Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
II
'2l^?2,0924
:;^*'
^^i^
^^!^'
^-^^.
*r.^^
tf.
>A'
%^VH^
^Iftw
^tu/iy^E 7
EX LIBRIS
CAROLI
WALDSTEIN.
S'o^ r(^^,M^
2
LIBRARY
PRESENTED BY
Lady Walston
MITTHEILUNGEN
DES KAISERLICH DEUTSCHEN
AECHAEOLOGISCIIEN INSTITUTS
ROEMISCHE ABTHEILUNG
Band
IX.
BLLETTINO
DELL" IMPERIALE
ROMANA
Vol. IX.
ROM
VERLAG VON LOESCHER
1894
&
0>.
PC
005
Qm 9? I^ADY Walsxo^
IL
PALAZZO MAGGIORE
nei secoli
XVI-XVIII.
(Taf.
I.
II-III)
La
si
ss.
Andrea
Gregorio in clivoscauri.
(1) Giovanni VII [figliuolo di Platone (a) cura Palatii} il qule super .. ecclesiam sanctae Dei genitricis quae antiqua vocatur (s. Maria liberatrice) episcopium construere voluit (fra i ruderi della casa di Caligola, cui si
.
si ascende ancora, per la scala longo refecta gradu) h l'ultimo papa che abbia dimorato stabilmente sul Palatin,o. Cf. Lib. pont. in Johaii. VII ed. Duchesne vol. I. p. 385. Le r.elazioni dei suoi successori con il Chartularium iuxta Palladium, e con il Palladium stesso, furono assolutamente temporanee. Cf. l'appendiee del de Eossi al mio atrio di Vesta p. 64 e seg.
ascendeva, come
dell'estratto, e
p. 295. Celestino II
mori l'anno
s.
1144
latio
Lncio
II,
l'anno segnente,
apud ecclesiam
Gre-
il
secondo
primo nel convento fortificato di s. Cesario i Panel Settizonio. Eugenio III fu eletto nel 1145 apud
monasterium sancti Cesarii; Gregorio IX TU marzo 1227 apud septemsolium. Si tratta sempre di rifugii in tempo di rivoluzione, non di residenza abituale. II cimitero di s. Andrea in Pallara fu scoperto, nie presente, il 24 maggio del 1878 quando la Casa Barberini condusse l'acqua marcia alla vigna palatina, detta di
s.
Sebastiano.
()
Cf.
Duchesne Bu!/.
s.
;
qnest'oratorio di
Winckelm.
II,
331
critique 1885 p. 417 sg. A proposito della origlne e del nome di Cesario nel palazzo dei Cesari, giovi riportare una osservazione del Fea ad cio il sito che dell'avito suhurbno velitema. di Al^'glo " indicato dalla tra-
in
contrada
vocabolo
Cesario. Questa
R.
il
L.VNCIAM
Ma
il
Mittarelli (praef.
XVI)
dice recens
e tenebris
erutum,
scomparso nuovamente
e
da ventitre auni, di
gli
e possibile collazionare
completare
mss.
del
estratti
raccolta
di
fu sir
Thomas
strato col n.
Philipps a Cheltenham, ricca di oltre a ventimila codici, e regi7679 ua Chartularium Monasterii s. Gregorli in,
Clivo scauri siccome proveniente dalla biblioteca Colonna. Si tratta
la
dunque di una copia. Debbo ad ua cortese amico del sommario completo del regesto, di prossima
Paragonandone
dolese,
si
conoscenza
pubblicazione.
le rubriche fino
dall'annalista camalla
storia
pu
delle
975
al
soliis
1494. Spetta al 22 luglio 975 la nota donatio tempLi de Septem minoris fatta da Stefano d' Ildebrando all'abate Giovanni,
il
castello o tordons
del
chiama
solia
minor
dicitur. Conseguentemente
et
ai
Septem monaei
il
ad destriiendum
settizonio minore.
grandi forniciseveriani a due ordini (il terzo, pi basso, e nascosto ancora dalle rovine) che anche oggi torreggiano sul quadrivio della Moletta. Sono descritti cosi; omnes cryptas qiias habeo in porticu que
placuerit
vocatur mrjwSy) mycoys (') supra dicta Septem solia, in uno tenente coniunctas videlicet numero triginta et octo, et inferiora et
superiora sua cum terra vacante et vellaria ante se cum introita et exitu eariim a via publica.... posita Rome regione secunda
prope Septem
a primo latere suprascripta Septem, solia, a seeundo latere ortum quod est supra cryptas, que sunt ante monasterium vestrum, et menia palatii ubi dicitur balviis et inter affines
neum
imperatoris, a tertio latere crypte de heredibus Johannis dicebatur de papa de Septem viis, a quarto latere via puqui blica iuxta circum que ducit ad arcum triumphale vestri iuris (-).
(1) Questa h la lezione del sommario. Lo stesso e chiaraato porticus Materiani nel documento del 1215 citato in appresso. Cf. Stevenson, Bull. Com.
1888
p.
(2)
292
sg.
Sommario ad ann. r
Mittarelli:
Append. ad tom.
I,
98,
XLI
Re-
fresto p. 251.
IL
"
PALAZZO MAGGIORE
il
Si vede
dunque che
settizonio
minore
il
era
l'uno e l'altro sorgevano drrettamente sulla via antica diTetta daH'arco di Costantino ad Septem vias. Non sappiamo se i monaci si sieno ^.pprofittati del permesso di distruzione concesso
che
loro
da Enrico IV,
al
tempo
di Gregorio
mente l'anno
1084'.
Rex....
wptem
....
Cf.
Gregorovins Storia,
col qiiale
il
IV
p.
280
La
rara
vignetta,
modo
trullo,
una stampa del du Cerceau, mostra il o torre, o fortezza del medioevo era
noti, re-
Lucia
(').
L'arco trionfale
maximo
la cui iscri-
944.
Mommsen,
VI 303. De
il
Corpus:
che
testimoniauze classiche,
meno
di testiraonianze
dallo Jordan
p.
mediovali, gi raccolte un po' negligentemente Top. II, 514. II testo dell'atto 18 marzo 1145, a
252
Andree apostoli
....
Clivus Scauri
dei gratia humilis abbas Gregorii apostolici qui vocatur concedimus tibi domino Cinthio Fraiapanis ...
et
unam turrim que vocatur de Arco (cf. Fea Dissert. sulle rov. di R. p. 337) positam Rome in capite drei Maximi et locamus tibi trullum unum in integrum quod vocatur Septem solia ^
...
(') L' ho copiata, a mano, dal volumetto del MDLX praecipua aliquot romanae antiquilatis ruinarum monumenta, segnato E, d. 26 nel Cabinet des
Settizonio
cf.
Huelsjn,
1886, e Stevenson in Bull. Com. 1888 p. 269 sg. Sulla demolizione del monumento cf. il Libro del cav.^ Fontana per
XIX
eh.
Vergilio edito
dal
Bertolotti l'anno
1881
(Artisti
loiii'.ai'dl
vol.
I p. 87).
G
ciiw,
R.
LANCIANI
mm
sua clausura,
et
sieut
tu
modo
eam tenes ... positum Rome prope supradictam turrim et prope diaconiam sancte Lucie sicut affinatum esse cernitur (').
La
distribuzione e locazione particellare delle rovine
a'
privati
sembra abbia avuto luogo nel quadriennio 1215-1218. nomina alrneno yentuno cryptas divise in due gruppi
:
11 regesto
cioe talune
positas in vocabulo Circli sub palacio maiori vel dici solet porticus Materiani {^) altre positas ante portam monasterii sub palatio maiori.
il
Vacca chiama
Scivolenti
i^)
si
apriva
jassa iuris monasterii, cioe l'odierna piazza di s. Gregorio (^). Tutta la costiera del monte al disopra delle cripte era coperta di
vigneti.
affitta
drei
questa locazione nacque.-o, forse, contese poiche, pochi mesi dopa, 3 marzo del 1494, Kaifaele Riario, card. di san Giorgio e camerlengo, publica un decreto in quo statuitur nulluni ius competere
il
Da
cryptas in vocabulo drei, sed pertinere ad monasterium s. Gregorii et Andree. Avr finito con questa fnte di informazioni notando che lo sconcio di locare le aule palatine per
camere in locum
et
uso di fienile data dal principio del secolo XVI (^). I due atti pi antichi che lo ricordino spettano al biennio 1514-1515. Col primo,
rogato dal notaio de Amannis il 22 maggio 1514, Lorenzo di Giacomo, notaio, si riconosce enfiteuta perpetuo del monastero per
maximum
quandam griptam ad retinendum fenum positam prope circum in palatio maiori iuxta griptam quam retinet vir
(1)
Mittarelli:
Cf.
(2)
Appen. ad Tom. III, col. 417 num. CCLXXI. Jordan II p. 354. Sono i fornici palatino-circensi in via dei Cerchi
descritti nell'
XI
6.
ad
s.
Anastasiam,
(3)
(*)
itinerario einsiedlense con la formola porticus maxima usque e rappresentati nelle tavole 8 e 9 del du Perac.
Mem.
Scenderete per
il
piazza
Maria Salviati
....
(Martinelli
R. ricercata, Giornata
Cf. Mittarelli
{^)
p.
64).
p. 154.
p. 57.
Cf. Visconti e
U,
"i
nobis
....
Julius de Albertonibus ab
um
latere,
et
lum ipsius palatii maio^Hs. Col secondo, rogato 30 nov. del 1515, l'abate Brugnoli da in enfiteusi
Gasparino di Ronco
dal
ab alio somedesimo il
perpetua
tabernario in platea Judeorum, quamdam ad reponendum fenum sitam sub palatio maiore griptam aptam versus Circum maximumy cui a duobus lateribus sunt griplae
proprietatis
sti
Gregorii,
affittate
dictum palatium
Tra
patti
di
il
espresso in altra apoca dello stesso giorno ed anno, con la qule Brugnoli af&tta al cavallaro G. B. di Ambrogio da Milano due
grotte,
circum
maximum
sub dictum palatium {maius) versus in strada publica sancte Marie della mano
est
versus sanctum
quae
car.
est repleta et
Gregorium ... alia posita sub dictum palatium habet dirutam voltam. (Not. Amanni vol. 61
fini col terribile
i
391).
La mala usanza
cosi grave
danno
soffersero
sud del
rogata
de Rossi
predetto,
1494 dal notaio de Pacificis, e documento topograflco di non lieve valore. Con essa l'abate Pietro dei Negroni concede in enfiteusi certum terremtm sodum^ cum certis griptis subtus dictum terrenum existentibus^, incipientibus a rebus et griptis Marii de MelliniSj cum quadam ecclesia existente subtus dictum terrenum (s. Lucia in Septisolio ? s. Maria della mano ?) versus vineam
dal
tibi est
quedam
et
et
...
quod
terrenum
versus
vadit
gripte contra ortos circhi, quibus ab uno latere est via que ad griptas marii de Mellinis^ ab alio est dicta vinea
(Guidonis)
cum
primi scavi di qualche importanza in questa regione palaquando per ordine di Paolo III si
si
appian e
condusse a diritto
filo
lo
stradone
di
san Gregorio.
considerevoli
il
Gli atti notarili contemporanei parlano di acquisti di terreno fatti dai maestri delle strade. Cosi p. e.
4 febbraio
R.
LANCIANI
dell'anno predetto
a Latino Giovenale de
tre
Girolamo Maffei vende per scudi Cinquecento Manets maestro di strada una vigna di
pezze per mezzo della qule fu fatta una nuova strada nella venuta dell' imperatore in Koma, qul strada e dentro Roma e
{Ruhrica Notai
13).
terreni tagliati dal nuovo viale furono chiusi con muri, dei quali
e spe-
C.
L. 2191, 2244,
2562
etc.
(cf.
9591).
11
A
delle
essere narrata in
namento
di
presta ad
un
ragio-
XXIX
XXXV
mia forma
stesso
facile lo
rezza a questo ginepraio di date, di fatti, di nomi, di ritrovamenti ho diviso le notizie in tante parti, quante corrispondono alle singole"
fabbriche
di Severo,
di
Augusto,
di
Flavii,
tali
di Elagabalo,
ed
ai
che
fabbriche racchiudevano o separavano. La divisione architettonica fra esse era ed e cosi netta e spiccata, che ha servito pi tardi
alla divisione catastale delle vigne, ville ed orti, dopoche le rovine
Spada-Magnani-Rancoureuil-Mills, quelle di Tiberio, di Caio, del Flavii dagll orti Farnesiani quelle di Nerone dalla vigna Barberinl.
:
Lo
Nell'odierno ragionamento rai propongo ricordare alcune memorie o inedite o poco note relative a tre soll di questi gruppi
dl fabbriche e di queste vigne
:
Augusto (Mills)
con l'annesso stadio (Ronconi): agli edificii dei Flavii (Farnese), ed a quelli fra Taedes divi Augusti e la casa Gelozlana, fra 11 clivo della Vittoria ed 11 vlco Tusco (Nussiner-Butirroni),
IL
PALAZZO MAGGIORE
La domus Augustana.
domus augustana con gli annessi templi di Apolline e di Vesta, coi portici delle Danaidi, con le biblioteche, rimontano agli inizi del Cinquecento, ma, sfortunataGli scavi pi antichi della
notizie.
Colonnesi. Ci
risulta da un'atto rogato da Curzio Saccoccia il giorno 12 gennaio 1561, coL qule Alessandro Colonna vende a Paolo Mattel
una vigna
Maggiore, per
(*).
11
questa cimasa staua in l'angolo di un cornicione con la postilla palacjo niaiore et trouossi in quella caua dela pozolana Para-
altri
appunti di Cherubino
questione fosse
quelli
del-
l'edificio in
dl rosette alla
(-).
maniera di
siccome
le
cave princi-
pali di pozzolana
si
tempio
di
Giove Statore
trovano presso e sotto gli avanzi attribuiti al (?) pu darsi che quei membri dorici spet-
tino all'architettura dell' edificio stesso. Pol seguirono ricerche antiquarie sotto 11 pontificato di Paolo 111 e de' successori i^)
.
Anche
qui,
del
Palladlo,
(') I successivi passaggi di propriet dai Mattei di Giove ed ai Magnani appariscono nei documenti qui annessi.
agli
Spada
...
...
la parte del
Spada
resta attaccata
da levante agli
Farnesiani
avendola
essi acquistata
l'anno 1689 dalla casa Mattei (Bianchini, II palazzo dei Cesari p. 36). Nella ristampa della nota Guida pel giubileo del 1775, giornata V p. 204 nella cima del monte a sinistra h un'altro h detto giardino ... della famiglia
:
Spada, ora del march. Magnani . E nella Relazione del giro antico e moderno della citt di R. 1821 p. 46 "Passai quindi nella prossima villetta Spada, ora posseduta da un gentiluomo inglese .
(*)
Cher. Alberti
II,
43
uato in certe
(3)
caue
di palazo
questo capitello (dorico) tondo cosi fatto tromagiore c questa rosa sotto nel triangolo.
10
R.
LANCIAM
del Panvinio, del Li^orio, del Dosio, del Vacca, Vignette di artisti
fiamminghi
guenti
fatti
e francesi,
(^).
i
atti notarili
ecc,
si
possono accertare
se-
Furono scoperti
da Properzio
(II,
(1)
conservati
sono stati diligentemente catalogati dal eh. Nerino Ferriap. 171 sg. dice dei disegni di Architettura (Roma 1885).
I pi utili,
piuttosto
meno
inutili,
n.
2039 gi
2556 con
da
me
La scheda 2554
si riferisce
il
n.
tiene una veduta del Celio presa dal Palatino, importante perche contiene avanzi inediti deiracquedotto che conduceva l'acqua alle conserve di s. Bona-
si
2064
di Alessandro Albertini
:
il
vedevano allora nell'orto Cornovaglia (Botanico). II ha un profilo di basamento, trovato, " a palazo
334 di Francesco di Giorgio Martini
e
n.
un insulso
parte di palazo magjore sul qule un'altra mano ha scritta la cGserue daqua . postilla I disegni dei due Alberti nei codici di Borgo s. Sepolcro (Gio. Batt.
fol. 13'-14,
18'-19, 25':
Cherubino
II, fol.
19/ 35'-36,
38', 43')
dimostrano csser
varii
eglino stati presenti a scavi di grandissima importanza, in palazzo, ma specialmeute nel gruppo auguste'o.
luoghi del
di
E
11
il
grande panorama edito nella tavola degli Ant. Denkmler, del 1891. sono: I. 14: veduta della parte postica del Settizonio, presa dagli Scivolenti. primo piano e formato dai fornici del Circo massimo dove erano i sedili:
secondo dai loggiati soveriani rappresentati con grande fedelt I, est del Palatino coi monumenti cosi disposti da
38':
sin.
a destra: torre de' Conti: le tre colonne dei Castori: Vaedes divi Augusti nel preciso stato attuale: la rotonda di s. Teodoro, cnn la soglia della porta pi
le corre dinnanzi.
Anche
nello schizzo
I,
38 questa strada
veva attraversarla sopra un ponticello o cavalcavia. I, 85, 88, 94 si riferiscono alle fabbriche severiane. La vignetta II, 40 prova che 11 cosidetto Pulvinar, aderente a dette fabbriche, anzi parte di esse, si trovava nel secolo
all'augusteo si do-
XVI
a lumaca che
II, 72
un panorama del
[f.
mura
aureliane gianicolensi.
(*)
L'anonimo di Stuttgart
ha
82
n.
216
Veduta
()
IL
' I'AI.A7/<>
MAGC.IORE
')
11
presso),
il
seh. fior.
2039:
di
tempietto di Vesta (Ligorio: Paris 1129 f. 349; Dosio: cf. Bull. com. 1883 fasc. IV) e la casa augustana.
Del tempio
si
YOglia
riferire al nascoiidiglio
(cf.
quello
del
Bartoli d. 7
SuetoD. Aug. 31). Restringendo il mio dire ai soli punti principali, osservo che le testimonianze relative al portico delle Danaidi
fioite.
ed alle sue colonne scanalate di giallo, trovate nel posto, sono inAbbiamo, oltre quella del Bartoli (mem. 7), ima seconda del
Veniiti di singolare importanza (ed. Piale, vol. I p. 35).
Vi
di
si
s.
vede l'antica strada che da s. Gregorio saliva a Bonaventura, ruderi altissimi ora scomparsi.
s.
f.
Bonaventura,
e nel sito
92
n.
241. Bozzetto di
domus gelotiana presso s. Anastasia, ora scomparsi]. Nella splendida raccolta Lafreriana di Bernardo Quaritch vi sono tre tavole dei Settizonio, con lo sfondo del Palatino meridionale una prova oriavanzi della
:
una
del
l'anno 1582.
Fra
gli
ricordo,
come
fnte d'informazione
per lo studio del Palatino, quelli di Alu Giovannoli tav. 2, 3 etc. il terzo volume delle Reliquiae antiquae urbis Romae, opera postuma di Bonaventura Overbeke, stampata ad Amsterdam l'anno 1708: e cinque fogli di un album ano-
nim,
inciso, come sembra, da mano tedesca, col titolo Prospectus ruinarum Palatii faioris. Li ho trovati dispersi in una miscellanea del Topham a
s.
Maria
di Eton.
e febbraio del
Nel gennaio
1781
il
Towne
colori
che
si
Un
conservano nel dipartiraento delle Mappe e altro artista, che ha legato il proprio nome
Carlo Natoire, venuto in Italia nel 1725, direttore dell'Accademia di Francia nel 1752, morto a Castelgandolfo nel 1777. II suo bei volume di prospettive urbane fa ora parte dei tesori del Kunstgewerbe-Museum
di Berlino. Egli possedeva
La
un giardinetto nel sito della casa Geloziana. bella vista del giardino Farnese nel suo pleno splendore, pi
si
omJac-
Silvestre,
s'
Una
il
pubblicata
di villa
romano, e via sacra. E utile per certi avanzi massimo, per quelli della pendice del monte rivolta al Celio, Barberini ecc. Segue una tavola disegnata ed incisa da Virginio Vercstauro del palazzo dei Cesari e del foro romano,
priva d'ogni
spignani:
valore.
12
R.
LAXCIANI
Nel 1664
....
a'
29 ottobre fu osservato
Magnani, ove
Griulio
e
negli
orti
del
Duca
p o re
Mattei, ora
villa
la loggia dipinta
chi dice
da aftaello, chi da
d'altri
Eomano, chi
di
marmi,
il
due bassirilievi
y.
lupereale, Faustolo,
il
Tevere
all'origine di
Koma
(') .
ad un'area
citt,
che racchiudeva la memoria pi sacrosanta della fondazione della la oma quadraia, della qiiale parlano i comentari dei
settimi ludi secolari celebrati l'anno 204,
Cf.
come ancora
12-13.
esistente.
fasc.
11
p.
283
lin.
L'anno
1825
Carlo Mills, tornando a frugare per la quarta o la quinta volta il sito del portico trova un rocchio di colonna baccellata di bei
lunga palmi 10 circa (m. 2,23) ... rotta nelle due estremit. Giaceva su d'un piano a m. 1,56 sotto quello del giardino. Altri pezzi di colonna vennero in luce nel 1869 (-) e
giallo antico
(')
Cf.
Yenuti
1.
c.
p.
come
vol.
Vi-
gnette
tav.
al principio dei
fig.
37
1-2, e tav.
Monumenta Matthaeiana
HI
II
di bassorilievi, le quali
palazzo dei Cesari conteneva altre serie state studiate nella loro relazione
topografica o architettonica locale. 11 Winckelmann {Storia delle arti V, 258 ed. Dresda) afferma che il bassorilievo di villa Albani, rappr. Dedalo ed Icaro,
Braun, Zv:lf Basreliefs 12) fosse trovato circo Massimo, insieme a quello della Galleria de' Candelabri rappresentante un satiro bambino che beve (Visconti Mus.
n. 95.
il
Pio dem. IV tav. 31\ Un terzo della medesima serie, rappres. il combattimento di Teseo col Minotauro, h rotto in due frammenti conservati, il primo nel museo Brittanico fin dal principio del secolo {Ancient marbles XI 48) l'altro visto dal Matz nel museo Palatino del Rosa, ora nel museo delle Terme
{Bull. Inst. 1870 p. 65).
di Ulisse e
Un
il
Diomede. Fra
quarto, dello stesso museo, appartiene al noto rilievo la serie palatina e quella del palazzo Spada v'e rela-
di quella,
ma
di
artificio
pi scadente.
l'edificio, o la
parte di edificio palatino ornato con si del Matz dovrebbe esso il giudizio
al primo secolo dell'impero, e per la bont dello scalpello, e per soggetti u riferibili al mito cretese particolarmente prediletto " in quel periodo dell'arte greco-romana (Suet Nero 12 Galba 1).
i
1870
p.
173.
IL
PALAZZO MAGGIORE
13
nel 1877, caduti in fondo allo stadio palatino, dove sappiamo pure
essere stati trovati
i
delle
Danaidi de-
In una scheda
ovvero al Bramante,
fior.
n.
1720
at.tribuita
al
Peruzzi
seniore
simile nella
pianta alla Basilica niiova, con la postilla palaso maiore. Siccome non v' e posto apparente per essa nelle parti gi scavate del Palatino, cosi saremmo tentati coUocarla nel gruppo augusteo di villa
Mills.
Pu
rmi
im ^)
Ho
menti
JULj-J
{-)
docu-
dal Panvinio, dal Ligorio, da Giovanni Antonio Dosio, e dal Bianchini (3) Ora posso produrne im altro che non manca di peso.
(1)
il
eh. collega
Huelsen
ha proposto
sito del
villa Mills
s.
Sebastiane.
Non
Credo di poter accettare questa sentenza per varie ragioni che esporrb in
Bull. com. 1883 p. 202.
altra circostanza.
(2)
(3)
Panvinio:
f.
Vat. 3439
De ludis Circensibus, ap. Bianchini tab. I; Ligorio, Cod. 25; Dosio, Sek. fior. 2039; Bianchini, Pal. dei Cesari p. 34.
14
R.
LANCIAM
grande proportempietto rotondo, con le stesse postille trascritte poi dal Panvinio nel cod. vaticano 3489, dalle quali risulta che il tempietto stava tra Varea verso la biblioieca e la casa di Augusto, e che la porta d'ingresso guardava Y Oriente equinottiale. Pare
zione
il
paris.
1129
e delineato in
che
Mills.
Dice
di
M.
qule ui ha
la
sua
M. Paulo Matheo
al foglio
375
dello stesso codice parigino ripete sul colle palatino .. ui era un sacelletto della Fortuna obsequente, doue hora e la uigna de Paulo Stati (*), del qule ai nostri giorni son stati cauati i fon-
avvalorata da un'atto
del Ligorio e notaio de Nuntiis (vol. 1166, c. 352) dal qule risulta la posizione del terreno degli Stati, dove il primo
"
.
damenti di Tiuertini
La dubia testimonianza
del
l'ha posta. II
24
(2),
aprile
di
Fran-
cesco Cecchi
vende
di
coi
ecclesiam
est
s'*
Gregorii
ante via publica: retro et supra bona d. Statu filii dd. Concor diae et Fr anci sei. In questo documento si parla
di cripte, cioe di fabbriche coperte a volta, esistenti sulla iinea di
marmi
di
vario genere.
Per
ci che spetta
alla
materiali
sulla
per la
anche
spianata
d' Augusto
intitolandola
nelle
balneare di taluni ambienti di essa, ne tolse la pianta Terme di palacio magore. Ne- ho trovate due copie
del
raccolta
coi rilievi di
:
Q) E nominata anche nel volume XX dei mss. torinesi, come corrispondente alFodiema villa Mills, cf. Huelsen in Mittheil. 1860 p. 76.
(2)
Lo
mentovato alla
p.
8.
IL
" }'Al.A77(>
MAGGIOKK
"
15
l'altra
con la restituzione pi o meno arbitraria dell'edificio, difetto che ho riscontrato in tutte le topografie palladiane. Vedi tav. II e III Paragonando i rilievi del Palladio con quelli di Giuseppe Barberi (')
correggono scambievolraente diranno 1' ultima parola. corso
se
ne
le
imperfezioni.
Gli scavi
in
anche depo
Giovi per tenere a memoria che l'edificio ha sofferto danni le devastazioni del Rancoureuil. Nel marzo dell'anno
il
1849
procurarsi
una discesa
facile e
commoda
incoDiinci a disfare e
muri
Fu
fatto desistere.
vanzo dell'acqua
felice
"
In altra occasione, volendo dare esito al sopranuovamente condotta alla villa, scopri a
le opere sotterranee
a mezzo
delle
quali le
acque del
p**
II Visconti parla
Min. B. A. 1849
tit.
IV).
Prima
le
di passare
ad altro argomento osservo che, se il Palsue terme in altra parte del monte, forse
fra
il
avrebbe trovate.
II confronto
Adriana
ecc.
da
ogni parte
ma
io
documento
'citato
poc'anzi
a p. 4 colloca
s.
il
I cinquecentisti
ma
imperatoris Gregorio. ne parlano a proposito della vigna del Fedra, in modo confuso {^). Nella compilazione topografica ex Pan-
sull'alto del
monte, di prospetto a
vinio,
Marliano
ecc. ediz.
di Francoforte
1707,
si
legge, a cagion
clomits
d'esempio
Aventinum fuit
ibidem fuerunt et halnea Palatina in quae Augusti Caesaris derivahatur pars aquae claiidiae per aquaeductum, qui adhuc hodie videtur in vinea Fedriae patricii romani, versus Circum
naximum.
Roma ant. v. 5 p. 49. In un codice topografico della conteiiente piante di scavi ed edifizii di mano del de Eomanis vi sono due tavole importanti riferibili alla casa di Augusto.
(1)
Cf. Guattani
mia
bibiioteca,
(2)
Cf.
Nardini
III, p.
187
(lib.
VI,
c.
16
II sito di questa
R.
LANCIAM
e
vigna deiringhirami
cumento seguente:
ladictione
d.
n.
pauli de inghiramis ciois volaterranus pro se ipso ac ut procurator " domini loisii eius germani fratris, vendidit R^'^ patri domino Marcello Crescentio saeri palatii apostolici Auditori presenti ementi
(j*'
liter constitutus
In nomine domini amen; In presentia mei not. dominus franciscus Fedra quondam
persona-
nelli
(f
et
fratris
sit
urbis in eontrada que dicitur palazo maiure inter hos fines cui latere sunt res seu vinea Illustris domini petri de melab linis ante et retro sunt vie publice " pro pretio et nomine pretii
um
X iuliorum
habitationis
pro
j^di
quolibet scuto
^
in R^^ Sancti Eustachii in
'
Actum Home
vol.
domo
(Notaro
de
Amannis
84
p.
15).
Lo Stadio.
Per
ci
che concerne l'area dello stadio, la qule dalla prima al secolo corrente e sempre rimasta in possesso
della famiglia onconi (') la pi antica memoria di scavi in libro a stampa e quella che porta il n. 77 nella serie di Plaminio Vacca. Vi si park della scoperta di diecidotto o venti torsi di statue
{})
degli Spada,
Alcuni topografi confondono questo terreno dei Ronconi col vicino ma il sito e indicato con precisione dal Veauti a p. 34 vol. I,
ove lo dice confinante con la villa Spada, ora Magnaui, ed a p. 35 coi fienili di via de' Cerchi e con la vigna del Collegio Inglese. Anche pi decisiva h
la pianta NoUiana, la qule prova gli orti Ronconi o Roncioni essere stati veramente due uno superiore neH'ambito dello Stadio, uno inferiore fra villa
:
Spada-Magnani
IL
PALAZZO MAGGIORE
"
NKI
SKCOU
XVI-XVIII
17
e dell'
rappresentanti Amazoni, poco maggiori del naturale di Lisippo comperato dal duca Cosimo di Toscana
scudi.
Ercole
per
ottocento
sio-
na
neW Arohwio
di marzo. II
1890
fissare l'anzidetta
Ven-
turi
ha trovato
fra
1570, 5 marzo: a spesa di statue scudi settantacinque moneta, pagati a m. Francesco Rancone et m. Leonardo Sormano per, .... una
statua naturale di
una Mazzona
Posso aggiuEgere altre notizie tuttora inedite intorno agli scavi di Alessandro Konconi, padre o zio del predetto, fatti circa vent'anni
prima. Per la costruzione e per lo abbellimento
in
della
villa
Giulia
posti
i
via flaminia,
del Porto
antichi
furono
a
se-
monumenti,
orti
do-
mizii neUa vigna di Bindo Altoviti, le terme delle acque albule, le terme di Agrippa all'arco' della Ciambella, gli orti degli Acilii sul Pincio, la Marmorata del porto Claudio Traiano, gli avanzi del
tempio quirinale del Sole, messi a disposizione di Giulio III da Ascanio Colonna, e lo stadio palatino di Alessandro Ronconi.
m.*" Aless.'""
palmi 94 di manni
uigna ej 9,40 (f. 23') addi 5 di Giugno ej trentuno b. 50 a m."" Aless.""" Ronconi per tanti marmi hauuti da lui per la uigna (f. 26') a di 24 di luglio 1552, a m."" Aless.""" Ronconi quattro di due pezzi di colonna di marmo cipollino et palmi 10 per prezzo
di base di
marmo
V^
. (f.
31')
Caporione per tante mercedi loro in aiutare a caricar li marmi presi da m.*" Aless.'"" Ronconi (f. 25) Basta l'accenno alle colonne di cipollino e ai canali di marmo
(29 maggio)
alli fachini di
(^) In eh. prof. Huelsen ha scoperta nel XX volume ligoriano torinese la pianta degli scavi del Ronconi, con la " Memoria delle (cose ?j cauate nelVatrio palatino . Cf. Alittheil. 1890 p. 76.
18
R.
LA.NCIAM
orti farnesiam.
proposito di valersene
a scopo di scavo.
II
Marcus Antonius Palosius ciuis romanus vendidit Alexandra sanett Laureni in Damaso diacono cardinali de Farnesio unam uineam iiositam prope Palatium maius in regione Campitelli
bona
est uia publica a meridio de Mantaco cum omnibus et singulis eins introiVirginii tibus, et e.xitibus seu grottis ediciis lapidibus figuris et statuis
marmoreis
et lapideis tarn super terram apparentibus quam in ea existentibus pretio mille ducentorum scutorum auri. Con UQ poco di diligenza, e se ne valesse la pena, si potreb-
bero seguire una ad una le compere di terreno fatte dalla casa Farnese in questi luoghi famosi. Cosi l'anno 1565 ai 20 di maggio
acquista la vigna spettante ai figliuoli di Giuliano Maddaleni di Capodiferro sitam in platea fori boarii prope archum Constantini imperatoris, e confinante con le bona Gardinalis praedicti (Atti Raydetti 6198 c. 329).'
il
cardinale Kanuccio
e di
Marco
Nell'Archivio capitolino, credenzone I, tomo XXX, ho trovato un decretum Populi fatto nel consiglio secreto del 22 ottobre 1593
vro amplianda
in eo
et aquanda platea fori boarii, et ornanda fnte iam destinata ut ab omnibus ex quavis via et strata inibi venientibus intueri possit. Decretum est deputari et destinari aliquos nobiles ad d. cardinalem Farnesium, enixe ab eo petendo
P. R. nomine, ut dignetur quoddam petium terreni p^ope dictam ubi Cimarae sive Carcioffl plantati repefontern existentem
riuntur eidem
Romano populo uendere concedere et elargiri. debbono essere avvenute di certo (^) basti ricordare che Scoperte
:
s.
M.
Liberatrice tagliava
scritti
e scolpiti
ligola,
il
che
1'
CoUe su
quelli
della
I. L. VI, 456 trovata sotto Alessandro (1) Cf. la base Laribus publicis Farnese in ipso fere Palatini montis in forum descensu.
IL
I'ALAZZO
MAGGIORE
il
"
NE!
SECOM
XVI-XVIII
10
Ma
1722
il
periodo cui
mi preme
rivolgere la vostra
Fra
gli anni
1728
il
duca Francesco
(')
di
Parma
fece
riuoltare sottosopra
suo giardino
del
testi
scavi
(3),
dal
libro
postumo
penna
BiancMni
da Pier Leone
Ghezzi
dai disegni a
{*),
imperiale di Vienna
ma
io
Bianchini segui certamente con amore gli scavi incominmarchese Ignazio de' Santi e proseguiti dal conte Suzzani,
ministri di
il
Parma in Roma, al punto di aver pagato con la vita suo zelo archeologico. acconta infatti il Guattani (^): neU'assistere allo scavo precipit la volta di una sala e con quella il Prelato dall'altezza di circa venti palmi, della qul caduta si vuole
che a capo a due anni se ne morisse . Ma il suo lavoro poe ben lontano dal corrispondere a cosi grave sagriflcio. Cito
stumo
a questo proposito un confidenza del Ghezzi, nel volume che ho scoperto pochi mesi or sono ilegli archivi del museo Brittannico ().
Narrando quivi di una sua visita fatta agli scavi di Liborio Michilli in villa Adriana il 16 novembre 1742, dice: portai con me
p confrontarla
non ui
trouato
...
niuna cosa
di quello
il
che
si
come anche
farnese di
palazzo
fatto
nel
giardino
...
Campo
vaccino
quando
d giardino
fu scauato
(1)
da trattative
diplomatiche.
II tesoriere
Irovassero
aveva poste due condizioni: che se si gioie, medaglie o monete d'oro e d'argento accumulate insieme
:
sopra e che
Camera apost. dovesse entrarne a parte pezzi grandi di marmi e metalli lavorati Tauessaro a lasciare sul posto a maggior lustro e splendore di quest'alma citt . duca non volle accettare questi patti, e ricorse al camerlengo Albani.
il
u le
Non
fu difficile strappare
il
consenso
al pontefice.
La
licenza
senza riserva,
Amasi notaio della Camera, porta la data del 4 aprile 1720. (2) Bei palazzo de Cesari, Verona 1738. (3) Lan ciani, Bull. com. 1882 p. 205 Schreiber, Bie Fundberichte des Pier Leone Ghezzi. Estratto dagli Att. Acc. Sassonia 23 aprile 1892.
in atti
;
(^)
Schneider, Jrchaeol
epigr.
(5)
(6)
Roma
tomo
I p.
46
n. (1).
Cf. Bull.
com. 1893
p.
165 sg.
20
R LANCIAM
in
ci
-i
tempo di demente XI et io parle con qiiesta sincerit pche andauo ogni giorno in compagnia di mon/ Falconieri aU'ora
governatore di roma, e p questo lo dico con quesfa certezza, ". concludendo che sono tutti impostori Ma gli autori ed i
del venticinque
come
si
dissero
compen-
meritano ben pi grave vandalismi da loro commessi furono senza precedenti nella storia della rovina di Koma,
diosamente
('),
censura. I
e l'espressione di ladronecci
fa iiso
il
Guat-
senso
come
il
Bianchini e
encomiarne
gli autori. II
(^),
Ghezzi inneggia alla gloriosa memoria il Bianchini, nella prefazione, cade anche
-
pi in basso
(^).
il
II particolare e questo.
Gli
scavi
del
si
anni (1866-70)
ecc.
palazzo dei Flavi eseguiti dal Rosa negli sono arrestati al piano delle aule chiamate, pi
larario,
meno acconciamente,
nio,
tablino, basilica,
peristilio,
tricli-
Rosa, ne altri hanno pur sospettato che. sotto quel ve ne fosse un altro, scoperto nel maggio del 1721, e di tante piano
il
Ne
di-
segni di chi l'ha veduto. Si hanno notizie generali di questo piano inferiore nelle postille di una pianta che qui appresso produco (copiata a mano e
ridotta di misura) secondo
1'
originale
ss.
esistente
Windsor P. 248 G.
(f.
244)
il
La
gialla
"
pianta abbraccia
tablino, la basilica, ed
peri-
stilio della
domus Flaviorum, ed e disegnata a due tinte, nera e (mezza tinta nella mia copia). Pianta dello scavo fatto
Campe
e corainciato la
caua
dimostratione
che
il
(giallo,
ossia la
mezza
tinta) dimostra
il
(1)
() (3j
(*)
Mon.
16.
ir,
"
PALAZZO MAGGIOKE
ri
21
sotterraneo,
come
mostra
il
ndorat
BBBCorndori n'Scome
appanscono con mcchie Scale etc presentem'e
5opraTleeraCcHe
hovati
alli
Lastanza segniata
di rabeschi
coloriti
et
indorati
(i
cosi
detti
bagni di Livia).
scale etc. pre...
^ -
n.
Corridori n. 3,
Nel
22
"
tf
R.
LANCIANI
!)
al piano segniato
"
negro un sotterraneo qule in liuello si crede che camini con il piano de corridori di sopra descritti, qule e della presente forma dipinto dai lati dritti, de quali medam.* se ne sono fatte le
"
('). Sopra alla lettera C che formava due colossi uno che rappresentaua Ercole
i*
rappresentaua un Apollo pure in pietra basalto, i quali furono mandati in Parma al s/ Duca, furono cauati alli 20 di aprile 1724. La stanza segniata C. fu
giouane
in pietra basalto,
e l'altro
mese
di
7bre 1724
di
sala, ridotta per uso di bagno, la pi bella e ricca di cui ci dian notizia gli annali degli scavi di Roma. I libri a stampa ne parlano poco e confu-
La scoperta pi
insigne fu quella
una
1.
c.
I p.
37
si
scopri
e
un nobil bagno
molte col fondo
istoriate,
figuriue
bianche delle quali benche alcune fossero tagliate, pure ve ne restano che meritano d'essere vedute dai curiosi, ma l'accesso e difticile.
con
suo
portico
ornato
di
colonne di
di
marmi
(unito a due
camere ripiene
si
pitture
II
(^) )
cogliere
scavi,
illustrati nel
i
trovando in essi
cavi,
ma
non
piombi
{^).
Parler fra poco degli appunti del Winckelmann. D'assai pi importanti sono i documenti inediti da me ritrovati. Viene in primo
luogo un'album che porta il n. DCCLXXII fra i codici yeronesi del Bianchini, disegnato da M. Walter, e offerto in dono all' illustre prelato
Le
postille alla
cf.
(*) Ho Irasposto gli incisi del periodo, per renderne pi chiaro a mente del Venuti.
(3)
senso
/ piombi
p.
12.
IL
PALA/,ZO
MAGGIORK
23
24
<
tt
R.
LANCIANI
mese
di maggio,
doue anticamente
fatto
si
lavavano,
dentro
il
giardino Farnese,
demolire
di
dal
raedesimo
t
t.
d'ordine corintio
t c
.
ornamenti di pietre dure di riquadri et intagli. Nelli vani tra una colonna e Taltra, fabbricato detto bagno sottoteira con diyersi ingressi di scale che scendevano in detto fatte di
marmo,
vede dalla qui sotto pianta, di palmi romani . scala A. Piano del Bagno
in tutto si
I-
come
misurata con la
B. Secondo piano rilevato pi in alto all'altezza di palmi 3. romani. C. Colonne d'ordine corintio, di Porfido bellissime ....
marmo
E. Murello che era avanti al detto bagno per riparo dell'acque, dove in detto muro vi erano le sue feritore che ricevevano l'acque
F. Piano del bagno che si riempiva d'acqua all'altezza del ginocchio, e non passava piii alto G. Boccaglie di condotti fatte di metallo per dove venivano l'acque
in detto
Bagno
si
Grradini num. quattro doue si scendeva in detto luogo, il qule serviva per lauarsi tutta la persona et era coperto all' intorno
di
si
commodit
L.
bassi
Kilievi
d'ottima
maniera
marmo
vi sono
M.
trovate
tutte
di
marmo
d'ottima
0. Colonnette ch'erano dalla parte doue si bagnauano quelle colonnette di rosso erano tutte di porfido bellissimo d'ordine corintio
e quelle tinte di giallo erano di venato antico bellissimo.
P.
con
diversi
IL
PALAZZO MAGGIORE
25
Grosezza del muro che ricingeva di quatro parti il detto Bagno. Nella racolta di disegni formata dal D/ Topham in Roma nel
primo trentennio del secolo passato, raccolta della qule mi occuper in un prossimo scritto, e che si conserva nella biblioteca di
s.
Maria
di Eton, la tavola
100
del
un
1'
Famoso Bagnio
il
scoperto
lanno 1721
qul Bagnio era di Augusto nell monte Palatino. Magiore a. Facciata della Muraglia della stanzia qule era foderata di vari
marmeri
fini
mischi,
il
qule formauono
un
bellissimo
orna-
mento con
b.
c.
intersiati
con
cristalli e
ornamenti a
di condotti
di
mettallo
doue sgorgauano
le
aque p
d.
Moriciolo
il
sgorgaua uia
ne
feritori
come
si
Mobtra ne segni puntegiati che ueniua, cadero in un gran condotto di piombo, in forma di cassone sotto all detto Bagnio,
il
f.
qule ocupaua tutto la Longhezza. Colonne di porfido che girauano intorno alla stanzia di 12 di ordine .... ehe sosteneuano la volta.
Scala che
si
all
n."
e.
di vari
marmi
g.
mischi.
fontana doue andaua laqua, in un cassone di piombo e con due grossi condotti si diuideua nell dare laqua giu nell bagnio.
Tutto lossature dell bagnio sono di marmero fino biancho il e di porfido le colonne segniate di rosso
sono di porfido, elealtre sono di giallo anticho capitelli, e base sono di metallo corintio, li lauori delle nichie sono di serpentino,
me-
morie originali inedite, vi sono due belle incisioni colorate, sul fare del Pannini, da E. Kirkall la cui scritta merita di essere riferita.
26
f
R.
LANCIAM
The plan of Aiigustus's bath found imder ground on the East side of the Palatino Hill in Rome in the year 1721 and barbarously defaced and broken in pieces, during the conclave that yeaiv
and the broken pieces sent to Parma. The whole done at RomCr and reduced to a scale of English feet
.
Le
migliori
vate l'anno 1721 son quelle di mano di Francesco Bartoli neivolumi della predetta collezione Topham. Portano per titolo Disegni
trouati nel monte Palatino 1721 Fran.'^ Bartoli fece, e sono cinquant'otto di numero, 42 di misura ordinaria, il resto di massimo formato. Vi sono espresse scene campestri, scene di sacrifizio, danze
giungono sino
Cf.
Venuti
p.
sg.
II
tf
pavimento dell'aula grande (egli parla degli scavi del 1721) era di tavole di marmi mischi tutto rovinato dalle grosse colonne
:
benche rotte erano di circonferenza di 20 palmi ('). Si vedevano delle pitture di buon gusto nei muri laterali alla scala
che conduceva al terzo appartamento ". II predetto Bartoli giuniore forma un
Serie palatina con dipinti ritrovati
vicino
giore
"
.
giore
del monte,
Forse a questi scavi, eseguiti nel lato opposto occidentale si riferisce il seguente paragrafo del Venuti : Si ve-
dono nella villa Magnani .... avanzi de' bagni domestici e priNerone: questi furono scoperti fleU'anno 1728. Aprendosi una Cava lateralmente ai medesimi, si scoprirono sette celle orvati di
nate di
marmi
preziosi,
di metalli,
a grottesco. Nella stanza oggi rimastavi fu ritrovato un gran labro piombo innanzi a una sede di marmi preziosi, fra i quali erano due colonnette di alabastro Orientale, che servirono per la cappella Odescalchi di ss. Apostoli Venuti 1. c. I, 35.
di
Le
me, par-
(1)
Forse la misura
esagerata
il
staf o
di
m.
1.40.
mila scudi
dalli scarpellini
Perini e Macciucchi
Vestic/ia p, 32.
II,
27
1734
nel Circo
massimo
56:
ovvero
maggiore
...
massimo
cf.
anche
il
Winckelmann
del collegio
alle radici
Storia
II,
romano, tratte
Le antiche pitture,che serbansi nel miiseo furono in questo secolo da una camera
e
del Palatino dalla parte del circo Massimo. I migliori pezzi sono
un
satiro che
figure grandi un palmo .... Nello stesso luogo s'e scoperta una delle due pitture della villa
al
albani:
ministro del
il
(').
pitture, gli stucchi dorati, i pavimenti, i mosaici trovati in questi scavi, furono C^) anche illustrati a stampa. Ricordo i rami
coloriti del Kirkall
Le
nominati poc'anzi
le tavole della
grande opera
Morghen
in appendice alle
.
Pitture del Bartoli, e quelle di Giorgio Turnbull Costui pubblic a Londra nel 1740 cinquanta incisioni come appendice al suo trattato sulla pittura antica, traendole dagli original! del dottor Meade,
del card. Alessandro Albani, e
I pochi meravigliosi
del
palazzo ducale di
Parma
{^).
frammenti scampati dalla mazza, o dal trasporto a Parma furono descritti sul posto, e dal Guattani Mon, ined. genn. 1785, e dal Nibby ad Nardin. III, 187, n. 1. Cf. Bull,
com. 1883
fasc.
IV.
Una
contiene
vero
...
migliori tavole di Luigi Rossini (/ sette colli) frammenti trovati nel Palatino disegnati ed incisi dal Roma 1828 Ad una statua acefala di Minerva con l'egida
delle
li
r,
cosparsa di stelle,
ad un
la statua e
il
capitello corintio
esistono
agli
orti
Britanici, e
conservano nel
(1)
177.
Winckelmann, Storia II, 58, 336. George Turnbull LL. D. A treatise upon ancient painting. London 1740 folio 50 plates ripublicato l'anno seguente coltitolo: Collection of ancient paintings after the Originals at Home, with critical, historical, and
Cf. p. e.
(')
:
folio,
5t plates.
28
orti Britanici del
R.
LANCIANI
di Minerva egidarmata era stato 5 giugno del 1823. In una relazione del 18 giugno delscoperto l'anno stesso P. A. Visconti lo dice di buona invenzione ma alaittati a Paolo Biondi. II torso
il
mano manca
nella tavola del Rossini, intitolata il monte capitolino, dal boschetto degli elci sul clivo della Vittoria, il primo disegnata piano e cosparso di frammenti degli scavi del venticinque.
Anche
Le pitture non ebbero sorte migliore. Ecco ci che racconta delie arti, vol. III p. 105 26. il Winckelmann nella Storia Nel 1724 fii scoperta sul Palatino una gran sala lunga 40 piedi e interamente dipinta. Le colonne di queste pitture erano straordinariamente lunghe e sottili ... Le figure e gli altri soggetti
rappresentativi furono segati e mandati a Parma, donde passarono
poi a Napoli colle altre rarit del
museo
di
farnese.
Ma
siccome re-
Monte
in
Napoli,
ove
museo
si
vedono
pezzi nudi
del
muro
...
Non
se
ne
e conservato
che un
Erme
met
strano che gli eredi di casa nello stesso sito. Nel set-
il ministro residente di Napoli apri un grande scavo fra gli avanzi gi rovistati dal Bianchini. Trov una colonna di giallo, infranta e guasta dal fiioco, un pezzo di piccola colonna
frammenti di
vetro,
un pezzo
di cor-
Chiudo
il
orti
farnesiani
con questa
non
tutto profatti
degli
scarichi
la
quando costruivano
il
il
loro
palazzo, e
chiesa
del
Ges. Sotto
1809 al 1814, servi come luogo scavi del tempio di Venere e Roma. Quanto al
lippini.
lo ridusse
demente
qule
Fi-
occa-
adatt
uso
mut
IL
PALAZZO MAGGIORK
29
Fabbriche fra
il
Palatino ed
il
velabro.
Ho
metodo topografico
si
e preferibile al cronolo-
secondo
il
particolare
imperiale cui
riferiscono
ville o
il
monte
Come
avvenute
nei
terreni fra
s.
M.
Liberatrice,
s.
Teodoro e
zona
di
s.
Ana-
stasia, gi dei
La pi
antica
memoria
1516,
di ricerche in questa
e si trova
10').
subpala-
negli
atti
Pacifico de
1187
c.
I fratelli
Giambattista, e Mar-
s.
Lorenzo
a'
Monti
aprire
cavam
fossuram lapidum
sanctum Theo-
dorum cum
nonnullis pactis
initis et descriptis in
quadam
possono supplire i termini, mediaate il confronto con altri documenti contemporanei. Poiche i contratti di scavo variavano secondo che
cadevano, o no, sotto la giurisdizione dei Fisco. Eccone uno sincrono quasi ad diem col precedente, che ho trovato nell'archivio secreto
capitolino (Prot. 591
eh.
431) negli
atti di
Baldassare Kocca.
queste
presenti
infra
le
Sia noto
corae
parti
MDXVI
si
convene
tf
Maiore et Bernardino de Asti per se et Messer Luca capaneo dei magnifico Baroncello de Roma dicto lulio da licentia a dicto
Bernardino de cauare nella vigna soa posta discontro sancto Matheo tanto nel muro quanto doue sera bisogno per tucta sua
vigna ad expese de ipso messer Luca et Bernardino et tucto quel
se trouera in dicta vigna prete tibertini marmo figure et piumbo metallo et peperigno sia ad meta se troueranno et quando se trouassi oro argento lo terzo sia de lo fisco uno terzo de ipsi
si
profitii,
owero
30
il
K.
LA.NCIAM
cavatore sosteneva
tiitte
le
spese
prendendo
due
terzi
dei
protitti.
Per tornare
al sito dei
spettanti. Col primo (Atti Amanni ad ann. n. 96) Lucrezia vedova di Prospero di Cherubino e tutrice di Girolama Frigiapana " ne prende possesso il 18
Frangipani ad esso
iiixta
sanctum Thoedorum
posta dentro
Koma
verso
il
cerchio
Massimo
II secondo docu-
mento merita
torno un punto assai oscuro nella storia dei possedimenti palatini di quella antica famiglia.
Indictione
In nomine domini amen. In presentia mei notarij & personaliter constituti vir nobilis dominus Anloninus de frigiapanihus ex una et nobilis domina Camilla de Alberinis uxor relicta quon-
ntonii de Mantaco que primo et ante omnia cum iuramento quantum ad hoc renuntiavit auxilio Velleani Senatus consulti aut. si qua mulier, legi lulie de fundo dotali &. ac omni alio suo iuri & certiorata &. sponte compromiserunt & in nobilem virum dominum ngelum bubali de cancellarijs ad presens unum ex
magistris stratarum presentem et acceptantem &. omnem eoricm differentiam & quam habent inter se vigore cuiusdam cave facte per dictam dominam Camillam iuxta et prope palatium vulgariter
latio
dam
nuncupatum
lo palazo
maiori versus ecclesiam 5." Giorgii et dederunt potestatem & procedendi de iure et de facto &. et de iure tantum terminandi
et
promiserunt habere ratum et non appellare & sub pena ducentorum ducatorum aplicandorum pro medietate parti servanti taudum et pro alia Camere urbis me notario presenti et stipulanti
parte durature per octo dies proxime ftcturos cum potestate prorogandi et abreviandi totiens quotiens .... Et insuper convenerunt dicte partes quod interim prosequatur
et
Cava predicta incepta per magistrum Julianum scarpellinum sine tamen preiuditio utriusque partis et convenerunt quod omnes la-
pides extrahendi de dicta cava remaneant in depositum in manibus dicti domini Angeli de bubalis consignandi per ipsum post laudum dandi cui de iure competerint seu cid ipse mandabit in
IL
" I'AL.VZZO
M.VGGIORE
"
31
laudo seu declaratione per eum fienda omni meliorl modo k pro quibus Omnibus observandis obligaverunt & renuntiaverunt & iu-
palatium
alle
dictorum de Frigiapanibus
La
s.
{Atti
Amanni ad ann.^.QQ).
si riferisce
terza
memoria
ottobre
Maria antiqua. L'aano precedente al sacco del Borbone, 11 2 1526 Jacopo dei Muti del rione di Pigna restitui a
,
da
essa prestata
Marie Liberatricis. La cauzione era composta dai seguenti oggetti una veste di panno negro due scampoli di panno bigio e lionato: una filza di coralli, un
ecclesie
/S""
:
:
ucchiaio
Stat.
due forchette
c.
di
Rom. 1484
98).
come anche
speculazione delle anticaglie in sul principio del Cinquecento, e le povere vedovelle cercassero di trovarvi un po' di
Seguono gli scavi del decennio 1540-1550 nei quali la aedes divi augusti, o alraeno la sua parte anteriore, disegnata dal Ligorio nel codice bodleiano (') cade di nuovo sotto il piccone di quell'orda di devastatori. Gli scavi si estesero dal tempio di Vesta al
Vortunno. Si riferiscono loro questi due passi inediti del cod.
paris.
tt
lig.
1129
f.
335
si
337
il
tempio di Vesta
^t.''
dei
Penati)
<*
pena infernae, fabricato di ordine corinthio bastardamente secondo si e ueduto dalle reliquie cauate denanzi di essa
chiesa
....
delle quali
memorie del
portico
suo
hauemo
fatto
il
f.
(manca disegno
e iscrizione).
Ivi
337
Del tempio di Vortumno hauemo ueduti alcuni fragmenti nella strada che antichamente si chiamaua via noua, ci e a destra
:
"
si
doue fu trouata
La
che hora
e ridotta nella
casa di
M. Tomasse
del
Caualiero. Si
"
uede in questi fragmenti del portico del tempio alcime cose che sono simboli del Sole come il Grifone et il candelabro et altri
(')
of.
A. R.
vol. I p.
275
fig.
35.
32
R.
LANCIAM
intercolumni, capitello dorico composito, architrave, fregio, cornice). Forse alla stessa epoca appartiene la scoperta del ninfeo
(Lupereale?) l'Aldovrandi
alle
radici
s.
Anastasia, di cui
mem. 4
ed. Fea.
1550
fu cosi enorme e
dauni
altri
arrecati ai
monumenti
lo spazio
tentativi per
un
secolo e mezzo.
di
Quella proda
plante e ortaglie,
amiche delle rovine e del suolo casaleno. Mi sia permesso citare un documento, forse un po' volgare, ma che pur dipinge graficamente lo stato miserando della Sedes romani imperii nel sec. XVII. [Notari della Camera dei Conservatori, Atti originali 1626-1640
vol. II,
581].
Die
XI
martij 1649
filius
D. Carolus Gioccus
do-
minus
patronus unius horti carcioforiorum in loco nuncupato Santa Anastasia subtus idridarium dominorum de Farnesio et
et
retinent in locationem a
filio
Pomario ut dicitur
per
carciofoli incipiendo
li
ab hodie
cavoli che
non sono
spigati
per pre^zo
et
nome di prezzo
e in
di scudi cento
contanti in tanti
quietantia altri scudi cinquanta promette pmgarli al mezzo mese di aptrile et li altri quaranta scudi per intero pagamento promette
li
trasse a se e ne fa
Actum
etc.
1702 nel qule ha prinuna nuova era di scavi. L'anno 1702, adunque, untal Gio. Andrea cipio Bianchi ottenne licenza da suor Maria Costanza di Santa croce del
Questo stato di cose dur sino all'anno
monistero di Torre de' Specchi
nel horto o gallinaro
marmi
etc.
M.
IL
PALAZZO MAGGIORE
33
delle
e noto.
Bianchi scopri
della
gli
met
del
piuttosto qiiella porzione della Aedes divi Augusti adattata al culto cristiano nel secolo V. (Cancellieri Possem p. 370
n.
Lanciani Bull. de ossi Bull, er ist. 1868 p. 16 e 91 Id. Itiiier Elnsidl. p. ^^). Segiiono gli 16 e 91 p. scavi del 1720, che descrivo con le parole del Venuti (Piale) 1. 34.
Inst.
1868
s.
Anastasia
si
della casa Tiberiana, consistenti in grosse e lacere pareti, confusi dalle rovine delle volte
che
essi sostenevano
s.
....
Teodoro
furono
ritrovati de'
gran
marmo, quantit
deria Palatina,
di metalli,
come anche
ma non
Antonio Vanni
e suoi
huomini cauatori
"
ai quali
demolire un muro antico di un pilastro isolato molto lacero, che minaccia rovina, alto sopra terra circa palmi 30,
di
esistente in
un
sito di
Campovaccino avanti
propriet
la chiesa di
s.
Maria
"
Liberatrice
detto
la Caprareccia,
{Archiv. Acq.
e strade
Domenico
Pini,
per
servigio dei
musei Vaticani. Come nel caso precedente, il lavoro fu interrotto in seguito delle proteste della Corona di Napoli rappresentata dall'architetto Pannini. Sembra che i muri di sostegno degli orti Farnesiani corressero serio pericolo {Archiv. Camer. 1773-1777 n. 130). Nella nostra Guida del Palatino p. 74, il comm. Visconti ed
abbiamo attribuito all' anno 1820, incirca, la scoperta dell'ara pulvinata di C. Sestio Calvino, in vigna Nussiner dove si trova ancora. Ma i particolari di tempo e di luogo della scoperta sono affatto
io
sconosciuti,
come
e erronea l'affermazione
che l'ara
si
trovi ancora
sta 12 metri
scarico
alto
primo ad avvertirla fu il Nibby circa l'anno 1845 (Analisi I, 321 CIL. I, 632), ma egli stesso mostra d'ignorarne la origine.
3
34
K.
LANCIANI
nello
rono esplorati, in parte, dalla prima settiraana di gennaio alla Sdconda del giugno 1845. Oltre i frammenti architettonici, che il
tuttora,
Canina ricompose goffamente nel 1853, nel modo che veggiamo il Vescovali trov scolture non dispregevoli, fra le quali un
torso di statua di Marsia, sopra al vero, di eccellente artiflcio
:
un
statua
di
Cupido
in atto di tirar
ed un amorino giacente sulla spoglia leonina, di quelli che s' imaginavano spinti al sonuo dal mormorio del getto di una fontana.
Le
1846 negli
orti
Nu-
siner e Butirroni per conto della Corona di Kussia (-) con la sco-
perta di frammenti di statua colossale e di un pezzo di obsidiana con traccia d'intarsio di malachite ". II giorno 20 gennaio 1847 la Commissione di Belle arti, composta dal Visconti
del Canina e del Grifi, annunzia la scoperta del celeberrimo avanzo delle mura dette di Romolo con queste parole Si scava alla fine
dell'orto fra quello del card.
e gli orti
farnesiani.
stato trovato
un monumento
ali di tale
edificato di grossi
massi
di tufa
circa
....
formato di due
20 palmi,
Nell'aprile fu aperto
un grande
s.
Teodoro
in fondo al e si
qule
si
e di giallo,
Non
II
questa casa credo ai^partengano gli anditi ornati di grottesche che si ammira(va)no nel giardinetto a Cerchi del sig. cavalier Natoire regio direttore dell'Accademia di Francia " cui allude il
(1)
e di figurine a miiiio
Venuti op. cit. I p. 31. Si accedeva allora alle rovine della casa geloziana per mezzo del cancello n. 46 in via de' Cerchi.
(2)
scavi,
ma non
L'orto Nusiner era stato acquistato dalla corte di Eussia a scopo di essendo questi riusciti molto fruttuosi, il rainistro de Bouteneflf
fu autorizzato a scambiare quell'orto con alcuni oggetti d'arte oiferti dal Governo pontificio. Poco di poi furono aggiunte alla propriet dello Stato le
IL
PALA.ZZO MA.GGIORE
('),
35
di quelli del
1884 qoando
s.
si
costrniva
il
presenti.
Ponendo a confronto
frammento
lo
dalla pianta
marmorea severiana
^della qule
appimto l'area della vigna Nusiner, alla pianta del Vescovali. ho fatto dono alla nostra Commissione archeologica)
si
ricostruisce
palmo a palmo
la
liipetendo l'operazione per le altre zone del colle, i risultati felici, e si giunge a determinare a priori quali sien ijuelle che ancora si prestano a scavi fecondi, quali quelle spogliate
e
il
modesta misura,
ma
benemerito
nome
Pongo termine al mio ragionamento con quest'avvertenza. Le rovine del palazzo dei Cesari sono cosi spogliate de' loro
ornamenti, che anche chi e del mestiere dura fatica a divisare nella
mente
usava
far calce
adattare
novelli usi
marmi
di scavo
si
eccesso:
impinguare con
citt intere, per grandi musei. Tutti i descrittori del Palatino, dal 1730 in poi, ricordano con entusiasmo Tammasso
le loro spoglie
i
monumenti, anzi
di
frammentt di marmo,
ne'
cornici,
....
fregi,
bilmente lavorati
vittoria
quali
si
riconoscono
trofei
della
sua
Aziaca
e di
*....
un gusto
uno
stile
il
amnairabile
spediti a Napoli
13 ottobre
(1) Garrucci, Grati di Pompei p. 97 seg. tav. 30 e 31 e Civilt 1857p. 528 sg; C.L.Visconti in Giomale arcadico vol. LXII nuova L. Correra in Bull. com. 1893, p. 348 sg. p. 14 seg.
:
Gatt.
serie
1875, p. 52. (2) Trendelenburg: Archaeol. Zeitung com. 1885, p. 159. Guattani Mon. (3) Nibby ad Nard. III, 187 n. 1.
Lanciani: Bull,
36
R. LANCIANI.
il
IL
PALAZZO MAGGIORE
Paniceri
f.
rimanente trasportato
il
al palazzo Farnese circa 60 anni conte Liidolf ministro delle due Sicilie do-
mand
e le
Camerlengo licenza
marmi
camerlengo Galefii da
si
monumenti
rifiuta,
con
mano modo
che pur esprime in non so qiial la vigoria dolla mente e dello spirito, indirizza al cardinale queste auree parole. L'avvocato Fea, commissario delle antichit
resa incerta dagli anni
S.
ma
prega
di dispensarlo
da
interloquire
sii
gli oggetti
d'arte e specialmente di architettura che stanno nel palazzo Farnese, gi spettanti al palazzo imperiale sul
monte Palatino,
essendo-
parti che devono stare colle loro fabbriche, come dociimenti locali che servono alla storia, agli architetti, ai modellatori e disegnatori
per rinnovare e restam-are le antiche fabbriche .... e possono servire a nuovi confronti, nel caso di nuovi ritrovamenti di fabbriche.
Non
deve rinnovare l'esempio di Assirto e di Orfeo, le di cui membra, secondo Virgilio, fatte in pezzi furono sparse per la camsi
pagna . Se si
plice copi
anche in semnei
marmi
si
architettonici,
musei publici
quelle rovine
Koma,
di Napoli, e di
inaspettata eloquenza non solo all'archeologo ed allo specialista, ma. anche al comune dei visitatori.
E. Lanciani.
Nota
colo
Le
il
se-
finirono col sollevare l'indignazione della citt. II 17 maggio dei 1580 i Conservatori rivolsero al Consiglio publico le seguenti parole. Si uede chiarainente ogni giorno che per le diuerse et molte caue, si nelli edificii pu
XVI
blichi come nelli luoghi uicini et a quelli contigui giornalmente si fanno, antichit et antiqui edificii cascano terra et le memorie antiche si per dano fatto, siccorae nel presente e occurso nel Palazzo mag giore, che per una caua iui fatta, le uolte et archi maggiori ueniuano terra, se per noi no si rimediaui e farui rifondare et rimurare nelli fundamenti '. II consiglio deliber5 di spedire al vecchio Gregorio XIII una deputazione di nobili, domandandogli di revocare tutte le licenze di scavo ad per le
quirendos lapides marmoreos et tihurt'mos .... etiam pro usu fabrlcae capitolinae, ecclesiae Principis aplrm e di proibire per legge generale scavi entro un raggio di cinquanta canne dagli edificii pubblici. (Decreti di Consigli I, 28 ad dicm). R, L.
SCAVI DI POMPEI
Keg. V.
(Tav. IV.)
1892-1893.
INS. 2.
Gli scavi di
Pompei furono
anno alla
p. 3).
Pur
troppo non
si
e potuto
completare
1. c.
p.
28
nell'angolo sud del peristilio, e accessibile per Tultima porta a sin. di Chi vi entra dall'atrio, evvi un oecus corinthius, cioe uno spazioso
triclinio di cui le tre
pareti
colonne ottangolari poste su hasse basi quadrate. Le colonne sono scavata in piccola parte soltanto e dipinta rosse la sala stessa nel secondo stile; per lo zoccolo e stato rifatto, contemporanea;
mente
Stile.
60
;
d. C.)
nell'ultimo
Sembra che
meglio quando
le
speriamo
lo
non molto
ma
se
ne parler
la
scavo di quattro case, le cui parti strada di Nola " erano gi visibili da
La
loro fac-
ciata forma la parte est del lato sud delF isola, fino all'angolo sud-est.
Ne diamo
N. 6-8.
L'origine di questa casa rimonta all'epoca sannitiea ( epoca del tufo ), e probabilmente ai primi tempi di essa, perche mostra
nel
modo
il
terremoto del 63
d. C.
si
38
A.
MAU
Le
un livello
che
superiore di
le
camere adiacenti,
dimodocche
di o dalla
m. 0,20 dal
suolo. E sotto questa finestra giace in o iina pietra quadrangolare di tufo (18 X 20 X 22 cm.), servita probabilmente da gradino per poter iiscire da quella finestra come da una porta. Diamo qui appresso una ricostruzione della casa in due sezioni,
una a traverso
l'atrio, l'altra
per lungo
retta, ma nella parte anteriore secondo Tasse su quella del giardino (vd. le linee punteggiate). dell'atrio, quindi
La
particolari
soltanto l'al-
tezza deU'atrio e delle camere superiori intorno ad esso potrebbe variare di qualche poco. Che intorno all' atrio fossero camere su-
periori e certo
nelle botteghe
si
riconoscono
le
scale
che
vi conducevano; d'altra
si pu constatare che l'alparte in k tezza del pian terreno non era superiore a m. 3 e in ' e visibile, a poca distanza dall'ingresso (vd. la pianta) una pietra che e pro-
babilmente
gradino della scala che conduceva appunto alle camere superiori. Staute poi la forma irregolare dell'atrio e affatto improbabile che esso avesse un carattere monumentale e
il
primo
39
che
suoi
muri
si
s'innalzassero,
come
1893
vede la ricostruzione, al di sopra dei tetti delle cap. raere adiacenti. Anzi essendo Tatrio largo anteriormente 5,47, l'altezza sub trabes voliita da Vitruvio, tre qiiarti cioe della larghezza,
nel caso nostro
36, 37
camere superiori,
basse (ed e
qule, anche se queste camere erano raolto credibile che lo fossero), stava almeno al livello di
m. 5,50.
E siccome tale differenza sarebbe troppo grande, cosi ho dato all'atrio un'altezza sitb trabes di 4,75, con la qule il tetto
laterali
si
ad un
livello poco
pi alto di
camere superiori.
uguale pendenza
pu supporre per il soffitto delle Finalmente dalla forma molto allungata dell'atrio
il
sopra le
:
camere
anteriori e posteriori
sopra queste
tetto
strada e nel giardino. Nelle parti posteriori e perfettamente ricodi questi noscibile il tetto div v w x y, quelle che dal muro e quelle di r. Quanto a 5, si potrebbe corapresi sporgeva sopra u,
(come ho supposto io) vi si estendesse il tetto di v IV X, y ovvero ma quest' ultima ipotesi deve escluquelle di r dersi, perche il muro N e conservato fino ad un'altezza tale, che
dubitare
se
;
il
raargine
inferiore
del
tetto vi
dovrebbe comparire;
non ve
7 {faiices), preceduto da
un piccolo
di
vestibolo,
ha
l'atrio, all'altezza
si
m. 1,80, un
;ncavo.
prima vista
tali incavi
nVe una
celib.
trave traversa che da parte sua reggesse una porta o cane inammissibile
Siccome per
che
attraversato, a cosi poca altezza, da una trave, cosi bisogna dire che in altro modo servissero a reggere una porta, per mezzo cioe
di travi verticali appoggiati agli angoli fino a quell'altezza.
Nulla di preciso
registrati Not. d. sc.
si
pu dire intorno
\
al
commercio che
si
eser-
1879
p.
243, 25
29
sett.
5 monete di bronzo,
una pinzetta ed un ago da sacchi anche di bronzo, un malleolo e una tanaglia di ferro, una lucerna di creta con rilievo rappresentante un pavone.
40
A.
MAU
L'atrio, di pianta singolarmente allungata, ha le alae ne, come di solito, aU'estremit, ne (ci che anche spesso si trova) nel centro
ma
pi verso l'ingresso
forma insolita
:
e tutt'altro
che monumentale.
Fu
zoccolo nero,
a. m. 1,50, diviso per mezzo di linee blanche; le alae gh hanno ima semplice decorazione a fondo bianco, che rammenta piuttosto lo stile dei candelabri , contemporaneo al terzo. AI medesimo
rivestimento deH'impluvio signinum con file di pietruzze blanche. Sul lato sin. dell'atrio evvi, fra i ed l la nicchia del larario, a. 0,34, 1. 0,32, profonda 0,20, discosta dal pavimento
tempo
ascriverei
il
1,06
e rlvestita le ale
dl
Dopo
stile
a fondo bianco. In
il
11
allargare
posto
e stato tolto
soliti incavi)
muri d'ingresso
di fondo.
lo stucco
dalle
possono esser precisatl; sul princlpio del incaio non per 11 lato corto d'un letto, che
alla porta,
muro
si
d.
si
osserva un
ma
era per qualche altro mobile non molto grande alle pareti, che in arabedue le camere
11
capltello di
in
questa casa non vi sono colonne. Ivi stesso sta un gran peso di lava, di forma elllttlca (lu. 0,42); un peso slmile dl travertino sta in k.
scanalature,
laddove
Nelle Not.
d.
Sc 1884
p.
162
riferito
11
superlore di una
statuetta
le
muliebre
in
discende daH'occipite
NeH'atrlo
p.
monete
1884
195);
in
un locale sovrapposto a qualcuna delle camere adiacenti era conservata una carafinetta dl vetro e 27 lucerne di creta, fra cui 12
con rappresentanze in
rillevo,
descritte Not.
1884
p.
161
sg.
Dletro l'atrio o e per la sua posizione 11 tabllno, per la sua forma un triclinio. Negli ultimi tempi per era un locale rozzo e
trascurato
e
11
come
tutbo
11
buon pavimento
dl
Avanzo
dl
SCA.VI DI POMPEI,
REG. V, INS.
41
UDO zoccolo
di stucco di mattoni, a.
1,68,
diviso in scomparti-
di sopra stucco
grezzo.
Forse in o furono
13,
15
p.
18 maggio
sg.
d. sc.
1885
257
Vi
si
lampada
in
forma di pasticceria,
forma di tripode, a. 14, 11 e 7 cm., im imbuto, una una pentola e un manico di conca tutto
:
argento,
col
questo di bronzo, come anche due monete. Inoltre uno specchio di una boccettina di vetro, una tessera di osso (diam. 0,027)
numero VIII. Di
terracotta si trov
gialla brunastra, che per la sua forma rassomiglia ad una lucerna dal becco raolto allungato ed ha nel becco stesso un foro raolto stretto,
troppo stretto per una lucerna, all' altra estremit un manico ad anello e un foro corrispondente a quello per cui nelle lucerne si versa l'olio; l'intero arnese e lungo m. 0,175. II suo scopo vien chiarito dalla rappresentanza in rilievo che si osserva sulla superficie:
allatta
un bambino.
un bambino,
al qule uso
Un
Museo nazionale di Napoli ve ne sono quattro col rilievo della donna che allatta, uno con un Amore Vi si trov inoltre che va a sin., uno con un ornato di fiori.
nella casa adiacente n. 10; nel
una lucerna a due becchi e un' altra a un becco, quest' ultima con patina verde, una lagena a due manichi, tre anfore ed un'anforetta, due vasi cilindrici contenenti alcuni chiodi, una scodella a
vernice rossa, un vasetto in forma di cane accovacciato,
una testina
satiresca.
Vi
si
ramidale in terracotta e 33 di quei creduti pesi {Mitth. V, 1890, p. 40) di piombo che spesso hanno l'iscrizione eme habebis; questi
per ne sono privi. Finalmente dieci pesi di piombo. A d. di il corridoio p conduce a ci che per analogia pu chiamarsi peristilio, ma non raerita questo nome essendo privo di
colonne. Invece evvi sul lato anteriore una
finestra sul giardino
t.
Le
pareti di r (ov'e
una bocca
di cisterna)
stile
dei candelabri
(') Per la forma si pu paragonare l'antico uso germanico di allattare per mezzo di un como, perforato, s'intende, alla punta: Vita S. Liudgeri,
42
A.
MAU
contemporaneo al terzo, quelle del giardino un rozzo intonaco bianco. Sul lato d. la striscia u e coperta da un tetto che sporge sotto
quello
^\v
w x
alto zoccolo
quasi
nuUa
e conservato.
Furono trovate nel giardino 15 anfore, delle quali 3 con 1887 p. 243):
(forma VIII)
:
:
le
OiNOC
prof.
^lo l^va
\Ov
:
nAOYTOC
:
il
Sogliano copi
MOL
C N
il
e la cucina,
dell'ingresso ed
cesso in
probabile che in tempi migliori fossero triclinii, e ben decorati, ma al tempo della catastrofe erano compresi rozzi e
e
fondo. V
wX
adibiti probabilmente a qualche altro uso. Di decorazione non hanno che uno zoccolo alto circa m. 1,30, di stucco di mattoni in v w,
nero e diyiso per mezzo di linee gialle in x. Nell'angolo sud-ovest di V si osserva un basso rialzo di fabbrica, nell'angolo nord-ovest di w un mucchio di calce, com' anche nell'angolo sud-ovest di r,
ci che
si
stava
In
furono trovati,
p.
1,0x0,52), un pilastrino (a. 0,94 compresa la basetta) finiente superiormente in un bustino di Baccante, adorna suUa fronte di foglie e bacche di edera, e coi capelli scendenti sul petto da ambi
538):
sostenuta da
i
1885
una mensa
marmo
africano (m.
lati
iscrizioni.
Di queste una
:
il
prof.
So-
gliano lesse
NERONE
...
oPTV ....
io
e scritto
verde (cosi
mi
sembrato)
HILARI
In una poi di
febbr.
1886
si
il
trov
il
12
15 febbr. un
1886
p.
59).
43
al tablino,
si
cubicoli servili. In q
vede a
il
dall'ingresso,
In
;^
si
trov
il
1885
p.
533)
un ramaiuolo
Poche
blicate
di bronzo, alcuni
pub-
nelle
Not. d.
sc.
Sul
muro
VIII
di fondo di
(cosi pare) fu
letto
sin.
PH IL ML A
dell'atrio
:
e pi sotto
(1.
c.
1884
p. 162).
Sul muro
?z;r^ISSVS Llbertus (?
1. c.
p. 244).
sul
muro
di r.
A///RVRABILITER
vs.
le tracce
dopo
cf.
ventinabiter
N. 9-12.
razione
e conservata in
v.
La
semplicit di tale
nelle due pi spaziose sale triclinii della casa, dimostra che essa era fin da quel tempo abitata da persone di condizione modesta. Si apre sulla strada con quattro botteghe, di
senza dubbio
cui due, b
c,
danno accesso
all'atrio
;
e,
retrobottega di a, comunica
con
soltanto
senza comunicazione
dell' interno
La
stretta congiunzione
con
ul-
botteghe
e l'assenza di
timo, potrebbe
tera casa,
far credere
ma
l'in-
qualche parte riservata, servisse a qualche industria. Si potrebbe p. e. pensare ad un albergo. Per la casa non
forse
meno
ha nulla
costruita
come
adibita
pi tardi
questo
una bottega,
ma
sin. della
murata,
e vi
fu
addossato
il
muro
fra
mattoni, mentre
44
fra
i
A.
MAU
Che qui
a non era
si trat-
tasse di iina
lo
zione che
il
gine un
pilastro,
ma
il
principio di
un mnro che
si
prolungava a
In
e evvi, oltre
una bocca
di cisterna,
Eiguardo a questi bisogiia osservare che i locali del pianterreno non hanno tutti una medesima altezza, e perci non tutti possono credersi sorraontati da camere superiori. Queste esisuperiori.
camere
stevano evidentemente sopra le botteghe coi locali annessi, che non erano pi alti di m. 3,0. E cosi pure nell' interno g i k m. In-
vece
n erano pi alte
e conseryato fino a
m. 4,40,
l
e,
a giu-
Anche
\\
q
il
cor-
m
e
fosse
cui pavi-
mento
pavimento discende, all'angolo nord-est, e si perde sotto terra, un grosso tubo di piombo. Per spiegare questo fatto mi pare inevitabile di supporre che sopra
fosse
il
portico
vi
un
corridoio sopra
m^
che
questo corridoio fosse dall'altro lato, sopra l'atrio /", continuato da una galleria di legno, che lo mettesse in comunicazione con camere
sovrapposte
a,
d g
h.
All'altra estremit
il
terrazzo sopra
po-
Non
si
camere sovrapposte ai bassi locali a e i k. deve tacere per una difficolt siccome le colonne del pe:
ristilio
il
terrazzo sopra
stava al livello
incirca
di
benche incommoda, non possa per formare un ostacolo assoluto a ci che con tanta evidenza ritale differenza
di
livello,
razzo
si
Sembra poi che le acque cadute sul terconducessero, tutte o in parte, nel corridoio sopra m, che
doveva abbassarsi verso quell'estremit, e che di l fossero portate, per mezzo del tubo suddetto, sia in una cisterna, sia in una
fogna. Ci e molto curioso,
di ammetterlo. In
ma
e inevitabile,
per quanto
io
veda,
margine superiore delle pareti sta a m. 2,75, ma si pu credere che la camera fosse coperta di una volta decorativa, nel qul caso il livello della camera superiore poteva
n
il
45
meraviglia che di scale per montare al piano di sopra non che quella in e. Giacch p pare che conducesse soltanto ad un locale sovrapposto al basso cubicolo q, forse ad un terrazzo
si trovi
Fa
poteva estendere sopra r s) giacche vi si vede, nord-ovest di q, un condotto di terracotta che scende sopra l'angolo verticalraente, con Testremit superiore formata da un collo d'anscoperto (che
si
;
fora
del
diametro
di
m. 0,12 tutto il resto non e visibile Che anche nelle botteghe c e d y'i in se stesso probabile non ve n'e traccia
alcuna,
ma
Del resto la disposizione della casa e semplice e si rileva abbastanza dalla pianta e dalle due sezioni restaurate che diamo qui
appresso
triclinii,
una attraverso
e
n sono
come
tale
poteva
servire
anche
il
tablino ^; ^ e
un
cubicolo, i forse
il
Tutte queste camere sono diavvicina a quelle dei candelabri ; stile, fondo e a preferenza rosso, in i bianco.
un cubicolo
che in
servile.
l si
Le
n.
pitture di
(1890)
n.
p.
3,
261
sg.
3,
4,
Aggiungo
che
incontro
al
quadro
rappresimile
(1)
In quest'ullima
v,
le lettere t e v
debbono
lettera.
portarsi pi a
sin:
t,
ove
adesso h
e v sotto
il
46
A.
MAU
Dedalo
e
(1,57
Pasifae,
ma
dopo
la
fabricazione
della
vacca.
d.
Pasifae sta
sopra un sedile, e sembra che il braccio sin. sia posto sulla spalliera in modo che la mano rimanga vicino alla spalla
seduta
v. sin.
il
braccio d. e steso
in
avanti
pare
qualche oggetto
non riconoscibile. La
distrutta, tutto
il
sta incontro,
non rimangono che i piedi e parte della pancia di Dedalo non v'e nemmeno una traccia; nell'angolo inferiore a d. un uccello
giallo.
In k pare che sul miiro ovest fosse rappresentato un sacello con si riconosce un tria. la parte conservata ,85) (1. 0,81, e sopra di esso a sin. una figura nell' atteggiamento di chi pode mette qualche cosa sopra un altare.
adoranti
:
muro
5
d.
del
1890
p.
n. 4,
pub-
parete
d. dell'atrio.
iscrizione
tracciata con lettere appena visibili sotto quella stessa figura, sco-
1891
p,
268:
NON
e sulla veste della nutrice
II
:
IIGO SOCIA
NO
1 1
CO
rumpam.
1.
IV 17: Non
ego
gersi
LATO NA.
1. c.
Milth.
c.
n.
Alcune
cate
Non
le ripeto
Nel
tici
peristilio e
E una
lati,
il
{Mitth.
di
1893
p. 46).
Lo
m. 0,75 sopra quello degli altri sono alte 3,34, le altre 3,39, cosi
portico
posteriore,
rivolto a
mezzogiorno, rimane m. 0,70 pi alto degli altri. Ed e singolare la formazione dell'angolo: il tetto del portico posteriore si esten-
d.
II
muro
d.
47
stato in gran
moto del 63
d.,
il
d.
part^ ristaurato in epoca tarda, certo dopo il terreCr., mentre non fu ristaurato il tetto del portico
si
qule dunqiie al tempo della catastrofe stava scoperto. Ma pu ritenere con certezza che il tetto del portico posteriore si
nel disegno) fino alla
prossima co-
lonna; da questa cominciava il portico laterale e pi basso. Le colonne sono rivestite di stucco bianco e liscio, quelle del lato anteriore e d. congiunte
per
mezzo d'un podio, uguale in altezza muro di sostegno che sorregge quest'uldi muricciuoli, indicati nella pianta,
timo, era dipinto con animali, dei quali per quasi niente e rimasto.
A
per
i
vi sono
buchi
Evvi quindi il piccolo cubicolo q, alto m. 2,40 fino al nascimento della volta decorativa che ne cuopre la parte media. Slle pitture (Dedalo e Icaro sacello Marsia, Pallade e le Muse Ercole
;
;
(1890)
p.
263
sgg.;
quadro di Marsia e stato trasportato nel Nei compresi rozzi r s deve cercarsi forse'la cucina, che altrove non si trova; s pu credersi il cesso; il piccolo rialzo in
sg.
forma di quarto di cerchio presse l'angolo nord-est di q potrebb'essere il focolare, molto piccolo in vero. Evidentemente qui tutto
e in
uno stato
affatto provvisorio
muri
Potrebbe darsi che in origine la cucina fosse in un locale superiore sopra q e che soltanto dopo le distruzioni del 63
distrutti.
s.
che lo fosse anticamente, il mm-o fra r ed il vano w della casa adiacente, ci che sembra indicare che le due case appartenessero ad un medesimo proprietario.
lo stato trascurato in cui si
u V senza dubbio furono costruiti per essere triclinii ma per trovano (conservano la semplicissima decorazione nel primo stile), si pu supporre che negli ultimi
;
fra la porta di o
un
mm-o
di
1
d,
a.
0,36,
si
co-
all' altezza
di poco
pi
m.
fossero
48
A.
MAU
larario.
largo,
comprese
le ante,
Di
In g (1* stanza a dr. dell'atrio, Not. d. sc. 1889 p. 135) 5 an3 con iscrizioni, e 3 colli di anfore anche con iscrizioni
:
vd. Mitth.
(1890) p. 258. Not. 1. c. Un'anfora coi segni T scritte nell'argilla ancora molle Not. 1892 p. 429.
:
in
circolare con maniglie mobili, forma di conchiglia, sopra una base circolare, diam. 0,22 una casseruola; un padellino; una serratura circolare con semplice or/,
:
In
di bronzo
una vaschetta
namentazione, diam. 0,12; un rubinetto di fontana lu. 0,20; un campanello a. 0,12; una conca a due maniglie, ognuna con due
mascherette, diam. 0,37. Di avorio: una tessera in forma di liuto con
a.
l'iscr.
;
XII,
lu.
0,96; 2
a.
0,17
una boccetta
0,12
di
Nel giardino (Not. 1892 p. 350,429, 481, 482): una pinzetta bronzo, lu. 0,09 una laminetta rettangolare appartenuta ad una
;
0,59
un biberon
senza
di terracotta simile
lu. 0,17.
a quello
descrittq
a pag. 41,
ma
rilievo,
Una
an-
basetta rettangolare di marmo bianco, m. 0,22 fore, fra cui tre con le iscrizioni:
1 (forma XI), in rosso: L 2 (forma XII), in bianco: in nero:
0,16. Cinque
D
S
D V R
di portasanta, a.
3,
SVCCESSO PaCCIaE
una basetta cilindrica
0,09,
Nel
peristilio
diam. 0,23 (Not. 1892 p. 429). In z;: un unguentario di vetro; un frammento di un'asta
ci-
lindrica, anche di vetro, vuota, e curva in un lato, lu. 0,19; uno di quei vasetti di creta che si dicono abbeveratoi per uccelli (Not. 1. c);
osso, lu.
bocchino); una pietra per affilare coltelli (Not. 1893 p. 167). N. 13-16.
La
due
termopolii, n. 13,
14
(1)
Notai questi ritrovaraenti nei miei appunti senza la data della sco-
perta.
49
una bottega
locale
n.
16
il
ha nel
scala.
in
comimicazione con
nell'angolo a d. dell'ingresso
II rialzo di
un
repositorio
materiale a
sin.
dell' ingresso
pu credersi
iin
serpenti: e conservata parte del serpente d. addossata la scala di locali superiori, molto erta
so-
era
tezza di
m. 3,25
vi sia il
buco di una
trave del
Con a
e congiunta la piccola
per mangiare k^ dipinta neu' ultimo Stile a fondo bianco, anch'essa sormontata da un locale superiore,
sala
il
all'
altezza di
h.
non scavato
"
,
c.
3,30.
II
corri-
In
e sta
un
alta-
travertino
tevano essere pi alte di 2,90. Sembra dunque che h e k fossero uguali in altezza, a un poco pi alta. Nel muro posteriore di h
evvi,
all'altezza di 1,72 la
nicchietta
del
larario
(0,45x0,40);
scomsui quadri
e e dipinta
(1890)
12,
p.
270
sg.
La
terza bottega, n.
ma
questa era
non dalla bottega stessa, ma dall'atrio, per mezzo d'una scala che vi imboccava a m. 3,30 di altezza. L'atrio h di pianta irregolare e non bella. Alcuni indizi fanno
credere, che questa forma sia dovuta a
cambiamenti
posteriori,
ma
non
e possibile, per
quanto
io
mitiva.
La
mente
decorazione consiste di grandi scompartimenti alternativasenza zoccolo. Qui pure si osservano agli
angoli fra fauce e atrio gli stessi incavi come nel n. 7 (pag. 39), e inoltre nell' imboccatura della fauce le tracce di una soglia, che
pu credersi di legno. Pare inevitabile di ammettere qui pure, che ei sia stata una porta. J degno di nota per, che gli angoli stessi
erano rivestiti di antepagmenta di legno. sata al muro d. era praticato un armadio.
Sotto
la scala addos-
50
A.
MAU
'
e per e
la
sua grandezza
il
pi importante di tutta
la
casa,
secondo
le iutenzioni
del costruttore doveva senza dubbio essere un grande triclinio. E 4,66, alto fino al nascimento della volta circa grande m. 6,64
m.
3,0,
fino alla
Non
era
:
sormontato da uq
di stucco
locale superiore.
di mattoni a.
La
decorazione e rozzissima
uno zoccolo
Pu
:
essere consta-
una volta
le pareti
erano dipinte
Accanto
a.
alla porta,
a.
2,02
1.
