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LA RIVOLUZIONE FRANCESE

Durante il 18esimo secolo il potere del re era sempre assoluto, ovvero non condizionato da
limiti costituzionali di alcun tipo. Nella seconda metà del settecento la Francia affrontò una
grave crisi finanziaria dovute alle spese militari, amministrative, burocratiche ecc...
L’unico modo per risanare questo deficit era di ridurre le esenzioni fiscali di cui godevano il
clero e l’aristocrazia dal momento che non era ancora possibile aumentare la pressione
fiscale sul terzo stato (composto da pochi ricchi borghesi e professionisti. No nobili e
ecclesiastici). L’80% della popolazione lavorava la terra ed erano sottoposti ad una
tassazione pesante (anche corvée). Uno dei cardini su cui si reggeva la società di Antico
regime era la diseguaglianza fiscale tra il terzo stato e gli altri 2.
Ci fu uno scontro fra il sovrano e i parlamenti per delle questioni finanziarie e Luigi 16esimo
decise di fare un imposta fondiaria unica che dovevano pagare anche i due ordini, ma il
parlamento Parigino si rifiutò di mettere in atto questa legge dicendo che era necessario
l’intervento degli Stati generali. La convocazione degli Stati generali a Luigi 16esimo non
andò bene e decise di sciogliere i parlamenti e di registrare le leggi a una commissione. I
parlamentari si ribellarono e il re perse. La Francia attraversò un periodo di grandi difficoltà
economiche e iniziarono anche le elezioni. Si votò per ordine (un voto a ciascuno dei tre
ordini) e non per testa (un voto a ciascun delegato). Che cos’è il terzo stato? Tutto. Cos’ha
fatto in politica? Nulla. Cosa chiede? Di diventare qualcosa. Una rappresentazione delle
aspettative dei Francesi sono i quaderni delle lamentele. Documenti che raccoglievano le
richieste dei tre ordini della società. Tutti e tre gli ordini chiesero una nuova costituzione
che ponesse dei limiti al re e delle nuove forme di rappresentanza politica. Il terzo stato
voleva abolire i diritti signorili, l’uguaglianza civile e il libero accesso alle cariche pubbliche,
assicurando la libertà di stampa e le libertà personali.
Dopo la convocazione degli stati generali e le richieste di cambiamento del potere del re
non cambiò quasi niente, e per questo il 17 giugno il terzo stato compi un primo atto di
rivoluzione: si autoproclamò Assemblea nazionale e dichiarò che il suo obbiettivo era di
dare una nuova Costituzione alla Francia. Il 20 giugno i deputati ribelli si riunirono nella sala
della pallacorda dove giurarono di non sciogliersi fino a quando non avessero dato alla
Francia una nuova carta costituzionale. Luigi si arrese e il 9 luglio fu dichiarata costituente a
tutti gli effetti. Nel luglio 1789 la crisi politica si sovrappose a quella economica e Luigi,
spinto anche da Maria Antonietta, decise di passare alle armi. Infatti il 14 luglio Luigi venne
scoperto che aveva una grande quantità di armi e munizioni e scoppiò la rivoluzione non
appena il comandate del corpo di guardia ordinò di ispezionare i depositi del re. La presa
della Bastiglia saldò la rivolta popolare con quella portata avanti dall’élite borghese. Si
unirono alla rivoluzione anche i contadini, presi dall’esasperazione della carestia e della
crisi, ma anche dal rancore verso i nobili che esercitarono un potere ingiusto e oppressivo
su di loro. Si sparse voce di un possibile complotto della nobiltà che avrebbe assoldato dei
briganti per uccidere i contadini e distruggere i raccolti.
Questa voce si trasformò nella “Grande paura”.
Per paura che il re, dopo la rivoluzione, avrebbe ordinato una repressione armata,
l’assemblea costituente preparò un documento che prevedeva l’abolizione dei diritti feudali
(corvée, decime dovute al clero, privilegi fiscali, compravendita di cariche ecclesiastiche).
