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STORIA CONTEMPORANEA

ALBERTO MARIO BANTI


L’ETA’ CONTEMPORANEA – Dalle rivoluzioni settecentesche all’imperialismo

Fine Seicento – inizio Settecento è una fase caratterizzata da un dinamismo economico che coinvolge vari
settori: l’agricoltura, le manifatture, il commercio a lunga distanza1. L’effetto principale del movimento a
lunga percorrenza è di tracciare una prima forma di globalizzazione: buona parte dell’espansione
economica che continuerà anche nell’Ottocento si fonda sugli stessi spostamenti che hanno luogo sulle rotte
percorse in questi anni. Nel Seicento arriva per la prima volta in Europa, sembra a Venezia, il caffè
esportato dalle città ottomane e medio orientali. Bere una bevanda calda, leggere un giornale, sono gesti
che fanno novità per l’epoca e soprattutto inaugurano la stagione dell’opinione pubblica.
I protagonisti di questi anni sono: Francia e Gran Bretagna (spesso in competizione tra di loro).

Il traffico transoceanico non solo porta ricchezze, ma domanda anche materie europee da esportare nei
nuovi territori: il primo settore sensibile a questo è l’agricoltura. In alcune aree non solo si produce di più,
ma si produce anche meglio (tanto che c’è chi ha parlato anche di rivoluzione agricola dovuta ad una
migliore organizzazione di sfruttamento delle terre2). La dinamica economica che si crea è la seguente:
a) Crescita dei redditi
b) Minor prezzo dei prodotti alimentari dovuto all’aumento delle rese
c) Maggior quota di reddito che rimane dopo l’acquisto di prodotti a minor prezzo
d) La quota di reddito che rimane viene usata per acquistare altri beni di consumo
È in questa dinamica che si innesca anche la rivoluzione industriale.

Capitolo 2 LA RIVOLUZIONE AMERICANA


Negli anni ’70 del Settecento, l’Inghilterra è la più grande potenza mondiale che deve far fronte a un vasto
impero coloniale da dominare. Il giovane sovrano britannico Giorgio III decide di affrontare le spese
derivanti dall’amministrazione di un così vasto impero, aumentando la pressione fiscale sui contribuenti
delle colonie nordamericane. Ma a dar vigore alla forte opposizione a questo atto da parte dei coloni
concorrono almeno tre importanti componenti della cultura delle società coloniali nordamericane:
1) La dottrina teologica dei gruppi protestanti puritani elaborata dai Padri Pellegrini che vede
l’America come una ‘’terra promessa’’ donata da Dio ai suoi figli che hanno quindi diritto di
proteggerla e di proteggere anche la loro libertà
2) L’elaborazione teorica dell’Inghilterra postrivoluzionaria secondo cui gli individui godono di diritti
naturali che non possono essere ignorati dal sovrano
3) La letteratura politica radicale antimonarchica, di ispirazione illuminista, che dall’Europa giunge in
America e trova terreno tra le élite più colte.
1764 Revenue Act – norma volta a limitare il contrabbando tra i coloni, che in tal modo violano il
monopolio delle compagnie britanniche.
1765 Stamp Act – norma che impone che su ogni documento ufficiale sia apposto un bollo, il ricavato della
vendita dei bolli andrebbe poi destinato alle truppe di stanza nelle colonie.
La protesta si concentra nelle tredici colonie orientali: l’argomento più forte che viene addotto contro la
nuova politica fiscale è che un organo legislativo come la Camera dei Comuni non può approvare nuove

1
Come già era accaduto nel Quattrocento, anche in questa fase sono le ricchezze che arrivano dai paesi ‘’esotici’’ a spingere gli
europei a mettersi per mare
2
È infatti ad esempio del Settecento l’Enclosure Act ‘’atto di recinzione’’.
tasse a danno di comunità territoriali alle quali non è stato riconosciuto il diritto di mandarvi
rappresentanti che ne possano difendere gli interessi3 (no taxation without representation).
Nel 1773 una legge del Parlamento attribuisce alla East India Company il monopolio esclusivo della
vendita del tè importato in Nord America dalle colonie asiatiche. Questa mossa si rivela infelice per tre
motivi:
1) Colpisce direttamente gli interessi dei commercianti nordamericani
2) Colpisce gli interessi dei contrabbandieri
3) Sembra la prova manifesta che il governo e il Parlamento britannico non hanno a cuore gli interessi
delle colonie nordamericane, ma preferiscono sostenere gli interessi dei ‘’forti’’ radicati in
Inghilterra
Il 16 dicembre 1773, a Boston, un gruppo di coloni si introduce su alcune navi della Compagnia e ne butta a
mare i barili che contengono il tè. I leader dei ribelli convocano dopo poco tempo un Congresso dei
rappresentanti delle colonie, per fare il punto della situazione e stabilire una linea comune di fronte al
governo di Londra.
1774 congresso di Filadelfia – le tredici colonie chiedono al governo britannico di manifestare la
disponibilità a una soluzione o a un compromesso (la risposta di Londra non dà alcuna soddisfazione).
1775 Dichiarazione dei rappresentanti delle colonie in cui vengono esposte le cause che li costringono a
prendere le armi: iniziano gli scontri con la Gran Bretagna (esercito del Congresso affidato a George
Washington).
1776 Dichiarazione di Indipendenza delle colonie (sempre a Filadelfia).
1781 battaglia di Yorktown che vede la vittoria dei coloni americani (sostenuti dalla Francia).
1783 pace di Parigi: la Gran Bretagna riconosce l’indipendenza delle colonie costituitesi in Stati Uniti.
1787 Costituzione degli Stati Uniti

CAPITOLO 3 – LA RIVOLUZIONE FRANCESE


Sin dalla metà del Settecento, il formarsi di un’opinione pubblica consapevole e informata ha contribuito a
indebolire la struttura dello Stato monarchico francese. Tuttavia, il vero punto critico della monarchia
francese è l’emergenza fiscale, causata dalle recenti spese sostenute nelle guerre. Le riforme ideate non
trovano però l’assenso del Parlamento francese, così si decide di convocare gli Stati Generali, un organismo
di rappresentanza cetuale a cui si vuole rinviare il compito di discutere il piano di riforma fiscale.
1788 il Parlamento accetta che gli Stati Generali vengano convocati facendo votare l’assemblea per ordini;
poiché gli ordini sono tre (Nobiltà, Clero, Terzo Stato) ne consegue che, con tutta probabilità, saranno
sempre le opinioni di nobiltà e clero ad avere la meglio. A questo punto la discussione si anima. In questo
contesto emerge il libretto dell’abate Sieyes ‘’Che cos’è il Terzo Stato?’’ dove sostiene che una vera nazione
esiste solo dove tutti siano soggetti alle stesse leggi senza privilegi. Egli consiglia agli Stati Generali di
autoproclamarsi ‘’Assemblea Nazionale’’ e di scrivere una Costituzione.
Il 17 giugno 1789 i rappresentanti del Terzo Stato decidono di abbandonare la riunione con gli altri due
ordini e di costituirsi in Assemblea nazionale riunendosi nella sala della Pallacorda 4 e lì giurano
solennemente di non sciogliersi prima di aver scritto la Costituzione. A Parigi scoppiano tumulti, il re
ordina all’esercito di circondare la città. Il 14 luglio 1789 una folla si reca alla Bastiglia, vecchia prigione
fortificata, l’assalta e ne prende il controllo. il comandante della prigione viene catturato, decapitato e la sua
testa infilata in una lancia e portata in trionfo per la città: si tratta di un gesto simbolico che segna un
mutamento nell’idea di sovranità. Prima un’esecuzione capitale poteva essere ordinata solo dal re, ora
viene compiuta da una folla che si autodefinisce ‘’popolo’’.

3
A nessuna delle colonie è stato infatti riconosciuto il diritto di eleggere deputati da inviare al Parlamento di Londra
4
Una sla usata per un gioco, la pallacorda, jeu de paume, simile all’attuale tennis
Sin dal principio, i membri dell’Assemblea hanno preso a disporsi secondo una specifica topografia: alla
sinistra del presidente dell’Assemblea si siedono coloro che hanno posizioni più radicali; a destra di
siedono coloro che hanno posizioni più moderate. È la nascita della distinzione che da topografica diventa
politica e da allora entra a far parte nel lessico politico di sinistra vs destra.
L’Assemblea nazionale nel preparare il nuovo codice penale, stabilisce una modalità dell’esecuzione
capitale uguale per tutti: la ghigliottina, un macchinario proposto da un deputato, il dottor Guillotin, che
descrive il suo macchinario come adatto perché uccide in modo rapido ed efficiente.
1791 Costituzione scritta che prevede una monarchia costituzionale.

1792 la Convenzione proclama l’abolizione della monarchia e la costituzione della Repubblica: è la prima
repubblica della storia francese.
1793 re Luigi XVI viene ghigliottinato.
Si apre la stagione della Repubblica del Terrore sotto la guida del governo giacobino. Di fatto, i giacobini
costruiscono una dittatura radicale e usano queste misure principali per tenere il controllo della situazione:
1) Il ricorso al terrore come strumento di governo: una violenta repressione politica di ogni dissenso
2) Un tentativo di scristianizzazione e di costruzione di una nuova religione civica, che dovrebbe
educare tutti i cittadini al culto dei nuovi valori repubblicani
3) La coscrizione di massa che porta alla formazione di un numeroso esercito.

Ma l’opinione pubblica non sopporta più la condotta dei giacobini. Nel 1794 Robespierre e altri capi
giacobini vengono arrestati e giustiziati senza processo: è la fine del Terrore giacobino. A vincere è uno
schieramento della Convenzione, cioè dell’organo parlamentare rimasto nominalmente attivo durante il
terrore, composto da persone legate da un più generico moderatismo e dalla comune avversione per il
terrore giacobino.

NAPOLEONE
1799 un proclama diretto ai cittadini francesi annuncia i fondamenti essenziali della nuova Costituzione:
per la prima volta dall’inizio della Rivoluzione francese, la Costituzione non è scritta da un’assemblea
eletta, bensì da un gruppo ristretto di individui i quali si sono attribuiti questo compito con un colpo di
Stato. Difatti, essa dà la preminenza ad un uomo in particolare: il generale Bonaparte5, che il testo nomina
espressamente ‘’primo console’’ cui spetta il potere esecutivo e legislativo. Esiste ancora un Parlamento
bicamerale cui spetta il compito di discutere i progetti di legge presentati dal primo console. Sulla carta, la
Francia è una Repubblica.
1804 codice civile napoleonico
- Diritto individuale di proprietà
- Il matrimonio è un atto fondamentale su cui si basa la stessa struttura sociale
La fase che segue l’incoronazione di Napoleone è segnata da una catena di guerre. L’antagonista più tenace
è la Gran Bretagna.
 La campagna in Italia (primi successi di Napoleone) contro l’Austria
 La campagna d’Egitto (nasce il mito di Napoleone)
 La campagna di Russia (la grande sconfitta napoleonica)
Gli effetti dell’esperienza napoleonica nel resto d’Europa sono principalmente due: 1)in molte aree le
istituzioni francesi vengono prese come modello; 2)l’occupazione napoleonica viene vista come una
minaccia e suscita quindi delle reazioni difensive.

5
Viene ripescato un rito antico: quello dell’incoronazione dell’Imperatore. Il ricorso al cerimoniale tardomedievale fa parte di
una strategia che intende sottolineare il carattere dichiaratamente neomonarchico del potere di Napoleone (ritratto di Jaques-
Louis David). Altri ritratti di Napoleone-imperatore v. Jean-Auguste Dominique Ingres
1813 battaglia di Lipsia (la battaglia delle nazioni) Prussia, Austria, Russia e Svezia sconfiggono Napoleone,
il quale è costretto ad abdicare e viene rinchiuso sull’isola d’Elba.
1815 fuggito dall’isola d’Elba, Napoleone torna in Francia dove in poco tempo ristabilisce il proprio potere
ma dopo poco tempo verrà sconfitto a Waterloo dalla coalizione antinapoleonica.

CAPITOLO 6 LA RESTAURAZIONE
1814 Congresso di Vienna - Napoleone è ancora in esilio sull’Isola d’Elba quando a Vienne cominciano a
riunirsi i diplomatici degli stati vincitori6.
I protagonisti di questo Congresso furono essenzialmente il Ministro degli Esteri
inglese Robert Stewart Castlereagh, lo zar Alessandro I e il cancelliere austriaco
Klemens von Metternich. La Francia viene rappresentata dal Ministro degli Esteri
Charles-Maurice Talleyrand-Périgord. I tre protagonisti coinvolgono attivamente la
Francia nella ridefinizione dei nuovi equilibri. Questi ritengono che una nuova fase
non possa prescindere del coinvolgimento francese.

Il criterio che viene posto alla base del Congresso di Vienne e della ristrutturazione dell’Europa è il
principio di legittimità: esso implica il ripristino dei poteri ‘’legittimi’’ nelle aree territoriali dalle quali essi
sono stati scalzati dalla Rivoluzione francese e dalle conquiste napoleoniche.
L’altro principio è il principio di equilibrio. Si intende la ricostruzione di un equilibrio internazionale che
evitasse il predominio continentale di una potenza sulle altre. Ciò consentiva la definizione di una nuova
mappa geopolitica dell’Europa. La Russia si espande verso Occidente, la Prussia si allarga, si espandono
anche Belgio e Olanda. La Gran Bretagna mantiene le sue colonie e si allarga ulteriormente acquisendo
alcune colonie francesi.
I quadri nazionali dell’Europa restaurata:
- In Francia, il monarca Luigi XVIII cerca di seguire una politica di conciliazione nazionale, cercò di far
uscire la Francia dagli ultimi epigoni della stagione rivoluzionaria contenendo le spinte sia più estremiste
sia più reazionarie. Egli concede una carta costituzionale alle forze politiche. Questa fase più liberale non
viene proseguita dal successore, Carlo X, con cui la politica francese assume un carattere più conservatore
che provocherà come effetto una nuova instabilità politica che avrà come apice la Rivoluzione liberale del
1830.
- La Germania era un insieme di Stati che non avevano iniziato un processo di unificazione. Tra di esse
spiccava la Prussia, che aveva allargato i propri confini e aveva visto crescere il proprio potere politico.
- L’Austria, potenza cattolica guidata dal cancelliere Metternich, aveva una serie di grandi questioni interne
a cui badare, come le forti spinte disgregatrici che attraversavano l’impero legate a conflitti tra minoranze
etniche e religiose, che Vienna tenterà di controllare attraverso lo sviluppo di un sistema di controllo
poliziesco molto rigido.
- La presenza asburgica in Italia era consistente, questa di fatto controllava il territorio Lombardo-Veneto, il
granducato di Toscana, e il ducato di Parma e di Modena. Il Regno di Sardegna, guidato da Vittorio
Emanuele I, adotta una linea di restaurazione che porta all’abolizione dei codici napoleonici e che comincia
a preparare una serie di ambizioni e disegni espansionistici che lo porteranno a percorrere una strada di
distacco dall’Austria. Questo Regno sarà protagonista centrale nella fase cruciale delle guerra
d’indipendenza del Risorgimento italiano.
Il sistema del Congresso di Vienna viene rafforzato da specifici accordi diplomatici, i trattati
1. Patto della Santa Alleanza (Prussia, Austria, Russia) – l’accordo prevede che le truppe dei paesi
aderenti possono intervenire per mantenere l’ordine stabilito a Vienna ovunque sia necessario,
interferendo negli affari interni di ogni altro paese.

6
L’Austria rappresentata dal suo imperatore (Francesco I) e dal cancelliere Metternich; la Russia, Prussia, e Gran Bretagna
rappresentate da delegazioni di diplomatici; le sorti della Francia sono riposte nelle mani del suo ministro degli esteri:
Talleyrand.
2. Patto della Quadruplice Alleanza (Gran Bretagna, Austria, Russia, Prussia) – impegna i firmatari a
escludere Bonaparte dal trono francese

La Restaurazione va letta anche come operazione di restaurazione ideologica e culturale e quindi


parallelamente ai processi finora elencati, non è un caso che si assista allo sviluppo e all’affermazione di
una serie di ideologie e culture politiche
 L’idea di nazione7 è una delle principali innovazioni registrate dal linguaggio politico europeo di
inizio Ottocento: esso designa una collettività che ha diritto di esercitare la sovranità politica su uno
specifico territorio. Per la formazione di una nuova estetica politica, è essenziale lo stretto rapporto
che il nazionalismo intreccia con l’esperienza intellettuale denominata Romanticismo (l’idea di
un’arte per il popolo). Romanzi (Manzoni), poesie, drammi teatrali, pitture (Hayez, Delacroix), sono
questi gli strumenti comunicativi che riescono a fare del nazionalismo un discorso mitico di grande
efficacia.
 Il pensiero reazionario, funzionale a questo tipo di disegno politico, ha come nemico numero uno la
Rivoluzione francese di cui si pone come obiettivo la distruzione dei valori di liberté, égalité,
fraternité. Può essere considerato un riferimento importante Edmund Burke che nel 1790 pubblica
Riflessioni sulla Rivoluzione francese, che diventerà una delle “bibbie” del pensiero conservatore
reazionario del tempo. Egli in questo libro attacca il principio della Rivoluzione francese per
difendere l’ordine costituzionale inglese
 A questo pensiero reazionario si contrappongono le culture del liberalismo, che è la corrente in cui
si identificano le posizioni della nuova emergente borghesia europea. Il liberalismo anglosassone si
fonda su una tradizione razionalista che fa riferimento al filosofo John Locke, e che trova un
ulteriore punto di riferimento nei dettami di una nuova scienza che si impone che si chiama
«economia politica»8.

