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RINASCIMENTO E STATO MODERNO

2.1 IL CONCETTO DI RINASCIMENTO

Lo Stato come opera d’arte, l’affermazione dell’individualità, il risveglio dell’antichità e la scoperta del
mondo esteriore e dell’uomo: sono le parti più importanti che compongono l’affresco di Jacob Burckhardt
“La civiltà del Rinascimento in Italia”.  Quest’opera è all’origine dell’immagine e del mito del
Rinascimento formatisi a metà del 19esimo secolo.

Al Rinascimento era attribuita una carica di modernità in contrapposizione con al Medioevo: le innovazioni
non erano poche.

Con il Rinascimento si afferma l’uomo in quanto individuo.

 LE TAPPE DEL RINASCIMENTO

La nozione di Rinascimento, ha ancora oggi un valore periodizzante: rappresenta un’epoca di reali


trasformazioni che investono gran parte dell’Europa.

In quest’epoca si possono distinguere:

1) Un’origine, nel 14esimo secolo, al tempo del Petrarca


2) Una maturità, tra il 15esimo secolo e la prima metà del 16esimo secolo
3) Uno stadio finale, nella seconda metà del 500

Il Rinascimento ha origini italiane e non va confuso con fenomeni medievali.

Occupa circa due secoli e mezzo. All’interno di questo periodo, nella fase di maturità si notano mutamenti
culturali, mutamenti nella struttura politica, nell’economia e nella società. I mutamenti culturali investono
visioni del mondo, mentalità, comportamenti. Altro carattere della nuova visione del mondo è il ritorno
all’antico. I mutamenti nella struttura politica fanno dello Stato la nuova forma di organizzazione politica
interna e internazionale. Il “sistema europeo degli Stati” è il nuovo sistema di rapporti dell’Occidente. I
mutamenti nell’economia e nella società sono tali che la cosiddetta “rivoluzione dei prezzi” non può essere
considerata un fenomeno puramente monetario. Potere, onore, denaro: vecchi e nuovi valori costituiscono
il cemento di vecchie e nuove stratificazioni che contribuiscono a creare società fortemente gerarchizzate.

2.2 GLI STATI MODERNI E LE NUOVE FORME DELLA VITA POLITICA

 STATO MODERNO, STATO DEL RINASCIMENTO, STATO NAZIONALE

Quasi tutti gli Stati europei hanno un’organizzazione politica simile.

Al vertice c’è il sovrano, unico titolare del potere che proviene direttamente da Dio, giudice supremo e
legislatore, assistito nella sua attività di governo da un Consiglio del Re.

Un insieme di organismi amministra i diversi settore dello Stato e da essi dipendono anche le istituzioni
periferiche. Si conservano gli organi rappresentativi dei diversi ceti e territori – nobiltà, clero, città. Si
costituiscono rappresentanze diplomatiche negli Stati esteri,

Questo tipo di Stato è chiamato moderno, perché presenta elementi nuovi rispetto alle organizzazioni
politiche medievali: le tasse imposte in modo + o – uniforme su tutto il territorio statale; un esercito
professionale; una burocrazia + o – permanente; un sistema di leggi valido su tutto il territorio. Ma
soprattutto: la divisione tra la titolarità del potere spettante al sovrano e il suo esercizio affidato
all’amministrazione.

Questi caratteri si formano in un lungo periodo storico: dal 400 alla seconda metà del 600.

Il potere legislativo, esecutivo e giuridico non sono ancora distinti; c’è confusione tra le competenze dei
diversi uffici; i pubblici funzionari non svogliono questa professione a tempo pieno ma sono stipendiati
dallo Stato, sono servitori del re. I confini tra “pubblico” e “privato” sono ancora assai confusi e non è
ancora affermata la nazione di Stato impersonale.

Si tratta di uno Stato in cui esistono molti privilegi: alcune realtà, come ad esempio la Chiesa e la nobiltà
feudale, hanno tribunali, separati da quelli dello Stato, che impongono tasse ecc…

Lo Stato del Rinascimento contiene questi caratteri: il distacco della sovranità da vecchie basi popolari e
territoriali; un’invadenza del potere centralizzato nella vita civile tramite il fisco e il diritto; la molteplicità
delle giurisdizioni.

