Sei sulla pagina 1di 6

La Rivoluzione francese (1789)

Una sollevazione di milioni di persone, come fu la rivoluzione francese, non scoppia in un paese totalmente arretrato e
primitivo, ma scoppia in quei paesi che sono rimasti arretrati rispetto ad altri paesi e che lo sono rimasti in parte, paesi che si
stanno modernizzando. Una rivoluzione scoppia quando un paese si sta muovendo.
La Francia è un paese ancora attaccato all’antico regime, il regime del privilegio feudale, della distinzioni in ceti; ma vi erano
aspetti della Francia che stavano superando l’antico regime per approdare ad un modello borghese, capitalistico e
democratico, dove venivano riconosciuti i diritti dei cittadini.
Vi era quindi una parte della società che aveva una mentalità di stampo feudale, l’altra metà era colta, vicina alla scienza, e
vicina soprattutto alle idee democratiche.
Anche da un punto di vista economico vediamo le contraddizioni: all’interno della Francia vi sviluppano isole di sviluppo
economico molto forti e moderne, le quali vengono bloccate dalla legislazione feudale; scatendando così una forte tensione tra
le due parti del paese.
Vi erano dei settori in Francia che potevano essere considerati superiori rispetto all’Inghilterra, come il ferro,la seta, lo
zucchero, il caffè, ma questi settori rimanevano isolati dal resto dell’economia francese, ancora arretrata e feudale, come
l'agricoltura.
In Francia non c’era il libero mercato, perché l’antico regime, che blocca il capitalismo, era ancora suddiviso in tre stati: clero,
ecclesiastici/aristocrazia/terzo stato, il quale non aveva nessun privilegio. Non esisteva un’astrazione cucina chiamata “ cittadini
francese", ma una rigida gerarchia di tipo feudale, quindi di appartenenza.
I privilegi giuridici e fiscali dei primi due stati si traducono in privilegio e servitù da parte del terzo stato. Gli ecclesiastici avevano
dei tribunali ecclesiastici, quindi si facevano dei processi da soli, non pagando la pena che gli altri cittadini francesi avrebbero
dovuto pagare. Inoltre, sempre gli ecclesiastici, non pagavano le tasse, nonostante tutti i tentativi precedenti, il clero riusciva
sempre a non pagare le tasse, anche quando aveva una rendita molto alta.
Se non eri nobile la tua proprietà veniva considerata proprietà utile, la quale veniva affiancata a una proprietà eminente, che
apparteneva a un aristocratico o a un aristocratico: l’idea mettere un diritto di proprietà eminente sulle proprietà private dei
contadini.
Il Terzo Stato e gli illuministi, riconoscevano che non avevano senso queste disposizioni; in Francia le terre non vengono
sfruttate, l'aristocrazia non voleva lavorare, la nobiltà era restia al lavoro.
L’amministrazione delle finanze era corrotta, lo Stato francese sarebbe andato in bancarotta senza gli appaltatori fiscali privati.
L’aumento del debito pubblico può essere considerato come quel qualcosa che accrescendo, fece scoppiare la guerra >
ricordiamo che la Francia aveva spesa un sacco di soldi per la guerra d’Indipendenza americana, quindi c’era un debito di
guerra molto alto.
Le spese pubbliche erano enormi, vi erano ceti privilegiati che non pagavano tasse, andando ad aggravare il bilancio dello
Stato (pensiamo ai nobili di Versailles che venivano mantenuti dalle tasse pagate dai cittadini).
Il nuovo Re, Luigi XV che arriva al trono nel 1774, cercherà di fare delle riforme, cercando di far pagare le tasse anche ai ceti
privilegiati, Luigi XVI pagherà per tutti essendo poi ucciso dai rivoluzionari.

Luigi XVI vuole sistemare questa situazione, eliminando i privilegi economici e giuridici alla base della francia.
Nomina ministro delle finanze il fisiocratico, Turgot (illuminista amico di Diderot). Turgot vuole cambiare completamente la
Francia, presenta un pacchetto di leggi che elimina i privilegi del clero e dell’aristocrazia, facendo pagare anche a loro le tasse,
in più è a favore della liberalizzazione del commercio del grano: a quale venne approvata, molti dazi vennero eliminati.
Turgot però è sfortunato, dopo questa manovra, la Francia venne colpita da varie carestie e tutti collegarono questo alla scelta
di liberalizzazione del commercio. Per questo motivo nel 1776 è costretto a dimettersi, avendo perso molto appoggio.
