegnare energie e
risorse per conquistare nuovi territori.
Infatti, l’imperium del Governatore venne limitato da una Lex Porcia, che
introdusse la Provocatio nei confronti dei Provinciali (cioè cittadini romani che
vivevano nelle province), ma solo dove furono creati speciali tribunali locali.
Il Governatore nelle province era affiancato da:
- 1 Questore che aveva l’amministrazione finanziaria;
- Coadiutori che lo assistevano come asessori nella amministrazione;
- Dei Legati, inviati dal Senato, che formavano un Consiglio del
Governatore.

Al termine dell’incarico, ritornando a Roma, il Governatore doveva entro 5


giorni presentare una relazione al Senato.
42

CAPITOLO 14. IUS GENTIUM, PROCEDURA FORMULARE E IUS


HONORARIUM

I Romani avevano un proprio Ius che era lo Ius Proprium Civium


Romanorum. Con l’espansione di Roma, però, vi fu una coesistenza con altri
diritti, infatti venne fuori il principio delle personalità del diritto e che
significa? significa che ogni persona era soggetto al diritto della propria civitas:
i romani erano soggetti al diritto romano, i peregrini erano soggetti al diritto
della propria città.
Quindi noi possiamo vedere che vi è questo diritto civile (ius proprium civium
romanorum) e in concomitanza vi è il diritto basato sulla natura umana, lo
Ius naturale, che Gaio chiama “Ius Gentium (diritto delle genti)”.
Attenzione però, perchè Gaio pensa che “ius naturale” e “ius gentium” siano la
stessa cosa. Alcuni giuristi però hanno affermato che anche se è vero che ci
sono degli istituti presenti in tutti i popoli (Ius gentium), questo non implica
necessariamente che questi istituti siano basati sulla natura umana. Facciamo
l’esempio della schiavitù: la schiavitù è utilizzata da tutti i popoli, ma è un
diritto basato sulla natura umana? No.
Ma d’altronde è necessario considerare che la storia antica è basata su una
economia che funziona attraverso la schiavitù. Però, piano piano si vede come
molti padroni, nel testamento, richiedevano di liberare tutti gli schiavi a loro
servizio. Questo atto prende il nome di “manumissio”.

Abbiamo parlato per un secondo di Gaio, ma chi era? Gaio è un giurista romano
che vive nel II secolo d.C. E’ una figura molto importante nella storia del diritto
romano perché è l’autore di un’opera di carattere didattico: le Istitutiones, che
era un’opera finalizzata all’insegnamento del diritto romano.
Questa è l’unica opera pervenuta quasi integralmente al di fuori della
compilazione di Giustiniano. Infatti, quasi tutte le altre opere dei giuristi
romani di età classica, ci sono note in una forma alterata dai compilatori
giustinianei e questa forma alterata dei testi ovviamente non corrisponde alla
forma originale.
Infatti, si assiste alle cosiddette “interpolazioni”, vale a dire delle modifiche
volontarie effettuate dai compilatori giustinianei per adattare i testi allo stato
del diritto vigente.
Questa opera, le Istitutiones, è stata scoperta in un palinsesto (cioè un
manoscritto sul quale veniva cancellato ciò che non era rilevante, per riscriverci
43

sopra), infatti questa opera è stata scoperta sotto le lettere di S.Girolamo.


L’opera è stata scoperta da Niebuhr nel 1816.
Questa opera è divisa in quattro commentarii:
1) parla della condizione delle persone e delle condizioni delle famiglie;
2-3) parla dei rapporti giuridici aventi rilevanza patrimoniale;
4) Parla delle “Actiones”. Le Actiones si riferiscono a quello che noi moderni
chiamiamo “processo”.

Parliamo ora dello Ius civile.


Il Magistrato della Civitas è intervenuto nelle controversie tra privati con lo
scopo di tutelare la pace pubblica. Questo intervento avviene, nella fase più
antica, con il processo tramite le Legis Actiones.
Le caratteristiche fondamentali del processo per Legis Actiones sono che si
tratta di un processo orale ed è composto da un rituale che prevede precise
parole di rito che le parti devono recitare e il compimento di gesti
predeterminati.
Poteva essere utilizzato solamente dai Cives Romani e lo utilizzavano tutte le
volte che dovevano risolvere una controversia.

Parliamo dello Ius Honorarium.


Il contesto socio-economico comincia a cambiare dal III a.C e cambia perchè?
perchè in questo periodo iniziano a nascere gli scambi commerciali con
popolazioni peregrine e nascono una serie di rapporti giuridici con i
peregrini che possono scaturire anche in controversie. E quindi possiamo
capire bene che il processo per Legis Actiones non andasse più bene, in quanto
poteva essere utilizzato solo da cittadini romani.
Da qui nasce il Processo Formulare, che era aperto alle controversie tra
cittadini romani e non.
Quindi quando parliamo di “Ius Honorarium” ci riferiamo a quel diritto nato
dall’esigenza di adattarsi ai cambiamenti che investirono la società di
Roma, in un forte momento di espansione e di nuovi scambi commerciali
Fu qui, nel 242 a.C, che venne istituita la figura del Praetor Peregrinus e
questa figura viene introdotta per amministrare la giustizia tra romani e
peregrini. Questo pretore operava nelle province.
Riprendendo il discorso del nuovo processo formulare: il Praetor Peregrinus
andava a redigere un documento scritto (chiamato: formula) che fa riferimento
44

alle circostanze che hanno portato alla controversia e manda questo


documento al giudice. E quest’ultimo dovrà, poi, dare una sentenza.
Infatti, attraverso l’Imperium, il Magistrato andava a garantire la
collaborazione necessaria tra le due parti, vale a dire tra l’attore e il convenuto
che poteva interagire e dire la sua.
Dobbiamo dire che alcune formule (scritte dal praetor peregrinus) diventeranno
fisse, diventeranno un modello specifico per risolvere alcuni casi specifici.
Il Pretore, infatti, all’inizio del suo anno di carica (eletto dai comizi centuriati e
resta in carica 1 anno) pubblica un editto e lo affigge nel tribunale.
In questo editto andrà a inserire tutti gli strumenti processuali che metterà a
disposizione delle parti per risolvere le controversie.

Si può vedere, inoltre, che il processo formulare comincia, sempre di più, a


rubare spazio al processo per Legis Actiones, infatti:
- Nel 130 a.C ci fu una Lex Aebutia che stabilì che se i romani
utilizzavano il processo formulare per risolvere una controversia, non
potevano poi intentare successivamente un processo per Legis Actiones,
sempre in riferimento alla stessa controversia;
- Nel 17 a.C, l’Imperatore Ottaviano Augusto emana la “Lex Iulia
Iudiciorum privatorum”, con cui va ad abolire le antiche legis actiones.

CAPITOLO 15. SVILUPPO DELLA GIURISPRUDENZA

I primi giuristi che erano i pontefici, venivano chiamati “prudentia” ed


esercitavano quella che veniva chiamata “l’auctoritas prudentium”.
Il modo di agire dei pontefici si reggeva su un presupposto: ossia che l’esatta
esecuzione dei riti che portava all’approvazione divina, era considerata
necessaria se si voleva che certi atti producessero determinati effetti.

Progressivamente si arriva alla laicizzazione della giurisprudenza, vale a dire


che l’attività giurisprudenziale esce dalle mani dei soli pontefici e l’accesso
alla conoscenza del diritto diviene più semplice.
45

Infatti assistiamo a vari fenomeni che hanno portato alla laicizzazione della
giurisprudenza:
- la divulgazione per iscritto da parte di Gneo Flavio di quelle che sono le
Actiones (in particolare le forme e i tempi del processo) e dei Fasti (cioè
i giorni nei quali potevano essere fatti i processi);
- Tiberio Coruncanio, che fu il primo pontefice massimo Plebeo, mentre
era pontefice massimo forniva dei Pareri pubblicamente.

Ricordiamo anche Sesto Elio Peto Cato, che fu prima console e poi censore,
scrisse l’Opera Tripertita che era composta da 3 parti: la prima parte
conteneva la conoscenza delle leggi delle XII Tavole; la seconda parte trattava
della interpretatio del ius civile; la terza parte trattava delle Actiones.

Le attività dei giuristi laici si riassumevano nei tre verbi: cavere, agere,
respondere.
-Agere: significa dare dei consigli al privato cittadino circa la formula
processuale più adatta alla esigenza del privato cittadino;
-Cavere: consiste nel consigliare ai privati cittadini gli schemi negoziali più
adatti alle loro esigenze;
-Respondere: rimanda al responso, ossia la tecnica con la quale il giurista
risponde alla domanda che il privato cittadino gli pone.

