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II,6 - UNA NUOVA EDICOLA COMPITALE E LA CURA REGIONUM URBIS*

Nella Galleria Lapidaria Capitolina, di cui, per concessione del Direttore dei Musei Comunali, <138>
Prof. Carlo Pietrangeli, sto da tempo preparando il catalogo, si conservano, tra l’altro, due frammenti
(a, b) di lastra marmorea grigiastra che non si congiungono tra loro e risultano mancanti anche a sini-
stra ed a destra (figg. 1-2). L’altezza di entrambi è di cm 39. La larghezza di a) cm 69, di b) cm 66. Lo
spessore, essendo i frammenti murati, è ignoto, come pure rimane ignota la provenienza nonostante
le molte ricerche fatte al riguardo da me e da altri. Ed è un vero peccato, bisogna dire, poiché i due
frammenti appartengono, com’è subito chiaro, ad una o più lastre (complessivamente lunghe circa m
3,20) destinate già ad un’edicola compitale di cui, conoscendo il luogo e le modalità di ritrovamento
dei pezzi, si sarebbe potuta stabilire verosimilmente l’ubicazione almeno approssimata1. L’impossi-
bilità d’inserire, per il momento, la nuova edicola nel tessuto urbano antico non toglie tuttavia ai due
frammenti iscritti altri, rilevanti motivi d’interesse d’ordine storico-antiquario con riferimento, come <139>
si | vedrà, anche agli organi preposti al controllo su questo particolare tipo di costruzioni su suolo
pubblico.
Propongo la seguente restituzione parziale del testo di cui do conto, graficamente alla fig. 3: [Lari-
bus Aug]ustis et Genis [Caesarum], permittente / [Imp(eratore) Caes(are) T. T Aelio Hadriano A]ntonino
Aug(usto) Pio, divi H[adriani fil(io)], divi Traiani Parthic[i nep(ote)], / [divi Nervae pronep(ote),
pontific]e maximo, tribunic(ia) po[test(ate) XII, im]p(eratore) II, co(n)s(ule) IIII, p(atre) p(atriae), /
[aediculam reg(ionis) --- vici ---, vetus]tate dilapsam a solo pecun[ia sua refecerun]t ii qui infra script[i
sunt] / [magistri ann ---: --- Co]ll(ina) Sabinus, Ti. Claudius Ti. lib(ertus) Tro[---], [---]cessus, M.
M Aqui-
M(arci) et L(uci) l(ibertus) Euty[---] / [---]. [Per --- Con]cordem
lius M praef(ectum) vigil(um), [dedic(ata)
cordem praef
--- Fe]bruar. Q. Sentius Q. l(ibertus) Or[---]. / [--- Ser. Cornelio Or]fi]]fito Q. Pompeio [--- Sosio P]risco
co(n)s(ulibus). Q. Iulius Q.f
Q.f.
f. Fab(ia) [---].
È necessario spendere anzitutto qualche parola a giustificazione delle integrazioni proposte.
R. 1: [Laribus Aug]ustis et Genis [Caesarum] è una delle formule di consacrazione caratteristiche
per questo tipo di edicole. Si vedano, come esempi, CIL, VI 445 cfr. p. 3756 = ILS 3613 (circa 7 a.C.),

* Tra epigrafia e topografia, I, 2, in Arch. Class., 22, 1970, Vicus Cornicularius, in Arch. Class.,10, 1958, pp. 231-234
pp. 138-151. Stendendo questa nota, mi è grato ricordare le = AE 1960, 61-64 cfr. L. COZZA, in A.M. COLINI – L. COZZA,
piacevoli, e per me fruttuose, conversazioni che, su parte dei Ludus Magnus, Roma 1962, pp. 147-150, figg. 161-164; vedi
problemi in essa esposti, ebbi quasi due anni fa con l’amico anche A. DʼORS, in Stud. Doc. Hist. Iur., 26, 1960, p. 480 ed
Prof. Robert E.A. Palmer dell’Università della Pennsylva- E.M. SMALLWOOD, Consules suffecti of A. D. 55, in Historia, 17,
nia. A lui, che da tempo viene preparando uno studio d’in- 1968, p. 384. Ben nota invece l’ubicazione del compitum Aci-
sieme sul culto compitale dei Lares Augusti, esprimo anche lii, scoperto nel 1932, ma sfortunatamente distrutto e solo re-
in questa sede il mio ringraziamento. centemente pubblicato: A.M. COLINI – A.M. TAMASSIA, in Bull.
1 Un esempio recente è fornito dal complesso d’iscrizioni rin- Comm. Arch. Roma, 78, 1961-62, pp. 147-163 = AE 1964, 74,
venute nei lavori di fondazione del nuovo edificio dell’Esatto- vedi anche H. BLOCH in Harv. Theol. Rev., 55, 1962, p. 220 ed
ria Comunale pubblicato in questa stessa rivista da L. MORETTI, NASH, Dictionary 2, I, pp. 290-291, figg. 341-343.
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sulla correttezza della cui integrazione si possono avanzare però delle riserve2, CIL, VI 449 = ILS 3617
(a. 83)3, CIL, VI 451 cfr. 30769 = ILS 3619 = GORDON − GORDON, Album, II, nr. 160, tav. 68 (a. 100)4;
altri casi di dubbia interpretazione saranno discussi sotto.
Rr. 1-3: permittente [Imp(eratore) Caes(are) T. T Aelio Hadriano A]ntonino Aug(usto) Pio ecc. L’in-
tegrazione della titolatura, che sembra sia stata del tutto regolare5, è resa agevole dalla conoscenza del-
l’anno, il 149, della dedicatio. Sulla scorta del materiale edito, fatto del tutto nuovo appare invece che
<140> il permesso del restauro sia rilasciato dall’imperatore in persona. | Ma su questo particolare si tornerà
anche più sotto. Altrove il permesso risulta concesso o da tribuni della plebe (CIL, VI 449, cit., a. 83;
450 cfr. 30768 = ILS 3618, aa. 98 o 996; 452 cfr. p. 3005 = ILS 3620 = GORDON − GORDON, Album, II, nr.
171, tav. 74c, a. 109) o da pretori (AE
AE 1960, 64, cit., a. 55?; CIL, VI 451 cfr. 30769, cit., a. 100; 453 cfr.
p. 3005 = ILS 3616, età traianea? cfr. RE, XXII, I, 1953, col. 38; vd. anche CIL, VI 760 cfr. p. 3006 =
ILS 3772, età incerta). Dubbia, per lo stato frammentario del testo, una concessione da parte del senato
(CIL, VI 30958, a. 116).
R. 4: [(aediculam reg(ionis) ---, vici ---, vetus]tate dilapsam a solo pecun[ia sua refecerun]t ii qui
infra script[i sunt]. Anche questa parte dell’epigrafe si attiene, con qualche variazione, al formulario
consueto di questo tipo di monumenti, cfr. AE 1960, 61, cit., a. 55?; CIL, VI 449, cit., a. 83; 450 cfr.
30768, cit., aa. 98 o 99; 451 cfr. 30769, cit., a. 100; 30958, a. 116; AE 1949, 170, aa. 205 o 208 (testo
e bibliografia completa sono dati più avanti); CIL, VI 30960 = ILS 3621, a. 223 (il testo è riportato più
avanti); 30961, aa. 221-235 (il testo è riportato più avanti). Impossibile stabilire, per le ragioni suddette
ed in quanto i nomi dei magistri non compaiono in altre iscrizioni compitali, la regione e il vicus in cui
l’edicola sorgeva. La ricostruzione grafica fa pensare che il numero d’ordine della regione ed il nome del
vicus, che poteva essere però abbreviato (come anche la parola aediculam), non occupassero uno spazio
superiore a 7-10 lettere. Quantunque non si possa del tutto escludere il contrario, il lavoro dovette essere
eseguito, come di regola a Roma, a spese dei magistri e non del collegio o pubbliche (l’iscrizione Eph.
Epigr., 9, 1903, 680 = ILS 9388 in cui compare l’espressione pecunia publica è di Tusculum); sua va
preferito a privata per ragioni di spazio.
R. 5: [magistri ann ------ Co]ll(ina) Sabinus ecc. Conoscendo l’anno consolare in cui avvenne
la dedicatio (149 d.C.), considerando che l’era dei vici romani ha inizio per lo più nel 7 a.C.7), tenuto
conto del periodo scelto per la dedica (seconda metà di gennaio o prima di febbraio) che rende irrile-
vante l’eventuale passaggio dell’inizio dell’anno vicano dalle calende di agosto a quelle di gennaio8, si
<141> potrebbe restituire anche l’anno | dell’era vicana che dovrebbe essere il CLV.
CLV Ho preferito tuttavia non