0,92.
peristilio, sta il pic-
Accanto
colo triclinio
al corridoio
l,
grande 5,01
X
in
al
;
nascimento della
e
cima
circa 3,50
dunque
in al-
tezza press'a poco uguale a n. Per le iscrizioni ture (che credo posteriori al 63 d. C.) vedi
p.
graffite
e le pit-
Math.
(1890)
Mi pare certo che sopra / n non vi fossero caraere superiori: sono pi alte dei locali che ne avevano; sopra n poi e evidente che non ve n' erano, e cosi si pu supporre che non vi fossero
neanche sopra bastanza bene,
Accanto a
l.
lo
l
che in questo modo le altezze combinano abdimostra la nostra sezione per lungo (p. 54). sta la dispensa i, con due scansie alle pareti
bianche sopra zoccolo rosso. Pare che fosse uguale in altezza a / ed e probabile perci che anch'essa non avesse locale superiore.
lo stesso si
Per
stretto
pu dire di A, che e tramezzato all'altezza di m. 2,20. dunque entriamo nel piccolo peristilio j), che ha uno portico a d., con tre colonne, e uno pi largo sul lato po-
steriore,
da un pilastro. Le coe
lonne hanno
conservata nell'in-
non fosse molto pi alto tanto esso che le colonne hanno Vitonaco rosso-paonazzo fino a 1,20, quindi bianco; le pareti del portico hanno una semplicissima decorazione nell' ultimo stile, che
bile che
;
di
m.
1,84.
Fra la colonna ed
il
pilastro
1,17X0,67,
sorretta
di marrao,
grande
II portico
non
si
peristilio,
ove stanno
51
sottili
a.
comspondono
due
al
muro
mu:o
pol,
al di sopra
vite,
come
52
A.
MAU
;
non e sca* sta un triclinio murato, come se ne conoscono parecchi vato ancora e non se ne vede altro che le estremit dei due letti
laterali ornate di pitture
si
rosso-scuro
a sin.
parete sin. del peristilio, dalla mezza colonna nord fino all'angolo sud-ovest, e la parete anteriore dalV angolo sin. fino alla. porta di i, son dipinte con piante nella nota maniera delle pitture di Primaporta {Ant.
La
Denkm.
d.
Inst.
I,
precede
porta di
le piante si
i,
prolunga anche sul breve muro ad est della ove un'erma dipinto (manca la testa) forma l'estremit
di questa pittiira.
La
si
estendeva
anche sulla parte nord del muro ovest, e probabilmente suUa parteadiacente del muro nord. Qui per fu fatto pi tardi un basso vano
coperto, uguale in altezza alla pergola, e le pareti furono rivestite
Diamo
nel
disegno
a
:
pag. 51
quella.
parte della pittura che sta a d. della porta di i vi vediamo in un albero dalle foglie lunghe e strette, con piccoli frutti gialli, un
nido, nel qule quattro uccellini nerastri si volgono a d., verso une-
una colomba
di 1,40^
bianca.
^,
all' altezza
1-
forma
i
di edicola, a. 0,46,
si
0,S6. Sotto di
due serpenti che sul qule sta una pigna fra due uova.
l
muro
slanciano verso-
e o sta
un piccolo giardino
superficie
si
della.
ri-
signinum piuttosto
alto,
la
il
cui
abbassa.
verso
Mn
modo da formar
qui
cerchio.
vana, allargato, come al solito, nell' angolo a guisa di quarto di E si pu concludere dalla grandezza di questo allarga-
mento, che qui doveva scendere una quantit considerevole di acqua; vedremo in appresso, che cosi doveva essere realmente. Dal lato
di
i il
giardino e rinchiuso da un
lasciar
appie
muro nord
di i evvi
non un canaletto,
intenzionato,
del
ma
pavimento: si pu supporre che tale abbassamento seguitasse avanti ad h (ove non furono tolte ancora le masse
53
i
tetti
anche di h
si
abbassavano
portico
fino al
a.
3,10
aprono s t u. Di questi t e un'esedra, nascimento della volta decorativa, 3,80 fino alla nord
si
sommit, dipinta
rossi
e gialli,
nell'
ultimo
stile
conservato un quadretto
quadretti simili siiUe
altre
0,36,
1.
dipinto im gallo accovacciato, avanti a lui (a sia.) un nestro con fichi, dietro di lui una kylix sopra una base.
basso ca-
La grande
stanza
w, destinata forse in origine ad uso pi nobile, era negli Ultimi tempi una dispensa o qualche cosa di simile le pareti sono blanche, s e la cucina ha a d. il focolare, nell' angolo a d. dell'ingresso una nicchietta, nell'angolo presso la porta di v un fu;
;
sorium;
il
eesso.
Vari oggetti furono trovati nel giardino (coi portici adiacenti). noto sopra tutto una conca di bronzo a due anse mobili, a. 0,263,
dal diametro di 0,460, posta sopra un piede scanalato di travertino , che sta tuttora appie della sopradescritta nicchia del larario, ed ha nella sua superficie (che era coperta dalla conca)
incise le lettere
AX.
un
piattino di vetro
213
sg.
241).
posteriori
Siccome
scavate, e
le parti
qui de-
col prospetto
una longitudinale da i a
giustiticarle.
esso
Staute la pianta obliquangola dell'atrio e escluso che il tetto di si estendesse, con la medesima pendenza, sopra b c d-: ne risulterebbe, che il margine superiore di questo tetto, che sarebbe anche il
facciata,
ma
s'innaldifficolt
muro
fra l'atrio
f da un
est,
lato e b c
obliquamente da ovest ad
come
risulta
54
A.
MAU
dalla forma obliquangola del tetto. Siccome poi risiia dal canaletto per l'acqua piovana, che
lio (ved. p.
il
tetto di
i l si
e \\
e
52. 53), cosi e quasi inevitabile di siipporre che anche sopra tetto fosse inclinato sulla strada, e che tutto qiiel complesso
g h i k l fosse coperto da un tetto a due pioventi, il cui comignolo ho supposto sulla linea fra a e k. E certo che sopra n Don vi era un locale superiore (ed ho accennato a 50 ai
a b
p.
motivi che lo escludono anche sopra h i / ), e appena si pu dubitare che il tetto di n non fosse inclinato verso ovest e si esteudesse anche sopra e j?, di modo che l'acqua caduta sulla parte sud del tetto di n calasse prima in una specie di canale fra iL
tetto
di
ed
il
muro che
divide
m,
nell'angolo sud-est del peristilio. La grande quantit di acqua che in tal modo fu condotta in questo punto, spiega la grandezza di
si allarga il canaletto che circonda giardino (p. 52). Con questa supposizione vanno d'accordo le altezze. II portico poteva essere alto, fino a tutta la trabeazlone^
m. 3,20
col soffitto
appena meno
13'*
di 4,0: in tal
modo un
il
tetto
poteva coprire
te.'e il
portico e la
camera.
lo stesso
si
pu ammet-
senz'altro per q r.
loro tetto
Quanto 2, % t u h impossibile diibitare che non fosse inclinato verso sud e mostra il nostro di;
55
medesima
inclina-
portico.
Dietro la parte fia qui descritta ve n'e un'altra, non completamente scavata, che crederei appartenuta una volta ad un' altra
casa,
e
questa.
Dalla
cucina
si
passa in
un rozzo
un corridoio con-
un secondo
duce in parti non ancora scavate. Un altro corridoio s conduce in peristilio /, che in origine aveya quattro colonne, ri-
sono congiunte
tino a 0,64), e
da
m. 1,30, quindi bianco. Per 20) sono conservate soltanto sul lato d., ove un podio a. circa 0,70, dipinto in rosso. Sul
fu
distrutta
anticamente
(e
conservata
a.
un rauro
1,67,
senza stucco.
ionica e sormontate
40 un
il
40
altro
13 cm. Di questi Ultimi ve ne sono due, capitello della forma suddetta, e un capitello
ionico, e
un da
cuoprono ancora
pu presumibile per che quest'ordine superiore appartenesse a questo peprecisamente al portico d., giacche il portico anteriore aveva il suo tetto sul primo ordine ne e riconoscibile il margine superiore all'altezza di m. 3,90. E probabilmente quel portico che ora per noi e il d. avr a chiamarsi, rispetto alle parti ancora seristilio,
primo vano a d. del peristilio. quel lato non siano scavate, nulla
e
E
si
finche
le
parti adiacenti
dire di definitive.
1'
anteriore.
diam.
int.
triglifi
forma di edicola,
a.
1,23,
1.
0,80, e dipinta in
colori svariati
a.
0,46,
1.
0,38,
mal
seduto,
piuttosto
sopra
sedia, v. sin. e
appoggia
braccio
suUa
spalliera
56
A.
MAU
;
le
gambe.
il
L'aquila sta per terra a sin. Tutte queste parti sono incompletamente scavate
dino stesso,
il
cosi
giar-
rozzo
ciibicolo y,
il
porta di y
X,
x'.
si
Di questi
scorge un rialzo di fabbrica) ed i compresi rozzi w, il corridoio x conduce nel piccolo vano x\ con
;
una cucina
il
che pu essere un cesso w pu essere aver servito ad altri usi domestici essendo distrutto
;
muro
s,
si
pu passare ^^
va.
cipio di
X
tre
evvi nel
muro
fra
q y,
nicchietta, che
vedono
chia
il
pu credersi un larario, a 0,54, 1. 0,46 nel piano si buchi per immettervi delle Statuette. Intorno alla nice coperto
per m. 1,20 di stucco bianco, e su questo fondo la nicchia stessa e incorniciata con un disegno di linee nere.
Sotto la nicchia e incastrato nel
mm"0
muro un
recipiente semicircolare
perforato presso
il
fondo, e
non
sembra che questo foro passi il muro, ancora scavato fino a questo livello.
1.
CISSVS
2.
II
.3.
NIIRO COS
ANICIITVS
LIBIIRALIS
(^
4.
5.
RODINVS
sotto
ROD
e disegnato
un maiale.
57
N. 17-19.
strada, ognuno locali annessi. II piccon sala per mangiare, b f, e> alcuni colo ingresso n. 18 metteva ad una scala di legno, col primo gradino di pietra, accessibile anche da e\ essa con ripida ascensione
altri
locali
c sulla
conduceva prima in un locale sopra c, dal qule poi si passava in quelli sovrapposti a.d a b f. Vi erano locali superiori anche
pi indietro, almeno sopra k /, raa questi stavano ad un livello pi basso, ne comunicavano con quelli sopra a b c f. 11 pavimento
superiore,
di
slgninum,
riconoscibile
sopra
all'
altezza
di
Delle due sale per mangiare b ha le pareti coperte di stucco grezzo, f e dipinta bene nel terzo stile: vd. Math. V (1890) p. 275. Dietro b evvi ancora la cameretta cl, ove poteva appena stare un
letto,
forse per
un
servo.
II terreno
c,
/"
sta di
m. 0,25 pi
in alto di
a m. 0,75 sopra
b, di
modo
che stiano
che r ingresso e abbastanza incommodo. E allo stesso livello pare le altre parti posteriori, che non sono ancora complee ricono-
l'estremit del
il
ramo
sin.;
non
pu
dire dunque,
se vi
sia
stato
fornello
nei podii dei termopolii. II lato anteriore del podio era ornato del
dipinto Not. d.
sc.
1877
p.
251
di
(cf.
1878
p.
145) rappresentante
Tetide con
porta di
/,
le
armi di Achille. In
sta
una cassa
piombo
ferro,
sorretta sopra
un poggiuolo
di fabbrica da
sotto
due sbarre di
;
in
modo da
potervi accendere
;
ne partono, grande m. 0,39 X 0,625, a. 0,38 verso sud, due tubi di piombo, uno a circa 0,08 sotto il margine
un fuoco
il
s'abbassa verso l'interno della cassa, serviva a riempirla senza alzare il coperchio, questo per farne uscire il contenuto. Sotto la
0,40 e evidente che qui non poteva servire al suo scopo originario, ma vi era stata collocata per qualche altro uso. Vi avrebbe forse fatto le veci di un
di
di lava, a.
:
scala in c sta la
meta
un molino,
oggetto di culto? cf. Math. (1890) p. 251. teriale a sin. dell'ingresso di b potrebbe essere
di repositorio.
II rialzo di
ma-
stato
una specid
58
A.
MAU
non sono ancora completamente sgombrate. che e era un pozzo di luce, dal qule furono rischiarate f b g d. Fra queste g pu chiamarsi cubicolo, con avanzi di una decorazione semplice ma bene eseguita nel terzo stile. Non saprei
localit interne
Cei'to e
Le
h fosse coperto ; potrebbe credersi la cucina ; i e una nicchia a volta, simile a quella della casa n. 9-12, nella qule a coperta p. 47. 48 credetti di dover ravvisare il larario ; ma se la volta era perdire
se
forata,
poteva anche essere il focolare. Da h il passaggio k conduce al posticum n. 20. Non e chiaro, come fossero accessibili i
sovrapposti
;
a.
l:
forse vi si
montava per
mezzo
di scale portatili
il
trebbe essere
una pietra a sin. di h (vd. la pianta) pogradino di una scala, supposto che anche
e
perfettamente chiaro
che n, con le pareti coperte d'intonaco grezzo, era un grande triclinio, che si apriva sul cortiletto m, il qule era occupato da un triclinio murato. Di quest' ultimo non si vede, nello stato attuale
dello scavo, che
dubitare.
In
il
margine sud,
e
ma
si
pu
k stanno
tuttora alcune
1889
p.
133): un braccialetto
;
un ramaiuolo, anche di bronzo; una paletta e una serratura, con la chiave immessa nella toppa, ornata d'una borchietta di bronzo
in
aderenti
015; un cerchio di ferro, cui sono un chiodo ed una pinzetta di bronzo; una
lu.
si
trov
(lu.
0,045),
;
una spatula
0,142),
spilla di 03S0
che finisce
di bronzo
una
In un locale
trovarono (Not. 1893 p. 214) alcuni frammenti di cerniere e borchie e un ago saccale di bronzo, due
interno ( nel piccolo atrio )
anfore,
di
(tf
una pelvi
un
passabrodo
"
di terracotta,
un mortaio
travertino
un
suUa qule e
scritto
da un
lato,
con
T, un vasetto e
dall'altro in rosso
e
un vasettino
ci-
lindrico di osso.
Anche
oggetti
fra le
(Not. 1893
macerie del piano superiore furono trovati alcuni p. 211 sg.): un asse di Nerone e 38 denarii da
59
aderente,
un
coltello e
una ronca,
una
cor-
marche
di fabrica,
X, CLL. 8055, 40 ?) vari vasi di vetro, e cioe due coppe, sei bottiglie, un bicchiere, un balsamario, un vaso di forma cilindrica, tre va-
ma
poco leggibili
:
(SVCCES,
setti di varie
forme,
il
tre
frammenti
di
un
un lato. 0,138; 0,067), Finalmente alcuni oggetti furono trovati (Not. 1893 p. 212 sg.) fra le macerie del piano superiore senza che si potesse definire
maggiore dei quali e ricurvo da
se appartenessero alla casa in discorso, ovvero a quella precedente (13-16). Vi si trov di bronzo: un asticciuola cilindrica vuota nell'interao, finiente in un'estremit^ con bottone discoide e
nell'altra
ad anello,
lu.
lu.
ago Crinale sormontato dal 0,123; un ago a doppia cruna; uno scudo
0,163
Un
cale;
correnti
a.
di
serratura; un'ansa;
lu.
un ago sac-
0,075.
di
Una
pinzetta
ad una chiave
ferro.
Di terra-
1.
(formaX):
KA
AT61MHTOY
Yn OYTH..
ultime due lottere.
Non
2.
(forma VIII):
Tl
K
lA.
^N..
3.
(forma VIII):
KOP
CP KAIKIA)///
4.
Un
SCOMBR.
Quattro pignattini ed un altro vaso ordinario. Della casa n. 21 si parler meglio quando
sar
completa-
mente scavata. Per ora mi limito a riprodurre a p. 60 un quadro esistente suUa parete sin. di un vano quasi dirimpetto alla porta di strada (pi a sia.) E rappresentata una scena bacchica
un Sileno
e tre Baccanti
che
si
60
(delle quali
veramente non
si
compariscono
degli alberi.
m^Aggiungo ancora a
sul
z=*
p.
si
trova
muro
(1890)
130
segg.,
non veduto da
dal
me quando
muro
e riposto.
Ora
rimesso al posto suo. II significato della rappresentanza e molto chiaro: quel giovane seduto, con la pianta di canna sulla spalla sin,, col braccio d. appoggiato sopra un vaso dal qule scorre l'acqua,
e
una divinit
fluviale.
se
quesfacqua
si
riversa su quell'
uomo
ignudo, inginocchiato, e evidente che qui si e voluto simboleggiare l'uso che dell'acqua fluviale si fa per i bagni. Fra i piedi dell'uomo
inginocchiato ci e sembrato di scorgere, molto indistintamente, un
61
bacile
II
penso che esso pure e immaginato come nn arnese da bagno. quadro e stato descritto dal prof. Sogliano Net. d. sc. 1893 p. 44.
:
..':jv-
panesi n>c
d.
del tablino
a.
un piccolo
:
piedistallo
di
travertino
al
0,48,
h>l>l
IW^IR im
^H3^nV
aVT^IhND)!
Sono notevoli
iane
il
due questori, laddove nelle altre iscrizioni pompequestore non s' incontra che in numero singolare, ed i prei
62
SC AVI FORI
PORTA STABIANA
mura di Pompei (cf. Not. d. Sc. 1893 p. 333). Sul lato sud della citt, e ad est della strada che esce dalla porta Stabiana, a sud
press'a poco della prima torre, cavandosi lapillo in un fondo del sig.Ed. Santilli, a poca distanza dalla strada provinciale, fu scoperto un monu-
m6nto
ed
il
sepolcrale,
una piccola
da un muro che
si
prolunga da est ad
ovest.
essendo la cella completamente scavata non ho potuto verificare se l'ingresso fosse chiuso da una porta, ne esaminar bene
pitture
di
Non
poco conto
dipinti degli
eseguite nell'ultimo
alberi. II sepolcro
stile.
che diramandosi da quella di Stabia doveva dirigersi verso Nocera esso, e senza dubbio altri tepolcri ancora, era separate dal terreno
posto dietro per mezzo del muro suddetto. AI disopra dell'ingresso era inflssa nella facciata una tavola di marmo (0,22X0,66), for-
d.,
M M-PETACIO M M PETACIO M
PETACIVS
L daus
V tAEN/lll/l/l/llll F
MEN
SEV^ro
fil.
PETACIAE
-ML-
VITALI
lib.
Staccata la tavola
si
2)
^ETACIVS
sepellire
un secondo
figlio,
volt
nuova
che
iscrizione, aggiun-
figlio
nominato
in
primo
maggiore.
SCA.VI
DI POMPEI,
63
erma,
coii
3)
di
marmo,
inciso negligentemente
Mcioe
P-
M. Petacius Dasius.
di
4)
marmo;
M-PETACIVSMF
MEN SEVERVS VIXIT ANN XVII
5)
di
marmo
PETaCIA
TALIS
VI
4)
M PETACIO
COMMVNl
5)
di
marmo
PETACIA
vix
MONTN
xicin
il
ANN
Leggi
Petacia Montana
nell'altra riga
XXIII, ma
samente.
6)
di
marmo
FE L
VIX
CVLA
ANN
VIII
7)
di
marmo;
le lettere incise
e dipinte in rosso:
L-SPVRIVS PILARGYRVS
Altri cippi stavano fuori della cella, sul lato Orientale (sin.)
di essa; ed erano
i
seguenti:
e
(')
D5
le indicazioni
datemi dal
sig. Santilli. II
che 6 c 7
s<a-
vano
fuori, 8 deniro
64
8)
A.
MAU
:
di
marmo,
PETACIA RVFILLA
9)
di
marmo
africano:
Q^ CAECILIVS
CAPITOLINI-L-EROS
10) di
marmo,
inciso negligentamente
CL:CAECILIVS CLF
IVNONIVS
VIXIT
Questo pu credersi
11) di
ANN
XXVII
figlio
del precedente:
marmo, con
GAVIVS
IVCVNDVS
12)
cippo grande di
marmo:
FELICIO
Fuori della
cella,
un asse repu-
si
erma feraminile senza iscrizione. Avanti ad uno dei cippi ivi trovati stava sul suolo una lastra tonda di marmo, del diametro di
circa 12 cm.; mi par fuor di dubbio che essa coprisse qualche apparecchio per far calare le libazioni sopra l'urna ivi sepolta
(cf.
Math. III, 1888, p. 125). E vidi presso il sig. Santilli alcune pietre con incavi laterali, raccolte ivi stesso e destinate probabilmente ad usi simili (cf. 1. c. p. 132).
I ritrovamenti
nel
fondo
del
sig.
Santilli
sono
interessanti
di
sepolcro:
SCA,VI DI
65
che ne segnano i posti. fi profosse pavimentato) babile che lungo la strada, che pu siipporsi a nord del inonu-
fila di sepolcri,
vedere
arric-
modi tanto
variati di
seppellire in
fatti
a^oI.
uso presso gli antichi, come fu arricchita con gli scavi poca distanza nel fondo Pacifico, sui quali riferii nel
p.
III
120
sig.
tavola di
marmo;
CLAVDIAE
LAVDICAE
AVG
VIXIT
-
Fu
trovata, nel
1883
o poco prima, in
un
sito
poco
discosto
da
quello degli scavi in discorso, pi verso la citt, imraediatamente a sud della strada provinciale, e precisamente del piinto d'incontro
della vecchia e della nuova strada.
Pu
credersi
appartenuta ad
antica
fu
un monumento situato
rivolta la
strada
cui
era
facciata
scoperto.
Insieme
trovata
non vidi
1^)
marmo:
TVTIAEO-LLICENTIAE
Ambedue
furono pubblicate negli Atti di Caserta 1883 p. 138 sg.
Mau.
Als das im Jahre 1882 von der Grlyptothek zu Mnchen erworbene Votivrelief (Brunn, Beschreibung no. 85 a) in weiteren Kreisen bekannt wurde, begegnete die Echtheit desselben nicht un-
76
('),
eine
nun
dass
als Seitenstck zu
dem Mnchener
sei,
man
in der
That berechtigt
Dasselbe
ist in
die
des Philosophenzimmers eingemauert und in der Nuova descrione del Museo Capitolino unter no. 113 verzeichnet: Rilievo votivo
ist
(?).
Eckwand
Marmo
der
das
Gesicht
largo 0,42. Ergnzt weiblichen Figur, die vordere Windung der Kopf, die beiden Stuhlbeine und zum grossen
;
Teil der vorspringende Boden. Abgestossen ist die Nase des Mannes,
Hand und die ausgestreckten Finger der Linken mit dem unteren Ende des Attributes. Auch hat die
4er untere Teil seiner rechten
Oberflche
im Ganzen gelitten und viel von ihrer ursprnglichen Frische eingebsst. Die Rnder sind auf allen Seiten verletzt rechts
;
Ecke herausgebrochen. Dennoch ist es klar, dass die Composition sich nach links nicht viel weiter hat ausdehnen knnen, whrend man dasselbe von der rechten Seite sioben ist eine ganze
ist,
und
und Hygieia
der
Schlange.
Sitz mit
Bequem
ruht
dessen
trgt
Er
Sandalen
und hat
ein
weites
Himation
um
den
Unter-
krper und Rcken geschlungen. Whrend der rechte Arm lssig auf der Rckenlehne aufliegt, ruht der linke weit nach vorne
gestreckt auf in dem man
dem
Hand
am
kennen
hat, zu
Rechts von
dem sich die Schlange emporringelt. dem Gotte erblicken wir Hj^gieia in anmuthiger eine vierkantige Stele gelehnt. Auch ihre Fsse sind
;
ist
in ein grosses
Hi-
(1) Vgl. Schreiber, Die Wiener Brunnenreliefs aus Pal. Grimani, besonders p. 51 ff. u. Anm. 93 u. 94 (Vieles, was dort schon angedeutet ist, musste ich hier des Zusammenhangs wegen wiederholen).
(2)
Tomo
quarto contenente
bas-
W. AMELUNG
mation gehllt, welches besonders die Brste mit seinen Zgen mannigfach umspannt und hebt. So bildet sie mit ihrer jungfruliche q Gestalt, deren schlanke
Formen durch
die
Umhllung
erst
recht zur Geltung kommen, einen prchtigen Gegensatz zu der volleren Mnnlichkeit des Asklepios ('). Den Hintergrund bildet links
eine Halle von zwei Pfeilern, welche sich auf einer Basis erheben
und oben durch einen einfachen Architrav verbunden sind. An der rechten oberen Ecke ist ein Vorhang befestigt, welcher sich nach rechts ausspannt und dort auf dem verlorenen Teile entweder abermals einen Pfeiler oder einen
Baum
als
muthen
mes, in
leeren
lsst.
dem die Handlung vor sich geht, zu der Ausfllung des Kaumes zwischen den Figuren dabei ist es gut berechnet,
;
dass der Oberkrper des Asklepios in der ungeteilten glatten Flche zwischen den Pfeilern einen einheitlichen ruhigen Hintergrund erhlt,
im Gegensatz zu dem Vorhang hinter Hygieia hier wiederum heben sich die beiden verschieden bewegten Stoffe wirkungsvoll von
;
einander ab
zudem
ist es natrlich,
Zgen
wie in der ganzen Art der Arbeit offenbart sich viel knstlerisches Geschick es kann kein Zweifel sein, dass wir in unserm Fragment
;
den Best einer echt griechischen Arbeit aus der besten Zeit vor Augen haben, und zwar den Rest eines Votivreliefs. Das Bedenken,
mit dem die Descrizione diese Bezeichnung ausspricht, ist unberechtigt, denn die Ergnzung unserer Darstellung durch eine von
rechts herantretende Schaar kleinerer Adoranten ist
so
selbstver-
darber streiten, ob nicht noch weitere Gottheiten angereiht gewesen, etwa die anderen Tchter oder die Shne des Asklepios.
man
Fr
Fragmentes ist zunchst der Typus des Asklepios von Wichtigkeit. So, wie der Gott hier vor uns sitzt, ist er das Urbild eines behaglich ruhenden
genauere
die
zeitliche
Bestimmung
unseres
Mannes
im
vierten Jahrhundert fr
den der Menschheit nahestehenden Heilgott beliebter wurde, als das Bild des thronenden Herrschers mit erhobenem Scepter. Der Typus
(1)
Aehnlich
ist die
seum (Beschreibung
no. 685),
Hygieia eines geringen Votivreliefs im Berliner Mudoch bleibt bei ihr die rechte Brust frei, und das
Himation verdeckt nicht das ganze Gewand bis auf die Fsse.
69
des Kopfes mit seinem vollen lockigen Bart und Haupthaar, seinen weichen Zgen und gtig blickenden Augen steht durchaus unter
dem Asklepios drfen also die Entstehungszeit unseres Beliefs nicht vor der zweiten Hlfte des vierten Jahrunderts
Einfluss einer Idealschpfung, wie sie uns in
ist.
dem
Wir
annehmen.
Weiter fhrt uns eine Betrachtung der HA'gieia. Die Verbindung zweier Motive, wie das Auflehnen auf eine Stele und das Kreuzen
der Beine, beides Motive, welche den Eindruck der lssigsten Ruhe und Bequemlichkeit hervorrufen und dabei das Auge dm-ch den
Wechsel mannigfach bewegter Formen und sich berschneidiese Verbindung wurde erst gegen Ende dender Linien erfreuen
reichsten
des vierten Jahrhunderts in die griechische Kunst eingefhrt. Sehr charakteristische Vertreter sind der bekannte fltenblasende Satyr und aus dem Anfang des dritten Jahrhunderts etwa die Euterpe
des
Museums (Beschreibung no. 218), welche sich zur mit unserer Hygieia besonders eignet. Vergleichung Fr die vollkommene Umhllung der Gestalt mit dem HimaBerliner
tion wsste ich nur zwei Parallelen, welche ungefhr auf denselben Zeitansatz hinfhren: erstens die Polymnia der vaticanischen Mu-
sengruppe (Heibig, Fhrer 270). Dass diese Gruppe auf ein Original aus der zweiten Hlfte des vierten Jahrhunderts zurckgeht
und in der nchsten Beziehung zu Praxiteles selbst steht hoffe ich demnchst an anderer Stelle nachweisen zu knnen. Zweitens die zweite Muse des Rievo Chigi (Rom. Mitth. 1893, tav. II, III),
welche
beweist, dass
im Relief
die Erfindung des Motives wenigstens schon in etwas ltere Zeit zurckreicht.
noch auf eine hchst charakteristische Eigenthmlichkeit bei unserer Hygieia hingewiesen die effektvolle eberEndlich
sei
:
spannung der Brste. Schon an und fr sich wird man geneigt sein, einen so berechneten Zug nicht vor den Zeiten anzunehmen, in denen der verfeinerte und verwhnte Geschmack sich nicht mehr mit der
einfachsten natrlichen Erscheinung begngen wollte, und eben diesen Zeiten gehrt die beste statuarische Parallele an. Es ist jener Koretypus, den ich in meinen Florentiner Antiken p. 32
ff.
behandelt
habe. Ich konnte denselben dort mit einiger Sicherheit den Schtilerkreisen des Praxiteles und der Zeit nach 350 zuweisen.
So vereinigt sich
alles,
um
etwa
70
W. AMELUNG
letzten Viertel des vierten Jahrhunderts wahrscheinlich zu
im
ma-
chen; da ferner fast alle Parallelen, sowohl beim Asklepios wie bei der Hj'gieia, aus den Kreisen attischer Knstler stammen, ist
es ziemlich sicher,
dass wir
eben
eine
attische
Arbeit
vor uns
Annahme
wenig widerspricht die plastische Ausfhrung des Hintergrundes unserem Zeitansatz; denn diese wirkt im Vergleich zu dem, was
eine nicht viel sptere Zeit in diesem
Punkte
leistet,
noch usserst
bescheiden.
Bescheiden sind dieselben auch noch im Vergleich mit derjenigen, welche den Grund des Mnchener Reliefs bedeckt. Dort ist
Alles in viel hherem Relief gearbeitet die Stele mit den Gtterbildern dort ist ungefhr ebenso erhoben wie die Pfeiler der Halle auf unserm Fragment. Ferner vergleiche man die Arbeit der Vor;
geknpft sind. Alles ist an dem Mnchener Relief effektvoller und reicher an Detail. So wird es nicht
sie
verschiedenen Zeitanstzen gelangten, denn die Unterschiede lassen sich nicht durch den verschiedenen Grad knstlerischen Knnens
erklren.
Das
capitolinische
Fragment
Avickelung, deren hchste Stufe uns vorlufig einzig durch das Mnchener Relief vergegenwrtigt wird. Ferner ermglicht dasselbe eine
organische Verbindung des letzteren mit einzelnen schon bekannten Beispielen, deren Enstehungszeit um ein weniges weiter im vierten
Jahrhundert zurckliegt und welche uns demgemss jene Entwickelung wiederum in einem einfacheren Stadium zeigen. So
zunchst
das
Votivrelief
fr Herakles in
Museo archeologico zu
Venedig (Dtschke, Antike Bildw. in Oberitalien V, no. 264). Ein brtiger Mann und zwei Jnglinge bringen dem Herakles
(*)
Im
Hintergrund erblickt
man
drei
Bume,
Angabe
dem
Gotte ein
Heroon
sind.
d.
h. zwei cannelirte
Q) Dass Herakles und nicht Theseus dargestellt sei, hat Furtwngler in Koscher's mythol. Lexicon Sp. 2156 nachgewiesen, wo auch die Figur des
Gottes Kp. 2158 abgebildet
ist.
71
Die Arbeit kann sich mit derjenigen an den beiden bisher besprochenen Werken nicht messen, ist aber durchaus griechisch und
drfte
am
dem
vierten Jahrhunderts angehren (') Die Darstellung der Umgebung beschrnkt sich auf das Notwendigste : Hain und Tempel. Sie lsst
dem Mnchener
Feinheit in der
capitolinischen
noch nichts von jenem idyllischen Reize ahnen, den wir schon bei Relief empfinden, nichts von der knstlerischen
Anwendung
bei
dem
bildet das
Fragment
eines Votivreliefs
an
Herakles
aus Ithome
(Schne, griech. Reliefs T. XXVII no. 112). Erhalten ist die Figur des Gottes in Erwartung des Opfers. Im Hintergrund erheben sich
wie dort
zwei
dorische
Sulen
auf einer
Stufenbasis, verbunden
an,
wie
das vorher besprochene. Zu erwhnen sind endlich auch jene zwei Votivreliefs an Asklepios und Hygieia aus dem Heiligthum der Gtter am Sdabhang
der Akropolis (Beide im Bullet, de corr. hell. 1878 pl. VII u. VIII), auf denen zur Angabe des Haines ein grosser Baum dargestellt ist,
allerdings noch ganz ohne Bltter
sich
nicht
recht
vorstellen kann, ob
ergnzend
eingriff.
um 325
entstanden sein.
Noch weiter
che allerdings besonderen Bedingungen unterliegt und daher nicht von vornherein zum Beweise bentzt werden darf. Ich meine die
Nymphenreliefs. Schon auf dem schnen Weihgeschenk des Archandros (Athen. Mitth. V, T. VII p. 206 ff.) ist im Hintergrunde der
Felsen dargestellt, ber den Pan nur mit dem Oberkrper hervorragt. Im vierten Jahrhundert wird die Bildung des Felsens deutlicher; dass ganze Relief
nimmt die Form einer Grotte an, in deren Hermes mit den Nymphen tanzt, whrend am Rande Pan Hhlung und Acheloos erscheinen. Immerhin bleibt das Ganze primitiv ge" von unverkennbar attischer Arbeit und angegebenen Quaderwerks aus makedoni-
(1)
Schreiber
a.
a.
0. p. 52
72
;
W. AMELUNG
nug von irgend landschaftlichem Reize ist noch keine Spur vorhanden. Dargestellt ist nur, was fi- jeden Athener unzertrennlich
mit der Vorstellung der Nymphen verknpft war der Fels und die Grotte. Dennoch beweisen uns auch diese Reliefs, ebenso wie die
:
vorhin besprochenen, dass die griechische Kunst zur Zeit der hchsten Blthe nicht, wie man es wohl frher dargestellt hat, principiell jede plastische
schmht
hat. Allerdings
Angabe des Hintergrundes im Relief vermuss hervorgehoben werden, dass alle unsere
und
speciell
dem
charakteristisch genug Die einzige Ausnahme bildet das Heroon von Gjlbaschi-Trysa, wo in den Scenen, die im Freien spielen,
Fugen durch plastisch dargestellte Bume verkleidet werden, gerade wie beim Freiermoi-d durch Sulen. Die Darstellung der
die
Bume
erklrt sich
hat hier also vor allen Dingen einen praktischen Zweck. Sie brigens gengend durch die enge Beziehung jener
Knstler zu den gleichzeitigen Malern und blieb vollkommen ohne Nachfolge selbst an dem so naheverwandten Nereiden-Monument
;
Bedeutsamer
V. Chr.)
;
ist
schon
das
Lysikratesdie
Denkmal
(a.
335
benden
Natur
der
Grund
den
zm-
Hauptzweck, die ununterbrochen im Kreis herumlaufende Composition in bestimmte Gruppen zu sondern, und zugleich hat der Knstler dieselben usserst geschickt
selben haben
vielmehr
indem er zwei Satyrn damit beschftigt sein lsst,' Waffen loszubrechen, den Kampf in verschiedenen Stadien darzustellen und damit ein reicheres Leben zu entfalten.
verwendet,
sich ihre
mit der Anbringung einzelner laubloser Bume auf dem flachen Reliefband, welches den Sockel des Sarkophages
Aehnlich steht
es
in Konstantinopel umspannt. Hier kam darauf an, einzelne Punkte in der Composi-
welches Herakles bei den Hesperiden darstellt (Heibig, Fhrer 778) und sicher dem vierten Jahrhundert angehrt. Hier gehrt der Baum
mit den Aepfeln so unbedingt zu der Veranschanlichung der Situation, wie der Oelbaum der Athena im Westgiebel des Parthenon.
73
Werken
der Kleinkunst
war aiigenscheinlich
dem
Handlung
ist,
Weise gestalten
gestellten
konnte und in keinem bedeutsamen Zusammenhange mit der darHandlung steht. Das Opfer musste stets an demselben
des
Bumen
des
wer zu den Nymphen beten wollte, musste zu der Grotte mit der Quelle am Abhang des Burgfelsens wandern.
Haines
stattfinden, oder,
Auf diese
Andeutungen unserer Reliefs beschrnkt ein Fortschritt lsst sich nur in der wachsenden Geschicklichkeit bemerken, mit der die Gestalten mit dem Hintergrunde zusammencomponiert werden, und in der reicheren und feineren Ausbildung der Einzelheiten.
Zuerst bei
dass die
in
dem Mnchener
Eelief hat
man
die Empfindimg,
Umgebung
den Binden
erinnert.
der Bildung des Baumes mit und dem Vorhang an echt alexandrinische Beispiele
in
beginnt, eine selbstndige Bedeutung fr sich dies ist auch das einzige Exemplar
Wir
Entwickelung des Votivreliefs gegangen sei. Es ist allerdings von Reisch (Griechische Weihgeschenke p. 25 ff.) wahrscheinlich gemacht vorden, dass sowohl die sogen. Kithardenreliefs wie die Ikariosreliefs Weihgeschenke waren,
festlndischen grie-
in
einem Stadium
wo
die
alexandrinische
Kunstrichtung vollkommen
Fr
eine derartige
Annahme
Anhalt, und zudem sind die Grnde, die Reisch fr seine Ansicht anfhrt, nicht durchaus zwingend. Wir mssen uns vorlufig mit den oben gewonnenen Resultaten gengen lassen.
W. Amelung.
Es scheint angebracht, im Anschliiss an den vorhergehenden Aufsatz hier von der Asklepiosstatue, welche in der Mitte der Nordseite des Pincio aufgestellt ist (bei
n.
Matz
u. v.
Duhn, A. B.
i.
R. I
tung,
Gottes von lebensgrossen Formen hat dieselbe gengende Bedeuum genauere Kenntniss des Thatbestandes wnschenswerth
zu machen. Damit der Gott sich seinen Jngern beim Congresse wrdig darstellte, ist das Bild, anscheinend mit Sure, frisch ge-
waschen, wodurch das rtheil ber die unzugehrigen Theile jedenfalls leichter und sicherer geworden ist. Die Photographien, welche
E.
75
hier in Zinktzung verkleinert wiedergegeben werden, sind schon vor Jahresfrist angefertigt und vom Institut zu beziehen.
ist er
griechisch.
Als Ergnzung wird von M. und v. D. der 1. Arm von der Mitte des Oberarms, der r. Unterarm, Hals und ein grosses Stck der
Schlange, endlich das angegeben. Der brtige
'
r.
Knie (nach
es
v.
D.
fr
zugehrig
erklrt
und
dass
die Linke
ein
mit ihrem wegen der Form der Rckenlehne Sitz, dem Scepter und der unschwer auf dem Schlangenkopf ruhend zu ergnzenden Rechten dem Bilde des Thrasymedes immer noch
Scepter aufsttzte.
thronartigen
Wre
so besonders
auffallend nahe.
ist sicher
viel fortgeschrittenerem
nicht zugehrig: er ist nicht allein Stil, sondern von durchaus verschie-
denem Marmor, der charakteristischen Streifen, welche den Rumpf vom Fuss bis zum Halse durchziehen, ermangelnd. Zweitens sind alle Theile des Stuhles neu, ausgenommen die Vorderbeine und das
76
E.
PETERSEN
Endigungen. Die ursprnglichen Theile gehren durchaus einem jener wohlbekannten Sthle, wie derjenige des vatikanischen Menandros ist, und
'
form
ist
dem Asklepios gegeben werden. Diese Stuhlan unserer Statue sowohl in der Kckenansicht Fig. 2, als
r.
Seitenansicht Fig. 4 deutlich zu erkennen. Minder belangvoll ist die Ergnzung des r. Knies (in der That ist es ergnzt) und eines weit grsseren Stckes auch des linken,
auch in der
mitsammt der usseren Hlfte des Oberschenkels, bis weit hinauf und abwrts bis unter die Kniebeuge. Wichtiger ist dass der 1. wie
auch der
r.
Arm
Der
r.
Arm und
die
r.
Hand
stand wahr-
scheinlich in Beziehung zur Schlange, die ja sicher hier unter dem Stuhle hervorkommt, in einer Weise die eine bestimmte knstlerische Absicht erkennen lsst, sei es dass die
Hand
aus welcher die Schlange trank, sei es dass sie auf dem Kopfe des Thieres ruhte. Die Linke aber hielt sicher nicht ein hochaufgesttztes
Scepter,
was
pl.
bei
aus Epidauros
Ephemeris arch. 1885 T. 2 und Blinkenberg, Asklepios og hans Frceader S. 57) mglich war aber bei unserer Statue unmglich ist. Die 1. Schulter ist stark
Kavvadias,
Fouilles
IX,
21
behoben, das Schulterblatt gegen das rechte gedrngt und zugleich rckwrts gegen die Lehne das Gewand geht ber dieselbe zurck:
;
sein Verlauf
und
sein
Abbruch
gehaltenem Scepter blich, ber die Schulter nach vorn hing, sondern in t'eferer Lage sich um den Oberarm legte, was, zumal bei
Abbruchs kaum anders mglich war, als wenn der wie auf dem capitolinischen Relief S. oder auf dem Oberarm, athenischen (Athen. Mittheill. 1877 Taf. XVI) sich ber die Lehne
dieser Art des
zurcklegte. Deren seitliche Krmmung ldt, wie man am vatikanischen Menandros sehen kann, dazu ein und ermglicht solche ohne strkere Seitendrehung des Oberkrpers als an unArmlage,
'
'
ist.
Der Unterarm
den zwei angefhrten Beispielen, auch beim Menandros ', mit dem Handgelenk nochmals ber die Lehne, so dass die Hand nach vorn fiel. Dass das Himation ber den Oberarm lief, ward schon gesagt:
vielleicht deckte es
77
dem
capitolinischen Kelief ;
Annahme als Unterlage unter der Ergnzungen Achsel dienen. In solcher Lage konnte die Linke ungezwungen das obere Ende des Knotenstocks fassen, dessen unteres Ende unten hinten neben dem 1. Vorderbein des Stuhles im Abbruch kaum
gestatten die
konnte auch
zu verkennen
die
ist,
wo
die ber
dem Tempelbild
Pincio weit weniger erhaben gefasst, und wenn wir jene gttliche Auffassung nothwendig als dieser menschlicheren voraufgegangen zu denken htten, dann knnten wir, bei der jetzt
sichergestellten Zeit des Thrasymedes, das Original der Pinciostatue
vom
pios haben wir diesen Entwickelungsgang nicht vorauszusetzen das Original unserer Statue muss sowohl wegen des Behandlung des
Nackten
speciell
(in
als namentlich wegen des ungemein einfachen Faltenwurfs, wegen gewisser, nur dem lteren Stil eignenden, Fltchen
der
Form
.--.)
noch
dem
5. Jhdt. zugetheilt
attischen
38 T. XVII, 58 T. XXVI, 66 T. XXVII, 68 T. XXX, 115 T. XXIV. Die freiere Art des Sitzens, fr Frauen nicht blich, ist ja aus so frher Zeit vom Zeus und Hephaistos des Parthenonsfrieses her bekannt.
E.
Petersen.
In der Paliliensitzung des vorigen Jahres, einen Tag nach dem Einzge unseres Kaiserpaares, lenkte ich die Aufmerksamkeit der
Versammelten auf die Darstellungen der Germanen in der rmischen Kunst, insbesondere an der zum Gedchtniss der deutschen
Kriege des Marcus Aurelius errichteten Sule auf Piazza Colonna. Dank der Liberalitt des K. italienischen Unterrichtsministeriums,
es
mglich gewesen,
zum
er-
zuverlssiger photographischer Wiedergabe, wenn auch noch nicht in gengender Grsse, vorzulegen. Diese Bltter, drei an der Zahl, vona Institut zu beziehen,
sollten zugleich das Verlangen nach
Mal
einer wrdigen Herausgabe des fr deutsches Alterthum so wichtigen Denkmals wecken. Sie mfassten den halben Sulenumfang auf dreien von den zwanzig Windungen des Reliefbandes, also etwa 3/40 des ganzen Bildwerks
imd zeigten auf diesem Abschnitt zwischen den rmischen Kriegern auch verschiedenartige Bilder von den vermuthlich germanischen Feinden. Denn den Mittelpunkt der mittleren der drei photographierten halben
liegengottes ten Bildwerks
ein,
des
welcher
Ueberlieferung
mit
Bestimmtheit wiederzuerkennen
womit
ja der wunderbare Regen, welcher den rmischen Kaiser mit seinem Heere aus grsster Noth errettet, imd welcher durch das Gebet einer Legion christlicher Soldaten
ist
Bewandniss hat. Es
bewirkt sein
bezeichnete
sollte.
(^),
sie
Henzen
richtig
dem
De
Rossi
(1)
E.
PETERSEN, DAS
M.
AUREMI
79
Falschsehen
oder
Falschverstehen
Verhren wir zuerst die schriftliche Ueberlieferung, so erzhlt gewiss der verlsslichste unter den hierber
von grosser Gefahr im Quadenkrieg und unverhoffter Kettung Kmer wren von den an Zahl weit berlegenen Quaden eingeschlossen worden, und ihnen das Wasser abgeschnitten. Ohne Mgliegt,
:
die
lichkeit
zusammengezogen und ein gewaltiger ovx d&eei, sagt Dio, wie vorher nagd Platzregen eingetreten sei, ro x^eTov i^sCmds. Er erwhnt aber den \}-eoi sScoQr^O^T] (vixrj) und
als pltzlich viel
Gewlk
sich
Xoyoq von einem Mager Arnuphis, der unter andern Dmonen t6v 'EQfiTjV rov degiov angerufen und durch ihn den Regen zu wege
gebracht habe
(').
Tavva
6 Jicov
yr^oiv unter-
Dio wegen wissentlicher Verschweigung der wahren Retter des rmischen Heeres zu schelten und seinerseits
die Wahrheit von
um
dem Gebet der christlichen Legion zu erzhlen, und danach nochmals c. 10 mit den Worten ngoari^rjai 6^ 6 Jimv
u.
s.
aufzunehmen
aber,
man
so ist
auch
diesem folgenden zunchst nur von der wohlthtigen, rettenden Wirkung des Regens die Rede, dann von sich entspinnendem
in
Kampfe und neuer Bedrngniss die Rmer, wenn nicht heftiges Schlossenwetter und dann auch viele Blitze die Feinde getroffen
htten.
wem
er zu-
zuschreiben
(1)
Beschwrung
ist
gabali und bei Claudian de sexto cons. Honorii V. 348 zu lesen, und Suidas, der die Geschichte vom Arnuphis aus Dio oder Xiphilinos hat, fgt hinzu, dass
andre statt seiner Julianos nennten. Die schon von Eckhel^ D. N. VII S. 61 zurckgewiesene Beziehung gewisser Mnzen des Mark Aurel (Cohen, Marc-Aurele
534 und
sonst) mit Darstellung des Mercurius auf jenes Ereigniss ist neuerwiederholt von Conrad, Mark Aureis Markomanenkrieg S. 16, 1, der dings * sogar Mnzen erfindet, auf denen Merkur den erquickenden Eegen spendet '.
Die Kritik der Legende bei Keim, Bora und das Christenthum nicht auf den Ursprung derselben gerichtet.
S.
628
ist
80
E.
PETERSEN
rettenden Wassers und des vernichtenden Feuers und seiner steigernden Ausmalung des Wunders dnkt mich durchaus undionisch auch
im
dagegen vllig bereinkommend mit den christlichen Darstellungen des Ereignisses von Apollinarios, Tertullian, Eusebios,
Stil,
Orosius und weit spter dann von Xiphilinos und den von diesem abhngigen Zonaras XII, 2 und Kedrenos I S. 439 B. (vgl. Hermes
1891
S.
nmlich
erstens
die
nichtenden
und Orosius. Der zweite, der Hauptpunkt ist sodann, dass Blitz und Regen natrlich nicht durch Magierzauber sondern durch Christengebet erwirkt wird, nmlich durch das Gebet der aus Christen gebildeten XII Legion; der dritte sodann ist die zum Beweise
seines
jene Legion den Beinamen xsQavvoXog (lateinisch fulminata) bekommen habe; der vierte die Angabe dass dieses aus einem Briefe des Kaisers Marcus erhelle, in welchem er das Verdienst der Christen anerkenne
ist
ehre, zugleich,
und das
der
fnfte Punkt,
ist
Es
zusammen vorkommen, sondern bei Apollinarios z. B. nur der zweite und vierte, bei Tertullian der zweite dritte und fnfte und erst bei Eusebios alle fnf,
wohl
einige,
Zusammenhang stehen und untrennbar sind. Nach der Art wie Eusebios den Angaben des Apollinarios noch eine weitere Besttigung
aus Tertullian (Punkt 4 und 5) zufgt, darf man schliessen, dass Apollinarios von dem Briefe des Marcus noch keine Kunde gehabt
habe. Ist nun in der That
lngst
Legion ihren Beinamen fulminata lange vor jenem Ereigniss gefhrt hat
(^),
so folgt
Q) Von Scaliger zu Eusebius. Die fulminata wird unter Augustus bezeugt von Dio Cassius 55, 23, besttigt durch Inschriften von Patrai (C. 1. L. III, S. 95), wo Veteranen derselben von Augustus angesiedelt waren; unter Nero
dem Jahre 65 (vgl. Letronne Inscr. de VEqypte II, 328) oder 64 [.LL. ni, 30); vor und unter Nerva Trajan und Hadrian (Borghesi Oeuvres IV, 232 und V, 359). Dass sie nicht nach Europa gekommen sei, wie Grotefeud beaus
DAS
M. ALREI.II
81
Brief des Marcus nicht existiert haben oder wenigstens nicht echt gewesen sein kann. Ist ferner die geschichtswidrige Herleitung des
Brief des
er, wie nicht wohl zu bezweifeln, wirklich existierte, eine wissentliche Flschung gewesen sein und von wem er geflscht
;
worden
ist,
erhellt
gengend aus
gleichfalls in
jenem Brief enthaltenen Verbot der Christenverfolgung, Zugegeben also, dass Punkt vier und fnf, der Brief und
das darin enthaltene Verbot der Verfolgung erst eine Weiterbildung seien, so sind dagegen die drei brigen Punkte: das Gebet, die Blitze,
die Erklrung des
einer von
dem
B. von Eusebios aus ApoUinarios nur Punkt 2 und 3, oder aus TertuUian nur 2 (4 und 5), ohne 1
bez.
sein
ohne 1 und 3 angefhrt werden, die andern eben ausgelassen mssen von Eusebios, der ja im ganzen Zusammenhang zuerst
alle fnf
Punkte
hinstellt.
Von jenen
drei ersten
Punkten
ist
nun
ja aber, wie gesagt der dritte, die Herleitung des Beinamens fulminaia eine Irrung. In unverkennbarer Beziehung zu dieser Erklrung
des Beinamens (Punkt 3) steht ferner die starke Hervorhebung der Blitze (Punkt 1) gleichsam als der andern Hlfte des durch das
hauptete (Zeitschr. fr
d.
Alterthumswiss. 34
a.
S. 206, vgl.
Letronne Inscr. de
VEg. I
S.
330,
und Borghesi
Kaiserlegionen S. 253), scheint durch beide Sulen widerlegt zu werden auf der Trajanssule erscheinen die Blitzschilde hufig; auf der Aurelianischen
z.
B. beim Ausmarsch; bei jener Episode des Quadenkriegs aber grade nicht
diese sondern nur andre Schildzeichen, wobei freilich zu bedenken, dass auch
der Aquihfer der XIV. Legion bei Lindenschmit, Tracht und Bewaffn. d_ II, 1 einen Blitz im Schilde fhrt. In der Luft schwebt also
der Schluss Conrads (a. a. 0. S. 16), dass aus Dion 71 Cap. 9 nur die starke Betheiligung der XII Legion an jener Schlacht als historisch festzuhalten sei, ein Schluss aus der irrigen Behauptung, dass Xiphilinos, trotz aller Polemik
gegen Dio doch zugestehe dass die griechischen Schriftsteller, die er zu diesem Zweck eingesehen habe, zwar den Namen der Legion und ihre Betheiligung an der Schlacht kennen aber nichts von der Entstehung des
'
Namens
(^)
wissen.
Das Machwerk einer spteren Zeit welches hinter Justinus Martyr abgedruckt wird, hat Scaliger zum Eusebius kritisiert. Keim hat seine (Rom und das Christenthum S. 632) hingestellte Zeitbestimmung im Urchristenthun^ (s. a a. 0. S. 632 Anm.) in Scaligers Sinne modificiert.
82
E.
PETERSEN
Christengebet hervorgerufenen Wunders, die wir nicht bei Dion, wohl aber eben in den christlichen Berichten fanden. Und dass jene
Auffassung des Dionischen Berichts nicht auf Selbsttuschung beruhte ergiebt sich aus weiteren Unastnden. Erstens nmlich dass
dem
^EQ/xrjg
geschrieben wre, knnte befremden, wenn es, wie in den christlichen Berichten ein Gewitter gewesen wre, whrend fr den Kegen im
Wichtiger
sonst
AVesen des Hermes weit eher der Grund gegeben zu sein scheint ('). ist das zweite, dass ein Bericht, welcher auffallend auch
dem Dionischen
d.
hnlich
i.
ist,
Rede
S.
191.
dem gemeinsamen Zunamen Antoninus, oder von einer Verwechselung des Kaisers mit dem Beinamen evaerjg und seines Nachfolgers qi
sanctitate vitae omnibus principibus
antecellit
{vita Marci,
1)
herrhren.
allerdings hebt Themistios die Frmmigkeit des Kaisers besonders hervor, indem er den rettenden Regen durch
Denn
sein Gebet
rixri
,
nuQccdo'^oq evTVxrj^i^,
piXXov
dt
und Claudians
omne Tonantis
obsequium Marci mores potmre mereri
so
Eindringen
fassung deutlich, trotz der Umnderimg, die das kaiserliche Gebet anstatt desjenigen der christlichen Legion setzte (2) und noch deut;
dem
der vita Marci 24 : fulmen de caelo precibus suis contra hostium machinamentum extorsit, suis pluvia impetrata^ cum siti labora-
(') Vgl. W. H. Rscher, Hermes S. 44 ff. Dass in unserem Falle etwa Hermes des Lokals wegen Wuotan zu substituieren sei, oder des Aegypters wegen Thot, dnkt mich unmglich. Auch wird man sonstiger Gleichsotzung von Christlichem und aegyptischem Magierthura wegen kaum glauben, dass Dio schon sich auf die christliche Tradition von dem Wunder im Quadenkriege
fr
beziehe.
(2)
Keim
a.
a.
Und zwar ist es nach den dem ganzen Hergang der Sache in Dio Cassius
'
'
Erzhlung, die oiBzielle Auffassung, ja die Ueberzeugung M. Aurel's selbst gewesen, dass sein Gebet das Heer gerettet habe '.
DAS
rent, durch die
M. Al'REI.II
83
gleichmssige und gegenstzliche Betonung von und Regen ('). Theraistios dagegen spricht nur vom Regen und kommt mit Dio dann namentlich auch in der Schilderung der den ReBlitz
Dio sagt Schilden und Helmen gen in ihren Helmen autfangenden und sich Dio lsst sie auch die Pferde trnken volltrinkenden
Rmer, so sehr auch im Ausdruck berein, dass man die Worte des Themistios kaum ohne Kenntniss von Dios Erzhlung geschrieben denken kann. Nur dass Themistios sich auf eine andre Quelle beruft er will sowohl den vor dem Heere betenden Kaiser als auch
:
die Wasser fangenden und trinkenden Rmer in einem Gemlde gesehen haben. Wer sollte dabei nicht an die monumentalste und
sicherlich authentischeste Darstellung jener Begebenheit, diejenige an der grossen Sule denken, zumal die von Themistios gesehene
stiert
Darstellung noch zwei Jahrhunderte nach dem Ereigniss selbst exihaben muss ? Dass Themistios unter Gratian, also dem Vor-
gnger des Theodosius, desjenigen an welchen die jene Stelle enthaltende 13. Rede gerichtet ist, nach Rom gekommen, sagt er ja selbst
in der 26.
Rede
S.
354
d,
und wenn Plato conuiv. 193 A die Reliefxazd yQatptjv exTstimm^tvoi ge-
nannt hat, so konnte Themistios fglich das Bildwerk der Aurelianischen Sule eine yq^^^ nennen. Denn Farben fehlten diesem Reliefbilde gewiss nicht (^). Dass Themistios sich auf das Bildwerk
(1)
Vielleicht findet
man auch
Hermes
1892, 561) Ansicht ber den spteren Ursprung der Kaiserbiographien besser
vereinbar.
(2) Bemalung der historischen rmischen Reliefs nach griechischem Vorbildwar behauptet ull. deW Inst. 1833, 92 Hittorf, temple d Empdocle S. 142, Semper Stil P, 500 und 11 eibig, Untersuchungen ber die Campan. Wandmal.
p. XVIII.
d. I. 1836, 39 und Frhner, La colonne Trojane Bestimmte Anzeichen einstigen Farbenauftrags auf den Trajanischen Eeliefmedaillons des Constantinsbogens habe ich Ant. Denkm. I S. 31 au-
Von dem was ich in einer Institutssitzung (R. M. 1888 S. 314) gebracht fhre ich hier nur den ziemlich entscheidenden Umstand an, das historische Relief des Sarkophags Mus. Pie-CUm. V T. XXXI, von -chem Visconti a. a. 0. S. 201 mit Recht une conformitS gndrale et une
sgegeben.
clites
vor-
dass wel-
ana-
logie existante entre les figures de notre basrelief, et Celles des colonnes Code Trajan et de Marc-AurHe rhmt, die unzweifelhaften Reste antiker
84
beruft
E.
PETERSEN
wohl
wer
weis, ob nicht
auch Dio sich auf die Sule bezog? Besteht somit einerseits eine unverkennbare Uebereinstimmung
zwischen Themistios und Dio, andrerseits eine ausgesprochene Beziehung des Themistios zu einer bildlichen Darstellung, wahrscheinlich
zum
ihr Verhltniss zu
Relief der Aurelianischen Sule, so gilt es jetzt diese auf Dio sowohl wie zu Themistios hin zu prfen.
8.
9. giebt die
Kritik des
Xiphilinos) Capitel Dios ausser der Nennung der Quaden zu Anfang und dem siebenten Imperatortitel und was dazu gehrt nichts was
nicht aus den Reliefs
genommen
sein knnte.
Auf
Bellori's Tafel 11
3, unterster
Streifen) sieht
man den
Mal
oben hin sich vereinigen, oder von dorther, etwa eine Insel bildend,
als
Arme
und
vielleicht
den Zugang wehrend. Der Beschildeten hinter dem r. Flusse ist spter noch zu gedenken, eben so wie der hinter dem Kaiser links, und dem von seinen Truppen besetzten Fort befindlichen maehina
seu repagulum ad compescendam aquarum adluvionem prope castra ab hostibus immissam ad exiccandas uligines et paliides (Bellori). Jedenfalls entspricht das schon der von Dio berichteten
EinSchliessung. Doch ist hier das Folgende leider durch Zerstrung des Reliefs sehr ungewiss S. Bartoli oder die von ihm gestochene
:
Zeichnung Dinge aus, die noch heut erkennbar sind und stellt andres deutlich dar, was mehr als ungewiss und
lsst hier jedenfalls
ist,
Wasser neben
aus
dem
dem
der
Photographien) Barbaren, an der Sule selbst natrlich ohne die von S. Bartoli oder seiner Vorlage beigesellten Legionare, eine felsige
Anhhe
besetzt haltend, die Rmer blockieren. Einige den Rmern verbndete Barbaren, hnlichen Aussehens wie die Feinde, machen einen vergeblichen Angriff gegen jene die Legionare selbst stehen
:
}ir'ita
fidr?]
sagt Dio
i^iijvs
akX' sv rs
85
vt'g^r]
noXXi
nicht
i^ai'g)vi^g (Tvn'^Qaiiie u.
w.
Das Gesengtwerden
ist freilich
zum Ausdruck
lori
gebracht, aber ber dem rechten Theil dieser Reihe strmt in der That schon der Regen nieder. Und auch da nun (Bel15, Phot. 1-3, mittlerer
Streifen)
was Themistios
gesehen haben will und was noch etwas ausfhrlicher Dio erzhlt: Tov ofiQOV xaTaQQaykVtoq ngnov fiiv v(0 nccvxtg dvhxvnxov xal
f? ra.
oTOjUara ayrot iSxovxo^ srtsixa ol {.itv tag dffnCSag oi 6i xal xd xqdvtj vrcoXXovxeg avioC xs xfxvdov edircov xal xoTg innoig niveiv edidoaav. Romani e caelo manantem salutarem pluviam
clypeis suscipientes sagt Bellori. Eben hier aber liegt die Quelle des Irrthums offen, aus wel-
cher die ganze Legende geflossen ist. Denn so gewiss es scheint^ dass Dio und Themistios nach dem Augenschein, nicht des Ereignisses selbst, sondern der Reliefdarstellung schildern, ebenso gewiss
ist,
ich vor
dem
Original
constatieren konnte,
und
und II,
Vier Legionare sieht man dort in der That ihre Schilde hoch halten unter dem strmenden Regen, aber nicht genug, dass keiner den Helm emporhlt, der zwar zum Wasserfangen minder, aber zum Trinken mehr geeignet ist als der
Schild
vielmehr
haben
dem
Kopf
jetzt
sondern
Schilde ber den Kpfen gehalten werden, und das Wasser darber hin, ja hinabfliesst, aber auch nach der Form der nach oben ge-
wlbten Schilde und vor allem durch das einmal auf dieser Wl-
zum
Schutz dienen.
zum Wasserfangen sondern wie Regenschirme Weder von diesen vier noch von all den brigen
macht auch nur
ein ein-
unter
dem Regen
dargestellten Legionren
ziger die geringste Miene mit dem strmenden Regen seinen Durst zu lschen. Auf den Behelmten welcher hinter dem zweiten (von 1.
gezhlt) emporgehaltenen Schilde stehend den Kopf hebt, so dass ihm das Wasser in den Mund zu fliessen scheint, knnte man beim
ersten
eg
xd
xal xoTg Inrcoig niveiv iSidoav, druiiaxa avxov sdt-xovxo beziehen um so mehr als eben neben diesem Krieger die Maulthiere
86
E.
PETERSEN
diese
sie
Maulthiere
nicht,
und
man
aber hob allem Anschein nach die jetzt abgebrochenen Arme um den vor ihm oben sichtbaren Schild zu erheben, nicht zu seinem
Schutz, sondern
in der
um
Richtung seines
den vor ihm stehenden Krieger zu decken und das Mundes fliessende Wasser rinnt nicht etwa
vom
dem Grunde
Regen
des Eeliefs
vom ReR-
gengott selbst.
ist
der
fr die verschmachteten
mer, sondern berraschende Naturgewalt, gegen welche sie sich nach besten Krften wehren, und in der That scheint das Unwetter ihnen
keinen
in
engen
TVasserschwall ringenden Pferde und die gewaltsam todt zu Boden geworfenen Barbaren kaum anders als durch
i'elsthlern mit
sie bei
dem
das Unwetter vernichtet gedacht werden knnen. Der Gedanke dass solchem Unwetter von Blitzen erschlagen worden liegt nahe,
aber sichtbar ist, was auch schon von anderen angemerkt worden ist, von Blitzen nichts, und nur unendliche Wassermassen strmen von Flgeln Haar Bart und Armen des Regengottes nieder. Auch in dessen
Gestalt hat
man Parteinahme
:
fr die
die
Germanen
hineingesehen
23ressiim,
Jovis piuvii
Dexteram
dimittit
prementem
elegantia exDem Romanis "prointiam sublevat^ siriistram barbaros. Das wird man aus unseren Photoetwas, das S. Bartolis
simulacrwn
graphien nicht
Stich
nicht wiedergiebt, nmlich die Bewegung des Gottes von links v. B. nach rechts: er schwebt wie ein Gewlk vorber, und die von
links
Sule
be-
gewaltigem Unwetter, das die Rmer nicht nur ungeschdigt lsst, sondern ihnen auch dadurch, dass er ihren Feinden auf ungnstigerem Terrain grossen Verlust verursacht, zum
Siege verhilft. Das ist an sich eine Geschichte wie sie hnlich, in unserem Falle aus andern Kriegen erzhlt wird (^). Dass
(1)
die
a.
a.
0. gesammelten Beispiele.
DAS
M. AURELII
87 beige-
wurde durch falsche Auffassung dei vom Verschmachten durch den Kegen erretteten Rmer erzeugt und damit das Wunder gesteigert, die Gegenberstellung des Leben gebenden Wassers und des Tod bringenden Feuers vorbereitet. Nicht bedeutungslos kann es ferner gewesen sein dass die wunemporgehaltenen Schilde die Idee der
derbare Begebenheit in Rom an einem so hervorragenden Monument, so sehr den Blicken Aller ausgesetzt war und so sehr wie der Ort,
;
stand, so
in
sehr
muss auch
die Zeit in
:
Betracht gezogen werden dass welche seine Errichtung fiel, das erstarkende und sich ausbreitende Christenthum ein Wunder,
welches
tete,
Rom und
wie es das ja wirklich geauf die eigene Rechnung schrieb erscheint begreiflich an sich und ganz besonders deshalb, than hat weil die Darstellung des Wunders, d. h. des gttlichen wunder-
und
also zu
Dank
verpflich-
wirkenden Wesens so wenig eigenthmlich Heidnisches an sich hat. Ganz anders der ber den Kmpfenden der Trajanssule(Frhner Col.
Tr. T. 49) den Blitze werfende Juppiter, oder selbst die
am Himmel
sichtbare Nacht (ebda T. 62). Wie allgemein gehalten und weit gefasst dagegen der mit gebreiteten Flgeln schwebende Regengott, dessen Krperlichkeit hinter den Wassern verschwindet und der
trotzdem, oder eben dadurch mit, nur noch grsser erscheint mit den weit ausgebreiteten Armen. Sein wallendes in Wasserstrme
ausfliessendes
sein
ernstes
wie klagendes
Antlitz leiht sich nicht sogleich einer Gleichung mit herkmmlichen Gebilden griechischer oder rmischer Mythologie, obgleich die Sphre, in welcher der Name zu suchen wre ja von vorn herein bestimmt
ist.
Thurm
des
Andronikos, obgleich
in einigen
Zgen nahekommend, athmen doch, scharf umrissen wie sie sind und berladen mit S^^mbolik, einen wesentlich anderen Geist; die Gestalt
der Sule ist fast die Naturerscheinung selbst mit nur den allernthigsten anthropomorphen Zgen. Man hat lngst Ovids fast Zug
fr
verglichen lediglich Regen Blitze bringt. Eine so allgemein gahaltene Verkrperung des Phnomens war auch den Christen annehmbar : sie kann den Hchsten
des Notus
Metam.
I,
264
nicht
E.
PETERSEN
Mythus. Bezeich-
Padre
eterno.
Christen, welche das anerkannte Wunder sich und dem von ihnen angerufenen Gotte zueigneten, noch bestimmteren Anhalt. Scharfen Augen ist auch von unten das
eine oder andre Schildzeichen der bei dieser Begebenheit auftreten-
den Legionare erkennbar: es sind verschiedene Varianten eines viertheiliger Ornaments, das mehrfach ganz Kreuzesform mit volutenartiger Endigung der Arme hat, so namentlich bei dem welcher
zunchst unter
vortritt.
auffllig
vorgehaltenem Schild
dem
Zweifel dass nach richtiger Erklrung dies Feinde sind, welche den Rmern ebergang oder Annherung an den Fluss wehren ; aber
Beschauer aus dem Volke, die weniger das Ganze in seinem Zusammenhang zu erfassen sich bemhten, als von irgend einer in
die
Augen
wurden, mochten die Dinge anders verstehen: solche christlichen Glaubens konnten hier leicht zum Gebet niedergekniete Glaubensgenossen im rmischen Heere zu erkennen vermeinen. Es sieht
ganz so aus, als leite sich von diesem Theil des Bildwerks her wap. bei Eusebios zu lesen steht von der zum Gebet auf dem Schlachtfeld niederknieenden Melitenischen
Legion
hist.
eccl. 5,
5 Tovg
dh
MeXirrjvfjg oirw xaXovfitvrjg Xeyeohog (Stgariuhag Sid nireoag ^ ixtivov xai fig Stvgo (fvvtaTo'ffr^g ev rt] ngog Tovg
rfjg
em
nagard^si yvv -O-tirrag enl yfjv xard r olxsTov *i'/&7r eOog srtl rag ngog i9fOJ' Ixeatag Tgans^ai. rij-iTv In diesem Verdacht kann ein anderer umstand bestrken. Den
noXi-[.iiovg
TtiTv
Knieenden gegenber steht nmlich der rmische Kaiser oder sein Vertreter mit einigem Gefolge, und hinter diesen sieht man was oben
S.
84 mit
Belloris
Worten
falsch beschrieben
hat man
ist.
Denn ohne
Zweifel
nicht str-
mendes Wasser und eine Holzwehr zu erkennen, sondern ein mchtiges Balkengerst, welches unten, wie es scheint, zusammenbrechend dargestellt ist, oben in Flammen aufgehend, und zwar von einem
mchtigen Blitz entzndet, dessen gedrehten Strahl man deutlich zwischen den Flammen unterscheidet. Es wird ein gegen das Rmer-
DA.S
M. AURELII
89
Sulenwindung entfernt, aber grade noch so dass beides mit einem Blick gesehen und, freilich wiederum gestellt, gegen die Intention des Darstellers, zur Noth verbunden werden
kann. So wrde denn doch auch das die Feinde vernichtende Blitzfeuer, in gewisser Weise richtiger als der durststillende Regen, irrig nur in der Verbindung mit dem andern Ereigniss, aus dem Bild-
Scene
um
etwas
werk herkommen.
Irrig also hatte man an der Sule gesehn, erstens die Rmer vom Verschmachten durch himmlisches Wasser von Gott errettet,
zweitens,
im Gegensatz dazu
die Feinde
Gott
Wunder
dann, den
Beinamen der Legio XII fulminata von diesem Wunder herzuleiten, und in ihm einen Beweis fr die ganze Geschichte zu finden, nicht
ohne dass durch Rckwirkung um der fulminata willen nun das Blitzwunder strker betont worden wre. Wie htte man aber dieser
Legion eine solche Rolle zutheilen knnen, wenn sie nicht wirklich gegen Ende des 2. Jhdts schon grossentheils aus Christen bestanden
htte? Ihr Kantonnement in Melitene macht das wohl glaublich, und bedenkt man, wie nahe bei Melitene Hierapolis, der Bischofsdes ApoUinarios, des ltesten Zeugen fr die christliche Legende lag (1), so erwehrt man sich kaum der Vermuthung, dass dieselbe sich unter den christlichen Legionaren der fulminata zuerst gebildet habe.
sitz
E.
Petersen.
(*) Dass der von Eusebios schlechtweg citierte ApoUinarios kein anderer der fter von ihm genannte Bischof von Hierapolis sei findet auch Harnack, Texte und Urkunden I S. 238 und Gesch. der altchristl. Litter. I. 234
als
wahrscheinlich.
SITZNGSPKOTOCOLLE.
326.
Petersen
: :
zwei Terremare mit temflum, s. Mitth. 1893 Bronzen von Perugia IL (Mittheilun:
gen spter).
26. Januar.
ter).
seien.
Mau
Steinmetzzeichen
II prof. Alexis Mironoff di Mosca espone i suoi stndi sopra una serie di ' ' statue antiche, vale a dire le Veneri di Milo e di Capua, la Psiche anch'essa di Capua, le Veneri Torlonia e di Fallerone ; nelle quali egli invece di Venera
Prendendo
rilievi,
modo
il
le mosse da rappresentazioni indubitabili sopra monete, gemme, ove la Vittoria, sia alata sia senz'ali, si vede atteggiata e vestita in identico o quasi alla statua di Milo, e sta scrivendo sopra uno scudo,
disc. supplisce un elmo sotto il pi s. della statua suddetta e le mette accanto Terma di Bacco barbato, trovata insieme. Sulla testa di questa ernia poi egli fa riposare uno scudo aflferrato dalla dea con la sinistra, che inoltre tiene
la
melagrana, mentre
finito di scrivere
il
lo
stile, col
qule
ha
trionfo,
mostrando
Crede cio
aver riconosciuto sulle spalle della statua due incavi antichi, i quali, secondo lui, non sarebbero il risultato di guasti accidentali, ma fatti dall'artista stesso.
Questi incavi, larghi (18 cm. per 10 l'uno, 13 per 12 Taltro) ma non profondi (1cm.), indicherebbero i posti, dove erano incastrate le larghe basi delle ali di bronzo, allo scopo di dar loro la posizione perpendicolare al dorso, mentredella dea le ali medesirae.
ch due fascie di metallo iricrociate sul petto avrebbero tenute fisse al corpo Ammette per, con il celebre scultore Antokolsky, che le ali potessero esser fissate inoltre nel muro stesso della nicchia, ove fu
trovata la statua.
Per
di
tal ristauro
il
non
lieve
786), di cui la sola parte anteriore e conservata; essa rappresenta la dea nel modo anzidescritto e dovrebbe essere ristaurata come
(n.
Vittoria alata.
Anche
il
la
'
Venere
'
trovata nell'anfiteatro di
due buchi, uno su ciascuna spalla (di 15 mm. incirca di diametro), e dovrebbe ristaurarsi scrivente su di uno scudo tenuto da un Genio.
disc. le ali fissate in
SITZUNGSPROIOCOLLE
91
stesso e che le
', luogo rassomiglia per lavoro e stile, con due buchi su ciascuna spalla, abbia fatto riscontro, mostrando Tidentico concetto nel senso opposto, e che ambedue
Ad
essa egli
vuole
che
la
'
Psiche
Irovata nello
Le
'
Veneri
'
Torlonia (Villa Albani n. 733) e di Fallerone (Museo del il disc, sarebbero stat simili per il loro atteggiamento
al ristauro
Petersen
il
come
sono,
ma
poco profondi
anche nolle fotografie, molto larghi, di forma irregolare, non possono mai aver sere
che
ali
convenienti assai ad un Icaro, sarebbero improprie affatto per una VHtoria. Non meno impossibile poi gli parve per la Venere capuana, che nei due
fori di cosi piccolo
diametro
si
ali.
Tali buchi
li
come
piombo infuso
scopo di
tener fermo qualche ferro del ristauro. Quanto poi alla cosidetfa Psiche egli nega recisamente che essa possa essere stata una secouJa Vittoria, ed aver fatto riscontro all'altra, alla qule h
anteriore di pi secoli
;
mmi, come
nistra
la
essa cioe era rappresentata non con uno scudo nelle due ma tirando con la si-
in
fine egli
pu
affermare che sul dorso (in gran parte ristaurato) della statua non vi ha nessun indizio di ali aggiunte. Un tassello, che avr ingannato il sig. M., non serve
itnite le
Februar.
Hlsen: Ein Graffito vom Forum Romanum. Petersen: legt vor Patroni: Alterthmer der C^^kladen.
Hlsen
graffite,
si
che non sono prive d'interesse, perche rappresentano copie di epigrafi monumentali esistenti in queste vicinanze. Una di esse, che dice Genius
populi Romani, e che manifestamente allude al genius populi Romani aureus in rostris (Chronogr. a. 354 p. 148 ed. Momras.), fu pubblicata dal eh. Henzen (add. ad Orell. 5774; CIL. VI 248; l'originale ora si trova nei magazzini delle
Terme
n. 45,
Diocleziane).
il
Ad
uu'altra
accenna
lo
p.
279
qule legge:
ORA cvv-<^'
ed aggiunge Titulos ex oraculo ibi vicinos (cio CIL. VI 105: 'Jnwaixxobg] ex rdculo ; e VI, 106: 'A&up clnorgonalu ex rdculo, trovati tutti
' :
I
\ |
i^Eotg
92
SITZUNGSPKOTOCOLLE
2.;
1 non assecutus sum, neque assecutus est qui mecum iterum inHenzenus. La vera lezione del v. 1 riesce cbiara dairaggiunto facsimile : spexit
in lateat
v.
:TV^PoPvLv^
Senatus populusq. [_Roman.us} oraculo. L'epigrafe h scritta dentro al cerchio di una delle sollte tavole lusorie: se quello che l'ha graffita abbia copiato
di
esattamente un titolo monumentale vicino, oppure abbia composto un centone due di essi, resta incerto, ma io propendo pi alla seconda opinione.
1881
p.
137
11, 1 p. 48),
dal Lanciani
{Notizie degli scavi 1877 p. 80; Bull. comm. 1877 p. 56) e dallo Jordan (presse Bursian Jahresberichte 1878 p. 416), la qule riproduce l'iscrizione dell'arco di
div'o Tito Vespasiache era conservata nei magazzini del Tabulapide originale lario Capitolino, da poco e stata trasferita nel pianterreno del Museo: esa-
nus
{Hc).
La
minandola accuratamente, ho trovato sul margine angusto della pietra, la qule pare abbia servito da gradiuo, un altro graffito in lettere contemporanee e
senza dubbio dell'istessa mano, che riproduco in facsimile
:
^^i'k'ys N l
Roma
capus mundi. La formola, assai usuale nel medio evo,
si
SITZUNGSPROTOCOLLE
dei
in
93
Carolingi poi. il d'interesse linguistico il vocabolo capus uella riga seconda, forma che da la transizione dal latino caput aU'italiano capo: altri La paleoesempi tutti posteriori al secolo nono ne fornisce il Ducange s. v.
non contradirebbe
al secolo ottavo
nono
ma
tutti
sanno
quanto sia
diflRcile
un
giiidizio
sopra
fotografie
di
sculture greche
arcaiche
conservate presentemente nel piccolo museo dell'isola di Mykonso. (Pel n. 4 ora si confronti pure Eendiconti dei Lincei, 1894 p. 192).
1. Una Sirena del tipo pi antico (corpo di uccello e sola testa umana) menzionata dal J'urtwiigler, Arch. Zeit. 1882 p. 328. 2." Framraento simile, un po' pi arcaico, senza alcuna menzione let-
teraria.
3.
Busto frammentario
a
di giovane
blicato
altri.
da Horaolle Diana
riferente osserva
tav. II
nudo da' lunghi capelli, mal pubed a torto ritenuto femminile da lui e da
{Bull, de Corresp. hlen. 1893 p. 147. 24) secondo cui la nudit del colosso dedicato da' Naxii a Delos verrebbe contestata dal Furtwngler, non h che
un mero equivoco. 4." Torso femminile menzionato dal Sauer [Ath. Mittheilungen, 1892 nello schema di sviluppo del tipo femminile nell'arte p. 48 ) ed ammesso II riferente, associandosi alle marmorea di Naxos (ibid. p. 50 nota 1).
da
altri archeologi, si
oppone
al criterio seguito
da
Naxos
tutte le scul-
ture eseguite in un
Lepsius sarebbe speciale di quell'isola; criterio che esclude a priori una cosa naturalissima, la esportazione del marmo in blocchi greggi da essere lavorati altrove, e che non si applica
il
al
monumento
due primitivi
l'altro
presentato,
il
qule
di
altro
lo
Schema
i
dal tronco
{ex-voto di Chera-
mede-
tronco rotondo (o
perch gli artisti che traggono la figura umana da un da un blocco quadrato, modificazione che doveva avvenire
quando alla inalterata forma vegetale si sostitui l'inalterata forma di una pietra) non fanno distinzione tra la veduta di prospetto e la veduta di profilo, assai pi stretta; al contrario quelli che traggano la figura umana da una tavola
fanno tale distinzione. Unica opera sicuramente naxia, nello schema del Sauer, h Vex-voto di Nikandra, per la iscrizione che porta. Questa appunto ci obbliga a credere samie la statua dedicata da Cheramyes ad Hera in Samos ed altre
D'altra parte il prendue strettamente afBni scoperte sull'Acropoli d'Atene. dere come punto di partenza il prototipo della tavola non pu6 essere la privativa di Naxos. Quanto alla statua presentata, il riferente nota che non stare, come vorrebbe il Sauer, allo stesso livello della statua di Nikandra, pu
perch pi progredita; offre anzi delle differenze di trattamento, ed una singolarit che la distingue non solo dalla Nikandra, ma da tutte le statue arcaiche greche in marmo, nelle quali
i
capelli abbondanti
hanno
lo
schema
di
94
una piramide che
dalle due parti in
si
SITZUNGSPROTOCOLLE
restringe in alto, mentre nella nostra essi si rigonfiano far pensare ad una gran parrucca. II riferente
modo da
non trova
Tegea,
grande statuaria, che quella di due statue in l'altra ad Eleutherna in Greta, alla qule
spetta certamente la maggiore originalit (cfr. Rev. arch. 1893 tav. III. IV; Bull de Corr. hell. 1890. XI ; Rendiconti dell'Accad. de' Lincei 1891 p. 599 sgg.) Anche qualche bronzetto cretese offre un trattamento analogo (Museo italiano,
1).
sogna dunque cercare la patria della nostra statua verso l'estrerao Oriente e l'estremo mezzogiorno del mondo greco.
23. Februar.
Arthur H. Smith:
neues
Dazu PeterNachbildung des Parthenonfrieses in Thon. sen. Patroni: Alterthmer der Cykladen II. Hlsen:
Denkmler des Neronischen Brandes. Smith legt ein von ihm hier in Rom erworbenes
vor, welches in verkleinertem
Thonrelieffragment
Maasstabe die Figuren 133 und 134 (Mich.) vom Nordfries des Parthenon wiedergiebt und von gleicher Art und Grsse ist wie
die andern Terrakottacopien selbst
satz zu
von ihm
frher
dem
tritt
aufgefunden, von Waldstein verffentlicht worden. Im Gegenkrzlich von Furtwngler (Meisterwerke S. 743) gefllten Urtheile
am modernen Ursprung
bei,
Diesem
Urtheil
PETERSEN
ob diese Verklei-
nerungen, die ja sowohl in Thon wie in Gips existieren und nicht noth wendig beabsichtigte Flschungen seien, ursprnglich in Thon modelliert und danach
etwa zum Studium umgekehrt zuerst in Gips und aus davon abgenommener Form die Thoncopien gewonnen. Letzteres scheint ihm das wahrscheinlichere (*), weil grade das vorliegende Stck im Bruch erkennen lsst, dass das Relief nicht fest genug auf den ziegelartigen Grund aufgedrckt ist, so dass theilweise ein Hohlraum
in Gips abgeformt seien, oder
nachgebildet seien
ist.
G.
Patroni
il
riferisce
famoso santuario di Poseidon sorgeva, come fu gi supposto da altri, sulla spiaggia detta le colonne"; che probabilmente fu ricostuito verso il sec. III av. Cr. e che pare debba esisterne sotterrata gran parte,
quali deduce che
la qule potr esser
messa
in luce
da futuri
scavi.
Hlsen
d. C. si
Del famoso incendio Neroniano, dei giorni 19-27 luglio del 64 conoscevano gia parecchi monumenti epigrafici contemporanei 1) un
:
:
grande cippo di travertino, trasportato fra i materiali per la costruzione della chiesa di S. Pietro e descritto da un ignoto umanista del sec. XV-XVI, la cui
copia si trova neirappendice al codice Marciano di Fra Giocondo f. 250 e nella notaraccolta a stampa del Mazocchi (1521) f. 165 il Mazocchi lo dice fissus in
;
(1)
Auch
Prof. Joseph
Kopf
wahrscheinlichere.
8ITZUNGSPR0T0C0I.LE
95
iiifatti la
XVI
raccolta di Benedetto Sassi (presso S. Tommaso in Parione ; v. Michaelis Jahrbuch des Instituts 1891 p. 170 sg.); 2) due altri simili, ritrovati circa
ziano
il
rinale
1645 nelle fondamenta del noviziato dei Gesuiti presso S. Andrea sul Quie descritti da L. Holstenio e M. Gudio. Lo Henzen pubblicando Tepi,
n.
826,
li
'
fieri
XV finem
et
XVII
Ma
stesso
non
sosterrebbe
dell'ara
monumentale,
pi questa tesi dopo l'interessante scoperta tornata alla luce sotto il nuovo palazzo dell'Ammi-
cd illustrata con
331-339.
comun. 1889
p.
i
379-391
p.
116
al
sg.).
Eiporto dunque
due
testi
come
sa-
volume
Exemplum Mazochianum
Exemplum
H AE C
Ilolstenianum:
I
HAEC
CLAVSA
AREA
INTRA -HANG
AREA
NTRA
HANCC
DEFINITIONEM-CIPPORVJA
EST
5
DEFINITIONEM'CIPPORVM
CLAVSA
EST
5
QVAE
EST/,"
INFERIVS
nillll!l!l!!ll(l!ll!!!l!!!!!!!!!!!lll!llllllll!l!
imP
/'////."/.'///////////.'.'/EX-VOTO-SVSCEPTO
QVOD
DIV
ERAT
NEGLECTVM NEC
CAESARE DOMITIANO AVG GERMANICO EX VOTO SVSCEPTO QVOD DIV ERA NEGLECTVM NEC
REDDITVM-INCENDIORViW
ARCENDORVM CAVSA
10
REDDITVm-INCENDIORVM
ARCENDORVM
CAVSA
QVANDO
ARSIT
VRBS
PER
NOVEWl
DIES
10
NERONIANIS TEMPORIBVS ET-HAC' LEGE- DEDICATA* EST NE-CVI LICEAT INTRA HOS TERMINOS
VRBS
PER
ET HAC 'LEGEDEDICATA
EST- NE CVI
AEDIFICIVM
15
NEGOTIARI
15
ET
VT
ALIVS- VE-QVIS-MAGISTRATVS
20
OMNIBVS
VITVLO
SEPTEMBRES ROBEO
20
4-6
'
'
mazoch.
25
VE QVI D SERERE PRAETOR CVI HAEC- REGIO SORTI OBVENERIT SACRVIW FACIAT ALI VS- VE-QVIS MAGISTRATVS VOLCANALIBVS X K SEPTEMBRES OJANIBVS ANNIS VITVLO ROBEO ET VERRE R AC P RECATIONIBVS NFRA SCRIPTAM AEDI K SEPT ia n st
ALIVD
ET
VT
dari
qvaest
Q_VOD IMP CAESAR DOMITIANVS AVG GERIWANICVS PONT MAX CONST TVIT Q_ FIERI
96
SITZUNGSPROTOCOLLE
Henzen quanto il Lanciani non si sono avveduti che vi sono le prove per l'esistenza di un terzo esemplare del monumento. Nel cod. Paris, fonds Dupuy 461 f. 144 (v. CIL. VI, 1 praef. p. LVII c. LXVII), fra carte in
tanto lo
* Romae gran parte appartenute al celebre Peirese, troviamo la nota seguente effossum anno 1618 mense Maio in horto N. Cavadori, ubi olim erat Circus Maximus. Fuit autem ilico asportatum ad D. Petri in opus fabricae (segue una copia delle linee 5-22 deH'epigrafe). Lo Henzen, pubblicandola nelle ad:
Ma
'
denda
perch^
al
il
Corpus
p. 839,
Parisino.
un'altra testimonianza contemporanea, e senza dubbio indipendente dal codice II numismatico Francesco Angeloni nella sua opera: La historia
illustrata con la verit delle antiche medaglie
Augusta
secondo
(Roma
1641.
fol.)
p. 183, illustrando la
lui
medaglia di Marco Aurelio Cohen III p. 54 n. 534, che rappresenta il tempio di Mercurio presso la porta Capena narra
il
riferire
ci che
intesi
dal
Sig.
Francesco Passer!
gentilhuomo Romano di ottime qualit, e delle cose antiche, e delle inscrittioni particolarmente, molto intendente. Afifermava egli di havere veduto gli anni a dietro iscoperto da alcuni cavatori il Tempio suddetto (di Mercurio) entro
certa vigna posta tra il cerchio Massimo e'l Monte Aventino, con l'ara poco minore de' nostri altari ne' lati della qule stavano scolpiti il caduceo e '1 in oltre due Petaso eravi la scalinata, che conduceva al Tempio
;
piccole piramidi di travertino dagl' inferiori qule era intagliata la seguente iscrittione:
lati
della
scala,
nell'una delle
EX VOTO SVSCEPTO
(segue
il
QVOD
'
eCC.
del Mazocchi).
La
c.