La tecnica che il giurista laico utilizzava per svolgere l’interpretatio è la


tecnica casistica. Dall’analisi e dalla soluzione del caso concreto, il giurista
andrà ad applicare quella soluzione anche per casi analoghi.

Una figura molto importante è quella del giurista Quinto Mucio Scevola, che fu
il primo che provò a redigere il Ius Civile in 18 libri. Questa fu una opera
fondamentale poiché divenne un punto di riferimento per tutta la letteratura
giuridica.
Fondamentale è parlare anche di Servio Sulpicio Rufo, che era un giurista. Lui
scrisse l’opera “Notata Mucii”, che è una opera nel quale va a correggere
alcuni punti dell’opera di Quinto Mucio Scevola, con i quali non si trovava
d’accordo.
Queste modifiche introducono la caratteristica principale della giurisprudenza
romana, ossia lo Ius Controversum. Cosa è lo Ius Controversum? si rifà al
fatto che ogni singola questione decisa da un giurista, diventa oggetto di
46

confronto per altri giuristi e questa cosa si trasformerà in una controversia


giuridica.
Infatti, la giurisprudenza romana era caratterizzata da questo ius
controversum, in quanto è caratterizzato da una molteplicità di pareri che i
giuristi danno. Infatti ogni giurista andrà a dare la sua interpretazione a ogni
regola e dovranno motivare questa interpretazione per convincere il soggetto
che doveva applicare la regola che quella regola andava interpretata in un
certo modo e non in un altro.
Inoltre, per tutta l’età repubblicana non ci sono giuristi che interpretano tutto
il diritto, ma si vanno a interpretare solo i casi concreti che vengono sottoposti
ai giuristi.

Ma il giurista come interpretava? Si utilizzavano dei criteri, ossia i rationes


decidendi:
- il primo criterio era quello della osservazione della realtà del mondo
giuridico, cioè i giuristi molto spesso prendono le decisioni osservando
ciò che gli sta intorno, sia a livello sociale che a livello giuridico;
- il secondo criterio afferma che il giurista è influenzato dai concetti
filosofici greci. Quindi si assiste a una sempre più influenza del mondo
greco all’interno del diritto romano. Infatti, il giurista molto spesso
fornisce il suo responso poiché influenzato da nozione prese dalla
filosofia greca.

CAPITOLO 16. LO SVILUPPO DEL PROCESSO E DEL DIRITTO


PENALE

Nel II secolo a.C cominciò a venir fuori l’esigenza di reprimere i


comportamenti dei Magistrati delle Province contro le popolazioni da essi
governate.
Infatti, ricordiamo anche gli Ispani che si lamentavano dei comportamenti
tenuti dal Magistrato provinciale a cui erano sottoposti. E qui interviene il
Senato, incaricando il Pretore peregrino di organizzare un giudizio per i
Governatori, e questo avveniva tramite un collegio giudicante di 5
recuperatores.
Il giudizio mirava ad accertare se una delle parti (il governatore in questo caso)
si fosse comportata in modo diverso da quello dovuto.
47

Questa procedura straordinaria che fu realizzata per questo specifico


episodio, fu poi nel 149 a.C istituzionalizzata con una Lex Calpurnia (un
plebiscito proposto da un Tribuno) e questa procedura prese il nome di
“Questio repetundarum” e quindi fu il primo tribunale stabile che fu istituito
per reprimere i comportamenti dei Governatori.
Poi una Lex del 122 a.C andò a innovare l’istituto e si andò a regolare la scelta
della giuria. Infatti si stabilì che il Pretore preparasse una lista di 450
cavalieri, ma solamente 50 cavalieri venivano scelti ufficialmente per
giudicare.
Però comunque per la scelta della giuria vi furono sempre delle controversie
poiché c’era qualcuno che riteneva che la giuria doveva essere composta da soli
senatori e chi sosteneva che doveva essere composta solo da cavalieri.
Così, con una Lex Aurelia del 70 a.C, si stabilì che la giuria doveva essere
composta in egual numero da senatori, cavalieri, tribuni aerarii. E poi vi era il
Pretore che presiedeva.
L’accusatore, in caso di vittoria, se era straniero, era premiato con l’acquisto
della cittadinanza.

Come funzionava questo processo?


Questo processo era un processo accusatorio e l’accusa poteva essere intentata
da qualunque cittadino che ne aveva interesse. Nel caso in cui un cittadino
volesse fare una accusa, doveva fare una postulatio, cioè doveva chiedere al
magistrato la facoltà di accusare.
Se vi erano più cittadini che volevano sostenere quella stessa accusa, si
doveva fare una selezione tra gli accusatori che prende il nome di “Divinatio”,
dove il magistrato andrà a scegliere, dopo aver ascoltato gli accusatori, quello
che è più affidabile.
Una volta formulata l’accusa si apriva il dibattimento. La giuria doveva poi
stabilire se l’imputato era colpevole o meno.

Vediamo le principale Quaestiones:


- Questio de Ambitus: si riferiva alla corruzione elettorale e l’accusato
aveva come pena la pena capitale;
- Con la Lex Cornelia de Maiestate si andò a istituire la Questio De
Crimen Maiestatis (si ebbe con Silla): praticamente tutti quei
comportamenti che vanno contro lo Stato o vanno a minare il prestigio
dello Stato, sono sanzionati con la pena capitale;
48

- Con la Lex Plautia si andò a introdurre una Questio Vis: ci riferiamo ai


crimini di violenza e infatti vi era la pena capitale per coloro che
facevano proteste violente e pene più lievi in caso di violenza privata.

Ricordiamo che chi era condannato alla pena capitale, poteva andare
volontariamente e per sempre in esilio. In questo modo il condannato perdeva
per sempre la propria cittadinanza e vi era anche la confisca di tutti i beni.

CAPITOLO 17. LA CRISI DELLA COSTITUZIONE REPUBBLICANA

All’esplosione della crisi si può dare una data, l’anno del tribunato di Tiberio
Sempronio Gracco, il 133 a.C.
Tiberio Gracco riveste la carica di Tribuno della Plebe e questa è una cosa
particolare perchè lui appartiene ad una nobile famiglia che è la famiglia degli
Scipioni. Ma come ha fatto a candidarsi se era patrizio? Questa cosa può
accadere solo a una condizione: abbandonare l’ordine patrizio e passare
all’ordinamento plebeo. Questo atto comporta la rinuncia ai Sacra familiari
Patrizi che avviene con un atto che si chiama “Detestatio Sacrorum” e si
compie dinanzi ai Comizi Curiati e questo passaggio prende il nome di
“Transitio ad Plebem”.

Il primo provvedimento che Tiberio Gracco promuove è per il problema della


crisi del piccolo e medio ceto agricolo e propone una soluzione tramite una
legge agraria. Ricordiamo che il piccolo e medio ceto agricolo aveva perso
molte terre, in quanto sono state prese dalla Nobilitas.
Ricordiamo che la Nobilitas era poco incline allo svolgimento dell'attività
commerciale e mercantile e quindi preferì concentrare l’attività sulla grande
proprietà terriera (ager publicus).
Ricordiamo cosa era l’ager publicus: era il territorio appartenente allo Stato
romano, in gran parte frutto delle confische effettuate dai romani a danno
delle popolazioni vinte.
Attraverso questa Legge Agraria, Tiberio propone il fatto che nessuno potesse
possedere più di 500 iugeri di ager publicus. E, inoltre, il terreno recuperato
con le riduzioni sarebbe stato distribuito, ad opera dei Tresviri che è una
magistratura composta da 3 soggetti, ai privati.
Questa proposta, però, non era piaciuta ai Nobili, in quanto erano loro che
49

avevano perso le terre e si servirono di un altro Tribuno che si chiama Marco


Ottavio, per paralizzare la proposta di Tiberio Gracco attraverso l’Intercessio
posto in essere dal collega Marco Ottavio.
Tiberio non si arrende e fa deporre il Tribuno Marco Ottavio dai concilia
plebis e fa approvare la sua Legge Agraria. Questo è un atto rivoluzionario.
Così, Tiberio Gracco pensò bene di riproporre la sua candidatura anche per
l’anno successivo, violando anche una norma costituzionale. E infatti, il
Senatore Scipione Nasica propose un senatus consultum ultimum, che era un
decreto senatorio che veniva usato in caso di emergenza. Però cosa accade?
accade che il Console Publio Mucio Scevola decidere di non volersi avvalere
di questo mezzo e quindi Scipione Nasica organizzò l’uccisione di Tiberio
Gracco.
Inoltre, i seguaci di Tiberio Gracco furono processati mediante un tribunale
straordinario e non era ammesso l’utilizzo della provocatio.

