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IL DIRITTO! si divide in due gruppi: - normativo: il diritto è norma o regola di condotta, un complesso organico di norme;
DIRITTO OGGETTIVO! NORMA AGENDI: diritto oggettivo inteso come norma, regola di condotta;
DIRITTO SOGGETTIVO! - FACULTAS AGENDI: diritto soggettivo, pretesa di un soggetto riconosciuta e tutelata dal diritto
oggettivo, cui corrisponde il dovere di soddisfarla da parte di altri;
- Il diritto soggettivo trova nel diritto oggettivo il suo fondamento
- All’interno del diritto soggettivo è possibile individuare le nozioni di:
∼ Potestà: riguarda certi poteri che un soggetto può esercitare su altri soggetti, indipendentemente
dalla loro volontà (genitori e figli);
∼ Facoltà: riguardavano le possibilità riconosciute e garantite ad un titolare di diritto soggettivo
(es. titolare di diritto di proprietà! ha il diritto di percepirne i frutti);
- Al diritto soggettivo corrisponde un dovere giuridico, si tratta di una posizione giuridica passiva
Tra i DOVERI GIURIDICI E’ POSSIBILE DISTINGUERE OBBLIGO (dovere di fare o meno in relazione al diritto soggettivo
altrui), SOGGEZIONE (dover sottostare all’altrui potestà) e ONERE.
❖ Distinzione tra:
Diritto privato! settore del diritto che regola i rapporti tra individui che hanno per oggetto interessi privati e individuali;
Diritto pubblico! regola l’organizzazione ed il funzionamento tra collettività e i singolo che la compongono;
PERIODI DELLA STORIA DEL DIRITTO ROMANO (ETA’ ARCAICA, PRECLASSICA, CLASSICA,
POSTCLASSICA)
➢ Caratteri del diritto in età arcaica: - DIRITTO POVERO DI STRUTTURE e ISTITUITI GIURIDICI;
- Vi è un estremo FORMALISMO e ritualità;
- Diritto semplice, adeguato a soddisfare le esigenze della società rurale;
- Diritto proprio ed ESCLUSIVO dei Romani;
➢ I MORES: antiche consuetudini, di natura rituale, che regolavano ogni aspetto della vita cittadina. Per lungo
tempo rappresentarono l’unica FONTE del diritto con la convinzione che solo le attività compiute nello
scrupoloso rispetto di essi potesse assumere rilievo sul piano giuridico; Costumi giuridici dei MAIORES (remoti
antenati romani);
➢ LE LEGES: I mores vennero integrati da LEGGI O LEGES PUBLICAE (“leggi del popolo”) ovvero
provvedimenti normativi che acquistavano la loro efficacia dalla volontà popolare;
➢ LEX DUODECIM (450 a.C): Legge delle 12 tavole, la più famosa tra le leges publicae, fu emanata da
magistrati straordinari con l’obiettivo di DISTRUGGERE IL DUALISMO TRA PATRIZI E PLEBEI;
➢ LEGES ROGATAE: Ebbero maggiore rilievi delle 12 tavole, venivano solitamente proposte dal magistrato che
successivamente interrogava il POPOLO in assemblea che avrebbe potuto approvare o meno e una volta
approvata diveniva lex;
➢ I PONTEFICI: La conoscenza e l’interpretazione della legge erano nelle mani del pontefice (primi giuristi
romani) ed è a loro che i cittadini si rivolgono per conoscere il ius;
➢ IUS QUIRITIUM: NUCELO PIU’ ANTICO DEL DIRITTO ROMANO; NEL IUS QUIRITIUM ERANO
RICONOSCIUTE LE POSIZIONI GIURIDICHE SOGGETTIVE ASSOLUTE (posizione di potere su persone o
cose).
