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LA ZECCA DI MILANO
NEL SECOLO XV

DOCUMENTI

NOTE

PBK

DAMIANO MUONI

ASTI, 1865
TIPOGRAFIA RASPI E COMPAGNIA.

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*^7 ^< X*'

LA ZECCA

DI

MILANO

NEL SECOLO XV

DOCUMENTI

PER

DAMIANO MUORI

NOTE

PROPRIET LETTERARIA

Edizione di

soli

200 esemplari.

(EstraUo dalla hivtsta della Numismatica antica


diretta dal cav.

Maggior a-Vergano

- Fase.

moderna

IV. )

32

33z

Alla gentile tua insistenza non posso altrimenti corrispon-

dere che coll'inviarti alcuni documenti sulla storia metallica


di Milano, ritratti dagli originali esistenti in questi

Archivi

la luce che riflettono

non appariranno senza interesse per


sopra una zecca splendida e ricca quanto

ogni altra primaria

d' Italia.

di Stato, persuaso, che

Ho
-vidi

scosso la polvere de' secoli, e non fu senza diletto che

scaturire nomi,

ragguagli,

procedimenti

fatti

poco

noti o totalmente scomparsi nell'oblio.

Accogli

pi

lieti

augurii per la Rivista, a cui la tua so-

lerzia e intelligenza stanno per infondere novella vita, e cre-

dimi quale mi pregio

di essere tuo

Deditissimo Amico

Damiano Muoni.

CENNI SULLA ZECCA DI MILANO

( Letti all'adunanza inaugurale

dell'Accademia Storico- Archeologica di Milano

il

giorno 28 gennaio 1866^.

La zecca milanese risale agli ultimi tempi della dominaLe monete che, giusta il Verri, furono bat-

zione romana.

tute in quel torno, daterebbero dall'anno 364,

montava

lente

al trono, sino all'anno 408,

in

in

cui

Va-

cui

Arcadio

cessava di vivere a Bisanzio. Recano esse generalmente

Tesergo

le lettere

M. D. P.

col motto: Mediolani


sotto

il

nome

S.,

voglionsi

pecunia signata;
sono

di solidi aurei,

segnate dalle sigle M.


pitale d' Insubria:

che

D.,.

ma

quelle d'oro, note

semplicemente

contras-

che accennano del pari alla ca-

MEDIOLANVM.

Nelle due cronache dedicate da Galvano Fiamma,

ad Azzo Visconti, signore


stui,

di

Milano, l'altra allo zio

l'arcivescovo Giovanni, narrasi

dosio

il

al-

interpretare

come

l'

1'

una

di co-

imperatore Teo-

vecchio accordasse, nell'anno 390, al santo vescovo

Ambrogio

e ai suoi successori

il

diritto

di battere e di

mu-

tare moneta.

Se non vogliamo renderci mallevadori del racconto del Fiamma, non v'ha dubbio per che l'antico privilegio venisse
confermato
prima dai re Longobardi
per la testimonianza che ne rendono due preziosi nummoli, ambi coniati
,

in oro e appartenenti ai re Liutprando e Desiderio; poi


altri

monarchi

dell'illustre dinastia di Carlo

Magno,

il

da

quale,

romano, fondavane uno


puro argento da lui introdotta

abolito l'antico sistema monetario

nuovo, per cui la libbra

veniva divisa in venti

scuno

di questi

danari.

di

parti

eguali,

in altre dodici

chiamate soldi,

porzioni

simili,

cia-

denominate

8
Parecchie monete

di

quest'epoca portano la nota leggenda:

CHRISTIANA RELIGIO,

Lodovico

e alcune di

il

Pio un

tempietto a quattro colonne con una croce nel centro,

il

cui

significato and soggetto a varie interpretazioni.

Lotario, re
genitore,

d' Italia,

Ugo

di

associato, verso

Provenza

il

931, al trono del

arricch di altri privilegi la

(1),

zecca dei vescovi di Milano, i quali continuarono a valersene, finch il primo Federico di Svevia, distrutta la citt
nel 1162, batt moneta nella torre di un villaggio poco discosto, che ritiensi fosse

Noceto

(2).

Allora la lira istituita

da Carlo Magno appellossi imperiale, e fu nelle varie sue


Ma dopoch i Milanesi, col-

frazioni imitata in tutta Italia.

a Legnano la prepotenza stra-

l'aiuto fraterno, rintuzzarono

niera, riebbero colla pace stipulata a Costanza

27 giugno

1183) la contrastata regalia, e continuarono a battere


neta imperiale nella patria officina col

Enobarbo, poi con quello degli altri

nome

mo

stesso del vinto

imperatori

re

che

tennero nominalmente

l'alto dominio di questa contrada. Tutrepubblica


Ambrosiana stamp alcune monete
prima
tavia la
prive del nome de' Cesari, e recanti in quella vece da un

Dopo

(2)

giro

l'eccidio di

Ugo

mezzo

Fumagalli nella dissertazione

XVI

di

UGO LOTHARIO REGES.

Milano, scrive

delle Antichit Longobarde e

monogramma

nel

Esistono monete di entrambi costoro col

(1)

e colla leggenda in

il

maggiori furono privati del


privilegio della zecca. Per altro essa continu come dianzi a coniar danari,
Milanesi,

nostri

con questa differenza per che la direzione della medesima venne

ad un
Siamo di

affidata

tedesco ufficiale, laddove era in addietro

dal principe

amministrata dai no-

ci assicurati da Ottone Morena, il quale, sotto l'anno 1163, afferma che nel borgo di Noceto o Noceta ( detto oggi anche Noseto), luogo presso
il monistero di Chiaravalle a circa tre miglia da Milano distante, dove dopo

stri.

erano molti de' suoi abitanti, e dove pure vi


aveva un palazzo per risiedervi V imperiale ministro, era stata formata una
zecca, e che il danaro ivi coniato, custodivasi in quella grandissima torre che
in onore di Federico era stata in quel borgo innalzata dal tedesco sovrintendente
la distruzione della citt ridotti si

alle di lui monete, Rodolfo di nome.


Precedentemente ed anche posteriormente a quest'epoca la zecca della citt era posta nella via che ancora si
denomina San Mattia alla Moneta. Nel secolo xv veniva trasportala da Galeazzo Maria Sforza nell'altra via poco lontana e comunemente nota sotto il

nome

di

Zecca Vecchia, per essere finalmente trapiantata in tempi a noi pi


lungo il grande

vicini nel luogo, ove ancora si trova, presso ai bastioni e

stradone della Moscova che dai Pubblici Giardini conduce alla piazza d'Armi
ed al Castello.

tato

simbolo della Redenzione col

il

e dall'altro

nome

il

l'

immagine

ornamento che prima

tra,

nome

intorno della

citt,

Ambrogio colla mi*


Federico non era generalmente

di

di S.

in uso.

comunque

la lira milanese,

Del resto

ebbe mai, dice

il

Mulazzani, a cagione

chiamasse,

non

dell' originario

suo

si

enorme volume, alcuna moneta reale che la rappresentasse


finch dal grande suo istitutore
zesca, in cui
rabili

si

coniarono

non

si

giunge

all'

epoca Sfor-

primi testoni, veramente ammi-

per arte ed equivalenti in peso a due

lire italiane ab-

(3). Tale moneta and assai meperciocch, mentre dapprincipio pesava

bondanti dei nostri giorni

nomando

di titolo,

7963, 200 puri grani, in rapporto al vero ed

naro

di fino argento, si ridusse

dopo

il

da-

effettivo

volgere

molti

di

secoli a soli grani 67, 712.

Mediante diploma 16 novembre 1311 Enrico VII

Romani concedeva non meno

re

larghi privilegi de' suoi

dei

pre-

decessori alla zecca di Milano, ove tra le altre monete intitolate

a quell'Augusto, imprimevasene una

nome

col

di

puro argento

suo e con quello della Citt, coli' effigie di S.

Ambro-

gio seduto da una parte, e con quella de' SS. Gervaso e Protaso

Azzone Visconti, che signoreggiava Milano


verso la met del secolo x-iv (1330-39), fu il primo a stampare sul numerario il proprio nome; e le monete degli altri Visconti suoi successori (1339-1447), quelle della seconda
repubblica Ambrosiana, contraddistinte dalla scritta Comunitas Mediolani
(1447-1450), e meglio ancora quelle degli
Sforza addimostrano maggiore gusto nel disegno e una fiin piedi dall'altra.

nezza non comune

La

d'

zecca milanese

intaglio.
si

sostenne ancora sotto

due

re

di

Francia, Luigi XII (1500-1512) e Francesco 1(1515-1522),


e sotto l'imperatore Carlo
la

(1536-1540);

lunga dominazione spagnuola

(3)

Veggasi

il

di questi testoni, appartenente a

tempo.

H97,

1540-1707

scadde durante
),

per risorgere

quarto documento da noi prodotto. Abbiamo gi pubblicato nel

nostro lavoro sulla Famiglia Sforza

dell'anno

ma

la

una bellissima prova di zecca in rame


il Moro
e recante l'indicazione
clie apparisca nelle monete milanesi del

Lodovico

prima data forse

10
poi dal 1771 al 1780 sotto
e giungere all'apogeo sotto

nel 1807, inauguravasi

la

imperatrice Maria Teresa

l'

(4),.

primo regno d'Italia, quando,


nuova monetazione simile alla
il

francese, quantunque in alcune raccolte pubbliche e private,

ed anche nella nostra,

si

rinvengono saggi non meno lumi-

nosi dell'anno 1806 e degli anni precedenti, mentre ebbero


effimera vita le due repubbliche Cisalpina e Italiana.
Illustrarono la parte iconografica della numismatica mila-

nese

Muratori, l'Argelati, lo Zanetti,

il

Bellati,

il

Robbia,

il

Giulini,

il

il

Carli,

il

Bellini,

il

Litta ed anche l'autore di

questo cenno, troppo breve perch egli possa spendervi altra

parola sotto questo rapporto.

