Sei sulla pagina 1di 11

Dalla Rivoluzione Francese al Congresso di Vienna

La rivoluzione francese è una delle tappe più significative della storia contemporanea. Possiamo
ricondurla dal 1789 al 1799.
 Le cause
 l’assolutismo, che attribuiva al sovrano poteri assoluti ed identificava la vita della
nazione con la volontà del re (“lo stato sono io” Luigi 14 re sole);
 la divisione in classi della società (nobili-clero-terzo stato) con particolari privilegi
e immunità i primi due e gravanti condizioni ed imposte sul terzo (90% della
popolazione periodo di crisi)
 i controlli sull’attività economica esercitata dallo stato e dalle corporazioni.

La Francia restava rinchiusa entro ordinamenti di origine medievale ingiusti e non


adeguati ai tempi.
 Gli ideali
Gli ideali per cui si battevano borghesia ed intellettuali furono:
 Libertà di parola, stampa, culto, commercio e lavoro
 Limitazione del potere assolutistico del sovrano
 Uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e quindi abolizione dei privilegi
di casta
 Equa ripartizione degli obblighi fiscali e possibilità per tutti di accedere alle
cariche del governo
 Una migliore amministrazione della giustizia
La borghesia chiedeva il totale rinnovamento della Francia in campo politico, sociale
economico ed amministrativo. Il terzo stato era tutto e non rappresentava nulla a
livello politico e chiedeva di diventare qualcosa!
I nobili a fronte di ciò si chiusero in un altezzoso isolamento decisi a difendere i loro
privilegi. Il re era incapace di affrontare le gravissime circostanze in cui versava il
paese. La rivoluzione francese scoppiò come atto di forza con il quale la borghesia
impose le riforme politiche e sociali destinate ad eliminare gli abusi dell’Ancien
Regime. Essa distrusse il vecchio stato assolutista e creò il modello di quello
moderno liberale e democratico.

Il decennio della Rivoluzione francese può essere suddiviso in quattro periodi:


