Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
CAPITOLO V
GIUSNATURALISMO, ILLUMINISMI, CODIFICAZIONI
BODIN (1530-1596)
Nel continente europeo del Settecento si identificano due aree di cultura giuridica:
francese e germanica. Per la cultura francese l’antefatto culturale è Cartesio che
propone una visione razionalistica, secondo cui la matematica è riferimento per
ogni disciplina, e Pascal. È condivisa la volontà di trovare un sistema ordinante per
rappresentare in modo completo e moderno ogni ambito della realtà.
Il suo itinerario si avvia con La coutume d’Orlèans avec des observations nouvelles
(1740). In seguito egli esegue una ricerca sul patrimonio romanistico, volendo
identificare un nuovo ordine nazionale. Compone opere creative sugli istituti
giuridici, trattando le basi scientifiche della codificazione civilistica attraverso una
serie di trattati basati sull’idea che la Francia doveva avere un unico diritto
nazionale e che lo schema generale doveva essere quello delle Instituziones
(persone/cose/azioni). Con i suoi Traiès, Pothier predispose al legislatore
napoleonico una normativa di dettaglio, sulla base dell’analisi di fonti
consuetudinarie.
Legato alle idee di Paufendorf, egli tenta di tracciare linee di demarcazione nette
entro cui comprendere la possibilità dello Stato di porre norme giuridiche cogenti,
con ciò presentandosi uno degli esponenti del liberalismo tedesco. L’honestum è
la dimensione della pace interna. Il decorum è la dimensione delle regole che
consentono di vivere bene insieme agli altri; son regole di buon comportamento,
non per niente questa si identifica come ‘età delle buone maniere’. La dimensione
giuridica vera e propria è quella dello iustum, secondo il quale non si deve fare ad
altri ciò che non si vorrebbe fosse fatto a sè. Le norme giuridiche sono
effettivamente poche. Egli auspicava che la pena non fosse vendicativa, ma
doveva solamente correggere la società. Egli è precursore dei maggiori temi
dell’illuminismo giuridico penale europeo.
del particolarismo giuridico e dell’unificazione del diritto dello Stato sulla base della
fonte di produzione.
La storiografia giuridica elaborò la categoria della consolidazione, che rappresenta
quella fase della elaborazione degli strumenti legislativi. I codici si proporranno sia
per la sistematica che per i contenuti come nettamente innovativi ed esaustivi per
la materia trattata.
Le Costituzioni del regno di Sardegna saranno riformulate nel 1770 sotto Carlo
Emanuele III. Esse rimarranno salde alla cultura giuridica come tentativo di riforma
efficace.
In Toscana, dopo l’incoronazione di Francesco di Lorena fu posto il problema
delle fonti normative. Nel 1745 il sovrano diede disposizione prece si procedesse a
una “rifusione generale” del diritto toscano attraverso ad un codice simile a quello
dei Savoia, con l’intento di rafforzare il locale diritto particolare nei confronti del
diritto comune e della sua dottrina. L’incarico fu dato a Pompeo Neri, che si
ripropose di ritoccare le norme di diritto romano che lo avevano intaccato. Lo
sforzo di neri in Toscana non ebbe esiti, ma a Milano, realizzerà l’impresa
fondamentale del catasto.
6. l’Illuminismo giuridico
L’Illuminismo è uno dei passaggi della Storia del pensiero e della cultura europea
più importanti. In Francia, si parlerà di Lumières (lumi); in area germanica, si parla
di Aufklärung, dove sono i sovrani e i loro apparati burocratici a sviluppare nuove
idee e a darne concreta applicazione; in Inghilterra, si parla di Enlightenment; in
Italia di Illuminismo. Dunque non è possibile darne una definizione precisa, ma è
possibile dire che si tratta di un movimento di pensiero, che coinvolse la parte più
rappresentativa degli intellettuali europei in progetti di riforma politica e sociale.
