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Il Codice Napoleonico (in lingua francese Code Napoléon) è uno dei più celebri codici civili del

mondo, detto così perché voluto da Napoleone Bonaparte.

Esso servì da modello ed influenzò tutti i codici successivi ed esercitò una notevole influenza in
numerosi paesi al mondo. Il Codice Napoleonico è ricordato ancora oggi per essere stato il primo
codice moderno, introducendo chiarezza e semplicità delle norme e soprattutto riducendo ad unità il
soggetto giuridico.

Storia

Lo scopo che si prefiggeva il legislatore era di dar vita ad un testo che ponesse fine in maniera
definitiva alla tradizione giuridica dell'Ancien Régime, caratterizzata dalla molteplicità
giurisprudenziale e dal frantumato particolarismo giuridico che affondava le proprie radici
nell'ormai frusto e farraginoso sistema del diritto comune.
Il codice si ispira sia al diritto della tradizione franco-germanica, caratteristico del nord della
Francia (dei pays de droit coutumier), ma prende, come ulteriore modello di riferimento, il diritto
romano (Corpus iuris civilis) prevalente al centro-sud del paese (nei pays de droit ecrit) e così come
interpretato dai giuristi medievali (Glossatori e Commentatori) della parte meridionale del paese. In
questo senso i primi giuristi positivistici dell'epoca ritennero la codificazione il trionfo della ragione
giuridica di stampo illuminista in grado di trasfondere il diritto naturale e consuetudinario nei
codici, plasmando i principi, fumosi e generici, del diritto precedente.
La commissione incaricata era composta da quattro grandi giuristi: dal presidente della Corte di
Cassazione François Denis Tronchet, dal giudice della medesima corte Jacques Maleville, da un
alto funzionario amministrativo (commissario di Governo) Jean Etienne Marie Portalis e da Félix
Julien Jean Bigot de Préamenau, membro del vecchio Parlamento di Parigi soppresso dalla
Rivoluzione, sotto la direzione di Jean-Jacques Régis de Cambacérès. In soli quattro mesi
(dall'agosto al novembre 1800) fu presentata una bozza inviata alla Corte di Cassazione con lo
scopo di ottenere osservazioni in merito.
Fu chiesto il parere anche del Consiglio di Stato, presieduto da Napoleone, ed infine inviato al
Parlamento per l'approvazione, non prima della discussione all'interno del Tribunato. Grazie al
prestigio personale dell'imperatore si riuscirono a superare gli ostacoli rappresentati dalle Corti e
l'ostruzionismo dell'apparato burocratico. Le vicende personali di Napoleone influirono su alcuni
aspetti specifici, quali divorzio e adozione. Si deve proprio a Napoleone, privo di nozioni
giuridiche, la particolare chiarezza dell'articolato.

Caratteristiche generali

Esso confermava le principali conquiste della rivoluzione, come l'uguaglianza dei cittadini davanti
alla legge o l'abolizione del feudalismo, ma soprattutto di proteggere il diritto di proprietà, che era
particolarmente importante per i ricchi borghesi. Creato da una commissione con il compito di
raccogliere in un unico corpus giuridico la tradizione giuridica francese; corpus che portò, il 21
marzo del 1804, alla promulgazione, da parte di Napoleone Bonaparte, del "Code civil des
Français".

Struttura

Il Codice di Napoleone, composto da 2281 articoli, ha la seguente struttura di tradizione gaiano-


giustinianea:

● Titolo Preliminare: Della pubblicazione, degli effetti e della applicazione della legge in
generale (Articoli dal 1 al 6).
Il titolo preliminare ha al centro l'art. 4, che impedisce al giudice di ricusare il giudizio e stabilisce
l'assoluta impossibilità di eterointegrazione del codice (nascerà qui il metodo del c.d. combinato
disposto: gli strumenti di interpretazione di una norma saranno limitati ai lavori preparatori o ad
altre norme del codice stesso). In verità, nel progetto originario, era presente un libro preliminare,
molto più esteso, che consentiva l'utilizzo di fonti interpretative diverse dal Code. Esso fu tagliato
prima della promulgazione, in un'ottica legalista e di stampo esegetico che segnerà la scienza
giuridica francese dell''800.

● Libro Primo: Sulle persone (Articoli dal 7 al 515);

Il primo libro riguarda i diritti della persona e della famiglia; contiene norme sullo stato civile, il
matrimonio (per la prima volta venne istituito quello civile), sul divorzio (conservato da Napoleone,
anche se in maniera più restrittiva rispetto al 1792), paternità (con la riduzione dei poteri del pater
familias), filiazione (con la parificazione tra figli legittimi maschi e femmine e con l'attribuzione di
qualche diritto ai figli naturali), capacità d'agire (con la preesistenza della soggezione dei figli alla
potestà genitoriale fino al compimento del ventunesimo anno d'età).

● Libro Secondo: Dei beni e della differente modificazione della proprietà (Articoli dal 516
al 710);

Il secondo libro aboliva principalmente il feudo ed i vincoli che esso comportava sulla proprietà,
caratterizzata da assolutezza, pienezza ed esclusività. Oltre al diritto reale per eccellenza sono presi
in esame gli altri diritti reali e con essi il possesso, che non è considerato come un diritto, ma come
uno stato di fatto.

● Libro Terzo: Dei differenti modi d’acquisto della proprietà (Articoli dal 711 al 2281).

Nel terzo libro confluiscono infine la materia successoria (nella quale si statuisce la completa
equiparazione tra maschi e femmine, il rifiuto del fedecommesso e dei privilegi a favore di qualche
figlio, nonché l'inviolabilità della volontà testamentaria), la materia delle obbligazioni (le
convenzioni legalmente formate hanno forza di legge fra le parti), la materia contrattuale (con
ampio riconoscimento della volontà contrattuale delle parti, di contratti atipici e di clausole non
previste dal legislatore, fatte salve la causa lecita, la certezza dell'oggetto, la capacità contrattuale e
l'accordo).

Il diritto civile (Lat. Ius civile) è l'insieme di norme giuridiche che regolano i rapporti tra privati. È
una branca del diritto privato assieme al diritto commerciale, distinzione che in Italia non ha più
ragion d'essere in quanto il legislatore del 1942 ritenne di unificare il diritto civile con il diritto
commerciale, mentre la distinzione sopravvive tuttora in altri ordinamenti.
Il diritto civile comprende la materia dei contratti, delle obbligazioni, dei diritti reali, delle persone e
della famiglia, delle successioni a causa di morte, della responsabilità civile. Invece il diritto
commerciale si sviluppa intorno alla nozione di imprenditore e impresa, e si occupa in particolare
della disciplina delle imprese organizzate in forma societaria (nonché di altri istituti quali i titoli di
credito o i cosiddetti contratti commerciali, che rilevano soprattutto nei rapporti tra imprenditori e
tra imprenditori e consumatori). Le regole, che possiamo anche chiamare norme, sono i
comportamenti che si devono seguire o evitare nei rapporti tra le persone per consentire una
convivenza il più possibile pacifica.

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