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PREPARAZIONE ESAME ISTITUZIONI DI DIRITTO ROMANO

CAPITOLO 1

IUS= DIRITTO

Oggi si possono dividere le attuali correnti di pensiero sul concetto di diritto in 2 gruppi:

1) Diritto= norma  regola di condotta, complesso organico di norme


2) Diritto= si identifica nell’ ordinamento giuridico in cui il diritto non si identifica con le norme ma le
trascende, cioè il diritto è la stessa organizzazione sociale, il modo di essere di una società.

Ma non tutte le norme sono giuridiche: una norma per essere definita giuridica deve essere emanata dallo
stato ed essere generale, astratta, e soprattutto coattiva (quando occorre deve essere imposta con la forza).

DIRITTO OGGETTIVO E DIRITTI SOGGETTIVI OGGI

Norma agendi diritto oggettivo  norma, regola di condotta

Facultas agendi  diritto soggettivo  pretesa di un soggetto riconosciuta e tutelata dal diritto oggettivo,
cui corrisponde il dovere di soddisfarla da parte di altri.

Il diritto soggettivo e il diritto oggettivo sono correlati poiché il diritto soggettivo trova nell’altro il suo
fondamento.

Potestà: potere che un soggetto può esercitare su altri a prescindere dall’altrui volontà.

Facoltà: possibilità riconosciuta e garantita al titolare di un diritto soggettivo.

Dovere giuridico: posizione giuridica soggettiva passiva correlata al diritto soggettivo altrui.

Onere: sacrificio che il diritto soggettivo addossa a un soggetto affinché possa conseguire un risultato utile o
evitare un pregiudizio.

DIRITTO OGG. E SOGG. NELLE FONTI GIURIDICHE ROMANE

Diritto oggettivo= ius civile, ius gentium, ius honorarium, ius publicum …etc.

Diritto soggettivo= usufrutto (è il diritto di usare e percepire i frutti da cose altrui).

IUS=DIRITTO  il significato di ius più largamente testimoniato nei testi giuridici romani è quello di
situazione giuridica soggettiva.

SUI IURIS= persona soggetta alla potestà di se stessa, e quindi non a potestà altrui.

ALIENI IURIS= persona soggetta ad altrui potestà

IUS QUIRITIUM, IUS CIVILE, IUS HONORARIUM, IUS PUBLICUM, IUS PRIVATUM, IUS COMMUNE E IUS
SINGULARE, IUS NATURALE.

IUS QUIRITIUM= diritto dei Quiriti, i quirites furono i membri della prima collettività romana.

Vi erano riconosciute posizioni giuridiche soggettive assolute: posizioni di potere su persone o cose che si
manifestava con un’affermazione di appartenenza (questa cosa è mia).
IUS CIVILE= riguarda soltanto i cittadini romani (cives) e comprende in sé il ius quiritium ma rispetto ad esso
è più ampio.
indicava il complesso delle norme che regolamentava i rapporti tra cittadini romani.
Lo ius civile è quella parte del diritto romano derivato dai mores maiorum, dalle XII tavole e dalla loro
interpretatio e sviluppatosi poi nel periodo preclassico per opera soprattutto dei giuristi. Esso è l'evoluzione
laica dello ius Quiritium, il diritto più antico dei Romani, strettamente connesso con la religione e rivelato
dai pontefici. Verso la fine del periodo preclassico anche il diritto sorto da una lex o da un plebiscito aveva
finito con l'essere incluso nello ius civile.  le pretese riconosciute erano tutelate da azioni civili.
Aveva come fonti i mores, le leges publicae e la giurisprudenza.

IUS GENTIUM= diritto esteso ai non cittadini romani (peregrini). (Compreso nello ius civile)

IUS HONORARIUM= diritto onorario, nato dall’attività del pretore e di altri pochi magistrati. I relativi diritti
e doveri erano tutelati da azioni pretorie e non da azioni civili.
Il diritto onorario si contrapponeva al diritto civile.
Il diritto onorario aveva come fonti l’editto del pretore e quello di altri magistrati.