L’illuminismo giuridico è l’applicazione al campo giuridico del razionalismo
settecentesco e dei valori che la cultura illuministica propugna. Ne ha una gran
parte un’istanza giusnaturalistica. In area germanica, il diritto naturale si è imposto
come disciplina accademica e scientifica nelle Università e in quel contesto la
cultura giusnaturalistica si sviluppa. Ciò avveniva nella convinzione che il sovrano
avesse il compito di provvedere al benessere dei sudditi. I progetti mantennero
tratti paternalistiche non era raro che i sovrani illuminati si trovassero ad operare a
dispetto della parte preponderante della popolazione. In Francia, il diritto naturale
non era mai entrato nelle Università. I Philosophes erano intellettuali. Si era
sviluppata una classe borghese ampia e la situazione arrivò alla seconda metà del
Settecento a un punto critico.
MONTESQUIEU (1689-1755)
che lega il diritto alla forma di governo, laddove hanno una loro influenza i fattori
locali apparentemente estranei, un atteggiamento relativista. Si impone la dottrina
secondo cui i poteri sono tre. Le leggi derivano dalla natura delle cose, ma allo
stesso tempo si richiedono leggi diverse per le diverse nazioni, in base alle
specificità che le caratterizzano. Il diritto è prodotto dal legislativo ed è volontà
generale dello stato.
Area germanica
La Prussia si presentava come un insieme di realtà territoriali principesche e
autonomie forti. La società era divisa in ceti o Sati, con propri organi. I sovrani
Federico Guglielmo I e Federico II portarono avanti una politica di accentramento,
cioè la sistematica compressione della autonomie e la riduzione delle conseguenze
di ordine giuridico, dovute alla appartenenza ad un ceto. A Samuel Cocceius fu
affidata la riorganizzazione giudiziaria e la ricompilazione delle leggi vigenti. Vi era
ostilità per il diritto romano. In Prussia, l’opera di riforma riguardò la procedura e
nel 1747, fu promulgato un regolamento giudiziario per la Pomerania, che sarebbe
divenuto il regolamento giudiziario generale. Questi sforzi portarono Cocceius a
scrivere il Project Corporis Iuris Fredericiani (1749-1751), che ebbe un’impronta
giusnaturalista. Il testo normativo, è un diritto territoriale prussiano e le sue
fondamenta sono immerse sia nella ragione che nelle costituzioni del paese.
Quindi, Cocceius cerca di rimettere in ordine il diritto della compilazione
giustinianea. Va insomma reimpostata una ragionevole sequenza di principi e
regole. Un angolo di visuale verso la strada illuministica della legislazione può
FRANCIA
Gli anni ottanta del XVIII secolo ebbe come protagonisti Giuseppe II e Pietro
Leopoldo. Pietro Leopoldo è Granduca. La Toscana si era profilata come un
possibile laboratori del riformismo, durante il regno del padre. Egli è interno al
pensiero illuminista e porta avanti una politica economica e finanziaria moderna. Il
fallimento di Neri aveva fatto tramontare le ambizioni di un intervento organico in
campo civilistico e dunque spodestare il regime del diritto comune sembrava
impraticabile. Diversa la situazione del diritto penale. La spinta iniziale venne dallo
stesso Granduca ed ebbe come esito la promulgazione nel 1786 della riforma
della legislazione criminale toscana, o Leopoldina. È un documento legislativo
breve, costituito da un Proemio e 119 articoli; è eterointegrabile, non ha tono
prescritto, ma sembra un trattato di diritto penale. Novità: il libero convincimento
del giudice, l’ablazione delle prove privilegiate, nuova sentenza in caso di pene
affettive, irrogate, in comtumacia. Dopo Leopoldo, anche il fratello Giuseppe II
avrebbe proceduto a Vienna la stessa impresa legislativa. Interessa esaminare la
sua scelta di voler promulgare anche per l’Austria un Codice Penale; si tratta del
Codice Penale Giuseppino (1787). Non avendo i limiti della Leopoldina, questo
testo è considerato il primo codice penale moderno, prototipo di codice penale
borghese-liberale. La disciplina penalistica sostanziale è identificata con chiarezza.