Ai soldi d'oro, ancora in corso all'epoca longobarda, furono pi tardi sostituiti i pondi e le lire o libbre d'oro, equivalenti al pondo, le onde d'oro, che ne erano la duodecima
parte, i mancosi d'oro, moneta di tributo coniata in Costantinopoli,

ma

d'

incerta etimologa. Oltre le lire,

denari specialmente in uso all'epoca dei Carolingi

soldi e
si fa

pure

menzione nelle antiche scritture dei fremissi, degli ottelini


e massime dei quattrini, conosciuti sino dall'anno 852 sotto
il nome di denarius quattrinus. Ne' primi tempi dopo il se.
colo xi circolavano

tavano una d'argento

terzoli (1158),
(5),

che di

ne con-

tre parti

marabuttini (1190),

quartiroli

80 davano una marca


d'argento, moneta ideale corrispondente a mezza libbra o

(1220), gli

sei
(4)

once

ambrosini (1290),

di

cui

di argento.

Alla riordinazione delle monete in quest'epoca attese

siglio di

Economia presieduto dal conte Gian Rinaldo

gnatamente

il

supremo Con-

Carli -Rubli,

ma

se-

barone Stefano de Lottinger, conte


Pietro Verri e conte Cesare Beccaria Bonesana, che non pago di combattere
animosamente la sferza ed il carnefice, cooperava cogli illustri suoi amici,
vi si applicarono

fra cui lo stesso

consiglieri,

Verri, a tirare

economico del paese.


(5) Tale almeno l'opinione
lettere al Bellati scrive:
fosse cos detta
tosto

del

il

Governo

di parecchi autori

rna lo Zanetti

non sono per persuaso che

la

moneta

nelle

giaccli

non

si

una moneta

pu con tanta franchezza

tuta della mela del valore della moneta antecedente;

rispondeva alla met del valore


quella dei terzuoli.

che valesse la

dell'

imperiale

lira

sue

de' terzuoli

per esservi in essa solamente la terza parte di argento;

che fosse cos chiamata par essere


soldo,

migliori vie per l'assetto

nelle

ma piut-

terza

parte

asserire, ch'essa fosse bat-

ma
)

solamente, ch'essa cor-

che io credo posteriore a

II
Si batterono successivamente fiorini d'oro, del

32

soldi imperiali, grossi, pegioni


sestini, bissale,

tini,

cale casa Visconti

),

(6),

cosi chiamate
di cui tre

insegna della

dall'

davano

il

64

valore

due

nari imperiali, ducati d'oro del valore di


ossia di

terzuoli, ossia di

du-

due da-

di

fiorini

d'

oro,

farnesi del valore di 3 soldi im-

soldi imperiali,

ambrosini grossi d'argento del valore

periali,

valore di

soldini, quattrini, quin-

soldi imperiali,

di

soldi di

bizantini d' argento del

valore di 6 soldi imperiali, doppie di Spagna in oro del valore di 16 soldi imperiali e ongari parimenti in oro del va-

32 soldi imperiali. Nel 1666, scrive Gualdo Priorato,


stampavano terline o quattrini, sesini, soldi, parpagliole

lore di
si

o grossi,

cio ottavi di lira in bronzo, col rovescio rappre-

sentante la figura e

TI

),

il

nome

intorno della virt

PROVIDEN-

realetti, ducatoni, flippi, scudi co' multipli

e spezzati

rispettivi ecc.
il 1725 si ommise per lunga pezza di coniar oro.
Secondo i calcoli del Mulazzani, riassunti dal Cant, il
governo Spagnuolo impresse dal 1556 al 1711 marchi

Varcato

4,019,470 lp2 d'argento che corrispondono a 201, 161, 324

mezzo in monete erose e pi di


48 milioni in oro.
Dal 1778 al 1807 si batterono nella nuova moneta meglio
che 502 milioni equivalenti a 385 milioni di franchi, poi,
decretata da Napoleone una sola moneta in Italia, secondo

franchi, oltre 13 milioni e

il

sistema decimale introdotto in Francia, la zecca

lano stamp dal primo gennaio 1807

al

di Miprimo ottobre 1813

somma di 102 milioni di franchi.


La moneta austriaca incominciata il 1 novembre

la cospicua

era

25p27

la lira del
di

grano

87 centesimi
grani

34:80

peso metrico

al titolo di

di

danari

4,

nove decimi

grani 3, cent. 30

e corrispondente a

e la sovrana d'oro di danari 11,


32 10t146, valente 40 lire austriache, o
franco. Dal primo gennaio 1815 a tutto il 1843
di franco,

3, cent.
di

(6) Piccioni,

pegiones

o tortote

si

denominavano alcune monete coniate

Giovanni Galeazzo Visconti in memoria della sua impresa


piccione o tortora col raggio del sole e la leggenda bon droit.
sotto

1823,

tolta

da

un

12
esci dalla officina
(fr.

monetaria

Milano per

di

lire

166,024,495

144,441,311).

La zecca
pregio, che

Federico

non solo

fu in ogni
i

soldi ed

sua fase avuta in

danari battuti

ai

perfino le parpagliole, le terline ed

coniati sotto la dominazione spagnuol vennero

dai Mandelli di

Maccagno, dai Gonzaga

quattrini

contraffatti

di Castiglione, dai

Tizzoni di Dezana, dai Radicati di Passerano, dai

Masserano, dai Mazzetti

di

di

Fieschi

Frinco ecc.

Dalle varie monete, recate alla zecca per

nacque

gran

tempi di

da molti

e degli altri imperatori furono imitati

ma

municipii,

Milano

di

essere

rifuse,

primo pensiero del Gabinetto Numismatico eretto

il

a Milano nel 1803 nello stesso locale della zecca per cura
del

Con

chiaro archeologo-numismatico Gaetano Cattaneo.

decreto 6 maggio 1808 venne ricostituito in Gabinetto Reale


delle Medaglie,

avvantaggi di molto colle provenienze dei


musei Caronni, Millingen, Anguissola, Sanclemente, Canonici,
e per Sovrano decreto

22 gennaio 1817

fu trasferito nel pa-

lazzo nazionale delle Scienze e delle Lettere, ove attualmente


si

trova, ed aperto allo studio del pubblico sotto le

medesime

discipline prescritte alla R. Biblioteca ivi pure esistente.

BIBLIOGRAFIA NUMISMATICA MILANESE


Fatta

astrazione

da quanto

rilevasi

disseminato

grandiose e generiche opere del Muratori,

dell' Argelati,

Bellini, del Carli, dello Zanetti, del Leblanc, del


altri sulla

nelle

del

Lelewel e

di

numismatica milanese, ne trattarono in modo pi

speciale e distinto le seguenti disposte in ordine cronologico.


Collezione delle gride ed editti pubblicati in Milano circa

monete dall'anno 1315

(Essa citata dallo


Zanetti nelle sue lettere pubblicate non ha guari dal Biondelli, ma non avvi alcun cenno del compilatore, del luogo
le

fino al 1724.

e dell'anno della sua pubblicazione

Gridario

relativo

ed al corso delle monete nello Stato di


Milano dal 1541 al 1796 (Tale gridario ordinato da Fran-

alla fabbricazione

cesco Predari nella Biblioteca Milanese di Brera consta di

N. 140 gride)

Lautii Michaelis

I.

C. Fisci Patroni,

Al-

13
legationes juris et facti super prcetenso
sco contro,

III.

argumento pr Fi-

Don Mar Unum a Leyva, 1 587 Alludono

al valore del ducato

Consilia de monetis

d'

oro largo

Menochio

Giacomo,

De

Sta nell'opera di Bidellio,

esse

monetis

Rovida Alessandro, Informatane del Fisco sopra la maZerbi, Discorso interia delle monete, 12 novembre 1596
Ferrario Bartorno al banco di S. Ambrogio, Milano 1599
tolomeo, Tariffa del valore delle monete d'oro e d'argento
dall'anno 1359 a tutto Vanno 1673, nel quale si -vede fedelmente descritto T aumento che hanno fatto delle monete di
Ditempo in tempo, Milano, G. B. Ferrario, in-12, 1673
mostrazione che lo scudo d'oro ne' tempi passati sia sempre
stato il medesimo che la mezza dobla d'oro, Milano, 20 a-

prile 1675.

De

Giovanni,

Sitone de Scotia

antiquis

et

modernis in Insubria monetis elucubratio, Mediolani, anno


1713. (La terza edizione sta nel tomo II dell' Argelati colche dil' aggiunta di una dissertazione dello stesso autore
mostra il prezzo degli antichi ducati d'oro in oro e di altre
osservazioni monetarie da esso raccolte dal 1161 fino all'anno
1732.
Rappresentazione della citt di Milano a Sua Ec-

memorie

cellenza sull'affare delle monete,

agosto, 1737.

773

dal

fig.

Giulini Giorgio,

campagna di Milano nei secoli bassi


1447) divise in 9 parti, Milano, Bianchi, 1760-

della citt e
al

1765, voi. 12, in-4

fig.

dell'autore per qura di

Ristampate con note, aggiunte,

Massimo Fabi, Milano,

e vita

Fr. Colombo,

Beccaria Cesare, Del disordine dei rimeStato di Milano nel 1762, Milano,
monete
Caro Pietro Antonio, Risposta ad un amico

1853-1857
dii delle

Milano, 13

Latuada Serviliano, Descrizione di Milano,

Milano, Cairoli, 1737, voi. 5, in-8

Memorie

due,

).

nello

1762, in-8

sopra

il

le

monete

nello Stato di

Milano,

Milano, 1762, in-8

Verri Alessandro, Riflessioni in punto di ragione sopra

Del disordine e
Milano P. P. 1. C.

libro intitolato:

dello Stato di

de'
(7),

rimedi

delle

monete

Milano, 1762, in-8

Verri Pietro, Dialogo tra Fronimo e Simplicio sul disordine


delle
(7)

monete

nello Stato

di Milano,

Queste sigle significano: Pascolo per

Lucca,

cogl....

