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Una serie di problemi economici provocarono malcontento e disordini nella popolazione. Dopo la caduta dei prezzi
agricoli della viticoltura dal 1778, la produzione industriale decadde dal 1786, mentre nel 1785 una siccità aveva
provocato una morìa del bestiame. Nel 1788 infine un pessimo raccolto causò una grande crisi del pane,
fondamentale alimento per il popolo. Il prezzo del pane aumentò continuamente fino a quattro soldi per libbra; le
condizioni dei lavoratori salariati decaddero fino alla miseria.
La Francia era soprattutto colpita da una gravissima crisi finanziaria che, iniziata sotto il regno di Luigi XV, si era
continuamente aggravata anche a seguito delle enormi spese, sostenute per la guerra d'America e che non
avevano reso alcun vantaggio al paese, tranne la restituzione di alcune colonie.
La necessità di risolvere la gravissima crisi in cui la Francia era precipitata non trovò soluzione nell'operato dei
successori di Luigi XIV. Egual fallimento ebbero i tentativi di riforma al sistema giudiziario e fiscale. All'inizio del
secolo la principale imposta diretta, la taglia, pesava soltanto sui non privilegiati. Per aumentare le entrate fiscali
Luigi XV impose tasse a ogni ceto sociale, ma nobiltà e clero ne risentirono solo in minima parte: infatti, le nuove
imposte, sebbene colpissero ogni suddito, continuarono a gravare particolarmente sul terzo Stato.
L'avversione dei sudditi francesi nei confronti della monarchia aumentò grazie anche alla presenza
impopolare di Maria Antonietta che, troppo legata alla sua patria austriaca, veniva chiamata con
disprezzo dal popolo francese l'Autrichienne.
VIGNETTE CONTRO I PRIVILEGI
Nel corso della seconda metà del Settecento, una parte del terzo stato, era influenzata dalla
cultura illuminista, cominciò a diventare sempre più consapevole dell’ ingiustizia della propria
condizione. Ne facevano espressione le vignette satiriche del tempo.
DAGLI GLI AVVENIMENTI DAL 1789…
La seduta inaugurale degli Stati Generali ebbe luogo il 5 maggio 1789 . Molti esponenti del terzo Stato videro
l'ottenimento della rappresentanza doppia come una rivoluzione già pacificamente conseguita ma, con l'utilizzo del voto
per ordine, fu immediatamente evidente che in realtà era stato ottenuto molto meno.
Luigi XVI non parlò di riforme politiche tanto attese dal Terzo Stato ma solo problemi finanziari riguardanti nobiltà e clero.
La questione del passaggio dal voto per ordine al voto per testa non venne menzionata, quindi il terzo stato capì che il
loro voto per ordine sarebbe pesato ben poco, anche nobiltà e clero ne erano consapevoli, infatti erano contrari all’
Assolutismo, ma con il voto per testa avrebbero perso potere sul terzo stato.
Il re e i suoi ministri sottovalutarono la situazione; quando Luigi XVI cedette finalmente alle insistenti richieste del terzo
Stato di discutere sul sistema di votazione, parve a tutti una concessione estorta alla monarchia.
Il 9 maggio, invece di affrontare la questione finanziaria come richiesto da Luigi XVI, i tre stati cominciarono a discutere
sull'organizzazione della legislatura. I deputati del terzo Stato furono d’accordo nella scelta del voto per testa e si
autoproclamarono deputati dei Comuni, intendendo con ciò rifiutare il titolo di rappresentanti di un ordine per assumere
quello di rappresentanti della Nazione. Si trattava già di un atto rivoluzionario al quale la nobiltà rispose dichiarandosi
favorevole al voto per ordine, imitata dal clero.
Il 17 giugno 1789 l'ex terzo Stato diventò l'unico ordine i cui poteri fossero stati legalizzati, autodefinendosi Assemblea
Nazionale con l'intento di identificare un'assemblea non più degli stati ma del popolo. Il 19 giugno il clero, che aveva tra
le sue fila dei parroci sensibili ai problemi dei contadini, votò a favore dell'unione all'Assemblea Nazionale.
… ALLA PRESA DELLA BASTIGLIA…
Il corteo fece irruzione nel Municipio obbligando il consiglio comunale in carica a destituirsi; quest'ultimo venne
sostituito da un consiglio rivoluzionario, la Comune Insurrezionale. Successivamente la folla si diresse verso il
palazzo delle Tuileries. La residenza reale era difesa principalmente dalla Guardia svizzera e da alcuni nobili, i
quali portarono Luigi XVI e la sua famiglia nella Sala del Maneggio con l'intento di mettere i reali sotto la
protezione dell'Assemblea, riunita in seduta straordinaria: alle otto del mattino gli insorti decisero di penetrare
nel palazzo; la Guardia svizzera reagì, ma i manifestanti continuarono a giungere numerosi da ogni parte; il re,
seguendo il consiglio dei deputati che volevano evitare un bagno di sangue, ordinò al comandante delle sue
truppe di ritirarsi nella caserma. I soldati, eseguendo l'ordine appena ricevuto, vennero sorpresi e massacrati
dalla folla.
