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nell’antichità: Città Culture Paesaggio
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8. Le Tabulae Halaesinae.
Un’immagine del paesaggio antico nebroideo
Delle Tabulae Halaesinae, una lunga iscrizione catastale seconda lastra collegata alla prima, oggi conservato
rinvenuta presso le rovine di Halaesa nel ‘500 e andata presso il Rettorato dell’Università di Messina,
perduta, si è scritto molto. Si tratta infatti di uno dei constatando una certa arcaicità di alcune forme
pochi documenti epigrafici con dettagliata ripartizione espressive, considera il testo pervenuto nell’ultimo
delle terre di pertinenza di una polis (chora) finora noti, frammento come una copia redatta intorno al 150 o
che trova confronti solo con le Tavole di Heraclea di 131 a.C. di un’iscrizione originariamente pubblicata
Lucania.1 La prima notizia di questa iscrizione ci è in occasione della ricolonizzazione timoleontea della
fornita dal Fazello, dal quale sappiamo che essa venne città del 338-336 a.C. Tuttavia apparirebbe strano che
rinvenuta casualmente, poco prima del 1558, nei pressi si riproponesse a distanza di molti decenni un testo
della Chiesa di S. Maria di Palazzi. Prima che andasse destinato a regolamentare l’assegnazione di terreni
perduta intorno alla metà del ‘600, ne vennero fatte che nel frattempo dovevano essere già stati affittati e
alcune trascrizioni, tra le quali la più nota è quella del i cui confini, inevitabilmente, dovevano essere mutati,
Gualtherius,2 in seguito riportata e tradotta in latino soprattutto in un contesto politico e sociale ben diverso
da G.L. Castelli Principe di Torremuzza.3 Nell’800, da quello precedente di un secolo la conquista romana
sempre nei pressi della Chiesa di S. Maria, fu rinvenuto della Sicilia.
un altro frammento della Tabula, anch’esso tuttavia
andato perduto.4 Su questa importante iscrizione greca La parte principale delle Tabulae (IG XIV 352)9 è
a lungo si è soffermata con numerosi studi Prestianni una lastra nella quale il testo è inciso su due colonne
Giallombardo, oltre a Scibona e Manganaro, ma si parallele mutile sopra e sotto. In essa sono menzionate
attende ancora un’edizione completa e compiutamente quattro parti del territorio halaesino10 che, seppure non
interpretata del testo, che presenta alcuni punti di precisamente identificabili sul terreno, si riferiscono a
incerta interpretazione.5 porzioni diverse probabilmente contigue e successive:
una prima spiccatamente collinare, caratterizzata dalla
Le Tabulae sono catalogate nel corpus delle iscrizioni presenza di numerosi corsi d’acqua e con terreni in
greche come IG XIV 352 nella porzione principale e come articolato declivio; una seconda descritta parzialmente
SEG 4:45 nella seconda porzione rinvenuta nel 1885, (rimane solo parte della descrizione degli ultimi tre
mai tradotta per via della sua estrema frammentarietà. lotti su un totale di tredici), prossima alla prima per
Originariamente doveva trattarsi di una grande lastra la presenza di riferimenti spaziali in questa contenuti
in pietra calcarea con testo continuo su due colonne, (ad esempio il torrente Opikanos e il Tapanon); una
apposta probabilmente sulla parete di un edificio terza ancora ben distinguibile nel paesaggio odierno in
pubblico. Nelle due colonne iscritte sostanzialmente quanto ricadente lungo il pendio compreso tra le mura
è contenuto un decreto relativo alla delimitazione di della città e il torrente Halaisos (odierna fiumara di
terreni pubblici da dare in locazione. La datazione del Tusa); una quarta, infine, abitata dagli Skyreones, una
documento rimane incerta, essendone state proposte comunità facente parte della cittadinanza halaesina, di
diverse, oscillanti dalla metà del III al I secolo a.C., cui rimane descrizione di soli tre lotti di almeno dieci
sebbene a livello paleografico, operando sulla foto che erano contigui a quelli della terza parte. Si potrebbe
del secondo frammento sicuramente collegabile al ipotizzare una digressione spaziale nella descrizione
primo, se ne possa datare la realizzazione tra seconda delle varie parti della chora a partire dal settore a ovest/
metà del III e metà del II secolo a.C.6 Manganaro7 sud-ovest della città per passare a quella sud e poi ancora
peraltro, riferendosi soprattutto all’ultimo frammento a quella sud-est/est, nord-est e ancora lungo i pendii
rinvenuto dell’epigrafe,8 forse facente parte di una settentrionali della collina prospettanti sulla costa,
che forse è la parte di territorio riferita agli Skyreones,
visto il riferimento iniziale alle mura di fortificazione,
1
Uguzzoni, Ghinatti 1968; Lombardo 2001.
2
Gualtherius 1624. in continuità con il sito del tempio di Apollo.
3
Castelli 1763.
4
Di Giovanni 1885.
5
La bibliografia sulle Tabulae è ricchissima. Ricordiamo tra gli altri:
Prestianni Giallombardo 1977, 1984, 1988, 1998, 1999, 2003, 2004-2005, istituzionale della polis halaesina (Prestianni Giallombardo, Facella
2012; Scibona 1977 e 2002; Manganaro 2001, 2009a e 2009b; Calderone 2012) fu rinvenuto nel 1958 ed è stato pubblicato in Calderone 1961.
1961 e 1998; Lombardo 2001; Frisone 2001. 9
Nel testo faremo riferimento al primo lungo frammento,
6
Nenci 2009, riferendosi all’unico frammento conservato, lo data indicandolo semplicemente come Tabulae, in considerazione
nella seconda metà del III secolo a.C. dell’argomento che stiamo trattando e del fatto che è in questo che
7
Manganaro 2009a. sono contenuti tutti i dati topografici interpretabili utili a ricostruire
8
Questo terzo frammento, contenente le procedure da seguire nel l’immagine del paesaggio halaesino.
sorteggio dei lotti e con interessanti riferimenti all’assetto 10
Kaibel 1882; Burgio 2008, pp. 46-52.
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I Nebrodi nell’antichità
Il rinvenimento nel 1885 di una seconda porzione tutto questo vasto territorio, dovendosi ritenere più
della stessa iscrizione, anch’essa su due colonne ma plausibilmente che, all’epoca in cui fu scritta l’epigrafe,
purtroppo molto lacunosa, conferma che questa ovvero l’età medio-ellenistica, ci si riferisse ad aree
importante iscrizione catastale doveva essere piuttosto ristrette, alcune anche a distanza, ritagliate tra la costa
lunga e comprendere la descrizione di buona parte tirrenica e il fitto bosco, comunque non troppo lontane
del territorio di pertinenza dell’antica Halaesa. dalla città in modo da potervi esercitare una efficiente
Nell’accezione più ampia di chora, ovvero di area e puntuale gestione e controllo.
geografica sotto il diretto controllo di una polis, questa
doveva svilupparsi lungo le alture comprese tra il Il luogo esatto di rinvenimento dei diversi frammenti
corso dell’odierna fiumara di Pollina, antico Monalos, delle Tabulae non è noto. Genericamente è detto che
e la collina delle odierne Motta d’Affermo e Pettineo, al vennero recuperati nei pressi della Chiesa di S. Maria dei
confine con la chora di Amestratos (Mistretta). Tuttavia Palazzi, a quei tempi unico punto di riferimento preciso
è assai dubbio che nelle Tabulae fosse compreso tra campagne anonime dove affioravano qua e là muri
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8. Le Tabulae Halaesinae. Un’immagine del paesaggio antico nebroideo
Fig. 2. Veduta dall’acropoli di Halaesa verso l’entroterra (Foto: Missione italo-inglese Santuario di Apollo)
e materiali vari, ma non erano ancora stati eseguiti comunità, il modesto peso urbano e demografico di
scavi. Sembra potersi escludere che le lastre iscritte queste ha intaccato solo piccole porzioni di territorio,
fossero posizionate nell’agorà, poiché i decennali scavi tanto che è questo il solo settore dell’isola dove ad
ivi condotti a partire dalla fine degli anni ’50 del secolo esempio il bosco primitivo si è conservato per larghe
scorso non ne hanno restituito alcun altro frammento. estensioni. Una tale considerazione rende inevitabile il
Scibona11 pervenne alla conclusione che i tre frammenti tentativo di identificare sul terreno i luoghi e le varie
dell’iscrizione fossero stati rinvenuti tutti appena a strutture descritte (abitative, produttive, militari o
nord-est della Chiesa di S. Maria, nell’area del convento cultuali), essendo il paesaggio come si presenta ancora
e dei suoi annessi, partendo dalla testimonianza ai nostri occhi ispiratore di suggestioni e ricchissimo
del contadino che negli anni ’50 rinvenne l’ultimo di testimonianze antiche di non sempre agevole
frammento e ricollegando le date di rinvenimento interpretazione.
degli altri due a opere di sbancamento effettuate per
la realizzazione del convento prima e di un casolare Le modalità di conduzione agricola dei terreni qui si
agricolo dopo. Tuttavia può darsi che nel momento sono sempre dovute adattare all’articolata morfologia
in cui il contenuto dell’iscrizione perse significato, ad naturale, caratterizzata da montagne che si ergono
esempio in seguito a nuove ripartizioni dei terreni, repentinamente dalla costa, profondamente incise da
al loro acquisto o a mutate condizioni economiche vallate fluviali. Questa peculiare forma dei terreni non
e sociali, la lastra iscritta fosse stata “smontata” dal agevolò in antico le colture estensive come quelle del
supporto originario (la parete di un edificio) nell’area frumento, praticate sì ma su aree limitate, mentre se
pubblica attorno all’agorà, venendo collocata in altro ne svilupparono altre più adatte come quelle dell’ulivo
luogo o addirittura riutilizzata come materiale edilizio. e della vite. Se ci spostiamo verso l’entroterra siciliano
oltre la catena dei Nebrodi, il paesaggio odierno
Argomento di questa nota non è l’analisi linguistica del muta totalmente: le basse colline degli Erei e più in là
testo delle Tabuale, ferme restando le tante peculiarità quelle dell’Agrigentino, ad esempio, non hanno quasi
che peraltro non sono riusciti ancora a interpretare conservato nulla dell’originaria copertura boschiva,
definitivamente i massimi esperti in materia, né la essendo state estensivamente destinate alle colture
sua datazione. Vogliamo invece trarre dal testo quegli granarie fin da età ellenistica e ancora di più in età
elementi che possano ispirare l’immagine di un imperiale. Vaste distese verdeggianti in inverno e giallo-
paesaggio antico che non è affatto andato perduto, ma bruno a partire dalla tarda primavera, per lunghi tratti
si è inevitabilmente modificato, per eventi naturali o prive di alberi e disseminate di isolati edifici rurali, si
per la secolare mano dell’uomo, che tuttavia in queste susseguono tra i vari centri abitati, dando l’impressione
contrade non ha inciso in maniera determinante che anche questo sia il riflesso del paesaggio antico, ma
come altrove in Sicilia. E’ d’altra parte evidente come di un altro paesaggio, di un’altra Sicilia rispetto a quella
nell’area dei Monti Nebrodi, caratterizzata ancora oggi nebroidea. Qui infatti prevale il verde dei boschi e degli
da forme d’insediamento parcellizzate in molte piccole alberi d’ulivo che si disperde nell’azzurro del mare: è
un colpo d’occhio suggestivo e peculiare di questa parte
11
Scibona 1977. dell’isola.