Nel 1777 prende il suo posto, nominato da Luigi XVI, il banchiere ginevrino Necker, il quale oltre ad essere straniero era pure
protestante. Necker cerca di cambiare in meglio la Francia, in particolare, riprende le imprese fallite di Turgot, e cerca di
imporre un’imposta unica, cioè una tassa uguale per tutti, sia per l'aristocrazia, sia per il clero, sia per il terzo stato.
Questa imposta unica non ha un uguale valore per tutti, ma è un’imposta unitaria, quindi vale per tutti, che mette tutti i francesi
sullo stesso piano. Ovviamente il clero e la nobiltà si oppongono, ma in modo così forte che anche Necker è costretto a
dimettersi.
Luigi XVI aveva proprio questo carattere incerto, che non gli permise mai di prendere una posizione, costringendo i suoi ministri
a dimettersi.
Prima di dimettersi Necker pubblica un bilancio delle finanze dello Stato, questo bilancio però è falso per farsi ben volere
dall'opinione pubblica: per dimostrare che senza le spese della guerra americana e senza le spese per mantenere il Re e la
corte a Versailles, la Francia avrebbe avuto un guadagno, non una perdita.
Ricordiamo che il nemico principale del Re è il Parlamento di Parigi, che si contrappone a qualsiasi riforma che nasce dal Re,
in quanto la vede sempre come un atto assolutistico, le argomentazioni del Parlamento sono moderne, democratiche e
illuministiche, in quanto proprio Montesquieu sostiene che il compito del Parlamento era quello di limitare l'assolutismo del Re.
Nel 1787 Luigi XVI nomina Calonne, ma come gli altri due deve dimettersi. L'ultimo ministro delle finanze sarà De Bienne, che
come i predecessori ripropone le stesse riforme, soprattutto l’imposta unica; il Parlamento di Parigi si oppone, ma questa volta
Luigi XVI vuole sostenere fino alla fine il Ministro De Bienne, e quindi davanti all’opposizione della nobiltà parlamentare, prende
la decisione di sciogliere il Parlamento e va avanti con i “Letti di giustizia” (provvedimenti presi direttamente dal Re senza che
debbano passare per il Parlamento).
Con queste mosse Luigi XVI viene definitivamente visto come quel sovrano assolutista che vuole annientare i diritti dei cittadini,
così i nobili chiedono la convocazione degli Stati Generali (tre assemblee divise nei tre ordini). In questo Parlamento erano
rappresentate tutte e tre le classi.
L’ultima volta che vennero convocati fu nel 1614, prima del 1788: Luigi XVI licenzia De Bienne e fa tornare Necker: gli Stati
Generali non vengono convocati dal Terzo Stato, ma vengono convocati dall’aristocrazia, quindi vogliono impedire al Re e ai
Ministri di cambiare la Francia.
Il Parlamento di Parigi chiarisce che gli Stati Generali dovranno votare per ceto e non per testa; si vota all’interno di ciascuna
assemblea che vale come un voto singolo.
Il terzo stato rappresentava il 90% della popolazione francese, questo scatenò molti contrasti, proprio perché di fronte a delle
elezioni, il clero e l’aristocrazia, anche se rappresentavano una parte molto piccola della popolazione, avrebbero comunque
vinto in quanto rappresentavano due partiti vincenti in qualche modo “coalizzati” tra loro.
Gli illuministi ovviamente si schierano con il Terzo Stato: in particolare possiamo fare riferimento al libro dell’abate Sieyès, il
quale scrisse “Che cos’è il Terzo Stato?”. Sieyès dice che il Terzo Stato rappresenta la nazione, nonostante non valga niente, la
Francia è soltanto il terzo Stato, clero e aristocrazia sono dei fantasmi del passato destinati a sparire o confluire all’interno del
terzo stato.
Il terzo stato è l’unico che produce ricchezze per la Francia, è quindi l'unico stato che vi si può identificare.
In questo clima di polemica si svolgono le elezioni per i deputati agli Stati Generali, il Terzo Stato ottiene una piccola vittoria, in
quanto su pressione di Necker, avrebbe avuto il 50% dei rappresentanti agli Stati Generali (non più di ⅓).
Il numero preciso era il 54%, perché secondo Necker questo sarebbe servito a far prevalere il Terzo Stato.
La votazione viene fatta in due diversi momenti: prima attraverso delle assemblee primarie, dove si vota attraverso alzata di
mano dei rappresentanti che andranno poi alle assemblee secondarie, i quali poi eleggono i rappresentanti agli Stati Generali.
C'è un forte anticlericalismo da parte del Terzo Stato, vediamo come questi contadini iniziano una critica alla Chiesa e al
cristianesimo.
Il 5 maggio del 1789 a Versailles c’è la seduta degli Stati Generali.