2 H. DESSAU ad ILS 3613 e, recentemente, F. BÖMER, Der re, in Mem. Am. Ac. Rome, 25, 1957, pp. 17-64, passim; IDEM,
Eid beim Genius des Kaisers, in Athenaeum, 44, 1966, p. The Antonine Monarchy, Roma 1959, pp. 58-127 passim.
107 in nt. 70 (ivi altra bibliografia). 6 Sull’ubicazione dell’edicola: M. SANTANGELO, Il Quirina-
3 Per l’ubicazione dell’edicola: A.M. COLINI, Storia e topo- le nell’antichità classica (Mem. Pont. Ac. Arch., ser. 3, 5,
grafia del Celio nell’antichità, in Mem. Pont. Ac. Arch., ser. 1940-41), p. 120.
3, 7, 1944, p. 45. 7 G. VITUCCI, in Diz. Epigr., IV, 13, 1946, p. 402; G. NIE-
4 Sui rapporti di questa epigrafe con CIL, VI 821 (cfr. XIV BLING, Laribus Augustis magistri primi. Der Beginn Compi-
259*): H. BLOCH, art. cit. (nt. 1), p. 222 nt. 25; vedi anche talkultes der Lares und des Genius Augusti, in Historia, 5,
A. DEGRASSI, Epigraphica II, in Mem. Ac. Linc., ser. 8, 11, 1956, pp. 303-331 (ivi bibliografia precedente).
1965, p. 269 (Scritti vari, III, 1967, pp. 78-79). 8 Tale passaggio fu sicuramente attuato, tra il 15 ed il 18
5 E. CICCOTTI, Diz. Epigr., I, 1895, pp. 505-507; M. HAM- d.C., almeno per il collegio dei magistri vici cui appartengo-
MOND, Imperial Elements in the Formula of the Roman Em- no i fasti di via Marmorata per cui: Inscr. It., XIII, 1, 1947,
perors during the First Two and Half Centuries of the Empi- pp. 289-290; XIII, 2, 1963, pp. 90-98.
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restituirlo perché non tutte le ere vicane sembrano muovere dal 7 a.C.9 ed inoltre qualche dubbio viene
sollevato anche dal numero anomalo dei magistri. Se ben intendo, essi dovettero essere infatti otto, di cui
quattro furono elencati nella riga 5, gli altri quattro nelle ultime righe, due all’estremità destra (in parte con-
servati), due all’estremità sinistra (perduti), ai due lati della data della dedicatio. Non saprei come spiegare
altrimenti questi ultimi nomi che non sono sicuramente di ministri. Poiché quattro era il numero abituale
dei magistri a Roma per ciascun anno10 e non mi sembra probabile che la dedica sia fatta in comune dai
magistri di due vici, né che si debba pensare al ricordo di curatores e denuntiatores regionis (vd. infra),
mi sembra necessario considerare l’ipotesi che i lavori di restauro siano stati iniziati dai magistri di un
anno e terminati dai magistri dell’anno successivo, ipotesi rafforzata dalla dedica in gennaio-febbraio se
si ammette che, in quest’epoca, l’anno vicano iniziasse in gennaio. In tal caso la formula iniziale sarà stata
verosimilmente magistri annor(um) seguita da due numeri e non da uno solo (ipoteticamente CLIV e CLV). CLV
Forse non è nemmeno da escludere che il numero dei magistri fosse stato raddoppiato per quell’anno, in
occasione del restauro in programma e delle spese che comportava, ma non si va oltre la pura ipotesi11. Per
quanto riguarda i magistri va anche osservato che almeno due su otto non furono liberti e sono rispettiva-
mente il primo e l’ultimo dell’elenco: Sabinus e Q. Iulius. La regolarità dell’interpunzione e la sua assenza
tra le due L che precedono il cognomen Sabinus non permette di vedervi una formula di patronato. Le due
lettere apparterranno piuttosto all’indicazione della tribù Coll(ina), soggetta, è vero, alla legge del trilittera-
lismo, ma anche a non poche eccezioni12. La tribù, trattandosi per di più della Collina che, con la Palatina
godeva di particolare prestigio tra le | tribù urbane13, depone a sua volta per un’origine non libertina14. L’in- <142>
genuità di Q. Iulius è indicata invece esplicitamente dal patronimico, cui si aggiunge la tribù Fab(ia) (e non
un cognomen di pari inizio: vi sono resti dell’interpunzione dopo le tre lettere) che è appunto la tribù dei
Giulii15. La presenza di ingenui in collegi di magistri vicorum non è qui attestata per la prima volta16. Nel
caso specifico, non escluderei ch’essa abbia un qualche rapporto con l’occasione del restauro, cioè con le
spese e l’onore ch’esso comportava). Tutti i cognomina dei magistri, parzialmente conservati, ammettono
più integrazioni come si può facilmente vedere, per quelli di cui resta l’inizio, consultando le liste alfabe-
tiche dei più comuni repertori17. [---]cessus fa pensare ad un cognome derivante da participio passato, ed
anche in questo caso la scelta è ampia: Concessus, Processus, Recessus, Successus18).
R. 6: [Per --- Con]cordem praef(ectum) vigil(um). La dedicatio avviene con l’intervento del pre-
cordem praef
fetto dei vigili, particolarità degna di nota su cui si tornerà più sotto. L’alto funzionario imperiale, il