Quindi possiamo dire che gli aspetti rivoluzionari che non sono in linea con la
costituzione repubblicana sono stati:
- far deporre un Tribuno dai concilia plebis;
- allungare la propria carica;
- usare il senatus consultum ultimum per fini differenti rispetto a quelli
per cui era stato creato. Infatti, era stato creato per fronteggiare un
pericolo esterno, no un pericolo interno.

Nel 123 a.C fu eletto Tribuno il fratello: Caio Sempronio Gracco.


Continuò l’opera del fratello che era volta a ridurre il potere dell’oligarchia
senatoria a favore del popolo. Egli riuscì a essere rieletto Tribuno per
l’anno successivo attraverso una Legge con la quale se i candidati per il
Tribunato non erano abbastanza, allora si potevano scegliere anche i Tribuni
uscenti.
Caio Gracco per guadagnare la fiducia del popolo fece varie riforme:
- Per farsi appoggiare dal Popolo: attraverso la Lex Frumentaria, si assiste una
distribuzione gratuita di grano;
- Per farsi appoggiare dai Cavalieri: grazie a Caio Gracco si stabilì che gli albi
dei giudici per i processi si compilassero scegliendo fra i cavalieri e non fra i
senatori.
Però, le notizie degli antichi oscillano fra una semplice aggiunzione del
50

numero dei cavalieri rispetto ai senatori e si parla però anche di una


esclusione dei senatori e l’inclusione dei cavalieri nell’album iudicum (albo
dei soggetti in grado di far parte della giuria).

Caio Gracco fa votare una nuova Lex Agraria: dove si afferma che le stesse
regole introdotte da Tiberio andavano estese anche ai Latini.
Inoltre, Caio dà il via a una politica di forte incremento di colonie. E lo fa per
creare situazioni nelle quali potessero insediarsi degli sviluppi economici posti
in essere dai piccoli e dai medi proprietari terrieri.
Nel 121 a.C Caio Gracco venne ucciso.

Lo spaventoso accrescersi del proletariato e la decadenza del ceto medio


agricolo, si andò a ripercuotere sull’esercito. Infatti, venne attuata una riforma
dell’esercito, operata da Gaio Mario, che si basò sul fatto che vennero accolti
tutti i cittadini che si presentassero, anche i proletari.
Mario fu rieletto Console per ben 5 anni. Mario arretrò di fronte agli eccessi e
alle violenze dei suoi partigiani, che con soprusi cercavano di far passare
programmi radicali di legislazione.
Così, accettando l’ordine del senato, si allontanò dalla scena politica.

C’era un problema: di fronte al gran numero di coloro che si trasportavano a


Roma, comportandosi quindi come cittadini romani, cosa accade?
Nel 90 a.C, il Console Lucio Giulio Cesare, presentò la Lex Iulia de Civitate
Latinis Danda, con cui si concedeva la cittadinanza romana ai Latini e a
quelle città alleate rimaste fedeli.
Nell’89 a.C una Lex Plautia Papiria De Civitate Sociis Danda accordava la
Cittadinanza a tutti i Soci Italici che
- fossero domiciliati in Italia;
- entro 60 giorni avessero fatto domanda al pretore urbano.

Nell’88 a.C vi fu come Console Cornelio Silla. Nello stesso anno come
Tribuno vi fu Publio Sulpicio Rufo che fece delle proposte come: una legge
che vietava ai Senatori di avere debiti superiori a 2000 dramme.
Questa proposta passò ma vi fu l’opposizione da parte del Senato e di Silla.
51

Silla marciò su Roma e conquistò la città.


Silla mediante un Senatus Consultum Ultimum attribuì ai Consoli i Pieni
Poteri e fece dichiarare nulle le leggi di Sulpicio Rufo poiché furono imposte
con la forza. Inoltre con una lectio senatus aumentò il numero dei senatori a
300.
Dopo aver vinto la guerra civile messa in atto dai Popolari con la
partecipazione di Mario e Cinna, Silla diventa il Signore dello Stato.
Cosa era successo nella guerra civile? In un primo momento Mario si era
assicurato il dominio della città e Mario divenne anche Console. Ci furono
delle spedizioni per togliere il comando a Silla ma Silla ebbe la meglio.
Silla fu nominato Dittatore nell’82 a.C e con una Legge De Tribunitia
Potestate stabilì che:
- solo i senatori potevano essere eletti Tribuni;
- che gli ex Tribuni non potessero aspirare alle cariche curuli;
- che l’intercessio si potesse mettere in atto solo nel caso in cui si doveva
aiutare un singolo cittadino minacciato da un provvedimento di governo.

La politica di Silla fu feroce. Vi furono le “Tabulae Proscriptionis” dove erano


pubblicati i nomi di tutti coloro che erano fedeli a Mario, e tutti questi
dovevano essere eliminati.

Altre importanti Leggi della Dittatura di Silla furono:


- una Lex De Magistratibus: con cui si vietava di ricoprire la stessa
carica prima di un periodo di 10 anni e, inoltre, stabiliva il limite
minimo di età per accedere alla Questura, cioè di 37 anni;
- Una Lex Iudiciaria: che restituiva l’ufficio di giudice nelle quaestiones
ai senatori e regolava il procedimento nelle scelte dei giudici;
- una Legge che portò a 8 i pretori e a 20 i questori;
- una Legge sui Sacerdozi che ristabiliva la cooptatio per la nomina dei
pontefici e degli auguri. (cooptatio: La cooptazione è un metodo per la
scelta dei nuovi membri di un organo collegiale, consistente nella loro
elezione da parte dell'organo stesso)

Il fine di Silla era una restaurazione aristocratica. Nell’80 a.C, Silla senza
deporre la dittatura, fu eletto Console, e in ciò già violava la sua legge de
magistratibus, non essendo decorsi 10 anni dal primo consolato;
52

Silla si rifiutò di essere rieletto Console nel 79 a.C, depose anche la dittatura e
morì.

Parliamo ora di Pompeo e Giulio Cesare.


Il periodo dopo Silla è dominato dalla presenza di due personalità, Gneo
Pompeo e Caio Giulio Cesare.
Pompeo grazie ai suoi successi militari acquisisce una posizione di prestigio
all’interno della Costituzione Repubblicana. Cicerone vede in Pompeo colui il
quale deve essere incaricato di risanare la Repubblica che vi era prima della
Crisi.
Pompeo in Italia contribuì all’annientamento delle bande di schiavi ribelli, che
furono battuti da Licinio Crasso in sei mesi di guerra. E nel 70 a.C Pompeo e
Crasso divennero Consoli.
Però, possiamo vedere come Crasso si appoggiava sui populares per costruirsi
una propria base. Mentre, Pompeo aveva una situazione politica un po’ scossa,
come per esempio il fatto che il partito senatorio diffidava di lui.
Ciò lo ributtò nelle braccia di Cesare, il quale voleva porre la candidatura al
Consolato nel 59 a.C e Cesare offrì il suo appoggio a Pompeo, facendo anche
riconciliare quest’ultimo con Crasso. Si ebbe, quindi, una alleanza segreta fra i
3 uomini.

Cesare fu Console nel 59 a.C. Gli ordinamenti dati da Pompeo furono approvati
e si andò a conferire per 5 anni a Cesare quella che era la Gallia Cisalpina e
l’Illirico con tre legioni.
Dopo un periodo di gelosie e screzi, il rapporto fra i 3 uomini fu ripreso.
Nel 56 a.C si incontrarono a Lucca dove fecero un accordo: fu stabilito che
Pompeo e Crasso avrebbero ricoperto il Consolato per l’anno 55 a.C.
Noi dobbiamo sapere che Cesare ambiva a potersi presentare al consolato e
un plebiscito del 52 a.C gli accordò la facoltà di presentare tale candidatura
restando anche se era assente, perchè assente? perchè Cesare era a governare
la Gallia Cisalpina e l’Illirico.
Però cosa accade? accade che Pompeo fece approvare due leggi:
1) Una De Iure Magistratum: che rinnovava la disposizione per cui i
candidati dovevano essere presenti a Roma per fare la loro
dichiarazione;
53

2) Una De Provinciis, in cui, confermando un senato consulto dell’anno


precedente, si stabiliva un intervallo quinquennale fra la magistratura
urbana e la promagistratura provinciale.
Tutto ciò sarebbe stato a danno di Cesare, mentre Pompe manteneva e
consolidava la propria posizione con l’appoggio del Senato.
Tra il 49 e il 45 a.C vi fu una guerra civile tra Cesare e i suoi sostenitori
contro i tradizionalisti del Senato che erano capeggiati da Pompeo.
Il conflitto era fra i due uomini. Nel 49 a.C il Senato deliberò che Cesare
dovesse congedare l’esercito e sgombrare la provincia della Gallia Cisalpina.
La battaglia di Farsaglia del 48 a.C decideva la sorte dei due rivali, vinse
Cesare che riuscì ad abbattere le forze pompeiane.

