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Il diritto è nato nella Roma antica, ma vogliamo indicare che il diritto come scienza giuridica nasce

a Roma, ma il diritto come insieme di leggi è esistito anche presso altre comunità, infatti regole
indispensabili esistevano anche nell’antica Grecia, altrimenti è impensabile la vita all’interno di
una comunità.
Diciamo che La filosofia nasce nell’antica Grecia come il diritto nasce nell’antica a Roma, ma la
filosofia diventa una scienza già nell’antica Grecia il diritto invece come scienza nasce a Roma.
Il diritto che nasce a Roma (metà ottavo secolo a.C.) è un fenomeno che attraversa i secoli, finendo
circa nella metà del sesto secolo d.C. (l’esperienza del diritto romano, la sua nascita abbraccia 13-
14 secoli, e nasce dalla fondazione di Roma 754 a.C.). Il diritto romano è il fondamento del diritto
europeo, attraversando anche i secoli nell’epoca moderna ed è da considerarsi alla base anche del
diritto occidentale (in Cina nel 2020 è stato completato il codice civile cinese, che si basa
direttamente sui codici del diritto romano).
Il diritto a Roma diventa una scienza a Roma gradualmente, grazie all’operato dei giuristi e sono
l’elemento fondamentale, abbiamo sicuramente delle leggi nate nell’antica Grecia, ma solo a
Roma si costituisce un ceto di esperti del diritto, il diritto a Roma veniva indicata come “ius” e i
giuristi venivano chiamati “iurisperiti” (esperti di diritti= giuristi), solo a Roma i giuristi non
soltanto elaborano il diritto e lo trasmettono alle altre generazioni, ma solo a Roma i giuristi
mettono per iscritto le loro idee del diritto, creando una vera e propria letteratura del diritto, e
solo quando i giuristi hanno iniziato a mettere ordine, scrivendo opere giurisprudenziali si sono
distinti più tipi di diritto, e sono ci sono pervenuti grazie all’imperatore Giustiniano, (565 d.C.). che
diede vita al “corpus iuris” che è un libro che ha attraversato i secoli, dal quale ricaviamo quasi
esclusivamente il diritto privato romano che descrive le relazioni private tra i soggetti.
In concreto i giuristi svolgevano un’attività complessa, che fornivano risposte agli interrogativi che
i concittadini ponevano loro, i padri di famiglia ponevano domande concrete come poter
trasmettere il proprio patrimonio dopo la loro morte, o come poter realizzare validamente una
compravendita o un matrimonio, e fornivano risposte sulla base del diritto. (DIRITTO PRIVATO).
Siamo informati del diritto pubblico a Roma grazie agli storici, agli autori... che è il diritto che
attiene all’organizzazione di Roma.
Il diritto Romano in qualche modo si è esteso con l’espansione dell’impero di Roma, che andava
dalla gran Bretagna fino all’africa e dalla spagna fino all’attuale Iraq.
Con romanizzazione indichiamo anche la diffusione del modello culturale sociale e politico di
Roma, e anche la diffusione del suo diritto, anche grazie alla lingua (il latino). Ma dopo la divisione
dell’impero Romano l’asse si sposta su Costantinopoli (centro dell’impero politico e non solo) dove
vive proprio Giustiniano, imperatore della parte orientale dell’impero, dove da vita alla
compilazione Giustinianea lui era consapevole dell’utilità di raccogliere il diritto stilato negli anni
precedenti, che si divide in più parti:
- Novus Iustinianus Codex, raccoglie delle leggi imperiali; (528-529)
-Digesta, gli scritti dei giuristi, volume composto da 50 libri e troviamo frammenti di opere dei
giuristi; (530-533) (diviso in libri, titoli e paragrafi).
Nel primo libro del digesto, Ulpiano (giurista che vive tra la fine del secondo secolo e l’inizio del
terzo d.C., viene ucciso nel 223 d.C.), esordisce con il dire che chi vuole studiare il diritto deve
sapere che cosa vuol dire diritto, che deriva da (iustitia), giustizia, Ulpiano dice che il diritto è la
disciplina del buono e dell’equo, dando una caratterizzazione etica del diritto, e i giuristi sono i
sacerdoti del diritto, con il compito di professare queste conoscenze. Nel diritto ci dice Ulpiano che
ci sono due posizioni:
1) Diritto pubblico, ciò che attiene allo stato della “res pubblica” romana. I suoi contenuti sono le
cerimonie religiose, i sacerdoti e i magistrati, manifestano un’idea molto compatta di un diritto
pubblico che attiene alla sfera religiosa e della “res pubblica”;
2)Diritto privato, che si attiene al vantaggio dei singoli e le relazioni che incorrono tra di loro. Che si
compone di precetti naturali, precetti delle genti e civili.