9 Vedi bibliografia citata alle due note precedenti nonché of Ancient Rome, in Rend. Pont. Ac. Arch., 27, 1953-54, pp.
MORETTI, art. cit. (nt. 1), pp. 233-234 cfr. SMALLWOOD, art. 225-238, vedi anche, della stessa, The Voting Districts of the
cit. (nt. 1). Roman Republic, Roma 1960, pp. 11-12, 71, 148-149, 278.
10 VITUCCI, art. cit. (nt. 7), pp. 402-403. 14 Tutti i magistri iscritti ad una tribù hanno un buon patro-
11 Un collegio di otto magistri (Larum?) si ha anche in CIL, nimico: CIL; VI 129 (Collina); Inscr. It., XIII, 1, p. 286 nrr.
VI 129. 5-6? (Palatina), 17? (Teretina); uno solo, in CIL, VI 445 cfr.
12 Per la norma del trilitteralismo, da ultimo: C. FAYER, Te- p. 3756 = ILS 3613, è Sp(uri) f( f ilius), vedi W. KUBITSCHEK,
stimonianze di tribù romane nelle leggende delle monete, Spurius, Spurii filius, sine patre filius und spurius, in Wien.
nei papiri e nelle fonti letterarie, in Stud. Urb., 36, n.s., B, Stud., 47, 1929, pp. 130-143 in part. 140.
2, 1962, pp. 203-205. Fornisco qui una lista, che non preten- 15 TAYLOR, op. cit. (nt. 13), pp. 21-22, 222, 281.
de di essere esauriente, di iscrizioni in cui il nome Collina 16 Altri casi di magistri ingenui in CIL, VI 129; 445 cfr. p.
appare abbreviato alle prime quattro lettere: CIL, III 1382 3756, cit.; 451 cfr. 30769, cit.; 975 cfr. 31218, p. 3777 = ILS
(Veczel), 11030 (Brigezio), 14513 (Mesia Superiore), VIII 6073 (base Capitolina, per cui vedi anche sotto): 33 casi;
2898 e 3175 (Lambaesis), X 1046 (Pompei), 7967 (Turris Inscr. It., XIII, 1, 1947, p. 285 nrr. 5, 6?, 17.
Libisonis), XIV 4143 (Ostia). 17 PERIN, Onomasticon; KAJANTO, Cognomina.
13 L.R. TAYLOR, The Four Urban Tribes and the Four Regions 18 KAJANTO, Cognomina, pp. 349 sgg.
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cui cognomen molto raro mi è sembrato di poter ricostruire con relativa certezza19, non è altrimenti
conosciuto cosicché la nuova iscrizione consente di eliminare, almeno parzialmente, un vuoto tra quanti
<143> ancora sussistono nei fasti di | questa carica20. Il nome del nuovo prefetto va inserito tra quello di T.
T Ha-
terius Nepos, in carica, verosimilmente per breve tempo, prima della metà del 11921 e quello di T. T Tattius
Maximus, prefetto, come pare, tra il 156 e il 15822. Egli va tenuto presente anche per i fasti degli anni
intorno al 149 degli uffici equestri che abitualmente precedevano la praefectura vigilum e, soprattutto,
la seguivano, come le prefetture dell’annona, d’Egitto e del pretorio23. Haterius Maximus dopo la prae-
fectura vigilum passò alla praefectura Aegypti. Di Tattius Maximus sappiamo che fu in seguito prefetto
del pretorio. Tra il 147 ed il 161 la lista dei prefetti d’Egitto è così costituita (per ciascun personaggio
s’indicano le date estreme in cui risulta in carica)24: M.
M Petronius Honoratus (29 ag. 147-11 nov. 148),
L. Munatius Felix (17 apr. 150-25 genn. 152), M. M Sempronius Liberalis (29 ag. 154 -tra 27 dic. 158 e 25
genn. 159), T.T Furius Victorinus (10 luglio 159 - prima del 13 febbr. 160), T. T Volusius Maecianus (13
febbr. 160-15 nov. 161). Lacune possibili rimangono, come si vede, solo prima dell’aprile 150 (non sap-
piamo se Concors, nel gennaio-febbraio 149, fosse all’inizio o alla fine del suo mandato come prefetto
dei vigili) e tra il gennaio 152 e l’agosto 154. I prefetti del pretorio conosciuti nel regno di Antonino Pio
sono25: M.
M Petronius Mamertinus, certamente uscito di carica prima del 150 quando fu consul suffectus,
M Gavius Maximus, ininterrottamente, come pare, dal 138 al 158 circa, quando fu sostituito da T.
M. T Tat-
tius Maximus, T. T Furius Victorinus e Cornelius Repentinus, che a loro volta rimpiazzarono il precedente.
Per la prefettura dell’annona manca una lista aggiornata26. Se non erro, i soli prefetti dell’annona che si
conoscano per il regno di Antonino Pio sono tuttavia L. Valerius Proculus, in carica prima del 12 maggio
<144> 14427, M.
M Petronius Honoratus, | da porre prima del 29 agosto 14728, L. Volusius Maecianus, dopo il