Il Terzo Stato è ovviamente rappresentato dalla borghesia, ma non è una borghesia rappresentata da mercanti, artigiani e
lavoratori, è una borghesia rappresentata da intellettuali o da notai e avvocati. Essendo intellettuali questa borghesia inizia a
portare avanti delle utopie politiche astratte. I borghesi erano più intellettuali che realmente dei produttori.
I lavori del Terzo Stato sono stati bloccati, perché il Terzo Stato si lamenta del voto, volendo una votazione per testa, in modo
da avere la maggioranza assoluta dell'assemblea.
> Il 17 giugno l’assemblea del Terzo Stato prende la decisione che già di per sé si può considerare rivoluzionaria: ricordiamo
che molti personaggi dei due stati privilegiati iniziarono ad avvicinarsi al Terzo Stato, in particolare ricordiamo Mirabeau, il quale
si fece eleggere all'interno del Terzo Stato; anche laFayette si avvicinò al Terzo Stato, inoltre pure il fratello del Re: Filippo Duca
d’Orleans (che però lo continuarono a considerare sospetto proprio perché si temeva che potesse voler instaurare una
monarchia costituzionale).
Tra i nomi importanti del clero c’è da citare Talleyrand.
> L’atto che il 17 giugno inaugura la Rivoluzione si ha quando il Terzo Stato (che inizia a sentirsi portatore della Nazione), si
autoproclama Assemblea Nazionale (costituente). Il Terzo Stato chiede agli altri due stati, che si uniscono a loro, accrescendo il
numero di partecipanti. Il Re nei giorni successivi manifesta la sua caratteristica di incertezza, in parte era favorevole alla
trasformazione della Francia in uno Stato più moderno, dall’altro era mosso dal partito conservatore dei nobili; e come
esponente molto forte del partito conservatore vi era la moglie di Luigi XVI, la regina Maria Antonietta d'Asburgo d’Austria.
Luigi XVI, sicuramente sotto l’influenza della moglie, minaccia di sciogliere con la forza l’Assemblea Nazionale.
Il 20 giugno l'Assemblea si trasferisce nella sala della Pallacorda, e viene proclamato il giuramento per cui tutti quelli che
partecipavano all’Assemblea nazionale, giurarono di rifondare la Francia e non sciogliersi finchè non verrà fatto: giuramento
della Pallacorda.
Il Re manda il suo esercito e minaccia di sgomberare con la forza, Mirabeau rispose che erano disposti a morire pur di non
lasciare la sala della Pallacorda.
L’11 luglio il Re prende delle decisioni contro l’Assemblea: licenzia Necker (che aveva appoggiato il Terzo Stato) e inizia a
muovere delle truppe intorno a Versailles, il Re e il partito conservtore hanno deciso di affondare l’Assemblea Nazionale.
Ma il popolo di Parigi, quando sente queste notizie di repressione, il 12 luglio 1789, si ribella, insieme alla borghesia.
Il 14 luglio il popolo si dirige verso il vecchio carcere della Bastiglia, lo distrugge ed uccide un centinaio di persone tra i soldati e
coloro che cercano di difenderla. Il popolo di Parigi distrugge quello che è il simbolo dell’assolutismo, simbolo del dispotismo,
dove si rimaneva senza motivo, dove era stato tenuto prigioniero Voltaire, senza processo.
Il Governo rivoluzionario che si istituisce a Parigi riconosce come autorità legittima della Francia l’Assemblea Costituente, non
solo Parigi, ma in tutte le città importanti della Francia ci sono delle esplosioni popolari, dove i rivoluzionari conquistano tutto.
Anche da un punto vista militare, le milizie sono organizzate a favore dell’Assemblea, e proprio per prevenire scontri si forma la
Guardia Nazionale, comandata sempre dall’Assemblea, a capo di essa vi è LaFayette.
Anche i contadini iniziano a ribellarsi, assaltando i castelli dei signori, come il popolo francese aveva fatto a Parigi.
L’Assemblea Nazionale si schiera a favore dei contadini e gli da tutto quello che rivendicano, proclamando l’abolizione dei
privilegi (diritti) feudali. L'Assemblea però decide che alcune cose, come le tasse sulla proprietà imminente, possono essere
abolite solo se vengono riscattate. Vedremo poi come questo non successe, e la radicalizzazione della rivoluzione abolì tutte le
servitù per i contadini: la Francia si iniziò ad avvicinare al sistema giuridico dell’Inghilterra e degli Stati Uniti.
Il 26 agosto uscì la “ Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”: una dichiarazione solenne che precede la Costituzione e
si ispira alla Dichiarazione d’Indipendenza di Jefferson, i diritti dell’uomo e del cittadino sono basate secondo le teorie
giusnaturaliste di Jefferson, che riprende Locke, quindi Montesquieu, e anche alcuni riferimenti a Rousseau: tutte le istanze
della filosofia di stampo empirista, liberale e illuministico.