Es. potere su cose inanimate, animali o schiavi, patria potestas, manus e mancupium;
➢ Caratteri del diritto in età preclassica: - Vennero riconosciute altre posizioni giuridiche soggettive;
- Vennero riconosciuti NUOVI NEGOZI GIURIDICI;
- Non vi è più la povertà di strutture;
- I nuovi negozi rispondevano alle esigenze del commercio e quindi
fruibili anche dai non cittadini;
➢ LE FONTI: Restarono in vigore i mores e le leges; IL RUOLO DEI PONTEFICI FU SOSTITUITO DAI PRETORI
E DALLA GIURISPRUDENZA;
-304 A.C! Gneo Flavio, impiegato del pontefice, copiò e pubblicò un libretto sul quale il pontefice aveva
annotato le azioni processuali (libro segreto, non destinato al pubblico)
- SI SPEZZO’ IL MONOPOLIO PONTIFICALE DEL DIRITTO, ed ecco che dei privati (non pontefici, I
GIURECONSULTI LAICI) cominciarono ad operare nello spazio esclusivo dei pontefici, inizialmente con
attività consultiva e successivamente con insegnamento e opere giuridiche;
➢ IUS CIVILE DELL’ETA’ PRECLASSICA: Dal III secolo a.C. si diede efficacia giuridica a nuovi
negozi, anche se compiuti da non cittadini (peregrini); a questi negozi si riconobbe l’efficacia di dar
luogo ad obblighi, qualificabili in termini di oportere; (SOLO CIVES)
➢ BUONA FEDE: Il giudice, chiamato a decidere una lite, deve valutare secondo buona fede i doveri del
debitore, un criterio che rimandava ai criteri di correttezza;
➢ IUS GENTIUM: “diritto delle genti” (peregrini). Uguale al ius civile per il fatto che l’obbligo del
debitore era espresso in termini di “oportere”, in questo caso il ius gentium era parte integrante del ius
civile;
Alcuni negozi dell’antico ius civile furono estesi anche allo ius gentium e quindi ai peregrini (traditio,
stipulatio e mutuo);
➢ IUS HONORARIUM: DIRITTO ONORARIO; un’altra qualificazione del ius, si tratta del diritto
risultante dall’attività creativa di alcuni organi giurisdizionali come i pretori (urbano e peregrino), gli
edili curuli e i governatori delle province:
a. PRETORE URBANO! - carica annuale
- potere di imperio (comando); “cum imperio”.
- Stesso potere del console;
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b. PRETORE PEREGRINO! - Istituito più tardi a causa dell’intensificarsi dei commerci;
- Pari dignità e imperium del pretore urbano;
- Aveva il compito di regolare i rapporti tra romani e stranieri;
c. EDILI CURULI! - Magistrati sine imperio;
- Vigilanza sui mercati per le controversie della vendita di schiavi o animali;
➢ PRETORE! Emanava un EDITTO destinato a durare un anno, questo non conteneva ordini nei confronti dei
cittadini ma un PROGRAMMA nel quale indicava i provvedimenti che avrebbe preso;
L’intervento pretorio si manifestava in 3 modi:
1) agevolazione del ius civile lì dove i mezzi da esso previsto fossero insufficienti;
2) colmare lacune del ius civile;
3) correggere il ius civile;
❖ edictum tralaticium: l’editto aveva durata annuale ma i pretori andavano via via confermando e migliorando
l’editto precedente al loro;
➢ EDITTO PERPETUO: Nel 130 d.C il giurista Salvio Giuliano stabilì il testo definitivo dell’editto pretorio,
ovvero l’editto perpetuo; (l’editto divenne legge dello stato che i pretori dovevano rispettare).
i. INSTITUTIONES: scritte in forma di discorso diretto che l’imperatore tiene ai giovani che
si avviano agli studi giuridici; ha quindi una funzione didattica (ricalca le istituzioni di
Gaio);
ii. DIGESTO: opera compiuta nel 533 e pubblicata con la costituzione “Tanta”; si tratta di una
GRANDE ANTOLOGIA GIURIDICA che raccoglie brani di opere di giuristi classici
organizzati per materia;
iii. CODEX: opera compiuta nel 529 e poi nuovamente nel 534 con aggiunta di altre
costituzioni di diritto privato;
iv. NOVELLAE: costituzioni di Giustiniano emanante dopo il Codex;
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➢ FONTI DI COGNIZIONE! FONTI PREGIUSTINIANEE
FONTI PREGIUSTINIANEE: ISTITUZIONI DI GAIO E CODICE TEODOSIANO;
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FATTO GIURIDICO! QUALSIASI ATTO, VOLONTARIO O MENO, CHE INCIDE SULLA REALTA’
GIURIDICA DANDO LUOGO A NUOVE SITUAZIONI GIURIDICHE O MODIFICANDO E ESTINGUENDO
SITUAZIONI GIURIDICHE PREESISTENTI; (CONTRATTO, TESTAMENTO, NASCITA, MORTE).