IUS NATURALE= diritto naturale, conforme a giustizia, con caratteri assoluti e universali. Diritto conforme a
natura, comune a tutti gli esseri umani.

IUS PUBLICUM E IUS PRIVATUM (diritto pubblico e diritto privato) = oggettivo.

Lo ius publicum riguarda l’organizzazione e il funzionamento della collettività. Tutela gli interessi
pubblici, della collettività. Si occupa di materia pubblica.

Ius privatum  riguarda i rapporti tra i singoli, tutela gli interessi privati, individuali e si occupa di materia
privata.

QUATTRO PERIODI DI DIRITTO ROMANO

1) Età arcaica 754 a.C. – metà III sec. a.C.

Regime costituzionale monarchico (Rex, Senato, assemblea popolare) fino al V secolo a.C.
Dalla fine del V secolo a.C. regime costituzionale repubblicano (magistratura, Senato, assemblee popolari).
Espansione territoriale, sviluppo militare e delle attività commerciali.
Ius formalistico (certa verba), povero di strutture e riservato ai cives; fondato sui mores (i costumi giuridici
degli antenati), presto integrati dalle leges publicae.

Legge XII Tavole 451-450 a.C.  le prime 10 tavole furono emanate dai decemviri, le ultime due dai consoli
Valerio e Orazio.

Leges rogatae = il magistrato propone la legge, su cui interroga il popolo. Se viene approvata diventa lex.
Plebes scita = dapprima obbligano solo i plebei, a partire dal 286 a.C. con la Lex Hortensia, vengono
equiparati alle leges ed acquistano efficacia nei confronti di tutti.

I pontefici sono i primi giuristi romani, detengono la conoscenza e l’interpretazione dello ius. Ius Quiritium:
riconosce posizioni giuridiche soggettive assolute (appartenenza ex iure Quiritium  dominium, poi
proprietas) e potestà su persone libere.

Fonti ius civile: mores, leges, plebisciti, interpretatio pontificale.


Oportere = vincolo di ius civile, necessità giuridica del debitore di tenere il comportamento dovuto. I diritti
soggettivi sono espressi in termini di: - potere su cose o persone ex iure Quiritium - ius che il titolare
pretende competergli.

- oportere che il creditore pretende gravare sul debitore.

2) Età preclassica metà III sec. a.C. – 27 a.C.

Anni della Repubblica, guerre puniche (264 a.C.), organizzazione di Roma in provinciae, sviluppo del
commercio. Ius si arricchisce di nuove posizioni giuridiche soggettive, nuovi illeciti privati, nuovi negozi
giuridici fruibili anche dai peregrini.

Rileva la bona fides. Fonti ius: mores, leges e plebisciti. I pontefici perdono il monopolio della conoscenza e
interpretazione del diritto, il ruolo maggiore nell’evoluzione del diritto appartiene al pretore e alla
giurisprudenza laica.

Ius civile: a partire dal III secolo a.C. si diede tutela giudiziaria a nuovi negozi, anche se compiuti da
peregrini, ai quali si riconobbe l’effetto di dar luogo ad obblighi qualificabili in termini di oportere.

Ius gentium: negozi di buona fede, si estende anche ai peregrini, l’obbligo del debitore spesso è espresso in
termini di oportere. Gradualmente si estende la fruibilità ai peregrini a negozi del ius civile negozi iuris
gentium per la fruibilità, iuris civilis per gli effetti).

Ius honorarium: diritto risultante dall’attività creativa dei magistrati eletti dal popolo con carica annuale.
Pretore urbano istituito dalle leges Liciniae Sextiae nel 367 a.C. con il compito di dicere ius.

Dotato di imperium = potere supremo dei magistrati repubblicani, limitato solo dai diritti essenziali dei
cittadini e dalle leges publicae. In forza dello ius edicendi, il pretore emanava un editto per l’anno di carica,
in cui prometteva strumenti giudiziari nuovi e indicava i provvedimenti che avrebbe emanato.

