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Ciò che fece esplodere le gravi contraddizioni della società francese furono:
● crisi economica → tra il 1770 e i 1790 in Europa e in Francia, soprattutto nel
1786-1789
● pessimi raccolti → tra il 1788 e il 1789, comportano l’aumento dei prezzi dei generi
alimentari e del pane. I contadini iniziano a trasferirsi nelle città ma anche il settore
manifatturiero è in crisi a causa dell’industria inglese
● disastrosa situazione delle finanze pubbliche → le classi ricche erano esentate
dalle imposte e la Corona incassava meno di quanto spendeva.
Ad aggravare il bilancio c’erano le varie guerre volute dalla monarchia (sconfitte) e gli
sperperi della corte di Versailles, a causa dei quali il re Luigi XVI e la moglie Maria Antonietta
(figlia dell’imperatrice d’Austria) divennero bersaglio delle proteste.
LE CAUSE:
• CAUSE POLITICHE=la crisi dell’assolutismo monarchico, assediato dai corpi
rappresentativi della nobiltà, in una contesa che portava alla paralisi dello Stato.
• CAUSE ECONOMICHE=dovute essenzialmente all’aggravamento della miseria contadina
e del popolo minuto urbano a seguito dei fenomeni congiunturali quali una lunga crisi
produttiva e di mercato, iniziata intorno al 1785 che colpì settori chiave come la viticoltura.
• CAUSE SOCIALI=riguardano la disparità di trattamento della popolazione. Solo una
percentuale bassissima della popolazione, clero e aristocrazia, godevano dei privilegi e
possedevano gran parte della terra coltivabile. Esercitavano un isaldo controllo sulle alte
cariche dello Stato, dell’esercito e della magistratura ed erano esentati dalla maggior parte
delle tasse. Il principale onore fiscale ricadeva sul ceto senza diritti politici denominato Terzo
stato, la cui parte superiore era costituita dalla ricca borghesia.
TRE RIVOLUZIONI
Alcuni storici fanno però notare che è possibile individuare tre rivoluzioni, con diverse
finalità:
‣ rivoluzione borghese (istituzionale o parlamentare) 20 Giugno (giuramento della pallacorda
• Diritti
‣ rivoluzione popolare urbana (consigli comunali e milizie cittadine) 14 Luglio (assalto della
bastiglia da parte del popolo di Parigi)
• Pane
‣ rivoluzione contadina, 4-5 Agosto (abolizione dell’Ancien regime e di tutti i privilegi dei
nobili e del clero)
• Terre
Luigi XVI aveva provato ad attuare delle riforme per risanare il deficit del bilancio, tutte
basate sull’introduzione di una tassazione più equa basata sulla ricchezza posseduta, ma
incontrò una ferma opposizione della nobiltà e del clero.
Il re fu quindi costretto a concedere la convocazione degli Stati generali, l’assemblea
consultiva del regno.
Vennero compilati in tutto il regno i cahiers de doléances (quaderni di rimostranze), cioè
elenchi di richieste e lamentele.
La mobilitazione dell’opinione pubblica coincise con le agitazioni popolari legate al rincaro
dei prezzi e contro le tasse e quindi si assistette all’unione di tutto il Terzo stato (borghesi,
contadini e operai) contro la nobiltà e l’alto clero.
I familiari del re e la parte più conservatrice della corte premevano sul sovrano per il
mantenimento del potere assoluto, mentre le classi più povere davano vita a violenti tumulti,
le cosiddette rivolte della fame.
Il 14 luglio 1789 alcune centinaia di parigini si procurarono delle armi ed espugnarono la
Bastiglia (prigione-fortezza considerata simbolo della monarchia).
● governo della capitale → Municipalità, un consiglio di cittadini
● difesa di Parigi → Guardia nazionale, milizia popolare guidata da La fayette, un
aristocratico di idee liberali
Il moto di rivolta popolare dilagò nelle città provinciali e nelle campagne, dove i contadini
avevano dato inizio a violenti rivolte a danno degli aristocratici e dell’alto clero, dando inizio
alla “grande paura” per i ceti privilegiati.
La borghesia si impadroniva intanto dei consigli comunali, che obbedivano all’Assemblea
costituente e non al re.
Il 4 agosto 1789 decretò l’abolizione dei privilegi del clero e della nobiltà e la soppressione
dei diritti signorili e feudali (servitù della gleba, pedaggi, corvées…).
Il 26 agosto 1789 l’Assemblea approvò la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino,
con la quale venivano affermate l’esistenza e la tutela dei diritti fondamentali naturali (libertà)
e l'eguaglianza giuridica (eguaglianza di tutti di fronte alla legge).
