La situazione economico-sociale
Il contesto in cui si avvia la rivoluzione è assai arretrato. Nel Settecento infatti,
mentre in Inghilterra si sviluppava la rivoluzione industriale, in Francia la maggiore
fonte di sostentamento economico era l’agricoltura.
Le principali differenze erano tra il Terzo Stato e gli altri due ceti. Le ultime due
non pagavano le tasse e potevano accedere alle alte cariche dello Stato e
all’esercito. I nobili inoltre imponevano oneri feudali (corvées e percentuali sul
raccolto), in alcuni posti vi era ancora la servitù che impediva la libertà dei
contadini. Questo fece aggravare la situazione dei ceti popolari a causa delle
carestie.
Crisi finanziaria
Uno dei maggiori problemi che dovette affrontare la Francia nel Settecento però
fu la crisi finanziaria, causata soprattutto dalle spese militari e dalle spese per
mantenere la vita sfarzosa di corte. Per ovviare a questo, i ministri aumentavano il
carico fiscale e ricorrevano a prestiti dai cittadini.
Per cercare di sanare i debiti il ministro delle finanze Necker arrivò a falsificare il
rendiconto finanziario, in modo da non scoraggiare il prestito dei cittadini. In
seguito a questo evento emerse la necessità di riformare il sistema.
Qualche anno dopo la nobiltà, a cui era stato esteso il pagamento delle tasse,
chiese al re Luigi XVI di convocare gli Stati generali e l’Assemblea (rappresentanti
di nobiltà, clero e Terzo Stato), dato che solo loro potevano approvare nuove tasse.
Si trattò in generale di una rivoluzione che coinvolse diverse classi sociali, che
appunto andavano dalla nobiltà alla borghesia e dal clero ai sanculotti,
rivoluzionari francesi.
I cahiers de doleance
Nel 1789, il re chiese ai sudditi di esprimere le loro esigenze nei cahiers de
doléances (quaderni di lamentele), per informare gli Stati generali dei problemi
della nazione.
A causa della scarsità del raccolto infatti, il prezzo del pane aumentò e la
disoccupazione aumentava esponenzialmente a causa dei licenziamenti nelle
industrie tessili.
Questo fece scattare delle rivolte da parte del popolo delle campagne, che
attuarono saccheggiamenti volti al clero e agli aristocratici.
- contadina
- sanculotti
I Nobili volevano che si votasse per ordine, cioè che ogni ordine esprimesse un
solo voto; il Terzo Stato invece voleva che si votasse per testa in modo da poter
ottenere la maggioranza contando sul basso clero e sull’appoggio di qualche
illuminista. La convocazione degli stati generali inizio già con un clima molto teso
che venne peggiorato da due scelte del re:
Per bloccare questa rivolta, Luigi XVI fece chiudere la sala di riunione degli Stati
generali; il Terzo Stato tuttavia utilizzò la sala destinata al gioco della pallacorda e
giurò di non sciogliersi fino alla promulgazione di una Costituzione.
Per questo motivo il 14 luglio del 1789 il popolo assalì e distrusse la Bastiglia, un
carcere politico simbolo dell’antico regime. Venne inoltre assalito il municipio e
creata la guardia nazionale, milizia volontaria, sotto il comando di La Fayette.
Nelle campagne i contadini si ribellarono senza una guida politica, spinti dalla
rabbia, bruciando le carte nei castelli dei signori.
Queste rivolte generarono panico generale, che gli studiosi chiamarono “grande
paura”: si temevano vendette nobiliari, massacri e assalti. In realtà in tutta la
nazione le vittime furono solo 3.
Il 4 agosto dell’89 venne decisa l’abolizione delle corvées (sistema che assicurava
vantaggi sia per il feudatario,sia per il contadino che attraverso il lavoro poteva
ricompensare il signore) e degli obblighi feudali dei contadini attraverso il
pagamento di un riscatto.
Molti contadini però non potevano pagare questo riscatto e quindi le ribellioni si
protrassero per circa tre anni fino all’abolizione senza indennità dei privilegi.
A tutte queste libertà però venne posto un limite, affinché si preservasse l’ordine
pubblico. Per esempio ai cittadini venne riconosciuta la libertà di religione, ma
solo ai cristiani era permessa la celebrazione pubblica o ancora la libertà di
stampa, che era limitata dal controllo dei legislatori che potevano vietare
pubblicazioni turbatrici dell’ordine pubblico.