Ulpiano in un altro libro ci fa l’esempio di un “mos” (uso che risaliva a tempi antichissimo), la
donazione che tra marito e moglie era considerata non valida, in quanto il matrimonio implicava la
sottomissione della moglie alla famiglia del marito, volendo dunque cercare di impoverire le
famiglie di origine, introducendo successivamente un provvedimento legislativo.
-Institutiones, un manuale dedicato agli studenti che per la prima volta approcciavano lo studio
del diritto; (533)
- seconda edizione del primo codice, Codex Repetitae praelectiones; (534)
-Novellae

Ma anche dopo Giustiniano il diritto Romano continuerà a vivere a Bologna.


451/450 a.C. si assiste ad un importante cambiamento, grazie alla stesura delle 12 tavole.

Il diritto nasce in epoche diverse ed ha delle caratteristiche diverse e viene creato da ordini diversi,
Chi crea il diritto? Quali sono le diverse modalità di produzione del diritto? come cambia il diritto?
La produzione del diritto dee essere mese in relazione con le diverse forme costituzionali, anche a
Roma ci sono stati diversi assetti di forme di governo, possiamo individuarle in: monarchia,
repubblica, principato e il dominato (epoca giustinianea). Ma questa periodizzazione non è l’unica
possibile, infatti si può procedere ad una periodizzazione in ordine economico o sociale, si
potrebbero dunque trovare diverse periodizzazioni in quanto sono scelte fatte dall’interprete che
analizza ciò che succede seguendo eventi diversi. Le proiezioni del diritto cambiano quindi con il
mutare delle epoche, che noi suddividiamo in:

-Il diritto a Roma nell’età più antica (monarchia 754-510 a.C.)


Viene definita anche età dei re, perché le testimonianze di storici letterati e di un giurista in
particolare, ci permettono di affermare che questa si la forma più antica di governo a Roma, che
veniva data dalla presenza del re e da alcune figure ausiliare preseti al suo fianco.
In realtà parlare di forma costituzionale non è proprio corretto perché a Roma non esiste una
forma costituzionale scritta, ma ciò non vuol dire che i romani non avessero idea dei diversi organi
che governavano la citta o che formavano il diritto, anche se i romani non hanno creato categorie
giuridiche come le intendiamo noi oggi, non forniscono precise enunciazioni e non mettono nulla
per iscritto, ma questo non vuol dire che non si siano avvicinati a questi concetti, il diritto romano
ha come sua caratteristica quella di essere un diritto essenzialmente CASISTICO, il che vuol dire che
siamo di fronte ad un diritto che viene elaborato a partire dai casi concreti, e come vedremo il
diritto romano nasce prevalentemente come risposta ai diversi quesiti che venivano posti, che
nascevano dalle esigenze della società, possiamo parare di un diritto riservato alle risposte dei casi
concreti, e pur avendo varie risposte ciò non porterà alla enunciazione di concetti scritti.

Il re era a capo della comunità di cittadini, costituita gradualmente attraverso un fenomeno


definito come sinecismo, un conglomerarsi di piccoli centri che diventano città, questo ci è dato
dalla riflessione sulle testimonianze antiche. Gradualmente assistiamo ad una serie di conquiste
che determinano il consolidamento della posizione di Roma, prima nel Lazio poi sempre più
ampiamente nelle regioni vicine e poi alla conquista di tutta l’Italia e degli attuali paesi europei. La
tradizione ci consente di parlare di due fasi di monarchia: una più antica, latino-sabina, dove i re la
cui origine era data da popolazione di origine latino-sabina, ma insieme al re alla guida di Roma
troviamo il senato, assemblee dei più antichi capi della famiglia dei cittadini romani, la parola
deriva da “senex”, anziano, avevano un ruolo significativo nella vita quotidiana. Gli auspici alla
morte del re ritornano ai patres, gli “auspicia” erano dei segni che traevano i sacerdoti romani,
che potevano essere positivi o negativi che fornivano indicazioni sul futuro, se erano positivi quella
persona poteva diventare re, quindi possiamo dire che queste espressioni ci fanno capire che sono i
senatori che si pronunciano sul nuovo re, tramite una volontà condivisa e quindi non si parla di una
monarchia ereditaria. La fase dell’interregnum era la fase di identificazione della successione tra
un re ed una altro in cui i senatori gestivano la situazione transitoria del governo, capaci di
esprimere il loro consenso a riguardo del nuovo re.
