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LA RIVOLUZIONE FRANCESE

LE TRE CLASSI SOCIALI DELLA FRANCIA NELLA PRIMA METÀ DEL


SETTECENTO

Nella prima metà del Settecento la Francia aveva una popolazione di 25


milioni di abitanti (circa 20 milioni abitavano nelle campagne e il resto
nelle città). Parigi contava circa 650 000 abitanti.

La Francia era divisa in TRE CLASSI SOCIALI:

1) il primo stato, formato dal CLERO, cioè dagli uomini di Chiesa


(cardinali, vescovi e sacerdoti) costituivano lo 0,5% della popolazione;

2) il secondo stato, formato dai NOBILI, costituivano l’1,5% della


popolazione;

3) il TERZO STATO costituiva la maggioranza della popolazione (98%)


e comprendeva tutti gli altri cittadini:
la grande e media borghesia (commercianti, finanzieri, avvocati,
industriali, professionisti, dirigenti ecc.) e la piccola borghesia (artigiani,
contadini, braccianti, piccoli e medi proprietari terrieri).

Il CLERO e i NOBILI godevano di alti privilegi fiscali (non pagavano le


tasse al Re) e detenevano tutto il potere politico.

Il TERZO STATO era escluso dal potere politico e doveva pagare tutte le
tasse. Contadini e borghesi rivendicavano diritti di eguaglianza, cioè
volevano che anche il primo e secondo stato pagassero le tasse.

Al vertice della società francese vi era il RE che aveva nelle sue mani tutto
il potere ed era il padrone assoluto della Francia.

L’autorità del re era fondata sul diritto divino che gli consentiva di
esercitare un potere assoluto sull’intera popolazione suddivisa in classi.

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LUIGI XVI E LA PESANTE SITUAZIONE FINANZIARIA DELLA FRANCIA

Nel 1775, la Francia, guidata dal re Luigi XVI, si trovò di fronte ad una
grave crisi finanziaria.
Lo Stato era fortemente indebitato per le spese che aveva sostenuto per
finanziare la guerra delle 13 colonie americane contro l’Inghilterra.

Per porvi rimedio, i ministri delle finanze incaricati da Luigi XVI,


tentarono di risanare le finanze dello Stato proponendo il pagamento delle
tasse anche al clero e ai nobili, ma i loro propositi fallirono perché questi si
rifiutarono di pagarle.

PREMESSE DELLA RIVOLUZIONE: LUIGI XVI CONVOCA GLI STATI


GENERALI

Tra il 1777 e il 1778 si verificarono in Francia gravi carestie dovute a


condizioni atmosferiche sfavorevoli che provocarono cattivi raccolti.

La scarsità di grano fece aumentare il prezzo del pane del 50%, riducendo
alla fame la popolazione francese. Diversi tumulti popolari scoppiarono a
Parigi, Grenoble, Tolosa e in altre città francesi.

In questa situazione di grande tensione sociale, il re Luigi XVI convocò a


Versailles gli STATI GENERALI, ovvero l’assemblea formata dai
rappresentanti dei tre ordini che formavano la società francese: clero,
nobiltà e terzo stato.

Qualunque decisione potesse prendere l’assemblea, il re avrebbe avuto


libertà decisionale.
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LA QUESTIONE DEL VOTO PER ORDINE O PER TESTA

Il 5 maggio 1789, nei saloni della reggia di Versailles, si riunirono gli


Stati Generali.

Dei 1139 eletti:


291 appartenevano al clero, 270 alla nobiltà, 578 al terzo stato.

Ogni ordine sociale poteva esprimere un solo voto e il clero e i nobili,


alleandosi, mettevano il terzo stato in minoranza.

Ci furono delle violente discussioni per abolire questo ingiusto sistema di


votazione.

Il primo e il secondo stato volevano votare per ordine.

Il terzo stato voleva votare per testa.

VOTO PER ORDINE


CLERO NOBILTÀ TERZO STATO

1 VOTO + 1 VOTO = 2 VOTI 1 VOTO

VOTO PER TESTA


578 erano i voti del terzo stato

561 i voti del clero + i nobili (291+270=561)

Il 10 giugno 1789 i rappresentanti del Terzo Stato, respingendo l’idea di


rappresentare solo un ordine, decisero di proseguire i lavori da soli.

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IL TERZO STATO SI DICHIARA ASSEMBLEA NAZIONALE: IL
GIURAMENTO DELLA PALLACORDA

I rappresentanti del Terzo Stato abbandonarono gli Stati Generali e si


trasferirono nella sala della Pallacorda (un grande locale dove si
praticava un gioco simile al tennis) dove il 20 giugno 1789 si dichiararono
ASSEMBLEA NAZIONALE, che escludeva i rappresentanti del clero e
dei nobili. Fu il primo segnale di ribellione in Francia contro le ingiustizie
sociali di quel tempo.

L’Assemblea Nazionale dichiarò di rappresentare gli interessi dell’intero


Paese e di voler mettere fine all’assolutismo del re.

Infine giurò che non si sarebbe sciolta prima di aver dato una Costituzione
alla Francia.

Il clero intanto ruppe l’intesa con la nobiltà e decise di unirsi al terzo


stato.

L’ASSEMBLEA NAZIONALE COSTITUENTE E LA PRESA DELLA


BASTIGLIA

Luigi XVI tentò di riprendere in mano la situazione, invitando i nobili ad


unirsi all’assemblea (27 giugno).

Con l’entrata della nobiltà, il 9 luglio 1789 l’Assemblea Nazionale si


dichiarò ASSEMBLEA NAZIONALE COSTITUENTE (1°, 2° e 3° stato
insieme, in un’unica camera).

Il 14 luglio 1789, il prezzo del pane subì un nuovo rialzo.

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Una folla armata (circa un migliaio di persone) composta prevalentemente
da piccoli bottegai, artigiani e salariati, insorse e occupò la fortezza della
BASTIGLIA, uno dei simboli dell’assolutismo del re.

La Bastiglia era un carcere che si trovava nel cuore di Parigi dove il re


deteneva i prigionieri politici.

Tutte le guardie furono uccise.


Il comandante della fortezza, Jourdan de Launay, fu preso, malmenato e
ucciso; la sua testa venne mozzata e portata in giro per le strade di Parigi
come trofeo.

Tra gli assalitori vi furono un centinaio di morti.

Iniziava così, simbolicamente, con la presa della Bastiglia, la


RIVOLUZIONE FRANCESE.

Ogni anno, il 14 luglio, si celebra in Francia l’anniversario ed è festa


nazionale.

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