19 Con la stessa terminazione non conosco altri cognomi- Carrières, I, pp. 325-326.
na, né altre parole, tranne forse socors (vedi O. GRADENWITZ, 23 Sul cursus dei praefecti vigilum: REYNOLDS, op. cit. (nt.
Laterculi vocum Romanarum. Voces Latinas et a fronte et a 20), pp. 30-42; ENSSLIN, art. cit. (nt. 20); per quelli prove-
tergo ordinandas curavit, Leipzig 1904, p. 473) che si pre- nienti dalle carriere procuratorie, vedi anche PFLAUM, Car-
stino ad essere usate come cognomina. Concors compare rières, passim.
d’altronde soltanto in CIL, XIV 256 r. 247 (Ostia): Maece- 24 Attingo dall’elenco più aggiornato: O.W. REINMUTH, A
natius Concor[s] (a torto, mi pare, data l’impaginazione del- Working List of the Prefects of Egypt 30 B. C. to 299 A. D.,
l’epigrafe, il KAJANTO, Cognomina, p. 255 ritiene possibile in Bull. Am. Soc. Pap., 4, 1967, pp. 75-128.
anche una lettura Concor[dius]) nonché, dubitativamente, in 25 A. PASSERINI, Le coorti pretorie, Roma 1939, pp. 300-
CIL,, XV 7638 ((fistula saec. II, ut videtur): ex ofi(cina) Iuli 302.
Concordi(s), o Concordi (vd. Thes. Ling. Lat. Onom., II, col. 26 E. DE RUGGIERO, in Diz. Epigr., I, 1895, pp. 479-480; cfr.
559, r. 30). Per un catalogo, sia pure limitato, di nomi propri W. ENSSLIN, in RE, XXII, 2, 1954, coll. 1262-1275.
disposti in ordine alfabetico inverso, vedi ora anche D.C. 27 CIL, VI 1002 cfr. 31222 = ILS 7269 cfr. W. HÜTTL, An-
SWANSON, The Names in Roman Verse. A Lexicon and Re- toninus Pius, Prag, I, 1936, p. 258, II, 1933, pp. 8, 64, 195,
verse Index of All Proper Names of History, Mythology and 230; PFLAUM, Carrières, I, pp. 274-279; REINMUTH, art. cit.
Geography found in the Roman Poets, Madison 1967. (nt. 24), p. 96.
20 P.K.B. REYNOLDS, The Vigiles of the Imperial Rome, Lon- 28 CIL, VI 1625a e 1625b = ILS 1340 cfr. HÜTTL, op. cit.
don 1926, pp. 122-127 (Appendix, A. Lists of Prefects and (nt. 27), I, pp. 171, 270, 304; II, 9, 64, 194 s.; PFLAUM, Car-
of Subprefects) cfr. W. ENSSLIN, in RE, XXII, 2, 1954, coll. rières, I, pp. 283-286 e REINMUTH, art. cit. (nt. 24), p. 96;
1340-1347. G. ALFÖLDY, Die Hilfstruppen der römischen Provinz Ger-
21 CIL, XI 5214 cfr. 5212 = ILS 1058 e 5213 = ILS 1338 mania Superior, Düsseldorf 1968, p. 211 nr. 146a, b. È a
add.; REYNOLDS, op. cit. (nt. 20), p. 123 cfr. PIR2, H 29; tutti sfuggito che parte di CIL, VI 1625b, prima conosciuta
PFLAUM, Carrières, I, pp. 217-219. soltanto da codici, è stata ritrovata nel rifacimento del pa-
22 CIL, VI 222 cfr. 30719 = ILS 2161; REYNOLDS, op. cit. (nt. vimento della Basilica Vaticana: Rend. Pont. Ac. Arch., 11,
20), p. 123; STEIN, in RE, IV A, 1932, coll. 2477 sg.; PFLAUM, 1935, p. 178 nr. 5.
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152 e prima del 13 febbraio 16029, nonché, forse, C. Iunius Flavianus, di attribuzione incerta tra la fine
del regno di Adriano e quello di Antonino Pio30. Sono i fasti di questo ufficio che presentano dunque le
lacune più ampie entro cui potrebbe trovar posto il nostro Concors.
R. 7: [---Fe]bruar(-). La lacuna non consente di precisare il giorno, nella seconda metà di gen-
naio o nella prima di febbraio, in cui avvenne la dedica. Come ebbe chiaramente ad osservare di re-
cente il Degrassi in un caso analogo, non sarà stato tuttavia un giorno qualsiasi: “Perché la cerimonia
avesse maggior solennità e godesse maggior frequenza di pubblico, si sarà cercato, come avviene ai
giorni nostri, di farla coincidere con qualche avvenimento o con qualche festività”31. Su questa base,
si possono, se non altro, formulare delle ipotesi, escludendo certi giorni palesemente inadatti come
i religiosi quibus, nisi quod necesse est, nefas habetur facere32 e suggerendone altri che sembrino
particolarmente idonei ad una cerimonia di questo genere. Furono dies religiosi: il 14 gennaio (XIX
kal. Febr.) per di più vitiosus in quanto Antoni natalis; il 2 (III non. Febr.), il 6 (VIII id. Febr.) ed il
13 febbraio (id. Febr.) quest’ultimo inde ab hora sexta. Appare invece particolarmente adatto alla
dedica di un’edicola sacra ai Lares Augusti ed ai Geni Caesarum, nel 149 d.C., il 24 gennaio (IX
kal. Febr.), dies natalis di Adriano33 morto soltanto un decennio prima (10 luglio 138) e divinizzato,
com’è noto, per iniziativa di Antonino Pio34 al quale si deve il permesso di restaurare l’edicola stes-
sa. Va tenuto presente che la ricorrenza | fu a lungo celebrata, a Roma e fuori Roma, con sacrifici e <145>
spettacoli35. Molti altri però potrebbero essere i giorni idonei, sia perché connessi con avvenimenti
rilevanti per la storia dell’Impero (16 gennaio: Cesare Ottaviano assume il nome di Augustus; 17 gen-
naio: Augusto sposa Livia, Tiberio dedica un’ara numini Augusti; 28 gennaio: dies imperii di Traiano;
30 gennaio: natale di Livia, dedica dell’ara Pacis; 31 gennaio: natale di Antonia; 5 febbraio: Augusto
pater patriae), sia perché vi ricorrevano feste o anniversari religiosi (15 gennaio: Carmentalia; 17-22
gennaio: ludi Palatini; 27 gennaio: dedica del tempio dei Castori; 1 febbraio: sacrifici a Iuno Sospes
Mater Regina; 5 febbraio: sacrifici Concordiae in Capitolio)36. Si deve riconoscere tuttavia che si
hanno anche dediche di edicole o are compitali in giorni nei quali non risulta che vi fossero ricorrenze
speciali, ad es. CIL, VI 36851 (VIII k. Febr.) a meno che non si voglia supporre un errore per VIIII k.
Feb. (nel qual caso anche questa epigrafe potrebbe ricondursi al natale di Adriano) ed Eph. Epigr., 9,
1903, 679 (ager Tusculanus, a. 33): V idus Febr.