CAPITOLO 7 TORNANO LE RIVOLUZIONI (1820 – 1831)


Si parla di tre cicli rivoluzionari europei:
- 1820 – 1825
- 1830 – 1831
- 1848 – 1849
La prima ondata di rivoluzioni (1820-25) ha il suo inizio in America Latina, da dove si trasmette all’Europa
attraverso la Spagna. Caratteristiche:
- Le rivoluzioni di questi anni sembrano collegate tra loro da un regolare sistema diffusivo: la notizia
dello scoppio di una rivoluzione si propaga attraverso i giornali, i pamphlets, i racconti
- I militari hanno un ruolo decisivo: essi adottano la tecnica del colpo di Stato per tentare di
restaurare uno status precedente o di introdurne uno nuovo
- I tentativi rivoluzionari sono per lo più manovrate dalle società segrete
- I temi al centro delle rivolte sono l’indipendenza e la sovranità nazionale
La prima rivoluzione partì da Cadiz, dove le truppe spagnole si rifiutarono di partire per le colonie
spagnole in America dove avrebbero dovuto soffocare i governi indipendenti ribelli. Il re Ferdinando VII a
7
Due grandi limiti ostacolano la diffusione dell’idea di Nazione nel Ottocento. Il primo: quest’idea di comunanza non sempre
coincide con la comunanza di sentimenti politici. E da un altro lato si scontra anche col problema della lingua. La seconda
difficoltà che ostacola la diffusione di quest’idea è il fatto che il discorso nazionalista viene osteggiato dalle grandi potenze del
Congresso di Vienna, perché considerano il linguaggio dei nazionalisti un linguaggio eversivo, pericoloso per quel tipo di
equilibrio che si è definito e che viene ribadito nelle successive fasi dei congressi annuali. Ciò non vuol dire che il nazionalismo
abbia un futuro incerto davanti a sé, anzi.
8
il cui testo fondativo è un’opera del 1776 di Adam Smith La ricchezza delle Nazioni, considerata “bibbia” del liberalismo o
liberismo economico. Capisaldi del capolavoro di Smith sono l’individuazione nel lavoro e nella divisione del lavoro della fonte di
ricchezza delle Nazioni; l’interesse individuale e la concorrenza come motori dello sviluppo economico; l’affermazione della
libertà di iniziativa e di commercio.
fronte della protesta ripristina la Costituzione del 1812 e indice elezioni politiche che danno una
maggioranza alle forze liberali. Questo testo costituzionale è molto importante perché funge da modello di
tutti i rivoluzionari europei. Nel 1823 però la rivoluzione viene pesantemente repressa, il re revoca la
Costituzione e riacquista il suo potere.

L’esempio della rivoluzione spagnola si rivelò contagiosa e arrivò in Italia dove i governi furono messi alla
prova dai rivoluzionari (in particolare dai carbonari e dai massoni): il loro obiettivo era l’indipendenza dai
governi stranieri sul suolo italiano.

I moti di indipendenza del 1820-21 ebbero risultati parziali e temporanei; in breve tempo, infatti, i governi
indipendenti furono soppressi, i rivoltosi sconfitti e sottomessi nuovamente al potere regio. Queste
rivoluzioni, però, forniranno la base per moti e rivolte più forti e organizzate che caratterizzeranno in
seguito la storia europea.

Una seconda ondata di rivoluzioni (1830-31) segue il medesimo schema diffusivo delle ondate precedenti.
In Francia, Luigi XVIII morì nel 1824 senza lasciare eredi, pertanto gli succedette il fratello Carlo X. La
politica del nuovo re si rivelò fin da subito di stampo assolutista, e ben presto le libertà conquistate durante
il regno di Luigi furono revocate. Uno dei primi provvedimenti presi da Carlo X fu la proclamazione della
c.d. Legge del Miliardo in cui si stabilivano forti risarcimenti agli aristocratici che, per via delle rivoluzioni
precedenti, erano stati costretti ad abbandonare il suolo francese e i loro possedimenti. Carlo X, insomma,
basava i suoi procedimenti a favore dei nobili e degli ecclesiastici, a discapito della borghesia e del popolo.
Nel 1830 ha inizio a Parigi la rivoluzione che durerà tre giorni, le c.d. Tre giornate gloriose, alla fine delle
quali re Carlo X venne deposto e i deputati liberali che avevano condotto la rivolta scelsero di mantenere
una monarchia costituzionale, offrendo il trono a Luigi Filippo d’Orleans. Luigi Filippo emette subito una
nuova Costituzione che prevede le seguenti novità: la religione cattolica non è più la religione di Stato; la
censura della stampa è proibita; il diritto di iniziativa legislativa è del Parlamento; il re non può emettere
ordinanze che sospendano le leggi del Parlamento; il tricolore rosso-bianco-blu viene adottato come
bandiera nazionale francese al posto del drappo borbonico (bianco con gigli d’oro).
Altre insurrezioni in Belgio, Polonia e Italia.

CAPITOLO 8 IL RISORGIMENTO ITALIANO


Nei due cicli rivoluzionari precedenti, la penisola italiana è sempre coinvolta, ma i tentativi hanno luogo
nelle città mentre le campagne assistono con apatia.
A rilanciare il movimento rivoluzionario in Italia è il Romanticismo: vengono prodotte opere artistiche che
rielaborano i vari momenti della nazione italiana, della sua storia passata e delle sue vicende recenti
(Giacomo Leopardi, Alessandro Manzoni, Massimo d’Azeglio, Giuseppe Verdi). Tutte queste opere
tendono a disegnare un quadro coerente di che cosa sia la nazione italiana e perché occorra battersi per
essa. Si possono individuare tre elementi principali: l’eroe nazionale, che combatte per la sua patria; il
nemico e traditore; l’eroina nazionale che condivide gli ideali dell’eroe.

In Italia, il movimento nazionale è internamente diviso in due correnti: quella democratica e quella liberal-
moderata (entrambe si richiamano all’esistenza della nazione italiana come presupposto per l’azione
politica). All’interno dell’universo democratico si impone la figura di Giuseppe Mazzini. Egli fonda la
Giovine Italia, un’associazione politica che si impone come obiettivo la propaganda diretta allo scopo di
richiamare il popolo alle armi dandogli un motivo per cui lottare. Tale opera di propaganda deve essere
compiuta attraverso la diffusione di opuscoli che spieghino i punti fondamentali dell’associazione di
Mazzini. L’obiettivo è la creazione di una repubblica unitaria e democratica.
Nel 1843 si definisce un’alternativa alla politica mazziniana, una più moderata di ispirazione monarchico-
costituzionale. Viene pubblicato in quest’anno ‘’Del primato morale e civile degli italiani’’ scritto dal
sacerdote piemontese Vincenzo Gioberti. Egli ritiene nel libro che la comunità italiana abbia modellato la
sua identità fondamentale attraverso le credenze cristiane e la guida papale: è proprio questo, l’essere
confessionalmente coesa e l’ospitare la sede cattolica, a conferirle un ‘’primato morale’’ su tutti gli altri
popoli. Gioberti ritiene che la nazione italiana, oppressa dai barbari, contiene in sé medesima, soprattutto
per via della religione, tutte le condizioni richieste al suo nazionale e politico risorgimento. Il soggetto
dell’azione non può essere il ‘’popolo italiano’’, che al momento è solo un ideale, un desiderio, non una
realtà esistente, per questo la guida del risorgimento nazionale deve essere monarchica e aristocratica. Da
queste premesse Gioberti immagina che una pacifica rinascita politica della nazione italiana possa avvenire
attraverso la costituzione di una unione confederale degli Stati esistenti, la cui presidenza sia attribuita al
Papa (neoguelfismo).
I critici del lavoro di Gioberti fanno notare che egli non tiene in considerazione
1)l’orientamento reazionario del papa in carica, Gregorio XVI, e 2) non esamina la
posizione che dovrebbe essere riservata all’Austria nel quadro dell’ipotetica
confederazione nazionale. Questi problemi vengono affrontati da Cesare Balbo nel
libro ‘’Delle speranze d’Italia’’ dove si dichiara d’accordo con l’impianto generale della
proposta giobertiana e in particolare con la situazione confederale, ma sente di dover
prendere le distanze da tre aspetti del ragionamento di Gioberti: 1)nega la fondatezza
di una qualche superiorità morale degli italiani; 2)nega la realizzabilità di una
presidenza papale (il quale aveva una posizione troppo reazionaria); 3)l’Austria non
doveva essere trascurata in quanto era una questione chiave per il risorgimento
italiano. Secondo Balbo la guida politica doveva spettare al Piemonte, lo stato più
avanzato e autorevole della penisola.

1843-45 vengono tentati tre colpi insurrezionali (v. Fratelli Bandiera) ispirati allo schema mazziniano
(anche se non autorizzati direttamente da Mazzini) che si risolvono in altrettanti drammatici insuccessi. La
popolarità di Mazzini scende così ai minimi storici.
Nel 1846 sale il nuovo pontefice Pio IX che fin da subito incarna la figura del papa liberale immaginata da
Gioberti.

CAPITOLO 9 LE RIVOLUZIONI DEL 1848-49


Tutto nasce nel gennaio del 1848 quando nel Regno delle due Sicilie si celebra il compleanno di Ferdinando
II. A Palermo un gruppo di autonomisti siciliani pensa bene di festeggiarlo organizzando un’insurrezione
nella quale si mescolano motivi patriottici, ragioni sociali e sentimenti di opposizione ai regnanti di Napoli.
L’insurrezione ha successo e viene sedata da Ferdinando II concedendo una Costituzione del Regno delle
due Sicilie. Da qui parte l’effetto domino:
 Il re di Sardegna, Carlo Alberto di Savoia, annuncia la concessione di uno Statuto costituzionale per
il suo regno (c.d. Statuto Albertino che verrà poi applicato all’Italia unita)
 Il granduca di Toscana, Leopoldo II, concede una Costituzione al suo regno
 Pio IX concede uno Statuto per lo Stato pontificio
Il 23 marzo viene proclamata la Repubblica veneta. A Milano, sempre il 22 marzo, dopo 5 giorni di furenti
battaglie si chiudono le cosiddette «Cinque giornate», con una vittoria momentanea degli insorti guidati da
Carlo Cattaneo, e l’abbandono della città da parte delle truppe austriache guidate dal Generale Radetzky,
che fa attestare le proprie truppe nel sistema difensivo del cosiddetto quadrilatero distribuito tra Legnago,
Verona, Peschiera e Mantova. Nel momento vittorioso delle rivoluzioni di Venezia e Milano anche altre
città insorgono.

Il 23 marzo il Piemonte dichiara guerra all’Austria: Carlo Alberto assecondava le pressioni dei liberali, ma
ambiva anche semplicemente all’annessione del Lombardo-Veneto ai propri possedimenti. All’inizio
Ferdinando II, Pio IX e Leopoldo II di Toscana sembrano volersi unire alla guerra contro l’Austria, ma alla
fine di Aprile i sovrani tornano sui propri passi. Vengono organizzati plebisciti per sancire l’annessione dei
territori conquistati da Carlo Alberto al Regno sabaudo, finché tra il 23 ed il 25 luglio gli austriaci non
sconfiggono Carlo Alberto a Custoza. Si concludeva così la Prima guerra d’indipendenza italiana, ed
iniziava il processo che porterà dal Risorgimento verso l’Unità d’Italia. La resa militare ha conseguenze
politiche e amministrative molto chiare: vengono ristabiliti i confini precedentemente in essere e il Regno
sabaudo viene condannato a pagare un risarcimento di guerra all’Austria.

Nel frattempo, scoppia una rivoluzione anche in Francia che porta Luigi Filippo ad abdicare e a scappare
dalla Francia. Il nuovo governo proclama subito la Repubblica (è la seconda repubblica francese dopo la
prima del 1792) che nelle settimane seguenti abolisce la pena di morte per reati politici, abolisce la schiavitù
nelle colonie, proclama la libertà di stampa. Passano i giorni e il modello rivoluzionario francese viene
replicato a Vienna (cuore del conservatorismo europeo), in Germania e in Prussia. Queste rivoluzioni, però,
vengono presto congelate dalla restaurazione degli assetti politici preesistenti.

CAPITOLO 10 UN PROGRESSO CHE SEMBRA NON AVERE OSTACOLI


All’inizio dell’Ottocento il modo più rapido e sicuro di viaggiare era quello tradizionale: via mare con le
navi a vela; via terra con le carrozze trainate da cavalli. Ma nel corso del secolo il sistema dei trasporti
subisce profonde trasformazioni.
La cosa più banale che è avvenuta è che sono state costruite nuove strade, più lunghe, con il fondo battuto e
riparato con maggior frequenza; anche la qualità tecnica delle carrozze è migliorata. A metà Ottocento le
nuove strade e le nuove carrozze consentono trasferimenti assai più rapidi di prima.
Appare anche un nuovo mezzo di trasporto: il treno – viene sperimentato per la prima volta come mezzo
di trasporto per le partite di carbone che devono essere trasportate dalle miniere inglesi alle fabbriche di
lavorazione. Ad inizio Ottocento si sperimentano le prime motrici a vapore: su un vagone si monta una
macchina a vapore che, attraverso un sistema di trasmissioni e ingranaggi, è in grado di far muovere le
ruote sulle rotaie. Poiché il sistema sembra funzionare, negli anni venti si prova a utilizzarlo per il trasporto
passeggeri, il successo è tale che la rete ferroviaria tra il 1825 e il 1880 passa a 2000km a 100000 km: la
velocità di movimento aumenta incredibilmente e il prezzo del viaggio diminuisce. Si registra così un boom
economico del settore industriale: questo stimola anche una nuova sequenza di innovazioni.

La rivoluzione industriale porta la concentrazione delle attività produttive nelle città industriali che
attraggono manodopera che viene recuperata dalle campagne9. L’inurbamento, ossia il movimento verso le
città e che coinvolge anche i centri urbani non industriali, preannuncia un’epoca di totale urbanizzazione.
Aumento popolazione nelle aree rurali  flussi migratori dalle campagne alle città  crescita popolamento
della città che però presenta dei problemi: affollamento, mancanza di servizi igienici, poca o assente pulizia
delle strade, aumento del tasso di mortalità (colera e tubercolosi).
Il commercio viene favorito dall’abbassamento dei costi di trasporto, dall’aumento della rapidità della
mobilità e dal modello liberista che comporta la diminuzione o l’abbattimento dei dazi doganali, così da
favorire gli scambi commerciali con i prodotti provenienti da altri Stati.
Per quanto riguarda la comunicazione, la posta rimane il mezzo essenziale per scambiarsi notizie. Nel 1837
nel Regno Unito viene introdotta una riforma dei servizi postali: si inventa il francobollo, che fa si che la
spedizione di missive e pacchi siano pagati all’origine dal mittente; inoltre si stabilisce una tariffa generale
per tutto il territorio dello Stato, basata sulle distanze di percorrenza e sull’oggetto inviato.
Nel 1844 lo statunitense Samuel Morte brevetta il telegrafo: è ora possibile comunicare in maniera più
rapida.

9
Gustave Dorè, Veduta della periferia di Londra
Hauguste Comte e Herbert Spencer (due filosofi) – secondo la loro prospettiva, la storia dell’uomo sarebbe
caratterizzata da un progressivo passaggio attraverso una serie di stadi, in ciascuno dei quali l’umanità ha
acquisito un grado di consapevolezza filosofica e di potere conoscitivo superiori ai precedenti. Non
dappertutto questo progresso ha subito lo stesso corso o si è mosso alla stessa velocità. All’avanguardia del
progresso sta sicuramente l’Europa e l’America del Nord (‘’con la pelle bianca’’); altrove si hanno solo
primitivismi (India, Africa).
1859 L’origine della specie – a dar sostegno a queste teorie arriva il libro di Charles Darwin (teoria
dell’evoluzione, scelta del partner migliore, selezione naturale) che afferma che sebbene tutte le ‘’razze’’
umane discendano da un ceppo originario comune, esse si sono poi differenziate a causa della selezione
naturale.
In questi anni vengono pubblicati anche grandissimi romanzi come ‘’Ventimila leghe sotto i mari’’ di Jules
Verne, ‘’Giro del mondo in ottanta giorni’’. Dal 1851 vengono organizzate con cadenza regolare le grandi
Esposizioni Universali nelle maggiori città europee. Colpisce, in particolare, l’esposizione parigina del 1899
dove viene inaugurata la Tour Eiffel dell’ingegnere Alexandre-Gustave Eiffel.

