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PREMESSA
1 STRAZZULLA 1989. Un'ottima sintesi sul tema in BANDELLI 2002, pp. 57 SS.
2 BERTACCHI 1989, CC. 84 SS.
3 Edilio princeps: ZACCARIA 1996, cc. 179 ss.
4 MASELLI SCOTTI, MANDRUZZATO, T1uss1 2007, in particolare pp. 38 ss., con
bibliografia precedente. Vedi anche infra.
s Si vedano i vari contributi compresi in «Antichità Altoadriatiche», 59, 2004 e in
Moenibus et portu celeberrima 2009 (in particolare T1uss1 2009a; MASELLI SCOTTI,
RUBINICJ-1 2009).
6 BONETTO 1998; BONETTO 2004, pp. 154 ss.; T1uss1 2006, pp. 336 ss.; BONETTO
2009, pp. 83 ss.
7 T1uss1 2006; T1uss1 2009a, pp. 64 ss.; T1uss1 c.s. Vedi anche LACKNER 2008.
8 T1uss1 2004; sul foro pecuario BONETTO 2007. Vedi anche infi·a.
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liviano sulla legazione inviata nel 171 a.C. a Roma dagli Aquileiesi, que
rentes coloniam suam novam et infirmam necdum satis munitam inter
infestas nationes Histrorum et 1/lyriorum esse 20, sia interpretabile proprio
come un riferimento concreto all'ampliamento delle mura 21: l'ambascia
ta, diretta conseguenza del malcontento suscitato dalla partenza del con-
20 Liv. 43 I, 5-7.
21 BERTACCHI 1965, pp. 10 s.; BERTACCJ-11 1980, p. 113. Per un'interpretazione
sostanzialmente analoga del passo cfr. Rossi 200 I, p. 123.
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22 Cfr. VEDALDI lASBEZ 1989, pp. 97 ss.; STRAZZULLA 1989, pp. 215 s.; BANDELLI
2009. Si può osservare, a questo proposito, che in Livio il verbo munire (TLL VIII, cc.
1657 s.) è più spesso riferito al sistema difensivo complessivo di una città (Liv. 34, 29, 5:
urbis terra marique munitae) e, anzi, talvolta usato quasi in contrapposizione con l'erezio
ne di una cinta (Liv. 24, 3, 8: situ tantum naturali quondam munita, postea et muro cincia).
Non è un caso che la risposta di Roma all'appello degli Aquileiesi fosse il notevole raffor
zamento del corpo coloniario, avvenuto però solo due anni dopo ( 169 a.C.) e in seguito ad
una nuova richiesta degli stessi, cfr. ROSADA 1990, p. 374.
23 MAIONICA 1893, p. 22.
24 Così ora BERTACCHI 2003, p. 20.
25 LOPREATO 1980. Come muro tardo esso è effettivamente segnalato in BERTACCHJ
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Fig. 6. Pianta e sezione dello scavo di un muro di fortificazione che taglia il trac
ciato di un decumano a sud-est del foro, 1889 (Museo Archeologico Nazionale di
Aquileia, n. 18/17).
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sito in cui sorgerà Aquileia negli anni che precedono la deduzione del
181 30, risulta altamente improbabile che la sua struttura, a maggior ragio
ne se solo temporanea, abbia potuto influenzare il progetto globale di
pianificazione della nuova colonia, e in particolare l'andamento del suc
cessivo circuito murario sui lati est, sud, ovest 31•
D'altro canto, l'ipotesi di un circuito murario originario, sorto al
momento della fondazione a coprire una superficie di poco più di 30 etta
ri, e di un ampliamento successivo alla rifondazione del 169 a.C. o
all'apertura della via Annia, non è sorretta da argomenti archeologici. In
corrispondenza del decumano che costituisce la prosecuzione urbana della
via Annia, laddove andrebbe collocato, secondo Lackner, il limite setten
trionale del perimetro del 181 a.C., non sono effettivamente mai emersi i
resti di un muro di fortificazione 32. Si può aggiungere che negli scavi
degli anni Trenta del secolo scorso Brusin poté riscontrare una diversa
tecnica di esecuzione delle fondazioni delle mura urbiche nel lato nord
occidentale (cioè proprio nel tratto del presunto ampliamento sostenuto da
Lackner) rispetto a quella evidenziata in altri settori della cinta, con il
ricorso ad una piattaforma di blocchi bugnati di calcare istriano (fig. 2).