➢ Si affermano i princìpi costituenti delle moderne istituzioni e i sudditi diventano
cittadini
LA PERIODIZZAZIONE
> PERIODO MONARCHICO COSTITUZIONALE, a carattere borghese (1789-1792)
◦ Fase molto moderata, in cui i borghesi ottengono la caduta dell’assolutismo classico,
l’abolizione dei privilegi dei nobili della proprietà terriera, la costituzione dei deputati del terzo
stato in assemblea nazionale.
◦ Il paese si trasforma in monarchia costituzionale
Sin dal 1789 si erano diffusi i club, cioè luoghi di dibattito che diffondevano le loro idee
tramite volantini, opuscoli e giornali. A Parigi spiccavano i club dei:
➢ foglianti → ne faceva parte La Fayette, volevano una monarchia costituzionale
➢ giacobini → nel corso del 1791 avevano assunto posizioni democratiche e
repubblicane
➢ cordiglieri → ancora più radicali e vicini agli ambienti popolari.
Dopo che la rottura del Terzo stato era stata aggravata da una legge che vietava scioperi e
associazioni operaie le classi popolari si allearono e assunsero il nome di sanculotti. Le loro
rivendicazioni trovarono ascolto presso i giacobini e presso i club più radicali come i
cordiglieri.
LE ASSOCIAZIONI POLITICHE
• FOGLIANTI=moderati, sostenitori di una monarchia costituzionali
• CORDIGLIERI=Repubblicani che volevano riforme sociali egualitarie, sostenitori della
monarchia costituzionale
• GIACOBINI=alta e media borghesia che vuole la repubblica in alleanza con il popolo
(Robespierre)
• SANCULOTTI=i rappresentanti del popolo, difensori della democrazia diretta e
dell’uguaglianza sociale.
Concluso il suo compito, l’Assemblea costituente venne sciolta e venne eletta l’Assemblea
legislativa, che si riunì per la prima volta il 1 ottobre 1791.
L’Assemblea legislativa era formata da deputati eletti tra un numero ristretto di cittadini con
un reddito abbastanza elevato.
La composizione rifletteva gli schieramenti dei club:
● destra del presidente → i foglianti, sostenitori della monarchia costituzionale (264)
● sinistra → i giacobini e i cordiglieri, su posizioni repubblicane, democratiche e
popolari (136)
● centro → gli indipendenti, che non sostenevano idee politiche ben definite (345)
Accanto agli indipendenti la corrente più rappresentativa era quella dei foglianti, legati alla
monarchia, mentre giacobini e cordiglieri ricoprivano ancora un ruolo di minore importanza.
Presto dal gruppo dei giacobini si staccano i girondini, la ricca e “illuminata” borghesia
provinciale, con tendenze repubblicane ma moderate. In gran parte erano avvocati,
giornalisti e letterati.
I giacobini erano su posizioni più radicali e intransigenti ed erano guidati da Maximilien
Robespierre, seguace delle dottrine illuministiche e del pensiero di Rousseau. Nemico della
monarchia e fautore di riforme democratiche, era l’interprete più intransigente degli ideali
rivoluzionari.
I cordiglieri erano affini ai giacobini ma più propensi a legarsi ai sanculotti. I loro leader erano
Georges Danton e Jean-Paul Marat.
Non bastando più un esercito di volontari, la Convenzione stabilì una leva obbligatoria di
300.000 uomini, a cui ogni dipartimento doveva contribuire. Ciò fu all’origine della rivolta che
scoppiò nel marzo 1793 in Vandea, un dipartimento ostile alla rivoluzione. Capi plebei e
nobili realisti riuscirono a prendere il controllo del loro territorio per alcuni mesi, fino a
dicembre 1793, il tutto seguito da un lungo strascico di rappresaglie e vendette.
Le agitazioni controrivoluzionarie si estesero anche ad altre regioni, in particolare in
Bretagna.
Anche Parigi era in uno stato di continua agitazione a causa del peggioramento
dell’economia. Nel 1793 vi fu un’altra annata disastrosa per i raccolti e a causa della guerra
erano stati emessi altri assegnati che avevano dato una nuova spinta all’inflazione.
Nella primavera del 1793 i sanculotti iniziarono a fare pressioni sull’assemblea, ritenendo le
esitazioni dei delegati la causa della crisi: secondo alcuni bisognava spingere più avanti la
rivoluzione verso una radicale democrazia popolare.
La situazione interna era ben lontana dalla stabilità: a Parigi continuavano le agitazioni delle
forze popolari, nelle province continuava l’agitazione girondina e restava aperta la guerra
estera. Anche all’interno del gruppo dirigente giacobino, guidato da Robespierre, si
avevano opinioni contrastanti e un’opposizione tra:
➢ la destra, con gli indulgenti → posizioni più moderate
➢ la sinistra, con gli arrabbiati → posizioni ancor più radicali, con a capo Marat
La situazione precipitò in seguto all’assassinio di Marat, il 13 luglio 1793, da parte di
Charlotte Corday, giovane monarchica decisa a vendicare i girondini
Il Direttorio si legò sempre di più all’esercito, che stava anche ottenendo ottimi risultati in
guerra, che, dopo il trattato di pace con Spagna e Prussia, continuava solo con Austria e
Gran Bretagna.