Con l’abolizione della feudalità, si passò alla stesura della Dichiarazione dei diritti
dell’uomo e del cittadino, che sottolineava l’uguaglianza di tutti difronte alla legge,
esistenza dei diritti fondamentali, la separazione dei poteri e l’idea che la sovranità
spettasse alla nazione. Infatti Luigi 16esimo non fu più re per grazia di Dio, ma re dei
francesi per la legge costituzionale dello stato. Luigi 16esimo si rifiutò di firmare questa
dichiarazione e si creò una situazione di sballo, ma il 5 ottobre 1789 un corteo di donne si
radunò di fronte all’hotel de Ville per richiedere del pane, ma li venne detto di rivolgersi
direttamente all’Assemblea costituente. Andarono dall’assemblea costituente e il corteo si
fece sempre più affollato, arrivati, obbligarono Luigi a rifornire Parigi di cibo e in più anche a
firmare la Dichiarazione dei diritti e di essere trasferito a Parigi con la famiglia, così da
essere controllato meglio. Il 2 novembre 1789 fu votato un provvedimento nel quale si
decise la requisizione di tutti i beni della chiesa, i quali divenuti “beni nazionali”, saranno
venduti all’asta ai privati. Nel 1790 l’Assemblea costituente abolì gli ordini religiosi, e nello
stesso anno promulgò la Costituzione civile del clero, che equiparava i parroci e i vescovi ai
funzionari pubblici. Ci fu una rottura tra il clero costituzionale e quello refrattario, dovuta a
questa disposizione (ovvero che la chiesa di Roma avrebbe dovuto obbedire allo Stato
Francese). Ci fu una nuova divisione amministrativa del regno e fu organizzato in 83
dipartimenti, ognuno dei quali prendeva il nome di qualche elemento geografico di quella
zona. Ogni distretto fu ripartito in cantoni e ogni cantone in municipalità, e ognuno di questi
dipartimenti furono affidati a due consigli locali elettivi (uno con potere esecutivo e uno
no). L’Assemblea costituente stabilì che la Francia sarebbe diventata una monarchia
costituzionale fondata sulla separazione dei poteri. Il potere esecutivo sarebbe rimasto il
sovrano, quello legislativo sarebbe spettato ad una Assemblea monocamerale e quello
giudiziario sarebbe stato esercitato da magistrati con carica elettiva. Riguardo le elezioni, la
dichiarazione dei diritti riconosceva a tutti il diritto al voto, ma molti deputati non
prendevano in considerazione le donne. Si decise di dividere i cittadini in attivi e passivi
basandosi sul censo. I cittadini passivi possedevano i diritti civili ma non politici, mentre
quelli attivi potevano anche votare soltanto se pagavano delle tasse pari a 10 giorni di
lavoro. I sudditi più poveri si ritrovarono privi di una vera rappresentanza.
Nacquero i club politici, organizzazioni che riunivano i cittadini, con orientamenti politici
simili, per esprimere le proprie opinioni. club dei cordiglieri (chi sosteneva la repubblica) e
quello dei giacobini (inizialmente sostenevano una monarchia costituzionale poi
repubblica), Club dei foglianti (monarchia costituzionale) società dell’89 (monarchia
costituzionale)
Il 3 settembre 1791 entrò in vigora la nuova costituzione che trasformava la Francia in una
monarchia costituzionale. Le elezioni furono assegnate a 745 deputati, la quale
maggioranza non si schierò né a destra né a sinistra, poi c’erano 2 gruppi, i Giacobini,
cordiglieri, girondini contro foglianti.
Nell’agosto del 1791 dopo il tentativo di fuga della famiglia reale, l’imperatore d’Austria e il
re di Prussia emanarono la dichiarazione di Pillanti nella quale si affermava che la situazione
in cui si trovava il re di Francia era oggetto di comune interesse dei sovrani in tutta Europa,
e minacciarono di intervenire militarmente se Luigi 16esimo non rientrava nelle sue piene
funzioni. I foglianti, i cordiglieri di Brissot e Luigi 16esimo erano favorevoli alla guerra,
mentre i giacobini che erano guidati da Robespierre avevano paura. Nell’aprile 1792 venne
accettata la dichiarazione di guerra contro Austria e poi anche Prussia. I primi mesi di
guerra della Francia furono disastrosi, sia per le persone mal addestrate, ma anche per
alcuni ufficiali che stimavano ancora il re e si rifiutavano di combattere.