All'interno della Dichiarazione viene accettato il naturalismo: esistono dei diritti da considerare inalienabili e imprescrittibili, che
non possono essere aboliti : la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione.
C’è l’idea di “sovranità nazionale”: la legge è espressione di una volontà generale, si tratta di una dichiarazione capitalistica e
borghese, in cui si vedono dei riferimenti più radicali che troviamo in Rousseau; inoltre si dice che deve esserci una divisione
dei poteri, il Re è un funzionario della Nazione, non è assolutamente espressione del volere di Dio.
Questo provvedimento, abolendo la censura e dando libertà di espressione e di stampa, dà alla Francia la possibilità di avere
dei giornali e un dibattito politico libero che non c’era mai stato prima: si formano associazioni, club, partiti politici, tutti
ovviamente all’esterno dell'Assemblea Nazionale.
I diritti che la Francia rivendica, si estendono a tutti gli uomini, l’uomo è libero e uguale non solo sul suolo francese, quindi
deve essere portato questo ideale in tutto il mondo (vedremo poi come la Francia per diffondere ciò, inizierà una guerra).

Nascono appunto questi giornali, anche estremisti, nascondo dei politici che agitano le folle della Francia, come Desmoulins e
Marat, personaggi che diventeranno leader della Francia quando la rivoluzione inizierà a diventare più radicale ed estremista.
L’Assemblea si basa sulle milizie, come la Guardia Nazionale, ma tuttavia è comunque in pericolo, perché si trova a Versailles,
al centro della corte, dove ci sono, oltre il Re, altri nobili che odiano la rivoluzione.
Si pensa di portare l’Assemblea a Parigi.
> Il Re si rifiuta di firmare gli editti dell’Assemblea Nazionale, il Re deve cedere i suoi poteri assoluti e firmare ciò che
l’Assemblea ha deciso; quando si rifiuta di firmare per l’abolizione dei diritti feudali la folla (contadini, bambini e donne) di Parigi
esplode e si sposta verso Versailles, perché non accetta la non-decisione di firmare del Re.
La folla preme contro i cancelli della reggia e la famiglia del Re e il Re stesso, accettano di trasferirsi a Parigi, nel Palazzo delle
Tuileries.
Il Re decide poi di accettare tutti gli editti dell’Assemblea; vennero poi fatti altri provvedimenti, i problemi economici non erano
stati risolti, la Francia aveva un deficit pubblico enorme, la Rivoluzione ha bisogno di soldi; essendo i rivoluzionari anticlericali,
agiscono contro la Chiesa cattolica.
Il 2 novembre viene approvata la nazionalizzazione dei beni del clero, molti beni della Chiesa francese vengono espropriati dal
nuovo Governo costituito dall’Assemblea Nazionale; vennero anche aboliti gli ordini monastici e tutti i monasteri passano allo
Stato.
L’Assemblea però ha bisogno immediatamente di soldi, quindi inventa gli assegnati: dei titoli di stato che vengono dati a chi
vuole prendersi poi i beni della Chiesa, in modo che lo Stato incassi immediatamente i soldi. Gli assegnati ti danno un interesse
per cui lo Stato ogni anno ti da il 5% di quell’assegnato.
Saranno però questi assegnati a segnare la rovinata, la carta moneta non esisteva all’epoca quindi gli assegnati perdono
valore (inflazione): il prezzo delle merci aumenta e gli assegnati perdono valore. Lo Stato deve poi ridurre l’interesse al 3% e
poi eliminarlo del tutto. Gli assegnati saranno poi trasformati in carta moneta, ma il loro valore reale si abbasse sempre di più
basso.
L’Assemblea discute per creare la Costituzione della Francia, e nell’aula che occupano si dividono fisicamente in destra e
sinistra, due tendenze all’interno dell’Assemblea, ed è proprio il significato che ancora oggi abbiamo in mente, quello che
assumono durante queste riunioni.
Chi era più conservatore e voleva cambiare meno, si sedeva a destra, mentre chi vuole portare avanti in maniera più radicale la
Costituzione a sinistra. Ci sono due ipotesi per la Costituzione: la Destra vuole una Costituzione che mantenga i poteri del Re,
mentre la Sinistra, che comprende tutti i personaggi finora citati, vuole una Costituzione che dia meno potere al Re.
Vince la Sinistra. La Destra voleva un Parlamento con due Camere, una elettiva e una nominata dal Re.
Il modello della destra riprende l’Inghilterra (Camera dei Comuni e dei Lord), inoltre il Re doveva anche avere un veto, quindi
davanti ad una legge in cui il Re non si trovava d’accordo, poteva non entrare in vigore.