CAPITOLO 11 LE CLASSI SOCIALI


Nell’Europa dell’Ottocento i protagonisti sono i borghesi, in particolare gli imprenditori (coloro i quali
impiantano le fabbriche tessili, le miniere, le acciaierie, le linee ferroviarie, etc.).
Dal punto di vista di Marx e Engels, il sistema economico capitalistico10 costruito dalla borghesia ha due
elementi di grande debolezza: 1)le crisi interne di sovraproduzione che porteranno ad un crollo 11; 2)il
proletariato di fabbrica, ossia l’insieme degli operai che lavorano nelle nuove imprese produttive: il termine
deriva dal latino e sta a significare il fatto che la povertà di questi soggetti sia tale che l’unica cosa che
possiedono, oltre alla loro vita e al lavoro, sono i loro figli (la prole). È un’esagerazione retorica, ma che
serve ai due autori a spiegare il profondo contrasto tra le due classi che operano sulla scena europea
dell’epoca.
Già nel Settecento, dopo le prime proteste da parte dei lavoratori, nascono le società di mutuo soccorso
(associazioni i cui aderenti si impegnano ad aiutarsi reciprocamente nel caso di bisogno) e poi i sindacati
(Trade Unions, organizzazioni che cercano di orientare i lavoratori e di difenderne i diritti). La forma di
protesta preferite in questo contesto è lo sciopero, così da bloccare il funzionamento della fabbrica. Tanto i
sindacati quanto gli scioperi sono inizialmente considerati illegali.
1824 la Gran Bretagna da un primo riconoscimento legale indiretto alle Trade Unions abolendo il divieto di
coalizione sindacale.

Quando si parla di proletariato o di borghesia non si parla di classi sociali compatte e uniformi al loro
interno, al contrario, esse sono composte da una miriade di differenze di tipo culturale, ideologico,
religioso: la più recente storiografia, infatti, conclude che questi gruppi non siano un effetto naturale dei
processi sociali, bensì un prodotto dell’azione politica. Solo se qualche capo sindacale o qualche
intellettuale (v. Marx ed Engels) comincia a sottolineare i vantaggi dell’azione comune possono crearsi
convergenze tra persone che, altrimenti, non sono mosse da una spinta autonoma ad associarsi e a lottare
gli uni di fianco agli altri.

Nonostante la spinta industriale, l’Europa dell’Ottocento vede ancora delle aree con dominante agricola e,
soprattutto, sono proprio nelle campagne che si addensano le maggiori ricchezze: sono i proprietari terrieri

10
Sistema capitalistico: sistema economico e sociale caratterizzato da una larga formazione e mobilità dei capitali, dalla
proprietà privata dei mezzi di produzione, dalla ricerca del profitto individuale e dalla separazione dei produttori in classi
detentrici dei capitali (la borghesia) e classi lavoratrici (il proletariato).
11
È un eccesso nell’offerta dei beni rispetto alla capacità di assorbimento dei consumatori che fa si che le merci rimangano
invendute
a possedere i patrimoni più ingenti. Questo secolo vede inoltre l’abolizione definitiva delle giurisdizioni
feudali e della servitù della gleba.

CAPITOLO 13 IL MODELLO PARLAMENTARE: IL REGNO UNITO DI GRAN BRETAGNA E IRLANDA


In Inghilterra, la struttura costituzionale articolata nella diarchia re-Parlamento, in funzione da più di un
secolo, ha superato le rivoluzioni e le guerre di fine Settecento senza venire messa in discussione neppure
dai cicli rivoluzionari (1820-49).
A fine Settecento, lo schieramento parlamentare dei tory si è proposto come il guardiano delle tradizioni
britanniche conquistandosi l’opinione pubblica; viceversa, dopo la rivoluzione francese, i whig vengono
visti negativamente. A consolidare l’egemonia dei tory è, nel 1815, la Corn Laws (norme che alzano i dazi
di importazione sui cereali stranieri, col fine di proteggere la produzione agricola britannica).
Dopo la crisi con l’Irlanda del 1829, i whig riescono a riacquistare potere al governo e subito fanno passare
una riforma elettorale che includa nel campo della politica anche i nuovi protagonisti della rivoluzione
industriale inglese: imprenditori, mercanti, banchieri, cioè la c.d. middle class (1832 Reform Act).
1837-1901 sale al trono la regina Vittoria Hannover. Negli anni successivi, la battaglia tra tory e whig
diventa sempre più intensa.

1838-48 movimento cartista – per protestare soprattutto contro i limiti della riforma del ’32, un gruppo di
operai londinesi si associa per chiedere una modifica del sistema rappresentativo (suffragio universale
maschile; voto segreto; abolizione requisito del censo; indennità di presenza; etc.). Il movimento cartista
ricorre a nuove tecniche comunicative: redige petizioni, organizza manifestazioni di piazza. Il movimento
cartista viene represso e negli anni seguenti la discussione politica è egemonizzata da conservatori e
liberali, mentre il movimento operai è attivo solo attraverso le proprie organizzazioni sindacali. In questi
anni le due fazioni effettuano delle riorganizzazioni interne, creando degli organi permanenti e degli uffici:
è uno dei momenti originari di formazione dei moderni partiti politici, cioè di strutture organizzative stabili
dotate di organi direttivi, statuti, programmi.

Nonostante i conflitti, le lotte e i mutamenti che lo attraversano, il sistema politico britannico mantiene
effettivamente una sua eccezionale stabilità e continuità strutturale.

CAPITOLO 14 LA FRANCIA DEL SECONDO IMPERO E L’UNITA’ D’ITALIA


Tra il 1850 e il 1870 avvengono due grandi trasformazioni:
1) La formazione di due stati unitati (Germanie e Italia) proprio in quella parte del continente europeo
che sin dal tardo medioevo era stata ininterrottamente caratterizzata da una grande
frammentazione geopolitica
2) La diffusione del sistema rappresentativo costituzionale nella maggior parte degli Stati dell’Europa
continentale (sono ora le monarchie assolute dell’Impero russo e dell’Impero ottomano ad essere
l’eccezione in un contesto di monarchie costituzionali).

La Francia
All’uscita del biennio rivoluzionario 1848-49, la Francia continua ad essere lo Stato europeo più instabile.
Tra il 1850 e il 1851 la Seconda Repubblica è attraversata da una forte tensione politica. Dopo essersi vista
respinta la possibilità di una rielezione, Luigi Napoleone Bonaparte reagisce con un colpo di Stato: nel 1851
occupa con l’esercito la sede del Parlamento e convoca un plebiscito dove gli elettori sono chiamati a
decidere se rieleggerlo come autorità della nazione. I risultati sono a favore di Bonaparte cui viene
attribuito addirittura il titolo di Imperatore alla guida del Secondo Impero francese. Formalmente
sopravvive un sistema parlamentare, ma di fatto, il potere è nelle mani dell’Imperatore Bonaparte, cui
spetta il controllo dell’esecutivo e del giudiziario, l’iniziativa legislativa e la guida delle forze armate.
Definito l’assetto istituzionale del suo Secondo Impero, Napoleone III segue una politica che incoraggia
l’innovazione tecnologica e lo sviluppo economico. Inoltre, con il suo appoggio, viene attuata anche una
vasta ristrutturazione urbanistica di Parigi (v. George Haussmann), con una nuova rete viaria cittadini e la
costruzione dei grandi boulevard che circondano e tagliano il centro città.
1855 guerra in Crimea – Francia e Gran Bretagna sconfiggono l’Impero russo e convocano la conferenza di
Pace di Parigi del 1856, Napoleone III celebra così il ritorno della Francia al ruolo di grande potenza.

Il Regno di Sardegna
Uno dei protagonisti è il Regno di Sardegna. Questo periodo di preparazione consolida il ruolo di guida
che il Piemonte assume. Partiamo da un passaggio cruciale che ci rimanda al 1848-49 perché un’”eredità”
di quel periodo è la Costituzione del 1848, che viene concessa con riluttanza da Carlo Alberto per la quale è
improprio chiamarla “Costituzione”, più corretto sarebbe definirla legge fondamentale, destinata a
rimanere testo fondamentale in assenza di un Costituzione prima di quella repubblicana per 100 anni circa.
Questo è il testo di riferimento più importate che detta le linee guida per la politica del nostro paese.
Presenta un’impronta fortemente liberale soprattutto in alcune parti dove si affermano dei principi
fondamentali liberali come il principio di libertà ed eguaglianza, l’abolizione dei privilegi fiscali, libertà di
stampa, libertà di culto. Non a caso fu un testo accolto in modo particolare dalle minoranze religiose del
nostro paese come per esempio dagli ebrei.

Negli anni successivi al fallimento delle rivoluzioni del 48-49, la situazione italiana è caratterizzata da due
tratti fondamentali:
 I gruppi mazziniani, ancora molto attivi, vedono fallire uno dopo l’altro tutti i loro tentativi
insurrezionali: gli insuccessi allontanano da Mazzini una parte dell’opinione pubblica
 Il Regno di Sardegna, forse anche a causa degli insuccessi di Mazzini, comincia ad essere visto come
la vera guida del risorgimento italiano. In particolare, dopo la fine del biennio rivoluzionario, il
governo del Regno di Sardegna, guidato da Massimo d’Azeglio, decide di accogliere gli emigrati
politici in fuga da tutte le aree italiane dove siano in atto repressioni contro coloro che hanno preso
parte alle iniziative di ispirazione patriottica. Il prestigio del Regno di Sardegna accresce
ulteriormente quando la guida del governo viene assunta da Camillo Benso conte di Cavour (1810-
1861)

Camillo Benso Conte di Cavour, uomo politico di grande intelligenza, liberale convinto ma diffidente delle
iniziative mazziniane, egli copre dal 1850 il ruolo di Ministro di Agricoltura, industria e commercio e dal
1851 quello di ministro delle Finanze, incoraggiando la costruzione di linee ferroviarie, vie di
comunicazione, canali di irrigazione. Introduce le Leggi Siccardi12, allo scopo di ridimensionare i privilegi
ecclesiastici. Nel 1852 Cavour diventa capo del governo ed è sempre più desideroso di affermare la laicità
dello Stato, ma questo lo porta a scontrarsi con Vittorio Emanuele II, che non vuole che i rapporti tra il suo
regno e la Santa Sede vengano tesi. Cavour, comunque, riesce a far prevalere la sua linea, sostenuto da
un’ampia maggioranza parlamentare che lo appoggia  questo è un episodio importante per le
conseguenze costituzionali che comporta: da allora in avanti, infatti, la vita parlamentare del regno si basa
sulla regola non scritta secondo la quale i governi devono essere scelti sulla base della maggioranza politica
che si è formata nella Camera dei Deputati, non solo ed esclusivamente sulla base della volontà del re.

12
vanno a ridimensionare una serie di privilegi preesistenti del clero, introducono la validità del matrimonio civile, quindi vanno
a toccare il grande tema del rapporto tra potere politico e potere religioso. Si riafferma la centralità del Parlamento che era stato
pesantemente messo in discussione dal Proclama del re
Per quanto riguarda la politica esterna, Cavour fa partecipare il regno alla guerra di Crimea a fianco di
Francia e Regno Unito. L’intervento italiano non è determinante, ma gli assicura un prestigio e una
visibilità internazionali e soprattutto un posto alla conferenza di Pace di Parigi del 1856 in cui Cavour
espone anche la frammentaria situazione della Penisola italiana.
La mossa successiva è la stipula di un’alleanza politico-militare con Napoleone III, in funzione
antiaustriaca. Nel 1858 Napoleone III invita Cavour a un incontro diplomatico in Francia, nella stazione
termale di Plombieres: l’Imperatore francese si dice disposto ad aiutare militarmente il Regno di Sardegna
in una guerra contro l’Austria, in vista di un riassetto geopolitico complessivo della penisola.

La situazione di tensione tra il Regno di Sardegna e l’Impero d’Austria, alimentata dal governo di Cavour,
ha come esito un ultimatum militare da parte degli austriaci. Nel 1859 ha inizio la seconda guerra di
Indipendenza che condurrà alla formazione del Regno d’Italia13.
Secondo gli accordi presi, Napoleone III raduna le sue truppe a quelle del Regno di Sardegna per
‘’difenderlo’’ dall’aggressione austriaca. L’alleanza ha successo e porta all’occupazione della Lombardia,
ma ad un passo della conquista del Veneto, Napoleone III decide di firmare un armistizio con gli austriaci
(Villafranca 11 luglio 1859).
Quali sono le ragioni della decisione di Napoleone III? 1)il malumore per l’altissimo numero di vittime; 2)il
timore per i movimenti sospetti delle truppe prussiane sul confine con la Francia; 3)la situazione politica
del Ducato di Modena, di Parma, e del Granducato di Toscana. Qui, infatti, la cacciata delle autorità al
potere (duchi e granduchi) vede l’instaurazione di governi favorevoli all’unione di queste aree con il nuovo
stato che si sta formando al nord attraverso l’annessione della Lombardia al Regno di Sardegna (non erano
questi i piani di Napoleone che prevedeva invece la creazione di uno stato nel centro Italia con un re
francese regnante). Dopo la convocazione di plebisciti di annessione andati a buon fine, il 25 marzo 1869 in
Piemonte, Sardegna, Lombardia, Emilia, Romagna e Toscana, si tengono le elezioni per il Parlamento di
Torino, il risultato è la formazione di una Camera dei Deputati dominata da una solida maggioranza
liberale che sostiene la politica avviata da Cavour.
Nel frattempo, Giuseppe Garibaldi raccoglie un migliaio di volontari con i quali si imbarca (6 maggio
1860) in direzione Sicilia: si tratta di un’impresa militare autonoma. I garibaldini sbarcano a Marsala e
sbaragliano l’esercito borbonico, si dirigono a Napoli e vi entrano trionfalmente. All’arrivo dei garibaldini
molte comunità contadine sono spinte a chiedere la redistribuzione delle terre demaniali e scoppiano una
serie di rivolte nelle campagne. Ma Garibaldi non ascolta le ragioni dei contadini, si fa garante dell’ordine,
la sua non è una rivoluzione sociale, ma politica: caso di Bronte dove viene mandato il generale Nino Bixio
(uno dei principali collaboratori di Garibaldi) a reprimere la rivolta anche con esecuzioni dei rivoltosi.
Il 26 ottobre 1860 Vittorio Emanuele II, alla testa del suo esercito, incontra Garibaldi a Teano, a nord di
Capua e quest’ultimo gli cede la sovranità delle terre conquistate. Il 7 novembre Vittorio Emanuele II fa il
suo ingresso a Napoli come re del nuovo stato unitario. E così, la formazione di uno Stato-nazione
italiano14, retto da una monarchia costituzionale, è diventata realtà, ne rimangono escluse ancora Lazio e
Veneto.

13
Sui campi di battaglia si consumano alcune tra le battaglie più sanguinose di tutto l’Ottocento, in particolar modo quella che si
consuma a Solferino e San Martino è considerata una delle carneficine più terribili. Fu proprio in quell’occasione che nacque la
Croce Rossa che è il risultato dell’efferatezza di questa guerra, ad opera di un medico svizzero.
14
Uno sguardo sulla società italiana di quegli anni: per quanto riguarda la lingua, nel 1861 meno del 10% della popolazione del
Regno d’Italia usa la lingua italiana come strumento di comunicazione quotidiana (lo stesso Vittorio Emanuele e Cavour si
esprimono normalmente in francese). Appena il 20% della popolazione sa leggere e scrivere in italiano, tutti gli altri parlano
dialetti diversi tra loro.
Per quanto riguarda l’economia, si deve riconoscere l’esistenza, in via sommaria, si tre distinte regioni economiche: 1)la Valle
Padana; 2)l’Italia centrale; 3)l’Italia meridionale  un quadro complicato e con enormi differenze.
Il 18 febbraio 1861 si riunisce a Torino il primo Parlamento del Regno d’Italia. La legislatura che si apre in
questa occasione è indicata come l’VIII legislatura del Regno d’Italia, perché si continua la numerazione
delle legislature del Regno di Sardegna. Analogamente, il primo re d’Italia si chiama Vittorio Emanuele II
(e non I). Infine, lo Statuto Albertino viene adottato dal nuovo regno. Ciascuno di questi gesti vuole
rimarcare la diretta continuità tra il Regno di Sardegna e Regno d’Italia.
Il 6 giugno 1861 Cavour muore, il processo di costruzione degli assetti normativi e istituzionali del regno è
affidato allora a un raggruppamento politico di ispirazione liberal-monarchica (la c.d. Destra Storica) che si
proclama seguace della linea cavouriana. Gli uomini della Destra Storica hanno una visione elitaria della
politica e della società: ritengono che essa debba essere riservata solo agli uomini più ricchi e più colti.
Sono, inoltre, favorevoli a strutture statali basate sull’accentramento amministrativo: ritengono, cioè che la
maggior parte delle decisioni debba essere presa dagli organismi centrali mentre gli enti locali devono
avere un’autonomia limitata. La politica doganale della Destra Storica, di impronta liberista, attua scelte a
favore delle esportazioni agricole italiane, ma non riesce ad aiutare le produzioni industriali italiane
(sottosviluppate). Viene attuata una forte politica di sviluppo della rete ferroviaria italiana.
1865 norma che introduce il matrimonio civile: una unione matrimoniale per avere valore civile (cioè valere
davanti allo Stato) deve essere celebrata davanti ad appositi funzionari statali e dev’essere registrata sui
registri di un ufficio comunale: è la rottura con una tradizione che aveva visto fino a quel momento il ruolo
di primato assoluto del matrimonio religioso.