(Roma
432 ed. 1704) e da altri scrittori di topografia romana. Che le due narrazioni si riferiscono all'istesso fatto, non pu esservi dubbio:
'
intagliata in una piccola piramide di travertino '. Ora Tara Quirinale, come ognuno pu vedere dalla tavola aggiunta alla dissertazione del Lanciani, era infatti circondata da
nitaci dagli scavi del 1888. II Passeri dice che l'iscrizione fu
grandi cippi di travertino, terminati di sopra a guisa di piramidette tronche. tale somiglianza mi pare escluda affatto il pensiero di una impostura del secolo XVII, tanto pi che nh il Passeri stesso, ne l'Angeloni hanno
Una
riconosciuto
il
vero carattere
e l'importanza la
storica
del
monumento,
lo
porta Capena, col qule certaraente non ha niente da fare. Confesso che alcuni particolari della descrizione
il petaso ecc, anche a me sono assai sospetti: ma nh questo, ne la perfetta concordanza col teste Mazocchiano (del qule vengono ripetuti anche gli errori manifesti, come il utatvrvm- se sciat v. 18)
grafista sa
valgono per me contro la fede delle due narrazioni in generale. Ogni epibene come frequentemente testi di difficile lettura siano stati dagli editori corretti secondo quelli stampati p. es. dal Gruter o dal Muratori.
SITZUNGSPROTOCOLLE
97
:
Deir
'
orto
di
N. Cavadori
'
'
non
pu esservi dubbio per, che corrisponda incirca all'angolo NE deU'Aventino, sotto l'orto degli Ebrei sito compreso nella regione decima terza (Aven' :
tinus).
luoghi di
siffatti altari ? se
la questione, con quali criteri fossero prescelti fossero eretti nelle parti distrutte della citt, oppure
40): regiones quattuor integrae manebant, tres solo tenus deiectae : septem reliquis pauca tectorum vestigia supererant, lacera et semiusta, i topografi hanno cercato in varie maniere di stabilire Tandamento e l'estensione dell'incendio. Secondo lo Jordan {Topogr. I, 1 p. 487 sg.) sarebbero state distrutte le regioni XI {Circus Maximus) e III {Isis et Serapis), forse anche la IV (Tem-
XIV
la X {Palatium) non toccate daU'incendio la VII ( Via [Transtiberim), forse anche la II {Caelemontium) e la VI (Alta
;
publica), XIII {Aventinus). Del resto egli vnole fortemente attenuare la gravit della sciagura, ' ' ' opponendo alla tradizione retoricaraente esagerata una testimonianza statistica
Vm
{Esquiliae),
cio un passo deirepistolario apocrifo di Seneca a S. Paolo (ep. 12 Haase): centum triginta duae domus, insula{rum quattuor milia) sex diebus arsere.
ed.
'
Ho avuto sempre gravi difficolt (come avranno avuto altri lettori dello Jordan) a convincermi che un falsificatore del secolo quarto sia stato in grado di stabilire una cifra, che a Tacito, contemporaneo deH'incendio, non
fu dato di riutracciare
(c.
41
domuum
et
insularum
et
sunt
numerum
inire
haud promptum
sia difficile di
Roma dimostrer
dallo
quanto
le
raolto pi savio giuGilbert {Topographie 3, 34-36): e aderisco pienamente alla sua opinione, che cio si debbano considerare come totalmente distrutte le regioni XI. X. e IV (i); immune daU'incen-
Jordan con
Con
il
dizio
mi pare abbia
dio
rimase
se
il
senza
verun dubbio la
XIV
e la
V;
forse
anche
la
VI: mentre
la
non so
la
VH,
per
qule
forse bisogna
gli altari
nominare piuttosto la prima. In ogni caso, diventa probabile che nei quali si doveva fare un sacrificio il giorno delle Volcanalia, sortutte le quattordici
gessero
in
regioni di
Roma.
(')
fatto che
terreno:
Che la regione quarta fosse fra le pi danneggiate, risulta anche dal i monumenti pi insigni dell'epoca Flavia occupano gran parte del suo il templum Pacis con i suoi portici, il templum sacrae Urbis, l'arco
di Tito appartengono a questa regione. Se la Velia, nell'epoca della repubblica un quartiere popolato, nell'anno 80 ine. serviva per montare le macchine del-
Tanfiteatro (Martial. de spectac. 2, 2; et crescunt media pegmata celsa via), questo (nonostante il radiabant atria regis) forse accenna che una parte del Lo Jordan si terreno anche dopo le costruzioni Neroniane rimase libera. maraviglia che nemmeno del Circo Massimo, punto di partenza dell'incendio, viene menzionata una ricostruzione negli anni prossimi '. Gli si potrebbe op-
'
98
9.
SITZUNGSPROTOCOLLE
Mrz.
Mau antike Feuerherde und ihr Name (s. Mitth. Dazu LWY Bemerkungen zur Torrn antiken Brotes.
:
spter).
LWY
dal
Benndorf
{Eranos Vindohonensis p, 372 s.) per i sei oggetti linguiformi che in una nota pittura vascolare (Masner, ant. Vasen im oesterreich. Museum, n. 328) pendono gi dal tavolino di Achille banchettante e che il Benndorf interpetra
per pane primitivo in forma di focacce non lievitate. Gi, sarebbe un modo poco adatto, vista la poca consistenza d'una pasta leggermente tostata, di apparecchiarla in quella maniera sui tavolini. Inolfre non si spiegherebbero
che si riscontrano in tutti gli oggetti in questione: l'espressione delle ombre prodotte daH'attorcigliamento sarebbe una cosa perfettamente estranea aH'nso della pittura vascolare, la qule invece
le strisce dipinte a colore pi scuro
si serve del colore
scuro per indicare una colorazione molto distinta d'una parte d'un oggetto. L'analogia p. es. del vaso colla rappresentanza di Fineo {Arch. Zeit. 1880, tv. 12), farebbe piuttosto pensare a brani sanguinolenti di
carne.
Da
pittura (vd. Overbeck-Mau, Pompeji* p. 285 ss., 576), si conosce un pane lievitato in forma di ciambella, che per la sua frequenza e per la grandezza dei fomi ad esso serviti non pu essere che il pane ordinario, e non gi una
il che per giunta ora viene confermato dall' iscrizione della lucerna riprodotta nel frontispizio dello stesso Brunos Vindohonensis . Lo stesso pane dev'essere stato in uso presso i Greci almeno fin dalla fine del
qualit speciale;
quinto secolo,
lievi rappresentanti
senza dubbio da un tempo assai pi antico: poiche nei riil cosidetto banchetto funebre ricorre tipico fra 1 cibi un
(cfr.
p.
es.
tv. III,
VII
s.).
pane.
porre, che la costruzione dell'arco onorario a Tito Imperatore (C7Z^. VI 944), il qule serviva da ingresso principale sul lato sud (v. Jordan FR. fr. 38) diflBcilmente si pu immaginare senza una riedificazione delle parti attigue dell'edifizio. Ed in generale, la nostra conoscenza assai manchevole della cronaca di Roma nel tempo imperiale, ci deve imporre grande precauzione nel-
l'adoperare V argumentum
rica.
ex
silenlio.
Noto
infine
la statistica
p.
50
sg.)
insulae
reg.
domus
88 89 88
25
IV
X
XI
Questa
somma rappresente a capello il doppio delle insulae Uli domus GXXXU. Un falsario del secolo IV poteva bene imaginre che la grandezza.
della citt fos?.e radoppiata dai tempi di Nerone fino ai suoi, ed arrivare cos\ alla cifra suindicata per le Ire regioni totalmente distrutte. Certamente una ' ' tenuta tale coincidenza non accresce la fede della testimonianza statistica in tanto pregio dallo Jordan.
SITZUNGSPROTOCOLLE
16.
99
Mrz.
(s.
Petersen: das Wunder auf der Mark-Aurelssule S. 78-89). Gamrrini die Inschrift des Mars von Todi. Hlsen: Statuen des Arcadius und Honorius auf dem Forum Romanum (s. Mitth. spter).
oben
Gamrrini
vata in Todi
(cf.
riferisce suiriscrizione
umbra
Bull. 1838, p. 113) nella figura di un guerriero la qule epigrafe ebbe finora varie lezioni ed interpretazioni. Ma tale variet dipese dal non essere stato ben definito il valore di alcune lettere, sebbene ognuno
Premette
il
ref.
che
iiel
modo
artefici, di non chiudere le curve: e questo pi affrettato e semplice si dispiegf) nel carattere corsivo. Fu primo il eh. G. B. De Rossi a produrne l'alfabeto in una laraina di piombo del 2 sec. av. Cr. (Bull. 1853 p. 23), poi altri esempi furono editi dal p. Garrucci, e
in grazia del
si
dal prof. Ritschi. Ma del sec. terzo non possedevamo tutto l'alfabeto, e solo vasetto di Civita Castellana (Notiz, d. Scavi 1887, pag. 272)
acquistarono la
b,
la d,
la.
p, e la r
lo
Se noi seguiamo
le
forme
letterali di quelle,
che
allora
era
in uso, e
e
l'adottiamo nel leggere l'iscrizione della statua di Todi, dove scomparso Telemento umbro, noi otteniamo questa lezione
:
invero non
ahal trutiois
dunum dede
e,
h, r,
et
di
ela.de
La
lezione pi adottata
che
la
si
trova
La
anteriori
trutiois.
solita
il
nome Bene fu
formula latina donum dede esige che si riconosca nelle ])arole del dedicante in nominativo e tali sono appunto ahal raffrontato ahal con il cognome Ahala delle gente Servilia,
:
impresso in un loro denaro d'argento. Ora h noto che i prenomi italici si latini, e qui siamo appunto nel caso. Succede il nome faraigliare trutiois, colla terminazione in is, come in altra tudertina
Druti
La
statua
si
f{ilius), che h bilingue latino-gallica. qule epigrafe non viene citata senza ragione, perch in quella della viene a riconoscere la stessa famiglia di drutius, che in gallico
dicevasi iruticnos.
nel
Fu pertanto un Ahala trutiois, antenato a quelli scritti bilingue, che fece fare la statua di bronzo. E perche la paleografia e lo stile della statua ci riportano al secolo terzo, ne argomentiamo, che in quel tempo questa famiglia di Galli (e non sar stata certamente sola)
monumento
aveva ed esercitava qualche potenza nella citt di Todi. II voto h stato dedia Marte probabilmente per una vittoria riportata contro di Roma:
cato
100
la storia
S1TZU>"GSPROTOCOLLK
ma
romana parla delle invasioni galliche tanto prima che in quel tempo, tace delle vittorie, e ricorda le sconfitte dei barbari.
La
statua fu commessa,
come
resulta
dalla
formula
donum
dede,
nel
secolo
terzo,
e che
neirUmbria,
decoro
monumenti
cospicui.
30. Mrz.
Hlsen
Petersen legt vor: La colMariani: Vasen von Kreta. lection Tyskiewicz, choix de monuments antiques avec texte
explicatif de
W. Froehner.
e acquarelli coi quali
Mariani
ha riprodotto
dei frammenti di vasi provenienti dalPantro di Camares sull'Ida, nei quali si distinguoao due categorie di ornamentazione quella plastica, di forma parti:
ornamenti dipinti. Questi generi si collegano, bench come manifestazione particolare, colla ceramica micenea; i riscontri pi frequenti sono
colare, e
sembrano stilisticamente
derivati,
come sar
esposto pi dettagliatamente in altro luogo. Dai frammenti ceramici scoperti in diverse parti e da lui studiati nell'isola, egli deduce che la produzione ce-
ramica comprende
dell'arte greca.
i generi dallo stile primitive troiano ai pi antichi saggi Alla fine del periodo miceneo appartengono la maggior parte e tra questi sono notevoli le urne, di cui dimostra l'uso continuato fino ai
tempi
alle
idee finora
avute, ritiene
destinate
20. April.
die
Petersen:
als ein Jahr vorher in schwer getroffen, ist am 23 Juli nach 14tgiger Krankheit gestorben. Sechszehn Monate frher hatte er bei der Peier seines 50jhr. Doctorjubilaenms noch sich der zahlreichen Beweise von Liebe, Dankbarkeit und Verehrung erfreut, welche ihm eine lange segensreiche Wirksamkeit aus nah und fern von Freun-
seiner Gesundheit
Geboren am 23 Jan. 1822 in Wrlitz, schloss er 1843 seine Bonner Lehrjahre ab, um alsbald nach Italien zu gehen. Whrend der bis 1854 dauernden Wanderjahre war Rom und das Archaeologische Institut sein Centrum, und auch nachdem er fr kurze Zeit sich in Deutschland niedergelassen, ward er zum Beginn seiner Meisterzeit mit dem Jahre 1857 wieder an seinen Platz nach Rom gefhrt, nun als Sekretr neben Henzen dasselbe Institut zu leiten berufen. Seit 1865 Professor in Mnchen, sollte Brunn noch eine fast 30jhrige akademische Thtigkeit erleben, als Direktor der
Glyptothek zugleich in der fr ihn so nothwendigen Berhrung mit den Denkmlern des Alterthums bleibend, wie in engem Zusammenhang auch mit dem Institut, als Mitglied der Centraldirection imd durch die vielen aus seiner Schule hervorgegangenen
k.
jungen Archaeologen.
In
Rom
gestaltete
Brunn
seine
Rom und
Italiens Denkmlern verdankt, ist das erfolgreiche Bemhen die Nachrichten von alten Knstlern und die Nachbleibsel ihrer Werke, auseiuandergerissen wie sie sind durch die zerstrende Zeit, wieder die alten Meister in ihrer Persnlichkeit in Verbindung zu bringen und Eigenart zu erfassen und in Werken anzuschauen, andrerseits in den losgelsten Resten alter Kunst den Gedanken der schaffenden Knstler nachzuspren. Eigene knstlerische Anlage, ein hervorragend plastischer Sinn war es durch welchen Brunn durchaus selbstndig zu jener Betrachtung plastischer Werke gefhrt wurde, welche das Wesen der
:
dargestellten idealen Persnlichkeit, und mittelhar die Gedanken des Bildners, in den Formen sich entwickelnd, als organisches Wachsthum wie von einem Keime aus sich gestaltend zu sehen sich be-
mhte, eine Betrachtungsweise die mit derjenigen K. Bttichers auf dem Gebiete der Architektur mehr als eine Analogie aufweist, ohne alle gegenseitige Beeinflussung. Jene Arbeiten Brunns, gesammelt und zeitlich geordnet in den 'Griechischen Gtteridealen', sind wohl
das eigenartigste Erzeugniss seiner Kunstforschung, vom ersten bis letzten durch fast ein halbes Saeculum sich verfeinernd und vervollkommnend, namentlich auch zur Meisterschaft der Darstellung hindringend, aber in den Grundzgen dieselben. Und diese Richtung auf das Persnliche, Individuelle, den Werken gegenber wie den Meistern, hat wesentlichen Antheil gehabt auch an der grossen Wirkung die Brunn jederzeit auf seine Schler ausgebt hat. In Rom und Italien in seinen besten Jahren vllig eingelebt,
mit Land, Menschen und Denkmlern innig vertraut, blieb Brunn Griechenland ferner stehn. Wohl war er, besonders nachdem er mit dem ersten Bande der Urne etrusche die Serienpublicationen des Instituts erffnet hatte, stets bemht die immer neuen Entdeckundie Mnchener Gipsgen auf griechischem Boden zu bemeistern sammlung, wie seine zahlreichen Arbeiten in den Mnchener Akademieschriften und sonst beweisen es aber der Gedanke aus der
Knstlergeschichte eine Kunstgeschichte zu machen erlitt durch das immer neu auftauchende Material immer neuen Aufschub. Wohl wuchs die nach seinem Plan angelegte Bruckmannische Sammlung stetig und gewaltig an, aber von der Kunstgeschichte erschien erst
letzten Lebensjahr die erste Lieferung, mit Freude zugleich, sie endlich zu besitzen, und mit schmerzlichem Bedauern, sie nie vollendet sehen zu sollen, empfangen.
im
fast in
genau 7 Jahre nach Henzen geboren und ist in den Tod gefolgt. Ungefhr dasselbe Jahr fhrte beide zuerst nach Rom zu unserem Institut, und wie sie dieses von 1857 bis 1865 vereinigt geleitet haben, so stehen daselbst im Bibliothekssaale beider Bsten einander gegenber, eine wie die andre dem Siebzigjhrigen von Freunden geweiht.
fast
Brunn war
IKONOGRAPHISCHE STUDIEN.
(Tav. V.)
(i).
im Atrium gefunden,
1889
(
S.
im Garten
whrend
in der einen
der gegenberliegenden Nische, sich zwei Bsten gegenber gestanden, von denen die eine ohne Kopf gefunden wurde ( V. E. S. 292). Ich kann nicht umhin zu vormuthen dass uns darin ein vorzgliches Bildniss Alexanders verloren gegangen ist, da wir in der Sammlung von Feldherren und Knigen, die diese Villa barg, Alexander
nur zu peinlich vermissen. Unter den kleineren Marmorbsten sind bis jetzt Archidamos (-) und Pyrrus (3), Demetrios (^) uud Philetairos (5) mit gengender
Sicherheit erkannt.
als
Ob
bei
dem
an Knig Juba von Mauretanien zu denken wre, mchte ich vorlufig unentschieden lassen, es bleibt unter den Marmorwerken
(1)
Vgl. I Ptolemaios
VI Philometor, Athen.
Mittheill.
XII 1887
S.
212
II Pyrrus,
Knig von j:peiros, Rom. Mitth. V 1891 S. 279. Ein Capitel ber Alkibiades konnte noch nicht verffentlicht werden, weil es nicht mglich war
Zutritt zu der
Sammlung Torlonia
vom
Verfasser selbst
ff.
ff.
Heibig,
Mange
S.
377
ff.
(*)
(5)
104
j.
six
weiter noch ein Knig und ein Feldherr die in diese Richtungweisen. Von den beiden grossen bronzenen Knigsportrts, die noch
unbekannt blieben, glaube ich eins erkennen zu drfen, dasjenige das von den Herausgebern Ptolemaeus Alexander genannt wurde (').
letzte Herausgeber des Kopfes, Arndt diese Beaus ikonographischen wie zeitlichen Grnden fr unzeichnung haltbar " erklrt {^). Hren wir zunchst seine eigene Meinung
:
die
stellten mit denjenigen Alexanders des Grossen haben, vemuthungs weise an dessen Vater, Philipp von Makedonien (382-336), dessen
Portrt nach unserer eberlieferung von Euphranor Leochares und Chaereas gebildet worden ist. Fr Alexander ist der Dargestellte
zu alt
Arndt htte hinzufgen knnen auch ist der Haarwuchs verschieden uod die Haartracht weniger lang; die Profillinie ist minder
:
(1)
I,
Taf. 69 n. 70
(*)
u.
Rom.
zurck-
genommen am
0. n. 186 u. 187.
IKONOGRAPHISCHE STUDIEN
flach
;
105
;
ist voller,
Kopf Uezu dem Kinn und den Backen gefllter: um nur die Unbergang terschiede hervorzuheben, die stark ausgeprgt sind und kaum der
tritt
die
Nase
mehr
und krzer
ist
der
der Hals
strker, der
Auffassung des Knstlers zu verdanken sein knnen. Aber auch wenn die Aehnlichkeit mit Alexander grsser wKre als sie in der That ist, htte Arndt kaum auf Philippus rathen
drfen, da dieser doch wie alle seine Zeitgenossen gewiss noch einen Bart (und noch kein Diadem) getragen hat ('). Erst mit Alexander
fangen die Griechen an sich zu rasiren, nach den Alten damit die Barbaren sie nicht am Bart packen knnen wie mich aber wahr:
(Lysimacheia)
(Smyrna)
dem
sein
indem
Trotzdem scheint mir Arndt auf der rechten Spur gewesen zu er sich wahrscheinlich von den Alexanderkpfen auf MnVergleicht
man
die
Exemplare dieser Mnzen die Imhoof fr seine Portrtkpfe ausgewhlt hat, so erkennt man die Unterschiede im Typus zwischen Alexander (Taf. I, 1; II, 2) und Lysimachus (Taf, II, 14) leicht genug. Vergleicht man aber mehrere Exemplare, so ist es nicht
immer
(*)
so leicht zu entscheiden,
wem
8)
Numismatique
selber, trgt
d' Alexandre
Grand,
Taf.
XXIII,
einen Bart.
106
j.
six
eher
leitet
sei.
Solche Alexander-Mnzen
(^).
mgen zu
jener
Ansicht ver-
haben
Dieser
Kopf aber
vereinigt in sich eben alle jene Elemente Lysimachus zu deutenden Kpfen Alexander fremd
sind. Ich verweise auf das krzere etwas mehr gekruselte Haar, auf die gradere Profillinie und die schrfer abgesetzte Nase, auf die volleren weicheren Backen, den strkeren Nacken, den weniger
hinaufgerichteten Blick und die allgemeine Aehnlichkeit die sich schwer in Worte fassen lsst. Was den Vergleich immer erschwert
ist
Mnzen
offenbar
immer noch
einen Alexander-
kopf haben, nur mit den Zgen des Lysimachus, in dem Kopfe dagegen ein wirkliches Portrt. Aber eben die charakteristischen Zge
finden sich auch in der leider nicht hervorragenden Bronzemnze von Lysimacheia, wo die Hrner fehlen (-) und niemand daran zweifelt
dass ein Portrt des Stifters vorliege. lieber das Aeussere des Knigs verlautet nichts, nur hren wir
man
etwas in
dem
Stiernacken gleicht, zu erkennen meint. Auch wird man es diesen Zgen nicht zuwider finden dass der Knig mehr tchtiger Kriegs-
mann
als
Was
kluger Herrscher war. das Alter des Knigs betrifft so gehen unsere Berichte
auseinander. Nach Appianus, Syr. 64, war er als er im J. 281 fiel 70, nach Justin, XVII, 1 schon 74, nach Hieronymus bei Lucian Makrobioi 11 gar 80 Jahre alt. Er hatte danach als er sich im J. 306 das
nymus
Knigsdiadem anlegte 45, 49 oder 55 Jahre. Zwar konnte es Hierowissen, aber auch die anderen Quellen pflegen nicht bel
sein,
unterrichtet zu
und da Lysimachus
erst
Feldzgen Alexanders hervortritt, neige ich dazu, die minder hohen Zahlen vorzuziehen. Die Mnzen geben keine Auskunft, da sie offenbar den Knig verjngen {^).
0) Das Exemplar das ich neben der Mnze von Ephesus, deren Abdruck der Gte Imhoofs verdankt wird, gebe ist von Smyrna und aus der Sammlung
meines Vaters. Es weicht nicht minder vom Alexandertypus ab als jenes, steht aber der Bronze viel weniger nahe. Hchstens in Mund und Kinn liesse es
sich vielleicht besser vergleichen
(*)
d. ant.
in der
Mnzen
IKONOGRAPHISCHE STUDIEN
107
;
Es wird
unsere
die Statue Ueberliefening aber kennt, soviel ich weiss, nur eine die nach Pausanias I, 9, 4 zu Athen vor dem Odeion des Perikles
stand.
I S.
624,
2,
284/3
alt war. Wollte man Knig trotzdem annehmen, was nahe liegen wrde, dass der herculanensische Sammler seine Copie aus Athen bezog ('), so msste man
67 bis 77 Jahre
zeitgemsses Portrt anHessen, sondern sich begngten mit der Nachbildung eines fertigen Werkes aus der ersten Regierungszeit des Knigs, wenn nicht gar eines noch frheren Bildes, dem das Diadem hinzugefgt worden.
Die Existenz, oder vielmehr die Mustergltigkeit eines solchen setzen die Mnzbilder voraus. Mir kommt diese Vermuthung sehr
wahrscheinlich vor, aber beweisen lsst
sie
sich selbstverstndlich
grausamen argwhnischen
Kmpfers seiner
IV.
ETHYDEMUS
mir ein merkwrdiger Kopf aufgefallen, in dem ich sofort, nach Stil und Tracht, einen Baktrischen Knig zu erkennen glaubte. Der
ist
Kopf
fel
ist
alter Fischer
bezeichnet und
stammt
auf Ta-
aus der
Sammlung
Band
er
mor, hnlich
ist aus einem fettigglnzenden Mardes sterbenden Galliers voni Capitol, also wohl asiatischer Herkunft und mindestens lebensgross. Es trgt einen
45 abgebildet wurde. Er
dem
Hut dem er die Bezeichnung als Fischer breitrandigen, dicken verdankt. In dessen Rand sind rechts und links Flicken angebracht.
'
'
Auch
die Nasenspitze ist modern. Sonst ist nichts restaurirt, wohl aber scheint einzelnes abgearbeitet zu sein, was sich nicht so leicht wie sonst im Museo Torlonia, erkennen lsst, da der Marmor in der
(1) Von den oben genannten fanden sich von Seleukos Demetrios und Pyrros (Alexander und Juba"), Statuen zu Athen. Auch andere W.erke der Sammlung scheinen dorthin zu weisen.
108
J.
six
Sammlung Giustiniani im Freien gestanden und neues Oxyd kommen zu haben scheint. Da ich einen baktrischen Knig zu erkennen glaubte erbat
be-
ich
von Herzog von Ceri, Frsten Torlonia die Erlaubnis den Kopf zu photographiren und herauszugeben, was mir in zuvorkommendster
Weise gestattet wurde. Vgl. Taf. V. Der Kopf trgt, wie gesagt, einen merkwrdigen Hut der mehr als an den Sonnenhut, an den Sonnenhelm erinnert, wie ihn die Knige von Baktrien und Indien auf ihren Mnzen hufig tragen.
,
Darunter luft ein breites Band, das sich ganz so zeigt wie dem Sonnenhut auf den Mnzen des Antimanur fehlen dem Bande
chos
('),
am Kopf
Knigsbinde. Aber
sollten,
im Nacken, wo
sollte.
Der
tiken
nicht,
Hut
"
wie er jetzt
ist,
entspricht keiner
Form
des anes in
Hutes oder Helmes, die ich kenne. Der Sonnenhut ist der ist einfach flach konisch gebildet. Viel nher wrde
der usseren
z.
B.
am
der gewhnliche Petasos stehen, wie wir ihn Parthenon finden. Der Petasos aber ist lange nicht so
:
Form
im Nacken. Dagegen scheint mir dass, wenn man annehmen darf dass der Rand rundherum eingekrzt ist, und die Flicken die Einschnitte ausfllen, sich eine Form ergiebt die dem Helme sehr nahe kommt welchen Eukratides (-) und manche seiner Nachfolgen tragen. Aber sei dem wie ihm wolle, die Dicke weist jedenfalls auf
indischen Knigen giebt es
einen besonderen Schutz gegen die Sonne, und ausser den baktrischkaum ein Beispiel dass sich ein Knig
(3).
()
Museum
Cat.
of Indian
coins,
Mnzen
mit dem Helm das Diadem vom Eande verdeckt und zeigen sich nur die
Schleifen.
(*)
1.
1.
V, 7
ff. Es entspricht diese Fonn dem PeMnzen {Br. Mus. Cat. of coins Thes-
saly
PL
(')
und
6).
Ich darf hier wohl davon absehen dass die Knige der Edonen, Bisalten und die lteren Knige der Makedonen hchst wahrscheinlich mit dem
IKONOGRAPHISCHE STUDIEN
109
Als ich aber vergeblich unter den Knigen, die mit jenem Schutz dargestellt sich auf Mnzen finden, mich nach den charakteristischen
hatte, wies
Zgen des Mannes aus der Sammlung Torlonia umgesehtn mein Vater mich auf ein Tetradrachmon des Euthyde-
mus
von Baktrien('), dessen Bild alle Zge des Kopfes wieder besonders wenn man mit dem nach rechts gewendeten Mnzgiebt,
I
bilde die
linke
Denn
die
Furche in
ist,
der Backe
am
Mundes
Statt eine Schwierigkeit zu ergeben besttigt diese Bemerkung die Wahrscheinlichkeit unserer Annahme, in dem es klar ist dass der
Stempelschneider, statt die rechte Seite wieder zu geben, die linke, wie ihm bequemer war, in den Stempel schnitt, die dann im Spiegelbilde auf der
Ausser
Mnze zu stehen kam. dem Munde aber und der Furche am Munde
und die Backen
in
man
allen
gezeichneten geschwollenen Formen, das besonders kleine Auge, ja sogar das lange schmale Ohr, das von dem rechten wieder grundverschieden ist. Auch die Kopfform ist dieselbe und der hemsche Ausdruck berzeugend hnlich. Nur die Nase ist ganz verschieden gebildet, auch wenn man von der modernen Spitze absieht. Zwar
knnte ich mich dabei auf die anderen Mnzen des Euthydem berufen, aber man wird spter sehen warum ich das nicht thun zu
mssen glaube. Auch zweifle ich nicht, dass die Mnze in dem hohen Nasenrcken die richtige Form, die zum Kopfe passt, bewahrt hat, da ich einer starken Abarbeitung der ganzen Nase, die sich in der Vorderansicht wohl sogar an der Breite des Nasenrckens
erkennen
lsst,
dem
Torloniaschen
Kopfe wirklich ein Bild des Euthydem besitzen, so drngt sich die Frage auf, wie kommt eine rmische Sammlung zu dem Portrt eines wenig bekannten Knigs aus dem fernen Baktden. Dass sich
Petasos (die Makedonische Kausia) dargestellt werden, da sie immer nur als Reiter, sei es auf sei es neben ihrem Pferde, vorkommen, was eben den Petasos motivirt.
()
Imhoof,
7.
1. 1.
Taf.
I, 6.
Auch
dieser
fr
Num.
110
j.
six
diese Frage, vermuthungsweise wenigstens, leicht beantworten lsst, scheint auch fr die Deutung nicht unwichtig. Die Hauptstellen ber Euthydem finden sich bei Polybius X, 49 und XI, 34. Dieser
nachdem Euthydem von Antiochus dem Grossen geschlagen war, er ihm mittheilte, er wre aus Magnesia gebrtig und gehre nicht zu denjenigen die gegen Antiochus II sich emprt htten er habe im Gegentheil die Nachkommen des Emprers ausberichtet
dass,
;
beifhrung von Sk}'then wirkte auf Antiochus, und dieser erkannte nicht nur die Unabhngigkeit Euthydem's an, sondern versprach
auch dessen Sohne Demetrius eine seiner Tchter zur Ehe. Es geschah dies um 208 v. Chr. (').
Es mag nach dem Frieden mit Antiochus, der den Verkehr mit dem Westen erffnete, Euthydem Veranlassung gefunden haben zu
erneuter Beziehung zu Magnesia, die dazu fhrten dass, entweder er selber seine Statue dorthin stiftete, oder aber, dass seine Ge-
burtsstadt ihrem ruhmreichen Brger eine Bildsule errichtete. Den Kopf einer solchen Statue knnte ein Giustiniani, die bis
ein Inselreich an der Kste Asiens, Magnesia gebesassen (2), an der Fundstelle erworben haben. Auch genber, wegen des Asiatischen Marmors empfiehlt sich eine solche An-
nahme. Eine Besttigung der vorgetragenen Ansicht glaube ich auch in den Mnzen zu finden. Euthydemus' ltere Mnzen zeigen im
(')
(*)
1.
1.
S.
XXL
II,
Galleria Giustiniani
Taf. 168.
IRONOGRAPHISCHE STUDIEN
111
(^)
wesentlichen denselben
Kopf wie
die
Mehrzahl
der
Mnzen der
vertriebenen Dynastie des Diodotiis, das heisst einen ziemlich unpersnlichen Seleiicidentypus, mehr oder weniger der Person des
Herrschers aogehnelt. Mehr war in Baktrien wohl nicht zu erlangen. Der Stempel mit dem hchst individuellen Portrt, das wir kennen, wird in directem Zusammenhang mit der Statue stehen und ent-
weder demselben Knstler zu verdanken, oder nach seinem Werk angefertigt worden sein. Ob dieser Knstler nach Baktrien entboten
wurde, oder aber Euthydem selber nach Magnesia zu kommen Veranlassung fand, ist nicht zu errathen und kann uns gleichgltig sein
fr die Frage die uns hier beschftigt hat.
P)
Man
sehe den Catalogue of Indian Coins, Greek and Scythic Kings II. Zu den Ausnahmen gehrt das schne Portrt des
112
j.
six
V.
Als ich
zum
Mal
die Tafel 15
kam
mir, trotzdem
Kopf
dargestellte Per-
mochte wer
es sein knnte.
fiel,
dem
Es hat mehr als ein Jahr gewhrt, bis es mir pltzlich eindass mir der Dargestellte bekannt war aus den Mnzen mit Bildniss des T. Quinctius Flamininus, das ich mir frher einfest ins Gedchtniss geprgt hatte. Eine Vergleichung der
der Profilansicht des Kopfes, besttigte meinen Ein-
n. 318, ist von pentelischem Marmor. Er wurde 1841 durch Gerhard in Kom erworben. Ergnzt sind die Nase, der Hals, mit einem Theile der
den ich hier nher zu begrnden versuchen will. Der berlebensgrosse Kopf, im Museum zu Berlin
Bruststck.
Berliner Katalog gilt der Dargestellte als (^). anscheinend auf ein Bildniss etwa noch Grieche, der Kopf gehe aus dem vierten Jahrhundert v. Chr. zurck Ist dieses nicht mit
<
Putzen gelitten
Im
Der mit desto grsserer Bestimmtheit vernehmen Kopf gehrt nach dem Typus des Gesichtes einem in rmischer Zeit, gegen das
Ende des
2.
Jahrhunderts
des vierten
n.
Chr. lebenden
Persnlichkeit
vorchristlichen
Jahrhunderts
an
Es
als
gehen diese Ansichten ber die Entstehuugszeit nicht weniger ein halbes Jahrtausend aus einander.
Schwerlich sind die Herausgeber der Bruckmannschen Portrts nher ans Ziel gekommen. Man mchte wohl gerne trumen von einer griechischen Kunst die zur Zeit Lukians im alten Griechenlande noch Wunderwerke geschaffen, whrend in
Kom
die
Kunst
schon auf der Neige war, aber es gibt doch dafr nirgends einen Anhalt, und es hat wohl noch immer Rom die besten Krfte an
sich gezogen.
Man
vergleiche unseren
um
sich zu
()
Beschr.
d.
a.
Skulpturen
S.
132.
IKONOGRAPHISCHE STUDIEN
US
vergegenwrtigen, wie gross der unterschied ist, wie viel usserlicher die Formen bei jenen sind, wie ganz anders der Knstler
bei diesem von innen heraus geschaffen hat. Ja sogar die ebertragung von Bronze in
Zweifel statt gefunden hat, scheint mir frher zu liegen. Die Hand des Copisten fhlt feiner, als diejenige der Meister jener Zeit.
Haare und Bart zeigen ein viel grsseres Verstndniss fr Wiedergabe von Masse und Farbe, als wir es am Ende des zweiten Jahrhunderts nachweisen knnen.
Andererseits aber
ist
sicheren Bildnisse aus jener Zeit, wie die des Seleukos, der Epi-
kureer und andere mehr, zeigen noch nichts von jener Weichheit der Wiedergabe, von jener farbenreichen Oberflche die unseren Kopf
kennzeichnet; alles
ist
dort
Sind diese Erwgungen aber immer mehr oder weniger subjectiver Art, und fhren sie vorlufig bloss zu negativem Resultat
:
Mode
ergeben.
Das
sorgfltig
Haar
stische Zeit hindurch hufig, der kurz geschnittene Bart aber weist
auf eine ganz bestimmte, ziemlich eng zu begrenzende Zeit. Seit Alexander blieb es Mode sich zu rasiren nur die Phi;
losophen
teil
folgten dieser
als
lnger wachsen
Mode es im
und
4.
ganz kurz
240
190
- c. - c.
IftO
und Makedonien
c.
180
149
Pharnakes
Mithradates
157
180
c.
Philippos Perseus
220-178
178-168
man weder
mehr als ein Jahrhundert dauernden Zeit, den Bart Weise kurz geschnitten getragen (^). Aus dem Ende des
ist
(1)
Wesentlich anders
um
unter der Satrapentiara getragen zu werden. Anders ist auch der Bart der spteren rmischen Kaiser, besonders am Kinn viel lnger. Anders auch die
Darstellung des ungeschorenen Kinnes Traurender, wie es bei Rmern wiederholt sich findet.
114
dritten oder aus
j.
sir
v.
dem
zweiten Jahrhundert
Chr.
Gehen
wir,
nachdem wir
ben, zur Vergleichung mit dem Mnzbilde des Flamininus ber. Der Goldstater trgt auf der Vorderseite einen brtigen Portrtkopf und auf der Kehrseite eine Nike die den Namen des Fla-
mininus,
T QVINCTI,
bekrnzt.
Das Exemplar
in
in
Berlin wiegt
8.55
(^),
das in Athen
8.53
und das
Paris 8.50
Gramm
{^).
Friedlaender bemerkt {^): ^ Da die Mnze im Stil sich den makedonischen Knigsmnzen dieser Epoche genau anschliesst, und da sie
die
wohl
in
Makedonien,
nicht in Griechenland geprgt Er htte noch mit Fr. Lenormant {*) hinzufgen knnen da die Aufschrift nicht griechisch sondern la:
teinisch
ist, ist
die
Mnze
dem
Die BekrDzung des Namens weist darauf hin dass sie nach iege bei Kynoskephal im J. 197 geprgt worden ist. Da es
ist,
kann
sie
J. 196,
whrend Flami:
ninus Herr in Makedonien war, anzusetzen sein. Gold fand er genug im Triumph fhrte er 3713 Pfund baaren Goldes und 14514 geprgte Fhippei mit (*''). Die Statue wozu das Original des Berliner Kopfes gehrte wird im Jahre 196 entstanden sein. Wir hren zwar nur von einer Statue des Flamininus in
(^) sagt,
mge
aber es
es
dem
ist
dem man
mit
dem
dem
Auch
(1)
(*)
Zeitschrift
f.
Num.
2.
Mionnet, Suppl.
I,
III, p.
Bernoulli,
Rom. Ikonographie
I.
Mnztaf.
(3)
(^)
20.
9.
2.
(5)
(6)
I,
1.
115
der griechischen Inschrift, war offenbar ein Weihgeschenk der dankbaren Griechen.
Vergleicht man den Marmorkopf mit dem Mnzbild, wozu sich das Athenische Exemplar am besten eignet, so springt sofort die allgemeine Aehnlichkeit ins Auge, die leicht zu sehen, aber schwer
Worte zu fassen ist. Bei dem Vergleich der einzelnen Teile muss man nimmer aus dem Auge verlieren dass der Stempelschneiin
der, griechischer
Gewohnheit gemss, die kleineren Details strker accentuirt hat als es in der grsseren Kunst ertrglich gewesen
um die dnnen gekniffenen Lippen auszudrcken, viel lnger bilden mssen, als er sich in der Profilansicht des Kopfes zeigt hat aber doch denselben Eindinick hervorgerufen, der freilich bei einer Vergrsserung des Kopfes schwinden wrde.
wre. So hat er den Mund,
;
vor,
damit
man
sehe wie
kurz dort der Bart geschnitten ist, und die Augenlieder sind an der Mnze, wie fast immer, ungebhrlich gross gebildet.
Dagegen
ist
der
Bau
im Schdel,
wie in der Profillinie (die moderne Nase bleibt billig aus dem Spiel) und in dem mriss des Bartes. Besonders schlagend ist auch
die Uebereinstimmung im Haar, in Wuchs und Tracht. Nicht als ob sich Locke fr Locke entsprche es ist ja weder der Kopf nach der Mnze noch umgekehrt die Mnze nach dem Kopf gear-
in den grossen Partien wie die Locken im Nacken vor den Ohren hervorquellen und sich dick auf die herabhngen, Stirne legen, und wie sie an den Schlfen sich trennen und ver-
beitet
aber
hltnismssig tief eingeschnitten sind. Pariser Exemplar der Mnze nhert sich das Kinn
Am
mehr
der
Form
die der
Marmor
zeigt
an
dem Exemplar
in Berlin lassen
116
j.
six
et
Flamininus war im
J.
triginta
annorum
wie Liviiis XXXIII, 33 berichtet, und der Berliner Kopf wrde nach dem Urteil der Verfasser des Katalogs einen Mann in reiferen
Jahren darstellen. Ich habe deshalb die Face-ansicht der Bruckmannschen Photographie wiederholt, ohne jegliche Vorbereitung, auf das Alter hin taxiren lassen. Einstimmig hat man zwischen 30 und
40 Jahren gerathen; die Mehrzal aber hat hinzugefgt: jedenfalls nicht ber 35, der nchste Wurf war 32.
Die Jugend des Mannes zeigt sich, meines Erachtens, in den Augen, die noch nicht eingesunken, und deren Lieder noch ohne
jede Falte sind, in
schrferen Zgen die die Backen an Mund und Nase begrnzen, an der geringen Flle des Bartes unterhalb der Mundecken und an dem dnnen Schnurrbart.
Die
immer
viel
des Alters eignet, knnte etwas lter scheinen, freilich aber nicht soviel wie das Mnzbild, das doch keine andere Datirung zulsst.
niss des
Die Erkenntniss, die wir somit von einem vortrefflichen BildFlamininus gewonnen haben, beseitigt endgltig das von
Fr.
Lenormant a. a. 0. pl. VII, 3 verffentlichte Kpfchen, das schon Bernoulli R. Ikon. I S. 62 mit Recht verworfen hat.
Es scheint mir immer hchst gefhrlich die Charakteristisk einer Person zur Bestimmung eines Portrts verwenden zu wollen,
aber einmal zu einem Resultat gelangt, darf man vielleicht ein paar Zge anfhren die vortrefflich passen. So mchte ich glauben,
das unruhig suchende Auge, das nicht grade ausblickt, so wie der und es scheint gekniffene Mund charakterisiren den Diplomaten
;
mir fr den neubackenen Philhellenen sehr bezeichnend, wie er in knstlicher Unordnung der Locken so zu sagen smmtliche Griechen bertraf.
Nicht minder wichtig als dieser Fund fr das Verstndniss der Person des Flamininus sein mag, scheint er mir f\ir die Ikonographie der lteren republikanischen Zeit in Rom. Es ist zwar dieser Kopf ein griechisches Werk, und die meisten
aber es bleibt doch immer das erste sichere Beispiel eines grsseren Bildnisses eines Rmers aus jener Zeit. Hoffentlich leitet es an zur
Erkenntniss anderer Rmer, da
wo man
bisher nur
Griechen zu
vermuthen wagte
IK0N0GBAPHI8CHE STUDIEN
117
(i)
dem von
157, T. XII, erkannten Antiochos Soter folgen sollte, der sich aufwrts nicht minder eng an den Alexander des Leochares (2) wie
abwrts an die Pergamener anschliesst. Auch Antiochos der Grosse galt vorher als Caesar (3), und obgleich bei Philetairos {*) nicht
leicht einer an Attilius
fr einen
Rmer
Am
in
der Villa
zu
Herculanum
phischen Phantasien Veranlassung gegeben hat, denen ich ein fr allemal den Boden zu entziehen hoife.
Von dem Herculanischen Akademiker {Bromi Taf. 59, 60) Ptolemaios Apio oder Berenike, von anderen Libya, von Comparetti {V. Ercol. S. 21, Taf. VI) Aulus Gabinius oder Apollo, von Arndt (Gr. u. Rom, Portr. Taf. 99 f.) hellenistischer Herrscher genannt, ist fr alle diese Benennungen der einzige Grund das mit der Binde, das sich uns als modern ergeben wird.
Haar
vorzglich erhalten, nur die Augen sind modern aus Bronce eingesetzt. Auch der Hals und die kleine Bste
ist
Das Antlitz
sind antik
etwa
der ganze
Scheitel
sammt
der
Taenie
und den
(^).
modern
Das geht nicht nur aus dem Fehlen antiker Patina, aus der rohen Arbeit des Haares innerhalb der Binde und der unantiken Form und Behandlung der hobelspanartigen Locken hervor, sondern lsst sich im Inneren deutlich herausfhlen, da der roh abgebrochene
Rand
(')
Ich denke
u.
a.
u.
an Kpfe wie der sogenannte Marius oder Cicero, Rom. Portrts Taf. 27 u. 28.
II.
(3)
(^*)
Koepp, Berliner Winckelmanns-Programm 1892 S. 18, Taf. Brunn und Arndt, Gr. u. Rom. Portrts 103 u. 104,
Gercke, Bonner Studien S. 139
ff.
(5)
Wo
allem die
Locken vorkommen laufen sie nie spitz zu man yergleiche vor aegyptischen und kyrenaeischen Mnzen, womit dieser Kopf immer
;
118
j.
six
die auf der Stirne eingravirten Lckchen knnen nicht Weise verdeckt gewesen sein, da sie wirkungslos geblieben wren und sinnlos. Die langen mit der Bste aus einem Guss gearbeiteten Locken im Nacken, die unter den modernen Locken liegen, haben soweit sie jetzt sichtbar sind, schwer gelitten. Der Zustand erklrt sich vollstndig aus den Fundumstnden.
Auch
in dieser
17 Noviembre
si i
Hren wir den Bericht Paderni's an Tannucci ( V. Ercol. S. 212 a) 1759.... In un lato di detto termine (siehe unten)
trovata caduta una testa di hronzo, la qule portal subito al Museo ; questa mattina di buon'ora incominciato a scoprirla
e
ben con-
io b
incominciato,
ma
li
gione non esser stall fatti unitamente al getto della testa, ma erano capelli sciolti formati di rame filato, e di poj saldati sopra
la fronte; siccome si e trovata la detta testa a faccia sotto, la calcinazione li d del tutto consumati. La testa d di ottimo ca-
La
il volto d conservatissimo
ma
la disgrazia
li
rame
finato,
che rimane la fronte senza capelli. Picciola porzione di petto che detta testa tiene e rotta in diverse parti. Li capelli che cadono sopra il collo, ine questi si son trovati tutti calcinati
per
lo
cominciando al di
di capelli attortigliati, questi sono cavati dallo stesso getto, e non riportati; onde da quello che io ho potuto capire nella calcinazione di quei sopra la fronte, dovevano essere arricciati dell'istessa maniera di quej che gli cadono sul collo ; altezsa di
detta testa in tutto d di
un palmo
mezzo.
Eigentlich bleibt nur zu erklren wie De Petra, der zuerst die Nachricht annahm ('), sich spter ( V. Ercol. S. 266) dieser Er-
1. Schon im J. 1762 habe Winckelmann die Locken gesehen und nicht an deren Echtheit gezweifelt. Das beweist aber nur dass die Restauration schon vor 1762 stattgefunden hat.
{})
s.
IKONOGRAPHISCHE STUDIEN
2.
11^
:
Man msse
er
habe aus anderen Schriften Padernis gelernt, dass er unter calcinazione nichts anders verstehe als eine ossidasione avansata.
sein,
angefangen, und wenn Paderni tutti perduti er denn auch sonst damit tadellos erhalten ?
3.
kaum
meint
Wenn man
man
alle
Locken fr modern erklren und dabei annehmen, sie wren richtig ergnzt; denn die Binde stimme zu dieser Flle, und es gebe eine
Locke die, von geringerer Arbeit als die anderen, sich allein als modern zu erkennen gebe. Diese eine Locke weicht nur insofern
von den anderen ab, dass sie nachtrglich gelitten hat, und der Verlauf der Binde beweist nichts, da auch sie neu ist. Die alte die
Paderni sah, wird wohl noch darunter vorhanden
Pademi ausdrcklich dass im Nacken die und nicht angesetzt wren. Es ist also kein Grund an der ausfhrlichen Nachricht zu zweifeln die sich, wie alle die ich nachgeprft habe, als sehr sachlich
hat.
Wie
der
Kopf nach vorne gefallen war, und das Gesicht geschtzt blieb. Ist der Kopf also restamirt, so bleibt die Frage, ob richtig oder wie sonst, und dabei sind die auf der Stirne eingravirten kleinen Lckchen sehr wichtig. Diese gehen nicht bis ganz oben, und wo
aufhren haben die Locken aus Kupferdraht, deren Reste Paderni fand, aufliegen mssen. Wie man sich diese Haartracht zu denken
sie
hat kann
nirgends besser sehen als in einem pompeianischen den Bcker Paquius Proculus, duumvir juri dicundo, Wandgemlde, und seine Frau darstellend welchen letzteren Kopf wir umstehend
;
man
Stirne, die
man
auf
Wandgemlde genau, und was man von den langen echten Locken im Nacken, unter der modernen Perrke, erkennt (u. a. eine Locke bei Comparetti und de Petra Taf. VI, mehrere bei Brunn und Arndt Taf. 100) stimmt nicht bel. Auch die Bckersfrau hat eine Binde im Haar, die selbstverstndlich kein Diadem ist. Es ist klar dass sich in Marmor keine genaue Analogie finden
kann, aber etwas
anders
12
j.
SU
kleinen Stirnlckchen,
in
Marmor
wieder,
z.
zusammen mit den langen Locken im Nacken B. an dem Kopfe, welcher von Bernoulli (^)
der jngeren Agrippina zugeschi'ieben wird. Alle frheren Deutungen des Kopfes sind von der restaurirten
ihr.
und und
neuer Bestimmungsversuch von der Haartracht ausgehen mssen, diese weist, wie wir sahen, auf die Zeit des Claudius oder Nero,
zweifellos auf eine Frau, was meines Erachtens sich auch aus Eormen und Zgen von Hals und Antlitz gengend zu erkennen gibt.
(1) Komische Ikonographie II, 1, Taf. XIX. Die grsste Aehnlichkeit mit nach Padernis Bericht anzunehmenden Flle der Stirnlckchen, zeigt
der,
ein
n.
13, Bernoulli
1.
1.
S. 194,
Fig. 33.
IKONOGRA.PHISCHE STUDIEN
121
Weiter sind die Zge sehr individuell und haben, wie schn auch immer, nichts von einem Idealkopf, ja man sieht noch heute in Neapel Frauen aus dem Volke die an diesen Typus erinnern.
Der Kopf
Ein
ist
dort zu
finden
darf nicht
in dieser
Wunder
Beziehung
unvermeid-
es ist
der
Kopf
darf nicht
Deutung
schrift ist
damit zu rechnen.
Einen Vorschlag dazu kann ich leider nicht machen, aber ich meine noch einmal die Thatsachen feststellen zu mssen, da sie,
meiner Ueberzeugung nach, noch nicht richtig erfasst sind. Vielleicht gelingt es besser in der rmischen Epigraphik bewanderten
lsen.
:
Zeugen Weber ( Villa Ercol.^. 211 b) 16 Noviembre 1759.... uu pedazo de marmol cij)olazo de cerca 1 pal.
Hren wir
die
en,
inclujo al natural
es termiiie
(a.
a.
0. T. I) und
am
selben Tag: se
ha encontrado la ietra
de marmol. Paderni
T, igual
(a. a.
mine di marmo
biscio la
met caduto
vole che
vi
i
pezsi, e la disgrazia
fmora
mancano
essa
formata di
uno
li
^ il
seguente
"-"SPIS
'^^,
seguenti
(a.
0. Taf. I),
ma
fra
primi
questi
Ultimi
mancano lettere. Das Notamento (1. 1. S. 255 b) .... termine di marmo cipollazzo, alto con la base pal. 5, largo pal. 1
Und
weiter
Weber
(a.
c.
122
6 por 5 omas con la letra^ que grande al natural incluyo (nicht abgebildet); und anders ...dos pedasos de marmol cebolaso que se cree sean de lo que faltaba al dicho termine con estas letras VLI
son largos los dos primeros pedazos de marmol cadauno. Das Notamento Due pezzi di marmo ciy Vs di questo termine con queste lettere VII.... pollazzo, forse parte
(a. a.
.
.
0. Taf. I)
1 pal.
sono larghi
li primi due pezzi pal. 1 e onc. 6 ciascuno. Mit Comparetti (a. a. 0. S. 28 ff.) die gegebene Grsse der Buchstaben anzuzweifeln liegt kein Grund vor. Es wird wiederholt
sie wren in wirklicher und die verschiedenen AbbilGrsse, dungen stimmen berein.
versichert,
Man wird aber eine grssere Breite des Hermenpfeilers als er annehmen mssen, weil der Kopf einen
breiteren verlangt. Die Bste ist jetzt
0.30 M. breit
ge-
messen haben, und die hchste Angabe fr den Pfeiler geht nur bis
cerca 1 pal. das
ist
0.2645
M. Die
genauere Angabe aber macht es auch mglich die Breite der Inschriftflche
2ivdonc. 9j nur 0.1983
zu bemessen,
-PtSPIS.I
ydo
und dazu stimmt ungefhr die Abbildung der Inschrift. Der Pfeiler, wie sich aus einem Vergleich mit anderen
ergibt,
sein.
Wie
M.
so
gespalten
sein
Das T
Anfangsbuchstaben zu erkennen
Vor gegeben. Ob es zur ersten Zeile gehrt scheint nicht sicher. VLI oder ESPIS fehlen wenige Zeichen, aber die zuletzt gefundenen
kaum unterzubringen sein, und mssen also der zweiten Zeile gehren, da es weder oben, wo der Stein sich fortsetzt, noch unten, wo der Kaum unter Q_leer ist, eine dritte geVII werden dort
IKONOGRAPHISCHE STUDIEN
123
geben haben kann. Es scheint nicht unmglich dass zwischen und LI noch ein Zeichen fehle, z. B. ein I (').
lium, drngen sich die
sten auf wie
;
GENIO
ANTEROS ARCAR
wie
(3),
ist
eine
Inschrift
GENIO M N eT
fr das
LARIBVS
|
DVO DIADVInschriften
MENl
Haus bestimmten
besten durch Vergleich mit einer fr die Oeffentlichkeit verfassten Inschrift, wie die der weiblichen Portrtherme
erkennt
man am
im
metus
Museum Memoriae Gl. Ti. f. Olympiadis Epithypatronae pientissimae (^), oder einer anderen von Nemi Fundilia C. f. Eufa patrona docti (^). Hier der volle
Britischen
lib.
: :
|
Name, dort blos entweder Praenomen und Cognomen ohne Gentilicium aber mit dem Zusatz nostri oder n. Wenn der weihende
Sklave
ist,
so
Amt
nius Primus
c.
Dispensator
30.
Amt
anderes eingefallen das zu den Resten stimmen knnte als vilicus, und trotz der nicht seltenen Verwendung des Q_vor V bleibt mir
die Lesung V[I]LIQ(us) doch hchst bedenklich. Als Sklavenname wrde sich einzig und ohne Bedenken T[h]espis ergeben. Merk-
wrdig bliebe das gnzliche Fehlen des Namens der Dargestellten, wenn dieser nicht etwa hher hinauf weggebrochen sein kann, aber undenkbar ist doch auch dieses bei einem Privatmonument nicht.
Nicht jede Frau scheint ein Praenomen oder Cognomen gehabt zu
haben.
(')
Es
ist
mehr Raum da
ist.
()
C. I. L.
C)
(^)
-
/.
Z. L.
G. I.
X X X
S.
S. 106, n. 865.
S.
;5)
Friederichs-Wolters
1689.
()
Am
See von
Nemi
Museum, The
104
u.
105.
124
J.
SIX,
IKONOGRAPHISCHE STUDIEN
Thespis fr den Namen der Frau zu nehmen ist auch misslich, weniger weil kein Raum fr den Namen des weihenden bleibt, als
weil sich fr den Rest der Inschrift nichts
ausdenken
lsst,
und
vorkommt. Sonst
Six.
VESTALINNENOPFER.
(Tafel VI)
Das auf Tafel VI (') abgebildete Relief befindet sich im zweiMuseo nazionale zu Palermo. Es gehrt bereits seit dem Anfange dieses Jahrhunderts dem genannten Museum an und
ten Hofe des
ist
Sammlung
gekommen,
dessen Besitzungen in der Provincia di Girgenti lagen. lieber den Fundort ist nichts mehr festzustellen dass das Monument in der
;
Gegend von Girgenti oder berhaupt in Sicilien gefunden sei, folgt natrlich aus dem Wohnorte des frheren Besitzers nicht notwendig.
Auffallenderweise
ist
obwohl
durch die vorzgliche Ausfhrung wie durch den Inhalt der Darstellung von hohem Interesse ist. Die Reliefplatte hat jedenfalls zur Verkleidung einer grossen ra
es ebenso sehr
Auf
ist sie
Kante abgeschlossen;
ergiebt.
dem Fehlen
Unten hat
am
meisten aus
dem Grunde
tenden Teile des Reliefs (die sitzende Frau, das dritte Mdchen von links, das Postament mit dem Stier, der Altar und der togatus) aufstehen. Die rechte obere Ecke des Reliefs fehlt, der untere Teil der rechten Seite ist abgebrochen
(2),
(^).
(') Die dem Lichtdruck zu Grunde liegende photographische Aufnahme verdanke ich Hrn. Dr. Heinrich Bulle, der auch einige, mir zweifelhaft gebliebene Punkte der Darstellung nachgeprft und mir darber Auskunft erteilt hat.
(2)
Stier
Der Bruch geht durch den Fuss des 3. Mdchens, die Basis mit dem und das Gewand des 4. Mdchens. (3) Der Bruch geht durch den Oberkrper der sitzenden Frau und der Lngs des Bruchs
ist
die
am
126
trgt 1,02 m., die obere
E.
SAMTER
die
Hhe
excl.
der Fuss-
Im Hintergrunde
mit dem
oberen Teile hervorragend, 4 Sulen dargestellt; die jonischen Capitle sind nur bei den beiden ersten erhalten. Zwischen der 1.
und
2.
Sule
ist eine
Quadermauer
('),
sichtbar.
Das Gebude
ist per-
von links in schrger Eichtung weiter in den Hintergrund. In einiger Entfernung folgt eine 5., ebenfalls jonische Sule, die zu einem andern Gebude gehrt haben muss, wie sich aus der grsseren Distanz, der niedrigeren Stellung
spectivisch dargestellt
es zieht sich
des Capitls
ergiebt.
ist,
An
dieser Sule, von der ebenfalls nur der obere Teil sichtbar
fortsetzte
und jedenfalls
Auf
r.
gewandt, eine Frau auf einem Sessel mit Lehne, auf deren oberem einer Verzierung erhalten ist. Von den Fssen des
Reliefs
am Boden
Ueber den
Die Frau
fllt eine
abgebrochen, oder auch eines Attributes erhalten. Die Fsse, die auf einer Fuss-
Hand liegt auf dem linken Knie der rechte Arm auf dem Schoss ist ein Ansatz der rechten Hand
bank ruhen, sind mit Sandalen bekleidet. Der Kopf, der ideale Zge besonders beschdigt ist Nase, Mund und zeigt, ist sehr bestossen
;
Kinn.
Hinter der thronenden Frau
ist in
weibliche Gestalt dargestellt; weiter rechts folgen drei andre, von denen nur die mittlere strker aus dem Reliefgrunde hervortritt.
Alle vier schreiten nach rechts sie tragen langes, unter der Brust gegrtetes ntergewand und Obergewand, das jedoch deutlich nur bei der 3. Figur von links zu erkennen ist. Der Kopf ist nicht
;
vom Gewnde
(1)
je weiter
Die Striche, welche die Quadern andeuten, laufen in schrger Eichtung; nach r. die Sulen sich befinden, desto hher steht das Capital.
VESTALINNENOPFEB
bis ZU den Schultern herabfllt
127
einen
Von
Knopf (wohl zu einer fibula gehrig) zusammengehalten wird. der 1. Jungfrau ist nur der Oberkrper sichtbar (ohne die
2.
;
Hand
der
r.
Unterarm
ihr
auch ein Teil des Unterkrpers sowie der r. ist abgebrochen. Sie legt die Hand auf den
gehenden Gefhrtin. Letztere ist vollstndig r. Unterarms und die r. Hand fehlen (i),
Mund
Von dem
4.
Mdchen
sieht
man
den Oberkrper (ohne die Arme) und einen Teil des Unterkrpers. sind bestossen. Im Gegensatz zu dem Idealkopfe
der thronenden Frau sind die Gesichter der 4
Mdchen
sehr indi-
Ganz rechts steht, fast en face, etwas nach links gewandt, ein Mann in Tunica und Toga. An der Fssen trgt er Schuhe mit Bndern.
streckt er den
fehlt
die rechte
Hand
mit Votivbildern
und
trgt einen
um
den Leib
auf
dem
:
rechten, etwas
niedrigeren Postamente steht ein kleiner Widder. Vor den Basen befindet sich ein kleiner, runder Altar mit Frchten vorn ist daran
eine Guirlande, darber eine patera dargestellt.
Bevor ich die in der Ueberschrift gegebene Deutung der Darstellung begrnde, sind zwei Keliefs zu erwhnen, die ihrem Inhalte
Das
eine
nimmt
in den
linke Hlfte
auch bei Gerhard, antike Bildwerke Tf. 24, danach in Baumeisters Denkmlern des klass. Altertums III, nr. 2173); das andre, hier
auf Grund einer Parkerschen Photographie reproducierte Relief ge-
{}) Vielleicht reichte sie dem togatus die r. Hand. Den 1. Unterarm stellen wohl die undeutlichen, oben stark bestossenen Formen oberhalb der Hand des togatus vor (ziemlich deutlich zu erkennen ist die von innen gesehene Hand-
wurzel).
Es liegt dann freilich eine arge Verzeichnung vor, die in seltsamem Gegensatze zu der Trefflichkeit der brigen Ausfhrung steht.
128
E.
SAMTER
XXII)
().
(*)
Das Albanirelief
ist
ist die
Villa Al-
bani nicht zugnglich geworden. Dr. Bulle, der auch dies Monument auf meine Neu sind Bitte untersuchte, teilt mir ber die Ergnzungen folgendes mit am Altar die rechte Ecke und ein Teil der Flamme der Oberkrper des
:
VESTALINNENOPFER
129
Wie
beiden
auf
dem Palermitaner
andern Darstellungen vor einem Tempel eine auf einem Sessel mit Fussbank und Lehne (') thronende Frau, deren Hinter-
kopf vom Obergewand verhllt wird. Hinter ihr nach r. schreiten, wie auf dem Palermitaner Monumente, auch auf dem Albanirelief
dem ein Frchteopfer brennt. Auf der Sorrentiner Basis fehlt der Altar, der auch hier wiederkehrende Zug der Jung-
frauen
bewegt
nende Frau
Palermo, sind auch auf dem in Sorrent, zwei Votivtiere, Stier und Kalb (?) {-), auf hohen Basen dai-gestellt (3). Auf dem Relief der Villa Albani steht neben
auf
Relief in
Wie
dem
dem
dem
Altar be-
findlichen
Basen mit den Votivtieren auf dem Palermitaner MonuAbarbeitung grade oberhalb des Basiska-
mente
pitls
entspricht. [Eine
Ob die Kleidung der Mdchen auf dem Albanirelief mit der auf dem Relief von Palermo bereinstimmte, lsst sich bei der
starken Ergnzung der ersteren nicht mehr entscheiden. Dagegen gleicht die Tracht der Jungfrauen auf der Sorrentiner Basis durchaus
der auf der Palermitaner Darstellung. Nach Heydemanns Beschreibung freilich (a. a. 0. p. 309) bedeckt der Mantel bei der Mehrzahl der
Mdchens
ist alt
;
rechts, der
(das
Gewand auf
;
der Schulter
auch die heiden Kpfe in ganz flachem Eelief) alle Sulen und der Giebel, mit Ausnahme der Sule links, der schmale glatte Streif links vom Thron [ausgen. c. 13 mm.] an der Sitzenden der rechte Arm mit Ausalt sind
;
nahme der
(1)
Stirn, Teile
am
Scepter, die
Auf dem Albanirelief ist ebenso, wie beim Palermitaner, ber den Tuch gebreitet. In der Hand trgt die Frau hier ein Scepter.
Beide Tiere scheinen Opferbiuden um den Leib zu tragen. Ueber die zwischen ihnen befindliche Athenastatuette vgl. unten p. 131. Aehnlich wie auf den hier besprochenen Reliefs, ist ein Schwein auf einer Basis, jedenfalls auch ein Votivbild, auf der Rckseite des lateranischen Reliefs mit den etruskischen Stdtegottheiten dargestellt (Heibig nr. 650, Benndorf-Schne nr. 212).
130
E.
SAMTER
zu stimmen. Allein dies
ist,
X d)
wie
ich durch Betrachtung des Originals feststellen konnte, unrichtig. Infolge der schlechten Erhaltung des Monuments ist allerdings bei
der Mehrzahl der 5 Figuren die Art der Kopfbedeckung nicht mehr sicher zu erkennen, bei der vierten von links jedoch ist es voll-
kommen
Mantel, sondern, wie auf dem Palermitaner Relief, mit einem besonderen Gewandwelches unterhalb des Kinns durch einen Knopf (Fibula) zusammengehalten wird ('). Aus den hervorgehobenen ebereinstimmungen der drei Moist,
Kopf
nicht mit
dem
stcke verhllt
numente geht zur Genge hervor, dass die Deutung fr alle drei die gleiche sein muss. Fr die Erklrung giebt das Relief der Villa
Albani allein keinen Anhalt, dagegen ermglichen die beiden anderen Darstellungen eine vllig sichere Deutung. Inbezug auf das Sorrentiner Relief bemerkt Heydemann
0. p. 309, 2
:
a.
a.
nosce
Vestali.
Baumeister
l.
c.
(a. a. 0. p. 270) herrhrende Deutung das Richtige (-). das eigentmliche Kopftuch der Jungfrauen auf den Reliefs von Palermo und Sorrent ist dasselbe, das die schnste der Ve-
Gerhard
Denn
dem Atrium Vestae {^) trgt (nur ist bei ihr das Tuch nicht unterhalb des Kinns geknpft) und ebenso auch die Vestalin Claudia Quinta auf dem Altar der Magna Mater (Kapitolin.
stalinnenstatuen aus
Mus., Heibig
nr.
433)
{% Es
ist
bulum
(5).
Festus legt das subulum ausschliesslich den Vestalinnen bei ; wie Jordan (HistoriKnpfung des Kopftuchs unwegen
die
en)
terhalb des Kinns angedeutet. (2) An Vestacult dachte auch Zoega bei dem Albanirelief, liess aber fehlender Beweise wie sie jetzt die anderen Reliefs beibringen
Deutung dahingestellt
(3)
sein.
Abgebildet bei Jordan, Tempel der Testa und das Haus der Vesta-
Denkmler
III,
II,
Fig. 2170.
63,
Abgebildet
u. a. bei
Mller-Wieseler
816
u. bei
Baumeistern,
Fig. 864.
(5) Fest. epit. p. 349, 8. Sufjbulum vestimentum album, praetextum, quadrangulum, oblongum, quod in capite Vestales virgines sacrificantes habebant, idque fibula comprehendebatur.
VESTALINNENOPFER
sehe und philolog. Aufstze Ernst Curtius gewidmet, Berlin
131
1884
p. 217) vermutet, nur dem Namen nach von dem Kopftuche verschieden gewesen, das jede Frau beim Opfer zu tragen hatte. Man knnte daher zweifeln, ob das subulum allein die Erklrung
der Darstellung als Vestalinnenopfer hinreichend begrnde. Allein die Richtigkeit unserer Deutung wird besttigt durch die rechte Hlfte des Sorrentiner Reliefs Gerhard noch nicht bekannte
T.
c),
wird. Hier ist innerhalb des Tempels, ber das Peripetasma hervorragend, ein kleines Athenabild dargestellt. Heydemann a. a. 0. p. 310
erklrt die Kleinheit der
sowie ihre hohe Aufstellung aus dem Bestreben des Knstlers, das Bild trotz des Peripetasma vollstndig sichtbar erscheinen zu lassen.
Diese Erklrung ist ziemlich knstlich, und sie ist berflssig. Die Kleinheit der Statue bedarf keiner weiteren Erklrung, sie entspricht den wirklichen Dimensionen des dargestellten Bildes
:
nicht
ein verkleinertes Tempelbild haben wir vor uns, sondern das drei
Ellen hohe
Palladium,
das
im Heiligtum
wurde
{}).
Tempel auf dem Sorrentiner Relief Vestatempel gekennzeichnet, und ebenso ist dann naauch der Tempel auf den beiden andern Reliefs zu benennen.
ist
der
Ob
Vestae
grndete Vestaheiligtum auf dem Palatin darstellen, ergiebt sich nicht mit Sicherheit aus der Anwesenheit des Palladiums.
Das
3.
;
Jahrhundert
Tempel (Herodian. V, 6, 3 vit. Elag. 6), doch ist es mglich, dass daneben, wie Wissowa (Hermes 1887, p. 44, Anm. 1) auf Grund der allerdings erst aus dem 4. Jahrhundert n. Chr. (Henzen, bull. dell'Inst. 1863, p. 210) stammenden Inschrift von Privernum (Wilmanns 1231 C. X 6441) vernach Chr. in
alten
dem
mutet,
besessen hat
auch die palatinische Vestacapelle ihr eignes Palladium auf (^). Doch halte ich es fr wahrscheinlicher, dass
lieber das Palladium vgl. Preuner, Hestia- Vesta p. 423 ff. Henzen a. a. 0. p. 211 lsst es unentschieden, ob das in der Inschrift erwhnte Palladium Palatinum das alte, auf den Palatin versetzte Bild
(*)
()
ist
132
E.
SAMTER
am Forum
gemeint
ist,
da
ja
das palati-
nische Heiligtum nur aus einer Aedicula bestand {Kai. Praen. 28.
dagegen ein grsserer Tempel dargestellt ist. Auf die architektonische Form der aedes Vestae ist freilich bei der
das Vestaheiligtum ist nur durch einen ganz willkrlich gestalteten Tempel angedeutet ('). Doch ist diese willkrliche Abweichung von der Wirklichkeit nicht
:
besonders merkwrdig, da ja auch sonst auf rmischen Reliefs Bauwerke sehr frei wiedergegeben sind (vgl, das Hateriermonument,
Mon.
deW Inst. V, 7, Benndorf-Schne nr. 358) Dem Opfer, das die Vestalinnen (3) vor dem
(-).
Vestatempel dar-
als Gttin
wenigstens auf
dem
Relief von
Formen des Kopfes, im Gegensatz zu den individuellen Zgen der Mdchen hinlnglich charakterisiert, ebenso durch das Scepter
idealen
dem Relief der Villa Albani. Die matronale Erscheinung passt durchaus fr Vesta und stimmt auch im Wesentlichen zu der sitzenauf
z.
B. Cohen
I,
p.
240).
lieber die Bedeutung der beiden Frauen, die auf dem Sorrenumgeben, habe ich keine Vermutung. Dass sie
nicht Vestalinnen sind, zeigt die abweichende Kleidung. Den togatus auf dem Palermitaner Relief darf man wohl mit
einiger Wahrscheinlichkeit fr den Priester ansehn,
sicht ber die Vestalinnen oblag, fr den Pontifex
dem
die Auf-
maximus.
auch die
Beachtung verdient
schliesslich
und
in
Villa Albani
(^)
nicht berein
jonisch, auf
(*)
Die Tempel auf den drei Monumenten stimmen auch untereinander auf dem Sorrentiner und Palermitaner Relief sind die Sulen
:
dem
zweiten Gebude
auf
dem Palermitaner
Relief (vgl.
oben
p. 126) gemeint
(3)
ist,
rjntiner Basis) dargestellt sind, erklrt sich wohl aus rumlichen Rcksichten. Ebenso wechselt auch auf den Mnzen die Zahl der Jungfrauen (vgl. Preuner
a.
a.
0. p. 330).
VESTALINNENOPFER
133
Mnzbilder zeigen eine runde ara vor dem Tempel der Vesta. Vgl. Jordan, Tempel der Vesta p. 18. Nach der Trefflichkeit der Arbeit darf man das Palermitaner
Relief schwerlich spter als in das
setzen, doch
1.
nachchristliche Jahrhimdert
kann
es sehr
Das gleiche
gilt
rentiner Basis
(^),
mir
scheint,
Danzig, 24.
94.
Ernst Samter.
(1)
Heydemann
a. a.
0. p. 311
;3M(5
Ueber das Albanische Relief kann ich auf Grund der Photographie nicht urteilen; Zoega nennt es " cVassai buona scultura
Cristo.
y>
;
DIE KARYATfDEN
Brunn hatte
Knstler
(I,
542) eine Gruppe von Werken inschriftlich bezeugter athenischer Bildhauer aus rmischer Zeit zusammengestellt, von welcher der
Knstler der mediceischen Venus wegen der Unechtheit der Inschrift
schon seit lngerer Zeit ausgeschieden und der Kleomenes der Florentiner ra noch krzlich wieder aus demselben Grunde ver'
'
worfen worden
ist (').
Auch
und
ihrer Schwestern
Kaim Palazzo
Giustiniani (Matz-Duhn, Bildw. in Rom 1363; 1364) auf diejenigen, welche Diogenes im Pantheon aufstellte, hat immer mehr an Wahrscheinlichkeit verloren. Der Gruppe muss heute noch eine Statue
entzogen werden, die Maenade in Villa Albani, welche fr ein Werk des Kriton und Nikolaos gilt (Heibig 716. Loewy, Inschr. griech. Bildh. nr. 346). An der Echtheit der Inschrift, die an der linken
Seite des hinter
dem Kopf
ist,
grube bis unter das Kinn von moderner Hand in anderem Marmor ergnzt und in nahezu der gleichen Ausdehnung das Haar hinten
(2).
Nun
Schulter der
Rom. Mitt. 1893, S. 202 (Michaelis). Auf der Tafel bei Brunn-Bruckmann, Denkmler nr. 254 ist die untere Schnittlinie am Hals und teilweise an den Locken deutlich zu erkennen. Die obere ist auf der linken Seite neben dem Kinn sehr gut, auf der rechten schwach sichtbar. Ein ber der Halsgrube besonders eingeflicktes Stckchen von aufifallend weiss schimmerndem Marmor scheint von unten gesehen die einzige Ergnzung und hat wohl Schuld daran, dass man die anderen Schnitte
(1)
(*)
H.
135
Maenade zwei lange gedrehte Locken, das Haar des Kopfes dagegen geht in geschlossener Masse nach hinten, ohne wie es notwendig wre, gleich hinter dem Ohre einen Teil nach vorne zu entsenden.
Der Ergnzer musste infolgedessen die nach oben verlngerten Schulterlocken in harter und unrichtiger Weise beinahe rechtwinklig an das antike Nackenhaar des Kopfes anstossen lassen. Ferner wre
zu fordern, dass der Schaft hinter dem Kopf sich auf den Rcken er schneidet aber mit seinem unteren ergnzten Teile fortsetzte
;
Haarmasse
ein,
die auf
dem Kcken
aufliegt. Endlich finden sich an der unversehrt erhaltenen rechten Seite von Kopf und Korb keinerlei Spuren, dass die rechte Hand angelegen habe. Man kann sie aber, da der Arm hoch erhoben war,
weder
ist,
noch
kann man eine Geblktrgerin etwa einen langen Th3Tsos aufsttzen lassen. Wir haben also drei sichere Anzeichen, dass Kopf und Krper
nicht zusammengehrten.
<
Die Maenade ist berhaupt keine Geblktrgerin gewesen. Man meinte bisher, dass die Kasseler Athena, die Athena Lemnia des
Phidias, wie Furtwngler nun berzeugend nachgewiesen hat, in rmischer Zeit zu dieser bacchischen Karyatide umgestaltet sei, da dieselbe nach Vertauschung der Seiten und nach Ersetzung der
Aegis durch ein Fell fast in allen Teilen mit ihr bereinstimmt {Friederichs- Wolters, Berl. Gipsabgsse 478). Doch sind auch die
Proportionen etwas andere, die Maenade ist schlanker und nicht so breitschultrig wie die Lemnia. Locken fallen ihr auf die Schulter.
Das
breiten Grtel in feinere Falten zusammengerafft. Dagegen ist ein so eigentmliches Detail, wie das sackartige Auslaufen der senk-
dem
Man
bisher bersah. Flasch und Arndt waren zuerst an der Abbildung die unschne Form und bermssige Lnge des Halses aufgefallen. Ergnzt sind femer
am Kopf
Seite
;
das Kinn, die Nase, ein Stck des Korbes vorn und an der linken
an der Statue der rechte Arm, der linke Unterarm mit der Hand, die
Zehen, viele Stckchen an Gewand, Fell und Grtel. Der untere Zipfel des Fells setzte sich ehemals bis wenig ber Kniehhe fort, wie die Spuren eines abgearbeiteten Puntello auf der entsprechenden Steilfalte (da,
wo
dieselbe pltzlich
136
H.
BULLE
knnte auch jetzt noch wegen der gestreckteren Verhltnisse der Maenade an der bisherigen Erklrung, dass sie eine spte Um-
bildung aus der Lemnia sei, festhalten, wenn dem nicht mit der Thatsache zu begegnen wre, dass dieser Maenadentypus im 5. Jh. bekannt gewesen sein muss, da wir ihn in jngeren Entwicklungsstufen kennen.
Es sind die zum Teil als Musen ergnzen Statuen de sculpU 21 o, 1646; 507, 1013; 509, 1027; 694 B, Clarac, mus. 1623 A; 700, 1654 ('). Sie gehren alle dem 4. oder 3. Jh. an, doch
in der
ist die
ein Zipfel
nicht directe Abhngigkeit von dem zum mindesten Bekanntschaft mit ihm vorausgesetzt werden muss. Wir drfen also den Werken phidiasischer Kunst getrost diese neue Statue einreihen. Wenn man nicht annehmen
lteren Typus,
(2)
zu bilden
Umgebung
des Phidias,
im Kreise
seiner Schler
sein.
und Nikolaos
haben wir uns fortan an den Kopf mit der Inschrift (A) zu halten. Zum Glck steht er nicht isoliert, da eine Reihe anderer Statuen
(1)
(2)
Auf
Dass eine Bakcha, oder, wie man bei der kniglichen Haltung und dem hoch aufgesttzten Thyrsos fast lieber annehmen mchte, Ariadne in
statuarischer Ausfhrung fr das 5. Jh. kein Unicum ist, zeigt ein zweiter Typus, der in rmischer Kopie in einer Statue des Palazzo Altemps erhalten
ist (Matz-Duhn, nr. 512. Clarac 690 B, 1651 A). Es ist eine lebhaft auschreitende Gestalt mit hnlich geknpftem Fell und hoch erhobenem rechten Arm.
Falten und den kleinen, sich nach oben bauschenden Fltchen auf dem linken Oberschenkel hervorgeht, in dieselbe Kunstrichtung wie die von Winter (50.
Berliner Winckelmannsprogr., S. 97 f.) behandelten Maenadenreliefs und dieDer schne, nach Nike des Paionios, nur dass sie etwas jnger sein drfte.
einem Bronzeoriginal aus der zweiten Hlfte des die angeklebte Traube modern ist, gehrt nicht
tete
Umkehrung
137
durch gleichen Fundort uud stilistische Verwandtschaft mit ihm verbunden sind. Es ist die folgende Serie Yon Karyatiden
:
B.
nr.
628.
(Abb.
1).
Die Gestalt
Fig.
1.
Arme
Korb
und Krper.
dem Kopfe
einen
reichverzierten
138
'
H.
BULLE
(zu Unterst Astragal, darber Rosettenkranz, oben Ranken und Blten, zwischen denen Sphingen sitzen), ausserdem Ohr- und Halssehmuck, und hohe Sandalen.
Ergnzt sind ein Stck des Korbes, die Nase, die Lippen, unbedeutende Stcke an den Fingern, die untere Hlfte der von der linken Hand abwrts gehenden Falte, die Fsse, soweit sie sichtbar sind.
num.
Abgebildet Clarac, mus. de sculpt. 4^2, 808. Guattani, Moant. ined. 1788, Settembre^ tav, 1 (irrtmlich als die Karyatide des Kriton und Nikolaos). Vgl. Friederichs- Wolters 1556.
Heibig 827.
C.
raotiv
ist
und Gewandanordnung im wesentlichen B entsprechend, nur der rechte Unterarm etwas mehr gesenkt und infolgedessen das
sichtbar.
Die eingewickelte linke Hand ist bis ber Brusthhe erhoben, die Rechte hlt einen in seiner usseren Hlfte abgebrochenen Gegenstand, der einem Tuche hnlich sieht. Auf
Handgelenk
dem Kopfe
hat
sie
unter
dem Korbe
bestehenden Tragring {tvXri, aictTga ; vgl. Hermann-Blmner, Privataltertmer S. 163), wie er sich auch bei A findet.
Ergnzt der Korb und Dreiviertel des Tragrings, das Haar ber
der Stirn, Nase, Kinn, Unterlippe (senkrechter Sprung durch den ganzen Kopf in der Linie der Ohren), der Hals, fast alles Nackte
der Brust mit
Haar im Nacken,
dem Halsband, ein Stck der linken die linke Hand bis zum Gelenk,
Schulter, das
ein Glied des
Hand, Gewandstcke an der senkrechten Falte unter der linken Hand, der rechte Fuss. Die Figur ist sehr stark berarbeitet, wovon wohl auch die Querfltchen vor dem linken
Bein herrhren.
Abg. Clarac 444, 814 (mit falscher Fundangabe). Nibby, Museo Chiaramonti II, 43. Pistolesi, II Vaticano deseritto IV, 16.
Vgl. Friederichs- Wolters 1554. Heibig 23.
D. London. British Museum. Newton, Guide graecovornan sculpt. I, 126. Der linke Fuss ist parallel dem rechten nur wenig vorgesetzt und das Bein kaum entlastet. Die Tracht be-
langem Ueberschlag ohne Grtung auf den Schultern wird durch grosse Knpfe zugleich ein Mantel festgehalten, welcher hinten herabfllt und neben dem
;
139
Hand
Der (ergnzte) rechte Unterarm geht wagerecht nach vom. Reicher Schmuck an Handgelenken, Hals und Ohren. Der Korb
gen wird.
gleicht
dass die
setzt sind.
Erg. der vorstehende Teil des rechten Arms, der linke Fuss, ein Stck des Korbes (nach der Angabe in den Ancient Marbles). Abg. Clarac 444, 813 (mit falscher Fundangabe). Guattani,
Mon.
n.
fol.
4.
Tf. 4.
(Die Angabe,
gleichzeitig
und
seien
mit dem Sardanapallos des Vatikan entdeckt worden, beruht auf Verwechslung mit den Kanephoren von Monte Porzio, Heibig 326 und 370. Ueber den Fundort siehe unten).
E. Rom. Villa Albani nr. 725. (Abb. 2). Tracht und Schmuck wie bei D. Doch hat E linkes, nicht rechtes Standbein, und ein krzerer, berfallender Teil des Mantels ist hinten schleierartig ber den Korb gezogen. Erg. der vordere Rand des Korbes, die Nase, das Kinn; der Rumpf einschliesslich der anliegenden Arme von unterhalb des Busens bis zu den
schenkel.
Knieen;
die
Falten
I,
fg.
Abg. Clarac 444, 814 B. Daremberg-Saglio, Diciion. des ant. 1204 (irrtmlich als die Karyatide des Kriton und Nikolaos).
nr.
[F. 151.
Rom.
Vgl. Friederichs- Wolters 1557. Heibig 830. Gipsabguss in den Bagni Bernini, Via del Corso
1.
verkleinert nach
ist,
besonders im
sehr verwandt
und
die linke
Hand
im Abguss
weggelassen. An der ungeschickten Art, wie die Haare an dieser Stelle behandelt sind, sieht man deutlich, dass es sich nicht um
eine freie moderne Nachbildung von D oder E handeln kann, sondern ein antikes Original vorauszusetzen ist. Ueber den Verbleib desselben war bei dem Gipsgi esaer, der das Stck geliefert hat, keinerlei
Auskunft zu erhalten
der Barbaren
mit einem
vom Konstantinsbogen
Jedenfalls hat also ein sechstes Stck existiert, das sich vielleicht
in irgend einer
Privatsammlung verbirgt.]
140
Wenn
ist (*), so
damit, wie ich vermuten mchte, die Eeihe vollzhlig htten wir zu dem Kopf desJKriton und Nikolaos eine
Gestalt von
zu ergnzen.
Fig.
2.
(*) Auch die Korbtrgerinnen von Monte Porzio sind wie die Koren am Erechtheion sechs an der Zahl (Schreiber, Arch. Ztg. 1877, S. 66, nr. 390).
141
Ueber
Winckelmann (Gesch. d. K. XI, 1, 14) Diese Caryatide wurde nebst einer anderen und dem Sturze von einer dritten entdecket im Jahre 1766 in einem Weinberge des Hauses Strozzi, etwa zwo Miglien von dem Thore S. Sebastian entlegen Das sind A, B und E Winckelmanns Bezeichnung Sturz fr E ist etwas un. ;
genau
().
auf die Maenade aufgesetzt oder hegte keinen Zweifel an der Zusammengehrigkeit. Auch wird die Maenade wohl aus demselben
Funde stammen. Piranesi behauptet, bei der Auffindung der Statuen zugegen gewesen zu sein und reconstruiert in seinen Vasi e Candelabri (erschienen in
fel
Rom
68 eine Tempelfassade, an der unsere fnf und mangels einer sechsten eine der Matteischen das Geblk tragen (-). C und D waren etwa 200 Jahre frher unter, dem Pontificat
Sixtus V. an derselben Stelle
Zeuge Townley zu sein erwarb und nach England brachte (*), whrend C in den Vatikan berging (^). Sie hatten bis dahin in
Piranesi
(a.
a.
scheint, der
im Jahre 1786
der von Sixtus V. angelegten Villa Negroni auf dem Esquilin (spter Villa Montalto, dann Massimo; jetzt zerstrt) gestanden, wo sie
dem
(!) Vgl. was Winckelmanns Herausgeber von 1815 dazu bemerken. Von bei ihnen erwhnten Tempietto, welches diese drei Figuren und eine hin-
zuergnzte
am Ende
dem Casino
in Villa Albani
Villa
Albani von diesem Jahre die Statuen bereits an ihrem heutigen Platze auffhrt. Die Umordnung wird nach der zur Zeit der franzsischen Unruhen erfolgten Entfhrung vieler Antiken nach Paris erfolgt sein. (*) Er nennt flschlich 1765 als Fundjahr. Auch kommt es
lich nicht auf archaeologische Genauigkeit an.
ihm
natr-
Die mitgefundenen Reliefbruchstcke hat er leider nicht einzeln, sondern nur in seiner Rekonstruction abgebildet.
(3)
Worber
Villa
Pistolesi, II
Vaticano descritto
IV", S.
142
H.
BULLE
Herodes Atticiis in jener Gegend der Via Appia unter dem Namen des triopischen Gaus errichten Hess. Ich glaube, dass sich diese Vermutung bis zur grssten Wahrscheinlichkeit, wenn nicht zur
Gewissheit bringen und so ein festes
Datum
winnen
lsst.
Die ausfhrlichsten Nachrichten ber das Triopeion erhalten wir durch zwei jetzt in Paris befindliche Steine mit berhmten und vielkommentierten Inschriften. Der eine derselben wurde 1607, also etwa zwei Jahrzehnte spter als die Karyatiden B und E, poco
oltre al secondo miglio della
(E. Qu. Visconti, Opere 249) gefunden und der andere zehn Jahre spter an derselben Stelle. Bei dem Reichtum der Via Appia an
Via Appia
I,
S.
verschiedenartigen
Monumenten und
Fundberichte wre daraus fr unsere Karyatiden nicht ohne weiteres ein Schluss zu ziehen. Winckelmann dachte daran, dass sie
ich unten zeigen zu knnen, dass wir
zu einem Grabe oder einer Villa gehrt haben knnten. Doch hoffe sie uns jedenfalls nicht an
einem Profanban denken drfen. Zuvor muss jedoch ein Wort ber das Triopeion gesagt werden.
Als die vornehmsten Gttinnen, welche in demselben Verehrung
geniessen, werden in dem Gedichte des Marcellus C. I. G. 6280 te naXaiij genannt, worunter unmglich mit BuJr^( TS vs'rj Jrjo)
resch (Rhein.
Museum 1889, s. 494) vier Gttinnen nmlich Demeter und Kre und gleichzeitig die ltere und jngere Faustina als vergtterte Kaiserinnen verstanden werden knnen, sondern
als
Faustina
(').
In ihrem Schutze
ist
Herodes verstorbener Gemahlin Regula aufgerichtet, die am Schlsse des Gedichtes (v. 51-59) der Demeter-Faustina als neue Heroine
und dienende Begleiterin empfohlen wird. Schon daraus geht hervor, dass der Hauptzweck der Stiftung die Verherrlichung der Regula
(1) Damit fllt Bureschs Datierung der Grndung nach dem Jahre 175. Das Triopeion muss nach 161, dem Consulatsjahr von Herodes Schwager Bradua
(Buresch
a.
a.
0, S. 427), aber
Marcellus in der
ausfhrlichen Familienchronik die sein Gedicht enthlt, den vor diesem Terrain erfolgten Tod der Elpinike nicht erwhnt. Schon Heyse (Zeitschrift fr
f.)
ist.
