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L'infanzia

Nato a Versailles nella notte del 23 agosto 1754, quarto figlio di Luigi delfino di
Francia e di Maria Giuseppina di Sassonia, gli fu imposto il nome di Louis-Auguste
e il titolo di duca di Berry. Subito battezzato dal cappellano reale, l'abate di
Chabannes - una cerimonia solenne di battesimo, insieme con altri tre fratelli,
sarà ripetuta nell'ottobre del 1761 - fu affidato alle cure della governante, la
contessa Marie-Louise de Rohan Marsan. Seguirono i festeggiamenti rituali, con
fuochi di artificio e uno spettacolo teatrale a cui assistette tutta la Corte, il
balletto La naissance d'Osiris di Jean-Philippe Rameau.

Alla prematura morte del fratello maggiore, il duca di Borgogna Louis-Xavier (1751-
1761) avvenuta il 22 marzo 1761, Louis-Auguste divenne delfino di Francia e
cominciò la sua istruzione, curata dal precettore, l'ex-vescovo di Limoges Jean-
Gilles de Cloëtlosquet, che aveva il compito di insegnargli la lingua e la
letteratura latina, al quale si aggiungevano un grammatico, l'abate di
Randovilliers, autore del trattatello De la manière d'apprendre les langues, il
matematico Jean-Antoine Nollet, un insegnante di storia, il conservatore Jacob-
Nicolas Moreau, autore della Mémoire pour servir à l'histoire des Cacouacs, nella
quale aveva polemizzato ironicamente contro gli illuministi, un insegnante di
geografia, materia per la quale mostrò sempre particolare interesse, Philippe
Buache, un diplomatico, l'abate Jean-Ignace de La Ville, funzionario del ministero
degli Affari Esteri, che aveva il compito di erudirlo sulle complesse vicende della
diplomazia internazionale, mentre il gesuita e bibliotecario reale,
l'antivoltairriano Guillaume-François Berthier, era incaricato di insegnargli
teologia e di educarlo ai principi dell'assolutismo.

Naturalmente, il completamento della sua educazione era assicurato dalle nobili


attività sportive della scherma, dell'equitazione e del ballo, oltre che dalle
indispensabili pratiche della devozione cattolica.
Erede al trono
Maria Antonietta a 14 anni nel ritratto ufficiale inviato a Versailles. Pastello di
Joseph Ducreux.

Alla fine del 1765, con la morte del padre, il duca di Berry diveniva ufficialmente
erede al trono. Mentre il nonno, rimasto vedovo nel giugno del 1768, rifiutava di
convolare alle nuove nozze, proposte dalla Corte di Vienna, con l'arciduchessa
Elisabetta, sfigurata dal vaiolo, ritenendosi ben più soddisfatto della nuova
relazione con la giovane Madame du Barry, per il nipote accettava ufficialmente, il
13 giugno 1769, la candidatura di un'altra figlia di Maria Teresa d'Austria, la
quattordicenne arciduchessa Maria Antonietta che, oltre a essere di bell'aspetto -
come testimoniava il ritratto di Joseph Ducreux appositamente inviato da Vienna a
Versailles - portava nelle casse reali 200.000 fiorini, una rendita di 20.000 scudi
e una quantità di gioielli e oggetti preziosi.

Mentre l'ambasciatore francese confidava al cancelliere austriaco che «la natura


sembra aver tutto negato al signor duca di Berry. Nel contegno e nella
conversazione il principe rivela una limitatissima attitudine al buon senso, grande
mediocrità e una completa mancanza di sensibilità»[1] il 19 aprile 1770 si
celebrava a Vienna il matrimonio per procura, celebrato dal nunzio pontificio
Antonio Eugenio Visconti. Il corteo dei dignitari austriaci raggiunse Compiègne il
14 maggio, accolto dal re e dall'erede e il matrimonio dei due adolescenti fu
celebrato a Versailles due giorni dopo, il 16 maggio 1770.

I rituali festeggiamenti di due settimane cominciarono male e si conclusero peggio:


la prima notte di nozze, il giovane Luigi non onorò i suoi doveri coniugali - una
mancanza che si sarebbe ripetuta per anni - e il 30 maggio alcuni fuochi
d'artificio caddero sulla folla festante e nel panico che ne seguì centinaia di
parigini persero la vita calpestati e schiacciati nella ressa. Questo fu uno dei
tanti episodi, che i più interpretarono come un cattivo presagio per la futura
coppia di sovrani.
Regno (1774-1792)
La Francia ha un nuovo re
Medaglioni che rappresentano Luigi XVI e Maria Antonietta come re e regina di
Francia.