Sui banchi dell’opposizione vi è la Sinistra liberale, composta per la maggior parte da ex repubblicani, ex
garibaldini, ex mazziniani che del loro passato democratico conservano l’ambizione di voler ampliare il
corpo elettorale e mirano a potenziare il sistema scolastico (strumento non solo per imparare a scrivere e a
leggere, ma soprattutto per insegnare i valori e i miti del nazional-patriottismo).

Negli accordi di pace l’Austria impone la clausola, umiliante, secondo la quale cede il Veneto e Mantova
solo attraverso la mediazione di Napoleone III: nel corso del risorgimento la retorica patriottica ha insistito
sulle grandi virtù belliche degli italiani, ma la prima prova sostenuta dall’esercito del Regno d’Italia ne è
stata la peggiore delle smentite.

Garibaldi tenta a più riprese di muoversi verso la conquista dello Stato Pontificio (fermato 15 e imprigionato
dallo stesso Regno d’Italia). L’iniziativa garibaldina è ufficialmente illegale e rischia di compromettere i
rapporti diplomatici tra il Regno italiano e la Francia, ma è ispirata da sinceri sentimenti patriottici e ha
come obiettivo il completamento dell’unificazione italiana. Nondimeno, lo Stato italiano non può tollerare
che il suo eroe più rappresentativo si muova fuori dalle regole.

Non sono solo i garibaldini e i mazziniani a mostrare di accettare con difficoltà l’esito del processo di
unificazione; c’è un’altra importante fetta rappresentata dalla posizione di papa Pio IX. Egli si era
allontanato fin dal 1848 dal movimento nazionale, ma la rottura definitiva si ebbe nel 1860 quando gran
parte dei territori dello Stato pontificio gli viene sottratta per entrare a far parte del nuovo Stato italiano.
Negli anni successivi il papa emana una serie di documenti (Quanta cura, Sillabo degli errori del nostro
tempo) che dichiarano la conflittualità del pontefice nei confronti del nuovo Stato liberale.
Il 20 settembre 1870 l’esercito italiano entra nello Stato pontificio e occupa Roma. La rabbia del pontefice è
assoluta e non riesce ad attenuarla neppure l’emanazione della Legge delle Guarentigie16 (13 maggio 1871).

15
V. battaglia dell’Aspromonte dove Garibaldi viene addirittura ferito ad un piede pur di venire fermato.
16
La parola significa ‘’garanzie’’ e si riferisce a ciò che lo Stato italiano riconosce al papa in cambio della conquista definitiva dello
Stato pontificio e di Roma, ad es.: l’inviolabilità della persona del Papa, lo status di sovrano al Papa, le guardie armate papali. NB
il papa si rifiuta di riconoscere lo Stato italiano, ma di fatto si avvale delle prerogative che la legge delle Guarentigie gli assicura.
Intanto, l’annessione di Roma e del Lazio è sancita con un plebiscito e la capitale viene spostata nella ‘’città
eterna’’.

Superati i primi anni postunitari, è apparso chiaro che il processo di costruzione della nazione non è
automatico né naturale, ma che è necessario dotarsi di strumenti che consentano di ‘’insegnare la nazione
alle masse’’ (buone scuole, un esercito, amore per la patria, aumento del corpo politico che includa più
persone)  ‘’fatta l’Italia bisogna fare gli italiani’’ è lo slogan che riassume una riflessione di Massimo
d’Azeglio; è il programma che la Sinistra liberale cercherà di realizzare quando andrà al governo nel 1876.

CAPITOLO 15 L’UNIFICAZIONE TEDESCA E LE SUE CONSEGUENZE


Dalla rivoluzione del 1848-49 il Regno di Prussia era diventato una monarchia costituzionale. La
Costituzione prussiana, concessa dal re Federico Guglielmo IV nel 1850 si fonda sulla preminenza del
sovrano sul Parlamento (bicamerale). Dal punto di vista socio-politico, la Prussia continua a reggersi su una
solida alleanza tra i proprietari terrieri nobili delle regioni orientali (c.d. Junker) e il sovrano, e dove il
potere dei primi si traduce in un’autorità che le popolazioni rurali subiscono con timorosa deferenza. Un
dominio di questo genere non è pensabile invece nelle aree urbane, in rapido sviluppo economico e
demografico: in queste zone le elezioni mandano in Parlamento deputati di orientamento liberale,
favorevoli a uno sviluppo maggiore delle istituzioni e delle garanzie costituzionali. La partita politica che
si apre nella Prussia di metà Ottocento si gioca proprio tra due schieramenti: una Destra conservatrice che
ha radice agrarie e nobiliari e una Sinistra liberale che ha un profilo urbano e borghese.
Un ruolo di rilievo sarà giocato dall’esercito prussiano che, dopo le rivoluzioni settecentesche, ha subito un
forte rinnovamento17 divenendo un esercito forte e di qualità e dove nascono forti idee nazionalistiche.

Nel 1861, alla morte di Federico Guglielmo IV, sale sul trono suo fratello, Guglielmo I che affida il governo
a uno Junker: Otto von Bismarck. Insieme con il sovrano vara un piano di riorganizzazione e di
potenziamento tecnologico dell’esercito che provoca una crisi politico-costituzionale che ha effetti inversi
rispetto a quella che si consuma nel regno di Sardegna nel 1855: la crisi politica prussiana potenzia
l’autorità del re a danno del Parlamento. Da tale contesto, l’esercito prussiano emerge come una macchina
da guerra pronta a tutto e, sulla base di questa sicurezza, Guglielmo I e Bismarck decidono di attaccare il
Regno di Danimarca. La Prussia riesce nel suo intento annettendo i ducati di Schleswig e Holstein.

Nel 1866 scoppia la guerra contro l’Austria e dopo un mese la Prussia ne esce vincitrice. In Prussia e nel
resto della Germania, l’esito della guerra suscita grandissimo entusiasmo nell’opinione pubblica.
Nel 1870 Bismarck manipola un telegramma da Ems in modo tale da dare l’impressione che il sovrano
prussiano voglia sfidare la Francia, e poi lo comunica alla stampa: vuole far precipitare la situazione e far
scoppiare una guerra che è sicuro di poter vincere. Napoleone III dichiara guerra alla Prussia. Bismarck
ottiene in questo modo due risultati: 1)giungere alla guerra; 2)far passare la Prussia quale paese aggredito.
L’esercito tedesco irrompe nel territorio francese e dopo sei settimane di combattimento sconfigge
definitivamente i francesi a Sedan, Napoleone III è fatto prigioniero e firma la resa. Il corpo legislativo
francese dichiara decaduta la dinastia napoleonica e proclama la formazione di una Repubblica.
Guglielmo I viene proclamato imperatore tedesco nella sala degli specchi di Versailles (una ulteriore
umiliazione per la Francia).

Il nuovo Stato, l’Impero tedesco (chiamato Secondo Reich, con riferimento al precedente Sacro romano
impero) è formato da: Prussia, confederazione della Germania del Nord, Baden, Assia-Darmstadt,

17
Era stata introdotta la circoscrizione universale obbligatoria
Wuttemberg e Baviera, Alsazia e Lorena. Il 16 aprile 1871 viene promulgata la Costituzione tedesca che
stabilisce quanto segue:
a) L’Impero ha carattere di federazione di 25 Stati, che mantengono un certo grado di autonomia,
sottoposta alle decisioni prese dagli istituti fondamentali dell’Impero
b) Gli istituti fondamentali dell’Impero sono: l’Imperatore (potere esecutivo e comando forze armate),
il Cancelliere (capo del governo e responsabile solo nei confronti del sovrano), il Parlamento
imperiale (bicamerale: Reichstag e Bundesrat)

La Comune di Parigi e la Terza Repubblica francese


Dopo la caduta di Napoleone III, la proclamazione della Terza Repubblica francese (1870) e la firma
dell’armistizio con il nuovo impero tedesco, la Francia è scossa da una potente crisi politico-sociale.
Il 28 marzo 1871 viene eletto il nuovo consiglio per il Comune parigino (la Comune) che diventa l’organo di
autogoverno della città. L’episodio rimane un caso isolato e dura soltanto due mesi, cioè fino a quando il
governo francese non invia un nuovo esercito che riprende il controllo della città. La repressione della
Comune è un evento sanguinoso: in una sola settimana (la c.d. settimana di sangue) migliaia di persone
vengono giustiziate.

L’Impero Austro-ungarico
Oltre che in Francia, l’unificazione tedesca produce gravi contraccolpi anche nell’Impero austriaco. Nel
1867 la Costituzione viene radicalmente riformata trasformando l’Impero austriaco in Impero austro-
ungarico. La nuova Costituzione riconosce l’esistenza di due organismi statali distinti e indipendenti:
l’Austria e il Regno di Ungheria. I due stati hanno un unico sovrano e possiedono in comune un ministro
della Guerra, delle Finanze e degli Esteri. Accanto a questo ‘’governo imperiale’’ ci sono due distinti
governi, uno per l’Austria e uno per l’Ungheria. Inoltre ci sono due distinti parlamenti, uno a Vienna e
l’altro a Budapest. La logica del sistema sta nel riconoscere alle due più importanti minoranze culturali
(tedeschi e ungheresi) uno spazio dominante nella struttura dell’Impero.

CAPITOLO 16 GLI STATI UNITI E LA RUSSIA


Nell’Ottocento, gli Stati Uniti sono una realtà in piena espansione demografica e territoriale. La crescita
demografica porta ad una spinta verso il c.d. Far West che conduce alla formazione di nuovi territori, cioè
nuovi stati che aderiscono poi alla Confederazione.
Ci sono due concetti che guidano la mentalità politica statunitense in questi anni:
1) Il mito della frontiera, cioè l’idea di una sorta di necessaria missione che spinge alla conquista e alla
civilizzazione di territori selvaggi
2) Lo slogan ‘’l’America agli americani’’ del presidente James Monroe: fare tutto ciò che è necessario
per tenere le potenze europee fuori dal continente americano
In questi anni si sviluppa quindi la rete ferroviaria, vi è una forte espansione agricola, prende il via il c.d.
imperialismo civilizzatore (di cui fanno le spese ad esempio i messicani), viene sollecitata la produzione
industriale. Da non dimenticare che già in questa epoca il mercato delle armi prende fin da subito il
carattere di un mercato di massa – diritto contenuto nel Bill of Rights del 1791.

1861-65 la guerra di Secessione – il casus belli che scatena la guerra tra gli Stati del nord e gli Stati del sud è
l’insurrezione da parte degli stati meridionali denunciata dallo stesso Lincoln. Di fatto è una guerra civile
violentissima, che dura cinque anni, combattuta per preservare l’identità e le pratiche socio-economiche
diverse delle due fazioni. Il 9 aprile 1865 viene firmata la resa, la secessione è finita, l’integrità degli Stati
Uniti assicurata. Cinque giorni dopo la fine della guerra, un simpatizzante sudista uccide il presidente
Lincoln: ciò dimostra che la frattura non è stata sanata dalla fine della guerra.
Nel 1866 viene fondato il Ku Klux Klan, un’associazione terroristica e razzista che organizza azioni di
intimidazione violenta e di aggressione contro i neri. Dalla fine degli anni settanta, la piena eguaglianza tra
bianchi e neri si rivela un’idea lontana: tanto il Congresso federale quanto i Parlamenti dei singoli Stati
cominciano ad approvare leggi che limitano le libertà sia politiche sia civili dei neri.

La Russia zarina
La Russia dello zar Alessandro I e di suo figlio Nicola I dà prova nell’ottocento di una straordinaria solidità
sociale e militare. Dal punto di vista politico, la Russai si presenta come la più dura delle autocrazie
amministrative (potere concentrato sostanzialmente nelle mani dello zar). La forte espansione territoriale
russa porta però ad un invadente drenaggio fiscale che genera diverse sommosse.

CAPITOLO 17 GLOBALIZZAZIONE E DOMINIO COLONIALE


I principali modi del dominio coloniale sono tre:
1. Dominio coloniale indiretto (esercitato, per es., nei confronti dell’Impero ottomano, della Cine o del
Giappone)
2. Dominio coloniale diretto, con l’occupazione dei territori coloniali e l’instaurazione di forme di
governo caratterizzate dall’assoggettamento della popolazione autoctona (India) o dalla formazione
di colonie bianche, costruite con l’eliminazione o l’allontanamento delle popolazioni autoctone
(Canada, Australia, Sudafrica)
3. Azione militare e diplomatica per l’esercizio di un’egemonia economica e politica su aree territoriali
sottratte ad altri Stati (è il tipo di azione che le potenze europee sviluppano soprattutto nei confronti
dell’Impero ottomano)
Altrettante sono le risposte che vengono dalle società oggetto dell’aggressione coloniale:
1) Le élite locali tentano un processo di modernizzazione delle strutture istituzionali, amministrative
ed economiche, basato su un’originale imitazione delle istituzioni degli aggressori occidentali
(Impero ottomano, Giappone)
2) Le élite politiche e religiose delle società minacciate dall’espansione coloniale occidentale
incoraggiano forme di irrigidimento dei tratti identitari propri delle società locali; questo tipo di
opposizione si esprime anche con forme di resistenza armata
3) Le élite locali tentano di dialogare con le confessioni religiose dominanti nel paese, e così prendono
vita forme di sacralizzazione del politico: in qualche caso tale processo di sacralizzazione porta a
soluzioni monistiche nelle quali autorità religiosa e autorità politica si confondono nelle stesse
istituzioni; in altri casi avviene un dualismo in cui capi religiosi e capi politici locali tentano di
collaborare (è questo il caso dei paesi islamici).

L’Impero ottomano
Da tempo le strutture dell’Impero ottomano sono sottoposte a una grande pressione. Tra gli ultimi decenni
del Seicento e i primi dell’Ottocento, i confini dell’Impero sono arretrati continuamente.
Ricordiamo, ad es., dal 1821 al 1829 la guerra di indipendenza greca ha sottratto all’Impero parte delle sue
terre: la pace di Adrianopoli (1829) ha riconosciuto la piena indipendenza dello Stato greco.
Il principale motivo della debolezza ottomana consiste nel fatto che i sultani (cioè i sovrani dell’impero)
hanno perso progressivamente il controllo delle amministrazioni periferiche: nelle province, infatti, i pascià
o altri notabili locali, pur continuando a riconoscere la sovranità del sultano, hanno iniziato a comportarsi
come signori di potentati autonomi (sia in materia di fisco, sia in ambito militare). A ciò si aggiunga che il
corpo militare dei giannizzeri, punto di forza dell’Impero nei secoli precedenti, è da tempo diventato esso
stesso una sorta di casta che contratta da pari a pari con i sultani.
I sultani nel corso del Settecento tentano delle riforme per rinnovare l’amministrazione dell’impero e
riprendere il controllo delle province e dell’esercito. Il sultano Mahmud II adotta un’organizzazione che
ricalca quella dei governi occidentali; il Grand Visir (primo collaboratore del sultano) comincia a diventare
simile ad un effettivo Primo Ministro, cui fanno capo diversi dipartimenti che trattano materie differenti
(affari interni, finanze, commercio, etc.); l’azione di governo è coordinata dal Consiglio dei ministri del
sultano, composta da sultano, Grand Visir e ministri dei vari dipartimenti.
1826 dopo l’ennesima rivolta da parte dei corpo dei giannizzeri, questi vengono repressi duramente e il
corpo dei giannizzeri viene definitivamente sciolto. L’azione di Mahmud II è però pesantemente ostacolata
dall’intervento delle grandi potenze europee che sostengono e finanziano i governatori locali per favorirne
lo sganciamento dall’Impero e di esercitare la loro influenza su di essi.