Ed infine troviamo le curie (popolo), che può indicare la riunione del popolo dal latino “co-vira”,
ma può indicare anche il luogo materiale nel quale gli uomini si riunivano. Ma il popolo a Roma
non era mai stata una massa uniforme, quindi bisognava ripartire gli uomini in divere curie, Queste
assemblee chiamata “comizio curiato” si poteva accedere tramite un duplice principio familiare e
territoriale, tutti i componenti ad un determinato gruppo familiare appartenevano ad una
determinata curie e quindi più famiglie appartenevano ad una stessa curia, che raccoglievano più
gruppi familiari (componente gentilizia), già in età monarchica vi era una partecipazione del
popolo nella sua interezza (patrizi e plebei), che acclamavano le decisioni del re, ma non pensiamo
che le curie avessero un ruolo significativo all’intero della società.
In questa società i rapporti tra la religione e il diritto sono strettamente collegati, perché il re non
solo guidava il suo popolo ma doveva anche assicurarsi che ci fossero rapporti sereni con le
divinità.
Ma nella società della Roma antica troviamo anche il gruppo dei collegi sacerdotali.
E poi possiamo identificare una fase di monarchia etrusca dove i re erano di origine etrusca
(Tarquini), e dal punto di vista di organizzazione della città dobbiamo più specificamente inserirla
nella seconda fase (600 a.C. in poi). Dal punto di vista della formazione sociale possiamo dire
invece che Roma sin dall’inizio presenta una divisione interna, i patrizi e i plebei. Lo storico Livio ci
dice che i patrizi sarebbero stati quei nuclei che avrebbero accompagnato Romolo nella fondazione
della città, i discendenti degli “amici” di Romolo, plebei tutti gli altri, il loro contrasto caratterizza
non solo l’età finale dell’età monarchica ma anche tutta l’età repubblicana, e ha delle ripercussioni
anche sul diritto. Dunque non abbiamo osservazioni su cosa fosse il diritto in questo periodo ma
possiamo ricavarlo attraverso specifiche ricostruzioni, ce ne parla il giurista Sesto Pomponio che fu
l’unico a scrivere la storia del diritto romano, che visse nel XI secolo e le sue opere sono anche
presenti nelle “digesta” di Giustiniano. Quando parliamo di “ius” a Roma indichiamo che il diritto si
identificava con i “mores maiorum”, usi e costumi degli antichi (che venivano tramandati dai
pontefici), e ci troviamo di fronte al nucleo più antico di un diritto consuetudinario, anche se la loro
origine non può essere ricostruito, ma un’altra forma di diritto è formata dalle “leges regiae”, le
leggi dei re, le fonti ci consentono di capire che a Roma il re proponeva alle assemblee popolari
delle leggi, re che portava a conoscenza quelle che erano le sue conoscenze, componente
legislativa del diritto romano più antico, leggi che avevano una trasmissione sicuramente orale, ma
l’esperienza romana della legge è un’esperienza che traevano dall’antica Grecia e sappiamo che in
epoca già precedente a quella romana esistevano dei precedenti legislativi scritti (“lapis
niger”,pietra ritrovata nel foro romano su cui era scritta una legge di divieto.) non possiamo
dunque escludere una probabile forma scritta di alcuni provvedimenti legislativi.
A comporre il diritto in epoca più antica erano anche i riti, comportamenti abituali, ripetuti solo in
un determinato modo per produrre degli effetti, componente che determinava una forte
connessione tra la realtà politica e quella religiosa, erano infatti le divinità che prevedevano
l’esistenza di rituali che dovevano essere compiuti per realizzare dei risultati voluti, ma con
l’evoluzione del diritto a Roma si passò dal ritualismo al formalismo.