29 CIL, XIV 5347, 5348 cfr. CIL, XIV 250 cfr. p. 482 = ILS in tali giorni, cfr. Inscr. It., XIII, 2, comm. ad dies.
6174; PFLAUM, Carrières, I, pp. 33-336; REINMUTH, art. cit. 33 Testimonianze raccolte il PIR2, A 184.
(nt. 24), p. 98. 34 Sulla data della divinizzazione: HAMMOND, op. cit. (nt.
30 CIL, VI 1620 cfr. p. 854, 3163 = ILS 1342; PFLAUM, Car- 4), p. 226 nt. 39.
rières, I, pp. 320-322; PIR2, I 753; verso la fine del regno di 35 Adriano fu certamente incluso nel numero dei 16 divi e
Pio propenderebbe a collocarlo F. ZEVI, in Ant. Afr., 3, 1969, divae pubblicamente venerati dagli Arvali nel 183 (CIL, VI
p. 186 con nt. 2. 2099, II cfr. J.H. OLIVER, Am. Theol. Rev., 42, 1949, p. 35; I.F.
31 DEGRASSI, art. cit. (nt. 4), p. 268 (Scritti vari, III, pp. 77- GILLIAM, The Divi under the Severi, in Homm. Renard, II, Bru-
78). xelles 1969, pp. 284-289). Per gli spettacoli a Roma: N( N atalis)
32 FEST., p. 348 L; altre testimonianze e discussione gene- d(ivi) Hadriani. C(ircenses) missus XXIIII (Fasti Philocali, a.
rale in Inscr. It., XIII, 2, 1963, pp. 360-362. Non si possono 354); Natalis Hadriani. Circenses (Fasti Silvii, aa. 448-449).
escludere invece gli Aegyptiaci (16 gennaio e 7 febbraio) Celebrazione a Dura Europos: VII[II kal(endas)] Febrarias
perché, nonostante quanto dice AUGUST. Ep. ad Gal., 4, 10, ob natalem divi Hadriani divo Hadriano b(ovem) m(arem)
11 (Patr. Lat., XXXV, col. 2129 sg.): Iam vero ne aliquid in- (Feriale Duranum, circa a. 225); a Theveste (ILAlg., I, 3041
choetur aut aedificiorum aut huiusmodi quorumlibet operum cfr. Yale Class. Stud., 7, 1940, p. 229, a. 214) il giorno tra i
diebus, quos Aegyptiacos vocant, saepe etiam nos monere dies gynnas(iorum) ex test(amento) Corneli Egriliani.
non dubitant, non mancano ricordi di dedicazioni compiute 36 Inscr. It., XIII, 2, comm. ad dies.
166 II – URBS ROMA

R. 7: [Ser. Cornelio Or]fi ]]fito Q. Pompeio [--- Sosio P]risco. La data consolare, senza dubbio del
14937, risulta di notevole interesse perché fornisce, se non erro, un nuovo importante elemento su cui
fondarsi per risolvere il problema, risollevato dal Pflaum e da recenti scoperte, della controversa attribu-
zione a Sosius Priscus, console del 149, piuttosto che a Sosius Priscus, figlio, console nel 169, di alcuni
testi epigrafici frammentari38. L’incertezza dell’attribuzione deriva dal fatto che, del console del 149,
<146> i soli nomi che si conoscono con certezza sono Q. Pompeius Sosius | Priscus, mentre i frammenti in
questione presentano una polionimia assai più sviluppata che li accostano piuttosto al console del 169, il
famoso polionimo dell’iscrizione di Tibur CIL, XIV 3609 = ILS 1104 = Inscr. It., IV, 12 (1962) nr. 126.
Ora però risulta chiaro dalla ricostruzione grafica che in questa epigrafe il console del 149 era indicato
con almeno un altro nome oltre a quelli comunemente usati il che aumenta la possibilità d’identificarlo
con il polionimo dei testi frammentari, i soli che consentano di ricostruirne la carriera. Non crederei
che da CIL, VI 327 cfr. p. 3004 = ILS 344639 si debba ricavare che questo nome sia stato Nonius. Vista
l’iscrizione, che si conserva ai Musei Capitolini40, sono anch’io propenso a ritenere che Non(io), evi-
dentemente aggiunto in un secondo tempo, sia qui errore per Sos(io)41. Si potrebbe piuttosto pensare a
Falco, cognomen del padre, console nel 109, ripetutamente assunto dalla discendenza, o, meno bene,
per ragioni di spazio, a Senecio, cognomen dell’avo materno e del figlio42. Ma se si tratta veramente di
un grande polionimo le possibilità sono naturalmente molte di più.
Conclusa in tal modo l’illustrazione delle integrazioni proposte, è tempo di tornar a considerare la
novità, almeno apparente di quest’epigrafe: il fatto che l’autorizzazione per il restauro sia concessa dal-
l’imperatore in persona. È noto che Augusto, quando, nel 7 a.C., divise la città in 14 regioni, ne attribuì
la cura ad una commissione, rinnovantesi di anno in anno, formata da pretori, edili e tribuni della plebe
in modo però che ciascuno dei componenti fosse sorteggiato e destinato a sopraintendere ad una deter-
minata regione43. Di fatto, come sopra si è osservato, sono proprio questi magistrati che compaiono di
regola nelle iscrizioni del I secolo e degli inizi del II d.C. (ultima testimonianza: a. 109) quando si ricordi
l’autorizzazione per l’erezione o il restauro di edicole dedicate ai Lari da parte dei magistri vicorum. In

37 A. DEGRASSI, I fasti consolari dell’Impero romano, Roma basi sua et hypobasi / marmorea / sua pecunia donum / de-
1952, p. 42. derunt. / Dedicat(a) VIIII k(alendas) Iun(ias) / Ser. Scipione
38 Precisamente CIL, VI 31753 ed ora AE, 1966, 115 (vici- Orfito Q. Non(io) Prisco co(n)s(ulibus).
nanze di Bologna). Sull’intera questione vedi recentemente 40 Una bella riproduzione fotografica è fornita da GORDON
G. SUSINI, Q. Pompeius Senecio, console dal 169 d.C. Al- – GORDON, Album, II, 1954, tav. 97b cr. p. 83 nr. 211.
cune note, in Mél. Piganiol, I, 1966, pp. 289-299 con foto; 41 Così già HÜBNER, Exempla, nr. 285; vedi anche E. GROAG,
H.-G. PFLAUM, La famille des Q. Pompei Seneciones Sosii Prosopographische Beiträge, in Jahresh. Oesterr. Arch.
Prisci à la lumière d’un nouveau document de Bologne, in Inst., 18, 1915, Beibl. col. 269 e GORDON − GORDON, Album,
Bull. Soc. Antiq. France, 1967, pp. 231-232 (in questo sunto loc. cit. (nt. 40).
di comunicazione il nome Socius va regolarmente corretto 42 Un albero genealogico della famiglia è dato dal Groag
in Sosius e, quel che più conta, la data 149 a p. 231 r. 11 nell’articolo citato. Un nuovo ritrovamento epigrafico ri-
dal basso va modificata il 169, senza di che il ragionamento guardante il console del 169 si è avuto di recente in Africa:
dell’autore risulta incomprensibile); ID., Les sodales Anto- AE 1967, 556.
niniani de l’époque de Marc Aurèle, in Mém. Ac. Inscr., 15, 43 SUET. Oct., 30: Spatium Urbis in regiones vicosque divi-
2, 1967, pp. 152-153 cfr. 191-194 e 231; ID., Les prétres du sit: instituique ut illas annui magistratus sortito tuerentur,
culte impérial sous le règne d’Antonin le Pieux, in Compt. hos magistri e plebe cuiusque viciniae lecti; DIO CASS. 55,
Rend. Ac. Inscr., 1967, pp. 194-208, in part. 200 sgg. 8, 7: kai; ejkeivnwn (tw'n ajgoranovmwn) kai; tw'n dhmavr-
39 Sanctissimo Herculi / invicto / corpor(is) custodiarior(um) / cwn tw'n te strathgw'n pa'san th;n povlin, dekatevssa-
L. Curtius Abascantus / cum Curtio Gaudente fil(io) / imm(uni) ra mevrh nemhqei'san, klhvrwÊ prostacqevntwn: o{ kai; nu'n
a(nnorum) ((quattuor)), / crateram argyrocorintham / cum givgnetai.
6 - UNA NUOVA EDICOLA COMPITALE E LA CURA REGIONUM URBIS 167

