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Teoderico restauratore dell’ordine romano

In questo testo anonimo, scritto nell’Italia ostrogota dopo la morte di Teoderico e probabilmente nel
quinto decennio del secolo VI, si esalta la figura del re, insistendo sui temi tipici della sua propaganda che
lo presentava come continuatore dell’ordine romano e anzi suo restauratore. Di Teoderico si esalta il
recupero della tradizione imperiale (giochi, annona, imprese edilizie), accostandolo addirittura a Traiano.
Al di là della veridicità del racconto (che pure trova conferme, quanto all’edilizia, nei dai archeologici), ciò
che più interessa è la volontà di Teoderico di presentare il proprio regno in termini di continuità con il
modello romano. Del resto, l’Italia ostrogota era, tra tutte le province dell’Occidente, quella che nel primo
secolo VI aveva mantenuto in miglior stato le infrastrutture economiche, politiche e istituzionali romane:
ciò rendeva possibile e sensato il tentativo di Teoderico di riprendere il modello di governo imperiale.

(57). Et moritur Constantinopolim Zeno imperator, et factus est imperator Anastasius. Theodericus enim in legationem
direxerat Faustum Nigrum ad Zenonem. At ubi cognita morte eius antequam legatio reverteretur, ut ingressus est
Ravennam et occidit Odoacrem, Gothi sibi confirmaverunt Theodericum regem non exspectantes iussionem novi
principis. (58). Vir enim bellicosissimus fortis, cuius pater Walamir dictus rex Gothorum, naturalis tamen eius fuit, mater
Ereriliva dicta Gothica, catholica quidem erat, quae in baptismo Eusebia dicta. (59). Ergo praeclarus et bonae voluntatis
in omnibus, qui regnavit annos XXXIII, cuius temporibus felicitas est secuta Italiam per annos triginta ita, ut etiam pax
pergentibus esset. (60). Nihil enime perperam gessit. Sic gubernavit duas gentes in uno Romanorum et Gothorm, dum
ipse quidem Arrianae sectae esset, tamen nihil contra religionem catholicam temptans: exhibens ludos circensium et
amphitheatrum, ut etiam a Romanis Traianus vel Valentinianus, quorum tempora sectatus est, appellaretur, et a Gothis
secundum edictum suum, quo ius constituit, rex fortissimus in omnibus iudicaretur. Militiam Romanis sicut sub principes
esse praecepit. Donum et annonas largitus quamquam aerarium publichum ex toto faeneum invenisset, suo labore
recuperavit et opulentum fecit. […] (67). Per tricennalem triumphans populo ingressus palatium, exhibens Romanis
ludos circensium. Donavit populo Romano et pauperibus annonas singulis annis centum viginti milia modios et ad
restaurationem palatii seu ad recuperationem moeniae civitatis singulis annis libras ducentas de arca vinaria dari
praecepit. […] (71). Hic aquae ductum Ravennae restauravit, quem princeps Traianus fecit, et post multa tempora

G. Albertoni, S.M. Collavini, T. Lazzari, Introduzione alla storia medievale, Il Mulino


Capitolo XVIII, 507. I regni romano-barbarici
aquam introduxit. Palatium usque ad perfectum fecit, quem non dedicavit. Portica circa palatium perfecit. Item Veronae
thermas et palatium fecit et a porta usque ad palatium porticum addidit. Aquae ductum, quod multa tempora destructum
fuerat, renovavit et aquam intromisit. Muros alios novos circuit civitatem. Item Ticino palatium thermas amphitheatrum et
alios muros civitatis fecit. (Anonymi Valesiani pars posterior, ed. Th. Mommsen, cc. 57-60, 67, 71, in Chronica minora
secc. IV. V. VI. VII., Berlino 1882 (MGH, Auctores Antiquissimi, IX), pp. 322-24).

(57) A Costantinopoli muore l’imperatore Zenone e fu fatto imperatore Anastasio. Teoderico aveva inviato come
ambasciatore a Zenone Fausto Nigro, ma saputo della sua morte prima che l’ambasciata facesse ritorno, non appena
entrò a Ravenna e uccise Odoacre, i goti lo fecero re, senza attendere l’indicazione del nuovo imperatore. (58) Egli fu
un uomo forte e bellicosissimo. Suo padre fu Valamerico, re dei Goti, del quale fu però figlio naturale; la madre, di nome
Ereriliva, era gota ma cattolica e dopo essere stata battezzata aveva assunto il nome di Eusebia. (59) Egli fu illustre e
generoso nei confronti di tutti e regnò 33 anni. E ai suoi tempi la prosperità si diffuse tanto in Italia per 30 anni che ci fu
anche pace per i suoi successori. (60). Teoderico infatti non operò mai se non a ragion veduta. Così riuscì a reggere,
sotto un solo governo, due popoli, i romani e i goti. Sebbene fosse ariano, tuttavia non fece nulla contro la religione
cattolica. Organizzò i giochi nei circhi e gli spettacoli negli anfiteatri, tanto da essere chiamato dai Romani Traiano e
Valentiniano, i cui governi cercò di imitare. Anche dai goti, grazie all’editto in cui raccolse le leggi, fu considerato un re in
tutto e per tutto grandissimo. Ordinò che gli uffici pubblici (militia) continuassero, per i Romani, come erano stati sotto gli
imperatori. Elargì doni e razioni alimentari (annona), sebbene avesse trovato un erario nel quale non restava che la
paglia, grazie al suo impegno lo reintegrò, facendolo ricco. […] (67) In occasione del trentennale del suo governo entro
nel palazzo celebrando un trionfo davanti al popolo, offrì ai romani i giochi nel circo. Al popolo romano e ai poveri diede
ogni anno razioni alimentari per 120.000 moggi (di grano). Ordinò che ogni anno fossero devolute 200 libbre dal
magazzino di raccolta del vino per il restauro del palazzo e alla ricostruzione delle mura di Roma. […] (71) Restaurò
l’acquedotto di Ravenna, che l’imperatore Traiano aveva fatto costruire, e dopo molto tempo tornò a farvi scorrere
l’acqua. Completò del tutto il palazzo, ma non riuscì a inaugurarlo. Costruì dei portici intorno al palazzo. Inoltre a Verona
costruì le terme e un palazzo e aggiunse un portico che correva dalla porta della città fino al palazzo. Restaurò
l’acquedotto, che da lungo tempo era in rovina, e vi fece scorrere l’acqua. Circondò con altre nuove mura la città. Anche
a Pavia costruì il palazzo, le terme, l’anfiteatro e nuove mura della città.

G. Albertoni, S.M. Collavini, T. Lazzari, Introduzione alla storia medievale, Il Mulino


Capitolo XVIII, 507. I regni romano-barbarici

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