Pomponio (vive nel secondo secolo d.C.) è l’autore di un manuale del diritto, e nel secondo libro
del digesto ci descrive la necessità di passare da uno stato “felina” ad una condizione retta dal
diritto, diritto che nella mente di Pomponio nasce con Romolo, in quanto prima di Romolo vi erano
dei re che governavano tramite il principio della forza, da Romolo in poi invece si sente la necessità
di dover cambiare, dividendo il popolo in parti (curie) e proprio grazie alla divisione si governa la
città (grazie all’iuto del popolo), investendole di un significato particolarmente importante, con le
leggi proposte dal re che venivano accolte proprio dalle curie.
Gaio (giurista) scrive che anche nel secondo secolo d.C. tutti i popoli sono retti da “leges” e
“mores”, che in parte utilizzano un diritto proprio e in parte un diritto comune.
Un altro elemento erano i “responsa” dei pontefici, nei collegi sacerdotali i “feziali” avevano come
compito quello che era la cura dei rapporti con le popolazioni esterne da Roma, tramite una serie
di riti. Il collegio sacerdotale più importante è proprio quello dei “pontefici”(in origine vi erano solo
5 pontefici uno dei quali era il pontefice massimo, in origine i pontefice sono patrizi), componenti di
un collegio sacerdotale i quali conservavano “la memoria storica della città” (guerre, fenomeni
naturali…), ma i pontefici erano soprattutto i custodi dei “mores”, ed erano anche i depositari della
conoscenza del diritto, conoscevano i riti, le formule che dovevano essere di volta in volta
adoperate, percorrendo i compiti svolti poi dai giuristi. I padri di famiglia si rivolgevano ai pontefici
per godere della loro conoscenza sul diritto, pontefici che rispondevano dando “responsa”, risposte
che in origine i pontefici, poi i giuristi, fornivano ai quesiti che venivano loro posti dai cittadini, che
venivano forniti senza alcuna motivazione, ma i pontefici indicavano quali erano le parole, le
formule o i riti da seguire, risposta che veniva riferita esclusivamente s chi poneva il quesito, con
conseguenze drastiche:
-Fornendo “resposnsa” individualmente i pontefici conservavano il monopolio della loro scienza;
-Questo tipo di comportamento, di riservatezza, non consente la trasmissione, la conoscenza e
l’evoluzione del “ius”.
I pontefici si occupavano di una parte di diritto sacro, ma la parte più significativa riguardava la
struttura familiare, e gran parte del diritto girava intorno alla figura del “pater familias”.
La perdita del monopolio da parte dei pontefici parte dal 451/450 a.C. con le “XII Tavole” (che per
la prima volta mettono le norme per iscritto, poi nel 300 a.C. con la “lex Ogulnia” dove si amplia il
numero dei componenti dei collegi sacerdotali e consente anche ai plebei di parteciparvi ed infine
nel 254 a.C. dove si ha la prima testimonianza di pontefice massimo plebeo.
A Roma il popolo (anticamente “Quirites” raggruppati nelle “co-viria” era dunque organizzato in
“curie” (il raggruppamento di più “gentes”), esisteva dunque la “familia” l’unità di base (nucleo di
base), ma più “familie” si riconoscono appartenere ad un unico discendente e si collocano proprio
nelle “gentes”. Roma mantiene sempre un’importante struttura sociale “gens” e “familia” i
“gentiles” sono coloro che mettono insieme tuti i componenti (in maniera allargata) di un nucleo
familiare. A capo della “familia” abbiamo dunque il “pater familias”, lui si occupa di più rapporti,
tra cui:
-Patria potestas, con i sottoposti (figli), Il pater familias esercita la sua potestà riconoscendo i
propri figli, o vendendoli o abbandonarli ma può anche darli a castigo (ius noxae dandi).
I figli possono essere:
Legittimi, e si esercita in maniera naturale;
Arrogati, quando un pater familias viene adottato da un altro pater familias, quando colui che
compie questa adozione non aveva figli e vuole procurare una successione alla sua gens, quindi
l’arrogato perde la sua autonomia.
