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Luigi era perplesso nei confronti delle riforme sociali, politiche ed economiche
della rivoluzione, tuttavia puntava sempre a non creare strappi violenti. I
principi rivoluzionari della sovranità popolare, benché centrali per i principi
democratici dell'epoca successiva, segnarono una rottura decisiva rispetto al
principio della monarchia assoluta che vedeva il trono e l'altare come cuore del
governo. Ledendo tali principi, radicati profondamente nella concezione
tradizionale della monarchia, nonostante le critiche del pensiero illuminista
fossero ormai una koiné intellettuale nelle élites di mezza Europa, la Rivoluzione
venne avversata da quasi tutta la precedente élite di governo francese e da
praticamente tutti i governi europei. Anche alcune figure di spicco dell'iniziale
movimento rivoluzionario erano dubbiose sui principi del controllo popolare del
governo. Alcune di esse, soprattutto Honoré Mirabeau, cercavano di deviare gli
eventi verso una forma di monarchia costituzionale all'inglese.
La condanna a morte ottenne una maggioranza sufficiente il 17 gennaio 1793, con 387
voti favorevoli e 334 contrari.[6] Raggiunto l'accordo sulla pena, restava da
deciderne l'eventuale rinvio, bocciato il 19 gennaio con 383 voti contro 310.[7]
«Signori, sono innocente di tutto ciò di cui vengo incolpato. Auguro che il mio
sangue possa consolidare la felicità dei francesi.»
(Le ultime parole pronunciate da Luigi XVI il 21 gennaio 1793, registrate da
Charles Henri Sanson esecutore della condanna.)
Un assistente del boia mise all'asta i suoi capelli e parte dei vestiti, e molti
raccolsero il sangue. L'ordine durante l'esecuzione fu mantenuto da un consistente
assembramento di soldati rivoluzionari.
Alla sua morte, il figlio di soli otto anni, Luigi-Carlo di Francia, divenne
automaticamente, per i monarchici e gli stati internazionali, il re de jure Luigi
XVII di Francia. La moglie, Maria Antonietta, lo seguì sulla ghigliottina il 16
ottobre 1793. Per l'esecuzione fu seguito il medesimo cerimoniale utilizzato per il
marito. Alla regina fu vietato di indossare abiti vedovili durante il tragitto
dalle prigioni alla ghigliottina.
Il fratello, Luigi XVIII, una volta diventato re nel 1815 fece riesumare i resti di
Luigi XVI, tumulati in una fossa comune del vecchio Cimitero della Madeleine,
seppellendoli poi nella Basilica di Saint-Denis, assieme a quelli della moglie
Maria Antonietta.
Personalità di Luigi XVI
Luigi XVI viene descritto come un uomo debole, inadatto al trono o poco capace di
prendere decisioni difficili. Sulla psicologia di Luigi XVI sono state fatte
diverse osservazioni: che fosse affetto da una nevrosi ossessiva dato la sua mania
di annotare ogni minima cosa (anche gli animali – rondini, cani, ecc. – uccisi per
sbaglio durante le sue predilette battute di caccia) o la passione sullo smontare e
rimontare orologi; che soffrisse di criptoforia, una sorta di psicosi tipica di chi
nasconde al proprio interno la "personalità fantasma", in un particolare senso
psicoanalitico, di un'altra persona, spesso un fratello o una sorella, nel caso di
Luigi, probabilmente, quella del fratello maggiore, il duca di Borgogna, morto
prima di lui, facendolo divenire erede al trono come Delfino di Francia, destino
che, da giovane, pensava forse di non dover mai affrontare, e che gli pesò molto,
imponendosi appunto di dover sostituire il fratello.[8]
Rapporto con la moglie Maria Antonietta
Luigi XVI a vent'anni
Gran Maestro dell'Ordine di San Michele - nastrino per uniforme ordinaria Gran
Maestro dell'Ordine di San Michele
Gran Maestro dell'Ordine di San Luigi - nastrino per uniforme ordinaria Gran
Maestro dell'Ordine di San Luigi
Ascendenza
Luigi XVI di Francia Padre:
Luigi di Borbone-Francia Nonno paterno:
Luigi XV di Francia Bisnonno paterno:
Luigi, duca di Borgogna Trisnonno paterno:
Luigi, il Gran Delfino
Trisnonna paterna:
Duchessa Maria Anna Vittoria di Baviera
Bisnonna paterna:
Maria Adelaide di Savoia Trisnonno paterno:
Vittorio Amedeo II di Savoia
Trisnonna paterna:
Anna Maria d'Orléans
Nonna paterna:
Maria Leszczyńska Bisnonno paterno:
Stanisalo I di Polonia Trisnonno paterno:
Conte Rafał Leszczyński
Trisnonna paterna:
Principessa Anna Jablonowska
Bisnonna paterna:
Caterina Opalińska Trisnonno paterno:
Conte Jan Karol Opalinski
Trisnonna paterna:
Contessa Zofia Czarnkowska
Madre:
Maria Giuseppina di Sassonia Nonno materno:
Augusto III di Polonia Bisnonno materno:
Augusto II di Polonia Trisnonno materno:
Giovanni Giorgio III di Sassonia
Trisnonna materna:
Anna Sofia di Danimarca
Bisnonna materna:
Cristiana di Brandeburgo-Bayreuth Trisnonno materno:
Cristiano Ernesto di Brandeburgo-Bayreuth
Trisnonna materna:
Sofia Luisa di Württemberg
Nonna materna:
Maria Giuseppa d'Austria Bisnonno materno:
Giuseppe I d'Asburgo Trisnonno materno:
Leopoldo I d'Asburgo
Trisnonna materna:
Eleonora del Palatinato-Neuburg
Bisnonna materna:
Amalia di Brunswick e Lüneburg Trisnonno materno:
Giovanni Federico di Brunswick-Lüneburg
Trisnonna materna:
Benedetta Enrichetta del Palatinato
Curiosità
Il suo personaggio compare con un ruolo da protagonista nella serie manga e anime
Lady Oscar di Riyoko Ikeda.