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LA RIVOLUZIONE FRANCESE

Dopo il periodo dell'illuminismo, in Francia vi era un diffuso malcontento e una generale


conflittualità, generata dai diversi interessi dei tre stati/ordini:
● clero → Primo stato
● nobiltà → Secondo stato
● borghesia e popolo → Terzo stato
I primi due stati costituivano il 2% della popolazione e possedevano la proprietà terriera e
immensi privilegi, come l’esenzione dalle imposte ordinarie, e antiche prerogative di origine
feudale (possibilità di imporre dazi, pedaggi…).
Anche all'interno degli ordini privilegiati sussistevano notevoli disparità economiche e sociali:
➢ la nobiltà di spada (membri delle antiche e grandi casate) si distingueva dalla nobiltà
di toga (di origine borghese, aveva ottenuto i titoli attraverso uffici cariche pubbliche)
➢ l’alto clero (alte gerarchie ecclesiastiche, di origine aristocratica) si distingueva dal
basso clero (clero delle parrocchie, di condizione modesta)
Il restante 98% della popolazione formava il Terzo stato, a sua volta molto eterogeneo:
➢ la ricca borghesia cittadina (imprenditori, commercianti, professionisti e intellettuali),
componente minoritaria
➢ piccoli proprietari terrieri, contadini senza terra, artigiani e operai
La ricca borghesia cittadina era sensibile alle nuove idee e accettava sempre meno
volentieri l’esclusione dalla vita politica e dal governo, gli intralci del sistema feudale e
signorile e il sostentamento dello Stato, della corte e degli antichi ordini (maggior carico di
tasse).

Ciò che fece esplodere le gravi contraddizioni della società francese furono:
● crisi economica → tra il 1770 e i 1790 in Europa e in Francia, soprattutto nel
1786-1789
● pessimi raccolti → tra il 1788 e il 1789, comportano l’aumento dei prezzi dei generi
alimentari e del pane. I contadini iniziano a trasferirsi nelle città ma anche il settore
manifatturiero è in crisi a causa dell’industria inglese
● disastrosa situazione delle finanze pubbliche → le classi ricche erano esentate
dalle imposte e la Corona incassava meno di quanto spendeva.
Ad aggravare il bilancio c’erano le varie guerre volute dalla monarchia (sconfitte) e gli
sperperi della corte di Versailles, a causa dei quali il re Luigi XVI e la moglie Maria Antonietta
(figlia dell’imperatrice d’Austria) divennero bersaglio delle proteste.

LE CAUSE:
• CAUSE POLITICHE=la crisi dell’assolutismo monarchico, assediato dai corpi
rappresentativi della nobiltà, in una contesa che portava alla paralisi dello Stato.
• CAUSE ECONOMICHE=dovute essenzialmente all’aggravamento della miseria contadina
e del popolo minuto urbano a seguito dei fenomeni congiunturali quali una lunga crisi
produttiva e di mercato, iniziata intorno al 1785 che colpì settori chiave come la viticoltura.
• CAUSE SOCIALI=riguardano la disparità di trattamento della popolazione. Solo una
percentuale bassissima della popolazione, clero e aristocrazia, godevano dei privilegi e
possedevano gran parte della terra coltivabile. Esercitavano un isaldo controllo sulle alte
cariche dello Stato, dell’esercito e della magistratura ed erano esentati dalla maggior parte
delle tasse. Il principale onore fiscale ricadeva sul ceto senza diritti politici denominato Terzo
stato, la cui parte superiore era costituita dalla ricca borghesia.
TRE RIVOLUZIONI
Alcuni storici fanno però notare che è possibile individuare tre rivoluzioni, con diverse
finalità:
‣ rivoluzione borghese (istituzionale o parlamentare) 20 Giugno (giuramento della pallacorda
• Diritti
‣ rivoluzione popolare urbana (consigli comunali e milizie cittadine) 14 Luglio (assalto della
bastiglia da parte del popolo di Parigi)
• Pane
‣ rivoluzione contadina, 4-5 Agosto (abolizione dell’Ancien regime e di tutti i privilegi dei
nobili e del clero)
• Terre

Luigi XVI aveva provato ad attuare delle riforme per risanare il deficit del bilancio, tutte
basate sull’introduzione di una tassazione più equa basata sulla ricchezza posseduta, ma
incontrò una ferma opposizione della nobiltà e del clero.
Il re fu quindi costretto a concedere la convocazione degli Stati generali, l’assemblea
consultiva del regno.
Vennero compilati in tutto il regno i cahiers de doléances (quaderni di rimostranze), cioè
elenchi di richieste e lamentele.
La mobilitazione dell’opinione pubblica coincise con le agitazioni popolari legate al rincaro
dei prezzi e contro le tasse e quindi si assistette all’unione di tutto il Terzo stato (borghesi,
contadini e operai) contro la nobiltà e l’alto clero.

Gli Stati generali si aprirono il 5 maggio 1789, nella reggia di Versailles.


Il primo contrasto riguardava la procedura di votazione:
● nobiltà e clero volevano votare “per stato” → Nob+clero=2 voti VS Terzo s.=1 voto
● il terzo stato voleva votare “ per testa” → Nob+clero=561 voti VS Terzo s.=578 voti
Scoppiò un’aspra controversia e il 17 giugno il Terzo stato si proclamò Assemblea
nazionale, con l’appoggio di alcuni membri del basso clero. In questo modo i suoi deputati
dichiararono di essere i veri rappresentanti della nazione francese.
In seguito alla chiusura da parte del re della sala delle riunioni, il Terzo stato si riunì
autonomamente il 20 giugno e i delegati fecero il giuramento della pallacorda (dal nome
della sala): non separarsi prima di aver dato alla Francia una Costituzione.