1762,

E una

difesa

sarcastica ironia dello scritto precedentemente citato dal Beccaria.

in-8

fatta

con

14

Gian Rinaldo, Osservazioni preventive al piano intorno


alle monete di Milano, Milano, 1766, in-4
Verri Pietro,
Consulta sulla riforma delle monete dello Stato di Milano
presentata al Magistrato Camerale da inoltrarsi alla R.
Corte il 20 aprile 1772 Inserita ne' Scritti vari ordinati da
Giulio Carcano e preceduti da un saggio civile sopra l'autore per Vincenzo Salvagnoli, Firenze, Lemonnier, 1854 ).
Carli

Museum Nummarium

Wild, 1782, in-8

Marelli, 1783, in-4

ad Rhenum,

Viscontianum, Traiecti

Verri Pietro, Storia di Milano, Milano,

Ristampata pi volte

del Frisi, del Custodi, del Ticozzi, del

colle continuazioni

De Magri

e del Lissoni

Robbia Lodovico, Dissertazioni antiche monete Midall'Almanacco


lano
Milano per l'anno 1794, in-32
Rapporto progressivo ed
tornese
milanese, del franco
milanese, Milano, senza data
Tochon d'Annecy, Notice sur une medaille de
Philippe Maria Visconti due de Milan, Paris, Michaud, 1806,
Sistema monetario del regno
Verona, 1808,
di

sulle

(Estratto

fig.

di

esatto

alla

della

lira

alla

in-12.

in-4

in-8

d'Italia,

Rosmini Carlo,

Dell'istoria di Milano,

Milano, Manini e Rivolta, 1820, in-4

La

libri

XVIII,

spiegazione

delle

tavole contenenti anche le monete venne scritta dal dottore

Giovanni Labus
Milano, 1819

Litta

In corso di

Pompeo, Famiglie celebri italiane,


stampa e continuate dopo la morte

del Litta da Federico Odorici, e da altri autori-), in fog.


(

Veggansi

le famiglie

ducali

fig.

milanesi dei Visconti e degli

monete procedenti dal museo del conte


Costanzo Taverna, Milano, 1843, in-12 ( Le monete milanesi
di* questo museo sono da Onorio a Francesco II d'Austria)
Mulazzani Giovanni, Della lira milanese dall' anno 1354

Sforza

Medaglie

al 1778, Milano,

1843

in-8 (Sta

anche nel

voi. II della Sta-

XV

Medico -Economica di Milano dal secolo


fino ai
nostri giorni del dott. Giuseppe Ferrano
voi. II, cap. X,
Lo stesso,
pag. 276-284, Milano, Guglielmini, 1840-1850)
Sulla zecca di Milano dal secolo XIII fino ai giorni nostri,
Milano, 1844 ( Sta anche nella Rivista Europea del 1844 )
tistica

Lo

stesso, Discorso sulla

in Milano dal

Diario ed Atti

1554

monetazione della

al 1771, Milano,

dell' Accademia

1848

Spagna coniata
(

Sta anche nel

Fisio-Medico-Statistica di Mi-

15

Accademico 1848) -- Muoni Damiano, Cold autografi di Famiglie Sovrane ecc. Famiglia Sforza,

Anno

inno,

lezione

III

Biondelli Bernardino, LetMilano, 1858, in-8 grande fig.


tere .inedite di Guid''Antonio Zanetti sulle monete e zecche
d'Italia,
dell'

Milano, Editori del Politecnico, 1861.

(Ad

eccezione

ultima esse sono tutte dirette al Segretario governativo,

Francesco

Bellati, e si riferiscono in ispecial

modo

alle

monete

Milano e di altri luoghi di Lombardia, avvegnach il Bellati


Bertolotti Giuaveva appunto rivolte ad esse le sue indagini)
seppe, Denaro milanese di Arduino re d'Italia, Asti, 1864 (Sta
di

anche nella Rivista Numismatica antica e moderna pubblicata da Agostino Olivieri, e continuata da E. MaggioraBrambilla Camillo Moneta di ArVergano, Asti, 1864.)

doino re

La Revue Numismdtique
dal 1836, Blois-Paris,
nesi, vale

1865

Italia battuta in Milano, Pavia,

nella Rivista suddetta, Asti, 1865

si

in corso

di

I,

Sta pure

pubblicazione

occup essa pure

a dire: Nella serie

ecc., ecc.

tomo

II,

di

alle

fino

monete mila-

pag. 263, 265,

Magno, Lodovico I);


tomo X, dalla pag. 441 alla 446; tomo XIV alla pag. 476
monete di Carlo Magno; ) tomo XVIII dalla pag. 353 alla
Nella serie II, tomo IV, M. Adrien de Longpag. 366
prier dalla pag. 580 alla pag- 392 ed alla tavola XVII e
XVIII. Monnaies de Iean Galas comle de Vertus en Champagne (Le monete del conte di Virt furono divise in questo
351, 376 (monete di Lotario, Carlo

monete battute a Milano col


titolo di Signore; IL monete battute a Verona; III.
monete battute a Padova; IV. testoni col titolo di Duca); tomo
V. M. Ch. Robert, Premire lettre M. Adrien de Longprier sur quelques collections du Piemonl et de la Lombardie, pag. 197-207 et vignettes ( Parla dei medaglioni
eccellente trattato in 4 classi:

I.

milanesi del Gabinetto Numismatico di Brera, della Biblioteca Ambrosiana, delle raccolte private Morbio, Verri, Ta-

verna e Trivulzio

tomo VII, M. Ch. Robert, Lettre a M.


);
Adrien de Longprier sur cles collectiones d Italie, dalla
pag. 63 alla pag. 69, vignettes Tratta di una moneta ge(

novese e
sco

I,

di pi

ambi re

milanesi
di

Francia

ai
)

tempi
ecc.,

di

ecc.

Luigi XII

France-

16

DOCUMENTI
14

tergo

Relatio Petri de accentando

super facto

note

monete ducalis.

Ne la ducale Cecha de Milano se fabrica moneta che vale


un soldo per caduno et gline va in uno marcho cLxiiii et tegnono de argento fino per caduno marcho onze n, denari xx.
Siche computata la honorantia et manifactura, che monta
soldi vili

(8),

denari n,

fi

fabricata su soldi

(9)

Lxxmi

per

ducato. Et perche se diceva che licet nella dieta Cecha, se


.et bont; tamen per il paese non
xv de Zugno, sono tolti et recattati da

fabricasse in quella forma


se trovava cos, a d

diversi Bancheri et persone et con diligentia

marchi

li

per qualche mancamento gli

ad liga de denari

xx de argento
vi d'oro lo

vili,

nari

xx de argento

viii,

uno octavo. Et perch

vi

per marco; restano libre

quali sono lo precyo de onze n, de-

li

fino

uno ottavo, corno

et

denari

denari

quali vagliono de ducati

li

et

ir,

sono

et

tenendo onze n,

vi,

marcho

fino per

soldi 8, denari x,

vii,

pi

soldini cLxvi, per marcho,

grani

ira,

marcho, ducati

de manifactura soldi

facto per lo paese

fi

numero

trovati per adequato in


et

pesatine

quali sono trovati crescere in numero, che procede

che facta rasone valere ducati

dicto.

Se aduncha

denari x vagliono ducati

et

li

libre vii, .soldi

le

uno octavo,

manifesto

ducato valera soldi Lxxiiii, denari ni et non

et chiaro chel

Et per niente valera soldi Lxxx corno dicono alchuni.


Et pi se dice che non considerando dicti soldini per mo-

pi.

neta, la quale

ha

la sua manifactura et

li

remedij,

soi

ljll per ducato; perch valendo le diete

Lxxvm,
onze n

Sforza duca di Milano, a cui

supponia-

volendoli fondere, se potrebbeno fondere ad soldi

denari

(8) Il soldo

mo

eroso di Francesco

diretta la presente relazione, era del peso di grani 30,

di 0,368,

serva

il

davano

di

argento puro grani 11,040: quindi

Mulazzani, constava allora

metallica era di 1 d'oro


(9)

ma

di

quali, alla bont

la lira imperiale, os-

grani 220, 800, quando la proporzione

10,965 d'argento.

Forma grammaticale perduta, che

nel caso concreto

equivale a viene.

17

denari xx, ducati n, et uno octavo; et siando trovato in solsoldi Lxxvm, demodo
n
per moneta, n per
Et perci ad nisuno
(10) se trovara che siano soldi Lxxx per ducato.

dini cLxvi, ne toccara per ogni ducato

nari

1[11.

bolzonaglia

1454, 21

tergo

ottobre.

Illustrissimo Principi et Eccellentissimo

Domino Metuendissmo, Domino Francisco


Duci Mediolani
Cr emone domino etc.

corniti,

eie.

Domino,

Sfortie

Vice-

Papi, Anglerieque Corniti ac

Illustrissime et Excellentissime Princeps et Domine Domine Metuendissime etc. Ho recevute doe littere de S. V.
per lo facto di una corona falsa chi questi di proximi vi
manday, le quale littere contenon debia comandare ad Jacomo Tarpone et Francisco Carmelo che se debiano presentare da S. V. et capitare prima dal Magnifico Johanne Symoneta Sacretario di S. V. (11), per la esecutione de le quale
siando dicti Francisco Carmelo et Jacobo Tarpone substinuti
in Alexandria per certi suoj debiti, ho scrito al locotenente
di S. V. in Alexandria non li voglia relaxare di presone se
prima non danno ydonea cautione di presentare da S. V.

Ceterum perch molte de

li

S.

le

diete corone false se

spendono

una altra a le mane la qual


V. inclusa in questa, pregando Signoria Vostra

in queste parte,

mando a

me

n' capitada

voglia provedere perche in brevi ne sar

vostro payse.

Ex

Castellazio die

XXVII

tuto

pieno

il

octubris 1454.

Eiusdem Dominationis
Fidelissmus subditus et servitor

Johannes

Matheus

de

Ubertarijs

Castellacij potestas et comissarius.

(10)

Sembra che con questo vocabolo

monete peste

vogliasi

riferire

ad un ammasso di

col bolcione o bolzone per renderle inservibili.

Questo segretario ducale il celebre autore dell' opera La Sforziade,


Francesco Simonetta, primo consigliere ed amico
Francesco Sforza.

(11)

fratello al valente Cicco o


di

->

14

Supplica di Franceschino dicto


Illustrissima et Ex. ma

il

Moncino de Blassono

(12).