Le giornate d’ottobre
Il monarca, infatti, contrastava i lavori dell'Assemblea costituente. Si rifiutò infatti
di ratificare i decreti che abolivano i privilegi feudali e la Dichiarazione dei diritti.
Il 10 ottobre egli fu proclamato re per grazia di Dio e per la costituzione dello Stato.
Inoltre, per sottolineare la natura costituzionale, venne proclamato re dei francesi.
La fuga del re
Successivamente alla presa della Bastiglia iniziarono le fughe e le migrazioni da
parte degli aristocratici.
Ricordiamo in particolare la fuga del re, il 20 giugno del 1791, travestito da servo
cercò di abbandonare la Francia con la famiglia ma venne riconosciuto e
ricondotto a Parigi.
Questo episodio portò alla rottura definitiva tra moderati e democratici all’interno
dell’assemblea costituente
I club politici
In questo periodo di rivoluzione, le diverse fazioni si erano organizzate in club,
paragonabili ai nostri attuali partiti politici.
Fra i club più importanti ci fu quello dei giacobini, guidato da Robespierre, il
quale sosteneva una via repubblicana. Questa decisione però non era condivisa
da tutti i componenti e per questo motivo si formarono altre due fazioni: i
foglianti e i cordiglieri.
- il potere esecutivo al re
I moderati trionfarono sulla questione del diritto di voto per l’elezione della
Camera Bassa. Venne però fissato un criterio censitario: per poter accedere al
diritto di voto occorreva avere un reddito minimo.
LA FRANCIA IN GUERRA
I sanculotti nel 1792 invasero la residenza del re, costringendolo a brindare alla
buona riuscita della rivoluzione. Trovando l’appoggio dei giacobini e dei
cordiglieri, i sanculotti chiesero
- l’abdicazione del re
Nel frattempo però la guerra con l’Austria continuò, ed Il 25 luglio gli eserciti
austro prussiani minacciarono di distruggere Parigi se fosse stato recato danno
al re. Questa intimidazione ebbe tuttavia un effetto contrario, in quanto i
rivoluzionari attaccarono nuovamente il palazzo del re, il quale cercò rifugio
presso l’assemblea legislativa, che fu costretta a consegnare il re e farlo
imprigionare.
Venne quindi convocata una nuova convenzione nazionale, che pose fine alla
monarchia.
Questo periodo della rivoluzione francese può essere considerato come il più
violento; si diffuse infatti la voce che nei carceri i nemici stessero preparando un
complotto, quindi i sanculotti assaltarono le prigioni e massacrarono nobili e
innocenti.
LA CONVENZIONE
In particolare troviamo:
Fra i diversi partiti vi erano divergenze non solo di carattere ideologico ma anche
sociale, in particolare fra i girondini e i giacobini; infatti, mentre i primi si facevano
portatori del mondo degli affari, e quindi spingevano per una politica economica
priva di vincoli imposti dallo Stato, i secondi si facevano portatori delle
problematiche del popolo per cui chiedevano il controllo dei prezzi e dei salari.
I giacobini furono tuttavia sostenitori anche di una posizione più moderata per
quanto riguarda la proprietà privata, in quanto pensavano che non dovesse
essere abolita ma che lo Stato dovesse garantire a tutti il necessario per
sopravvivere.
Più che una semplice vittoria militare, questa fu una vittoria morale, in quanto
per la prima volta la Francia rivoluzionaria dimostrava la propria abilità di
difendersi in battaglia. In questo clima, il 21 settembre del 1792, ci fu l’abolizione
della monarchia e la proclamazione della Repubblica.
Restava tuttavia da decidere la sorte del re; a tal fine venne allestito un processo
che i girondini cercarono di ritardare, prevedendo la sorte del re ed il
rafforzamento del potere dei sanculotti; i giacobini invece pretesero che si
procedesse, accusando il re di tradimento. L’esito finale fu la condanna a morte di
Luigi XVI, ghigliottinato nel 1793, nove mesi prima della moglie Maria Antonietta.
La prima coalizione
Successivamente alla vittoria di Valmy, l’esercito francese riportò diversi successi.
Gli effetti negativi non tardarono tuttavia ad arrivare, in quanto molti intellettuali
europei che in un primo momento avevano appoggiato la rivoluzione, ora la
guardavano con dissenso a causa del carattere dittatoriale che aveva assunto.