Nel 1839 il figlio e successore di Mahmud II pubblica un testo redatto dal padre: la Carta imperiale di
Gulkhane, un documento che traccia le linee di una piena occidentalizzazione dello Stato e della società
ottomana18. Da questo momento inizia la fase denominata delle Tanzimat (riforme).
NB l’impero non è composto da una omogeneità religiosa, all’interno ad esempio della stessa religione
musulmana vi è una differenza tra sciiti e sunniti, vi è poi la religione cattolica, cristiano-ortodossa,
protestante, armena, ebraica. Produrre delle leggi accettabili per tutti è un compito molto difficile: viene
adottato il modello francese, vengono cioè emanati dei Codici (penale, commerciale, marittimo, civile). A
tutto questo fa eccezione il diritto di famiglia, che rimane competenza dei tribunali religiosi musulmani.

La Persia
Il potere del sovrano (shah) persiano (dinastia Cagiari) non è particolarmente solido e deve imporsi a
potentati locali e tribali. Viceversa, l’autorità delle élite religiose islamiche (i mullah di osservanza sciita) è
molto forte e ad essi si riconosce il ruolo di amministrare la giustizia attraverso le leggi e i principi della
Sharia. A metà Ottocento, lo shah Nasir al-Din, suggestionato dalle trasformazioni in atto nell’Impero
ottomano, cerca di modernizzare le strutture dello Stato e dell’esercito, sforzandosi di limitare i poteri dei
mullah. Il tentativo non ha successo. Davanti all’insuccesso dello shah e all’avanzata delle potenze europee,
sono le élite tribali e religiose che vengono identificate come le vere custodi dell’identità locale.

L’Afghanistan
Il Regno Unito ha sempre considerato l’India come un possedimento essenziale nei loro piani di espansione
coloniale e trova preoccupante la marcia costante delle truppe russe in direzione di Persia e Afghanistan
(che sta ai confini con l’India). Per questo motivo, nel 1838, il governatore generale dell’India britannica
decide di attaccare militarmente l’Afghanistan e di occuparlo, così da creare una sorta di avamposto che
serva a proteggere l’India. L’insediamento di funzionari britannici e delle loro famiglie a Kabul non viene
ben visto e ripetuti attacchi da parte di ribelli costringono gli inglesi a fuggire e si insedia nuovamente il
sovrano afghano.

L’India britannica
Nella prima metà dell’Ottocento, l’espansione militare britannica continua fino ad assicurare al Regno
Unito un controllo quasi completo dell’intero subcontinente indiano. L’espansione territoriale va di pari
passo con un’espansione della burocrazia e dell’esercito britannici. La regola seguita dagli inglesi è di
escludere gli indiani dai ruoli di responsabilità e di non incoraggiare la fusione delle famiglie britanniche
residenti in India con i locali. L’amministrazione britannica si impegna in un’azione di civilizzazione che
non tiene conto del radicamento di usanze e convinzioni dei due principali gruppi confessionali presenti
nel paese: i musulmani e gli indù. E così si vieta il sati (rogo rituale delle vedove); si proibiscono i sacrifici
18
Vi si dice ad esempio che tutti i sudditi dell’Impero devono essere considerati uguali davanti alla legge, senza distinzioni di
nazionalità o di religione.
umani alla dea Kalì; viene abolita la schiavitù; si tenta di proibire la poligamia; si stabilisce il principio di
uguaglianza di ciascuno di fronte alla legge, un principio che contrasta radicalmente con la struttura della
società indiana, organizzata sulla base del sistema delle caste. Nel 1857 scoppia la Prima guerra di
indipendenza indiana, ma la repressione da parte dei britannici è violenta.

La Cina
La Cina è forse l’Impero più grande e più antico del mondo. Ha una certa varietà di confessioni religiose
(buddismo, taoismo, confucianesimo) e una struttura politica centrata nella persona dell’Imperatore,
ritenuto sacro e superiore ad ogni altro individuo, e su un’articolata struttura burocratica dominata da
funzionari che dipendono dall’imperatore (mandarini). Nell’Ottocento, l’Impero cinese decide di chiudersi
ermeticamente a eventuali penetrazioni commerciali da parte degli europei, lasciando aperto un unico
porto: Canton, dove gli europei possono avere loro magazzini e basi d’appoggio.
Tra gli anni venti e trenta dell’Ottocento prende forma un nuovo commercio triangolare:
 Prodotti industriali dalla Grand Bretagna all’India
 Oppio dall’India alla Cina
 Tè, seta, porcellane dalla Cina alla Gran Bretagna
Nel 1839 il governo di Pechino, per contrastare il commercio di oppio, decide di distruggere a Canton un
carico pieno di tonnellate di oppio stivato nei magazzini inglesi. Questo fatto provoca una violenta reazione
da parte dei britannici che si traduce nella c.d. Prima guerra dell’oppio (1840-42), cioè un’aggressione
militare contro la Cina volta a difendere i ‘’diritti commerciali’’ dei mercati inglesi. La Cina ne esce
sconfitta. Nel 1856 il Regno Unito scatena una Seconda guerra dell’oppio, cui partecipano anche le forze
francesi19. Il governo cinese è costretto a piegarsi al dominio occidentale.

Il Giappone
Nel Settecento il Giappone, ancor più della Cina, si è chiuso ad ogni infiltrazione occidentale. Al vertice
dell’impero sta l’Imperatore (mikado), che ha la funzione di capo spirituale e religioso. Il vero potere è nelle
mani dei Tokugawa, una dinastia nobile che si trasmette la carica di shogun. Lo shogun è formalmente il
massimo dignitario imperiale, ma in effetti è il vero capo dell’Impero: controlla direttamente un quarto del
paese, mentre quel che riguarda i restanti tre quarti sono affidati dallo shogun stesso come feudi ai daimyo
(capi locali che dispongono di eserciti e burocrazie propri). All’interno di questa piramide sociale un posto
rilevante spetta ai samurai: in origine sono guerrieri professionisti di estrazione nobile, alcuni fanno parte
degli eserciti, altri sono entrati nella burocrazia al servizio dello shogun. Essenziale, per la conservazione di
tutta la struttura piramidale del Giappone Tokugawa, è l’osservanza della norma che prescrive l’assoluto
rispetto nei confronti dei superiori.
Nel 1853, con la minaccia di una guerra contro gli Stati Uniti dove avrebbero sicuramente perso, il
Giappone firma un trattato col quale apre alcuni porti giapponesi al commercio di Stati Uniti, Gran
Bretagna, Russia e Francia. Oltre all’apertura commerciale, viene consentito allo straniero anche il diritto di
risiedere e muoversi liberamente nel paese. La decisione presa dallo shogun esplode in una profonda
ribellione che porta alla morte stessa dello shogun e all’insediamento di un nuovo governo. Viene
nominato un nuovo imperatore (il c.d. Imperatore illuminato) che compone il suo governo di funzionari
della corte imperiale e dai daimyo. Questo momento è ricordato anche come ‘’restaurazione di Meiji’’
poiché ‘’restaura’’ il potere dell’Imperatore giapponese. L’obiettivo del nuovo governo è la
modernizzazione, strumento per poter resistere all’avanzata colonizzatrice occidentale. Tale
modernizzazione deve essere attuata copiando le istituzioni occidentali che meglio si adattino alla società
giapponese.

19
La partecipazione francese è volta ad indebolire la potenza cinese, il suo scopo è di aprirsi una via alla costituzione di una
propria area coloniale nell’Asia orientale (Vietnam).
CAPITOLO 18 POPOLAZIONE E PRODUZIONE
Intorno alla metà dell’Ottocento, in Europa si va imponendo una nuova corrente artistica: il realismo – v.
Jean-Francois Millet, Angiolo Tommasi, Claude Monet. Le opere dell’epoca aiutano a vedere un quadro
delle caratteristiche principali
-crescita demografica costante (dovuta ad una diminuzione del tasso di mortalità) si muore di meno e si
vive più a lungo.
-miglioramento dell’alimentazione e dell’igiene personale
-risanamento urbano (grandi parchi, risanamento quartieri più poveri, costruzione di un moderno sistema
fognario, depurazione delle acque potabili).
-progressi in campo medico
-Seconda Rivoluzione Industriale che ha delle caratteristiche proprie (rispetto alla prima):
 Inventori e scienziati professionisti (non più dilettanti) che compiono degli studi preparatori
 Aumento degli inventori tedeschi, italiani, statunitensi (non più solo britannici)
 Tutte le innovazioni riguardano essenzialmente settori produttivi nuovi: acciaio, materie chimiche,
energia elettrica.
 Finanziamenti, management (gestione), organizzazione della produzione20

In alcuni settori produttivi, le fabbriche stanno diventando molto grandi, per organizzare la produzione e
rendere più produttivi gli impianti, vengono studiati dei sistemi di razionalizzazione della produzione.
Frederisck W. Taylor  c.d. taylorismo  la sua applicazione più sistematica si ha negli Stati Uniti, dove
nel 1913, in una delle officine di Henry Ford viene messa in funzione la prima catena di montaggio.

Negli anni novanta dell’Ottocento, rispetto ai grani importati dall’America, i cereali prodotti dagli
agricoltori europei con l’impiego di tecniche produttive ancora scarsamente sofisticate hanno un costo di
produzione molto più elevato. Questa fase della storia agricola europea è stata chiamata ‘’crisi agraria’’ e ha
sollecitato tre tipi di risposte:
1. La richiesta di intervento di governi affinché introducano dazi protettivi in modo da riequilibrare il
prezzo fra i grani di importazione e quelli di produzione nazionale.
2. La contrazione di aree coltivate che vengono destinate ad altri usi, come ad es. l’allevamento del
bestiame.
3. L’adozione di tipi più efficienti di rotazione delle colture, di nuovi macchinari agricoli, di
fertilizzanti che aumentino la produttività

CAPITOLO 20 IL SOLE DELL’AVVENIRE


Nel corso dell’Ottocento il quadro sociale degli strati più umili ha subito delle profonde trasformazioni: gli
operai hanno potuto frequentare qualche classe almeno di scuola elementare; hanno imparato a leggere e a
scrivere e sono in grado di farsi un’idea autonoma della loro collocazione sociale o delle loro possibili
aspirazioni politiche. Nuovi pensieri e nuove speranze derivano, in forma magari semplificata, dai sistemi
filosofici elaborati da numerosi intellettuali e filosofici. Tra questi:

20
Alcune delle invenzioni: 1854 nascita del motore a scoppio- Eugenio Barsanti e Felice Matteucci
1876 nascita del motore a 4 tempi detto a ciclo otto - Nikolaus Otto;
1886 nascita della prima automobile - Karl Benz;
1892 nascita del motore a diesel - Rudolf Diesel;
1899 nascita della Fiat a Torino;
1900 nascita della prima automobile non carrozziniforme, mercedes
1871 nascita del telefono - Antonio Meucci
1895 nascita del proiettore cinematografico - fratelli Lumiere
- Claude-Henri de Saint-Simon, un aristocratico francese che teorizza la nascita di una futura società
dominata da produttori e da tecnici capaci di impiegare le innovazioni tecnologiche a beneficio
dell’intera collettività sociale
- Robert Owen, un industriale che cerca di costruire in Scozia un’impresa modello nella quale edifica
case per gli operai, mettendo in piedi anche scuole per i loro figli e luoghi di ritrovo e sociabilità per
tutti i membri della comunità
- Charles Fourier, muovendo da una visione critica dello sviluppo industriale, anch’egli immagina
che per evitarne i disastri possano essere costruite tante piccole comunità autosufficienti (i c.d.
falansteri), interamente basate su principi egualitari
- Etienne Cabet, il primo ad usare il termine ‘’comunismo’’ per descrivere la possibile società futura
che deve nascere dal superamento delle contraddizioni e dei contrasti della società industriale, per
dare vita a una dimensione sociale nella quale beni e strumenti di produzione siano posseduto e
gestiti in modo comunitario
- Pierre-Joseph Proudhon che nel saggio ‘’Cos’è la comunità’’ afferma che la proprietà è un furto e si
fa sostenitore di iniziative politiche anarchiche, favorevoli alla costruzione di una società priva di
Stato e perfettamente egualitaria, dove i lavoratori abbiano possesso dei mezzi di produzione e si
organizzino sulla base della collaborazione e dell’aiuto reciproco (mutualismo)
Le teorie di questi pensatori non sono però in grado di offrire un quadro chiaro e convincente sul quale
basare un’azione politica. È ciò che riescono a fare invece due pensatori tedeschi: Karl Marx e Friedrich
Engels, essi devono la loro fama all’analisi delle modalità di funzionamento del sistema capitalistico. Tale
analisi fonda quello che loro stessi chiamano ‘’socialismo scientifico’’ per differenziare la loro proposta da
tutte le precedenti teorie definite ‘’utopiste’’ perché basate solo su principi umanitari e non una serie analisi
economico-politica.
1848 pubblicazione del ‘’Manifesto del Partito comunista’’ – Marx e Engels presentano un primo disegno
delle trasformazioni in corso.
1867 il Capitale – una grande opera in tre volumi dove Marx e Engels sostengono che il sistema
capitalistico (nato dalla rivoluzione industriale) contiene in sé limiti e contraddizioni che lo spingono
irrimediabilmente verso una crisi generale che ne provocherà la fine.
1. Innanzitutto, tali limiti derivano dalla nuova struttura sociale che tende a polarizzarsi nel contrasto
tra gli interessi del proletariato e quelli della borghesia: tali contrasti provocano un vero e proprio
conflitto denominato ‘’lotta di classe’’.
2. Un secondo limite del capitalismo sono le crisi periodiche di sovrapproduzione: queste sono dovute
al sovrainvestimento di capitali in settori che finiscono per offrire più merci di quante il mercato
possa assorbirne. Tale dinamica è determinata dalla struttura sociale, poiché la massa crescente di
poveri proletari non può comprare i beni che il sistema continua a produrre.
Sulla base di questa analisi, Marx e Engels formulano una chiara proposta politica: sostengono che il
compito di coloro che aspirano alla costruzione di una società più giusta e libera è il creare organizzazioni
politiche capaci di diffondere visioni critiche del sistema capitalistico e quindi di accelerare l’evoluzione
della lotta di classe. L’esasperazione del conflitto sociale avrà come esito una rivoluzione che porterà alla
crisi conclusiva del capitalismo e alla creazione di una società nuova: è questo il compito del movimento
comunista che deve essere un movimento internazionale (Manifesto).

Il movimento operaio europeo è però spaccato in due: una corrente segue la prospettiva marxista e ritiene
con Marx che lo sviluppo del movimento debba passare attraverso la formazione di organizzazioni
politiche strutturate, finalizzate a preparare le condizioni per lo scoppio della rivoluzione. A questa
corrente si oppone la componente anarchica, guidata dall’esule russo Michail Bakunin che sostiene che non
sia necessario alla rivoluzione un partito guida (forte antiautoritarismo).
Nel 1872, dopo il Congresso dell’Associazione internazionale dei lavoratori tenutosi all’Aia, le strade delle
due componenti principali del movimento operaio si dividono radicalmente. Il movimento anarchico ha
una buona diffusione in aree prevalentemente rurali, a scarsa o modesta industrializzazione (Italia, Russia,
Spagna), e negli anni seguenti sfocia anche in correnti di pensiero che ritengono che la più importante
azione dimostrativa sia l’attentato terroristico contro i simboli della borghesia o contro importanti
personaggi politici.

Nel 1875, in Germania, viene fondato il primo partito socialista della storia europea: il Partito socialista dei
lavoratori di Germania (che nel 1891 prende il nome di Partito socialdemocratico tedesco) con migliaia di
iscritti. L’esempio tedesco si diffonde rapidamente nel resto d’Europa: nel 1880 viene fondato il Partito
operaio francese; nel 1889 il Partito socialdemocratico austriaco; nel 1892 il Partito socialista italiano.
Questi sono i primi partiti politici moderni – caratteristiche:
- Sono associazioni federali, nel senso che raccolgono le adesioni di numerose associazioni operaie e
contadine e si propongono di agire in loro nome sul piano nazionale. Le associazioni federate
pagano una quota associativa che almeno inizialmente costituisce la fonte primaria di
finanziamento di questi partiti
- Sono associazioni formali, nel senso che possiedono uno statuto approvato dai rappresentanti delle
associazioni che aderiscono al programma del partito. Lo statuto delinea gli obiettivi e i principi
fondamentali ai quali deve ispirarsi la vita politica del partito
- Si dotano di organi di stampa a diffusione nazionale (in Italia ricordiamo ‘’Critica sociale’’ di Turati
e ‘’l’Avanti!’’.
- I partiti socialisti si dotano di tutta una serie di associazioni collaterali che servono ad ampliare il
consenso intorno al partito (circoli ricreativi, associazioni giovanili, organizzazioni sindacali)
- Si dotano di canti, musiche, simboli e rituali che accompagnino la loro azione, con funzione di
propaganda e di proselitismo (bandiera rossa, il sole nascente, le spighe di grano)

CAPITOLO 21 NAZIONALISMO E RAZZISMO


A fine Ottocento ‘’insegnare la nazione’’ è molto più semplice che durante la prima metà dell’Ottocento.
Allora il nazionalismo era un linguaggio politico eversivo, che incontrava l’opposizione delle istituzioni e
delle polizie di molti Stati. Ora per ‘’insegnare la nazione’’ le élite degli Stati-nazione possono far ricorso ai
potenti strumenti istituzionali di cui dispongono la scuola, l’esercito e i rituali pubblici.