Madona. Essendo pi anni fa al


il Moncino

vostro fidelissimo servitore Franceschino, dicto

de Blassono, concesso imperiale privilegio per

li

figlioli

descendenti de fabricare monette in Milano et essere nel nu-

mero de li altri monetarij, licet la Excelentissima a recollenda memoria del Sig." Duca Filippo vostro patre (13) et anche lo prefato Signore vostro consorte per sua gratia habya
confirmato tale privilegio imperiale tamen li altri monet;

tarij

de Milano, volendose apropriare la honoranza et

tade de la fabricatione de le monette tuta a


voluto admettere
talle privilegio

Moncino

ditto

il

et

foli,

utili-

non hano may

si,

che

asserendo

confirmatione non sono presentate fra certo

et

havendo il dicto Moncino, ad istantia de loro monettarij, fatto puramente concessione a bocha a misser Sipione
da Casa, dubita non fza apponto (sic) de lo dicto decreto.
Pertanto ad summa fiducia se ricomanda e supplica il dicto
Moncino a la prefata Ex. tia V. tra che la se degna mandare

tempo;

et

per patente lettere


officiali

al dicto

misser Sipione

presenti et futuri et ad

pena che subito admettono

ribile

facino admettere nel

dicti

li

il

numero de

li

et

cadimi,

altri

monetarij sotto

dicto

Moncino

ter-

et foli, et

monetarij et mantengano

in possesso ed operino et facino operare inviolabilmente


dicti privilegio

presentate fra

il

termine, ne

dicto

li

non obstante che non siano

et confirmatione

alcuna

altra

cossa

in

contrario.

1467, 4 marzo.

Relatione di Johanne Giapano (14)


"

111.

(12)

Signore.

Io

me credeva che V."

Ill.

ma

Signoria

Questa supplica dello zecchiere Moncino sembra diretta a Bianca Maria


I Sforza, quarto duca di Milano, allorch morto

Visconti vedova di Francesco


lui add

8 marzo 1466,

ella

reggeva con tanto senno

lo Stato pel

figlio

Ga-

leazzo Maria, assente nel Delfinato in Francia, ove era ito a guerreggiare

baroni collegati contro Luigi XI.


(13) Filippo Maria, l'ultimo nostro

duca

di casa Visconti e

padre a Bianca

Maria.
(14) Tale relazione diretta a

Galeazzo Maria Sforza quinto duca di Milano.

19

quando mandai li Magistro Zanetto et lo Magistro


chi fa li ferri da fare li ducati con la testa de V. Ex/ anche gli havesse dato in nota le lettere che se hanno ad
mettere intorno a dicti ducati s da l'uno canto corno da
l'altro, perch al Magistro di ferri haveva dicto se ne chiarisse. Ma adesso, volendo intendere se li ferri sonno forniti
per poterne mandare uno stampato a V. S. per vedere se
1

altro d,

gli piace,

per potere poi intrare in praticha de fare

summa

chare qualche

me

stra (15),

le quali far

cord

et gli f

de

dicti

dicto che se gli

dicti ferri

la

fabri-

vo-

festa

resta ad fare al-

gli

a tempo,

prestissimo et

se a tempo gli sonno mandate: et che

V. S. che

de

il

non

dice dicto Magistro,

che dette lettere,

tro

de ducati anzi

quando

fo

lo

ri-

mandariano: sicch, volendo

siano forniti a tempo che

si

possa havere

manda senza

ducati a la festa, necessario che la

di-

mora

in scripto le parolle che la delibera che se metta suso

dicti

ducati dal canto de la testa da per s e dal canto del

cimiero da per

che lettere

da

XX

l'altro tra

intendere

il

se,

avisandola che non se

gli

li

p mettere pi

XX da l'uno lato e XX
non abreviate. Et volendo V. S.

per ogni lato, cio

abreviate

et

consueto che se mette da l'uno canto

per poi potere meglio ordinare allo appetito


vedere uno ducato dal testono

et poi

(16),

et

da

suo,

mutare

l'altro

p fare
o

dimi-

nuire et crescere et abreviare corno gli parir, pur che non


se

exceda

(lo)

lo

numero de

Siamo d'avviso che

il

le lettere.

Per

Giapano alluda

lo

alla festa

annuale habiamo

commemorativa

della

solenne entrata del giovane duca in Milano, avvenuta l'anno precedente

ai

20 di marzo, dodici giorni dopo la morte del compianto suo genitore. Non
per fuori del caso ch'egli accenni invece alla solenne cerimonia ch'ebbe
pel matrimonio del
il 6 luglio di quello stesso anno 1467 a Genova
duca con Bona di Savoia, nella quale occasione venne stampata la bellissima
medaglia diversa da quella che qui si accenna; recando essa da un lato l'effigie di Galeazzo Maria colla leggenda: GALEAZ. M. SF. VICECOM. DVX
MLI. V, e dall'altra due figure, una di maschio e l'altra di femmina, amQVOS DEVS CONIVNXIT
bedue coronate che si riguardano col motto

luogo

HOMO NON SEPARET.


(16) Rilevasi

da ci che

famosi testoni abbiano un'origine pi

quella del 1474, loro assegnata dal conte Giovanni Mulazzani

antica di

nella prege-

vole sua memoria, Del valore dell'antica Lira Milanese, cominciando dal secolo

XIV, ragguagliato a

'quello dei successivi tempi.

20

......

dato tale ordine ad tutte le citadi di qua da

a Janua et Savona

etc.

alpe et cosi

1'

(IT)

Fidelissimus Servitor Johannes Giapanus.


1469, 11 febbraio.

tergo

Domino

Domino,

Illustrissimo Principi et ExcelleniUsimo

Domino Galeaz Marie

suo singularissimo,

Duci Mediolani

Vicccomiti,

Sfortie

etc.

Illustrissimo et Excellentissimo Signor nostro. Inteso quan-

ne comraandi circa

to vostra Excellentia
li

stampi cos del ducato com de

de V.

S.,

I.

veduto

tutti

sotto el

nome

tantum advisiamo quela chavimo veduto

et re-

li

clyta citta, et

stampi

de la Zecha vostra de questa

facti

troviamo

monete

le

non

che

ma Signoria, a la quale

bisogna

gli

perche sono acconciati secundo vuole


Ill.

fare coniare de

il

XI

Firmai. Servi

commanda Vostra
ricommandiamo. Ex

Februarii 1469.
fide]."

11

in-

altro,

et

continue se

urbe Vestra Mediolani die

fare

E.

D.

I.

Comissarii generales

super ordinibus monetarum.


1471, 3 marzo.

Conto de sexe medalie fabricate con

del nostro

la effigia

Illustrissimo Signore el de la nostra Illustrissima

Duchesa corno appare qui de soto

Prima

1"

Medalia con la

(18),

effigia del

Madona

videlicet:

nostro

Signore

111.

pex. m.' 168, onze 5, den. 12, vale ducati 11302 1t16.
(17)

Le

linee punteggiate indicano omissione di periodi estranei al nostro

argomento.
(18) Del

pi.

grande interesse ne sembr codesto rendiconto per

la notizia

positiva che ne fornisce sull'esecuzione, sul costo e sul peso in marchi, once
e danari di alcune preziose medaglie coniate nella

della storia

nummaria

di Milano.

noto come

un

epoca artistica

migliore

eccellente sistema di

netazione venisse istituito nel 1474 da Galeazzo Maria Sforza,

ogni guadagno di fabbrica nel governo.

rum huius

Etsi Cecha, seu

more

solet;

tamen pr maiori bono

el

nostrorum, quo meliu.t et abundantius moneta: fabr icari

dictam Cecham, absque ulto Camera nostra emolumento,


ficientibus tradi debere, qui

monetarum

mo-

quale escluse

officina

moneta-

Camera
commodo subdito-

inclita urbis nostra; Mediolani, subastare, et plus offerenti

nostra; deliberari pr

rum

il

quam miiorcm

fbricari fariant.

et

meliorem

possint,

volumus

viris idoneis et

possint

suf-

quantitatem

21

Item

1*

Medalia con

Item

1*

Medalia con

Item

1"

Medalia con

pex. m." 165, onze

Item

1'

ili.

Signore pex.

111.

Signore pex.

9962.

la effigia del nostro


12, vale ducati

155, onze 4, den.

ra.

la effigia del nostro

12, vale ducati

m." 148, onze 5, den.

10422

5tS.

la effigia de la nostra IH.

Duchesa

den. 6, vale ducati 11065 lp2.

1,

Medalia con

la effigia de la nostra

111.

Duchesa

pex. m." 153, onze 4, den. 12, vale ducati 10288 1{2.
1*

Itm

Medalia con

la effigia de la nostra

111.

Duchesa

pex. m." 155, onze 7, den. 12, vale ducati 10447 3[4.

Le suprascripte medalie 6 pexeno


onze 4, den. 18, valeno ducati 63488

stimma m.'

in

947,

7[16.

1471, 27 aprile.
1

Relazione de" Maestri delle Entrate Ducali

Ducati dall'anno 1397 all'anno 1471.


