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1. L'Ancien Règime
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XVI accolse la loro richiesta poiché riteneva che quest'azione potesse limitare le
pretese e la forza crescente dell'aristocrazia.
Secondo Sieyès, il Terzo Stato era una nazione completa in sé stessa, poiché i cittadini
aumentavano la prosperità del patrimonio economico grazie al loro lavoro, e garantivano
il funzionamento delle strutture pubbliche grazie alle imposte. Sieyès era un
ecclesiastico, ma disprezzava profondamente l'aristocrazia e si sentiva parte del Terzo
Stato, di cui divenne poi portavoce. Nel suo libro intitolato "Che cos'è il Terzo Stato?"
porta avanti la sua riflessione partendo dal concetto di "nazione", con il quale voleva
indicare un insieme di cittadini che, da una parte contribuivano all'amministrazione dello
Stato, mentre dall'altra che lavoravano. Costui riteneva che tutti i privilegi dei nobili
dovessero essere aboliti e che si doveva procedere alla stesura di una nuova
Costituzione, che ponesse fine all'assolutismo. Poiché ovviamente i nobili si sarebbero
opposti a tutto ciò, egli affermò che il Terzo Stato avrebbe dovuto formare un'assemblea
composta unicamente dai propri deputati, e che questa sarebbe stata una vera
Assemblea Nazionale in quanto il Terzo Stato era una Nazione completa.
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del costo del pane. Nel momento in cui si diffuse poi la voce che alcune delle truppe più
fedeli del re stavano marciando verso Parigi in tutta la città si verificarono degli scontri
che assunsero come obiettivo la Bastiglia (la quale era la grande fortezza dove venivano
rinchiusi i nemici del re). Quando, il 14 luglio, i cittadini riuscirono ad irrompere nella
fortezza uccisero il comandante e portarono la sua testa inastata su una picca per tutta
Parigi; fu proprio la violenza degli eventi parigini che paralizzò il re. Venne allora istituita
una milizia, chiamata Guardia Nazionale, incaricata di mantenere l'ordine nella capitale.
Questa milizia assunse come proprio emblema una bandiera tricolore, composta dal
bianco in rappresentanza della monarchia, poi dal rosso e dal blu poiché erano i colori di
Parigi. Il tricolore divenne così il simbolo della Rivoluzione, e il fatto che a capo della
Guardia Nazionale vi fosse il marchese La Fayette era una garanzia del fatto che presto
l'assolutismo sarebbe stato cancellato.
2.3 La rivolta contadina
Anche nelle campagne parigine iniziarono a verificarsi dei problemi che,
successivamente, portarono a delle vere e proprie rivolte. Specialmente in luglio le
rivolte si fecero più numerose, e gli insorti attaccavano i castelli dei nobili bruciando gli
archivi dove costoro conservavano documenti scritti nei quali venivano attestati i diritti
che potevano esercitare verso i contadini. Si diffuse una grande paura in tutta Parigi e
ormai il caos regnava sovrano, fin che nella notte tra il 4 e il 5 Agosto 1789 l'Assemblea
Nazionale decise di intervenire: i diritti signorili vennero aboliti, i contadini potevano
accedere agli impieghi pubblici e la decima venne abolita. E proprio in questa data che,
quindi, vedremo la fine dell'Ancien Régime e la cancellazione della società trinitaria
basata sui privilegi.
2.4 La dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino
L'Assemblea Nazionale, il 26 Agosto 1789, approvò la preliminare Legge fondamentale
dello Stato, nota come "Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino". Questa legge
riassumeva i principi dell'Ottantanove, ovvero esprimeva il concetto di libertà e
uguaglianza, i quali avevano fino ad allora animato la rivoluzione. Il documento è
composto da una premessa e da 17 articoli, dove nell' articolo 6 viene espresso con
chiarezza il concetto del termine "uguaglianza". Nel testo si afferma poi che tutti gli
uomini nascono liberi e con uguali diritti; quindi, è possibile notare come l'antico regime
sia ormai stato abolito. A proposito di quest'ultimo, nell'articolo 6 viene rimarcato
chiaramente anche che ogni cittadino deve essere uguale di fronte alla Legge, mentre
nell'articolo 17 viene definita la proprietà come un diritto sacro: l'uguaglianza che viene
proclamata nella Dichiarazione risulta quindi essere di tipo civile e giuridico, non
economico.