Molti sovrani stranieri inoltre cominciarono a temere per la loro sorte, e per
questo motivo si unirono all’Austria e alla Prussia. Per iniziativa dell’Inghilterra
nacque così la prima coalizione, un’alleanza antifrancese formata da Inghilterra,
Prussia, Austria, Russia, Spagna, il granducato di Sardegna, di Toscana, lo Stato
della Chiesa ed il Regno di Napoli. Questa coalizione uscì vittoriosa.
Questa crisi portò alla sconfitta politica dei girondini e all’affermazione dei
giacobini.
IL TERRORE
Per questo motivo venne creato un Comitato di salute pubblico che assunse
pieni poteri.
La reazione termidoriana
Il colpo di stato del 9 termidoro, con l’uccisione di Robespierre, portò alla fase
della rivoluzione francese denominata termidoriana.
Aumentava sempre di più il malcontento delle masse popolari a causa del costo
elevato della vita. Ricordiamo in particolare Gracco, che affermava l’uguaglianza
fra gli uomini e sosteneva uno stato comunista in cui tutte le terre devono essere
dello Stato. Affermava ciò in quanto “tutti gli stomaci sono uguali quindi devono
disporre delle stesse risorse” ed affermava che questo obiettivo si poteva
raggiungere solo tramite una dittatura.
Sulla base di questi ideali, Gracco, si fece portatore della congiura degli eguali,
che fallì miseramente e gli causò la condanna a morte.
La campagna di Italia
A causa delle problematiche interne, il regime del direttorio mirò a rafforzare il
piano militare. Quest’ultimo colpiva l’Austria con un attacco su due fronti, dalla
Renania e dall’Italia ed è noto come Campagna di Italia.
Infine una volta giunto allo Stato pontificio, costrinse il Papa ad arrendersi.
Le repubbliche sorelle
Secondo il direttorio la conquista dell’Italia doveva avvenire in modo pacifico,
senza la prosecuzione della guerra, in quanto essa doveva essere solo sfruttata
come fonte di risorse attraverso l’imposizione di tasse. Napoleone però non
seguì queste direttive e agì secondo le proprie ambizioni.
Dopo la nascita della della Repubblica cisalpina, tra il 1797 e il 1798 nacquero in
Europa nuove repubbliche sorelle: ricordiamo in particolare la Repubblica ligure
e la Repubblica romana che nacque dall’invasione dell’esercito francese allo Stato
pontificio.
Per questo motivo venne attuato un colpo di Stato, il 4 settembre 1797, quindi il
18º fruttidoro, dalla maggioranza del direttorio. Venne occupata Parigi, ed il
potere venne assunto da un triumvirato, che limitò gli oppositori e la libertà di
stampa.
La spedizione in Egitto
La Francia a questo punto, arrivata ad un accordo con l’Austria, doveva temere
solo la Gran Bretagna.
Vennero in più costituite due commissioni, con l’incarico di elaborare una nuova
Costituzione.
Gli storici individuano nella presa della Bastiglia l’inizio dell’età contemporanea.
Ancora oggi è comunque molto acceso il dibattito sul giudizio complessivo della
rivoluzione. Da una parte ci sono gli storici che non criticano la rivoluzione, in
quanto essa ha dato inizio al riconoscimento dei diritti dei cittadini e
all’elaborazione di una costituzione. Dall’altra abbiamo invece coloro che
ritengono incompatibili lo svolgersi della rivoluzione con i principi di uguaglianza
e di libertà.
Criticata è inoltre l’esclusione della donna. Infatti nella Dichiarazione dei diritti
dell’uomo e del cittadino e nelle costituzioni non vengono concessi diritti civili e
politici alla donna. Tra le diverse battaglie condotte da allora per l’emancipazione
femminile, ricordiamo il caso di Olympe de Gouges, autrice della Dichiarazione
dei diritti della donna e della cittadina, le cui battaglie la condussero fino alla
ghigliottina.
L'ETÀ NAPOLEONICA
NAPOLEONE BONAPARTE
Gli inizi
Napoleone Bonaparte nacque nel 1769 ad Ajaccio (Corsica), da una famiglia della
piccola nobiltà francese. Studiò le arti belliche e i classici mentre frequentava la
scuola militare francese.
Il suo primo incarico fu il comando delle truppe francesi a Tolone nella battaglia
contro gli inglesi. Si fece notare per la sua grande abilità militare e per questo
ottenne altri incarichi di grande prestigio dal governo del Direttorio.
Ottenne nell’aprile del 1796 il comando della missione della campagna d’Italia.