I. Assemblea costituente (1789-1791): Gli Stati Generali (rappresentanti dei
tre ceti sociali della popolazione francese) furono convocati a Versailles
insieme ad aristocratici e borghesi. Secondo gli aristocratici l’assemblea
doveva limitarsi al risanamento del bilancio statale; mentre per i borghesi
essa doveva dare alla Francia una nuova costituzione. Contro la nobiltà, i
rappresentanti del terzo stato di costituirono in assemblea costituente e
giurarono di non sciogliersi senza aver dato prima alla Francia una nuova
Costituzione (giuramento della pallacorda così denominato perché avvenne
nel luogo in cui si praticava quel gioco). La presa della Bastiglia 14 luglio
1789 da parte delle masse popolari (malcontento) era il simbolo
dell’oppressione feudale e del potere regio. L’ assemblea costituente
dispose così:
- l’abolizione dei privilegi feudali
- proclamazione dei diritti
- nazionalizzazione dei beni ecclesiastici,
- costituzione civile del clero (ove il clero la rifiutò)
- la nuova costituzione approvata nel 1791 che fu accettata con costrizione
dal re.
II. Assemblea legislativa (1791-1792 vittoria di Valmy): L’assemblea legislativa
vedeva il sovrano con molto diffidenza e per provare la sua fedeltà alla
costituzione il 20 aprile 1792 gli impose di dichiarare guerra all’Austria che
aveva concesso la protezione agli emigranti (ovvero i nobili che
abbandonavano la Francia e i preti che non accettavano la costituzione civile
del clero e rimanevano fedeli al papa). Tutto ciò comportò all’invasione della
Francia da parte delle truppe austriache e prussiane. Il re fu imprigionato e
l’assemblea legislativa proclamò la sospensione della monarchia e la
convocazione di una nuova assemblea che avrebbe deciso il nuovo regime
francese. Il governo affidato provvisoriamente a Danton eliminò tutti i
nemici contrari alla rivoluzione e ripiegò l’esercito invasore a Valmy. Il 22
settembre l’assemblea legislativa dichiarò decaduta la monarchia convocò
una nuova assemblea e proclamò la Repubblica. Questo periodo
rappresentò un anno di prova per un governo monarchico-costituzionale
dove esplose il contrasto tra la Francia rivoluzionaria e le altre potenze
assolutistiche. Le stragi e la vittoria di Valmy segnarono il trionfo della
rivoluzione repubblicana sul programma moderato dei sostenitori della
monarchia costituzionale.
III. Convenzione (1792-1795) è stata un'assemblea esecutiva e legislativa. La
convenzione si attribuì l'incarico di stabilire una nuova Costituzione per lo
stato Francese, dopo la deposizione del re Luigi XVI e la proclamazione della
repubblica. La convenzione avrebbe anche svolto il ruolo di Camera dotata
di poteri legislativi, cioè avrebbe approvato tutte le leggi della nuova Francia
repubblicana. Potevano essere eletti a far parte dell'assemblea tutti i
cittadini francesi di età superiore ai 21 anni, residenti da più di un anno e
stabilmente occupati: la Convenzione fu quindi il primo organo francese
eletto a suffragio universale. Il potere esecutivo fu affidato ad un comitato
di salute pubblica in cui primeggiarono: Danton, Marat e Robespierre. Il 16
ottobre 1793 venne giustiziata la regina Maria Antonietta. In questo periodo
si introdusse: il nuovo sistema metrico decimale, si tentò di sostituire il
cristianesimo con il culto della dea ragione, si riformò la scuola, si adottò un
nuovo calendario e si preparò una nuova costituzione detta dell’anno III. La
convenzione si dissolse in un bagno di sangue. La reazione del 9 termidoro
mandò alla ghigliottina Robespierre e i suoi collaboratori. La Francia tornò
sotto la guida di uomini moderati che impedirono ogni tentativo sia di
restaurazione monarchica sia di esperimento comunista.
IV. Direttorio (1795-1799 costituzione dell’anno III sino al colpo di stato del
generale Bonaparte): il nuovo ordinamento prevedeva:
1) Un corpo legislativo formato da due camere: i Cinquecento e gli
Anziani
2) Affidava il potere esecutivo ad un direttorio di 5 membri
Il direttorio dovette affrontare una situazione molto difficile ove la
Francia era sconvolta dalla crisi finanziaria, dei costumi e dagli
incessanti tentativi di insurrezione. Qui emerge una figura portante:
Napoleone Bonaparte. Il direttorio cercò un diversivo al disordine
interno deliberando di proseguire la guerra. Mandò due eserciti
contro l’Austria: uno attraverso il reno e l’altro attraverso le alpi e la
pianura padana affidato a Napoleone. Quest’ultimo obbligò tutti i
principi d’Italia a piegarsi alle sue imposizioni ed impose a Francesco