Alla morte per vaiolo di Luigi XV, il 10 maggio 1774, il ventenne Louis-Auguste
saliva al trono con il nome di Luigi XVI. Abolita, come primo provvedimento, una
tassa - il droit de joyeux avènement, da pagare all'insediamento di ogni nuovo
sovrano - mandata in convento l'ultima amante del nonno, licenziati alcuni
ministri, richiamato a dirigere il Consiglio della corona il Maurepas, fatto
esiliare da Madame de Pompadour, furono nominati ministro agli Affari Esteri il
conte Charles Gravier de Vergennes, alla Guerra il maresciallo Louis-Nicolas de Muy
e alle Finanze il fisiocratico Jacques Turgot; il 12 novembre veniva reinsediato il
Parlamento, sciolto nel 1771 da Luigi XV.

Nella cattedrale di Reims, l'11 giugno 1775, avvenne la cerimonia


dell'incoronazione; l'arcivescovo Charles-Antoine de La Roche-Aymon unse otto volte
il capo reale recitando l'antica formula: Ungo te in regem de oleo sanctificato in
nomine Patri et Filii et Spiritus Sancti e, come re taumaturgo, Luigi impetrò la
guarigione di alcuni malati di scrofola imponendo loro le mani.

Era quello il tempo in cui i coloni inglesi d'America si erano apertamente


rivoltati contro la madrepatria: la Francia sperò di sfruttare la situazione per
riguadagnare almeno una parte delle colonie canadesi perdute al termine della
Guerra dei sette anni. Mentre ufficialmente il governo francese dichiarava la
propria neutralità nel conflitto, segretamente allacciava contatti con i
rappresentanti del Congresso di Filadelfia, promettendo aiuti militari.
Politica interna
La crisi finanziaria
Luigi XVI

Il primo atto del ministero di Turgot fu di sottoporre al re una dichiarazione di


principi: nessuna dichiarazione di bancarotta, nessun aumento delle tasse e forti
riduzioni delle spese dello Stato, soppressione di alcune sinecure: il gigantesco
deficit statale fu ridotto quel tanto che gli permise di negoziare con le banche un
prestito al 4%. Pensava di sostituire le imposte indirette con una tassa generale
sugli immobili, colpendo i maggiori redditi e favorendo i consumi e propose la
liberalizzazione del commercio del grano con il decreto del 13 settembre 1774,
incontrando l'opposizione del governo e del re: elogiato dagli illuministi, divenne
oggetto della satira degli speculatori, fra i quali si contavano esponenti
dell'alta aristocrazia. Il cattivo raccolto del 1774 portò l'anno dopo all'aumento
del prezzo della farina e a conseguenti moti popolari che vennero repressi dal
governo, nel quale entrò a far parte anche Malesherbes.

Anche la proposta dell'annullamento dell'Editto di Fontainebleau, che discriminava


i protestanti, riconoscendo ai soli cattolici il diritto di culto, incontrò
l'opposizione del clero che, riunito in assemblea, il 3 luglio 1775, dichiarava
«infame» la libertà di pensiero e di stampa. Luigi XVI cedette.

Nel gennaio 1776 Turgot presentò al Consiglio reale i decreti con i quali intendeva
sopprimere la corvée reale, le corporazioni - per favorire la libertà d'impresa - e
imporre nuove tasse per i tre ordini della borghesia, dell'aristocrazia e del clero
- quest'ultimo fu però subito esentato su richiesta del Maurepas. Venne sommerso da
un coro di proteste: ebbe l'opposizione violenta della nobiltà e del Parlamento e
la regina gli fu ostile, vedendosi negare la concessione di privilegi per i suoi
favoriti, come la duchessa de Polignac o la principessa de Lamballe. Luigi XVI, che
pure aveva imposto le nuove leggi attraverso un lit de justice, fece marcia
indietro e lo licenziò il 12 maggio 1776. Ne ebbe in risposta una lunga lettera,
nella quale Turgot scriveva che