Lo Stato moderno e lo Stato del Rinascimento indicano un’organizzazione del potere diversa da quella
medievale, mentre lo Stato nazionale indica entità politiche corrispondenti a insiemi etnicamente e
geograficamente omogenei.

Lo Stato nazionale ha riguardato alla fine del 15esimo secolo solo la Spagna, l’Inghilterra e la Francia 
paesi che riuscirono ad attuare un livello di unificazione nazionale superiore a quello di altre aree europee.

 L’EUROPA DEGLI STATI TRA LA FINE DEL 400 E IL PRIMO 500. LA FRANCIA

Con la sconfitta di Carlo il Temerario (Nancy, 1477), la conquista della Borgogna a opera di Luigi 11 e
l’annessione della Provenza nel 1481, si compie l’unificazione geopolitica della Francia.

Tra la fine del 15esimo secolo e l’inizio del 16esimo, il potere regale ha ancora caratteristiche feudali: il re è
capo di una gerarchia di vassalli, conserva l’idea di un legame personale e contrattuale con la nazione. Le
province annesse nell’unità geopolitica francese godono di contratti riconosciuti, in cui sono precisati priveli
e consuetudini. Tutte le province hanno un sistema di rappresentanza (Parlamenti, Stati Provinciali)
autonomo. Le prerogative del re tendono verso la loro affermazione assoluta: tutti i decreti legislativi sono
redatti (stilati) in nome del re.

La monarchia francese è caratterizzata da un sistema di governo in cui al vertice c’è il Consiglio del Re,
formato dai grandi dignitari, dai pari, dagli ufficiali della Corona. Il Consiglio del Re è un organismo di origine
medievale. Nella Francia tardo-medievale i consiglieri erano legati al re da un rapporto di natura personale,
erano cioè un’estensione della sua persona. Un sistema gerarchico di controllo collegava il vertice del
Consiglio agli ufficiali fiscali e giudiziari delle province, divise in distretti amministrativi detti bailliages e, nel
Mezzogiorno della Francia, senechaussees. A partire dal 14esimo secolo questo sistema si consolidò: i
funzionari itineranti finirono per esercitare nel bailliage poteri così ampi da rappresentare un’incarnazione
della stessa regalità. Questi poteri, furono poi distribuiti tra diversi funzionari: esattori per
l’amministrazione delle finanze provinciali; luogotenenti che giudicavano le cause di pertinenza dei
Parlamenti provinciali e locali; capitani generali per le competenze di natura militare. Si formava in tal
modo un corpo di funzionari che rappresentavano la spina dorsale dell’amministrazione centrale francese
moderna.
Altro gruppo, alla fine del 400, saranno i maitres des requetes: utilizzati dal re come suoi fedeli commisari
destinati a percorrere e a ispezionare le province; essi siedono nei Parlamenti, partecipano alle sedute del
Consiglio del Re… Tra di loro saranno reclutati i più importanti funzionari delle istituzioni francesi nel
16esimo e 17esimo secolo.

- Specializzazione delle funzioni


- Formazione di un corpo scelto di funzionari
- Creazione di un ramo esecutivo dipendente dal sovrano

Questi sono i principali caratteri che connotano il sistema moderno di amministrazione francese.

Il Consiglio del Re si articola in una Sezione di Stato, in un Consiglio des Parties, in un Consiglio delle
Finanze. Ognuna di queste 3 componenti svolge ancora nel 16esimo secolo diverse funzioni, perché i
componente non distinguevano nella natura dell’autorità la parte amministrativa dalla parte giudiziaria del
governo. Nel 1547, fondamentale sarà la creazione di 4 segretari del re: essi erano responsabili dei 4
dipartimenti in cui era diviso il regno, erano cioè, le persone su cui il re poteva contare per l’esecuzione
delle sue volontà.

Al progetto di massima centralizzazione, coltivato dalla monarchia francese, corrisponde la tendenza dei
ceti a sviluppare un grado elevato di resistenza. Questa tendenza si manifesta negli Stati Generali, cioè
nell’assemblea dei rappresentati dell’intera comunità francese: clero, nobiltà, città, corti sovrane, enti
religiosi, abitanti paganti la taglia (l’imposta versata dai contadini) e costituenti il Terzo Stato. L’attribuzione
principale degli Stati Generali è il voto delle imposte, ma essi esercitano anche una forte opposizione
politica. Dopo il 1614 non saranno più convocati, fino al 1789.