3o Liv. 39, 54, 2-55, 4. Cfr. la puntuale ricostruzione degli avvenimenti in BAN
DELLI 2003, pp. 49 ss.; BANDELLI 2009, pp. I 05 ss. Dopo la calata in Venetiam dei Galli
Transalpini, che nel 186 a.C. intrapresero la costruzione di un oppidum a 12 miglia dal
sito di Aquileia, e l'ambasciata inviata nello stesso anno dai Romani per chiedere spiega
zioni del! 'azione, solo nel 183 a.C. il console Marco Claudio Marcello intervenne, otte
nendo il ritorno dei Galli alle loro pristine sedi anche dietro la promessa della restituzio
ne dei beni di loro proprietà, attuata da un 'apposita delegazione della quale faceva parte
anche il futuro triumviro della deduzione coloniaria Lucio Manlio Acidino, e procedendo
alla demolizione dell'oppidum (cfr. Plin., Nat. Hist. 3, 131). Nello stesso anno fu delibe
rata la fondazione della colonia, che avverrà solo due anni dopo: questo intervallo di
tempo può spiegarsi non solo con il dibattito intervenuto in Senato circa lo status giuri
dico da attribuire alla colonia (Liv. 39, 55, 5), ma anche con il perdurante impegno belli
co dei Romani ai due opposti dell'arco alpino, contro i Liguri e contro gli !stri: BANDELLI
2003, p. 59. Va rilevato che, pur dovendosi presupporre un certo movimento di legioni
nella Bassa friulana soprattutto nel triennio 183-181 a.C., nulla al momento autorizza ad
affermare che la base d'azione sia stato un castrum impiantato proprio nel sito della
futura colonia.
31 Sulla genesi del 'castrum-Typus' vedi LACKNER 2008, pp. 236 s., con riferimen
ti bibliografici. Secondo la Lackner, sul lato nord il reticolo di base "im Bereich der von
Bertacchi vermuteten Nordmauer des castrum eine deutliche Zasur aufweist" (LACKNER
2008, p. 31), con evidente riferimento al muro cui, come si è detto, accenna Maionica (vedi
supra): al di là della consistenza del dato archeologico, si dovrebbe supporre che il muro,
costruito nel 183, venisse demolito nel 181 a.C.
32 Scavi estensivi e scientifici sono stati effettuati lungo il decumano, nel secondo
isolato a est del cardine massimo, dall'Università di Trieste: per i primi risultati vedi
MEDRI 2000. Le indagini dell'Università di Padova nell'insula immediatamente a nord del
decumano potranno forse portare ulteriori elementi a favore o contro questa ipotesi.
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38 T1uss1 2006, p. 346. Cfr. anche le considerazioni generali espresse in CoARELLI 2000,
pp. 92 ss.
39 Accenni in T1uss1 2006, pp. 347 ss.
40 MANZELLI 2000, con datazione ancora sullo scorcio del III sec. a.C. Tra le sigle,
ricorre anche il gruppo AR, che in passato era stato sciolto in Ar(iminum o -iminensium)
(MALNATI, VIOLANTE 1995, p. 117) ovvero, se letto in maniera retrograda, Ra(venna o
-vennalium) (REBECCHI 1998, p. 191 ): in entrambi i casi, la sigla avrebbe contenuto un
riferimento "ufficiale" ai responsabili della costruzione delle mura, chiamando in causa
l'iniziativa della colonia di Ariminum ovvero quella della comunità ravennate. Resta
comunque il fatto che tale ipotesi non dà conto delle altre numerose sigle alfabetiche o
numeriche rinvenute sui mattoni della cinta. Sul problema vedi anche BANDELLI 2008, p.