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I Nebrodi nell’antichità
Fig. 3. La collina di Halaesa vista da sud. A destra, sormontato da un viadotto, si trova il corso del torrente Cicera. Sulla collina, al termine
della strada di accesso, si può vedere il complesso religioso di S. Maria de Palazzi, dietro il quale è ubicata l’agorà. La città antica si sviluppava
lungo l’intero pendio orientale, mentre sulla sommità sono stati identificati una serie di edifici con ogni probabilità dedicati al culto. Il pendio
occidentale, estremamente ripido, non fu mai occupato
Burgio ha in più occasioni12 cercato di cogliere dal testo Il territorio descritto nelle Tabulae è quello circostante
delle Tabulae i segni di questo paesaggio antico, dopo la città, che sembrerebbe avere confini precisi in due
un lungo lavoro di catalogazione di siti archeologici corsi d’acqua, l’Halaisos, identificabile nell’odierna
nell’agro alesino comprendenti principalmente fiumara di Tusa, a est di Halaesa, e un potamos non
fattorie, ville rustiche, piccoli insediamenti e relative meglio specificato sul quale si riversa il torrente
necropoli la cui cronologia è lunghissima. Tuttavia se da Opikanos, talvolta identificato con l’odierno torrente
un lato la rilevazione di tutte queste Unità Topografiche Cicera a ovest del sito della città antica. Nel testo
riesce a dare l’idea di un territorio pullulante di vita, non si fa menzione della costa tirrenica, a meno che
efficientemente organizzato grazie anche al proficuo essa venisse citata nelle lacune della lunga iscrizione,
sfruttamento delle risorse naturali, in primis l’acqua, mentre verso sud una linea di confine doveva essere
dall’altro non ha portato a rintracciare alcuna delle costituita dal bosco, la cui esistenza è solo accennata nel
numerose strutture indicate nell’epigrafe, che pure testo conservato, e che a quei tempi doveva estendersi
dovevano essere dotate di una certa monumentalità molto più verso nord rispetto ad oggi. La trasposizione
e caratteri distintivi, in particolare i santuari o gli di queste linee di confine in una mappa fa intuire che
eventuali edifici legati al controllo del territorio. in effetti il territorio entro cui ricadevano i lotti da
Pensiamo ad esempio alle robuste mura del Tapanon, assegnare era piuttosto ristretto e che evidentemente
un luogo fortificato probabilmente destinato a costituiva l’oggetto di una ripartizione molto parziale
raccogliere una guarnigione a difesa della chora, o ai della chora halaesina.
due santuari rurali citati, il Meilicheion e l’Adraneion,
di cui si potrebbero e dovrebbero individuare resti Osservando la morfologia dei luoghi odierni, pare
murari o elementi decorativi. L’unica struttura finora di potersi anzitutto escludere che i lotti ricadessero
rintracciata che potrebbe essere ricollegata alle Tabulae lungo il ripido pendio occidentale della collina di
è un lungo acquedotto in elementi di terracotta, di cui Halaesa che scende verso il torrente Cicera, anche oggi
non è fornita una datazione: potrebbe essere quello che incolto. Sicuramente erano distribuiti lungo il suo
raccoglieva l’acqua della sorgente Ipyrra portandola in pendio orientale appena fuori le mura, meno acclive e
città, che effettivamente parte da un settore nel quale, ancora oggi intensamente coltivato, nonché sui pendii
come vedremo, riteniamo di potere identificare le dell’altura a ovest del Cicera e verso sud, in un’area di
prime due ripartizioni dei terreni. rilievi isolati e fianchi collinari incisi dal corso di ruscelli
oggi in buona parte prosciugati. In questo paesaggio,
un punto distintivo che dovrebbe aiutare a riconoscere
12
Burgio 2008a, 2008b, 2014. almeno una parte dei luoghi citati è costituito dalle
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8. Le Tabulae Halaesinae. Un’immagine del paesaggio antico nebroideo
mura di difesa della città, il cui percorso è stato quasi verso il fiume, tanto che la cucina e il vano dei bronzi
interamente ricostruito.13 Occorre inoltre tenere conto che ne facevano parte erano attraversate da un canale
della presenza delle necropoli, escludendo per forza di di deflusso delle acque che sboccava fuori le mura.
cose che i terreni descritti ricadessero nei loro pressi. Tenendo conto di ciò, esso andrebbe identificato con
Al momento sono note due aree cimiteriali principali il cosiddetto “Tempio B” degli scavi Carettoni, un
usate in età ellenistica:14 una a sud dell’area urbana, edificio che sorge proprio a ridosso delle fortificazioni
probabilmente lungo la stessa dorsale collinare e i suoi in una sporgenza, piuttosto che con il Tempio A in
fianchi in maniera simile alla necropoli meridionale cima all’acropoli, oggettivamente distante dalle mura.
di altri centri di questo settore dell’isola (Kalè Akté, Prestianni Giallombardo lo identifica nel “Tempio A”
Amestratos, Apollonia, Halontion); l’altra a nord, posto nella sommità, anche per via del rinvenimento di
parzialmente esplorata nei pressi dell’odierna Castel di alcuni manufatti ricollegabili al culto di Apollo,16 quindi
Tusa. In questo modo, operando in negativo, possiamo non proprio vicino alle mura.
fissare sommariamente i punti di partenza per almeno
una parte dei lotti descritti nelle Tabulae, considerando Il Tempio A, parzialmente indagato da Carettoni, e
sempre che ce ne è pervenuta solo un’elencazione mentre si scrive oggetto di nuovi scavi che si spera
parziale. aggiungano dati per la sua interpretazione, sorge
nella parte più alta della collina di Halaesa, a una
Pare interessante osservare come il tempio di distanza di poco più di 100 metri dalle mura orientali,
Apollo, indicato in Col. II, l. 63 ss., confinasse con oggettivamente eccessiva anche considerando che in
le fortificazioni sul lato orientale: qui si apriva un questo lungo tratto potessero essere compresi diversi
canale di sbocco in prossimità di un deposito di bronzi spazi del santuario. Il tempio B degli scavi Carettoni
(chalkia) e delle cucine, ambienti questi facenti parte è posto invece a ridosso delle mura, da cui è separato
del santuario. I lotti ivi descritti hanno come termine di solo da una strada basolata. E’ stato esplorato solo in
riferimento le fortificazioni con relative torri e canali di minima parte e non sappiamo se si trovasse all’interno
sbocco, canalette e ruscelli che scendono verso il fiume di un temenos comprendendo diversi ambienti. La sua
Halaisos. Manganaro15 supponeva che il santuario posizione è eccezionalmente panoramica, costituendo
di Apollo sorgesse fuori le mura. In realtà, stando al in antico un preciso punto di riferimento spaziale sia
testo delle Tabulae, esso si trovava sicuramente in dalla costa che lungo la bassa vallata dell’Halaisos.
area urbana ma prossimo alle mura orientali rivolte Potremmo ipotizzare di identificarlo con il tempio di
Apollo citato dalle Tabuale, circostanza che ovviamente
13
Carettoni 1961.
14
Scibona, Tigano 2008 e 2009. 16
In particolare un torso di statua marmorea di Artemide e una testa
15
Manganaro 2009, p. 207. di toro in terracotta. Prestianni Giallombardo 2003, pp. 1076-1077.
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I Nebrodi nell’antichità
ha implicazioni importanti nel tentativo di ricostruire sorgenti quale ancora oggi sembra essere quella
a grandi linee l’assetto del territorio halaesino come posizionata intorno all’alto alveo del torrente Cicera.
descritto nell’iscrizione.
L’altro santuario extraurbano citato è quello di Adranos,
Nelle Tabulae sono indicate altre due aree sacre che si troverebbe non molto distante dal Meilichion ma
extramurarie, quella di Zeus Meilichios e quella di ad una quota più bassa. All’interno del suo temenos si
Adranos. La prima sorgeva a una certa distanza dalla trovava un tempietto. Il santuario inoltre è limitrofo
città e come ha fatto notare Prestianni Giallombardo,17 ad un luogo fortificato chiamato Tapanon: il santuario
appare posta in posizione sopraelevata rispetto a una di Adrano e il Tapanon costituiscono il riferimento di
serie di pendii, delimitata su due lati da una strada separazione tra due lotti (XI-XII); una strada scende
importante, la odos Xenis, e da una via secondaria che verso il Tapanon e in corrispondenza di questo si
scende verso un ruscello. Questo è uno dei siti che biforca, con una seconda via che porta al santuario di
potrebbero essere cercati concretamente sul terreno Adrano. I due complessi sembrano trovarsi su quote
grazie a una serie di informazioni molto interessanti: leggermente diverse.
a Col. I, l. 10 ss. infatti si cita dapprima la sorgente
Ipyrra per il lotto V e subito dopo, per il lotto VI, si I due luoghi di culto posti fuori le mura, peraltro a
indica il santuario di Meilichios come costeggiato da una certa distanza da queste, svolgevano il ruolo di
una strada secondaria che, partendo dalla strada Xenis collegamento tra città e territorio secondo usi ben
(letteralmente “ospitale”), scende in direzione di un noti nelle chorai greche. Possiamo immaginare che
ruscello finché questo non confluisce in un altro ruscello essi delimitassero in un certo modo l’area di stretta
il cui corso parte dalla citata strada Xenis; a questo lotto pertinenza della città e si trovassero ai limiti delle terre
appartiene l’acqua che scorre dalla sorgente Ipyrra coltivate, oltre i quali si sviluppava il bosco e quell’ampia
e dal balaneion. Il lotto VI quindi si trova al confine, fascia di terre solo in parte sottoposte a controllo diretto
segnato dalla strada secondaria, con il santuario e a della polis. Osservando una mappa moderna, si potrebbe
non molta distanza dalla sorgente. E’ logico pensare ipotizzare che questo limite corresse lungo le balze
che la fonte Ipyrra si trovasse a monte della città di sottostanti l’odierna Tusa, verso sud-est dove nasce il
Halaesa, quindi verso sud, e in questa contrada risaliva torrente Cicera e ancora verso oriente scavalcando la
la strada Xenis. In molti identificano questa copiosa collina in direzione della Fiumara di Tusa, in un’area
sorgente con quella ancora oggi esistente e nota come ancora oggi parzialmente coperta da bosco e percorsa
Acquacitita, dalla quale avrebbe captato l’acqua la da numerosi piccoli ruscelli.