Per la sinistra c’è un Re, che si ha la sovranità ma viene considerato un funzionale della nazione, ha quindi poteri limitati, non
viene più chiamato “Re di Francia” ma “ Re dei francesi; poi ci deve essere una sola Camera eletta direttamente dai cittadini:
Assemblea legislativa (il Parlamento), mentre l’esecutivo viene affidato al Re e ad un Primo Ministro che viene votato dalla
Camera unicamerale. Il Re non ha un veto effettivo per bloccare le leggi, ma ha un veto sospensivo, quindi il Re poteva
bloccare solo per una volta una legge, la quale dopo poteva essere presentata anche uguale e doveva ormai essere approvata.
La separazione dei poteri non verrà rispettata, si tenderà ad accentrare il potere in un solo organo: il fatto di avere una sola
Camera è ambiguo; inoltre l’Assemblea legislativa prenderà il decisioni in maniera anarchica rispetto ai Primi Ministri, non ci
saranno mai dei partiti ben precisi.
La sinistra si divide per quanto riguarda la chi dovrà votare: la sinistra più radicale voleva il suffragio universale, in quanto la
stessa Dichiarazione dei diritti diceva che tutti i francesi erano tutti uguali, ma vince la sinistra più moderata, si vota per censo,
si vota a due turni, votano prima i cittadini attivi (i più ricchi) che rappresentano il 60% dei francesi, per eleggere 50 mila
cittadini che saranno gli elettori di secondo turno, questi elettori eleggono 745 deputati parlamentari dell’Assemblea legislativa,
questi 745 potevano essere eletti solo se avevano un reddito superiore ad un marco d’argento.
Il fatto che non ci sia il suffragio universale è strettamente il contrasto sulla Dichiarazione dei diritti dell’uomo, e molti si pongono
in opposizione (giornale “L’amico del popolo”).
Il limite del marco d’argento verrà poi eliminato, ma purtroppo ciò accadrà troppo tardi e la prima Assemblea verrà eletta con
questo sistema.
Nel luglio del 1790 l’Assemblea costituente (che deve lasciare il posto all’Assemblea legislativa) fa gli ultimi provvedimenti, tra
cui, la Costituzione civile del clero: provvedimento contro la Chiesa per cui la Chiesa viene privata da tutti i suoi privilegi, le
diocesi sono ridotte a 83 (83 dipartimenti), i parroci hanno perso tutti i diritti feudali, non sono più mantenuti dai contadini e
vengono pagati dallo Stato, hanno uno stipendio, e sono sottomessi a questo, perchè per rimanere in carica devono giurare
sulla Costituzione, che è frutto di una rivoluzione anticattolica e anticlericale; inoltre i parroci dovevano essere eletti
direttamente dai cittadini: il Papa non può accettare questo. Metà dei sacerdoti si rifiutano di giurare sulla Costituzione e
prendono il nome di preti refrattari, a differenza di chi accetta, e prende il nome di preti costituzionali.
Sottomissione della Chiesa: aprile 1791 il Papa condanna la Costituzione civile del clero e Luigi XVI, dopo questa scelta del
Papa, rifiuta di firmare la stessa.

Negli anni della Rivoluzione vediamo come molti aristocratici decidono di emigrare, per combattere dall'esterno, recandosi in
Austria e Russia e cercando di spingere le altre potenze and entrare in guerra contro la Francia. I sovrani stranieri, il clero e gli
aristocratici che avevano paura della rivoluzione e si opposero ad essa, soprattutto che le idee rivoluzionarie si potessero
diffondere anche nei loro regni, formarono il movimento della Controrivoluzione.
Il 20 giugno 1791 Luigi XVI e i suoi familiari cercano di fuggire dalla Francia, di notte e travestiti da contadini, escono da Parigi
e si dirigono verso il confine dell’attuale Belgio (Paesi Bassi austriaci); ma la figa non riesce, perché il Re venne fermato a
Varennes, poco prima del confine: sconfitta di Luigi XVI.
L'Assemblea Nazionale Costituente non vuole privarsi del Re, si trova infatti lontana da quelle idee più radicali portate avanti da
club e giornali: la sinistra radicale vorrebbe la deposizione del Re e la trasformazione della Francia in una Repubblica.
Il Re venne sospeso dalle sue funzioni e tenuto prigioniero, ma successivamente l’Assemblea firmerà per accordare che quello
del Re è stato un rapimento, non una fuga; il popolo della Francia fa difficoltà a crederci e iniziano ad adottare posizioni sempre
più repubblicane.