143
war, und dass nicht, wie Biiresch meint, die Ausshnung zwischen Herodes und dem Kaiser nach dem Tode der jngeren Faustina die
Vei-anlassung
bildete.
lassung gehabt zu haben scheint, Heiligtmer zu grnden. Kegilla war, wie uns die Inschrift auf dem von ihr in Olympia geweihten Stier (Arch. Zeitung 1878, S. 94, nr. 149) lehrt, Priesterin der
Demeter gewesen. Herodes scheint die Vergeltung der Gttin geden Schmuck der Regilla nach Eleusis {^rro (leiiiaafihvor, Philostrat) auch erbaut er zu ihrem Andenken das Odeion in Athen und lehnt als weiteres Zeichen seiner
frchtet zu haben, denn er weiht
;
zum Consul
dem
Triopeion allerdings nichts. Aber sowohl im Marcellusgedicht wie in C. I. G. 6184 wird ausdrcklich erwhnt, dass die Lndereien,
auf welchen der triopische Gau liegt, ehemals der Regula gehrt haben. Herodes entussert sich also abermals eines reichen Besitzes
zu gunsten der Demeter. 'Da nun endlich das Gedicht des Marcellus, welches gewissermassen das Programm der neuen Grndung enthlt, mit der Verherrlich img der Regula beginnt und schliesst, so kann
es
dem Tode
keinem Zweifel unterliegen, dass Herodes das Triopeion nach seiner Gattin zur Shne stiftete.
Die Gttin, welche dem Bezirk den Namen giebt, ist die DeoDemeter, welche am triopischen Vorgebirge bei Knidos ihren Stammsitz hatte.
sie
sein wird
auch war
Wir
lang Verwalter der freien Stdte Asiens gewesen. finden, dass er berhaupt solche Gottheiten in das neue Hei-
ligtum verpflanzte, die ihm persnlich nahe standen, neben der Demeter vor allem Athena und die Nemesis von Rhamnus (C. /. G.
6280
Kult dieser triopischen Demeter bietet uns der 6. Hymnus des Kallimachos, der fr ihre auch in Alexandria eingefhrte Mysterienfeier gedichtet ist, einige Angaben. Das Wichtigste
ist die
Schilderung einer Procession, welcher auf einem von vier weissen Stuten gezogenen Wagen ein Kalathos, mit Aehren gefllt, als das Symbol der Gttin vorangefahren wird. Eine bildliche Dar-
144
H.
BULLE
man
I,
eikannt (Gerhard, Ant. Bildw. 305, 15. Daremberg-Saglio, Diction. 2, S. 813, fg. 1002). Der Korb, der von betrchtlichen Dimensionen
ist, hat genau die Form, fr welche die specielle BezeichKalathos blich war, wie aus Plinius' Beschreibung der Lilie nung zu entnehmen ist (n. h. XXI, 5) candor eins eximius foris striati
:
et
Genau
ab angustis in latitudinem paulatim sese laxantis egie calathi. diese nach oben geschweifte Gestalt hat nun das Gert,
welches unsere Karyatiden auf den Kpfen tragen, und ich hoffe einleuchtend machen zu knnen, dass wir sie deshalb als Dienerinnen der Demeter aufzufassen haben.
kommt
Verwendungen
vor, am hufigsten als Wollkorb der Frauen, wie wir ihn bei der bekannten archaischen Statue der sitzenden Pene-
zum Einsammeln
von Blumen und Frchten, in Vergils Georg. III, 402 sogar zur Aufnahme von frisch bereitetem Kse ('); im Mythus sammelt Persephone, als sie von Hades entfhrt wird, mit
den
Nymphen Blumen
an der Erde liegend darzustellen nicht verfehlen. Aber aus alle dem Hesse sich nicht erklren, warum ihn unsere Mdchen auf dem Kopfe
tragen.
lich
allein ernst-
denken knnte, hat seinen Platz im Hause am Boden und wird hchstens aus einem Raum in den anderen gesetzt. Auf dem Kopfe dagegen pflegen die Krbe getragen zu wer-
und Opfern die heiligen Gertschaften, das Messer, die Gerste und die Binden enthalten (Suidas s. v. xavovv). Es sind stets Mdchen, denen der Ehrendienst der Kaneden, welche bei Festzgen
phorie zufllt. Bei den grossen Pompen war sie ein Vorrecht der Jungfrauen aus edlem Geschlecht ; besonders gut bezeugt ist sie
uns fr die athenischen Panathenaeen und Dionysien, bei welchen eine grosse Anzahl von Kanephoren erforderlich gewesen sein muss,
da der Redner Lykurg nach Ausweis des hinter den vitae decem oratorum erhaltenen Volksbeschlusses fr deren hundert Goldschmuck
(')
Mehr
3,
I,
S.
;
812
64.
f.
Blmner, Privataltert,
s.
244,
145
angeschafft hatte ('). Jedoch ist die Kanephorie offenbar im Kulte jeder Gottheit und bei jedem Opfer (vgl. z. B. Aristophanes Acharner
V.
253) ntig; direct nachzuweisen ist sie durch Zeugnisse fr die folgenden: fiir Apollon {C. I.A. 11, 1388), fr Asklepios {C. I. A. II, 1204. III, 920a; 921), fr Dionysos (C. I. A. II, 1388*),
fr
Athena
(C. /.
A. II, 1387; 1388. III, 338; 920), fr Artemis {C. G. 4362. Schol. Theokr. II, QQ), fr Aphrodite (unpubl. Stein
/.
A.
III,
II,
915. Schol.
/.
A.
1388 b\
fr
Isis {C. I. G.
2298), fr Isis und Sarapis {C. I. A. II, 1355. III, 923. Ath. Mitt. 1887, S. 328, nr. 487), endlich auch fr die ver-
Zum
Basen, welche das Bild der Geehrten trugen, und auf denen die fr geleistete Kultdienste verliehenen Krnze eingemeisselt sind. Es
ist
wie Polyklet und Skopas, vielleicht auch Praxiteles (-) Kanephoren gebildet hatten, die ohne weiteres als solche kenntlich waren (3). Zahl der gesicherten Kanephorendarstellungen, bei denen wir ber Gestalt und Bedeutung der getragenen
Trotzdem
ist die
Krbe
ist
(^)
ins klare
am
besten von
kommen knnten, nicht sehr gross. Auszugehen dem Terracottarelief Campana, O^ere in 'pla-
(*)
getreten sein, fr deren Vater aus der Auszeichnung der Tochter die Verpflichtung zur Ausrstung der Pompe und zur Lieferung von Opfervieh erwuchs.
Vgl. die beiden Dekrete G. I. . II, 420 und Revue arcMol. 1873, S. 177. In der Inschrift G. I. A. n, 1204 scheint des Amt der Kanephore neben dem Kleiduchos ein stndiges gewesem zu sein G. I. G. 431 b wird eine Kane;
phoros
cTt
piov genannt.
2.
(2)
(3)
die
Pausanias (VIII, 31, 2) vor den Bildern der grossen Gttinnen in Megalopolis beschreibt, nichts weiter als Kanephoren, wozu die eine der antiken Interpretationen, sie seien die Tchter des
Damophon, sehr wohl passen wrde. Vgl. Petersen, Die dreigestaltige Hekate, Arch.-epigr. Mitt. aus Oestr. V, S. 59. (*) Dass sie bei den grossen Pompen von Gold waren, berichtet das SchoAcharn. 242.
lion zu Aristoph.
Das besttigen
die
Schatzverzeichnisse
des
Parthenon, in denen mehrfach vergoldete Krbe aus Holz oder Erz aufgezhlt werden. Michaelis, Parthenon, S. 296, ; 297, 21 ; 301, 55 ; 302, 76 30.5, 206.
;
146
H.
BULLE
Mdchen einen
auf
lich
dem Kopfe
die
Tf. 6, S.
Korb mit erhobener Hand Korb derselben Art trug wahrscheinschne Bronzefigur aus Paestum (Arch. Zeitung 1880, 27 Curtius) (^), und dass dies die gewhnlichste Form
flachen schsselformigen
halten. Einen
Opferschssel war, zeigen unzhlige Vasenbilder. Dagegen hat die Kanephore {^) auf dem bekannten Friesrelief, welches die
der
Hauptfeste des attischen Kalenders durch charakteristische Gestalten andeutet (Lebas, Voyage arch, mon. fig. pl. 21. Friederichs-Wolters 1909), einen hohen cylinderfrmigen Gegenstand auf
Kopfe, welchen sie mit beiden Hnden festhlt und der ganz hnlich, nur mit Relief verziert bei einer dem 5. Jh. angehrigen
Statuette aus Kyrene
dem
(Martha,
Terres-cuites d'Athines
nr.
681)
und
Bei diesen
ist
das Erheben
beider
Arme
typisch
auf den
Opferdarstellungen
der Weihreliefs an
Asklepios (Arch.
Zeitung 1877, S. 144, nr. 9; 10) und an Heroen (Lebas, Voyage arch. mon. fig. 54; 104. Furtwngler, Sammlung Saburoff Tf. 23, 1), regelmssig von einem Mdchen, herbeigetragen wird (^). Es ist
eine grosse, leichtgebaute, runde
Schachtel,
mehr
Ciste
breit
als
hoch
und auf
Ein xavovv
die Furt-
wngler (a. 0.) nur durch den verschiedenen Gebrauch von der der Demeter unterschieden glaubt (vgl. auch Kern, Mysterienciste
(1) Sie mit Heydemann (Jahrbuch 1888, S. 144) wegen ihrer Kleinheit nicht fr ein selbstndiges Weihgeschenk, sondern fr den Teil eines Kandelabers zu halten, sehe ich keinen zwingenden Grund. (*) (3)
Auf was fr einen Kult sie sich bezieht, ist leider nicht festgestellt. Fr die schne archaische Bronzestatuette des Cabinet des medailles
f.
Sl),
Form
ist des-
("*) Auf den Exemplaren im athenischen Nationalmuseum findet sie sich siebenmal bei Asklepios, viermal bei Heroenopfem. Da man sie sich schwerlich aus anderem Material als aus dnnem ("') Holze hergestellt denken kann, wre die praeciseste Bezeichnung dafr xioitg,
diff.
...
pg. 82 macht
ij
ydg iaxiv
ly
^vXlyrj,
xiatrj di
sanias X, 28, 3.
147
S. 136).
den Kolossalstatuen zweier Mdchen gefunden worden, welche die eiste der Demeter, eine mit drei Fssen versehene und mit Relief
verzierte runde Schachtel, auf
dem
dem Kopfe tragen. Dies Gert kehrt Fries der kleinen Propylaeen in Eleusis
13, fg. 3) wieder, inmitten der brigen
(Btticher, Philol.
XXV,
s.
bei den Mysterienfeiern gebrauchten Gerte, der Schale, der Kanne, und der aus Myrthenreisern zusammengebundenen kurzen Stbe.
Die
eiste,
und wahrscheinlich
in
der eleusinischen Kultgruppe selbst der Demeter zum Sitze dient, und die in der Gruppe des Damophon in Lykosura (Kavvadias, Fouilles de Lykosoura S. 9. Paus. VIII, 37, 4) von der Despoina
auf
dem
ist also
nun durch unsere Mdchen mit den Kalathoi geschlossen. Es wurde oben zunchst nur auf die trajanische Mnze mit der Prozession
des Kalathos hingewiesen, in der er als Symbol, man knnte fast s^en als Vertreter der Gttin selbst erscheint. In analoger Weise
steht er auf einer anderen alexandrinischen
Demetrio, Numismatique I, nr. 2277), wie denn seine Darstellung auf den Mnzen dieser Stadt beraus hufig ist (ebenda 574, 1300. Mionnet, DescHpt. VI, 727 729-732). Ferner
(Feuardent,
Coli.
;
eine von
ihm im
unteren Kaysterthal in einer zu Ephesos gehrigen Kome gefundene Inschrift ('), in welcher die Stiftung eines xXaOog rcsQidqyvQoq
aufgezeichnet wird, der bisher im Heiligtume der Demeter gefehlt habe. Durch ein weiteres Monument werden wir endlich wieder in
den Kreis der triopischen Demeter zurckgefhrt. Newton fand in dem von ihm in Knidos aufgedeckten Bezirk der Demeter die steinerne Nachbildung eines Kalathos, welcher laut Inschrift von einer Proxeno der Demeter und Persephone geweiht ist (Newton, Discoveries at Halicarn.
tf.
IV, 137); es liegt nahe, die Veranlassung zu der Weihung in einem mit ihm geleisteten Dienst zu suchen. Dass der Kalathos im
spielte,
()
Dieselbe wird in den Berichten der Sachs. Ges. der Wiss. verfiFent-
licht werden.
148
H.
BULLE
Mysterien so wichtigen Stelle in Clem. Aleiandr. Protrepticus p. 18 Potter, dem die alexandrinischen Mysterien bekannter sein mochten,
als die eleusinischen.
Wenn
doppelten Verwendung
Demeter und
als
Kultgert hinzunehmen, wird der Schluss erlaubt sein, dass in dem triopischen und in den mit ihm verwandten Kulten Kleinasiens und
in Alexandria der Kalathos nicht nur als Symbol, sondern als Opfer-
spielte.
Ohne auf
die
ber den ohnehin von anderer Seite eine Untersuchung vorbereitet ist, nher einzugehen, kommen wir fr unsere Karyatiden zu dem
Schlsse, dass sie durch
meter gekennzeichnet werden sollten (^). Dann aber wre es ein ausserordentlicher Zufall, wenn sie bei dem Zusammenstimmen der Fundnachrichten nicht wirklich dort
gestanden htten, wohin wir
sie aus inneren Grnden verweisen im Triopeion des Herodes Atticus an der appischen Strasse. mssen, Sie sind zu ihrer Gttin in demselben Verhltnis stolzer und froher
und
Dienstleistung gedacht, wie die Koren des Erechtheion zu Athena die cistentragenden Mdchen in Eleusis zu Demeter. Erhhte
sie
Bedeutung erhalten
einem Orte, der dem Andenken einer Demeterpriesterin geweiht war, und vielleicht ist der Gedanke nicht zu gewagt, dass sie zu dem Standbilde der Regula in irgend einer
an
engeren rumlichen Beziehung gestanden haben, wie ja auch das Gedicht das Marcellus das Verhltnis dienender Frauen zu He-
(1)
nicht insofern
Die Mdchen Kalathephoren zu nennen geht nicht an, wenigstens man den Gedanken an ihre gottesdienstliche Leistung damit
will.
findet sich nur einmal bei Hesych: KaXa&rjwomit ohne Zweifel die Nachricht bei Ammon. de diff. p. 50 zu combinieren ist, dass Eubulus eine Komdie Kalathephoroi geschrieben habe, in der vermutlich ein Chor der Kche mit Marktkrben auftrat. Wir werden sie Kanephoren zu nennen haben, so gut wie die cistentragenden Mdchen von Eleasis, denn die Bezeichnung xiarocpogoi kommt, wenn berhaupt, nur im dionysischen Dienste vor (Jahn, Hermes III, S. 317). Kayt]-
verhinden
(poQsTy
offizielle
sein, einerlei
Bezeichnung fr die Dienstleistung der ob der spezielle Kult ein wirkliches xa-
vovv, den flachen Opferkorb, oder ein anders gestaltetes Gert erforderte. Vgl. die grossen Schachteln, welche die Mdchen auf den Asklepiosreliefs herbei-
Amt
der
Kanephorie.
149
roinen und Gttinnen geflissentlich hervorhebt. Es kann mit Curtius (Ai'ch. Zeitung 1880, S. 28) nicht eigentlich ein Missbrauch
des Kanephorentypus darin gesehen werden, dass man zu dem Korbe eine zweite architektonische Last hinzufgte, da beides aus dem
gleichen Grundgedanken entsprungen ist. Die brige Erscheinung der Mdchen stimmt aufs beste zu ihrer
religisen Function.
Hand
anfangs dachte, zu
einer
Schriftrolle,
in der
Hand,
als sie
zur Bekrnzung des Opfertiers dienten, hlt Demeter dem Frevler Erysichthon in der Gestalt ihrer
keine bedeutungslose Zuthat
der reiche
Schmuck
ist
er
Wangen
puderten {XevxoTatv dkcfiToiaiv ivTstgifiiivcci Schol. Arist. Ygel 1551), sondern allen Goldschrauck anlegten, den sie bekommen
konnten (Arist. Lysistrate 1190-92. Vgl. das oben angefhrte Psephisraa fr Lykurg). Endlich erhht der schleierartig emporgezo-
gene Mantel bei E das Feierliche des Aufzugs, indem er die Erscheinung der Dienerin derjenigen der Gttin selbst hnlicher macht.
Dass
Hand
einen bedeutungsvollen
mit Sicherheit anzunehmen, doch bleiben zu viele Mglichkeiten (Schale, Binde, Frucht), um eine bestimmte
Gegenstand
Vermutung ussern zu knnen. Fr die Beurteilung dieser rmischen Statuen ist von Wichtigkeit, dass in Athen Eepliken von C und E existieren. Furtwngler
hingewiesen (Arch. Zeitung 1882,
hat in einem Reisebericht in der archaeologischen Gesellschaft darauf S. 175) und die wichtige Notiz
gegeben, dass sie im Frhjahr 1882 bei der alten Metropolis zu tage kamen ('). Leider fehlen an beiden die Kpfe. Die eine {e ;
Abb. 3) entspricht E, denn was von den Faltenzgen an E alt ist, stimmt vllig berein und bei s ist, auch in der Abbildung sichtbar,
noch ein Stck des ber den Korb gezogenen Gewandes erhalten.
In Athen existieren nhere Angaben darber nicht, wie mir Herr Generalephoros Kavvadias freundlich mitteilt. Doch weist Wolters auf Ltzows
(1)
Kunstchronik 1882
S.
635 hin.
10
150
H.
BULLK
Es
bei D herabhing und das wagerecht nach vorne ein Attribut gehalten haben muss. Die Mittelparthien von E sind nach dem Ausweise von s sehr viel ruhiger
und beide Unterarme, yon denen der Gewand fasste, whrend der linke wie
rechte
als
es in der
modernen Restauration
Fig. 3.
geschehen
ist.
Die
zweite
athenische
ist
genaue Replik von C. Ausser dem Kopf und den Fssen hat sie den ganzen linken Arm und die Gewandfalten an der linken Krperseite verloren,
was
alles
bestossenen rechten
Hand
ist
nach C zu ergnzen wre. In der stark der Umriss des gehaltenen Gegen-
Form
151
cherheit hervorgeht, dass es nichts anderes als eine zusammengelegte Tnie sein kann. Eine sachliche Verschiedenheit ist das Fehlen
der Armringe bei C, doch sind dieselben wahrscheinlich der modernen Ueberarbeitung zum Opfer gefallen, die auch an dem kleinen antiken Halsstck die Beste des alten Halsbandes zu gunsten des
Fig. 4.
modern ergnzten entfernt hat. Endlich befindet sich schon Zeit im Nationalmuseum (Kavvadias nr. 640. Abb. 5) lngerer
stark verstmmelter
seit
ein
Kopf unbekannten Fundorts, der genau den gleichen Kalathos trgt, wie die rmischen Karyatiden, und durch die ebereinstimmung der Maasse als zu der athenischen Serie zugehrig erwiesen wird.
Was
152
H. BUI.LE
ist,
gleicht
am
von
von
B und
sein,
D, und da er Ohrringe trgt, wird er die Wiederholung weshalb wir ihn mit 6 bezeichnen.
die athenischen
Durch
die rmischen
Exemplare wird zur Gewissheit, was fr mit Wahrscheinlichkeit aus den Pfeilern am Hintersie nicht frei standen, ist die
sondern an eine
Wand
Kckseite roh
zugehauen und an
der rechten Seite eine fein gespitzte senkrechte Anschlussflche von etwa 8 cm Breite erhalten. Bei y griff eine grosse hakenfrmige
Klammer von
hinten in die
Hfte ein
f IG.
5.
dem die usseren Teile wegauch in der abgebildeten Vorderansicht erkenngebrochen bar. An dem Kopf endlich ist auf dem Korbe nach dem hinteren Kande zu ein Loch fr einen aus der Wand kommenden Dbel
die eine Hlfte dieses Loches, neben
sind, ist
Die Figuren sttzten also nicht das Dach einer offenen sondern standen pfeilerartig vor einer Wand sie mussten Halle, denmach nicht ein glatt durchgehendes, sondern ein verkrpftes Geerhalten.
;
blk tragen. Es scheint, dass der grssere Teil der uns erhaltenen Sttzfiguren in dieser Weise aufgestellt war, und dass die Koren des
Erechtheion, ihre rmischen Repliken und ihre in vier Mnchener Statuen vorliegenden Umbildungen (Brunn, Glyptothek nr. 167-170)
153
(').
Fr
die
Kolossalfiguren von Eleusis ist es sicher, dass sie angelehnt waren, vielleicht an die inneren Anten der kleinen Propylaeen, in deren
unmittelbarer Nhe
sie-
gefunden sind
danach
ten rmischen Kopieen (Heibig nr. 720-722 a. Schreiber, Arch. Zeitung 1879, S. ^^, nr. 390) des Gleiche anzunehmen. Eine andere
zwei
Mantua und
durchweg ver-
nachlssigte Kckseiten, kann folglich ebenfalls nicht frei gestanden haben (Benndorf, Arch. Zeitung 1866, S. 230. Conze, Arch. Ztg.
1872,
120. Schlecht abg. Ann. 1852, tav. d'agg. A-D)(2). Bei den brigen monumentalen Sttzfiguren, die wir besitzen, kann berhaupt
kein Zweifel aufkommen, wie sie vei-wendet waren, da sie noch un-
mittelbar mit
dem
Pfeiler
de la Mor4e
a.
zusammenhngen, wie die Amazone von III, S. 56 mit Titel Vignette. MUernr.
Griechenland
Q) Vielleicht trugen die Perser an der berhmten Halle am spartanischen bemerkt von frei, denn Vitruv (I, 1, p. 5 Eose) ihnen captivorum simulacra sustinentia tectum, und statuae Persicae
sustinentes epistylia et ornamenta eorum. Paus. (III, 11, 3) berichtet von ihnen, dass sie inl tiv xiuywy waren. Damit knnte, worauf mich Wolters
gemeint Ausdruck fr Reliefarbeit ist. Aber ich glaube, dass man dann den Dativ bei ini verlangen msste, whrend der Genitiv in der Regel das vertikale Uebereinander bedeutet. Da wir ohnehin die Halle, die durch ihre Pracht berhmt war, zweigeschossig zu denken geneigt
sein, weil inegyaCead^ca der technische
sein mssen, ergiebt sich der Platz fr die Perser als vordere Trger des oberen Stockwerks, wozu die Anordnung der Gestalten an der Incantada (Stuart und Revett, Antiqu. III, 9, 6-13) zu vergleichen ist. So tragen sie in der That
Dach der
Halle.
Winckelmannsprogr. S. 19) hat zwar die Verwendung als Trgerinnen bestritten und den Hauptnachdruck auf die Musenattribute gelegt. Doch weiss ich nicht, wie er die Erhebung der Arme (bei Dtschke
Trendelenburg
(36. Berl.
V, 115 der rechte, sonst der linke) anders als durch Sttzung einer Last plauOhne Autopsie vermag ich nicht darber zu entscheiden.
Das Vorbild
sarea in Mauretanien, jetzt im Museum in Cherchel, erhalten, die nach dem Lichtdruck Gaz. arch6ol. 1886, Tf. 7, 1 zu urteilen ein archaisches Original sein
knnte.
<
154
nr.
H.
BUIXE
s.
d.
Griech.
im
4992
g), die
sogenannten
fig.
Gigantenstoa
in
Athen (Lebas,
28, 29)
Stelle (I, 1), wo er von dem Ursprung des Namens der Karyatiden spricht, offenbar angelehnte Sttzfiguren im Sinne, denn er lsst
ihnen mutuli et coronae aufgelegt sein, gerade wie VI, 10 den Atlanten. Unter mutuli kann aber in diesem Zusammenhange nichts
anders verstanden werden, als die vorspringenden Teile eines verkrpften Geblks
(').
Die Ersetzung des Pfeilers durch die tragende menschliche Gestalt findet sich schon an einem der ehrwrdigsten griechischen
Bauten,
dem agrigentinischen Zeustempel, in dessen zweistckiger Cella mchtige Atlanten die Decke sttzten.Die dort bewahrte armehr und mehr
verloren,
chitektonische Strenge geht spter die Function des Tragens oft kaum
indem
die
Gestalten schliesslich nur eine Keliefdekoration der Pfeilerflche sind, wie an der sog. Incantada von Salonichi. Andererseits geht die Los-
lsung der Figuren in der Weise vor sich, dass sie zwar tragend, aber rund ausgearbeitet vor die Flche treten, sodass die menschliche Gestalt weder ein eingebundenes structives Glied, noch eine
selbstndige Sttze
die
tive
ist,
Wand
Da
Verwendung der Sule erst in sptgriechischer oder rmischer Zeit aufgekonamen zu sein scheint (Btticher, Tektonik I, S. 313),
so
werden
vvir
annehmen
drfen.
Kehren wir zu den bei der Metropolis gefundenen athenischen Karyatiden zurck, so wird auch fr sie der Versuch zu machen sein, sie einem bestimmten Gebude zuzuweisen. In Pausanias topographischer
Wanderung
Ge-
Burg nennt, das Heiligtum des Serapis, zu welchem er in die Unterstadt hinabsteigen muss, auf dieses der Tembude
der
am Nordabhang
pel der Eileithyia und dann schon der Bezirk des olympischen Zeus. In der dadurch ungefhr bestimmten Gegend sind mehrere Inschriften
Bd. der (1) Vgl. Wiegand, Die puteolanische Bauinschrift, XX. Suppl. Jahrb. fr Phil. s. 740. Siehe auch Vitruv IV, 2, pg. 89 Rose.
155
gefunden worden, die sich auf Serapis und die mit ihm zusammen verehrte Isis beziehen, doch waren fast alle verbaut und verschleppt.
Nur
dem
Ka-
nephorenstatue, wurde unter der Erde gefunden, und zwar bei Legung der Fundamente der neuen Metropolis {C. I. A. III, 923.
Ross, Demen Attikas S. 84, nr. 127). Zu dem Eileithyia-Heiligtum gehrt die Basis eines Weihgescheaks, welche ebenfalls ad metropolim* zu tage kam {C. I. A. H, 1586). Wir haben also fr
die Karyatiden, da sonst keine Heiligtmer in der Nhe der beiden Metropoliskirchen anzusetzen sind, und sie an einem anderen Baue undenkbar wren, die Wahl zwischen Isis und Eileithyia. Die
grssere Wahrscheinlichkeit drfte auf Seiten der ersteren liegen. Denn erstlich ist fr Isis die Kanephorie ausser durch den oben
angefhrten Stein durch zwei andere Inschriften (C. /. ^. II, 1355. Ath. Mitt. 1887, S. 328, nr. 487) bezeugt, fr Eileithyia aber gar nicht. Und zweitens wrde im Kulte der letzteren jegliche Erkl-
rung fr den Kalathos fehlen, whrend bei der nahen Verwandtschaft der Isis mit Demeter ein Uebergang des Gerts von dem
einen
lich ist,
Athen
Isis hufig
mit
ihr Kopf-
schmuck mit Aehren verbunden (Beule, Mon. d'Ath. S. 245), sie Aehren in der Hand {Drit. Mas. Cat. of Greek coins^ Attica^ S. 40. nr. 339, Tf 12, 6 Gardner, Niimism. comm. on Paus. Tf. EE, 10); zudem hat sie nicht aegyptisierende, sondern
selbst trgt
gewhnliche griechische Tracht, deren Motiv auf den Mnzen Beule S. 248 und Gardner, a. a. 0. Tf. EE, 9 an unseren Karyatidenty-
kommt hinzu, dass der Kalathos ja nichts der Modius, den auch Serapis trgt. Demnach ist es nicht unmglich, dass die dienenden Mdchen im Heiligtum des
Serapis und der Isis dieses Gert trugen, und darum muss die Zuteilung unserer Karyatiden an das athenische Serapeion die ein-
leuchtendste sein, so lange keine noch bessere mglich ist. Die kunstgeschichtliche Betrachtung, zu der nun endlich zu
schreiten
ist,
mchte man
Da
dem
am liebsten mit den athenischen Figuren aber auch sie Arbeiten rmischer Zeit sind und die
Triopeion
ist,
em-
pfiehlt es sich,
156
H.
BULLE
Winckelmann (G- d. K. XI, 1, 14) bemerkte an ihnen eine gewisse kleinliche Sssigkeit nebst stumpfen und rundlichen Teilen, die in hherer Zeit der Kunst schrfer, nachdrcklicher und bedeutender gehalten sein wrden nnd Brunn (K. G. I, 569) erklrte dies aus dem Streben der Knstler nach einer gewissen milden
,
ein bestimmt ausgeprgter Charakter verloren ging. Es ist in der That nicht leicht, fr die Typen der Kpfe, die ja ohne Zweifel in Anlehnung an ltere Werke ge-
schaffen sind, die Vorbilder zu finden. Zunchst ist klar, dass sie
unter sich nicht bereinstimmen. Daher kann ich mich Furtwnglers Ansicht (Meisterwerke, S. 570. 2) nicht anschliessen, dass die ganze Gruppe direkt nach Vorbildern aus dem Schlerkreise des Skopas und Praxiteles kopiert sei. Denn allerdings ist der Kopf von E
nichts weiter als eine jngere und verssste Fortbildung der kni-
dischen Aphrodite, mit welcher er in Haartracht, Profil, Stirn und Augenbildung bereinstimmt, whrend der Umriss der verscbmlerten
Wangen und
des ntergesichts mehr der spteren Entwicklung Aber die brigen Kpfe, von denen keiner
dem
anderen vllig gleicht, weisen durchaus auf vorpraxitelische ich aus einer massigen PhoVorbilder hin. B und E, die,
sow^eit
tographie des letzteren urteilen kann, sich untereinander am nchsten stehen, und der wenigstens in den Grundzgen verwandte Kopf A
zeigen einen Gesichtsumriss, dessen Oval sich einem Rechteck annhert,
und erinnern durchaus noch an Gesichtstypen, die wir am Ausgang des 5. Jh., etwa bei den Koren des Erechtheion finden. Allerdings stimmt ein so charakteristiches Merkmal wie die Benicht berein.
grenzung der Stirn durch einen flachen Bogen, das sich bei den Koren
findet,
Aber
Kpfe unterscheiden
vor allem
es
fehlt
auch die
ist in
nichts,
htte. Auffallend sind die tiefen weichen Falten, die von den inneren
Augenwinkeln nach den Wangen verlaufen. Dass sie schon im 5. Jh. hie und da auftreten, zeigt die schne Kre in Villa Albani (Heibig
835).
Doch sind sie bei den Karyatiden so stark, dass sie fast den Eindruck von Gedunsenheit des Gesichts erwecken. Ebenso unansie
genehm kehren
157
nr.
mann, Tf. 253). Der Vergleich mit diesem Werke, dessen Knstler den unseren gleichzeitig ist, wird berhaupt das Verstndnis erleichtern.
Denn wenn
einigermaassen sichere Vorstellungen von dem Aussehen des Vorbildes haben, sich die Zge desselben aus dem plumpen und ge-
schwollenen Gesicht
lassen, so
wird sich
Bestimmung der
verwendeten Muster geben lassen. Vorschweben mochten den Knstlern ganz im allgemeinen Kpfe von der Wende des 5. zum 4. Jh.,
die sie getreu zu kopieren zu stolz und in einen eigenen Stil zu bersetzen nicht leistungsfhig genug waren. In dem Kopf, den Kriton und Nikolaos an einem verborgenen Orte als ihr Werk be-
am meisten von ihrem eigenen Wollen. wie schon Winckelmann es ausspruch, der Versuch spter ist, Epigonen, die Formen einer ernsten alten Kunst in einen weicheren
zeichneten, steckt vielleicht
Es
B und E
eine
gewisse Hrte und Starrheit des Ausdrucks stehen geblieben ist, die von noch geringerer Verarbeitung der lteren Elemente Zeugnis Heber den Kopf der vatikanischen Karyatide C mchte ich ablegt.
mich
Auch
am ehesten seine Analogien, doch ist sein von Anfang wenig markierter Charakter durch den modernen Ueberarbeiter zur
benen Zeit
ausdruckslosesten konventionellen Gltte geworden. Ein geringeres Streben nach Selbstndigkeit verrt die Ge-
wandbehandlung. Das Motiv von B und C, die ganze Gestalt samt dem einen Arme in den Mantel zu hllen, ist ein Problem, welches die griechische Kunst zu allen Zeiten beschftigt hat. Schon unter den Poroskulpturen auf der Akropolis findet sich die (kopflose)
Statuette
einer
Frau,
die
so
vom Gewnde
bedeckt
ist,
gelegter
rechter
Arm
sich
nur im Kontur
durch dasselbe abzeichnet, whrend die berschssige Masse des Stoffes von dem vorgestreckten linken Unterarm senkrecht herabfiel
(jetzt abgebrochen).
laufen neben
dem
Zwei Streifen eingeschnittener paralleler Falten rechten Unterarm und von der linken Hfte aus
diagonal ber den Krper nach unten, im wesentlichen schon dasselbe System, wie es B und C zeigen, nur noch ohne jede stili-
158
stische Durcharbeitung
(*).
H.
BULLE
Stufe wird eine andere
existieren zwei alter-
Arm
vllig unter
;
dem
Ellenbogen, die linke Brust und das rechte Knie zeichnen sich auf der einfrmigen vorderen Flche ab, sodass die Gestalt des Krpers
unter dieser Hlle
kaum
zu ahnen
ist.
zeigt eine Neapler Statue (Clarac 498 C, 973 A), bei der, von der mannigfaltigeren Gliederung in Einzelnen abgesehen, sich bereits
die
Hlle anstossenden
Knie ausgehen, sondern sich organisch um das Bein spannen. Ungemein lebendig schon tritt unter einem analog angeordneten Ge-
bei einer
Persephonestatue
aus Knidos
(Newton, Disc. at Halic. II, tf. 57. Overbeck, Atlas zur Kunstmyth. Tf. 15, nr. 28. Baumeister, Dkm. Tf. VI, fg. 456); am reizvoll-
Problem der Gewandung einige tanagrische Terracotten (Frhner, Terres-cuiies du Louvre iL 21, 2; 3. Coli. Lecuyer Tf. G^), bei denen in der That des Ziel erreicht ist, dass die Hlle die Schnheit des Krpers mehr zeigt als verbirgt.
sten aber lsen dies
Ausserordentlich hufig kehrt die gleiche Haltung und Tracht auf Weihreliefs als typische Erscheinung des Adoranten wieder. Die
Karyatiden drften chronologisch auf einer Stufe stehen, die lter ist als die Persephone von Knidos, welche etwa der Mitte des
4.
Jh. angehrt.
Doch
ist
Kultbilde gearbeitet, wie die strenge Stellung der Fsse und die Geschlossenheit der Umrisse zeigt, whrend innerhalb dieser gege-
alles
wandte, um den lteren Typus reizvoller zu gestalten (Vgl. Overbeck, Kunstmythol. Text. II, 4, S. 476). Die Karyatiden, von denen
(1) Nach dem Bruche an der linken Seite zu schliessen gehrte die Figur zu einem Eelief. In ungnstiger Ansicht abg. Ephem. arch. 1891, S. 12, 2. 2532. Pe(2) Nuom descriz. del Mus. Gap. nr. 6, 9. Clarac 976, 2531
;
Museumsfhrung auf sie als vermutliche archaische Originale hinzuweisen. Ganz entsprechende Figuren befinden sich im Palazzo Giustiniani (Matz-Duhn 1448 Clarac 506 A, 1092 C) und im Louvre (Frhner, Notice de la sculp. du L. 383. Abg. Bouillon, t. III, statues, pl. 11, 2. Clarac
tersen pflegt in
seiner
335, 1035.
159
sowohl in der Fussstellung als in der noch weniger gelungenen plastischen Herausarbeitung des Spielbeins etwas lter erscheint als C, werden ihre Vorbilder eher noch im 5. als im An-
wieder
4.
Jh. finden.
und E
beiden Seiten gelangen Ueberschlag eng an die schlanken des Krpers an. Es ist eine Tracht, die in der
weite, an
dem
eben hufig
ist
Elasticitt eigen
und nur fr jugendliche Personen, ist, angewendet wird. So beidem Typen der Artemis Co-
lonna und der auf Praxiteles zurckgehenden Mnchener Artemis, Glyptothek nr. 113 (Furtwngler, Meisterwerke S. 554). Bei Kre
kommt
die gleiche
und
Epoche bei zweien der Borghesischen Tnzerinnen (Hauser, Neu-att. Reliefs S. 46). Zur stilistischen Vergleichung mit den Karyatiden eignet sich am besten die Artemis Colonna. In der
sich
abzeichnen
und der
Stoff sich
zwischen
legt, wie ferner ein System nach unten gebauschter Falten den Rumpf gliedert, gleichen sich beide so sehr,
dass
man
jedoch
Figur, bei welcher der Ueberschlag in Falten von der Form sfceiler Dreiecke herabhngt und selbstndigen in der unteren Hlfte nur das Spielbein sich aus dem Stoffe abhebt. Die chronologische Fixierung der Artemis Colonna wird dadurch
ist die praxitelische
erschwert, dass keines der Exemplare (auch nicht das des Braccio
nuovo Heibig
nr.
37) seinen zugehrigen Kopf trgt. Nun zeigt das Anordnung der Falten vor der Krper-
mitte sehr grosse Aehnlichkeit ; fr die unteren Parthien der Artemis Colonna finden sich Analogien bei der vorstrmenden Nike
vom
Ostgiebel
des Parthenon.
Und da
im
Nacken sowohl bei dem vatikanischen Exemplar als bei dem Berliner eine etwas altertmliche Stilisierung der Locken zeigen (die vom Berliner Katalog als archaisierend aufgefasst wird), so muss
meines Erachtens die Artemis noch ins
5.
Die gleiche Datierung, die auch hier nur eine ungefhre sein kann, haben wir dann fr das Vorbild unserer Karyatiden zu geben. Somit
160
H.
BULLE
Beobachtungen dahin berein, dass die spten athevon einer Ausnahme, dem nischen Knstler ihre Anregungen nicht aus den reizvolleren Motiven der Kopfe von E abgesehen
alle
stimmen
zweiten attischen
Schule,
sondern
aus
der
schlichteren
und
ein-
Es
erbrigt, ein
Wort ber
den rmischen Karyatiden zu sagen. C und y stimmen in allen Hauptsachen berein, doch sind bei y viele kleinere Fltchen fortgelassen. Die Art, wie bei y die Bohrgnge an den Brustfalten sichtbar geblieben sind, die etwas leere Behandlung der grsseren Fl-
einfachte
ist
bekunden eine geringere Sorgfalt und lassen y als eine verund geringere Abschrift des Originals erscheinen. Bei E
an den Falten zwischen den Unterschenkeln eine peinliche und Ausfhrung zu beobachten, whrend bei *
nicht nur das System dieser vielen Fltchen vereinfacht wird, sondern
auch eine geringere Scharfkantigkeit der Faltengrade vorhanden ist. Auch das zweite athenische Stck erscheint also weniger gut, weniger durchgearbeitet, obwohl es fr unseren Geschmack durch die Auspruchslosigkeit und Schlichtheit angenehmer wirkt.
grssere
Furtwngler hat die Vermutung ausgesprochen, dass die athenischen Karyatiden vielleicht zum Ersatz der nach Rom entfhrten Originale, die er in der zweiten Hlfte des 4. Jh. entstanden denkt, an-
gefertigt seien.
schliesst es
Aber die Verschiedenheit der Kpfe untereinander meiner Meinung nach aus, dass eine fertige Reihe von Karyatiden aus lterer Zeit vorlag. Da ausserdem der Gedanke,
Rundfiguren
als dekorative
Wand
zu setzen, erst
sptgriechisch oder rmisch zu sein scheint, da endlich die Knstler, als sie ihre Namen an das Werk schrieben, doch wohl ein Stck
Eigenes, keine blosse Kopie geliefert zu haben glaubten, so ist es mir das wahrscheinlichste, dass die Karyatiden des Triopeions in dem Sinne, in welchem wir gegen Ende des 2. Jb. n. C, berhaupt
von derartigem sprechen drfen, als Neuschpfungen zu betrachten sind. Nach ihnen mgen dann die athenischen Stcke in vereinfachter
Weise wiederholt
sein.
Die Neuschpfung besteht allerdings, wie wir sahen, in der Verarbeitung lterer Elemente, aber mit dem deutlichen Bestreben
nach vermeintlicher grsserer
Anmut und
Zierlichkeit,
ohne dass
161
doch in der strengeren Formensprache einer vergangenen Epoche eigentlich Neues auszudrcken vermchte. Es ist der Geist jener Zeit, mit von altersher geprgten Formen willkrlich zu wirtschaften, wie auch das Gedicht des Marcellus von Side sich in gelehrtem Alexandrinisch bewegt, ohne Stoff und Form zu einem Ganzen
verschmelzen zu knnen. Kriton und Nikolaos stehen schon jenseits jener reichen Kunstthtigkeit unter Hadrian, in der zum letzten
man
Male, und wie die Schpfung des Antinousideals zeigt nicht ohne Glck, sich die knstlerische Leistungsfhigkeit des Altertums zu
Idealschpfungen im Sinne der griechischen Kunst erhob. Nach ihnen kennen wir keine Idealwerke und keine Namen mehr, und
wie mit
dem Ende
des 2. Jh. der Zersetzungsprocess des WeltreiKunst, die graecisierende wie die
Heinrich Bulle.
WEILICHER KOPF.
(Taf. VII)
T.
VII
io
Vorder-und Sei-
tenansicht abgebildet ist, befindet sich in Rom im Privatbesitz des Frulein Hertz, deren grosser Liebenswrdigkeit ich die Er-
laubnis zur Verffentlichung verdanke ('). Aufmerksam wurde ich auf das Stck zuerst durch eine Photographie des Herrn Prof. Petersen, die derselbe
behufs
seiner
Alkamenes-Studien genommen
hatte.
Das Material
ist
ein
blulicher
Marmor mit
ist
sehr kleinen
Kristallen. Ergnzt ist die ganze Nase, die Unterlippe, die Bste
die Erhaltung des Andurchweg stark angegriffen; ein Riss geht ber die rechte Wange und weiter ber den oberen Teil des Kopfes die Bandenden hinter den Ohren, die Ohren selbst, die Brauen, die Lider und besonders die Oberlippe sind mehrfach
{^).
Leider
bestossen.
geglttet
scheint
Wange.
(1)
h. 0,33.
Eom im
ginalabguss befindet sich im Gypsmuseum zu Mnchen. Weitere Abgsse nach diesem sind im Atelier des Herrn Bildhauer Seebck in] Rom, Via Margutta
no 118 zu bestellen.
N. B. Abgsse des im Museum zu Palermo befindlichen Parthenonfragwerden von der dortigen Museumsverwaltung ausgegeben: cf. Em. Mitth. 1893 p. 77. Hierbei ist nachzuholen, dass nach Urlichs, Glyptothek p. 69 Fagan schon 1816 durch Selbstmord endete. Danach knnen 1. die Ausraentes
erst in
den Kunsthandel gekommen sein. den Hcker; die (*) Die Nase ist zu lang und strt besonders durch
Lippe
ist
163
Dargestellt ist ein jugendlicher weiblicher Kopf, dessen reichgewelltes Haupthaar mit einer breiten Binde doppelt umschlungen ist, sodass die beiden Zipfel hinter den Ohren herabfallen (^).
Am
Hinterkopf wird ber dem Bande noch eine Einschnrung sichtbar demnach also mssen wir uns das lange Haar in einem Schpfe
;
aufgebunden denken.
Whrend
die Arbeit
entbehrt, so-
dass wir nicht zweifeln knnen, eine Copie, kein Originalwerk vor uns zu haben, werden wir freudig anerkennen, dass der Copist in
den grossen
allgemeinen
seines
Originales
Denn
vor ims sehen, ist von einer so berzeugenden Kraft und strengen Schnheit, dass sich keiner von uns ihrem gewaltigen Eindruck wird entziehen knnen.
in massiger Flle
Gross und einfach entwickeln sich alle Formen des Gesichtes, und mit ruhigen Flchen das krftig gebildete
Knochengerst berspannend. Noch fehlen die weichen Uebergnge, die feinen Modellierungen um Mund und Auge herb, ohne einen
;
Liebenswrdigkeit, Ehrfurcht heischend, nicht Liebe erweckend, ein echtes Gtterbild aus der ernsten Zeit der hchsten
Anflug von
am
gen
steht.
Auch
welche
in
der
Form
im Pa-
lazzo Barberini erinnert, die flachen Augen, deren Lider sich nicht
berschneiden, die
scharfe,
weisen uns in dieselbe Zeit, und zwar in die Zeit vor Vollendung des Parthenon, an dessen Kpfen die erwhnten Hrten doch schon
weit mehr berwunden sind, wie wir besonders durch Vergleichung des Weber' sehen Kopfes erkennen knnen.
(')
Dem
Ver-
Kopfes war dasselbe offenbar nicht mehr klar. Er lsst dort, wo die "beiden Binden sich treffen, einen Schnitt auf beiden Seiten ein Stck weit nach hinten laufen, sodass man zuerst von dem Ganzen den Eindruck
fertiger des
wre ein sehr breites ringfrmiges Band zum grssten Teil in zwei Hlften geschnitten und so umgelegt, dass das ungeteilte Stck hinten den Schopf bedeckte. Dabei wrden aber die beiden Zipfel vollkommen unererhlt, als
klrlich bleiben.
164
W. AMELUNG
sich unser
Eine recht gute Parallele fr die zeitliche Stilstufe, auf der Kopf befindet, bietet z. B. die weibliche Bronzeherme
aus Herkulaneum, das Gegenstck des Doryphoros. Man vergleiche besonders die verschlungenen Haarstrhnen an den Schlfen und
ber den Ohren, die Behandlung der Lider, die Fonn der Stirn, die herbe Zeichnung des Mundes. Furtwngler bildet das Stck in seinen Meisterwerken p. 300 ab und datiert dasselbe auf ca. 440.
Allerdings hann ich seine Zuteilung an Phidias und die Amazone mit der Springstange weder gutheissen noch widerlegen, da seine Behauptung jedes fassbaren Beweises entbehrt (a. a. 0. p. 299-302).
die
Sch-
pfung des Kopfes zu verdanken haben, hat mich zunchst die Beobachtung einer reinen Aeusserlichkeit geleitet, nmlich der Binden,
ein einziges
welche das Haupt in einer Weise umschlingen, wie es sonst nur Mal in der ganzen griechischen Kunstgeschichte wie-
derkehrt, an
dem Kopffragment
Wie
sich
ebereinstimmung, ergiebt, welche sich auch auf die Anlage der Haare bis in's Einzelste, ja auf die ganzen Maasse erstreckt, im Verhltnis zu den wenigen Verschiedenheiten so berraschend gross, dass man zunchst der
die
es
dem Kopfe
der
Nike
eine freie
verschwindende
Abweichungen
sich
im
spitzen
Winkel
Haar zwischen
bei-
Mitte gescheitelt mit zwei Wellen-Erhebungen nach den Seiten aus einander fliesst, alles stimmt bis in die kleinsten Zge in einer Weise berein, dass wir
dem
Schdel,
welches
in der
nicht
mehr von
einem nur
zeitlichen
Zusammenhang reden
drfen.
Auch
scheint an
dem Kopfe
der Nike hinten dieselbe Einschnrung an derselben Stelle gelegen zu haben, wie an unserem Kopfe ; wenigstens wrde sich dadurch
(1)
das no. 1 Zur Erluterung dienen die beigegebenen Abbildungen der Oberschdel des besprochenen Profil der Nike no. 2
: :
;
der Oberschdel der Nike. Fr die Herstellung der Vorlagen, wie der Lichtdrucke, bin ich meinem Freunde Arndt verpflichtet.
:
WEIBLICHER KOPF
das Absplittern des Hinterkopfes gerade an dieser Stelle
erklren.
165
am
besten
Auch
alle
die
Form
Maasse stimmen
die eine wenig Bedeutung. Bei der Nike scheint noch eine dritte Binde, oder vielmehr eine dritte
Fig.
1.
Lage der Binde dazu gedient zu haben, den Schopf am Hinterhaupte ganz, bis zu der Einschnrung, zu bedecken. Diese Stelle aber war dem Beschauer der Nike und also auch einem Copisten
vollkommen verborgen, und zudem hat ja augenscheinlich der Verfertiger
unseres
standen.
11
166
W. AMKLUNG
andere Abweichung: an den Stellen, wo bei unserem Kopfe die beiden Bandenden herabhngen, tritt bei der Nike je eine starke Haarflechte hervor, welche sich bis zum
ist die
Bedeutsamer
scheint. Derartige Bandenden aber bilden auf den beiden einzigen Denkmlern, welche sich noch in diesem Punkte zur Vergleichung eignen, einen usserst charakteristi-
auf
dem
Md-
chen von Pharsalus und dem Grabrelief der Philis von Thasos.
Fig.
2.
Wir drfen demnach die Bandenden an dem rmischen Kopfe kaum fr eine willkrliche Zuthat des Copisten halten, da wir
hiermit bei demselben eine genaue Kenntnis verwandter Trachten
voraussetzen mssten, whrend er doch an seinem eigenen Werk, wie wir gesehen haben, die dargestellte Tracht nicht mehr verstand.
Damit
Wiederhohmg
der Nike vor uns haben, hinfllig. Vergleicht man nun auch die Behandlung der Haare
im Ein-
WEIBLICHER KOPF
1'37
noch etwas unentwickeltere Stilisierung als in dem besprochenen Werk. Es ist ein Unterschied, der sich wohl nur zum Teil dadurch
erklren drfte, dass wir hier eine rmische Copie., dort ein griechi-
Wir werden
zusammenfassen
Zweifel in
:
das Resultat unserer Yergleichung vielmehr dahin die Uebereinstimmung ist so gross, dass wir ohne
die Copie eines Werkes besitzen, welches derselben Schule, demselben Atelier und am wahrscheinlichsten auch derselben Hand entstammt, wie die Nike des Paionios.
Ficr.
3.
dieser
Kopf
eine fundamentale Bedeutung fr die Kunstgeschichte des fnften Jahrhunderts. Er giebt uns endlich eine Vorstellung davon, wie
Umgebung
die
hat; und durchaus selbstndig, wie in der Bildung des Krpers und Gewandes, steht er auch hier den beiden Hauptkreisen der attischen und peloponnesischen Schule gegenber. Es wird ohne
Zweifel allmlich gelingen, durch Yergleichung mit unserem Kopfe dieses Knstlers wieder zu erkennen, eines
dem
einzig bezeugten
Werke
seiner
Hand
zu
168
W. AMELNG
nungen in der damaligen Entwickelung gewesen sein muss. Mit den Kpfen aus dem Ostgiebel des Zeustempels zu Olympia habe ich keine berzeugende Verwandschaft entdecken knnen. Jedenfalls aber drfen wir dies Werk auch dazu benutzen, die
mehr
zu
als wahrscheinlich,
dass unser
Figur der Siegesgttin gehrte. Fr keine andere Bewohnerin des Olymp - und eine solche haben wir jugendliche sicher in dem Kopfe zu erkennen - ist die eigenartige Bindentracht,
einer
welche das Haar auch bei der strksten Bewegung fest zusammenhlt, so charakteristisch wie gerade fr Nike, die windschnelle Botin
sicht
des Siegverleihers Zeus. Und wie herrlich ergnzt uns dieses Gemit seinem ernsten Wesen, seiner herben Jungfrulichkeit,
stolzen
weit geffneten ruhigen Augen jenes aber ernste und grossartige Bild der Nike, prchtige, schwungvolle, wie schn im Geiste jener grossen Zeit
!
dem
Noch
ein
anderer Schluss
ist
unabweisbar.
Man
hat bisher
Versuchen, die krglichen Worte der Inschrift auf der Basis der Nike mit entsprechenden historischen Ereigbei den verschiedenen
zu combinieren, und damit eine feste Datierung dieses Werkes zu gewinnen, zwischen zwei Anstzen hin und her geschwankt, welche dreissig Jahre aus einander liegen, zwischen 450 und 420. Nach unseren Beobachtungen kann es nicht zweifelhaft
nissen
sein,
Man
dass nur der erstere von beiden Anstzen mglich ist. htte meiner Meinung nach auch schon durch andere
Ueberlegungen dahin
kommen
zartem, durchscheinendem Stoffe an einem heftig bewegten Krper zur Darstellung zu bringen, dadurch zu helfen, dass er den Stoff wie nass an dem Krper ankleben lsst. Das Resultat
dieser Aushlfe ist nicht ohne Beiz, aber es ist unnatrlich,
Gewand von
und
wir erkennen an den beiden heftig bewegten Figuren der Parthenongiebel, dass die griechische Kunst um 438, also achtzehn Jahre
vor
dem
vermeintlichen
Datum
Problem ungleich natrlicher und schner zu lsen. Nun knnte man immer noch einwenden, dass eben Paionios aus Mende gekommen sei, und dass ihm dort die grossartigen
WEIBLICHER KOPF
Fortschi-itte der attischen
16d
Kunst verborgen geblieben seien. Wenn Paionios nur nicht gerade in Olympia gearbeitet htte, wohin nach der Vollendung des Parthenon Phidias mit einer Schaar seiner
intimsten Schler
gekommen
war,
wo unserem Knstler
also sicher
man
Nordgriechenland gerufen htte, fr eine Aufgabe, die damals keinem der Schler und Nachfolger des Phidias unlsbar gewesen wre. Sucht man nun vollends irgend ein bekanntes, datierbares
so bietet sich
toren-palastes
das
Winckelmannspro-
gramm behandelt hat. Sowohl allgemeine Eigenschaften, wie einzelne Zge sind bei beiden Werken so bereinstimmend, dass ihr
enger stilistischer und auch zeitlicher Zusammenhang nicht gelugnet werden kann. Dieses Relief nun gehrt, wie auch Winter
richtig
in
die Zeit vor der Vollendung noch vor die Mitte des Jahr-
hunderts
(1).
Alle weiteren
drfen leider in
Fragen,
geben
sich
dem engen Rahmen, der mir an dieser Stelle genicht berhrt werden. Ihre Behandlung muss einer weiteren aufhrlichen Arbeit ber den ganzen Kreis von Werken, welche
ist,
an die Nike
des Paionios
anschliessen
lassen,
vorbehalten
bleiben.
Florenz 1894.
W. Amelng.
(*)
ist
das
trennen. Furtwngler ussert sich in einer (p. 220, Anm. 4) ber das Datum desselben
:
Anmerkung
seiner Meisterwerke
Kopf erhalten
ist,
man kaum
nach 440 wird setzen wollen, indem er den Parthenonmetopen nahe steht. Der eigenartige Gewandstil des Paionios ist augenscheinlich von dem attischen
nicht verdrngt worden, sondern hat unter
dem lebendigen
Einfluss desselben
eine Entwickelung durchgemacht, deren hchste Stufe wir an der Nikebalustrade finden. In diese Entwickelung gehren aber auch die Skulpturen des
Apollo-Tempels von Phigalia (besonders charakteristisch die Mnade der einen Metope), dessen sptestes Datum das Jahr 420 ca. ist, das vermeintliche Entstehungsjahr der Nike.
ANTIKE DATTELERNTE.
In Bd. V dieser Mittheilungen ist auf S. 156 eine in einem Wandbilde des Columbariums der Villa Pamfili erhaltene Darstellung eines eine Palme erkletternden Mannes (\) besprochen und
gewiss richtig als Dattelernte erklrt. Hinzuzufgen ist nur, dass von der eigenthmlichen Palmenbesteigung mit Hlfe eines Strickes eine Schilderung aus dem Alterthum erhalten ist. Lucian de dea Syria 29 beschreibt die Ersteigung der in den Propylen des Tempels der Gttin von Hierapolis aufgestellten cpalkoi folgendermassen : 6s Ol avodog toitj^s' OsiQfj f.iixQfj iwvrv xs u^cc xal xov (faXXov 1^ TTSQidXXsi, fAsrd 6^ iniaivsi ^vXwv iXQOdtpvwv rrj) (faXXo) 6x6<fov eg X^Q^J^ ccxQov Ttog' dvicov 6^ djiicc dvadXXei rrjv ffsigrjv [X(fOXSQwd-SV OXWdTtSQ TjVlOXSdJV, fl S Tiq tos [Xh' OVX 07T0)TreV, oTTiTCs 6b (foivixouTsovtag 7] SV ^Agaii iq ev AIyvtzto} tj dXXo^C xov, oi6a To Xsym. An den (paXXoC sind also die natrlichen Unebenheiten der Palme durch knstliche Sttzpunkte ersetzt; im brigen ist die Art des Kletterns genau die Mitth. V. S. 160 Anm.
beschriebene.
A.
Mau.
{})
VABA PACIS
A UG
US TAB.
I.
Cum ex
spere gesiis
Romam
ffispania Galliaque rebus in his provincs proredii Ti. Nerone P. Quintilio consulibus aram
Pacis Augustae senatus pro reditu meo consacrari censuit ad eampum Martium, in qua magistratus et sacerdoles et virgines Vestales
iussit.
Queste sono
parole di
Augusto
stesso
nel
suo
Resoconto
{Res gestae divi Augusti iter. ed. T. Momrasen II, 37). Dai Fasti Amiternini ed Anziatini poi (v. C. /. L. I- p. 320) sappiamo che
Yara constituta
est il
4
a.
liiglio di
il
quell'anno, 13
a.
C, siccome
Druso
et
dai
30 gennaio dedicata
di
est
Cri-
C.
v.
Duhn
i
avere riconosciuto
come avanzi
moniimento
prima del 1550, poi nel 1568 e boni-Fiano fra la via in Lucina
l'omonima piazza di
Lorenzo
(*).
/
h vero, ed anche non approssiraativamente col fatto che i tre pezzi venduti nel 1584 dai Capranica al cardinal Ferdinande de' Medici, e tuttora esistenti nella Villa Medici (Matz e v. Duhn, Ant. Bildw. in Rom III
(*)
primo
il
tempo non pu
essere fissato se
n. 3505 al 3507) furono nel palazzo Valle-Capranica gi descritti daH'Aldrovandi prima del 1550 (v. questo Bullett. 1891 p. 250) Cf. v. Duhn nella Miscellanea Capitolina p. 11, 2 e Michaelis nello Jahrbuch 1891 p. 231 sg. n. 73,
Pagan and
al
si,
Christian
Rome
p. 82, dal
tacuino di G. Colonna
induce
'
scari
'
anteriori
1554.
ma
p.
il
Quel codice (Vaticano 7721) porta sul fodisegno a f. 67 v. non riproduce un pezzo
il
dei
festoni
Medici
(v.
189), bensi
secondo
(v.
testo ed appendice)
il
luogo
si
mente per
Corso
(v.
V.
p.
si
172
E.
PETERSEN
Ma
rior!
solo
il
fmtto deiritimo scavo, fatto nel 1859, e rimasto i marmi resi alla luce da scavi antesi
Galleria degli Uffizi, parte a Roma nella villa Medici sul Pincio, una lastra nel cortile del Belvedere al Vaticano, una a Parigi nel Louvre.
Secondo
riguardate
in tre classi:
rilievi e
l'ornamentazione
le lastre
finora conosciute
come appartenenti
alla predetta
ra possono
'
dividersi
'
trionfi
al dire
un soggetto
particolare;
fiori.
La provenienza comune
almeno per
pezzi
esi-
III,
p.
XI
sgg., il qule
a ra-
Ricci da
del lodato
Ap-
pendice a
p.
224.
trove esistenti,
Dtschke per non pens agli altri avanzi almettendo nel numero invece certi pilastroni o framII
30 Dtschke), venuti a Firenze con gli altri avanzi da villa Medici, ove tuttora se probabilmente ne conservano quattro simili (Matz e v. Duhn, Ant. Bildw. n. 3459),
menti
di tali negli Uffizi (n. 28.
ma la scoperta del 1859, sulla qule venne riferito nel Bullettino dell' Institute 1860, p. 12, per la perfetta corrispondenza dei marmi trovativi con quelli prima conosciuti esclude ogni dubbio. Su questo
trovata con alcune altre
;
ciani.
ultimo scavo aggiungo la notizia seguente, che debbo alla gentilezza di E. Laii' La scoperta dei frammenti Fiano avvenne il 7 settembre 1859, nell'angolo rientrante del palazzo in via Lucina fra i n. 16 B, 16 C. I frammenti
giacevano alla profondit di m. 5,50 e giacevano sn d'un piano lastricato di tavole di candido marmo. II piano si estende per un buon tratto d'intorno,
essendo stato ritrovato anche in
altri scavi di sottofondazioni. Gli scavi
dura-
rono sino
1859.
Non
tutti
r angustia del
Queste notizie mi furono comunicate circa 11 anni fa dal comra. Herzog, architetto di Casa Fiauo '. II palatium Octauiani notato presso [S. Lorenzo in
' sua origine dall' arco di Portogallo ', erroneamente attribuito ad Ottaviano. Cfr. Jordan Topogr. II p. 614 e 412,8 con 466 e 406.
la
173
ma
il V.
gusto e disegno, nonche di misura stragrandi. Con critica pi savia e con erudizione pi approfondata poi Duhn nel lodato opuscolo dedicato al giubileo del nostro Isti-
tuto nel
sgg.,
1879
dell' Institute
i
del 1881, p.
302
ha raccolto
materiale, specialmente
rilievi storiati,
esclu-
dendo con giudizio quei pezzi di pilastroni degli ffizi e di villa Medici. Lo stesso v. Duhn saviamente, come ho detto, vide che questi fossero gli avanzi deWAra Pacis Augustae^ e pubblicando
nei
Monumenti deUlstituto,
dei
'
'
vol.
XI, tav.
i
XXXIV
stre conservate
trionfi
con
disegni
antichi
accanto, e con
ri-
campioni delle due altre classi, egli rintracci pure la storia del e 2*. trovamento e della dispersione specialmente delle classi
La
Duhn
fu la ricostruzione archi-
sunta piuttosto che provata della grande ara pergamena e di un monumento capuano, invece di farla con 1' esame accurato delle
pietre.
non
si
pu
fare
dar un'idea per qualche parte bene accertata e del tutto ditferente da quella vagheggiata al v. Duhn (i), e forse potr dare anche
sotterranee.
Duhn
vestimento ai lati lunghi dell'ara, ideata, come s'intende, assai i quali lati colossale lunghi secondo lui sarebbero stati orien-
ri-
egli crede fosse rivestito il lato stretto posteriore, il meridionale cioe, e che l'ingresso a gradini fosse situato sul lato stretto nord (').
Distingue poi dalle lastre da rivestimento con la processione altre meno alte, come egli crede, lavorate da ambedue i lati con sacrifizi
sopra un lato e festoni suU'altro; e questi Ultimi blocchi, secondo
(1)
lo stesso v.
p. 307,
non
fa gran
conto.
(2)
L'orientazione dell'ara rimane del tutto incerta finche non sia stabilita
con un nuovo seavo, ma supporre ringresso dalla via Flaminia, forse sarebbe congettura non poco probabile. Cf. anche p. 221.
,
ad Oriente,
174
lui,
F..
PETERSEN
avrebbero formato una balaustrata sul podio dell'altare, e specialmente accanto alla scala d'ingresso. Questo e quasi tutto arbitrario e insussistente.
La
di
un secondo,
con
una
margine superiore (cm. 3-4) come l'inferiore i sacrifizi non sono che due parti di un medesimo ed a quella non meno che a questi si riferisce ci che il soggetto,
'
cardinale Ricci scriveva al segretario del granduca Cosimo (v. l'appendice, 1), che cioe quei blocchi da un lato avessero figure di festoni ', e se il cardinale racconta, averne egli, trionfi ', dall'altro
'
blocchi, raddoppiato
il
numero, ci in primo
coi
luogo deve
quali si divisero le
due
facciate.
TJn pezzo non segato, trovato nel 1859, tuttora si conserva nel
palazzo Fiano, mentre tutti gli altri, dall' essere incastrati nelle pareti di villa Medici, del Vaticano, del Louvre, degli Uffizi, posson credersi,
dall'altro.
ma
da un lato
solo,
segati
Per conseguenza, di tutti questi blocchi originariamente nessuno poteva servire da rivestimento. Non meno esclusa per si
e
r idea
di
la
sezza dei blocchi, troppo grande (cm. 75-78), adattata invece a formar parte di un muro, e tutti, credo, concederanno che tanto la processione rituale quanto i bucrani e festoni trovano il lor posto
legittimo, se s'innalzano a guisa di fregio sopra
un muro.
Lo
30 cm.
dif-
un posto corrispondente
modo
con cigni ed altri uccelli pi piccoli, l'altra con strisce semplicissime verticali a canne
l'una ricchissima di tralci e
fiori,
'
ad incavo, come
fosse l'imitazione
di
un cancello
di legno.
chino pi forte prova indubitatamente che questi blocchi, alti m. 1.82 formavano un altro ordine dello stesso muro e tanto la poco
Ma
un
po-
1'
assai
L RA PACIS AUGUSTAE
175
i
un ordine
inferiore del
muro
i
blocchi
con la processione ed
festoni.
fare
altare,
ma
con quelli di un recinto, poicLe dell' altare stesso nuUa s'e trovato, a meno che non vi si vogliano attribuire certe fasce con palmette e fiori di lotos di buon gusto e lavoro sottile, esistenti nel palazzo
Fiano, le quali per potrebbero trovare posto anche, e meglio credo, nella parte superiore del recinto (').
Per
mi giov
deireccmo
sig.
duca di Fiano di
aver concesso a
me
misurare tutti
marmi.
mano
soltanto
ma
puranche
e
l'intelletto ar-
completandola in vari
punti,
come
Fig.
1.
IL
II
muro
di
recinto
dunque
fino
s'
innalzava sopra
una base
esternamente
internamente pi
()
Cf. capit.
e XIII.
176
E.
PETERSEN
semplice e liscio. Come tutte le altre parti, la base pure e di marmo lunese e di blocchi interi nella grossezza, con questa eccezione per che le parti pi sporgenti esternamente, vale a dire sotto i pilastri
e lo stesso si verificher per
11
i
capitelli
sono
infissi.
pezzo disegnato a fig. 1 non ha conservato che il profilo esterno, ed essendovi posto sopra un altro blocco, non si vede bene se i tagli della pietra entrassero dentro a triangolo ovvero a
quadrangolo. Per questo pezzo e 1881 tay. d'agg. V 2 e 1 (').
il
seguente
si
Fig. 2.
angolare e ci indica che agli angoli del recinto stavano pilastri larghi esternamente cm. 38 internamente, ove si uniscono due mezzi pilastri, ognuno di questi, secondo la base conservata dell'uno, aveva cm. 20, proporparte
7). e
;
della base
invece non
ha conservato che la
che Fedifizio
2 e 3, in
sia stato di
fig.
Di uno 4 a sin.
dei pilastri
di g, rafgurato Annali
1,
f in
2),
fig.
corrispondente
(1) Si noti per nella figura 1 che i pezzi b come C sono uniti erroneamente, stantech airangolo x, come ha osservato il sig. Rauscher, non h commessura, bensi entrano i profili, formando la fronte d come l'altra xy. Si con tinuava quella d in f, come in a, ma tutto il pezzo deve essere infisso.
xy
dxy
177
due
fronti ornate,
fig.
(f nella
un rilevante e bei pezzo nel palazzo Fiano, con a un frammento di lastra ricca di tralci nella pianta fig. 3) ('). Con questo poi (2) si unisce
e unito
un secondo frammento, e al secondo per la simmetria del disegno un terzo con taglio sinistro {^). Cosi veniamo a conoscere la lar\t
a-|37
y-iiv5
-^
iojn.\
Fig. 3.
(1)
Altri piccoli
frammenti di simili
pilastri
si
tro-
vano
tre, alti
m.
Anche
di tralci vi si vede
un'altra specie di pilastrino v. a p. 219,2. incastrato qualche pezzo insignificante, che forse
Di
potrebbe unirsi a qualcuno dei grandi. h stata disegnata come intera, (2) Nella fig. 2 la lastra ricomposta le tre lettere d e f indicano i tre frammenti.
(3)
ma le
La prova
mie
fotografie, vendibili
alla sezione
romana
178
B.
PETERSEN
ghezza quasi precisa di uno di questi lastroni deU'ordine inferiore, vale a dire di m. 2.60. Anche del lastrone seguente esiste nel palazzo Fiano la parte
attigua, la destra, cioe c ora ricoraposta da
due
pezzi,
ma
di fatto con
una lacuna
di
d, e qui ci
si
mostra
ma
mit
fr.
vano uscire
tralci
Imperocche
primo
fiore
secondo, partendo
dal
nascimento, e
supponendosi di
pi poi che questo fiore sia di distanza uguale o simile dal centro del nascimento come negli altri pezzi con nascimenti dell'altro lato,
ne risulterebbe che la lastra ricomposta dai frammenti b c, con un supplemento frammezzo, avrebbe quasi la medesima larghezza della
precedente, yale a dire di m. 2.60.
II sig.
a basandomi
stati tro-
lo
pi sono
tralci seril
peggianti provenire tutti da una radice o nascimento unico, deve ravvisarsi nel magnifico acanto del fr. b. Quelli
qule
def
hanno
perduto, e vero, la met inferiore, ma chi si prender la pena di confrontare i tralci di questa parte con quelli visibili al di sopra
dei nascimenti, e specialmente
i
due
1'
stell,
altro
suUa parete
a
ivi 1.
g,
ambedue
(1)
pezzo
si
2,
per
il
taglio
voglia supplire, ciu che si vedr esser escluso, tutta una lastra fra quelle cui appartenevano a sinistra b e a destra C. Imperciocchfe la lastra C ha
corrispondenza nel cigno del pezzo a si dia un posto corrispondente con quello conservato di c come con quello mancante sullo stelo di d. Dei quattro cigni della parete A (runica oltre a S
il
taglio
destro.
La simmetria
h tale
da escludere che
al
non
l'unico
man-
cante, quello cioe che corrispondeva al cigno posato sullo stelo di g. I sei cigni della parete S corrispondono ne tralci ne fiori di a.
Ma non
quindi
>
> *
<
l'allro
si
guardavano Tun
mentre quelli * * .
l'ara. pacis
auqustae
179
dritti e
simmetrici verso destra e sinistra, con quello presso il pilastro, curvo e asimmetro, facilmente si persuader che quest' ultimo
ma
deve
sul
margine
inferiore
come
e c,
(2.60
-t-
avrebbe misurato 10 metri in circa compresi i pilastri: 2.60 23) (^), da un angolo all'altro, non interrotta ne
pilastri intermedi. e
A venire in favore della dimensione pi breve, la qule e confermata anche da un argomento sotto vari riguardi interessante. Presso il taglio d del blocco c, a m. 0.67 sopra la base si vede
la
met
e
di
d'alloro.
L'altra
met
perduta con la parte rispettiva del blocco attiguo d. Questa Corona, apparentemente senza contatto con i tralci di tutt' altro genere
botanico, ovvero fantastico, doveva segnare un punto rimarchevole, e avere un riscontro nella parte sin. della stessa parete. Ora tal
punto fra
il
il
uascimento centrale,
altro se
largo
pi di
mezzo metro,
non
il
centro pi o
meno
pre-
medesima
all'al-
modo
analogo doveva esserue ornata anche la parete laterale destra. Dopo tutto la parete S non potrebbe essere che una delle laterali o la
posteriore.
III.
Ora esaminando
nella
flg.
Fiano
(2)
accorgeremo ben presto di una didue plante di acanto cioe invece di una
pi che a met, anzi 4/5
(1) Si tolgono i 23 cm. per la parte sinistra deiracanto compresa nel secondo lastrone (v. fig. 2). II suaccennato calcolo da controllo del sig. Rauscher
con quattro festoni (secondo cap. VII) o 45 cannelle {Pfeifen), di cui 23 a rilievi, 22 ad incavo (v. fig. 6 a sin.) arriva a m. 8.58 per Tinterno, e quindi
10.16 per l'esterno.
(8)
Raffigurati
suUa
tav. d'agg.
h^ulla
tav. "W.
180
E.
PETERSEN
met
precisa,
ambedue
sole.
di sviluppo assai pi
modesto
fare
esat-
l'altro,
si
si
inseriscono
per la corrispondenza del disegno, senza per combaciare immediatamente, i due frammentini i e k, i quali sono importanti per aver
conservato sul rovescio
il
FiG. 4.
golo e deirestremit, la qule e non meno percettibile nel disegno dei tralci. In modo corrispondente doveva essere tagliata la met sinistra mancante della lastra fiorentina g, e credo manifeste al
ben com-
dovevano esser rinchiusi da linee architettoniche verticali cosi dall'interno come daH'esterno. Tali linee aH'esterno erano
a destra come a sinistra
fornite dai due pilastri angolari ; e che pilastri perfettamente uguali stessero anche dagli altri lati dei due sistemi di tralci, ce ne da
181
la prova un pezzo del palazzo Fiano, fig. 5, e rimesso al suo posto nell'alzato fig. 4 1, ima lastra di grossezza uguale alle pareti, ma alta m. 0.33 soll, quindi di un ordine basso e che posava su quell' alto dai tralci. Questa lastra cioe ha la sezione di un pilastro
ornato,
non gi
all'
angolo
ma
nel
mezzo della
fronte,
uguale di
misura e di disegno a quegli angolari esterni; sul lato posteriore invece la sezione di un pilastro perfettamente corrispondente di posizione e misura,
ma
liscio.
Abbiamo dunque
pilastri
anche entro la
parete, tanto neH'interno quanto nell'esterno, e siccome quella sezione del pilastro ornato per il disegno potrebbe continuare quegli
angolari
fig. 2,
risulta che
non
ma
puranche
gli
Fig.
5.
intermedi avessero
il
ornato di tralci.
Ma la stessa lastra, forse la pi importante di tutte, ci indica ancora la ragione per la qule questa parete sia disposta a due sistemi di tralci rinchiusi fra pilastri intermedi ed angolari.
chiude eon una sezione dell'intelaratura destra di una porta, nella ben nota forma di epistilio ionico a tre fasce, di cui la pi interna
12
182
E.
PETERSEN
schieggiata, ma ancora si pu misurare. Come il pilastro cosi l'intelaratura sul lato interno della lastra e sporgente ma liscia e tripartita, e
come
al solito
non
e verticale,
ma
brevemente inclinata
cm. 33) verso 1' asse della porta. Questa porta, dunque, evidentemente centrale, fu la causa della bipartizione di questa parete, con due sistemi di tralci separat! dalla porta mediante
(5 millim. per
i
come
intervall!
Ora ideandos! la porta, compresa la intelaratura, otto (regolarmente 7 a 9) volte d! questa pi larga, yale a dire 3 metr! incirca con due sistemi di tralc! (2 X m. 2.35), due pilastri angolari (2 X m. 0.38), due intermedi (2 X m. 0.38), due intervalli (2 X m.
Fig.
6.
0.355 in media)
parete II
(').
si
come per
la
plicarsi a destra
come a
un auraento
di altr!
si
m. 4.70 per
!1
totale
della parete.
Ma
stabilirebbe
una com-
pleta disarmonia fra le due pareti fin qui ricostruite, l'una con
solo sistema di tralci, l'altra con
un
non
una moltiplicazione
di tali,
gi necessaria,
come
e la duplicazione,
ma
arbitraria.
(1)
il
calcolo
delle
cannelle
(v.
fig.
6)
le
meno larghe
183
(fig.
5) a de-
stra della sezione di pilastro ornato, vale a dire sul lato esterno,
rilievo,
ed
altri
vedono adoperati come sostegni di sarTale meandro dunque girava tutt'intorno all'edificio da im cofaghi. pilastro all'altro, separando i tralci dell'ordine inferiore da quello
(') si
Fiano
che seguiva pi in
alto.
Sul lato
interno della
medesima
lastra,
come sono
la fascia,
ma
la
sola
cornice, la qule,
secondo
1'
analogia delle
e l'ordine
m.
4,
:
appena potevano essere pi compreso capitello e base. Con gli elementi finora riuniti
la base alta
fig.
7)
m. 0.30,
i
m. 1.82,
e
il
meandro
alto
m. 2.45. Dei
festoni
m. 1.55,
e
'
trionfi
'.
questa L'ho
chiamato fregio per amor di brevit, ma s'intende che vero fregio cosi alto richiederebbe un edifizio colossale. Di fatto sappiamo che
'
'
questo
fregio
deWAra
in luogo di star
sopra.
questo
Un
pezzo di
rappresentatovi,
tradizione, e
ficate,
il
il
ma
cioe, singolare per il soggetto inseparabile dal resto per le misure e per la
fregio
1'
come cam-
e festoni fu
mandato a Firenze,
Uflizi {-).
ha unite
le parti superiori di
due
pilastri,
(1) Questi altri pezzi, quattro in tutto hanno tutti insieme la lunghezza di m. 1.01, fra essi due come pare col taglio originale a destra. (2) Dtschke n. 353. Archaeologische Zeitung 1858, T. 119, 2 p, 242.
1864 T. CLXX'XIX
Lexicon
I,
p. 177. Schreiber,
Hellen. Reliefbilder T.
XXXI.
Cf.
Eoscher
p.
di v.
Duhn, che
dall'
Toleva escludere
questo rilievo
lui
raddoppiato, nascono tutti dalle zioni false. V. p. 174. L'osservazione fatta dal Milani e approvata da
Duhn
184
K.
PETERSEN
Sono
alti questi
di
tutti
recinto.
medesimi
capitelli di pilastri li
Fig.
1.
1.
p.
328
'
che
il
rilievo
mostra un carattere
'
che parzialmente anzi servir appunto ad unire questo rilievo col fregio. V. ci che si dir a p. 196 aul blocco Fiano, ove lo stessa v. Duhn 1. 1. p. 325 aveva riconosciuto quel carattere
de' fregi
quanto
dall' altro
non
e giusta
diverso.
185
di
una scena
di
come
V. Per ora
facciate di qiiesto cosidetto fregio ornava l'esterno del recinto, qule l'interno. Qui pure la risposta e certa. Basta ricordarsi che fin qui
dell'esterno
ricca
di
ornato, la base
fiori, la fascia di
i
meandro
neH'interno
striati,
lisci,
lastroni semplicemente
la
fuori bellezza
e
i
dentro una
dire rigida e severa, quasi per non astrarre dai riti sacri gli occhi
vincersi che anche dei due fregi quello pi monotono, coi bucrani
e festoni, sia, qul pi semplice,
pi
accomodato
all'
interno del
di uomini,
tanto variate
donne, ragazzi, di magistrati e sacerdoti, di sacrificatori e vittime, pi accomodato allesterno, tanto pi che anche logicamente la processione che va per recarsi al santuario appartiene aH'esterno,
i
Credo semplice e giusto questo ragionamento, ma pi stringente prova ci dar un'altra osservazione. Vedendo in Villa Medici
una delle lastre con bucrani e festoni terminata a sinistra, io domandai ed ottenni facilmente dalla squisita cortesia del eh. sig.
Guillaume che in qualche parte
sta rinchiuso
il
della lastra.
Di
marmo, per poter meglio esaminare l'estremit fatto accanto al mezzo bucranio con la striscia
come vide
del
del margine che gira tutt'attorno i due fregi (v. fig. 8), vi apparve, subito il sig. Rauscher, una parte, larga fino a 13 cm.,
pilastro
l'essere egli
uno degli intermedi viene escluso per ragioni che saranno esposte
in seguito. Tina parte del pilastro e con essa credo tutto
il
taglio
a sghembo
(simile a f in
rozzi colpi, onde meglio potere incastrare la lastra nella parete della
ViUa.
La medesima conformazione
lastra
si
Fiano (Mon. Ined. d. Istit. XI, tav. XXXVI 4, ove per questo fatto non e reso visibile), giacche qui pure depo il mezzo
bucranio segue la striscia
del
margine,
poi,
con
leggerissima
186
E.
il
PETERSEN
stanteche sporgenza
ficie
un pochino
un
piccolo pezzo
liscio, largo ancora mm. 45, abbastanza quindi per escludere uno dei pilastri ornati esterni. Questo pilastro per, come
del pilastro
trionfi l'esterno.
il
Fig.
8.
si
verifica
8,
ma
solo
il
ad un incavo ripieno di muratura laterizia, s'intende moderna, alta m. 0,47. S'indovina facilmente che siccome le parti pi sporgenti
delle basi
telli,
cf. p. (fig. 1,
le parti
aggiunti, e questa circostanza diventa chiara dallo studio del rilievo e di un pezzo conservato nel palazzo
Fiano.
187
benche nell'appendice
si
che per ora consideriamo come un pezzo, vedr comprenderne due, al cap. V gi fu
coi
rispettivi capi-
ha notato Schreiber.
commessura correva
e la
per ora e la parte pi sporgente, cm. 14 cioe sul piano del rilievo, cm. 6 sul margine, che e ristaurato di sopra come di sotto, ma ben
conservato ai fianchi, lungo
i
con
mediante un taglio che allo Schreiber risultato di ritoccamento moderno, laddove senza dubbio fa parve
superficie perfettamente plana,
parte della costruzione originaria, la qule mi riusci intelligibile dopo aver veduto un disegnino favoritomi dal eh. direttore della Galleria degli Uffizi,
sig. comm. Ridolfi. E siffatto particolare dopo esaminare anche coi propri occhi. La nostra fig. 8 a destra fa vedere una parte del fregio con l'incavo fatto per inne-
l'ho potuto
suUa
quello
si
pilastri,
a sinistra (1) con la fronte fuori posto, l'altro a destra (2) con la
fronte rimessa al suo posto.
un frammento nel palazzo Fiano, il qule dal primo momento mi sembr analogo alle anzidescritte parti del rilievo fiorentino. Poi poco a poco mi son convinto che questo pezzo, rotto a m. 0,47 ine. sotto il piano superiore originale, come ad una delle due estremit, e un frammento dell'altro blocco Fiano, quello a due fronti
di
sopramentovato a
p.
ganci di ferro, distanza e posizione a quelli sull'estremit del grande uguali per blocco Fiano. AUa medesima distanza poi del piano superiore, ove
sulla facciata nobile (esterna) del gran blocco (Mon. Ined. d. Inet.,
XI
3) si vede rafifigurata una rupe sotto un temhavvi un piano ondulato, che prima mi era sempietto, qui pure brato rottura, ma essende in realt intatto non potrebbe essere
tav.
XXXVI
altro se
non
la continuazione di quella
rupe.
(fig.
8 a
sinistra).
188
illusione feci poi fare
E.
PETERSEN
im calco della rottura del blocco minore, il diede piena conferma al mio qule, combaciando indubitabilmente,
189
si
sospetto;
niti il
9 nella
pianta a destra
vedono
si
riu-
C\
Quest' ultimo
destro
del
vede unire
lato
capitello b,
laddove sulla facciata opposta la rottura, separando l'incavo della sporgenza b. ha lasciato quello intero, di qutsta invece non si e
conservata che la parte sopramentovata, rimasta in connesso con C*. Queste osservazioni, oltre ad illustrare la costruzione tecnica
dei capitelli, avranno anche accertato
trionfi cioe
il
posto dei
due
fregi,
dei
questi
fregi
possano
degli
contribuire
ordini
alla
inferiori,
appartenenti tutti a due pareti sole di esso, nulla giovano per le altre due, se non che queste possono presumersi analoghe a quelle
gi ricostruite, se esse sono, come per la disposizione diversa diventa probabile, non due opposte, bensi due attigue.
festoni
sono
ri-
secondo
le
distanze da un bucranio
all'altro si
di2,
meno m.
i
1,74 ine.
due
d.
comI.
plessi di Villa
Medici (Matz e
Duhn
n.
3509, M.
I.
XI,
XXXVI
4,
Ann. 1881
pezzi, l'altro,
p. 326) (') l'uno, a destra, composto di tre a sinistra, di due. Per essere messi insieme tutti e
stra,
il posto a sinistra, l'altro a deperche precisamente il primo, che, come ho esposto precedentemente a p. 185, a sinistra finisce col margine e mezzo pilastro,
mentre
l'altro a destra
senza margine.
che
ci
i
servir pure
festoni
(come in
10)
si
vedono
raflSgu-
come
Misurando
abbiamo
trovate
come segue
n "
m. 1,08
1,01
0,995
0,985
0,975.
sinistra
m. 1,00
1,005 1,005
(1)
r\h
anzi
si
p.arli
come
190
E.
PETERSEN
tutte le altre differiscono poco, solo quella fra il bucranio estremo, accanto al pilastro angolare supera sensibilmente, per nes-
Dunque
sim altro motivo se non per paralizzare Teffetto ottico causato dall'angolo. Impossibile quindi che all'estremit opposta della medesima
parete stesse
il
m. 1,005
e 0,975, poiche
il
secondo
qule neanche a sinistra ha Tintervallo caratteristico complesso, ed inoltre qui pure un bucranio tagliato a met precisa, pi ampio, doveva stare in mezzo di una parete; e poiche uemmeno quattro
5 7>lt.
Fig. 10.
metri di fregio non interrotto da pilastro intermedio come posto ne sulla parete anteriore (fig. 3 A) ne
bito
non trovano
si
vedr su-
alle laterali.
Dei
festoni pi corti di
(^).
m. 1,75
rimane
l'unico
blocco
Su quella
posteriore cioe
XXXVI
3*)
il
si
vede incastrato
i.'ara pacis
augustae
191
con
fa-
pilastro noa angolare, bensl intermedio) dista rebbe m. 1,64 per Vintero festone, se non
vifosse un au-
ottica.
(flg.
Ma
infatti
la posteriore (ivi
l'altro
due lastroni
geh
e fig.
quali,
come
ravano m. 2,35 ine. ciascuno. Gli interni per, come risulta dalla pianta fig. 3, dovevano essere pi corti ciascuno di m. 0,61, vale
a dire la grossezza del muro (m. 0,77)
lastri angolari interno
meno
e tale e
ed esterno. Avevano adunque m. 1,75 ine, infatto la misura del festone Fiano con l'aumento ottico a
1,64 4-0,08).
II
sinistra (m.
tinuazione, avuto riguardo alle misure sole, poteva stare sulla parete anteriore o posteriore del recinto a destra di
fuori,
chi guarda da aveva il pilastro intermedio esterno (come interno) poiche egli a sinistra, non a destra (v. sopra a p. 188 sg. e la fig. 3).
Riguardo alla scena rappresentatavi sul fregio esterno per, vedremo che molto meglio si collocherebbe sulla parete posteriore a destra qui pure s'intende (v. p. 196 e 207 sgg.).
Qule era dunque la disposizione di questa parete posteriore? Era essa analoga alle laterali non interrotta da pilastri intermedi,
ovvero con tali pilastri analoga all'anteriore ? La quistione si risolve mediante il rilievo pi volte citato dai tre Elementi. Questo cioe
per l'altezza di m,
cheggianti non
lisci,
1,
55 apparteneva
al fregio
per
pilastri fian-
ma
A)
finalmente per la composizione centralizzata doveva avere un posto centrale qule non si trova che
P); e
della porta
manca assolutamente
pi stringente ancora
e perche
sopra argomento
di
due
m. 2,37.
ri-
Prima
di spiegare meglio,
lievo sia centralizzata, aggiungo due parole sul resto della parete
posteriore.
192 Tolti
i
E.
PETERSEN
somma
rotonda di
m. 10 per
m.
8,43
per Tinterno,
come a sinistra. Siccome quest' ultima dimensione e troppo grande per un festone, tanto della classe maggiore di ra. 2,0, quanto della minore di m. 1,75 ine, e troppo piccolo per due,
il
sig.
Rauscher
si
vide ricondotto all'idea di addoppiare i pilastri intermedi (y. fig. 9), soluzione alla qule io prima a torto mi opposi, sebbene l'arcliitetto non mancasse a far rilevare in suo favore la corrispondenza
dell'intervallo centrale della
parete
(fig.
parete
porta in A; dei pilastri intermedi secondi in P con quelli accanto alla porta in A. E trover conferma siffatta disposizione
dei sig. Rauscher, quando sar esposta la composizione dei fregio
esterno,
come
si
Vni. Di
terno,
il
doppio
dell' in-
Element! percioe, sonificati. Dobbiamo alla cura dei eh. v. Duhn, che tutt! quest! avanzi comodamente si possano disaminare, ben disposti ed ordinati, suUe tavole sopracitate XXXIV sgg. dei vol. XI dei Monument! inenon compreso
il
m. 17,70
rilievo dagli
diti deir Istituto. E diversit meno di soggetto che di composizione, quella che distingue le scene di sacrifizio riunite sulla tav. XXXVI
XXXIV
sg.
Pi rilevante
e la diver-
movimento;
il
va
da
sinistra a destra;
su
contrasto di
fizio,
('),
sulla tav.