condotta menzionata nelle Tabulae a Col. I l. 7. E’ certo
che il santuario di Meilichios si trovava in una zona La parte di territorio descritta nella colonna I delle
assai ricca di acque, percorsa da diversi ruscelli e da Tabulae contiene una serie notevole di riferimenti
un potamos non specificato, ma distinto dall’Opikanos topografici e appare articolata e variegata
che anzi ne costituiva un affluente. Anche Prestianni nell’alternanza di pendii, radure, valloni percorsi
Giallombardo18 ha fatto osservare che l’Opikanos non da fiumi e torrenti di diversa portata. Se si osserva
andrebbe identificato con l’odierno torrente Cicera, ma il paesaggio odierno intorno ad Halaesa, queste
con un altro corso d’acqua che vi si riversava. In ogni caratteristiche si riscontrano soprattutto lungo l’alta
caso, il potamos non è da riconoscere nell’Halaisos, che valle del torrente Cicera e nei pendii collinari che si
in altre parti dell’iscrizione è semplicemente indicato sviluppano ai suoi margini partendo dalle quote più
come rhous (“ruscello” o poco più). Si osserva una sorta alte. Può essere una suggestione, ma solo in questo
di gerarchia delle acque a partire da un fiume (potamos) settore del territorio scorre quello che in antico si
il cui nome non è specificato o forse è menzionato in poteva considerare un “fiume”,19 oltre all’Halaisos che si
una parte dell’iscrizione andata perduta, per passare a trova però su un versante totalmente diverso. Peraltro,
corsi d’acqua minori (rhous) quali sarebbero l’Halaisos osservando i terreni di queste contrade, soprattutto
e l’Opikanos e diversi altri ancora minori, semplici nelle quote più elevate, risulta evidente che essi sono
rivi, senza nome (rhoiskos, rhoedion). Potrebbe anche stati messi a coltura in tempi relativamente recenti,
ritenersi che l’appellativo potamos sia stato riservato potendosi presumere che in antico fossero interamente
al corso d’acqua più vicino al sito della città, quindi coperti dal bosco, ed è noto dalle stesse Tabulae che i
più all’odierno Cicera che alla fiumara di Tusa, in cui
è sicuro vada identificato l’Halaisos proprio in base al
contenuto delle Tabulae. Ciò che appare ipotizzabile,
in conclusione, è che la sorgente Ipyrra, il balaneion ad Secolari attività di sfruttamento delle sorgenti che si trovano a sud
19
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8. Le Tabulae Halaesinae. Un’immagine del paesaggio antico nebroideo
lotti descritti nella prima parte si estendevano a ridosso descrizione delle mura di fortificazione comprende
di un “grande querceto” (Col. I, ll. 67-68). alcuni canali di sbocco, veri e propri termini di
confine dei lotti, due torrette e un diapaumatos di
La seconda parte dell’iscrizione (Col. II) descrive i lotti incerta interpretazione (breccia, crollo di una parete,
posti lungo i pendii orientali della collina di Halaesa postierla?). Va ricordato che gli scavi Carettoni misero
prospettanti sul torrente Halaisos (odierna Fiumara in luce quattro torrette a partire da quella di fianco
di Tusa). Anzi, essi si dispongono in gran parte a alla porta urbica di sud-est, tutte concentrate nel
seguire avendo come riferimenti geografici ovest e tratto meridionale delle mura, mentre l’indagine
est rispettivamente le fortificazioni della città e il non fu fruttuosa in quello settentrionale, esplorato
corso dell’Halaisos. Una serie di torrentelli scendeva solo in minima parte. Se il Tempio B di Carettoni è
verso quest’ultimo e assieme ad altri riferimenti effettivamente il tempio di Apollo citato nelle Tabulae,
spaziali costituiti da canalette, cippi, strade, alberi le due torrette dell’iscrizione non sono sicuramente
contrassegnati con il noto simbolo-monogramma tra quelle già identificate, dovendosi trovare invece
risolvibile in PΟΛ(iς) ΑΛΑ(isinwν), servivano a nel tratto di fortificazione più settentrionale, di cui
definire i confini dei lotti agricoli. Questi paiono non abbiamo documentazione, mentre sembrerebbe
avere forma all’incirca trapezoidale con base in una suggestiva coincidenza che il diapaumatos prima
corrispondenza del fiume e si succedono gli uni agli altri citato paia ricadere in corrispondenza di una porta, a
in un’area di pendio. Una tale semplicità di disposizione sud del tempio, identificata da Carettoni nell’area dove
consentì l’elaborazione di alcune ricostruzioni grafiche attualmente si stanno svolgendo indagini alla ricerca
piuttosto attendibili di questa parte delle Tabulae ad del teatro.
opera di Sicca e Arangio Ruiz-Olivieri negli anni ’20
del secolo scorso: tuttavia, se per i lotti di Col. II tale Il santuario di Apollo (tὸ ἱerὸν tοῦ Ἀpόllwnoς) citato
ricostruzione appare ancora oggi condivisibile, quella per i lotti IV e VI costituiva un importante riferimento
fatta per Col. I può suscitare qualche dubbio, apparendo visuale ai fini della ripartizione dei terreni. Viene citato
impostata su un orientamento geografico scelto in un canale di sbocco che attraversa il santuario in un
maniera arbitraria e non adattato alla morfologia di punto preciso, in corrispondenza dell’ambiente in cui
una precisa area del territorio alesino. si conservavano i matalli che stava accanto alle cucine.
Questa precisazione fa intuire che l’area del santuario
I terreni da ripartire tra “coloro che si trovano nei pressi fosse attraversata da più canali di sbocco ma solo uno era
del torrente Halaisos” e gli Skyreones riportati in Col. preso in considerazione ai fini della delimitazione delle
II erano sicuramente quelli che si sviluppavano lungo particelle agricole. Possiamo immaginare il santuario
le pendici orientali e nord-orientali della collina di di Apollo come un complesso di ambienti all’interno
Halaesa. Sicuri riferimenti sono le mura di cinta (pyrgos) di un recinto sacro (temenos): il vero e proprio tempio
orientali20 e il basso corso della Fiumara di Tusa. Nelle costituiva l’edificio principale ma altri erano destinati
mura si aprivano delle feritoie (rines) funzionali allo a varie funzioni connesse ai riti (oltre alla stanza dei
smaltimento delle acque reflue provenienti dalla città, metalli e alle cucine citati nell’iscrizione, ad esempio
qui opportunamente incanalate sotto i piani stradali ambienti per il ricevimento dei fedeli, per il consumo
come hanno dimostrato gli scavi più recenti.21 Le dei pasti rituali, per la raccolta delle offerte, e così via).
acque si immettevano in ruscelli che scendevano verso
l’Halaisos, forse creati proprio dall’acqua che sgorgava Per ciò che riguarda il torrente Halaisos, è molto
con forza e che poi trovava il proprio percorso naturale probabile che in antico il suo corso si sviluppasse più ad
in discesa. Non è facile oggi rintracciare i diversi ovest di quello attuale. Risulta infatti evidente come le
rivoli menzionati nell’iscrizione, prosciugatisi dopo secolari attività umane abbiano modificato il letto del
la dismissione delle mura, sebbene in alcuni casi ne fiume con la costruzione di argini finalizzati a ricavare
rimanga traccia nell’anomala crescita di vegetazione altri terreni sfruttabili, provocando una variazione
in corrispondenza di alcuni marcati avvallamenti. La del suo percorso. Sicuramente la sua portata doveva
essere maggiore e anche i ruscelli citati nell’iscrizione
20
Sicuramente sono le mura esplorate negli anni ’60 a est dell’area dovevano essere alimentati, oltre che dalle acque reflue
urbana, discretamente conservate, mentre lungo il versante che fuoriuscivano dalla cinta muraria, da una falda
occidentale della collina si sono individuati solo pochi tratti murari a acquifera oggi scomparsa. Dei numerosi ruscelli o rivi
raccordo di speroni rocciosi, in un’area di per sé naturalmente difesa
da precipizi dove era superfluo erigere una cortina continua. menzionati nell’iscrizione rimangono al massimo i letti
21
Gli scavi condotti in estensione in diverse parti della città antica prosciugati, in alcuni casi ancora evidenti ma il più
hanno accertato ovunque la presenza di canalette poste sotto i piani delle volte non più percepibili visivamente.
stradali, verso le quali si riversavano condotte provenienti da edifici
pubblici e privati. I recenti scavi (metà anni 2000, ancora inediti) nel
settore meridionale della città hanno messo in luce alcuni stenopoi- All’interno della descrizione dei lotti trova posto una
cardi percorsi da canalette che si dirigono effettivamente verso le serie di riferimenti ambientali che consentono di
mura, dove probabilmente sfociavano nelle rines citate nell’iscrizione.
Teoricamente dovrebbero esistere tanti canali di sbocco quanti sono cogliere come dovesse apparire la campagna halaesina
gli stenopoi-cardi (12 sicuramente identificati). a quel tempo e come la mano dell’uomo avesse
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I Nebrodi nell’antichità
modellato il paesaggio naturale per renderlo adatto Si tratta di un tipico paesaggio mediterraneo, ma non
al proprio mantenimento. Colpisce soprattutto il di uno qualsiasi, bensì di quello collinare-montagnoso
costante richiamo all’ulivo, sia coltivato che selvatico, di questa parte d’isola, dove le attività agricole si
presente dappertutto, menzionato singolarmente in svolgevano su terreni di pendio talvolta accentuato
quanto sulla sua corteccia era stato apposto un segno attraversati da corsi d’acqua che creavano valloni più
di confine o come uliveto esteso su ampi spazi. In o meno profondi con una vegetazione rigogliosa. Si
questo paesaggio caratterizzato dall’ulivo trovano trattava di terreni ai quali bisognava assicurare un
spazio altre piante coltivate, tra cui fichi e melograni adeguato drenaggio per evitarne l’erosione e per questo
assieme a peri selvatici e a roveti di pruni. Stranamente nelle Tabulae sono nominati spesso i fossati artificiali che
non si fa menzione di vigneti né di impianti per la li percorrevano e che canalizzavano le acque in eccesso
produzione del vino, che sicuramente dovevano essere verso i ruscelli, secondo pratiche ancora oggi in uso. La
diffusi in quest’area, mentre la presenza di numerose presenza di numerose sorgenti che alimentavano corsi
“aie”, ovvero di spazi aperti su cui essiccare o lavorare d’acqua ed erano sfruttate per l’approvvigionamento
granaglie o altri prodotti agricoli fa presumere che idrico attraverso acquedotti in laterizio è un altro
nelle loro vicinanze ci fossero campi di frumento. segno distintivo di queste contrade nebroidee, dove la
All’interno dei fondi erano presenti numerosi fossati, percentuale di precipitazioni piovose è maggiore che
tracciati allo scopo di fare defluire l’acqua, sia per nel resto della Sicilia e la natura dei terreni, spesso
smaltire quella in eccesso, sia ai fini dell’irrigazione. di tipo argilloso, favorisce l’affioramento della falda
Si trovavano anche case rurali piuttosto modeste: il acquifera e la sua dispersione in mille rivoli.
termine usato per descriverle (skana) è in genere usato
per baracche o accampamenti provvisori: li possiamo Qua e là il paesaggio agrario appare scandito dalla
assimilare a semplici capanni in pietra non sempre presenza di strutture di vario tipo costruite dall’uomo,
dotati di copertura stabile. Non si trattava quindi, alcune di incerta interpretazione. Quasi tutte sembrano
almeno per quelle prese come punti di riferimento, di ricadere nella parte di chora posta a sud o sud-ovest
strutture evolute in cui era possibile stazionare anche della città. Più volte menzionato è il Tapanon, che non
stabilmente, che pure dovevano esserci, ma di modesti si sa se interpretare come un vero e proprio edificio o
casotti usati per conservare gli attrezzi da lavoro o per piuttosto come un’area aperta cinta da mura, a poca
tenere all’ombra qualcosa da mangiare durante la lunga distanza dal santuario di Adrano. Si tratta comunque
giornata lavorativa. Si tratta di edifici che fino a pochi di un luogo di una certa importanza se è menzionato
decenni fa si potevano osservare ancora numerosi nelle espressamente col suo nome e se è descritta anche la
campagne siciliane. E’ un paesaggio agricolo molto strada che lo raggiungeva deviando dalla via principale
simile a quello attuale, anch’esso caratterizzato da (Xenis). Poco distante dal Tapanon è la Themateitis
terreni coltivati prevalentemente a ulivo in tutta l’area (?), non facilmente interpretabile (un’altra sorgente
circostante il sito di Halaesa. o una fontana?). Non distante dalla sorgente Ipyrra si
trova un casotto, descritto come comune ai lotti IX e
Un grande bosco si estendeva al limite del lotto X. Nell’area del torrente Opikanos si trova un luogo
XIII, in un settore della chora limitrofo al corso sia chiamato Pikattos, delimitato forse da mura in maniera
dell’Opikanos che del “fiume” in cui esso si riversava. similare al Tapanon. Tutti questi siti, spesso menzionati
Nel territorio dell’antica Halaesa, la macchia boschiva con un nome specifico ed evidentemente ben noto alla
si è conservata a quote elevate, in particolare nell’area comunità locale, interrompono e articolano il paesaggio
circostante la cittadina moderna, ma è da presumere delle colture agricole. Nella descrizione dei vari lotti
che in età ellenistica fosse molto più estesa, ricoprendo contigui di questa parte di chora è piuttosto evidente una
quantomeno l’intera collina di Tusa e la parte più scansione geografica da nord a sud, tenendo conto della
elevata di quella dove sorgeva la città greco-romana. direzione del potamos verso il mare: a sud si estende il
La chora halaesina si sviluppava quindi in un territorio bosco, che pare avere un limite settentrionale nel corso
che aveva come confini naturali e ben percepibili da del torrente Opikanos; la sorgente Ipyrra e il balaneion
un lato il bosco e la montagna e dall’altro il mare, si trovano quasi a metà strada tra i primi lotti e l’ultimo
secondo un’immagine sempre presente negli occhi (XIII), nonché a nord e in posizione altimetricamente
di chi abita oggi queste contrade, non solo quelle inferiore rispetto al Meilichion, all’Adraneion e al
dell’antica Halaesa, ma anche quelle di altri centri Tapanon. Tutti questi luoghi inoltre si trovano lungo il
antichi di questa parte montuosa di Sicilia, come Kalè versante orientale rispetto al corso del potamos.