Dal 49 in poi, è un progressivo accumularsi nella persona di Cesare una serie


di cariche ed onori che accentrano in lui un potere monarchico:
- fu nominato dittatore nel 49 a.C;
- fu rinominato dittatore a tempo indeterminato nel 48 a.C;
- fu console nel 48 a.C, e mantenne questa carica per i 5 anni successivi,
accoppiandolo con la dittatura;
- nel 45 a.C gli fu conferito il Consolato decennale;
- fu investito della Tribunitia Potestas a vita nel 48 a.C;
- fu pontefice massimo.

Cesare ebbe anche vari poteri, come:


- il diritto di procedere suo arbitrio contro i Pompeiani;
- il potere di decidere della guerra e della pace;
- quello di designare i candidati per le varie magistrature;
- il supremo comando degli eserciti.

L’opera di Cesare fu interrotta dal pugnale dei congiurati alle idi di marzo del
44 a.C. E’ innegabile la tendenza monarchica di Cesare. Egli aspirava al titolo
di Rex.
Va sottolineato anche la tendenza di Cesare ad attuare un livellamento fra
l’Italia e le Province: tendenza che si esplicò nella larga concessione della
cittadinanza romana, infatti Cesare estese la cittadinanza romana alla Gallia
Cisalpina. Voleva attuare un processo di romanizzazione attraverso attività di
colonizzazione dell’impero.
54

L’uccisione di Cesare fece precipitare lo Stato Romano e si affermò la


personalità del giovane Ottaviano, pronipote di Cesare.
Nel 43 a.C si giunse alla formazione di un triumvirato, formato da Ottaviano,
Antonio e Lepido. Questo triumvirato trovava consacrazione in una legge che
convalidava questa magistratura straordinaria (cioè questo Triumvirato),
con poteri illimitati per 5 anni (cioè praticamente questi 3 dovevano governare
assieme con poteri illimitati per 5 anni); questa magistratura veniva
riconfermata nel 37 a.C.
Lepido scomparve dalla scena, ma vi era una rivalità fra Ottaviano e Antonio.
Questa rivalità esplose e si concluse con la deposizione di Antonio da
triumviro nel 32 a.C e con la vittoria di Ottaviano ad Azio nel 31 a.C.
Con questo evento si può registrare l’atto di nascita del Principato.

CAPITOLO 18. IL PRINCIPATO

Dopo con la rottura con Antonio, Ottaviano ricevette un giuramento di fedeltà


dell’Italia e delle Province Occidentali.
Ottaviano conservò questo potere straordinario di cui era investito e mostrò
l’intenzione di rientrare nella normalità costituzionale accedendo al consolato
che dal 31 a.C gli venne annualmente rinnovato.
Fu nella seduta del Senato del 27 a.C che si diede inizio al processo di
formazione del nuovo regime.
Ricordiamo che Ottaviano depose il potere straordinario e restituì i poteri
dello Stato al Senato. L’atto di Ottaviano si presenta, dunque, come una
restaurazione della Costituzione Repubblicana.
Ottaviano, dopo la rinuncia al potere straordinario, tiene per sè solo la carica
del Consolato e afferma che lui non aveva alcuna potestas in più rispetto a
quelli che gli erano colleghi nella magistratura, però affermava di essere
superiore per Auctoritas.
L’Auctoritas si rispecchiava nella posizione personale del principe.
Così, il Senato, per ringraziare Ottaviano per questo grande gesto, mise in atto
una serie di onori, fra cui:
- il nome di “Augusto”, riconosciuto come “principes universorum” e
aveva vari poteri, come il conferimento del governo delle province che
ancora richiedevano una difesa. Quindi conservava il comando
dell’esercito;
55

Nel 23 a.C Augusto rinuncia al consolato e gli vengono attribuiti 2 poteri che
sono i pilastri su cui si reggerà il principato, ossia:
- La Tribunicia potestas a vita, cioè il diritto di intervenire in senato e di
trattare in qualsiasi momento con l’assemblea senatoria. Inoltre aveva la
facoltà di porre il veto a qualsiasi atto magistratuale;
- un Imperium proconsulare maius (cioè superiore a quello dei
governatori delle Province) e infinitum (cioè non limitato dal pomerium,
e quindi abbracciava sia Roma che l’Italia e le relative Province).

Ricordiamo che la Costituzione Repubblicana poggiava su 3 elementi: Il


Senato, le Assemblee Popolari e le Magistrature.
Vediamo ora quelli che sono i cambiamenti nella magistratura. Possiamo
vedere come la magistratura va a perdere progressivamente la sua importanza:
- i Consoli continuano ad essere eletti ma la carica dura dai 6 ai 4 mesi e si
distingue tra i consoli ordinari che erano quelli che entravano in carica il
1 gennaio e poi vi erano i consoli suffecti che erano quelli che
succedevano ai primi.
Tutti i poteri del consolato vengono assorbiti dal principe.
- I Pretori continuano ad essere incaricati di esercitare la funzione
giurisdizionale sia in ambito civile che penale;
- La Censura decadde, e questa magistratura fu assorbita dal Principato e
in particolare da Domiziano;
- I Tribuni conservarono il diritto di convocare e presiedere il Senato,
conservarono l’Intercessio, però perdettero ogni influenza.

Vediamo ora le assemblee popolari e in particolare concentriamoci sui Comizi


Centuriati:
- partiamo dalla funzione legislativa: Augusto, infatti, emana le Lex Iuliae
e si stabilisce che i Comizi Centuriati vengono comunque convocati e
presieduti da Augusto. I Comizi mantenevano la loro funzione di votare
le Leggi, però questo durerà solo con Augusto perchè poi con gli altri
princeps questa funzione (di votare le leggi) passerà al Senato;
- passiamo alla funzione elettorale: con il principato vi è una innovazione
al sistema che porta alla scelta dei magistrati. Il sistema è composto da
una Commendatio (che sarebbe una indicazione che proviene dal
Princeps), da una Destinatio (fase in cui si indicano i nomi di alcuni
potenziali nuovi magistrati e ciò avviene in una assemblea formata da
56

senatori e cavalieri. Quest’ultimi provvedono a proporre una lista di


candidati e questa lista deve seguire, comunque, le indicazioni del
Princeps che fa tramite la Commendatio) e da una Creatio (qui
compaiono i Comizi Centuriati e si rifà alla formale nomina dei
magistrati indicati, ma questa finisce per essere una fase solo formale).

Vediamo ora il Senato.


Augusto fa del Senato un prezioso alleato nella sua gestione del potere. Lascia
intatto il prestigio del Senato ma le competenze del Senato verranno assorbite
dal Princeps. Infatti, quelle competenze che sono sempre spettate al Senato,
ora spettano al Principe, come: la direzione della politica estera, in quanto al
Principe spettava il diritto di fare trattati, di dichiarare guerra e di fare pace.
Inoltre, va sottolineata la libera iniziativa del principe nel convocare il Senato
e nel presentare le proposte. Quindi si può capire bene che anche l’attività del
Senato era diretta dal Principe.

Parliamo ora della burocrazia imperiale, che era formata da Uffici e


Collaboratori e tutto ciò forma quella che è la Cancelleria Imperiale.
Vi erano diversi uffici di coadiutori del Principe che erano:
- Ab Epistulis: che preparava gli atti del Principe in forma di Espistulae;
- A Libellis: che preparava le risposte dell’Imperatore alle domande a
lui rivolte da privati;
- A Memoria: che si occupavano della redazione per iscritto dei discorsi
e degli atti imperiali;
- A Rationibus: che era l’ufficio finanziario.
I titolari di questi uffici erano diversi dai Procuratores che si occupavano
dell’amministrazione delle finanze
I caratteri fondamentali che distinguevano questi Funzionari Imperiali dai
Magistrati erano:
- la durata a tempo indeterminato;
- la retribuzione.