Ebbe anche una grande abilità nell’usare la stampa, che gli serviva a creare il mito
relativo alla sua persona e alla sua imbattibilità. Nacque così il mito del petit
caporal cioè un generale che si sottoponeva agli stessi sforzi dei suoi soldati.
Fece in modo di farsi mitizzare e quindi farsi idealizzare come una mente
superiore. Napoleone aveva energie inesauribili e molti venivano colpiti dalla sua
infaticabilità.
Il consolato
Il periodo del Consolato viene riconosciuto come un momento di totale
riorganizzazione sia legislativa che istituzionale.
Furono prese molte iniziative sul piano finanziario e fiscale che consentirono di
soddisfare le esigenze della società e di garantire molte entrare e soprattutto più
sicure nelle casse dello Stato.
Altri principi del Codice civile erano legati all’istituzione della famiglia e l’autorità
paterna sui figli e la moglie.
Napoleone cercò di riappacificarsi con lo Stato della Chiesa e per questo nel 1801 il
Papa e Napoleone stipularono un Concordato nel quale si affermava che il
cattolicesimo fosse la religione della maggioranza del popolo. Lo Stato
comunque doveva occuparsi della presentazione di candidature a vescovi e
parroci; Napoleone fu colui che riuscì a ridare pace religiosa e sociale nella
società francese.
Le vittorie contro la seconda coalizione
Napoleone fu impegnato anche dalle guerre contro la seconda coalizione. Egli
mirava infatti ad indebolire ed isolare l’Inghilterra attaccando l’Austria.
La battaglia che si tenne a Marengo nel 1800 fu quella decisiva, che portò al
completo dominio francese sul territorio italiano; Napoleone sconfisse gli austriaci
e ri-costituì la Repubblica cisalpina, un altro gruppo di militari francesi sconfisse
l’esercito austriaco nella Germania meridionale.
L’Austria nel febbraio del 1801 stipulò la Pace di Lunéville dove venivano
confermati gli stessi concetti del trattato di Campoformio (1797) quindi: alla
Francia venivano riconosciuti i territori renani, il Belgio e il Piemonte, legittimando
anche gli Stati satelliti e le repubbliche sorelle.
Anche la Russia ed il Regno di Napoli stipularono una pace con i francesi, quindi
l’Inghilterra si ritrovò isolata e dopo lunghe trattative arrivò ad una accordo nel
marzo del 1802, cioè la Pace di Amiens.
Tramite un plebiscito nel 1802 Napoleone si fece nominare console a vita. Due
anni dopo affermò che solo una nuova dinastia avrebbe portato sicurezza allo
Stato; Napoleone volle quindi dare un carattere monarchico al proprio regime, per
questo ratificò il sistema con la Costituzione dell’anno XII del 1804 che gli
attribuiva il ruolo di imperatore dei francesi; ciò avvenne con un plebiscito,
strumento con il quale si aveva un contatto diretto tra “capo” e popolo.
Il 2 dicembre del 1804 venne incoronato come imperatore da papa Pio VII e per
affermare il proprio potere sulla Chiesa, tolse la corona dalle mani del papa e se la
pose lui sul capo.
IMPERO NAPOLEONICO
Le imprese militari
L’ostilità della Francia verso l’Inghilterra portò gli inglesi a formare la terza
coalizione (Russia, Austria, Inghilterra, Svezia e Regno di Napoli).
Nell’ottobre del 1805 a Cadice i francesi vennero sconfitti dagli inglesi, Napoleone
però uscì vittorioso dalla battaglia di Austerlitz il 2 dicembre 1805 contro l’esercito
austro-russo. Dopo aver firmato la pace di Presburgo, l’Austria dovette cedere le
terre italiane e tedesche alla Francia.
Così iniziò la conquista del territorio italiano da parte di Napoleone: la Prussia
entrò nella quarta coalizione a fianco dell’Inghilterra e della Russia nel 1806.
Cercarono di fermare le truppe francesi, ma con scarsi risultati; Napoleone
sconfisse i prussiani a Jena e i russi a Eylau.
Nel 1807 ci fu la pace di Tilsit che divise in maniera diversa il territorio europeo:
- i territori ad ovest del fiume Elba, vinti contro la Prussia, formarono il Regno
di Vestfalia, dato a Gerolamo Bonaparte, fratello di Napoleone; gli Stati
tedeschi andarono sotto il dominio francese;
Tutta l’Europa era sottoposta all’egemonia francese. I Paesi legati all'Antico regime
istituirono nuovi modelli istituzionali e il Codice Civile.