Luigi 16esimo si rifiutò anche di adottare provvedimenti necessari per la sicurezza del regno
e girò pure voce che Maria Antonietta passò i piani di guerra agli austriaci. I sanculotti
parigini (favorevoli alla rivoluzione e contro il re) il 20 giugno 1792 si rivoltarono e invasero
l’assemblea legislativa e costrinsero Luigi a indossare il berretto frigio e a brindare alla
salute della rivoluzione. Il 25 luglio un proclama del duca di Brunswick minacciò di
distruggere Parigi in caso di oltraggio alla famiglia reale. Con questa minaccia i federati e i
club parigini indicarono all’Assemblea legislativa il 9 agosto come termine ultimo per la
decadenza della monarchia, infatti il 10 agosto 1792 ci fu un nuovo consiglio rivoluzionario
(dai sanculotti), la Comune di Parigi. Nel frattempo la famiglia reale venne assaltata da dei
battagl-ioni volontari. L’assemblea legislativa proclamò la sospensione di Luigi e il suo
sostituto, un Consiglio esecutivo provvisorio. Si decise che il prossimo re sarebbe stato
eletto a suffragio universale maschile e che la nuova assemblea prese il nome di
Convenzione nazionale. Il 20 settembre (dopo che i sanculotti cercarono i traditori in
prigione per giustiziarli), l’esercito francese sconfisse quello austro-prussiano a Valmy e il
giorno dopo si riunì la convenzione nazionale dove i deputati votarono l’abolizione della
monarchia e la proclamazione della repubblica. Nella convenzione nazionale ci furono 3
schieramenti, I girondini, montagnardi (garantiva a tutti ciò che bastava per sopravvivere) e
i deputati della palude (chi si asteneva). I giacobini ritenevano che Luigi 16esimo dovesse
essere giustiziato immediatamente dato che era riconosciuto come un traditore della
patria, ma i Girondini erano convinti che la sua condanna a morte sarebbe stata un errore,
perché nella politica estera avrebbe precluso la repubblica e la possibilità di ottenere un
riconoscimento istituzionale da parte delle potenze straniere, in più sarebbe andata contro
il piano rivoluzionario, indebolendo il paese. Infatti fu deciso che sarebbe stato processato e
giudicato dalla convenzione. I girondini cercarono di salvarlo chiedendo alla convenzione di
far scegliere al popolo la sua fine, ma rifiutarono e il 21 gennaio 1793 fu ghigliottinato (lo
stesso Maria Antonietta il 16 ottobre). Con l’esecuzione di Luigi 16esimo, tutti i regnanti
europei iniziarono a discutere su un eventuale attacco contro la Francia, ma quest’ultima
invece di giocare sulla difensiva, decise il 1° febbraio, di dichiarare guerra all’Olanda, Italia,
Spagna, Inghilterra (ai montagnardi on piaceva perché volevano concentrarsi sui problemi
interni della Francia). Questa guerra rivoluzionaria era necessaria per difendere i territori
conquistati, e doverosa perché la rivoluzione andava portata avanti per diffonderla in
Europa. Per paura di un eventuale contagio rivoluzionario, avvenne la prima coalizione
antifrancese (Gran Bretagna, Austria, Prussia, Spagna, Portogallo, Regno di Napoli e
Sardegna), e infatti la Francia perse diverse battaglie e fu costretta a ritirarsi. (PROBLEMA
PER LA FRANCIA) scoppiò la rivolta contadina a Vandea che degenerò in una guerra civile
controrivoluzionaria. Questa rivolta scoppiò a causa della forte opposizione contro la
costituzione civile del Clero e la delusione per gli scarsi progressi economici e sociali portati
dalla rivoluzione, tanto che molti rimpiangevano la monarchia. In Francia la crisi economica
era sempre più grave, e i sanculotti parigini protestavano sempre di più, ed è per questo
che nacque un partito guidato da Varlet e Roux chiamato il movimento degli arrabbiati che
organizzò saccheggi e requisizioni in tutta la capitale (subirono questa situazione i
Girondini). Fu introdotto un calmiere dipartimentale (prezzo massimo di vendita per una
merce). Venne istituito un Tribunale speciale rivoluzionario per punire i traditori e in ogni
comune dei comitati di sorveglianza e di salute pubblica. Il potere dei girondini a Parigi era
ormai inutile, e dopo molte proteste inutili decisero di allearsi con altre forze moderate
dando inizio alla rivolta federalista, che riuscì a prendere il potere a Lione e a Marsiglia
approvando una nuova dichiarazione dei diritti e di una nuova costituzione (dell’anno 1)
che affermava la sovranità popolare. Questa costituzione non entrò mai in vigore ma venne
presa come esempio perché si instaurò una dittatura giacobina che prevedeva una
repressione a tutti coloro che minacciavano la rivoluzione.