Parliamo ora dei Collaboratori.


Tra i Collaboratori più importanti vi sono:
- La Finanza Imperiale, che era il Fiscus Ceris;
- Prefetto del Pretorio che andava a scegliere le guardie del corpo
personali dell’Imperatore che sono formate da 9 o 10 coorti, ognuna
57

formata da 1000 uomini che avevano il compito di proteggere


l’Imperatore;
- Prefectus Urbi, che è scelto tra i Senatori e aveva l’incarico di
amministrare la città di Roma.
- i Curatori: che si occupavano di varie funzioni della amministrazione
pubblica.
Abbiamo poi il Consilium Principis: era un organo consultivo che aveva il
compito di coadiuvare il Principe nella sua attività legislativa, giudiziaria e
amministrativa.
Molti giuristi sono stati membri del Consilium Principis, in questo modo il
principe coinvolgeva e controllava l’attività dei giuristi, soprattutto dal punto
di vista della Interpretatio.

Parliamo ora della successione.


L’erede del Principe non era un suo familiare e questo si può constatare
nell’affermazione delle dinastie e delle cosiddette “Casate Imperiali”, quale
quella Giulio-Claudia, quella degli Antonini e quella dei Severi.
Come si sceglieva? la prassi consisteva nel far partecipare il designato al
potere e tutto ciò nel mentre che il Principe era vivo (il Principe in carica).
Che potere gli veniva conferito a questo candidato? gli veniva conferito uno
o entrambi i poteri fondamentali su cui poggiava il principato, la tribuncia
potestas e l’imperium proconsulare.
Alla fine, vi era la Lex De Imperio, cioè un provvedimento preparato dal
Senato e votato dal Popolo, con il quale si poteva considerare a tutti gli effetti
un Princeps come tale.

Parliamo, infine, delle Province con il Principato.


Le Province sotto il Principato vennero divise in:
- Province Senatorie: che erano governate da Ex Magistrati, detti
Proconsules, duravano in carica 1 anno, salvo proroga di un altro anno
mediante un senatoconsulto;
- Province Imperiali: erano amministrate da Legati Augusti, cioè
luogotenenti del Principe, scelti nell’Ordine Senatorio e nominati
dall’Imperatore a tempo indeterminato. Questa figura era chiamata
“Pro pretore”.
58

Il rafforzarsi del potere del Principe portò a una stretta monarchica, dove
Roma era il centro di tutto. Questa concezione troverà il suo punto più alto
nella politica dei Severi e nella concessione della Cittadinanza Romana a
tutti i sudditi dell’Impero, questo grazie all’Editto Di Caracalla del 212 a.C.

CAPITOLO 19. LE FONTI DEL DIRITTO: IL DIRITTO CLASSICO

Ripercorrendo le fonti del diritto romano classico, ci possiamo focalizzare su


un giurista molto importante che è Gaio.
Gaio afferma che gli ordinamenti giuridici del popolo romano derivano da
leggi, plebisciti, senatoconsulti, costituzioni dei principi, editti di coloro che
hanno il poteri di emanarli e i responsi dei giureconsulti.

Cosa sono le leggi? la legge è la fonte di produzione del diritto per eccellenza
perchè è quel provvedimento che scaturisce dal coinvolgimento diretto del
popolo (comizi centuriati). Gaio afferma che la legge è ciò che il popolo
prescrive e stabilisce.

Cosa sono i plebisciti? Gaio afferma che il plebiscito è ciò che prescrive e
stabilisce la Plebe, fino alla Lex Hortensia del 286 a.C che dispose che i
plebisciti vincolassero tutto il popolo.

Cosa sono i senatoconsulti? sono dei pareri emessi dal senato. Vi sono dei
dubbi sul fatto che questi senatoconsulti abbiano avuto valore normativo
durante l’età repubblicana, di sicuro acquistano valore normativo nell’età del
Principato.
Infatti, durante l’età del Principato, i senatoconsulti saranno vincolanti e
andranno anche a sostituire la Legge e quindi diventa lo strumento normativo
per eccellenza.

Cosa sono gli editti? Gli Editti erano ordinanze generali che il principe
andava ad emanare. Gli Editti potevano avere vario contenuto: da
comunicazioni di fatti a ripetizione di norme vigenti e potevano anche contenere
disposizioni aventi il carattere di norme nuove.
59

Cosa sono le Costituzione Imperiali? Una Costituzione Imperiale, o in latino


Constitutio Principis, nel diritto romano, è una decisione, con valore pari a
quello d'una legge, dell'imperatore nell'esercizio delle sue funzioni.
Abbiamo 5 tipi di Costituzioni Imperiali:
1) Editti: Gli Editti emanati dal Principe avevano caratteristiche diverse
rispetto a quelli emanata dal Pretore e perchè? perchè l’Editto
dell’Imperatore resta in vigore anche se muore l’Imperatore e cessa di
essere vincolante solo quando e se un nuovo Princeps decide di
abrogarlo.
Gli Editti valgono per tutto l’impero e avevano contenuti vari e
potevano anche nascere norme nuove.
2) I Mandati: Erano delle istruzioni che il Principe inviava ai funzionari e
in particolare li inviava ai governatori provinciali e queste istruzioni
avevano un contenuto vario e ponevano anche norme nuove. I
Mandata erano vincolanti per tutti.
3) I Decreti: sono sentenze del Principe che finivano per rappresentare un
precedente che orientava anche i giudici ordinari e che finiva per
avere una forza vincolante per i casi analoghi.
4) Epistulae (Lettere): sono delle risposte del Principe a domande che
provengono da Magistrati o da Giudici. Infatti, quest’ultimi in caso di
difficoltà per risolvere un caso concreto, si rivolgevano alla Cancelleria
Imperiale.
5) I Rescripta: sono situazioni nelle quali il Principe forniva una risposta
in forma scritta a quesiti posti da un privato cittadino. E questi finirono
per essere pareri giuridici

Cosa sono i responsi dei giureconsulti? Ci rifacciamo ai pareri emessi dai


giuristi e quindi ci riferiamo alla giurisprudenza.
Durante il Principato si sviluppa la Giurisprudenza Classica che era
caratterizzata da un attenuarsi dello slancio creativo della giurisprudenza,
che già si era attenuato man mano che le regole del diritto si fissavano.
Vi sono anche delle raccolte di responsa, in cui vi erano problemi concreti e la
loro soluzione.
Una opera molto importante si rifà al Giureconsulto Gaio, che scrisse l’opera
“Le Institutiones” che è un’opera a carattere didattico finalizzato
all’insegnamento del diritto romano.
60

Troviamo anche un altro Giureconsulto che è Ulpio Marcello, la cui opera


fondamentale è il “Digesta”, composto da 31 libri, in cui attò una costruzione
degli istituti giuridici basandosi sulla vita concreta del diritto
Infine, un giureconsulto importante sotto il periodo dei Severi è Papiniano.
Papiniano fu assessore del prefetto del pretorio sotto Marco Aurelio. Le sue
opere principali sono i 37 libri di Questiones e i 19 libri di Responsa.

CAPITOLO 20. PROCESSO CIVILE, DIRITTO E PROCESSO CRIMINALE

Si svilupparono nuove forme di processo, dove il dualismo del processo


romano viene abbandonato. Inoltre, in questa nuova forma di processo quella
che era l’applicazione del diritto, dall’introduzione della lite alla sentenza, era
di competenze del magistrato o del funzionario investito della giurisdizione
(senza che la decisione fosse mai affidata (tranne in casi assai rari) a giudici
diversi o ad arbitri).
Questo processo prese il nome di Cognitio Extra Ordinem.
Vi erano delle sfere giurisdizionali che facevano parte delle competenze
attribuite a determinati funzionari: abbiamo il prefectus urbi (che per esempio
si occupava di violente spoliazioni (sottrarre) di possesso) o ricordiamo anche il
prefectus annonae (che per esempio si occupava delle liti connesse col
commercio di grano) o ancora ricordiamo il prefectus vigilum (che per esempio
si occupava delle questioni concernenti locazioni urbane.

Inoltre, il Principe giudicava extra ordinem decidendo mediante decretum.

Per quanto riguarda le Province. Fra i cittadini Romani nelle Province si


continuò ad applicare il Processo per Formulas che si pubblicava con l’Editto
Provinciale. Però il Governatore della Provincia aveva la pienezza della
giurisdizione per quelle situazioni che in Roma erano devolute alla Cognitio
Extra Ordinem.