46. Va sottolineato, inoltre, che in un altro caso di fortificazioni della seconda metà del III
sec. a.C., quello di Reggio Calabria, il carattere ufficiale delle scritte (1:axÉoov e 'P1iy(voov)
impresse con punzoni sui mattoni della cinta appare decisamente più esplicito (MALNATI,
VIOLANTE 1995, p. l 17, con bibliografia precedente). Benché l'osservazione non sia stret
tamente pertinente, vale la pena di sottolineare che è impressa con un punzone anche la
scritta Galicos colonos su un guttus rinvenuto nel territorio gallico e piceno oggetto di
distribuzione viritana nel 232: da utimo BANDELLI 2008, p. 47.
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Fig. 8. Tratto delle mura repubblicane, scavo 1988 (da T1uss1 2006).
Fig. 9. Sopra il mattone con sigla SP (da T1uss1 2006); sotto facsimile della sigla
desunta dalla fotografia (C. Tiussi).
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fase si può far risalire anche il primo decumano a nord del foro, che lam
biva a sud il Comitium, come avviene a Fregellae 47, e che fu successiva
mente interrotto, forse, dalla monumentalizzazione del foro 48.
Per il resto, appare al momento difficile, sulla base dei dati disponi
bili, andare molto oltre queste considerazioni. Ne consegue che anche la
ricostruzione della scansione insulare risulta al momento solo parziale,
benché non siano mancate alcune ipotesi di restituzione del piano pro
grammatico complessivo.
li primo tentativo in questo senso è stato operato da Maria José
Strazzulla (fig. 10), che ha evidenziato l'importanza degli isolati colloca
ti a fianco del cardine massimo, a nord e a sud del foro, le cui dimensioni
sono indicate in 450 piedi di lunghezza (circa 142 m) e in 360 piedi di
larghezza (3 actus, 106 m circa): a queste misure andrebbero sommate le
ampiezze delle sedi stradali, calcolate in 30 piedi (circa 9 m). Moduli
diversi in ampiezza sono riscontrabili soprattutto negli isolati collocati
lungo il settore orientale delle mura (240 e 180 piedi) 49.
Dal canto suo, Maura Medri, prendendo le mosse dall'isolato ogget
to di studio da parte dell'Università di Trieste e da misurazioni strumen
tale più precise, ha indicato come modulo-base un'insula di 460 x 340
piedi (135,7 x 100 m circa), che, riproposto su tutta l'area intramurana,
darebbe vita a 15 isolati, cui sarebbero da aggiungere altri 7 di modulo
diverso (fig. 11) so. Alla studiosa si deve anche un'ipotesi di suddivisione
delle insulae in parcelle di misura pari a 29,5 x 41,30 m, che assomme
rebbero in tutto a 164 unità residenziali 51.
Un disegno originario più semplificato della griglia urbana, che non
comporta una quota prefissata per le sedi stradali, è l'ipotesi espressa
recentemente da Maria Pia Muzzioli, la quale ritiene plausibile un modu
lo di 480 x 360 piedi (4 x 3 actus) esteso su tutta la superficie della città,
salvo le zone più prossime alle mura e l'area del foro (fig. 12) 52. Il foro,
posto all'incrocio dei due assi viari più importanti, interrompe questa
vanti da un calcolo teorico effettuato tenendo come base le dimensioni del foro (MENG 1993, p.
302 e fig. 6), che non può che riferirsi al piano programmatico iniziale della colonia.
47 T1uss1 2006, p. 350.
48 Discussione in T1uss1 c.s.
49 STRAZZULLA 1989, pp. 191 SS.
so MEDRI 2000, cc. 313 ss. Lo spazio utile all'interno degli isolati, togliendo le
quote riservate a botteghe e marciapiedi, sarebbe pari a 400 x 280 piedi.