II di sottoscrivere il Trattato di Campoformio dove l’Austria
riconosceva la repubblica francese e i suoi mutamenti territoriali e
napoleone in compenso riceveva la repubblica di Venezia. Sconfitta
l’Austria rimaneva l’Inghilterra; napoleone propose al direttorio di
colpirla nelle sue colonie facendo una spedizione in Egitto che fallì.
Nel frattempo l’Inghilterra mise su un forte esercito che travolse le
conquiste napoleoniche in Italia. Tutto ciò screditò il direttorio e
misero in evidenza molte contraddizioni della rivoluzione tra cui:
- Promessa di pace sfociata in guerra
- Condanna all’imperialismo ma si verifica un continuo nei piani di
conquista
- Abolizione delle caste sostituite con la borghesia ed il suo
predominio opprimente
- Promessa di libertà ma il potere accerchiato in gruppi ristretti
Fu quello il momento in cui napoleone Bonaparte tornato quasi
di nascosto dall’Egitto preparò il colpo di stato. Con un atto di
forza militare decise di sciogliere le due assemblee legislative ed
il direttorio; il potere fu affidato a tre consoli di cui il primo
console era lui. Fu promulgata la costituzione dell’anno VIII che
proponeva di consolidare la rivoluzione di concluderla ed
assicurare le conquiste. Dopo dieci anni di turbinose vicende e
con la perdita di numerose vite ritornava la monarchia assoluta;
attraverso il consolato decennale, a vita sino all’impero. La
rivoluzione provocò innumerevoli cambiamenti nella società,
nella religione nell’arte nel costume e soprattutto nel diritto. La
rivoluzione francese annientò il sistema giuridico dell’ancien
regime e creò un sistema giuridico moderno che applicava i
principi e le conquiste della rivoluzione. Il principio cardine su cui
si basavano le norme giuridiche era quello di essere uguali
davanti alla legge ovvero che una stessa legge dovesse
disciplinare i rapporti di tutti i cittadini a prescindere dal loro
status o titolo. Si passava dal principio di personalità del diritto a
quello di territorialità del diritto.
Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino
Nel periodo che va dal 1788 al 1799 la Francia visse dei cambiamenti epocali che segnarono la fine
della monarchia assoluta e l’avvento della repubblica. Cresceva sempre più il malcontento del
popolo che riversava in condizioni pessime. Lo scandalo della collana fu l’evento che screditò la
famiglia reale e preparò il terreno per la rivoluzione. La coinvolta fu la regina Maria Antonietta
moglie di Luigi XVI accusata di aver acquistato una costosa collana di diamanti ed apparendo al
popolo come la sperperatrice dei soldi dello stato. In questa fase rivoluzionaria vennero messi a
punto i diritti fondamentali dell’uomo e del cittadino sintetizzati nell’espressione liberté, egalité
e fraternité. La dichiarazione era sviluppata sul modello della dichiarazione di indipendenza degli
Stati Uniti D’America e fu approvata a Versailles dall’assemblea nazionale costituente. Ispirandosi
alle idee di Montesquieu e Rousseau fu emanata il 26 agosto 1789. Qui termina definitivamente
l’ancien regime. La dichiarazione era composta da un preambolo (ragione politica) e da 17 articoli
che enunciavano diritti naturali ed imprescindibili:
- Uguaglianza tra esseri umani
- Diritto di libertà di opinione, espressione e culto
- Diritto della proprietà privata e sicurezza
- Diritto di resistenza all’oppressione dei governi
- Uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge
- Principio di sovranità democratica
Inoltre sanciva la regola secondo cui tutti erano tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione
delle loro capacità contributive. Gran parte della dichiarazione sarà inserito nella dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo promosso dalle nazioni unite del 1948.
Il modello a cui l’assemblea costituente si ispirò per redigere la dichiarazione dei diritti dell’uomo e
del cittadini furono le dichiarazioni amaricane dei diritti fondate sul modello del Bill of Rights. La
dichiarazione dei diritti fondava su una filosofia razionalista che collocava al centro della propria
speculazione l’individuo in quanto essere razionale dotato di diretti innati indipendenti da ogni
legge. Attraverso la dichiarazione si esprime il nuovo legame tra idea moderna di sovranità e la
costituzione che individua un potere per eccellenza più importante dei poteri costituiti perché
espressione della volontà del sovrano.
- Articolo 1. Tutti gli uomini nascono liberi ed uguali nei diritti
- Articolo 2. Diritti naturali dell’uomo improntata su associazione
politica