Sono comunque i Parlamentari ad esercitare il potere più forte di resistenza nel caso francese. Essi
costituiscono la maggiore istituzione giudiziaria e hanno la funzione di registrare le ordinanze reali: possono
quindi bloccarle se le giudicano imperfette. E’ chiara la natura del conflitto tra re e Parlamenti: il re
considera la registrazione come una formalità di pubblicazione, che può essere oggetto solo di osservazioni
fondate sulla competenza giuridica dei parlamentari; quest’ultimi pretendono di esercitare un vero potere
di consultazione del merito degli atti firmati dal re.

 L’INGHILTERRA

La monarchia inglese si era consolidata e aveva restaurato il suo potere dopo la guerra delle Due Rose.

Le grandi famiglie feudali furono ridimensionate nel loro potere politico: grazie a Enrico 7 Tudor (1485-
1509) la monarchia inglese riesce a affermare la sua autorità su un complesso statale unitario.

Enrico 7 combatte con successo i poteri residui dei grandi feudatari, istituendo la Camera Stellata: una
specie di tribunale per le cause contro le famiglie feudali ribelli a cui sono spesso confiscati i patrimoni.

Ma con Enrico 8, tra il 1530 e il 1542, si verifica una vera rivoluzione nel governo: il centro
dell’amministrazione è assunto dal primo segretario e dal Consiglio Privato; si afferma la supremazia
dell’Ufficio dello Scacchiere; sono soppressi ineguaglianze costituzionali e speciali privilegi nel paese.
L’artefice di questa rivoluzione amministrativa è Thomas Cromwell  cerca di attuare il progetto della
concentrazione del potere nello Stato.
Due Camere, la Camera dei Lord (ereditaria) e la Camera dei Comuni (elettiva), rappresentano componenti
diversi della società inglese: la prima la grande nobiltà, la seconda la piccola nobiltà terriera (gentry) e i ceti
non nobili.

La funzione legislativa è riconosciuta al Parlamento.

Fondamentale è anche l’autogoverno delle contee, affidato agli sceriffi, nobili, giudici di pace, legati agli
interessi locali del territorio.

In Inghilterra, all’inizio del 500, si sviluppa la teoria dei 2 corpi del re: oltre che del suo corpo naturale,
soggetto a malattie e alla vecchiaia, il sovrano è dotato di un corpo politico, incorruttibile, non soggetto a
invecchiamento, malattia e morte. In questo secondo corpo, che passa da un re all’altro, si concentra
l’essenza della sovranità.

 LA SPAGNA

Il 19 ottobre 1469 Ferdinando, re di Sicilia ed erede al trono di Aragona, e Isabella, erede al trono di
Castiglia, si uniscono in matrimonio. Con la loro unione, essi creano le premesse per la formazione dello
Stato Iberico.

Giovanni II di Aragona (1458-79) deve far fronte sia all’insurrezione in Catalogna e sia alle mire
espansionistiche di Luigi 11 di Francia. Nel 1479, alla morte di Giovanni II, Ferdinando eredita il trono dal
padre.

Con il suo matrimonio, 2 delle 5 parti principali della Spagna medievale (Castiglia, Aragona, Portogallo,
Navarra, Granada) sono unificate sotto il profilo dinastico.

Nel 1492 si ha l’annessione dell’ultimo dominio arabo in terra spagnola: il Regno di Granada; nel 1512 si
aggiungerà anche Navarra. In seguito alla liberazione di Granada, che segnò il compimento della
Reconquista cristiana, a Ferdinando e Isabella furono concessi i titoli onorifici di “Re Cattolici”.

Il territorio castigliano è molto esteso, la densità della sua popolazione è elevata, la sua società è ancora
pastorale, nomadismo, espansionismo e guerra hanno determinato i comportamenti delle popolazioni
castigliane. L’Aragona, nel tardo Medioevo ha dato corso al grande impero commerciale catalano-
aragonese.