Considerando questo un atto rivoluzionario la nobiltà, l’alto clero e Maria Antonietta


convinsero il re a sciogliere con la forza l'Assemblea nazionale. I delegati si rifiutarono e il 27
giugno Luigi XVI, preoccupato, si trovò costretto a riconoscere ufficialmente l’Assemblea
nazionale come unico organo deliberante.
Il 9 luglio l'Assemblea nazionale diventa Assemblea costituente, perché si proponeva di
dare alla Francia una Costituzione.

I familiari del re e la parte più conservatrice della corte premevano sul sovrano per il
mantenimento del potere assoluto, mentre le classi più povere davano vita a violenti tumulti,
le cosiddette rivolte della fame.
Il 14 luglio 1789 alcune centinaia di parigini si procurarono delle armi ed espugnarono la
Bastiglia (prigione-fortezza considerata simbolo della monarchia).
● governo della capitale → Municipalità, un consiglio di cittadini
● difesa di Parigi → Guardia nazionale, milizia popolare guidata da La fayette, un
aristocratico di idee liberali

Il moto di rivolta popolare dilagò nelle città provinciali e nelle campagne, dove i contadini
avevano dato inizio a violenti rivolte a danno degli aristocratici e dell’alto clero, dando inizio
alla “grande paura” per i ceti privilegiati.
La borghesia si impadroniva intanto dei consigli comunali, che obbedivano all’Assemblea
costituente e non al re.
Il 4 agosto 1789 decretò l’abolizione dei privilegi del clero e della nobiltà e la soppressione
dei diritti signorili e feudali (servitù della gleba, pedaggi, corvées…).
Il 26 agosto 1789 l’Assemblea approvò la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino,
con la quale venivano affermate l’esistenza e la tutela dei diritti fondamentali naturali (libertà)
e l'eguaglianza giuridica (eguaglianza di tutti di fronte alla legge).
➢ Si affermano i princìpi costituenti delle moderne istituzioni e i sudditi diventano
cittadini

Il re si rifiutò di approvare i decreti e si sparsero voci di una mobilitazione di truppe, quindi il


5 ottobre 1789 una folla di parigini, composta soprattutto da donne, raggiunse la reggia di
Versailles e costrinse il sovrano a firmare i decreti e a trasferirsi a Parigi, per controllare
meglio i suoi movimenti. Dopo poco anche l’Assemblea lasciò Versailles per Parigi.

L’Assemblea costituente tra il 1789 e il 1790 lavorò su due fronti:


● stesura di una nuova costituzione
● riformazione e modernizzazione dell’amministrazione, dell’economia e dei rapporti
sociali.
Per il risanamento delle finanze vennero confiscate le proprietà ecclesiastiche, che furono
messe in vendita a disposizione dello Stato.
L’Assemblea ridisegnò inoltre i rapporti tra Stato e Chiesa:
➢ costituzione civile del clero → sacerdoti e vescovi venivano eletti dai parrocchiani,
diventando funzionari stipendiati dallo Stato
➢ i religiosi dovevano prestare giuramento di fedeltà anche alla nazione, al re e alla
Costituzione, in quanto sottratti all’autorità del papa.
Tali provvedimenti incontrarono l'opposizione della Santa Sede e di molti sacerdoti, quindi si
andò a dividere il clero:
● clero costituzionale → coloro che avevano giurato
● clero refrattario → coloro che non avevano giurato
L’Assemblea inoltre ridisegnò i confini amministrativi del regno e promosse la libertà
economica:
● unificazione di pesi e misure
● abolizione delle dogane interne e delle corporazioni urbane
● eliminazione dei vincoli sulla proprietà terriera

La maggioranza dell’Assemblea, composta da aristocratici e borghesi, era a favore di una


soluzione moderata, ovvero la creazione di una monarchia costituzionale a stampo
inglese. Nel giugno 1791 però Luigi XVI tentò la fuga ma nei pressi della frontiera di
Varennes venne riconosciuto e ricondotto a Parigi il 25 giugno 1791. Per i più radicali e per il
popolo parigino questo fu un tradimento e cominciarono a sostenere la repubblica.
Il popolo parigino manifestò contro il re il 17 luglio 1791 al Campo di Marte e l’Assemblea
fece intervenire la Guardia nazionale per reprimere la manifestazione, facendo un massacro.
Si verifica la rottura definitiva dell’alleanza tra il popolo e l’Assemblea costituente.
L’Assemblea porta a termine il progetto moderato e il 3 settembre 1791 delibera la
Costituzione, approvata dal re. Il punto più importante era la divisione dei tre poteri:
● legislativo → affidato ad un’Assemblea elettiva (745 membri)
● esecutivo → affidato al sovrano, che nomina i ministri
● giudiziario → indipendente, esercitato da dai giudici elettivi attraverso dei tribunali
L’Assemblea sosteneva che la sovranità appartenesse al popolo, ma la nuova legge
introdusse il suffragio ristretto: concedeva il diritto di voto solo a coloro che godevano di un
certo reddito e pagavano tasse pari a tre giornate lavorative. I ceti popolari erano pertanto
esclusi e la politica era accessibile solo ad una piccola minoranza.