Fa proprio il principio di legalità e la sua conseguenza in campo interpretativo, vale
a dire il divieto di analogie. È accolto oggettivismo penale. Si aboliscono tortura,
confisca generale ed è presente una diversificazione delle pene. Diversamente da
quanto avvenuto in Toscana con Leopoldo, la pena di morte è mantenuta. Ciò
suscitò nella burocrazia austriaca un dibattito. Si sarebbero dovute realizzare per i
reati più gravi, case di pena e di lavoro, che non furono mai portate a termine. Si
attua poi la scelta di distinguere i reati e le pene in gruppi distinti:
• DELITTI CRIMINALI: comportamenti considerati sempre e comunque reati; vi
rientrano reati contro lo stato e si tratta di figure descritte con lessico preciso.
• DELITTI POLITICI: comportamenti che minacciano la Poliziei e il Sovrano decide
di sanzionare. Moltissime le figure del reato. Tendenza degli Asburgo verso un
dispotismo pedagogico e paternalistico. Si riscontra una forma di
amministrativizzazione del diritto penale e un abbassamento delle soglie di
garanzia dell’imputato. La fase istruttoria verra attribuita al locale capo di polizia.
I capi della polizia suscitano dibattito all’interno dell’amministrazione pubblica
austriaca.
Parte integrante della disciplina criminalistica era la disciplina processuale. Con il
codice di procedura penale (1788).
del Droit Intermediaire, settore sui principi della Rivoluzione. Nel 1792, la tenuta
degli atti dello stato civile fu tolta alle autorità religiose e affidata alle municipalità.
Si intervenne sulla patria potestà, riducendo la possibilità di diseredare i figli. Si
eliminarono le differenze tra figli legittimi e naturali e il delitto di adulterio. Si
ammise il divorzio. Si intervenne in materia successoria con gli obiettivi di
raggiungere una maggiore redistribuzione delle ricchezze ed equità sociale. La
legge del 17 nevoso anno II ridusse la possibilità di disporre per testamento e
riprese il regime giuridico delle coutumes occidentali secondo un sistema del Code
Civil. La dichiarazione dei diritti del 1789, aveva inserito il diritto di proprietà tra i
diritti naturali inviolabili. A partire dagli interventi dell’Assemblea Nazionale
Costituente abolì gli istituti feudali in questo settore e si ebbe la nazionalizzazione
e vendita dei beni ecclesiastici e ridimensionamento delle forme collettive di
proprietà. Durante la fase delle convenzioni si cominciò a lavorare su un corpo
normativo completo nel settore del diritto civile. Il comitato di legislazione era
presieduto da Cambaceres, membro degli stati generali e si schiera tra coloro che
votano la condanna a morte del Re. Dopo il colpo di stato di Brumaio, è uno dei tre
consoli accanto a Bonaparte e nel 1804 arcicancelliere dell’Impero. Si rivelerà un
giurista competente e pronto a modificare l’impostazione del suo lavoro di
legislatore.
Il suo promo progetto di codice civile è presentato il 9 agosto 1793. Sono 719
articoli, la sistematica romanistica, ma i contenuti radicali. Inizia il ‘terrore’ e si
propone di revisionare il progetto per purgarlo dalle influenze degli uomini di legge.
Il lavoro di revisione prosegue all’interno del Comitato, al quale partecipano
Cambacèrès e Merlin . Il nuovo progetto è presentato a settembre 1794 ed è
pensato come reazione al diritto romano e al diritto consuetudinario —> è un
“Code de la nature”. La linea politica dominante è mutata in senso moderato.
Dopo la Costituzione del 1795, Cambarcèrès è eletto nel Consiglio dei
Cinquecento. Il nuovo testo è presentato a questo Consiglio nel 1796 con un
preambolo. Gli articoli sono 1104, divisi in tre libri. vi è un arretramento sui temi più
sensibili di matrimonio, filiazione e successione, ma il matrimonio è mantenuto;
centrale è la proprietà assoluta.
I Cinquecento prevedono alla formazione di una nuova commissione presieduta da
Jacqueminot, che riesce a gettare le basi per il nuovo lavoro di progettazione a
partire dal 1798. Ma il Direttorio entra in crisi e l’esito sarà il colpo di Stato di
Bonaparte.