Quindi in definitiva le principali differenze fra la Cognitio e il Processo


Formulare sono:
- l’eliminazione della distinzione tra le 2 fasi;
- per lo svolgimento del processo non era più essenziale la
partecipazione delle parti.
61

Per quanto riguarda quello che è il Processo Criminale si può dire che oramai
tutto lo sviluppo della materia criminale avviene secondo il principio
inquisitorio. Infatti viene riconosciuta una posizione di privilegio all'offeso (la
persona cui è mossa l’accusa) e si ammettono all’accusa anche le donne e gli
impuberi (coloro che non hanno ancora raggiunto la pubertà).
Sotto il Principato il Senato interveniva direttamente come collegio
giudicante. L’accusa era portata da cittadini, o dal magistrato, poi si
espletavano le prove e il Senato procedeva alla votazione circa la colpevolezza
e circa la pena.
La Provocatio ad Populum colpiva il Magistrato con una sanzione, cioè si
poteva impedire che i magistrati torturassero o uccidessero un cittadino
Romano.
Il sistema delle pene in questa nuova forma di processo che era la cognitio
extra ordinem, era vario:
- vi era la Poena Capitis che era la pena di morte eseguita con la
decapitazione e con lo strangolamento;
- poi vi erano le condanne ai lavori forzati nelle miniere;
- poi vi era la perdita della libertà;
- poi vi erano pene pecuniarie.
Inoltre, vi erano differenziazioni di pena a seconda delle condizione sociale
dell’imputato.

LE QUESTIONES (questo doveva essere inserito prima, ma il libro non ne


parla, è per sapere cosa sono le Questiones)

Nel II secolo a.C con la Lex Calpurnia (La lex Calpurnia de repetundis,
emanata nel 149 a.C. nell'antica Roma, introdusse il reato di concussione.), si va
a costituire il primo esempio significativo di una legge che istituisce una questio
publica, dove per questio si intende una commissione giudicante.
Chi era Calpurnia? Lucio Calpurnio Pisone era un tribuno della plebe che aveva
proposto questa Lex Calpurnia per istituire alcune corti giudicanti.

Ricordiamo che era la legge che andava a istituire la questio (la commissione
giudicante) e quindi era la legge che si preoccupava di stabilire quale procedura
dovesse essere seguita nel corso del processo e di stabilire i criteri con cui
scegliere i giurati.
Infatti, bisognerà aspettare il 17 secolo a.C con Augusto che con una legge
62

andrà a dettare delle caratteristiche che risultano essere omogenee per tutti i
procedimenti della questiones publiche.

Qual era il compito della giuria? Il compito della giuria sarebbe stato quello di
stabilire, al termine del dibattimento, se il soggetto accusato di un crimine fosse
colpevole o innocente. Però la corte giudicante si limitata a svolgere solo questa
funzione perchè ove il soggetto fosse stato colpevole si andava, comunque, ad
applicare una pena che era già predeterminata dalla legge istitutiva della
questio.

Una caratteristica di questo processo sta nella impossibilità di ammettere il


concorso di reato o il concorso di persone e questo perchè? perchè siccome
ciascuna legge istituisce una corte giudicante con una sua procedura e per un
fatto specifico di reato e con una pena fissa, se un soggetto compie più atti
illeciti significa che bisognerà agire contro questo soggetto tante volte quanti
sono i fatti illeciti. Quindi i soggetti verranno giudicati tutti singolarmente.

Chi è il patrono? E’ colui che deve sostenere l’accusa nei confronti


dell’accusato e devono continuamente alimentare e sostenere l’accusa fino al
termine del processo. Ricordiamo che è un processo di stampo accusatorio in
cui l’organo giudicante è in una posizione di terzietà rispetto ad accusato e ad
accusatore.
Siccome ogni cittadino poteva proporsi per sostenere l’accusa durante un
procedimento, vi era un procedimento da seguire che era quello di fare una
richiesta al presidente della corte giudicante (che spesso era un pretore) e questo
presidente dopo aver esaminato i fatti esposti dal sostenitore dell’accusa andrà a
decidere se accogliere o meno la postulatio di colui che vuole tenere l’accusa
nel processo.
L’accusatore era spesso un uomo che voleva fare carriera politica e che usava il
processo come una arena, nella quale dimostrava di essere un abile oratore.

Molto importante è la repressione della prevaricatio, che consiste in un atto che


si rifà al fatto che l’accusatore, mettendosi d’accordo con l’accusato, cerca di
condurre una accusa morbida. Quindi se c’è qualcuno che ha compiuto un fatto
illecito e teme che il quibes de populo (qualunque cittadino) lo possa accusare
di quel fatto, andrà a convincere un suo amico affinchè quest’ultimo proponga
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l’accusa innanzi alla corte giudicante in maniera molto morbida, facendo così
assolvere il soggetto che ha compiuto il fatto illecito.

Che tipo di prove venivano prodotte? La prova regina era costituita dalle
dichiarazioni rese dai testimoni. Questi testimoni, però, potevano anche rendere
delle dichiarazioni circa il carattere dell’accusato, perchè se questo accusato era
un soggetto dedito abitualmente a delinquere è probabile che abbia compiuto
anche quel fatto per il quale è accusato.
Un’altra prova, che era quella principale, era quella delle argomentazioni e
quindi si rifà a delle prove di carattere logico che l’oratore spende nel corso del
giudizio per avvalorare la tesi che sta sostenendo.

I giurati come danno il loro giudizio? Hanno a disposizione delle tavolette sulle
quali segneranno la lettera A se vogliono assolvere l’accusato; oppure
segneranno la lettera C se sono convinti che il soggetto in questione vada
condannato. Però se i giurati si rendono conto che nella fase dibattimentale non
vi sono stati elementi di prova che abbiano reso chiara la questione, allora lì
possono segnare lì le lettere NL (non è chiaro). E in questo caso, se una grande
quantità di giudici segnano NL, allora si andrà a ripetere il dibattimento, ma
dopo almeno un giorno di distanza dal dibattimento precedente.

CAPITOLO 21. LA CRISI DELL’IMPERO E LA MONARCHIA ASSOLUTA

Il periodo del Principato è caratterizzato dal rafforzamento


dell’organizzazione che faceva capo al Principe. Si compie, dunque
un’affermazione della monarchia assoluta.
Questa affermazione della monarchia assoluta, ha il suo vero e proprio inizio
con i Severi.
L’accentramento dei poteri del Principe aumenta:
- da un lato per la diminuzione dei poteri dello Stato, ad opera di
Settimio Severo;
- dall’altro per il pieno potere legislativo nelle mani del Principe.

Il livellamento dell’Impero si ebbe con la Costituzione di Caracalla del 212


d.C, che concedeva la cittadinanza romana a tutti i sudditi dell’Impero.
64

Alla morte di Alessandro Severo ci fu l’anarchia militare. Questa crisi


dell’autorità dello Stato fu dovuta da una situazione caratterizzata da una
profonda crisi economica e sociale (decadenza dell’agricoltura, aumento dei
prezzi ecc..) e da una rivoluzione spirituale che è rappresentata dalla
diffusione del Cristianesimo, che fu accompagnata da una repressione e
persecuzioni contro i Cristiani.

C’è un uomo a cui si fa risalire la fondazione della monarchia assoluta ed è


Diocleziano. Questa opera fu completata da Costantino e infatti si parla di
monarchia dioclezianeo costantiniana. Ha inizio il periodo del Dominato.
- Parliamo prima di Diocleziano.
Diocleziano facendo centro nella figura dell’Imperatore, si preoccupò di
assicurare la continuità dell’Impero attraverso la successione. Per attuare
questo fine, egli si associò nell’Impero un valoroso generale che è
Massimiano e gli riconobbe nel 286 d.C il titolo di Augustus che
spettava anche a Diocleziano.
I 2 Augusti, teoricamente avevano lo stesso potere, ma Diocleziano
aveva una personalità dominante. I 2 Augusti individuarono due figure,
detti Cesari, che erano in una posizione subordinata, i quali sarebbe
automaticamente succeduti con il venir meno degli Augusti.
Questo sistema, chiamato “tetrarchico” avrebbero assicurato la
continuità dell’Impero, senza sfociare nel periodo di anarchia militare
alla morte dell’Imperatore.
E la continuità dell’Impero attraverso questo sistema come si
assicurava? si assicurava la continuità perché a loro volta i due Cesari,
diventati Augusti, avrebbero scelto a loro volta i due Cesari.
Questo sistema non funzionò e infatti quando Diocleziano abdicò, nel
305 d.C, e fece abdicare anche Massimiano, vi fu una lotta fra i diversi
pretendenti, fino a quando nel 324 d.C salì al potere Costantino che
assunse il controllo di tutto l’Impero.
- Parliamo ora di Costantino.
Costantino intendeva instaurare la vera e propria successione dinastica,
infatti lui lascerà l’impero diviso fra i 3 figli, che già avevano preso il
titolo di Cesare.
Costantino aveva provveduto a dare una nuova capitale all’Impero.
65

Essa divenne il Centro di quel Mondo Orientale. Mentre l’abbandona


di Roma come sede degli imperatori, segnò la rottura dell’Impero
(divenne Costantinopoli la sede dell’Imperatore che era Costantino).