Adottati, quando un figlio
-Manus maritalis, con la moglie;
-Dominica potestas, con le “res” (le cose), per i romani gli schivi sono delle cose, quindi in questo
caso dobbiamo parlare di rapporti verso casa, animali ma anche schivi.

Le Curie, acclamano il nuovo re e gli conferiscono il comando militare (Lex curiata de impero),
quindi le curie non partecipano alla scelta del nuovo re, curie che approvavano anche alcuni organi
magistrati che lavorano con il re. Le curie svolgono un ruolo molto significativo rispetto ad alcune
attività che sono strettamente legate alla vita delle famiglie, a Roma era presente una disciplina
verso i rapporti familiari, regolate dai mores o da altre norme giuridiche.
La legge delle 12 tavole è di aiuto, perché ci consente di risalire al diritto più antico, ma in alcuni
casi noi dobbiamo attingere testimonianze molto distanti.
La famiglia è dunque l’unità di base del nucleo romano e si riferisce ad un numero più allargato,
mentre la famiglia in senso più ristretto è quella relativa al patres familias.
La gens è una moltitudine avente una stessa origine (tutti i componenti dei diversi nuclei familiari
che si riconoscono in un unico progenitore).
A Roma la familia è guidata (nella potestà) del pater familias è colui al quale si riferisce la patria
potestas, attitudine ad essere pater familias, il pater familias è quindi colui che a Roma si trova in
una condizione di autonomia “sui iuris”, di proprio diritto, senza essere sottoposti ad altrui potestà,
può essere sia maschio che femmina e non deve essere sottoposto né alla manus, né alla patria
potestas, né alla dominica potestas. Alla morte del padre un figlio legittimo diventa autonomo e
quindi pater familias, anche una donna orfana di padre e non sottoposta alla manus è sui iuris.
“L’onomastica” a Roma era complessa ed era costituita da prenome (nome di battesimo), nome
gentilizio (nome della gens, cognome), cognome, quindi in caso di arrogazione l’arrogato prende il
nome della famiglia adottante ma conserva traccia della propria famiglia di origine ala fine
(Scipione Emiliano, Emiliano è il nome della sua gens originaria, mentre Scipione è quello della
famiglia arrogante).
Ma per essere pater familias bisogna essere maschi. Ma non necessariamente un pater familias ha
dei figli, ma lo è colui che gode di una situazione di autonomia ma anche di potestà migliore
rispetto ai suoi sottoposti.

-Il diritto a Roma nell’età della repubblica (res publica 509-27/23 a.C.)
Polibio, uno storico appartenente all’aristocrazia greca, scriveva nelle sue storie e si chiedeva
come ma i romani in 53 anni fossero riusciti a creare un impero, a trasformare da un piccola città
in poche decine di anni a trasformarla in un vero e proprio impero, e pensava che la ragione di
questa grande capacità di espansione era dovuta all’aspetto costituzionale repubblicano, e lui la
definiva costituzione mista, perché secondo lui la loro intelligenza politica essi fossero riusciti a
mettere insieme gli elementi fondamentali di tutte le forme di governo, monarchia, oligarchia e
democrazia. La Grecia, patria della filosofia antica è stata anche la patria della filosofia politica, e la
loro riflessione storico-filosofica aveva identificato 3 forme di governo:
1) Governo monarchico, magistratura suprema, dei consoli, che prendevano il posto a quello ceh
era stato il potere del re;
2) Governo aristocratico-oligarchico, poche persone al governo (senato);
3) Governo di molti, governo che però poteva degenerare in una forma oclocratica, partecipazione
dei peggiori (assemblee popolari).
Polibio parla da greco che aveva conosciuto Roma anche nella conquista, apprezzando soprattutto
la forma costituzionale. Quindi l’unione di queste forme di governo era stata la fortuna militare e
politica di Roma, riuscendo a conservare il proprio potere. La creazione del diritto è influenzata
anche dalle forme di governo, perché sono gli organi del governo gli autori di una parte del “ius”.