Li Magistri de

le Intrate

fano

li

sul

valore

dei

(19)

infrascripti recordi circa

proposito de la bolla papale etc.

il

Primo questo chiarissimo che per lo nostro Illustrissimo


Princepe non facta innovatione veruna de datij n d'altre
graveze contra
datij
il

se

Clerici,

li

non modis

n sono

facti alchuni

et pactis consuetis et

de

incanti

a volere intendere

consueto questo certissimo che non solo per lo tempo

che

li

Illustrissimi

Segnori Vesconti hebeno prima

minio de Milano;

ma

vernava per

Clerici tuti

s,

li

do-

lo

etiandio inanze, quando Milano se go-

pagavano

datij,

li

come

se-

li

da puoj in diversi tempi sono facti


prefati Seg. ri Et per evidentia de questo, a

culari, salvo quilli che

exempti per

li

volere intendere quilli clerici che erano exempti


del

Segnore

meser Bernab,

et

al tempo
meser Galeazo Vesconti,

se trovava che erano pochissimi, et cos che erano pochi al

tempo
(19)

del primo Duca, et el simele al

Veniamo

a constatare da questo

tempo del Duca Gio-

documento non

ma

solo

quali

ne' secoli xiv e

ivi

essere allora

valore dell'or^, desumendolo da quello del ducato,

il

contributi pi usitati fra noi;

in anno, per tre buoni quarti di secolo (1397-1471).

nanziario de' nostri maggiori che


tallico assai rilevante

paese.

ci

fossero

eziandio quale doveva

un

di

anno

intiero piano

viene svolto sott'occhio, un dato

nell'economia politica e nella numismatic

fi-

me-

iel nostro

22
hanne.

vero che lo

Illiist.

gnore Duca Philippo, oltra

"

de recollenda memoria,

pochi che erano

quilli

denanze, ne fece exempti alchuni


lo Illust. mo

Ma

et

cos la Illustrissima

madona Biancha, feceno exempti

generaliter

Religiose observanti et mendicanti, et de


molti in

puoj

succeduto

Duca Francisco,
de recollenda memo-

de recollenda memoria, Segnor

Sua Excellentia
ria,

altri.

Se-

exempti

modo che

a comparare

li

Religiosi,

li

molti

altri

li

exempti

Clerici

al

pre-

sente con quelli denanze, non dubio che sono multipMcati

per uno dece:

quisti tuti

non solo sono conservati per lo


etiandio Sua Illustrissima Se-

ma

r
Illustrissimo Seg. * mio,

gnoria pi tosto ne ha facto exempti de novo,

et

per questo

hano
reportato et reportano bono et humano tractamento da Sua
Excellentia cha che se possa dire che li sia facta veruna
innovatione non solo per respecto de datij, ma non etiandio
de veruna altra graveza. Imo ove solevano essi Clerici hase conclude per chiara veritade, che

li

Clerici pi tosto

vere tassa de sale grande, al presente sono annullate esse


taxe, et cosi ove solevano

pagare subsidij mensuali,

al

pre-

sente non sentano alchune simele graveze.

Quanto a

l'altra parte

datij, se dice che

il

de la bolla, per rispetto

venire a

specialitate

le

constare
Seg. M no-

Illustriss.

ha usato

et

et usa

humanitate

novi

30

chiaramente che la Ex.' del prelibato


stro pi tosto

de

far

clementia verso

suoy subditi.
Et prima ove per suoy precessori, incomminciando dal
prefatto Seg. re meser Bernab fino al successo de lo Ill. mo

li

"

Seg.

re

suo patre, se incantava lo datio de la ferraritia, che

soleva valere libre sedecemillia l'anno, Sua Illustrissima Se-

gnoria per fare bona conditione a

misso

li

suoy populi

1"

ha

re-

et annullato.

Et cos

lo

datio del imbotato del feno, che

leva incantare, al presente non

si

incanta,

et

sempre se

so-

annullato,

che valeva .... no suso lo ducal Dominio.

Ha

etiandio

Sua

Ex.*'*

remisso

le.

taxe di cavalli nel du-

cato de Milano che se solevano pagare.

Et ove al tempo de lo Illustr. mo Seg. re Duca Philippo se


soleva pagare per brenta de vino ad computo de soldi vili

23

tempo lo ducato se spendeva hora per tre libre,


hora per Tore ni soldi ini, al presente non se paga se non
a computo de soldi sey et den. ni per brenta, non obstante
chel ducato se spenda et vaglia libre quattro, che veniva
essere molto maggiore pagamento quello da l' hora cha
quello da desso, peroche ove al hora octo brente de vino
pagavano uno ducato, al presente per tredeci brente non se
paga se non uno ducato.
Per lo modio del grano se pagava al tempo del prefato
Duca Philippo a computo de soldi mj* e de presente se paga
solo a computo de soldi nj d. vini', non obstante la differenza suprascripta de la maiore valuta del oro, et cos ove
al' hora per moza xnn' de grano se pagava uno ducato, al
presente per moza xxj" non se paga se non uno ducato.
Per la macina del frumento se soleva pagare al tempo
del prefato Illustr. mo Seg. r8 Duca Philippo, aliquando a comnel qual

puto de soldi xxinj' per modio, et aliquando soldi xx; et al

presente se pagano

solamente a computo

de

soldi

xv per

modio, non obstante la differentia del oro ut supra.

Et finalmente a discorrere

non

dubio

che

pi tosto sono moderati et aleviati tuti che altramente

ac-

tuti

li

datij,

cresuti.

Et per questo se conclude che lo intertiamento che al


tempo del prefato Illustr. mo Seg." Duca Philippo se pagava
sopra

li

datij

de biade, vino, macina, carne et grasse et sopra

molti altri datij sono remissi et annullati per l'Excell. tia del
prelibato Illustr. mo Seg." nostro. Et se forse se volesse dire

che la moderatione del oro a duy fiorini per ducato (20) sia
nova additione, quale alchuni il baptezeno per inquintamento
che non , a questo se responde che l notissimo che l'oro, al
tempo che lo prelibato Illustr. mo Segnore suo patre hebe lo
Dominio de Milano se spendeva a duy fiorini per ducato.
Et per consequente non se pu dire che havere limittati li
pagamenti de li datij, come se faceva al hora, sia cosa nova
1

n contra

(20)

1'

honesto.

Nei cenni preposti a questi documenti abbiamo gi fatto menzione del

raggnaglio del ducalo d'oro a due

fiorini.

24
Valuta del ducato de tempo in tempo.

Mccc'lxxxxvii libre
Mccc'lxxxxviii

xvj

sol.

lib.

sol.

xmj

sol.

Mcccc*
Mcccc'j
Mccccij

Mcccc'nj
Mccccinj

MccccV

lib.

Mcccc" vj

ij

lib.

Mcccc vij
Mccccvnj

sol.

ij

lib.

ij

sol.

vnj den. vi

Mcccc* viuj

Mccccx

lib.

Mcccc'xj

lib.

Mcccc'xii

Mcccc

xiijj

Mcccc'xinj

Mcccc'xv

fi

bb

lib.

Mcccc xx
Mccccxxj

vnj d. vi

jj

soLxlJ

xnj

d.

sol.

d.

sol. xij

lib.

Mcccc'xvj
Mcccc'xvij
Mcccc'xvnj
Mcccc'xvinj
Tk/r

sol.

ij

vnj d.

sol.

ij

ru
lib.

sol.

ii

Mcccc'xxij

Mccccxxnj

Mcccc'mj
Mccccxxv lib. ij sol. xj d.
Mccccxxvj lib. j sol. xij d.
Mccccxxvij lib. j sol. xv d.
Mccccxxvnj lib. rj sol. xvj d.
Mccccxxvnij

Mcccc*xxx
Mccccxxxj
Mcccc;xxxij
Mcccc xxxnj
Mccccxxxiuj

Mcccc'xxxv

lib.

sol.

xvuj
d.

nb

}j
J

sol

xvll]j
*"

25
Mccccxxxvj

nj

lib.

sol.

Mcccaxxxvrj

Mcccc xxxvnj
Mccccxxxvii]j

lib.

iij

sol.

nj

lib.

nj

sol.

iij

vj

d.

Mccccxl
Mccccxlj
Mcccc'xlij

McccCxlhj
Mccccxniij

Mcccc'xlv
Mcccc'xlvj
MCCCCXLVJJ
McCCCXLVnj

MCCCCXLV111J

Mccccl

Io. Franciscus De la Turre


Antonius Marlianus
Iohannes Melcius
Iohannes Bottus

Mcccclj

lib.

Mcccclij

nj

lib.

Mcccclv
Mcccclvj

sol.

lib.

sol.

nj

d.
e

xmj

d.

vnj

d.

sol.

Magistri intratarum
ordinariarum

'

nj

d.

vj

yh

lib.

sol.

ij

Mcccc'lij
MccccLii]j

lib.

nj

sol.

vmj

d.

MccccLvnj

lib.

nj

sol.

xvnj*

d.

LVinj lib. nj sol.

Mcccc'lx

lib.

mj

sol.

lib.

MccccLxmj
Mcccc'lxv
Mcccclxvj

d.

sol. nj

d.

ij

d.

MccccLxvmj
Mcccclxx

<

lib.

inj

sol.

iij

lib.

inj

sol.

ij

d.

Mccclxvij
Mcccclxviij

Mcccc'lxxj

Mcccclxj
Mcccclxij

MccccLxnj

xmj

d.

Mcccclvij

Mcccc

d.

d.

26
de Oldoynis Iuris
utriusque doctor
Pinus de Vernacijs leguro
doctor

Dominus de Zandemarijs

Ziliolous

/
\

Magistri
ducalium
Intratarum extraordinariarum

Franciscus de Crassis notarius

referendarie

offitij

domini Ducis et communis Mediolani

fidem

in

premissorum subscripsi.
1477.

Supplica dei Magistri de zecha Francescho Pagnano, Iohan-

Magno

antonio da Castiliono, Ioanantonio

rexino
mi

Iohanne Mo-

(21).

Ex. ml

Madona

et Signore. Di novo recorrono ad


Francescho Pagnano, Iohanantonio da Castiliono,
Iohanantonio Magno e Iohanne Morexino magistri e compagni de la vostra ducale Cecha di Milano, rechedendo si
lll.

V.

re

et

Ex.

tia

per la justitia

observatione de

et

privilegi ad loro magistri concedute

memoria

del

quondam

Ill.

concessione

capitali,

li

et

per la

fatte

et

bona

m0 Sig. r
vostro consorte e patre et
ti#

successive confirmati per V. r " Ex.

corno anchora per la in-

demnita loro; rechedendo et exponendo com di sotto.