Questo nuovo Stato era composto da varie figure nuove, come:


- quaestor sacri palatii, introdotto da Costantino, che era una
specie di Ministro della Giustizia;
- comes sacrarum largitionum, che rappresentava una specie di
Ministro delle Finanze e del Tesoro.

Il Consilium Principis lasciò il posto al Consistorium Principis, in cui


entravano i più alti Funzionari dell’Impero e avevano la funzione di
intervenire in quelle materie che gli erano state sottoposte dall’Imperatore.
Fu istituito il Defensor Civitatis che aveva il compito di difendere la città e
difendere gli umili dagli abusi dei Magistrati e dei Potenti.

Quindi cosa restava, in questa trasformazione, degli antichi organi


repubblicani?
- Il Consolato: che conservava l’Eponimia (designare l’anno dal nome dei
magistrati) ed aveva quindi ancora un certo prestigio. Ogni anno venivano
nominati dall’Imperatore 2 Consoli, uno per l’Oriente e uno per l’Occidente;
- Questura e Pretura erano ridotte a magistrature cittadine di Roma e
Costantinopoli e avevano il compito di organizzare i Giochi;
- Edilità e Tribunato erano scomparsi già con Alessandro Severo;
- Il Senato aveva ancora una dignità esteriore ma non aveva più una
partecipazione attiva alla direzione della vita politica.

Riguardo il Cristianesimo dobbiamo dire una cosa.


Costantino assieme a Licinio, nel loro incontro a Milano del 313 d.C,
accettarono i Cristiani, accettarono la loro fede e il loro culto. Ogni restrizione
fu rimossa.
L’Unità Cattolica si affermava come carattere e fondamento dell’Impero,
soprattutto con Teodosio ( che è stato un imperatore romano).
Infatti, la religione cristiana, perseguitata prima, e poi tollerata, era divenuta la
religione ufficiale dell’Impero.
Inoltre, la Chiesa cominciò ad affermare la sua Autorità anche di fronte
all’Imperatore e all’Impero: infatti, i Vescovi e il Clero divennero i naturali
66

difensori delle popolazioni e in particolare degli umili, e questo portò a delle


ingerenze della gerarchia ecclesiastica nella amministrazione e nella
direzione della vita pubblica.

CAPITOLO 22. LE FONTI DEL DIRITTO

La trasformazione dello Stato ha portato anche a una trasformazione delle fonti


del diritto che si esprimeva nel nuovo significato della Lex.
Nel Dominato il nome di “Lex” andava a designare la Costituzione Imperiale
(ius scritto: quindi era il diritto scritto).
Accanto a quest’ultima (costituzione imperiale) operava la Consuetudine (ius
non scriptum: diritto non scritto) e ci fu il tentativo di riconoscere alla
consuetudine la forza di abrogare la Legge (come è possibile vedere in un
passo del Digesto) ma Costantino riconobbe alla Consuetudine una efficacia
solo nei limiti della integrazione della legge, non contro la legge.

In questo periodo appaiono 2 tipo nuovi di Costituzione:


- L’Adnotatio: che doveva differire dal Rescripta solo per la forma;
- La Pragmatica: i cui confini non sono ben delineati. Si può dire che essa
oscilla fra i rescritti e le constitutiones generales. Sicuramente si può
dire che essa aveva un carattere di generalità

La pluralità di Imperatori, e poi la divisione in Oriente e Occidente, portò con


sé distinte attività legislative.
Riprendendo l’idea dell’unità dell’Impero, possiamo dire che le iscrizioni
delle Costituzioni non avevano solo il nome dell’Imperatore che le emanava,
ma di tutti i correggenti.
Inoltre, Teodosio nella Costituzione del 429 d.C che ordinava la compilazione
del Codice Teodosiano, statuì che in seguito le leggi emanate da uno dei due
imperatori non potessero aver vigore nell’altra parte (quindi nei confronti
dell’altro imperatore) se non fossero state trasmesse all’altro imperatore
attraverso una pragmatica sanctio, salvo restando al destinatario la piena
libertà di rifiutarle o modificarle.
Con l’affermarsi dell’organizzazione che faceva capo al Principe, si delineò un
processo che viene chiamato “Burocratizzazione della Giurisprudenza” e ci
riferiamo al fatto che i giuristi coprivano le alte cariche di funzionari imperiali e
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facevano parte come Consiliarii retribuiti (cioè venivano pagati per svolgere
questa funzione) del Consilium del Principe.

La prima esigenza che si poneva in rapporto alle fonti del diritto era un
bisogno di ordine e semplicità. E questo perché? perché vi era un ammassarsi
delle Costituzioni Imperiali (e ci riferiamo alle Leges) su quello che è il
farraginoso complesso dei “Iura”, cioè ci riferiamo alle opere dei
giureconsulti classici.
Le raccolte di Leges (costituzioni imperiali quindi) rispondevano a un
elementare bisogno di riunire il materiale legislativo delle Costituzioni
Imperiali, e questo prende il nome di “Codices”.
I primi Codices sono opera di privati e infatti abbiamo:
- il Primo Codex risale a Settimio Severio nel 196 d.C;
- il “Codex Gregorianus 291-292 d.C (da Gregorio che ha vissuto nel
tempo di Diocleziano)”: fu composto in Oriente ed era una raccolta di
rescritti imperiali che si concentrava maggiormente su quello che è il
diritto privato. Il Codice era composto da 15 libri;
- poi abbiamo il “Codex Hermogenianus (da Ermogeniano, che ha
vissuto nel tempo di Diocleziano)”: si presentava come una integrazione
del Gregoriano e raccoglieva i rescritti di Diocleziano ed era diviso in
titoli.

Però noi dobbiamo dire che la prima raccolta di Leges (costituzioni imperiali)
è il Codice Teodosiano, ordinato e promulgato da Teodosio II.
Lui cosa fece? Nel 429 d.C fu nominata una commissione di 8 membri: 7
funzionari e 1 Professore di Diritto. Questi dovevano raccogliere le
Costituzioni generali e le dovevano ordinare secondo il sistema dei due
Codici precedenti: Codice gregoriano ed Ermogeniano e queste Costituzioni
generali dovevano essere disposte in ordine cronologico.
Questo doveva servire agli studenti ma l’opera non fu compiuta per
l’impreparazione dei Commissari. Così Teodosio II modificò il programma nel
435 d.C nominò una nuova commissione di 16 membri, che aveva il compito
di fare una raccolta di Costituzioni da Costantino in poi, con facoltà di
togliere, aggiungere, mutare, e tutto ciò per evitare ridondanze e
contraddizioni.
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Così nacque il Codice Teodosiano, che fu pubblicato in Oriente nel 438 d.C ed
entrò in vigore per l’Occidente nel 439 d.C.
Era composto da 16 libri divisi in titoli e vi era una prevalenza del diritto
pubblico su quello privato.

Alcune raccolte miste di Iura e Leges sono state fatte da privati e le più
importanti, anteriori alla compilazione di Giustiniano, vi vengono
dall’Occidente:
- “Fragmenta Vaticana” è una raccolta frammentaria in quanto lo
scriba della seconda scrittura ha utilizzato solo alcuni quatermiones
(cioè quaderni di otto pagine) e ha ritagliato i fogli di un’opera ben più
vasta.
Fu scoperta in un palinsesto dal Cardinale Angelo Mai nel 1821;
- La più antica delle Costituzione è quella di Severio e Caracalla, del 205
a.C;
- Attraverso 3 manoscritti ci è pervenuto un lungo frammento di
un’Opera che è la “Mosaicarum et Romanarum legum collatio”.
Questa opera fa un confronto di leggi mosaiche e leggi romane. Nelle
leggi mosaiche viene ripresa la fonte divina;

Da parte dei Maestri Orientali, invece, ci sono pervenute scarse testimonianze.