Si forma l’edictum tralaticium: ogni anno i pretori confermavano l’editto dell’anno precedente, apportando
solo piccole modifiche.

Edili curuli magistrati sine imperio, gli spetta la cura annonae, competenti per controversie dipendenti dalla
vendita di schiavi o animali. Pretore peregrino istituito nel 242 a.C., dicere ius tra cittadini romani e
peregrini oppure fra peregrini, stessa dignità e imperium rispetto al pretore urbano. Il ius honorarium
presuppone il processo formulare. L’intervento pretorio si manifesta in tre direzioni: adiuvandi vel
supplendi vel corrigendi iuris civilis gratia  il pretore non può negare il ius civile, può solo concedere gli
strumenti idonei a paralizzarne l’attuazione.

3)Età classica 27 a.C. – 312 d.C. (ascesa al trono di Costantino)

Regime ibrido: sopravvivono gli organi repubblicani a cui si sovrappongono il princeps e i suoi funzionari.
Fonti ius: nuove fonti senatoconsulti e costituzioni imperiali; si estingue l’attività legislativa del popolo; il
pretore perde il ruolo innovatore del ius. Nel 130 d.C. Salvio Giuliano, per conto dell’imperatore Adriano,
stabilì il testo definitivo dell’editto pretorio  editto perpetuo (perde significato lo ius edicendi).
Giurisprudenza classica: aumentano i giureconsulti, definiscono classico il periodo in cui vivono e il loro
diritto. Due sectae di giuristi: sabiniani e proculiani, posizioni sempre opposte.

2 secolo: Gaio, scrive le Istituzioni.

4) Età postclassica 312 d.C. -

L’impero è diviso in due parti: pars occidentis con capitale Roma, pars Orientis con capitale Costantinopoli.
Invasioni barbariche disgregazione territoriale 476 fine Impero Romano d’Occidente. Sopravvive
l’Impero d’Oriente con Giustiniano. Età di decadenza, l’imperatore è l’unica fonte viva del diritto.
FONTE=

FONTI DI PRODUZIONE= si intendono gli atti o comunque gli eventi che producono il diritto oggettivo

FONTI DI COGNIZIONE= qualsiasi materiale che ci fa conoscere il diritto oggettivo qual è. E’ fonte di
cognizione del diritto ogni materiale che ci consente di conoscerne forme e contenuti.

Fonti dello ius civile= fonti di produzione  mores maiorum e consuetudine

Fonti di cognizione il corpus iuris civilis

CORPUS IURIS CIVILIS

Consta in 4 parti distinte: Institutiones, Digesta, Codex, Novellae.

Institutiones= in 4 libri, sono scritte in forma di discorso diretto che l’ imperatore Giustiniano tiene ai
giovani che si avviano agli studi giuridici  funzione didattica

Digesta= 50 libri, è una grande antologia giuridica che raccoglie brani tratti da opere di giuristi classici
organizzati per materia.

Codex=12 libri a loro volta divisi in titoli; all’ interno dei titoli le costituzioni raccolte seguono l’ un l’ altra in
ordine cronologico.

Novellae=sono le costituzioni di Giustiniano emanate dopo il Codex, furono raccolte dopo la morte dell’
imperatore.

Altre fonti di cognizione= LE ISTITUZIONI DI GAIO

CAP. III IL PROCESSO

Processo privato: complesso delle attività volte all’accertamento e alla realizzazione di diritti soggettivi, vi
da impulso il singolo soggetto privato, interviene un organo giudiziario pubblico.

Il diritto sostanziale consta di norme primarie, che regolano direttamente i rapporti tra uomini nella vita
consociata; in esso hanno fondamento i diritti soggettivi, realizzabili tramite il processo. Azione: potere di
promuovere un giudizio per far valere le proprie ragioni.

Le actiones sono tipiche: sono actiones solo quelle riconosciute espressamente e singolarmente  una
ragione è tutelabile solo se vi è un’apposita actio per diritto romano il diritto soggettivo presuppone
l’azione.