LA PERIODIZZAZIONE
> PERIODO MONARCHICO COSTITUZIONALE, a carattere borghese (1789-1792)
◦ Fase molto moderata, in cui i borghesi ottengono la caduta dell’assolutismo classico,
l’abolizione dei privilegi dei nobili della proprietà terriera, la costituzione dei deputati del terzo
stato in assemblea nazionale.
◦ Il paese si trasforma in monarchia costituzionale

> PERIODO REPUBBLICANO DEMOCRATICO, alleanza fra borghesia e forze popolari


sanculotte (1792-1794)
◦ Sotto la spinta dei girondini, la Francia mosse guerra all’Europa assolutista. C’è il crollo
della monarchia e l’avvento della repubblica e la costituzione di un esercito rivoluzionario
che fermò l’avanzata nemica.
◦ Il re venne riconosciuto reo di tradimento è condannato a. Morte nel gennaio nel 1793,
stesso anno della Costituzione democratica, che non entrò mai in vigore.
◦ Il periodo del terrore rosso, esecuzioni sommarie, dittatura di Robespierre, ad ottobre viene
decapitata la regina Maria Antonietta.

> PERIODO REPUBBLICANO MODERATO, affermazione grande borghesia (1794-1799)


◦ Terrore bianco: struttura giacobina smantellata, si scatena la caccia a giacobini e sanculotti
◦ La Costituzione del 1795 decreta l’affermazione della borghesia e il ritorno al modello
liberare del 1971
◦ Nasce il Direttorio, espressione della borghesia Thermidorienne, che aveva il potere
esecutivo.

Sin dal 1789 si erano diffusi i club, cioè luoghi di dibattito che diffondevano le loro idee
tramite volantini, opuscoli e giornali. A Parigi spiccavano i club dei:
➢ foglianti → ne faceva parte La Fayette, volevano una monarchia costituzionale
➢ giacobini → nel corso del 1791 avevano assunto posizioni democratiche e
repubblicane
➢ cordiglieri → ancora più radicali e vicini agli ambienti popolari.
Dopo che la rottura del Terzo stato era stata aggravata da una legge che vietava scioperi e
associazioni operaie le classi popolari si allearono e assunsero il nome di sanculotti. Le loro
rivendicazioni trovarono ascolto presso i giacobini e presso i club più radicali come i
cordiglieri.

LE ASSOCIAZIONI POLITICHE
• FOGLIANTI=moderati, sostenitori di una monarchia costituzionali
• CORDIGLIERI=Repubblicani che volevano riforme sociali egualitarie, sostenitori della
monarchia costituzionale
• GIACOBINI=alta e media borghesia che vuole la repubblica in alleanza con il popolo
(Robespierre)
• SANCULOTTI=i rappresentanti del popolo, difensori della democrazia diretta e
dell’uguaglianza sociale.

Concluso il suo compito, l’Assemblea costituente venne sciolta e venne eletta l’Assemblea
legislativa, che si riunì per la prima volta il 1 ottobre 1791.
L’Assemblea legislativa era formata da deputati eletti tra un numero ristretto di cittadini con
un reddito abbastanza elevato.
La composizione rifletteva gli schieramenti dei club:
● destra del presidente → i foglianti, sostenitori della monarchia costituzionale (264)
● sinistra → i giacobini e i cordiglieri, su posizioni repubblicane, democratiche e
popolari (136)
● centro → gli indipendenti, che non sostenevano idee politiche ben definite (345)
Accanto agli indipendenti la corrente più rappresentativa era quella dei foglianti, legati alla
monarchia, mentre giacobini e cordiglieri ricoprivano ancora un ruolo di minore importanza.

Presto dal gruppo dei giacobini si staccano i girondini, la ricca e “illuminata” borghesia
provinciale, con tendenze repubblicane ma moderate. In gran parte erano avvocati,
giornalisti e letterati.
I giacobini erano su posizioni più radicali e intransigenti ed erano guidati da Maximilien
Robespierre, seguace delle dottrine illuministiche e del pensiero di Rousseau. Nemico della
monarchia e fautore di riforme democratiche, era l’interprete più intransigente degli ideali
rivoluzionari.
I cordiglieri erano affini ai giacobini ma più propensi a legarsi ai sanculotti. I loro leader erano
Georges Danton e Jean-Paul Marat.

A due anni dall’inizio delle turbolenze la maggioranza dell’Assemblea voleva riportare la


normalità e frenare i movimenti rivoluzionari, ma la situazione era ben lontana dalla
stabilizzazione.
La crisi economica era peggiorata: erano stati emessi dei buoni del tesoro, gli “assegnati”,
sulla base del valore dei beni ecclesiastici che presto furono trasformati in moneta corrente.
La continua emissione di assegnati per le casse pubbliche provocò una forte inflazione che
mise in difficoltà le classi popolari e questo non fece altro che ravvivare ulteriormente il clima
di protesta.
Inoltre i sovrani di Austria e Prussia, preoccupati per la possibile diffusione degli ideali
rivoluzionari, dichiararono di voler attaccare la Francia per restituire il potere a Luigi XVI.
Il 20 aprile 1792 l’Assemblea legislativa dichiarò guerra all’Austria, che era alleata con la
Prussia. C’era una maggioranza favorevole alla guerra, per diversi motivi:
● l’Assemblea per difendere le riforme conseguite fino ad allora
● Luigi XVI e i controrivoluzionari perché speravano in una sconfitta e ad un ritorno alla
monarchia assoluta
● i girondini e parte dei giacobini perché contavano su una vittoria per consolidare e
portare avanti la rivoluzione.
L’esercito francese però subì una serie di sconfitte, indebolito e impreparato a causa della
perdita della maggior parte degli ufficiali, aristocratici fuggiti, e iniziò anche un’invasione del
paese.
Il popolo parigino ritenne responsabile di ciò il re e, dopo aver chiesto l’immediata
deposizione, il 9-10 agosto 1792 dette l’assalto alla reggia di Tuileries, dove si trovava Luigi
XVI.
Fu un vero e proprio colpo di Stato e venne formato un governo straordinario, la Comune
insurrezionale, con a capo i giacobini.
Comincia così una nuova fase della rivoluzione, dominata dalle forze popolare e dai
giacobini, che si dichiaravano difensori della dignità nazionale e della “rivoluzione totale”.