un | caso isolato e dubbio, nel 116, l’autorizzazione sarebbe concessa dal Senato (CIL, VI 30958). Con <147>
Adriano44 si ha la comparsa a Roma, in connessione con i magistri vicorum, dei curatores regionum e
dei denuntiatores. Se ne è dedotto dai più che l’ordinamento augusteo sarebbe stato revocato da questo
imperatore che avrebbe affidato la sorveglianza delle regioni ai curatores stessi, alle dipendenze del prae-
fectus vigilum45. Ma a questa ricostruzione si sono opposti lo Hirschfeld46, l’Homo47 ed, in particolare, il
De Robertis48, quest’ultimo osservando: 1) che Cassio Dione nel passo sopra citato mostra chiaramente
di ritenere ancora valido ai tempi suoi l’ordinamento augusteo (o{ kai; nu'n givgnetai); 2) che non risulta
che quelle che erano state le competenze di tribuni della plebe, edili e pretori (autorizzazioni e sacrifici
locali49) siano state assunte né dai curatores, né dal praefectus vigilum. Egli ritiene pertanto che la vecchia
commissione augustea sia rimasta in funzione fino a Severo Alessandro, quando, abolita di fatto l’edilità,
la commissione sarebbe stata sciolta, ma nel contempo i curatores regionum (già reclutati, prima tra liber-
ti e ingenui di modesta condizione, poi, forse, tra i cavalieri) sarebbero stati scelti tra i senatori50.
Ora a me pare che la nuova iscrizione modifichi questo quadro in un punto essenziale poiché mostra
che quella che era stata una delle funzioni principali della commissione augustea viene svolta nel 149
dall’imperatore stesso ed i commissari non compaiono nemmeno nella dedica, fatta invece con l’inter-
vento del prefetto dei vigili. Si potrebbe anche non dare troppa importanza a questa testimonianza se non
risultasse, ad un attento esame, meno isolata di quanto potrebbe a prima vista sembrare.
Notiamo anzitutto che il permesso di costruzione di un’edicola compitale risulta concesso da una
coppia d’imperatori corregnanti, individuabili in Marco Aurelio e Lucio Vero nell’anno 161, con la
formula [[per]mittentibus, anche in un’iscrizione inedita dell’Antiquarium Comunale del Celio amiche-
volmente segnalatami dal Prof. Guido Barbieri51. Inoltre v’è ragione di credere che altri casi del genere
si nascondano dietro integrazioni erronee di testi lacunosi compresi in CIL o pubblicati posteriormente.
Tali ad esempio:
CIL, VI 30960 = ILS 3621 (a. 223): Laribus Aug(ustis) et [Genio] / [Im]p(eratoris) Caes(aris) M. M Au-
reli Severi Alexandri Pii Felic[is Aug(usti), pont(ificis) max(imi), trib(unicia) pot(estate) II, co(n)s(ulis),
p(atris) p(atriae)], / aediculam reg(ionis) VIII, vico Vestae, v[etustate conlapsam] / a solo pecunia sua
restituer[unt magistri anni CCXXX? ---]/nius Pius, L. Carpunius Felix [--- per] / C. Iulium Paternum,
praef ectum) vigil(um), em[--- L. Mario Maximo II
praef( II] / L. Roscio Ael[iano co(n)s(ulibus), / curantibus MM.
Servilio Crispo et M M. Serv[ilio ---].
CIL, VI 30961 (aa. 222-235): [La]ribus A[ugustis et Genio] / Imp(eratoris) Caesaris M M.] Aurelli
Se[veri Alexandri Pii Fel(icis) Augusti], / [[pontificis maxi]mi, trib(unicia) po[test(ate) --- co(n)s(ulis) -,

44 Base Capitolina del 136: CIL; VI 975 cfr. 32218, p. 3777 banisme dans l’antiquité, Paris 1951, pp. 131-140.
= ILS 6073, ma vedi una migliore edizione, con riproduzio- 48 F.M. DE ROBERTIS, La cura regionum urbis del periodo
ne fotografica, in VALENTINI – ZUCCHETTI, Codice topografi- imperiale, in Athenaeum, n.s., 13, 1935, pp. 117-186.
co della città di Roma, I, 1940, pp. 37-47. 49 Per questi ultimi: CIL, VI 826 cfr. 30837 e p. 839 = ILS
45 TH. MOMMSEN, Römisches Staatsrecht, II, 2, Leipzig 4914 = FIRA2, III, p. 230 nr. 75.
1887, pp. 1036 nt. 2 e 1058 nt. 3 cfr. H. THEDENAT, in Dict. 50 Per un’interpretazione affatto diversa e, a mio avviso,
Ant. Gr. Rom., IV, 2, pp. 819-820; E. KORNEMANN, in RE, preferibile del passo della SHA, Alex. Sev., 33, 1 su cui si
IV, 1901, col. 1797; G. MANCINI, in Diz. Epigr., II, 1910, p. fonda quest’ultima parte della ricostruzione del De Rober-
1328; P. GRAFFUNDER, in RE, I A, 1914, col. 484. tis: A. CHASTAGNOL, Notes chronologiques sur l’Histoire
46 O. HIRSCHFELD, Die kaiserlichen Verwaltungsbeamten bis Auguste et le laterculus de Polemius Silvius, in Historia, 4,
auf Diokletian2, Berlin 1905, p. 262. 1955, pp. 187-188.
47 L. HOMO, Les institutions politiques romaines de la cité à 51 Ne sta preparando l’edizione la Dott.ssa Lorenza Berni
l’état, Paris 1927, pp. 390-391; ID., Rome impériale et l’ur- Brizio. [ora AE 1971, 34]
168 II – URBS ROMA