Il 17 luglio c’è una manifestazione di un gruppo radicale, contro l’Assemblea che aveva accreditato l'innocenza del Re,
organizzata dai Giacobini: capitanati da Robespierre, che si mette a capo dell’ala più radicale del gruppo.
La reazione dell’Assemblea è durissima, LaFayette e la sua Guardia Nazionale sparano sui manifestanti uccidendone alcuni.
Ci sono poi i Cordiglieri, altro gruppo politico, di Marat e Danton; ci sono poi i Foglianti, cioè i conservatori.
Questi tre gruppi politici si ritroveranno anche all’interno della prossima Assemblea legislativa.
Ad agosto nel 1791 c’è un primo atto ostile da parte di Austria (Leopoldo II) e Prussia (Federico Guglielmo III), che firmano un
documento comunque in cui manifestano preoccupazione per ciò che sta accadendo in Francia e condannano la rivoluzione.
Questo documento da l’impressione che la fuga di Varennes fosse stata sostenuta da queste due nazioni.
A settembre l’Assemblea Costituente si scioglie in quanto essendo ormai approvata la Costituzione aveva finito le sue funzioni,
venne chiamata l’Assemblea legislativa ed eletti 745 deputati.
L'Assemblea Costituente aveva impedito che i propri rappresentanti venivano eletti in quella legislativa, manca quindi una
continuità.
L'Assemblea legislativa evidenzia la mancanza di partiti politici organizzati (avranno la maggioranza dei voti i foglianti), e
questo è uno dei motivi per cui la rivoluzione andrà a degenerare e inoltre ricordiamo che molti “capi” della rivoluzione non
erano dei veri produttori che avevano a che fare con le merci e con il lavoro, ma stavano diventando giornalisti, intellettuali,
persone senza una vera professione, oppure politici, agitatori: e questa prevalenza di intellettuali spingerà la rivoluzione verso
esiti radicali utopistici, in quando seguono idee astratte.
Si mettono in rilievo alcuni deputati del dipartimento della Gironda (girondini), uno dei loro leader è Brissot, nominato Primo
Ministro. I girondini non erano un partito politico, ma iniziano a guadagnare la fiducia dell’Assemblea, e i primi governi hanno a
capo loro.
Aumentano gli aristocratici che fuggono all’estero; l’idea patriottica diventa una sorta di fanatismo, con la scusa dei diritti umani
e di liberare i popoli oppressi, i governo girondini tendono a fare guerre.
Nell’aprile del 1792 la Francia dichiara guerra all’Austria; è la stessa Francia di Brissot a dichiarare guerra, aprendo la fase che
farà degenerare la Rivoluzione.

Non furono i giacobini di Robespierre a voler espandere la Rivoluzione e dichiarare guerra, ma furono i girondini, attualmente al
Governo; erano proprio i controrivoluzionari che erano emigrati a creare una situazione di scontro tra le tre potenze. In Austria
all’inizio del 1792 a Leopoldo II, succede Francesco II, molto più propenso alla guerra.
L’Austria, anticipa la guerra, e attacca la Francia e i girondini, il 20 aprile venne ufficialmente dichiarata guerra all'Austria, la
quale ha come alleata anche la Prussia, che scende in guerra immediatamente.
L’esercito francese combatte sul confine sul Reno e si dimostra da subito impreparato e incapace, aveva subito le dimissioni di
moltissimi ufficiali, molti dei quali erano aristocratici, quindi non volevano servire un esercito che era della rivoluzione; quindi si,
era l’esercito dell’antico regime ma senza gli ufficiali a comandarlo. L’esercito inizia a rimediare solo sconfitte, rischiando
un’invasione da parte delle due potenze. Molti iniziano a pensare che Luigi XVI e le forze ostili alla rivoluzione vogliono la
guerra e la sconfitta, Luigi XVI pensava di poter schiacciare la rivoluzione con l’aiuto straniero.
Nel giugno Luigi XVI forma un Governo di foglianti, questo è molto sospetto; la Francia venne invasa dagli eserciti austriaco e
prussiano, infatti Marat, Robespierre e Danton si mettono insieme e proclamano la patria in pericolo, dicendo che bisogna
reagire di fronte a questa situazione.
Vennero confiscati tutti i beni degli aristocratici emigrati e li vendono all’asta ai privati.
> Il 10 agosto del 1792 abbiamo la radicalizzazione della rivoluzione: la rivoluzione dei Sanculotti, i quali non si costituirono mai
in un partito organizzato ma agirono da basso, credevano nella democrazia diretta e infatti agivano attraverso insurrezioni.