La scuola ha un ruolo centrale anche per un obiettivo pedagogico: educare milioni di bambini a pensarsi
come parte della propria comunità nazionale. A scuola viene insegnata la ‘’propria’’ lingua, la ‘’propria’’
letteratura, la ‘’propria’’ storia essenziali per la formazione di un bambino. La scuola poi insegna che il
cuore pulsante della nazione sta nel coraggio dei suoi giovani uomini, pronti a difenderla: la storia che si
insegna nelle scuole racconta soprattutto le vicende politico-militari (militarizzazione dell’idea di nazione).
Ogni nazione ha le sue guerre patriottiche da celebrare come momenti cruciali del farsi della nazione.
L’esaltazione del bellicismo, le donne come madri della nazione, gli uomini il braccio della nazione, sono
tutti concetti insegnati nelle scuole fin da bambini.

Un altro veicolo fondamentale del nazionalismo è l’esercito. Molti stati seguono infatti il modello prussiano
della circoscrizione obbligatoria dando vita alla tradizionale ‘’nazione in armi’’. Dal punto di vista
culturale, il processo comporta anche una sorta di militarizzazione della mascolinità: essere arruolato
nell’esercito è segno di una piena salute fisica, tanto da diventare una sorta di rito di passaggio che
trasforma un ragazzo in un uomo. Nelle caserme si impara la lingua ufficiale della nazione per impartire gli
ordini e comunicare con la truppa, ciò significa che le reclute devono mettere da parte i propri dialetti e
devono imparare la lingua ufficiale della nazione. Vige inoltre la pratica di dislocare le reclute in caserme
lontane, in questo modo esse imparano a conoscere il paese e si mescolano con i commilitoni che
provengono da altre città.

Il terzo aspetto riguarda i rituali pubblici. È proprio in questo periodo che si stabiliscono una serie di
simboli o di rituali che devono far riconoscere e onorare la propria appartenenza alla nazione: bandiere
nazionali, inni nazionali, le feste nazionali. Si diffonde anche un carattere mortuario delle celebrazioni
nazionali che conferisce un’aura di profondamente religiosa: il culto della morte, connaturato al
nazionalismo, proviene dalla tradizione cristiana. È il sacrificio della propria vita per la patria, che trova il
suo archetipo nella figura della Passione di Cristo e dei santi martiri.

Nella sua originaria elaborazione primottocentesca, il discorso nazionalista ha raramente delle componenti
razziste. Ma nel secondo Ottocento, l’insistenza del discorso nazionalista sul sangue e sui caratteri parentali
della comunità nazionale, si intrecciano con la riflessione ‘’scientifica’’ sulla differenza razziale. Sin dalla
metà degli anni settanta dell’Ottocento nei giardini zoologici e nelle grandi esposizioni universali delle città
europee vengono allestiti zoo umani, in cui le popolazioni di altri continenti vengono esposte come fossero
animali. La loro oggettiva ‘’animalizzazione’’ invita a pensare a questi ‘’altri’’ come a degli esseri inferiori,
vicini nella scala evolutiva alle scimmie. La più importante delle tesi elaborate nel nuovo razzismo dice che
non solo è possibile una classificazione delle razze, ma è possibile anche una loro chiara gerarchizzazione
attraverso la definizione di una scala la cui posizione di vertice è tenuta dalla razza bianca21.
Il valore scientifico di tutta la produzione saggistica razzista è nullo, né ha alcun fondamento l’idea di una
gerarchia tra le razze, ma per quanto riguarda la cultura politica occidentale, il punto essenziale è che
l’elaborazione razzista sembra dare un nuovo slancio all’identificazione delle comunità nazionali. Partendo
dall’antropologia razzista, infatti, una nazione viene ora definita in rapporto alle differenze che la separano
da qualche altra nazione identificata come inferiore, e per questo potenzialmente minacciosa e nemica.

In Europa il razzismo si concentra prevalentemente contro gli ebrei. Tra fine Settecento e Ottocento, con
modalità e tempi diversi, tutte le comunità ebraiche attraversano un processo di emancipazione, con
l’abolizione degli statuti differenziati in vigore in epoca moderna, che segregavano in vari modi le
comunità ebraiche fino alla forma estrema della reclusione in ghetti. Dopo l’emancipazione il grado di
integrazione con la società può variare di comunità in comunità. Nel corso dell’Ottocento e del primo
Novecento molti di coloro che vengono da famiglie ebraiche si procurano posizioni di spicco nel mondo
degli affari, delle professioni, della politica e della cultura. L’inserimento degli ebrei nelle società europee
occidentali non è accolto da tutti allo stesso modo: in alcuni casi vengono accolti con simpatia, in altri con
indifferenza, ma non di rado viene posta una certa ostilità.
Le radici dell’ostilità sono diverse. Da un lato esse trovano alimento nei miti del cristianesimo medievale: si
imputa agli ebrei di discendere da una popolazione responsabile dell’uccisione di Cristo, di compiere
pratiche omicide, di rapire i bambini cristiani per berne il sangue. Dall’altro lato sono gli stessi sostenitori
del discorso nazionalista a guardare con ostilità ad aspetti specifici della religione ebraica e, in particolare,
all’idea secondo la quale l’appartenenza alla comunità ebraica è garantita dalla pratica del matrimonio
intracomunitario (cioè solo tra ebrei). Esponenti nazionalisti cominciano a chiedersi se gli ebrei non siano
una nazione dentro la nazione, questo riceve impulso dal nuovo razzismo scientifico che fonda
l’antisemitismo, ovvero l’ostilità contro gli ebrei non in quanto membri di un gruppo religioso ma in

21
1853 Saggio sull’ineguaglianza delle razze umane di Joseph Arthur Gobineau – sostiene l’esistenza di tre razze: bianca, gialla,
nera, insiste sulla prevalenza della razza bianca e sul problema della decadenza delle razze causata dalla loro mescolanza.
1869 Il genio ereditario di Francis Galton – egli fonda l’eugenetica, cioè la disciplina che intende organizzare la riproduzione degli
individui in modo tale da ottenere tipi umani sempre più adatti alle condizioni ambientali che essi sono destinati a trovare
Georges Vacher de Lapouge: Le selezioni sociali; L’Ariano; Razza e ambiente sociale – la razza bianca europea è la razza
dominante per la migliore qualità fisica e intellettuale.
quanto appartenenti a una presunta razza particolare e diversa. Prova della diversità e della degenerazione
della razza ebrea sarebbero le caratteristiche psicofisiche: nasi adunchi, fisico debole, avidità, irritabilità.
Il più clamoroso episodio di antisemitismo ha luogo in Francia nel 1894 c.d. ‘’caso Dreyfus’’ 22.

CAPITOLO 33 LA POLITICA IN OCCIDENTE


La nazionalizzazione delle masse offre uno strumento importante di integrazione socio-politica, ma c’è
bisogno anche di risposte più materiali, che diano valore concreto al senso di appartenenza a una comunità
nazionale.
 L’estensione del diritto di voto: la democratizzazione, anche se in alcuni casi solo apparente, è
necessaria affinché le istituzioni riscuotano consenso23  ma ne restano escluse le donne (inadatte
psicologicamente; il loro compito è la casa e la maternità24.
All’inizio del Novecento il suffragio universale maschile esiste negli Stati Uniti, in Francia, in
Germania, in Spagna, in Austria, mentre forme di suffragio allargato sono state introdotte in Gran
Bretagna e in Italia.
 La creazione di sistemi previdenziali e assistenziali, che proteggano i lavoratori: politiche sociali che
proteggano i sindacati e mirino a migliorare le condizioni di lavoro.
 L’organizzazione di sistemi educativi elementari controllati dallo Stato (prima in mano esclusiva
della Chiesa). 1891 Rerum novarum: enciclica con cui papa Leone XIII condanna il socialismo,
sostiene lo sviluppo di una democrazia cristiana (ma ormai il processo di laicizzazione dello Stato è
in atto: alla sfera religiosa rimangono, di fatto, le questioni spirituali).

Stati Uniti
Nei decenni successivi alla guerra di Secessione si riaccende la lotta politica tra
- Partito democratico – sostiene un programma antiprotezionista, è a favore delle autonomie degli
stati e trova maggiormente appoggio tra gli agricoltori e i contadini bianchi del sud e dell’ovest
- Partito repubblicano – favorevole ad una politica protezionista, sostiene gli interessi delle grandi
industrie, i suoi maggiori sostenitori sono gli stati del Nord-est
La lotta politica usa diversi strumenti:
- Le ‘’macchine di partito’’ = organizzazioni locali affiliate all’uno o all’altro partito che si occupano di
reclutare militanti ed elettori
- Spoils system = affidamento di cariche pubbliche a persone indicate dai partiti o dalle coalizioni
usciti vittoriosi alle elezioni
- Clientelismo = tu mi dai il voto e io ti assicuro un vantaggio
- Corruzione
Alla fine degli anni ottanta si verifica una crisi agraria nelle campagne dell’ovest che fanno nascere le c.d.
Farmers Alliances, cioè delle alleanze in difesa degli interessi degli agricoltori che però non vengono
ascoltate dai partiti politici. È a questo punto che si sviluppa la contrapposizione città vs campagna: le
prime corrotte mentre le seconde sede di virtù. 1892 People’s Party (Partito populista) – le varie
associazioni dei farmers si uniscono in un solo partito che si presenta alle presidenziali dello stesso anno.
Dopo qualche anno e senza alcuna vittoria, però, il Partito populista si chiude, ma ciò che non viene
perduto è l’attacco moralistico contro la corruzione del sistema politico.

22
La destra, appoggiata anche dalla stampa cattolica, ne approfittò per imbastire una campagna, il cui scopo non era solo di
accusare Dreyfus, ma soprattutto quello di scagliarsi contro tutti gli Ebrei in generale, accusati di cospirare ai danni degli interessi
nazionali francesi.
23
Es: Benjamin Disraeli (Inghilterra), Otto von Bismark (Germania); John Stuart Mill (filosofo sulla libertà e sul sistema
rappresentativo) e William Gladstone
24
A sostegno della capacità anche politica delle donna: Harriet Hardy Taylor Mill. Negli Stati Uniti e in Inghilterra nascono i primi
movimento suffragisti. Tra i primi stati ad adottare il diritto di voto femminile: Australia (1903), Finlandia (1906), Norvegia
(1913).
1901-09 Età progressista, presidente repubblicano Theodore Roosevelt – periodo di grandi riforme. Uno dei
principali campi verso i quali si orientano le iniziative riformiste è quello della lotta contro le grandi
aziende o contro i trust di grandi aziende. Roosevelt promuove una serie di iniziative che lo presentano
come un vero trust-buster (distruttore di trust). In questo periodo vengono anche introdotte norme che
sono volte a tutelare i lavoratori (norme in caso di infortunio e malattie). L’azione antitrust ha un suo
corrispettivo nella lotta contro la corruzione politica (ad esempio norme che vincolano lo spoils system)
Nel 1912 l’azione di riforma prosegue con Thomas Woodrow Wilson, capo del partito democratico.

Proprio con la presidenza di Roosevelt ha inizio l’espansione imperialistica statunitense accompagnata da


una retorica che esalta il destino e la missione degli Stati Uniti nel mondo. Ad esempio, viene istituito il
Flag Day, giornata che commemora l’adozione della bandiera a stelle e strisce (avvenuta nel 1777); il
Columbus Day, festa celebrata per ricordare la scoperta dell’America; il giuramento alla bandiera da parte
degli scolari. Il gioco della coesione nazionale americana funziona meglio però se ci sono ‘’stranieri in
patria’’ di cui diffidare, da disprezzare e da emarginare: gli afroamericani25.

Regno Unito
Nel Regno Unito gli anni sessanta-ottanta dell’Ottocento sono caratterizzati da una continua alternanza al
governo di conservatori e di liberali. In questa fase, il confronto politico tra i due schieramento ha come
esito l’approvazione di due riforme elettorali che ampliano considerevolmente il diritto di voto. L’aumento
della dimensione dell’elettorato induce entrambi gli schieramenti politici a dotarsi di forme organizzative
permanenti: si formano i moderni partiti politici.
In questi anni sono due i temi principali dell’agenda politica britannica:
1. Il rapporto con le classi operaie e con il movimento sindacale
2. La questione dell’Irlanda
Nel 1871 la Trade Union Act da pieno riconoscimento legale ai sindacati (trade unions).
1880 Employers Liability Act – stabilisce il principio della responsabilità oggettiva dell’imprenditore per gli
infortuni sul lavoro.
Insomma, questi anni sono caratterizzati da un collaborazione politica tra l’organismo che coordina i
sindacati (Trades Union Congress) e il Partito liberale.

Più drammatica è la questione irlandese. In Irlanda, da un paio di secoli ormai, l’unione con la Gran
Bretagna è vissuta come una sottomissione.
- Buona parte delle proprietà terriere, in particolare nel nord dell’Irlanda (nella regione di Ulster),
sono in mano a proprietari britannici (inglesi o scozzesi).
- I britannici sono protestanti, mentre gli irlandesi sono cattolici
- I britannici parlano inglese e hanno imposto alla popolazione locale, che parlava il gaelico, di
parlare a loro volta in inglese.
Si forma un raggruppamento politico irlandese, di orientamento nazionalista, capeggiato da Charles
Parnell il quale fonda nel 1882 la Irish National League, organizzazione politica nazionalista che adotta un
programma esplicitamente autonomista.

Di fronte a una possibile crisi di governo, Gladstone (del partito liberista inglese), per ottenere più voti,
afferma di essersi convinto della necessità di concedere all’Irlanda la Home Rule (una larga autonomia che
prevedeva anche la ricostruzione di un parlamento irlandese). Davanti a questo programma, alcuni liberali
guidati da Joseph Chamberlain decidono di uscire dal partito in nome della conservazione dell’unione del
25
1915 esce il film ‘’Nascita di una nazione’’ uno dei film più razzisti della storia.
Regno Unito e della supremazia britannica sull’Irlanda. La crisi che scoppia attorno alla questione della
Home Rule apre una lunga fase di crisi per il partito liberale, mentre aumenta il consenso per il partito
conservatore (guidato ora da Chamberlain): nuove iniziative coloniali, rafforzamento della flotta e
dell’esercito, politiche volte al rafforzamento del patriottismo.
In questi anni, la monarchia della regina Vittoria ha si perso peso politico, ma comincia ad acquistare un
forte peso simbolico e di prestigio.

La crisi del partito liberale termina nel 1903, quando i liberali sottoscrivono un accordo elettorale con il
Labour Representation Committee, il nuovo organismo che sta ponendo le base per un partito autonomo
della classe operaia. Si apre una stagione di riforme liberali, volte alla tutela dei lavoratori.
1911 Parliament Act – stabilisce che i Lord possono respingere tutte le leggi, ma solo due volte; quando un
disegno di legge sia approvato per una terza volta nella medesima sessione dalla Camera dei Comuni, esso
acquista automaticamente il valore di legge senza che ci sia bisogno di un’ulteriore discussione davanti ai
Lord. In questi anni sono due le questioni principali:
1. Le iniziative del movimento suffragista
2. La questione irlandese (di nuovo)

La Francia della Terza Repubblica


1875 – le leggi costituzionali stabiliscono i tratti fondamentali del sistema politico francese: la Francia è una
Repubblica presidenziale con un Parlamento bicamerale, all’interno del quale la Camera dei deputati è
eletta a suffragio universale maschile. La vita politica francese è dominata soprattutto dai raggruppamenti
parlamentari repubblicani e radicali: è difficile parlare di partiti politici, poiché tutta la loro azione politica
prende impulso da fluide alleanze. A ciò si aggiunga che l’azione politica di questi gruppi si fonda su un
ricorso frequente al clientelismo elettorale e alla corruzione.

A causa della mancanza di una stabilità politica, la Terza Repubblica rischia di cadere di fronte a un colpo
di Stato. Il primo episodio vede come protagonista il generale MacMahon, ma nessun cambiamento. Il
secondo episodio vede il generale Boulanger e la sua fulminea ascesa e caduta. Una terza crisi è dovuta al
c.d. ‘’affare Dreyfus’’.
I segni di fragilità palesati dal sistema politico nel corso di queste crisi sono tuttavia controbilanciati da una
notevole azione legislativa realizzata dai governi repubblicani e radicali; gli ambiti di azione più rilevanti
riguardano la laicizzazione dello stato e la legislazione sociale.
- Vengono approvate leggi che riorganizzano il sistema educativo, rendendo l’istruzione elementare
obbligatoria e gratuita e tutto il sistema educativo viene posto sotto il controllo dello Stato. Questo
permette di insegnare agli studenti fin da bambini l’amore per la patria francese.
- Organizzazione dell’esercito sulla coscrizione militare obbligatoria
Questi processi fanno si che tutta la popolazione impari a far parte della comunità nazionale francese.
Per quanto riguarda la legislazione sociale, il tratto comune dei governi repubblicani e radicali della Terza
Repubblica è che nei confronti della questione operaia essi procedono con una sistematica alternanza di
politiche repressive e di misure di assistenza sociale.