LE DONNE E LA RIVOLUZIONE
Nel 1700, in Francia, le donne rivendicarono maggiore autonomia e libertà e avviarono un
percorso di emancipazione culturale. Svolsero un ruolo molto importante i salotti, nei
quali si diffusero idee illuministe.
Proprio durante l’illuminismo si affermarono molte donne:
● Sophie Germain → fingendosi uomo, partecipò alla scuola politecnica ed ottenne
una laurea onorifica
● Gabrielle-Emilie → fingendosi uomo, partecipò a delle riunioni di scienziati e istallò
un famoso laboratorio
● Maria Agnesi → ottenne l’insegnamento di matematica e storia naturale
● Laura Bassi → prima donna al mondo a diventare docente
In questo periodo gli intellettuali si confrontarono sul ruolo della donna nella società:
➢ Condorcet → credeva che le donne fossero discriminate
➢ Rousseau e Bretonne → erano contrari all'uguaglianza tra uomo e donna
Una grande sostenitrice fu anche Olympia de Gouges, che fondò il club delle lavoratrici a
maglia, da cui nel 1792 uscì la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina.
La Convenzione rifiutò questo progetto e Olympia venne uccisa.
Il governo rivoluzionario francese era ostile alle richieste delle donne, tanto che chiuse i loro
club.
L’EPOCA DI NAPOLEONE
A partire dal 1795 il Direttorio tentò di stabilizzare la situazione interna della Francia,
intraprendendo una linea moderata, mentre continuava la guerra contro Austria e Inghilterra.
Questo perché il Direttorio condivideva la politica già adottata dalla Convenzione girondina
che univa propaganda, ideali e interessi.
La strategia era quindi quella di ricorrere alla guerra per mettere a tacere gli avversari
politici e risanare le finanze. Esportare la Rivoluzione infatti:
● era una missione liberatrice nei confronti degli altri popoli europei tiranneggiati
● garantiva la sicurezza delle frontiere francesi
● creava delle occasioni di sfruttamento economico
L’obiettivo finale era quello di ottenere un dominio imperialistico da nascondere dietro gli
ideali rivoluzionari.
Il Direttorio si legò così moltissimo con l’esercito e nel settembre 1797 (18 fruttidoro) attuò
un colpo di stato rovesciando l’esito delle elezioni vinte dai monarchici.
Il Direttorio divenne quindi un organo dittatoriale.
IL TRADIMENTO DI CAMPOFORMIO
Quando Napoleone cede Venezia all’Austria, mette fine agli anni di indipendenza della
Repubblica veneziana. I veneziani si sentirono quindi traditi, come si può vedere da varie
opere come Le ultime lettere di Jacopo Ortis, di Ugo Foscolo, che espresse tutta la
delusione per il tradimento di Napoleone ai danni della Repubblica di Venezia.
Napoleone aveva prevalso in Italia perché molti italiani, soprattutto ricca borghesia e
intellettuali, avevano aderito agli ideali rivoluzionari e vedevano in lui l’occasione di libertà
dal dominio straniero. Anche nella penisola esisteva una gamma di posizioni diverse, con
liberali moderati e giacobini più radicali (in minoranza).
Solo in seguito alla cessione di Venezia e al saccheggio si accorsero che quella era una
guerra di conquista e non di liberazione.
Dal 1796 in Italia si erano formate delle “Repubbliche sorelle”, che erano piuttosto degli
Stati “satellite” in quanto si trovavano sotto il rigido controllo della Francia. In esse entrarono
in vigore delle Costituzioni che riprendevano quella moderata del 1795 e le repubbliche
italiane vennero definite “giacobine”.
Lasciata l’Italia nel 1797, Napoleone intraprese una nuova campagna militare per colpire
l’Inghilterra nei suoi interessi coloniali, conquistando l’Egitto. Il Direttorio approvò la missione
per allontanare Napoleone da Parigi, intimorito dalla sua popolarità.
La spedizione partì nel maggio 1798 e il primo risultato fu la creazione della seconda
coalizione antifrancese, tra Inghilterra, impero ottomano, Russia e Austria.
Il 1 agosto 1798 la flotta ignlese distrusse quella francese ad Abukir, bloccando il generale e
le sue truppe in Africa.
➢ Napoleone aveva affiancato ai soldati anche un gruppo di scienziati, con il compito di
studiare e catalogare le varie scoperte: in questo modo la spedizione, fallimentare a
livello militare, ebbe il merito di far riscoprire la grandezza di quella terra e della
civiltà egizia.