Akté (Caronia) o Halontion (San Marco d’Alunzio). Il
riferimento ad attività di concia delle pelli animali Edifici rurali non espressamente menzionati in quanto
e di macellazione-cottura delle loro carni (Col. I, l. ricadenti all’interno dei lotti dovevano trovarsi qua e
71) richiama la pratica dell’allevamento di bestiame, là sia per il ricovero di strumenti da lavoro, di animali
potendosi ritenere fosse molto diffusa, allora come o anche di persone in maniera più o meno stabile, sia
oggi in questo territorio, la proprietà di bovini, ovini e come luoghi in cui si volgevano vere e proprie attività
caprini oltre che suini. produttive. La ricerca archeologica ha identificato
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8. Le Tabulae Halaesinae. Un’immagine del paesaggio antico nebroideo
Fig. 5. Agro halaesino. Veduta dalla collina della città antica in direzione del fiume verso sud
numerosi siti di fattorie o anche ville rustiche nel percorso facesse non è possibile dedurlo, ma dal contesto
territorio di Halaesa, con una percentuale maggiore delle Tabulae si evince che doveva attraversare la parte
in età ellenistica rispetto a quella imperiale,22 forse più interna del territorio, non lontano dalla sorgente
dovuta alla maggiore parcellizzazione dei terreni Ipyrra. Da questa strada partiva una via che raggiungeva
prima della creazione di proprietà medio-grandi che il Meilichion. Un’altra strada, forse collegata anch’essa
accorparono più lotti. Tuttavia, per l’epoca di redazione alla Xenis, raggiungeva il Tapanon (Col. II, ll. 24 e 51),
delle Tabulae (III-II secolo a.C.), la suddivisione del e un’altra ancora passava accanto alla stessa Ipyrra
territorio in appezzamenti di dimensioni medio-piccole (Col. II,l. 42). Una strada in pendenza è segnalata anche
e solitamente entro un’area ben circoscritta a poca per l’altro versante della chora, quello che si sviluppa a
distanza dalla città, fa sì che gli edifici all’interno dei est delle mura in direzione del fiume Halaisos (Col. II,
fondi non possano considerarsi neanche ville rustiche o l. 26), e dovrebbe trovarsi ipoteticamente nella parte
qualcosa di simile: possiamo immaginare si trattasse di più meridionale di essa. Difficile trovare oggi traccia
semplici costruzioni con al massimo due o tre ambienti di queste strade, dovendosi trattare essenzialmente di
compresi quelli dove si svolgevano attività produttive, sentieri sterrati privi di basolato, di solito presente solo
idonei a stazionamenti per tempi limitati in quanto i nel tratto iniziale appena fuori le mura della città.23 Non
loro proprietari abitavano stabilmente in città. è tuttavia escluso che questa trama viaria antica sia in
parte ripercorsa dalla moderna viabilità campestre.
Una rete viaria efficiente metteva in collegamento
la città con il territorio e tra loro le varie parti di Chi si trova a discutere delle Tabulae Halaesinae non
questo. E’ menzionata espressamente una Xenis odos può fare a meno di tentare di localizzare nel territorio
(Col. II, l. 15), ovvero una via “dello straniero” o “via attuale i vari settori descritti. Ci sono dei riferimenti
ospitale”, alludendo a un’arteria viaria che metteva nell’iscrizione che sembrano corrispondere a quanto
in collegamento la città con il resto dell’isola. Quale di quell’epoca deve essere sicuramente sopravvissuto,
23
Proprio per Halaesa segnaliamo un tratto di basolato messo in luce
22
Burgio 2008a e 2014. oltre la porta urbica di sud-est.
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I Nebrodi nell’antichità
innanzitutto i corsi d’acqua o quantomeno ciò che settore, compreso tra le mura di cinta della città e il
ne rimane a distanza di oltre due millenni: numerosi corso dell’Halaisos, si colloca lungo il pendio orientale
“paleoalvei” possono essere rintracciati nelle campagne, della collina di Halaesa ma a partire probabilmente, a
in particolare lungo i versanti est e nord della collina meridione, dal ruscello posto a nord di contrada Feudo
di Halaesa. Sicuramente il torrente (rhous) Halaisos su un tratto di circa 800 metri dal I al VII lotto. I terreni
corrisponde all’odierna Fiumara di Tusa (o Pettineo) degli Skyreones, la cui descrizione è conservata solo
a est della città antica, per il costante riferimento alle per i primi tre lotti, dovevano partire dalla parte più a
mura (orientali) che costituivano il limite occidentale nord-est delle mura, ad oggi inesplorata, ed estendersi
di lotti posizionati di fronte a quell’importante corso probabilmente lungo i pendii settentrionali della
d’acqua. Di più difficile identificazione sono il potamos collina fino all’abitato marittimo. E’ infine possibile che
più volte menzionato e il torrente Opikanos suo i terreni descritti nel secondo frammento delle Tabulae
affluente: l’esame della mappa geografica di quest’area (SEG 4:45) fossero situati in un importante settore della
indirizza verso l’odierno torrente Cicera a ovest della chora che non risulta menzionato nel primo grande
città antica e a uno dei rivi che vi confluiscono. Si frammento, ovvero quello posto tra la contrada Feudo
potrebbe quindi identificare il potamos con il Cicera e Ospedale, a est dei due primi settori e fino al corso
e giustificare l’assenza di un nome proprio con il dell’Halaisos.
fatto che esso fosse semplicemente considerato il
“Fiume” della città per la sua estrema vicinanza, Sulla scia di quanto fecero negli anni ’20 del secolo scorso
definito semplicemente così in modo familiare. In tal Sicca e Arangio Ruis, si è cercato di riportare su una
caso, sembra tuttavia strano che un ruscello che vi mappa i confini dei vari lotti, impresa non semplice ma
si riversava, sicuramente di assai modesta portata, che comunque deve essere tentata al fine di contribuire
avesse un nome proprio. Una giustificazione potrebbe all’individuazione sia delle aree descritte, sia soprattutto
cercarsi più che nell’importanza del corso d’acqua, nel degli edifici che qua e là sono menzionati. I principali
fatto che con il nome “Opikanos” si volesse identificare punti di riferimento sono i corsi d’acqua, a partire dai due
un’intera contrada che per qualche motivo meritava principali, l’Halaisos da un lato e il potamos senza nome
di essere espressamente menzionata. D’altra parte, dall’altro. L’uso della preposizione katά aiuta a capire
se estendiamo l’analisi all’intero territorio in qualche quale fosse la direzione di questi corsi d’acqua, poiché è
modo controllato da Halaesa in età ellenistica, seppure chiaro che entrambi da monte scendevano verso nord in
a una certa distanza, esiste un corso d’acqua che ha le direzione del mare. Nel potamos si riversava il torrente
caratteristiche di un vero e proprio fiume ed è l’odierno Opikanos, in un’area prossima al bosco. Infine, una serie
Pollina a ovest: tuttavia si trova a ben 7 km dal sito della di ruscelli e rivi scendeva in direzione dei corsi d’acqua
città, una distanza eccessiva per l’epoca nel senso di principali. La direzione del potamos e dell’Halaisos
considerare il suo corso come parte della chora halaesina. indirizza a localizzare i terreni descritti nelle Tabulae a
Rimaniamo quindi dell’idea di identificare il potamos est del primo e a ovest del secondo.
con l’odierno Cicera e l’Opikanos con uno dei ruscelli
che vi si riversa da est,24 sia per oggettiva mancanza di Tenendo conto di questo, i diversi luoghi citati nelle
alternative attendibili, sia per la sua relativa vicinanza prime due sezioni dell’epigrafe (la fonte Ipyrra e
alla città antica: l’alveo del Cicera misura quasi 5 km in l’adiacente balaneion, il santuario di Zeus Meilichios
lunghezza partendo da un’area ricca di sorgenti nella e quello di Adrano, la fortezza del Tapanon, ecc.), se
quale si potrebbe localizzare la stessa fonte Ipyrra. l’identificazione del potamos con l’odierno torrente
Cicera è corretta, andrebbero cercati lungo il
L’analisi del testo applicata alla conformazione del proseguimento verso sud della collina di Halaesa,
territorio come oggi si può rilevare ci indirizza in laddove essa si distende in una serie di ripiani che
definitiva a identificare il primo e il secondo settore culminano nelle montagne retrostanti. La fonte Ipyrra,
descritti nelle Tabuale (dove si trovano l’Ipyrra, come accennato prima, si troverebbe in posizione
l’acquedotto che ne diparte, il Tapanon, il Pikattos, la avanzata rispetto al Tapanon e al sottostante Adraneion
rocca dell’Aspis, il Meilichion e l’Adraneion) con l’area e nelle vicinanze del Meilicheion. Ipotizziamo, pur
compresa tra l’odierna cittadina di Tusa a nord-ovest e a senza prove concrete in mancanza di rinvenimenti
sud e sud-est le contrade Acquatica e Vallone, in terreni significativi, che quest’area dell’iscrizione ricada nella
che da un lato conservano l’originaria macchia boschiva, parte alta del Cicera, a est dell’odierna Tusa, grossomodo
dall’altro si sviluppano in pendii talvolta accentuati, all’interno delle contrade Vallone, Strina, S. Venera
talvolta digradanti in pianori, segnati da piccoli corsi e Mortilli, caratterizzata da pendii talvolta marcati
d’acqua che si riversano nel torrente Cicera. Il terzo e ricca di acqua, dove peraltro sopravvive la macchia
boschiva. Che si tratti della sponda destra del Cicera e
non di quella sinistra che risale verso Tusa, è suggerito
Si potrebbe trattare di uno dei due corsi d’acqua che formano il dal riferimento all’acquedotto (ocheton) che passava
24
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8. Le Tabulae Halaesinae. Un’immagine del paesaggio antico nebroideo
Fig. 6. Ipotesi di localizzazione dei settori della chora halaesina descritti nelle Tabulae
potendosi ipotizzare che lo attraversasse. L’acquedotto nella parte superiore di colonna II. La strada che passa
non partiva da quella fonte ma scendeva da monte accanto al Tapanon sembra un’arteria importante e
captando l’acqua di diverse sorgenti: è assai probabile probabilmente nel suo tratto terminale costeggiava
che sia lo stesso, costruito con tubuli di terracotta a il potamos forse superandolo con un ponticello. I lotti
incastro e copertura in mattoni, intercettato in diversi di questa ripartizione, infine, sembrano essere tutti
punti nelle ricognizioni condotte da Burgio.25 compresi tra il percorso della strada del Tapanon, l’alto
corso dell’Opikanos e probabilmente il tracciato della
Risulta interessante il testo residuo della seconda Xenis odos, in posizione elevata.