- Articolo 3. Ogni sovranità risiede nella NAZIONE
- Articoli 4 e 5. Il diritto non può nuocere (principio di legalità,
sovranità popolare); possono essere vietate le azioni nocive per
la società.
- Articolo 6 e 13. Il primo dice che la legge è l’unico vincolo
legittimo all’esercizio dei diritti innati dell’uomo; tutti possono
concorrere per le cariche pubbliche
- Articoli 7 e 8 principio di legalità penale e principio di
IRRETROATTIVITA’ (una legge per essere attuata non deve avere
principi precedenti)
- Articolo 9. Principio di presunzione ed innocenza dell’imputato
- Articoli 10 e 11. Libertà di opinione e culto
- Articoli dal 12 al 15. diritti di controllo pubblico
- Articolo 16. garanzia dei diritti e separazione dei poteri
- Articolo 17. Diritto di proprietà nessuno può esserne privato
In seguito la dichiarazione subì delle modifiche. Nel 1795 si attenuava il principio disuguaglianza
anche perché la costituzione prevedeva il suffragio censitario. La versione definitiva ha 35 articoli e
durerà nel tempo.
Interpretazioni del 1789
Con la fine della rivoluzione e poi dell’impero la Francia risultava fortemente ridimensionata, non
solo territorialmente ma anche economicamente. Tuttavia una conseguenza tangibile della
rivoluzione fu la soppressione della monarchia assoluta e dei privilegi feudali (abolizione della
servitù, tributi, tasse più eque, abolizione dell’incarceramento per debiti e primogenitura
dell’unità terriera). La rivoluzione si ritiene conclusa con la presa al potere di Napoleone
Bonaparte il 18 brumaio 1799. Se l’obbiettivo era quello di abolire la monarchia assoluta per
instaurare la repubblica si può dire che così non fu dal momento che la Francia sotto napoleone
Bonaparte si trasformò in impero. Il potere militare aveva quindi preso il sopravvento su quello
politico. La rivoluzione francese ebbe però il merito di contribuire a diffondere per l’Europa i
principi di uguaglianza e di libertà e una nuova idea di nazione. I criteri rivoluzionari francesi
accesero ovunque sentimenti nazionali e di indipendenza politica ispirando le idee di democrazia
che furono la base dell’epoca risorgimentale. Napoleone portò a compimento alcune riforme
iniziate durante la rivoluzione: istituì la banca di Francia, istaurò l’attuale sistema scolastico,
riorganizzò l’università e stabilì l’assegnazione delle cattedre. Inoltre il codice napoleonico
rispecchiava molti principi dettati dalla rivoluzione: uguaglianza davanti alla legge, regolarità
processuale e diritto della difesa. Con la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino si ebbe
maggiore libertà e godimento di diritti civili per protestanti ed ebrei. Furono gettate le basi tra la
separazione di stato e chiesa. Le ideologie della rivoluzione francese interessarono tutti gli stati
europei e anche quelli italiani e furono la causa della CONTRORIVOLUZIONE. Il contenuto
dottrinale della controrivoluzione emerse dopo il 1789 con le tesi di BURKE. Egli era un uomo
politico e scrittore inglese appartenente al partito dei whig (liberali). Egli considerò la rivoluzione
come un disastro un avvenimento negativo. Era contro le idee illuministe e quelle filosofiche.
Opponeva alla rivoluzione francese quella inglese definendo quest’ultima come un difensore delle
tradizioni: gli inglesi avevano resistito al sovrano e lo avevano deposto ma la rivoluzione fu passiva
e conservarono l’ordine. Burke fu l’ala moderata e conservatrice del fronte reazionario poco
aperto alla comprensione dei nuovi valori emergenti.
Sanfedismo. Le idee giacobine generarono uno spontaneo moto opposto e contrario che ebbe due
fasi collegate da un punto di vista storico. Nella prima fase rigenerò un moto
“controrivoluzionario” che coinvolse tutti gli stati italiani conosciuto come sanfedismo.
IL SANFEDISMO fu un movimento politico antirivoluzionario composto da contadini e plebi
urbane. Si costituì nel mezzogiorno italiano e la sua azione determinò il crollo della repubblica
partenopea di ispirazione giacobina. I sanfedisti difendevano i valori
religiosi,sociali,culturali,politici e tradizionali. La parola sanfedismo deriva da “esercito della santa
sede” l’armata creata dal cardinale Fabrizio Ruffo che determinò la restaurazione del dominio
borbonico a Napoli. Il sanfedismo fu lo strumento militare dei Borboni per riappropriarsi del trono
e ritornare a Napoli. Il piano del cardinale Ruffo era semplice: far leva sul divario esistente tra
intellettuali giacobini esponenti della repubblica partenopea e quelle rurali aizzando le ultime a