Et primo rechiedono, che quanto glie delivrato et concesso et confirmato, ut supra,

non
non

gli

sia atteso

li

observato

et

sia facto capituli novi ne inovatione alchuna.

sia atteso

ne posto mente ad rellatione

et

Et che

alchuna

facta

in prejudictio de dicti delivratione, capituli, previlegij et con-

cessione,

com

facti

adversa, et ultra

il

ad notum

ad sugestione de

et

debito de la

rasone

et

consentimento dessi Magistri et Compagni

(21) I

mentovati zecchieri espongono con

gioni alla vedova duchessa di Milano,


figlio,

Gian Galeazzo Maria Sforza.

siffatto

la parte

alchuno

senza

ymo

(sic),

memoriale

le

sempre

proprie ra-

Bona di Savoia, e all'adolescente di lei


Quantunque, lasciando sempre intatta

siamo permesso d'introdurre


documenti qualche segno ortografico, onde renderne
lettura, non abbiamo creduto valerci della medesima

l'originale grafia e disposizione dei vocaboli, ci


in pi luoghi di questi

pi chiara e fluente

la

libert nella presente supplica, laddove

dano

in

modo

l'

interpunzione e

da sconsigliare chicchessia a porvi

la

mano

solecismi abboncorrettricc.

27
reclamando

loro

protestando

et

contra.

visando

Vostre

che essi Magistri et Compagni, sotto fede dessi capi-

Ex.*'*

concessione, privilegi et deliberatione hanno fatta gran-

tuli,

dissima incepta da Todeschi et altre persone de argento per


fare lavorare essa Cecha.
la inhibitione

ad loro

hanno protestato

Ne
che
de

obsta

Ill.

mi

che non podendo loro fare per

Il

facta,

cede et ceder a suo total danno,

et protestano.
S.

ri

quello pare

dicto

sia

seu

vociferato

debia equalare lo marcho de la delivranza con quello

si

orefici.

contra

li

dute, nec

Pero se risponde che questo sarebe de

dirrecto

capituli, delivratione et, ut supra, facte et

conce-

non contra quello che cento anni passati e stato

facto, fabricato

ne

et pratichato,

trovara

si

che

may

dal

tempo del quondam Ill. mo S. duca Iohannes Galeaz (22) in


qua sia stato lavorato ad essa Cecha cum altro marcho che
cum quello che di presente et ejusdem ponderis, et supra
esso marcho dieta Cecha sempre e stata delivrata, et esso
marcho da dicti anni cento in qua sempre he stato in guardia da due Magistri, quali per tempora, a questo sollo sono
stati ellecti per modo che non si sarebe poduto comettere manchamento alchuno, et di questo se ne p fare experientie
assay et non senza urgentissima razone. Ill. mi S." ha qualche
pocha differenza da luno a laltro perche che a fondere et
r

refondere tante volte lo argento

may non rendono


mare

dil

alli

operai

pocho. Et ultra ad imbianchirlo esso

callo corno etiam per

Ali quali

darlo

et

quelo peso a loro fu dato per

may non

desso marcho.

li

il

li

quali

consu-

argento

fa

precessori dessa Cecha et compreso.

fu facto

novitate

ne mentione

alchune

questo saria uno dire che le monete fabri-

da qui indreto non fusseno bone et de mancho valute


dil debito: et ad essi Magistri sarebe facto expresa injuria:
il che non fu facto a magystro alchuno.
Il
che pero non
re
tie
credono sia de mente di V.
Ex.
quale non soleno fare
cate

torto ne injuria a

persone alchune,

lissimi servidori de

V.

re

Ex.'

et

per essere loro

fide-

ie

(22) Intendesi il primo duca di Milano, Giov2n Galeazzo Visconti, le cui


monete cominciano a mostrare nel J401 una finezza d'arte che non riscontrasi

peranco nella pittura e nella scultura.

28
Avisando anchora V. re

Ex. tie che per la inhibitione facta


ad essi Magistri, quale he stata intesa da Todeschi et altri
merchadanti, he stato conducto fora dil dominio de V.
summa de ducati xn. m de argento. Et pi se

per la

che

S.

dubita

merchadanti

li

camino,

totaliter pigliano altro

dara a total consumptione

dessi

Magistri

che ce-

il

grandissimo

et

danno di questa cita.


Per la qual cossa essi Magistri et Compagni supplicano
ad V." Ex. tie che quelle se degnano statim provedere chessi
Magistri posseno fare lavorare in dieta

che

solito, et

li

Cecha, secondo

lo

sia atteso le diete concessione, capituli

et

previlegi et delivratione ad loro facta ut supra, et non patiscano


sente.

li

sia facta pi tanta injuria

Et se pure a V.

re

Ex.

tie

come

parisse,

facta sine al pre-

che non credeno,

il

per meglio consultare la oppinione che he qui contralajuaponta, pone fare comissione a

stitia se

li

doctori

dil

Consiglio Secreto aut ad uno o doy confidenti de la

che vedano infra breve tempo

si

de jure V.

Ex.,

ne

suo

parte
essi

pono inhibire ad loro Magistri non fazano


lavorare, corno he facto per lo passato o non, procedendo
perho che fra questo mezo essi Magistri non siano in pendente et posseno fare lavorare ut supra. Como ha firma
speranza in V. M Cel. D1 a le quale humilmente se recomanvostri Magistri

dano.
1477, 5 luglio.

(A tergo)

Ill.

mis

et

Ex. mis Principibus dominis dominis

Ducibus Mediolani dominis sicis sing. mis


In manibus domini B. Chalchi.
Ill.

mi

et ex.

mi

suas D. V. ut

Principes.
diligenter

Campo imputatus monetas


ceri, torturisque traditus,

pendiderit

quam

libras

etc.

Mandaverunt nobis per litteras


an Antonius de

investigaremus:

falsas expendisse, et obinde

car-

aliam denariorum quantitatem ex-

decem,

per

eum dum.

torqueretur

nominatas inveniatur. Ob hanc causanti in nulla re defuimus,


quo veritas ad alia declaranda facinora eliceretur. Ego vero

Hieronymus animum huic

rei

summopere

intendi, ita ut pre-

m
ter

primam

ipsum

torturala, Antoniuin

loco

in

ha-

torture

buerim, et secunde subiecerim, Dichilque in eo novi delieti


preter iam dictum deprehendi.

bras et in prima

et in

Tantum enim

ipsas

decem

li-

parata secunda confessus est expendisse

quidem a Hieronymo Veneto nuper ob tale delictum combusto habuisse dixerat, sicuti idem Hieronymus in suis
confessionibus antea manifestaverat, et sane nobis videtur ab
ipso Hieronymo plures pecunias verisimiliter antea ipsum habere non potuisse, quandoquidem ipse Hieronymus tantum
XXVIII falsas huc detulisse confessus fuit; quarum decem tantum dicto Antonio, reliquas vite sue usibus impendit, quo fit ut
concordes in exprimenda summa diversis licet torturis inveniantur. Vestrarum itaque D. erit, quid superinde per nos
tortura, quas

agendum
bus

et

sit

iniungere et mandare, quibus parere pr

viri-

obsequi conabimur, eisque nos ipsi cumulatissime com-

mendamus. Ex Curia Arenghi Mediolani


E.

I.

die v julij

1477.

D. V. fidelissimi servitores, comissarij

super monetis

Boninus.

1477, 31 luglio.

Iohanne Antonio da Castigliono


nominati zechieri ducali (23).
Ill-

mi

e Ex. mi Sig. n

lohanne Antonio Magno

In executione de

quanto

commetuto per parte de V. re Exc. te se siamo

ne

stato

trovati insieme

nui infrascripti super el facto de la Zecha, e due volte ar-

gumentato et consultato circa li remedij e provisione se hano


ad fare supra tali negotio
et habiando lecto lo decreto
sopra le monete et le cri de emanate; examinato etiam li ca:

pituli e ordini

die

de la Zecha facti e ordinati

havemo etiam considerato

li

anno

ricordi ad

1474 et
nuy man

quali vorriano havere

dati et le proferte facte per alcuni

li

li'npresa e fare lavorare la Zecha.

Vedute etiandio

tere concesse per lo

La relazione per

Ill.

mo

Signore,

le

quondam Consorte

et

let-

Pa-

tale nomina sembra diretta al Consiglio di Reggenza


Milano dopo la morte del duca Galeazzo Maria Sforza e presieduto dalla vedova duchessa Bona di Savoia, e dal fido di lei consigliere,
Francosco Simonetta.
(23)

istituitosi in

30

anno 1416 die 16 february, signato Gabriel,

tre vostro,

per V. re Ex. ti8 per lettere

la confirmatione postea facta

gnate B. Calchus

manu

Bona duchessa de Milano

et sottoscripta

habiamo veduto etiandio

propria:

et
si-

la

commissione alias

mo

quondam Consorte et Patre voIll.


Domini Iohanne da Melcio (24) Iohanne
Botto, Antonio da Landriano (25) e Compagni sopra la pro-

facta per lo prefato


stro alli spectabili

visione del lavorare de la Zecha.


Visto, considerato et examinato ogni cosa, el nostro

parere et cossi riferimo fideliter ad V.

concesse ad

Magno per

da

Antonio
l'antedicto

111-"10

tre et postea per vostre

debiano revocare

ma

Castigliono

quondam

re

Exc.

et

che

le lettere

Antonio

vostro Consorte et Pa-

non

se

stare firme.
se debia provedere che la mo-

neta se fabricar, se faci justa cossi circa

demum

ap-

Iohanne

Ex. tie confirmate ut supra

Bene (amen, ne pare che


bontate et

tie

se servi

peso corno la

el

decreti, cride, capituli et orre


facti,
e
che
V.
Sig. n * commettano alli predini sopra ci
li

domine Iohanne de Melcio

fati

Compagni

siano soliciti et sopra le predicte cose e

da esse juxta formam de la loro

modo non

per

se

dependente

commissione,

commetta fraude alcuna,

et,

provedano

se gli parer,

possino limitare et restringere per qualche tempo la

argento

del
nete.
et

se

havera ad fabricare

e la qualit

et

non

se far injuria ad

somma
mo-

delle

Et in questo modo ne pare se consiglier ad

bene commune,

che

antedicti

altre

lutilitate

alchuno

se

Giovanni da Melzo fa nel novero di coloro che nel 1480 entrarono a


il
mentovato Consiglio di Reggenza, e pare sia l'omonimo personaggio delegato nel 1448 dalla Repubblica Ambrosiana a trattare la pace
con quella di S. Marco. Egli sal in gran credito a Milano, dove furono
battute in suo onore diverse monete d'argento e d'altro metallo, se dobbiamo prestar fede a quanto fra Paolo Morigia ne attesta nella sua Istoria a
pag. 679. Avremo nuovamente ad occuparci di costui in un lavoro storico
che stiamo compilando sulla sua terra natale e sulla limitrofa di Gorgonzola.
(25) questi quell'Antonio Landriano, che, divenuto pi tardi tesoriere
di Lodovico il Moro, si attir l'odio generale per le eccessive gabelle con
che volevasi far fronte ai sempre crescenti bisogni dello Stato, e cadde sotto
il vindice ferro del gentiluomo Simone Rigoni, nel 1499, quando Luigi XII,
(24)

riformare

discendente da Valentina Visconti, cal in


di lei eredit,

il

ducato

di

Milano.