Durante l’ultimo mese dell’estate 1792 dominarono confusione, paura e sospetto, in un


clima di crescente intolleranza:
➢ cominciarono a formarsi tribunali speciali e comitati di vigilanza, che procedettero ad
arresti ed epurazioni di persone considerati ostili alla rivoluzione
➢ in un crescendo di violenza, il popolo di Parigi si scatenò in un massacro di centinaia
di nobili e di preti refrattari e di più di mille detenuti.
Il 20 settembre 1792 i francesi sconfissero i prussiani a Valmy, costringendoli a ritirarsi oltre
le frontiere.
Il 21 settembre 1792 l’Assemblea legislativa lasciò il posto alla Convenzione nazionale,
eletta a suffragio universale (ma con poca partecipazione). Questa nuova assemblea,
composta da 749 deputati, aveva il compito di discutere la sorte della monarchia in Francia.
La stragrande maggioranza dei deputati apparteneva alla borghesia repubblicana e
democratica e si contavano solo due operai. Dal punto di vista della componente politica due
gruppi erano ben definiti:
● i girondini, circa 200
● i giacobini, che insieme ai deputati più radicali erano circa 100 → erano anche detti
“montagnardi”, perché sedevano sulle tribune in alto a sinistra
Tutti gli altri deputati erano moderati lontani da posizioni estreme, indicati con il nome di
“pianura” o “palude”.

Il primo atto della Convenzione fu deliberato all’unanimità: l’abolizione della monarchia e la


proclamazione della repubblica:
➢ potere esecutivo → Comitato esecutivo provvisorio, composta da alcuni membri
dell’assemblea.
Seguì però un contrasto sulla sorte del re:
● giacobini → intendevano processarlo
● girondini → tentarono di evitare un procedimento quale processare il sovrano per le
possibili conseguenze
A prevalere fu la posizione giacobina e il re fu processato dalla Convenzione, che pronunciò
una sentenza di morte (387 voti favorevoli).
Il 21 gennaio 1793 Luigi Capeto (XVI) venne decapitato sulla ghigliottina.
Le sorti della Rivoluzione e del paese ormai si sarebbero giocate chiaramente sul contrasto
tra i moderati girondini e i radicali giacobini.
La nuova assemblea aveva quindi bisogno di scrivere una nuova Costituzione per gettare le
basi della repubblica. Tuttavia in Francia vi era una situazione di emergenza:
● proseguiva e si inaspriva il conflitto con le potenze europee, coalizzate contro la
Rivoluzione
● i problemi economici erano ancora gravi e provocavano costanti agitazioni popolari
● scoppiarono alcune rivolte controrivoluzionarie che gettarono il paese in uno stato di
guerra civile

Il processo e l’esecuzione di Luigi XVI produssero all’estero una profonda impressione e


spinsero le maggiori potenze europee e alcuni Stati italiani a coalizzarsi contro la Francia.
La Francia repubblicana aveva riconquistato i territori persi e si era espansa, applicando una
retorica dei “confini naturali”, ma si trattava anche di una guerra di propaganda: infatti la
Convenzione aveva dichiarato aiuto a tutti i popoli che si fossero ribellati ai loro sovrani,
giustificando il conflitto con la volontà di difendere e diffondere la rivoluzione.
Ben presto però la Francia si trovò di nuovo sotto minaccia di invasione.

Non bastando più un esercito di volontari, la Convenzione stabilì una leva obbligatoria di
300.000 uomini, a cui ogni dipartimento doveva contribuire. Ciò fu all’origine della rivolta che
scoppiò nel marzo 1793 in Vandea, un dipartimento ostile alla rivoluzione. Capi plebei e
nobili realisti riuscirono a prendere il controllo del loro territorio per alcuni mesi, fino a
dicembre 1793, il tutto seguito da un lungo strascico di rappresaglie e vendette.
Le agitazioni controrivoluzionarie si estesero anche ad altre regioni, in particolare in
Bretagna.

Anche Parigi era in uno stato di continua agitazione a causa del peggioramento
dell’economia. Nel 1793 vi fu un’altra annata disastrosa per i raccolti e a causa della guerra
erano stati emessi altri assegnati che avevano dato una nuova spinta all’inflazione.
Nella primavera del 1793 i sanculotti iniziarono a fare pressioni sull’assemblea, ritenendo le
esitazioni dei delegati la causa della crisi: secondo alcuni bisognava spingere più avanti la
rivoluzione verso una radicale democrazia popolare.