Un sistema rappresentativo più articolato rispetto a quello castigliano, è quello aragonese: le Cortes,
assemblee degli Ordini dei Ceti, in Catalogna godono del potere legislativo.

Nel tardo Medioevo, i sovrani castigliani, a differenza di quelli aragonesi, non sono obbligati a convocare le
Cortes a scadenze regolari prefissate. In Castiglia, poi, non c’è un diritto automatico dei membri della
nobiltà e del clero a far parte delle Cortes.

Anche in Spagna, nel corso del 16esimo secolo, si compie un processo di ristrutturazione amministrativa,
fondato su una molteplicità di Consigli (polisinodia).

Nella seconda metà del 500 esso si articola così:

1) Consigli di Stato e di Guerra, della Santa Sede e Suprema Inquisizione, che si estendono su tutta
la monarchia spagnola e assistono il sovrano nella politica estera e religiosa
2) Consigli di Castiglia, di Aragona, delle Indie, d’Italia, di Portogallo e delle Fìandre, che sono
consigli territoriali di governo
3) Consiglio di Azienda, che si occupa di aspetti particolari dell’amministrazione interna della
Corona di Castiglia, ma è anche l’organo più importante dal punto di vista finanziario

 IL PRINCIPIO DELLA LEGITTIMAZIONE DINASTICA

Luigi 11 di Francia, Enrico 7 e Enrico 8 d’Inghilterra, i Re Cattolici: questi grandi sovrani ebbero un ruolo di
primo piano nell’affermazione dello Stato moderno.

La forza della dinastia era un potentissimo fattore di legittimazione del potere.

In Danimarca, il punto debole della monarchia consisteva nella mancanza di un diritto costante di
successione. Cristiano II, salito al trono nel 1513, cercò di imporre una linea politica antinobiliare e di
tassare gli ordini privilegiati del regno. Ma, a causa di una rivolta aristocratica, nel 1523, fuggì nei Paesi
Bassi, tentò senza successo di riprendere il trono. Cristiano III, attuò una politica espansionista, annettendo
nel 1536 il Regno di Norvegia e imponendo il luteranesimo sull’intero territorio. Solo nel 1665, dopo la
sconfitta nella guerra contro la Svezia e la pace di Roskilde, il dominio della nobiltà danese subì un grave
colpo e si instaurò la monarchia ereditaria.

In Polonia, lo Stato moderno è opera della dinastia degli Jagelloni. Esauritasi questa nel 1572, con la
monarchia elettiva e la ripresa di potere dell’aristocrazia il centro statale si indebolisce. I motivi sono
molteplici: il sovrano dispone di poteri militari, amministrativi e finanziare solo nei suoi domini ereditari; i
vescovi limiteranno i poteri statali; la Dieta, formata da deputati della nobiltà minore, era in realtà
dominata dalla grande aristocrazia; la posizione geopolitica della Polonia, che si trovò stretta tra il nascente
Stato Russo e l’Impero ottomano.

La Svezia di Gustavo Vasa (1523-60), si era staccata dall’Unione Nordica con la Danimarca nel 1523. Il
sovrano svedese potè garantirsi un’autonomia economica senza ricorrere a una forte pressione fiscale. Nel
1544, Gustavo Vasa impose all’assemblea degli Stati, il Riksdag, il principio della monarchia ereditaria in
seno alla casata dei Vasa.

 LA RUSSIA: UN MODELLO DI AUTOCRAZIA?

Ivan III (1464-1505) fu l’artefice dell’unità Russia liberata dai mongoli dell’Orda d’oro.

L’ideale politico di Ivan era “un’autocrazia ortodossa” di tipo patriarcale, benedetta dalla sua divina
provvidenza. Ma l’autocrazia era un ideale. Nella realtà, lo zar doveva far fronte alle opposizioni dell’antica
nobiltà feudale, i boiari, rappresentata nella Duma, e ai problemi derivanti dall’estensione di un territorio,
che nel 1533 aveva raggiunto i 3 milioni di chilometri quadrati.

A partire dalla metà del 16esimo secolo, nel sistema statale russo è presente un nuovo organismo
rappresentativo: gli zemskie sobory, formati da rappresentanti del clero, dei boiari, della piccola nobiltà, dei
ceti mercantili e artigiani delle città, scelti dallo zar.