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parte dei debiti dello Stato vennero confiscate tutte le terre del clero, e poiché il clero
veniva ormai considerato come un corpo di funzionari pubblici le loro terre non vennero
più ritenute come delle proprietà, ma bensì come dei beni pubblici. Pertanto, il 2
Novembre 1789 l'Assemblea votò la nazionalizzazione dei terreni del clero ed alcuni
vennero subito venduti al fine di creare un gruppo di proprietari terrieri che avessero
interessi legati alla Rivoluzione; se infatti questa fosse stata sconfitta costoro
avrebbero perso tutti i beni nazionali acquistati.
Inoltre, il 13 Febbraio 1790 lo Stato ordinò che ogni ordine religioso non dedito
all'assistenza o all'insegnamento dovesse essere sciolto; venne poi, il 12 Luglio,
approvata la Costituzione civile del clero, la quale sottoponeva l'attività dei sacerdoti a
dei controlli e vietava l'interferenza del papa nella consacrazione dei vescovi. Quando
venne imposto che tutti gli ecclesiastici dovessero giurare fedeltà alla Costituzione
civile del clero il papa
intervenne e si pronunciò pubblicamente contro i nuovi provvedimenti adottati
dall'Assemblea circa il clero; questa prima condanna verso la Rivoluzione causò una
spaccatura all'interno dell'opinione pubblica francese. Tutta la vicenda portò poi ad una
divisione del clero, dove da una parte vi erano i preti giurati (coloro fedeli al nuovo
regime) mentre dall'altra i preti refrattari (coloro contro la Rivoluzione). In campo
amministrativo e giudiziario invece vennero presi importati provvedimenti: per quanto
riguarda l'amministrazione, il 15 Gennaio 1790 venne riorganizzato il territorio francese
in 83 dipartimenti che vennero poi a loro volta divisi in distretti amministrati in maniera
autonoma; per quanto riguarda la giustizia, nell'Agosto 1790 venne deliberata la fine
della vendita delle cariche.
3.2 L'ideologia controrivoluzionaria: Edmund Burke
Edmund Burke, nel 1790, pubblicò il suo libro intitolato "Riflessioni sulla Rivoluzione in
Francia", dove espose la sua riflessione contro gli eventi francesi e contrappose la
Rivoluzione inglese del 1689 a quella francese del 1789. Quella inglese, secondo il suo
parere, di rivoluzionario non ebbe molto poiché il suo scopo era stato la difesa della
libertà e dei diritti concreti. Mentre il difetto più grande della Rivoluzione francese era
quello di procedere per formule astratte, ovvero puramente teoriche. Secondo il suo
pensiero, i francesi avevano così proceduto alla cancellazione di tutto il patrimonio
politico/ sociale ereditato in precedenza e avrebbero tentato di imporre, senza
fondamenti, una nuova Costituzione. Per quanto riguarda l'opposizione francese
all'assolutismo egli riteneva che questa fosse stata legittima fin quando i nobili avevano
lottato per ripristinare gli usi tradizionali, e che invece la ribellione del Terzo Stato non
aveva nessuna giustificazione, anzi, che aveva portato ad una vera e propria perdita del
limite morale poiché tutto poteva essere distrutto e niente veniva rispettato. Lo scritto
di Burke ebbe grande successo, e costituì il principale atto di accusa verso gli eventi
francesi.
3.3 La Costituzione del 1791
Il tentativo di Luigi XVI di fuggire all'estero, nel 1791, falli miseramente; fu infatti
costretto, il 13 Settembre, ad accettare la nuova Costituzione. Fu tenuto perciò ad
accettare la divisione dei poteri, dove quello legislativo venne assegnato ad un'unica
Camera, quello esecutivo al re e al governo mentre quello giudiziario ad un corpo di
magistrati eletti dal popolo. Fra la Legge fondamentale del 1791 e la Dichiarazione dei
diritti dell'uomo e del cittadino vi erano però delle contraddizioni: quella principale
riguardava la condizione dei neri e dei mulatti, in quanto la schiavitù degli uomini di
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colore nelle colonie francesi non venne messa in discussione, sebbene nella
dichiarazione del 1789 si affermasse che tutti gli uomini avevano uguali diritti e libertà.
Altra contraddizione fu quella volta verso il genere femminile, in quanto alle donne non
vennero riconosciuti i diritti civili, anche se nella Dichiarazione del 1789 questi vennero
riconosciuti a tutti gli esseri umani. Fu ignorato poi il principio di uguaglianza, che andò
a discapito dei cittadini nel momento in cui venne adottato un sistema elettorale basato
sul censo. Allora i francesi ci divisero in due categorie i cittadini attivi e cittadini
passivi, dove quelli passivi costituivano buona parte del corpo elettorale e vennero
privati del diritto di voto poiché giudicati troppo poveri. Gli attivi invece vennero divisi
ulteriormente in due gruppi, gli elettori e gli eleggibili: degli elettori facevano parte
coloro che pagavano le imposte per un importo superiore a dieci giornate lavorative e fu
permesso loro di partecipare a pieno titolo alla gestione dello Stato in qualità di votanti,
ma non potevano candidarsi. Per contrastare questa situazione vennero formate diverse
associazioni politiche, chiamate club: la Società degli amici della Costituzione si insediò
nel governo dei giacobini, e di questa faceva parte l'avvocato
Robespierre; la Società dei diritti dell'uomo e del cittadino che aveva sede nel convento
dei cordiglieri, di cui facevano parte Danton e Marat.