Data la situazione, la Convenzione decise di adottare alcuni provvedimenti straordinari:


● creazione di un Comitato di salute pubblica → pieni poteri in politica interna ed
estera
● formazione di una Commissione di difesa generale → sorveglianza delle persone
sospetta
● istituzione del Tribunale rivoluzionario → giudicare tutti i nemici, veri o presunti,
dalla Rivoluzione
Inoltre per affrontare la crisi economica e finanziaria introdusse un calmiere, un
provvedimento amministrativo che stabiliva il prezzo massimo di vendita al dettaglio dei
cereali e della farina, seguito da alcuni decreti contro gli speculatori.
La Convenzione finì per delegare tutti i poteri ai vari comitati e tribunali da essa creati,
soprattutto al Comitato di salute pubblica.
Di lì a poco i girondini furono estromessi dalla Convenzione, grazie alla spinta dei sanculotti
e delle forze popolari. Il 2 giugno 1793 i sanculotti assaltarono l’assemblea per ottenere
nuove concessioni di carattere sociale.
I girondini cercarono di reagire, ma i giacobini riuscirono comunque a prendere il controllo
dell Convenzione e del Comitato di salute pubblica, esercitando per circa un anno un
governo intenzionata a radicalizzare la Rivoluzione e che assunse un carattere dittatoriale.

Il 24 giugno 1793 la Convenzione giacobina approvò una nuova Costituzione, detta


dell’anno I, e preceduta da una nuova Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. La
Costituzione prevedeva:
● il suffragio universale maschle
● il diritto di tutti al lavoro e ai beni di sussistenza
● sanciva la preminenza dell’Assemblea, che concentrava i poteri
Tuttavia la Costituzione non fu mai applicata: prima venne sospesa per lo stato di
emergenza, poi rimase lettera morta durante la dittatura dei giacobini.
La Convenzione continuò anche la sua attività legislativa, prendendo misure che
raccoglievano il consenso delle classi popolari:
● furono i fissati i prezzi e i salari
● nelle campagne vennero aboliti gli indennizzi, inizialmente previsti per l‘eliminazione
dei diritti e dei canoni feudali
● furono messe in vendita a piccoli lotti le proprietà terriere confiscate agli emigrati
● fu abolita la schiavitù, anche nella speranza di mettere in difficoltà gli inglesi
● fu inasprita la politica clericale e di scristianizzazione, infatti vennero introdotti anche
il matrimonio civile e il divorzio
● furono riformati il calendario, i pesi e le misure

La situazione interna era ben lontana dalla stabilità: a Parigi continuavano le agitazioni delle
forze popolari, nelle province continuava l’agitazione girondina e restava aperta la guerra
estera. Anche all’interno del gruppo dirigente giacobino, guidato da Robespierre, si
avevano opinioni contrastanti e un’opposizione tra:
➢ la destra, con gli indulgenti → posizioni più moderate
➢ la sinistra, con gli arrabbiati → posizioni ancor più radicali, con a capo Marat
La situazione precipitò in seguto all’assassinio di Marat, il 13 luglio 1793, da parte di
Charlotte Corday, giovane monarchica decisa a vendicare i girondini

Robespierre approfittò dell’instabilità aumentando il potere repressivo dei comitati: vi fu


un’estensione dei poteri del Tribunale rivoluzionario, che di fatto sospese i diritti civili, con
conseguenti:
● perquisizioni e arresti sulla base di semplici denunce
● processi sommari e condanne durissime
Cominciava quindi il cosiddetto periodo del Terrore, che, secondo Robespierre, era una
fase temporanea necessaria per “rigenerare” la società francese. Alcune vittime di questo
periodo furono aristocratici e girondini, indulgenti (tra cui Danton) e Lavoisier. Il 16 ottobre
1793 venne ghigliottinata perfino l’ex sovrana Maria Antonietta, accusata di tramare con
le potenze straniere.

Il periodo del Terrore, la guerra e le privazioni economiche fecero perdere popolarità ai


giacobini e a Robespierre, tanto che la Convenzione, grazie ad un’intesa tra i moderati e
l’ala più estrema, il 9 termidoro (27 luglio 1794) fece votare l’arresto di Robespierre, che
il giorno successivo venne ghigliottinato senza processo.
In seguito alla sua morte, la borghesia moderata e i “termoridiani” (gruppo dirigente artefice
della congiura) normalizzarono la vita politica, sociale ed economica del paese:
➢ smantellamento delle istituzioni sorte durante il periodo del Terrore
➢ rispristino delle principali garanzie individuali
➢ abolizione dei calmieri e liberalizzazione dell’economia
Le misure antigiacobine diedero vita al “Terrore bianco”, ovvero la caccia ai sanculotti e ai
giacobini.
Nell’agosto 1795 i moderati elaborarono una nuova Costituzione, detta dell'anno III:
● introdusse le limitazioni del diritto al voto, riservato solo a coloro che pagavano un
certo livello di imposta
● stabilì un regime censitario, che vedeva la proprietà come vero fondamento
dell’ordine sociale
● creazione di un Parlamento, composto da due Camere → potere legislativo
● creazione di un Direttorio, composto da 5 membri → potere esecutivo
Il nuovo regime entrò in funzione il 27 ottobre 1795.

I sanculotti, in seguito alle difficoltà economiche e all’ennesima ondata di speculazioni, nella


primavera del 1795 tentarono un’insurrezione, che però il governo represse con l’esercito,
come per quelle successive.
Nel 1796 ci fu un tentativo di rivolta da parte dei giacobini guidata da Babeuf, definita
Congiura degli Eguali, che però fu repressa prima ancora che i congiurati potessero dare il
via ai loro piani.