Un ulteriore progetto di codice civile tocca a Target, partecipante alla stesura della
Dichiarazione del 1789 e 1791. Il suo progetto è un testo breve di 272 articoli, in
cui si attua una sintesi legislativa. Nello stesso 1799 è presentato al Consiglio degli
Anziani un progetto di codice delle successioni di cui è autore Guillemont. Il 18
brumaio anno VIII, avviene un colpo di stato con cui Napoleone diviene primo
console. Nel 1799, ultimo progetto di codice civile nel 1799 viene posto a capo
della nuova Commissione legislativa dei Cinquecento. Appare un progetto
incompleto perché la commissione è provvisoria. Si tratta di 900 articoli con un
preambolo di idee preliminari. Durante la fase del diritto intermedio, si interviene
sull’ordinamento giudiziario e sul diritto penale. Nel 1790 fu promulgato un Decrèt
sur l’organisation jiudiciarie. In questo periodo furono promulgati solo due codici,
i Code Pènal 1791 e 1795. Questo era un testo breve di 225 articoli divisi in due
parti: delle Condanne e Dei crimini e della loro punizione. Le pene erano mitigate e
ridotte; la pena di morte era mantenuta. Nella parte speciale, la divisione è tra
Crimini e attentati contro la cosa pubblica e Crimini contro i privati. Obiettivo era di
tutelare il quadro istituzionale e i cittadini dagli abusi. vi erano poi contravvenzioni
che furono tipicizzate con una legge a parte.
Nell’età del terrore 81793-17904), la giustizia venne ridotta sotto il controllo del
potere politico, con una soppressione delle garanzie individuali e un aumento di
detenuti politici. La ‘giustizia rivoluzionaria’ si sviluppa attraverso una serie di
misure di eccezione, anche in campo processuale.
Dopo la nuova Costituzione dell’anno III, chiuso il ‘terrore’, nel 1795 venne
promulgato un Code des dèlits et des peines (autore Merlin). Nel testo vengono
riaffermati i principi originari del diritto penale della Rivoluzione del 1798. Merlin
insiste sulla necessità di reprimere l’anarchia. Si era tornato a dibattere sulla pena
di morte; le condizioni dei detenuti sono pesantissime.
Il regime dittatoriale era rivelato instabile e dopo il colpo di stato bonapatista nel
1799, primo dei consoli è Bonaparte, secondo console Cambacèrès e terzo
Lebrun. Nei primi articoli della Costituzione si stabilisce che “Il governo della
Repubblica è affidato all’Imperatore dei Francesi”. Questo è il contesto che
consentirà nel giuro di sette anni di dormire la Francia di codici in ogni ambito
giuridico. Nel 1800, Bonaparte nomina una Commissione per la redazione del
codice civile e negli anni successivi la congiuntura si rivelerà ulteriormente
favorevole, per un riallineamento intorno al primo console del complesso dei
giuristi. I membri della Commissione sono giuristi già attivi e affermati durante
l’Antico Regime. Essi erano Portalis, Tronchet, Prèmeneu e Maleville. Il
presupposto del lavoro è espresso nel Discorso preliminare, stilato da Portalis,
anteposto al progetto. La codificazione non si poteva realizzare in Antico Regime e
nemmeno durante la Rivoluzione. Il procedimento legislativo presenta scansioni
ben identificabili. Il progetto della commissione governativa è licenziato nel 1801,
stampato e trasmesso alla Corte di Cassazione. Esse vanno a costruire un corpus
ampio. Il progetto passa al Consiglio di Stato, con membri scelti da Bonaparte
molto esperti. In seguito il progetto di legge passa al Tribunato e poi al Corpo
legislativo, dopodiché quest’ultimo vota. Le singole parti venivano promulgate in
leggi distinte, fuse con la legge del 21 marzo 1804. Con questa legge si stabiliva
l’abrogazione dell’ancien droit nelle materie trattate dal code: Contumes,
Ordonnances e diritto romano cessavano di avere vigenza. Il sistema del diritto
comune cessava di esistere, ma la prospettiva sarà quella di una trasformazione
radicale dell’ordinamento giuridico in tutta l’Europa continentale. Nasce il modello
di Codice otto-novecentesco —> il Code Napolèon. Si trattava di leggi separate,
divise in tre libri, preceduti da un titolo preliminare. La codificazione napoleonica è
legata alla tradizione romanistica (istituzione gaiana).