Nella seconda metà del 500, lo zar crea organismi rappresentativi locali, affida alla piccola nobiltà
provinciale alcune funzioni di amministrazione della giustizia e di polizia, favorisce in tutte le province la
creazione di autorità elette fra cittadini e i piccoli proprietari.
Persino nel sistema russo, lo zar ha bisogno di predisporre una rete di alleanze sociali e di creare una serie
di contrappesi al potere dell’antica feudalità boiara. Per contrastare e ridimensionare la potenza dei boiari,
prima Ivan III e poi Ivan 4 il Terribile (1547-84) distribuirono la terra alla nobiltà di servizio, cioè la piccola
nobiltà al seguito dello zar. Ivan III decise di concedere l’usufrutto delle terre conquistate a questi nobili;
quindi Ivan 4 trasformò l’usufrutto in diritto ereditario, concesse ai nobili di servizio una zona equivalente
alla metà dell’intero territorio e costituì con loro una forza militare autonoma.

Le conseguenze furono notevoli: molti territori dell’antica nobiltà furono espropriati con la forza e
passarono alla piccola nobiltà di servizio. La promulgazione di leggi tese a rendere ancora più diffusa la
servitù della gleba. Il rafforzamento del potere centrale russo corrispose all’indebolimento dell’aristocrazia
boiara.

 LA GERMANIA: UNO STATO PER CETI

La Germania nel 16esimo secolo non esiste come entità politica unitaria.

Lo sviluppo statuale ha avuto luogo su 2 piani: quello dell’Impero e quello degli Stati territoriali.

Per quanto riguarda l’Impero, esso ha perso i 3 requisiti medievali della sacralità, dell’universalità, della
continuità.

All’inizio del 16esimo secolo non coincide neppure con i confini geografici del mondo tedesco, ma si
estende oltre il suo territorio. L’impero è affidato agli Asburgo. Tra di loro, Massimiliano I possiede per
antico diritto feudale l’Austria, e dopo il matrimonio con Maria di Borgogna, anche le Fiandre. Il sistema
politico imperiale, tra 400 e 500, mostra la sua debolezza costituzionale. Da un lato i domini ereditari dei
principi tedeschi e le città libere sono coinvolti in un processo compiuto di formazione dello Stato moderno.

Nel territorio austriaco si ebbe uno sviluppo di nuovi istituti per l’esercizio del potere, come la Cancelleria, il
Consiglio per la Giustizia, la Camera per le Finanze.

Dall’altro lato, l’Impero non è dotato di strumenti militari, finanziari, politici capaci di applicare le decisioni
del Reichstag, l’assemblea degli elettori, dell’aristocrazia e delle città imperiali. Dunque è molto scarso
l’effettivo potere che l’imperatore riesce ad esercitare sui principi territoriali e sulle città libere della
Germania.

Per quanto riguarda lo sviluppo statuale, il processo di formazione dello Stato si presenta condizionato dal
rapporto tra il principe e i ceti. La costituzione per ceti, formatasi in Germania fra il 14esimo e il 15esimo
secolo, è una struttura politica dualistica: da un lato, il Consiglio del signore territoriale; dall’latro, la Dieta,
organismo rappresentativo dei ceti, corporazioni della nobiltà, delle città, del clero, fra loro strettamente
separate. I ceti godono di poteri molto ampi che investono la sfera finanziaria, militare, giudiziaria.

Nella prima fase della formazione dello Stato in Germania i ceti hanno alternativamente appoggiato e
contenuto il potere del principe sul piano centrale, ma lo hanno indebolito sul piano locale. Nella seconda
fase. Tra il 16esimo e 17esimo secolo, i ceti sono stati i partner indispensabili del principe nella formazione
dello Stato.

 L’IMPERO OTTOMANO
Nel 1453, con la conquista di Costantinopoli, comincia la seconda fase dell’espansione turca. In meno di un
secolo, i turchi conquisteranno una vasta area dei Balcani (Serbia, Bosnia) sottrarranno Kaffa ai genovesi
(1485), sottometteranno la Crimea, conquisteranno la Moldavia, si espanderanno verso la Siria e l’Egitto.