;
XXXVI, hanno
le
guarda
la
non necessaria
e rac-
comandata dall'analogia dei Partenone, e credere che le due processioni, perche rappresentate sul fregio esterno, ancora stessero in
istrada per recars!
all'^m Pacis
verso l'anteriore; l'una che va a destra per la parete S e le parti attigue delle paret! P e A (fig. 3), l'altra per la parete D e le sue per-
(1)
193
brevit le chiamo,
diante
i
pilastri
tre parti,
separate
di
m. 9,30 ine,
fig.
due
brevi, di circa
le tre parti
la pianta,
3 e 11), e sono
nze
2'SO
^
o
O.K
T-^
(36.i>
Fig. 11.
il
corpo
sia
stato
fomiato
dalla proces-
Di quella
camminava
a destra,
(cf.
ri-
mangono
Duhniane
An-
nali 1881, p.
1
309
sgg.):
lastra
nel Louvre,
V "
lungo m. 1,46
r,
2
{3')
ffizi,
n
n , "
1,815
1,37
"
3
3**
"
"
-'
1,23
sparita,
0,17
ine.
Vaticano
2,24
Totale m. 8,285
194
E.
PETERSEN
Siccome
dl
un
nessuna di queste lastre vi e la menoma traccia intermedio, e solo a destra della lastra 4, ove e il pilastro
in
il margine, risulta con ornava difatto una delle questa processione pareti laterali non interrotte da pilastri intermedi, ma incluse dagli angolari, di cui uno, per conseguenza, doveva stare a destra della
che
il
che
alla lunghezza della parete propria (senza pilastri), deve essere erronea l'opinione del eh. von Duhn : mancare cioe
il
m. 1,13
Monumenti, ne suUe
fo-
lastre
Duhn, negli Annali, 1881, p. 308, asserisca mancare fra le 4 e 3 almeno una tavola, ed una seconda almeno fra 3 e 2
;
di-
e 2,
308. L'ultima figura, cioe a sinistra suUa lastra 4, adesso ha l'mero destro di ristauro, ma appunto la parte mancante anp.
come
di fatto lo e
baciano, e vero,
ma
lo
non ristaurata in questa parte supeLo lastre 2 e 3, oggi non compi stesso v. Duhn ha giustamente osservato
sotto.
che 3 era pi completo, quando se ne fece il disegno del codice rsiniano 3*; e nessuno potr negare che la mezza figura pi a sin. di questo disegno si unisca con l'altra met conservata sulla
lastra 2 (cf.
parti di
il
mi sembra
l'unione delle
P.
II v.
la qule
per femminile
(')
(').
Duhn
della lastra 1
senza per che si sia potuto disfare la testa della donna pi a destra, che bruttamente e stata acconciata a faccia barbata, laddove e chiarissimo che la testa non poteva stare intera nella lastra 1, bensi
ristauri,
mancava appunto
di quella piccola parte che apparisce sulla lastra 2. Non trovo nessun punto contrario all'unione di 1 e 2, e l'asserzione dal confronto
positiva,
1,
se
la
figura
intersecata
d.
sulla lastra
Debbo
alla cortesia di
*
Hdron de
di donna:
'
et jointe
maintenant une tHe de femme comme sur Vesquuse c'est une tete cfhomme (lucidata dalla tavola dei M. I. d. L),
n'est plus
195
io
stravagante
della
grandezza del
monumento, mentre
gi dal
ri-
mata
la qule
un seguito
di
ha mai occupato pi di m. 6,80 ine, con donne, lungo m. 2,60 ine, pare stia ben
a passo
d'accordo.
lento e dignitoso, era un soggetto molto adattato al corpo grande del fregio, e nessuno, credo, sarebbe propenso ad aggiungervi, per
esempio,
il
pezzo 1 o 3
della
tavola
XXXVI,
vece, benche oggi assai guasti, sembrano fatti per empire le brevi e P (y. fig. 3). L'uno (1) misura m. 1,22 ; pertinenze sulle pareti
con l'aggiunta dell'altro frammento Fiano (v. cap. VI), ine. ra. 0,97. Unire 1 con 3 per metterli insieme alla testa o alla fine della processione e impossibile, perche i supplementi richiesti tanto
l'altro (3),
dal fr. I quanto dall'altro 3, debbono assolutamente sorpassare cm. 16: impossibile poi mettere almeno il pezzo XXXVI 3 in testa della processione sinistra, perche esso aveva un pilastro intermedio
all'estremit destra interna
;
La
vittima, cioe,
condotta dai vittimari in 1 e similmente in 2, secondo l'analogia di altre pompe rituali romane, appartiene piuttosto alla testa che
non
alla fine,
e per
la stessa
3,
SU
ma
1, corrispondendo troppo poco non solo alla nostra ricostruzione, puranche al nome delVAra Pacis, pu credersi un tempio vi-
la
pompa doveva
passare prima di
barbu
et
morceau a
et^.
assez habi-
lement appliqu4, mais tandis que les plis antiques du volle tombant sur le cou, sont tout fait m4s et dMerior^s, ceux modernes qui couvrent la tete sont intacts. Le traitement de la chevelure, de la barbe, de foreille et du
visage en g^neral denotent un travail rcent malgrS la pr4caution prise de
re faire le nez en pldtre. D'ailleursla figure [l.tete] d&passe Ughrement du sciage, ce qui est encore une preuve de sa modernit6 \
Vaplomb
196
E.
PETERSEN
pilastro intermedio aH'estremit sin.
avendo
un
della profig. 9) non troverebbe posto che in testa C3Ssione destra o in fine della sinistra. Dalla testa per dell'una
esterna (v.
(come
ne con 2 ne con
pu
es-
perche
il
piccolo
una rupe difficilmente pu imesistente nella vicinanza deW'Ara Pacis e nel Campus maginarsi Mariius ('). Per conseguenza questo rilievo con il suo supplemento
incerto quali, situato in alto sopra
il
(fig.
3) posteriore;
si
male starebbe
pompa, e specialmente fra questa e Tara stessa, almeno per l'idea, tanto bene sta aH'estremitk dell'intera pompa, facendola finire con un motivo di paesaggio, del qule e informata tutta la parte centrale del fregio, il rilievo dalla Terra
Anzi pare che la rupe su cui sta il temcui vediamo seduta
in testa della
bra entrata in un golfo. E qui troviamo l'argomento promesso alla fine del capitolo precedente per i due pilastri intermedi a sin. come a destra
della parete P (fig. 3). Giacche e appunto la lastra Fiano cod dentro il festone breve, lungo m. 1,75 ine, che prende il posto a
nella pianta
fig. 9,
un
pilastro segnata a;
sarva le
la parte
Fiano segnata ivi C^ C^ invece, all" estremit sinistra, conparti di un pilastro segnate b2. Potrebbe unirsi benissimo
a con
le
parti
b2,
se
non in
tal
modo
ine.
la pai-ete
riu-
m. 0,70
a destra e
altret-
tanto a sinistra, cioe in tutto m. 1,40. Per conseguenza il pilastro 1 (fig. 9), unito al rilievo della Tellus, e il pilastro 2, unito al rilievo Fiano, sono due diversi, con
un
IX.
Ma
ora e
tempo
di esaminare
m. 0,30 incirca. quanto rimane della pompa ove il fregio e stato supplito ad
intervallo di
(')
cercava sul Quirinale o sul Campiproposizione fatta dallo Jordan che fosse
lo
v.
Vaedes Jovis
Fauni
nell'isola.
p.
209. sg.
197
rilievo Medici: M. L, d. I. XXXVI, 2, 11) gi ho posto lungo m. 1,07, raancante quindi di pi della met. Con la figura del toro, esso fa da riscontro all'altro a sinistra (^) II momento per.
non
e identico,
come
io
mostrato (Kunst des Pheidias, p. 297), bencbe non so se alcuno vi abbia fatto attenzione, che anche nel fregio del Partenone la
processione
SuUa
riraane
servate.
processione di cui
un numero minore
Sono
5. 6.
r.
ma
le seguenti, segnate
come sopra:
(2)
Medici
^ m
Gall. d.
m
n
'.
1,85
Totale m. 6,16
e qui e innegabile che pi di Se seguivano, come e probabile, nelsupplirsi. l'ordine proposto da y. Duhn, analogo a quello della parete opposta, e certo che avanti 5 manca almeno qualche parte fra 5 poi e 6
una lastra ha da
probabilmente una lastra, e un pezzo dietro 7, laddove l'unione di 6 e 7 a me sembra non impossibile, come a v. Duhn (p. 320)
anzi verosimile
i^).
{})
Per
il
confronto della
e 2 avrei dato
fig.
pezzi conser-
vati
XXXVI
(*)
una posizione un
loro nella
fig.
4.
V. Duhn, Annali 1881, p. 317 osserva la parte sin, di questa lastra non essere in contatto antico con la destra. Gli avanzi di questa processione d. sono ripubblicati dallo Schreiber Bilderatlas t. XIX 1 a 5.
(3)
un ramoscello a destra
sulla toga
di
quest'ultimo, guasto assai, si rintraccia quel poco del braccio destro della presunta Antonia che manca su 7. Pia gi disgraziatamente un ristauro poco
felice suppUsce airavanzo di una gamba, per me una sinistra, per v. Duhn una destra, del laurigero. Su questa gamba poteva rilevarsi ci che manca al contomo di Antonia su 7, il cui pie' s. doveva stare alquanto pi a destra che non oggi nel ristauro, ed anche del destro la maggior parte poteva esser
sulla lastra
7.
Cf.
anche
il
computo
fatto nell'Appendice a p.
13
198
E.
PETERSEN
della
di
e
di uomini,
sinistra,
ciyili,
accompagnate da fanciuUi.
pompa
le figure
almeno nella parte anteriore, mostra quasi tutte primarie munite di attributi rituali: vediamo il camillo portare la figura di un Lare (i), vediamo poi quel nobile personaggio con l'apex in testa, ritenuto per Augusto da v. Duhn, per
la destra,
il
il
la
primo di tutta una serie, chiusa, dopo altre due simili figure mudue Ilamini
superiori.
il
Fra
camminasse
collegio sail
capo
corteggio
uomini,
donne
fanciulli,
il
tutti,
benche
egli,
porti
la testa
meno
il
alta.
Che
egli
precedenti, bensi
migliare
pote
si
chiarisce dal
modo come
il
ragazzino
si
giovane
a p.
mano
Duhn
320?
chinata
Cosi tutte e quattro le figure precedenti formano un gruppo intimit poi, qule nella parte corrispondente della processione sinistra non si mostra, unisce quasi tutte le figure
di famiglia. Simile
moglie
Duhn qni ha commesso Terrore inescusabile, adottato per dal Milani in queBuUettino 1891, p. 288 e 316, di affermare che la parte destra di 6 fosse f alsamente unita con la sinistra, laddove avrebbe dovuto unirsi con l'estremit
II V.
sto
destra di
7. Suiroriginale come sulla fotografia si verifica il completo combaciamento (con eccezione, s'intende dei 5 a 10 millimetri consumati dalla sega) dei due pezzi di 6, e la gamba sin. che v. Duhn dice di donna, h pi nuda
della destra, e
agli
il
piede
sin.,
munito
uomini esclusivamente.
(})
condo Lare
Che probabilmente abbia da supplirsi una figura simile con h Topinione di Wissowa nel Mythol. Lexicon II p. 1896.
11
se-
19
mamma,
e dell'altro
un
po'
maggiore che
attiene al
la
rivolge
pi.
manto del padre e, mentre una donna velata lo tocca, testa verso una ragazza che pu avere due anni di
sei
Con queste
si
congiun-
come
la
donna ve-
lata fra la bella coppia a sinistra, ossia per un gesto, come l'uorao con corta barba a destra, cui andava a sinistra una donna, forse la moglie di lui. In somma tutta una numerosa famiglia distinta.
Le
ma
secondo lo
stile
dell'arte
augustea,
azzardato
il
voler, con
la
scorta di
materidle iconografico,
il
uomini
G donne e fanciuUi in tale numero e et che a mio parere potrebbe raccomandare l'interpretazione del Dtschke(i), censurat dav.Duhn,
Annali 1881,
II,
1. 1.
p.
p. 45,
p.
ma
260
da Milani in questo BuUettino 1891, p. 288 e 316. In tal modo non credo impossibile ravvisare Augusto con Lucio piuttosto che Gaio (M. Druso min.), poi Livia (M. Giulia) dopo i due giovani Claudio), Druso con poi sulla lastra 7 Antonia con Livilla (M.
:
Germanico, Giulia (M.: Livia) e Giulia min. (M.: Livilla) Tiberio (2). A torto Milani afferma i ramoscelli portati da molte persone
(')
Hamburg {Programm)
1888.
(2) L'Augusto sembra vecchio assai, e lo stesso Milani lo concede; ma sempre era altra cosa raflSgurare Augusto solo, o accompagnato dalla famiglia, figli e nepoti. II busto messo a confronto dal Milani nel Vaticano (Heibig,
105)
non
presenta
nella testa
Bernoulli I p. 156 e 179); assai somigliante poi alla testa del rilievo fioil bronzo da Neuilly-le-E^al al Louvre, pubblicato dal Eayet Erroneo perch impossibile Monuments antiques. II, con testo di Desjardins. poi il riconoscere Claudio sulla nostra lastra 7, condotto dalla madre Claudio
cioe,
quando
si
fece
il
i
rilievo,
fanciulla nonostante
esser nato.
Non
sarebbe una
fra
Gaio
11
essere rappresentata nell'et di dieci anni circa. sull' erronea trasposizione della parte destra di 6,
i
due laurigeri.
200
E.
PETERSEN
di alloro. Dappertutto
2,
anche fanciili neue due processioni, essere di ulivo piuttosto che P, (') 3 contando solo le figure primarie
:
3,
4, 5
6, 1 e
5 e 6
l'alloro e certo,
come
certamente
alloro di cui si
vedono incoronati
tutti quelli
la testa scoperta.
La
ma
cosi
il
siccome a
Koma
fronda specifica della pace e l'ulivo, e vero, non conviene pace che preceduta dalla vittoria,
pensiero greco confonde le idee di vittoria e di pace : Giove di Olimpia tanto paciflco ha la testa incoronata di ulivo,
anche
il
ma
porta la vittoria sulla mano. Irene si confonde tanto con Iride quanto con Nike il caduceo, la bandiera bianca degli antichi, da
:
Nike
come
la
Irene, la
Pace ha
le ali tal-
(cf.
Pax ugusta
di Vespasiano e
Tito),
131 dice
pacifero l'alloro,
sgg. dubita se la casa di Augusto fosse ornata di alloro a cagione dei trionfi perpetui o dell'amor di Apollo o per la festa, ovvero:
ad rem Ovidio
40
quam
e nei
an
Fasti
I,
711 parlando
precisamente
della
festa
celebrata
a\V
ra Pacis Augustae
dice cosi:
Pu
toria
piuttosto
nella Spagna e in
l'alloro
v.
come
si portano coUe foglie in alto, uso, senza dnbbio, rituale ', pare per questo monumento egli abbia ragione. Ma suirarco di Tito la prima figura a sinistra sul lato deU'iraperatore e probabilraente
SU quello del candelabro tiene il ramoscello nella mano destra e lo stesso una o due volte si verifica suU'arco di Benevento.
{-)
(!)
abbassato,
Cf.
quanto
lo stesso
d. Inst.
1890,
p.
Bonner Studien
2,
40 sgg.
si
49 composta quando
:
aspettava
il
ritomo di
Augusto nel 13
teque
dum
procedit, io
io
Triumphe
Triumphe,
Gesta D. Aug.
p.
ved.
Mommsen Res
151.
201
Germania
festa
l'alloro,
c'
ma
non
e dubbio.
che l'alloro sia stato rornamento di quella L'alloro, sacro ad Apollo, nurae specialmente
Tenerato da Augusto, era pure la pianta prediletta di Augusto stesso, quindi raffigurata sugli altari dei Lari ('). Sono di Apollo anche i cigni che si vedono posati in alto sui tralci delle pareti esterne
del recinto i\e\VAra, e in
cati,
(v. p.
mezzo
almeno
le
179), di
ima
il
fogliame
quanto
La
fine
pompa
omava
la parete
a sin.
cor-
della Tellus
e perduta.
Che
fosse in qualche
modo
guardava
la Tellus, e
come
modo,
pittoresco
VIIL
i
sulle
pareti
esterne (v.
vi
fig.
3) termi-
navano
'
ai pilastri
'.
intermedi,
come internamente
terminavano
festoni
v. cap.
VL
sg.
suUa qule,
non potendo continuare il fregio, tutt'al pi, dava esternamente come internamente spazio a qualche ornamento, come corone di alloro oppure di quercia, referibili a quelle poste, secondo Dione, sulla
(v.
Mommsen Mes
g.
d.
A.
p.
149) o
sopra mentovati a
p. 175.
P invece al pari dei due compartimenti esternamente doveva essere ornato in modo analogo ai due compartimenti laterali A: base, tralci, meandro, fregio, vale a dire
laterali gli spesso citati
'
Elementi
'.
Questo
rilievo,
Duhn
avrebbero servito
due pompe messe in senso contrario. E gli serve meglio che i tralci perche e una rappresentanza non di genere totalmente diversa
le
fi) V, Visconti, Mus. Pio Cl. IV, 45; Rscher, Lexicon II p. 1895. E sempre rimarchevole l'unione dei festoni cogli allori nei rilievi del sarcofago gi Caffarelli (v. p. 171,1) il qule per la forma e Tornato singulare non pot non destar
sospetto. Che almeno non puo essere stato fatto per imitazione delle lastre trovate nel 1568 si veda al 1. c, ma ivi pure fu detto che i pezzi Valle Ca-
il
sarcofago.
202
E.
PETERSEN
ma
come conviene
perche la composizione di queste figure e non solo centralizzata al suo posto, ma nello stesso tempo non manca di
II rilievo, centralizzato per
due bambini
verso
quella principale,
il
ma
intima con la
gli
Pax
istessa,
La
rappresentazione s'interpreta da
Ricci
se stessa:
e Aria,
(v.
tre figure, si crede che fussero fatte per tre elementi, cid
e
Acqua
Terra
e
scrisse
il
cardinale
Uli
maggio 1569
rilievo dell'^r
non altro pensava chi copi per Cartagine il l'Appendice 3), Pacis o un presuntivo originale ellenistico, copia
dal
(v.
scoperta
Conze
sopra p.
nel
Louvre
Schreiber
183,2) tav.
XXXI.
razione fatta forse a riguardo del clima africano, rimpiazzandosi cioe la personificazione dell'aria mediante quella del fuoco, con fiaccole ().
L' interpretazione
dallo Jahn, aveva
dei
tre
per
steuza dell'urna fluente e dell'uccello acquatico sotto l'Aria, giacche l'Aria, come Ydr]q dei greci, comp;:ende le nuvole e la pioggia,
madre
marina, la qule come Elemento e predominante e l'usuale riscontro della Terra. Sono altri i punti deboli, a ragione rilevati dal Benndorf, prima la predominanza della terra, secondo l'assenza del quarto
elemento,
il
fuoco.
per dire
il
fiori
e frutti,
di
come
ramente secondarie
() Le fiaccole furono riconosciute gi da Conze presse Jahn 1. 1. p. 181, 10 da Frhner, notice de la sc. ant. du Louvre p. 382, il qule dice perci5 esser certamente Selene representant VAir, c'est--dire le Ciel. II rilievo
africano, lungo
m.
esattamente la met in
un senso come
203
originale di
quanta importanza sia di conoscere la pertinenza qualunque monumento quando anche al primo sguardo
potrebbe sembrare assoluto ('). Potrebbe credersi che Orazio avesse iina rappresentanza simile sotto gli occhi quando stava componendo la seguente strofa del
Carmen saeculare
v.
si
fosse
Jovis aurae.
si
si
conv.
57
iam Fides
et
Fax
et
et negleeta
redire
Copia cornu.
Le medesime
di iin
circostanze,
si
come
e
nuovo
secolo,
espongono
nell'ode 4, 5, composta
prima
YAra
Pacis fosse
e nell'altra 4,
ra. Si vanta sempre ristabilita fede e moralit, pace giustizia, ma anzitutto e come la base di tutte queste qualit
stessa
{})
La
(BuUett.
d. I.
dotta e sublime spiegazione del rilievo proposta prima dal Brunn 1859, p. 100, Arch. Am. 1859, p. 84*), sviluppata poi dal Benn-
Aori{Griech u. Sicil. Vasenbilder, p. 77), modificata da Kalkmann (/aAriwcA 1886 p. 255) cade con la pertinenza originale del rilievo dimostrata. Secondo Brunn
Benndorf sarebbe la triplice Venere Celeste, terrestre, marina, delle quali sarebbe strano vedere j)residente la terrestre e non la Celeste. Kalkmann ravvisa la Venus caelestis ossia la Virgo caelestis [^con due bambini], preside di Cartagine, come dispensatrice delle acque, tanto piovane \ja. sinistra, ove
e
:
invece di acqua abbiamo riconosciuto piuttosto fuoco sulla copia africana], quanto sorgive [a destra, ove h acqua marina e nient'altro]. II Kalkmann, contento che sulla provenienza del rilievo fiorentino non
cita
Dtschke
crede decisivo
si
per la spiegazione
che
a Cartagine.
204
E.
PETERSEN
fer-
si
ed abbondanza, come
15
seg.
;
pacatum
volitant per
15, 4
tua Caesar
aetas
fruges
Ed
quillamente assisa, circondata da prosperit di ogni genere, con gli auimali in riposo e gli innocenti lieti rappresenta la terra pacificata e felice, e non gi la terra che si ribella o piange quando
propri
figli.
Lo
stesso Esiodo
che
ci
Opera
riferisce
di Orazio
la rappresenta anche 225, alla qule descrizione nella citata ode 4, 5 (').
v.
Siccorae
ziana del
sembrare ispirato da una strofa oraCarmen saeculare, cosi un altro raonumento contemporilievo poteva
come ha
quasi la
fatto osservare
p. 295), riflette
somma
poesia.
Vediamo
la
Cielo, illuminata dal Sole, cui precede Aurora con la ugiada. AI contrasto per cosi dire loeale di Terra e Cielo si unisce un altro contrasto piuttosto morale: la terra tranquilla
prospera abbondante e la restituzione dell'Aquila romana, contrasto identico a quello di due versi oraziani sopracitati:
fruges
et
(1)
V. 23
domus
stupris,
mos
235
Tixrovaiy ds yvvuTxeg socxora rexfa
yopeiac
205
nuovamente abbiamo
il
contrasto
di
famoso
si
cammeo
Roma,
Mare
mira
circondato a sinistra da
e nepoti
Oikumene
La Terra incoronata
tiene
il
bambini, di cui uno tiene due spighe. In somma degli attributi di cui era adorna la Tellus dell'Ara non manca quasi altro se non
gli
animali.
qui
1'
idea della Terra pacificata, sicura perche proAugusto (0, viene inoltre significata con l'ap-
poggiare
il
Questo cioe e
P. R., Nerone 321
la
Schema
della
Securitas Aug. o
Securitas
Cohen, Vespasiano 506, 256, Tito; e quando Securitas Aug. o publica sta in piedi si poggia sopra una co-
lonuetta, Otone
22
(?),
780, 783. Nello stesso Schema di riposo si rappresenia poi la Felicitas August, o publica o saeculi di Galba 63, 67, di Tito 77,
di Antonino 359, 59, 368. sg. 373, e non
meno su monete
di Tito
128, 131, 143, Vespasiano 292, 343, e lastessa Pax. Aug., la qule
dalle anzidette personiticazioni poco o nulla differisce, sia per significato,
essendole comuni con quelle tanto caduceo corno d'abbondanza, quello dato all' Eiqrjvri gi nel secolo 5., quanto dai Locresi, questo poco dopo da Cefisodoto, da cui le e rimasto
sia per attributi,
anche
lo
scettro.
si
dice anche
Pax
orbis ier-
rarum, ed
di significato se
non identico almeno molto vicino a quelle imail che riesce pi evidente ancora da certe
e
monete di Adriano
suolo appoggiando
Commodo, ove
un braccio su
di
un canestro (pieno
di frutti,
Una
vite dietro
sembra
farle
ombra, e attorno giuocano le quattro stada putti sia da donzelle. Come una abbre-
solo,
viazione poi di queste rappresentanze l'altro tipo dei quattro putti senza alterazione di senso per, poiche a questi si ascrive
(1)
Sembra
C. I.
,
Cumanum
terrarum.
L.
I*
p.
220
cenotafio pisano
206
E.
PETERSEN
tipo pi
completo
temporum
fecunditas (^). Un'allusione pi speciale poi al lavoro pacifico deH'agricoltore si contiene in un altro medaglione commodiano presso Froehner 1. 1.
p.
due bovi
130, ove alla Terra del tipo anzidetto si presenta un (2), che richiama alla memoria i versi di TibuUo
uomo con
I,
10,
45
interea
Pax arva
colat,
di questa elegia:
at nobis,
Pax
et
peruat
Oramai
h chiaro che
quan-
pilastri
raddoppiati,
si
unisce con la
doppia processione, inquantoche Yorbis terrarum pacificato, tranquillo e prosperante e la base della festa e per cosi dire il punto
di partenza della bipartita processione festiva
(^).
se in tanti rilievi,
specialmente di sarcofagi, la dea Terra suole rappresentarsi a una estremit della scena, spesso facendo riscontro ad una personificazione del
mare
sull' estremit
il
modo
fregio
chiudono la scena
ci
si
posteriore.
fra
XL Ma
riveler
XXXVI,
3) e la
(1)
Si confronti
anche
il
of the
roman
medaglione di Antonino presso Froehner n. 72, o Catalogve coins in the British 31useum XI, 2, ove la Terra, circondata dai
il
corno d'abbondanza,
si
p.
(') Quindi non farebbe d'uopo ricorrere la ove v. Duhn Ann. 1881, 137 trovava l'unica relazione possibile fra questo rilievo e la Pace, che
sotto la persona della snpposta Terra si nascondesse una donna della casa imperiale, idea suggeritagli da un dotto amico. Tale idea per mi sembra assai probabile, tanto pi quanto il 30 gennajo, sagro a Tellus, era il natale di Livia, il 31 quello di Antonia (v. Marquardt Rom. Staatsverw. III' p. 569 sg.
c'ioh
di fatto
7.
207
A Chi mai, domando, si offre il sacrifizio qui rappresentato ? Alle due divinitk, si risponder, che sono visibili nel tempietto. Ma Chi sono queste, e che relazione hanno con la Face? Sono due
maschi
di
;
l'uno
come
l'altro,
vestito di
uno scettro od
asta,
mentre con
Quelle a sin. di chi guarda e indubitabilmente giovane, imberbe, laddove l'et dell'altro, per essergli stata rotta la testa non pu
determinarsi con uguale certezza;
lascia
ma
la rottura del
coUo appena
rivolta
un dubbio
essere
stata
barbata la
sua
testa,
un
pochino verso il compagno; anzi la floscia carne del petto indica piuttosto vecchiaia. Privi ambedue di qualunque attributo caratteristico e difficile a determinarli,
ma
conto.
La
di prospettiva.
il
sacello
ma
sportelli
ad
inferriata. Si direbbe
un can-
Un
mostrasse in mezzo la separazione dei due batfestone di alloro sospeso dai capitelli ci indica ben
i i
chiaramente
li
crederai
due numi prender parte alla festa, ma diflficilmente principali e che ad essi in primo luogo si riferisca
Come mai
sa-
rebbe credibile che l'altare qua gi appartenga al sacello l in alto, la cui asse non va sull'altare, quantunque evidentemente sia
stato volto in
modo da render
visibili
Anche
insegna
in
nume
oggetto
sacrifizio
qule doveva dirigersi anche il sicrificatore con altri funzionarii che stavano dietro l'altare, donde non potevano
sinistra,
l'al-
maggior parte stava suUa lastra attigua ora mancante, frammezzo di loro ed il sacello a due numi. E dove
stava in fine quell'oggetto di culto, se dietro il secondo camillo, ove piccola parte del rilievo manca, non altro poteva essere visibile che
la rupe continuata?
Ce
una
scrofa, e
riconosce,
una
scrofa
208
E.
PETERSEN
precisamente la vittima propria alla madre Terra, siccome nel sacrifizio che si faceva nella terza notte dei ludi saeeulares ('), cosi pure neue sacra popularia, tanto sul principio della raccolta quanto dopo finita la semenza. Ed e degno di osservazione che come quella,
detta la porca praecidanea^ deve essere stata coincidente incirca con la data della constituta ra Pacis, cosi l'altra con la dedicazione e la festa annuale
sinistro,
{^).
ci
che
tre
il
fregio, specialmente il
:
da
me
p.
ricostruito con le
parti
testa, corpo
grande,
193) ci farebbe credere da s6, essere cioe il sacrifizio della Pace stato preceduto da un altro per cosi dire preliminare, oiferto alla Terra, ci nel modo pi formale ci viene
estremit
(v.
I,
657
sgg.
Ivi fra il
la
24 ed
(o
il
27
Sementina
(v.
semen-
Paganalia^ festa che proprio era dei pagi agat festum), ma si celebrava anche a Koma (^)
:
669 pagus
(^)
farre suo
gravidae
viseeribusque
suis
numi
le
eure della
(p.
203) ad
il-
cum serimus caelum ventis aperite serenis^ cum tatet aetheria spargite semen aqua^
e finita la
per
il
preghiera poi si ricorda come a lunghi tempi di guerra, merito della casa Augusta, abbia seguita una era di pace
religata catenis
iam pridem
(1)
vestt'o
V.
p.
171 e Marquardt,
Rom. Staatsverwalt.
HI, p. 569 e C.
L.
l*
p. 326.
in aedem Telluris veneram (3) Varrone, r. r. I 2 Sementivis feriis rogatus ab aeditumo, ove si fa il colloquio dei libro primo, che vien chiuso quando saputa l'uccisione diQWaeditumus, accaduta in turba, sortono dal tempio
de casu
("*)
humano magis querentes quam admirantes id Romae factum. La dea greca e la romana ora si distinguono, come qui, ora si
cfr.
con-
fondono
Ephem.
epigr.
1.
1.
p. 259,
3.
269
riori dei
(parole che potrebbero sembrare dette con riguardo alle parti infesopra citati cammei viennese e parigino) quindi esser tempo
pax Cererem
e cosi dopo
i
nutrit, pacis
alumna Ceres,
Insomma
non
e
Tellus
nume
cui
si
met conservato
sul
blocco
Fiano,
ma
agli adoranti,
ma
frammezzo di Aria
ed Acqua nel gran rilievo centrale, guardando in fatto a destra verso il sacrifizio, unione che pu dirsi ideale, ma che perde un po' del fantastico per i pilastri frapposti fra gli adoranti e la dea (i).
Sembra un'abbreviazione
di questo
il
tipo della
moneta
di bronzo
p.
domizianea descritta e raffigurata da Dressel Ephem. epigr. VIII 313, 9, tav. I 9, ove per camillo e vittima con il sacrificatore
hanno cambiato
di
questo dirimpetto
qule qui pure sembra presente piuttosto in realt (qul dea) che non in efflgie (qul simulacro) (-).
alla Terra madre,
Se cosi il tempio di Tellus alla fine della processione sinistra mancava, esso per poteva essere raffigurata sulla parte corrispondella processione destra
dente del fregio a sinistra del rilievo centrale, all'estremit posteriore simile a (fig. 3 a sin.), ove una scena
un momento un
po'
avan-
zato
(cf.
p.
197).
Tal tempio deve essere quello di Tellus situato nella parte meno alta delle Carinae {^) ovvero circondato dalle Carine, e l'altare pare che per la natura del
rustica.
nume abbia
E
n
siccome le
{})
modello di questa unione si trova a mio parere nel fregio Oriendue processioni, sono seduti i dodici dei.
(*) Ed era questo forse il motivo perch il sacrificatore rivolge le spalle verso la dea, invisibile per lui, corae le divinit sul fregio del Partenone agli
uomini
astanti.
(3)
p. 19 sgg.
Becker, Handbuch I p. 524. Cf, Lanciani, Bullett. coraun. 1892 con la critica di Hlsen Bull. d. I. 1893 p. 299. Vi si faceva an che
il
13 dicembre
cfr,
C. I.
L. I^ 326.
210
verso l'altura di
s.
E.
PETERSEN
un
sacello
come quello
ai
due
abbiamo certa
notizia.
Se debbono essere
numi
pu penpresse
sare p.
Vediovis e Saturnus
uniti
Varrone
5,
74.
Aggiungo una doppia congettura, prima cioe che anche il foro di Augusto, ove si radunavano i trionfatori roraani antichi, e che s'interponeva a ehi andava dal tempio di Tellus all' ra Pacis
Augusta
sia stato toccato
30 gennaio
secondo che
a quello
era stata
la fondazione
di Tellure stia
relazione
quest'ultimo, come gi
nel
YAra Pacis
Campo
Marzio.
cipio
XII. Dalla fine delle due processioni orora rivolgendoci al prindomandiamo che cosa sia stata all'estremit opposta, di faccia
alle due processioni ? Se i due pezzi del fregio, 1' uno con il toro condotto dai vittimari, l'altro con il toro pronto per essere sacrificato, furono giustamente ricostituiti a sinistra e a destra della porta,
e se giustamente
continuarsi
il
fregio,
abbiamo negato che al di sopra della porta potesse come al Partenone, non altro, per quanto io
che
1*
lo
offriva la
simulacro eifettivo
Per conseguenza
completasse in qualche modo la scena raffigurata sul la Tellus si troverebbe all' una, la Pace
pompe stanno
ivi in
un rap-
porto ideale con la dea rappresentata nel gran rilievo centrale, qui in relazione pi libera e fantastica ancora con l'altare ed il simulacro stesso.
Come modello
pu ritenersi
il
gruppo
niese a
pompa panatenaica
dell' altro
bipar-
ma
il
medesimo centro
il
germe anche
concetto pi
e noto,
come
nel tempio per la porta che loro sta di sotto: 2lXAra Pacis il centro ove si uniscono le due processioni in testa sta non in appa-
renza bensi in realt dentro la porta. XIII. Per ricostruire ora l'interno del recinto non abbiamo ne
testimoni ne avanzi certi, e sar ipotetico ci che se ne per non del tutto infondato.
dir,
ma
211
all'esterna: base,
doppi
agli
angoli;
fronte
come
anche internamente, come lascia vedere il frammento e fig. 3 e 4, e fig. 6; per la posteriore non ci e rimasta traccia che di quello
segnato 1 in
quattro
i
fig.
9,
ma
mando un
corpo centrale.
ci basta
(V ArchitekturStil di
Mau)
libero di questo stile, qule si manifesta nella casa palatina (2) e in quella trasteverina presso la villa farnesina (3), contemporanee
pi analogie. L'analogia di che parlo consiste tanto nella divisione orizzontale dei vari ordini che si seguono da basso in alto, quanto nella
verticale mediante pilastri e
incirca
offre
colonne e
con regolare alternamento di colonne o pilastri con ret('*) sia simmetrica con un corpo centrale ed altri laterali dispotangoli, sti ed ornati simmetricamente. Le pareti S e D del nostro recinto non
ritmica
pilastri
due pilastri
ancora l'altra
di dentro,
con
come
sg.).
anche senza
(fig.
10
remo
cinque
Mau, Geschichte der decorativen Wandmalerei p. 8 e 124 (M). Monum. ined. d. Ist. XI t. 22 sg. (MI). Annali 1880 p. 136. 44 Ann. 1882 p. 301 e tav. y, MI. XII 5 a 8 Ann. 1884 (3) MI. XI IVand-md Deckenp. 307, MI. XII 17 a 34, 1885 p. 302. Cf. Lessing-Mau, schmuck eines rmischen Hauses aus des Zeit des Augustus Tav. la XI.
(1)
(2)
(*)
Cf.
Mau
Geschichte
p.
172.
212
2.
E.
PETERSEN
pi
alti
che larghi
3. fascia stretta
di sopra
4.
striscia, alta
pi o
meno
;
la
met
dell' ordine 2,
ma
di ca-
rattere
meno
5.
tipico e costante
XII 23 e 24, ha e 17, Gli esempi pi stringenti, come XI, 23, non lasciano alcun dubbio che non al 2, 3", 4 di questi ordini nell'alzato ^q\V ra Pacis corrispondano l'ordine alto dai
tralci al 2, la fascia al
3*^, il
ML
(^).
Talvolta
cioe
sembra
muro
XII 17 e 24, basso cui apparteneyano gli ordini 1 al 3, cosi e nella parete sinistra di 5 a, come nel corpo centrale della parte destra di essa, ma il suo ornato ha poco carattere di fregio, essendo
quadretti o rettangoli, ora puramente ornamentali, ora figurati. Ci evidentemente e risultato dalla composizione simmetrica di queste
pareti, e simile effetto
ML
ha avuto
la
medesima composizione
sul
'
Ke-
ove la zona (corrisp. a 4) figurata veramente a fregio si trova solo sui lati S e D, laddove la stessa zona (4) sui lati A e P, per
cinto
',
essere spezzata,
e
non contiene che scene pi brevi, pi concentrate pi a quadro. Si confronti p. e. ML XII 19 a destra col rilievo
centrale di P, la Tellus.
ML XII
19
e 23, l'ordine
4potrebbe
meno che
vi fossero quei
sembrando
collocati
suUa cornice
fondo dietro questi quadretti sia piuttosto un altro muro pi alto e pi indietro, idea che con tutta chiarezza si riconosce espressa (2) nelle pareti M. IV inf. (VI),
1'
3 destano
idea che
il
(i) Le tavole M. I e II e Mazois II 36 e 38, 1 e 39, 2 HI 36 (notevole per la fascia di meandro al medesimo posto come aWAra) mostrano come tutto questo sistema si preparava nello stile primo. Cf. Mau, Geschichte p. 111. Lo stesso Mau a p. 139 sg. fa osservare come i festoni di cui tanto
si h
condo
al Recinto della Pace, sono ornamento prediletto del seadoprato in non pochi degli esempi citati. (2) Mista con l'altra precedente in modo fantastico si vede sulla parete MI. XII. 5 a a destra e 18 e M. IX.
dovuto parlare
stile,
213
VII
si
inf.
MI. XI 22. Ed
dell"
in parte
Diomede M. VII
aifreschi esquilini
Odissea
('),
1'
con
pure
famosi
se si
il
muro basso
muro
con questa differenza, che al di sopra non apparisce altro soprastante e posto pi indletro, bensi prospetti lontani di
ma
vari paesaggi, scene dell' Odissea, non inteiTotte che dai pilastri, che stanno in relazione col muro basso. Questi prospetti, in luogo
di fregio (cui in certo qul
modo pu aggiungersi
MI. XI 44,
il
cf.
fregio della
parete bianca
p.
MI. XII 5
e della nera
Ann. 1882
303, benche di altezza non poco minore), in quanto al posto, al carattere delle rappresentanze, e alle dimensioni (2), assai meglio
esempi sopracitati si confrontano col della Pace, meno con le proeessioni che con
degli
delle pareti
'
'
fregio
le scene
;
del recinto
pi ristrette
P, massime col rilievo della Tellus e perfino la processione stessa, almeno agli angoli viene interrotta dai pilastri come le singole scene dell' Odissea.
e
Danque
(1)
(*)
esquilino relative
dimensioni dell'intera parete e degli altri ordini di essa, per quanto io veda, sono meno riconosciute che non si possano delle indicazioni del Matranga, ' il qule, secondo dice a p. 110, quando gli scavi (di via Graziosa) erano allo
alle
scoperto, si pose ad esaminare le singole parti di costruzione ancora apparenti, ' a raisurare e considerarne i ruderi ecc, ed a simile esame invit l'architetto
Cicconetti.
Ebbene
egli ci
per sh assai inverosimile, che si b formato Woermann 1. 1. p. 2. dicendo dass es der Sockelfries der Wand war, den diese Fresken schmckten, e Mau, che nella Geschichte p. 164 crede perduto lo zoccolo, e dalle tavole IX e X del
Matranga tira conclusioni che non possono stare. Chiunque guarda gli una delle tavole di Woermann, secondo la grande sveltezza dei
aifreschi
pilastri,
regolare in questo stile, conceder che deve mancare assai pi dello zoccolo solo, E di fatto, dice Matranga p. 111, al di sopra dell' architrava essere stato manifesto indizio di una rinfiancatura di volta ', e nell' annotazione 12
'
p.
'
erano che m. 2
recinto
:
incirca.
Ecco
mentre dal suolo attuale in quel tempo non vi le proporzioni quasi identiche con quelle del
m. 1.60
m. 1.55 di fregio sul totale di circa m. 5 in questo (zoccolo compreso), m. 5.50 nella parete esquilina. ^ essa pure
contemporanea a quello.
14
214
secondo, al recinto
si
E.
PETERSEN
(2, 3, 4)
con gli avanzi del monumento. na semplice conseguenza quindi sarebbe il supplire gli altri due, 1 e 5. II quinto, la trabeazione cioe, facilmente
poterono restituire tre
si
pilastri
sig.
ma
il
prinio, lo
meno.
II
Rauscher, senz'aver
aveva spontanea-
mente supplito uno zoccolo (^). Porte fiancheggiate dagli zoccoli negli affreschi citati non appariscono, e vero, ma ve ne ha un esempio
nella parete dipinta di
romano, la qule, bench di epoca assai posteriore, dal'o Hlsen venne giustamente attribuita al secondo stile {^), ed appunto per questa porta, fiancheggiata dagli
triclinio
un
avancorpi con zoccolo e colonne, accusa meglio i modelli in architettura vera, i quali si indicheranno quando avremo fatto il confronto del recinto con
le
architetture
immaginarie, anche
per la
Secondo l'estensione delle pareti, ora pi ora meno grande cioe, troviamo la parte centrale ora pi stretta, ora pi larga, fiancheg-
(1)
Come ho accennato
e
D, due su ciascuna, frammezzo dei tralci a m. 0.67 al di sopra della base, soltaHto con supposizione di uno zoccolo avrebbero avuto I'elevazione convenevole di m. 2 incirca. Nella parete pubblicata daMazois 11, 39,
suUe pareti S
rettangoli deU'ordine 2
alloro,
come
pare,
sospesa nel centro. Le corone rappresentate come sospese su tante stele son ben pi antiche ma meno analoghe.
() V. BuUett. 1893 p. 289 sg. e Notizie d. scavi 1892 p. 46 sg.. Qui bisogna escluder'^ un errore nel qule potremmo esser condotti dalla stessa analogia deir architettura imitata in pittura. Vedendosi in essa cio lo zoccolo
sempre munito di base molto simile a quella che nel cap. II abbiamo sottoposto all' ordine alto dei tralci, potrebbe credersi quella esser messa male e dovere andare gi, sotto lo zoccolo, invece di posargli sopra. Ma ci h sem-
A in fig. 1 del pilastro per larghezza corrisponde solo al corpo di esso, non ad una sua base. La parte sporgente dello zoccolo quindi doveva esser larga non come la parte superiore, ma come la inferiore di A in fig. 1. Una base speciale deU'ordine 2 si trova
plicemente impossibile, perche la parte sporgente
spesso anche negli aflfreschi
(cf.
Mau, Geschichte
p.
134).
215
giata ora da due pilastri (') o due colonne sole (-), ora da due colonne e due pilastri o candelabri {% ora da quattro colonne (''), ora
da quattro colonne e due pilastri (^). Sempre (meno ML XII 19 e XI 23) le due colonne interne formano il corpo centrale a guisa di padiglione
edicola con trabeazione sporgente e lacunaria, per lo pi
Mancano quasi sempre {^) i pilastri che regolarmente dovrebbero stare dentro le due colonne, e che per la prospettiva dovrebbero essere visibili come eccezionalmente lo sono
visibili in prospettiva.
MI. XII 23
(").
Invece quasi sempre dentro le colonne si fanno vedere le estremit del muro a guisa di ante, per sorreggere un architrave pi in alto, pi in basso un' archivolta, pi o meno schiacciata. E
quest' ultima, per essere pi di uso che quello superiore, renne da
me
sia
f.
un rettangolo,
sia
(^),
un arco
sempre
libero,
o,
variazione di esso
si
dimodoche in
corpi
che di fatto
si
aspirasse all'idea di
II
un
prospetto, lo
prova pi di
si
un
particolare.
contrasto p.
e.
che
l'aria libera e
forma
in
spesso
ombra
fianchi
entranti delle
ante
(^).
Nella parete M.
MI.
poi
1'
(1)
Xn
19
di
P estema
3)
(3)
MI. XII 5 a due volte a destra, una a sinistra, 17 e 18 M. XII m. XI 23, XII, 5 a nel centro della parte destra (pilastri)
(candelabri).
(stile 3).
;
23,
24
M. IX,
{*)
MI.
xn
22.
19,
M.
Vn
inf.
X, e con disposizione pi
lonne MI.
(5)
()
XI
MI. XII 19, M. Vni (due colonne, due Mau, Geschichte p. 149.
pilastri,
due candelabri).
C) L'altezza delle colonne e di tutto Tavancorpo regolannente b uguale avendo la trabeazione con essa comune o se pi alta,
;
come MI. XII 23 e 24. Invece l'avancorpo h indipendente per altezza raaggiore in M. V e X, per minore in MI. XII 12 (8) P. e. MI. XI 22, XII 5 a, 17. Lo stesso si osserva in quei (9) P. e. MI. XII 5 a, 19, 23, XI 23, M. V. fregi a prospetto M. X e gli aflfreschi esquilini sopracitati.
prima
lo e solo per prospettiva
216
E.
PETERSEN
mediante
credere
caDcello che
cMude
1'
chiunque spregiudica-
tamente guardava
rente
il
edicola
riprodotta
M. V, VI doveva
l'apertura, vuoi porta, vuoi fenestra, divisa in due parti, e traspacielo nella superiore
sempre che quella idea di un prospetto corrisponde sommamente all'intera tendenza del secondo Stile, e che tale tendenza si manifesta anche in altri pro-
L'argomento pi
("*),
destra e a sinistra degli avancorpi, come nella parete palatina MI. XI 22. Ci raramente si faceva nel secondo stile (^), ma pare che,
perdendosi l'idea di una fenestra nell'avancorpo con l'allargare poco a poco una striscia circondante la veduta, in compenso si cominciasse ad aprire i prospetti laterali vieppi fantastici (^).
Ora l'avancorpo colonne con soffitto a lacunaria oltre alle analogie citate, e raccomandato anche da certi frammenti di lacunaria
realmente trovati
nell' ultimo
(v.
Bullett.
corrispondono che per le proprie dimensioni perfettamente all'avancorpo supposto, ne avrebbe avuto sette per hmghezza (^) e due per larghezza secondo i frammenti conservati. E all'epistilio, o vuoi dirlo fregio,
portico).
sia dell'avancorpo, sia di tutto
il
1859 di un
p.
13
807
cui
0.32 la cassetta)
pittura
si
possono
lotos, il
attribuire
quei frammenti
listelli
palmette qule con ed inferiore era alto circa m. 0,28. Sono lunghi superiore
di fregio ornato di
e
(^)
Un
altro
(*)
Mau, Geschichte
esempio h citato da Mau. Geschichte p. 359. p. 190 sg. in conseguenza del suo sistema viene a
negarlo, volendo egli che soltanto al di sopra del quadro con la sua cornice
trasparisca il cielo. (3) Si confronti
festone sospeso allo stesso scopo nella porta del tri-
il
Come
Cf.
padiglioni interamente cceupati dai quadri, ci che neH'ultimo stile egli dice esser raro. (6) Cf. Mau, Geschichte p. 356.
Mau, Geschichte
296, ove
si
enumerano esempi
di
'
C) M. VII
otto,
M. VIII
XH
nove.
217
si
nasconJe
Ma
domander,
Pace ?
fi
vero
ma
ed imitazione.
AI recinto
riduce a quella generale fm realt della Pace cioe erano Imitate solo le
si
il
simulacro.
Anche
santuario con
regolarmente nel bei mezzo (0 ed aggiuntevi alcune persone, siano di significato speciale mitico (MI. XII 22) o generale,
l'idolo collocato
nell' avancorpo principale della parete MI. XII rinunziando ad ogni altra aggiunta scenografica, si pittore, contentato di raffigurare tutto un gruppo: Afrodite con Eros e Peitho,
na
volta
il
per,
19
21
a quel che pare, per dar loro proporzioni pi grandi e per potere eseguire le figure con pi particolari. Questo e precisamente il quadro sul qule si e basato un modo di vedere alquanto differente dal mio {^).
M.
(1)
Bacco,
Vn
Venere
(?),
IX Diana od Ecate,
lo scettro
col
serpe rappresentante Esculapio; MT. XI 22 Giunone, 18 Bacco, e vivo bambino e in effigie barbato, 17, 23, 24 incerto quali. Se manca simulacro ed altare
M. XII,
e sempre manifesto tm atto rituale. L'unica eccezione in tutti quegli esempi h la Galatea di MI. XII 23. Cf. Mau, Geschichte p. 321. (*) II Mau, che con la sua opera diligentissima ci ha insegnato distin-
guere
ha veduto
prima impressione che fanno quegli avancorpi con i prospetti rinchiusivi sarebbe quella da nie nel testo esposta, ma da certe incongruenze nella prospettica e massimamente da
bene (Gesch.
p.
144) che la
(cf.
Annali 1885
egli si e
p.
secondo luogo dalla parete palatina MI. XI 23 (cf. Ann. 1880 p. 141), lasciato condurre ad un'altra spiegazione non troppo semplice (cf. Gesch.
197 per la tavola IX e p. 291 per la tav. XII; e generalmente p. 166 e 296. Ann. 1880 p. 186 sgg., 1884 p. 310). Egli vuole cioe che colonne con trabeazione e lacunaria tutto abbia da intendersi una cornice dipinta sulla
tavola tl quadro, e che questa tavola, secondo 1' idea del pittore, s' intenda appoggia'ii contro la parete supposta, interrompendo la scenografia e per cones
di
un prospetto
e
l'altra,
in aria libera.
peggio
si
La
col
il
pittore l'avrebbe
medesimo metodo
illusorio J.
:
cui egli
resto della
parete,
ma con effetto contrario le altre colonne, pilastri, fregi ecc, secondo rintenzione del pittore, allo spettatore dovrebbero sembrar tondi e corporali;
218
E.
PETERSEN
Ma
gi in altra occasione (') ho dimostrato che questo gruppo di Afrodite, secondo rintenzione del pittore, vuole essere riguardata come fosse un gruppo statuario acrolito o meglio criselefantino. E
credo tal
modo
conferma negli
rilevata
altri
esempi di
fra la pa-
Con
rete
ci si diminuisce assai la
differenza
comune
re-
lazione con la architettura vera e l'origine dalla medesima. II prototipo di quegli avancorpi lo trovo nelle edicole o tempietti
con dentro
il
si
assimilarono
rilievi
cosi sepolcrali
come
E come
t.
in certi
di
di
certi
si
come
p.
es.
del
Heraion
Apollo di Bassai
una
Serie di cappelle verso la navata principale. Ne troppo dissimili sono gli intercolunni di portici occupati da statue gi sin dal secolo quinto, i quali poi furono imitati in certi sarcofagi ove, in tempi
posteriori,
vediamo uniti
ad
Tabulario
romano.
Ma in questo genere pure alla composizione ritmica doveva opporsi la simmetrica, sia un arco unico fiancheggiato da colonne, come nei hassirilievi sepolcrali di epoca bassa, sia un arco centrale
come
negli archi trionfali.
Ora
recenti,
se di questi,
non gi
pi antichi, bensi
gli
assai pi
come
sistema
architettura iramaginaria gli dovrebbe esser sensibile qule illusione, non vera, tutta la tavola piatta senza alcun rilievo. Da negli occhi che con tale spiegazione si toglie la parte pi caratteristica del secondo stile, e lo stesso Mau ha trovato impossibile man-
tenerla per tutti gli esempi citati (cosi Gesch. p. 190 e 199 per la tav. IX, p. 171 e 197 per MI. XI 22; p. 216 per XII 18 e 19; p. 229 dubita riguardo a MI. XII 23, ed Ann. 1885, p. 314 per XII 24); ma vedendosi ridotto a
riconoscere
1'
illusione di
egli
la
dice corruzione
60.
219
coltura
ellenistica
si
esso fu poi
domanda
prima
si
grandi teatri e le imitazioni di essi, gli splendidi ninfei, teatri delle Ninfe. Le scene di Aspendos, di Orange, deirOdeo di Erode son posteriori, e vero, ma il famoso teatro di
Scauro, secondo ne riferisce Plinio n. h. 36, 5, 50, 114,
stato assai simile
('),
deve essere
il
L'analogia di queste scene consiste specialmente negli avanci che corpi simmetricamente disposti suUa facciata grande, e
pel recinto della Face non importava
{})
nel
modo come un
se-
il
{^).
Le
pareti
si
ricchissime, sulle
non
si
trova pi nuUa,
ma
in qule altro
modo ragionevolmente
tali vi
vi si possono
immaginare
scenografie, se
mai
con colonne
proscenio
il
e l'apparecchio
cambiando secondo
(i)
p.
1742
b.
(2) Esiste per nel cortile del palazzo Fiano un pezzo di un pilastro alto ancora m. 0,80, per stile ed omato assai simile a quegli estemi del recinto,
ma
una
diflFerente
per
i
misure
(la sezione e di
libero su tutti
quattro
lati.
m. 0,825 su 0,165) e per essere Quindi potrebbe aver servito qule imposta di
finestra, o come i pilastrini adoprati nel piano superiore delle architetture dipinte liberi di tre anche di quattro lati M. I. XII 5a 17 18 19 23 24. Nel recinto non saprei dargli posto. II pilastrino Fiano ha conservato almeno sopra un lato largo ed uno stretto i nascimenti degli stell ma il na;
scimento del lato largo sta pi alto di cm, 3 V che quello del lato stretto. Potrebbe essere che coi lati larghi il pilastrino fosse innestato in una soglia.
(3)
Simili avancorpi in secondo piano potrebbero essere stati anche nel Hlsen nel Bullet. 1891 p. 98, 1 e C. I. L. P.
220
E.
PETERSEN
bisogno, le tavole (mvaxsg) di cui parla l'iscrizione relativa('), decorazione alquanto analoga al primo stile, e che viene illustrata da
un
pompeiano tra il primo e il secondo stile rappresentante negrintercolunni di un portico il prospetto di un giardino (-).
affresco
XIV.
II
ricostruito
con. le architetture
imitate in pittura si chiuda con una scoltura singolare che quanto a stile, decorazione e misura potrebbe aver fatto parte del recinto,
se
non
Fig. 12.
omati magnificamente ad
essere stati
tralci e
qualche anno nel Nuovo sfingi posatevi sopra. Dopo Museo Capitolino, ora hanno trovato posto nel Museo dell'Orto Bosono riuscito a poterne ricomporre la maggior parte di un esemplare (3), e dar 1' idea del totale.
nico.
l'aiuto delle
Con
mie
fotografie
11 tipo e
quelio
di
un
timpano
coi
suoi
acroteri,
ma
per
le
Lo Schema
della
Ranke,
si veda Praktika 1886 p. 54 e tav. 3, per Megalopoli (1) Per Oropo Excavations at Meg. p. 49, per Eretria Americ. Journ. of arch. 4891 p. 265.
Durm Handbuch
(2)
diconti dell'Accademia di
Monaco 1894
nei
Ren-
Cf. Mau, Gesch. p. 31, Mazois II t. 38, 1. Di pezzi centrali ve ne sono due; sfingi dell'estremit destra tre, della sinistra una, differenti di misura sono alte cioh in tutto, le tre, m. 0.81 V. 0.84, 0.89, l'una 0.87. Ve ne erano dunque almeno tre esemplari. Con piacere ho veduto che Tuso antico di questi ornati era stato riconosciuto anche dal(3)
;
Monumento
di Vittorio
221
non ritmica
ma
simmetricamente
(v.
neH'arte micenea
Riegel,
fig.
Stilfragen
e 127).
143
fig.
64
65 cui
Quasi gi perfetto lo Schema si vede in ceramica arcaica di Rodi, e tale lo hanno in testa le stele sepolcrali ed altre (p. e. Conze, Att. Grabrel. t. XLII 122,
l'autore confronta la
125
192. Quindi divent fastigio ordinario di cippi ed are(p. dei Lari Rscher, Lex. II p. 1895) (*).
LIV
e.
n
XII
dere
le
l'iiso
confronto
degli
affreschi
M.
,
e e
12, 13,
17
(?),
23 e massime 5
18
Ivi
24
fa subito
cioe
comprensempre vediamo
trabeazioni degli
avancorpi o edicole
fettamente
corrispondenti 1) per
timpano,
2)
per
la
misura
la la
met
ricomposto e lunga m. 2.05, 1' intero quindi aveva m. 4.1, misura che combinerebbe assai con l'edicola della Pace ricostruita in
fig.
10
3)
per
la
disposizione
parte
levato,
ai
contorni
meno fantastici pantere fondo in parte lasciato, in 5) per cioe tutt'attomo, meno a basso {^).
il
Sorprende vedere questi tagli fatti gran parte in modo cosi rozzo, ma anticamente, non c'e dubbio, giacche son tutti uguali. Son fatti
per accennare alla fonna di un timpano e per fare apparire pi a giorno tralci e figure secondo 1' idea propria di esse. Quindi tale
effetto,
ottenuto
soltanto
parzialmente
con
questi
tagli,
doveva
lodati
(-),
ove
il
si
ma
sempre
teuere, che
hanno
(1)
di
teri.
Ausgr. p. 45. frammenti non apparisce alcun taglio di commessura. Quindi (*) Nei
scun esemplare era nionolite. La lastra, senza rilievo s'intende, h grossa 6 cm. Eiraane oscuro in qul modo fossero fissati, non trovandovisi traccia alcuna nb
d'innestamento nh
(3)
di perni. II rovescio fa
vedere
le traccie
policrome derivi una specie di ornamento prediletto nel terzo stile, sulla qule specie parla Mau, Gesch. p. 309. con la cresta di MI. XII 23. Si confronti p. e. M.
tali creste
XVm
22
E.
PETERSEN
significante
:
ma
la poppa un colore
sinistra
umana
(').
giallo-rosso
Questi frammenti di fastigi forniscono dunque una prova stringentissima che le architetture del secondo stile, secondo le tendenze
generali furono copiate dal
s'
vero,
con qualche
licenza
fantastica,
essenzialmente con assai fedelt, e quindi riflettendosi sul materiale di tali architetture in primo luogo si sarebbe da
intende,
ma
pensare alla scultura policroma assai pi che non l'ha fatto Mau. Di fatto nel palazzo Fiano fra i frammenti incastrati ve ne
di
quel
balaustro
alto
centrale
esquiline.
Nei
al
dell'ordine
sebben sia di
listello
rilievo
meno
alto ed abbia,
(2),
inferiore
Se quindi
altre parti.
1'
edicola
Face
si
ricostruisce
cresta policroma,
indizio
dai
colori
pu
un
Su quel
pezzo di fregio nel palazzo Fiano (MI. XI, 36, 3) poi restano avanzi di una sottile coperta, oggi scolorita e vero, o di un tono brunastro,
ma
che non saprebbe esser altro che un resto dell'antica tinta. Ap-
pena pi grossa della carta, staccandosi lascia vedere pi bianco il marmo che n' era stato sinora coperto. Ve n'e rimasta qualche cosa
Sulla parte superiore del tempietto e pi ineerto sul
nudo
e sulla
ad avanzi di colorazione
XV. La forma da me
per disposizione
si
data alVra Pacis ne per grandezza ne trova d'accordo con la pianta di questo monu-
mento
Forma
Urhis
Romae
di K. Lanciani
T.
il bei vaso a guisa di sfinge pubblicato da Stephani, C. R. 1870 71 N'e bianca la carnagione, an den Brsten jedoch beginnt dieses Weiss einen leichten Zusatz von Roth zu zeigen. L'altra sfinge pubblicata
(1)
I,
p. 9.
nel Journ.
(2)
of
hell. stud.
1887
t.
Listello
cornice di sotto
come
di sopra
si
(3) Cf. Antike Denkmler, I, p. 31. Tale coperta, oggi scolorata, si h conservata in molte parti del rilievo di Tito trionfante, massime sui cavalli,
al
famoso arco.
223
margine inferiore
cio ivi
suUa 15
qua-
m. 32 su 32 aH'esterno, per la data dello scavo ascritta e per esserne la met sud disegnata noa come quella nord ma a mezza tinta, potrebbe sembrar fondato su fatti di scavo, laddove tali fatti non esistono, e l'unica
dripartito
disegnato,
di
base di quel disegno e la presunzione che VAra Pacis sia stata costruita suUo stesso modello come un altro monumento, da Lanciani e
Hlsen con felice congettura (*), identificato col Terentum l'Ara Ditis et Proserpinae, ma di cui secondo lo stesso Lanciani non sarebbe noto la terza parte. Edi certo
nemmeno
Terentum
e quella di
un
monumento, Vustrinum Antoninorum illustrato daU' Hlsen Bull. 1891 p. 54 sgg., ma non men chiare son le divergenze, manterzo
Tara, impossibile
dentro
il
da
ara,
come
dal-
Lanciani poteva predire ci che si troverebbe in un tacondotto a traverso Vustrinum Antoninorum. Altre restrizioni glio ' e l'istesso si vogliono poi per la seconda predizione a p. 544:
avverrebbe
meglio e avvenuto per l'ara pacis Giacche tal cosa non era avvenuta affatto. Ma
al palazzo
Eiano
'.
ora
vediamo che
da un recinto,
e la
qule causa
s'immaginer ad inferriate piuttosto che a muraglione. Un terzo recinto invece non avrebbe senso. II lastricato attestato dallo Herzog (v. p. 172) con molta probabilit si suppone tanto dentro il primo recinto
quanto fra il primo e il secondo. Chi guarda la pianta in fig. 11 e la confronta con l'altra in in fig. 3 vedr come dell'ordine 4 (v. p. 212) sono stati trovati
pezzi appartenenti a tutti e quattro i lati, laddove pi gi dell'ordine 2 di due lati attigui solo. Quindi si potrebbe congetturare
che
il
monumento almeno
fino all'ordine
1500,
Monumenti antichi dei Lincei, I, p. 543 sgg. assenziente Hlsen, 1891, p. 127 e Ephem. epigr. VIII, p. 153. Lo stesso modello ha servito una seconda volta suUa medesima tavola per Vustrinum del Mausoleo
{})
Bull.
di Augusto, ove
abbia preferito
224
E.
PETERSEN
Ma
fatti predetti
si
spiegano anche in altro modo, ed e sempre notevole che non solo dell'ordine 5 ma anche del 3 sia stato trovato cosi poco, ci che
5 pi facilraente che non per il 3 si spiegherebbe con il volume e la forma di quelle lastre pi accomodato ad uso moderne.
per
il
Finisco col dichiarare che per la parte ornamentale dell'ordine 5 e pi sopra oye statue non saranno mancate {^), e per altri particolari come l'unione dell'avancorpo in fig. 11 con le parti laterali,
le nostre ricostruzioni
APPENDICE
Eipeto qui gli estratti dalle lettere del cardinal Eicci, in qualche parte una aggiunta, perche sono importantissime per
monumento. V. Dtschke
2.
1.
1.
Lett.
^ D.
p.
XI
sgg.
11 febbr. 15G9.
cose
marrai grechi trovati sotterrati, dicono d'un Arco Trionfale, che fece Domitiano, i quali pezzi dalFun canto havevano figure de trionfi che dal tempo sono un poco disfatte e dall' altro havevano certi festoni, per la qul preda vi erano
molti cani per comprarla ma io l'ho havuta per haverla pagata grassamente, quali pezzi furono in tutto nove, ma tanto grossi che convenne condurli con gli Arghini, per chh le cassette non bastavano et ho ordinato che siano segati
li
ma ho anchor pensato degli altri sei pezzi che restano non solo poterne far 12 pezzi come gli altri sopra ma cavarne anche per ciascheduno di essi una tavola che cosi riescendomi verranne ad esser ventiquattro pezzi.
2.
= D,
3.
10 marzo.
...et con esse (statue) vi metter anche quelle medesimamente le dissi poi ch^ mi viene detto
io
da persona della professione, che quei pezzi di marmo che grechi, nel segar sono stati giudicati di Carrara.
tenevo fussero
(')
Fhrer
inferirvi l'ApoUo citaredo Heibig, provenienza dal giardino Ottoboni-Fiano. Cf. Geffroy,
fanges, 1891.
337.
l'aka. pacis
3.
augustae
225
furono trovati di
al-
= D.
4.
27 maggio
1'
marmo che
maneggiar che
argano, poiche questi raaestri parte tengano che siano marmi orientali, et parte vogliano che siano di Carrara, mi sono risoluto mandame il saggio, se ben V. S. mi scrisse che non pigliasse fatica di mandarli
trimenti bisognava
havendo comodit di haverli a Carrara, che e li vicina. II saggio che io dico mandarli h in due pezzi, dove vedr una bella bizaria che h tre figure, si crede che fossero fatte per tre elementi ci h Aria, Acqua et terra come potr
vedere per
si
il disegno che se le manda con questa et il quarto che non si trova presnppone che fusse posto di sopra dove i detti marmi son rotto (sie). Credo che il marmo di questa ta4. non presso Dtschke. 16 giugno XI (VI?) palmi e larga otto dico tav. biancha da raccamarla poi . vola (alta
:
.
di quelle cose blu che) sia greca ritrovato poco tempo sotto d'un arco antico. Desideravo sapere se quelle dui mostre di marmo che io mandai ultimamante voi li giudicate esser di marmo greco o vero l'havete esser di marmo di Car-
rara perch^
li
altri pezzi
li
guardo
p,
s.
E.z*
mentre
non mi dovete
altro.
Soltanto dal n. 4. veniamo a sapere che i marmi di cui riferiva il cardinale Ricci furono trovati poco prima, probabilmente nel 1568. I tre pezzi Valle dunque che esistevano gi prima del 1550 nel palazzo V. Capranica
(v.
p. 171,1)
hanno da
escludersi, se
si
vuole annoverare
pezzi trovati nel 1568 e pi volte menzionati dal cardinale. II qule, mentre scriveva li 11 febbraio (Ij che fossero nove, gi ebbe ordinato di segare tre
'
di essi per farne sei, e pensava di fare segare i rimanenti sei pure, ma inoltre di ricavarne per ciascheduno di essi una tavola '. E incerto, se egli in realt
ma
ai tagli longitudinali,
certo mi pare che solo le ultime con cui da ciascun pezzo di trionfo
di fatto si poteva,
(ma
cf.
lett.
1),
almeno in caso di uguale conservazione di ambedue le fronti cavare una tavola con festone. Quindi le parole precedenti si
In
fatto
esistono
i
almeno
tre
pezzi segati
transversalmente da farne
tali di Firenze,
sei,
e sono
due
3 e 6 della tavola
XXXIV
Monumenti
1 e 2,
II terzo
perch il eh. Hdron de Villefosse con la sua ben nota gentilezza ed accuratezza mi scrisse ' II y a eu un sciage Evident du bas-relief droite et un autre gauche cela
n'est
pas douteux
sia possibile
',
se a destra
non
un
taglio originale,
ces
porains. Je ne puis voir aucune trace de taille ni d'emboitement antique droite \ La parte segata a sinistra per, come fa vedere Io schizzo dei limiti
dovuto alle eure del dotto direttore, fu piccola, tolta soltanto per agevolare il ristauro, come quella tolta a sin. di 6 (v. fig. 11). Quindi questi Ultimi agguagliamenti devono rimanere fuori del conto.
finora
Ma
non osservato,
il
si
della
scrive
cardinale, e depo
vola
il
XXXI A
due marmi
'
(v. lett. 3)
il
226
quello della parte
fln
E.
PETERSEN
la commessura e debba continuarsi moderne forma un angolo entrante, e di fatto si continua, rintracciabile perfino sopra una fotografia, e con maggiore certezza sul rilievo stesso, come gentilmente mi ha confermato il sig. W.
ristauro
Amelung. L'andamento e i limiti dei ristauri potrebbero raccomandare la supposizione che quella commessura sia antica, perchfe allora facilmente si spiegherebbero le rotture lungo i canti dei blocchi depo che questi fossero sciolti
dall'unione originale.
Ma come
pu
posizione come per significato, si siano adoperate due lastre con commissura in mezzo, invece di una, le cui dimensioni neanche con le parti aggiunte dei
pilastri sarebbero per niente straordinarie.
A
che
ammonta
li
il
numero
li
ho
fatto segare
',
laddove
'
riferirsi ai tagli longitudinali, il qule fatto per oggi non pu verificarsi in alcun altro blocco, oltre a quei due segati transversalmente, 3 e 6. E qui
deve
lastre
abbiamo un nuovo esempio dei danno che la cattiva usanza di incastrare antiche nelle pareti dei musei fa alla scienza non solo, ma anche
le
ai
mouumenti
Ora
stessi, in
monumento scomposto.
pone la quistione a quali pezzi dei trionfi appartenevano i pezzi dei festoni conservati in villa Medici ? Lastre perfettaraente corrispondenti sotto ogni riguardo a quelle dei fregio interno nou si trovano. Ma a
torto, credo, quindi si
concluderebbe che
11
numero
maggiore
(*).
Ed
denza delle tavole segate interne ed esterne pu ristabilirsi mediante una presunzione da per sfe non improbabile, che cioh quei due complessi Medici, l'uno
di tre, IVltro di due pezzi,
i
complessi ciofe alle estremit oggi terminano con la met di un bucranio precisa laddove i tagli intermedi, uno nel complesso a sinistra, due in quello a destra, son fatti senza regola e senza alcun riguardo ai festoni come ai bu;
crani e alle patere. Nasce quindi il sospetto che quei tagli regolari alle estremit, secondo la norma dell'una originale, visibile nella fig. 8, e di cui si e
parlato a p.
tavole, di ornamenti simmetrici e
steriore di villa Medici.
siano fatti con riguardo allo scopo cui oggi servono queste simmetricamente disposti nella facciata po-
E con tale presunzione non si suppone altro di ci che confronto dei disegni Ursiniani vediamo fatto aH'estremita sin. delle lastre pel 3 e 1 e probabilmente alla destra di 7 dei fregio esterno.
;
La
flg.
10 fa vedere in qul
modo
io
le lastre,
parte secondo le commissure antiche, parte come erano prima di esser segate dal cardinale. Per studio di chiarezza le lastre esistenti dei fregio non vi sono
0) Tale conclusione ne tira di faito v. Duhn, Ann. 1881, 328, concordante alla presunzione che l'Ara Pacis fosse una fabbrica di grande mole.
227
sgraffiate raa indicate con linee pi forti di fuori corae di dentro ; e con linee simili sono indicate le commissure antiche, le segature invece essendo indicate
Essendo poi le tavole di ambedue i fregi ripartite con la numerazione sovraesposta a p. 198 sgg., si vede facilmente che tre tavole Medici del coraplesso destro corrispondono perfettamente a quelle 6a b el della processione d., purch
qaesta ultima invece di m. 1.85, prima di essere stata rotta e poi segata, si supponga aver misurato m. 2.25, cio m. 1.64 pi 0.61 per l'eccedente nccessario del fregio esterno. E come fu esposto a p. 185 anche la parte interna corrispondente non e completa,
Le due
ma ne fu spezzata una parte del pilastro angolare. tavole Medici del complesso sinistro invece, come venne dimo-
strato a p. 190, per avere gli iutervalli fra bucran! e patere tutte presso a poco uguali e presentando due festoni interi, non potevano ocil bei mezzo della parete laterale opposta. Ivi, per, n^ l'una n Taltra estremit coincidendo con le rispettive di 3 e 2, Tunione di questa parte del trionfi con quella dei festoni potrebbe sembrare del tutto arbitraria. Ep-
cupare che
pure abbiamo qui una coincidenza assai pi decisiva, quella cioh del taglio intermedio, inalterabile, dei festoni con restrerait sinistra di 3, la qule oggi manca h vero, per esser segato probabilmente dal cardinale ma la parte man;
me
prima
festone
(v. fig.
Ecco dunque
:
il
calcolo
nell'interno
il
primo
quell'aumento ottico m. 2.08, pi m. 2.31 della tavola Medici neH'esterno 10), da m. 4.39
con
lastra
n
4 misura
3 3
m.
r,
2.24
2.60
0.17
parte mancante di
"
totale
m. 5.01
m. 0.61 per l'eccedente normale del fregio esterno all'angolo, restano ra. 4.40 contro 4.39 dell'interno. Dal qule calcolo risulta che per ragioni di simmetria, dalla tavola Medici a sinistra di chi guarda i festoni,
onde, se si tolgono
i
fu segato
un pezzo
di
poi che la lastra 6 deve essere stata segata prima transversalmente e dopo longitudinalmente, l'altra (3) invece prima longitudinalmenty, poich col taglio
transversale h stato segato solo il fregio esterno ; e credo che nel segare, come si h fatto, seguire il contorno della figura sarebbe stata cosa assai pi difficile con l'intera grossezza del blocco, che non con la met.
il
a che scrive
nessero a
Roma, il blocco 3 sia stato segato prima longitudinalmente, per poi transversalmente solo la lastra destinata ad essere trasportata a Firenze, segare Ci esposto gi possiamo tentare il calcolo dei nove pezzi originali (non
segati), scavati
ed
giungervi 4, laddove 1, secondo l'asserzione del eh. numerarsi, avendo fatto parte di 2. La qule con
228
segata,
E.
come
asserisce lo stesso
H^ron de
Villefosse, avrebbe
avuto la lun-
ghezza straordinaria di oltre m. 3,27, e se a sinistra si supponesse segato solo m. 0,13, Tultima lastra non avrebbe avuto pi di m. 1,0 ovvero col pi-
m. 1,38. Dato ci mancano sempre tre pezzi dei nove, di cui io non saprei indagare che due, nno cioh pu credersi la lastra ornata di tralci g, trovata secondo ogni probabilit con le altre ; non impossibile poi che, bench di origine diversa, per provenienza vicina sia stato congiunta con le altre il
lastro
pilastrone (n. 28, 30 Dtschke) degli Uffizi (*). Le parole del cardinale scritte nella lettera 1, quasich tutti e nove i pezzi fossero ornati di trionfi e festoni,
in ogni caso
trionfi
il
aveva
tre Elementi, ed
l'una, almeno esternamente, invece di internamente appena poteva avere festoni. Cosi
calcolo
ma
E. Petersen.
(i)
Se invece la lastra
e la lastra
stati di
si
1 a sinistra avesse il taglio antico, col pilastrone arriverebbe al numero di nove, e i blocchi 2 e 1 sarebbero
ra.
(senza pilastro).
Vm).
si
pubblica,
un
socio G. Jatta,
p.
il
nelleNotizied.se. 1893
eolonnette
di donna,
una eassa
e
di tufo,
tomba
eon altro
vasellame, eio
una kylix
un
prefericolo
fcraseurata-
mente
di
ed
ine.
due dozzine di
di bronzo
un frammento
di padella e
un
tomba, alto m. 0,48, sul rovescio mostra rappresentato una seuola di musica ', sul lato nobile, come vide il eh. Jatta, la seesa di Teseo nel mare, mito raceontato da Pausania 1, 17, 2 per illustrare una pittura
di
Mikon. Non
e'e
oppure congedando Teseo con una stretta di che l'uomo dietro Poseidon, per la calvizie e
sia
mano
et
e assai probabile
altri indizi di
veeehiaja
Nereus,
dimodoche
si
uniscano
le
tre
frammezzo a due
donne, al solito giovani, le quali senza gran risehio ne frutto possono ehiamarsi con Jatta, Nereide quella a sinistra, Amfitrite l'altra a destra, purche si conceda la corona offerta da questa, anehe per
l'usuale
contrasto
il
della
bevanda
offerta
dalla Nereide,
aver qui
dotto
suo valore speciale. perduto La singolarit del nostro quadro, come bene osserv
il
Ruvese, sta nell'oggetto tenuto da Teseo nella sinistra, scatola o conchiglia; in essa cioe tenersi nascosto l'anello ehe Minos aveva
gettato nel profondo. Riguardo agli areheologi il pittore avrebbe fatto meglio di disegnare l'anello stesso invece di una scatola, ehe
15
230
lo contiene
;
E.
ma
chi
s'
l'averlo gi in
mano
giustifica l'opinione
per congedarsi anzi che per arrivare adesso. Con questo ruvese son quattro i vasi che rappresentano tale
stia
il
il cratere di Girgenti, corae semplice schemi applicabili a buon numero di seene mitiche; il cratere di Bologna in modo gli altri due il vaso di Eufronio ed essendovi Teseo miracolosamente portato gi nel pi individuale, profondo da Tritone e presentandosigli la Corona almeno sul vaso
mito, due,
nostro cioe e
visita secondo
bolognese in
modo pi
formale.
trattato
il
sog-
getto piuttosto in questo modo pi caratteristico che in quello schematico, dalle parole di Pausania non s'induce, ma lo si creder
prima pi conveniente
punto
sul
modo
di composizione
proprio a Polignoto
azzardato
vaso stesso,
ma
io
Magna
G-recia, p. e. a
Taranto per quello schematismo conservato a mio giudizio oltre il suo tempo, e per il particolare del chitone di Teseo, fermato sugli
omeri, secondo l'uso delle donne, con pi bottoni invece che con
uno
solo.
P.
(1) V. Robert, die Nekyia des Polygnot p. 40 sg. ove alla pittura bolognese fa riscontro il cosidetto vaso degli Argonauti, di stile, h vero, assai pi
severo, ma di composizione simile, non identica. II bolognese fu riprodotto anchc nei Mon. ined. d. Inst. Supplemento tav. XXI (il rovescio tav. XXII).
hauptstdtischen Soldaten {Fph. epigr. IV p. 317 ff.) lassen sich in einem Punkte ergnzen. Bormann ist der Ansicht, dass auch das Fragment C. VI 2380, in welchem die Bezeichnung des
fehlt, den Praetorianern gehrt. Er nimmt mit Kecht dass in dieser Liste wie in n. 2381 vier Jahrgnge aufgezhlt an, werden, die in demselben Jahre zur Entlassung kamen. In n. 2381
Truppenkrpers
sind Praetorianer aus den Jahrgngen 153 bis 156 genannt, die 172 entlassen wurden, so dass also im Jahre 170, whrend des Marko-
manenkrieges, die regelmssige Entlassung sistirt wurde. Die erhaltenen Consulate von n. 2380 sind die der Jahre 149 bis 152. Wren
die Soldaten Praetorianer, so
fallen
;
wrde
ist
ihre Entlassung in das Jahr 168 noch der Best eines (Konsulates er-
halten das sich zu keinem der vier in der Liste erhaltenen ergnzen COS. Bormanns Annahme, dass hier das in der lsst I, 13:
NO
Liste zweimal (2, 14; 3, 7) erhaltene Consulat von 150 Gallicano et Vetere in umgekehrter Folge Vetere et Gallicano geschrieben
sei,
schafft eine
neue Schwierigkeit.
Nun
ist
(SP) nur die Verleihung der dona verzeichnet (D-D), und die Grade welche die Soldaten mit dem Austritt aus dem Praetorium erlangt
II,
so ist zu ergnzen
III,
den nicht bezeichnet. Dagegen hat die Liste 2380 diese Bezeichnungen gar nicht, nennt aber zweimal principales : II, 8 VICT(eIch glaube deshalb, dass die Liste marius) III, 8 CQK'H{icen).
232
n.
A. V.
2380 Soldaten der eohortes urbanae nennt, die im Jahre 172 kamen: d. h. in demselben Jahre wie die PraetoDemnach ist nach Bormanns Darlegungen anzunehmen dass dieses Fragment von demselben Denkmal stammt wie n. 2381 und den Schluss der Liste bildete. Dann erklrt sich dass rthselhafte Consulat 2380, I, 13 NOCOS sehr einfach. Es gehrt noch zur Liste der Praetorianer. Welches der vier Consulate der Liste 2381 zu ergnzen ist, lsst sich annhernd bestimmen. In
zur Entlassung rianer n. 2381.
I,
zeigt, der
Name
eines Centurio. In
der vorhergehenden Centurie standen Soldaten aus mindestens 3 Consulaten, weil in Zeile 10 ber dem COS der Zeile 11 eine Hei-
mathsangabe
entweder Severo
et
Sahiniano
a.
155
oder Silvano et Augurino a. 156 zu ergnzen ist. Dass aus jedem Jahrgang nur ein Soldat zur Entlassung kommt, entspricht vllig
den Beobachtungen Bormanns ber die Beschaffenheit der Liste 2381, so dass die Zugehrigkeit von 2380 Columne I zu der Liste 2381
als gesichert betrachtet
werden
darf.
Heidelberg.
A. V. DOMASZEWSKI.
Vor kurzem wurden der Sammlung rmischer Ziegel des bosnisch-hercegovinischen Landesmuseums zwei Bruchstcke einverleibt,
die geignet sind, grsseres Interesse in
Anspruch zu nehmen.
I.
oben, rechts
Hhe
am
der Falz vorspringt, befindlichen rechtwinkligen Eintiefung (Schild, H. 0.019, B. 0.077) erhabene Buchstaben, ihre Hhe 0.013; gefunden in einem rmischen Gebude
bei Vitina (bei Ljubuski)
wo
LEG*lllI*i>
Unter den drei Legionen, die fr die Zuweisung in Betracht knnen, der legio IUI Macedonica, IUI Scythica und IUI Flavia felix, haben wir uns, glaube ich, nach dem Buchstabenreste
kommen
fr die
letztgenannte
f(elix)
zu entscheiden.
Cognomen
nehmen.
enthielt,
vermag
ich
Wir
erfahren
dass die sonst in Singidunum-Belgrad stationierte Legion zum mindesten durch eine Vexillation eine Zeit lang im exercitus von Dal-
matien vertreten war. Denn dass die genannte Legion von Belgrad
234
C.
PATSCH
aus Militrabtheilungen in Vitina, also in einem beinahe an der Kste der Adria (nordwestlich von Narona) gelegenen Orte, mit
Ziegeln versorgt habe, oder dass umgekehrt fr sie in Vitina Ziegel fabriciert und ihr nach Belgrad zugeschickt worden seien scheint
bei der grossen Entfernung
vllig
ausgeschlossen.
In Dalmatien waren bisher vier Inschriften von Soldaten der LeC. I. L. III gio IUI Flavia zum Vorschein gekommen, aber zwei 2864 (Medinum) und 2029 (Salonae) gehren Mnnern, die frher einmal, im Beginne ihrer Carriere bei dem Kegimente gedient hatten und C. L L. III 2004 nennt einenen vet{eranus) leg{ioms) IUI F{laviae) f{elicis). Einem im Dienste verstorbeneu Soldaten
:
an
L. Mario
Fortunato fratri mit. leg. IUI F. f. H. s. s. Leider enthalten weder Inschrift noch Ziegel etwas, das eine genauere Zeitbestimmung ermglicht. Der terminus post quem ist
die Errichtung der Legion durch Vespasian, an stelle der aufgelsten
legio
IUI Macedonica. Da
fhren und unter
Mnner noch
alle
Namen
den
drei
teren Zeit so hufigen Kaisergentilicia gar nicht vertreten sind, so darf man annehmen, dass die Inschrift der lteren Kaiserzeit (etwa
bis zu den Antoninen) angehrt.
Auch
Ich habe angenommen, dass nicht die ganze vierte Legion in Dalmatien gewesen ist, sondern nur ein Detachement, weil seit dem
Abmrsche der
rior
legio
n.
XI
Claudia pia
fidelis
im Jahre 70
gewesen
tien
ist (^).
Chr. nie wieder eine volle Legion in DalmaDass dies auf dem Ziegel nicht ersichtlich
gemacht wird, ist nicht auffallend (2). Der Garnisonsort dieser Abtheilung kann nach dem, was wir
ber den Bezirk Ljubuski wissen, nicht zweifelhaft sein etwa anderthalb Stunden sdlich von Vitina, dem Fundorte dieses Ziegels,
;
(1)
(-)
Vgl. namentlich Morarasen C. I. L. III p. 280. Vgl. z. B. die Stempel, der legio VIII Augusta
C. I. L. 10181, 1
in Asseria
und in
Humac
und
2.
235
Humac
geste
(^),
II.
Bruchstck, ringsum gebrochen, rckwrts stark abgeschlagen mit Sand gemischter Thon; H. 0.16, B, 0.11, D. 0.023; innerhalb eines oblongen, rechtwinkligen 0.076 breiten Schildes, dessen un:
Rand nicht ausgeprgt ist, erhabene Buchstaben, ihre Hhe 0.02; gef. in Velika Kladusa im Bezirke Cazin (an der bosnischkroatischen Grenze) mitten unter anderen rmischen Ziegeln.
terer
\'
LXIIIG
Auf diesem
C.
I.
Ziegel fehlen
die
Ehrenbeinamen Martia
hatte.
victrix,
ist
Britannien erworben
Mommsen
zu halten
L. III p. 582 geneigt, solche einfachere Stempel fr lter als die, welche den vollen Namen bieten. G. Wolflf (die
rmischen Ziegeleien von Nied bei Hchst a. M., Archiv fr Frankfurts Geschichte und Kunst IV 1893 S. 267) scheint mir mit Recht daran zu erinneren, dass das Fehlen des Cognomina kein
Kriterium fr die zeitliche Fixierung abgeben kann. Der Ziegel ist in gleicher Weise wie der vorhergehende lehrreich,
ein
Zeit lang in Bosnien lag. Da soviel wir bisjetzt wissen in Velika Kladusa oder in dessen Umgebung keine andere Truppenabtheilung
lag,
fabriziert haben.
Da Kladusa
in der
Nhe der
bisjetzt
angenommenen Grenze
Frage zu stellen, ob der Ort in dieser oder in jener Provinz liegt. Militrinschriften sind, wie neuestens die Untersuchung von A. v. Domaszewski (2)
liegt, ist die
(1) Vgl. meine Bemerkungen, Wissenschaftliche Mittheilungen aus Bosnien und der Hereegovina I p. 332. (*)
feld G. I. L.
p.
129
ff.
vgl. 0.
Hirsch-
236
C.
PATSCH
ber die Grenzen von Dalmatien und Obermoesien besttigt hat, fr die Beantwortung solcher Fragen von besonderer Wichtigkeit.
In Dalmatien war wohl die Legion i. J. 68, aber nur ganz kurz war hierher von Nero aus Britannien wegen des Krieges gegen die Albaner commandiert worden, aber gleich nach dem Tode dieses
;
sie
Kaisers gieng sie nach Italien hinber und kehrte unter Vitellius wieder nach England zurck ('). Dass sie whrend jenes vorber-
gehenden Aufenthaltes, eigentlich nur Durchmarsches, gebaut hat, ist kaum denkbar. Ferner enthlt von den dalmatinischen Inschriften,
die sie erwhnen, keine einen
sie spter
noch
Dagegen
dem Beginne
des
zweiten Saeculum
auch im Sden der ProHeere von Pannonia superior, wo sie vinz z. D. in Siscia zahlreiche Stein- und Ziegelinschriften
(3)
Jahrhunderte lang
zum
hinterlassen hat.
in der
Da nun auch
C^)
ungefhr
Gegend
zwischen Pannonien und Dalmatien angenommen werden muss, werden wir die These aufstellen drfen, der Ziegel der 14. Legion ist nach Velika Kladusa gekommen, weil dieser Ort noch im Bereiche
des kommandierenden Generals von Pannonia superior,
dem
die ge-
(1)
Tacitus
hist. 2,
Mommsen
C. 1. L. III
p. 280.
(*)
C. I. L. III
miliengrabe her; 1780. 1911. 2015. 8431.8435. 10050 machen Unterofficiere {beneficiarii consularis und einen commentariensis cos.) namhaft, die dem
Mommsen
Statthalter von Dalmatien von Pannonia superior aus zugewiesen wurden, vgl. C. I. L. IH S. 283, Ballif-Patsch Strassen I S. 57 ff. ; 2029 und 2035
sind Centurionen gesetzt worden, die frher einmal bei der 14. Legion gedient hatten, aber in Salonae als Hauptleute der leg. II Traiana, beziehungsweise
der leg.
XI Claudia gestorben
n. 2830.
sind.
Entsprechendes
gilt
Genau
sicher
dass sie
am Ende
des ersten
Jahrhunderts in Germania superior und unter Hadrian in Pannonien war. Vgl. Mommsen C. I. L. III S. 482. 550; J. W. Kubitschek und S. Frankfurter
S.
Mommsen
I.
L. III
a.
a.
0. p. 333.
237
Kiepertschen Karte IV im C. I. L. III. Wir werden nun die Grenze zum mindesten in die Breite von Velika Kladusa weiter
nach Sden schieben mssen. Bisjetzt war Adfines zwischen Glina (sdwestlich von Siscia) und Topurno, nordstlich von Kladusa,
verlegt worden
(').
Sarajevo,
November 1893.
C.
Patsch.
(*)
C. 1. L. III S. 496.
ZUR SORRENTINER
BASIS.