❖ ATTI LECITI! fanno parte di questi atti i negozi giuridici ovvero manifestazioni da parte di singoli con lo
scopo di risultati giuridicamente definibili in termini di acquisto o perdita;
❖ ATTI ILLECITI! fatti giuridici volontari vietati dall’ordinamento giuridico con la conseguente applicazione di
sanzione a carico dell’autore;
2. NEGOZI GIURIDICI
NEGOZI GIURIDICI! fatti giuridici VOLONTARI; sono ATTI LECITI che hanno l’effetto voluto dall’autore o dagli
autori dell’atto;
- ELEMENTI ESSENZIALI: sono gli elementi fondamentali del negozio giuridico, ovvero:
MANIFESTAZIONE DELLE VOLONTA’ DELLE PARTI; SOGGETTI CAPACI DI AGIRE (capacità
intellettuale) e LEGITTIMATI A COMPIERE UN NEGOZIO
(nei negozi formali: essenziale la forma determinata)(nei negozi casuali: essenziale la causa)
- ELEMENTI NATURALI: sono le conseguenze automatiche del negozio anche nel silenzio delle parti ma
queste possono escluderle;
- ELEMENTI ACCIDENTALI: sono le clausole inserite dalle parti (termine, condizione e modus);
NULLITA’! negozio che per difetto dei suoi elementi essenziali non produce effetti, NASCE MORTO;
ANNULLABILITA’! negozio che nasce “vivo” ma “ammalato” e i soggetti possono annullarlo,
rendendolo inefficace;
- In diritto romano si parla di negozi NULLI e il negozio nullo è trattato come se non esistesse;
- Caratteristica del diritto romano fu la distinzione tra negozi iure civili e iure praetorio a seconda che fossero
previsti dal ius civile o manifestazioni di volontà che creavano situazioni protette dal ius honorarium cioè
dal pretore.
- Non sempre la violazione della norma comportava nullità come nel caso di alcune leges:
• Leges perfectae: stabilivano il divieto e la nullità dell’atto;
• Leges minus quam perfectae: stabilivano un divieto e una sanzione ai trasgressori a non la nullità
dell’atto;
• Leges imperfectae: stabilivano un divieto ma non la nullità e nemmeno la sanzione;
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❖ NEGOZI CAUSALI E NEGOZI ASTRATTI
- Negozi causali: in cui la forma determina la struttura del negozio;
- Negozi astratti: la “causa” non emerge dalla struttura del negozio;
❖ NEGOZI DISPOSITIVI
- Atti in forza dei quali qualcuno aliena, estingue o comprime un proprio diritto;
❖ NEGOZI FIDUCIARI
- Atti che eccedono, negli effetti, lo scopo che vogliono raggiungere ma un accordo tra le parti
permetterà la realizzazione dello scopo;
❖ NEGOZI FORMALI
- I NEGOZI ERANO FORMALI E SOLENNI, LE FORMALITA’ ERANO
PREVALENTEMENTE ORALI E RICHIEDEVANO L’USO DI PAROLE PRECISE, LA
PRESENZA DI DETERMINATE COSE O PERSONE. LO SCHEMA DELL’ATTO ERA
PRESTABILITO E SE NON FOSSE STATO RISPETTATO POTEVA ESSERE ANNULLATO
- NEGOZI FORMALI PER ECCELLENZA: MANCIPATIO E IN IURE CESSIO
4. MANCIPATIO (vendita)
MANCIPATIO:
- fonte! mores, fruibili per i soli cittadini romani;
- atti che si compivano con il rame o con il bronzo e con la bilancia;
- COMPORTA L’ACQUISTO DI POTERE SU PERSONE O COSE DA PARTE DEL MANCIPIO ACCIPIENS E
LA PERDITA DEL MANCIPIO DANS;
- La mancipatio era usata per: trasferimento della proprietà, costituzione di servitù rustiche, acquisto della
mano della donna e acquisto di figli altrui.