Nel diritto onorario determinate posizioni giuridiche soggettive acquistano rilievo giuridico nel momento in
cui il pretore propone nell’editto lo strumento giudiziario adatto a tutelarle  l’esistenza del mezzo
processuale può consentire la configurazione di una posizione giuridica soggettiva riconosciuta e tutelata.
Legis actiones unico processo privato fruibile dai cittadini romani durante l’età arcaica. Dichiarative (rivolte
all’accertamento di situazioni giuridiche incerte o controverse)  sacramenti, per iudicis arbitrive
postulationem, per condictionem.

Esecutive (rivolte alla realizzazione di posizioni giuridiche certe) per manus iniectionem, per pignoris
capionem. Accessibili solo ai cives, orali, certa verba.

Richiesta la partecipazione attiva e la presenza di ambedue i litiganti e di un magistrato con iuris dictio 
dal 367 a.C. pretore emana provvedimenti con cui autorizza la prosecuzione del procedimento. In ius
vocatio: atto privato per cui una parte ingiunge all’altra, mediante la pronuncia di certa verba, di seguirla
dinanzi al magistrato; la parte convocata non si può sottrarre.
Le legis actiones dichiarative si dividono in due fasi: in iure e apud iudicem.

In iure: dinanzi al magistrato si fissano i termini giuridici della lite. Il pretore nomina poi un giudice per
consentire alle parti di procedere apud iudicem. I contendenti in iure compiono la litis contestatio, ovvero
la convocazione di testimoni che attestino il rito compiuto principio di preclusione – non si può più ripetere
la lite circa lo stesso rapporto. Apud iudicem: dinanzi al giudice nominato dal pretore, solitamente un
privato cittadino che riveste il ruolo di giudice o arbitro. Nelle liti di libertà o ereditarie giudicano organi
collegiali pubblici raccogliere le prove ed emanare la sentenza. Non è necessaria la presenza di entrambe le
parti però “post meridiem litem praesenti addictio” se la parte non si presenta entro mezzogiorno, otterrà
la ragione la parte presente. Legis actio sacramenti generalis perché utilizzabile per ogni pretesa per la
quale non fosse prescritta un'altra actio. L.a. sacramenti in rem: impiegata per il riconoscimento e la tutela
di posizioni giuridiche soggettive assolute vindicationes. Azione reale, il proprietario persegue la cosa che
afferma appartenergli, l’erede persegue un’eredità che dice sua… Procedimento rei vindicatio ( chi
persegue una cosa propria): In iure atto di apprensione della cosa da parte dell’attore con una festuca
(vindicatio), uguale da parte del convenuto (contravindicatio). Mittite ambo rem: deposizione cosa. Sfida al
sacramento. Il pretore assegna il possesso provvisorio alla parte che presenta più validi garanti (praedes).
Apud iudicem: onere della prova grava su entrambe le parti. Il giudice decide quale dei due sacramenta è
iustum proprietario cosa. L.a. sacramenti in personam: tutela di posizioni giuridiche soggettive relative (es.
crediti). Procedimento: il creditore insoddisfatto agisce contro il proprio debitore affermando in iure
l’esistenza del credito, chiedendo al debitore di ammettere o negare. Se il debitore ammette confessio in
iure, fine del rito. Se nega sfida al sacramentum. Contro il debitore inadempiente, il creditore può poi
esercitare la l.a. per manus iniectionem. L.a. per manus iniectionem: carattere esecutivo, realizzazione di
posizioni giuridiche soggettive per cui una legge vi abbia fatto rinvio. Esperibile per l’esecuzione di un
giudicato manus iniectio iudicati per il creditore in favore del quale viene emessa una sentenza per cui
l’avversario è stato riconosciuto debitore di una somma o per il confessus (convenuto che in iure ammette il
proprio debito). Manus iniectio pro iudicato per lo sponsor che ha prestato garanzia, ha saldato il debito e il
debitore garantito non lo ha rimborsato entro 6 mesi. Manus iniectio pura per gli eredi contro i legatari che
percepiscono un legato di più di mille assi (lex Furia testamentaria). Procedimento: dinanzi al magistrato il
creditore enuncia la causa del credito che pretende spettargli, l’importo e dichiara di manum inicere,
afferrando il debitore. Il debitore può indicare un vindex per sottrarsi alla manus iniectio, se no il pretore
pronuncia l’addictio del debitore in favore dell’attore (può tenerlo in catene per 60 giorni). Nella manus