Il Direttorio si legò sempre di più all’esercito, che stava anche ottenendo ottimi risultati in
guerra, che, dopo il trattato di pace con Spagna e Prussia, continuava solo con Austria e
Gran Bretagna.
LE DONNE E LA RIVOLUZIONE
Nel 1700, in Francia, le donne rivendicarono maggiore autonomia e libertà e avviarono un
percorso di emancipazione culturale. Svolsero un ruolo molto importante i salotti, nei
quali si diffusero idee illuministe.
Proprio durante l’illuminismo si affermarono molte donne:
● Sophie Germain → fingendosi uomo, partecipò alla scuola politecnica ed ottenne
una laurea onorifica
● Gabrielle-Emilie → fingendosi uomo, partecipò a delle riunioni di scienziati e istallò
un famoso laboratorio
● Maria Agnesi → ottenne l’insegnamento di matematica e storia naturale
● Laura Bassi → prima donna al mondo a diventare docente

In questo periodo gli intellettuali si confrontarono sul ruolo della donna nella società:
➢ Condorcet → credeva che le donne fossero discriminate
➢ Rousseau e Bretonne → erano contrari all'uguaglianza tra uomo e donna

In Francia la discussione si accese sempre più quando le donne, guidate da Madame de


Beaumer crearono, durante la Rivoluzione, il “ Giornale delle donne”, in cui chiedevano
diritti e uguaglianza fra i sessi.

Una grande sostenitrice fu anche Olympia de Gouges, che fondò il club delle lavoratrici a
maglia, da cui nel 1792 uscì la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina.
La Convenzione rifiutò questo progetto e Olympia venne uccisa.

Il governo rivoluzionario francese era ostile alle richieste delle donne, tanto che chiuse i loro
club.
L’EPOCA DI NAPOLEONE
A partire dal 1795 il Direttorio tentò di stabilizzare la situazione interna della Francia,
intraprendendo una linea moderata, mentre continuava la guerra contro Austria e Inghilterra.
Questo perché il Direttorio condivideva la politica già adottata dalla Convenzione girondina
che univa propaganda, ideali e interessi.
La strategia era quindi quella di ricorrere alla guerra per mettere a tacere gli avversari
politici e risanare le finanze. Esportare la Rivoluzione infatti:
● era una missione liberatrice nei confronti degli altri popoli europei tiranneggiati
● garantiva la sicurezza delle frontiere francesi
● creava delle occasioni di sfruttamento economico
L’obiettivo finale era quello di ottenere un dominio imperialistico da nascondere dietro gli
ideali rivoluzionari.
Il Direttorio si legò così moltissimo con l’esercito e nel settembre 1797 (18 fruttidoro) attuò
un colpo di stato rovesciando l’esito delle elezioni vinte dai monarchici.
Il Direttorio divenne quindi un organo dittatoriale.

La situazione venne sfruttata da Napoleone Bonaparte, un giovane generale nato in


Corsica nel 1769, che la utilizzò per la sua ascesa sociale.
Raggiunto il grado di ufficiale di artiglieria si legò ai giacobini e venne promosso generale,
ma cadde in disgrazia dopo la morte di Robespierre. Riuscì ad ottenere la fiducia del
Direttorio reprimendo un tentativo di rivolta dei monarchici.
Questa impresa gli procurò il comando di una spedizione in Italia inizialmente secondaria,
destinata a colpire austriaci e piemontesi, alleati con l'inghilterra.

LA DUPLICITÀ DELLA FIGURA DI NAPOLEONE BONAPARTE


Napoleone Bonaparte inizialmente è solo Bonaparte, un giovane generale che ha visto gli
ideali rivoluzionari in Corsica, regione dove è nato, e che è spinto nelle sue azioni da questi
ideali.

Il 2 marzo 1796 Bonaparte iniziò la campagna d’Italia e attaccò i ducati di Parma e


Modena, lo Stato pontificio e la repubblica di Venezia, costringendo nel febbraio 1797 papa
Pio VI a firmare il trattato di Tolentino, in cui cedeva alla Francia Emilia, Romagna e
Avignone.
Il 17 ottobre 1797 l’Austria chiese l’armistizio con la pace di Campoformio, con la quale la
Francia ottenne Belgio e Lombardia, cedendo Venezia (segnando la fine della repubblica di
Venezia).
Infine Napoleone decise di saccheggiare le ricchezze italiane, facendo conoscere alla
penisola italiana una vera e propria spoliazione (trasferimento in Francia di opere d’arte e
oggetti preziosi provenienti dalle nazioni occupate).

IL TRADIMENTO DI CAMPOFORMIO
Quando Napoleone cede Venezia all’Austria, mette fine agli anni di indipendenza della
Repubblica veneziana. I veneziani si sentirono quindi traditi, come si può vedere da varie
opere come Le ultime lettere di Jacopo Ortis, di Ugo Foscolo, che espresse tutta la
delusione per il tradimento di Napoleone ai danni della Repubblica di Venezia.
Napoleone aveva prevalso in Italia perché molti italiani, soprattutto ricca borghesia e
intellettuali, avevano aderito agli ideali rivoluzionari e vedevano in lui l’occasione di libertà
dal dominio straniero. Anche nella penisola esisteva una gamma di posizioni diverse, con
liberali moderati e giacobini più radicali (in minoranza).
Solo in seguito alla cessione di Venezia e al saccheggio si accorsero che quella era una
guerra di conquista e non di liberazione.
Dal 1796 in Italia si erano formate delle “Repubbliche sorelle”, che erano piuttosto degli
Stati “satellite” in quanto si trovavano sotto il rigido controllo della Francia. In esse entrarono
in vigore delle Costituzioni che riprendevano quella moderata del 1795 e le repubbliche
italiane vennero definite “giacobine”.