Tra il 1521 e il 1529 conquisteranno anche Belgrado, Rodi, Buda e assedieranno Vienna.

Il 16esimo secolo rappresenta il secolo di maggiore sviluppo dell’inizio della crisi della potenza ottomana.

A metà del 500 con Solimano I (1520-66) l’Impero Ottomano è il più potente impero del mondo; ma alla
fine del 500 questo Impero è in declino.

I fondamenti interni del sistema turco sono:

1) La base del dispotismo del sovrano ottomano è nel rapporto tra il sultano e le fonti di ricchezza del
regno: manca la proprietà privata della terra, il sultano sfrutta come possedimenti imperiali tutte le
fonti di ricchezza
2) Esistono 2 istituzioni: l’istituzione di governo e l’istituzione religiosa musulmana. Nei paesi
dell’Islam non c’è separazione tra Chiesa e Stato. Il personale dell’amministrazione civile e militare
è reclutato fra gli schiavi di origine cristiana, che poi sono educati alla religione musulmana.
L’essere proprietà del sultano non era qualcosa di degradante, anzi consentiva di essere prossimi
alle leve di comando.
3) Nell’Impero ottomano non esiste il feudalesimo: i cavalieri musulmani nelle province ricevono dal
sultano terra in cambio del servizio militare. La natura del rapporto non è di tipo feudale: i cavalieri
non possono trasmettere a titolo ereditario queste terre
4) Lo Stato ottomano comprende diverse etnie, lasciate libere di mantenere in vita leggi e costumi
preesistenti: nessun tentativo di unificazione è perseguito, se si escludono i progetti promossi da
Maometto II.

2.3 UNA PROPOSTA DI SINTESI SULLO STATO MODERNO

Lo Stato moderno è la nuova forma di organizzazione politica che caratterizza il sistema dei rapporti in
Europa tra il 15esimo e 17esimo secolo. La sua origine è nella crisi degli ordinamenti medievali.

Nel caso italiano, le Signorie sono il passaggio fondamentale verso lo Stato moderno.

Quasi tutti gli Stati europei, nel corso del 16esimo secolo, dai più piccoli Stati regionali italiani, ai più grandi
come l’Impero spagnolo che si estende oltre oceano, mostrano caratteri simili. Essi sono:

- Una concentrazione del potere


- La divisione tra titolarità spettante al sovrano e l’esercizio del potere affidato all’amministrazione
pubblica
- L’unificazione del territorio
- La protezione del territorio all’interno e all’esterno da parte del sovrano
- L’unificazione legislativa, giudiziaria e fiscale del paese

Il principio fondamentale che distingue lo Stato moderno dalle forme politiche medievali è l’unicità della
funzione sovrana: essa deve conquistarsi piena autonomia, deve essere indivisa, deve poter contare su una
sua forza e su una base di legittimità indipendente.
I principali fattori di modernità, che indicano anche le diverse vie allo Stato moderno dell’Europa del 500,
sono:

- Il principio della legittimazione dinastica (Francia, Spagna, Inghilterra)


- Il sistema di governo del territorio
- L’equilibrio costituzionale tra monarchia centralizzata e Parlamento (il caso inglese)
- La capacità della monarchia di trasformare i ceti privilegiati delle potenze antagoniste della
sovranità a potere ad essa sottomessi e cointeressati alle sue sorti.

Il 500 ha conosciuto anche altri 2 modelli di Stato: l’autocrazia, rappresenta la centralizzazione statale russa
e il dispotismo, rappresenta l’Impero ottomano.

2.4 LA RIVOLUZIONE DEI PREZZI E LE DIVERSE VELOCITA’ DELLE ECONOMIE EUROPEE

 UN’ECONOMIA SOTTOPOSTA A MOLTEPLICI TRASFORMAZIONI

A metà del 500, il prezzo delle merci è aumentato rispetto ai primi anni del secolo. L’espressione
“rivoluzione dei prezzi” fu associata a una delle conseguenze della scoperta del Nuovo Mondo, cioè
l’afflusso in Europa di grandi stock di metalli preziosi. In realtà, l’aumento dei prezzi è un indice di molteplici
trasformazioni avvenute tra il 400 e il 500.