Quando parliamo del senato, in origine era l’assemblea dei patres, ma nella repubblica il senato
cambia il potere di indirizzare le forme di governo, per quanto riguarda la formazione invece il
senato non è più composto dai patres delle ex gentes, ma è composto da ex magistrati che sono i.
rappresentanti del popolo ed hanno un’azione di governo della realizzazione delle direttive
impartite dal senato, e loro svolgono questa loro attività in un continuo dialogo con i senatori. I
magistrati a Roma in questo periodo sono in numero crescente, perché il loro ruolo è strettamente
connesso con la gestione della politica, più grande diventa l’impero, più velocemente si espande
verso la costituzione di un impero, il ruolo dei magistrati è sempre più importante. Ogni
magistrato terminato il proprio periodo di carica maturava un’aspettativa di entrare nel senato,
quindi il console, il censore, il pretore una volta conclusa la loro carica potevano entrare in senato.
3 tipi di assemblee popolari, che hanno un potere giudiziario, elettorale e legislativo:
1) comizio curiato (vengono affidati dei compiti sempre di più solo sacrali);
2) comizio centuriato (comitiatus massimus, che nasce dallo schieramento del popolo in armi);
3) comizio tributato.
Ma abbiamo un’altra forma di assemblea, il “concilia plebis tributis”, una forma di riunione di soli
plebei. Plebei che volevano più importanza polito-militare e quindi e si allontanano da Roma nel
494 a.C. prima secessione della plebe
I tribuni della plebe, invece, portavano avanti le richieste della plebe, nel 471 erano 4, e già dal 462
a.C. i tribuni portavano già avanti tra cui Terentilio Arsa portava avanti la richiesta che il diritto
doveva essere messo per iscritto, le 12 tavole nasce proprio a seguito di questa pressione della
plebe e che solo nel 471 riesce ad ottenere il risultato voluto con il DECEMVIRATO LEGISLATIVO
che ha il compito di mettere per iscritto le leggi, ma sono anche magistrati che in quel periodo
guidano la repubblica e ha una durata. Dal 449 abbiamo il ripristino della precedente forma di
governo. Mentre nel 367 che è un momento di svolta vengono pubblicate alcune regole, i plebei
potevano raggiungere se votati il consolato, la distribuzione dei debiti che immiserivano
fortemente il ceto plebeo, l’ultima riguardava il possesso generale della gens.
Era necessario che ci fossero dei magistrati più importanti, a cui venivano assegnati compiti con
più rilievo, e venivano eletti dal comizio centuriato, mentre i magistrati minori venivano eletti dal
comizio tributo. Le magistrature maggiori sono:
1) Consoli, dotati di imperium comando militare e legato all’amministrazione politica e giudiziario;
2) Pretori, dotati di imperium, loro sono i magistrati che svolgono un ruolo fondamentale rivolto
allo svolgimento del processo e alla giurisdizione (che si riferisce all’amministrazione della
giustizia);
3) Censori, privi di imperium, che hanno un ruolo di controllo morale e sociale all’interno della
società, ma anche il compito della censura non solo in termini morali del comportamento della
popolazione, ma anche calcolo e ricchezza della popolazione, rientrando nel piccolo gruppo di.
Magistrati maggiori.
I principi fondamentali per i magistrati devono essere dotati di collegialità, importante perché è un
principio che serve all’autocontrollo, un altro principio è l’annualità della carica, senza limite
temporale sarebbero diventati degli eterni governatori della città.
I magistrati devono essere dotati anche di “potestas”, potere di compiere ciò che quella
magistratura richiedeva.
Le magistrature minori sono invece il frutto dell’assemblea popolare dei comizi tributo che sono:
1) Vigintisexviri, dotati di potestas, un gruppo di 26 magistrati, svolgevano. Dei compiti legati alla
gestione della città;
2) Questori, dotati di potestas,
3) Edili, dotati di potestas,
Ma anche i plebei eleggono dei propri rappresentati (tribuni della plebe) e vengono eletti dalle
assemblee della plebe, che diventano dei veri e propri magistrati, e quando la lotta tra patrizi e
plebei viene meno le magistrature dei plebei diventano tappe del “cursus onorum”.
I consoli erano dotati di:
1) Imperium maius, il potere di convocare le assemblee e propongono le leggi;
2) Suprema potestas, hanno il comando dell’esercito;
3) Coescitio, potevano reprimere chi usava una serie di comportamenti dannosi verso la
repubblica;
4) Epinimia, il potere dare il nome all’anno.