Il blocco continentale
L’unica potenza europea che continuava a contrastare il progetto di Napoleone
era la Gran Bretagna. L’imperatore francese tentò di battersi contro gli inglesi a
livello economico; per questo nel 1806 decretò il blocco continentale, cioè il
divieto ai paesi europei di commerciare con la Gran Bretagna.
Gli inglesi comunque riuscirono a forzare il blocco ed imposero un contro-blocco
che portò al danno dell’economia francese. Gli Stati alleati e il ceto
imprenditoriale francese cercarono di riottenere la libertà nei commerci.
Napoleone iniziò così una politica di annessioni: il Portogallo nel 1807 e poi la
Spagna nel 1808 vennero messe sotto dominio francese. Giuseppe Bonaparte
lasciò il regno di Napoli a Gioacchino Murat (il cognato) e divenne re di Spagna.
Questa rivolta fu l'inizio della crisi dell'impero napoleonico. Gli altri Stati
iniziarono di nuovo le battaglie contro l’esercito francese; nacque la quinta
coalizione nel 1809.
Nell’impero
L’impero si fondava su un potere centralizzato e personalistico, i più importanti
incarichi erano affidati ai parenti dell’imperatore.
Napoleone creò una nuova nobiltà basata sul servizio militare. Napoleone si
circondò di persone a lui legate, poiché voleva più persone vicine a lui che
sostenessero il suo potere. Vennero eliminate tutte le opposizioni, controllate
dalla polizia sotto guida di Joseph Fouché, in poliziotto fedelissimo a Napoleone.
La campagna di Russia
La massima estensione dell’impero venne raggiunta tra il 1810 ed il 1812.
Nell’aprile 1810 Napoleone si sposò con Maria Luisa d’Austria.
I problemi arrivarono dalla Russia, che decise porre fine all’alleanza con la
Francia. Lo zar si ritirò dal blocco continentale nel 1810 ed impose dei dazi sulle
importazioni andando a penalizzare le merci francesi.
Nel 1813 fu formata la sesta coalizione, composta da: Gran Bretagna, Russia,
Prussia, Svezia e Austria. L’esercito francese perse la battaglia di Lipsia
nell’ottobre del 1813, contro la sesta coalizione, così si frantumò tutto il sistema
napoleonico e l’Europa potè riacquistare l’autonomia sui propri territori.
Comunque Napoleone rimase in contatto con il suo Paese per poter attaccare e
riprendersi il potere; tentò l’attacco dopo essere fuggito dall’isola d’Elba e poi
rientrò in Francia il 1 marzo del 1815.
Riuscì ad insediarsi nel governo, ma il suo mandato durò cento giorni (da marzo
a giugno del 1815). I paesi europei si allearono e Napoleone venne sconfitto a
Waterloo il 18 giugno 1815.
L’eredità di Napoleone
Dopo la morte di Napoleone nacque un movimento legato alla sua figura, il
bonapartismo.
La laicità dello Stato e il Codice Civile restarono ideali per gli Stati europei, ma
ritornarono l’idea nazionale e le libertà costituzionali. Il ritorno quindi all’Antico
regime era impossibile, in quanto i vecchi sovrani si resero conto di come la
Rivoluzione francese ed il regime napoleonico cambiarono la storia europea.
LA PRIMA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
La prima rivoluzione industriale fu un processo di radicale trasformazione, che
ebbe inizio in Inghilterra alla fine del Settecento, in particolare tra il 1770 e il 1870.
Prima di tutto la rivoluzione inglese aveva innovato non soltanto il lato politico ma
anche l’aspetto economico, consentendo la libera circolazione delle merci e
rinnovando la rete di trasporti.
LE INNOVAZIONI TECNOLOGICHE
Macchine a vapore
Una delle più importanti invenzioni fu quella della macchina vapore, che
consentì l’utilizzo dell’energia chimica del carbone. Venne inventata
dall’ingegnere scozzese James Watt che nel 1769 andò a perfezionare un
prototipo già esistente.
- nelle industrie consentì di situare le fabbriche non più nei pressi dei corsi
d’acqua ma nelle città.
RISORSE ECONOMICHE E SPIRITO DI IMPRESA
Mentalità imprenditoriale
Indispensabile allo sviluppo industriale, oltre le risorse economiche, è la mentalità
imprenditoriale, per la quale occorrono volontà e spirito di iniziativa.