Robespierre andò alla guida del Comitato di salute pubblica dicendo a tutti di applicare la
sovranità popolare ma non fu così, infatti instaurò una democrazia autoritaria (fu votata
l’abolizione dei diritti feudali e introdusse un calmiere) + (fu adottato un calendario
rivoluzionario). Quando la monarchia uccise Marat (un’icona per i giacobini e sanculotti), la
convenzione varò una legge dei sospetti che puniva coloro che non avevano fatto niente né
per la rivoluzione né contro di essa. Dicendo che l’unico modo per vincere la guerra e
coinvolgere tutti alla rivoluzione è la paura.
I valori dei un nuovo mondo in Francia erano libertà, uguaglianza e fratellanza. Si potrebbe
aggiungere l’idea di laicità perché convivere da dopo la rivoluzione non c’era bisogno di
cerimonie e/o sacramenti. Fu abolita la schiavitù il 4 febbraio 1794 (schiavi neri della
Francia che non avevano i 3 valori essenziali). Nacque il periodo del Grande Terrore,(dopo
di questo terrore bianco) causato dalle migliaia di vittime ghigliottinate per non rispettare i
3 ordini e per la legge dei sospetti. Grazie alle misure di Robespierre l’inflazione scese e
l’economia venne regolata, ma non c’era più bisogno di lui non appena la Francia vinse
contro l’esercito austro-prussiano a Fleurus il 26 giugno 1794 che risultò decisiva per la
patria. Dopo questo episodio Robespierre venne arrestato e ghigliottinato il 9 termidoro
1974 (27 luglio), a causa di un complotto dei deputati della convenzione e del comitato
della salute pubblica (per vendetta). I termidoriani andarono alla guida della convenzione e
provarono a dare un senso allo slogan francese. Per chi fosse stato giacobino si scatenò
contro di lui il terrore bianco, una reazione violenta dalla gioventù dorata che organizzò
massacri e pestaggi (bianco perché era il colore della bandiera borbonica). Ci fu un ritorno l
liberismo che provocò una crisi economica e per questo ci fu una rivolta dei sanculotti che
volevano il ripristino del calmiere e l’entrata in vigore dell’anno 1, ma questa rivolta fu
stroncata dall’esercito. Il governo termidoriano istituì una nuova costituzione, detta del
1975 o del 3 anno. Si tornò a un sistema elettorale basato sul censo e si decise che gli
elettori di secondo grado avrebbero scelto i deputati di 2 camere, entrambe con potere
legislativo e il potere esecutivo sarebbe stato affidato ad un Direttorio (sceglie e coordina
i ministri). Fu arricchito l’elenco dei doveri dei cittadini sulla dichiarazione dei diritti e si
sottolineava l’importanza della proprietà privata. Questa costituzione era ispirata ad una
concezione antidemocratica della società e evitava il rischio del ritorno della monarchia.
La convenzione approvò una norma (il decreto dei due terzi) nella quale gli elettori erano
obbligati a scegliere i due terzi del nuovo Parlamento. Questo scatenò la protesta dei
realisti animate dai nobili emigrati.
Napoleone avviò fin da subito un’opera di riorganizzazione della Francia, infatti definì le
competenze dei vari ministeri e introdusse la figura del prefetto (incaricato di far applicare
le leggi e di trovare un ruolo di raccordo fra il potere centrale e la periferia). Inoltre
selezionò una classe dirigente e centralizzo il sistema dell’istruzione pubblica promuovendo
nuove unità di misura e il sistema metrico decimale. Emanò nel marzo 1804 un nuovo
codice civile che regolava i rapporti di diritto privato fra i cittadini + (l’uguaglianza giuridica,
la laicità e la libertà di pensiero e di culto) + (reintrodusse la schiavitù). Impose un nuovo
ordine civico basato sugli interessi della borghesia.

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