«Sua Maestà ha bisogno di una guida più lungimirante per evitare gli errori di
Carlo I Stuart, finito decapitato, e del sanguinario Carlo IX. Non dimenticate,
Sire, che fu la debolezza a mettere la testa di Carlo I sul ceppo e a rendere
crudele Carlo IX»

Il sostituto Jean-Étienne-Bernard de Clugny-Nuys morì pochi mesi dopo, avendo fatto


però in tempo ad aggravare il bilancio dello Stato; il successore, il ginevrino
Jacques Necker, non si oppose alle nuove spese necessarie a preparare la guerra
contro l'Inghilterra e, confidando nella bontà del sistema creditizio, lanciò nuove
obbligazioni che indebitarono l'erario di ulteriori 530 milioni di lire. Riuscì a
fare delle economie ma evitò di toccare i privilegi dei nobili, guadagnandosi la
loro riconoscenza e, il 19 febbraio del 1781, pubblicò - per la prima volta nella
storia della Francia - un Rendiconto del bilancio statale, che era tuttavia in gran
parte frutto dell'ottimismo della sua fantasia, rappresentando un avanzo di 10
milioni, avendo coscientemente trascurato di indicarvi molte voci passive.

Tuttavia risultarono finalmente pubbliche le ingenti spese di cui lo Stato si


faceva carico per garantire prebende, pensioni e distrazioni a favore di chi aveva
soltanto la fortuna di una nascita privilegiata. La grande popolarità acquisita dal
Necker presso le classi alte si mutò così in ostilità aperta: il primo ministro
Maurepas, già geloso del suo successo, prese a pretesto la fede protestante del
Necker per rifiutargli l'ingresso nel Consiglio di Stato. Luigi XVI non solo non lo
difese ma non volle nemmeno più riceverlo, così che Necker rassegnò le dimissioni
nelle mani della regina il 19 maggio 1781.

Intanto il re, dopo sette anni di indugi, nell'agosto del 1777 aveva preso
un'iniziativa che rese felice Maria Antonietta, tanto da indurla a scrivere alla
madre che «otto giorni fa le nozze sono state pienamente consumate e ancora una
volta ieri nel miglior modo possibile. Avrei voluto inviarti un corriere speciale
per farti avere subito la lieta notizia, ma sarebbe stato eccessivo». Passeranno
ancora molti mesi perché rimanesse incinta ma finalmente, il 19 dicembre 1778, alla
presenza, come da etichetta, di un numeroso ed eterogeneo consesso, l'augusta
consorte di Luigi dava alla luce - con malcelata delusione degli astanti - una
bambina, che fu subito battezzata con il nome di Maria-Teresa Carlotta (1778-1851).
Per avere il sospirato erede - che tuttavia al trono non salirà mai - occorreranno
altri anni: il 22 ottobre 1781 nascerà Luigi-Giuseppe-Saverio-Francesco (1781-
1789), il 27 marzo 1785 Luigi-Carlo (1785-1795) e l'anno dopo cadrà l'ultimo lieto
evento della nascita di Sofia-Beatrice (1786-1787), destinata peraltro a morte
prematura.
Politica estera
La guerra anglo-francese
Luigi XVI

L'8 febbraio 1778 la Francia rende pubblica l'alleanza stipulata con gli insorti
americani e il 13 marzo rompe le relazioni diplomatiche con la Gran Bretagna, dando
inizio alla guerra anglo-francese. La guerra è fortemente voluta da Luigi XVI che
accolse a Versailles con tutti gli onori il borghese Benjamin Franklin e riuscì a
coinvolgere nell'impresa la Spagna di Carlo III, in realtà timorosa di appoggiare
una guerra d'indipendenza che poteva essere imitata dalle sue immense colonie
americane, con il miraggio di recuperare la Florida, perduta quindici anni prima,
le Baleari e Gibilterra.

Con il Trattato di Parigi, i francesi ottennero poco, se non si conta un'ulteriore


aggiunta all'enorme debito nazionale. Necker si dimise nel 1781 per essere
sostituito da de Calonne e de Brienne, prima di essere richiamato nel 1788. Venne
ricercata un'altra riforma delle tasse, ma la nobiltà oppose resistenza nel corso
dell'Assemblea dei Notabili (1787).

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