51 MEDRI 2000, cc. 314 ss. Una discussione sull'ipotesi, proposta anche sulla base
delle recenti riflessioni a proposito dell'urbanistica di Cosa e di altre colonie latine, si
trova in Muzz1ou 2004, pp. 137 ss., con riferimenti bibliografici
52 Muzz1ou 2004, pp. 136 ss. Per via indipendente, sono queste le misure assegna
te alle sei insulae disposte a fianco del cardine massimo, a nord e a sud del foro, anche in
LACKNER 2008, p. 32.
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IL FORO
53 Muzz1ou 2004, pp. 16 s., in cui l'asse est-ovest, posto sull'importante allinea
mento canale Anfora-via per Tergeste non è considerato identificabile con il decumano
massimo della centuriazione. Non si comprende su quali basi Eva-Maria Lackner individui
il decumano massimo nel tratto urbano della via Annia, cfr. LACKNER 2008, p. 32.
Nell'ipotesi proposta da Muzzioli, rimarrebbero esclusi dalla superficie dell'area forense
gli edifici del Comitium e del Macellum, mentre vi sarebbe incluso lo spazio poi occupato
dalla basilica forense.
54 Fenomeno, questo, riscontrabile in molte colonie della Cisalpina, come Luca,
Ariminum, forse Bononia e Parma: cfr. già STRAZZULLA 1989, p. 196; MUZZIOLI 2004, p.
137; T1uss1 2006, p. 351, con ulteriore bibliografia.
55 8ERTACCHI 1974, p. 387.
56 T1uss1 2006, p. 351. Gli isolati creati da questo cardine sono decisamente più
stretti (circa 4 x I actus): cfr. LACKNER 2008, p. 32.
57 Ringrazio per l'informazione Jacopo Bonetto, che dirige gli scavi dell'Universi
tà di Padova nell'area dei fondi Cossar e che ha iniziato nel 2009 l'indagine del cardine
ancor oggi visibile.
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58 Da ultimo T1uss1 2006, pp. 351 ss.; T1uss1 2009a; T1uss1 c.s. In questo senso
anche LACKNER 2008, p. 33. Contra, BERTACCHI 2003.
59 T1uss1 2006. Cfr. ora le schede in LACKNER 2008, pp. 20 ss. (Alba Fucens), 80 ss.
(Cosa), 95 ss. (Fregellae), 139 ss. (Paestum).
60 Vedi T1uss1 2006, pp. 354 ss.; LACKNER 2008, pp. 260 ss., con ampia bibliografia
precedente.
61 CARAFA 1998; AMICI 2004-05.
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62 COARELLI 1985. Cfr. MOURITSEN 2004; T1uss1 2006, pp. 356 ss.; LACKNER 2008,
pp.260 ss.
63 T1uss1 2006; T1uss1 c.s.
64 T1uss1 2006, pp. 362 ss.; MASELLI SCOTTI, MANDRUZZATO, T1uss1 2007, pp. 36 s.;
Foro orientale 2007, pp. 40 ss.
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Fig. 15. "Pozzetti" nell'area forense di Aquileia. A-B. lato lungo occidentale,
scavi 1992 e 2006; C. lato breve settentrionale, scavi 2007.
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65 MOURITSEN 2004, pp. 54 ss. (con la replica di COARELLI 2005); LACKNER 2008,
pp. 274 e 279 s.: benché orientata a negare l'utilizzo dei "pozzetti" per i saepta, la studio
sa non lo esclude del tutto (LACKNER 2008, pp. 221 e 286).
66 La formulazione più completa in TORELLI I 99 I; da ultimo COARELLI 2005.
67 ZACCARIA 1996, cc. 179 ss.; MASELLI SCOTTI, ZACCARIA 1998, pp. 130 ss. Sulla
possibile titolarità del tempio vedi T1uss1 2006; T1uss1 2009b, p. 394, in cui sono riportati
anche i pochissimi dati sugli spazi di culto repubblicani della colonia. In generale,
LACKNER 2008, p. 266. Sul personaggio e sul problema della datazione della via Annia
vedi ora DONATI 2009.