Zur Erklrung der zuletzt von Heydemann in diesen Mittheilungen 1889 Tf. X herausgegebenen Sorrentiner Basis hat Samter
indem er die Darstellung der rechten Langseite auf Vesta gedeutet, und damit
(oben S. 125
ff. )
einen wesentlichen
Schritt gethan,
das
Monument
:
in
rmischen
und dass
den Kreis versetzt hat in den es gehrt, den es Nachbildung eines bedeutenden ffentlichen
sei,
zweier Wiederholungen des Vestaopfers. Ein besonderes Interesse aber gewinnt die Basis durch die Erkentnis des Zusam-
menhanges
in
welchem
Vesta,
Magna
Mater, Apollo mit Diana und Latona, stehen (-). Das gemeinsame Band welches diese Gottheiten vereinigt, ist ein rtliches: alle haben hochverehrte Heiligtmer auf der Hhe
oder an den
Abhngen
(')
Und
auf den Palatin bezieht sich auch die Darstellung der vier-
rent hat A.
Eine erneute sorgfltige Revision des Originals im Museum zu SorMau vorzunehmen die Gte gehabt, dessen Vermittelung ich auch photographische Aufnahmen der Rck- und rechten Langseite verdanke: die
(1)
beiden
beiden anderen
jetzigen
Aufstellung
nicht
zu photo-
graphiren.
(')
Ich stimme mit Samter berein, dass das Relief nicht die kleine
aedicula Vestae in der domus Augustana, sondern den berhmten alten Tempel an der Sacra Via darstellt. Die runde Form des Tempels wird auf dem Sorrentiner Relief, wie
Mau
dem Palermitaner soll die verschiedene hohe Stellung der wohl dem gleichen Zwecke dienen. Merkwrdig ist brigens,
auf
den anderen Reliefs, die man mit grsserer oder geringerer Wahrscheinlichkeit auf den Rundtempel der Vesta gedeutet hat (Relief im M. A. bei S. Giovanni
inLaterano,
j.
zum
Teil in Florenz:
S. 285.
1893
S.
286;
CH. HLSEN,
239
ten,
nur zur Hlfte erhaltenen Schmalseite, der Vorderseite des ganzen Denkmals. Den Hintergrund bildet ein Gebude, ber dessen Eingangsthr ein grosser von Genien gehaltener Kranz sichtbar
das ist die Domus Augustana, ber deren Thr seit dem 13*" Januar 727 auf Senatsbeschluss die Corona civica als dauernder
(s.
ist;
p.
149 zu VI,
p. 307). Die schlechte Erhaltung lsst jetzt die Gestalder Bltter nicht mit Sicherheit erkennen, doch hlt es Mau tung fr mglich, dass es Eichenbltter waren auf der Zeichnung bei
CIL.
Gerhard erscheinen
sie
noch kmmerliche Reste erhalten. Die Zeichnung bei Gerhard stellt den Gott dar mnnlich, jugendlich, in kurzem Kleide, an den Beinen
in der
Linken hlt
er eine grosses Fllhorn. Jetzt ist die Gestalt sehr viel weniger deut-
der Phantasie
Zeichners
schreibt mir
zuzurechnen
:
sind,
ist
leider nicht
auszumachen.
unterer
Mau
diese Linie
Saum
ist ein
Bruch. Von da an
abwrts nur ungefhrer Umriss des Beins, das Relief selbst ist abgestossen; nicht zu constatiren ob und wie lange Bekleidung . Den Gott (oder die Gtter, denn der Raum gestattet eine zweite
Sitzfigur hinter der erhaltenen zu ergnzen) wird man im Kreise der rmischen Personificationen, der Genii, Laren u. s. w. suchen
mssen. Eine topographische Beziehung wrde sich ergeben, wenn wir die Figur als einen der Laves praesiites deuten knnten, deren Tempel in summa Sacra via, vor der Front des Palatiums lag. (').
Die Abbildung derselben auf dem Denar des L. Caesius (Babelon monn. de la rep. ^ I 281) stimmt mit dem Sorrentiner Fragment
verschollenes
tav.
Relief aus
Villa Negroni,
abg. bei
Winkelmann
ed.
Fea
III
XVIII) neben dem Tempel einen Bau mit geradem Geblk und jonischen oder korinthischen Kapitellen zeigen. Dass es die grosse Aedicula neben
(sie ist in
Wirklichkeit
kaum halb
so
hoch
wie der Tempel) sein solle, wie Jordan (Tempel der Vesta S. 17) will, scheint mir ausgeschlossen eher eine Andeutung des ganzen Atriums, oder des Kaiserpalastes
:
tergrunde auf der Vorderseite der Sorrentiner Basis mir wahrscheinlicher. (1) S. darber Wissowa bei Rscher, Mythol. Lexicon II 1871 f.
240
CH.
HLSEN
kleinen stehenden Figuren aus Privatsacrarien und auf den Vicomagistri-Basen) zeigt; dagegen halten die Laren auf der Mnze in
der
1.
Speere,
und das
Fllhorn
fehlt.
Vielleicht
klren
Paral-
auf, ebenso
ber
Deutung habe. Die Sorrentiner Basis trug ohne Zweifel, gleich ihrem Vorbild in Eom, ein Ehrendenkmal fr ein Mitglied des Kaiserhauses und zwar wahrscheinlich der julisch-claudischen Dynastie (^). Wenn sich nun die smtlichen Reliefs der Basis auf den Palatin beziehen,
Werke?
Dass der Knstler nicht ohne weiteres die drei Statuen wie
Tempels standen nachgebildet hat, ergiebt sich schon aus der Beigabe der vierten liegenden Figur, welche in dieser Weise niemals neben oder vor den drei Kultbildern ihren Platz
sie in der Cella des
gehabt haben kann: sie ist vielmehr freie Zuthat der Knstlers, allerdings auch mit dem Zweck nherer Charakterisirung des Lokals.
die
Die Haltung der Figur drckt Trauer oder Erschpfung aus Deutung auf Manto (Gerhard) oder Pythia (Heydemann) hat
:
den Kreis von Gestalten richtig erkannt, in den sie gehrt, es ist eine Seherin nach der Ekstase. Den wahren Namen aber giebt
ihr erst eine einleuchtende
es,
-
Bemerkung Petersens
darauf,
Basis
des
Bcher barg
(1)
ist
auf
dem Marmor
abgestossen, die Zge der Gerhard'schen Zeichnung willkrlich modern ergnzt; die Fackel der Artemis hat nicht einen einfachen, sondern doppelten Aufsatz. Apollo fehlt der ganze r. Unterarm die Leto sttzte nicht, wie es der
Am
1.
Arm
in die Hfte.
Kleinere Unge-
nauigkeiten in Bezug auf die Kleidung des Apoll, den Dreifuss und seine Basis lassen sich durch Beschreibung nicht wohl berichtigen.
(2)
241
man
Er
zeigt,
jedenwie
Hej^demann bemerkt hat, die grsste Aehnlichkeit mit der ehemals Barberinischen Kolossalstatue in Mnchen. Diese hat Studniczka
des
Augustus
(Meisterw.
Plastik
S.
528,
2)
'
mit
Recht
einwendet,
'
Musa Barberini
den
darstellt.
Aber wir knnen auch positiv sagen, Mnzbilder und die Sorrentiner Basis uns
vergegenwrtigen. Es ergiebt sich das aus dem Gedichte des Properz III 31, das ich vollstndig hersetzen muss, weil es zwar
Weise in den archologischen Diskussionen nicht richtig gewrdigt ist. Gerade die Gelehrten z. B. die neuerdings sehr ausfhrlich ber den Apollo Palatinus gehandelt
allbekannt, aber auffallender
haben, Stephan!
1875 1886
p. S.
122
ff.)
{Comptes rendus de l'Acad. de St. Petersbourg und Overbeck (Ber. der schsischen Gesellschaft
6-13, Kunstmythologie II 5, 182 f.) haben sich auf die Betrachtung der Distichen 5. 6 und 15. 16 beschrnkt, ohne das
Ganze im Zusammenhang zu
lesen.
Quaeris cur veniam tibi tardior'^ aurea Phoebi porticus a magno Caesare aperta fuit. tota erat in speciem Poenis digesta columnis^ inter quas Danai femina turba senis.
5
hie equidem Phoebo Visus mihi pule rior ipso marmoreus tacita Carmen hiare lyra^ atque a^am circum steterant armenta Myronis,
quattuor, artificis vivida signa^.boves.
'
patria Phoebo carius Ortygia. Solis erat supra fastigia currus, et valvae, Libyci nobile dentis opus, altera deiectos Parnasi vertice Gallos, altera maerebat funera Tantalidos.
et
in quo
15
deinde inter matrem deusipse interque sororern Pythius in longa carmina veste sonat.
p.
weibliche Figur auf dem Herkulanischen Wandgemlde Pitt. ofErc. II, 1 7, 113; Heibig Wandgem. 203 anzusprechen sein, die in der Attitde des Oberkrpers mit der Sorrentiner grosse Aehnlichkeit hat: sie trgt in der 1. einen Lorberzweig, um den Hals die infulae.
'
242
CH.
HLSEN
Die Worte des Dichters, der seinen Gang durch die Porticus (v. 1-8) zum Tempel (9-14) und in die Cella (15-16) beschreibt, sind voll-
kommen unzweideutig. Ihnen zufolge standen tinischen Apollo zwei fielbewunderte Statuen
:
am
ruhige Apollo mit der schweigenden Kithara, 'hinter dessen Lippen das Lied noch schlummert' in der Cella der singende im
der
;
langen Kithardengewande. Der letztere ist der Rhamnusius des Skopas: der erstere der Actius der Mnzbilder, fr den uns kein
Knstlername berliefert ist. Der Actius hielt in der rechten Hand an einem Altar libirend stellt ihn die Mnze bei die Opferschale
:
Overbeck V, 42 dar. Dieser Apollo erschien den Architekten des Augustus recht passend als Opfernder am grossen Altar im Vorhofe
des Tempels, ebenso wie die Stiere des
Opfertiere.
als
Lob des
im Tempel, sondern durch die bekanntere und vielleicht, wenn wir das berschwngProperz so deuten drfen, beliebtere vor dem Tem-
pel
Diana und Latona zur Ermittelung der Werke des Kephisodot und Timotheus verwendbar sind, muss ich
(')
Ob
tuen der Hauptgottheit wohl erklrlich eine Verdoppelung auch der anderen wre auffallend. Doch noch eine Frage mchte ich aufwerfen,
;
Mnchener Statue
ist es,
betrifft.
(1)
was
er fr den
nothwendig thun musste. Der Vestatempel enthielt nie ein Kultbild, in der Cella der Magna Mater ward der heilige Stein mit dem glnzenden Diamanten verehrt; also knnen die beiden Statuen, welche zur Bezeichnung dieser Heiligtmer dienen, nur
Apollotempel aus
that, fr zwei andere
Wahl
vor oder bei den Tempeln gestanden haben. Die Uebereinstimmung des Bildes der Magna Mater mit dem 1872 an der W. Ecke des Palatins ber
S. Anastasia gefundenen Torso (Rosa relazione 1873 p. 78 ; Visconti u. Lanciani guida del Palatino p. 134) ist augenfllig. Ich werde auf die Bestimmung der Lage des Magna-Mater-Tempels, in der m. Er. Lanciani ganz
das Richtige getroffen hat, bald ausfhrlicher eingehen. Die Figur der Gttin ist Mitth. 1889 Tf. X im Ganzen richtig gegeben; an der des Kory-
banten ist der Stiefel am r. Bein weggelassen im Inneren des Schildes sind nach Maus Angabe nur ganz undeutliche Reste zu sehen, die Punkte im Schildrand nicht vorhanden. Die letzte, weibliche Figur trgt etwas auf der
;
1.
r.
Brust
ist
abgestossen.
243
vor
Ueber die Auffindung derselben liegen direkte Zeugnisse nicht sie erscheint zuerst im Besitze^ der Barberini. Nun waren und
wenn nicht
durch Eigenthum so doch iure patronatus, der Vigna von S. Sebastiano alla Polveriera auf der stlichen Hhe des Palatins, wo
wir mit hoher Wahrscheinlichkeit den Tempel des Apollo zu suchen
haben
(^).
in
Abrede
gestellt
gefunden
oder
(1)
Einwnde
(die
lteste
Wohnsttte
f.
'
des rm. Volkes, Progr. Berlin 1891) geantwortet Mitth. 1892 S. 293 neuerlich hat Lanciani sich dahin ausgesprochen (oben S. 13 Anm. 1)
Ganz
il col-
lega Hlsen ha proposto di trasportare il sito del tempio di Apollo dalla ove tutti Vabbiamo collocato finora villa Mills alla vigna Barberini di
credo di poter accettare questa sentenza per varie ragioni che esporrO in altra circostanza \ Ich muss der Entwickelung dieser Grnde entgegensehen, begnge mich aber auf den einen und fr mich ent-
S. Sebastiano.
Non
scheidenden Gegengrund hinzuweisen, dass da wo der Apolltempel bisher mit seltener Einmtigkeit angesetzt wurde, im vorderen (stl.) Teile der Villa Mills,
absolut kein Platz fr ihn
ist.
Deglane
des Palatiums {Gazett>i arch^ologique 1888 Tf. 30) hat Lancianis im Bull, comun. 1883 entwickelten Theorien rckhaltos acceptirt und im Grundriss zur Darstellung gebracht: der vielbewunderte Prachtbau des Augustus ist bei ihm ein Prostylos Hexastylos von bescheidenen Dimensionen geworden, dessen Sulenstellung dem ausdrcklichen Zeugniss des Vitruv, die Abstnde htten drei Diametei betragen, widerspricht. Auf der Area bleibt kein
Platz fr den Altar mit
dem
Myron (De-
zwar die properzische Stelle, giebt aber in seinem Grundriss eine ganz unmgliche Aufstellung der Altar auf den Stufen des Tempels, die vier Stiere en ligne vor der Front !) ganz unwahrscheinlich ist endlich die Anlage
glane
citirt
:
dass von dem Terrain, in das D. seinen Tempel setzt, die ganze sdliche Hlfte nicht frei, sondern durch Theile des Kaiserpalastes eingenommen war, wie der Mitth. a. a. 0. genannte Plan
zum ganzen Temenos von der Und nun bedenke man noch,
bekam der Cardinal Francesco Barberini durch eine von Leonardo Agostini veranstaltete Ausgrabung auf dem Viminal: Bartoli memorie bei Fea Miscell. I p. 226. u. 16. Auch aus der Vigna neben S. Seba-
Werk
' :
Nel
244
CH.
HLSEN
ein
merkwrdiger
dass
es liegt viel
nher anzunehmen,
die einfache
erinnern in ihrer Erfindung an attische Anlage des Gewandes Werke der besten Epoche. Die Ausfhrung indessen zeigt vielfach Hrten und Schrfen und berhaupt einen Mangel an feiner Empfin-
wohl erlaubt, sie vor das zweite Brunn (Beschreibung der n. 90), der insbesondere den Kopf einer Restauration Glyptothek in sptrmischer Zeit zuschreibt. Das letztere wird nicht in Abrede
dung
Jhdt.
Chr.
zu setzen
So urteilt
zu stellen sein
die Mnchener Statue so spt zu datiren, nicht wenigstens Teil darauf zurckzufhren sind, dass ein Restaurator des
zum
17'"^
und dadurch
'Musa Barberini'
Propertius jene
gar dasselbe Werk sein knne, dem enthusiastischen Verse gewidmet, diese Frage darf
in der
am Ende
XXIII
3, 3) zerstrte ein
fabhricarsi il monastero di S. Bonaventura nel monte Palatino furono trovati molti nobili edifizj con pavimenti di alabastro Orientale, frammenti di
Statue e busti, tra'quali uno di eccellentissima maniera, qule ebbe il cardinal Francesco Barberini per essere loro benefatiore (Bartoli a. a. 0. p. 223 n. 5). Dass das Kloster von S. Bonaventura auf dem Terrain der Vigna
Ronconi erbaut
ist,
pi
torsi
di amazzoni gefunden sind, die bereits Bianchini {il palazzo dei Cesari p. 62) fr die Danaiden der palatinischen Porticus erklrt hatte, konnte ich Ein. Mitth.
1889
S.
B.'s.
nachweisen. Eine
der Capitolare in Verona hat mir (im cod. 436) die Documenta geliefert auf welche hin B. zu jener Ansetzung gekommen ist. Es sind das Testament des Don Paolo Mattei, Duca di Giove,
von 1592, und ein Inventarium statuarum repertarum et existentium in viridario olim IIP^^ D. Pauli in Palatio Maiori von demselben Jahre: beide aus
dem Familienarchiv
teilt,
und
245
die Statue
am
haben die
die zu
Vaccas Zeiten zu
Tage kamen, vielleicht das in Rom bliche Schicksal gehabt, als Baumaterial irgend einer mittelalterlichen Mauer zu dienen. Die Originalbilder in der Cella dagegen wurden ohne Zweifel Opfer jener
Katastrophe, bei der das rmische Volk in erster Linie bedacht war, die sibyllinischen Bcher aus ihrem Gewahrsam unter der
Basis des Apollo zu retten.
ftom.
Ch. Hlsen.
16
Die im letzten Jahrgang dieser Zeitschrift S. 251 ff. verffentlichten Ausfhrungen Petersen's ber die Neapler Amazone werden bei nicht wenigen Lesern den Eindruck hinterlassen haben, dass ich aus leichtfertigen Beobachtungen leichtfertige Schlsse gezogen habe, als ich Michaelis Behauptung (Jahrb. d. arch. Inst. VIII S. 119 .): es sei ein ursprnglich zur Komposition gehriger
Kindertorso in neuerer Zeit beseitigt worden, auf Grund des jetzigen Zustandes der Figur besttigte. Obgleich ich nun nicht in der Lage bin, vor dem Original Petersen's Einwrfe sowie von neuem meine eigenen Behauptungen zu prfen, so denke ich doch auch ohne solche Hilfsmittel zeigen zu knnen, dass Petersen weder ganz unbefangen beobachtet noch die Beweiskraft der
selbst von
ihm zugegebenen Abarbeitungen voll gewrdigt hat. Zunchst hat Petersen mich nicht berzeugt, dass die nach meinen An-
Werkes
gaben ausgefhrte Schraffirung sich auch auf unversehrt gebliebene Teile des erstrecke. Der ganze unfangreiche Gewandzipfel unterhalb der 1. Brust schien mir in der Tat die " freschezza originale " nicht mehr zu zeigen, und
dasselbe gilt von
Speerschften, dessen
Zustand wie die jetzige Form der Plinthe doch nicht so schwebende Frage ist, wie Petersen meint.
unwichtig fr die
zipfels,
wo
ghetta
2.
r. Brust zunchst liegenden Teil jenes Gewandschon der Gipsabguss zeigt, nicht nur uqualche piefehlt, sondern ein Stck von ca. 0,01 m. Dicke roh weggeschnitten ist unterhalb der 1. Brust, wo nach Petersen non manca niente del
in
dem
der nackten
aber, wie
ma
Auch
bckt,
diese
Angabe
lsst sich
1.
am Abguss bequem
prfen.
Man
beobachte ge-
Brust
1.
Ellbogen zu fortschreitend, den Umriss der 1. Schulter aus gesehen, zeigt er eine natrliche konvexe
Schwingung, aber schon im nchsten Augenblick springt diese konvexe Linie in eine konkave um. Die Abarbeitung hat also tatschlich die Form der Brust
selbst angegriffen; sie betrgt, von der ursprnglichen Oberflche beider in Betracht kommenden Faltenkomplexe an gerechnet, im Maximum etwa 0,008 m. Bestreiten muss ich ferner, dass i solchi originali delle pieghe corrono a
traverso quelVincavaturan. Die usserste Furche, welche die Grenze zwischen der ussersten hochstehenden Faltenmasse und dem flacher anliegenden Stoff bildet, ist, hnlich wie die Falten an der von Petersen (S. 257) treffend charakterisirten Stelle u
aW
infuori
della
mammella
B.
247
Hand nachgezogen
rade innerhalb der querlaufenden Rinne n also, dass hier ursprnglich etwas anderes aufruhte
3.
zwischen den beiden Speeren wobei unsere Beobachtungen nur darin auseinandergehen, dass Petersen die beiden mir ungewhnlich scheinenden Gruben als antik ansieht und nur die sie
in so auffallend leeren
;
dem
Raum
so
wie
sie
von derselben Hand herrhren, wie die nur annhernd hnlichen, mit denen wir an den wohlerhaltenen Stellen die Unebenheit des felsigen Terrains dargestellt sehen, davon bin ich heute wie vor fnf Jahren fest
berzeugt. Aber ich htte nicht unterlassen sollen, diese Vertiefungen zu erklren. Die Amazone, notirte ich mir 1888 vor dem Original, und die
brigen zu unmittelbarer Vergleichung sich darbietenden attalischen Figuren haben die Eigentmlichkeit, dass das felsige Terrain da wo die Krper oder
die
besonders auffallend
r.
ist
r.
Ferse,
dem
r.
Arm, der
Speeren
Anlage
teile
So verstehe ich die beiden hier in Frage stehenden Gruben in der nach Beseitigung der in [! P.] ihnen ansetzenden Marmor-
an den Rndern sowohl wie in den Tiefen berputzt worden. Hinzufgen mchte ich bei dieser Gelegenheit die Frage warum benutzte der Knstler nicht wie der des Giganten das Beiwerk zur Ausfllung des leeren Raumes, warum drngte er den einen Speer geflissentlich an Flanke und Arm der Ama:
zone,
wenn
er nicht einen
Raum
aussparen wollte, in
dem etwas
jetzt Ver-
schwundenes Platz finden sollte ? 4. an den Rndern der Plinthe. Natrlich wre ich ohne Kenntnis der Baseler Zeichnung nie auf den Gedanken gekommen, dass man hier ganze
Zweck
dieser Operation
seitigung des Kindes zu leer, und der fast ganz wie die Gigant zeigte, wie man jene zu umrahmen habe.
Amazone komponirte
Marmors
auf.
Angesichts dieses Befundes sehe ich zur zwei Mglichkeiten der Erklrung. I. Das Kind gehrte nicht zu der Amazone, sondern wurde nur, etwa des
gleichen Fundortes wegen, als zugehrig betrachtet. Dann kann ich mir nur folgende drei Flle denken:
a.
b.
Das Kind war einfach zu der Amazone gelegt. Die Zwischenrume waren berdies durch Gips, den
man ohne
Beschdigung des Marmors wieder entfernen konnte, ausgefllt. c Kind und Amazone waren in blicher Weise zusammengestckt. Im Falle la bleiben 1. die tatschlich vorhandenen Abarbeitungen unSchon Bellievre liess sich dann verleiten, das nur lose hinzugelegte Kind fr zugehrig zu halten, derselbe Bellivre, der die Verwundung des Neapler Galliers so musterhaft genau beschreibt, diss er die Archaeologen
erklrt. 2.
B.
SAUER
ihm
(^), der brigens eine Deutung des Werkes giebt, die Existenz des Kindes sehr unbequem sein musste. 3. Aldro-
und Modernes zu unterscheiden pflegt, Verstmmelungen und Ergnzungen erwhnt, htte den Fehler Bellivre's wiederholt. 4. Dem Zeichner des Baseler Skizzenbuches, der immerhin weniger kritisch sein mochte,
wre dasselbe begegnet. Im Falle Ib bleiben
1.
wiederum
und 2 muss
man
ein Ergnzungsverfahren
meines Wissens,
kein Beispiel bietet. Im Falle I c wrde wie im Falle I b der Irrtum Bellievre's, des Baseler Zeichners und Aldrovandi's sich erklren. Dagegen msste 1. die Ergnzung
unmittelbar nach
sein
;
2. fehlen,
wie schon
erwhnt, alle Merkmale wirklicher Zusammenstckung 3. wre die Ergnzung auf halbem Wege stehen geblieben, da der Zeichner und noch Aldrovandi das
Nach all dem scheint mir der Fall I ausgeschlossen. n. Das Kind war ursprnglich mit der Amazone verbunden, wurde aber
zwischen 1550 und 1657 entfernt.
erklrt sich
Der Charakter und im allgemeinen auch die Lage der Abarbeitungen dann leicht. Dafr erheben sich andere Bedenken, ber die ich durchaus nicht leicht hinweggegangen bin, die mir aber bei weitem weniger
;
erheblich scheinen, als die gegen die erste Mglichkeit vorgebrachten. Vergeblich fragt man sich, warum das Kind entfernt, statt ergnzt wurde hch-
kann man vermuten, dass das schon vor oder bei der Auffindung arg verletzte Kind spter noch einmal beschdigt und eine Ausbesserung fr zu umstndlich gehalten wurde. Auch die Frage, in welcher Stellung das Kind
stens
dargestellt war, erhlt keine vllig befriedigende Antwort, ohne dass deshalb das Recht htte, eine durchaus nicht bereilte, sondern vor und
man
nach
dem Auftauchen
der Baseler Skizze oft erwogene Auslegung der vorhandenen Spuren einfach als phantastisch zu bezeichnen. Stein und Erz sind geduldig, zumal unter den Hnden pergamenischer Knstler wollte jemand einzig aus
;
der Verteilung der Sttzpunkte die Haltung des fallenden Galliers in Venedig ermitteln, so wrde auch er vermutlich als Phantast gelten.
Auf andere Bedenken einzugehen habe ich hier keinen Anlass es gengt mir noch einmal dargelegt zu haben, dass nach unzweideutigen technischen Merkmalen die Amazone ursprnglich nicht Einzelfigur war und dass man sich
;
wenn mar die in spterer Zeit Amazone und Kind moderner Hand zuschreiben Bruno Sauer.
aufwill.
Um mich nicht dem Vorwurf auszusetzen, ich gbe dem Widerspruch keinen Raum, habe ich Vorstehendes abdrucken lassen, obgleich ich eine nur umstndlichere Wiederholung derselben Beobachtungen derselben Partei kaum fr zweckdienlich halte. Ich selbst habe meiner Ausfhrung weder etwas zu noch abzuthun.
P.
(>)Malmberg, Jahrb.
d. Inst. I,
S.
212
f.
H. Freericks
ist in
einer archaeologischen Studie, betitelt Der Apoll 31 flf. durch eine Untersuchung des Mar'
mors und der Verhltnisse, sowie durch eine Anzahl von Einzelbeobachtungen zu dem berraschenden Resultat gefhrt der Apoll sei ohne Stamm und 'ist er identisch ', Fsse, vielleicht auch ohne linken Unterschenkel gefunden
:
'
Grottaferrata gefundenen Statue (>), so wurde er wo ihn der sg. Bramantino sah. (!),
ein rechter
Fuss mit Plinthe und Baumstamm zugefgt, der von einer anderen antiken Statue, vielleicht von einer etwas kleineren Apollofigur stammt.... Dem mit
Plinthe und
zuliebe
(!)
wurde dann
'
linker hinzugearbeitet
Unterschenkel, da der ursprngliche entweder desgleichen nicht zu dem neugemachten Fuss gepasst habe (!), oder nicht mehr vorhanden gewesen sei. S. 34 Hess F. das Alter des Fusses brigens ungewiss dachte
zu
'
'.
Wo
man
sie
dem Apoll
zuliebe zerstckt ?
der Verfasser Alles in ruhig verstndiger Weise vortrgt, sich mancher UnWahrscheinlichkeit seiner Ansichten deutlich bewusst ist, aber mit
Da
operiert, die z. Th. wenigstens auf Thatsachen beruhen mssen, da er sich ferner auf lebhafte Zustimmung von Knstlern beruft, endlich am Apoll unlngst auch andre fr antik gehaltene Theile sich
modern erwiesen haben, wird man ihn nicht a limine abweisen sondern Nachprfung beruhendes Urtheil von hier aus verlangen. Ich darf bemerken, dass Herr F. die Gte hatte, mir seine Ansicht an der Statue vor Jahr und Tag zu demonstrieren und dass ich ihn damals von noch viel weiter gehender Athetese zurckbringen konnte. Das woran er festgehalten habe ich natrlich aufs Neue wiederholt im Einzelnen geprft. Ich fasse es so kurz wie mglich. Auf handgreifliche nwahrscheinlichkeiten habe ich mit (!) schon
als
ein auf
Werk
hingewiesen die grsste ist, dass der Cardinal G. della Rovere so mit solchem verfahren haben soll, und dass ihm damals zur Ergnzung des Apoll
;
(1)
S.
S. 48.
250
E.
PETERSEN
soweit passende Fsse von 2 andern Statuen zur Verfgung gestanden haben sollen, whrend heute im ganzen vatikanischen Museum nicht zwei andre von
dieser Art sich finden.
Der
Berhrung
Marmor
poliert nicht
ungewsserte
gleiches Aussehn: er ist, wo durch grnlich ', sondern wie gewsserte Milch, sonst wie erscheinend auch mit ganz leise rthlichem Schimmer die
so
uud wiederum die grsste Uebereinstimmung beiderseits der von F. statuierten Scheide von Alt und Neu, so aussen am 1. Knie ber und unter dem Bruch.
Der 'gelbliche Ton' (S. 35) findet sich eben nur stellenweise am 1. terschenkel. Der im Ganzen so weisse Marmor hat in den unteren Theilen,
Unund
soviel ich gesehen nur hier, einige schwrzliche wolkenartige Flecken sowohl an unbestritten alten Theilen (ber dem r. Knie) als an von F. fr neu gehaltenen,
wie
am Stamm, ungefhr
Gltte
ist,
so
mit ihrer
kleinen
zarten
Splittern an den Beinen und in der Plinthe, ein Beweis ihrer sorgsamen Behandlung, wozu die von F. angenommene im denkbar grssten Gegensatz ' ' Obein (S. 33\ nicht mehr solches als am Lysippischen Schaber, steht. Das
ist,
in seiner
bindung des Beines mit dem Stamm ist zwar heut mit Stuck hergestellt, da natrlich Statue und Stamm in Fall auseinandergebrochen waren. Oben verhindert der Stuck zu sehen, ob
ist
der Sttzenrest
verrth ein
am Bein eine Sttzenspur vorhanden ist unten am oberen Ende am Bein sieht- und fhlbar am unteren Ausbruch am Bein noch die ehemalige Sttze. Allerdings reichte
;
hier der als Sttze dienende Ast nicht in seiner ganzen Dicke bis aus Bein, sondern in dnnerem Zuschnitt. Dasselbe findet sich grade an sorgfltigen
Copien wie dem Knaben von Subiaco. Nicht vllige Gleichheit der Lnge von
gradem Stand- und gebogenem Spielfuss ist eher die Regel, ebenso wie eine gewisse kaum beabsichtigte Ungleichheit des Riemenwerks an den zwei Sandalen eines Paares (). Daneben stehn aber hier kleine vielsagende Uebereinstimmungen der beiden Sandalen des Apollo, das sind die kleinen an der Fersenmitte von den Kreuzungen nach oben und unten auslaufenden Zungen, am
r.
am
r.
lich
desgleichen
dass
unter der
wenig schief sitzt, aussen tiefer als innen. Von den drei Stcken in welche die Plinthe gebrochen ist soll das kleinste mit dem 1. Fuss nicht ursprnglich zu den andern gehren (S. 34).
ein
und dicht
vor
Fuss, fortgesetzt auf einem, auch an sich vielsagenden Splitter, dem 1. findet sich einer jener dunkeln Flecken. Freilich ragt das Stitck
1.
dem
(*)
So die wenigen der Grsse und Deutlichkeit wie Erhaltung und Mode
wegen
pios,
im vatikanischen Museum
der
'
der Askle-
Heibig
der 'Lykurg'
H>280,
Sextus
'
H. 334.
der Aufstellung die Oberflche dieses Stckes zeigtum den 1. Fuss den Beginn derselben schwachen Wellenbewegung, die den brigen Theilen eigen:
vom mriss
:
der
vom
rechten.
Wich-
tiger noch die vertikale Plinthenflche und ihre obere Kante hat ringsum auf allen Stcken genau das gleiche Aussehen, ausgenommen den etwas aussprin-
1.
Fuss
(incl.) bis
zum Stamm
von F. aus-
grad hinten
aber, wie
man
sieht,
die
einandergerissenen Theile zusammen. Wie der 1. Fuss, weil schlanker, obgleich 1 cm. (kaum) lnger, genthigt haben soll, das 1. Unterbein 4 cm. lnger zu machen als das r. ist nicht ganz
klar
(1).
den beiden
Ein Lngenunterschied besteht, aber nicht zum wenigsten zwischen gleich ursprnglichen Knieen brigens ist er eine Folge des
;
Schreitens und der in richtiger Ansicht starken Verkrzung des 1. nterbeins. Dass die Farbe des Marmors durchaus fr Zugehrigkeit desselben spricht, ward schon gesagt nicht minder so die Brche oben und unten. Was F. da;
Oberarm, sagt ist nicht zutreffend. Zwischen war in der That eine Sttze, die an letzterem, wie hufig, aus- (daher die Hhlung), an der Hauptmasse abgebrochen, dann abgearbeitet ist, daher hier noch etwas vorstehend. Der Gedanke (S. 38) dass der Apoll mglicherweise, statt am r., vielmehr am 1. Bein einen Stamm oder andre Sttze gehabt ist augenscheinlich verfehlt an der 1. Seite des Gottes sind ja keine tragende, dagegen einer Sttze nur ausweichende Theile der Statue. Dass die zur Zeichnung des Gebudes mit die Statue selbst wre nach F. erst spter hinzuder Statuenbasis oben was ich nicht zu beurtheilen vermag vom Bramantino zugeschriegekritzelt,
rber, wie S. 37 ber
r.
den
Chlamys und
sollten, der
Apoll
sei,
sammengesetzt, doch ohne Fsse aufgestellt gewesen, ist undenkbar wer erst das Gesararatmaass von Statue plus Basis angiebt, dann das Maass der Base
kann nicht die unvollstndige Hhe der Statue gemeint haben. Von den alten Stichen (S. 40 ff.) kann der dem Nicoletto zugeschriebene, wenn er die Sttze rechts neben dem Gott zeigt, unmglich etwas beweisen
allein,
;
des Escurialblatt ebensowenig, da es, soviel bekannt, von demjenigen M. Antons nicht abweicht. Dass letzterer den Stamm und die rechte Hand es gilt das aber namentlich auch vom Unterarm nicht im heutigen Zustand zeigt
die Sttze unter dem 1. Fuss aber ist in der gewhlten Ansicht thatschlich so gut wie unsichtbar. Kurz die Beobachtungen von F. knnen, auch soweit sie richtig sind, nicht das beweisen, was er aus ihnen zu gewinnen oder vielmehr zu verlieren ge;
sucht hat.
P. Freilich ist das r. Unterbein ber der Fersenkappe 2 cm. strker ha denn jenes ist hier aus vier Bruchstcken mit 35) als das linke zwischenliegenden Stuckpartieen hergestellt, dies ungebrochen. Dicht unter der Wade, wo beide Beine intakt sind, haben sie gleichen Umfang.
(^)
Umfang
(S.
252
Zum
A
Her-
Hom-
burg
V. d.
v.
Schwabe, Ludwig,
Professor
in
T-
bingen, Soldan, Wilh., Oberschulrath in Darmstadt, Vahlen, Johannes, Professor in Berlin, White, W-, Professor in Cambridge, v. Wi-
lamowitz-Mllendorff,
UMch,
Professor in Gttingen;
:
zu Correspondierenden^ Mitgliedern die Herren Haverfield, F., Professor in Oxford, Hoernes, Moritz, Privatdocent in Wien, Kastriotis, P., in Athen, Phardys, N. B., auf Samothrake, Rademsky,
Heftes,
Schlsse
der
dieses
Trauer
:
um
am
20. September in Castel Gandolfo verschieden. Unvergnglich ist was De Rossi fr die Erkenntniss
unvergessen bleibt was er unserem Institut durch ein halbes Jahrhundert gewesen ist: hier und jetzt ist es
nicht zu sagen.
Im
riano, c. 6
April des Jahres 1812 machte man bei Castello S. MaKilometer sdwestlich von Perugia einen bedeutenden
Fund von
Stoffen
antiken Bronzen, und nicht wenigen Dingen aus anderen Einen grossen Theil gelang es dem damaligen Professor (').
an dortiger Universitt und Vorsteher ihres Museums fr dieses zu erwerben, aber die kostbarsten und besterhaltenen Stcke wurden
theils von Millingen theils
um
an das
mehr oder weniger ergnzt an Dodwell, an Ludwig von Bayern und so theils in die Glyptothek, theils spter in das Antiquarium Mnchens zu gelangen (-).
Brittische
Museum,
diese
tierten
Die in Perugia verbliebenen Bronzen wurden in dem oben ciWerke von Vermiglioli mit fr damalige Zeit allenfalls aus-
reichenden Skizzen bekannt gemacht. Bessere Abbildungen der wichtigsten Stcke in Perugia wie in Mnchen gab Inghirami in den
(')
Im
Inventar der
Sammlung
steht nur: N.
.>7
frammenti di lamine
in bronzo cesellato, costuenti la fasciatura del famoso carro o biga etrusca rimenuta a S. Mariano nel 1812 notata nella Indicazione p. 46 [44~\ e segg. Ich setze die Nummern dieser Indicazione antiquaria per il gabinetto ar-
cheologico etc. (von Vermiglioli) Perugia 1830 in Klammern bei. Es fehlen die Stcke (eingeklammert was in Mnchen oder London) l(ajc 2ac 3(a) b (4)
(22 a) 39-42 43 b 46-53 a (a) b 76. G.B.Yermi}^\io\i, Saggio di bronzi etruschi irovati neWagro perugino Vaprile del MDCCCXII disegnati da Vincenzio Ansidei e descritti da G. B. Vermiglioli, Perugia 1813. und bei Inghi17 18 c e f
5 a b 6 b 7-9
19 (b c)
21
61bcd
75a cd
rami (vgl. unten S. 254) S. 306. Bronzen habe ich sie wie herkmmlich genannt, obgleich die Technik wohl reines Kupfer verlangt. (*) Brunn, Beschreibung der Glyptothek K. Ludwigs I* S. 42; W. Christ
und
J.
lichs, die
Lauth, Fhrer durch das K. Antiquarium, Mnchen 1891. Vgl. L. rGlyptothek S. M. des Knigs Ludwig I von Bayern S, 67, vom J. 1820
;
17
254
K.
PETERSEN
z.
Monumeatl elruschi
torao III,
ff.,
Aiit.
Mo-
Silberreliefs. Obgleich aber gewiss nicht wenige Archaeologen sowohl frherer wie neuerer Zeit die Originale an den verschiedenen
Orten und namentlich in Perugia und Mnchen gesehen haben, sind sie doch bis jetzt in ihrer Bedeutung weder kunstgeschichtlich
endlich
gengenden Abbildungen schuld waren. Ich habe zuerst 1892 (^) und danach wiederholt, dank der Liberalitt des Sindaco
auch der Vermittelung unseres verstorbenen Mitgliedes L. Carattoli die dort befindlichen Stcke nach Belieben untersuchen und photographieren lassen knnen,
nachdem
ich zuvor
noch
stcke
zusammengehrig mir das erst nachher klar geworden. Das Hauptergebniss dieser Arbeit liegt jetzt in zwei Tafeln der Antiken Denkmler II
ist
als
was
15
f.
vor,
die
ersten
Blick
erkennen lassen,
woran
es bisher mangelte.
Aber nicht genug dass hier namentlich auf der zweiten Tafel
bisher disiecta
membra
sich zu einer
Composition, und zwar einer der originellsten aller altgriechischen die wir kennen zusammenfgen; auch ausserdem giebt es noch ge-
nug was bisher entweder gar nicht oder nur ungengend bekannt
war.
Und
meistens etwas unsicher war, aber doch vorwiegend sich fr etruskischen Ursprung entschied (2) lsst sich jetzt mit Bestimmtheit nachweisen, dass der grssere Theil altgriechische ja genauer dass
Ein Jahr frher schon hatte Boehlau den Gedanken einer neuen fentlichung gefasst und ausgesprochen.
(1)
(2)
Ver(it-
ters,
Gipsabgsse
Vgl. ausser den schon angefhrten Italienern die Litteratur bei Woln. 190, der so gut wie Friederichs die Bronzen fr etruskisch
hlt.
8. 43.
Ebenso frher Wagner bei TJrlichs s. S. 254, 2. auch Brunn Glyptoth.* Six, de Gorgone S. 7, Martha Art r. S. 513, Fartwngler Mythol. Lex. I 1707, doch vgl. ebda S. 2206 zu 18.
255
er altionische Arbeit ist, keineswegs alles von einer Zeit, neben entschieden griechischen Arbeiten andre, die ebenso sicher als locale d. h. etruskische Nachbildungen erkannt werden, an der Unsicherheit
dem sechsten Jahrhundert an (*) geStcke fehlen nicht ganz, aber das meiste ist getriebene gossene Arbeit, nachtrglich durch Gravierung und mit dem Punzen, theilweise wenigstens auch durch aufgelegte Bltter aus edlerem Metall
belebt und ausgefhrt. Die so gezierten Bleche dienten offenbar zur Verkleidung der aus geringeren Stoffen verfertigten Mobilien. Viel-
unserem ganzen Antikenvorrath nichts was, Kleines mit Grossem verglichen, so geeignet sein mchte uns die Kunst des Bathykles von Magnesia zu veranschaulichen.
leicht ist in
Die genaueren CFmstnde des Fundes sind leider nicht festgestellt, woher der Zweifel, ob es sich um Grabausstattung oder um
Weihgeschenke eines Heiligthumes handele. Dass die Sttte des Fundes nicht in Castel S. Mariano selbst, sondern irgendwo in den
fruttifere e ridenti canvpagne che circoiidam wie Vermiglioli auzu vergleichen mit nel eampo medesimo S. VI giebt, gelegen kann fr das eine wie fr das andere sprechen ein Grab gewesen,
die noch
geringerer Wahrscheinlichkeit sich erschliessen lassen. Im Folgenden werde ich die Stcke mit Bercksichtigung der
Stilentwickelung, die Hauptstcke voran, besprechen und den griechischen die etruskischen Nachbildungen anschliessen. Neben den
lteren
(-) eitlere
vom
Th.
sehr geringen Reste, sich in Abbildung wiedergeben Hessen. Ist doch auch von der Photographie manches Stck ausgeschlossen geblieben, das
als stilistischer
Bedeutung
ist.
S.
(2)
Man
14,
17,
18 von
Knstlerhand
(Gillieron) gezeichnet sind; die brigen wollen nur eine lung vermitteln.
annhernde Vorstel-
256
E.
PETERSEN
I.
5, Fig.
1).
Der Gegenstand, welchen man zuerst und hauptschlich in den Bruchstcken wiedererkannt hat, theils durch die Form der Verkleidungstcke geleitet, theils durch einige starke Eisen, war ein AYagen ('). Freilich dachte man anfangs irrigerweise an einen Streit-
FlG.
1.
wagen (zum Stehen), und zu ausschliesslich nur an solchen, und wohl erst Brunn machte auf die Aehnlichkeit der geschweiften Umrisse zweier
tothek^
n.
32
nach Mnchen gekommenen Verkleidungsstcke (Glypff.) 1 und 3 mit dem Sitzwagen eines etruskischen
LVII
1)
in archai-
schem
Stil
aufmerksam.
(1) Vgl. Vermiglioli S. VlI. ff. Der Widerspruch Micali's, Storia III 43 war ebenso bertrieben wie seine frhere Zustimmung. Wichtig zu vergleichen ist was Heibig Bull. 1874 S. 245 n. 8 von Eesten eines in capuanischem Grabe
257
Die Beweiskraft dieses Beispiels hat nun nicht wenig gewonnen, da es mir gelungen unter den Fragmenten in Perugia andre zugehrige Stcke zu finden, welche auf der Denkmlertafel an ihre Stellen gesetzt sind. lieber die Gravierung s. unten (').
{gefundenen Bronzewagens sagt: clue ruote ... quelle curve che sporgevano dai fianchi del carro, lavorate in bronzo ma orfinariamente riempite con legno; molte incrostazioni di bromo ornate con rilievi che rappresentano animali
(die hier am besten an Fig. 8 10 14 17 18 ersichtlich sind) aber fr den Sitzwagen auch auf der Denkralertafel und der Hauptsache nach auf unseren Photographien mit
;
fantastici di carattere asiatico. Vgl. zu 18. (') Gravierung zeigt sich in folgenden Hauptforraen
dem Vergrsserungsglase
1
zu erkennen sind:
einander
gesetzter Striche,
gewellt
im Haar des Meergotts; der Medusa 3, b grade, an den Rckenborsten des Ebers, sehr kurz an Wimpern und Brauen von Menschen und Thieren, c Spiral am Speerschaft des Eberjgers 1, ebenso 48, und am Bogen 1;
2 doppelt
gegeneinandergestellt,
oben
am
den
an den Flossen der Wasserwesen, den SchwanzSchwungfedern, den Nhten, an der Halskrause der Hunde und
kruselnde Haarzotteln,
1,
Lwen;
3 sich
am Hals und
lngs
minder lang auch der Hirsche und Rehe, wie es scheint ber den ganzen Leib des Widders 4 und des Kentauren 1, ausgenommen den Bauch, wo 4 dichte Punktierung das feinere krzere Haar darstellt, wie auch unter
vgl. 60,
dem Bauche der Hunde, Lwen Hirsche, ferner am ganzen Leibe des Ebers, im Gesichte der Hunde und Seepferde, an den Rcken der Mnner 1;
5 punktgefllte Kreise, auch
ohne
Umriss
am Krper
(ausgen. den
(nicht
am Schuppenleib der Hippokampen 1 den umschlagenden Rocksuraen der Mnner 1 in Zwischenrumen das gewellte Haar der Medusa 3 querend, ebenso auf den Oberam Schuppen kl eid
3 und
des Meergotts wie
4), an
;
schenkeln derselben
an
dazwischen,
tiefer
8 kurze Doppellinien in regelmssigen Abstnden die Schwnze von die Mhnenstrhnen der Hippokampen querend; verein-
Widder
Kentaur
rechter
Mander
vorn, sowohl
Gewand der Medusa, ein senkber wie unter dem Grtel; an den Aermeln
258
K.
PETERSEN
la. Mnchen
cali)
XXVIII
GL
XXV
a.
mit
I,
K.
XXIV
bc
Perugia Ph(otogr.)
b. V(ermiglioli) II 4 (285) J.
XXVII
6.
ist nmlich durch zwei weitere Stcke derartig dass sie rechts ebenso wie links endigt. Dass die vervollstndigt, zwei zusammenpassenden Stcke b c dem r. Ende dieser Seite, zwei
2 b c dem
r.
Seite ange-
hrt haben ergiebt sich fr diese wie fr jene mit gengender Sicherheit. Die zwei geringeren Stcke entsprechen nmlich, wie wir
greifende
letzteren einen
Mnner auf dem Mnchen er Hauptstck vorhanden, die Eber bestehend, dem der brtige Vordermann seinen
;
rechts setzt der Vordermann, hier (') Pass vor wie jener, und zwar, wie eine Photographie, die ich der Gte P. Arndts verdanke, schon erkennen Hess, und auch
a. a.
Brunn
Gegners,
scheint,
dem
0. wenigstens theilweise richtig sah, auf den Puss des er mit der Linken nach der Kopfgegend zu greifen
er in der
whrend
Eechten offenbar ein Schwert mit greijenem in den Leib bohrt. Von
der Schwertfaust hngen zwei sich kreuzende Bnder herab {^), die als solche durch Quergravierung sowie durch zwei Quasten an den
Enden
charakterisiert sind.
Da
der
Mann
wohl das Schwert direkt irgendwie angebunden getrahaben. Von dem Gegner war auf dem grossen Mnchener Stck gen nur die vordere Hlfte des vorgesetzten, Avie fter, der Lnge nach
hat, wird er
gespaltenen
1.
Unterschenkels erhalten
wie
am
Halse entlang ein Streii mil schrg gekreuzten Linien zwischen Doppel-
linien
Ijotosblthen
gross scheinen das ganze Gewand zu bedecken, namentlich an den Seiten, auch in den zwei Bauschen und unten; der Grtel mil Rosetten geziert.
(1)
ist
nung
des Schweifes eher ein junger Lwe. (2) Dass jene 'Bnder' unter der Schwertfaust
seien, wie ich anfangs
Baumes
meinte
(vgl.
XX,
und
13)
259
auf
dem
Peruginer Stck,
wo nun
dessen Pferdekrper hinten hoch ber dem aufgerollten Kundstabe steht wie drben der Eber, und dessen Menschenbeinen drben der den Eber ins Bein beissende Hund
teren Bildung
sicli darstellt,
grosstentheils verloren.
dem
dort erhaltenen
Hinterkopf
Den wichtigsten
glaube ich
in
in
T, Perugia vergebens gesucht habe, zu erkennen: ein hsslicher wildblickender brtiger Kopf mit schmerzlichem Ausdruck in der emporgezogenen Stirn und
miglioli T.
stark geffnetem
Munde
passt nach
Stil
Maassangabe (70 mm.) zu entnehmen, nach seiner Grsse, ja selbst nach dem Umriss rechts durchaus in die
so viel aus Vermigliolis
obere,
links freilich durch Ergnzung vernderte Lcke, die er nach dieser Seite hin ausfllen wrde. Allerdings kann das was unter und vor dem Kopfe des Unholds gezeichnet ist kaum richtig
:
wiedergegeben sein
herausgereckte
Umhllung
gesticulierend
Hand
diesem
Stil
:
ja berhaupt undenkbar.
Der Kentaur wird nackt gewesen sein weder an den Beinen oben dem Kcken ist eine Spur von Gewandmusterung, wie hier sonst blich, zu sehen; ein schmales Band ber den Rcken gleicht genau einer Ader an seinem 1. Pferdebein. Er muss jedennoch auf
falls
mit der Kechten die Tanne gefasst haben, 'die, ein grader Stamm
mit gegeostndigen Seitenzweigen, von seinem Nacken zwischen Pferdercken und Rundstab entlangluft. Der mit dem Schwerte,
jetzt als
Jngling ergnzt, einst vielleicht brtig, packte also wohl nicht den Kopf des Kentaureu, sondern die mit dem Stamme dro;
die Linke konnte, dem Raum nach grade dem Gegner Schwert greifen. Unmittelbar hinter dem Kentauren sieht man eine offenbar mnnliche Gestalt stark nach r. ausschreitend, unter
hende Rechte
ins
der gesenkten geschlossenen Rechten einen kurzen stabartigen Gegenstand, der an einem durch die Faust gehenden Bande getragen sein muss. Auf theilweise anpassendem Stcke c, das zu jener Figur
1.
kommt neu
:
Weise
gebogener Flgel der Vergleich der Fran5oisvase (Wien. Vorl. 1888 IV 16) zeigt, dass hier ein Pygme mit einem Kranich kmpft.
Also innerhalb des Rahmens zwei Haupt-und eine Nebendar-
260
E.
PETERSEX
zwei phantastische
Meerwesen, nach links ein Meerross, nach rechts ein Meeresdmon mit kurzem aber auf den Wangen deutlichem Bart, mit zurckge-
kmmtem
Stirn-
und langem Nackenhaar, ganz menschlicher Bildung, grossen Flossen, je zwei vorn und hinten, trotz des
langen Bockes, der zwar ber und ber mit Schuppen bedeckt ist, aber an Hals und Aermeln wie unten gesumt und an der Seite
ist,
wie
sie freilich
auch
am Hippokampen
das
Meer
wo nach beiden
gender Boden sich darstellt. Ausserhalb des Kahmens neben der 1. Volute steht ruhig ein Jngling nach 1. im gleichen kurzen Chiton wie die brigen Menschen, mit der Linken eine Lanze oder Stab
und eine hnliche Pllfigur drfen wir am zerstrten Ende voraussetzen. Hat nun der Knstler bestimmte Vorgnge darstellen Avolleu, die er als Vasenmaler durch Beischrift anzegeigt haben wrde ? Ein Held als Jger gross, der auch mit [Kentauren sagenberhmten Strauss bestand, ist Peleus, und das Messer ohne Scheide, und
aufsttzend,
r.
durch Bnder
am
Griff von
berhmte
Augenblick der Noth von Cheiron wiedergeschafft wird, nachdem sie von Akastos versteckt 'worden war('). Allerdings erscheint auf unserem Relief vielmehr ein Meergott als Rathgeber, wie sich andern Helden Nereus, Proteus, Glaukos und andre Wassergtter zeigen. Bei der Eberjagd braucht man an die kalydonische nicht einmal
zu denken.
Zudem
dem
in Peleus'
Leben
2abc. Von
linken
vom
erhalten. In
jenem finden wir eine sehr hnliche Composition wie an entsprechender Stelle der anderen Seite. Wie dort ein Eber so wird hier ein
Hirsch, von dessen Geweih noch zwei Spitzen sichtbar sind, von zwei Seiten zugleich angegriffen, rckwrts von einem Lwenjungen, ich nenne die Katzenthiere Lwen, obgleich das weibliche (s. S. 257.
(!) Vgl. Apollod. III 13, Pindar N. Mannhardt, Wald- und Feldkulte II 49.
4, .54
und
5,
26
mit
Scholl,
und
261
1,5) Flecken der Leoparden hat, den Kopf im Profil, whrend das mnnliche, mit Kopfe e. /*., Mhnenhaar an Hals und Kcken
zeigt
1.
vorn
Vorderbein noch eben die zweite Zitze sichtbar wird. Der Kopf des
Raubthiers zeigt sich in Vorderansicht, den Hals des Hirsches in seinem Rachem fassend es ist die faltige Schnauze die dort sich
:
Genau an entsprechender Stelle steht auch rechts Lwin das hier erhaltene Junge kann auch drben sugende
erhalten hat.
:
eine
vor-
handen gewesen
sein,
wo
obere Lefze eines in Seitenansicht gestellten Lwenjungen noch zu erkennen glaube. Auch hier zeigt die Lwin ihr Gesicht, aber nicht
indem
ber
nach unten sondern nach oben gekehrt (auf dem anpassenden Stck), sie ein Reh von unten in den Hals beisst. Auch hier muss
dem Reh
Leu, zur Raumfllung vorausgesetzt werden. Zwischen den zwei Lwinnen bleibt noch ungefhr soviel
als
Raum,
drben von den Meereswesen eingenommen wird. Solche werden wir auch hier voraussetzen drfen, da sie auch an beiden Schmalseiten wiederkehren.
33, J.
4.
XXIIL M. XXVIII
zu,
5 M.-AV.
a. a.
LIX
0. n.
nenartigen Scheusal, sitzend in voller Vorderansicht, widerwrtig auch durch die Art des Sitzens, indem es die Beine gespreizt mit hochgestellten Knieen zur Seite stellt. Das Aeusserste ist allerdings
unten 21
durch die Bekleidung vermieden: ein kurzrmeliger Chiton, der (vgl. f. 68) grade nicht vorn sondern an den Seiten bauschend
ber den Grtel herabfllt, und unten nur die Oberschenkel bedeckt.
doch nicht weil er nicht lnger wre, sondern weil er, die Beinbewegung markierend, von den Knieen abwrts gegen die Hften sich
zusammengeschoben. Das wird durch Faltenlinien, welche von der ein merkwrdiger Schamgegend an den Schenkeln hinauf laufen
Versuch angezeigt
(').
Von den langen Locken sind jederseits zwei Arme sichtbar. Mit jeder Hand packt
das von den Schenkeln niederfallende Geflach auf
(')
Zu der Keliefbehandlung
wand
liegt gleich
dem Grund,
vgl.
den Thron
der Erykine,
Rom.
262
E.
PETERSEN
das Scheusal ihn fernhaUeud einen Lwen (der linke grossen theils ergnzt), der auf einem Hinterhein stehend sich aufrichtet, wthend
den Rachen ffnend und eine Hintertatze gegen das Knie des Dmons setzend, zugleich in dessen Arm die einzig sichtbare Vorderviert,
pranke einkrallend. Alle Figuren dieses Bildes sind sorgfltig grabesonders aber die Medusa (vgl, S. 257 Anm. 1, 9) von reichster
bedeckt.
Innerhalb des oben rechts und links ausgebogenen Kundstabs sodann wieder je ein Seepferd, ausserhalb tiefer je ein emporfliegender Vogel, wie Storch oder Kranich. Fr die 1. Seite ist diese
gesichert
{^).
die
vordere
oder
die
hintere
Schmalseite
mit Bestimmtheit behaupten, dass ein Sitzwageu vorn nicht so geschlossen sein kann der auf jenem Reliaf dargestellte
:
Man kann
sogar
ist
ganz
offen,
denn
die
der
Kutscher
streckt
ungehindert
Auch
des
Bewegungsrichtung
ihrer
enthlt
die
nichts
was die
sind
in
Lwen
haben die entgegenBewegung gehemmt, Im Prophj'laktischen dagegen liegt die Bedeugesetzte Richtung.
die andern Thiere
tung dieses Bildes, und das hatte gewiss am besten seinen Platz an der unbewachten Rckseite des Wagens.
(1)
delt Studniczka,
laina, Despoina,
Ueber die Bedeutung der Gestalt hat neuerdings am besten gehanKyrene . 154 nnd Myth. Lex II 1750. Gorgo, Medusa, MeKyvana,
rrok'/Mf
ovonxioy
iiogcfij f^ia,
flgelt
und
-
je
nach Compositionsbedrfniss
mit einem
oder
zwei Thieren,
Vorderansicht; die Ihiere bald aus diesem oder jenem Reich gewhlt. Hier sind sie mit hnlichem Streben nach Vollstndigkeit gewhlt wie die Schwarze Demeter in der Hfphle bei Phigalia mit Theilen von Ross
in Seiten
oder
die
Erdtiefe
Von hnlicher
(ittin
Vollstndigkeit
auch
das
boiotische
Vasenbild,
S.
welches
'K(fj?,.
1802 Taf 10
222:
um
die
Elemente vertretend (die Lwen das Feuer); jedenfalls die Gttin als Herrin ber Leben und Tod darstellend, letzteres durch den zerrissenen Stier, wie Wolteis richtig gedeutet (vgl. Useners S. 2;1, Anm. 2 citierte Abhandlung);
die
rsteres
durch die lebenden Tiere so auch auf der IJeliefvase ebda Taf 8
einen Geburtsakt nicht zu denken
ist.
f.,
wo an
263
Wir sehen dass zur leichteren Verbindung der Langseiten mit der Schmalseite beide gradlinig geschnitten sind, wenn auch dieser grade Abschluss sich nur an einem Ende der einen Langseite ganz, am andern nur zu einem ganz kleinen Theile erhalten hat. Der
gebogene liundstab hat also seine tektonische Bedeutung nur oben, wo er abschliessend ist, bewahrt; seitlich ist er zur Zierform geworden, deren Ursprung aber wohl noch zu erkennen als gemein-
sam mit den von mir in diesen Mitth. 1892 S. 39 ff. besprochenen Lehnenformen. Denn namentlich die von beiden Seiten gegen die
Ecken ansteigende geschweifte Linie an der Thronlehne der Fjy\kine und ihr Ausgleich mit gradliniger Fortsetzung, an unserem
Wagen nach
unten, an
miteinander verwandt. Allerdings ist bei unserem Wagen der ursprngliche Sinn dieser Form in zweifacher Weise verdunkelt ('):
erstens durch
jener Sinn nur dann gewahrt bliebe, wenn die Sitze im Wagen sich gegeneinander kehrten, zweitens dadurch dass der Hauptsitz, auf dem jenes lieliefbildes wenigstens, von der geschweiften Endigung losgelst, einen ganz andern Platz erhalten hat.
Wagen
nun aber das prophylaktische Medusenstck als rckwrSchluss des Wagenkastens mit den Langseiten zu verbinden, tigen mssen wir wissen welche von diesen das linke (fr die Fahrrichtung), welche die rechte
,
Um
war.
allein
durch
die rechte
das Gegentheil, dass nmlich der Kentaur am hinteren Ende der 1. Seite gewesen sei fhrt scheinbar etwas anderes.
4. In
stiert
15, 8, J.
XXIV
1 exi-
nmlich aus demselben Funde noch ein Stck, das nach Technik, Stil und Decoration sicher zu demselben Wagen gehrt,
und zwar nach dem unten umlaufenden gleichartigen Stabornament, auch an einem von beiden Enden sich den Langseiten anschliessen muss. Dieses Stck nimmt jetzt, wie man sieht, von rechts nach
links an
Hhe etwas
zu,
(*) Noch mehr eine blos usserliche ist die Aehnlichkeit mit der geschweiften Antjx des Streitwagens, bei dem sie, wenn man ihn als icfgoc: ansieht, nicht den Rck- sondern den Seitenlehnen entsprechen wrden.
264
ist
E.
PETERSEN
aber sicherlich Tuschung, durch moderne Ergnzung zuwegegebracht; denn auch an den Langseiten bleibt das Stabornament ja
berall gleich hoch, und hier ist von demselben, nach guss zu urtheilen, nur der mittlere Theil antik, ohne
ist nicht weniges ergnzt: von Seepferd ungefhr der ganze Fischleib (mit der incorrekten Endigung), die untere Flosse reichlich zur Hlfte und der hintere
dem
Theil der
Mhne
von
dem
dritten Thiere
1.
Hinterfuss ganz, von den brigen Fssen der unterste Theil eben mit dem Fussboden und Stab. Natrlich ist das weibliche Raubthier kein
'
'
eine Lwin,
dem
nach Huf und Schwanzendigung ein Stier, fhrt darauf, dass die Lwin, wahrscheinlich wieder mit dem Kopf in voller Vorderansicht,
den Stier ins Hintertheil biss (doch vgl. 43 b). Von dem oberen Rande ist nur ein kleines Stck zwischen Widder und Seepferd alt, aber auch der Reliefgrund allein zeigt vom Kopf des Seepferds
bis zu demjenigen der
Lwin
eine
Hhenzunahme von
c.
6 mm.,
und
Tuschung zu halten wehrt der Umstand, dass wieder das Seepferd, hier vorn aufgerichtet, an tiefster Stelle
dies fr Zufall oder
steht,
Stiei
es zu
immer
grsseren
platt,
scheinen knnte, sondern horizontal gekrmmt, der Grundniss jetzt ein Kreisstck mit Radius von c, 0.75. Nach dem vorher Gesagten
ist
auf dies
Krmmungsmaass
Krmmung
gelbst ist
um
in mehr oder weniger halbGrundriss ausgebogenen vorderen Abschlusses des Wakreisfrmigem gens, wie er an Reisewagen etruskischer rnenreliefs begegnet, grade auch gegen die Mitte hin ansteigend ('). Die Analogie der
Langseitenreliefs fhrt darauf, den Stier auch von der andern Seite
her angegriffen zu denken; und schon eine einzige derartige Gruppe wrde gengen um die beiden in entgegengesetzter Richtung sich bewegenden Thierreihen zu verbinden doch konnten fglich auch
;
mehrere solche Gruppen mit einer centralen die Mitte dieses Streifens
alia XXVIII.
(1)
Vgl. Micali,
265
und
war nun aber dieser Schirm angefgt, am linken oder am rechten Ende der Kentaurenlangseite ? Am 1. Ende von dieser wird man einen Ausschnitt bemerken, der an Hhe mit dem rechten
Wo
Ende jenes Schirmstcks bereinzustimmen scheint: hier also glaubte ich eine Spur der einstigen Verbindung dieser Stcke zu finden der Kentaur wre damit ans hinteie Wagenende gekommen, und
;
zu
dem Kranichkampf
seits der
germaassen zu passen. Aber jener vermeintliche Ausschnitt ist wiederum eine durch den Restaurator bereitete Tuschung die kleine
Ecke wird von einem neuen Flicken gebildet ('). Haben wir somit freie Hand hinten und vorn nach inneren Grnden zu bestimmen, so werden wir doch wohl die nicht blos mit Thieren sondern mit
Rechte der Eahrenden stellen
menschlichen und dmonischen Wesen geschmckte Seite an die (2), d. h. den Kentauren ans vordere
Ende, den Wasserdmon und den Pygmen in der Fahrrichtung bewegt. Die Rckwand mit der Gorgo zwischen Lwen, Seerossen, man verVgeln schlsse an das 1. Ende, so dass der Kleine
ein zweiter
jenseit der
Vergegenwrtigen wir uns nun das soweit hergestellte Ganze die Langseiten c. 1.40 ohne den vorderen nach seinen Maassen also der Wagen, mit diesem schwerlich unter 1.70 lang, Schirm,
hatte sicherlich
Raum
fr
zwei
Sitze
hintereinander.
Besondere
Lnge wie der Breite etwas zufgen wrden, sind durch nichts angezeigt, vielmehr ausgeschlossen durch jene an allen drei Hauptseiten hnlich
geschwungenen Rundstbe, die nach der Analogie des Aphroditethrones, an den Ecken nothwendig zusammenstossen mussten und deswegen nach unten die gradlinige oder fast grade Verlngerung hatten. Also giebt das Gorgonenstck, breit 0.59, mit
(1)
des kleinen
Auch unten ist der vordere Theil des vorgesetzten Beines und Fusses Mannes modern, der Fuss selbst statt eines rechten zu einem zweiten
Vgl.
linken gemacht.
(2)
am Thron
dem
r.
Arm
der Gttin.
266
E.
PETEKSEN
dem fehlendem
Wagens
fr eine
Person reichlich, fr zwei nicht ausreichend. Die grsste Hhe, m. 0.44, kann selbstverstndlich nicht fr Sitz und Lehne zugleich
andre gengt. Wir werden also, wohin auch das Beispiel des Urnenreliefs fhrt, in jenen Reliefs nur den oberen Theil des Wagenkastens geoder das
ausreichen, da sie nur entweder fr das eine
aber den Hauptsitz ? Es Avurde schon gesagt, dass der geschweifte mriss der Langseite, wenn er gleich ursprnglich aus Lehnenform hervorgegangen war, doch jetzt nicht mehr als
geben denken.
Wo
solche zu verstehen
lich gleichen
der
Wagen
dem
wesent-
Lnge:
er erscheint eckig
Theil des geschweiften Bordes als Seitenlehne dient wie dem vorn sitzenden Kutscher, welcher, am grssten gebildet, am deutlichsten
erkennen
lsst,
dass in der
ist,
Hhe
wie bei
dem Wagen
J.
5a
15, 4. 5 Ph. 5,
a XXXVIII, M.
XXXVI, M.
1 (').
XXXI
3; c Y. Zweifelnd ussere
XXX
ich die
Vermuthung, dass noch dr-ei Peruginer Stcke zu diesem Wagen gehrt haben. Was mich bestimmt ist folgendes erstens die Einrahmung mit gebogenem freilich einfacher gebogenem Rundstab; zweitens eine gewisse Uebereinstimmung in Maassen und Umriss mit
:
Wagens. Wie man nmlich sieht ist das grssere Stck c rechts und oben von Rundstab umgeben, der an der linken Seite dagegen nur bis zu dem Feld mit dem aufrechten Lwen herabder
Rckwand
des
gehen, hier aller Wahrscheinlichkeit nach links umbiegen musste. Ohne weiteres ist aber klar dass weder der Rundstab noch der Lwe
so an einer Kante,
am Ende
stehen kann.
Und
da
ist
ja nun das
andre Stck von Grsse Composition, Darstellung und Stil durchaus entsprechend, mit Rundstab links und oben, rechts aber nicht ganz
soweitgehend, als er an dem andern und danach an diesem vorauszusetzen ist. Wir werden, um beide Stcke aneinander rcken zu
u. Titanen S. 282, 2 (1) a bei M. Mayer, d. Giganten erwhnt und, nach den Abbildungen, nicht richtig beurtheilt.
als
etruskisch
2t>7
dem
rechtem Lwen rechts zufgen mssen, weil sonst das links stehende Blech a gegen den Lwen ohne Abschluss gewesen wre, auch der Rundstab nur von beiden Seiten sich htte todtlaufen, nicht aber
ineinander bergefhrt werden knnen ('). Mit zwei gegeneinanderstehenden Lwen wrde das Doppel bild nun dieselbe Breite von c
64 cm. gehabt haben wie die Rckwand des Wagens, und dass es auch im mriss jener ziemlich hnelt, stellt ein jeder leicht sich vor; ja auch die Hhe ist hier (45 cm. ohne unteren Rand) fast dieselbe wie dort, 42 cm. (-). Ein der Rckwand so gleichartiges Stck ist kaum anders anzubringen, denn als Rckwand eines Stuhles, der dann freilich wegen
gleicher Breite, etwa in der Mitte (nach Analogie des Reliefwagens), nur auf den Langseiten, nicht innerhalb derselben Platz finden
wo ja auch sein Bildwerk theilweis unsichtbar gcAvesen wre. Die angegebene Hhe wre fr eine Rckenlehne ja angemessen und ebenso das Bildwerk fr den Sitz eines Herren.
knnte,
haar, das
Beidemal steht links der Knig der Gtter, mit langem Hauptin ungetheilter Masse in den Nacken und nur mit je
einer Locke ber die Schulter nach vorn fllt, ber der Stirn
eine
das
vom Ohre
her einen
besonderen Wulst, fast einen Vorlufer des spteren Onkos, bildend. In der Tracht der bekannte Gegensatz: der kmpfende Zeus a in
tief gegrtetem Chiton mit vorn in der Mitte ber den Grtel herabhangendem Bausch, ob mit oder ohne Fussbekleidung ist nicht mehr zu sagen. Der friedliche Zeus c in langem Chiton,
kurzem
mit Mantel darber, der kaum anders getragen zu denken als den Rcken deckend und ber jede Schulter mit einem Zipfel vorgezogen.
Dazu
Bewegt
ist
der kmpfende
Zeus allerdings kaum mehr als der friedliche: den Blitz, von dessen einseitiger Bildung andere Beispiele folgen werden, hlt er noch in
(1)
Warum man
denn wenn man auch fglich die gearbeitet, das wsste ich nicht zu sagen verkleidete Holztafel als Rahmenwerk mit einem senkrechten Mittelholz sich
denken mag, so
(2)
ist
z.
doch solches an der Rckwand 3 nicht angezeigt. Fr die B. Notizie 1893, 154, auch die Fibel 1894, 116 f.
Doch vgl. zum Umriss den Langwagen einer Vase von Orvieto J/. i. IV auch ebda IX xxxix 1 einer Dipylonvase, Heibig Epos. S. 100.
;
20S
E.
PETERSEN
ruhiger Bereitschaft in der Hechten, mit der geschlossenen Linken der Arm wrde allzu kurz erscheinen, wenn wir nicht den Ober-
packt er den krper wirklich in Seitenansicht gestellt anshen vor ihm niedersinkenden langbrtigen Giganten am Haar, das wirklich in einigen Reliefwellen von verschiedenen Stellen her zusammengerafft erscheint, um ber der Faust als ungeschiedene Masse auf den Hinterkopf zurckzufallen. Im ebrigen scheint der Gigant
drckte Stellung sein, als dass er entweder halb sitzend, doch schon die Kniee hher als das Gesss,
oder knieend
Rechten den
1.
Arm
des
Gottes fassend
der
1.
am
Bruch entlang wagerecht gehalten zu sein, ohne dass die Bewegung der Hand, von der ein kleiner Theil des Rckens erhalten scheint, verstndlich wre. Der friedliche Zeus hlt das mit grosser Blume
gekrnte Scepter in der Linken, und fasst in der Rechten die ungewhnlich hoch gehaltene (') Rechte seines Heldensohnes, der
barfuss mit ber den
fell, den eckigen Bogen, an welchem auch die Sehne deutlich ist, in der Linken haltend, vor ihn tritt, offenbar als in den Himmel
Aufgenommener, Herakles schweigend, mit geschlossenem Mund, Zeus mit geffnetem ihn bewillkommnend.
Es
bildes
ist
zum AVagen
gesagt worden, was fr die Zugehrigkeit dieses Doppelsich sagen lsst: es mssen jetzt aber auch die
unleugbaren Verschiedenheiten dargelegt werden, zumal dabei sich Gelegenheit bietet die Beschreibung sowohl der sicher als der nicht
sicher zugehrigen Stcke nach der technischen Seite hin zu ver-
vollstndigen.
Wohl
ist in
dem kommen
(1)
Sonderbar
Vielleicht nur weil sie tiefer gehalten minder deutlich gewesen wre. ist auch der Zusammenschluss der zwei Hnde: Zeus' vier Finger
verschwinden in der Hand des Herakles, von der man das Gelenk [xuQng) Unterhalb des Umrisses von Zeus' Hand gewahrt, um die sich von oben her drei
Knstler fr den
seiner Gewissen-
haftigkeit vor ihn nach oben gereckt zu zeigen als ihn verschwinden zu lassen. Auch der Daumen der Rechten des Giganten steht grad empor.
269
wie jenen Wagenreliefs, aber sie unterscheiden sich von diesen durch lngere schlankere Gestalten, geringere Energie der Bewegungen, conventionellere Zeichnung
z.
B. der
diurchgedrckten Kniee, der geraden Nackenlinie, des ganz wie in Vorderansicht gezeichneten Auges ('), was an den andern Stcken
nur bei den Menschen durch verschiedene Zeichnung des unteren und des oberen Augenlids, eine Annherung an sptere Weise, wahrzunehmen, die das Auge schon ein wenig verkrzt erscheinen lsst
z.
B. bei
dem
Brtigen.
Wie
Kan-
ten des
umlegend darzustellen, so z. B. an den Beinen des Meerdmons und dessen, der den Eber abfngt. Nichts davon weder an dem kurzen Kock des einen, noch an dem langen des andern Zeus. Mehr als alles andre auffllig aber schien mir anfangs dass an den
hier als sich
sicheren Wagentheilen Gravierung so beraus fleissig ausgefhrt ist, whrend solche an den beiden doch so viel grsseren Zeusbildern fast gnzlich zu fehlen scheint. Indessen habe ich bei genauer Pr-
fung gefunden dass dieser Mangel der Zeit und der Oxydierung des Metalls zuzuschreiben ist, da die Gravierung an einzelnen Stellen noch mit Sicherheit zu erkennen und danach an entsprechenden
Theilen sonst vorausgesetzt werden darf. Haar des Zeus auch die Schulterlocke und Haar wie Bart des Giganten ist vollstndig von feinen gewellten Linien durchzogen hnlich wie das Haar des Meer-
und an dem lngs des 1. Schenkels von Herakles gotts auf 1 herabfallenden Lwenfellbein sind krause Haarzotteln eingraviert
;
ganz hnlich der S. 257, 1,3 erwhnten Form. Uebereinstimmend mit den andern sind diese Reliefs auch in der Profilstellung, in
der hohen Brust und
dem
Gewandbausch, und jedenfalls finden auch sie in altionischen Werken (Samothrake, Ephesos, Brunn-Br. 118 148) ihre Parallelen.
J.
6ab Taf. 15, 6, Ph. 5, a V. 1 12 (274), J. XXXI 1 7 Taf. 15, 7, XXXV, M. XXXI 2. Ungewisser bleibt die Zugehrigkeit der
;
(1) Die Augen waren augenscheinlich durch eingelegtes andersfarbiges Metall lebhafter markiert, wie wir es noch an anderen Figuren sehen werden (20 52), wie es am Wagen vielleicht nur der Kleinheit wegen unterblieben ist.
18
270
E.
PETERSEN
Mnchen, Gl. 34, nach den Maassen, dem Gegenstand und der ge-
Bewegung zueinander gehrend, trotz des verschiedenen Typus 6 mit Stierhals und demnach grsserem Kopf, 7 mit Hals und Haar eines Menschen und nur Stiermaske ('). Der Hhe nach
genstzlichen
:
knnten
schlossen
sie
haben,
an 5, dessen Rundung erst ber ihnen anfinge, ange6 rechts, 7 links, als freilich schmale Seitenglatte Streif rechts von
lehnen.
Der
der
Ecke
durchbrochene
Stabornament erkennen
einst
in
rechtem Winkel um, die Dicke des Bretts anzeigend. Wenn der Wagen, auch nach Maassgabe des Urnenreliefs, unterhalb der bis jetzt besprochenen
in
Wnde noch
haben musste, so wird auch dieser Theil nicht ohne Bronzebeschlag gewesen sein, und auch davon mag einiges
eines Kastens
Form
unter den Stcken ungewisser Bestimmung erhalten sein. 8-11. Zur Construction des "Wagens ziehe ich 8 9, zwei Eisen-
stangen in
f.,
mir Conze freundlich Auskunft ertheilt hat; danach werden zwei minder vollstndige in Perugia 10 11 V. II 19 (290) unschwer
ergnzt. Diese Stangen (F. 2) sind 4-6 cm. dick,
im Durchschnitt
tra-
pezfrmig oben breiter unten schmler, und m. 1.02 lang, ungerechnet die c. 7 cm. langen Vorsprnge, welche in eine Kunstform aus
Bronze eingelassen und mittels durchgesteckten Zapfens damit verbunden waren, und zwar an den Mnchener Stangen Sphinxproto-
men, drei noch anhaftend, die vierte 9 a abgebrochen, mit Eisen darin in Perugia, V.1, 10 (272) Ph. 11, F. 2 an den Peruginer Lwenkpfe mit Hals, davon noch einer 11 a abgelst erhalten, aber in sei;
XXII. Ph.
10).
Je 12 cm.
etwa einwrts dieser Bronzehlle, ist jede der vier Stangen senkrecht von einem Nagel durchbohrt, dessen dicker Kopf noch zweimal oben
whrend das untere Ende je eine quer zur Stange sitzende Grappe festhlt (-). Die Grappen knnen nur gedient
auf der Stange
sitzt,
(^)
ist
mehr menschlich
st.
als
Zur Theseussage
S. 8, versteht;
h.
der Typus ist aber jedenfalls derselbe wie 1894 T. VII, 5, wo C. Smith S. 209, 4 gegen
Wulff irrigerweise das Nackenhaar bestreitet. (2) In Mnchen Ant. bei 857 beide Grappen noch anhaftend, bei 856 nur eine noch halb, die andre mit dem Ende der Stange weggebrochen in Perugia findet sich eine abgelste Grappe, anhaftend keine, aber beide Stangen haben
;
271
haben 16 cm. hohe und 12 cm. dicke Hlzer zu umfassen, die unter jenen Eisenstangen, mit ihnen gleicher Richtung, liefen; und ein
Mnchener Stange 856 jedenfalls in dem Loch in der Mitte einst vorhanden war und an einem der Peruginer in der Abbildung V. I, 19. ersichtlich ist, diese Zapfen mssen nothwendig in jene Hlstarker nach unten gehender Zapfen, der an der
857 noch
erhalten, an
FiG.
2.
dem Zweck um
ein jene
Obgleich nun jenes Relief bild eines Wagens hinten eine jenen Lwenkpfen sehr hnliche Endigimg aufweist, kann doch bei vier
c. (von Centrum zu Centrum) die Nagellcher, einem die eine Stange gebrochen ist. Nur eine usserliche Aehnlichkeit haben diese Stangen mit den bekannten Feuerbcken wie Notiz. 1880
T.
XVI
272
E.
PETERSEN
Hlzern, die von einem in der Mitte gequert werden, nicht zweifelhaft sein, dass das eine Holz, gleichsam als Verlngerung der
Deichsel in der Mitte gelegen, die Lngenachse des Wagens anzeigt, jene vier zu zwei Paaren verbundenen dagegen die Querachse, und zwar ohne Zweifel zAvei davon, nehmen wir an die unter den Lwen-
kpfen liegenden, wirklich in die Wagenachsen ausgehend ('). Das bermssig solide Gerst des Wagens mag billig wunder-
nehmen, aber die besprochenen Theile lassen sich weder anders deuten, so viel ich sehe, noch anders vertheilen, auch nicht fglich blos zwei zu diesem Wagen ziehen, da der andre 18 deren nur eine
gehabt haben knute. Uebrigens werden die vier Stangen mit den Hlzern darunter, trotz jenes eliefbildes, auch schon durch ihr Maass in die Querachse gelegt, denn da die aufragenden bronzenen Kopfenden hchstens 1.10 Zwischenraum lassen, hat der Wagenkasten nicht der Lnge, sondern nur den Breite nach zwischen ihnen Platz. Freilich
Hess er so jederseits bis zu den Sphinxen oder Lwenkpfen noch 0. 10-20 cm. Spielraum, und bis zu den Rdern noch mehr. Letztere
wird man,
am
das Umwerfen zu verhten, so weit gestellt haben nimmt der Wagenkorb, wie man es auch auf VasenStreitwagen
:
um
bildern,
sterr.
z.
B. Masner, die
n.
u. Terrak.
im Oe-
Mus
220
sehen
lnge ein
(-).
Ob
endlich
das
vorderste
Wendung
Wagens drehbar
oder
undrehbar befestigt war, lsst sich nicht mehr sagen. 12 13. Achsenschluss V. I, 17 (278), J. XXV, Ph. 10, das zweite Exemplar, von Vermiglioli a. a. 0. erwhnt, in Mnchen,
Ant. 874. Von den Achsen
lich eine
ist
einem wagrecht quer Scheibe liegende, Lcher hindurchgehenden zwei, Bronzenagel, der an einem Ende durch eine pfeilspitzenartige Verbreiterung, am andern durch einen durchgehenden Stift in der richeiner Scheibe, mit
Lwenmaske (an
an
der
durch
Die eisernen Stangen haben augenscheinlich nicht als Achsen gedient Ein par andre Stcke theils von Bronze theils von Eisen mgen zu diesem oder auch zu dem andern Wagen gehren 8 a (Fig. 2) von Eisen,
(1)
(2)
c.
0,25 lang,
'
an jenem
ungewisser Bestimmung; 8 b (Fig. 2) von Bronze, vielleicht ' fnften Langholz hinten mit starken Ngeln befestigt, zur Anket-
273
tigen Lage festgehalten wurde. Dieser Nagel erfllte offenbar den doppelten Zweck einerseits die verkleidende Lwenmaske, andrerseits
das
Kad an
14. Lwenkopf aus getriebenem Blech, V. I 17 (279). 15. Ein Adlerkopf (F. 2) V. I, 18 (280), J. XXVIII, 3. Ph. 10
mit 6 cm. weiter Oeffnung wird doch wohl als uxqoqqv{.uov, woran schon Vermi'glioli dachte, an den Wagen des Museo Gregoriano
erinnernd, gedient haben, aber ob fr diesen oder den nachher zu besprechenden Streitwagen, das bleibt, wie freilich auch fr jene
Achsenverkleidung, ungewiss. Vgl. Olympia IV, LVII 975 (^). 16. Ungewiss ob berhaupt zu einem Wagen oder dem Pferdegeschirr gehrig ist ein ziemlich enger Bronzecy linder der in einen Lwenkopf ausgeht bei Vermiglioli, der an den iaraQ dachte,
I,
oTi^xBq
das
sind m. E.
dem Nacken der Zugthiere angepassten Krummhlzer, zu sehen auf dem archaischen Thonrelief Gas. arch. 1883 pl. 49 (vgl. theile ich zwei Heibig, d. H. Epos 109), an dem Mittelquerholz Stcke zu (Fig. 2, b grsser abgebildet) fi Ph. 10 so wenig wie b
die
Ph. 8 (unter den Harpyien) {^) von Vermiglioli oder sonst jemand erwhnt, aber von unzweifelhafter Zugehrigkeit.
war
cm. lnger, und diente zur Verkleidung eines c. 35 cm. langen, c. 7 cm. hohen und ebenso dicken Holzes, das nach dem unteren Rande zu schliessen der Lnge nach gerundet,
um
etwa
geschnitten, unten
jetzt abgebrochenen Umschlag der Kante festgehalten wurde, nachdem es, etwa wie ein Bein in die Beinschiene, in das elastische
Metall hineingezwngt war. Das r. Ende des Beschlages ist der obere Theil eines Lwenkopfes. Unmittelbar daran schliesst eine
(1) Der Deichselkopf eines antiken Streitwagens, dessen in Vulci gefundene Fragmente Aug. Castellani vor lngerer Zeit zusammengesetzt hat, hat
dieselbe Strke.
brigen Stcken zusammen photodarber den Kopf zerbrochen, bis ich fast zu spt seine Uebereinstimmung mit einem Theil des 1894 von mir selbst auf(2)
Ich hatte
graphieren lassen,
und mir
genommen a
erkannte.
274
E.
PETERSEX
liegende Lwin,
Avie platt
auf
ihrer
Linken herauswendend, die Schnauze auf die Vordertatzen legend. Ausser unter dem Bauche, unter dem Halse und an den unteren
Enden der Beine und des Kopfes ist sie gnzlich mit runden aus dichten Punkten ohne Umkreis gebildeten Flecken bedeckt. Nach der Curve und namentlich wegen des aus dem Lwenkopf sich entwickelnden unteren Leistens, welcher der Lwin als Unterlage dient, muss auch links ein gleicher Lwenkopf vorausgesetzt werden. b. von einer gleich gelagerten und gezeichneten Lwin Kopf, Hals und eben noch die Schulter, zwingt das Fragment zur Annahme eines zweiten gleichen Stckes wie das ergnzte a, das, freilich nicht gegenstzlich angeordnet,
am
II.
Streitwagen
(Fig. 3).
Taf II unter
12
6 7 vier Stcke
d b a g nahe
an ihre Zusammengehriglceit zu denken, die natrlich, denen welche nach ihm sich auf zwei, wie Inghii-ami T. XVIII g d, oder gar eines
(wie Micali T.
XXX
a.
K.
I,
lx
300) beschrnkten, noch weniger in den Sinn kommen konnte. Durch die Auffindung von drei verbindenden Stcken c e f in Perugia ist es mir mglich geworden die c. anderthalb Meter lange und einen
halben hohe Composition in den Hauptzgen kenntlich herzustellen, indem fr die fehlende unmittelbare Verbindung des linken mit
dem
Anordnung
helfend eintritt.
zwei
Ein gewaltiger Zusammenstoss des Herakles von rechts mit Gewappneten von links, unter lebhafter Theilnahrae zweier
weiblicher
Wesen
Wagen, rechts geritten, das sind die usserHauptzge des Bildes. Vom linken besser erhaltenen Ende sprengen (a) vier durch Fussflgel, und nach einer kleinen
lichen
schliessen,
auch
dm-ch
<
imONZEN
"VON l'ERLGIA
275
in
Whrend
ihre
acht Hinterbeine,
erhalten
nicht
ist
alle
gleicher
Bewe-
sind, gung, nur zwei geflgelte Vorderbeine vorderen Theileu wenig brig sieht man ber den Rand des leeren Wagens in diesen hin:
nebeneinander
von
ihren
oberen und
einschlagen. Denn der Wagen steht den Pferden entgegen, auffallend auch dadurch dass er sehr schrg steht, hinten niedrig, whrend vorn die Deichsel hoch hinter den Pferden verschwindet,
am
auffallendsten dadurch
ist
ohne Rad('). Letzteres zufllig: das gessen oder wieder verloren sein denn ein abgelaufenes oder zerbrochenes Rad wre ja dargestellt worden. Jedenfalls aber haben
;
sicli
sind
im
Begriffe
1.,
denselben
deren Augen eingesetzt waren, heben sich mit geffnetem Rachen, in dem Zungen und Zhne fehlen, hinter den langen feingravierten Rossschweifen empor, und lassen hinter und
Schlangen nach
zwischen den
Pferdebeinen noch
die Pferde
konnte die Rosse so mchtig ergreifen, weil ihr Lenker sie verDass sie ihren Schrecken freilich grade durch das Zurck-
sprengen ussern, das thun sie dem Symmetriegefhl des Knstlers zu gefallen, da auch drben vier Rosse in die Composition hineinsprengen, dort allerdings, wie wir sehn werden, nach Absicht ihrer Lenker. Der letzte Grund fr diese Anordnung der Composition ist
allerdings, wie
am
linken
die tektonische
grade zwischen Croupe und Kpfen der Pferde muss die ansteigende Curve des Randes, von welcher
des bildtragenden Krpers
Form
der Anfang links erhalten ist, ungefhr die Hhe gewonnen haben, die er ber den Kpfen der Kmpfer in der Mitte hat.
Form
(1)
noch andre Beobachtungen verdanke, meinte dem weiter rechts und etwas tiefer stehenden Loch anzusehen, dass es absichtlich durchgebrochen sei, mit aufge-
schloss weiter aus Abscheueruiig einiger Stellen im nchUmkreis, dass in dieses, statt an der bezeichneten Stelle ein wirklich drehbares Rad eingefgt gewesen wre.
276
E.
PETERSEN
hat der Rand natrlich rechts gehabt ; auch hier fgen sich darein die Krper anspringender Pferde (fg')- Von den gleich wie dort
lang niederhngenden, etwas zurckwehenden Schweifen sind zwei Enden erhalten, die flgellosen Beine sind etwas anders gestellt
:
sind
gehoben so wird die unter den Pferden am Boden liegende Figur noch etwas besser sichtbar. Auf der rechten Hfte und OberschcQkel
liegt sie,
den Unterschenkel einbiegend, das linke Knie hoch hebend, den Pferdebeineu verschwindende Puss
erreichen konnte
(').
Auch den
1.