ripartizione dei terreni conservatosi nella parte iniziale
di colonna II, riferito agli ultimi 3 lotti (XI-XIII) di un La suggestione del tentativo di cogliere nel paesaggio
totale di 13 (in realtà si riconosce la posizione anche di moderno i segni di quello antico, così come evocati dal
altri due lotti, VII e X). Questi si trovano in contiguità di testo delle Tabuale Halaesine, ovviamente si scontra con
quelli della prima ripartizione, posizionati sembra a est la consapevolezza che da allora sono trascorsi oltre
– sudest di questi. Ricorre infatti il corso dell’Opikanos, 2000 anni e molti sono stati gli eventi naturali e le
limite di due dei tre lotti (XI e XIII), e la strada che, trasformazioni per mano dell’uomo che inevitabilmente
partendo dalla Xenis odos, passa accanto al Tapanon e hanno mutato il contesto ambientale. Molto recenti
prosegue verso sud scavalcando lo stesso Opikanos, sono ad esempio le costruzioni e gli interventi che
anch’essa elemento di confine (dei lotti XII e XIII). hanno interessato la parte più interna della foce
In questo modo potremmo anche ipotizzare quanta dell’antico Halaisos, mentre risale ad età medievale la
parte del testo dell’iscrizione sia andata persa sia nella nascita della cittadina di Tusa, in area probabilmente
parte inferiore di colonna I che (forse principalmente) un tempo occupata dal bosco. Anche la semplice ripresa
fotografica verso la vallata dell’antico Halaisos perde
25
Burgio 2008. il peculiare fascino di “antichità” per la presenza del
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I Nebrodi nell’antichità
Fig. 7 Fig. 8
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8. Le Tabulae Halaesinae. Un’immagine del paesaggio antico nebroideo
Fig. 10 Fig. 11
Fig. 12
Fig. 10-12. Vedute dall’area urbana di Halaesa verso l’entroterra e il corso dell’antico Halaisos
la presenza di oleastri in terreni non più coltivati da si ammorbidisce aprendosi a ventaglio per ricevere
tempo. Qua e là si osservano alberi di ulivo dal notevole l’acqua proveniente da diverse sorgenti, sfruttate in
fusto e dalle forme ritorte senz’altro piantati molti passato come anche oggi. In questo settore, macchie
secoli fa. Questo è il paesaggio familiare dei pendii boschive di varie dimensioni, residuo di una copertura
orientale e settentrionale della collina di Halaesa, che ben più ampia della foresta in antico, interrompono lo
scendono in direzione del fiume e della costa tirrenica sviluppo di terreni coltivati prevalentemente a ulivo,
articolandosi in semipianori e in modesti avvallamenti ad alberi da frutto o destinati al pascolo. Se si cerca nel
unica testimonianza di antichi rivi ormai prosciugati. territorio dell’odierna Tusa una contrada i cui segni
Il paesaggio cambia verso sud, lungo il prolungamento naturali possano trovare corrispondenza con quelli
della stessa collina che ad alcuni chilometri di distanza descritti nelle prime due sezioni delle Tabulae, ritengo
si congiunge ad una serie di alture che raggiungono in definitiva che nessuna gli corrisponda quanto quella
anche i 900 metri. Un marcato segno del paesaggio è che si sviluppa lungo l’alto e medio corso del torrente
costituito dal corso del torrente Cicera che, se nel Cicera: il bosco a margine, le copiose sorgenti, i dislivelli
tratto più avanzato ha inciso profondamente i terreni - spesso assai marcati – costantemente in direzione di
creando vere e proprie gole, in quello più arretrato quel torrente, l’impatto “visuale” di questo e dei diversi
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I Nebrodi nell’antichità
ruscelli e rivi che vi si riversano, che assieme alle lastra di pietra calcarea bianca dello spessore di 12 cm)
numerose sorgenti e alla costanza presenza di acque in e delle caratteristiche delle lettere, piuttosto eleganti,
varie forme connotano oggi come allora questa parte di venne rinvenuto nell’area di S. Maria dei Palazzi
territorio.26 nello stesso anno di pubblicazione. La sua pertinenza
ad un’unica grande iscrizione di cui faceva parte il
Un cenno merita infine il secondo frammento delle frammento rinvenuto intorno al 1558 è indiscutibile:
Tabulae (SEG 4:45), di cui riportiamo alla fine di questo sono usate le stesse espressioni, con gli stessi termini e
contributo il testo, del quale ci resta solo una sintetica perfino gli stessi monogrammi, definendosi i confini di
edizione in Di Giovanni 1885. Il frammento, che ci lotti di terreno delimitati anche questa volta da cippi,
fornisce un’idea del supporto su cui fu inciso il testo (una piante, strade, asperità, ecc.
26
Non è un caso che molte siano ancora oggi le contrade il cui nome
fa riferimento alla presenza di sorgenti: Acquatico, Margivite, Si cita probabilmente un santuario (TΟ ΙEROΝ a l.
Acquacitita, Piano Fontane, ecc. 12s), alcuni luoghi non meglio definibili (ΚAΝESSOΣ
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I Nebrodi nell’antichità
Fig. 18. Paesaggio estivo nell’entroterra di Halaesa. In fondo al centro la collina della città antica
Innumerevoli dettagli di un paesaggio mediterraneo stazionavano nei luoghi di controllo militare della
dove il tempo sembra quasi essersi fermato. chora. Riferimenti spaziali erano il bosco, i corsi
d’acqua, le alte mura della città e ovviamente il
Nelle Tabulae ricorrono molti di questi segnaposti mare poco distante, sebbene mai menzionato. Nella
animati o fissi, in un susseguirsi di vedute in moto di lettura delle Tabulae sembra quasi di sentire il rumore
pendii lievi o pronunciati, di rocce isolate, di terreni dell’acqua che scorre, vicino o in lontananza, i versi
scavati dal corso di ruscelli, di slarghi in cui venivano degli animali al pascolo e il rumore dei passi lungo
fatti essiccare grano e orzo, di piccoli caseggiati con le pietrose strade di campagna. Sembrano parlare
murature a secco, oppure di aree umide con sorgenti anche pietre e tronchi d’albero sui quali erano segnati
protette tramite l’espresso divieto di sporcare l’acqua simboli, riferimenti visuali per definire proprietà che,
che ne sgorgava, bene prezioso che doveva servire tuttavia, non avevano i netti confini di oggi costituiti
alla sopravvivenza degli Alesini. E qua e là edifici da muri, cancelli e recinzioni con filo spinato. Difficile
di vario tipo: cultuale, militare o produttivo, punti comprenderne il significato – lo capiamo bene – per
stabili e immutabili nel rapporto fisico tra città e chi non ha avuto l’occasione di visitare questi spazi
territorio. Possiamo immaginare come questi luoghi incontaminati. La vera bellezza del sito di Halaesa è in
si animassero ogni mattino quando i contadini si effetti il paesaggio che lo circonda, più che le rovine di
recavano a dorso di mulo a lavoro, per poi tornare alla case, piazze e monumenti portati in luce dagli scavi.
quiete dei semplici rumori della natura al tramonto;
riti venivano officiati in precise occasioni nei santuari, A seguire si ripropone il testo del frammento principale
abitati dai sacerdoti, che dovevano essere numerosi delle Tabulae Halaesinae con una proposta di traduzione
(nelle Tabulae sono citati il Meilicheion e l’Adraneion, a partire da quella fornita da Frisone 2001, integrata e
oltre a uno ieron non meglio specificato nel secondo modificata ove ritenuto necessario. Si riporta inoltre
frammento), veri marcatori del territorio che non il testo del secondo frammento SEG 4:45, di cui è
costituivano solo luoghi di preghiera ma estensioni purtroppo impossibile tentare una interpretazione per
concrete della città fuori le mura; gruppi di soldati l’eccessiva lacunosità del testo.
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8. Le Tabulae Halaesinae. Un’immagine del paesaggio antico nebroideo
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I Nebrodi nell’antichità
τὰν Θεματεῖτιν καὶ ἐς τὰν ὁδὸν τὰν ἄγουσαν ἐπὶ τὸ Τάπανον,
αἱ ἐλαῖαι αἱ ἐπιγεγραμμέναι αὗται ἕπονται τῷ κλάρῳ τούτῳ.
βιʹ ἀπὸ τοῦ Ταπάνου κατὰ τᾶς ὁδοῦ ἕστε ποτὶ τὸ ῥοείδιον καὶ κατὰ
60 τοῦ ῥοειδίου ἕστε ποτὶ τὸν πάσσαλον τὸν παρὰ τὸ ῥοείδιον καὶ
ὡς οἱ πάσσαλοι ἕστε ποτὶ τὸ ὅριον τοῦ ∙ αιʹ ∙ κλάρου καὶ ὡς τὰ ὅρια
τοῦ ∙ αιʹ ∙ κλάρου· παρεξεῖ πόθοδον ἑξάπεδον ποτὶ τὸ Ἀδρανιεῖ-
ον καὶ ∙ κʹ ∙ πό(δας) ἀποστασεῖ ἀπὸ τοῦ ναοῦ παντᾷ.
γιʹ ἀπὸ τᾶς σκαφιᾶς τὰς παρὰ τὸν Ὀπικανὸν κατὰ τοῦ Ὀπικανοῦ
65 ἐς τὸν ποταμὸν καὶ κατὰ τοῦ ποταμοῦ ἕστε κατὰ τὸν τέ(ρμονα) τὸν
ἐν τῷ κλάρῳ(?) καὶ ἂν τῶν τε(ρμόνων) ἐς τὸν τέ(ρμονα) τὸν ποτὶ τᾷ συκέᾳ τὸν ὑπὸ
τὰν ὁδὸν καὶ ὡς ἁ ὁδὸς ἕστε ποτὶ τὸ ὅριον τοῦ ∙ γιʹ ∙ κλάρου τοῦ με-
γάλου δρυμοῦ καὶ ὡς τὸ ὅριον τοῦ ∙ γιʹ ∙ κλάρου τοῦ μεγάλου δρυμοῦ.
ἐλαιοκόμιον δίκλαρον
70 περίστασις τῷ ἐλαιοκομίῳ εἴ τίς ἐστι ἱερά, ἕπεται· οὐ ποιησοῦν-
τι δὲ βυρσοδέψιον οὐδὲ μαγειρικὸν οἱ μισθωσάμενοι τὸ ἐλαιοκόμιον.
col. II [— — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — —]ου κα[ὶ]
[— — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — —]ν τὰν ὑπὸ τὸ
[— — — — — — — — — — — — — — — — — — — —] ἐς τὸν τέρμονα
[— — — — — — — — — — — — — — — τὸ ὅρ]ιον τοῦ ∙ θʹ ∙ κλάρου καὶ
5 [— — — — — — — — — — — —ου τ]οῦ κατὰ τοῦ ῥόου τοῦ Ὀπικανοῦ
[— — — — — — — — — — — — — κ]αὶ ἐς τὸν τέ(ρμονα) καὶ ἐς τὰν σκαφιὰν τὰν
[παρὰ — — — — — — — κ]αὶ ὡς ὁ τέρμων καὶ αἱ σκαφιαὶ ἐς τὰν ἐλαί-
[αν, ἐν ᾇ τέ(ρμων), καὶ] ἐς τὸ ὅριον τοῦ ∙ ιʹ ∙ κλάρου καὶ ἄν τοῦ ὁρίου τοῦ ∙ ιʹ ∙ [κλά]-
<ρ>ου ἕστε ποτὶ τὸ ὅριον τοῦ Πικάττου καὶ ὡς τὰ ὅρια τοῦ
10 Πικάττου, τούτῳ τῷ κλάρῳ ἕπονται αἱ ἐλαῖαι αἱ ἐπι-
γεγραμμέναι αὗται.
βιʹ ἀπὸ τοῦ τέρμονος τοῦ ὑπὸ τὰν Ἀσπίδα ἐς τὸν πλάτα-
μον, εἷ τέ(ρμων), καὶ ἐς τὰν ἐλαίαν, ἐν ᾇ τέ(ρμων), καὶ ἐς τὰν σκαφιὰν
καὶ ὡς αἱ σκαφιαὶ ἐς τὰν ἐλαίαν, ἐν ᾇ τέ(ρμων), καὶ ἐς τὰν ὁδὸν
15 τὰν ἀπὸ <τοῦ> Ταπάνου καὶ ἂν τᾶς ὁδοῦ ἕστε ποτὶ τὸ ὅριον
τοῦ ∙ ζʹ ∙ κλάρου καὶ ὡς τὰ ὅρια τοῦ ∙ ζʹ ∙ κλάρου ἐς τὸν τέρμο-
να καὶ ὡς ὁ τέρμων ἄχρι κατὰ τὸν πλάταμον, τούτῳ
τῷ κλάρῳ ἕπονται αἱ ἐλαῖαι αὗται αἱ ἐπιγεγραμμέναι.