favore del re con promesse di una politica di maggior sostegno a loro favore.
Giacobini. Nell’ambito del grande fervore risvegliato dalla rivoluzione francese un importante
ruolo rivestirono il Club dei Giacobini che convogliarono le masse popolari arrivando ad avere una
grande influenza sull’opinione pubblica. Il termine giacobinismo è movimento politico a cui
appartengono i cosiddetti “giacobini”. All’interno dei montagnardi esso rappresentò l’ala più
intransigente e radicale del movimento di rivolta sotto la guida di Robespierre. Il termine
giacobinismo si associa all’azione che questi ebbero durante la rivoluzione francese. Con la caduta
di Robespierre il club dei giacobini fu messo fuorilegge. Sulla scia degli ideali giacobini in Italia
nacquero le REPUBBLICHE SORELLE, che dovevano diventare indipendenti dalla Francia ed unirsi
in una repubblica italiana legata agli ideali rivoluzionari francesi ma politicamente autonoma.
Napoleone vedeva le repubbliche sorelle solo come uno strumento per fare gli interessi della
Francia sottraendo l’Italia al controllo dell’Austria e ponendola sotto il controllo di Parigi.
Diffusione delle idee giacobine. In Italia le relazioni dei fatti della rivoluzione venivano raccolte
dagli emigranti stessi e colpivano la coscienza religiosa del popolo: gli insulti al papa, le
persecuzioni al clero, le posizioni antireligiose di Robespierre, la condanna di luigi XVI apparivano
opera di nemici della religione. Nella coscienza popolare si diffondeva profondamente l’idea che
tutto ciò che veniva dalla Francia era eretico e che la libertà politica si congiungesse con l’empietà
religiosa. Sia nel popolo che nel clero e nella nobiltà italiana l’ostilità della rivoluzione aveva gli
stessi motivi religiosi. La classe che era favorevole alla Francia rivoluzionaria era la borghesia.
pertanto i giacobini potevano contare soprattutto sulla borghesia. i centri geografici sui quali
tentarono di battere furono: Torino Roma e Napoli aiutati dalla massoneria e poi dalle armi
francesi. Un ruolo primario per la diffusione delle idee giacobine lo giocò la stampa. La rivoluzione
in sostanza prima dell’’ingresso delle armi francesi in Italia, fece opera di propaganda nella
penisola con doppia finalità:
- da una parte avvicinò ai propri principi un élite circoscritta e poi ampliata sotto Napoleone
- dall’altra la diffusione del credo rivoluzionario servì a rendere ostili le masse e preparare il moto
controrivoluzionario.
Rivoluzione napoletana
Gli ideali dell’illuminismo e le istanze della rivoluzione francese si propagarono in tutta Europa,
causando conseguenze politiche. A seguito della costituzione napoleonica e delle repubbliche
sorelle, il giacobinismo si diffuse nei vari stati italiani. Si costituirono le seguenti repubbliche:
Cisalpina, Cispadana,Ligure, Romana e Napoletana.
La repubblica napoletana fu proclamata a Napoli nel gennaio del 1799 e cadde il giugno
successivo a seguito della vittoria delle truppe del cardinale Fabrizio Ruffo. Fu dopo la caduta della
monarchia francese e la morte dei reali di Francia che la politica di Ferdinando IV e di Maria
carolina d’Asburgo (sorella di Maria Antonietta) cominciò ad avere un carattere antifrancese e
antigiacobino. Il regno di Napoli aderì alla 1 coalizione antifrancese e cominciarono le prime
repressioni contro le personalità sospettate. Nacquero due società segrete rivoluzionarie: una
fautrice della monarchia costituzionale (lo-mo libertà o morte) e l’altra fautrice della repubblica
democratica (ro-mo repubblica o morte). I riformatori meridionali (Galiani,Genovesi,Galanti ecc.)
avevano individuato che il privilegio e l’accentramento distruggevano sino alle fondamenta
l’assetto politico del regno. L’accentramento a Napoli dell’apparato amministrativo e giudiziario
danneggiava enormemente il territorio circostante ed incrementava la corruzione. Pertanto si
voleva l’abolizione dei privilegi e un decentramento delle attività economiche amministrative e
giudiziarie. La classe colta accolse il programma dei riformatori e ne condivise le istanze morali e
sociali ma non seppe trasmetterlo alla classe sociale che avrebbe dovuto realizzarlo.
Nel 1796 le truppe di napoleone cominciarono a riportare significativi successi in Italia; le armate
napoletane furono costrette all’armistizio a Brescia e a lasciare soli gli austriaci difronte ai francesi.
Nonostante l’armistizio di Brescia, con napoleone in Egitto e i francesi a Roma, il regno di Napoli
entrò di nuovo in guerra con i francesi grazie all’appoggio della flotta francese comandata