Arm
hebt
sie
whrend
Bogen, der faltigen Tiara, Spitze wenig vorgebogen ist. Ein langer in Dreiblatt ausgehender Zipfel hngt vom Nacken her ber die r. Schulter, ein kurzer vorm r. Ohre, ein noch krzerer (?) vor der Stirn
ist sicher
Die Amazone
am
deren berhohe
ein
herab.
dem rtel und deutlichen Nhten mitten auf den Aermeln und vorn vom Hals abwrts bis zu der in Schleife gebundenen Gi'telschnur, von wo die Naht doppelt die auseinanderschlagenden bis zu den Knieen reichenden Schsse umzieht, ebenso wie, kaum noch
sichtbar,
am
Halsloch
die
sichtbar.
Weib-
lichkeit scheint
Schultern her sich entwickelnden Voluten angedeutet, und negativ durch Bartlosigkeit. Der berdicke Unterschenkel ist von sich kreu-
zenden Binden
umschnrt, von denen natrlich eine hosenartige Bekleidung festgehalten zu denken ist. Gleiche Binde numschnrung ist an dem 1. Beine der auf dem
(-)
(1) Nicht unmglich wre dies dagegen, wenn die zwischen dem 4. und 5. gehobenen Hinterhuf sichtbare Linie den unteren Umriss des 1. Oberschenkels bedeuten sollte, dem entsprechend das hinter dem letzten auftretenden
1.
Das sichtbare Knie wre dann eine Aenderung der Zeichnung wie andre mehr. (2) Binden um die Gamaschen pflegen Leichtbewaffnete und Jger zu
tragen, so noch der barhatus ingens, fasciis cruralibus alligatus in dercewa' ' Trimalchionis 40 und der venator des Grabsteins Schreiber, Atlas XXXII 4.
2/<
sitzt,
die vorn
und hinten
mit unter dem Leib des Pferdes durchgehenden Schnren befestigt ist: also Amazonen zu Rosse ansprengend, von denen eine noch
oben sitzt, eine abgefallen ist. Diese entspricht dem Wagen der linken Seite, wie der Reiterin hben die Rckenflgel der Wagenpferde drben; ob, den Schlangen entsprechend, auch hinter den
Pferden noch eine Amazone gelegen? Ich bezweifele es, da links von den zwei erhaltenen Schwnzen leerer Raum ist, und da von
vier Pferden
das
durch Halsbnder
von den
Reitpferden als
Hier
ist
Handpferde unterschieden zu sein scheinen. nun vor den Pferden der Zusammenhang erhalten (e
ist
:
f),
wir eine offenbar weibliche Gestalt mit spitzen Schnabelschuhen, als bis zur Wade hinaufreichend erkannt
in Schleife
werden, eiligen Laufes nach links streben, den linken Fuss gebundenes Schnrband (graviert) ber den
fllt
dessen
Arm
der
Amazone
zurck, den
rechten vor.
Den kaum
bis
ber die
man
etwas tiefer hangen, vorn krzer mit der symmetrischen Faltengruppe ; auf den r. Oberschenkel hangen Falten eines Obergewandes oder Ueberschlages herab, sonst fehlt ja der ganze Obertheil auch dieser Figur. Die Symmetrie wird nun fordern auch links die in gleicher
Bewegung gegen
die
Mitte
begriffene,
mit gleichem, nur lngerem und reich Gewnde angethane Frau ebenso nahe an die Pferde gemustertem, (und den Wagen) zu rcken.
verzierten, Schnabelschuhen,
Gegner je den linken, derart dass die drei Fussspitzen zusammengehen, diejenige des Herakles, ohne deutlich auf die der Gegner gesetzt zu sein, doch bis etwa auf den grossen Zeh durchgebildet,
diejenigen der Gegner dagegen dahinter verschwindend. Wie rakles den 1. Fuss, so hebt er auch die 1. Hand, welche mit
He-
dem
eckigen Bogen, dessen Sehne fast so dick wie er selbst ist, auch zwei gefiederte Pfeile gefasst hlt; die Rechte, jetzt verloren, muss
in hnlicher
Weise
278
E.
PETERSEN
deren Ende jetzt wagerecht ber dem Kopfe des Helden erscheint. Nun kommt aber ausserdem ber seinem 1. Oberarm noch ein Stck
einer
r.
eingebo-
genem
dieser
und zweitem Finger, grade wie wenn die Hand die Sehne des Bogens anzge, und auch ein Pfeilschaft ist noch von
Hand gegen die Linke hin theilweise zu verfolgen, wie es auch Micali's Zeichner gegeben hat: also eine Aenderung der ersten Anlage, wie wir sie schon bei der liegenden Amazone fanden. Noch
ist
zu Herakles' Ausstattung nachzutragen dass er natrlich barfuss dessen gravierte Saumnaht sowohl ist, aber kurzen Chiton trgt,
oben
am
r.
Oberschenkel wie an
dem
1.
Oberarm sichtbar
ist,
dar-
ber dann das Lwenfell, offenbar mit vor der Brust, unsichtbar, geknoteten Vordertatzen, whrend die Hintertatzen und der Schweif
lang herabhngen, z, Th. zurckfliegend. Im Nacken des Helden ist etwas von der Lwenmhne erhalten: der Lwenkopf deckte also
lich
den Xopf des Herakles, dessen schrge Stirn allerdings unverstndhoch sich hinaufzieht.
In ganz entsprechender Bewegung springen
links zwei
Gewappnete
entgegen, in
rechten Fsse weit zurck, die linken in bereits angegebener Weise gehoben und mit demjenigen des Herakles zusammentreffend (').
Beide tragen
scheinlich, so
Helm und
knnen
es
Beinschienen
Form mit wagerecht abstehendem, nicht mit hngendem Hftenschutz gewesen sein, da letzterer auf dem erhaltenen Hinteren des diesseitigen Kriegers sichtbar sein msste, dessen Chiton nicht blos zwischen den Beinen
nur solche
lterer
sich spannend
Oberschenkel kenntlich
ist.
Von
einem Chiton des jenseitigen Kriegers ist nichts zu sehen, wie der Knstler sich auch begngt hat nur den Rundschild des. diesseitigen darzustellen; gefasst an der geflochtenen, mit zwei Rosetten, von denen die obere ausgebrochen ist, befestigten Schnur. Zwischen
diesen Rosetten ist die Schildhhlung innen lngs dem platten Randstreifen ausser mit einem rincfsumlaufenden einfacheren Orna-
ein
() In der Photographie ist wohl das obere Stck mit den drei Kpfen wenig zu weit nach links gerckt. Man wird es ein wenig nach rechts
279
einer nach
dem Schildcentrum
gerichteten Palmette verziert, deren noch zwei sich an hnlichen Stellen aber ohne gleiche Haltschnre erkennen lassen.
Kmpen haben
ngend nachgewiesen, was aber ist ihre Angriffswaffe ? Offenbar nicht Speere, von denen ja irgendwelcher Theil sichtbar geblieben
sein
msste
auch
schon allzu nahen Zusammentreffens wegen die Schwerter. In der That sieht man
vor der Brustgegend des diesseitigen Gewappneten, mit Herakles' Pfeilgefieder sich berhrend, etwas was nur das obere Ende der
leeren Schwertscheide sein kann.
Also
Schwert in der Kochten mit stark gebogenem Ellbogen stossbereit gehalten zu denken. Dicht darber erscheint nun kaum erhalten
noch ein wichtiger Zug.
der fnf Finger einer linken Hand, von denen sogar die Ngel zu an den unterscheiden. Da diese Hand unmglich dem diesseitigen
gehren kann, auch nicht nach irgendwelcher ersten Absicht, so kann es nur die Linke der nachaufgegebenen laufenden Frau sein, die den Krieger hier an Schulter oder Brust
zu denken
fasst,
Krieger
wegen nicht
und unverkennbar sind diese Finger feiner gegliedert als an der Schildhand. Ein Vergleich der in Seitenansicht gestellten Mnner auf den Keliefs des andern Wagens, namentlich des Zeus und He-
Unter dem kleinen Hand hervorkommend, bis zu der Schwertscheide Finger jener reichend, sieht man ein Gekrusel offenbar Schulterlocken, wie andres noch im Nacken unter dem Helme hervorquillt, und zwar, von dem eigentlichen Nackenhaar sich sondernd, 2 gedrehte dicke
rakles
"
Oberarms auch
Lockenringeln, die bei der starken Rckbewegung des ausholenden so vor der Schulter niederfallen konnten. Ob die
Frau dem Krieger nun etwa auch mit der Rechten in den rechten Arm fiel, knnen wir leider nicht mehr erkennen die Mglichkeit
:
wird
dem Vordringen Einhalt that, und ganz dasselbe knnen wir nun mit einiger Sicherheit bei der Frau voraussetzen, welche den Herakles einzuholen
zugeben. Jedenfalls
ist es
man
An
die
1.
und jene zweite rechte Hund des Herakles kann Es war ja aber auch das Natrlichste
280
sie ihre
E.
PETERSEN
seine
Hand
oder
Hnde an
keulenschwingende Kechte
le-
gen zu lassen. Dass wir richtig gesehen, bez. die Eile der Frauen richtig gedeutet haben besttigt nun noch ein Aveiterer Umstand. Aus der
Herakles' Keulenspitze sieht man schrg abwrts eine siebenfache Linie gefhrt, die weiterhin vor Gliedern und Estung der Gegner nicht sichtbar sein konnte; ziemlich genau in ihrer
Hhe von
Richtung wird aber unten zwischen den Beinen des Herakles ein
grosser Blitz sichtbar, einseitig, die grosse Pfeilspitze abwrts bis zum Boden reichend, nach oben vom Schaft seitab zwei Flgel.
Ein gleicher Blitz liegt zwischen den linken und rechten Fssen der beiden Gegner es ist klar Zeus selbst wirft seine Blitze, die
;
eben jetzt mit noch sichtbarer Bahn der Blitz vor Herakles nieder, und die beiden Gttinnen, so drfen wir jetzt sagen, suchen in gleichem Sinne zu wirken.
Streitenden zu trennen
;
vermuthen
gensatz ihrer lngeren und reicheren ja ppigen Tracht nahe. Schon das Schuhwerk scheint mir reicher verziert, sicher ist es aber ihr
schon so viel lngerer Chiton. An demjenigen Athenas ist unten berhaupt nur eine einfache Doppellinie als Saumnaht sowohl an der usseren Avie an der inneren Seite angebracht, und der Ueberschlag mit einer Manderborte versehen. Bei der andern hat der Ueberschlag eine dreifache Borte nach dem Saumstreifen einen
:
Mander und von diesem durch eine Litze getrennt eine Sternenborte, und darber allem Anschein nach eine dritte nicht mehr sicher kenntliche. Ausserdem aber ist eine besondre TQV(frj
dem
besonderem
Stoffe gefuttert,
der
Avegen
seiner feinen
Kruselung
wozu man wie Micali verfhrt Fransen, zu halten ist. Unten ist der Chiton
darber mit einem
Geschlinge
von
Avechselnd nach oben und unten gekehrten Lotosblthen(') eingefasst, und darber einer Reihe kleiner Rosetten (Kreise mit Kreuzen).
(1)
202,
angefhrt.
281
erkennen
ist,
Konnte man nmlich frher dem einzig bei Micali abgebildeten Stck mit den drei Kpfen gegenber allenfalls an Herakles imd die Aktorionen oder Molioniden denken (^), jetzt weist die Intervention des Zeus uns mit Bestimmtheit auf Kyknos und Ares als Gegner des Herakles. Wie gefeiert dieser Kampf in Lied und Bild
Jhdt. gewesen zeigen uns die Dichtungen des Hesiod und Stesichoros wie die zahkeichen schwarzfigurigen Vasenbilder (2).
6.
im
Ares,
Kyknos, Herakles, Athena bei diesem, wohl auch eine andre Gttin (?) bei jenem (Heydemann's n. 4 11 15), Viergespanne, sei es der Streitenden sei es andrer, endlich Zeus persnlich mit dem Blitz in der
inmitten der Streitenden, wie in rmischer Darstellung noch (Heyd. 23) statt seiner der Adler mit dem Blitz. Aber diese Ele-
Hand
mente sind anders geordnet, so dass der ganze Hergang sich offenbar etwas anders darstellt, wenn Avir die Hauptsachen heraus heben, folgendermaassen Herakles hat Kyknos berwunden, da kommt ihm sein Vater Ares zu Hilfe, und im selben Augenblick Athena dem
:
Kampf seiner
ist
beiden Shne
hemmt Zeus
selber
der Hergang bekanntlich grade in dem abweichenden Zuge in der Aspis dargestellt, besonders von V. 368 ff., wo Herakles und Kyknos von den Wagen springen, auf einander
dazwischentretend. So
losgehn,
Kyknos fllt, dann Ares fr den Gefallenen eintritt, und ihm gegenber Athena fr Herakles steht. Allerding Zeus' Erscheials
(i) So Furtwngler Myth. Lex. I S. 2206, dem Hartwig, Jahrb. 1893 S. 165, 10 nicht entschieden zustimmt. Dass beide Gewappneten ohne Bart und jedes
andre sichere Kennzeichen der Mnnlichkeit erscheinen, lsst wohl auch einen Augenblick den wegen M. I. VIII T. VI naheliegenden Gedanken aufkommen,
dass neben den leichtbewaffneten und berittenen
stete, die ja aus archaischer alle
mit Herakles kmpfen, aber Besonderheiten des Bildes fnden dabei keine Erklrung. (2) Vgl. Heydemann Annali 1880 S. 80, nach dessen Liste ich eitlere, und
sind,
Kunst bekannt
Furtwngler Myth. Lex. I 2210. Zwei unbedeutende Kyknosvasen Arch. Anz. 1890, 151; 1992, 162. Die ausfhrlichste Vase (bei Heyd. 13) des Cholchos Wiener Vorgebl. 1889 I 2.
282
E.
HETERSEN
und Blutregen
fallen
h. nicht ihn abzuschrecken sondern ihn zu ermuthigen, Avie ja der Erfolg besttigt; bei jenen aber ist unzweideutig gesagt XrjO^fig xQavv6g fJLt'ffog d}i(potiQwr SiaXvti rr^v (lyri^v und (Hygins fab. 31)
d.
et
vellet
cum
eo,
Man sieht: in gehen die Vasen und noch genauer ApoUodor und Hygin mit unserem Bronzerelief, wo man kaum einen Augenblick daran denken wird die xpidug in jener Blitzbahn zu sehen.
atque
Wir haben
im Hinblick auf
Pindar Ol.
TQccTrs
6ii
also
und
dem Kyknos
war
(0-
Was
xal vTteqiov ^HgaxXm, das fhrt der Scholiast auf Stesichoros zurck, der gedichtet hatte, wie Kyknos
es auf
Kvxieia
zum Bau
(frjg
den vorbeiziehenden Herakles absah, um auch seinen Kopt des Tempels fr seinen Vater Ares zu verwenden avat-
licc^r-g (pvy deCaag'HQaxkrjg, ffviiaXkojut'vov'AQeog Kvxvfp, XX' v(SxQov avTov fAovov yevo/nsrov ivixr^Gtv 6 'HQaxXrjg xal aTif-xTeivs. 2t7]Oiyioqog iv eTZiyga^ofiro) Kvxvfo IdroQsT. Bei aller Drftigkeit dieses Auszugs erkennen wir doch die
ovv aiiToTg
T(f
Ttttidl
Hauptsache wieder Ares tritt seinem Sohn zur Seite dem Herakles entgegen (2). und der Streit lst sich ohne Entscheidung. Herakles
:
wich der Uebermacht der Gegner, sagt Pindar er entwich erschrocken, sagt mit strkerem Ausdruck der Scholiast. Er ist aber doch
;
3.
der (1) So versteht Robert, Bild u. Lied S. 189 mit Recht den Schluss Hypothesis zur Aspis: (J<ri;rw? 6i xul iTijal/OQos (fi]atv 'Haiodov sirca tu
noLtjfxa.
(*)
aber auifallenderweise
Nicht wie bei Hesiod, wo er von Anfang an neben dem Sohne ist, nur als Wagenlenker, unthtig zuschauend, bis der
Sohn
Litt. I 998,
78
dem
anstssigen wirklichen
288
Kampf
hatte be-
gonnen, dann bricht er ab. Nothwendig vorauszusetzen ist irgend etwas dieses Abbrechen erklrende. Eben dies stellt sich uns auf
dem
zwei Gewappnete, so wie natrlich Ares und Kyknos erscheinen mussten, dringen vereint auf Herakles ein. Dass der diesseitige um ein Weniges zurcksteht ist Reliefstil, kennBronzerelief dar
:
zeichnet ihn nicht deutlich als den erst Hinzugetretenen, und doch ist er es der den andern mit seinem Schilde thatschlich deckt, und
der Gttin zurckhlt dass sie Aphrodite ist und er diesem Augenblicke jedenfalls die Hauptperson Herakles Ares, gegenber, ist bei der oben dargelegten gegenstzlichen Charakte-
den die
Hand
in
ristik der
unterbrochen wird und ohne Entscheidung bleibt. Knnen wir nun Bedenken tragen, demselben Stesichoros, wel-
Ares und Kyknos, sowie das Abbrechen des Kampfes ohne Entscheidung entstammt, auch die oben vermisste erklrende Ursache dieser unerwarteten Wendung zuzu-
chem der
schreiben?
Zumal
Zeus' Donnerzeichen,
wenn auch
in
andrem Sinne,
genug die Gtter und Gttinnen ihre Lieblinge von vorderbendrohendem Kampfe abhalten; und andrerseits Stesichoros es ja doch nicht auf Heraboft
Homer
setzung des Herakles abgesehen hatte. Wie etwa in der Rias (VIII, 75), als Zeus vom Ida gedonnert, Saifievov dt l^xe ae'Xag (xeru
|
laov
insgesammt erschrocken fliehen, so wird auch Herakles bei Stesichoros vor den Blitzen des Zeus erschreckt zu'AxcciMv,
diese
rckgewichen sein. Eine reifere Kunst htte schwerlich darauf verzichtet in den Streitern auch schon diese Wirkung anschaulich zu
machen
es
kaum
nicht so der Meister des vorliegenden Bildwerks man hlt fr mglich, dass dem kampffreudigen Ungestm des He:
(').
sollte
Auge vorhanden
(1) Zur Correctur der schiessenden Eechten vgl. Wilamowitz, Herakles , ' 127 'nirgends bedient sich H. der Pfeile (gegen Kyknos), 'das ist eine freie Erfindung des Euripides '. Erwhnt wird ja aber das Geschoss bei der Ausrstung des Helden von Hesiod 129, besonders die Pfeile oniad-s ^gcpyoto
284
E.
PETERSEN
anderswo ist auch die Wirkung in krftigen Zgen darDas himmlische Krachen muss es sein, das die Kosse des denn ihm und Kyknos gehrt natrlich der Ares scheu macht whrend der bereits mit Lwenfell und Keule ausWagen links, und dasselbe treibt gewiss gestattete Herakles ohne solchen ist auch die beiden Schlangen, Deimos und Phobos in die Flucht, die
gesandten
:
gestellt.
Sie
befinden
Wagens, aber weder kann man sie deswedemselben statt der Pferde vorgespannt denken, noch in dieser gen Haltung anders als fliehend verstehen. Sind dies des Knstlers
sich in der Richtung des
eigene
Hesiodos
Gedanken oder folgte er auch hier Stesichoros, wie dieser Deimos und Phobos sind ja bei Hesiod wie bei ?
die
Homer
Knappen des
Ares, so
195
(vgl.
Metope, Benndorf Taf. III) und 463, und konnten. Rosse lenkend nur menschfrmig sein, so Phobos auf der ausfhrlichsten Vasendarstellung des Cholchos, derselbe wohl auch auf derjenigen des Pamphaios (jene Heyd. 13, diese S. 95). Als blosse Schreckbilder aber nahmen sie Thiergestalt an vom Lwen (s. Milchhfer Arch. Zeit.
1885 S. 286, Purtwngler Myth. Lex. 1 1703) oder von der Schlange, deren Schrecklichkeit ja aus Gleichnissen oder den Wandelungen von Thetis und Proteus bekannt ist. Deshalb setzte man Schlangen
auf Schilde, Beinschienen und andre Waffen, wo sie als Symbole allgemeinere Geltung gewannen, und wenn auch II, XI 37 JsTng TS (Poq Tt Interpolation sind (Purtwngler Myth. Lex. I 1702) ebenso vielleicht Aspis 144 nicht d quxovroq (foq das ursprngliche sondern ddd(xccvTog (Sittl,
Jahrb. 1887
S. 183),
(foog begrifflich
nicht
persnlich
zu fassen, so
keinen grossen Unterschied, und die Interpolationen gehren jedenfalls eben jener Periode archaischer Darstellungsversuche
Letztere
wo Dichter und Knstler sich gegenseitig in die Hand arbeiteten. Wir werden also antworten, dass auch hier Stesichoros dem Knstler vorgearbeitet, er selber dem Hesiodos folgend.
an,
Stesichoros die
Amazonen mit
dieser
Kyknos oder berhaupt mit demselben verbunden? Hier mchte ein strkerer Zweifel gestattet sein. Denn hier konnte
Sceue seines
knstlerisches Bedrfniss,
dem
andre
fhren; und
285
Art wie
sie erscheinen
scheint
typisch,
wiederum
eine bereits unter den Kossen liegend, theils durch die Symmetrie bedingt, theils mehr
:
Natrlich
denn Ausdruck einer bestimmten dichterischen Erzhlung. kommen die Amazonen als Tchter des Ares herbei, und
ihn besorgt machen und
die
den eigenen Sohn so von Feinden umringt zu sehn musste Zeus noch
mehr
um
wo
um
so weniger unehrenhaft
Zeit
zum Einschreiten nthigen, und war dann fr ihn der Rckzug ('). In der vielen Abenteuer des Helden noch nicht in feste Abwaren standen solche Verbindungen noch im Belieben
ist
folge gebracht
aber beachtenswerth,
Vorderseite,
dargestellt sind
Freilich gehck-en
ja diese Vasenbilder, wie alle, der andern Version an (3), aber wegen der Intervention des Zeus ist dieselbe nunmehr auch nicht einfach
fr Hesiodisch zu Stesichoros.
erklren, sondern fr gemischt aus Hesiod
und
Die Grnde nun dieses Relief fi' den Beschlag eines Streitwagens zu halten sind folgende. Die Grsse, d. h. Breite m. 1.70 und Hhe m. 0.50 c. des Beschlags entspricht in der That den aus Darstellungen zu berechnenden Maassen der festen Wand des dtcpqog ; und die Form eines solchen ist in der graden unteren Linie, wie
in den theilweise geschweift ansteigenden Seitenlinien unschwer zu
Krmmung
des Blechs
nimmt
(1)
die
Deutung der
= "Welcker
S.
93 und
legt Kyknos abgestiegen, Ares noch auf dem Wagen, eine Amazone mit der so oft ihnen gegebenen Trompete als Andeutung des ganzen atgaros so er:
Einwand, Arch.
Zeit.
1879
S.
188
u. 190.
Trompetende
Amazonen erscheinen ja fters einzeln z. B. Ephem. arch. 1885, T, 8. zu beachten sind auch (2) Heydemanns n. 1 20 und vielleicht auch 2 n. 14-17, wo nur berittene Knappen zugegen sind. Freilich erscheinen Ama;
zonen auch neben anderen Begegnissen, namentlich des Herakles, Acheloos (Corey S. 84), dem Eber, neben Athena mit Enkelados.
(3)
z.
B. mit
Bei
dem Zusammenhang,
in
welchem
die Vasenbilder
stehen, wird
man kaum
geneigt sein, Heydemanns erste Gruppe, wo Kyknos und Herakles alleine einander gegenberstehen, auf das sptere Zusammentreflfen nach Stesi-
choros zu beziehen.
19
286
E.
PETERSEN
man
jetzt noch an einzelnen grsseren Theilen desselben wahr, und im Ganzen an den zwei senkrechten Hauptbrchen, dm'ch welche
Zusammenpressung in drei Haupttheile gebrochen ist. Darstellung kmpfender Helden und besonders der in der Fahrrichtung anspringenden Rosse zum Schmuck eines Wa-
es bei der
Dazu
ist die
gens augenscheinlich
wohlgewhlt
ein par
(').
Beobachtungen die Gillieron bei seiner lngerdauernden Beschftigung mit diesen Bronzen gemacht und mir freundlich mitgetheilt hat. Erstens nmlich scheint es
nicht anders mglich als dass die beiden Gttinnen und ebenso wohl die Kpfe der Pferde die Streitenden um einiges berragt
haben
erhaltene
und gut stimmt dazu dass der ber den Kpfen der Letzteren Rand nicht grade sondern gekrmmt ist, nach den Seiten
sich
geschwungene Form, die unverkennbare Analogie hat mit der Rckenansicht des Langwageus (bezw. des Wagenstuhles), eine Analogie die noch grsser wird, wenn
steigend. So ergiebt
eine mehrfach
man die anstossenden halben Langseiten welche mit jenem zuhinzunimmt denn in beiden sammen ja dem SitpQog entsprechen Fllen steigen die Curven beiderseits gegen die Ecken an (2), am
Streitwagen, dessen Ecken ja, wie gewhnlich, abgerundet sind, bei (Fig. 3) wahrscheinlich in die AntjT bergehend. Ich fge hinzu
Rand ber den Kpfen von Ares Kyknos und HeKante des
links
und
unten erhalten gebliebenen ersten umlaufenden Leistens gebrochen sondern dieser etwa zur Hlfte durchschnitten ist, ein Beweis, dass
hier (A) in der Mitte noch eine besondere den
Rand unterbrechende
Vorkehrung sich befand, wie an Streitwagen bekanntlich die Stange ist, deren Spitze mit dem aufragenden Kopfe der Deichsel verbunden wird. Der Vergleich antiker Wagenbilder auf Vasen, macht
von der Verlngerung von A in unserer Abbildung ausgehend, dann von der Verlngerung von B und B getragen die Antjx herumlief um in schn geschwungenem Bogen
sofort ersichtlich dass
sich nach
C C zurckzukrmmen, und
Vgl. z. B. den Wagen Micali Ant. Mon. T. XXXIV. Vgl. die ansteigenden Curven am esquilinischen Thron der Aphrodite Mitth. 1892 T. 11 mit S. 54 f. und ebenda ber den Uebergang von eckigem
(J) (*)
entspricht.
287
ja auch an dem Wagen des Ares in unserem Bilde kenntlich, wo die sie verbindende Antyx nicht gefehlt haben kann, aber, wenn
dem
erhaltenen
unter den linken Fssen des Herakles und seiner Gegner aufmerksam, und dass das Blech zwischen den Fssen und jenem Ausschnitt sich
durch Gltte auszeichne, Avas selbst die Photographien erkennen lassen. In diesem fast 10 cm. breiten und, den umlaufenden Rand
mitgerechnet, fast 7 cm. hohen Ausschnitt konnte ja nun offenbar grade die Deichsel eingefgt werden, die, ob auch nach vorn gehier zur besseren Einfgung natrlich vierkantig, mit cm. Durchschnitt gengende Strke hatte und, nicht ungewhnlich, unter der nterflche des Wagenbodens etwas vorragte.
rundet,
9X9
Wagen
Verbindung der Deichsel mit dem ditpQog und die umliegende Partie durch einen Lwenkopf maskiert denken drfen, aus dessen Eachen
die Deichsel hervorging,
gleichgiltig
ist.
und der selbst fr das Kyknosbild nicht Denken wir uns nmlich den Lwenkopf in glei-
chem Verhltniss wie am Areswagen, so werden die hoch tretenden Fsse der Streitenden sich auf den Lwenkopf stellen, womit Bild und Bildtrger in originelle Verbindung gesetzt werden {-). Stil der beiden Wagen. Die figurenreiche und doch einheitliche, lebendige Darstellung eines gefeierten Ereignisses
am Streit-
wagens wird kaum verfehlen zunchst einen gnstigeren Eindruck zu machen als der Sitzwagen, an dem selbst die schmalen Rckseiten (3
fast
die
vollstndige Langseite Eberjagd, Meerwesen, Kentauren- und Kranichkampf, wenn auch an sich z. Th. hochwichtige Thatsachen
(1) Die Volute ist etwas unorganisch augebracht, erinnert aber an die Voluten des Sitwagens. Punkt B ist stark zurckgezogen und C reichlich tiefliegend, daher die Curve von B nach C wohl etwas verschieden von der un-
seres Blechs.
vielfach verschieden.
(2) Unter den Kasten des capuanischen Wagens (S. 256, 1) Heibig una testa di pantera di faccia; wie er vermuthet applicato
lavoro
della testa)
carro, p,
e.
288
E.
PETERSEN
des Mythos darstellt, doch nicht wirkungsvoll sie entwickelnd und demgemss bunt und lose aneinander reihend, der neben den Vo-
luten stehenden Figuren ganz zu geschweigen. Indessen sind auch im Kyknosbilde die Figuren ja wesentlich nur aneinandergereiht,
und eingehendere Vergleichung lehrt dass beide Wagenreliefs nicht wenige Zge gemeinsam haben, ja dass in einzelnen der Sitzwagen sogar fortgeschritteneres Knnen zeigt. Gemeinsam ist die Gedrungenheit der menschlichen Gestalt und das Streben die Fidafi' die Hfte des guren wirklich in Seitenansicht zu stellen Ares zu beachten; damit wohl zusammenhangend sodann die Geneigtheit die Figuren, e. pr. auch Thiere, ebensowohl das diesseits
Arm wie Bein vorbewewie das jenseits befindliche Glied zu lassen; gemeinsam ferner das Laufen mit elastisch gebogen
genem Knie
des zurckstehenden Beines, die
am
Sitzwagen
freilich
lange nicht so hufigen eberschneidungen ; ferner die kurzen Chitone mit dem realistischen Motiv der sich umlegenden Kanten, das
am Sitzwagen hufiger und deutlicher die hoch reichenden Schnabelschuhe, endlich die reiche Gravierung und speciell die fischgrtenartige Zeichnung der Schweif-Enden von Lwen auch Hunden
Aviederum
;
dem Lwenfell
Sehne andeutende Doppellinie an den Hinterbeinen der Rosse auf dem Streitwagen, von Widder, Hunden, Kentaur auf dem Sitzwagen,
mit dem durchgehenden Unterschiede jedoch, dass diese Linie an letzterem von vorn nach hinten, an ersterem dagegen von hinten nach vorn herabgeht. Fortgeschrittener am Sitzwagen ist die Bil-
dung des menschlichen Auges in Profilansicht bei dem Eberjger und seinem Geleitsmann wie auch dem Meerdmon (bei den Gegnern
des Kentauren ist das Gesicht ja ergnzt). Dagegen ist das Auge bei Ares, Kyknos, Herakles und der Amazone langgeschlitzt, zwar
mit strker gewlbtem Oberlid, aber die Wlbung selbst am oberen wie am unteren Lide beiderseits gleichmssig verlaufend. Freilich
hatten,
und daraus erklrt sich die angegebene Verschiedenheit der Zeichnung, der grsseren Verhltnisse wegen die Augen von Kyknos, Ares, Herakles, Amazone in der auch sonst an archaischen Bronzen
bekannten Weise lebhafteren Ausdruck durch farbige Einlage. Das
hohle Auge des Ares zeigt am deutlichsten noch drei Lcher, zwei in den Ecken, eines im Centrum, und in demjenigen des Herakles
deutlicher als an der
deutlicher in
dem Eber-
289
Hhle des Auges ein wiederum hohles Auge aus Metallblech mittels eines feinen Blechbndchens derartig befestigt, dass dessen Enden durch zwei Locker des aufin der
man
gelegten Auges wie der darunterliegendeo Hhle gezogen und dann umgebogen jenes in diesem festhalten. Das so aufgenietete hohle
allerdings
das
centrale
Loch
der Augenhhle zwecklos sein wird, oder mit anderem Metall ausgefllt sein. Ziemlich die gleiche Vorkehrung des mit einem centralen Stift
n.
befestigten, hier
dem Lwen
Metall bestehenden Auges vermuthlich das findet sich an Weisse aus Silber, die Iris aus kupfernem Stift
c,
20
aus andrem
den Figuren der Zeusbilder, welche der Rcklehne des andern Wagens zugetheilt wurden. Nach allem ist nicht zweifelhaft dass der
Ursprung beider Wagen weder rtlich noch zeitlich weit auseinanderliegen kann beide Reliefs haben nicht nur im Allgemeinen un:
verkennbar griechisches Geprge (^) sondern in Bewegung von Menschen und Thieren jene Unbefangenheit und Unmittelbarkeit der Naturbeobachtung und Wiedergabe, die wir mehr und mehr als
ionisch anzusehn uns gewhnen. In der That hat Turtwngler
thol. Lex. I. S.
kles
My226 schon jenes Stck mit den Kpfen des Heraund seiner Gegner als ionisch angesprochen und das wird ein
;
Fabriken besttigen
T.
/. h. st.
1884
41 sind Vo-
mykenischen Zeiten gelufig, am Thron gar hnlich wie am Wagen des Ares und dem Sitzwagen verwandt, der Blitz des Zeus einseitig, doch besenartig.
Mehr Berhrungspunkte
Mittheill.
bietet
die
von
Dmmler
in diesen
1887 S. 171 besprochene Vasenclasse: Vorliebe fr Mischbildungen, darunter auch neben Seepferd eine ungewhnliche (neben gewhnlicheren n. 17) Verbindung von Mensch und Fisch die ebenso
wie diejenige
holen,
am
sondern
Sitzwagen nicht aus fremder Mythologie herzuoriginelle Versuche aus jener Zeit der Typenbil-
dung
sind,
{}) Von den localen Imitationen, wie 69 ff., scheiden sich diese Stcke insgesammt, besonders auch 6 und 7 durch die Bestimmtheit mit welcher das Relief sich gleich am mriss vom Grunde abhebt. Vgl. zu 73.
290
stalten,
E.
PETERSEN
wie ja auch Mannpferd und Mannstier, und auf unserem und Weibvogel, namentlich zu Anfang je
Ebendaher
Amazonen doch wohl eher als bartlose Skythen, Frauen mit kurzen Chitonen und spitzen Hauben, Mander und Sterne als Gewandverzierungen, an den Thieren der Bauch markiert durch andre
Frbung, wie auf unseren Reliefs durch andre Gravierung Thiere nicht im Kampf sondern nur aneinandergereiht.
:
aber die
Auch
die
sieht
B. Masner, Pottier,
S. 254), und es mag hier erwhnt werden, dass eine Scherbe in Reggio, wenn sie, wie ich meine, in der Zeichnung (Fig. 4) des TPwCI\ OS und der 'IcrMEAf mit spitzer Haube und namentlich der Zweige, hinter denen natrlich Achilleus sich barg (^), besonders mit Masner ant. V. u. T. n. 218 zu vergleichen, derselben Gattung angehrt, wir durch sie doch jedenfalls in griechisches Gebiet und nher zum Ursprung gefhrt werden. Hier ist es auch die Lebhaftigkeit und Frische des Vortrags, die Derbheit der Gestalten, die Gleichheit des mnn-
lichen
und weiblichen Auges, die Vorliebe fr Beflgelung auch der Fsse, kurze Chitone, mit zu beiden Seiten, wie bei der Me-
(^) Vergl. dieselbe Geschichte auf einem Kantharos boeotischer Fabrik, Arch. Anz. 1891 S. 116.
291
dusa des Sitzwagens, ber den Grtel fallendem Gewandbausch, Individualisierung der Gesichter, speciell die so wildblickenden hsslichen Kentaurenkpfe {Annali
1863
zu dem Kentauren des Sitzwagens gezogene ('), Keiter mit Peitschen (12), und beim Fehlen der Thierfriese doch die Gruppe des den Stier niederzwingenden Lwen. Hier auch, freilich direkter als
Sitzwagen ausgesprochene, Neigung die Darstellung eine Anhhe hinaufzufhren, Flechtmuster 4. 6, Stab- und andres ionisches Or-
am
nament.
In den von
S.
tationen
an Fssen wie an Schultern, gefleckte Panther und gefleckt auch statt der Flecken auf unseren Keliefs quergezoderen Schweife
vor allem aber die, offenbar ihrer Augenflgene Doppellinien igkeit wegen mit Vorliebe der Natur nachgebildete Weiblichkeit der Thiere: Hsin (11), selbst mnnliche Lwen mit Zitzen (10) (-).
(')
Auch
die scheusslichen
Dmonen, die Vorvter der Renaissanceteufel, Formen als der Farhe nach (vgl. Po-
lygnots Eurynomos) griechischen, ionischen Vorbildern nachgeahmt. (2) Mit Recht hat Usener in seiner berhmten Abhandlung de Iliadis
S. 7, 1
paar
anzuerkennen
ist,
nicht so deutlich als sugende gekennzeichnet ist wie in zwei schnen Beispielen aus anfangs wenigstens ionischem Culturbereich, von Kertsch Antiq. du
Bosph. Cimmer. III T. 34. Es leuchtet ein, dass damit diese Thierbilder an Naturwahrheit gewinnen, wie weiter auch noch dadurch, dass Leben un zum alten Lwenpaar noch ein Junges gefgt ist, wie augenscheinlich in dem ersten jener zwei sdrussischen. Beispiele. Lwenjunge wenigstens neben den haben wir ja an der einen fr die Lwen feht wohl der Platz Mttern Langseite des Sitzwagens gefunden, und zwar wahrscheinlich beidemal, rechts
1
die Jagdbeute von hinten angreifend. In diesen Fllen sind die Zitzen der sugenden Mutter ein Zug realistischer Naturfreunde. Ich bemerke hier bei-
was ich anderswo ausfhren werde, dass die capitolinische Wlfin nach Werk dieses Stiles ist, bereinstimmend auch in diesem Zuge. Anderswo ist dieser Zug ohne Naturwidrigkeit weggelassen, so in den meisten von Useners Beispielen; aber wir finden denselben auch flschlich
lufig,
allen
Anzeichen ein
angebracht, wohl gleiche Richtung aber nicht gleiche Correctheit bezeugend. A'on den noch zu besprechenden Peruginer Stcken abgesehen, finden wir auf
einer schnen Kanne, aus S. Ginesio bei Tolentino nach Karlsruhe
bei Schumacher,
Beschr.
d.
Samml.
T.
292
E.
PETERSEN
Mehr
bieten die
chalkidischen
89
ionischen
Frauentracht Seitenbausche, reiche Musterung mit (') hnlich wie im Kleide der Aphrodite spitze Hauben, kreuzweise Umschnrung
der Beine (Hosen) eines Skythen (11 vgl. Auserl, Vas. 194) wie unAmazonen hinter Herakles von Eingelheiten noch Volutenzierrath (11), einseitigen Blitz (9), Vogelschlagen (2, Pygmen?),
;
Helmbsche mit wechselnd glattem und gerilltem Busch (11) und mit Farbenwechsel (4) (-); Lwenkopf vorn am Wagen (11) doch
nicht
Deichsel daraus hervorgehend. schlagendsten wird aber die Uebereinstimmung mit den von Dmmler in diesen Mittheil. 1888 T. VI zu S. 159 ff. herausdie
Am
gegebenen Scherben vom kleinasiatischen Kyme und besonders mit den ihr wie unter sich nchstverwandten Thonsrgen von Klazo-
el
Defenneh. Unter
Bewegung des ihm nachfolgenden Frau, jener auch der ckenansicht wegen mit Herakles vor Kyknos zu vergleichen, diese
heftige
mit Athena, auch betreffs des kurzen, nur eben an die Wade des zurckstehenden Beines reichenden Chitons, whrend der ihr vorn
ber den Grtel fallende Bausch
am
der Thierstreif S. 97, in gleicher Technik und nahverwandtem Stil links die Lwin einem Reh auf den Rcken gesprungen, rechts zuschauend sitzend das Junge, in der Mitte gegenber einem mchtigen Eber den Lwen mit Mhne und Zitzen. Damit vergleiche man die oben angefhrte bei Dmmler R. M.
1887
S.
177
n.
der caeretanischen gestellten Gattung: auf der Schulter Lwe mit Mhne und mnnlichem Gliede aber mit strotzenden Zitzen nach 1. schreitend. Dazu
endlich die
kaum
XVI, wo fnf Paare hintereinanderherschreiten Sphinxe, Hirsche, Panther, Steinbcke, Lwen, und beim ersten und zweiten, minder deutlich beim vierten Paar das verschiedene Geschlecht angegeben ist. (1) Ganz hnliche Lotoskette auf einem Bronzeblech aus thebanischem Grabe, Arch. Anz. 1884 S. 94, 11 und 1891 L. 124, 12^ VgL'Eqpjju. 1892 T. 12 und ungeschickt nachgeahmt auf der Reliefvase ebda T. 8 f. () Vgl. die Vase im Arch. Anzeiger 1889 S. Ol.
wicz
pl.
293
mit dem Blitz erscheint. Dazu die Bildung des mnnlichen Auges, der Brustschmuck des Reitpferdes, der nur etwas reicher ist als
bei den Amazonenrossen des Kyknosbildes, welche auf den ersten
Blick von andrer Gangai-t scheinen durch strkere Hebung vorn, aber doch mit dem Pferd jener Scherbe die gesonderte Bewegung der beiden Vorder-und wiederum der Hinter fsse gemein haben,
dem Nebeneinander so vieler Beine mglich ist, ja auch die ebenfalls der Natur nachgehende Biegung des Hufgelenks sowohl an den Vorder- wie an den Hinterfssen (').
soweit das bei
Endlich die Thonsrge von Klazomenai und die kaum von ihnen zu trennenden, auch technisch verwandten Scherben von
Teil el Defenneh (2) deren Uebereinstimmung mit jenen durch Zusatz von N oder D ausgedrckt wird, wie aus ihnen allein Entnommenes mit N D in Klammern gesetzt erscheint. Wie an den Sarkophagen war auch an den Bronzebeschlgen
Naukratis nnd
tektonisches
und
grsseren, dort
in
Streifen,
aber nur
fr
fr den Streitwagen
kaum
wahrscheinlich sonst aber indireckt wenigstens durch die vorhandenen Bruchstcke von grsseren und kleineren Bildern verbrgt. Die Vorliebe fr Thierbilder. sowohl reissender als angefal;
bezeugt,
unseren
Bronzen, wie in
jenen Thonmalereien, dasselbe Entwickelungstadium dieser Thierbilder: den Uebergang von einfacher Anreihung zu verwickelten
Kampfschemata, die
Bronzen auch
43 am
ff.
()
Dmmler
a.
a.
von Rossschweifen, Krobylos und Lwenrcken die Lwen des unten zu erwhnenden Peruginer Reliefs 72, um so mehr als ja auch die Gruppe der Menschflgur
zwischen zwei Lwen an beiden Stellen und wieder anders an der Rckdes Sitz Wagens vorkommt. (2) Erstere 1 Brit. Mus. Ant.
; ;
wand
ib.
Denkm. I, 46, 3-5 2 Berlin ib. 44 4 Wien ib. 45 5 und 6 Constantinopel 3Ion. Jned. XI, Smyrna A. D. I, 46, 1 8 Paris B.CIL 1890 pl. II; ib. 1892 S. 242 ff. habe ich 1893 in London gesehen und konnte jetzt bereits A. D. II 21
; ;
3 Berlin
46, 2
53
f.
Letztere
(Dmm-
ler)
vergleichen.
294
E.
PETERSEN
kopl^gen, die Lwen einh erschreitend andere vor ihren schreitende Thiere nur mit dem Maule angreifen. Auf den Sarkophagen finden
wir
Avie
auf unseren
Bronzen
die Thiere,
zahme wie
wilde, mit
jener naturalistischen
1 zwei Wiedergabe Hndinnen, auf 3 eine Lwin. Daneben die phantastische Welt der geflgelten Menschen und Thiere, Beflgelung an Fssen wie Schul-
der
Weiblichkeit, auf
Mischung der Elemente, 6 9) (auch Fischraenschen N, Frauen mit Blthen-und Frucht(4 zweigen N); Bosse auch (9) mit jener starken Hebung vorn, und
den Biegungen in den Gelenken (4 D), mit Hals - oder Brustchmuck und Schabracken (1 9 D), auch die Reiter darauf mit zurckge-
(1): beritten
auch Weiber
Nacktheit, wegen des Hundes eine Amazone D, wie (trotz der ebda zu Fuss in vollem Costm); Mnner wie Weiber auch mit
dem Oberkrper
bartlos
ins
Profil
gestellt (D)
(5),
jene
mit langen Nackenlocken, wie Ares bei Kyknos (2 8) (^) mit kurzem hosenartig anschliessendem Chiton (1), das Auge vom
weiblichen nicht verschieden (5) aber doch so wenig immer bereins wie am Sitzwagen (vgl. D den Brtigen hinter den Keltern), Waffen und Kleider reich gemustert namentlich Schilde (9 und 2)
;
des Ares, am durchschlagendsten endlich, weil bisher auf anderen ionischen Vasen nicht gefunden,
am Helm (^), vielleicht zur Befestigung des Kammes, dem auch der mandergezierte Trger hier und dort der gleiche ist. Dazu auch die nach der Seite hin gewachsenen PalHrner vorn
unter
mettchen.
Wie
im Grossen
(1)
Das
volle
statt
einwrts
gekrmmtem
Kontur wie
Zeus des Sitzwagens auch an der Wagenbesteigendeu D. (*) Schon Dennis /. h. st. 1883 S. 12 verglich das Kyknosfragment. Auf den Sarkophagen kommen zwei Formen der Hrner vor, die eine vorgebogen 2
wie an mykenischen Helmen (Myken. Vasen 430 Perrot VI S. 935), die andre gedrckt und mit Haken rckwrts 15 und D wie an den Helmen von Ares
am
und Kyknos. Dieselbe Helmform erkennt man in den aus Rhodos Kos, Etrurien stammenden aber auch auf Aegypten zurckweisenden Arj^ballen in Form
,
eines behelmten Kopfes Ga::. arch. 1880 2'>l- 28, Heuzey les figurines pl. 7. Ueber ionischen Ursprung reitender Amazonen s. Graef, Fauly-Wissowa I 1771.
295
reich
menischen Dolonie! Beide Compositionen in strenger Symmetrie entfaltet, berraschend durch eine von lebhafter Phantasie
getragene, mit wunderbaren Zgen, wie Homerische Poesie, ausgestattete, originelle Darstellungsweise.
dass die Flgelknaben, die auf dem Dolonbild als osselenker auf den Wagen stehen, zwar nicht auf dem Bronzerelief, wohl aber auf
I. d. I.
XI, 24
Der ionische Ursprung der beiden Wagen, oder zunchst ihrer Metallbeschlge darf hiernach als erwiesen gelten, und wir gehn allerdings mit der Voraussitzung mehr Ionisches zu finden an die
weitere Prfung. Ob nun freilich Klazomenai, oder Phokaia oder Chios oder Samos oder Milet als Fabricationsort anzusehn, bleibt eine offene
Frage, genug dass die ihnen nchstverwandte klazomenische Thonmalerei mehr als eine der anderen (^) im Centrum aller dieser vielfach sich berhrenden Fabriken steht,
ist,
und nicht blos den oben gesondern auch mit mykenischer Kunst
wofr ich (-) einen bestimmten Beweis
Zusammenhang
hat,
bereinstimmenden Art finde wie das scheckige Fell des Stieres auf dem Fusstck des Berliner Sarkophages (4), auch
in der vllig
Brit.
der
Wand
gemalt
ist,
Schliemann
T. XIII, Perrot
VI
S.
Hand
die
933
(^).
Auch
Mhnen
klazomeni-
Srgen und den verglichenen Vasengattungen vorweggenommen, und ein Weiteres ist die Avie ein Strick gezeichnete Stange
schen
welche von den Manneseln des mykenischen Wandgemldes getragen wird '(fri. 1887 T. XII, Perrot S. 886 (vgl. /. h. st. 1894
(')
am
besten durch
am Sarkophag 4
(*) Furtwngler Olympia IV S. 109 spricht von den an die raykenische Tradition allenthalben anknpfenden frhionischen Vasen. (3) Diese Zeichnung des Stieres ist ein Nacklang der in Mykene herr-
u. s. w. noch keineswegs so wie in Klazomenai bereits grossentheils berwundenen Umrisszeichnung mit partieller Ausfllung.
296
S. 81),
E.
PETERSEN
ZU vergleichen mit dem alsbald zu Besprechendeu. Eine andre frappante eberein Stimmung, diesmal hinsichtlich gewisser Bume, zwischen den Bechern von Vaphio und weit mehr noch der Silberschale
II, 2,
S.
183, Perrot
774) und etruskischen Wandgemlden, die ja fr so vieles, wenn nicht das meiste, von griechischen Vorbildern abhngen, wird danach
Bume
in der
tomba delLa
caecia
M.
1.
XII
III.
19
ab c
J.
VII
M.
XXIX
7-9
M. W. D.
a.
K.
I,
LIX 299 a
V. I 8 (270).
Vollstndiger Erhaltung wegen niuss hier der Candelaberfuss vorangestellt werden, von dem eine Seite (a) in Perugia geblieben h. 0,25, zwei (bc) nach
Mnchen
Gl.
44 gekommen
sind.
Die Form
ist
chen beibehalten, auch Dreifssen Olympia IV Taf. XLIX) nahverwandt. Rings um jede Seite Stabornament (Vgl. Fig. 5).
der Chiton glatt anliegend und a. Frau nach 1. mit Schnabelschuhen nur soweit von der Linken gefasst in drei Falten sich legend; darber Mantel,
;
er von
Schulter und
Arm
zurckgeschla-
gen sich zu einer Falte umlegt. Die Rechte zieht den Mantel vor. b. Wiederum jugendlich, auch sonst wie am Sitzwagen, Herakles nach 1. (jener voraufgehend), barfuss in kurzem Chiton, darber das Lwenfell vor der
Brust geknotet, der Rachen das Gesicht umschliessend. Die Linke wie den Bogen haltend, die Rechte in Schulterhhe vorkommend mit einem Attribut, nach
Brunn
'
C.
wahrscheinlicher die Keule als der Bogen '. Dem Herakles auf b entgegen, nach r. eine Frau mit Schnabelschu-
hen, langem Chiton, darber ein Ziegenfell, wie Herakles das Lwenfell, tragend, in der Linken einen botischen Schild; also nach gewhnlicher Aufassuug
die Juno von Lanuvium, nach Brunn a. a. 0. gar die allgemeiner zu fassende altitalische Juno Sospita. Damit wre wohl nach gewhnlicher Auffassung der etruskische Ursprung ausgemacht, wie z. B. fr Brunn und Rscher, Myth.
'
'
Lex. II
S.
008, 27.
griechisch,
Aber nach dem Peruginer Stck zu urtheilen, ist die Arbeit und auch nach Brunn sind diese Reliefs denen vom Sitzwagen (fr
'
'
ihn ja gleichfalls etruskisch) verwandt, bertreffen sie aber in der Sorgfalt und Praecision '. Mit besonderer Sorgfalt ist die Gravierung an der Thierfellen
ausgefhrt'.
Was
er
dann
in
und
ist,
als Unterscheidungszeichen etruskischer Arbeit diesem Falle, ionischer Arbeit gegenber, keine Gel-
z.
nicht
zutreffend. Altiouisch
50 wie nach
Dumm-
297
nun aber auch eine zweite Darstellung der wehr1er, haften, in Ziegenfall gehllten Gttin des Vasenbildes Gerhard A. V. II 127, welcher auch in der zurckgebeugten Haltung die Sospita auf Mnzen gleicht.
ist ja
Lanuvium oder
sonst italischer
Orte sich solchen ganz in altionischen Formen gehaltenen Gttertypus selbst geprgt; oder ist es undenkbar, dass in einer Zeit, wo die Typen sich erst
und so manches Gebild versucht wurde was nachher vor gelungenerer Schpfung zurckstehen musste, dass da d.e Aigis der Athena einmal als Ziegenfell dargestellt wurde ? Und ist es ferner undenkbar, dass ein so gestaltetes Athenabild ionischer Arbeit im 6. Jhdt. in Lanuvium als Bild der Sospita,
bildeten,
Name
war,
wurde?
.^C^ECffB
Fig.
5.
20
sion,
5).
etwa auf der Erde zu stehen bestimmt, wie der vorhergehende auf dem Tisch, mchten vier andre Fragmente herrhren, die in Technik und Stil wie auch im Erhaltungszustand den vorbesprochenen so nahe stehen, dass an ihrer waren kein Zweifel Zugehrigkeit zu dem Funde, dem sie im Museum beigesellt
sein kann, obgleich Vermiglioli sie nicht erwhnt. In der
That
ist
auch erst
nach Zusammenfgung von zweien a mit b und nach lngerer Betrachtung Sinn und Zweck des Blechs und seiner Darstellung mir klar geworden. a b sowohl wie c sind von doppeltem Stabornament umgeben, gekrmmt wie dasjenige von 19 am oberen Ende, und in der That stehn sich hier die,
nur im oberen Theile erhaltenen. Kpfe zweier Figuren in Seitenansicht dicht gegenber, rechts ein Lwenkopf mit weitgeffnetem Rachen, links ein Frauenkopf, so
dass
sie
fllt.
298
E.
PETERSEN
An jenem
S.
,
sind Zhne
und Auge aus anderem Metall angefgt, das Auge wie das jetzt von Oxyd be:
deckte Metall war natrlich ein weisses, Silber oder Zinn, die Iris des Auges vermuthlich noch wieder, jetzt nicht zu erkennen, mit andrem bedeckt. Von
der
Mhne
Frau
ist
nur die
welche sich fast mit der Lwenschnauze berhrt, eben noch bis zur Einsenkung am r. Augenwinkel zu erkennen, darber drei dicke Lockenmas.
Stirn,
sen wie in archaischem Stil fter, auch an der Vogelfrau 54, darber die Haarwellen des Oberkopfes, dessen Umriss unterhalb der Wirbelstelle allerdings noch merklich strker als bei dem Zeus vor dem Giganten vom Sitzwagen absteht (vgl. S. 269 ) ('). Also unzweifelhaft wieder die tttviu x^ijqwv einem aufrechten Lwen gegenber, den sie vermuthlich an der Kehle ge-
packt hielt wie die Schreckliche des Sitzwagens, hier aber die Gttin sicherlich nicht mit abschreckenden Zgen vielmehr sollte gewiss das Frauenantlitz einen Gegensatz zu dem drohenden Lwenrachen bilden. Nach den erhaltenen
;
Theilen knnen die aufrechten Figuren kaum viel unter einem Meter hoch gewesen sein, der ganze Candelaberfuss also noch betrchtlich hher.
C. Vor dem noch steil aufgehenden Doppelstabornament Hinterkopf und Nacken einer Frau nach 1. von hnlichen Dimensionen vier lange fein graauf der Schulter, unter einem vierte Locken hngen lang im Nacken herab
;
Am
Hinterkopf
sind noch epheuartige Bltter, gereiht wie zu einem Kranze erhalten, und wenn sie danach wahrscheinlich eine Bacchantin ist, so ist der kleine Rest
ber ihrem Kopfe, dessen Umriss fast den 3 Zotteln der Lwenmhne von b gleicht, wohl der blattgekrnte Thyrsus {^). Da wie gesagt das Stabornament an diesem Stck nur erst massig gekrmmt
ist,
muss die Bacchantin um einiges und mithin eine andre Figur die
;
Haupthhe eingenommen haben, vermuthlich Dionysos. d. Den Dimensionen nach, so viel ich sehe auch nach dem
chen Reliefs passt dazu der untere Theil einer langbekleideten nach rechts stehenden Figur. Das Gewand hat symmetrische Faltengruppe, wie Athena's und Aphrodite's im Kyknosbilde, doch eine Falte mehr und trotz geringerer
Bewegung
so dass
mehr
Kleides
als dort
von der Innenseite des Gewandes der Rckseite sichtbar wird, und zwischen
Saum
ist
des
kommt
(am
Stiefel
oben
wie im Silberrelief 68
gerundeter Theil
(1) Vergl. das grade bei Mnaden vom Hinterkopf abstehende Haar, z. B. Wien. Vorl. A, II IV. Die Nhe des Lwen hnlich auf den Goldreliefs vom Dipylon Arch. Zeit. 1889 T. 8, 5, 7. (2) Fr die Zeichnung des Epheus im Kranze ist an Mykenische Vasen V, X 60, XI 139 zu erinnern, Olympia, IV T. XLII 736-739; fr den Epheu am Thyrsus und dessen Zusammentreffen mit dem Kopf des Trgers oder eines andern vgl. z. B. Hartwig M. S. XXIII, XXX 23, XXXII f.
299
gesondert) heraus (i). Ein anderer beschuhter, aber ungewiss ob gleichartig, steht weiter zurck, aber da er nicht vor sondern hinter dem hinteren
einer andern
die eines nach- sondern eines vorgesetzten also anscheinend eine langbekleidete gestiefelte Figur nach rechts
ihr folgend eine andre GestaltBein, den r. Fuss weiter zurck tung Allerdings wrden wir so drei Figuren, zwei von links der Mnade von r. entgegentretend, haben, vielleicht zu viel fr ein Feld der Candelaberbasis, und die
1.
;
im Knie gebogenem
Mglichkeit offen lassen dass Stck d, zumal es ohne die reiche Gravierung von a b C ist, einer anderen Darstellung angehrte, etwa derselben wie der
Eberkopf 52. 21 a b C 22 a b. Bisher nur von Christ und Lauth, Fhrer S. 62 erwhnt finde ich die vielleicht aus demselben Funde (von Perugia), sicherlich gleich'
falls
Sammlung stammenden Bronzebleche mit dem Hintertheile von weiblichen bekleideten Figuren (849-50) in alterthmlicher Technik; dieselben
aus Dodwell's
scheinen
einen hlzernen Kern bestimmt gewesen zu sein '. Durch die Geflligkeit Arndts habe ich von
jenen zwei Mnchener Stcken die Gipsabgsse erhalten, und vermag danach obige Vermuthung zur Gewissheit zu erheben denn in Perugia bei den brigen Stcken des Fun;
des, ob
Ph.
ter
6,
21c 22 b Ph.
Die
beiden Mnchener Stcke sind ziemlich vollstndig erhalten und lassen wie das Peruginer noch gengend erkennen dass jede Figurenhlfte dieser SphjTelata aus einem Blech mit grader Kante bestand. An den Kanten entlang
andern vorbesprochenen Blechen, die Nagellcher zur Befestigung auf den Holzkern, und die vollstndigen Figuren
laufen, wie bei den
hatten solchergestalt an jeder Seite eine vom Scheitel zum Fuss laufende Naht oder besser
Fig.
6.
Fuge. Nicht erst durch Pressung im Schutt sondern ursprnglich, und aus der angege-
benen Herrichtung leicht erklrlich, waren die rund: bei einer Breite von c. 15 cm. kann die Dicke haum mehr, als 5 cm. betragen haben Vorder- und Rckseite waren das Wesentliche.
Figuren mehr platt
als
:
(1)
Fr Hermes
Stiefel.
ist
so langes
Gewand
grade solche
800
Die Rckseiten
E.
PETERSEN
(F. 6), 21 a vom Scheitel bis zum unteren Rand des Kleides, wo von Fssen keine Spur, 0.65, die andre, oben weniger vollstndig, 0.60 hoch,
verschieden, je eine grad auf beiden gleichstehenden Fssen aufgerichtete Frauengestalt mit knapp und faltenlos anliegendem Chiton nur der
zeigen,
:
kaum
zu
beiden Seiten
(vgl. S.
vom
Scheitel) tiefliegenden
Grtel lang herabfallende Bausch zeigt im gewellten Umriss einen Anfang von Fltelung, und von den grad herabhangenden Armen hat die eine Hand, bei der einen die linke, bei der andern die Rechte, das Gewand gefasst und zieht es ein wenig herauf und nach vorn, so das je
zwei Falten, die einzigen unterwrts, hinablaufen. Es ist danach anzunehmen, dass die beiden Figuren symmetrisch und gegenstzlich standen, und
der
es eben nicht
mehr
als
zwei waren.
Vom Kopf
in breiter
herab, unten grad geschnitten, bei 22 6 Strhnen oben grader verlaufend und infolge
die
dessen unten
nehmend, bei 21 in 11 grssere Strhnen getheilt, die am Kopfe von den Seiten her etwas mehr zur
Mitte eingebogen, Schultern und Arme theil- weise
frei lassen..
Fig.
7.
Fig.
8.
Zu der
1.
letzteren
nun
ist in
in der Mitte
7)
bis
denn hier
ist die
301
nicht erhalten, wolil aber die von ihr genau so wie hinten abwrts gehenden Falten, hier drei von kantiger Form. Sehr deutlichen Vorzug hat nun die
dem Punzen ausgefhrte Zeichnung der Falten am Doppelbausch, sowie durch gravierten Ornamentstreif vorn in der Mitte und eine Borte am unteren Saum. Jener besteht in einfachem Mander (Doppellinien mit Querstrichen) und wechselnd links und rechts von ihm umschlossenen
Vorderseite durch die mit
Grunde
(F. 8).
ist die
An
keit zu messen,
ja ein Sechstel der ganzen, fusslosen, Gestalt sein wrde, ist eben dasjenige des besser erhaltenen Gesichtes 21 C (F. 7) mit zwei, seitlich drei und ein wenig von
der vierten, Haarstrhnen, und wenn noch ein Zweifel geblieben sein knnte ber die Zugehrigkeit dieser in gleicher Technik und Halbierung wie die Krper hergestellten Masken, so wrde er durch die bereinstimmende Grsse
um
die
einander parallel, genau so wie sie hinten zum Vorschein kommen. Die Strhnen sind durch Punzen von einander abgesondert, jede einzelne dann von fein gravierten Haarlinien der Lnge nach durchzogen. Graviert sind aijch die Augenbrauen, wie eine feine Fischgrte, rings von einer Linie umzogen die Wimpern durch eine Linie abgegrenzt, und wie es scheint durch feine Strichelchen
;
gequert, die Iris umrissen. Der Mund ist geschlossen, die Lippen schmal, die Mundwinkel schwach hinaufgezogen, das Kinn leise gespalten. Das ganze Gesicht (') macht einen minder alterthmlichen Eindruck als der Krper an dem
;
griechischen Ursprung
ist
nicht zu zweifeln.
erhalten,
Der Kopf von 22, ohne Haar, dafr mit einem Theile des Halses
von geringerer Arbeit, besonders in der ungeschickten Eintiefung, durch welche der Mund rings von Wangen und Kinn abgesondert ist; aber die Zeichnung
der Brauen, Wimpern,
Augen
ist,
so viel
mehr
zwei
an der Peripherie, die letzteren platt und mit Relief verziert, paarweise zwei nur omamental, zwei mit menschlichen oder dmonischen Figuren, sind gewiss Bronzegefssen nachgebildet, und an einem solchen von grsseren Dimensionen knnte man
statt
platter
vielleicht unsere
ja
(1)
Das Gesicht
zum
Beginn der Brauen, 3 bis zur Haargrenze, ungerechnet die Einbuchtung des Scheitels. Ein hnliches Frauenbild aus Bronze Bull. 1874, 246 Ann. 1880 V 3. Mit dem Kopfe kommt namentlich im Haare
einer von Naukratis Fl. Petrie T. I 5 S.
3i
berein.
20
302
E.
PETERSEN
um
die hervor-
man
den
:
und
vermuthen dass
ihre
als die
Hhe bersteigt diejenige eines gewhnlichen Sitzes um nicht mehr, Hhe eines Schemels ausmachen knnte (*). Die kaum erlssliche Querverbindung knnte ausser ber dem Kopfe auch unter den Fssen hergewesen sein, und das Fehlen dieser sich daraus erklren, dass an der Schwelle angearbeitet waren (2).
gestellt
sie
IV.
Gegossene Figuren.
stilverwandt und
Hier seien sogleich die gegossenen Figuren angereiht, hnlich und z. Th. auch zur Verwendung an Mobilien eingerichtet P).
vierflgelige Frauenbilder h. 0.215, Ph. 12:
1.
23 24. Zwei
ansicht,
23
in Vorder-
24
in Rckansicht; V. I
1.
J.
XV
4 Mic.
XXIX
2,
danach Gerhard
mehr
Die Flgel sitzen hinten am Kreuz, zwei emporgerichtet an diesen wie jenen in blicher Weise Schwungund Deckfedern graviert. Die Flgel und die mit zwei umgekehrten Voluten
entfaltet, zwei gesenkt;
Ecke
die
an,
zugehende Basis passten sich hinten einer rechtwinkligen whrend Kopf und Rcken abwrts bis zu den Flgeln und auch
aufragenden
Flgelspitzen
sind. Sie
darber
durch
als
haben
am Rand
in
der Mitte
des
von Lorber umkrnzte langen auch quergetheilten Locken niederfallend, sieben drei ber die Schultern, steht Aphrodite da, die mit
die spitze, unten
dem Kopf
Schnabelschuhen angethanen Fsse bei einander, im knappen Chiton, ber fllt, vorn mit senkrech-
tem ungraviertem Streifen. Die herabhngende Linke zieht ein par Falten wie bei 21 22 so hoch empor dass das Bein bis fast zur Wade entblsst
wird
;
2 3 (263
f.)
25 a
J.
XV
1,
26 b
(1)
697 fr seine an Unwahrscheinlichkeiten reiche Reconstruction des amyklaeischen Thrones statuiert, halte ich fr ausgeschlossen. Nach solchen Vorbildern wie 21 f. scheinen die steinernen Frauenbilder von Vetulonia Notiz. 1893 S. 510 gearbeitet. (3) Ich gestehe dass ich vor den Originalen diese und die folgenden fr etruskisch gehalten habe; jetzt aber griechischen Ursprung nicht fr ausgeschlossen halte und dabei namentlich den Unterschied der Technik gegossener und getriebener Arbeit bercksichtige.
Furtwngler
MW.
S.
303
XXIX
1, 4. Pli. 12,
spitzer
Haube und grad herabhngenden Armen, 25 a mit der Linken das Ge-
eraporziehend, die Rechte an dem Bausch, der r. wie 1. weit ber den Grtel herabhangt, 26 beide Hnde halbgeschlossen an das Gewand legend, welches ungegrtet vom mit einem gerundeten bordierten Stck (Apoptygma ?)
wand vorn
bis
(').
am
saum
und
statt plastischer
Ein 0.14 h. Frauenbild V. I 4 (265) M. XXIX 3, dessen Interpolation des Gewandmusters Mller- Wieseler, D. a. K. I, LVIII 293 wiederholt ist, Ph. 12, Beschlag einer Ecke mit zwei Ngeln befestigt. Mit Spitzhaube und Schnabelschuhen, die gesenkten und gestreckten Hnde mehr nach vorn an
27.
(mit Sternquadraten). Zwei aufrechte Flgel archaischer Bildung setzen vorn am Gitel an, die Brust bedeckend. Die Schwungfedern sind von einander und von den Deckfedern durch Doppellinien getrennt.
plare) J.
28 29 30 31. Meerweibchen h. 0.105, lg. 0.20, V. I 2 (271 vier ExemXXVIII 5, M. XXIX 5. Zweites Exemplar bei Dodwell, drittes wohl das
d. I. I, XVIII,
1
M.
i.
als
einer
(mit
2 Ngeln zu befestigenden 25
etwa,
einem M. E^vil gehrig abgebildete, wie jenes auf mm. breiten) Platte. Mit beiden
gestreckt vorgesetzten
Leib, bis
zum Nabel
Hnden hlt sie sich aufrecht, auch den menschlichen krmmend wie den Fischleib mit zwei seitlichen,
zwei Rcken- und einer Bauchflosse, alle faserartig graviert, wie die getheilte
Schwanzflosse und der ganze Fischleib mit punktierten Schuppen. Das Haar ist ber der Stirn durch eine gravierte Stephane zurckgedrngt, so dass es jederseits wulstartig aufsteht; im Nacken ist es kreuz und quer gestricht. Die
Brustwarzen sind eingelegt, die Fingergelenke und Ngel graviert. Vgl, 79. 32 33 zwei Hippokampen Ph. 12 (V. Inic. 307) 32 (F. 2) h, 7, 1, 12 cm., die Gravierung von Mhne und Flossen etwas grber, 33 h. 6, 1. 10 cm. auf
einem Eisenrest
beide in der
'
Bewegung wie
die
Hippokampen am Sitzwagen
3 neben
der Medusa, doch ohne den Reifen ber der Schwanzflosse Vgl. 79. 34. V. S. 95 erwhnt qualche altro protome e bustino di cavallo di
e di gettito,
mezzo rilievo
saggio.
sei,
von denen er
S.
69 als Probe
n.
58 n abbildet
als
Danach glaube
0,09 hoch, offenbar zur Verzierung einer Stuhllehne bestimmt, an welcher der Stiften zu unterst an der Mhne befestigt war, wie
d.
M.
i.
L m,
xLiv,
8,
stil-
verwandt,
35
11
Ind. 303 a. Vgl. 79. vier vorn aufgerichtet sitzende Lwen, 0.20 unten lang, vorn 0.18 hoch, die Mhne graviert und lngs dem Rcken des Halses mit plastischen
36-38 39-42
Hunde unter
Zotteln.
(vgl.
freier,
ff.
entsprechend
(') Vgl. die entstellten etruskischen Nachbildungen der bemalten Thonplatten von Caere J. h. st., 1889 S, 244 f.
304
E.
PETERSEN
V.
An
mehr oder leichter alsan andern Darstellungen augenund mehr Vollkommenes in dem Funde beisammen
JH
Fig.
9.
43abC,
falls
Ph.
8,
frher nur V. 11 12
Zusammen
auch unten
Sarkophagen so hufiges, dort freilich reicher gestaltetes, Flechtband (h. 4-5 cm.) mit hervorspriessenden Palmettchen. Darunter ein Thierstreif 8-9 cm. hoch, vom 1. Ende (mit Nagelloch) her nach rechts in ursprnglichem Zusammenhang
:
Sirene (Kopf und Hals fehlend) Reh, Greif mit rundlichem Auswuchs auf der Stirn, Lwenhnliches Thier mit Flgeln, doch wohl eher Sphinx als geflgelter
Lwe
r.
{})
dem
schreitenden
Lwen
1.
ein Stier
nach
beginnt, mehreres gefehlt hat. Diesem Lwen begegnet (Beine nicht erhalten) und hinter ihm noch in Vorderansicht
der Kopf einer Lwin. Vielleicht also bildete der Stier den Mittelpunkt dieser ganz ohne Kampf gereihten Thiere wie C mit entsprechendem Abschnitt und
;
Mischwesen,
jener Sirene entsprechend; statt des Vogelleibes, ihm hnlich nur etwas lnger, ein Fischleib, geschuppt wie jener gefiedert, statt der Flgel seitliche Flossen;
{})
kleine
Von dem entsprechenden nach 1. gewandten Flgelthier vielleicht das Fragment mit Schweif Ph. 8 das am Rand von Rcken und Flgel
gebrochen scheint.
305
ebensolche Flossen
vogelartig.
auf
dem dem
Bauch liehen Beinen eines Vogel, und zwei Rcken, auch der Schwanz hier fisch- dort
ganz
weggefallene
Der
bei
Vermiglioli
Rest
von Hals
und
Fig.
10.
lsst ein menschliches Ohr, einen gleich den Rckenflossen ausgehenden Zopf und auf dem Scheitel einen gezackten Kamm erkennen. Die Formen der Thiere sind etwas gedrckt, die Gravierung fleissig ausgefhrt ungefhr, wie an
Kopf
Ph.
4,
44. Links grad geschnitten, oben lngs der Kante gebrochenes Stck, Schweif und Flgel einer Sphinx nach rechts.
46a
Fig. 11.
8,
J.
XXIX
306
E PETERSEN und
ein Hinterbein erhalten)
in Gravierung)
nach
1.,
Gra"
vierung hnlich wie am Sitzwagen. 46 a. (F. 11) Ph. 8, untere 1. Ecke von hnlich eingerahmtem Stck in etwas grsseren Maassen mit 1. Lwentatze. Allem Anschein nach passt daran, besser
als
an 47
b Fragment
in
Mnchen Ant.
Thiersch verdankten Zeichnung, zu gross fr 45 nach 1. schreitend Greif oder Sphinx eher als geflgelter Lwe, mit sorgfltiger Gravierung.
47. Ph. 8 Frgm. von hnlichen Maassen
:
zwei gegeneinanderstehende
Lwenvordertatzen.
48
a. (F.
11)
Ph. 4 Frgra.
vom
r.
46h
Fig. 12.
(Bildflche 16-17 cm. h.) L. Unterbein eines in archaischem
Schema nach
1.
dem
hinteren
Ende
eines
zum Wurf ausholender Arm und Hand mit Spiesses mit glattem Ende aber wie gedrehtem (*) Eberjgers auf 1 a. Der Bruch luft vom Arm bis
r.
zum Bein deutlich am hintern Umriss der Figur entlang. 48 b. Nach den Maassen knnte zugehren das Fig. 13 ebenfalls nach
Zeich-
nung von Herrn Thiersch abgebildete Fragment io Mnchen Ant. 877, hoch 56 mm. Der vorgestreckte 1. Arm des unbrtigen Mannes wrde seiner Bewegung nach jenem rechten entsprechen, der nach dem Bruch zu schliessen auch den gleichen Aermel hatte. Der Bruch oben scheint freilich mehr an einer
Kante entlanglaufend
als
schon an
Die gleiche spiralfrmige Umwindung des Speerschaftes fand sich 1, dem 48 in der Arbeit sehr gleicht. Ursprnglich eine Festigung des Schaftes gegen Durchbruch (vgl. Semper Stil P 98), daher an Deichseln
(1)
807
passend
Frgm. Von grsseren Maassen als 43, dagegen zu 45 Hinterbeine eines Rindes nach 1. und dahinter Vordertatze
eines
Lwen.
a-e. Nach Maassen Technik und Stil bereinstimmend, und nur scheinbar verschieden durch den bald erhaltenen bald weggebrochenen breiten Eah-
50
men
sind, soweit
nach
Photographien oder Inghiramis Abbildungen zu urnach Mnchen, theils ins Antiquarium, theils in die
h. Bildstreif: gelagerte Sphinx nmlich je nur ein Vorder-und Hinter-
es ist
Mnchen Gl. 36 (ergnzt) J. XXXIV 1, M. XXVIH 4, Ph. Arndt: 1. Endstck mit ahmen. Gelagert links Sphinx nach 1. rechts Lwe nach rechts. Der von Brunn an der Sphinx b bemerkte Ansatz einer Bekleidung ein geb.
'
',
musterter Halssaum
auch auf a sichtbar, dazu an beiden eine Doppellinie lngs der Grenze des Bauches. Vgl. 29.
ist
C.
1.
Ebda Ant.
845, J.
XXXIV
zwei
vom
aufgerichtet, der andre ganz liegend. d. Ebda Gl. 37 (stark ergnzt), J. XXXIII 2, Ph. Arndt:
Lwen
(vom r. nur der Eachen, ein schmales Stck der Brust und die auf das Hirschgeweih gesetzte Vordertatzte alt) greifen einen Hirsch von hinten und vorn an. Beide Lwen haben die Kpfe im Profil, und an beiden ist die von Brunn verin Gravierung vorhanden. Ebda, Ant. 847, J. XXXII, Ph. Arndt zwei gegeneinanderschreitende Eber werden von hinten von zwei Lwen, der 1. angefallen, der r. bedroht.
e.
:
misste
Mhne
C e versagen freilich die Abbildungen) scheint ff., und mchte ich sie nach einigem Zweifel doch eher fr griechisch halten, besonders auch wegen des Reliefcharakters. Vgl. zu 73 und S. 289,1.
allen diesen Stcken (bei
An
B. auf der Kyknosvase, Gerhard A. "\'. 121 und der Polledraravase /. h. 1894 T. 8), wird es dann Ornament, sehr hufig auf den Scherben von Naukratis Vgl. oben S. 29G. Hufig ist auch die kreuzweise Umschnrung, mit oder ohne Punkte in den Rautenfeldern, so wiederum die Wagendeichsel 53, der ganze Wagen auf dem auch fr andres zn vergleichenden altgriechischen Thonrelief Gaz. arch. 1883 pl. 49, dagegen der Grund von dem sich der Wagen abhebt bei Schumacher Bronzen in K. Taf. VI, 1 fr Gewand und Kcher (vgl. 75) verwandt bei der altgriechischen Bronze Olympia IV Taf. XL. Sehrhufig (von spteren unteritalischen Vasen abgesehen) auf den bekannten Situlen (vgl. Berrtrand und Reinach, Les Geltes S. 85 ff., wo S. 108 die Abhngigkeit dieser situles histori^es von altgriechischer (ionischer) Kunst weit unterschtzt wird) fr Gewnder, undauf der Arnoaldischen {fig.lX) auch wohl fr die Wagendeichsel. Gleichfalls ionischer Phantasie entsprungen scheint das oft mit jenem verbundene Motiv, Henkel, Schfte u. s. w. aus Hnden, Thiermulem u. s. w. hervorgehen zu lassen, wie die Deichsel des auf 18 dargestellten Wagens und wie es fr den Wagen zu dem 18 gehrte angenommen wurde S. 287
fz. st.
. ; ' '
308
51. Frgm. Ph. 7
:
E.
1.
PETERSEN
(3-4 cm. hoch) mit Theil des Hinterkopfes, nach links. Ein Loch im Ohrlppchen diente vielleicht glatten zur Befestigung eines Schmuckes in Scheibenform wie bei 23 f.
menscliliches Ohr.
52. Eberkopf Ph. 6 (F. 5) ber 15 cm. lang. Auge und Hauer waren aus andrem Stoff eingefgt wie S. 298 gesagt ist. 53 ab. (F. 14) Ph. 4, b allein, noch vollstngiger als heut V. S. XXVIII, M. XXX 2. Hintertheil eines (das zweite, ausgen. den Schweif, verdeckenden) Pferdes vor einem Streitwagen mit vierspeichigem Rade nach 1. im Schritt. Sorgfltige Gravierung, an Bauch und Schweif, an Deichsel (hier grade so wie
am
boiotischen Gefss
^.(frjfx.
1882 T.
9j Radfelgen,
Fig.
14.
54
20 cm.
55. V. I 13
f.
(275 f),
J.
XXXI
3 (54) Ph. 8
h.,
c.
Enden abgerundete Plttchen, beide jetzt rechts und unten unvollstndig, 55 mehr als 54 (F. 11), auf jeder eine nach 1. fliegende Vogelfrau, Harpyie, die Arme hnlich wie laufende Flgelfrauen bewegend,
1.,
an beiden
die
den
30!>
haben langes Haar im Nacken und vor der Schulter, 54 das Stirnhaar in grossen Locken wie 29 ab, 55 mit Stephane, Gravierung an Haar, Halssaum, Federn. 66 ab. (F. 15) Ph. 7 (a? V. I 15) von vorzglicher Feinheit, a Ober-b
Untertheil einer n. 1. sitzenden Sphinx, hinter deren Rcken der Canal einer Volute aufsteigt, deren Endigung zwar nicht die, vielleicht zu einem ionischen Capitelle zu ergnzende, Volute C ist, aber doch hnlich gewesen sein kann, wenn
nicht vielmehr wie 5Si. Vermuthlich sassen zwei Sphinxe einander gegenber;
Fig. 15.
breit.
oben in der Ecke eine fliegende Ente, das Ganze c. 20 h. und mindestens 0.50 Das Gesicht der Sphinx hnlich denen von 18, das Auge vielleicht eingelegt, das Haar gewellt und graviert wie die gedrehten Schulterlocken. Seltr.
Lwen wohl mit einer Vordertatze thun. Der Schweif muss eingeklemmt ber dem 1. hinteren Oberschenkel hervorgekommen sein.
58 n
0.18
im Durchm., mitten
:
57. (von mir leider bersehen) V. II 10 (291), J. XXIX, 1, runde Scheibe c. 0.75 frei, darum zwischen usserem und innerem
Rahmen einem Flgelpferde (n. r.) begegnend (n. 1.) Lwe, Greif, Lwin (Kopf von vorn), Hippokamp, Lwin, Triton oder Meergreis gewhnlicher Form. 58. a-m (V. Indic. 302). Eine Anzahl tektonischer Ornamentstcke; a-h
in weichen herausgerundeten,
i-iil
in scharfen hineingepressten
Formen
310
E.
PETERSEN
(F. 16)
;
v<;l.
a b C. Ph. 5, Palmetten verschiedener Grsse und Zeichnung Olympia IV Taf. XLIII 763 ff.
d. (F. 16)
c.
10 cm. hoch, 20 breit. Besonderes Interesse gewinnt dieses Stck durch den am unteren Theil., so zu sagen der Basis des Capitells, dem Kelch der
die Stirn
vom gesehenen Gesichtes, mit lockiund stark angegebenen Brauen. Diese wie jenes lassen bei der breiten Rundung des kaum bis zur Mitte des Auges erhaltenen Gesichtes nur an die Gorgo denken, aber die einem Kopfschmuck desselben
Blthe, erhaltenen Rest eines vllig von
gem Haar um
gleichende Lotoshlthe zeigt hier mehr als sonstwo, so viel ich sehe, die von Six de Gorgone S. 95 ff. vermuthete, von anderen wie Furtwngler My. Lex. I 1705 bestrittene Verwandtschaft der Gorgo mit dem Bes.
eine kleine zwlfblttrige e. (F. 16) Ph. 9 convexe Doppelrosette, einer grsseren mit sechs grsseren Blttern zwischen je zwei kleineren; 13 cm. (F. 15); f. Ph. 7. Palmettensystem, einst
auf
9X
g. Ph. 9. Hohlkehle 5
10 cm.;
h. Ph. 9. Scheibenbesetztes
i.
Band 6
12 cm.;
ziemlich vollstndiges Capitell, einst c. 18 cm. h. 30 breit, die seitliche Einfassung hnlich wie bei 56, darin grosse Lotoshlthe vgl. d.; k Sternrosette Ph. 5, (Fig. 16.)
(F. 15)
Ph.
5.
1. (F. 16) Ph. 7 und 9. V. S. V zierliches Flechtband mit seitlichen Palmettchen, 17 (bei 9 weggebrochen) noch jederseits eingefasst von herausgetriebener Punktreihe zwischen 2 Linien und glatterem Rande mit Ngellchern, das
Ganze 5
'/s
cm.
breit, je
m.
(F. 15)
Ph.
7,
n. (F. 16) Ph. 9, dnnes Blech, in welchem durch ausgeschnittene Dreiecke grade Streifen mit Zickzackstreifen dazwischen entstanden sind, die graden von
als
43
ff.
ab. Ph.
8.
V. II 3 und J.
XXX
1
:
nur
a.;
0.22
h.,
c.
40
1.,
links
Kante, die oben und unten abgebrochen ist ein Stier nach rechts vom zu Boden gedrckt durch eine ihm auf Hrn, Hals und Rcken tretende Lwin, die ihn in den Nacken beisst. Flaches sorgfltiges Relief die Graviemng im
;
Kleinen, auch die Flecken mit Punktierung an der Lwin sind weggeblieben; dagegen ist was an Einzelausfhrung vorhanden ist krftiger mit dem Punzen
8. V. II 15 J. XXX 1. Oben lngs der Kante abgebrochen, unten von derselben erhalten, der Bildstreif selbst 12 cm. hoch, noch 45 lg. wenig Je zwei gegeneinandergekehrte Lwen (doch vom 1. Paar der 1. grssten-
theils fehlend,
vom
r.
der
r.
dem Rcken
311
liegenden Widders, indem sie eine Vordertatze auf den Leib des Opfers setzen, mit der anderen dieses
seitlich packen. Der Widder links liegt wie todt, der rechts hebt den Vorder-
am Boden
dem
ge-
mss
ist
Zotteln
solcher
die
luft
lngs
Halskrause
Adern zu verstehen
an den Wid-
e Ph.
7,
V. II 14
Beschlag eines gerundeten Mbels, der in dem nicht durch hohes Relief geschwchten Theile
C.
XXXI
seine
hat,
Rundung
whrend
c.
c.
0.50 m.
1.
bewahrt
Theil auf
chen
ist
(b Fig. 17).
e.
von kaum 2 cm. hohem Stabornament, unten von einem glatten mehr zerstrten Streifen begleitet, wird am 1. Ende hher 7 c, indem die obere Borte
noch das
r.
Hintertheil
eines
Lwen am
weiter links
Stier wie
die
Fig. 17.
312
28,
E.
PETERSEN
zuletzt,
Fig. 18.
Bewegung der Raubund wilder, aber auch die bezwungenen Thiere viel charakteristischer, das Reh (oder Hindin) platt zu Boden gedrckt, widerstandslos der Hirsch, hinten mit Krallen und Zhnen gepackt, sucht vorn
Die Gruppierung
ist
berlegene Kraft des Raubthiers in der platt auf den Boden gepressten Stirn des Rindes zum Ausdruck. In der Gravierung ist aber die Stilverwandtschaft mit 1 zum Greifen an vorn
die
kommt
den Doppellinien quer ber die Schwnze der Lwen und oberhalb der Kniegelenke, an den Hinterbeinen auch des Stieres, an der Punktierung an Hals und
Bauch des Hirsches, an den Zotteln der Lwen. Einmal, nmlich ganz
ber der Hindin sind hier deutlich Lwe mit
tenansicht),
zottiger
links,
Mlme (Kopf
in
Sei-
und Lwin mit punktirten Flecken im Fell (Kopf in Vorderansicht) verbunden. Die andern drei Raubthiere, sowohl das allein den Stier als die
diese in Seitenansicht,
zu zweien der Hirsch bezwingenden scheinen, jener mit Kopf in Vorderansicht, wegen Zotteln am Hals, Lwen zu sein.
62. a b. Ph. 7. Zwei kleine sehr schadhafte Bruchstcke zeigen jagende Raubthiere mit gleicher Lebendigkeit in sehr flachem Relief eines einst c. 6 cm. hohen Bandes dargestellt auf a Theil eines anspringenden Lwen, daneben
Unkenntliches: auf
eines
Lwen
(1.
gen scheint.
63 64.
4 7
An den
Schluss
wegen der Zerstrung schwer zu verstehende Stcke, wo mit dem tektonischen Rundstab von 1 sich Thierdarstellungen von
313
der Lebendigkeit der letztbeschriebenen Stcke verbinden, die dieses Stck von dem Sitzwagen entschieden ausschliessen, zu dem auch die tektonische
Form
ist eine 1. untere Ecke, an welcher der abgebrochen scheint. Oben wird sie von dem Rundstab in geschwungener Linie begrenzt, und es scheint, dass der Itundstab sich krmmend auch rechts die Grenze gebildet haben msse. Das Ganze wrde der
Gestalt besser als der Grsse nach (I. c. 25, h. im Mittel c. 12 cm.) zur Seitenlehne eines Sitzes passen, aber mit unverstndlichem von Stiftlchern begleiteten Ausschnitt am oberen Ende. In diesem Felde ein Lwe nach rechts
Fig. 19.
gehend mit eigenthmlich in die Luft zurckschlagendem 1. und stark gedrcktem r. Hinterbein, gendrckt offenbar von der Last des Rehs, das er auf dem Rcken trgt, hnlich wie die steifer und aufrechter schreitenden Lwen oder Lwinnen des Buccherogefsses bei Micali Mon. ined. XXX 2. 64. Ein winziges Bruchstck, welches als von einem Gegenstck zum
vorigen herrhrend erkannt wird durch die Zeichnung des Lwenhintertheiles mit ganz entsprechender Bewegung beider Hinterbeine, (der Schweif anders Beines ber seinem Rcken und des geringelt), des Rehschwnzchens und
am Abbruch
Krmmung.
Rundstabs in gleich
geschwungener
65. Ein winziges unverstndliches Bruchstck ist Ph. 4 (ber der sugenden Lwin), eine untere r. Ecke, unmglich ein Pferdehinterbein. 11 (292) von mir nicht gesehen, Band mit Widderkpfen und 66. V.
Muscheln.
(^).
67. a b. London Br. Mus. (F. 20) M. XLV 2, Ph. 13 (b leider beschdigt im Negativ), zusammen 0.42 lang, c. 0.10 hoch, die Bildflche c. 0.07. An dem
einen goldenen Gegenstand bildet Vermiglioli hinter der WidScheibchen von Schlangenleib umgeben der in zwei einander anblickenden brtigen Schlangenkpfen endet.
(1)
Auch
mung
ab, ein
314
E.
PETERSEN
Rahmen
ren wie
der oben so breit wie links, unten schmal, haben sich oben Theile eines feinen Perlstabornaments aus Gold oder Elektron erhalten, das am usse-
am
Relief sind
aufgelegt.
inneren Rande entlang lief, die Stiftlcher verdeckend. Auch am Haar und Schwungfedern ani Flgel der Sphinx aus Blassgold Links eine Gruppe hnlich 31 a: Lwe mit plastischer Mhne nach
Fig. 20.
r.
dasselbe in den
auf ein bereits mit eingeknickten Vorderbeinen liegendes Schwein springend, Rcken beissend, doch mit Kopf in Seitenansischt wie 23 d,
31.