iniectio pura il debitore può sottrarsi anche se non interviene nessun vindex e può negare il debito
affermato dall’attore in caso di soccombenza condanna in duplum. L.a. per pignoris capionem: esecutiva,
non richiede la presenza né del magistrato né dell’avversario, si può svolgere anche nei giorni nefasti. Il
creditore pronuncia certa verba e prende in pegno cose del debitore. L.a. per iudicis arbitrive
postulationem: dichiarativa. Esperibile per crediti nascenti da stipulatio (rito simile alla l.a. sacramenti in
personam), per divisione di eredità, per divisionedi beni comuni. Le parti devono fare riferimento alla causa
dei diritti vantati, e rivolgersi poi al pretore chiedendo la nomina di un giudice. L.a. per condictionem:
dichiarativa, introdotta per crediti aventi ad oggetto una somma determinata di denaro, estesa poi ai crediti
aventi ad oggetto cosa determinate diverse dal denaro (certa res). In iure l’attore afferma il proprio credito
con certa verba senza precisarne la causa; vincolo riconosciuto dal ius civile – oportere. Se il convenuto
nega, l’attore lo invita a ripresentarsi dopo 30 gg per nominare un giudice. Processo formulare con
l’intensificarsi dei rapporti commerciali fra Romani e stranieri, il pretore urbano consente agli interessati di
litigare per formulas processo che si realizza in forza dei poteri del pretore (iuris dictio e imperium). 242
a.C. istituzione praetor peregrinus, dicere ius tra cives e peregrini o fra peregrini. Le legis actiones vengono
soppresse nel 130 a.C. con lex Iulia Iudiciaria processo formulare diventa il processo ordinario. Carattere
unitario, può essere impiegato per l’esercizio della varie actiones, nell’editto è prevista una diversa formula.
Due fasi: in iure e apud iudicem, in entrambe le parti possono esprimere liberamente le loro ragioni.
Scrittura, ruolo più attivo e dinamico del magistrato. In ius vocatio: chiamata in giudizio, atto privato
dell’attore per assicurare la presenza in iure del convenuto, l’attore deve precisare al convenuto l’azione
che intende promuovere; l’attore non può fare ricorso alla forza, solo il pretore può esercitare coazione
indiretta con la missio in bona. Vadimonium: il convenuto, mediante stipulatio, promette all’avversario di
comparire il giorno concordato dinanzi al magistrato. In iure: vengono fissati i termini giuridici della lite,
necessaria la presenza di entrambe le parti. Datio actionis il magistrato con iuris dictio concede l’azione
richiesta, così la lite può essere decisa con sentenza – presuppone che le parti abbiamo concordato il testo
della formula da adottare – si rivolge al giudice l’invito a condannare o assolvere il convenuto. Editio
actionis l’attore indica all’avversario la formula dell’azione che intende promuovere facendo riferimento
all’albo pretorio. Postulatio actionis l’attore chiede al pretore di procedere con l’azione indicata. Denegatio
actionis se il pretore è convinto che la pretesa attrice sia infondata – non concede l’azione e il giudizio non
ha seguito. Litis contestatio: dare iudicium del pretore + dictare iudicium dell’attore (recita il contenuto
della formula) + accipere iudicium del convenuto (accetta la formula). I termini giuridici della lite restano
fissati definitivamente come espressi nella formula. Effetti esclusori l’azione non può più essere ripetuta.
Effetti conservativi qualsiasi evento successivo non pregiudica la pretesa dell’attore. L’invocazione solenne
dei testimoni è superflua perché la controversia è impostata su un documento scritto. Indefensio:
atteggiamento passivo di non collaborazione all’istituzione della lite da parte del convenuto. Il giudizio non
può avere luogo e l’attore non può ottenere una sentenza che dichiari fondata la sua pretesa. Contro
questo atteggiamento del convenuto il pretore minaccia sanzioni diverse. Apud iudicem: dinanzi al giudice
(privato cittadino scelto dalle parti d’accordo con il magistrato, organo singolo o collegiale). Il nome figura
in apertura della formula “Titius iudex esto”. Presenza di ambedue le parti, ciascuna espone liberamente le
proprie ragioni e adduce le prove che ritiene utili. Il giudice apprezza le prove secondo il suo libero
convincimento; è rigorosamente vincolato ai termini della formula, che lo invita a condannare il convenuto
se ricorrono certe condizioni o assolverlo in caso contrario.