Nell’ottobre 1796 venne istituita la prima repubblica sorella, la Repubblica cisalpina,


seguita dalla Repubblica transpadana. Queste due repubbliche vennero unite nel giugno
1797, dando vita alla Repubblica cisalpina (Lombardia e Emilia-Romagna).
Nacque poi la Repubblica ligure, in Liguria, e Napoleone sovrintese l’organizzazione dei
territori di persona fino al novembre 1797, quando tornò a Parigi.
In seguito i francesi occuparono lo Stato pontificio, dove venne creata la Repubblica
romana e venne imprigionato Pio VI.
Occuparono poi il Piemonte, il regno di Napoli, dove crearono la Repubblica partenopea, e
il Granducato di Toscana. Si creò una repubblica sorella anche in Svizzera, la Repubblica
elvetica.

Lasciata l’Italia nel 1797, Napoleone intraprese una nuova campagna militare per colpire
l’Inghilterra nei suoi interessi coloniali, conquistando l’Egitto. Il Direttorio approvò la missione
per allontanare Napoleone da Parigi, intimorito dalla sua popolarità.
La spedizione partì nel maggio 1798 e il primo risultato fu la creazione della seconda
coalizione antifrancese, tra Inghilterra, impero ottomano, Russia e Austria.
Il 1 agosto 1798 la flotta ignlese distrusse quella francese ad Abukir, bloccando il generale e
le sue truppe in Africa.
➢ Napoleone aveva affiancato ai soldati anche un gruppo di scienziati, con il compito di
studiare e catalogare le varie scoperte: in questo modo la spedizione, fallimentare a
livello militare, ebbe il merito di far riscoprire la grandezza di quella terra e della
civiltà egizia.

Le truppe austro-russe ne approfittarono per colpire l’Italia, facendo crollare le repubbliche


sorelle. Nel 1799, quando i francesi lasciarono l’Italia, gli antichi governi ritornarono al
potere e ordinarono feroci repressioni contro i sostenitori delle Repubbliche, in particolare a
Napoli, dove Ferdinando IV di Borbone fu aiutato da bande armate di briganti e contadini
sanfedisti (combattevano in nome della santa fede).

Nel 1799 il Direttorio si trovò in gravi difficoltà:


● casse statali vuote e corruzione dei funzionari pubblici
● progressivo rallentamento dell’attività industriale e commerciale
● aumento dei consensi per giacobini e robesperriani
Proprio per questo pensò, con l'aiuto dell'esercito guidato da Bonaparte, di considerare una
nuova Costituzione autoritaria e conservatrice, per imporre la supremazia della borghesia.
Napoleone approfittò della situazione per effettuare un colpo di stato, così il 18 brumaio (9
novembre 1799) sciolse con forza il Direttorio e le assemblee, abrogò la Costituzione del
1795 e passò il potere a tre consoli, di cui lui era il primo, e ben presto concentrò su di sé
ogni potere.

LA DUPLICITÀ DELLA FIGURA DI NAPOLEONE BONAPARTE


Napoleone Bonaparte, che fino a questo momento era stato solo Bonaparte, diventa
Napoleone, un tiranno, che inizialmente diventa primo console e alla fine diventa imperatore.

La nuova Costituzione affidava al primo console il governo, eliminando la separazione dei


poteri. Napoleone designava i membri del Parlamento e poi era chiamato ad approvare le
leggi senza alcuna discussione. Napoleone riprese l’idea rivoluzionaria della sovranità
popolare e sottopose la Costituzione al plebiscito, dimostrando di avere il consenso del
popolo.

Successivamente riprese la guerra con la seconda coalizione attraverso una seconda


campagna in Italia. Il 2 giugno 1800 occupò Milano e il 14 giugno sconfisse l’Austria nella
pianura di Marengo, costringendola alla pace di Lunéville nel febbraio 1801. Anche
l’Inghilterra rimasta sola, sottoscrisse nel marzo 1802 la pace di Amiens.
Così Napoleone si stanziò in Italia, ricostruendo le Repubbliche, e nel 1802 quella cisalpina,
accresciuta verso il Veneto e il Piemonte, divenne la Repubblica italiana.

La fine della guerra portò alla Francia molti vantaggi e diede all’Italia un senso di
appartenenza. Napoleone innanzitutto:
● luglio 1801 → stipulò un concordato con la Santa sede, dove riconosceva la
preminenza della religione cattolica e dove la Chiesa riconosceva la Repubblica
francese
● estese il suo incarico di primo console a vita → anche in questo caso fu indetto un
plebiscito
● promosse una centralizzazione amministrativa istituendo dei prefetti:
○ riorganizzò la polizia
○ istituì una rigida censura
○ istituì un sistema educativo pubblico con scuole di alto livello
● si occupò dei rapporti giuridici e dell’economia
○ nel 1804 emanò il Codice civile, detto napoleonico, che riprendeva elementi
della rivoluzione francese (miscela di conquiste rivoluzionarie e di
conservatorismo sociale)
○ istituì la Banca di Francia
○ impose alte tariffe doganali
○ diminuì le imposte dirette (pagate direttamente dal contribuente) e aumentò le
imposte indirette (pagate attraverso intermediari)
(... → iniziative liberali) (... → iniziative repressive)
Tutto ciò favorì i proprietari terrieri e la borghesia più intraprendente.