30 und
hier die
Auf b zerfleischt in gleicher Bewegung wie auf 31 gewiss auch Lwin das Opfer, obgleich ich bei der Zerstrung des Originals und
nur den Kopf von vorn
Fig. 21.
sehe.
Weiter rechts, auffallenderweise eine wie es scheint ruhig sitzende Sphinx, vorn aufgerichtet, den eingeschmiegten Schweif in der Luft krmmend.
68.
seler D. a. K. I,
LX
315
lang.
Es
ist
wohl tuschender
Schein, dass der Beschlag nach rechts an Hhe zunehme. Aus Blassgokl aufgelegt: Haar, Gewandsume Stiefel der Menschen, Mhnen, Zumung; auch
die Pferdeschweife
ich nicht wie diese letztgenannten Zuthaten ursprnglich sein knnten, eine Ergnzung sehe ich auch in der Taille der Liegenden, Fig. 21.
reiten
und die Hinterfsse bis oberhalb der Gelenke doch wsste und
;
Auf zwei hoch galoppierenden Pferden mit wehenden (Beinhalt ung wie auf 18) zwei jugendliche Gestalten nach
Mhnen
rechts.
Die
ebenso wie auch ihr Pferd grsstentheils von der diesseitigen verdeckt; aber nicht genug dass Kopf und ein Vorderbein des Pferdes, Kopf und r. Arm des Reiters sich durch etwas abweichende Bewegung von
den entsprechenden diesseitigen Theilen abheben, so sind andre Theile des jenseitigen Pferdes und vom Reiter die Fsse wenigstens in parallelen Conturen angegeben. Die Reiter, denn als abgefallen ist die am Boden liegende
Figur zuzuzhlen (wie auf
18.),
haben lang im
baren Grtel; mit schmaler Borte an den Armlchern, mit breiter mandergeschmckter (1) um den vorn kurzen hinten langen schabrackenartig
ber den Pferdercken gebreiteten (2) Schooss, Stiefel vorn mit aufgebogenen Spitzen und seitlichem Einschnitt oben, wie 20 d, Peitsche oder Gerte
in der Rechten.
Nimmt man
dazu
das
auf meiner Photographie erkennbare, aber in Hai s band des Pferdes (mit Lotosblthen
und- Knospen) so hat man eine Menge (im Druck hervorgehobener) Uebereinstimmungen mit den vorbeschriebenen Bronzen und den verglichenen mehr oder weniger sicher ionischen Vasen. Hier muss noch auf die gleichfalls mit geffnetem Maul und sichtbaren Zhnen schnaubenden Rosse der Vase von Daphnae
und der Sarkophage von Klazomenae verwiesen werden. Das Geschlecht unserer Reiter dnkt mich zweifelhaft
weiblich, mssten
aber
der scheint mir doch die Brust des diesseitigen Reiters weiblich, und
immer wiewenn
freilich
nichts, also
etwa Wettrennen. In den Pferden scheint dies Relief, bei dem ja freilich auch das edlere Material und die grssere Feinheit des Blechs in Betracht zu ziehen
ist, dem von 18 berlegen, in den menschlichen Figuren kaum; die Kpfe sind unverkennbar hnlich, auch 6 7 und 27; aber minder fein als diese.
VI.
Am
unverkennbarsten
sind
die
die
Un-
ist
wohl nur
als Mittelstreif
(*) Vgl. die reitenden Schtzen, Amazonen nach den einen, Skythen nach den andern, auf der von Dmmler publicierten Vase R. M. 1887 T. IX.
316
Sicherheit
E.
I'ETERSKN
die Stillosigkeit in der Zeich-
nung
bei unverkennbarer
0.25 h. Die
Lwin
links
hat die hngenden Zitzen, das fleckige Fell, den Kopf in Vorderansicht, aber dieselben Charakteristika, ohne die Zitzen hat auch die andre Bestie, dagegen keine Mhnenzotteln. Beide haben ein par Muskelstriche und die ein-
Der
geschmiegteu Schweife mit hoch in der Luft sich krnmienden Enden wie 66 b. letzte Zug kehrt wieder bei
70. Ph. 7 (Mitte links) mit
tenen
dem nur oben und 1. (hier eingebogen) erhalRahmen fast 0.10 hoch (Bild nur 0.06) der den Stier (r. wie 61 b) bezwingende Lwe (1.); daneben r. kleiner Rest einer folgenden Gruppe. Der Lwe (Lwin ?) mit Kopf in Vorderansicht ist hinten wie sitzend, wozu das
Schweifeinschmiegen passt. Schematische Muskellinien
am
Hinterschenkel des
Lwen und Hals des Stieres. 71. Mnchen Ant. 848, J. XXVII 5. Giebelfrmiges Dreieck (von einem Kastendeckel ?). Zwei Lwen oder Lwinnen, die Kpfe von vorn, je eine Vordertatze hebend, gegeneinander die Schweife lang und grad in die Giebelecken hineingestreckt. Auch, wie es scheint, flaches Relief. 72. Ebda 848 J. XXVII 4. Linke Hlfte eines etwas steileren Giebelfeldes ohne
r.
sitzend.
Nach
(ergnzt?) etwa wie an den Stcken 50 a-e, auch an Sorgfalt der- Ausfhrung kaum nachstehend, das Kopfhaar der Sphinx wie 50 b, aber der Flgel besteht, der gewhnlichen Theilung ermangelnd, blos aus Schwungfedern.
73. Mnchen, Gl. 38, J. XXX 1, M. XXVIII 3, Ph. Arndt, ergnzt fast die ganze 1. Hlfte, so dass von dem 1. Lwen nur wenig von Maul und Hals alt ist, neu auch der r. Fuss der Mannes. Brtiger Mann mit langen Nacken- und Schulterlocken, barfuss, in kurzem Chiton mit Bausch vorn ber dem Grtel,
im
'
Knielauf
'
n.
r.,
in der
zwei Bnder haltend, welche zwei Lwen um den Hals gebunden sind, die mit offenem Rachen, gestrubter Hals-und Rckenmhne (vom Kreuz bis Schweif) und sehr schematisch geringeltem Schweife je eine Vordertatze gegen den Mann
heben, ohne ihn zu berhren.
dies Relief
Besser gearbeitet als die vorbeschriebenen etruskischen Imitationen, hat mit ihnen doch das Hauptunterscheidungsmerkmal, das usserst
flache, erst
lief,
durch den
markierte Re-
gemein, whrend solcher Kontur an den flachsten griechischen Stcken entweder nicht vorhanden oder nur mit Mhe aufzufinden ist, weil bei ihnen
in gradem Gegensatz zu den etruskischen, aber bereinstimmend mit griechischem Steinrelief das Relief gleich am mriss sich scharf vom umgebenden Grunde abhebt. Dazu kommt die Nachlssigkeit der Ausfhrung, z. B. der
am
r. Arme und 1. Oberschenkel unvollstndige Gewandsaum. 74-76. Beschlge von c. 14 cm. breiten, 5 cm. dicken mindestens 1.12 m. hohen Sttzen, aber weder auf zwei noch auf drei einander recht entsprechend zu vertheilen mit den ber einander liegenden Bildfeldern, in welchen
Hals,
317
alle Figuren, jede fr sich stehend, nach rechts gekehrt sind. Nur an 74 und zwar rechts ist der Beschlag der Schmalseiten nicht abgebrochen. AuflFallend ist schon die ungleichmssige Frbung des Metalls. Das Relief ist auch hier
wieder flach, unbestimmt, das Ornament nachlssig und ungleich gezeichnet, ebenso die Proportionen fast bei jeder Figur anders,
Formen und
ohne festen
ungleich,
Bewegungen unlebendig,
Typus,
die
die Gesichter
Ausfhrung
im
Einzelnen
nirgends fein. 74. V. I 5 (266), Ph. 6. Im ganzen h. 0.47 im oberen 0.19 hohen Feld sitzender geflgelter
:
-f
Lwe, ohne Gravierung, darunter Stabornament, darunter ein Brtiger in Seitenansicht auch des Krpers mit langem Nacken -und Schulterhaar, bedeckt von
spitzem Hut mit
zur Spitze laufenden Reifen oder Falten. Oberist Gewand hchstens an einem Aermelab-
Am
schnitt an der
zu
um
die
Hften
fasst
die Linke
j
'v/j
den vorgestellten Stab, der in Huteshhe sich gabelt, als Zwiesel mit umeinander gedrehten Enden. Zum
Hut
Vase
11.
75.
kleine
a b C. F. Stck b oben
Brtiger,
d Mnchen
Gl. 35, J.
ab
k.:
dessen kurzer
Chiton nur
um
die
Hften Falten hat, am Hals einen Saum, am Grtel durch Misverstehen des vorn, wie bei 1 4
s.
u.
wie
Panzerrand
aussieht.
Ob beschuht
oder
Ende wie der Deckel in eine Art Volute ausgeht und schrg kreuzweis gestricht, beschnrt (?) ist, hngt ihm im Rcken, so dass der Riemen ber
Brust und
die
Arm
luft.
75
Fig. 22.
Unter einem stabhnlichen Ornament im unteren Feld (c. 0.33 h.) sehr zerstrte weibliche Geund breiter Borte stalt spitze Haube mit Falten
: ;
von Haar nichts zu sehn, weil sie den Mantel unter der Haube ber den Kopf gezogen hat, so dass er Hals und Rcken bis zu den Waden bedeckt, nach vorn ber die Oberarme vorgezogen (sichtbar nur am linken); r. Unterarm zerstrt, der 1. hlt erhoben eine Blume (?) gegen das Gesicht; Schuhe ohne deutlichen Schnabel. Unten links ist ein Theil des stillosen Pseudostabomaments erhalten, das oben links ausgebrochen ist an
21
318
E.
PETERSEN
Ornament auch unten sich wiederholt, hier wie es c. 0.30 hohen Felde eine weibliche Gestalt in Chiton mit wirklichem bis an den Ellbogen reichendem Aermel. Das von der Linken vor dem Schooss geraffte Gewand faltet sich hier. Ein Mantel mit derselben Borte gesumt, die auch auf dem Aermel und am unteren Saum des Chiton
(*
WO
dasselbe
scheint
am Ende.
In
dem
entlangluft, deckt den Hinterkopf; ein Zipfel ist ber die r. Schulter nach nicht sichtbar voraussetzlich ber vorn herabgezogen, ein entsprechender die linke. Die Rechte hlt ein Alabastron vor. Die Schuhe sind hier noch we-
XVI
Oben Frau mit Haube wie 73 C mit Borte oder Flechten (?) darum, hier mit lang ber Schultern und Ecken herab in die Luft hngenden Locken. Der obere faltenlose Theil des Chitons reicht bis etwa zur Scham, mit schmaler
Borte an Hals- und
Mander), und mit breitem Ornamentstreif der vom Ellbogen abwrts bis zu jenem Saum sichtbar ist. Unterhalb des letzteren laufen vier wellige Falten,
die in ebenso viel Zickzacks des unteren diesseitigen
einfach geschwungen ist. Die Schuhe wie von 73 C d. Die Linke hebt ein zweihenkliges Alabastron vors Gesicht, die Rechte hlt
Saum
einen langen ber die Schulter gelegten Blthenstengel. Im unteren Felde Frau mit Haube wie die vorige, darunter der Mantel
ber den Kopf gezogen wie bei 73 C, ber den Rcken und nach vorn mit einem Zipfel ber die Schultern (nur r. sichtbar) fallend. So ist der ionische
mit Knpfen sichtbar. Vorn fllt in ganzer Breite ein Bausch wie einfaches abgerundetes Apoptygma aussehend) herab. Die Linke hebt wie bei 73 d das ziemlich faltenreiche und vorn mit Ornamentstreif
Schlitzrmel
(freilich
versehene Gewand auf, whrend die Rechte in Brusthhe eine grosse der Tulpe hnliche Blthe (oder Granatapfel) hlt. Hier sind Schnabelschuhe kenntlich. Diese Figuren deuten zu wollen wre vergebliches Bemhen, da wir nicht
ist.
einmal bestimmt sagen knnen, ob bei dem Bogentrger an Herakles zu denken Nach griechischen Begriffen wre ja wegen der Nhe des Hermes und
ihrer Attribute an
Nymphen, Chariten oder Hren zu denken. Mit Sicherheit aber knnen wir sagen dass sowohl an den Thier- wie au
den Menschfiguren alles auf altgriechische, genauer altionische namentlich auch wie vorbeschriebene, Vorbilder hinweist: Lwen und Lwinnen, die Befl
gelung, die Bewltigung des Stieres 70, die Gruppierung
um
den
Mann
73, die
Profilierung der Menschen, ihre ionische Tracht, speciell die Musterung, die spitzen Hauben und Schuhe, die langen Locken, die Frauenbilder mit dem
(1) J. XVI 2 zeigt das Stck noch mit einem Stck der unteren r. Ecke des darber liegenden Bildfeldes c, das ja ebenda nur zu lkenhaft ist. Ich vermuthete darin das in Mnchen Antiq., unter n. 878 erwhnte kleine Fragment einer bekleideten Frau mit Spitzschuhen '. Durch eine Herrn ThierscK
'
319
thenzweigen ('). Endlich noch ein par tektonische Dinge, von denen schwer zu sagen ob originales oder nachgeahmtes Fabrikat
:
oben,
wenn zugehrig,
ein
182,
Olympia IV 1277.
einem eisernen Schenkel, m. 0.40
jeder messend, wohl von einem Herd (wie Schumacher Br. v. Karlsr. 380, 382), zu welchem nach den angefhrten Analogien sehr wohl die Hunde 36 ff. oder
ff. oder die Meerweibchen 28 ff. als Eckbekrnungen gehrt haben knnten, da sie im selben Grssenverhltniss zu jenen Beinen stehen welches an den angefhrten Beispielen wahrgenommen wird.
Lwen 39
80. V. II 19
(J.
298) ber
(?).
81. V. II 20 (J. 300) versilberter Stiel eines Gefsses oder einer Schpfkelle wie Olympia IV T. LXVIII 1267.
E.
Petersen.
Mann zwischen zwei Lwen den von (1) Vgl. insbesondere zu dem Loeschcke, Bonn. Stud. S. 248 ff. besprochenen Typus, besonders die S. 250 abgebildeten Vasen, wo der umblickend nach r. laufende Jngling oder Mann die Leitseile zweier r. und. 1. von ihm aufspringenden Rosse hlt; ferner die Scherbe von Kyme, welche Dmmler R. Mitth. 1888, 162 auch wegen der gestrubten Rckenmhne verglich, wozu jetzt die Vase von Daphne Ant. Denkm. II 21 den ionischen Ursprung besttigend hinzutritt (vgl. die PoUedraravase /. h. st. 1894 S. 211); zu den spitzen Hauben und Schuhen Dmmler R. M. 2, 18-5; zu den letzteren das Harpyienrelief und das von Myra (Reisen im SW. Kleinasien n, 32), auch bestimmte Vasen in Form eines beschuhten Beines wie Arch. Anz. 1890, 10, 3; zu der Form der traubenartigen Locken, wie 75 oben, die zu dem Blthenzweig die Vase Reliefs von Ephesos Brunn-Bruckmann 148 von Naukratis Flinders Petrie T. VIII Studniczka, Kyrene S. 18.
;
LA PORTA ARDEATINA
(Tav. IX.)
La
vicinali deH'agro
Romano,
rimpero, viene registrata ancora uella Notitia Costantiniana fra le ventotto vie che facevano capo dalla urbs sacra. L'abbandono
dei terreni ad ovest dell'Appia ha fatto
l del terzo miglio, il suo corso si
si
pu
seguire
il
agevolmente, es-
tratti,
finanche
selciato.
Molto
in-
mm'a
dopo
'
e la basilica di
il
Petronilla.
di
Hanno
Nibbv (Dintorni
Roma
560
sg.)
il
M.
St.
de Rossi
Roma
I
;
233
sg.
368),
il
Rom
p.
144
Archivio della societ romana di storia patria 1879 p. 385-408. 1880 p. 135-142). Ma le loro dotte ricerche fanno vedere quanti problemi ri-
mangono ancora intorno l'andamento della strada. Pu la via Ardeatina una diramazione dell'Appia, che si distaccava dalla strada maestra sia presso la porta S. Sebastiano, sia, come la strada Ardeatina moderna, al di l dell'Almone, presso la cappelletta del Domine quo vadis? Oppure, aveva la via il suo principio indipendente dall'Appia,
dalla porta Nevia del recinto serviano
tificazione Aureliana,
?
Ardeatina
?
:
e molti dei
dubbj
emessi sarebbero
tolti,
mente suU'esistenza
di Aureliano.
e sul sito di
Ma
il
per mala sorte, la fortificazione Aureliana, conresto del suo percorso, e interrotta per
servata in tutto
CH. HUEI-SEN,
LA PORTA ARDEATINA
321
siti
considerevole
fra le porte Appia ed. Ostiense, giusto ia quei dove abbiamo a cercare l'uscio destiaato alla via Ardeatina.
ha costruito ue
la
I lavori del
(1551-1560),
il
qule,
come corapiuto
Aureliano, per
il
il
Ne a questo difetto vengono in aiuto fonti scritte. La Notitia Costantiniana registra, come e detto, la via Ardeatina fra la Lau: lasciando quindi il dubbio, se fosse una strada ed autonoma, o no. Nella descrizione particolareggiata principale invece del muro costruito nel 403 ('), probabilmente dal geometra
rentina e la Setina
Ammone
(v.
Jordan,
Topogr.
II,
p.
568
sg.)
non
v'e
menzione di
sol-
Ma
principali
della
miAr-
alla
via
deatina nel recinto di Aureliano una semplice posierula. questo per si oppone l'unica testimonianza (-) che abbiamo di un topografo del quattrocento che pu aver veduto la porta ancora esistente. II
Poggio nel suo libro de varietate fortimae (nel Codex topographicus deirUrlichs p. 242) parla delle porte del recinto Aureliano
(1)
II
Lanciani
{bull,
comun. 1892
p.
101),
sidlense appartenga al secolo ottavo e lo deduce dal fatto che la Porta Pinciana, murata sotto Adriano I, vi e detta clausa. lo ritengo invece quest' ultima parola per un' interpolazione aggiunta quando la statistica fu
modo di appendice, all'itinerario Einsidlense. La descrizione oriche trascura affatto le numerose posterulae del recinto Aurelianeo, ginaria, nomina la Pinciana soltanto perch essa da posterna di secondo ordine fu trasformata in porta nell'et Onoriana.
annessa, in
(2)
Nulla
si
della
Polistoria
Joannis
Gaballini
p.
de
il
Gerronibm
scritta circa
1350 (presso
rlichs Godeos
topogr.
140),
qule annovera fra le porte Capena {= s. Paolo) ed Appia una Porta libera, (quae) dicitur quia ingredientes per eam ex servis efjiciebantur liberi et quia hodie cessaverunt tales manumissiones idcirco ratione praedicta porta
.
.
huius modi noscitur esse clausa, prout aspectu publica patet aperte. Non si pu decidere nemmeno, se la porta sia quella del sepolcro antico, ad ovest
della porta
Appia
(v. p.
322 not.
1) o l'uscio
822
CH.
HUELSEX
oltre alla literis
quae in tisu esse desleriint. muro obductae; e e la Chiusa presso il Castro Pretorio, quae
'
'
Metrovia
carent, fa
menzione
Ostiensem
et
Ostiensi literae
Arcadium
sunt documento. Si tratterebbe quindi di un quarto esemplare della nota iscrizione G. I. L. VI 1188-90, 11 cui testo per e tale, che non si potrebbe credere afiissa sopra una semplice posterula, ma invece sopra una vera e genuina porta della E per citt, come furono la Tiburtina, Praenestina e Porfcuense.
urbis instaurasse
una
vera
porta
l'Ardeatina anche
il
eh.
Landi
ciani,
quando
e
sua pregevole
si
monografia
sulle
mura
Aureliano
1892 esprime cosi (Bull, comunale Fra la posterna Aureliana della Ostiense e l'Ostiense si
Probe
Ne
trova all'angolo del suo bastione (^). Lo Jordan dopo aver raccolto varie testimonianze, conchiude che non e possibile di
sima, che
si
arrivare ad
un
risultato sicuro.
Yista quest'incertezza, non sar, credo, discaro ai cultori della romana topografia di conoscere alcuni documenti inediti, che sostituiscono nuovi dati di fatto alle varie congetture finora emesse.
sempre mio pensiero che il Sangallo, architetto ed valentissimo, e nel medesimo tempo amantissimo delle ingegnere antichit classiche, non doveva aver trascurato di rilevare esatta-
Era
stato
mente
mura
;
sebbene
il
gli autori
che
si
sono occu-
ha gettato
la luce
suUa
Cinquecento, si lagnassero della scarsezza dei disegni, io sperava che nell'inesauribile tesoro della raccolta degli ffizi a Firenze si
incastrata da Aure(*) E questa la porta di un monumento sepolcrale ' liano nella sua fortificazione. II Nibby (Roma antica I p. 151) dice la porta Ardeatina vedesi in modo informe aperta a traverso un bei monumento se:
porta primitiva
del
II
Poggio crede situata nello spazio occupato poi dal bastione del Sangallo. ( Ar eh. della societ romana 1879 p. 386) ha combattuto con buone ragioni questa ipotesi.
Tomassetti
LA,
PORTA ARDEATINA.
323
Ne
la
mia speranza
la
',
fu
anno,
come
'
fortificazioni ignote
trovai
mero considerevole
Paolo
III,
Koma sotto
con maggior precisione permettono sul grandioso progetto. Dell' inte la serie, che come spero sar dichiarata da un autore pi competente di me per la parte tecnica,
che
ci
(p.
328
sg.)
e qui
e coperto
il n.
60x40
di
relativi alla
fortifica-
carapagna senza esattezza geometrica; ma a questo difetto rimediano le numerosissime cifre che vi si trovano. II Sangallo ha notato non solamente la distanza fra
rilievi
di
le singole
torri,
muro.
ma
La
che la
un numero stragrande di cifre ha fatto si lunghezza della carta non e stata sufficiente. Quindi la pianta
:
torre
la prima abbraccia lo spazio fra la quarta ad ovest del menzionato angolo rientrante fino alla dodicesima torre a sud del medesimo ('). Di sotto e disegnata la continua-
zione dalla torre tredicesima alla sedicesima (questa parte 6 rimpiccolita nello zinco a p. 326).
vi e la pianta delle
foglio
mura dalla torre sedicesima fino al sepolcro antico nelle mura Aureliane, di cui e stata fatta menzione incoiporato pi sopra (pag. 322 not.)
II
non venne riconosciuto per quello che e: cosi pure il secondo foglio, n. 1362, che rappresenta il bastione nuovo tracciato con pre: 200 al vero. Questo secondo disegno e interessante perche fa vedere l'innesto della nuova fortificazione con le muraglia vecchia suU'estremit sud del ba-
'
(1)
La prima non
visibile
(tav.
IX)
la
dodi-
del
nome P.
ARDEATINA.
324
stione
:
CH.
HUELSEN
estensione dei fogli Sangalleschi mi rende imposma suUa tavola annessa sibile di piibblicarne im facsimile intero
La grande
il
sig.
le
misure
e le
corso delle
verso
il
parti delle
bastione di Paolo III. Sono segnate con tinta scura quelle mura di Aureliano che ancora sono in piedi con rosso
;
Cinquecento nonche i nomi moderni (quesf Ulin nero a contorni timi secondo la pianta di G. B. NoUi, 1744) le parti delle mura di Aureliano distrutte nel 1538.
le fortificazioni del
;
II bastione del Sangallo comincia presso la torre undecima contando dall'angolo rientrante delle mura dietro S. Saba la fortiflcazione nuova prima risale considerevolmente fuori dell' antica,
:
formando approssimatiyamente un triangolo, con la punta rivolta a mezzogiorno, mentre la linea delle mura Aureliane distrutte ne
rappresenta la base.
Le cinque
torri
che
hanno
torre
dalla torre
torre
XI XI
larga
alla
p.
XII
dalla torre
torre
XIV
dalla torre
torre
XIV XIV
alla
XV
XV
XI
alla
dalla torre
XVI
palmi
Le
misure
come
si
vede, nel
normali
si
recinto
la larghezza
avvicina a
distanza a
piedi
100
= m. 29,5.
piedi
Romani 26
Alla torre
{=
m.
7,65),
la
XVI
la fortiflcazione
Sangallesca si riunisce un'altra volta con 1' antica, per distaccarsene poi nuovamente, ma in senso inverso. II nuovo recinto retrocede dietro l'antico per un tratto di
circa
80 metri;
flnalmente
(^)
La prima
LA PORTA ARDEATINA
32.^
'
'
muraglia vecchia
e sostituito
un muro nuovo, costruito per esattamente suUe fondamenta del strutto. Le relative distanze sono
torre
di-
dalla torre
torre
XVI XVI
larga
alla
p-
XVII
dalla torre
torre
dalla torre
torre
dalla torre
torre
XIX XIX
alla
XX
dalla torre
torre
XX XX
XXI XXI
alla
XXI
dalla torre
torre
alla
XXII
delle
dalla torre
mura
presso
sepolcro
palmi 1203
'
'
m. 268,27
In questa parte del muro sono da osservarsi due particolari. Alla torre XX, il Sangallo nota senza segnarne torre ruinata la distanza di palmi 162 si deve riferire quindi alla la pianta
:
lunghezza complessiva
dell' intervallo
XIX-XX
e della torre
XX.
La
torre
la XXII, e quindi manca sulle plante moderne (^). Ma riesce chiaro che la distanza dell'angolo presso il sepolcro fino alla prima torre esistente corrisponde esattamente a due intervalli regolari.
II
numero
delle
torri
stabilito
colla
menti, cioe
dalla porta
Appia fino al sepolcro: torri dal sepolcro fino all'angolo rientrante dal angolo fino alla porta Ostiense
.
12
.
(^).
22
15
19
826
CH.
HUELSEN
conviene appunto con
la statistica ufficiale
usque
turres
XL Villi.
II tratto pi inte-
XII e XIII.
si
trova se-
tri
ma
certa-
mente non pu
stata
essere
considerevole,
61
=
di
m. 13,60.
risi
La
una porta
del tipo
difesa
^della
2
citt
^_ Onoriano,
torri
da
(^)
semitonde
ma
di
di una. posterula
minor ordine:
quindi
rite-
che
sopra
essa
vi
(i)
si
vedano
le
osservazioni
LA PORTA ARDEATINA
iscrizione
di
327
ratos urhis
ruderihus
norii)
Flavio Macrobio Longiniano il qule ob imtauaeternae muros portas ac turres egestis immensis ad perpetuitatem nomims eoriim (sc. Arcadi et Ho-
simulacra constituit.
cazione esatta della porta per stabilire randamento intramuraneo della via Ardeatina. Accanto alla via fu situato certamente il grande
sepolcro tondo
(')
mi pare pi
verosimile.
una linea parallela incirca al muro da esso distante circa m. 30. Finalmente si noti
in
il
rimportanza
sito di
recinto Serviano
(probabilmente da
chiamarsi porta
e
distrutto,
ma
il
suo
fosso,
La
si
deve cercare
uguale dalle due chiese di s. Saba e di s. Balbina {}) e nella proVia Aventina (gi, salita di San Saba) che prolungazione della
'
'
Ch. Helsen.
(')
Se
monumenti
ii veda la descrizione particolareggiata nelle note di raderi e antichi per la pianta di G. B. Nolli, pubbl. dal de Rossi, Studi e
tichita nella
(^)
documenti di storia e diritto 1884, p. 116; di un altro ritrovamento medesima vigna si da conto nella nota II. (pag. 332).
II
'
di an-
che la chiesa di
Tomassetti {Arch. della soc. Romana 1879 p. 386) a ragione nota S. Balbina non si deve perdere di vista come un probabile
il
caposaldo topografico della via medesima, perche dcdicata alla martire, celebrato sepolcro e cimitero stava non lungi '.
cui
328
CH.
HIELSEN
Nota
di
il gran principio di papa Paolo III qule fece fare certi bellovardi dentro del cinto delle prime niura, et disegnato gettare a terra le mura vecchie... parlo del maraviglioso bellovardo fatto fare da Paolo terzo nel principio del suo pontificato ve ne andavano altri diciassette, l'ho veduto formare, et lo mi-
Eoma,
il
(')
Borgo
presso
e
si
e dei
il
due baluardi
Generalinente non si parla che del recinto del condotti a termine, o quasi l'uno suirAventino
:
Priorato di Malta, l'altro fl'Ardeatino) fra le porte Ostiense ed Appia, ignora o si passa sotto silenzio che queste opere non sono che piccoli
di
frammenti
un'impresa gigautesca,
ma
Per avere nuovi lumi su quel progetto, gionato uno sviluppo edilizio aifatto diverso
nei secoli
disegni inediti del Sangallo conservati nella raccolta degli Uffizj in Firenze. Un breve catalogo di questi e dato nell'edizione fiorentina del Vasari, in appendice alla vita di A. da
e
XVI
Sangallo
(vol.
X
il
p.
37
sg.).
Coll'aiufo
(2)
di
questo
catalogo,
delle
dei
suoi
proprii appunti,
P. Guglielraotti
ha
scritto la storia
vicende del
progetto Sangallesco (storia delle fortificazioni della spiaggia roraana 1. VIII c. 2 p. 320 sg.). Egli raccoglie cosi la somma del primo progetto, accettato nelle
deliberazioni del 1534:
'
ridurre
il
alla
V. anche Maggi forticazione, Venezia 1564 p. 115; Scamozzi architettura c. 28 p. 108 ed. Ven. 1615. Forse a questi progetti tanto diil regno di Paolo III si deve la prima pianta geometrica, quella di Leonardo Bufalini (Guglielniotti op. cit. p. 322). Lo stesso de Marchis (1. II c. 82, da cui Fea Miscellanea I p. 276) nel curioso racconto della sua esplorazione della barca antica che trovasi affondata nel lago di Nemi fatta il 15 luglio 1535 annovera fra i suoi compagni: maestro Leonardo da Udine, valente architetto, il qule misuro tutta Roma dentro e fuori, e la pose in stampa, con tutti li monti, e teatri, e tempj, strade e altre cose se(1)
'
'
'
gnalate, al qule io aiutai forse sei mesi per mio piacere, e per pi imparare '. Sull'esemplare Barberiniano della pianta incisa in legno sono notate con diligenza le dimensioni delle torri del muro di Aureliano e le loro distanze: queste indicazioni niancano sulla copia di Cuneo riprodotta nel 1879 per cura del R. Ministero. (2) Dal Guglielmotti dipende interamente il Borgatti (le mura di Roma, Rivista di artiglieria e genio 1890 p. 391 sg.), il qule ha segnato anche, raa non senza omissioni ed errori, sulla pianta annessa alla sua monografia, l'andamento del recinto ideato dal Sangallo.
LA PORTA ARDEATINA
alture pi prossime, coniinciando
329
gni Cinquecento metri un baluardo reale a fianchi doppi, ed ogni dugencinquanta metri una piattaforma e un cavaliero a difendere la cinta, ed a battere la campagna '. II GuglieldaU'Aventino.
tema nieglio di ogni altro (i) ma il fatto che il suo nianca di piante, ed il modo inolto conciso col qule egli espone (*) hanno indotto in errori qualche volta coloro che ne hanno fatto Tiso. Oltracciu, parecchi disegni non privi di interesse pare che siano sfuggiti
raotti
ha
trattato del
egregio libro
reggere, lo
come
lascio
si
da parte
parte
disegni
relativi
alla
fortificazione
opera
in
gran
eseguita, e
mi limito a
quelli
della
del fiume.
La
Vi appartengono i disegni seguenti: 1019 (gi vol. VII car. 103 n. 255). Planta della regione fra Tangolo s.-ov. deirAventino, presso S. Maria del Priorato, fino al sepolcro di Gestio, e flno
alla torre ottava delle
mura ad
Yasari
1.
c.)
p. es.
'
Sto Lazaro
..
ma
Lazaro passi 180 ca{nne) ca{nne) 174 dalla colonnella sino alla porta vallettamonte murato muro. Queste ultime due parole sono d'interesse archeologico: il sito corrisponde esattamente alla vigna dei Gesuiti, poi Macmura osservate dal Sangallo non sono altro che il celebre rudere canari, e le del recinto serviano, caduto poi in obbo e restituito alla luce soltanto nel
' '
secolo nostro.
(')
ma
con
l'ag-
v. sopra p, 323; al 1505. 1289 (sul cui rovescio e segnato un cornicione antico esistente a Santa Prisca ') e 938 (gi vol. VII car. 35 ter n. 73), quest'ultimo con la leggenda: Lo piano di sopra del cordone del baluardo Antoniano ci e il piano di sopra, alto palmi 50 sopra al piano dis.
si
Sui
al
baluardo Ardeatino
medesimo
riferiscono
fogli
'
'
301, 938, 1014, 1015 ed altri relativi alla sponda sinistra del fiume, ma senza distinguere in quali fogli si trovino i singoli nomi, che da ci in parte si prestano ad interpretazioni erronee (v. pi sotto p. 330 n. 1, 331 not. 12). (') Sul margine inferiore e disegnata una scala di passi 75 uguali a piedi 375 oppure canne 50 (= palmi 500).
(1) Pochi appunti si trovano nel libro pubblicato quasi contemporaneamente dal Quarenghi, le mura di Eoma cap. VIII e XVI. dei nomi locali ovvii sui fogli (2) Cosi p. es. egli a p. 328 un' elenco
330
dello scarpone ; La fortificazione
e hatte in
CH.
HUELSEN
'
lavigniadel signor Noferi Santa Croce (i) ecc. deH'Aventino in gran parte avrebbe dovuto seguire
Borgatti p. 392)
il
il
corso delle
mura
Serviane.
II
prin-
un poco
Un
baluardo progettato sull'angolo ov. dell'Aventino presso mai cominciato: segue l'altro tuttora visibile che
domina la via di Porta S. Paolo (*), poi un tratto di muro che costeggia il versante sud della coUina fino all'avanzo del recinto Serviano in vigna Maccarani. Poi una porta, quasi esattamente nel sito dell'antica porta Raudusculana un baluardo sull'angolo del monte presso San Saba, cominciato raa appena sorto dalle fondaraenta i^); poi un tratto di muro dritto fino alla ottava torre
:
S. Paolo. Da questo punto fino alla Porta S. Sebastiane Sangallo voleva seguire il corso delle mura Aureliane, raiforzandole pero con quattro baluardi: uno al punto di congiungimento dei due recinti, l'altro
fra la torre
luardo e l'Ardeatino
VII a sud dell'angolo rientrante dietro San Saba il terzo bail quarto avrebbe dovuto sorgere in raezzo fra il sum; ;
raentovato sepolcro antico e la porta S. Sebastiano. Mentre per questo tratto esistono plante ed alzati con misure esatte, per la regione al di l di porta S. Sebastiano abbiamo soltanto i rapidi schizzi
sul rovescio del foglio 301
(*).
Fra
la porta
Appia
e la
mura aU'estremit
sud-est della vigna Codini. AI di l di Porta Latina, il Sangallo voleva lasciare nuovamente il recinto di Aureliano, ma per abbracciare uno spazio considerevole fuori di Porta Metrovia. II disegno 301 rappresenta due varianti di questo progetto in ambedue il muro a nord di Porta Latina
:
scar{}) Da questa nota h tratta l'indicazione del (luglielmotti p. 328 pone in la vigna Santa Croce '. II Borgatti lo spiega erroneamente per Santa Croce de' Lucchesi ', chiesa sita alle radici del Quirinale, che non ha niente ' da fare con la vigna Santa Croce situata dietro le Antoniane ciofe le terme
'
'
di Caracalla.
baluardo della colonnella ', e non quello {}) Questo porta il nome del colonnella ', presso S. Saba, come erroneamente dice il Borgatti p. 392. La ^istante da porta S. Paolo canne 174, come e notato sul f. 1019, corrisponde quasi allo sbocco della moderna via di S. Sabina. (3) Questi avanzi menzionati dal Borgatti nel suo testo p. 393, ma non segnati sulla sua pianta, si riconoscono chiaramente sulla pianta del Nolli f. 1. Affatto estraneo ai progetti di fortificazione h il foglio 1014 (*) (=vol. IV car. 43 ter. n. 102) ove sono segnati due schizzi in alzato rapprel'altro un arco per la volta della sentanti l'uno la porta Santo Bastiano strada presso a Settinsole, di verdiira. L'ultima parola basta per dimostrare il vero significato dei due schizzi si riferiscono alla via trionfale in onore dell'imperatore Carlo V, reduce di Tunisi nel 1536, e rappresentano il primo una decorazione della porta S. Sebastiano, l'altro un arco da erigersi sull'incrociamento della via di Porta S. Sebastiano e la via dell'arco di Costantino, nelle vicinanze del Settizonio. La serie abbastanza numerosa di disegni relativi a quest'impresa meriterebbe di essere studiata da chi s'interessa per le decorazioni teraporarie dell'epoca del rinascimento.
' ' ' '
:
LA PORTA ARDEATIKA
trasgredisce all'altura
stionato, si vedono
di vigna Belli, per
'
331
dirigersi verso rincrociamento del e Vicolo dello Scorpione ('). Dietro al rccinto ba-
due cavalieri ', l'uno suiraltura ad ovest di Porta Metrovia (sul punto 46 della carta dello Stato Maggiore), l'altro suUa collina di vigna Belli (punto 36 della medesima). Senza dubbio il desiderio di proteggere
meglio la basilica ed
linea
il
ma
riesce chiaro
che
il il
seraplicemente (come
alla niet.
vuole
il
Guglielmotti) di ridurre
abbiamo conoscenza, h la porta Pinciana (2). Anche la serie relativa fortificazione di Carapo Marzio consiste in schizzi rapidi, senza misure
vede che
i
si
lavori
per
questa parte
erano
cordano fra
sino a
struire
reliani
'
due diversi disegni, i Sangallo aveva l'intenzione di seguire, da Porta Pinciana Muro Torto in generale l'andamento delle mura Aureliane di coloro. II
',
:
chiamato Tenipio del Sole (3) e le mura qnel versante della collina che domina la piazza del Popolo {*). II muro poi doveva seguire il pendio occidentale del Pincio, voltandosi verso ovest sulla
'
na porta
veva
verso
sorgere nei
il mausoleo di Augusto (P'Austa'), il qule a modo di fortezza viene incorporato alla nuova difesa. La via Eipetta, presso la chiesa di S. Girolamo degli Schiavoni, viene chiusa da un'altra porta. Finalmente, sulla riva destra
del Tevere, la zona fra il Castel S. Angelo il ponte moderno della Ripetta, doveva essere difeso da un muraglione dritto: nei mezzo dell'area (che comprende incirca la parte sud del nuovo Palazzo di Giustizia ed il terreno a sud
Via Vittoria Colonna) e scritto cittadella \ La mancanza assoluta di disegni relativi alla parte Orientale della citt dovr attribuirsi al caso, che ci hatolto i relativi appunti del Sangallo, opdi
'
Valle presso a Porta Latina (nei (') II Borgatti credendo che la parola sudetto elenco del Guglielmotti si riferisse al tratto intramuraneo, disegna un forte progettato sull'angolo di Via della Ferratella e Via di Porta S. Sebastiano, che non fu mai ideato dal Sangallo. (2) II Borgatti disegna un forte come progettato dal Sangallo fra la Via Merulana e le terme di Tito presso le Sette Sle. Ma questo deriva da una spiegazione erronea della parola per la volta della strada a Settinsole sul
' '
'
'
disegno 1014, il qule del resto non appartiene ai progetti di fortificazione (v. sopra p. 330 n. 4). (3) Si vedano intorno a questo monumento le osservazioni del Lanciani Monumenti dei Lincei I p. 457 e Bull, comunale 1891 p. 153. (*) H terreno allora era nella parte nord dei Capizucchi (Capozucha) nei sud deir'Abate di Bufalo '. AI primo il Sangallo vi annota: ^questo 6 necessario pigliarlo per tore lo locho al nemico che comprenderebbe al hasso \
332
CH. Hl
ELSEN
pure avremo da credere che tali appunti non abbiano mai esistito? lo pro]endo pi per la seconda opinione, ed ecco la ragione. Nei lavori preparatori sul
terreno,
il
gli si offrivano.
Sangallo ha studiato con molta diligenza i monumenti antichi che Ricca ed iiuportante e la serie riferibile al mausoleo di Adriano
' '
sul
occup del ninfeo detto tempio del Sole dai cinfuori della Porta Pinciana, egli scoperse un cippo del pomerio quecentisti; di Vespasiano (Lanciani Bull, comun. 1882 p. 155); nella vallata dell'Almone,
egli si
monte Pincio,
Paolo un altro
blica (CIL.
VI
933; Lanciani
1.
c).
Ma
mentre
gli
"\'aticano, del Campo Marzio, deH'Aventino, mancano per la parte Orientale, l'Esquilino, il Yiminale, il Quirinale: ciu che difficilraente sarebbe accaduto se i lavori di ricognizione sul terreno fossero
iivanzati
anche
il
nord ed
il
le terrae di
Dei ruderi e monumenti trovati nella zona ad ovest della via Appia, fra Caracalla e le mura della citt, abbiamo poche ed insufficienti
(i);
notizie
e percio
non sar
inutile di riprodurre
qui un'inedita
lettera
da
me
da Lattanzio Sergardi, nipote del celebre Lodovico Sergardi, del 2 marzo 1715 (l'ultima cifra non e troppo chiara, ma una 5 che non una 9). Eccone il tenore: pare piuttosto Nella vigna del M.^ de Cavalieri si h trovata una bellissima antichit;
e porta la data
'
Essa
ma
un
il costume di questo paese si distrugger. Anno dunque trovato antico in una stanza competentemente grande, la qule e tutta bagno incrostata di marmi superbissimi, cioe aflfricani, verdi antichi, paonazzi, alabastri
secondo
vi e una un pezzo, e si vede ancora dove arrivava l'acqua, cioe all'altezza di mezz'uomo. In cima della vasca nella murad'una matrona romana glia vi e una nicchia assai ben fatta con un b u s 1
vasca di
marmo
bianco,
ma non
tutta di
di
La
si
ornamenti d'oggi giorno, imperocche avrete veduto in questi giardini di Roma molte fontane ornate di queste nicchie, o siano conchiglie marine, e con tutta
la grande antichit pochissime di queste nicchie si sono dalla volta del ba-
(1) Vedi Note per la pianta del Nolli p. 40 (stndj q documenti vol. V, 1884, p. 116); Bull. dell'Istituto 1858 p. 16. 17 (scavi nelle vigne Guidi e Cardoni), 1864 p. 9 (do. nella vigna Volpi).
LA.
PORTA ARDEATINA
333
gno staccate
della Sig**
busto di quella matrona Romana credesi essere il ritratto (*). Padrona di quel bagno d sone in oltre nel detto bagno due tavole
II
;
grandi
in
una greca,
nell'altra
latina,
assai
sono potute copiare perche bisogna pulire quelle tavole, dalla terra e tartaro acci si possino leggere con raaggior facilit. Procurer di
averne due copie, e ve le manderi(2). La vigna del M.* de Cavalieri sta sopra a quel bastione in faccia al sepolcro di Gestio; nella medesima villa vi
si
bilico, e
scopri un' altra volta un certo tempietto con le porte di marmo messe nel mio zio mi dice che gli pare essere stato a vederlo con voi. II
senatorino che pretende di mettere in ridicolo questo paese non so se cost avera inai veduta ne trovata cosa simile, perci dategliene le giuste relazioni '.
p.
il
41
0) Una simile fabbrica 6 descritta nelle note per la pianta del NoUi una stanza con muro un poco arcato d'avanti, nel rimanente rotonda,
' :
qul muro semipiano si fa bistondo nell'angoli per ritrovare il sesto del rotondo, la qul stanza ha un'occhio nel mezzo simile alla Rotonda, ed e di diametro nel tondo palmi 39, e nell'altro palmi 33, il di cui volto si vede ornato con strisce di coccie di ostriche, e tra una striscia e l'altra ripiena di pezzettini angolati di tufo scuro che pare pomice posti disordinatamente'. Ma questa deve essere situata nella zona a nord delle terme Antoniane, fra la grande esedra e la via S. Balbina. iscrizioni si potrebbero riferire queste parole, e temo (*) Non so a quali che si tratti di una svista: forse la superficie ruvida ed intartarata delle tavole vista a luce cattiva, avra fatto l'impressione di essere scritta, mentre in
verit
non
lo era.
22
Etwa
S.
um
Agnese vor Porta Pia umbauen ('). Bei dieser Gelegenheit wurde ausser andern Antiken die sehr beschdigte Figur eines berlebewegten Jnglings von athletischen Krperformen gefunden. Es fehlten derselben: beide Arme bis auf ein Stck des rechten Oberarms, das linke Bein von der Leistenbeuge
bensgrossen,
stark
ab, der rechte Unterschenkel und die Nase. Dem Bildhauer Algardi wurde die Aufgabe, den Torso zu ergnzen {^). Er entledigte sich derselben, indem er einen Herakles, der die Hydra bezwingt, aus ihm
machte. Ein glcklicher Einfall denn bald darauf wurde das oriund dieses war von einer Hydra ginale Bein gefunden {^)
umschlungen
Heutzutage wrde man in einem solchen Falle das moderne Stck entfernen imd das antike an seine Stelle setzen. Die Kunst-
p.
(1) Fr die Datierung s. Guattani, Monumenti inediti per Vanno 1805 CXXVII. Die Nachrichten ber die bei dem Umbau geraachten Funde s.
XXXVIII (1880) S. 150 u. 153. Soweit dieselben das oben zu besprechende Werk angehen, sind sie von rlichs in den Verhandlungen der Philologenversaramlung zu Grlitz (1889) S. 315 f. aufgefhrt, woselbst auch das brige Material fr die Geschichte desselben beigebracht ist_
bei Schreiber, Archaeol. Zeitg.
(2)
Algardi (1602-54)
Zeit seines dortigen Aufenthaltes viel mit Restauration antiker Statuen beschf
Meyer, Allgemeines Knstlerlexicon s. v. Algardi. Die erste Kunde davon haben wir bei Maffei, Raccolta di statue antiche (1704) S. 127 f. ( ritrovata non molto dopo laparte separata ) Sandrart, welcher in seinem 1680 in Nrnberg erschienenen Werke Sculpturae veteris
tigt. S. J.
(3)
admiranda auf
Taf. b
zum
restaurierte
L.
335
gelehrten zur Zeit Algardis dachten anders. Ihnen flsste der von
FIG. 1.
ihm
vielleicht
bewiesene Scharfsinn
Gruppe abgebildet hat, thut des originalen Beines noch mit keiner Silbe Erwhnung. Die brigen Fuudnachrichten haben keinen selbstndigen Wert. S. Urlichs a. a. 0. S. 316. Ueber den Ort, wo das Bein gefunden, erfahren wir aus keiner etwas. Abbildungen der ergnzten Statue ausser der genannten und unserer Taf. X bei Beger, Hercules Ethnicorum delineatus (1705) Taf. 7
(nach Sandrart, Rckenansicht, Spiegelbild) Maffei a. deransicht von rechts) u. Taf. 137 (Rckenansicht von
;
a.
; Montfaucon, 2 (1722) Taf. 141 (Vorderansicht nach Maffei) Capitolinum TU Taf. 27 (Vorderansicht, etwas mehr
links)
I,
XLU
(nach Bottari)
;
(Vorderansicht) Miliin, Gallerie mythol. (1811) Taf. 109 N 436; Clarac, pl. 797, 2006. Abbildungen des Fragments bei Mori, Sculture del Museo Ca-
pitolino II Taf. XVII, 4; [Armellini] Sculture del Campidoglio, Roma 1843-45 I Taf. 55, 4; Urlichs a. a. 0. S. 317 (von zwei Seiten); s. beistehende Figur.
336
L-
PALLAT
Kunst der Ausfhrung ein solches Staunen ein, dass sie es Ergnzung zu belassen und das originale Bein daneben aufzubewahren (0- So hat es denn mit der Statue zuerst im Palazzo Verospi gestanden (-) und ist dann unter Cle-
und
die
in das Capitolinische
Hier fand jene in der nach ihr genannten Stanza dell'Ercole, der jetzigen Stanza del Fauno rosso ihren Platz (^), whrend dieses in
der unteren Halle aufgestellt wurde. Wahrscheinlich bei der nach Eckgabe der von den Franzosen (1797) geraubten Prachtwerke
erfolgten Neuaufstellung (1816)
kam auch
bl
(5).
neben einander
Betrachtet
klar, dass
am rechten Ende der Halle ("). man sie dort genauer und wird man
antiken Torso auch
ist,
am
Hydra vorhanden
mischen
erinnert
man
Herakles die Hydra mit hoch Denkmler, geschwungener Keule bekmpfend dargestellt ist (^), so fragt man
auf denen
(1)
non
solo
per far vedere, che trai moderni artici ' i stato, chi a saputo emulare ma vincere il valore degli a/itichi ; ancorcke si sappia per
esperienza, quanto neue opere della mano sia difficile il partirsi dalla propria maniera per seguire con perfetta imitazione Valtrui. Tuttocid manifesta quanto grnde fosse Vintelligenza deWAlgardi, che seppe dalle proporzioni de'' muscoli di quel tronco rintracciare quella delle parti, che vi doveva far
di nuovori. Maffei
(2)
a.
a.
0.
Pietro Santi Bartoli (1635-1706) bei Fea, Miscellanea filologica, critica e antiquaria I (1790) p. CCL 100. Vgl. Schreiber a. a. 0. (3) S. Bottari-Foggini,. Mus. Capital, zu Taf. 27.
(*)
s.
Justi,
Winelmann
II, 1 S.
in, 174).
(5) Mori, ScuUure del Campidoglio II (1807) fhrt bei der Beschreibung der im Atrio befindlichen Sculpturen nur das Fragment S. 102 Taf. XVII, 4, nicht die Statue auf. Dieselbe muss also nach 1807 und vor 1819 (s. Fea,
Nuova
versetzt
(6)
descrizione de'
S. 190)
dahin
worden
S.
sein. Vgl.
Beschreibung Roms
a.
a.
III, 1
ist
0. I Taf.
I,
XXVI.
403.
in
N 38
u.
39;
a.
s.
Heibig, Fhrer
0. S. 318
ff.
(*) S.
Urlichs
a.
und denselben
o'o
sich doch einigermassen verwundert, einmal: wie konnte es angesichts dieser Monumente einem Bildhauer einfallen, aus einer Figur,
die den rechten
Arm
li
dem Ober:
eine unbestimmte krper nach vorwrts strebt und den Ferne richtet, einen hydrattenden Herakles zu machen ? und dann
Blick in
wie
kam
ihm Niemand
seinen Bezwinger angreifen zu lassen? Sah er nicht oder konnte sagen, dass es natrlicher sei, wenn es wie in eben
Man
dass sich
wird gegen
die
zuletzt
Denkmler
frei
Unmasse der
vor
derselben emporstrebenden Schlangen begreiflicherweise nicht brauchen knne. Darum habe er gut gethan, nur einen der Schlangenkrper frei zu bilden und die brigen sich mehr oder weniger dem
Krper der Hydra und dem des Herakles anschmiegen zu lassen. Dies zugegeben bleibt es immerhin ein eigentmliches Zusammentreffen,
auch im Einzelnen genau dasselbe gemacht hat wie der Knstler, von dem das originale Bein stammt.
dass Algardi wie
so
im Ganzen
Damit auch
selbst
untersuchen knnen, von der Uebereinstimmung im Einzelnen berzeugt werden, gilt es zunchst einige Fehler in den bisher von letzte-
Roms
rem gegebenen Beschreibungen zu verbessern. In der Beschreibung III 1 ist es S. 140 unter N. 4 aufgefhrt. Dort heisst es,
der Krper der Hydi-a endige in mehrere Schlangen, von denen die eine sich um das Bein des. Herakles winde. Dieselbe Angabe steht
in der jngsten Beschreibung der
I,
Museen Roms,
403. Sie
trifft
dem Erscheinen
des
letztgenannten Werkes von Baumeister, Denkmler I Sp. 658 (0 und von Urlichs (a. a. 0. S. 318), der das Fragment eigens hat
untersuchen lassen, dahin berichtigt, dass die Hydra aus menschlich gebildetem Kopfe und Halse und einem grossen Schlangen-
ei)
f.
338
L-
PALLAT
Bein und
Baumstamm um:
schlinge, ungenau aber ist, wenn bei rlichs weiter gesagt wird an diesem Baumstamm sind die Reste der Schlangen erhalten,
menschlich gebildeten Kopfes, wohl sieben an der Zahl, sich entwickelten. Die Bohrlcher sind deutlich in der That siezu erkennen Diese kleinen Schlangen nmlich
welche aus
des
bis auf eine, von der gesondert zu reden ist, alle erhalten und entwickeln sich nicht aus dem Haare, sondern gewissermassen als Haar aus dem Kopfe, mit dem sie aus einem Stcke
dem Haar]
.
ben sind
gearbeitet sind. Die Lcher, welche ausser in den Stumpf der abgebrochenen in drei weitere Schlangenleiber nahe ihrem Ursprung
eingebohrt sind, knnen demnach nicht zur Befestigung anderer Schlangen gedient haben. Die von Urlichs a. a. 0. S. 317 verffentlichte
Zeichnung giebt in dieser Hinsicht ein falsches Bild. Nach Stmpfe ber der Stirn hervorragten,
in deutlicher
whrend ebenda
Eundung
die
vollstndig
intakten
Schlangenleiber ansetzen, deren Vorderteile und Kpfe sich weiterhin um den Baumstamm und die Hydra selbst schlingen. Nur eine
dieser Schlangen
beitet
ist,
und wand
(^)
(s.
sich nicht
wie gesagt, abgebrochen. Sie war frei geaium den Baumstamm, sondern ging
1 ). Algardis Werke also und dem Fragder Umstand, dass alle Schlangenleiber bis mente gemeinsam auf einen sich nahe sei es an dem Beine des Herakles sei es am
aufwrts
Figur
ist
Baumstamme
oder
am
Leibe der
Ejdm
selbst halten,
(-).
frei
noch gar nicht beachtete Basis des Fragmentes. Dieselbe hat, wie Figur 2 zeigt, nahezu die Form eines Ovals. Ihr Band, der 0,13 m. dick ist, bietet auf den verschiedenen Seiten ein hchst verschiedenes Aussehen. Whrend er nmlich von a-b so wie die Oberflche geebnet ist, ohne vollstndig glatt zu sein und ohne Spuren des Instrumentes, mit dem er bearbeitet ist, zu zeigen, ist er von a-d mit einem feinen Spitzeisen, dessen Gnge man deutlich
(1)
a.
a.
a.
0. richtig angegeben.
(*)
Demnach hat
a.
in diesem
rlichs
0.
339
wahrnimmt, geglttet; wird er von d-c durch eine Bruchflche gebildet, und ist er schliesslich von c-b ganz roh zurecht gemeisselt.
Ferner befindet sich auf der Oberseite
/' ^^
\
\
der Basis zwischen c und b ein grosses Klammerloch, bestehend aus einem
Kanal und
fung zur
man
das
KlamBasis
merloch an
dieser
Stelle der
gar nicht anbringen knnen. Demselben entsprechend ist zweitens ein ebensolches Loch, auf der Unterseite der Basis
eingearbeitet.
Es
in
ist
Gips gefllt.
FIG. 2.
Der Rest
der
befindet
sich
Nhe von
gleich neben
verschmiert.
dem Baumstamme. Auch dieses ist etwas mit Gips In ihrer Form sind diese drei Klammerlcher vollstn-
dig gleich einem, das an der Aussenseite des Oberschenkels angebracht ist.
Es beweisen diese Vorrichtungen, dass das Fragment irgend einmal an einer Statue und zwar wahrscheinlieh
an
der
unseren,
(Pentelischer
befestigt war.
Marmor) und
gemein hat,
An
einer
solchen Befestigung
einem Loche
welches
im
linken
Oberschenkel
erhalten,
zuletzt genannten
eigne
3).
Die
jetzige des Fragmentes erklrt sich daraus, dass zunchst bei der
wahrscheinlich gewaltsamen Trennung von der andern Hlfte der Gesamtbasis die eine Ecke in der Richtung der oben und unten
340
L-
HALL AT
Des
Aveiteren wollte
man,
desselben ein besseres Aussehen geben und hat darum an der von vorn sichtbaren Nebenseite die Bruchstelle von d-a geglttet. Ebenso
scheint zwischen
c
und b
ein Stck
zum Zwecke
der
Abrundung
weggemeisselt zu sein, denn alte Ansatzflche kann diese holprige Stelle nicht sein (').
Wann ist
Man
hat gemeint
(-),
die Statue
sei aus zwei Stcken gearbeitet und das Bein ursprnglich an den Rumpf angestckt gewesen. Darauf wrden zwei Ansatzflchen wei-
sen
die andere
kels
am Beine, mit einem grossen Dbelloche in am Baumstamm, der Rundung des rechten entsprechend etwas vertieft. Man knnte ausserdem
die eine
in
der Mitte
Oberschendie
Klam-
eine ursprngliche Anstckung. Doch abgesehen davon, wre die Figur nicht sehr ungeschickt gestckt? oder heisst es einem Knstler Verstand zutrauen, wenn man annimmt, er
eher gegen
habe denjenigen Teil seiner Figur, welcher deren Hauptsttze bilden sollte, also hier das Bein und den Baumstamm, mit der Hlfte der
Basis besonders gearbeitet und angesetzt ? Vielleicht war er durch, die Form des Marmorblocks dadurch gezwungen ? Aber was fr eine
sonderbare Gestalt msste dieser gehabt haben, dass man aus ihm nur den Oberkrper der Statue mit dem weit abgestreckten rechten Bein htte hauen knnen
!
Wenn
Fragment wohl
ein
(1)
brochenen
fangen.
(*)
Mit den kleinen Lchern bei p, q, r, von denen q noch einen abgeStift enthlt und r mit Gips ausgefllt ist, weiss ich nichts anzuSo Maffei
a. a.
tefice
fu scolpito in un
marmo
0. S. 127: uquesVErcole dal suo antico primo ardi due pezzi: L'uno dalValtro resto separato,
quando, per quanto si pu credere, cadde sepolta questa statua sotto le rovine deWedifizio, a cui ella serviva d'ornamento ; sieche nel ritrovarsi e nel
Htornare alla luce comparve mancante della sinistra gamba assieme con parte della coscia e deWidra, che le sta attaccata ri.
341
sein, das man irgend einmal zum Wiederansetzen hergerichtet hat. Es knnte das sehr wohl noch im Altertum geschehen sein. Aber es steht noch immer die Trage otfen,
gekommen
sei,
einem dazu anscheinend hchst ungeeigneten Torso zu machen und gleichzeitig die Hydra, wenn auch in der Gestalt verschieden, so
doch in der Art ihres Angriffs bereinstimmend mit der des Frag-
ments zu bilden. Algardi hat das Fragment gekannt - das drfen wir jetzt wohl unbedenklich antworten - und er ist es auch gewesen,
der dasselbe
zum Ansetzen
an
auch einmal daran befestigt hat. Fr letzteres spricht der Zustand der Basis. Darnach muss er, mit seinem Werke unzufrieden, dasselbe
wieder aus einander
genommen haben.
;
Grlimpflich geschah dies, wie denn die Basis brach und musste,
man
der Klammerlcher
einiger-
massen zurechtgemacht werden. War dies der Vorgang, so haben wir natrlich nach den Grnden zu fragen, die Algardi bewegen konnten, das eben Zusammengefgte wieder zu trennen. Zum ersten drfte er wohl kein Vertrauen
in die Haltbarkeit seines
Werkes
gesetzt haben,
denn die Statue, welcher ausser dem linken Beine auch noch der kam auf eine in der
Mitte geteilte Basis zu ruhen. Zweitens hat es den Anschein, als ob der Oberschenkel des Fragmentes nicht recht an die Statue
gepasst habe. An dieser nmlich verluft der Contur der Ansatzflche in der Leistenlinie, whrend jener, vom Knie aus betrachtet, nicht
Mag
so in
der Statue das Zusammenpassen der einzelnen Stcke Schwierigkeiten gemacht haben, so waren es in den oberen wohl die durch die
Reste der
Arme gegebenen Bewegungsmotive, deren Algardi nicht Herr werden konnte. Die linke Hand sollte die in die Hhe stei-
am
linken
Oberschenkel, und wre, wenn weiter hinausgezogen, weil in ihrem Ursprnge schon sehr schmchtig, im Verhltnis zur Statue als dnner
Faden erschienen.
Demgegenber besteht die von Algardi angefertige Ergnzung der unteren Gliedmassen aus einem einzigen Stck. Sie zu befesti-
:U2
L.
FALLAT
gen bedurfte
es keiner Klammera ('), weil der brige Krper an sich schon sicher auf diesem Untergestell ruhen wrde. Zur Verbindung sind wahrscheinlich im Innern der beiden Beine Dbel einge-
lassen
Der linke Oberschenkel ist um 0,03 m. lnger als der des Fragmentes, und die in die Hhe gehende Schlange sowohl
(-).
antike
{^).
Ausserdem
Rechte gegeben und durch dieses hsslich wirkende Auskunftsmittel die Wirksamkeit der beiden Arme auf einen und denselben Punkt
vereinigt.
dem
Somit wre die Erzhlung von dem Fragmente, das erst, nachAlgardis Werk vollendet war, gefunden worden sein soll, als
welchem wir
sie
und hat Algardi wirklich nicht Statue und Fragment zu einem ertrglichen Ganzen zusammenzufest,
bringen vermocht, so erhebt sich, trotzdem dieselben in Material, Grsse und Stil bereinstimmen, dennoch der Zweifel, ob sie in
der That Teile desselben
Werkes
die
sind.
einmal
Statue von
dem
Algardi' sehen
welcher
sie
kam
4) werden auch wir sie ohne weiteres fr einen Herakles (s. Fig. erklren ? Ohne Zweifel die athletischen Krperformen, die Bil:
die Binde in
dem
letzteren lassen
(1)
Mit einer
Klammer
ist
der linke
Arm
Loch, dessen Grsse den brigen an Statue und Fragment befindlichen Klammerlchern entspricht, ist mit Gips zugeschmiert.
l)as
(2)
Mit
;
Statue nicht
Marmorstckchen geschlossene Gusskanle finden sich an der doch sind die modernen Stcke in der Naehe ihres Ansatzes
mehrfach
(3)
geflickt.
Die vier Lcher in dem Kopfe der Hydra werden von einem Versuche herrhren, mehrere aufwrtssteigende Schlangen daselbst zu befestigen.
die
{*) S. Koscher, Mythol. Lexikon Sp. 2198 f. und 2224 (Furtwngler) und von Urlichs gesammelten Darstellungen. (5) Ein anderes Beispiel der Leichtglubigkeit Maffeis findet sich ver-
Rmer
I S. 278.
343
keine andere Deutung zu. Auch dass er im Kampfe begriffen ist, werden wir sofort einrumen. Aber dass seine Gegnerin die Hydra
sei,
kommen denn
;
so wie
er mit
Arme
der
hlt,
kann
Hydra mit
mit
hoch
zerschmettern,
erschlagene
phaee ruhig im
Ungetm Arme
Siegestro-
halten.
Dagegen fgt
eines Herakles, der
sich
Haltung und
im
gen dieser Scene giebt es in grosser Zahl. Darunter sondern sich die Eundbilder
und
Keliefs,
die
allem
interessieren,
von
Bildungen abgesehen
typen
FIG. 4.
:
in folgende
Haupt-
1) Aelterer Typus.
Herakles auf
dem
Hirsche das linke Knie
in
dem
mit
den Rcken
ist
und stemmt
ist
sich
Wucht
lich
auf sein
Geweih. Geschaffen
im
fnften Jahrhundert.
Vertreten
nur in
archaisie-
renden Reliefs:
a) London, Brit. M.ua. Ancient Marbles II, 7; gross in den
Specimens of ancient sculpture by the society of Dilettanti Vol. I, pl. 11. Mller- Wieseler, Denkmler I, 49. Herakles, brtig, hat das
Geweih an den Enden gefasst und zwngt sich frmlich hinein. b) Basis mit Heraklesthaten im Kapitolinischen Museum. Visconti, Mus. Pio-Clem. IV Taf. b III, 7 Heibig, Fhrer I, 417
;
II,
(22)
f.
:{14
L.
PALLAT
mit weniger Kraft als in a auf das Geweih, dessen linke Stange er nahe der Wurzel gefasst hat.
2) Jngerer Typus. Herakles mit weit zurckgestrecktem rechten Bein setzt das linke Knie auf das Hinterteil des Hirsches.
Arm
ist
hoch
gehoben und etwas nach vorn gebeugt. Die ganze Haltung ist freier, mehr elegant als wuchtig. Herakles hat den Hirsch offenbar soeben
im Laufe
erreicht
sich zu reissen
und niederzudrcken.
d) Pompeianische Bronze in Palermo.
7.
S.
175
if.
Herakles unbrtig.
dell'Inst. IV, 8.
Annali
im Giardino
del lago
Dem
lteren
ttbergeneigt zwischen die Geweihstangen und sucht drcken. Im Unterschied von jenem ist der linke
niederzuso stark
Arm
gebeugt, dass die linke Hand sich nahe der Brust oder befindet. Vertreten ist dieser Typus durch
:
dem Kopfe
Florenz
103) Rom, Villa Ludovisi; 105) Paris, Louvre; 107) frher Gori III. 38 jetzt verschollen linker regia ad Pratolinum
'
'
Arm
Ufifizien
Palazzo Albani
;
III 8)
schon
linker
Arm
weniger gebeugt. Wahrscheinlich zu diesem Typus gehrig 101) Frher Rom, Farnesische Grten,
jetzt
verschollen
Florenz,
104)
(') Herr Professor Robert hat die Freundlichkeit gehabt, mir sein fr deai demnchst erscheinenden Band (III, 1) der Sarkophagreliefs gesammeltes Material an Heraklesdarstollungen zur Verfgung zu stellen. Ich eitlere die ein-
Nummern.
345
Rom,
London, Brit.
Museum.
b)
Dem
jngeren Typus nahestehend. Verschieden von diesem im Nacken des Hirsches kniet und den Rumpf
mehr nach
rechts beugt.
;
linker Arm mehr gebeugt als bei der Bronze; 127) Villa Borghese, ergnzt linker Arm; 106) Pal. Corsini; linker Unterarm hat die Richtung mehr nach oben; 126)
Pal. Torlonia
Kopf etwas
geneigt.
Unsere Statue hat, wie ein Blick auf Fig. 4 lehrt, das Meiste mit dem Typus b der Sarkophagreliefs gemein. Sie ist gleich diesem
mit der Palermitaner Bronze verwandt, doch bildet auch bei ihr die Richtung des Oberkrpers mit der des Beines einen grsseren Winkel
als
dieser der
Kopf
in
Monumenti
Bor-
ghese^ tav. 19, 20). Hingegen weicht in der Haltung der Ai-me unsere Statue sowohl von der Bronze als von dem Typus b der
kaum
anders bewegt gewesen sein als diejenigen der entsprechenden Heraklesfigur in der archaisierenden Darstellung der kapitolinischen
Basis.
Auf Grund
ist,
dieser
tung, dass der von Algardi ergnzte Torso der Rest einer Gruppe
Diese
welche Herakles als den Bezwinger des Hirsches darstellte. Annahme zu besttigen, dient folgender bis jetzt noch nicht
erwhnter Umstand. Etwas unterhalb der rechten Hfte (Fig. 4 bei) ist ein Stck Marmor abgearbeitet, dessen Ansatzflche 0,14 m. lang and 0,09 m. breit war. Algardi hat diesen Ansatz beseitigt,
weil er nichts damit anzufangen wusste. Setzt
man den
Fall, dass
hier die rechte Geweihstange des Herakles anstiess oder befestigt war, so wird seine Bedeutung klar. Nunmehr begreifen wir auch
warum Algardi das von der Hydra umschlungene Bein an Torso befestigt, wieder abgenommen und als unbrauchbar bei Seite gestellt hat. Er hat das Bruchstck einer fremden Figur dazu
vllig,
dem
bentzen wollen, jenen zu vervollstndigen. Die Gleichheit des Materials und der Arbeit mag ihn zu diesem missglckten Versuche bestimmt haben. Nimmt man an, dass wir in dem Torso und dem
316
L.
l'ALLAT
lich
Fragmente die este ZAveier Figuren vor uns haben, die ursprngdemselben Cvclus von Heraklesthaten angehrten, so erklrt
sich ohne Schwierigkeit
(i).
Den zu dem Beine gehrigen Herakles werden wir uns nach dem Vorbilde der rmischen Sarkophage und anderer spterer Monumente
ist
als
gegenber dieser BeAvegung mit ihrem Aufwand von Kraft die eine kleine Sclilange, die nach oben zu zngeln wagt, eine schwchliche Gegnerin aber alle oder die Mehrzahl der andern auch frei
;
zu bilden, war, wie schon bemerkt, im marmornen Kundbilde kaum mglich. Gben wir dem Herakles statt der Keule die Sichel in
die Rechte, so wi-de
Monumente
eine
solche Er-
gnzung Es bedarf zum Schlsse noch einer kurzen Rechtfertigung, warum wir grade die spteren, besonders rmischen Denkmler zum
Vergleiche heranziehen. Statue und Fragment stammen aus demselben Cyclus von Heraklesthaten. Es steht also frei, sie von dem gleichen Gesichts-
punkte aus zu beurteilen und das eine Stck zur Datieiung des andern wie umgekehrt zu benutzen. Aeltere und jngere Motive
sind in der Composition der Statue gemischt. Ebensowenig einheitlich ist ihr Stil. So hat der Kopf, dessen Bau und dessen Haar auf Vorbil-
manche Verwandtdie
Bildung
Augen an Skopasische Kpfe. Die Verhltnisse vollends, wie das des Kopfes zum Krper oder das des Rumpfes zu den Gliedder
massen, zeigen sich von lysippischer Kunstweise beeinflusst. Die Muskeln sind krftig entwickelt, ohne, wie das bei nachlysippischen Heraklesfiguren so hufig der Fall ist, das Knochengerst zu
(1)
ist eine
verschiedene.
An dem Frag-
ment
Gesichte der Hydra und einem der kleinen Schlangenkpfe alles in bestem, fast tadellosen Zustande. Dagegen hat die Statue auf der Vorderseite von oben bis unten geflickt werden mssen, und ihre Kckist
dem
seite ist,
obwohl gut erhalten, doch lange nicht so glatt wie das Bein des Fragmentes. Von einer durchgehenden modernen Ueberarbeitung der Statue, von der in der Beschreibung Roms III, 1 S. 145 N 32 die Rede ist, vermag
ich nichts
wahrzunehmen.
347
berwuchern.
Deutlichkeit
Dieses
kommt
sogar
z.
B. an der
zum
Vorschein,
Weise ge-
des
An dem Fragmente andererseits fllt die barocke Form Hydrakopfes (') auf. Man mchte, wenn das sonst angngig
wre, allein ihretwegen das ganze Stck fr modern erklren (-). Doch auch in andern Dingen ist mehr auf decorative Wirkung
denn
auf Natrlichkeit gesehen. So sind die Schlangenbrte (^) ornamental zurecht gedreht; aber was noch bemerkenswerter: es bildet der Unterschenkel des Beines zu dem Schlangenleib der
alles
ebrige aus
und
durch Vertie-
fung seines Conturs der Anschein erweckt, als sei aus der Schlange
ein Stck
herausgenommen und
die
Wade
eine der kleinen Schlangen zum Teil im Oberschenkel, anstatt dass dieser ihr oder sie ihm ausweichend nachgj9.be.
(1)
linke
Das Gesicht ist unfertig. Das linkeOhr war nie ausgearbeitet. Die Mundecke ist ausgebrochen und die Nasenspitze beschdigt. Hals und
Brust sind glatt gearbeitet. Den Brustansatz bedecken vier Reihen von Schuppen auf dem Rcken sind es ihrer acht.
;
(*)
Armellini, Sculture del Campidoglio, Text p. 7 nennt es ein u CaXVII und folgt offenbar darin
Museo Capitolino
Della
gamba
lo
e del
che non
mi
giustifica.
Non
neue
ho veduto ancora
marmo pi
di questo
ammanierato,
neue
spire, e
del ginocchio, del piede e de'' del secolo XVII, e in quello forse joe" ristauro di qualche anticha statua ebbe i natali n. Es folgen Bedenken wegen des mit Schlangen behaarten Wei-
der von den antiken Schriftstellern weder der Hydra noch der Echidna beigelegt werde (s. ber diesen Punkt Urlichs a. a. 0.) darnach Che sar die Worte dunque ? un Capriccio moderno e senza fondamento. un soggetto niente interessante alle vostre ricerche. Mori weiss also anscheinend nicht, dass das Bein zu der von Algardi ergnzten Statue gehren soll.
berkopfes,
; :
848
I..
PALLA.T,
man
wenn berhaupt, schwerlich vor dem zweiten vorchristlichen Jahrhundert suchen drfen. Nimmt man dazu die Mischung verschiedenartiger
sie
in Composition
und
wahrgenommen haben,
so liegt
der Schluss
nahe, dass
Heraklesabenteuern, aus
Knst-
Hadrians oder der Antonine geschaffen habe. Die Behandlung des 'kurzgelockten Haares des Herakles weist uns in eben diese Periode.
L.
Pallat.
SCAVI DI BOSCOREALE
II sig.
fatto, in
un fondo
sua propriet distante da Pompei circa k. 1,50, uno scavo che ha dato e dar ancora risultati interessanti. Si tratta di una villa, che
di
pu dire semplicemente rustica, contenendo essa un piccolo bagno evidentemente non destinato all'uso della famiglia rustica ma del proprietario, il qule dunque qualche volta vi dimoraya; non
si
per conseguenza, se le
cetto
il
parti finora
una
villa rustica,
probabile per
(Co-
scavo
verr
fuori
Lo scavo
Lo
visitai in
uno
degli Ultimi giorni di Settembre e poi nuovamente il 27 Ottobre, questa volta insieme col sig. architetto Holzinger, dalla cui intel-
dovuti
disegni
la pianta che
accompagnano
questa relazione. Preziose notizie intorno ai risultati posteriori alr ultima mia visita mi furono gentilmente comunicate dal sig. De
Prisco. I lavori continuano, e si
l'intero stabile.
pu sperare di veder dissotterrato Intanto non sar discaro ai lettori di questo Bullet-
pi che esse contengono qualche particolare di interesse non comune. ci dipende in gran parte dal fatto che la villa, a differenza di
quasi tutte le case di Pompei, non e stata, a quanto pare, ricercata dopo essere stata sepolta sotto le masse vesuviane cos\ vi si trovano al posto loro cose che in quelle si cercano invano. In fatto non
:
un sostegno (in bronzo) di un oggetto a tre piedi, che poteva essere un candelabro o un tripode, ed altro. Ma non e mia intenzione par2.3
350
lare adesso di questi
A.
MAU,
Mi
e di quanto vi e di particolare nelle parti finora scoperte, La pianta che diamo qui appresso fu eseguita, parte sopra ap-
De
baster
per
sopra notizie comnnicate dal pu pretendere a piena esattezza topograa dare un' idea deH'assieme ed agevolarne la
parte
descrizione.
FIG. 1.
Nel vano a
si
presnri-
vono per la yilla rustica Varrone de r. r. I 13, 2. Vitr. VI 9 (6), 1, Colum. 16,3. Era circoscritta da muri su tre lati; sul quarto
lato,
cui
si
ma
eravi invece del muro una grande scansia di legno, VIII, di vede l'impronta nella cenere. Non se ne conosce la profondit, era superiore a 2 m. a giudicarne dalle impronte delle travi che
NE,
SCAVI DI BOSCOREALE
351
s'inoltrano nella cenere. Stante una profondit cosi. grande si pii ritener per certo che fosse accessibile anche daH'altro lato. Accanto
SE
NO
una
il
scala,
primi gradini in
muratura;
muro SE,
una
sta
il
focolare, V, di
si
m. 0,80
NO
e di altezza
poco minore
il
nel piano
si
sembrano indicare
La eulina ha
da un ampio
(1. c.)
il
SO
presse l'angolo S,
peristilio b
conformemente
al precetto di Vitruvio
in Corte eulina
quam
sta proprio presso quell'angolo del peristilio (nel qule potremo rav-
muro
NO
del por-
NE
un vano e (non ancora scavato) coperto da un tetto a due pioventi lungo almeno m. 14 e che si pu credere la cella vinaria,
riconosce
il
SE
del peristilio
non
e scavato,
ma
vi
fu constatata
1'
esistenza di
grandi dolia.
11 tetto del portico
NE
NO
da colonne,
sul lato
pilastri con mezze colonne addossatevi,, alti questi come quelle m. 2,75, ed ha nel suo mui'O SO una larga porta, tanto larga da potervi entrare anche dei carri. Sul lato NO poi della corte evvi prima la camera rustica d^
:
SO da
tuttora vi
si
vedono delle
a chiodi di ferro infissi nelle pareti. Seguono due cubidi cui e ha le pareti dipinte a fondo rosso, g a fondo bianco,
ambedue
nell'ultimo stile pompeiano, e fra esse il corridoio /", che conduce a parti non ancora scavate. SO poi di g evvi l'angolo S
quanto pare) un vano d'ingresso, che ha nel muro NO il portone, verso SO una finestra chiusa da inferriata qui fu trovato uno scheletro. Nell'angolo S di s'incontr l'impronta, mideU'ediflzio;
e (a
rabilmente conservata. Tun armadio di legno, chiuso sul lato NE da una porta a due battenti, di cui le cerniere in osso si trova-
352
A..
MAU
rono tutte al loro posto. Quando lasciai Pompei, ne doveya essere scavi. eseguito il gesso per ordine della Direzione degli
II cubicolo
1.
c: vilici
Slle pareti di e son conservati due quadretti: nel mezzo sorge 1, a. 0,37, 1. 0,38. Paesaggio
;
una
riipe, co-
sin. im uomo a cavallo, che galoppa verso perta di cespugli. a sin. verso lo spettatore. sin., ma nel momento rappresentato volge un cervo che fugge verso d. Egli alza il giavellotto per colpire
2.
a.
0,36,
1.
0,38.
Due
riore a
d.
un
frutto giallo.
Sui lati
del tutto
NO
SO
simile
a quelli di
il
NO
parte),
il
tepidario
l,
il
tepidario ed
il
verso
NO. Sul
lato
SO
il
;
e sul lato
il
sig.
De
Prisco che
labro, di
teriori,
sporge dal muro la bocca (io bronzo) di un tubo di acquedotto: e curioso che manca il rubinetto; forse qui e cosi pure nel tepidario della grande casa
nell'apertura
conservata
is. V. 2 (questo Bull. VIII. p. 54) stava infilato l'ultimo pezzo che lo con-
teneva.
II tepidario
ed
il
mezzo
per
era
rivestita di
marmo
il fondo, un'apertura semicircolare, per la entrava in una caldaia (di piombo) semicilindrica soqule l'acqua vrapposta al condotto per cui il fuoco passava sotto il pavimento: apparecchio ben noto dalle Terme stabiane di Pompei (Over-
beck-Mau Pompeji
a mantenere
il
calore dell'acqua.
230; questo Bull. VI, 1891 p. 267) e destinato AI disopra dell'apertura semicir-
ci che
Ma
veramente unico e
SCAVI DI BOSCOREALE
il
353
noto che nei bagni public! di Pompei, tanto neue Terme il foro, si osservano le irapronte
;
delle tre caldaie per l'acqua fredda, tiepida e calda e nelle Tenne stabiane pare certo che un tubo si dirigesse dalla caldaia dell'acqua tiepida verso il labriim delle donne. In uno stabilimento private
(questo Bull. III, 1888, p. 204) si riconoscono le impronte di due caldaie, per l'acqua calda e tiepida, mentre l'acqua fredda era contenuta, a qualche distanza, in una vasca murata. Qui pure fu osser-
vato un tubo che portava l'acqua tiepida al labrum, mentre presse la caldaia dell'acqua calda si riconobbe soltanto la impronta del
tubo destinato a vuotarla. Tutti questi dunque sono miseri avanzi. Meno ancora son conservate le parti corrispondenti nei bagni di
varie case private, in
modo che
modo come
Ora nei bagno scoperto nei fondo De Prisco e completamente conservato non soltanto la caldaia dell'acqua calda ed il recipiente
dell'acqua fredda (non vi ft
tiepida)
ma
anche
piombo con
le loro chiavi.
Dei
perde ancora nelle parti non scavate ma h fatutto il resto e chiaro fin da ora. cile indovinarne l'andamento
;
Diamo
qui appresso
il
354
A.
MAU
modulo alquanto pi
di fa-
per l'acqua fredda. Essa e quadrangolare, 0,64. Dal lato SE, presso l'angolo S, a 0,84 per 0,91, profonda m. 0,50 dal fondo, vi imbocca il tubo d' immissione, proveniente
piombo
NE,
dal fondo,
ne
esce
un tubo, con
scende sul pavimento e quindi si dirige verso NE. Ne e conservato un piccolo tratto soltanto, ma pu ritenersi per certo che
somministrasse l'acqua al bagno freddo. Siccome cioe, come vedremo in appresso, l'acqua non proveniva da un acquedotto, ma era acqua piovana, cosi rimane escluso che il frigidario avesse
il
praefurnium
n.
m. 1,95, del diametro di m. 0,59 (comprese le pareti) di due cilindii di piombo ed ha superiormente un'apere composta tura del diametro di m. 0,35 all'incirca, che fu trovata chiusa da
Questa, alta
un
rozzo
coperchio
il
di
creta.
Essa
il
posta
sopra
la
fornace,
dalla qule
solito
sumil
(p.
pa-
vimento
1
sospeso
dal
caldario.
La
parte inferiore
caldaia,
e
m.
circa,
e rinchiusa in
un manto
di fabrica grosso
fra
l
m. 0,15,
muro
si
mmi
podio
dalla
dirigono
che diamo qui appresso perche li mostrano uno per uno. II primo tubo e semplicemente un tubo d'immissione portava l'acqua fredda dalla cassa nella caldaia, dentro alla qule discende
:
fi evidente lo scopo: l'acqua fredda doveva fondo senza mescolarsi con l'acqua calda che effluiva raggiungere dalle parti superiori provvedimento che oggi si direbbe superfluo.
La
chiave
si
II secondo
chiudeva quando la caldaia era piena. tubo si biforca prima di raggiungere la caldaia, e
l'altro prosegue,
dei due
e sul podio
SCAVI DI BOSCOREALE
355
perde nella parte non scavata. itengo per certo che passando lungo il lato esterno del muro SO del caldario andasse a sboccare nella
(vd. sopra p.
sta al disopra
tima cd aperta
temperatura.
l'altra, il
356
A.
MAU
;
Anche
il
terzo tubo si
biforca
cal-
daia, l'altro, entrato nell'angolo fra essa ed il muro cui dossata, va a sboccare nella vasca del bagao, appena sopra
ad-
mar-
calda; raescolandole
^f?s^~^^"?f-'^>'?t5%"its
il
fondo,
un breve tubo,
vuotare la caldaia, mettendo qualche recipiente sotto la bocca, II tubo d'immissione, che dissi proveniente dalla corte b, proviene pi precisamente da una cassa di piombo IV, grande 0,446
0,50, profonda 0,33, sorretta da
lato
X
il
:
un
NE
portico NK, In questa cassa non imbocca alcun tubo d' immissione essa doveva essere riempita a mano e per poterlo fare, un gradino
;
NO.
L'ac-
qua
la cui
bocca
Il.sta a
SO
del
tetto
appie per mezzo di un tubo di piombo (diam. 0,10, lungo 0,23)che scendeva dal tetto stesso a poca distanza dalla bocca di cisterna presse
portico
;
ma
e notevole
che esse
furono
raccolte
del
la colonna angolare.
alla
bocca
di
SCAVI DI BOSCOREALE
357
cisterna (verso
una vasca
in
SO) sta, addossata al podio che congiunge le colonne, muratura I, i cui muri sutre lati (non il podio)
erano superiormente rivestiti di legno e che poteva essere un lavatoio. Sil questa vasca fu ritrovata una grande secchia di bronzo,
servita senza diibbio per attingere l'acqua alla cisterna.
Aggiungo un particolare curioso. II prefurnio era coperto a volta, ma traraezzato ad uoa certa altezza. Lo spazio fra la volta
tramezzo fu trovato riempito di una sabbia nera, che potrebbe essere arena di mare. La parete poi fra questo vano superiore ed il caldario, con le sue tegole mammate, era perforata da un buco,
ed
il
per
il
Non
ammettendo che
bagnanti
materiale
epigrafico.
qui prima di
2.
TI
iscrizioni.
SCOMBR
analoghe di Pompei, sopra un piccolo urceo, ma sopra una vera anfora delle sollte dimensioni e di forma elegante.
2.
GEMINIAN T- T- H
Geminianum,
cresciuto
un fondo Gemiiiiano ;
le lettere della
seconda riga
sono
le iniziali del
nome
Di boUi
1.
di mattoni ve n'e
uno osco:
NJ333HN
358
A. MA.U,
SCAVI DI BOSCOREA.LE
Inoltre se ne trovarono:
2.
C.
L.
X
"
8042, 33: L
3. 4. 5.
47
48, ^?/:
EVMACFEROT
EROTIS
48
<7
iiiiEywiii
6.
7. 8. 9.
91: SAGINI
97
PRODMI N SILLIVS N
(cos"i
98:S^ATI
copiai)
LEVCI
A.
Ma.
SITZNGSPKOTOCOLLE
7 December: Festsitzung zum Gedchtnisse Winckelmanns Petersen gedenkt, an Winckelmann anknpfend, Brunn's und De Rossi's und ihrer Bedeutung fr die Wissenschaft und das Institut; und weist danach einen im Abguss vorgestellten Kopf des Museo Chiaramonti n. 535 als Kelten, zu denen vom Capitol Marcchi ber das und von Villa Ludovisi gehrig, nach. Helsen ber Barberinische Mosaik von Palestrina. grosse die Befestigung Roms unter Paul III und Ant da Sangallo's to:
(s. S. 320) 21 December: Ma, Ausgrabung in Boscoreale (S. 349), Bloch ber ein Stuckrelief aus dem rmischen Hause bei der
pographische Studien
Mitth. 1895). Bloch stimmt zu. nicht fixiertes Stck jener ist danach alsbald an seinen Platz Stuckreliefs vorlegt, (dasselbe gestellt) erinnert sich die Deutung des Reliefs auf Phaethon schon
Parnesina.
(S.
Dazu Petersen
ein
Barnabei, welcher
bisher noch
von jemand im
erklrt
dies
Museum
am
ansprechen gehrt zu haben. Petersen vorhergehenden Abend von dem in der Sitzung
Errata corrige.
S. 80 Z. 23 f vertausche vierte und dritte; '182Z. 3 LIevemente 193 Fig. 11 war im Zink zu schreiben Tellus statt Firenze, 220 Anm. 1 Z. 2 1. 1891, 221 Z 10 di questi, 224 Z. 4 v. u. [in], 226 Z. 3 v. u. fig. 11, Z. 8 V. u, p. 185, 228 Anm. 1 Z. 1 1. a destra.
'
INHALT.
W. Amelung, Fragment
eines
Votivreliefs
S.
aus
dem
CapitoU-
nischen Museum.
66-73.
S.
Weiblicher
162-169.
H.
S.
S.
134-161.
G. B.
A.
V.
Soldatenlisten. S.
231
f.
Ch. Helsen, Zur Sorrentiner Basis. S. 238-245. Die Porta Ardeatina. (Taf. IX.) S. 320-327
Sulla fortificasione di
gallo nel
1534
S.
Di un
antico
Ninfeo
f.
vigna
de
Cavalieri S. 332
R. Lanciani, II
Palaszo maggiore
nei secoli
XVI-XVIII.
A.
Mau, ^cavi
di
Pompei 1892-1893
S.
Antike Dattelernte.
170.
S.
Scavi di Boscoreale.
349-358.
alten Capitolinischen
L.
Hydra im
S.
Museum
C. Patsch,
(Taf. X).
334-348.
Zwei Ziegelbruchstcke aus Dalmatien. S. 233-237. E. Petersen, Statue des sitzenden sklepios. S. 74-77. Das Wunder an der Columna M. Aurelii. S. 78-89.
L'Ara Pacis Augustae. S. 171-228. Teseo nel mare (Taf. VIII). S. 229
f.
Zum
E.
Samter, Vestalinnempfer
Amazone
103-124.
90-100. 252.
S.
7PTW"
o^x^
^^^.
.i,<?'<5Q3r!
w:
--4"-
^^
?1^
^Sj
"
Ill'>H>.>.|)'
gjSgdTmrjigjj/
-in,'
,!(('
i4r^
Tav.
II e III.
o
e
/r
Roma
Futolipia Danesi
4f^;j
.;^.
f^W*-'
''
^IM
'fv-*
%^^
^1^4;^
9M^
t^'^' #.*^'^.
'i*.