68 T1uss1 2006, p. 370. LACKNER 2008, p. 34, pensa piuttosto al lato breve setten
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C. T.
IL PORTO FLUVIALE
69 Le struttw-e portuali furono viste e riportate nella Fundkarte alla fine dell'Otto
cento, senza identificarne la loro fìmzione, cfr. MAI0NICA 1893. Solo negli anni Venti del
secolo successivo Giovanni Brusin ricercando le mura di Aquileia, riconobbe il porto e,
dopo lo scavo, ne valorizzò la sponda occidentale: si veda BRUSIN 1934 e i suoi articoli
nella rivista «Aquileia Nostra» dal 1930 al 1933; successive indagini e riflessioni in
CARRE, MASELLI Scon1 200 I; cfr. anche BERTACCHI 2003, pp. 35-36; MASELLI Scon1,
RUBINICH 2009, pp. I03-105 dove vengono esaminati anche i dati più recenti emersi nelle
indagini nella zona portuale settentrionale.
70 A Monastero, zona nordorientale di Aquileia, attraverso sondaggi geognostici, si è
potuto collegare un ponte di almeno 38 metri al punto di confluenza dei due corsi d'acqua
riferibili al sistema idrografico che alimentava il porto canale, si veda CARRE 2004; sul siste
ma idrografico aquileiese, parzialmente scomparso, cfr. ARNAUD-FASSEHA et a/ii 2003.
71 Da ultimo per la zona più settentrionale cfr. MASELLI Scon1, MANDRUZZAT0,
T1uss1 2004.
7 2 CARRE, MASELLI Scon1 200 I, p. 214; sulle fasi della zona indagata dal!' École
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Fig. 17. Resti delle strutture portuali (gradinata, a sinistra) precedenti l'impianto
della prima età imperiale (magazzini, a destra).
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forse un edificio porticato, situato a ovest del porto (fig, 18). Rimane,
tuttavia, il problema cronologico, riguardante i tempi e i modi della fun
zionalità del po1io fluviale, problema che la recente scoperta del relitto di
Grado 2 con anfore grecoitaliche della fine del III sec. a.C. (fig. 19) 74
ripropone anche per il periodo precedente alla fondazione 75. Se dobbiamo
prendere alla lettera il testo di Livio, il quale racconta che il console C.
Claudius Pulcher raggiunse per nave Aquileia per proseguire la guerra
contro gl'Istri, nel 177 a.C., si potrebbe dedurre un'operatività, anche
limitata, dello scalo aquileiese. Sulla base di altri indizi, sembra tuttavia
che il decollo dell'impianto portuale della colonia dovette compiersi
soprattutto all'indomani dell'invio del supplementum del 169 a.C. La
notevole quantità di frammenti bollati di anfore rodie, ad esempio, testi
monia che la consistente importazione del vino dall'isola del Dodecanneso
ha inizio già negli anni Sessanta del II sec. a.C. e assume contorni di con
tinuità a cavaliere della metà del II sec. a.C. (fig. 20) 76• Del resto il perio
do che coincide con il supplementum coloniario del 169 a.C., come si è
già accennato, si rivela decisivo per l'organizzazione urbanistica e territo
riale della colonia anche in altri settori. Si pensi all'ipotesi, assai plausibi
le, circa il coinvolgimento del triumviro M. Cornelio Cethego nelle ope
razioni di bonifica e di sistemazione idraulica del circondario 77, e al ruolo
avuto nel campo dell'edilizia sacra di rappresentanza dall'altro triumviro,
T. Annio Lusco 18.
STRUTTURE DI MERCATO
74 Per la notizia del relitto con anfore grecoitaliche cfr. ToRTORICI 2002.
75 Attestano la presenza di un centro a carattere emporiale a partire dal V sec. a C.
i numerosi materiali provenienti da area veneta, etrusco padana e magnogreca, rinvenuti
specie nella zona a settentrione del foro: cfr. MASELLI SCOTTI 2004 e V1TR1 2004.