L’obiettivo delle riforme era quello di costruire uno stato unitario moderno, con il fine di
eliminare totalmente il mondo feudale.
Il 2 dicembre 1804 Napoleone completò il progetto, quando si autoproclamò imperatore
dei francesi con il nome di Napoleone I. Di nuovo, il procedimento fu rettificato con un
plebiscito.
Alla fastosa cerimonia prese parte anche Pio VII, costretto però al ruolo di spettatore.
Napoleone si alza in piedi, prende la corona nelle sue mani, si volta verso il pubblico, dà le
spalle al papa e incorona sé stesso; dopo pone la corona sulla testa della moglie. Così si
rende manifesto che se il potere dell'imperatore ha un carattere sacro, tale sacralità non
deriva solo da un'investitura divina, ma scaturisce pure dalla forza che atti molto terreni gli
hanno conferito (vittorie militari, colpi di Stato...).

Lui mise fine alla Repubblica e ricostruì un regime monarchico ereditario, trasformando il
consolato in impero.

L’inghilterra, preoccupata, nonostante la pace creò la terza coalizione antifrancese, con


Austria, Russia, Svezia e regno di Napoli, riaprendo così la guerra:
➢ via terra, supremazia napoleonica → Napoleone sconfisse l’Austria nella battaglia
di Ulm il 20 ottobre 1805 e occupò Vienna, distruggendo la terza coalizione nella
battaglia di Austerlitz il 2 dicembre 1805, costringendo l’Austria a firmare la pace di
Presburgo il 26 dicembre 1805
➢ via mare, supremazia dell’Inghilterra → il 21 ottobre 1805 la flotta inglese, guidata
da Nelson, annientò quella francese a Trafalgar
Successivamente nel 1806 Napoleone creò la Confederazione del Reno e ciò portò la
Russia a far parte della quarta coalizione. La Francia vinse nuovamente nelle battaglie di
Jena e Auerstadt e grazie a ciò creò il Granducato di Varsavia e si alleò con la Russia.
Nel frattempo la Repubblica Italiana si trasformò nel regno d'Italia, il quale ebbe come viceré
Eugenio de Beauharnais, il figliastro di Napoleone. Anche in Italia furono adottate le riforme
francesi:
● distruzione delle istituzioni feudali
● soppressione degli ordini religiosi e confisca e rivendita dei beni ecclesiastici
● introduzione delle tasse sui bolli
● creazione del demanio pubblico (insieme dei beni di proprietà dello Stato e gli uffici
che si occupano di gestirli) e della banca Monte Napoleone
● rilancio dell'Agricoltura grazie alla Bonifica delle paludi
● promozione del settore industriale e dei lavori pubblici
● attenzione nel campo dell'igiene e della salute pubblica

Nel 1806 Napoleone tentò di boicottare l'Inghilterra con un blocco continentale, vietando
ogni rapporto commerciale ad ogni alleato.
Inoltre, per aggravare la situazione, invase il Portogallo e scatenò una guerriglia contro la
Spagna, nonostante sul trono di Madrid ci fosse il fratello Giuseppe Bonaparte.
La Gran Bretagna però riuscì a riconquistare il Portogallo e l'Austria aderì alla quinta
coalizione, ma ancora una volta Napoleone sconfisse l'Austria a Wagram imponendo il
trattato di Schonbrunn nell’ottobre 1809.

Nel 1810 l'impero raggiunse la massima espansione e Napoleone volle consolidare la sua
dinastia, infatti divorziò dalla prima moglie Giuseppina e sposò nel 1810 la figlia
dell'imperatore d'Austria, Maria Luisa. Nel 1811 nacque l’erede, a cui fu dato il titolo di “re di
Roma”.
Nonostante le apparenze, l'Impero francese non era molto saldo, per diversi motivi:
● malcontento provocato dai danni economici del blocco continentale
● continuo stato di guerra
● rancore dei democratici
● frustrazione dei nostalgici della monarchia borbonica
● ostilità dei cattolici, per l’abolizione del potere temporale e per la prigionia del papa
La situazione si aggravò con la guerra che Napoleone decise di intraprendere contro la
Russia. Il 25 giugno entrò in Russia e vinse le due battaglie che vennero combattute,
quella di Smolensk e quella di Borodino, e dopo poco entrò a Mosca, che la stessa notte
venne distrutta da un incendio.

Napoleone aspettò la richiesta di pace dello zar Alessandro che non arrivò e nel frattempo
l’inverno costrinse Napoleone a ritirarsi, quando venne sconfitto dai russi al passaggio della
Beresina. La campagna in Russia si rivelò essere il più grande disastro militare.

La Russia, insieme a Inghilterra, Svezia, Prussia e Austria formò la sesta coalizione. Le


nazioni combatterono contro l'imperatore nella battaglia decisiva, chiamata “battaglia delle
Nazioni", che avvenne a Lipsia nel 1813.
Le truppe napoleoniche furono sconfitte, la Francia fu invasa e il 10 aprile 1814 Napoleone
fu costretto ad abdicare e venne esiliato all'Elba.
A Parigi fu ricostruita la monarchia con Luigi XVIII e il 30 maggio 1813 fu firmato il trattato di
pace in cui si stabiliva il ritorno ai confini del gennaio 1792.

L’1 novembre 1814 durante il congresso di Vienna si venne a sapere che Napoleone aveva
lasciato l'Elba ed era sbarcato in Francia.
Questa sua avventura durò solo 100 giorni, poiché Inghilterra, Russia, Austria e Prussia,
alleati nella settima coalizione, lo sconfissero nella battaglia di Waterloo il 18 giugno
1815.
Il 22 giugno 1815 l'imperatore abdicò per la seconda volta e venne esiliato dagli inglesi
nell'isola di Sant'Elena, dove morì Il 5 maggio 1821.

SIMBOLI DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE:


- Calendario: 1793, con la Costituzione dell’anno I, della Convenzione giacobina
- Ghigliottina: massacro, nel 1792, durante il dominio giacobino

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