Divenne un negozio ASTRATTO! produceva i suoi fatti a prescindere dall’esistenza di una causa e poteva essere
compiuta anche per cause diverse dalla vendita: DONAZIONE E DOLO;
▪ LE LEGES MANCIPII
- La mancipatio poteva essere integrata da LEGES MANCIPII;
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- LEGES MANCIPII! manifestazioni di volontà espresse oralmente dal mancipio dans o dal mancipio accipiens
secondo schemi prestabiliti con lo scopo di limitare o integrare gli effetti della mancipatio;
5. IN IURE CESSIO
IN IURE CESSIO
- negozio formale del ius civile, fruibile dai soli cittadini romani;
- aveva forma rigorosamente imposta! si compiva di fronte a un magistrato (pretore), le parti erano il CEDENTE e il
CESSIONARIO;
- Esempio! per esempio se l’oggetto fosse stato uno schiavo sul quale il cedente voleva trasferire al cessionario la proprietà
la proprietà. Presenti il cedente e lo schiavo, il cessionario pronunciava la formula. Il pretore di fronte al silenzio del
cedente pronunciava addictio del servo a favore del cessionario; (procedimento in iure cessio)
- In iure cessio: era un negozio astratto perché non emergeva nessuna causa, se era impiegata per il trasferimento della
proprietà, comportava anche il passaggio del possesso dal cedente al cessionario;
6. LA STIPULATIO
STIPULATIO
- NEGOZIO FORMALE BILATERALE, UN CONTRATTO CON EFFETTI OBBLIAGATORI;
- le parti erano stipulante e promittente;
- si compiva attraverso una interrogazione ed una risposta. Lo stipulante, mediante interrogazione, chiedeva al promittente di
assumere un determinato comportamento e conseguentemente il promittente pronunciava in prima persona il verbo usato
dallo stipulante in seconda persona. (-“prometti….?”- -“Prometto”-)
- I COMPORTAMENTI PROMESSI POTEVANO ESSERE: PAGAMENTO DI UNA SOMMA DI DENARO,
TRASFERIMENTO DELLA PROPRIETA’ E PRESTAZIONI DI LAVORO
a) LA TRADITIO! - negozio non formale e bilaterale per il TRASFERIMENTO del POSSESSO e PASSAGGIO DELLA
PROPRIETA’, si compiva con la consegna della cosa che si intendeva trasferire
b) CONTRATTI CONSENSUALI! negozi non formali (compravendita, locazione, società). Per essi era sufficiente che
la volontà fosse manifestata in qualsiasi modo (orale, scritta);
ALTRI NEGOZI! Non erano solenni e in caso di mancanza di volontà l’atto sarebbe stato nullo;
IV. Nei negozi NON FORMALI! il negozio simulato è NULLO mentre quello dissimulato sarà valido se esistono i
requisiti necessari di forma e sostanza;
V. Nei negozi FORMALI ! il negozio simulato è VALIDO ma il pretore può dare rilievo ad eventuali patti
concedendo l’exeptio pacti qualora il creditore del negozio simulato intendeva farlo valere in contrasto con il
contenuto dei patti aggiuntivi;
10. L’ERRORE
❖ La divergenza tra dichiarato e voluto può essere NON CONSAPEVOLE perché qualcuno per ERRORE
potrebbe attribuire alla propria volontà un significato diverso da quello che realmente ha.
(es. nei negozi bilaterali! una parte attribuisce alla manifestazione di volontà dell’altra parte un significato
diverso da quello obbiettivo).
❖ L’errore è DIVERSO dall’ERRORE-VIZIO! è l’errore per cui qualcuno, convinto di circostanze non vere, e in
dipendenza da queste, compie un negozio: il negozio in sé è voluto ma l’autore non l’avrebbe compiuto se non
fosse stato in errore. LA VOLONTA’ ESISTE MA E’ VIZIATA (vizio della volontà);
➢ CIO’ CHE E’ ESSENZIALE E’ L’ERRORE CHE INVESTE IL NEGOZIO NEI SUOI ASPETTI
FONDAMENTALI:
- Error in negotio! errore sull’identità del negozio da compiere;
- Error in persona! errore sull’identità del destinatario o sull’altra parte;
- Error in corporae! errore circa l’identità fisica dell’oggetto del negozio;
- Error in substantia! si riferisce alla composizione materiale dell’oggetto del negozio (scambiare rame
per oro);
- Error in qualitate! circa la qualità dell’oggetto del negozio;
11. IL DOLO
❖ DOLO E VIOLENZA! VIZI DELLA VOLONTA’;
❖ DOLO! esprime l’idea della volontarietà di un comportamento iniquo e delle relative conseguenze per altri
pregiudizievoli;
❖ DOLO NEGOZIALE:
a. EXCEPTIO DOLI
- introdotta dal pretore come clausola nell’editto;
- strumento necessario per invalidare i negozi dai quali nascevano azioni che non erano di buona fede;
- in virtù di essa, il convenuto, accertato l’inganno, sarebbe stato assolto;
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b. EXCEPTIO DOLI GENERALIS
- Exceptio doli generalis! il campo d’applicazione dell’exceptio doli non era solamente il dolo
negoziale ma anche altri casi in cui appariva iniquo che l’attore conseguisse quanto iure civili gli era
dovuto;
- L’exceptio doli aveva una doppia valenza:
⇒ Exceptio doli praeteriti (passato): era il raggiro perpetrato prima del giudizio;
⇒ Exceptio doli praesentis: era il dolo che l’attore commetteva nel momento stesso in cui agiva
per il fatto stesso che agiva (comportamento iniquo);
c. L’ACTIO DE DOLO
- Cosa accadeva quando la vittima del dolo, inconsapevole dell’inganno, avesse dato esecuzione al
negozio?