Italia

per conquistare la pretesa

31
far lhonore de V.

re

\\.

mt

'

Sig.

rl

quali

ale

humilmente

ne

raccomandiamo.
Ceterum perche ne era referto che nel peso del marcho
de delivrare la moneta mancava un dinaro peso per marcho, troviamo per

li

havemo deputati sopra


mancha un dinaro per marcho ut

quatro che

essere vero, cio chel


pra.

La qual cosa ne pare digna

V. ra Ex. tia ordeni

Ex

mo

quanto

di

qualche provisione.

ci
su-

La

piace.

gli

1477.

Curia, ultimo julij,

Iohannes
Antonius
Iuliolus

Melcius

Io.

Bornel. Grimaldus

Francischus de Castro Sancti Petri

Michael
Iohes Antonius de Latuada

Francischinus de Madijs.
[1480, 6. settembre

Bona

et

(26).

Iohannes Galeaz Maria Sfortia Vicecomites, Du-

ces Mediolani etc, Papi Anglerieque Comites et

Cremone domini. Meminimus de anno presenti

Ianue
die

et

et

ca-

lendarum mensis Februarij proxime decursi, maturo accedente Consilio nonnullorum ex viris senatorij ordinis res nostras salubriter

deorum

procuranti bus,

in nostro ducali

concessisse

dominio degentium

et continentie subsequentis, victelicet.

(26)

Universitati
litteras

Bona

Gian Galeazzo
febbraio del

Sforza., sullo

medesimo anno 1840; essendo

alla luce sulle

trebbe

dall'

esso

monete,

uno

il

si

revocano

figliuol

giorno

suo,

primo di

de' pochi apparsi finora

vicende della nazione israelitica nel nostro paese, e che po-

unitamente ad

divulgato

spendere e ricevere

Iohannes

et

Richiamiamo l'attenzione su questo documento, con cui


fatte agli Ebrei da Buna di Savoia e dal

alcune concessioni

Iu-

tenoris

altri della

egregio cav.

medesima specie

associarsi a

Luigi Osio nel voi. 1 pag.

quello

gi

259 dei Documenti

diplomatici tratti dagli Archivi Milanesi (Milano, Tipografia Bernardoni 1864-

1865) e riferente

una compagnia

di

capitoli confermati di

Gian Galeazzo Maria Visconti ed

Ebrei che veniva a stabilirsi nello Stato di Milano.

32
Galeaz Maria Sfortia Vicecomites Duces Mediolani

Pa-

etc.

pi Anglerieque Comites, ac Ianne et Creinone domini.

Recepimus supplicationem nomine Universitatis Ebreorum


dominij nostri tenoris huiusmodi, videlicet.

Bench

Illustrissimi et Excellentissimi principes.


fidelissimi
stati,

servitori

li

Ebrei del dominio de

deliberino essere

et

obedienti

alli

ducali circha el spendere et ricevere

demeno perche per

certi

officiali

V.

decreti

monete

le

li

vostri

S.

siano

et ordini

loro; non-

volte sonno

vostri spesse

molestati turbati, et inquietati, et in diversi modi oltragiati


et maltractati; et dato

che dapoi molti

stratij

et

dampni se

trovino innocenti de sibi imputatis, non passano pero senza

vergogna

dampni assai: et desiderando obviare ad tale


indebite spese, incomodi et disturbi, recorrono ad V. S.
humilmente supplicando: ut his attentis, se degnino V. S.
et

per patente lettere decernere,


et

et declarare che per recevere


spendere o prestare oro, ne moneta contro la forma delle

cride,

non possano

fir

inquietati pur

habiano

cosi

publico

corso nela terra dove se expenderano, o prestarano le diete

monete: Et che per monete

probe

fin alla

summa

false,

o tosate o altramente re-

de un ducato, non gli possa

impazo alchuno, se non in tagliargli

tale

fir

dato

monete. Et se dali

insuso gli sar suspitione et difecto alchuno, solo debbiano


essere denanzi dali

officiali

delle Citade, et

terre dove

hitarano che habiano a vedere et intendere:

Se sarano

hain

dolo, vel nec, et se sarano Innocenti de sibi imputatis siano

penitus absoluti et liberati. Et se per legitime prove se tro-

varano havere speso o prestato siano puniti, videlicet fin alla


summa de fiorini X et non ultja: et se dali insuso se trovarano
havere speso o prestato, siano

puniti,

secondo la forma

deli

ordini et decreti ducali vigenti super

talibus.

degnino per easdem

che non sia alchuno

officiale

litteras declarare

Ulterius,

se

presente ne futuro che ardisca ne presuma andare

cerchare ad essi Ebrei: ne alcuno


nete: cosi

di loro

doro come de argento: Se de

havrano spetiale comissione

et

per facto de mo-

volta in volta

non

specificata in scriptis da V.

nome

S. signata per lo vostro secretano: et

lo

dove andarano ad cercare de volta in

volta.

del

Ebreo

Et altramente

33
sia licito vergargli et

gli

in

li

non lassargli cerchare in casa, ne


non obstante alchuna or

loro banchi; et queste cose

dinatione. ne spetiale commissione, se trovassero in contra


rio:

Ale

vostre Celsitudine se degnino

quale

plenitudine

testatis

derogare

opportuna

in

de

sue

forma

p
decla

rande che per'cride ne ordini se facesseno in futurum noi


se intenda essere derogato pel dicto decreto et ordine a le

presente

littere, nisi

de eis

fiat

expressa mentio

verbo

de

ad verbum, Et cosi se obviar alle indebite spese

vexa-

et

Et tamen se fallerano, sarano puniti in modo haverano cagione de abstenerse, aliter remagnirano spesse volte
indebitamente oppressi et oltragiati et dilapidati: che non
credono essere de mente de V. S. ri *alle quale se recomantione:

cum nobis constet, non nulquorundam machinationibus et fraudolentis

dano. Cuius attenta continentia,


los ex ebreis ipsis

calumnis

falsis

insimulatos extitisse, ac iniuriis et detrimentis

non levibus multipliciter affectus occasionibus, in supplicatone recitatis, Nobisque omnino displiceat, sitque penitus
contra dispositionem nostram, ut quisque

sive

sive Ebreus indigna circumveniatur molestia;

hominum genus
stic'ie,

ipsorum petitioni

consentaneum

et quieti,

cum

erga
quod sit

sed

in ditione nostri nihil fiat nisi

honestati

et

Christianus,

proindeque

id
iu-

Ebreorum

et eos Ecclesia tolleret, op-

portune consulere statuentes, tenore presentium

decernimus

et mandamus, quod si in futurum contingat quemquam Ebreorum ipsorum incusare aut deferre ex monetis tam aureis

quam

argenteis falsis,

seu reprobis, aut enormiter

levibus

ab eis expensis, vel mutuatis contra dispositionem cridarum


et

ordinum nostrorum, non

possit,

nec debeat per quemvis

huiusmodi imputatos,

offtialem nostrum, nec alium, adversus

vel delatos ad

capturam, vel aliam

dummodo

novitatem,

mole-

aut

tam auree, quam argentee habeant talem publicum cursum in civitate, seu terra
in qua expendite, seu mutuo date fuerint. Et pr monetis

stiam procedi,

falsis, tonsis,

tales pecunie

vel aliter reprobis usqne

ducati non

possint

netas, et

ab inde supra usque ad

si

ad quantitatem unius
tales

mo-

summam ducatorum

qua-

inquietari, nisi in

incidendo

tuor auri, vel monete, aderit aliqua suspitio, vel aliquis de3

34
fectus,

solum vocari,

et

conveniri debeant coram offitialibus

civitatum et terrarum in quibus habitabunt qui

habeant utrum

intelligere

sit

videre,

in dolo, vel ne, et si

tes reperirentur de sibi imputatis, tunc ipsi offitiales

tum

et

terrarum ipsarum eos absolvere

et debeant. Si

stita fideiussione

de solvendo decuplum

civita-

habeant

et liberare

vero culpabiles reperiuntur,

vel

innocen-

oblata, seu pre-

si

illius

summe

qua

de

imputabuntur, easu quo facto debito processi! et sumptis idoneis informationibus de tali crimine et imputatone per legitimas probationes convicti fuerint, in ipso decuplo punian-

Ubi vero pecunie summam, de qua predieorum aliquem imputari contingerit, ducatos quattuor sive in auro, sive in moneta excederet, eo casu
decernimus et declaramus, ut non nisi precedentibus et mitur et

non

ultra.