La rivoluzione passa in mano ai sanculotti, l’Assemblea legislativa perde potere e si trova ad essere prigioniera del popolo,
perché dopo questa insurrezione violenta, i sanculotti assediano il palazzo dove si trovava sia il Re, sia il Governo, sia
l’Assemblea; la quale è sottomessa ai sanculotti i quali decidono di scioglierla, così come tutti gli elementi moderati vengono
eliminati (da LaFayette alla Guardia Nazionale).
Fino al 10 settembre emanano una serie di provvedimenti: tutti gli ordini religiosi sono sciolti, i beni sequestrati vengono venduti
all’asta; di fronte a questo andamento abbiamo una direzione sempre più radicale da parte dei sanculotti, appoggiati dai
giacobini.
Già ad agosto viene istituito un tribunale speciale, che condanna a morte persone senza prove (primo terrore).
Il 6 settembre si diffonde la notizia della caduta della fortezza di Verdun quindi austriaci e prussiano possono marciare
liberamente su Parigi, i sanculotti a ciò reagiscono in maniera violenta, entrano nelle carceri e uccidono chiunque possa essere
considerato un sospettato: massaro di settembre.
Viene eletta una Convenzione, in questo caso si vota con suffragio universale maschile, molti francesi però si rifiutano di
votare, la maggioranza non è d’accordo, infatti vota solo chi è d’accordo con i giacobini e girondini.
Il 20 settembre, vittoria di Valmy, l’esercito prussiano viene sconfitto dall’esercito rivoluzionario francese; la notizia arriva nel
giorno in cui si riunisce per la prima volta la Convenzione: il 22 settembre 1792 venne proclamata la Repubblica francese, è la
fine della Monarchia Costituzionale, il Re viene messo sotto accusa, inizia così il processo contro il Re.
Gli eletti alla Convenzione, decidono di far partire un nuovo calendario, il calendario rivoluzionario; inoltre si inizia a pensare
all’inizio di una nuova era (anno 1) proprio perché il 22 settembre era l’equinozio d’autunno, il tempo cristiano viene eliminato, il
22 settembre è il primo giorno del nuovo anno.
L’impero francese continua a vincere, il 6 settembre c’è anche la vittoria di Jemappes, e si aprono le strade per l’invasione dei
Paesi Bassi austriaci: l’eroe di questa vittoria è il generale Dumouriez.
La Francia rivoluzionaria invade il Belgio e adesso invade l’Olanda, la quale prima dell’inizio della rivoluzione aveva in corso
una rivoluzione interna tra gli Orange e la fazione democratica, che voleva uno stato come quello emerso dalla Rivoluzione
francese, infatti i democratici videro l’avvento delle truppe rivoluzionarie come un'occasione.
A questo punto la Gran Bretagna, che non vuole che qualcuno conquisti l’Olanda, minaccia di entrare in guerra contro la
Francia, infatti poi la Convenzione firma un documento che promette l’aiuto della Francia che vogliono acquistare la libertà: la
rivoluzione sta diventando imperialista, vuole diffondersi in tutta Europa; anche se poi, come vedremo in Belgio, la Francia si
comporterà da potenza conquistatrice, sfruttando quel paese che si era promesso di liberare.
Il 10 dicembre inizia il processo contro Luigi XVI.

Luigi XVI, venne accusato di alto tradimento, all’interno del palazzo fu rinvenuto l’armadio di ferro, dove vennero ritrovati i
contatti continui tra il Re e le potenze straniere, famiglie di aristocratici, contro chi era fuggito all’estero.
Venne processato dalla Convenzione riunita come Tribunale (nella Costituzione, come detto la Montesquieu, doveva esserci la
separazione dei poteri, i giudici dovevano essere indipendenti!!! con questa decisione si annulla questo principio di divisione);
Luigi XVI cerca di difendersi in modo chiaro, non voleva ripetere l’errore di Carlo I, il quale al suo processo non si difese e non
riconobbe la legittimità del Tribunale; accetta quindi il processo.
Si vota due volte per la colpevolezza del Re, una volta per decidere se sia colpevole o meno, e un’altra per stabilire la pena.
I giacobini volevano la condanna a morte, mentre i girondini votano di no, e propongono un plebiscito in cui avrebbe votato il
popolo (che avrebbe salvato il Re) oppure una condanna a morte simbolica, quindi non eseguita, o la detenzione a vita.
La Convenzione vota per l’esecuzione effettiva del Re, la quale avvenne il 21 gennaio, tramite ghigliottina, nella Piazza della
Rivoluzione.
Le potenze europee rette dalla monarchia, ma anche la democratica Inghilterra, non sono d’accordo con questa decisione.
In Inghilterra, il Primo Ministro, William Pitt il giovane, è preoccupato dagli eventi francesi e pensa di attaccare la Francia,
anche perché si stavano sviluppando dei club radicali che simpatizzavano con la rivoluzione.