IN TAL CASO OCCORREVA PROMUOVERE UN GIUDIZIO E PER QUESTO SOCCORREVA
L’ACTIO DE DOLO.
✓ ACTIO DE DOLO:
- Era utilizzabile dalla vittima contro l’autore del dolo;
- Era un’azione PENALE: importo della pena corrispondente al danno subito dall’attore;
- Era un’azione ARBITRARIA: il convenuto poteva evitare la condanna se prima della sentenza
avesse risarcito il danno.
- Era un’azione SUSSIDIARIA: il pretore la concedeva in assenza di altro mezzo;
- Non poteva ricadere sugli eredi;
- Non poteva essere richiesta oltre un anno;
12. IL METUS
IL METUS:
- vizio della volontà;
- TIMORE generato dall’altrui VIOLENZA;
- La violenza a cui si fa riferimento non è fisica ma una MINACCIA DI PROVOCARE un MALE se il minacciato non
avesse compiuto un certo negozio;
- si parla di VIOLENZA MORALE;
❖ La minaccia di un male genera timore (metus) e di conseguenza il soggetto minacciato è indotto a compiere un
negozio pregiudizievole.
❖ La minaccia è grave perché la vittima, nell’alternativa tra la minaccia e il negozio preferisce quest’ultimo.
❖ IL NEGOZIO IN SE’ E’ VOLUTO MA LA VOLONTA’ SI E’ FORMATA PER EFFETTO DEL TIMORE
GENERATO DALLA VIS (minaccia)
❖ Il convenuto, con azione ex fide bona, avrebbe potuto ottenere l’assoluzione affermando che il negozio era nato
da una minaccia;
A. EXCEPTIO METUS
Il pretore contemplò nell’editto l’exceptio metus, in virtù della quale la persona convenuta per l’adempimento di un
negozio estorto con violenza avrebbe ottenuto l’assoluzione;
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- GLI ACTUS LEGITIMI (MANCIPATIO E IN IURE CESSIO)
Non tutti i negozi tolleravano l’aggiunta di condizioni, ad esempio gli actus legitimi nei quali l’aggiunta di
condizione comportava la nullità del negozio. Erano negozi che si compivano mediante la pronuncia di certa
verba e quindi logicamente non potevano essere rinviati i suoi effetti; (es. “questa cosa è mia”! non poteva
diventare mia in seguito).
- CONDICIO IURIS
Non era una condizione negoziale e non era soggetta al regime giuridico; gli effetti di questi atti erano
subordinati ad alcuni eventi (i legati sarebbero stati efficaci una volta efficace il testamento e quindi alla morte
del testatore);
- CONDIZIONI IMPOSSIBILI (eventi giuridicamente o materialmente impossibili: toccare il cielo con un dito)
La conseguenza sarebbe stata l’invalidità del negozio nei negozi inter vivos oppure l’efficacia, dovendosi
considerare non espressa, nei negozi mortis causa;
- CONDIZIONI ILLECITE
Nei negozi inter vivos questo provocava la nullità;
- CONDIZIONI RISOLUTIVE
La regola era di non ammettere queste condizioni perché nella mentalità giuridica romana non era pensabile
che effetti giuridici potessero automaticamente cessare per il verificarsi di un evento.