γιʹ ἀπὸ τοῦ ὁρίου τοῦ ∙ αιʹ ∙ κλάρου κατὰ τοῦ Ὀπικανοῦ ἐς τὰν σκαφιὰν
20 τὰν παρὰ τὸν Ὀπικανὸν καὶ ὡς αἱ σκαφιαὶ αἱ ὑπὸ τὸν τέρμονα
ἐς τὰν ὁδὸν τὰν ἄγουσαν ἐπὶ τὸ Τάπανον καὶ ἂν τᾶς ὁδοῦ
ἕστε ποτὶ τὸ ὅριον τοῦ ∙ βιʹ ∙ κλάρου καὶ ὡς τὰ ὅρια τοῦ ∙ βιʹ ∙ κλάρου.
τοῖς παρὰ τὸν ῥοῦν τὸν Ἄλαισον δαιθμοὺς <ζ>.
αʹ ἀπὸ τοῦ ῥόου τοῦ Ἀλαίσου ἐς τὸν τέ(ρμονα) τὸν ἐν τῷ πέτρῳ τὸν παρὰ τὰς
25 πυάλους καὶ ἂν τοῦ ῥάχα ἐς τὸν πέτρον, ἐν ᾧ τέ(ρμων), καὶ ἐς τὰν ὁδὸν καὶ
ἂν τᾶς ὁδοῦ ἐς τὸν ῥοίσκον καὶ ἂν τοῦ ῥοίσκου ἐς τὰν σκαφιὰν
τὰν ὑπὸ τῷ τέρμονι καὶ ὡς ὁ τέρμων ὁ ὑπὲρ τᾶς σκαφιᾶς ἕσ-
τε ποτὶ τὰν ἅλον καὶ ὑπὲρ τᾶς ἅλου ὡς ὁ τέρμων ὑπὲρ τὰν
σκαφιὰν καὶ ἐς τὰν σκαφιὰν τὰν παρὰ τὰν ἐλαίαν καὶ ὑ-
30 πὲρ τᾶς ἐλαίας ὡς ὁ τρίβος καὶ αἱ σκαφιαὶ ἐς τὰν ἐλαίαν
τὰν ἐπιγεγραμμέναν πό(λις) Ἀ(λαισίνων) καὶ ἐκ τᾶς ἐλαίας ὡς ὁ τέρμων
ὑπὲρ τὰν ἐλαίαν ἐς τὰν σκαφιὰν καὶ ἄνω ἐς τὰς ῥάμνους
καὶ ὡς αἱ ῥάμνοι περὶ τὸν τέρμονα καὶ ἐς τὰν σκαφιὰν
καὶ ἄνω ἐς τὸν τέ(ρμονα) τὸν ἐν τῷ λίθῳ καὶ ὡς ὁ τέρμων ὑπὸ
35 τὰν ἅλον καὶ ἐς τὸν τέ(ρμονα) τὸν ἐν τῷ πύργῳ καὶ ὑπὸ τὸν πύρ-
γον ἐς τὸν ῥοίσκον τὸν ὑπὸ τὰν ῥῖνα τὰν ἐν τῷ πύργῳ, εἷ
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τέ(ρμων), καὶ κατὰ τοῦ ῥοίσκου ἐς τὸν ῥοῦν τὸν Ἄλαισον καὶ ἂν τοῦ
Ἀλαίσου ἐς τὰν ἀρχὰν τᾶς περιωρεσίας· ἐν τούτῳ Ἀγρίου.
βʹ ἀπὸ τᾶς ῥινὸς τᾶς ἐν τῷ πύργω, εἷ τέ(ρμων), ὑπὸ τὸν πύργον ἕστε
40 ποτὶ τὸν τέ(ρμονα) τὸν ἐν τῷ πύργῳ καὶ ἀπὸ τοῦ τέ(ρμονος) κάτω ὡς αἱ σκαφι-
αὶ ἐς τὰν ἀχράδα τὰν ἐπιγεγραμμέναν πό(λις) Ἀ(λαισίνων) καὶ ὡς αἱ σκα-
φιαὶ ἐς τὰν ἐλαίαν τὰν ἐπιγεγραμμέναν πό(λις) Ἀ(λαισίνων) καὶ ἐς τὰν
συκέαν τὰν ἐπιγεγραμμέναν πό(λις) Ἀ(λαισίνων) καὶ ὡς {τ} αἱ σκαφιαὶ ἕστε πο-
τὶ τὸν τέρμονα καὶ ὡς ὁ τέρμων ἐς τὸν ῥοίσκον καὶ κατὰ τοῦ
45 ῥοίσκου ἐς τὸν ῥοῦν τὸν Ἄλαισον καὶ ἂν τοῦ Ἀλαίσου ποτὶ τὸ
ὅριον τοῦ ∙ αʹ ∙ κλάρου· ἐν τούτῳ Ἐλαφέος.
γʹ ἀπὸ τοῦ τέ(ρμονος) τοῦ ἐν τῷ πύργῳ τοῦ ὁρίζοντος τὸν ∙ βʹ ∙ κλᾶρον ἕστε
ποτὶ τὸν ῥοίσκον τὸν ἐκ τοῦ διαπαύματος ῥέοντα καὶ κα-
τὰ τοῦ ῥοίσκου ἐς τὰν συμβολὰν τοῦ ῥοειδίου καὶ ἂν τοῦ ῥο-
50 ειδίου ἐς τὸν τέρμονα καὶ ὡς τὰ ὅρια τοῦ ∙ βʹ ∙ κλάρου·
ἐν τούτῳ Ἐλαφέος.
δʹ ἀπὸ τοῦ ῥοίσκου τοῦ ἐκ τοῦ διαπαύματος ὑπὸ τὸν πύργον
ἕστε ποτὶ τὸν ῥοίσκον τὸν ῥέοντα ἐκ τᾶς ῥινὸς τᾶς κα-
τὰ τὸ ἱερόν, εἷ τὰ χάλκια, κατὰ τὸ μαγειρικὸν καὶ κατὰ
55 τοῦ ῥοίσκου ἕστε ποτὶ τὸν τέρμονα, εἷ σκαφιά, καὶ ὡς ὁ
τέρμων ἄχρι ποτὶ τὸν ῥοίσκον τὸν ῥέοντα ἐκ τοῦ διαπαύ-
ματος τὸν ὁρίζοντα τὸν ∙ γʹ ∙ κλᾶρον.
εʹ ἀπὸ τοῦ τέρμονος, εἷ ἁ σκαφιά, κατὰ τοῦ ῥοίσκου ἐς τὰν
σκαφιὰν καὶ ὡς αἱ σκαφιαὶ ἐς τὸν ῥοῦν τὸν Ἄλαισον καὶ ἂν
60 τοῦ Ἀλαίσου ἕστε ἐς τὸν ῥοίσκον τὸν ὁρίζοντα τὸν ∙ βʹ ∙ κλᾶ-
ρον καὶ ἂν τοῦ ῥοίσκου ἕστε ἐς τὸν τέρμονα τὸν ὁρίζον-
τα τὸν ∙ δʹ ∙ κλᾶρον.
ϛʹ ἀπὸ τᾶς ῥινὸς τᾶς κατὰ τὸ ἱερὸν τοῦ Ἀπόλλωνος τᾶς κα-
τὰ τὰ χάλκια τὰ ποτὶ τῷ μαγειρικῷ ὑπὸ τὸν πύργον ἕσ-
65 τε ποτὶ τὰν ῥεῖνα τὰν πελαστάταν ποτὶ τὸ τυρρίδι-
ον καὶ κατὰ τοῦ ῥάχα ὡς αἱ σκαφιαὶ ἐς τὰν ἅλον καὶ ἐς
τὸν τέ(ρμονα) καὶ κάτω ὡς αἱ σκαφιαὶ ἐς τὸν τέρμονα καὶ ὡς ὁ
τέρμων καὶ αἱ σκαφιαὶ ἐς τὸν ∙ βʹ ∙ ῥοίσκον καὶ κατὰ τοῦ ῥοί-
σκου ἐς τὸν ῥοῦν τὸν Ἄλαισον καὶ ἂν τοῦ Ἀλαίσου ἐς τὸ
70 ὅριον τοῦ ∙ εʹ ∙ κλάρου.
ζʹ ἀπὸ τοῦ πύργου κατὰ τοῦ βαθέος ῥόου ἐς τὸν ῥοῦν τὸν Ἄλαι-
σον καὶ ἂν τοῦ Ἀλαίσου ἄχρι ποτὶ τὸν ∙ αʹ ∙ ῥοίσκον καὶ ἂν τοῦ
ῥοίσκου ἄχρι ποτὶ τὸν πύργον· ἐν τούτῳ Ἡρακλείδα Ἀπολ-
λωνίου καὶ Φιλοξένου Μενίσκου.
75 Σκυρεώνοις δαιθμοὺς ∙ Ι̣Ι̣#⁷
αʹ ἀπὸ τᾶς ῥεινὸς καθὼς ὁ πύργος ἄχρι ποτὶ τὰν ῥεῖνα τὰν ἐ-
χομέν<α>ν τοῦ ∙ βʹ ∙ τυρριδίου καὶ ἀπὸ τᾶς ῥεινὸς κατὰ τοῦ ῥοει-
δίου ἄχρι ποτὶ τὸν τέρμονα καὶ ὡς ὁ τέρμων <ὁ> ὑπὲρ τᾶς ἅ-
λου καὶ ἂν τοῦ ῥάχα ὡς αἱ σκαφιαὶ ἐς τὰν ῥεῖνα· ἐν τούτῳ
80 Ἱστιείου Θέστωνος καὶ Πελαγίου.
βʹ ἀπὸ τοῦ τέρμονος κατὰ τοῦ ῥοίσκου ἕστε ποτὶ τὸν τέρμονα,
εἷ σκαφιά, καὶ τῷ τέρμονι(?) ἕστε ποτὶ τὸ ῥοείδιον τὸ ῥέον ἀ-
νὰ μέσον τῶν γαεώνων καὶ ἂν τοῦ ῥοειδίου ἕστε ποτὶ
τὸν τέρμονα καὶ ὡς ὁ τέρμ<ω>ν ἐς τὸ ῥοείδιον.
85 γʹ ἀπὸ τοῦ τέρμονος κατὰ τοῦ ῥοειδίου τοῦ ἀνὰ μέσον τῶν γα-
εώνων ἕστε ποτὶ τὸν τέρμονα, εἷ σκαφιά, καὶ ὡς ὁ τέρμων
καὶ αἱ σκαφιαὶ ἂν τοῦ ῥάχα ἐς τὸν τέ(ρμονα) καὶ ὑπὲρ τᾶς ἅλου καὶ ἐς
τὸν τέρμονα καὶ ὡς ὁ τέρμων ἄχρι ποτὶ τὸν ῥοίσκον.
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I Nebrodi nell’antichità
Traduzione27
Colonna I (sinistra)
(Lotto IV). [….] dal cippo confinario28 verso il fiume […]29 e giù lungo il fiume fino al ruscello30 che segna il confine
del lotto II, e lungo il ruscello verso la strada che porta alla (sorgente) Ipyrra. Gli ulivi che portano inciso (il segno di
confine) fanno parte di questo lotto.31 (I terreni compresi) tra l’acquedotto e la sorgente Ipyrra non devono essere
lavorati e lo spazio circostante per 70 piedi deve essere lasciato interamente libero, né i frutti devono essere raccolti
dagli alberi.32
Lotto V. Dal termine di confine33, quello presso la sorgente Ipyrra, giù seguendo la strada verso la pianta d’ulivo,
quella monca,34 sulla quale (è inciso il segno indicante) il termine di confine, e in direzione dell’ulivo sul quale è
inciso il segno indicante il termine di confine, e dalla strada fino al fiume e scendendo lungo il fiume in direzione
del cippo confinario del lotto IV e seguendo i cippi del lotto IV. Le piante d’ulivo che stanno lì, quelle contrassegnate,
appartengono a questo lotto.