76 Si noti la serie degli eponimi continua dal 152 al 146, cfr. T1uss1 2007.
77 STRAZZULLA 1989.
78 Al triumviro veniva anche attribuita la costruzione della via Annia e dunque il
collegamento stabile con i centri dell'area veneta: sulla questione, c fr. da ultimo T1uss1
2004, pp. 260 s. Va rilevato, tuttavia, che un recentissimo rinvenimento epigrafico attribu
isce a T Annius Ri!fi,s la realizzazione del tracciato stradale cfr. DONATI 2009. L'ipotesi era
già stata formulata in 80s10 I 991, sulla scorta delle considerazioni di DEGRASSI l 955, p.
263 SS. e DEGRASSI l 956, p. 35 ss.
79 CJL V, 83 13 = GREGORUTTI 1883-84, pp. 383 ss., n. I 02 = Supplementa italica
125 = CIL2, 2197 = JLLRP 487a = Jmagines 208 = lnscrAq, 5; cfr. CHIOFFI 1998; Cl·IIOFFI
1999, p. I 09, n. 5.
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LA PRIMA FASE DELL'IMPIANTO COLON!ARIO DI AQUILEIA
80 T1uss1 2004, pp. 258 ss.; da ultimo SONETTO 2007 mette a confronto le diverse
proposte di localizzazione del mercato caprovino.
81 L'ipotesi è di Luisa Bertacchi in base ai risultati dello scavo d'emergenza fatto
presso il fiume cfr. da ultimo BERTACCHI 1980, p. 145, e BERTACCHI 1990, p. 645.
82 Sulla presenza di Ercole quale nume tutelare della pastorizia nell'Italia nord
orientale cfr. ZENAROLLA 2008.
83 MASELLI SCOTTI, T1uss1 1999 postulano un uso residenziale del complesso;
riprende l'argomento T1uss1 2004, pp. 270 ss., in particolare nota 38.
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Fig. 22. Pianta del complesso dei cosiddetti "mercati" a sud del fiume Natissa ( da
T!USSI 2004).
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LA PRIMA FASE DEll'JMPIANTO COLONJARJO Di AQUJLEJA
Fig. 23. Aquileia, livelli di riempimento del canale Anfora: resti di fauna.
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Qualche accenno meritano anche i dati finora disponibili circa gli ele
menti strutturali del primo pe1iodo coloniario indagati recentemente con meto
do scientifico, in particolare nell'impo1tante sito dell'ex-Essiccatoio Nord (fig.
1, 11. 13).
Come è ben noto, la piana alluvionale su cui sorge Aquileia è caratte
rizzata dalla presenza di numerosi corsi d'acqua ora spariti: esemplificativo
è il caso dello scomparso Natiso cum Turro, di pliniana memoria, che avreb
be alimentato il porto canale; il paesaggio antico era caratterizzato da zone
emergenti entro specchi d'acqua e paludi. Le recenti indagini archeologiche
e paleoambientali hanno rivelato l'attività necessaria all'insediamento
umano in un ambiente umido 91; ciò si evidenzia, con modalità diverse, a
partire dalla prima età del ferro quando nella zona a nord del foro il villaggio
protostorico, collocato su zone naturalmente elevate ma vicine ad un corso
d'acqua, ha bisogno di una bonifica, realizzata con pali verticali e travi
orizzontali di quercia, elementi tutti disposti secondo un preciso orienta
mento nordsud-estovest, per permettere l'edificazione al di sopra delle
capanne dell'abitato (fig. 24) 92.