(es. diritto di proprietà! non poteva cessare per il verificarsi di un evento, non poteva esserci una proprietà
temporanea).
b) IL TERMINE (DIES)
TERMINE:
- elemento accidentale del negozio giuridico, una clausola accordata tra le parti;
- riguarda un evento futuro ma a differenza della condizione si tratta di un evento che SICURAMENTE SI
VERIFICHERA’;
- clausola che prevede un avvenimento futuro e certo;
- poteva trattarsi di una data del calendario oppure un evento che si sarebbe sicuramente verificato prima o poi
(quando lui morirà);
• iniziale! negozio con termine iniziale non produceva effetti, li avrebbe prodotti alla scadenza,
quando si verificava l’evento;
• finale! negozio con termine finale produceva immediatamente effetti che sarebbero cessati alla
scadenza;
- ALCUNI NEGOZI NON TOLLERAVANO TERMINI FINALI! STIPULATIO E TRADITIO;
- Successivamente il pretore concesse il termine alla stipulatio contro lo stipulante che avesse agito oltre il termine.
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MODUS:
- Imposizione al destinatario di un atto di liberalità di adottare un comportamento determinato;
- Si tratta di un comportamento volontario che si differenzia però dalla condizione potestativa;
- Il modus ORDINA ma non subordina
- Nelle fonti romane si parla di modus a proposito di legati (legato! disposizione a causa di morte con lui
l’autore del testamento attribuisce beni ad un legatario), fedecommessi, istituzioni di eredi e donazione;
❖ Modus nella disposizione mortis causa! Trebazio (antico giurista) suggerì che prima di dare
esecuzione ad un legato si facesse obbligo al legatario di prestare una stipulatio con cui
prometteva all’erede l’esecuzione del modus (erigere una statua) il legatario che avesse rifiutato
la stipulatio sarebbe stato respinto.
❖ Modus nella donazione ! il donante trasferiva al donatario la proprietà del bene che donava. Il
trasferimento si compiva attraverso mancipatio, in iure cessio o traditio. Contestualmente all’atto
traslativo della proprietà si stabiliva un modus a carico del donatario e questo modus poteva
apparire come causa dello stesso atto di trasferimento.
Quindi avremmo avuto una datio (trasferimento di proprietà) per una causa (modus) che se fosse
venuto a mancare avrebbe legittimato il donante alla restituzione del donato.
❖ IL NUNTIUS (messaggero)
- è un semplice portavoce il quale riferisce quanto è stata invitato a riferire;
- è un mero strumento materiale;
- Non è considerato autore del negozio perché non dichiara una sua volontà e colui che si avvale del nuntius non
può essere considerato terzo esterno al negozio ed è perciò a lui che si collegano gli effetti;
- I negozi formali e solenni (stipulatio, in iure cessio e traditio) non potevano avere un nuntius mentre i contratti
consensuali e i patti potevano avere il nuntius;
❖ LA RAPPRESENTANZA ORGANICA
- Un altro caso è quello delle persone fisiche che agiscono e concludono negozi per conto di una
corporazione, questi sono comunemente detti “rappresentanti legali”
- Rappresentanti legali! esprimono una volontà propria e gli effetti dell’atto si producono
esclusivamente sull’ente; non agiscono come soggetti autonomi ma come organi di un altro
soggetto che non ha poteri giuridici.
- Lo stesso schema seguono i negozi di acquisto conclusi soggetti alieni iuri (figli, schiavi);
- Questi atti erano validi solo che ad acquistare (proprietà, eredità e credito) non era lo schiavo o il
figlio ma il pater familias.
Soggetti alieni iuri! giuridicamente incapaci, erano organi d’acquisto del pater familias;
❖ AZIONI ADIETTIZIE
- Poteva accadere che gli effetti del negozio ricadessero su: autori del negozio o su terzi come nel caso
delle azioni adiettizie;
- Azioni adiettizie! in questo caso le obbligazioni erano assunte sua dal soggetto alieni iuris ma sarebbe
stato vincolato anche il pater familias (avente potestà);
15. LA RAPPRESENTANZA
LA RAPPRESENTANZA:
- Fenomeno per cui un soggetto autonomo, giuridicamente capace, detto RAPPRESENTATE, conclude un negozio e
pertanto esprime una volontà, in nome e per conto di altro soggetto detto RAPPRESENTATO con effetti immediati
in capo al rappresentato.