Con la presa del palazzo delle Tuileries il potere passò di fatto nelle mani della Comune Insurrezionale che
immediatamente obbligò l'Assemblea legislativa a dichiarare decaduta la monarchia e a convocare una nuova
assemblea costituente che avrebbe avuto il compito di stilare una nuova Costituzione a carattere democratico ed
egualitario. Luigi XVI venne rinchiuso insieme alla sua famiglia nella prigione del Tempio in attesa di essere
processato.
COMITATO DI SALUTE PUBBLICA
Il Comitato di salute fu un organo governativo composto dai maggiori rivoluzionari francesi e creato
dalla Convenzione Nazionale. Fu costituito a seguito delle sconfitte militari, per affiancare il Consiglio
esecutivo provvisorio, che riuniva i sei maggiori ministeri di governo.
Nato per proteggere la repubblica rivoluzionaria dalle invasioni straniere e dalle ribellioni , la sua
esistenza fu un rimedio estremo e necessario in tempo di guerra; formato all'inizio da 9 membri, poi
raddoppiati, ottenne un ampio potere di supervisione in ambito militare, giudiziario e legislativo.
Come corpo amministrativo, controllava e accelerava il lavoro del Consiglio esecutivo e dei comitati
della Convenzione.
Riformato nel luglio 1793, poco dopo la sconfitta dei girondini alla Convenzione, a cui seguì l'entrata
dei giacobini di Robespierre, il 4 dicembre la Convenzione delegò il potere esecutivo al Comitato. Le
vittorie delle armate francesi nella primavera del 1794 convinsero in luglio la maggioranza della
Convenzione a finirla col regime del Terrore, col dirigismo economico e con la Costituzione del 1793,
eliminarono Robespierre e i suoi più stretti seguaci. Svuotato di potere, il Comitato di salute pubblica
sopravvisse fino al 26 ottobre 1795.
IL DIRETTORIO
Direttorio è il termine con il quale si definisce l'organo posto al vertice delle istituzioni francesi nell'ultima
parte della Rivoluzione francese, ossia nel periodo cosiddetto del termidoro, che pose fine al terrore
dell'anno II. Dal Direttorio ha preso nome la forma di governo direttoriale che fu la forma adottata da tutte
le repubbliche sorelle. Essa è attualmente ancora adottata soltanto dalla Svizzera e da tutti i Cantoni
membri della Confederazione elveticaIl Direttorio era composto da 5 membri chiamati direttori che
costituivano una sorta di capo del governo collegiale, dal quale dipendevano i ministri. Il suo principale
componente era anche la persona che lo aveva ideato: Paul Barras.
Con un esecutivo direttoriale coloro che avevano posto fine al governo di Robespierre si posero infatti un
ben preciso obiettivo: evitare in qualsiasi modo che il potere potesse nuovamente concentrarsi nelle mani
di un'unica persona con gli esiti sanguinosi dell'anno di governo di Robespierre.
La costituzione del 5 fruttidoro dell'anno III - promulgata nel settembre del 1795 - fu quindi redatta sulla
base di una rigida applicazione del principio della separazione dei poteri, cercando oltretutto di tenere
l'Esecutivo per quanto possibile sotto scacco. Il Governo fu pertanto affidato a un direttorio di cinque
membri, alle cui dipendenze vi erano sei ministri. In questa forma il governo direttoriale tradisce
maggiormente la propria somiglianza con il sistema presidenziale, nel quale, appunto, il Presidente si
avvale della collaborazione di ministri da lui nominati.
I membri del direttorio erano nominati da uno dei due organi legislativi: il Consiglio degli Anziani, sulla base
di una lista decupla presentata dall'altra assemblea legislativa, il Consiglio dei Cinquecento, che votava le
leggi. La preoccupazione di evitare un nuovo accentramento di poteri fu tale che la costituzione prevedeva
che il direttorio fosse rinnovabile per un quinto ogni anno e ad esso fu inoltre sottratto sia il comando delle
forze armate sia l'iniziativa legislativa.
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LE DONNE NELLA RIVOLUZIONE
Il movimento che si è proposto e si propone lo scopo di liberare le donne dall'oppressione
maschile si chiama oggi femminismo. Questo movimento è tipicamente moderno. Nasce in
Francia durante la rivoluzione del 1789. La sua più importante espressione è la Dichiarazione dei
diritti della donna e della cittadina, scritta nel 1791 dalla rivoluzionaria girondina Olympe de
Gouges, in cui si rivendica per le donne tutti i diritti civili e politici e la soppressione della tirannia
maschile. Il testo, presentato all'Assemblea Legislativa, ricalca puntualmente la Dichiarazione dei
diritti dell'uomo e del cittadino dell'agosto 1789. Vi si legge fra l'altro che “la Donna nasce libera e
rimane uguale all'uomo nei diritti”; che “tutte le cittadine e tutti i cittadini devono avere uguali
possibilità di essere ammessi a tutte le dignità, a tutti i posti e a tutti gli impieghi pubblici, secondo
le loro capacità, e senza altre distinzioni che non siano quelle delle loro virtù e delle loro capacità”;
che la donna, avendo il diritto di salire sul patibolo, deve avere anche quello di salire sulla tribuna.