3.4 L'inizio della guerra
La Francia decise di schierarsi contro l'imperatore d'Austria, presso il quale si erano
rifugiati la maggior parte dei nobili emigrati. All'interno della nuova camera che venne
eletta a suffragio censitario, e che si riunì il 1° ottobre 1791, vi erano i sostenitori più
convinti della guerra, i deputati, i quali vennero chiamati girondini poiché provenienti dal
dipartimento della Gironda. Costoro ritenevano che la Francia non sarebbe stato un
luogo sicuro fin quando gli emigrati non avrebbero più potuto nuocere. Robespierre si
impose, ma inutilmente, alla dichiarazione di guerra, che invece venne approvata il 20
Aprile
1792. Tuttavia la forza dell'esercito francese era solo apparente, in quanto la maggior
parte dei generali erano nobili e non approvavano la Rivoluzione, che ovviamente si
sarebbe consolidata con un'ulteriore battaglia; così molti comandanti si accordarono
con gli austriaci, mentre altri si ritirarono senza combattere. Il re poi, nel 1791, scrisse
una lettera indirizzata all'imperatore d'Austria Leopoldo. Il definendosi come "prigioniero
in Francia"; Luigi XVI era fermamente convinto che solo con una grande sconfitta
militare avrebbe potuto essere possibile ristabilire l'ordine, ormai perduto, a Parigi.
3.5 Il colpo di Stato del 10 Agosto 1792
Il comportamento del re davanti alla guerra portò i diversi partiti che volevano difendere
la Rivoluzione ad accusare di tradimento anche i generali più prestigiosi, e si arrivò a
pensare che sarebbe stato possibile difendere il territorio dalla minaccia straniera solo
uccidendo Luigi XVI. Durante la giornata del 10 Agosto 1972 l'amministrazione parigina
venne sostituita da una nuova municipalità: il Comune. Questo era un organismo creato
per difendere il Paese da ogni minaccia, che fosse proveniente dai nobili o da stranieri. Il
Comune venne sostenuto in particolar modo dai sanculotti, ovvero coloro "senza
braghe". Costoro non erano ignoranti o poveri, ma vennero tuttavia esclusi dal
godimento dei diritti elettorali, e ciò li portò a provare un profondo disprezzo verso il
sistema politico della Costituzione, tant'è che ritenevano che la monarchia
costituzionale moderata fosse una truffa. Il 10 Agosto i sanculotti assediarono il
palazzetto delle Tuileries, dove risiedeva la famiglia reale, e dopo uno scontro molto
violento il re venne sospeso dall'Assemblea legislativa. Così, la Francia divenne una
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Repubblica. Per quanto riguarda la situazione al fronte invece i francesi si trovarono a
scontrarsi contro i prussiani a Valmy, dove le truppe straniere furono costrette ad una
ritirata. Il 21 Settembre 1792 si riunì un'assemblea di deputati, ed il nuovo organismo
politico ricevete il nome di Convenzione, la quale si attribuì l'incarico di ristabilire un
nuovo ordinamento per lo Stato francese; successivamente la Convenzione svolgerà
anche il ruolo di Camera,
dotata quindi di poteri legislativi.
4. La Repubblica democratica
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truppe in zone paludose o nascoste, così da tendere delle imboscate ai soldati. Vista la
situazione, i generali repubblicani furono costretti a prendere provvedimenti atroci: a
Nantes, ad esempio, tutti coloro sospettati di essere amici degli insorti venivano
affogati nel fiume; l'interno del villaggio poi fu riconquistato solo dopo aver bruciato tutti
i villaggi e molti civili, sospettati di dare sostegno agli insorti. Alla pacificazione della
Vandea, guidata da Louis-Marie Turreau seguirono 250.000 vittime.