Germania imperiale
Nel 1871, al momento della formazione del nuovo Impero tedesco, viene introdotta una Costituzione che
disegna un’architettura costituzionale saldamente centrata sul predominio dell’Imperatore e dell’esecutivo
da lui nominato; tuttavia, è prevista la formazione di un Parlamento imperiale, composto da una camera
bassa (Reichstag) e da una camera alta (Bundesrat).
L’allora cancelliere Otto von Bismark è convinto che la forza della nobiltà debba essere conservata, ma solo
attraverso un suo adattamento ai tempi nuovi, che comporta l’eliminazione di privilegi che ormai sono
parte del passato. Bismark, tra i suoi primi atti di governo, fa passare un piano per la definitiva abolizione
delle giurisdizioni feudali: tutte le funzioni prima dipendenti dal signore feudale sono sottratte ora alla sua
autorità.
Una delle più importanti formazioni politiche esterne alla maggioranza di Bismark è lo Zentrum, il partito
cattolico. Secondo il suo programma, lo Zentrum intende tutelare la libertà della Chiesa, l’esistenza delle
scuole cattoliche, il carattere cristiano del matrimonio. Davanti alla formazione di un partito cattolico
organizzato, Bismark decide di attaccare con forza la Chiesa cattolica e propone due obiettivi di governo:
1)una completa laicizzazione delle istituzioni statali; 2)un ridimensionamento della forza politica dello
Zentrum  questa fase del confronto politico viene denominata Kulturkampf (lotta per la civiltà).
Nel 1875, la fondazione del Partito socialista dei lavoratori di Germania induce il cancelliere a mutare la
seconda linea di azione, individuando proprio nel Partito socialista una minaccia politica e sociale ben
maggiore rispetto a quella costituita dallo Zentrum. Ora, la principale fonte di conflitto politico diventa
quello con i socialisti.

Dal 1878, si apre una fase politica nuova, nella quale Bismark alterna un’azione duramente repressiva a una
politica intelligentemente innovativa in campo sociale. Ad esempio, fa approvare un durissimo pacchetto
di leggi antisocialiste che prevede la proibizione delle assemblee, delle manifestazioni e delle pubblicazioni
a stampa che abbiano lo scopo di incitare al rovesciamento del vigente ordine sociale. Accanto a ciò,
Bismark predispone però anche un complesso piano di leggi sociali attraverso il quale viene organizzato un
sistema di assicurazione obbligatoria per le malattie e gli infortuni sul lavoro e un sistema di pensioni di
anzianità per i lavoratori.

Nel 1890 Bismark viene spinto dal nuovo imperatore Guglielmo II a dare le dimissioni per aver trascurato
la politica estera tedesca. Il Neuer Kurs della politica tedesca si manifesta subito con l’abbandono delle
leggi antisocialiste, mentre continua a restare in vigore il sistema assistenziale, oltre a ciò si investe sulle
iniziative coloniali (Africa) e sul riarmo dell’esercito e della marina.

Tanto l’epoca di Bismark, quanto quella successiva dominata dalla figura di Guglielmo II, vedono una
straordinaria fioritura di iniziative nazional-patriottiche: si inventano tradizioni cerimoniali; nelle scuole
viene anche in Germania ‘’insegnata la nazione’’; vengono costruiti numerosi monumenti nazionali.

L’Impero Austro-Ungarico
Dopo la sconfitta subita nel 1866 contro la Prussia, la riforma costituzionale approvata nel 1867 ha creato la
c.d. monarchia dualistica, basata sulla formazione di due entità statali distinte (Austria e Ungheria), dotate
di istituzioni proprie, ma unite sotto l’autorità sovrana dell’imperatore Francesco Giuseppe.
Il governo austriaco, sostenuto da una maggioranza liberale, prosegue sulla via delle riforme avviando una
coraggiosa politica di laicizzazione. Una politica di questo genere suscita la reazione negativa di una parte
dell’opinione pubblica cattolica, ma non diviene un problema tanto grave quanto la questione in Boemia e
Moravia. Qui, i capi politici dei gruppi nazionalisti cechi, criticano duramente la riforma costituzionale del
1867 perché non ha concesso alcuna autonomia alla nazione ceca. Il caso di Boemia e Moravia è piuttosto
complesso: la maggioranza della popolazione è di etnia ceca, ma vi vive anche una numerosa popolazione
di lingua e cultura tedesca. Il ministro von Taaffe, nel tentativo di dirimere la quesitone, presenta un
programma che prevede la sistematica suddivisione dei distretti boemi sulla base delle maggioranze
etniche (tedesca o ceca) che vi vivono, procedendo caso per caso al riconoscimento di parziali autonomie
all’uno o all’altro gruppo etnico.
Il quadro politico austriaco viene messo in crisi non solo dall’agitazione boema, ma anche dalla formazione
di tre realtà politiche in netto contrasto tra loro:
1. Movimento pangermanico – favorevole alla confluenza della parte tedesca entro l’Impero tedesco
2. Partito socialdemocratico – chiede la priorità di nuove riforme sociali
3. Partito cristiano-sociale – fondamentalmente conservatore26

Intanto, la situazione in Boemia è talmente grave che nel 1908 il governo austriaco è costretto a proclamare
lo stato d’assedio in Boemia. Di fronte a una situazione politica così difficile, i governi di inizio Novecento
cominciano a far ricorso ai decreti di emergenza, una forma di legislazione prevista dalla Costituzione che
esclude la discussione parlamentare. Ma purtroppo questa decisione non risolve il conflitto.

Non meno difficile è la situazione nella parte ungherese dell’Impero: la classe politica ungherese si oppone
ad ogni richiesta di autonomia avanzata dalle numerose minoranze etniche presenti nell’area (croati, serbi,
rumeni, …) spesso in contrasto tra loro (croati vs. serbi).

Russia zarista
L’attentato che uccide Alessandro II (1881) pone fine a un periodo di importanti riforme, la più significativa
delle quali era stata l’abolizione della servitù della gleba. Il figlio, Alessandro III, mette in atto una politica
duramente repressiva: le popolazioni non russe per lingua o religione (polacchi, ucraini, finlandesi) sono
sottoposte a un processo di russificazione.
Nel 1905 scoppia una rivoluzione antizarista, quando gli operai di alcune fabbriche decidono di indire uno
sciopero, a cui segue un’affollata processione, guidata da un pope (sacerdote della Chiesa ortodossa) che si
dirige a Palazzo d’Inverno dove le truppe attaccano la folla, provocando più di cento morti e diverse
centinaia di feriti27. Per evitare un aggravamento della crisi, lo zar Nicola II decide di convocare un
Parlamento elettivo, la Duma. Ma ai primi risultati elettivi, lo zar, non soddisfatto dai risultati, scioglie
autoritativamente la Duma riformando un governo profondamente conservatore.

Ripercorrendo le vicende analizzate in questo capitolo, se ne può ricavare una generale tipologia dei
sistemi politici, classificati in base alle loro maggiori o minori capacità di adattamento alle nuove condizioni
create dal formarsi della società di massa:
a) I sistemi politici statunitense e inglese – hanno élite dirigenti che si mostrano in grado di innovare
profondamente le regole del gioco politico e, al tempo stesso, di trovare soluzioni per integrare le
masse operaie. Questo non vuol dire che non ci siano cari prezzi da pagare: negli Stati Uniti i neri e
gli indiani sono esclusi dalla politica; nel Regno Unito sono gli irlandesi a rimanere insoddisfatti.
Questi processi di marginalizzazione contribuiscono a rinsaldare il senso di appartenenza a coese
comunità nazionali formate in un caso dai bianchi americani e nell’altro dagli inglesi e dagli
scozzesi protestanti.
b) In Francia e in Germania le innovazioni politiche attuate non assicurano una piena e tranquilla
integrazione dei numerosi gruppi politici esistenti, i quali hanno spesso progetti e visioni molto
distanti tra loro. Tuttavia, anche in questo caos, efficaci processi di nazionalizzazione delle masse
conferiscono una certa stabilità ai sistemi politici
c) A Est, i due Imperi dell’Europa centro-orientale sono in gravissima difficoltà. Le élite austriache si
trovano a fronteggiare le proteste delle minoranze nazionali e la formazione di partiti politici
antisistema; in Russia, l’irrigidimento del governo zarista porta il sistema politico a un punto di
rottura. I due Imperi risultano le formazioni politiche più fragili del mondo occidentale.

26
Il fondatore, Karl Leuger adotta un nuovo stile politico: il comizio, attraverso il quale vuole mantenere un contatto costante e
diretto con i suoi sostenitori.
27
La processione aveva come scopo anche la presentazione di una petizione allo zar per la fine della guerra tra Russia e
Giappone
CAPITOLO 23 LA POLITICA IN ITALIA DI DEPRETIS E GIOLITTI
In Italia, il processo di laicizzazione delle istituzioni, avviato da Cavour nel Regno di Sardegna, è
proseguito con l’azione politica dei governi della Destra storica ed è culminato con l’annessione nel 1870
dello Stato Pontificio. Ciò ha comportato una rottura diplomatica e politica piuttosto grave con il pontefice
Pio IX. Il mondo cattolico si organizza attraverso un’associazione politica nazionale, l’Opera dei Congressi,
fondata nel 1874 che è strettamente dipendente dal pontefice. Il tratto politico di questa associazione (e di
molte altre di stampo cattolico) sta nella decisione di non partecipare alle elezioni politiche come segno di
disconoscimento del Regno d’Italia.
Negli anni settanta dell’Ottocento, inoltre, accade che una sezione dello schieramento liberale inizia a
puntare alla destituzione della Destra storica: questa nuova forza politica è composta da diversi uomini
politici sommariamente raccolti sotto l’etichetta di Sinistra storica (una sinistra liberale). Questi uomini, pur
non costituendo un partito politico strutturato, sono accomunati dal percorso biografico che hanno alle
spalle e dagli obiettivi politici che si propongono di raggiungere: tra di essi spiccano i nomi di Agostino
Depretis, Francesco Crispi, Benedetto Cairoli, Giovanni Nicotera. Questi uomini in comune hanno che tutti,
in gioventù, sono stati dei convinti repubblicani partecipando anche alle azioni di Mazzini e Garibaldi, ma
al momento dell’unificazione hanno deciso di sacrificare i loro ideali repubblicani in nome
dell’indipendenza della nazione italiana sotto la guida di Vittorio Emanuele II28.
Nel 1876, una crisi interna alla Destra storica determina un rovesciamento delle alleanze politiche che
permette ad Agostino Depretis di costituire un governo della Sinistra (i contemporanei parlano anche di
‘’rivoluzione parlamentare’’). La crisi nasce da un problema relativo alla gestione delle ferrovie: negli anni
precedenti, difatti, queste erano gestite da aziende private con aiuti finanziari da parte dello Stato. Negli
anni precedenti la crisi, la Destra aveva in progetto di nazionalizzare le linee ferroviarie entrando in
contrasto sia con la Sinistra sia con alcuni esponenti della destra che avevano interesse a mantenere le
ferrovie private.
 La c.d. rivoluzione parlamentare nascerebbe quindi da un conflitto di interessi

Il governo di Depretis concede fin da subito delle aperture ai rappresentanti della Destra perché non si
irrigidiscano in una dura opposizione creando una crisi. La sua parola d’ordine è ‘’trasformazione dei
partiti’’: è un modo conciliante di accompagnare il cambio di maggioranza. Di fatto, con le sue parole,
Depretis invita gli esponenti della Destra ad avvicinarsi alla maggioranza di Sinistra e a sostenerla, in nome
di una rinnovata concordia nazionale.
Negli anni seguenti, l’azione politica dei governi di sinistra si qualifica per due riforme molto importanti:
1. L’istruzione elementare – porta l’obbligo della frequenza scolastica ai nove anni
2. L’allargamento del suffragio elettorale – la nuova legge abbassa il limite di età (si può votare a 21
anni); abbassa il livello di reddito richiesto; ma soprattutto introduce un requisito alternativo,
l’alfabetismo, estendendo il diritto di voto ai maschi adulti che mostrano di saper leggere e scrivere,
o che hanno concluso il ciclo elementare obbligatorio.
La riforma elettorale cancella la distinzione tra Destra e Sinistra e crea in Parlamento un grande Centro
liberale, quasi privo di opposizioni. In un discorso tenuto nel 1882, Depretis invita gli esponenti della
destra a unirsi alle fine della Sinistra: il suo scopo è quello di togliere spazio alle possibili opposizioni
antisistema29.

In questi anni avviene il c.d. scandalo della Banca romana – in quell’occasione si accertano che la Banca
Romana, istituto privato di credito abilitato all’emissione di cartamoneta per conto dello Stato, ha emesso
illegalmente una enorme quantità di moneta. Nel corso dell’istruttoria emerge che la Banca romana, negli
anni precedenti, ha regolarmente concesso a diversi politici (tra i quali anche Francesco Crispi e Giovanni
28
Francesco Crespi più volte dichiarerà ‘’la monarchia ci unisce, la repubblica ci divide’’
29
Questa operazione si basa sull’effettiva vicinanza ideologica dei liberali di Destra e di Sinistra.
Giolitti) finanziamenti in cambio di sostegni e coperture per la propria attività. Lo scandalo viene però
coperto con motivazioni pretestuose che assolvono tutte le persone sotto inchiesta.

Nel 1887 muore Depretis, al suo posto, alla guida del governo subentra Francesco Crispi, il quale formula
un programma politico che si sostanzia in quattro punti fondamentali:
1) Nazionalizzazione delle masse – è in particolare con la sinistra di Crispi che la classe politica
italiana si impegna in un’intensa azione di diffusione dei simboli e dei valori che devono servire a
insegnare la nazione alle masse (ecco che ora Vittorio Emanuele II, Mazzini, Garibaldi diventano
eroi nazionali)
2) Riforma istituzionale (è di questi anni, del 1889, il codice penale detto Codice Zanardelli che
abolisce la pena di morte)
3) Repressione dei conflitti sociali – le potenzialità repressive del governo di Crispi sono testimoniate
in particolare dalla repressione di una crisi che scoppia in Sicilia, guidata dai c.d. Fasci dei
lavoratori. Crispi interviene alle sommosse proclamando lo stato d’assedio dell’isola portando a
processo migliaia di persone. Un po’ accadde a Bismarck (uomo politico che Crispi ammirava
molto) l’azione repressiva ha solo un parziale successo poiché non basta a distruggere il Partito
socialista che si diffonde rapidamente, specie nelle campagne della Val Padana e nelle città
industriali del Nord d’Italia.
4) Avvio di una politica coloniale – Crispi vorrebbe trasformare l’Italia in una delle grandi potenze
mondiali, ma il progetto viene fermato dalla grave sconfitta (sconfitta di Adua) della campagna in
Etiopia e porta alle dimissioni di Crispi.

La crisi di fine secolo non tocca solo il governo Crispi, ma sfocia un po’ ovunque, con manifestazioni e
proteste (ad esempio a causa dell’aumento del prezzo del pane). Di fronte al grande numero di rivolte e di
sconfitte delle decisioni politiche governative, l’unità liberale costituita con il trasformismo di Depretis si
spezza: tra il 1899 e il 1900 in Parlamento si fronteggiano due raggruppamenti, uno liberal conservatore e
l’altro liberal-progressista con idee diverse e contrastanti.
- I conservatori (guidati dalla figura di Sonnino) sostengono che ci sia bisogno di una
riorganizzazione degli assetti costituzionali che restituisca al re la centralità del potere.
- I liberali, guidati da Giuseppe Zanardelli e da Giovanni Giolitti, si oppongono all’idea di un potere
accentrato nelle mani del re.
Il 29 luglio 1900, a Monza, l’anarchico Gaetano Bresci spara al re Umberto I e lo uccide. A Umberto I
succede il figlio, Vittorio Emanuele III che, allo scopo di attenuare le tensioni, da l’incarico di Primo
ministro a Zanardelli, il quale come ministro dell’interno sceglie Giolitti.