In primo luogo ci fu l’evoluzione demografica: fin dalla metà del 400 la popolazione aumenta, i tassi di
natalità salgano notevolmente. La crescita interessa tutta l’Europa.

 LO SVILUPPO DELL’AGRICOLTURA E L’INURBAMENTO

Cambia quindi il rapporto tra la domanda e l’offerta di beni. L’aumento delle bocche da sfamare spinge sia
ad allargare le aree coltivabili e sia a rivedere le tradizionali pratiche colturali.

La campagna è la maggiore base di tutta la produzione in quando l’80% della popolazione europea vive
disperso dai grandi centri urbani.

Una parte della popolazione comincia a muoversi, a ridistribuirsi: nascono e crescono città con nuove
funzioni urbane, centri di traffici finanziari e commerciali internazionali, centri industriali, sedi delle
burocrazie statali. L’inurbamento è riconducibile all’espansione delle attività manifatturiere, delle attività
terziarie, amministrative, alla capacità della città di garantire maggiori servizi rispetto alla campagna
(cereali). Le regioni a est dell’Elba, con la Polonia, diventano il granaio di molti paesi dell’Europa
occidentale. La corsa alla terra da coltivare è comune a tutti i paesi europei. In Inghilterra, dove si erano
estesi i pascoli ovini si sviluppa il fenomeno delle recinzioni (enclosures), per cui molte terre comuni sono
abolite e si afferma la proprietà individuale della terra. Ma anche in Germania, in Francia, in Italia si assiste
a fenomeni analoghi.

Cambia anche il paesaggio agrario, con l’introduzione di nuove colture, con lo sviluppo della vite per la
domanda crescente di prodotti enologici, con il nuovo impiego di riso e mais nella rotazione delle colture.

 LA CRESCITA DELLA DOMANDA DI PRODOTTI INDUSTRIALI

Accanto alla domanda agricola, si sviluppa anche la domanda di prodotti industriali. Molti storici
concordano nell’identificare in quest’opera una prima età industriale, caratterizzata soprattutto dalla
produzione di articoli siderurgici e metallurgici, dallo sviluppo dell’attività mineraria, dallo sfruttamento del
patrimonio boschivo, dalle manifatture tessili, dall’incremento dell’attività edilizia. La novità consiste in una
diversa organizzazione del lavoro. Si tratta della cosiddetta “industria rurale” in cui emergono la figura del
mercante in possesso di capitali e dei mezzi di produzione e la figura dei salariati che svolgono il lavoro a
domicilio nella campagna.

Comincia a svilupparsi anche l’organizzazione di grandi complessi industriali, legati all’attività degli
armamenti e all’estrazione dei metalli. Emergono nuovi centri di produzione in Francia, Olanda, Svezia e
Inghilterra.

 MERCANTI IMPRENDITORI E OPERATORI FINANZIARI

La figura che emerge è quella del mercante imprenditore e operatore finanziario, che utilizza gli strumenti
offerti dal credito. Il segreto di questi banchieri sta nell’aver saputo ereditare la pratica mercantile dai loro
antenati medievali, adeguandola alle mutate condizioni dell’economia internazionale. Il modello ereditato è
quello della compagnia commerciale, formata da una casa madre, nel centro di residenza della famiglia di
banchieri, e da una serie di filiali nelle principali piazze commerciali e finanziarie (I Medici, I Fugger).

Il segreto è nella capacità di essere presenti in settori diversi dell’attività economica: l’agricoltura, l’attività
manifatturiera, estrattiva, il mercato tessile, il rapporto con la finanza pubblica, attraverso la partica
dell’anticipazione di capitali per far fronte alle numerose necessità dello Stato.

 LE DIVERSE VELOCITA’ DELLE ECONOMIE EUROPEE

Il gioco della domanda e dell’offerta, da cui deriva la dinamica dei prezzi, è soggetto tra il 15esimo e
16secolo a molte sollecitazioni.