La più antica è quella fornitaci da Glosse che si trovano nelle pagine di Gaio
della pergamena di Antinoe. Abbiamo:
- Scholia Sinaitica, sono delle annotazioni in lingua greca. Sono
frammenti di una opera scolastica. Risultano essere posteriori alla
compilazione giustinianea;
- Alle scuole orientali si deve far risalire un libretto greco de actionibus
che era destinato ai pratici (forse giovani allievi giuristi?) ed è una fonte
pregiustinianea;

Poi abbiamo le cosiddette “Leggi Romano-Barbariche”, che sono delle leggi


che fecero compilare i Re barbarici che dominarono sui territori delle Partes
Occidenti. Abbiamo:
- L’Editto di Teodorico: Questo Editto consta di 154 articoli e attinge al
Codice Gregoriano, con qualche integrazione.
Teodorico (Re del Regno Ostrogoto in Italia) afferma di non pretendere
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una compilazione completa ma afferma di voler fissare e raccogliere


alcune norme;
- La Lex Romana Wisigothorum: fu ordinata dal Re Visigoto Alarico II e
mirava a dare un codice ai Romani che abitavano nel regno visigoto, in
modo da eliminare le oscurità e le contraddizioni tra le fonti del diritto.

CAPITOLO 23. PROCESSO CIVILE E CRIMINALE

Anche nel processo civile si ebbe l’affermazione della cognitio extra ordinem.
Questa divenne la forma esclusiva del processo civile.
Infatti attraverso la Costituzione di Costanzo e Costante (i figli di
Costantino) del 342 d.C, si andavano ad abolire le formule.
Nella cognitio extra ordinem possiamo notare l’intervento dello Stato.
Infatti, Costantino regolò la litis denuntiatio, ossia la dichiarazione dell’attore
che era rivolta al convenuto, e questa doveva essere redatta con la cooperazione
di un funzionario autorizzato, il quale si occupava di notificarlo al convenuto.
E quindi fu abolita la “privata testatio” che era un invito direttore dell’attore
nei confronti del convenuto, senza l’intervento dell’autorità.
Si formò la procedura per libello al tempo di Giustiniano. Il libellus era un
piccolo rotolo di papiro, ed era redatto e sottoscritto dall’attore e veniva
trasmesso al magistrato per ottenere la chiamata in giudizio e quindi veniva
successivamente notificato all’altra parte e ciò avveniva ad opera
dell’executor negotii, che era un subalterno del magistrato.
Quindi, la cognitio extra ordinem era divenuta la forma ordinaria di processo e
trovava fondamento nella gerarchia dell’Impero.
Gli organi della giurisdizione erano rappresentati dai gradi nella gerarchia dei
Funzionari Imperiali e infatti si andava a classificare fra: iudices maiori,
medii, minores.
Questo però non avveniva nelle due capitali (Roma-Costantinopoli) dove la
giurisdizione spettava al Praefectus Urbi.
Però, dobbiamo dire che i funzionari cui spettava la giurisdizione la
esercitavano spesso attraverso subalterni, ai quali delegavano singoli atti
processuali e talvolta la stessa pronunzia della sentenza.
70

Parliamo ora del processo criminale.


Nella Procedura Penale lo sviluppo del Principato aveva portato alla
scomparsa delle quaestiones e così nel periodo della monarchia assoluta
anche il processo penale poggiava esclusivamente sulla giurisdizione dei
funzionari imperiali. Ciò portò all'unificazione delle pene e quindi tendeva a
scomparire la discrezionalità della pena e questo rappresentò il punto di
partenza della cognitio extra ordinem.
La legislazione severissima di Costantino e dei suoi successori fece largo uso
della pena di morte, utilizzata soprattutto per gli schiavi.

CAPITOLO 24. IL DIRITTO PRIVATO E I FATTORI STORICI DELLA SUA


TRASFORMAZIONE

Tra i fattori che hanno influito sulla trasformazione del Diritto Romano c’è il
Cristianesimo. La religione Cristiana andò a influire sulle concezioni e sulle
regole del diritto.
Punti importanti da ribadire sono il fatto che da parte del Cristianesimo vi era
una influenza direttamente esercitata sulla vita giuridica e vi era una
interferenza, da parte della Chiesa, su quella che è l’applicazione del diritto.
Molto presente è la concezioni secondo cui il tramonto della schiavitù sia
dovuto alla fraternità e l’eguaglianza affermata dal Cristianesimo e da qui si
ebbe una spinta alle manumissioni che è l’atto con cui si rende libero lo
schiavo,

CAPITOLO 25. LA COMPILAZIONE DI GIUSTINIANO

Giustiniano salì al trono nel 527 d.C e visse fino al 565 d.C.
Questo grande Imperatore proveniente dalla Illiria, recava sul trono un grande
sogno di unità romana e cristiana e viene ricordato per la grandiosa opera
legislativa.

Il primo obiettivo di Giustiniano fu quello di realizzare la raccolta delle Leges.


Inizialmente Giustiniano in una Costituzione del 528 d.C, compose un nuovo
codice, con lo scopo di eliminare le ripetizioni e contraddizioni in modo da
ottenere Leggi ordinate e distribuite in Titoli.
71

Ma l’opera più importante di Giustiniano è un’altra. Giustiniano ordinò la


compilazione dei Iura attraverso la compilazione del Digesto.
L’idea concreta della compilazione del Digesto fu suggerita a Giustiniano da
Triboniano (un giurista).
A lui (Triboniano) venne affidato l’incarico e lui scelse una commissione di
Professori e Avvocati che dovevano trarre il materiale per la trattazione delle
singole materie cercando di eliminare le ripetizioni e le discordanze. La
commissione portò a termine l’opera in 3 anni.
Con una Costituzione bilingue (sia greco, che latino) del 533 d.C (nel mese di
dicembre), indirizzata al Senato, Giustiniano pubblicava il Digesto e ordinava
che andasse in vigore il 30 dicembre sempre del 533 d.C.
I Digesta constano di 50 libri, che sono divisi in Titoli e sono muniti di
rubrica.
Ciascun libro indicava il nome del Giureconsulto che l’ha scritto, il numero
del Libro e il Titolo dell’Opera da cui era desunto il Libro (tutto questo si
chiama “inscriptio”).
Infatti ricordiamoci che il Digesto si rifà al fatto che venivano prese le opere dei
giuristi classici e venivano trascritte, interponendo quelle interpolazioni, che
sono delle modifiche volontarie, utili ad eliminare ripetizioni e contraddizioni.

Veniamo ora alla struttura del Digesto.


L’Imperatore ripartì il Digesto nel seguente modo:
- la prima parte comprende i Libri I-IV;
- la seconda parte comprende i Libri V-XI;
- la terza parte comprende i Libri XII-XIX;
- la quarta parte comprende i Libri che vanno dal 20 al 27;
- la quinta parte comprende i Libri che vanno dal 28 al 36;
- la sesta parte comprende i Libri dal 37 al 44.
Giustiniano afferma che l’opera constava di 150.000 righe. Inoltre, l’opera era
preceduta da un indice degli autori citati.

Ricordiamo anche che Giustiniano nominò una nuova commissione cui affidò
una nuova edizione del Codice (che aveva già scritto prima, l’ho detto
all’inizio) e nel 534 d.C pubblicò il Codex Iustinianus repetitae praelectionis,
che è quello che è giunto a noi.
Questo Codice è diviso in 12 libri, divisi in titoli, che comprendevano le varie
Leges (le costituzione imperiali).
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L’attività legislativa di Giustiniano proseguì fino alla morte attraverso


l’emanazione di Novelle. Delle Novelle si posseggono raccolte private. Una
va sotto il nome di Epitome Iuliani, che fu redatta da un Professore a
Costantinopoli e contiene il riassunto latino di 122 Costituzioni. L’uso del
latino dimostra che la collezione era diretta ai pratici dell’Occidente.

Tutte queste opere di Giustiniano vengono complessivamente racchiuse in


quello che è il Corpus Iuris Civilis.
Infine, la legislazione Giustinianea ebbe vigore in Italia grazie alla posizione
che i Re Ostrogoti mantenevano verso l’Impero.
Inoltre, Giustiniano vietò in modo tassativo ogni commento al Digesto, allo
scopo di evitare che le fonti si riconfondessero.
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