dall’ammiraglio Nelson. L’esercito napoletano al comando del generale austriaco Mack entrò nella
repubblica romana con l’intenzione di ristabilire l’autorità papale. Dopo sei giorni Ferdinando IV
entrò a Roma, ma immediatamente ci fu la controffensiva francese che costrinse ai napoletani in
ritirata. Il re tornò a Napoli e fuggì a Palermo. Venne affidato a Francesco Pignatelli Strongoli
l’incarico di rappresentare il re e venne dato l’ordine di distruggere la flotta per impedire che
cadesse nelle mani dei francesi. Successivamente Pignatelli concluse a Sparanise una pesante resa
col generale francese Championnet. Alla notizia dell’accordo il popolo di Napoli insorse
violentemente in funzione antifrancese: fu la rivolta dei “lazzari” che oppose un’eroica resistenza
contro i francesi. Si giunse quindi ad una vera e propria guerra civile. Il 23 gennaio con
l’approvazione e l’appoggio francese fu proclamata la Repubblica napoletana. Fu costituito un
governo provvisorio di venti membri tra cui vi era il filosofo Francesco Mario pagano. Il governo si
articolava in 6 comitati (Centrale,militare,legislazione,polizia generale,finanza ed amministrazione
interna) che poi formeranno l’assemblea legislativa ed eserciteranno il potere esecutivo in attesa
dell’organizzazione definitiva del governo. Il 2 febbraio si pubblicò il primo numero del MONITORE
NAPOLETANO il giornale ufficiale del governo provvisorio diretto da Eleonora Fonseca.
La vita della repubblica fu difficile fin dagli inizi: mancò l’adesione popolare e quella delle province
non occupate dall’esercito francese; sebbene i repubblicani erano spesso personalità di grande
rilievo e cultura, sembrarono eccessivamente dottrinari e lontani dalla conoscenza dei reali bisogni
del popolo napoletano. La repubblica ebbe un’autonomia limitata sottoposta alla dittatura di
Championnet e alle difficoltà finanziarie causate principalmente dalle esose richieste dell’esercito
francese. La costituzione napoletana però presentava alcuni caratteri di originalità. Essa si ispirò ai
principi di uguaglianza, libertà e fratellanza e ai diritti dell’uomo anche se la vera costituzione
venne messa a punto nel 1948. L’elemento originale era l’istituzione dell’eforato un organo di
legittimità costituzionale (corte costituzionale). Nel resto delle province la situazione cominciò a
precipitare. Il malcontento era diffuso en nelle campagne non si capiva cosa stesse succedendo a
Napoli. I Borboni sfruttando la situazione organizzarono una controffensiva. Il cardinale Fabrizio
Ruffo sbarcò in Calabria con il consenso dei reali e costituì l’armata popolare meglio conosciuta
come l’esercito della santa fede e si impadronì della Basilicata e delle puglie. Nell’esercito di Ruffo
vi erano diversi briganti come fra diavolo (Michele pezza), panedigrano, mammone e sciarpa, che
si distinsero per i loro metodi feroci e sanguinari tant’è che lo stesso cardinale ne rimase
amareggiato. Nel frattempo una squadra navale inglese tentò di conquistare il mare ma dopo una
breve occupazione dell’isola di Procida fu costretta alla ritirata dalle navi francesi dell’ammiraglio
Francesco Caracciolo ex comandante della marina borbonica. In seguito alle sconfitte subite dalle
truppe francesi in Italia settentrionale a opera degli austro-russi, i francesi furono costretti a
ritirarsi prima dalle province e poi da Napoli. I repubblicani tentarono di difendersi da soli contro
l’armata sanfedista ma la città venne riconquistata dal cardinale Ruffo. Nel 1801 le truppe
borboniche tentarono di raggiungere la repubblica cisalpina ma furono sconfitte da Gioacchino
Murat; seguì l’armistizio di Foligno e la pace di Firenze che confermo al regno di Napoli la dinastia
borbonica. Rimarrà tale fino al 1086 quando le truppe di napoleone apriranno a Napoli una nuova
parentesi francese di 10 anni denominata decennio francese.
Rientrato a Napoli, Ferdinando IV fede disperdere i resti di masaniello per dare una lezione di
come sarebbero stati trattati i rivoltosi. Ai repubblicani trincerati Fabrizio Ruffo offrì un onorevole
capitolazione, facendoli optare per una fuga o seguendo le guarnigioni francesi. Ma appena questo
accordo andò in porto Ferdinando IV e sua moglie sentendosi forti dell’appoggio inglese lo
esautorarono dal comando. Nei mesi seguenti il re processo i repubblicani e furono mandati a
morte importanti volti della classe borghese ed intellettuale di Napoli tra cui Mario pagano,
Eleonora Fonseca, Domenico Cirillo, Francesco Caracciolo ecc.