4.3 La costituzione democratica del 1793
Per gestire la situazione disastrosa che stava andando a crearsi in Francia venne
istituito un Comitato di salute pubblica che aveva funzione di governo d'emergenza, ma
che tuttavia non ebbe mai veri poteri assoluti in quanto operò sempre come
un'emanazione della Convenzione, unico vero organo sovrano. A Parigi, i sanculotti
accusarono i girondini di scarsa determinazione e il 2 Giugno 1793 circondarono la
Convenzione, ottenendo l'arresto dei girondini. Successivamente, il 27 Luglio 1793,
Robespierre divenne leader del Comitato della salute pubblica e cercò sia di ottenere il
sostegno dei sanculotti sia di limitarne gli eccessi e l'estremismo. Il 23 Aprile 1793
tenne un discorso dove affermò che la proprietà non doveva essere abolita, tuttavia,
essendo un vero democratico, si preoccupò anche della povertà e dell'analfabetismo,
ponendosi come obiettivo quello di migliorare gradualmente la vita dei francesi in modo
tale che ognuno potesse raggiungere una condizione di vita dignitosa; nei decreti
emanati nel Giugno e Luglio 1793 a favore dei contadini, troveranno applicazione tali
premesse. Il 24 Giugno 1793 fu invece approvata la nuova Costituzione che introduceva
il suffragio universale e promuoveva il principio secondo cui lo Stato doveva
preoccuparsi anche della felicità dei cittadini, offrendo istruzione o lavoro a coloro che
ne avevano necessità. Tuttavia, la Costituzione non dava molto spazio alla democrazia
diretta, ad esempio limitando al minimo il referendum popolare.
4.4 Il maximum e il Terrore
Se realmente con la nuova Costituzione si voleva andare incontro alla gente era
necessario prima di tutto attuare dei provvedimenti in campo economico, poiché il
Paese a causa della guerra era ormai di fronte all'inflazione, che aveva causato una
svalutazione, circa del 30%, dell'assegnato (un tipo di cartamoneta che non possiede un
valore in sé, la quale venne emessa dal 1791). I sanculotti chiesero al governo il
maximum, ovvero di fissare un prezzo per ogni merce che i venditori non potessero
superare. L'Assemblea il 29 Settembre 1793 approvò il maximum nonostante avesse
timore delle conseguenze che questo avrebbe potuto portare, in quanto approvando tale
procedimento si alterava la legge della domanda e dell'offerta. La Convenzione accettò
poi la richiesta di procedere in maniera più ferma e decisa nei confronti dei nemici della
Rivoluzione, tant'è che in Francia a partire dal Settembre 1793 iniziò il Terrore, il quale
trovò i suoi principali strumenti nel Comitato di salute pubblica e nel Tribunale
rivoluzionario. Ma l'aspetto più grave che il Terrore portò era la subordinazione del
potere giudiziario al potere esecutivo.
Robespierre definì poi il Terrore come l'applicazione verso i nemici interni di quelle
procedure che solitamente venivano utilizzate verso avversari esterni in situazione di
guerra.
4.5 La sconfitta di Robespierre
Robespierre per tutto il periodo in cui fu al potere dovette scontrarsi con diverse
persone, fra cui ricordiamo Jean-Paul Marat, il quale era diventato colui verso il quale i
sanculotti definivano la propria linea politica e le loro richieste; venne pugnalato da una
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donna, poiché visto come un tiranno per la libertà dei francesi, il 13 Luglio 1793.
Subentrò allora
Jacques-René Hébert
che pubblicava nel suo giornale degli articoli violenti dove
esortava il Terrore. Costui spinse poi i sanculotti a credere che i prodotti dei mercanti,
che chiusero i propri negozi perché non guadagnavano più, non erano introvabili ma
bensì che erano stati nascosti dagli stessi, tant'è che i sanculotti perquisirono tutte le
abitazioni.
Visto come un pericolo, Hébert venne arrestato e processato insieme agli altri capi dei
sanculotti. Quando nel 1794 il Terrore raggiunse l'apice della propria violenza, con 1285
condanne a morte, Robespierre si trovò a doversi scontrare con Georges Danton, un
leader popolare. Costui propose a Robespierre di attenuare il Terrore, ma a questo punto
fu accusato di complotto controrivoluzionario dal Comitato; venne arrestato e
processato, poi successivamente ucciso nel 1794. La posizione di Robespierre era ormai
difficile, poiché da una parte la repressione verso i cordiglieri lo aveva privato del
sostegno dei sanculotti, mentre dall'altra i deputati che formavano la Pianura erano
convinti che l'emergenza fosse passata e che il Terrore potesse essere attenuato,
opinione che andò a rafforzarsi quando l'esercito francese riuscì a sconfiggere gli
austriaci. Così, il
27 Luglio, Robespierre venne arrestato e il giorno seguente giustiziato.
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