p(atris) p(atriae), aediculam] / [reg(ionis) ---, vico ---], ruina dilapsa[m a solo restituer(unt) magistri] /
[anni --- qui infra s]cripti sunt: M.
M Ae[---], / [---]allus, M.M Aemilius [---], / [---] VI kal(endas) I[---].
Riv. Arch. Crist., 17, 1940, p. 24 con foto (E. JOSI) cfr. Bull. Comm. Arch. Roma, 67, 1940, p. 216
(A.M. COLINI) = Arch. Anz., 1942 col. 315 (E. HOMANN-WEDEKING) = AE 1946, 189 = PFLAUM, Carrières,
II, 1960, p. 626 nr. 6, cfr. Doxa, 2, 1949, pp. 72 sg. (=A. DEGRASSI, Scritti Vari, I, pp. 342 sg.) = AE
1949 nr. 170. Presento la restituzione del Degrassi che è notevolmente preferibile alle altre proposte od
accettate dagli studiosi sopra citati (aa. 205 o 208): [Laribus Aug(ustis) Imp(eratoris) L. Sep]timi Severi
Pii Pertinacis Aug(usti) Arabic[i, Adiab(enici), Parth(ici) Max(imi), pont(ificis) max(imi), trib(unicia)
pot(estate) XIII (oo XVI
XVI), co(n)s(ulis) III, p(atris) p(atriae)] / [et Imp(eratoris) Caesaris MM. Au]relli An-
<149> tonini Pii | Felicis Aug(usti), P[arthici Max(imi), trib(unicia) pot(estate) VIII (oo XI XI), co(n)s(ulis) II (o
III p(atris) p(atriae),] / [aediculam regionis I, vico] Honori et Virtutis, vetustate collapsam ex [funda-
III), [
mento sua impensa restituerunt magistri anni CCXIV (oo CCXVII CCXVII) qui infra script]i sunt: M.
M Servilius
Crispus sen(ior), M.M Servilius Crisp[us iun(ior), ---] / [de]dic(ata) III id(us) Mart(ias) per Cn. Rust[i]um
pr(aefectum) vig(ilum), e(minentissimum) v(irum), Imp(eratore) Caes(are) M. M Aurellio A[ntonino II (o
III P. Septimio Geta Caes(are) (II?) co(n)s(ulibus)].
III)
Come si vede, nella restituzione di questi testi gli editori hanno fatto dipendere il genitivo del
nome dell’imperatore (o degli imperatori) dalla formula di consacrazione Laribus Augustis et Genio,
o semplicemente Laribus Augustis, ma ciò non sembra possa essere accettato. Laribus Augustis et
Genio imperatoris illius è formula del tutto sconosciuta mentre è canonica, come si è detto sopra la
formula Laribus Augustis et Genis Caesarum dopo la quale, com’è naturale, mai si ha, ch’io sappia, il
nome dell’imperatore al genitivo52. Laribus Augustis imperatoris illius sembrerebbe invece attestato
a Roma, sia pure in un caso isolato e non più controllabile53, ma non credo egualmente che questa sia
la formula da restituire nelle tre iscrizioni in esame. Va osservato infatti che, accettando questa ipo-
tesi, in tutte e tre le epigrafi verrebbe a mancare in ogni caso l’indicazione (per solito espressa) di chi
ha concesso l’autorizzazione per il restauro. Per questo mi sembra molto probabile che in tutti e tre i
casi il genitivo del nome imperiale sia retto piuttosto da un ablativo del tipo iussu o permissu e stia ad
indicare, insomma, la fonte dell’autorizzazione. La probabilità diventa quasi certezza se si considera
che in almeno due dei tre casi (CIL, VI 30961 è troppo frammentaria per poter giudicare) la dedicatio
dell’edicola ricostruita è compiuta, com’è attestato dall’iscrizione nuova, con l’intervento del prefet-
to dei vigili mentre non si fa menzione nell’epigrafe di alcun membro della commissione augustea.
Queste puntuali ricorrenze e la loro concentrazione dopo l’età di Adriano mi sembrano difficilmente
attribuibili al caso.
Resta, è vero, a sostegno della tesi del De Robertis, il passo di Cassio Dione citato sopra, ma anche
<150> per esso tuttavia è forse possibile e preferibile | una diversa interpretazione. Non mi sembra da escludere
infatti che l’annotazione o{ kai; nu'n givgnetai dalla quale il De Robertis ricava che l’ordinamento augu-
steo era rimasto inalterato fino all’inizio del III sec., vada intesa, piuttosto che restrittivamente, nel senso
lato, che cioè la sostanza, se non la forma, di quell’ordinamento (divisione della città in 14 regioni e
presenza di addetti alla sorveglianza di ciascuna di esse) era ancora in vigore ai tempi suoi. In ogni caso
resta il fatto che neppure i documenti più recentemente acquisiti, databili dopo Adriano, fanno menzione

52 Si vedano le testimonianze raccolte alle voci Genius e tivo, in CIL, VI 452 cfr. p. 3005, cit., a. 109, all’ablativo. In
Lares da L. CESANO (Diz. Epigr., III, 1922, pp. 458-462) e genere sull’argomento vedi anche BÖMER, art. cit. (nt. 2) e
VITUCCI, art. cit. (nt. 7), pp. 402-405. In CIL, VI 451 cfr. bibliografia ivi citata.
30769, cit., a. 100, il nome dell’imperatore compare al da- 53 CIL, VI 450 cfr. 30768, aa. 98 o 99.
6 - UNA NUOVA EDICOLA COMPITALE E LA CURA REGIONUM URBIS 169