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- Possiamo distinguere due tipi di rappresentanza:
o Rappresentanza volonataria! quando i poteri al rappresentante sono conferiti dal rappresentato con atto
volontario
o Rappresentanza legale! negli altri casi (caso del tutore);
- I romani inizialmente furono contrari al riconoscimento che effetti negoziali potessero essere imputati a terzi a causa del
carattere formale e solenne dei negozi del ius civile che richiedeva la presenza delle parti;
❖ LA RAPPRESENTANZA INDIRETTA:
- Consisteva nel concludere un negozio per conto altrui ma in nome proprio, con effetti diretti sul dichiarante
(espediente);
- Successivamente il dichiarante avrà il dovere di trasferire i diritti acquistati tramite il negozio al terzo;
- Il terzo ha il dovere di addossarsi gli obblighi nati dal negozio stipulato dal dichiarante;
• PROCURATOR AD LITEM! la nomina poteva avvenire anche in assenza di avversario; La litis contestatio e la
sentenza non avrebbero dapprima avuto effetti sul dominus litis;
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IL PROCESSO
1. IL PROCESSO PRIVATO E IL DIRITTO SOSTANZIALE
▪ PROCESSO PRIVATO: complesso delle attività volte all’accertamento e alla realizzazione di diritti
soggettivi, al centro vi è il singolo e vi interviene un organo giudiziario;
▪ DIRITTO SOSTANZIALE: consta di norme primarie che regolano i rapporti tra gli uomini nella vita
associata: in esso si fondano i diritti soggettivi.
AD OGNI DIRITTO SOGGETTIVO CORRISPONDE UN’AZIONE (POTERE DI PROMUOVERE
UN GIUDIZIO PER FAR VALERE LE PROPRIE RAGIONI);
LA TIPICITA’
Nelle fonti romane si parla di “actiones” che sono TIPICHE; erano actiones solo quelle riconosciute
singolarmente, vi era un elenco di azioni, ognuna appartenente ad una situazione giuridica e con una propria
struttura.
Quindi, una ragione era tutelabile solo se vi era una corrispondente actio.
Determinate posizioni giuridiche assumevano rilievo giuridico nel momento in cui il pretore proponeva
nell’editto lo strumento giudiziario che lo tutelasse. (diritto onorario)
- LEGIS ACTIONES;
- PROCESSO FORUMALE;
- COGNITIONES EXTRA ORDINEM;
- PROCESSO POSTCLASSICO E GIUSTINIANEO;
3. LE LEGIS ACTIONES
- UNICO PROCESSO PRIVATO UTILIZZABILE DAI CITTADINI ROMANI DURANTE L’ETA’
ARCAICA;
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- Si sviluppava attraverso CINQUE RITI PROCESSUALI: SACRAMENTI, PER IUDICIS ARBITIVE
POSTULATIONEM, PER CONDICIONEM! QUESTE ERANO DICHIARATIVE (volte
all’accertamento di situazioni giuridiche incerte)
- PER MANUS INIECTIONEM E PER PIGNORIS CAPIONEM! QUESTE ERANO ESECUTIVE (volte
alla realizzazione di posizioni giuridiche certe)
- Caratteri comuni delle legis ACTIONES: ACCESSIBILITA’ AI SOLI CITTADINI ROMANI, ORALITA’ E
FORMALISMO (certa verba);
- Per il compimento delle formalità era necessaria la presenza di entrambe le parti (attore e convenuto) e di un
magistrato (pretore). L’attore doveva assicurarsi della presenza del convenuto e per farlo poteva usare la
forza.