La fine della guerra portò alla Francia molti vantaggi e diede all’Italia un senso di
appartenenza. Napoleone innanzitutto:
● luglio 1801 → stipulò un concordato con la Santa sede, dove riconosceva la
preminenza della religione cattolica e dove la Chiesa riconosceva la Repubblica
francese
● estese il suo incarico di primo console a vita → anche in questo caso fu indetto un
plebiscito
● promosse una centralizzazione amministrativa istituendo dei prefetti:
○ riorganizzò la polizia
○ istituì una rigida censura
○ istituì un sistema educativo pubblico con scuole di alto livello
● si occupò dei rapporti giuridici e dell’economia
○ nel 1804 emanò il Codice civile, detto napoleonico, che riprendeva elementi
della rivoluzione francese (miscela di conquiste rivoluzionarie e di
conservatorismo sociale)
○ istituì la Banca di Francia
○ impose alte tariffe doganali
○ diminuì le imposte dirette (pagate direttamente dal contribuente) e aumentò le
imposte indirette (pagate attraverso intermediari)
(... → iniziative liberali) (... → iniziative repressive)
Tutto ciò favorì i proprietari terrieri e la borghesia più intraprendente.
L’obiettivo delle riforme era quello di costruire uno stato unitario moderno, con il fine di
eliminare totalmente il mondo feudale.
Il 2 dicembre 1804 Napoleone completò il progetto, quando si autoproclamò imperatore
dei francesi con il nome di Napoleone I. Di nuovo, il procedimento fu rettificato con un
plebiscito.
Alla fastosa cerimonia prese parte anche Pio VII, costretto però al ruolo di spettatore.
Napoleone si alza in piedi, prende la corona nelle sue mani, si volta verso il pubblico, dà le
spalle al papa e incorona sé stesso; dopo pone la corona sulla testa della moglie. Così si
rende manifesto che se il potere dell'imperatore ha un carattere sacro, tale sacralità non
deriva solo da un'investitura divina, ma scaturisce pure dalla forza che atti molto terreni gli
hanno conferito (vittorie militari, colpi di Stato...).
Lui mise fine alla Repubblica e ricostruì un regime monarchico ereditario, trasformando il
consolato in impero.
Nel 1806 Napoleone tentò di boicottare l'Inghilterra con un blocco continentale, vietando
ogni rapporto commerciale ad ogni alleato.
Inoltre, per aggravare la situazione, invase il Portogallo e scatenò una guerriglia contro la
Spagna, nonostante sul trono di Madrid ci fosse il fratello Giuseppe Bonaparte.
La Gran Bretagna però riuscì a riconquistare il Portogallo e l'Austria aderì alla quinta
coalizione, ma ancora una volta Napoleone sconfisse l'Austria a Wagram imponendo il
trattato di Schonbrunn nell’ottobre 1809.
Nel 1810 l'impero raggiunse la massima espansione e Napoleone volle consolidare la sua
dinastia, infatti divorziò dalla prima moglie Giuseppina e sposò nel 1810 la figlia
dell'imperatore d'Austria, Maria Luisa. Nel 1811 nacque l’erede, a cui fu dato il titolo di “re di
Roma”.
Nonostante le apparenze, l'Impero francese non era molto saldo, per diversi motivi:
● malcontento provocato dai danni economici del blocco continentale
● continuo stato di guerra
● rancore dei democratici
● frustrazione dei nostalgici della monarchia borbonica
● ostilità dei cattolici, per l’abolizione del potere temporale e per la prigionia del papa
La situazione si aggravò con la guerra che Napoleone decise di intraprendere contro la
Russia. Il 25 giugno entrò in Russia e vinse le due battaglie che vennero combattute,
quella di Smolensk e quella di Borodino, e dopo poco entrò a Mosca, che la stessa notte
venne distrutta da un incendio.
Napoleone aspettò la richiesta di pace dello zar Alessandro che non arrivò e nel frattempo
l’inverno costrinse Napoleone a ritirarsi, quando venne sconfitto dai russi al passaggio della
Beresina. La campagna in Russia si rivelò essere il più grande disastro militare.
L’1 novembre 1814 durante il congresso di Vienna si venne a sapere che Napoleone aveva
lasciato l'Elba ed era sbarcato in Francia.
Questa sua avventura durò solo 100 giorni, poiché Inghilterra, Russia, Austria e Prussia,
alleati nella settima coalizione, lo sconfissero nella battaglia di Waterloo il 18 giugno
1815.
Il 22 giugno 1815 l'imperatore abdicò per la seconda volta e venne esiliato dagli inglesi
nell'isola di Sant'Elena, dove morì Il 5 maggio 1821.