Nel primo libro si colorano le norme sullo stato civile e sul relativo registro, che
diventa ora cura diretta dello stato. Trova spazio anche il diritto di famiglia, la
disciplina del matrimonio e i suoi profili matrimoniali, la filiazione, l’adozione, il
regime dotale, il regime di separazione. Nel secondo libro si tratta la proprietà e i
LA SCUOLA DELL’ESEGESI
alla volontà del legislatore. Si attirò quello che Paolo Grossi aveva indicato come
‘assolutismo giuridico’. La conseguenza era che il diritto non fosse visto come
processo evolutivo.
Il codice civile generale austriaco è abbreviato ABGB. Entra in vigore l’1 gennaio
1812 ed è frutto di un lungo processo di elaborazione avviato alla metà del
Settecento con il tentativo di unificare i vari diritti regionali dell’Impero d’Austria.
Dopo il tentativo del Codex Theresianuns, la stagione legislativa successiva fu
caratterizzata dall’impronta di Giuseppe II. Fu una legislazione rivoluzionaria.
Nel 1782, entra in vigore il Regolamento giudiziario civile, che dà alle provincie
austriache una procedura civile uniforme: è il modello processuale del dispotismo
illuminato.
Nel 1787, si ha un Codice Giuseppino promulgato nei territori ereditari e in Galizia.
Passaggio più significativo è l’incarico dato a Martini, cui Leopoldo II. Egli aveva il
compito di una riforma del diritto civile nel 1790. Il "progetto martini” è un corpo
normativo che ha il pregio di unificare quasi completamente il soggetto di diritto. Si
passa così a una nuova fase di revisione. La commissione inizia i lavori nel1801 e li
termina nel 1806. Il progetto è respinto dal governo e subisce revisioni fino a che
Francesco I ne dispone la promulgazione il 1 giugno 1811; il testo entra in vigore
nel gennaio 1812. Il testo è diviso in tre parti (diritto delle persone, diritto sulle
cose, disposizioni comuni ai diritti delle persone e ai diritto sulle cose). In confronto
al codice napoleonico è evidente il minor carattere di dettaglio, la propensione
verso le categorie generali. È breve, perché starà al giudice trarre dalle norme di
principio le disposizioni di dettaglio.
L’ABGB riorganizza molte fonti: diritto romano, diritti canonico, diritti territoriali e
provinciali. Questo codice era applicabile anche al di fuori dei domini dell’Impero,
grazie alla sua duttilità. Per l’Italia ha un ruolo fondamentale: dopo il 1816, venne
applicato a tutti i territori del Lombardo-Veneto. Successivamente si preferì però
guardare al Code Napolèon, per le particolari affinità culturali.
Nell’ABGB l’Introduzione è dedicata alla “legge in generale”. Quanto al problema
dell’interpretazione, tra i paragrafi di rilievo vi e il 6: nell’applicarla, alla legge va
attribuito il senso che si manifesto dal “proprio significato dalle parole e dalla
chiara interpretazione del legislatore”. Siamo immersi nel giuspositivismo della
codificazione moderna: il legislatore rimane al centro della scena.
Col passare del tempo, da una parte i codici assumeranno sempre più
chiaramente una funzione di tutela della libera iniziativa privata, dall’altra la dottrina
giuridica ripiegherà verso il contesto codicistico nazionale. Il risultato del percorso
verso la codificazione vede nel compendio di Code Napolèon e ABGB il formarsi
di un modello otto-novecentesco di codificazione del diritto civile, un modello che
probabilmente alla fine del XX secolo ha concluso la sua parabola.