Si conclude con la sentenza, definitiva perché non esiste possibilità di appello nel processo formulare. La
condanna è sempre espressa in denaro e da luogo alla obligatio iudicati. Parti ordinarie della formula: 1.
Iudicis nominatio: nomina del giudice (Titius iudex esto). 2. Demonstratio: indica la causa della pretesa
attrice. Non è necessaria, esistono formule astratte in cui la causa non è espressa. Inizia con la parola quod
in senso causale (poiché). 3. Intentio: esprime la pretesa vantata dall’attore, caratterizza la formula, ne
denuncia la natura e consente di stabilire il tipo di azione quando manca la demonstratio. Certa quando la
pretesa attrice è determinata, incerta negli altri casi (sempre incerta quando la formula è con
demonstratio). Nelle formule con intentio certa l’attore rischia di incorrere in pluris petitio e perdere la lite;
in quelle con intentio incerta questo rischio non esiste perché l’attore deduce in giudizio quello che gli
spetta senza specificarlo. 4. Condemnatio: parte di formula con cui si invita il giudice a condannare il
convenuto se sussistono le condizioni indicate, in caso contrario ad assolverlo. Deve precisare l’oggetto
eventuale della sentenza di condanna, inevitabilmente espressa in denaro. Può essere integrata da una
taxatio, in modo da limitare la condanna. 5. Adiudicatio: solo nelle formule della azioni divisorie e per il
regolamento di confini, autorizza il giudice ad aggiudicare ai partecipanti alla comunione o ai confinanti
parti definite di quanto oggetto della divisione o del terreno confinante. Praescriptio: è scritta prima della
iudicis nominatio, in forza di questa l’oggetto dell’azione e l’effetto preclusivo della litis contestatio vengono
limitati a quanto l’attore vuole o può perseguire nel frattempo – rimedio a favore dell’attore (es. caso di
una stipulatio avente ad oggetto un pagamento rateale. Se il creditore propone azione pura e semplice alla
prima scadenza ottiene la condanna relativa alla prima rata, ma non potrà riproporre l’azione per
l’eventuale mancato pagamento di altre rate). Exceptio: rimedio a favore del convenuto, inserita nella
formula su richiesta del convenuto dopo l’intentio e prima della condemnatio. Condizione negativa della
condanna: il giudice deve condannare il convenuto solo se le circostanze dedotte in exceptio non risultano
vere, altrimenti lo deve assolvere (es. se viene accertato che Numerio Negidio è debitore, ma in exceptio
questi chiede di accertare un eventuale dolo di Aulo Agerio se il giudice accerta il dolo di Aulo Agerio, deve
assolvere Numerio Negidio). Il pretore concede l’exceptio quando le circostanza da considerare non erano
manifeste e venivano contestate dall’attore così da rendere necessario un accertamento incorporata nella
formula previa litis contestatio e il giudizio continua apud iudicem. È necessaria quando il giudice, senza di
essa, non può tenere conto di fatti molto importanti. L’effetto ipso iure è automatico e di ius civile, il giudice
deve tenerne conto pure se la formula non lo menziona (es. la solutio estingue l’obbligazione ipso iure, la
pretesa creditoria attrice non sussiste perché estinta). Gli effetti che necessitano di exceptio per essere fatti
valere si dicono effetti ope exceptionis (es. pactum de non petendo non estingue ipso iure il debito, ma il
debitore deve opporre l’actio pacti conventi per essere assolto). Rimedio pretorio perché nato dal pretore;
rimedio volto a correggere il ius civile perché permette al convenuto di opporre circostanze iure civili non
rilevanti. Tipicità. Si può inserire una replicatio in modo che, se fondata, il giudice non deve tenere conto
dell’exceptio. Azioni civili (azioni fondate sul ius civile) o onorarie (fondate sul diritto onorario) azioni civili