Lotto VI. Dalla strada che porta fuori (strada Xenis) andando giù per la strada che passa accanto al santuario di Meilichios
verso il ruscello e giù lungo il ruscello verso la confluenza del ruscello e risalendo lungo il ruscello in direzione della
strada Xenis. Appartiene a questo lotto l’acqua che sgorga dalla sorgente e quella che scorre dai Bagni.35
Lotto VII. Dal cippo confinario del lotto VI giù seguendo la strada che porta sul Tapanon in direzione del fossato,36 quello
che sta a fianco la Themateitis,37 e seguendo i fossati lungo l’aia38 in direzione dell’ulivo sul quale c’è il segno di confine
e verso l’ulivo sul quale c’è il segno di confine e verso il ruscello e lungo il ruscello in direzione della strada che porta sul
Tapanon. Gli alberi d’ulivo lì piantati, che hanno sopra inciso (il segno di confine), appartengono a questo lotto.
Lotto VIII. Dal fossato che sta a fianco della Themateitis in direzione del ruscello e scendendo lungo il ruscello verso
l’oleastro sul quale c’è il segno di confine, e girando in direzione dell’ulivo sul quale c’è il segno di confine e verso
l’ulivo sul quale c’è il segno di confine e ancora in direzione dell’ulivo sul quale c’è il segno di confine e ancora verso
l’ulivo sul quale c’è il segno di confine, e in direzione della roccia sulla quale c’è il segno di confine e verso l’ulivo sul
quale c’è il segno di confine e dirigendosi verso il fossato e verso il cippo confinario, quello presso la sorgente Ipyrra,
e scendendo lungo la strada fino al ruscello e risalendo lungo il ruscello fino all’ulivo contrassegnato e seguendo i
cippi confinari del lotto VII. Gli alberi d’ulivo lì piantati, che hanno sopra inciso (il segno di confine), appartengono
a questo lotto.
Lotto IX. Dall’oleastro, sul quale (è indicato) il segno di confine e scendendo giù lungo il ruscello in direzione
dell’ulivo sul quale c’è il segno di confine, e ancora verso l’ulivo sul quale c’è il segno di confine, e poi ancora verso
l’ulivo con sopra inciso il simbolo 39 e seguendo i fossati che passano accanto ai paletti e giù seguendo i fossati e i
paletti fino al casotto40 e a partire dal casotto risalendo lungo il muro e seguendo il muro verso il fossato e seguendo
i fossati in direzione del cippo confinario, quello a monte della strada e risalendo la strada in direzione del segno
di confine che sta presso la sorgente Ipyrra e lungo la linea dei cippi del lotto VIII. Il casotto è in comune con il
locatario del lotto X; gli alberi d’ulivo contrassegnati che stanno lì appartengono a questo lotto.
27
Traduzione basata su Frisone 2001 con modifiche e integrazioni a cura dell’Autore
28
ὅrioν, letteralmente “confine, limite”. Il termine ricorre costantemente anche nelle Tavole di Heraclea.
29
Compare qui per la prima volta il potamos, il cui nome potrebbe anche essere contenuto nella lacuna al rigo 3.
30
ῥoίskoν.
31
klᾶroς, dorico per klῆroς (= “lotto, terreno da assegnare mediante sorteggio o altra procedura”).
32
tὰ dὲ dὲndreα karpeύse[tai], di non sicura interpretazione.
33
tέrmwν. Qui e in seguito semplificato nel monogramma (Τ+Ε).
34
kolobάν.
35
balaneῖoν. Con questo termine solitamente si indica un edificio all’interno del quale, soprattutto in età ellenistica, si potevano fare bagni
d’acqua fredda o calda, entro vasche fittili o in piscine. Si tratta però sempre di complessi termali cittadini, mentre in questo caso ci troviamo in
aperta campagna, nei pressi di una sorgente e di un santuario. Risulta quindi difficile capire di cosa si tratti esattamente, potendosi ipotizzare
soltanto che presso questi balnea si potessero fare bagni forse entro vasche fittili sfruttando l’acqua che copiosamente proveniva dalla sorgente
Ipyrra.
36
skafiὰ (fossato/canaletta per l’irrigazione o per lo smaltimento delle acque in eccesso).
37
E’ incerto cosa fosse esattamente la Θεματεῖτιν. Potrebbe trattarsi di una fontana piuttosto che di una sorgente come ipotizzato in Frisone
2001, ma non è neanche certo che si tratti di una struttura legata alla presenza dell’acqua e la sua funzione potrebbe essere connessa a quella
dell’area fortificata del Tapanon o a quella del santuario di Adrano che ricadono nella stessa area
38
ἅλος. La traduzione in “aia” è in questo caso puramente ipotetica, poiché comunemente ἅλος o ἅλς si traduce con “sale” o “salina”.
39
Il noto monogramma con Α−Λ inscritte entro una Π sormontata da una Ο, ovvero: PΟΛ− ΑΛΑ− = Poliς Alaisinwν.
40
σκανὰ, dorico per σκηνὴ, letteralmente “baracca”, indicante in questo caso probabilmente un piccolo edificio in pietra (“casotto”) all’interno
del fondo agricolo, per lo più usato per il ricovero di strumenti di lavoro.
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8. Le Tabulae Halaesinae. Un’immagine del paesaggio antico nebroideo
Lotto X. A partire dal casotto scendendo giù lungo i fossati e i paletti in direzione del muro e seguendo il muro in
direzione del fossato e lungo i fossati verso il fiume e scendendo lungo il fiume fino ad arrivare alla strada che segna
il limite del lotto V e lungo i cippi confinari dei lotti V e IX.
Lotto XI. A partire dal cippo di confine del lotto VII andando giù lungo la strada che porta al Tapanon in direzione
dell’angolo superiore del muro di fortificazione41 del Tapanon, e dal Tapanon giù lungo la strada di accesso che
porta al santuario di Adrano in direzione della pianta d’ulivo sulla quale c’è il segno di confine e ancora verso il
melograno e poi ancora verso l’ulivo sul quale è il segno di confine e seguendo la linea dei fossati, quelli al di sotto
del segnacolo di confine in direzione del ruscello, e risalendo il ruscello in direzione del fossato che sta accanto
alla Thematitis e in direzione della strada che porta sul Tapanon. Gli alberi d’ulivo contrassegnati che stanno lì
appartengono a questo lotto.
Lotto XII. Dal Tapanon giù lungo la strada fino ad arrivare al ruscello e giù seguendo il ruscello fino al paletto posto
accanto al ruscello e seguendo i paletti fino al cippo di confine del lotto XI e quindi seguendo la linea di confine
dei cippi del lotto XI. Il locatario provvederà a lasciare una strada che consenta l’accesso al santuario di Adrano e
complessivamente terrà dall’edificio sacro una distanza di venti piedi.
Lotto XIII. Dal fossato, quello che si trova accanto all’Opikanos, scendendo lungo l’Opikanos in direzione del fiume e
giù lungo il fiume fino al segno di confine nel lotto e seguendo i segni di confine verso il contrassegno presso l’albero
di fico, quello che si trova sotto la strada,42 e lungo la strada fino al segno di confine del lotto XIII del grande bosco43
e quindi presso il cippo confinario del lotto XIII del grande bosco.
Lo spazio circostante il frantoio è sacro: pertanto non è concesso agli affittuari del terreno in cui si trova il frantoio
destinarlo ad attività di conceria45 né di macellazione/cucina46.
Colonna II (destra)
[…] il cippo di confine del lotto IX e […] giù lungo il torrente Opikanos […] e verso il segno di confine e verso il
fossato, quello che si trova presso […], e seguendo il segno di confine e il fossato in direzione dell’albero di ulivo sul
quale è apposto il segno di confine, e verso il cippo confinario del lotto X e dal cippo confinario del lotto X verso
il cippo confinario del Pikattos47 e seguendo i cippi confinari del Pikattos. Appartengono a questo lotto gli alberi
d’ulivo contrassegnati.
Lotto XII. Dal segno di confine, quello che sta sotto l’Aspis,48 verso il pianoro,49 dove si trova il segno di confine, e
verso l’albero d’ulivo in cui si trova il segno di confine, e verso il fossato e lungo i fossati verso l’albero d’ulivo in cui
è il segno di confine, e verso la strada, quella che parte dal Tapanon, e dalla strada in direzione del cippo confinario
del lotto VII, e seguendo i cippi confinari del lotto VII verso il segno di confine e da questo fino ad arrivare al
pianoro. Appartengono a questo lotto gli ulivi contrassegnati che vi si trovano dentro.
41
periteicismatoς.
42
La strada è probabilmente la stessa che, partendo dalla Xenis odos raggiunge il Tapanon e scavalca l’Opikanos in direzione sud.
43
drumός indicante semplicemente “bosco” o più specificatamente “querceto”.
44
ἐlaiokόmioν composto verosimilmente da ἔlaioν (“olio”) e komέω o komίzω (“avere cura, occuparsi di, condurre, ma anche produrre o
estrarre”). Il nome composto fa pensare più che ad una piantagione di ulivi (ἐlaία), come da molti sostenuto, ad un complesso produttivo nel
quale le olive venivano lavorate per produrre olio, quindi un frantoio con i suoi annessi per la conservazione delle olive e per la sistemazione
dei contenitori in cui l’olio veniva riposto. Del resto, la prima parte del termine andrebbe identificata sicuramente con ἔlaioν e non con
ἐlaία (albero di ulivo) o ἔlaioς (ulivo selvatico), altrimenti si sarebbe avuto elaiakomioν o si dovrebbe pensare che si coltivassero olivastri!
Sull’interpretazione del termine, si vedano Prestianni Giallombardo 1988 e Manganaro 2001. Non è chiaro dove fossero ubicati i due lotti entro
cui era compreso il frantoio. La circostanza per cui sono elencati dopo il lotto XIII farebbe pensare che si trovassero nei suoi pressi, quindi nelle
vicinanze sia dell’Opikanos che del bosco, o piuttosto separati dal lotto XIII proprio dalla macchia boschiva che si trovava ai suoi margini.
45
bursodέyioν sono le attività relative alla lavorazione delle pelli animali.
46
mageirikὸν indica le attività connesse alla preparazione dei cibi, compresa la macellazione delle carni.
47
Il Pikattos è un luogo la cui interpretazione è difficoltosa. Non sembrerebbe comunque assimilabile al Tapanon come da alcuni sostenuto in
quanto non si fa menzione di muraglioni di delimitazione né esso sembra ricadere in un sito paesaggisticamente eminente.
48
Non è chiaro se indichi un edificio o un’altura sotto la quale si estende un pianoro.
49
plάtamoν.
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I Nebrodi nell’antichità
Lotto XIII. Dal cippo confinario del lotto XI giù lungo l’Opikanos verso il fossato, quello accanto all’Opikanos, e
seguendo i fossati, quelli che si trovano sotto il segno di confine, verso la strada che risale fino al Tapanon, e lungo
la strada in direzione del cippo confinario del lotto XII e fino ai cippi confinari del lotto XII.