ctos Ebreos, aut

litantibus legitimis probationibus,

quem eorum,

contra predictos

aliqua realis vel personalis novitas

aut

ali-

aut

exe-

quutio valeat attentari. Subsistentibus vero de hoc legitimis

probationibus, tunc pr

ducatos

imputationibus ipsis

quat-

tuor excedentibus adversus eos procedi possit et debeat iuxta

formam decretorum,

et

ordinum nostrorum

super

inde

di-

sponentium. Declarantes insuper, quod aliquis officialium no-

strorum presentium, vel futurorum non audeat, nec presumat


ingredi domos, ac

banchos eorum ebreorum,

nec

alicuius

eorum proxfacto raonetarum, nisi singula vice habeant spetialem ac specificaci commissionem nostrani in scriptis signatam per unum ex secretarijs nostris cum nomine Ebrey
in cuius

domum

ire

habuerint

eis Ebreis ipsos tales querere

singula
volentes

permittere per eos queri in eorum

nec in alterutram partem, sive

vice,

liter

prohibere,

domibus,

innocentes

nec

aliceat
et

non

banchis,

per iniuriam

et

calumpniam vexentur, sive sontes et criminosi debitam evadant ultionem. Et omnia non obstantibus aliquibus cridis,
ordinibus, vel spetialibus commissionibus, nec
cretis nostris, vel Statutis civitatum, vel

aliquibus de-

terrarum in contra-

rium disponentibus quibus in his partibus dumtaxat ex certa


scientia, et de nostre potestatis plenitudine derogamus et

derogatum esse volumus

et

jubemus. Declarando quod per

aliquas cridas aut ordines nostros in

futurum fiendas

pre-

35
sentibus litteris et concessionibus derogatum esse non intelligatur nisi, de his fiat spetialis et expressa mentio de verbo
ad verbum, In qaorum testiraonium presentes fieri iussimus
et registrari nostrique sigilli impressione muniri. Dat. Me-

MCCCCLXXX.

diolani die primo Februarij

Cum

vero deinceps post publicationem ordinum

matum nostrorum, quos novissime a

monetarum

in notitiam veniant super

ceptionem

et

ac

suprascriptis

et procla-

nobis editos, ut omnibus


argenti

et

auri

re-

expensionem per omnia loca solita et consueta


nostri dominij proclamari jussimus, ex digna et fida relatione multorum accepimus Ebreos ipsos in quorum manus
propter eorum exercitia maior pars confluit monetarum ob
licentiam delinquendi perperam fuisse usos nostra concessione
litteris

eorum aliquos habere aureos

et

scutos Francie adulterinos prout ex ofiicialibus nostris com-

pertum

extitit,

aliquos vero per

dominium nostrum vagantes,

hospitibus voluisse solvere ex et de sldinis

monetas florenses

fabricatis, alios insuper

nobis visa

est,

veram

que

incutere potuerit, ut Iudeos

et prohibitas de-

animis

nostris

ipsos

noviter

Digna siquidem

ferre et contra ordines nostros tenere.


tio

(?)

falsis

suspicionem

putemus

merito

ra-

conces-

privandos
tum propter abusum gratie
tum etiam quod eos penitere haudquaquam debet si

sione suprascripta
nostre,

pari conditione ipsos


nostris haberi

cum

Christianis

fidelibus, et

subditis

non dedignabimus. Veruna tamen quia in ipsis


Ebreorum ut premittitur concessis adest

universitati

litteris

clausula quod ex aliquibus ordinibus, cridis,

et

provixioni-

bus in contrarium facientibus, nec his que de cetero fierent

earum

dispositioni

specifice de verbo

derogatum esse minime


ad verbum mentio de

nisi litteris revocationis

Videntur etiam
atque prohibere
officium

ipsi

non

fuerit

intelligatur, nisi

ipsis haberetur, et

earum

expressus tenor

Ebrei earum litterarum pretextu se

ne

offtiales

suum exercere

nostri

possint.

super

Idcirco

tuerij;

monetis in eos

statuentes

omnino

prefatas litteras Ebreis concessas nullius esse roboris et

ef-

materiam subripere, ne post, bac


huiusmo/ii nostre viam apertam ad

fectus et eis prevaricandi

pretextu concessionis

fraudes

sibi

prebitam a nobis arbitrentur, tenore presentium

,.

36
memoratis

litteras predictas

cum omnibus

insertas

Ebreis

et singulis

concessas

earum

orationibus, dictionibus et

articulis,

verbum quas etiam


catis haberi

superiusque

clausulis, punctis,

de

sillabis

verbo

ad

hic pr sufficienter expressis et specifi*

volumus, revocamus,

ac revocatas, irritas et nullas

irritamus et annullamus,

omnino decernimus

esse

et

nunquam concessemus
eosdemque Ebreos subesse ordinibus nostris monetarum volumus eodem modo et forma quibus reliqui subditi nostri
declaramus

perinde

atque

eas

si

fideles subiacent, litteris predictis alias concessis ac

contrarium

in

non obstantibus

facientibus

Mandantes Commissariis, Potestatibus,

cteris

quibuscumque

Referendarijs et re-

liquis offitialibus et jusdicentibus nostris presentibus


turis,

nostram firmiter observent

et

In

quorum

u
Dat. in arce nostra porte lovis die vi Sept. 1480.

Firmai.
cius

Ioannes

fu-

et

pena.

indignationis nostre

sub

observari

et

hanc mentem
faciant ab omnibus inviolabiliter

ut has nostras revocationis litteras

Scipio

= Ioan.

Paulus

etc.

Fa-

Francischinus.

14

tergo

Ricordi sopra

Ricordi de

la

rispecti per

li

marcho de

secundo

iario

son perche

el

quali, inteso el

li

se dicto de fare instare el


itino

Zecha di Milano

Marcho de

la

la

(21).

manchamentoZecha de Mil-

Comunit dessa

citta

de Mil-

Roma, Napoli, Firenza, Sienna, Bolognia, Venesia, Genua


et tutte le

cittade de Italia, ove se fabrica moneta,

Marcho

hano uno

comune et in Zecha. El simile hanno tutti


Tramontani, Turchi et Mori mediante el qual marcho se
compra et se vende, et fabricano le loro monete
onesolo

sto

ne

in

ben publico che questa Inclita Cittade

utile al

cosa iusta

(27) Tali ricordi,

debia essere discrepante da tutte

con cui chiudiamo

trebbero essere ne pi consentanei


ai

principii della scienza

ai

la serie di questi

le

in tal

natione

documenti, non po-

sentimenti di giustizia, ne pi conformi

economica progredita.

37

mondo, perch non debia havere uno solo pexo iusto


per regula de l'altri et commune ad ogni persona.
Anchora non se intende qual rasione voglia che mettando
(28) una persona in Zecha ut puta (29) mille marche de argento
che non gli debia essere dato la sua moneta a quello pexo,
del

et

bontade che

luj

ha misso

suo argento in

lo

tracta la fabricatione, secundo

de-

capituli dessa Zecha.

li

Avisando chi deferisse sacramento


trate, et alli presidenti

Zecha,

alli

Magistri delle In-

de la Zecha, se maj veruno

di loro

marcho de la Zecha fosse mancho uno


dinaro, com , non dubio giurarano che maj non hebbeno noticia de tal manchamento.
Et cos chi domanda li conductori de la Zecha, se in concludere li Capitoli da li dicti Magistri disseno o feceno mentione del Marcho de la Zecha, credessi che dirano de non
havere maj capitulato in tal modo de battere moneta a
quello marcho. Quinimo . da credere rasionevelmente che
hebbe

noticia, chel

la intentione foe de chi dette la dieta Zecha, che se

Marcho iusto.
Et etiam chi domanda

lavo-

rasse sul

Zecha per
le monete

li

tri

dicti

ali

de la dieta Zecha, quando

Maestri, et

concluseno

ali

presidenti

deliberarono

et

la

anni passati se sua intentione foe (30) che


pexo del comune, per lo quale

se fabricasseno al

communamente

se

compra

et se

vende,

et

non a quelo

de

cuy manchamento non haveano noticia; da


credere, che dirano havere concluso li capituli al pexo del

la Zecha, del

comune, et non de la Zecha, che cala un denaro per marcho.


Ceterum se crede, sei nostro Illustrissimo quondam Signore
et la nostra Illustrissima Madona con tutto el suo celeberrimo consiglio havesseno hauto noticia del Marcho de la
Zecha, mediante el quale ne conseguito non picolo proficuo,
havendogli vogliuto donare

et

confirmare

questi

haveriano in essi facto mentione del dicto

privilegij,

Marcho de

la

Zecha.
(23) Mettando per mettendo
(29)

un lombardismo

del tempo.

Ut puta, vale a dire per esempio.

(30) Altra

dere per fu.

forma grammaticale inusata a nostri giorni

che

devesi

inten-

38
Apresso chi domanda ali sopradicti Maestri et Presidenti
quando havesseno hauto noticia del marcho de la Zecha; se
havesseno delivrato essa Zecha con quelli capituli, se crede
che rispondariano de no.

Per la qual cosa iustamente se p concludere, che per el


ben commune se debia iustare el pexo, seu el Marcho de
la Zecha, con quello del Commune, et usare uno solo pexo
in dare et in tuore, corno fano tutte le natione del mondo.
Et cos de ordinatione de vostre Illustrissime Signorie hahiamo exequito et commandato a quilli de la dieta Zecha,
perch non lavorasseno altramente.
Et maxime etiam, perch intendendo nuy che li pexi, quali
sono in Zecha in possanza de li conductori dessa Zecha,
erano pi gravi de quello del Comune, et che duy anni
passati hanno comprato et pesato li argenti da li mercadanti Todeschi, et daltre persone in grandissimo detrimento

de

li

venditori.

Et quando labbate de

lamente facte se ne accorse,

pexo

iusto,

li

fece

li

per molte

Aurifici

iustare

et

redure

non sapiamo qual rasione non voglia che

formiter non

si

al

pari-

debia iustare quello che se trova pi ligiero.

Et quando forse

li

dicti

conductori de la Zecha

seno non potere lavorare con

lo dicto

supra, se dice che gli siano restituiti

marcho
li

allegas-

iustificato, ut

Et

suoi dinari.

se

trovara persona che la far lavorare secundo la declaratione

novamente facta, et con el marcho iustato corno


ad questo modo non se potranno lamentare.

dicto.

Et

AVVERTENZA.

dimostrazione del grado artistico cui erano

saliti

(1) Tipi

delle principali

monete

gonsi inserti nell'altro nostro

Colombo, 1858.

della

lavoro:

conii

xv riproduciamo nelle
medaglie sforzesche (1).

della zecca milanese nel secolo

guenti tavole un saggio delle

medesima famiglia
Famiglia

se-

degli Sforza veg-

Sforza, Milano,

Francesco

Sforza

IL.

III.

Sec.

XV.

Sforza

IV.

VI.

Sec.

XV.

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