 I rapporti tra stato e chiesa cattolica nel corso dei secoli sono stati sempre tesi e conflittuali
a causa della loro supremazia. La particolarità di questi rapporti fu il gesto della chinea
tributo che il re di Napoli pagava allo stato della chiesa per il privilegio che il pontefice
disponeva in quanto detentore dei diritti feudali del regno. Con il termine chinea si indica il
cavallo bianco di razza sulla cui groppa il re di Napoli faceva pervenire a Roma al papa la
somma del tributo da pagare annualmente. L’atto aveva un senso simbolico e
rappresentava il rapporto di vassallaggio del re nei confronti del papa. Esso aveva luogo
nella desta di San Pietro e Paolo ogni anno. Ciò inizio nel 1059 con i normanni mentre la
chinea fu istituita con Carlo I d’Angiò. L’abolizione ufficiale avvenne nel 1855 quando
Ferdinando II donò 10.000 scudi per la ricostruzione del monumento all’immacolata di
Roma.
Decennio Francese
 Ferdinando IV si rifugiò di nuovo in Sicilia nel 1806 ed in quest’anno i francesi entrarono a
Napoli; in questo periodo collochiamo il decennio francese. In questi dieci anno di
dominazione francese si succedettero due re:
 Giuseppe Bonaparte (fratello di Napoleone)
 Gioacchino Murat (suo cognato)
Per murat fu difficile la gestione del regno di Napoli per le difficili relazioni (crisi e riconciliazioni
continue) con Napoleone, e per le condizioni e limiti imposti da quest’ultimo sull’operato del
cognato. Ci fu la creazione di tribunali, riforme dell’università, creazioni di ponti e strade. Nel
decennio francese l’organizzazione dello stato e dell’economia è funzionale al mantenimento
dell’esercito francese e della creazione del blocco continentale da attuare contro gli inglesi, cosicché
si chiusero i porti di Civitavecchia e Napoli. Il regno di Napoli venne diviso in 495 circondari, 42
distretti e 14 province ed ogni provincia ha il proprio intendente in caricato dell’amministrazione
civile, finanziaria e dell’alta polizia; in più dovevano tener rapporto con i comuni, del commercio,
della leva militare e della sicurezza pubblica. I comuni avevano un sindaco, un consiglio comunale
ed una giunta. Nella capitale del regno fu creata una corte di cassazione con il compito di assicurare
la conformità dei giudizi alle norme.
Furono soppressi molti ordini religiosi e ciò permise la ridistribuzione di un enorme quantità di beni
immobili. Questa confisca non risanò le finanze delle classi più povere che ne furono totalmente
escluse, poiché i provvedimenti attuati fecero si che i beni furono messi in vendita solo per chi ne
aveva le possibilità; o meglio diretti ai creditori dello stato in cambio dei titoli del debito pubblico.
Le famiglie contadine, che riversavano in condizioni pessime, furono costrette a liberarsi delle terre
che avevano ricevuto svendendo le quote ai privilegiati. Le terre avevano bisogno di investimenti
che ovviamente non potevano sostenere i contadini e quindi furono costretti a svendere le quote
anche se ciò non era previsto dalla legge. Con il peggioramento delle condizioni dei piccoli
proprietari, questi andarono nelle mani dei borghesi fondiari. Ci fu l’aumento dei mendicanti che si
sposarono a Napoli dove era più facile elemosinare visto le dimensioni della città (città più grande=
più persone). La politica economica fu ispirata ad un ampio progetto. Si distinse Gian Giacomo Egg,
un imprenditore, che con il sostegno di Murat fondò nel 1812 il 1 cotonificio moderno del sud a
Piedimonte d’Alife (oggi Piedimonte Matese). Sulla scia di Egg giunsero in Campania altri
imprenditori svizzeri. Furono impiantante industrie anche nel salernitano dove vi era la lavorazione
della lana. San Leucio è un'altra azienda molto importante ove si lavorava la seta creata dai Borboni
nel 700.
Il Congresso di Vienna e la Santa Alleanza (1814-1815)
Dopo la caduta di napoleone ed il crollo dell’impero, le potenze vincitrici AUSTRIA,
RUSSIA,PRUSSIA ED INGHILTERRA, convocarono un congresso a Vienna per 3 scopi:

 Reprimere le spinte borghesi di rinnovamento politico-sociale


 Restaurare le legittime dinastie e le autorità nobiliari tradizionali
 Ridisegnare la carta dell’Europa per delimitare le nuove frontiere fra gli stati assicurando il
contenimento della Francia e l’equilibrio europeo.

Vienna fu la capitale austriaca dal 1 novembre 1814 al 9 giugno 1815. Il fine comune di
queste potenze era la restaurazione monarchica favorendo la costruzione di un’ equilibrio
tra il sistema degli stati e quindi una pace stabile. Con il congresso di Vienna si aprì l’età
della restaurazione ed a questo proposito si confrontarono due linee politiche
contrapposte:
- Coloro che volevano solo un ritorno al passato
- Coloro che cercavano un compromesso con quanto era avvenuto tra il 1789 ed il crollo
napoleonico.
Anche la Francia partecipò (da vinta) grazie al ministro Talleyrand (prima vescovo e poi ministro
degli esteri), il quale seppe impedire che il congresso si trasformasse in una coalizione
antifrancese. Egli riuscì a far ottenere alla Francia “vittima” del tiranno napoleonico il principio
secondo il quale dovevano essere restaurati sui loro troni i sovrani spodestati da Napoleone.
Le decisioni prese dal Congresso seguirono due linee-guida per l’assegnazione dei territori europei
ai vari sovrani:

 Il principio di equilibrio con la volontà di non concedere la supremazia ad alcuno stato. Si


favorì la creazione di stati cuscinetto ovvero piccoli stati per evitare il confine tra due
grandi potenze.
 Il principio di legittimità Furono assegnati i troni dei sovrani che erano stati spodestati. In
Francia vi fu luigi XVIII fratello di Luigi XVI, ritornò quindi la monarchia ma di tipo
costituzionale.
A conclusione del congresso vi fu questo quadro europeo:
 La Russia inglobò gran parte della polonia e della Finlandia
 La Prussia ottenne la Sassonia
 L’Austria rinuncia al Belgio ed al Lussemburgo ed
ottiene la ex repubblica di Venezia.
 La gran Bretagna acquisì le ex colonie francesi
L’Italia fu divisa in 10 stati:

 Regno di Sardegna ai Savoia


 Regno lombardo-veneto (controllo austriaco)
 Granducato di Toscana con gli Asburgo-Lorena
 Ducato di Modena
 Ducato di parma
 Ducato di Lucca
 Ducato di massa e carrara
 Stato pontificio
 Repubblica di San Marino
 Regno di Napoli
Nel regno di Napoli ritornò Ferdinando IV di Borbone. L’8 dicembre dell’anno successivo il regno
di Sicilia fu unito a quello di Napoli e fu denominato Regno delle Due Sicilie con Napoli come
capitale ed il re cambiò il proprio nome con Ferdinando I delle due Sicilie. La dinastia dei Borbone
fu rappresentata al congresso di Vienna da Don Luigi de Medici.
La Santa Alleanza
Su proposta dello Zar Alessandro I si arrivò alla sottoscrizione del patto sacro fra Russia-Prussia-
Austria ad impiegarsi e conformarsi ai principi della carità cristiana. Per questo motivo strinsero
patti ed alleanze. Nacque così, la santa alleanza a cui aderivano la maggior parte delle potenze
europee (l’Inghilterra, per ragioni geopolitiche; e lo stato pontificio per motivi religiosi, non
aderirono). L’Austria si servirà dell’alleanza per avere l’appoggio da parte degli altri stati in caso di
bisogno.
Quadruplice e quintuplice alleanza
Il 20 novembre 1815 fu fatto un secondo patto tra Austria, Russia e Prussia a cui aderì anche la
Gran Bretagna e prese il nome di quadruplice alleanza. Al congresso di Aquisgrana, gli alleati in
cambio del pagamento delle riparazioni di guerra approvarono il ritiro dei propri corpi di
occupazione, stanziati in Francia ed a Waterloo. La Francia di luigi XVIII venne invitata ad aderire al
patto che prese il nome di quintuplice alleanza essa sopravvisse fino alla morte dello zar
Alessandro nel 1825. al fine del mantenimento dell’ordine l’alleanza si basava sul principio di
intervento: se uno stato avesse avuto dei problemi causati da disordini rivoluzionari e non fosse
stato in grado di sedarlo gli stati firmatari erano in obbligo ad intervenire per sedare le rivolte.

Potrebbero piacerti anche