Lotto I. Dal torrente50 Halaisos in direzione del segno di confine posto sulla roccia vicina agli abbeveratoi51 e
risalendo il ciglione in direzione della roccia sulla quale sta il segno di confine e verso la strada e andando su per la
strada verso il ruscello e su per il ruscello fino al fossato che sta sotto al cippo di confine e in linea con il cippo di
confine, quello che sta al di sopra del fossato, fino ad arrivare all’aia e passando su lato superiore dell’aia e seguendo
il termine confinario al di là del fossato, e in direzione del fossato che passa accanto alla pianta d’ulivo, e al di sopra
dell’ulivo lungo il sentiero52 e i fossati in direzione dell’albero d’ulivo contrassegnato con il simbolo , e a partire
dall’ulivo seguendo il termine di confine al di là dell’ulivo in direzione del fossato, e andando su verso i cespugli di
pruno53 e lungo i cespugli di pruno che stanno tutt’intorno il limite confinario, e in direzione del fossato e andando
su in direzione del termine di confine, quello che sta sul masso, e in linea con il termine confinario che sta al di sotto
dell’aia, e in direzione del termine di confine posto sulle mura di fortificazione54 e da sotto le mura verso il ruscello,
quello che scende a partire dal canale di sbocco55 che sta nelle mura, dove (c’è) il termine di confine, e scendendo
lungo il ruscello in direzione del torrente Halaisos e risalendo l’Halaisos in direzione dell’inizio della particella.
Nell’area di questo (lotto) ricade la proprietà di Agrios.
Lotto II. Dal canale di sbocco, quello nelle mura su cui c’è il termine di confine, passando sotto le mura fino al termine
di confine, quello che (è segnato) nelle mura e a partire dal termine di confine giù seguendo i fossati in direzione
del pero selvatico, contrassegnato col simbolo , e ancora lungo i fossati in direzione dell’ulivo contrassegnato col
simbolo , e verso il fico contrassegnato con il simbolo , e lungo il fossato fino al termine di confine e quindi
dal termine di confine in direzione del ruscello e giù lungo il ruscello fino al torrente Halaisos e lungo il torrente
Halaisos verso il cippo confinario del lotto I. In questo lotto si trova la proprietà di Elapheos.
Lotto III. Dal limite di confine nelle mura che delimita il lotto II, fino al ruscello, quello che scorre dall’interruzione56
nelle mura e giù lungo il corso del ruscello in direzione della confluenza del rivo57 e su per il rivo in direzione del
termine di confine e lungo i cippi confinari del lotto II. In questo lotto si trova la proprietà di Elapheos.
Lotto IV. Dal ruscello, quello che parte dall’interruzione nelle mura, fino al ruscello che scorre dal canale di sbocco,
quello che passa sotto il santuario, nella parte dove sono conservati i bronzi58, presso le cucine, e giù lungo il ruscello
fino al termine di confine dove c’è il fossato, e dal termine di confine fino al ruscello che scorre dall’interruzione
nelle mura, quello che delimita il lotto III.
Lotto V. Dal termine di confine dove c’è il fossato andando giù per il ruscello in direzione del fossato e seguendo il
fossato in direzione del torrente Halaisos e percorrendo l’Halaisos fino ad arrivare al ruscello che delimita il lotto II,
e poi su per il ruscello in direzione del termine di confine che delimita il lotto IV.
Lotto VI. Dal canale di sbocco, quello sotto il santuario di Apollo in corrispondenza della stanza dei bronzi che si
trova presso le cucine, sotto le mura fino al canale di sbocco, quello che sta più vicino alla torretta, e giù dal costone
lungo i fossati in direzione dell’aia e verso il termine di confine, e ancora giù lungo i fossati fino al termine di confine
50
ῥόoς − ῥοῦς = torrente, corso d’acqua, di minore portata rispetto a un fiume (potamός).
51
puάlouς.
52
trίboς.
53
rάmnouς (“pruno, susino selvatico”).
54
Il termine pύrgoς indica solitamente una cinta muraria dotata di torri o anche una singola torre. Il fatto che nelle Tabualae si citino
espressamente due torrette (turrίdioν) che fanno parte del pύrgoς e che sia evidente che quest’ultimo costituisce un segno di confine che
si sviluppa in lunghezza per diverse decine di metri a delimitare più lotti, esclude che in questo caso ci si riferisca a una “torre” e che invece si
indichi l’intera fortificazione che si sviluppava lungo il versante orientale della città.
55
ῥίς e ῥῑneς, letteralmente “naso” e “narici” in questo caso indicano delle feritoie alla base delle mura attraverso le quali defluivano all’esterno
le acque reflue che si raccoglievano nelle strade cittadine.
56
diapaύmatoς indicherebbe letteralmente una “interruzione” nelle mura, non sappiamo se esistente fin dall’inizio (una postierla?) o creatasi
a seguito di un cedimento della struttura.
57
ῥoeidίoν indicherebbe un piccolo corso d’acqua, un rivolo, più modesto di un torrente o ruscello. Il termine non è molto comune. In generale,
i termini roίskoν e ῥoeidίoν sembrano adattati alla peculiare morfologia delle alture di queste contrade, dove esistono rivi a regime stagionale
in cui l’acqua scorre solo nei mesi invernali, talvolta creatisi a seguito di opere artificiali di regimentazione delle acque reflue.
58
tὰ cάlkiα potrebbe indicare uno spazio, aperto o chiuso, in cui venivano conservati oggetti in bronzo o rame. Il termine, in se stesso, è di
solito usato per indicare un grande calderone in metallo, in genere in bronzo. La prossimità della cάlkiα alle cucine fa effettivamente supporre
che si trattasse di un deposito di calderoni impiegati per preparare i pasti rituali che si svolgevano nel santuario.
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8. Le Tabulae Halaesinae. Un’immagine del paesaggio antico nebroideo
e dal termine di confine e dai fossati fino al ruscello II e lungo il ruscello in direzione del torrente Halaisos e lungo
il corso dell’Halaisos fino al cippo di confine del lotto V.
Lotto VII. Dalle mura giù per il torrente profondo in direzione del torrente Halaisos e risalendo il corso dell’Halaisos
fino al ruscello I e su per il ruscello fino alle mura. In questo lotto ci sono le proprietà di Heracleida figlio di Apollonios
e di Filoxenos figlio di Meniskos.
Lotto I. Dal canale di sbocco nelle mura fino al canale di sbocco che si trova presso la torretta II e dal canale di sbocco
giù lungo il ruscello fino al termine di confine e seguendo il termine di confine sopra l’aia e dal costone lungo i
fossati verso il canale di sbocco. In questo lotto ci sono le proprietà di Istieios figlio di Theston e di Pelagios.
Lotto II. Dal termine di confine giù lungo il ruscello in direzione del termine di confine, lungo il fossato, e seguendo
il termine di confine verso il rivo, quello che scorre in mezzo ai terrapieni,60 e lungo il rivo verso il termine di confine
e dopo il termine di confine verso il rivo.
Lotto III. Dal termine di confine giù lungo il rivo, quello che scorre in mezzo in mezzo ai terrapieni fino al termine di
confine, lungo il fossato e seguendo il termine di confine e i fossati dal costone verso il termine di confine e sopra
l’aia e verso il termine di confine, e dopo il termine di confine fino ad arrivare al ruscello.
Testo
[ --------------------------------------------------Ο]∆ΟΣ [---------------------------------------------------------]
[--------------------------------------------- ΕΝ]Α Ι [--------------------------------------------------------]
[------------------------------------------------------]ΟΥ Χ[-------------------------------------------------------]
ΝΙΣ[---------------------------------------------- ΠΕ]
[---------------------------------------------]Α ΤΟΥ ΤΡΙ ΤΡΟΝ Ε[-----------------------------------------------]
[ΤΟΥ -------------------------------------]ΟΝ ΤΟΝ ΕΣ ΠΕΤΡ[ΟΝ ---------------------------------------]
[-------------------------------------------]Ω ΚΑΙ ΩΣ Α ΤΑΣ ΟΦΡΥΑ[Σ --------------------------------------]
[--------------------------------------------]Α ΑΓΟΥΣΑ ΤΟΥΤΟΥ ΚΑΤ[Α------------------------------------]
[--------------------------------------------] ΕΠΙ ΤΟ ΞΕ ΤΟΥΤΟΥ ΚΑΤΑ [-----------------------------------]
[ΡΟΝ ?---------------------------------Κ]ΑΤΑ ΤΩΝ Ο ΤΟΥΤΟΥ ΚΑΤΑ ΤΑΣ [-----------------------------]
[----------------------------------- ΕΣΤΕ] ΠΟΤΙ ΤΟΝ ΕΙ ΚΑΙ ΑΠΟ ΤΟΥΤΟΥ [ΕΣΤΕ ΠΟΤΙ -------]
[-------------------------------------]ΤΟ ΙΕΡΟΝ [Τ]ΑΣ ΕΙ ΚΑΙ ΑΠΟ ΤΟΥΤΟΥ ΕΣ[ΤΕ ΠΟΤΙ ----- Ε]
[---------------------------------------]ΕΣΑΝΚΛΕΤΟΣ ΛΑΙΟΥΣ ΕΙ ΕΝ [Τ]Ο ΑΓΙ[ΟΣ ?---------- ΠΑ]
[---------------------------------------]Ε ΤΟΝ ΚΑΝΗΣ ΡΑ ΤΑΝ Ο∆ΟΝ ΚΑΙ ΩΣ ΑΙ[ ΣΚΑΦΙΑΙ --------]
[------------------------------------- ΚΑ]ΝΗΣΣΟΥ ΕΣ ∆ΕΝΑΝΟΝ.
[-----------------------------------] ΤΟΙΣ ΝΥΜΦΟ∆Ω ΗΡΑΚΛΕΙΟΣ ∆ΙΟΓΕΝ[ΟΥΣ ΚΛΑΡΟΣ (?) -----------]
[ΡΟΥ -----------------------------------]ΑΚΑΝ ΑΡΤΕΜΙ∆Ω[ΡΟΣ -----------------------------------]
[---------------------------------------]ΤΑ ΟΡΙΑ ΤΟΥ ΤΟΥ ΠΡΟ[----------------------------------------]
[------------------------------------- Ε]ΣΤΕ ΠΟΤΙ ΤΟ ΤΟ ΜΙΚ[ΡΟΝ ----------------------------------------]
[--------------------------------------] ΚΑΙ ΑΠΟ ΤΟΥ ΤΟ[Υ --------------------------------------------------]
[--------------------------------------Ε]ΠΙ ΤΟ ΠΛΑΓΙ [---------------------------------------------------------]
[ΟΝ ------------------------------] ΠΡΩΤΟΝ ΚΑΙ [--------------------------------------------------------]
[----------------------------------Ρ]ΑΧΑΝ ΤΟΝ ΥΠΟ [---------------------------------------------------------]
[---------------------------------]ΓΙ ΑΠΟ (?) [--------] [---------------------------------------------------------]
59
In Gualtherius è riportato non un numero ma il segno “Iii”.
60
ανὰ µέσον τῶν γαεώνων. Con il termine γαεών o γαιών si dovrebbe intendere un terrapieno, ovvero un ripiano di terrazzamento creato
artificialmente. Il rivo che scorre in mezzo ai terrapieni potrebbe essere stato creato appositamente per facilitare il deflusso delle acque piovane.
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I Nebrodi nell’antichità
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8. Le Tabulae Halaesinae. Un’immagine del paesaggio antico nebroideo
Scibona, Tigano 2008. G. Scibona, G. Tigano, “Alesa Uguzzoni, Ghinatti 1968. A. Uguzzoni, F. Ghinatti, “Le
Archonidea. Guida all’Antiquarium”. (Introduzione tavole greche di Eraclea”. Roma 1968
all’archeologia di Halaesa, Vol. 1/6). Palermo 2008 Wilson 1990. R.J.A. Wilson, “Sicily under the Roman
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Halaesa. Scavi e ricerche (1970-2004)”. Messina Wilson 2001. R.J.A. Wilson, “Aqueducts and water
2009 supply in Greek and Roman Sicily: the present
Sicca 1924. U. Sicca, “Grammatica delle iscrizioni status quaestionis”. In: Cura Aquarum in Sicilia.
doriche della Sicilia” Arpino 1924 BABesch Suppl. 6, 2001, pp. 5-36
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