È proprio Giovanni Giolitti, negli anni che seguono, a dare il tono politico al governo: egli è convinto che
l’obbiettivo da perseguire per lasciarsi alle spalle la crisi di fine secolo sia l’attuazione di un programma
volto a realizzare l’integrazione delle masse nella cornice dello Stato liberale. Per ottenere questo scopo
ritiene necessario che lo Stato e il governo svolgano un’azione di arbitrato neutrale nelle lotte sociali, senza
intervenire in modo brutale, specie nel caso di conflitti di lavoro.
Dopo la morte di Zanardelli nel 1903, Giolitti diventa presidente del Consiglio. Fin da subito Giolitti si
adopera affinché cessi il sistematico ricorso alla forza pubblica per bloccare o dispendere gli scioperanti.
Con la nuova neutralità della forza pubblica, i conflitti di lavoro aumentano in modo notevole; le aree calde
sono concentrate soprattutto al Nord e in particolare nella Valle Padana.
La nuova politica giolittiana aumenta i conflitti non solo nel settore agrario ma anche nel settore industriale
per migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle masse, sia Zanardelli quanto Giolitti cercano di avviare
i primi interventi che inaugurano una nuova politica sociale (purtroppo però gli interventi legislativi sono
molto disorganici). Tra le nuove normative ricordiamo: l’introduzione di limiti all’impiego delle donne
nelle fabbriche; una legge sul lavoro minorile; leggi sulle assicurazioni obbligatorie contro gli infortuni per i
lavoratori; viene autorizzata la municipalizzazione dei servizi pubblici, ciò significa che i comuni possono
gestire in proprio, con società da loro costituite, servizi come l’erogazione di gas, elettricità, trasporti.
Nel 1905 viene approvata la nazionalizzazione delle ferrovie, la cui proprietà e gestione passa così allo
Stato.

Un aspetto della politica economica e sociale messa in atto dai governi di inizio Novecento ha una
connotazione territoriale specifica e intende far fronte a quella che viene chiamata ‘’questione
meridionale’’, cioè il ritardo relativo nello sviluppo socio-economico delle regioni che prima dell’Unità
hanno fatto parte del Regno delle due Sicilie. Sin dai primi anni dopo l’Unificazione, il divario economico
tra Italia meridionale e Italia settentrionale si è accentuato.
Una peculiarità dell’Italia meridionale è la formazione di gruppi criminali organizzati già ben strutturati in
Sicilia (mafia) e a Napoli (camorra). In Sicilia la mafia si è formata dopo l’abolizione delle istituzioni feudali
(avvenuta all’inizio dell’ottocento): gli armigeri dei feudi, non esistendo più i feudi, si mettono in proprio e
operano sul mercato, compiendo estorsioni, furti di bestiame e offrendo forzatamente la loro protezione ai
proprietari terrieri o ai commercianti. Oltre a implicazioni civili e politiche, queste formazioni criminali
comportano un pesante costo aggiuntivo per l’economia meridionale nei confronti dei quali svolgono
un’azione parassitaria: esse rendono meno competitive, e quindi meno redditizie, le attività imprenditoriali
sia in campo agricolo, commerciale e industriale. Una delle più grandi accuse che gli oppositori lanciano a
Giolitti, è proprio quella di non aver fatto nulla per combattere seriamente la criminalità organizzata del
sud d’Italia, anzi, di aver anche tollerato che politici del suo schieramento abbiano fatto uso proprio dei
servigi di malviventi per intimidire gli elettori  è per questo che Gaetano Salvemini arriva a chiamare
Giolitti ‘’ministro della malavita’’. Se Giolitti non fa nulla per combattere la malavita, comunque bisogna
riconoscergli che riesce ad avviare un piano legislativo per aiutare le economie meridionali attraverso la
c.d. ‘’legislazione speciale’’, cioè all’emanazione di leggi che hanno applicazione solo per determinati
soggetti e per specifiche aree del territorio.

Si possono riassumere così i diversi campi di intervento socio-economico attuati dai vari governi di inizio
Novecento, soprattutto quelli guidati da Giolitti:
a. Sostegno diretto alle industrie, specie quelle siderurgiche e meccaniche, al fine di potenziare
l’esercito e la marina
b. Nuova politica sociale che introduce norme di protezione e previdenza sociale per i lavoratori e
riduce l’uso della forza pubblica per risolvere i conflitti di lavoro; l’aumento degli scioperi comporta
un aumento delle retribuzioni dei lavoratori e l’aumento delle retribuzioni comporta un aumento
della domanda dei beni di consumo
c. Nazionalizzazione delle ferrovie, municipalizzazione dei servizi, sono esempi di interventi che
hanno come effetto la riduzione delle tariffe
d. Legislazione specifica al meridione
Dal 1899 al 1914, l’economia italiana attraversa una stagione felice.

Dal 1903 i deputati socialisti ritirano l’appoggio al governo Zanardelli, e un anno dopo si impone una
corrente intransigente, che vuole sperimentare metodi di lotta più decisa nei confronti dei governi borghesi
(come quello di Giolitti). Nell’autunno del 1904 viene organizzato il primo sciopero generale della storia
d’Italia. Nel 1906 viene istituita la Confederazione Generale del Lavoro (Cgl), organo centrale di
coordinamento di tutte le varie associazioni sindacali di orientamento socialista.

Il 1911 è l’anno del cinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia e si aprono grandi celebrazioni. Il poeta
Giovanni Pascoli definisce il 1911 ‘’l’anno santo della Patria’’.
In quello stesso anno, sfruttando una grave crisi scoppiata all’interno dell’Impero ottomano, il governo
Giolitti decide di approfittarne per impossessarsi della Libia inviando un ultimatum. Nel 1912, dopo una
durissima guerra, viene firmato il trattato di pace di Losanna dove si riconosce la sovranità italiana sulla
Libia.

Nel 1912 viene approvata in Parlamento una riforma proposta da Giolitti: secondo la nuova legge elettorale
diventano elettori i maschi di oltre 21 anni capaci di leggere e scrivere, e i maschi analfabeti che abbiano
compiuto 30 anni e fatto il servizio militare.

Il Partito socialista italiano (Psi) in questi anni è dominato da una maggioranza favorevole agli
intransigenti, cioè alla sinistra radicale e rivoluzionaria, guidata da un giovane romagnolo: Benito
Mussolini, il quale assume anche la direzione dell’Avanti! (il giornale del partito). Risulta chiaro che non è
più possibile collaborare con il Psi e per evitar che i socialisti vincano le elezioni, in molti collegi i candidati
liberali stringono un accordo elettorale con i cattolici. Queste prime alleanze altro non sono che la promessa
per quello che accadrà nel 1913 quando diventa un’iniziativa politica nazionale: il c.d. Patto Gentiloni.

CAPITOLO 24 L’OCCIDENTE ALLA CONQUISTA DEL MONDO


Tra il 1870 e il 1914 l’espansione coloniale occidentale non di ferma. La globalizzazione economica ne riceve
una spinta ulteriore: parti intere del mondo sono sotto il controllo economico di imprenditori e finanzieri
euro-americani. Il dato veramente nuovo è la conquista politica e militare quasi integrale di almeno tre
continenti: l’Oceania, l’Africa e l’Asia. Entra in uso il termine ‘’imperialismo’’ per sottolineare
un’aspirazione, e una mentalità, che le classi dirigenti dell’epoca sembrano coltivare visti i numerosi Stati
che assumono il titolo di Impero (Germania, Austria-Ungheria, Russia, Ottomano, Giappone). Il termine
indica anche il grande salto di qualità dell’espansione coloniale di fine secolo. Esso è favorito dal
grandissimo divario tecnologico con il resto del mondo, in particolare nell’industria bellica.

Uno dei motivi principali che spinge l’espansione coloniale sono gli interessi economici: i paesi lontani
possono offrire materie prime, nuovi mercati, aree di investimento. Importante è l’opera di Nicolaj Lenin
‘’L’imperialismo, fase suprema del capitalismo’’ del 1917 nella quale ritiene che la ricerca di nuovi mercati
sia l’ultima fase di sviluppo del capitalismo a causa della piena saturazione dei mercati interni.

Ci sono due forme di dominio coloniale


- Dominio indiretto (ad esempio quello più che altro economico esercitato dalla Gran Bretagna
sull’America centro-meridionale) che non sfocia mai in un’occupazione militare o in una
imposizione politica
- Dominio diretto (praticamente tutti gli altri casi) segue la regola della conquista militare e del
dominio territoriale diretto. Un esempio è il caso dell’Egitto sottoposto al dominio britannico dal
1882.

Alcuni tra i conflitti coloniali da ricordare:


>Britannici e russi in Afghanistan
>la crisi di Fashoda (1898) tra Francia e Regno Unito in Sudan
>la guerra boera (1899-1902) – i boeri (contadini) sono una popolazione di origine olandese che avevano
creato due Stati Liberi (Stato Libero dell’Orange e Stato del Transvaal) quando la Colonia del Capo era
caduta sotto il dominio britannico. Quando nel 1900 la guerra non sembra fermarsi, il comandante
dell’esercito britannico sudafricano ordina azioni di grande brutalità: le fattorie boere vengono distrutte e le
persone che vi vivono sono deportate e chiuse nei primi campi di concentramento della storia. Nel 1902 i
due Stati Liberi vengono inglobati nell’Unione sudafricana.
>la guerra ispano-americana – da tempo gli Stati Uniti hanno terminato l’espansione ad ovest e hanno tutti
gli strumenti necessari per iniziare un’espansione coloniale autonoma. Nel 1898 viene autorizzato
l’intervento militare diretto a Cuba contro la Spagna a sostegno delle forze militari cubane indipendentiste.
Il trattato di pace riconosce l’indipendenza di Cuba, ma è un’indipendenza puramente nominale: lo Stato
cubano rimane sotto il protettorato informale degli Stati Uniti, mentre le grandi imprese statunitensi
controllano gran parte dell’economia cubana.
>due guerre del Giappone: contro la Cina e contro la Russia – in particolare, la guerra contro la Russia ha
un grande significato simbolico perché segna la prima grande vittoria di una potenza non occidentale in un
conflitto contro una potenza europea.
>due crisi marocchine tra Germania e Francia
NB tutta questa sequenza di crisi coloniale, produce effetti tutt’al più locali, senza particolari riverberi sul
quadrante diplomatico o militare europeo.

Tra il 1870-1914 prendono corpo all’interno delle stesse colonie delle forme di resistenza antioccidentale. In
tutti i casi, la resistenza è animata dalla riscoperta delle radici religiose dei popoli colonizzati (soprattutto
per quanto riguarda islamismo e induismo) e ad un nazionalismo interno.
>nuclei di resistenza islamica all’interno dell’Impero britannico – i più significativi movimenti di rinascita
islamica si sviluppano in tre aree dell’Impero coloniale inglese: in due casi (Sudan e Somalia) essi danno
vita a concreti tentativi di ribellione, guidati da capi religiosi islamici che fanno appello alla jihad, cioè alla
guerra santa contro i popoli infedeli; nel terzo caso (Egitto) la resistenza stimola la nascita di due correnti
tra loro collegate, una verso il rinnovamento della religione islamica, l’altra verso l’elaborazione di
un’identità nazionale. Il primo movimento nasce nel 1881, quando Muhammad Ahmad, un religioso
musulmano del Sudan, si autoproclama Mahdi: il termine significa ‘’il guidato’’ e designa una sorta di
messia islamico inviato per risollevare le sorti della sua religione. In virtù di questo, Muhammad Ahmad
esorta i musulmani del Sudan affinché si ribellino contro il dominio inglese, ma dopo alcune vittorie,
l’esercito inglese dotato di mitragliatrici automatiche stermina i rivoltosi. Sempre nello stesso anno, scoppia
una seconda ribellione politico-religiosa nella Somalia britannica con a capo Mohammed Abdullah Hassan
(il c.d. Mullah pazzo, così chiamato dagli inglesi). Anche questa guerriglia verrà stroncata dalla moderna
aviazione inglese.
In Egitto, invece, si sviluppano due correnti: 1)il modernismo islamico, una corrente di pensiero che vuole
porre le fondamenta di una rinascita dell’islam e delle popolazioni musulmane, 2)il nazionalismo egiziano.
>la Persia – sotto il regno dello shah Nasir al Din Russia e Regno Unito sono arrivati a controllare la
gestione delle principali risorse della Persia: nel 1907 si accordano su una sorta di spartizione territoriale
informale della Persia. Da tempo l’insoddisfazione della popolazione locale ha trovato espressione nelle
prese di posizione dei mujtahid (mullah) sciiti (le massime autorità islamiche dell’area). L’esito del
movimento che ne nasce impone nel 1906 allo shah una Costituzione che prevede un Parlamento e, al
tempo stesso, proclama l’islam religione ufficiale e la Sharia base essenziale della futura legislazione. Nel
1911 l’intervento militare russo restaura il regimo autocratico dello shah, bloccando la Costituzione. Di fatto
negli anni seguenti, fino al 1925, la Persia è più che mai sotto il controllo di Russia e Regno Unito, ma la
vicenda ha prodotto la piena politicizzazione dei mujtahid sciiti, che si propongono come guide della
resistenza persiana sia contro lo shah sia contro gli occidentali.
>l’India – dopo la costituzione del Raj (governo) britannico negli anni 50 dell’Ottocento, l’India presenta
aree di dominio diretto britannico, altre frammentate in qualche centinaio di piccoli staterelli, formalmente
posti sotto l’autorità di principi o marajah (gran re) ma di fatto anch’essi sotto il dominio britannico.
>la Cina – a fine Ottocento, quando l’intrusione occidentale si è fatta troppo evidente, le forme di resistenza
locale convergono nell’ideologia e nell’azione delle società segrete dei c.d. boxer i quali manifestano la loro
insofferenza per i domini stranieri e per i cinesi convertiti al cristianesimo con una serie di aggressioni.

L’elemento che accomuna le varie esperienze coloniali è la violenza a cui incessantemente ricorrono gli
occidentali per far valere le loro ragioni.
Tra i vari romanzi coloniali dell’epoca, ‘’Cuore di tenebra’’ di Joseph Conrad spicca come una particolare
eccezione.

CAPITOLO 25 ALLEANZE E CONTRASTI TRA LE GRANDI POTENZE


Vi sono alcuni campi di tensione in questi anni interni al quadrante europeo:
a) Una frattura gravissima che separa Germania e Francia, contrapposte da una rivalità insuperabile
nata con la guerra franco-prussiana e con l’annessione dell’Alsazia e della Lorena entro i territori
dell’Impero tedesco
b) Il contrasto tra Austria-Ungheria e Russia, sempre più in competizione per il controllo dei Balcani
c) Un contrasto tra Regno Unito e Germania, nato dal desiderio tedesco di creare una marina militare
concorrente a quella britannica

Nel 1873 allo scopo di isolare diplomaticamente la Francia, viene stretto un patto di amicizia e
cooperazione politico-militare tra Austria-Ungheria, Russia e Germania (la c.d. Lega dei Tre imperatori).
Ma dopo le rivolte e il riassetto dei balcani, i rapporti tra Russia e Austria-Ungheria peggiorano: la Russia
decide di non rinnovare la Lega dei tre imperatori, mentre Austria-Ungheria e Germania rinsaldano i loro
rapporti nel 1879 con la Duplica Alleanza (un trattato a scopo difensivo) che nel 1882, dopo l’adesione
dell’Italia, diventa una Triplice Alleanza che continuerà ad essere rinnovata fino al 1914.

Nel 1894 Russia e Francia stipulano un trattato di mutua protezione (in realtà dettato dal timore della
Germania).
Sempre spinti dalla paura della potenza tedesca, nel 1904 Francia e Regno Unito sottoscrivono un patto
diplomatico (c.d. intesa cordiale), un accordo che consente la risoluzione dei contenziosi coloniali tra i due
paesi.

A questo punto, si sono sostanzialmente formati due sistemi contrapposti:


1. La Triplice Alleanza (Germania, Italia, Austro-Ungheria)
2. La Triplice Intesa (Francia, Russia, Regno Unito)

In questi anni due sono gli elementi che contribuiscono a rendere instabile la situazione: la corsa al riarmo e
il senso di sicurezza derivante dagli enormi armamenti acquisiti.

Particolarmente grave è l’ostilità che inizia a crearsi tra Austria-Ungheria e Serbia: quest’ultima, visto il
dominio esercitato da Vienna sulla vicina Bosnia-Erzegovina, decide di allearsi con la Russia, un gesto che
irrita moltissimo gli austriaci. Intanto, all’interno della Bosnia-Erzegovina una parte di popolazione serba è
favorevole all’unificazione con la Serbia, tra le componenti più attive vi è la Mano Nera, un’associazione i
cui capi praticano anarchia e terrorismo a fini dimostrativi. Non sorprende che proprio a Sarajevo, capitale
della Bosnia-Erzegovina, si compia l’assassinio di Francesco Ferdinando (1914) erede del trono
dell’Austria-Ungheria. L’attentato viene compiuto da Gavrilo Princip. Dopo l’accaduto, Vienna invia un
ultimatum col quale chiede che il governo serbo condanni pubblicamente la propaganda antiaustriaca. La
Serbia, forte dell’appoggio della Russia, risponde all’ultimatum accettando tutti i punti, salvo quello
relativo alla partecipazione di magistrati austro-ungarici nell’inchiesta giudiziaria. Il 28 luglio 1914
l’Austria-Ungheria, proclamandosi insoddisfatta di questa replica, dichiara guerra alla Serbia, contando
sulla disponibilità tedesca a intervenire nel caso di un allargamento del conflitto.

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