In spagna i primi sei decenni del 500 vedono un rialzo considerevole dei prezzi. In Francia invece, l’aumento
dei prezzi è l’espressione di un impulso dato all’economia del paese dall’aumento delle disponibilità
finanziarie. In Italia, nella seconda metà del 500, grazie agli uomini d’affari genovesi, una grande masse
monetaria passa dalla Spagna all’Italia. In Inghilterra, l’aumento dei prezzi di beni e servizi è meno in
relazione alla variabile monetaria rispetto ad altri paesi: la struttura complessiva dell’economia è più forte e
si delinea la rivoluzione agraria, con l’accumulazione di capitale mercantile e con la trasformazione
imprenditoriale di classi e ceti. Qui, la rivoluzione dei pressi è solo un indice dello sviluppo generale
dell’economia. In Polonia, l’aumento dei prezzi è dipendente dalla domanda internazionale di derrate
agricole, soprattutto cereali.

2.5 GERARCHIE SOCIALI E GERARCHIE DEL POTERE

Terra, commercio, esercizio delle professioni civili (avvocati, notai, ecc), pubblica amministrazione: sono
questi i settori da cui si traggono ricchezza e potere tra 400 e 500. In ognuno di tali settori convivono antico
e nuovo.

Quanto alla terra, il sistema feudale prevale nell’Europa orientale, dove vige la servitù della gleba; in alcune
aree dell’Europa mediterranea come la Spagna, l’Italia meridionale e insulare; in alcune zone dell’Europa
centrale. Si avvertono spinte verso gli investimenti produttivi e una maggiore articolazione di figure legate
alla terra con vari titoli di proprietà.

I circuiti del commercio sono a loro volta differenziati: dai mercati locali ai mercati regionali a quelli a lunga
distanza, dalle piccole fiere alle grandi fiere cambiarie internazionali (Anversa, Siviglia, Lisbona), in cui gli
hombres de negocios, uomini d’affari che mobilitano risorse finanziarie e usano la terra di cambio e le
tecniche bancarie più sofisticate.

Queste pratiche moderne sono rese possibili attraverso l’uso della forma di prestito più antica, l’usura.

Dal potere pubblico ai privati si fa sempre più ricordo alle competenze degli avvocati. La fonte del diritto è
Dio.

Importante è anche il fenomeno della venalità degli uffici  cioè la pratica di comprare e vendere le cariche
pubbliche, diffusa soprattutto in Francia, ma anche in altri Stati europei, come la Spagna e l’Italia spagnola,
l’Inghilterra.

Clero, aristocrazia e Terzo Stato costituiscono 3 ordini o stati, la cui successione gerarchica è in parte
fondata su principi e valori di stampo medievale. Il clero è il primo ordine perché Chiesa e religione sono il
fondamento di una società non ancora secolarizzata. Al secondo posto, l’aristocrazia è depositaria degli
antichi valori della dignità militare e della nobiltà di sangue, privilegiata per nascita e per antica eredità. Al
terzo posto chi non può vantare nessuno status privilegiato.

2.6 LA VITA E LA CIRCOLAZIONE DELLA CULTURA

La cultura non è solo un sistema di valori ma è anche diffusione e circolazione i valori. Il Rinascimento si
identifica con le grandi opere della pittura, della scrittura e dell’architettura.

Si identifica anche con il libro moderno. Tra il 1495 e il 1497 in Europa sono stampati 1821 libri. Di questi
447 sono pubblicati a Venezia, che dominerà il mercato librario nei primi decenni del 500.

Nella prima metà del 16esimo secolo, l’Europa tipografica si allarga dall’Italia ad altri centri europei.

In questi libri c’è scritto di religione, letteratura, diritto e politica.

I classici più importanti saranno: nel 1511 “L’elogio della pazzia” di Erasmo da Rotterdam, nel 1513 “Il
principe” di Niccolò Machiavelli, nel 1516 “Utopia” di Tommaso Moro e “L’orlando furioso” di Ariosto.

Il protagonista di tutti questi libri è l’uomo, oggetto di una nuova attenzione come individuo e come artefice
di relazioni, di rapporti, come soggetto e oggetto di comportamenti.

Anche le arti studiano l’uomo. Nel Rinascimento nascono opere come “La gioconda” di Leonardo da Vinci
(1499), “La Pietà” (1501), “Il David” (1504), “Il Mosè” (1513) di Michelangelo…

Tutti gli artisti rivendicano autonomia e pari dignità, firmano le loro opere.

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