Quanto alle strutture di età romana, di cui è non è facile I 'attribuzio
ne ad edifici pubblici o privati, data la rilevante umidità esse, per la loro
costruzione, hanno sempre avuto bisogno di opere di bonifica e drenaggio,
ottenute con diverse metodologie, dalle anfore e materiali ceramici dispo
sti entro trincee sopra cui si innalzavano i muri, a strati di riporti artificia
li, anche di rilevanti dimensioni (1,60 m) dove si alternavano ghiaie a
livelli di sabbie, compattate da frammenti anforacei o tegole disposte ver
ticalmente, tecnica di bonifica in uso ancora alla fine del I sec. a.C. 93•
Sempre a questa esigenza va ricondotto lo scavo per un "pozzo", profondo
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LA PRIMA FASE DELL'IMPIANTO COLONIARJO DI AQUILEIA
Fig. 24. Aquileia, ex-Essiccatoio Nord. Strutture di bonifica dei età protostorica
e di età romana.
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F. M. S.
I MATERIALI CERAMICI
Il riempimento del "pozzo", in effetti una profonda buca per far con
fluire le acque a scopo di drenaggio, ha restituito un complesso di mate
riali particolarmente interessante per abbondanza e stato di conservazione
dei reperti 95•
La maggior parte dei contenitori rinvenuti sono in ceramica comu
ne depurata; si tratta quasi esclusivamente di forme chiuse, verosimil
mente utilizzate per attingere, trasportare e conservare l'acqua. Sono
prevalentemente grandi brocche, con imboccatura larga o stretta, una o
due anse, ventre ovoidale e fondo piano, che trovano confronto in ambi
to locale con materiali di probabile origine veneto-adriatica rinvenuti in
contesti di pieno II sec. a.C. (figg. 25-26) 96• Tutti gli esemplari aquile
iesi presentano un impasto di colore beige-rosato, ben depurato, di pro
babile origine adriatica, attestato anche in altre forme, tra le quali spic
cano una capiente pentola a due anse e con imboccatura provvista di
versatoio (fig. 25, a sinistra) ed una hydria con versatoio a protome ani
male (fig. 26, a destra), per le quali non è stato possibile reperire con
fronti puntuali.
Ad essi sono associati frammenti di coppe e patere in ceramica a
vernice nera riferibili prevalentemente a produzioni forse locali, etrusco
padane (fig. 27, a destra, e fig. 28a-b) e, in un solo caso, ad un prodotto
d'importazione dall'Italia meridionale, in particolare da Cales (fig. 28c) 97.
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Fig. 27. Aquileia, ex-Essiccatoio Nord, "pozzo": ceramica a vernice nera e cera
mica grigia.
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a.
-
�
-c.
Fig. 28. Aquileia, ex-Essiccatoio Nord, "pozzo". a-b. Ceramica a vernice nera;
c. ceramica catena.
101 Cfr. Most na Soci l 984-85, pp. 40-41, n. 12; CALLEGHER 1987 , pp. 47-105; Altino
1999, pp. 47-48; DONAT, ZENDRON 2002, cc. 771-774; Julium Carnicum 2007, p. 50, fig.
5,5; CASSANI 2008, pp. 101-104; HORVAT2008, fig. 4, 10.
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b.
I I
�'
Fig. 30. Aquileia, ex Essiccatoio Nord, "pozzo": a. ceramica grezza, fondo di olla
con marchio anepigrafe; b. fondo di olla con marchio anepigrafe; c. coperchio
con decorazione a tacche.
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LA PRIMA FASE DELL'IMPIANTO COLONIARIO DI AQUILEIA
LM.
102 Cfr. CASSANI 2008, p. 106, nn. CCg20-CCg21; ciotole coperchio simili sono state
rinvenute anche a Duina, verso Trieste (il materiale è stato esposto ad Aquileia nel 1999,
in occasione della mostra "Prima dei Romani".
103 Per un quadro completo sulla diffusione di molti di questi materiali si rimanda al
contributo di Patrizia Donat in questi Atti
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BIBLIOGRAFIA
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