I pretori hanno un potestà inferiore al console, anche loro possono convocare senati assemblea
popolari, in assenza dei consoli possono sostituirsi ad essi e anche loro sono dotati di imperius e
possono amministrare la giustizia, a fianco alla figura del pretore urbano nasce nel 242 la figura del
“pretore peregrino” che amministrano la giustizia e mentre il pretore urbano amministra la
giustizia tra cittadini con l’espansione dell’impero sia arrivò a dover realizzare la figura di un altro
magistrato quello peregrino, da qui si ha un innovazione del diritto in quanto inizialmente era
basato su costumi e usanze romani che non potevano essere usati con gli stranieri che facevano
parte dell’Impero e si creò un diritto valevole su tutto il territorio romano.

Distinzione tra ordinamento centuriato, riunione del popolo armato, disposizione del popolo
romano che non era una massa indistinta e l’ordine del popolo si rifaceva ad una divisione in tre
tribù e curie, ma le fonti fanno 4irferimento ad un ulteriore criterio di ripartizione, che parte dalla
monarchia etrusca dove il popolo era ripartito anche secondo un criterio che non era solo quello
delle curie., ama anch3euna distribuzione correlata con al formazione dell’esercito, schieramento
del popolo romano come veniva riportato in battaglia, ordinamento popolare abbastanza
complesso, questo ordinamento era la base delle assemblee popolari. Le nostre fonti attribuiscono
questa riforma ad uno degli ultimi re romani, Servio Tullio, questo ordinamento presuppone un
numero rilevante di cittadini romani adatti alle armi. All’interno di ogni centuria vi era un numero
variabile di uomini. L’ordinamento era distribuito in 5 classi sulla base della ricchezza, il che vuol
dire che era stato effettuato un censimento, operazione che a Roma era effettuata naturalmente
da un magistrato, il censore, che effettuando il censimento riesce ad organizzare la popolazione:
Equites, sono i cavalieri, coloro in grado di potersi permettere un cavallo e delle armature
1) Fanteria, il loro patrimonio era stimato in 100.000 assi o più, e potevano difendersi con
un’armatura pesante e completa e da uno scudo, e nello schieramento svolgono da un lato un
ruolo più significativo ma hanno anche maggiore protezione e avranno di conseguenza anche più
vantaggi durante la spartizione dei beni, a loro vengono attribuite 40 centurie di seniores e 40 di
juniores (80 centurie tra anziani e giovani);
3) Censo da 75-100.000 assi, anche loro potevano essere dotati di un’armatura completa ma non
come i cittadini del primo schieramento, a loro vengono attribuite 10 centurie di seniores e 10
centurie di juniores;
4) Censo tra 50-75.000 assi, potevano armarsi, a loro vengono attribuite 10 centurie di seniores e
10 centurie di juniores;
5) Censo tra 11-25.000 assi, dal punto di vista numerico è la parte maggiore della popolazione,
coloro che per primi vengono lanciati per combattere (che dipende comunque dalla modalità di
schieramento dell’esercito), a loro vengono attribuite 15 centurie di seniores e 15 centurie di
juniores.
Questa distribuzione ci fa pensare ad una popolazione demograficamente forte, e questa modalità
costituisce anche la base della convocazione dell’assemblea popolare per eccellenza, il comizio
centuriato. Quando il popolo viene chiamato a votare secondo questo schieramento i più ricchi
avranno un numero maggiore di centurie che avranno più unità di voto. Quando viene convocato il
comizio centuriato si vota partendo dai più ricchi, in teoria sono gli uomini cittadini romani
potevano vitare, questo vuol dire che i più ricchi hanno un numero di voti maggiore, le assemblee
erano ripartite in 193 centurie e ne facevano parte 18 equites e 175 pedites (fanti).
Livio ci dice che difficilmente si andrò oltre il voto della terza classe, perché siccome si votava
gradualmente quando si raggiungeva la maggioranza la votazione finiva. Il comizio centuriato è
quindi basato sull’ordinamento centuriato, per quasi tutta l’età repubblicana. Il comizio centuriato
viene convocato per eleggere i magistrati maggiori (consoli, pretori, censori), votazione delle
leggi, e più precisamente di quelle leggi che venivano identificate come più importanti (se entrare
in guerra o no) ma al comizio centuriato viene attribuita anche la possibilità di emanare dei
verdetti di condanna a morte, quindi era il popolo che poteva confermare quella che era la
condanna che veniva emanata dai magistrati maggiori e quindi potevano modificare quel verdetto.