Ma non sarà l’Inghilterra a dichiarare guerra per prima, ma la Francia, in particolare i governi girondini che il 1 febbraio 1993
dichiarano guerra alla Gran Bretagna.
Nasce una coalizione anti-francese, dove c’erano Austria, Prussia, Gran Bretagna, Stati italiani e Spagna, la quale rappresenta
una grande minaccia per la Francia.
Il clima di paura in Francia inizia a crescere, il 10 marzo venne istituito un Tribunale rivoluzionario, per condannare i nemici
della rivoluzione. Sempre a marzo la Francia venne sconfitta e dovette abbandonare il Belgio.
Nel marzo 1793 molte regioni della Francia si ribellano in seguito alla proibizione del cattolicesimo: sollevazione della Vandea,
dipartimento molto cattolico, possiamo dire che la goccia che fece traboccare il caso fu l’imposizione della leva militare da parte
del Governo rivoluzionario.
La guerra civile contro la Vandea, sarà una guerra precipitosa.
Il 4 maggio c’è poi il decreto maximum, quel decreto che fissa il prezzo massimo per il pane di altre merci, quindi la stessa
rivoluzione tradisce il principio del liberismo economico. Anche i salari verranno abbassati o alzati; lo Stato inizia a controllare
l’economia.
>>> La Convenzione è divisa tra Girondini e Giacobini, più estremisti, che a differenza dei Girondini pensavano che il
fanatismo popolare fosse necessario.
Il 2 giugno 1793 i giacobini assaliscono la Convenzione e chiedono che 23 deputati girondini devono dimettersi, i quali saranno
poi arrestati, insieme poi a tutti gli altri girondini: le città girondine si ribellano, accendendo così una seconda guerra civile.
I giacobini, controllati dai sanculotti, decidono di prendere il potere: Comitato di salute pubblica, esercitando la dittatura, il loro
capo supero è Robespierre, ma in verità di due capi girondini che esercitarono davvero questo terrore furono: Saint Just e
Couthon.
A giugno inizia quello che viene chiamato “il Terrore giacobino” e venne approvata la Costituzione Giacobina nel 1973,
preceduta da una nuova dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino.

Uno dei capi della rivoluzione, il giornalista Marat, venne ucciso il 13 giugno: era stato assolto dal Tribunale, ma muore ucciso
da una girondina Carlotta Corday, il quale la accoglie a casa sua in una vasca da bagno, dove Marat a causa della sua malattia
della pelle doveva stare, una volta che si vedono, lei lo uccide colpendolo al cuore (quadro di David). La Corday venne poi
arrestata e ghigliottinata.
Ad agosto la Convenzione vota per la distruzione della Vandea, zona che in nome del cattolicesimo si era fortemente ribellata
ai provvedimenti presi dalla Convenzione: gli eserciti dei vandeani vennero massacrati, ma anche i civili, donne e bambini.
Sempre più gente veniva condannata a morte dal Tribunale, anche senza prova o per reati improbabili, uccisero anche i
protagonisti della rivoluzione, questa spirale di autodistruzione finì per uccidere i propri figli.
Danton, che non condivideva le posizioni assunte da Robespierre, si mise a capo di una corrente che prende il nome di
“indulgenti”, con la pretesa di fermare il terrore, ma finì per essere ucciso, come gli “arrabbiati” che venivano chiamati anche
“esagitati”, comandati da Roux che si suicidò per sfuggire alla condanna e da Hebert che venne ucciso nel marzo 1794.
Prima > il 16 ottobre venne mandata sulla ghigliottina anche Maria Antonietta (regina di Francia, la quale era contro la
rivoluzione rappresentava il simbolo dell’aristocrazia parassitaria che distrugge il popolo.

Il terrore si trasforma in grande terrore: il 10 giugno viene approvata la legge sui sospetti: si può condannare a morte anche
solo secondo sospetti, quindi secondo il convincimento morale del Giudice, il quale se si formava un sospetto negativo dentro
di lui, voleva dire che poteva condannare l’imputato.
L’esercito riorganizzato ottiene una definitiva vittoria a Fleurus, dove conquista il Belgio.
Il terrore non era solo a Parigi, ma soprattutto nelle province.
Tra giugno e luglio, a partire dalla legge dei sospetti, inizia la fase finale del terrore, dove si calcola che vennero messe a morte
25mila persone senza processo; la COnvenzione è stanca e il 27 luglio 1794 venne organizzato il colpo di stato contro
Robespierre, che insieme ad altri giacobini venne ghigliottinato.
Finisce così la Rivoluzione Francese > appunti su Napoleone

Potrebbero piacerti anche