quelle le cui pretese si risolvono in affermazioni di appartenenza ex iure Quiritium, di spettanza di un ius o
di obbligazioni a carico del convenuto espresse come oportere. Ogni altra pretesa è di diritto onorario. Le
azioni pretorie hanno fondamento in apposite clausole dell’editto, dove il pretore indica le circostanze in
presenza delle quali avrebbe concesso l’azione. Iudicia bona fidei: azioni civili, dovere giuridico del debitore
di adempiere espresso in termini di oportere ex fide bona, tutela giudiziaria anche ai peregrini, azioni in
personam, formula con demonstratio, intentio incerta e condemnatio (tutto quel che in dipendenza di
quanto indicato nella demonstratio Numerio Negidio è tenuto ex fide bona a fare nei confronti di Aulo
Agerio) il giudice stabilisce secondo criteri di buona fede quali sono gli obblighi a carico del convenuto.
Sono azioni di buona fede quelle nascenti dai quattro contratti consensuali (compravendita, locazione,
società, mandato). Iudicia stricta: azioni civili in personam, dovere giuridico di adempiere da parte del
debitore espresso nell’intentio con un oportere puro e semplice, non ex fide bona. Azioni pretorie sono
rimedi supplendi iuris civilis gratia: tutelano rapporti iure civili non specificamente tutelati. Azioni utiles:
azioni nelle cui intentio si fa riferimento allo ius civile. Azioni in factum: prescinde del tutto dal ius civile,
nella formula la condanna o assoluzione si fa dipendere dal verificarsi o no di certi eventi. Manca ogni
riferimento a ius Quiritium, ius, oportere… Actiones ficticiae: nell’intentio il giudice è incitato a giudicare
sulla base di una finzione, come se esistesse un elemento in effetti mancante, ma che secondo il ius civile
sarebbe stato necessario per dar luogo ad una situazione riconosciuta e tutelata. Azioni con trasposizioni di
soggetti: per dar modo al giudice di condannare il convenuto nonostante il difetto nell’attore di
legittimazione attiva, si indica nell’intentio il nome del soggetto effettivamente legittimato e nella
condemnatio il nome della parte che sta effettivamente in giudizio al posto del legittimato. Azioni in rem: la
pretesa dell’attore è erga omnes affidandosi al giudice, nell’intentio, il compito di accertare la spettanza
all’attore di un potere assoluto sulla cosa per cui si controverte. Nell’intentio figura solo il nome dell’attore,
nella demonstratio figurano quello del convenuto e dell’attore insieme. La persona del convenibile con
azioni reali si determina al momento della litis contestatio, non a priori l’azione reale segue la cosa – è
proponibile contro chi possieda il bene che ne è oggetto (es. rei vindicatio). Azioni in personam: l’attore si
afferma creditore ed assume che l’avversario è tenuto verso di lui ad un certo comportamento. La pretesa
attrice è specifica verso un soggetto determinato, il nome del convenuto figura già nell’intentio con il nome
dell’attore. La figura del debitore è determinata sin dal momento in cui sorge la relativa obbligazione (es.
condictio, giudizi di buona fede, azioni penali). Es. formula condictio = intentio + condemnatio (actio certae
creditae pecuniae se il credito è costituito da una certa somma di denaro). Diverso regime processuale. In
caso di indefensio nelle azioni in personam il pretore può dare corso all’esecuzione patrimoniale (missio in
bona di tutti i beni dell’indefensu) o all’esecuzione personale. In caso di azioni reali il convenuto deve
consentire all’avversario l’esercizio di fatto del diritto che questi reclamava translatio possessionis –
sanzioni se il convenuto non soddisfa neanche l’onere del trasferimento del possesso – actio ad
exhibendum per beni mobili, inderdicta vari per beni immobili.