Il comizio tributo con Servio Tulio ripartisce il territorio che formava Roma in distretti, inizialmente
in 4 tribù, ma man mano che i Romani conquistano territori il numero delle tribù aumenta, e il
numero massimo di tribù sarà di 35, e quindi i cittadini a scendo a del luogo della loro domus
(sede, casa) erano iscritti ad una di quelle 35 tribù. Quindi il cittadino romano i base a quella che
era la sua appartenenza faceva parte ad una delle curie, lo stesso cittadino, in base alla ricchezza
veniva collocato in una delle 5 classi di censo, in base al luogo in cui aveva la sede veniva attribuito
in una delle 35c tribù. Le tribù rustiche erano 31, mentre le urbane erano 4, le tribù urbane erano
le tribù originarie di Roma, e venivano iscritti coloro che non avevano una sede, tutti coloro che
invece avevano una sede materiale, un fondo, venivano iscritte ad una delle 31 tribù rustiche.
Quando si veniva chiamati a votare ognuna delle tribù esprimeva un voto, quindi i piccoli i medi e i
grandi proprietari terrieri avevano più voti dei nullatenenti. Anche questa assemblea vedeva la
partecipazione dell’intero popolo romano. Le competenze del comizio tributo avvenivano le
elezioni dei magistrati minori, venivano approvate le leggi ordinarie in quanto il comizio tributo
veniva convocato in una maniera più veloce, ed è chiaro che il comizio tributo era quello che più
ampiamente esprimeva il voto dell’intero popolo romano.
La ricchezza di Roma era basata sull’agricoltura, ma con lo sviluppo dovuto al passato del tempo si
incentrerà anche sugli scambi commerciali.
L’ultima assemblea, di soli plebei, concilia plebis tributa, che vengono convocati e riuniti secondo il
criterio territoriale, dove eleggevano i magistrati dei plebei (tribuni della plebe), I plebei hanno dei
propri magistrati e delle proprie leggi.
Le XII tavole sono un nuovo modo di produzione del diritto, furono i decemviri che hanno redatto
le XII tavole, ed era un collegio formato da 10 magistrati i quali avevano il compito di prendere
ispirazione dalle leggi affermate precedentemente in Grecia e riformarle per dare una legge scritta
a Roma, queste tavole nascono dalla spinta della plebe che prende ispirazione dalle forme di
governo democratiche della Grecia, i plebei richiedevano leggi scritte ma soprattutto uno stato
democratico che permettesse loro di partecipare alla vita pubblica e politica, attraverso queste
richieste si arrivò alla compilazione di queste tavole che successivamente saranno sottoposte
all’interpretazione dei giuristi.
Il diritto nasce a Roma, e la legge delle XII tavole nasce si su modello greco ma il diritto come
scienza nasce a Roma e questa particolarità nasce dalla formazione di un gruppo di intellettuali
chiamati giuristi che attuavano. L’interpretazione delle fonti legislative, le spiegavano, le
scrivevano e offrivano responsa. Quindi in età più antica il diritto era fondato su mores e sulla legis
regae e dopo la redazione delle XII il diritto si svilupperà su di esse e sull’interpretazione che
davano i giuristi. Le XII trattavano delle norme sul processo, sulla famiglia, responsabilità attinenti
al diritto criminale e sui diritti civili, nei primi versetti possiamo notare delle spiegazione sui diritti
del processo, mentre più avanti troviamo riferimenti che fanno capo al diritto della famiglia, e in
più vi erano riferimenti sulla patria potestas e con le leggi delel XII si poneva un limite al potere del
pater familias che una volta venduto il figlio per più di tre volte andava a perdere i diritti della
patria potestas su di esso, che era una nuova forma di diritto (allontanamento del figlio dal pater)
(emancipatio).

-Il diritto a Roma nell’età del principato (27/23 a.C.-287 d.C.

-Il diritto a Roma nell’età del dominato (età giustinianea 287 d.C-565 d.C.)

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