LA QUESTIONE SOCIALE
In queste città si venne a creare una situazione drammatica. In pochi anni sono
stati costruiti interi quartieri privi dei servizi elementari. Sappiamo infatti che
gran parte della popolazione, viveva in cantine umide e malsane o in soffitte nelle
quali non c’era nessuna protezione verso il freddo, nelle quali abitavano circa 15
persone.
La condizione operaia
Drammatica era anche la condizione dei lavoratori nelle fabbriche. Quest’ultimi
erano costretti a turni di lavoro che andavano dalle 16 alle 18 ore in ambienti
malsani e privi di qualsiasi tutela.
Anche le donne ed i bambini erano sottoposti a queste dure condizioni, venivano
in particolare assunti nell nell’industria tessile sia per convenienza economica sia
in quanto erano più docili nell’eseguire il lavoro.
Il luddismo
L’introduzione delle macchine inoltre portò alla scomparsa di antichi mestieri e
alla riduzione della manodopera. Si svilupparono quindi rivolte per mano della
classe operaia; ricordiamo in particolare la rivolta capeggiata da Ned Ludd.
LE DONNE IN FABBRICA
Il lavoro in fabbrica era infatti ritenuto incompatibile con il ruolo della donna per
due ragioni. Prima di tutto la tradizione attribuiva alla donna la funzione di madre
e la cura della casa. La seconda ragione, per la quale si riteneva sconveniente far
lavorare le donne in fabbrica, era poiché si temeva che potesse influire sui
comportamenti morali della donna.
Solo con la prima rivoluzione industriale le donne fecero il loro ingresso nelle
fabbriche. Queste si trovavano al servizio degli uomini. All’interno delle industrie
vi era una parte di lavoratrici molto giovani ed una minoranza più anziana.
Regnava una rigida disciplina, infatti era vietato parlare cantare mangiare o
allontanarsi dalla propria postazione e assenteismo e ritardi venivano puniti
anche con il licenziamento.
Le donne impiegate in fabbrica svolgevano lavori non qualificati per i quali erano
sufficienti delle competenze basilari. Svolgevano turni di lavoro molto pesanti e
lavoravano in fabbrica dai 10 ai 25 anni.
Si trattava di fabbriche all’interno delle quali si lavorava per circa 14 ore al giorno
tranne la domenica mattina che era dedicata alle messe e agli esercizi di pietà. I
giornali dell’epoca per sottolineare il divario tra queste fabbriche-convento
(conventi della seta) e la società esterna, affermavano che erano popolate da
fantasmi.
AGRICOLTURA E DEMOGRAFIA
Rivoluzione agricola
Per comprendere la rivoluzione agricola del XVIII secolo bisogna parlare prima
dell’agricoltura nell’antico regime. L’antico regime era una società tipicamente
rurale, all’interno della quale l’unico modo per ottenere delle risorse era ampliare i
campi da coltivare. Per soddisfare le esigenze della popolazione era necessario il
lavoro di molti uomini, quindi si aveva una grande richiesta di manodopera.
Nuovo mondo
Il rapporto uomo natura andò in crisi in quanto la produzione non seguiva più i
ritmi della natura ed era tutto legato alla disponibilità di materie prime e di
energia. Venne trasformato il paesaggio in modo rapido e irreversibile. Le
pianure e le valli erano infatti caratterizzati dalle ciminiere e dalle locomotive
rumorose e fumanti che attraversavano immensi spazi naturali
Questi rimedi però portarono a inquinare territori sempre più ampi, in quanto si
aveva la convinzione che la natura sarebbe stata in grado di assorbire e far
scomparire gli scarti dell’industria.
Rivoluzione demografica
Il diffondersi della rivoluzione industriale e di quella agricola portò a un aumento
demografico. Nell’antico regime l’andamento demografico era stabile in quanto
era un periodo storico caratterizzato dall’alternarsi di fasi di crescita e di crisi. La
tendenza all’aumento della popolazione era contenuta dalle guerre e dalle
carestie dalle epidemie e dai matrimoni tardivi.
Nel XVIII secolo la popolazione passò da 600 milioni a 100 000 milioni. Questo
sviluppo interessò perlopiù l’Europa avvenne grazie alla diminuzione del tasso di
mortalità e il prolungamento della vita media.
Uno dei cibi maggiormente diffuso tra i poveri del Nord Italia era la polenta,
mentre la pasta era già diffusa nel 1500 nel sud Italia ma non era ancora nota al
Nord. (ci chiamavano Mangiamaccheroni)
Sofisticazioni alimentari
Le sofisticazioni alimentari erano una pratica già diffusa alla fine del Settecento.