PERSONE E FAMIGLIA CAP. V


Negozi formali= è essenziale l’ adozione di una forma determinata

Inefficaci sono i negozi che non producono gli effetti propri invece, invalidi sono i negozi che non hanno
valori, o meglio, che presentano un difetto intrinseco in alcuni dei suoi elementi.

IL NEG. INVALIDO E’ ANCHE INEFFICACE MA NON E’ VERO IL CONTRARIO POICHE’ IL NEGOZIO INEFFICACE
PUO’ ESSERE VALIDO (es. le disposizioni testamentarie durante la vita del testatore).

LEGITTIMAZIONE NEGOZIALE= si intende l’ idoneità a porre in essere un negozio in relazione agli effetti che
esso in concreto è destinato a produrre.  è legittimato il proprietario della cosa che si vuole alienare, ma
anche il soggetto che ne ha la rappresentanza giuridica.

CLASSIFICAZIONE DEI NEGOZI:

1) FORMALI e INFORMALI= nei quali la volontà doveva essere manifestata in una forma determinata,
altrimenti nullo. Informali tutti gli altri.
Come per gli atti giudiziari, pure per i negozi le formalità erano fondamentalmente orali,
richiedendosi l’ uso di parole stabilite (certa verba); talvolta anche il compimento di gesti
predeterminati, la presenza di certe cose o di certe persone (es. testimoni). La forma era
rigorosamente imposta, lo schema dell’ atto rigidamente predeterminato. La mancata adozione
delle forme prescritte era in ogni caso motivo di nullità.

2) CAUSALI e ASTRATTI= causali sono quelli nei quali la causa ne determinava la struttura, astratti
quelli in cui la causa non emergeva dalla struttura del negozio sicché gli effetti negoziali si
producevano indipendentemente da essa.

3) UNILATERALI e BILATERALI e PLURILATERALI= unilaterali sono i neg. nei quali a manifestare la


volontà era solo una parte (es. testamento), bilaterali i neg. nei quali convergevano manifestazioni
di volontà di 2 parti (es. contratti) , plurilaterali // di 3 o più parti.

4) A TITOLO ONEROSO e A TITOLO GRATUITO= nei primi ciascuna parte consegue un vantaggio dietro
corrispettivo (es. compravendita); negli altri una parte, il destinatario, consegue un vantaggio senza
corrispettivo (es. deposito e donazione).

5) INTER VIVOS e MORTIS CAUSA= i primi sono destinati a produrre effetti in vita del soggetto/soggetti
che sono partecipi del negozio (es. contratti, mancipatio, in iure cessio, traditio) ; i secondi sono
destinati a produrre effetti dopo la morte del loro autore (disposizioni testamentarie).

EFFETTI DEL NEGOZIO: REALI e OBBLIGATORI


REALI= consiste nel trasferire dei diritti che consistono in una relazione immediata tra il titolare del
diritto e l’oggetto del diritto (sono negozi a effetti reali la mancipatio, in iure cessio e traditio) ;
OBBLIGATORI= fa risorgere un’obbligazione (es. contratti).

NEGOZI DISPOSITIVI O ATTI DI DISPOSIZIONE= categoria coincidente con quella dei negozi reali: si
tratta di atti in forza dei quali taluno aliena, estingue o comprime un proprio diritto.
Sono dispositivi tutti i negozi con effetti reali ma vi rientrano pure la rinuncia a un credito,
l’affrancazione di un servo (manumissio) etc.
Con la rinuncia al credito (o remissione del debito) il creditore libera il debitore dall'obbligazione.

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