di qualche membro della vecchia commissione là dove ci aspetteremmo di trovarlo per cui, anche se la
commissione rimase, del che dubito, essa dovrebbe apparirci svuotata ormai di ogni contenuto.
Contro la ricostruzione del Mommsen e di quanti lo seguirono, va invece osservato che, per quel
che sappiamo ora, le competenze della commissione augustea non passarono dal tempo di Adriano ai
curatores regionum sotto la supervisione del praefectus vigilum, ma addirittura all’imperatore che ne
delegò forse una parte al praefectus vigilum rispetto al quale i curatores regionum mantennero, almeno
per qualche tempo, la modesta veste di funzionari locali del tutto subalterni. Che l’imperatore abbia
assunto personalmente la più importante prerogativa della vecchia commissione potrà forse non mera-
vigliare se si terrà conto che il modo migliore per mascherare, o ridurre, il torto che si faceva al Senato
sottraendogli questa parte della cura urbis, era appunto che fosse l’imperatore stesso ad assumerla. Del
pari non stupisce che l’imperatore abbia scelto poi il prefetto dei vigili per rappresentarlo ed assisterlo.
Questo funzionario, originariamente di modesta rilevanza, come semplice capo di un corpo paramilitare
addetto alla prevenzione ed al controllo degli incendi, aveva visto largamente estendersi, con il tempo,
le sue competenze, sia di polizia, sia nell’ambito della giurisdizione civile e criminale54. Per questo e per
la capillare distribuzione delle cohortes vigilum, mediante le stationes e gli excubitoria, nelle 14 regioni
della città, il praefectus vigilum poteva apparire il funzionario più adatto per esercitare una buona sor-
veglianza per conto dell’imperatore sull’intera città. Tutto questo non può ricavarsi che per induzione.
Qualcosa di più preciso si potrebbe | forse conoscere se ci fossero pervenute per intero le monografie de <151>
officio praefecti vigilum scritte proprio in questo torno d’anni dai giuristi Paolo ed Ulpiano. Sfortuna-
tamente, della prima, solo pochi frammenti sono stati inclusi nel Digesto ad illustrazione soprattutto di
alcune competenze criminali della praefectura vigilum55. Della seconda, sono pervenute a noi soltanto
cinque parole56. La formula di Cassiodoro per i praefecti vigilum di Roma e Ravenna al tempo di Teo-
dorico57 illustra uno stadio di sviluppo del tutto diverso e neppur essa può quindi addurre chiarimenti ai
problemi sopra esposti58.

54 Sull’evoluzione della figura del praefectus vigilum: tav. XII) relativi, secondo l’editore alla excusatio di un vici
P.K.B. REYNOLDS, op. cit. (nt. 20), pp. 30-42; F.M. DE ROBER- magister (ma Groag ed altri leggono vice) del tempo di
TIS, La repressione penale nella circoscrizione dell’Urbe. Il Commodo dall’obbligo di esibire una venatio. Il testo po-
praefectus urbi e le autorità concorrenti, Bari 1937, pp. 35- trebbe essere di notevole importanza anche per i problemi
41; A.A. SCHILLER, The Jurists and the Praefects of Rome, qui trattati, ma richiede di essere studiato a parte, sia per lo
in Rev. Int. Droits Ant., 3 (Mél. De Visscher, II), 1949, pp. stato in cui ci è pervenuto, sia per il forte divario di opinioni
319-359; ENSSLIN, art. cit. (nt. 20). cui ha dato origine; vedi, in particolare, F.M. DE ROBERTIS,
55 Dig. 1, 15, 1; 1, 15, 3 (Lenel 1054-1058). Dispensa dal “munus venatorium” in una costituzione impe-
56 Dig. 1, 15, 2 (Lenel 2081). riale di recente scoperta, in Historia, 9, 1935, pp. 248-260;
57 CASSIOD. Var., 7, 7 e 8. E. GROAG, in PIR2, C 82 e C 1421; ID., in RE, VI A, 1937,
58 Lascio deliberatamente da parte, in questa sede, i fram- col. 1566; F. GROSSO, La lotta politica al tempo di Commo-
menti epigrafici provenienti dal Foro di Cesare e collegati do, Torino 1964, pp. 664-669 (Appendice C: il significato
dal Paribeni a CIL, VI 31420 (Not. Sc., 1933, pp. 438-444, dell’excusatio magisterii).

NOTA COMPLEMENTARE – Lʼiscrizione è ripresa in AE 1971, 33 (inutilmente mettendo in dubbio la lettura Genis, che invece è
certissima) e in M. TARPIN, Vici et pagi dans l’Occident romain, Roma 2002, p. 313, R13. In questo libro sono anche le al-
tre iscrizioni discusse nel testo (CIL, VI 30960 = p. 314, R 16; 30961 = p. 314, R 17; Riv. Arch. Crist., 17, 1940, p. 24 = p.
314, R 15), che sono riprodotte peraltro senza recepire né discutere (così anche S. RUCIŃSKI, in Eos, 21, 2004, p. 112 nt. 11)
il suggerimento, che mi sembra ancora valido, di sostituire le integrazioni, rispettivamente Laribus Aug(ustis) et [Genio] /
[Im]p(eratoris) ..., [La]ribus A[ugustis et Genio] / [Imp(eratoris) ..., [Laribus Aug(ustis) Imp(eratoris) ... con un’espressione del
tipo Laribus Aug(ustis) et Genio Caesarum permissu Imp(eratoris). E tuttavia la questione è rilevante, sia per quanto riguarda
170 II – URBS ROMA

l’intestazione religiosa delle dediche (per il significato dell’inclusione dei Genii Caesarum già ben prima del 161: D. FISHWICK,
The Imperial Cult in the Latin West, I, 1, Leiden 1987, pp. 231 sgg.), sia rispetto alla questione del passaggio delle competenze
sui vici dalla commissione senatoria d’istituzione augustea all’imperatore ed al prefetto dei vigili. Quest’ultimo punto è stato
comunque generalmente accettato; vd. ad es.: R. SABLAYROLLES, Libertinus miles, Rome 1996, pp. 122-124 (a p. 487 sull’altri-
menti ignoto prefetto [Con]cors); F. NASTI, in XI Congr. Int. Epigr. Greca e Lat., Atti, II, Roma 1999, p. 533; TARPIN, op. cit.,
pp. 171-173; RUCIŃSKI, art. cit., pp. 108-119. – Sull’onomastica del console Q. Pompeius Sosius Priscus: O. SALOMIES, Adoptive
and Polyonymous Nomenclature in the Roman Empire, Helsinki 1992, p. 70 con nt. 26 (ma in questa iscrizione è possibile, per
lo spazio, che fosse indicato con più di questi quattro nomi). – Non è accettabile, anzitutto per ragioni di spazio (vd. facsimile),
ma anche per altri motivi, la lettura come Ti. Claudius Ti. lib. Tro(mentina) [Suc]cessus del nome del secondo magister vici
proposta in G. FORNI, Le tribù romane, I, 2, Roma 1999, p. 410 nr. 1090. – Sulla riorganizzazione augustea di Roma vd. in part.
(con altra bibliografia): A. FRASCHETTI, Roma e il Principe2, Roma-Bari 2005; J.B. LOTT, The Neighborhoods of Augustan Rome,
Cambridge 2004. – Sull’istituzione dei curatores regionum vd. infra II,30. – Per altri contributi sull’organizzazione vicana e
compitale, vd. infra II,21,23,28,29,53.
6 - UNA NUOVA EDICOLA COMPITALE E LA CURA REGIONUM URBIS 171

1 - Frammento sinistro di iscrizione compitale inedita.

2 - Frammento destro di iscrizione compitale inedita.

3 - Iscrizione compitale inedita (restituzione grafica).

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