FASE IN IURE! Aveva luogo di fronte al magistrato e serviva a FISSARE I TERMINI GIURIDICI DELLA
LITE; in questa fase era necessaria la presenza di entrambe le parti e alla fine di questa fase il pretore nominava
un giudice;
FASE APUD IUDICEM! Aveva luogo di fronte al giudice (privato cittadino o arbitro); Non era necessaria la
presenza di entrambe le parti ma in assenza di una parte, trascorso mezzogiorno, il giudice assegnava la ragione
alla parte presente;
• SACRAMENTUM! scommessa di pagare allo Stato in caso di sconfitta dai 50 ai 500 assi;
• In seguito al sacramentum interveniva nuovamente il pretore che emanava un provvedimento col quale
assegnava il POSSESSO TEMPORANEO della cosa controversa alla parte che assicurasse i garanti più
idonei, perché una volta sconfitta garantivano che la parte alla quale il magistrato aveva assegnato la
cosa la restituisse all’avversario;
• Ciascuna parte doveva impegnarsi per dimostrare al giudice che la cosa gli appartenesse;
• Il giudice, raccolte le prove, si sarebbe pronunciato su quale dei due sacramentum fosse IUSTUM e
quale INIUSTUM
• Il soccombente avrebbe pagato l’importo del sacramentum;
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7. LEGIS ACTIO PER MENUS INIECTIONEM
- AVEVA CARATTERE ESECUTUIVO;
- Con essa si agiva per la realizzazione di posizioni giuridiche soggettive per le quali una legge avesse fatto
rinvio;
PROCEDIMENTO:
- Si svolgeva davanti a un magistrato dove il creditore enunciava la fonte del credito che pretendeva
spettargli;
- Il debitore poteva indicare un VINDEX (GARANTE) il cui intervento lo avrebbe sottratto alla manus
iniectio, il vindex poteva negare il debito;
- Si istituiva una LEGIS ACTIO DICHIARATIVA nella quale il vindex, se soccombente, sarebbe stato
condannato al doppio dell’importo del debito esistente;
- Se non fosse intervenuto un vindex, il pretore pronunciava l’addictio del debitore in favore del creditore
cosicché questo avrebbe potuto trascinare con sé l’ADDICTUS e tenerlo in catene per 60 giorni;
- Durante questi 60 giorni il creditore avrebbe però dovuto condurre il debitore in 3 MERCATI e
proclamare pubblicamente il costo del debito cosicché qualcuno potesse riscattarlo. Sennò poteva
essere venduto come schiavo fuori Roma o essere ucciso;
9. IL PROCESSO FORMULARE
- A causa dello sviluppo della società romana vi era bisogno del riconoscimento di nuove posizioni
giuridiche;
- A questo proprosito intervenne il pretore urbano, consentendo agli interessati di litigare “per formulas”;
- Un solo pretore non bastò più, così divennero due (urbano e peregrino);
- Le legis actiones furono soppresse e sostituite dal processo formulare;
- le parti pronunciavano le loro ragioni difronte al pretore e l’attore indicava all’avversario la formula che
intendeva usare (presa nell’editto pretorio);
- la litis contestatio era necessaria per l’emissione della sentenza poiché con essa i termini giuridici erano
sanciti e scritti nella formula così da non poter essere modificati;
1) INTENTIO
INTENTIO! esprime la pretesa vantata dall’attore, la sua “ragione”;
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INTENTIO CERTA! Quando la pretesa dell’attore era DETERMINATA e l’attore poteva incorrere in:
• Pluris petitio: chiedeva di più con il rischio di perdere la lite (nel caso in cui A
fosse tenuto a dare 100 a B, nel caso in cui A fosse creditore di 90 ma avesse
espresso 100, il giudice poteva assolvere il debitore e l’azione non poteva
ripetersi nemmeno per la somma esatta);
• Minoris petitio: se l’attore, creditore di 100 avesse agito per 90, il giudice
avrebbe condannato il debitore a dare 100;
INTENTIO INCERTA! Quando la formula conteneva demonstratio e indicava tutto quello che il
convenuto doveva dare;
2) DEMONSTRATIO
DEMONSTRATIO! indicava la CAUSA-FONTE della pretesa dell’attore;
3) CONDEMNATIO
CONDEMNATIO! parte in cui si invitava il giudice a condannare il convenuto qualora vi fossero le
condizioni per farlo; l’oggetto della condanna era sempre espressa in denaro:
TAXATIO: il giudice non poteva superare un certo limite per la condanna;
4) ADIUDICATIO
ADIUDICATIO! Presente nelle formule delle azioni divisorie o per il regolamento di confini ed
autorizzava il giudice ad aggiudicare ai partecipanti parti definite dell’oggetto;
LA PRAESCRIPTIO: (ES. STIPULATIO)! prendiamo per esempio il pagamento di rate con scadenza
semestrale; se alla prima scadenza il creditore avesse proposto l’azione avrebbe ottenuto il pagamento
della rata ma non avrebbe potuto, alla successiva scadenza, ripetere l’azione.
A ciò rimediava la praescriptio, grazie alla quale l’oggetto dell’azione veniva limitata a quanto l’attore
potesse perseguire (faceva perseguire all’attore l’intero pagamento).
L’EXCEPTIO: Una clausola posta nella formula, costituiva un mezzo di difesa del convenuto, il quale
poteva negare i fatti esposti dall’attore e contrapporre altri fatti che, se veri e esistenti, potevano
escludere la sua condanna;
Si stabilisce in base all’intentio della formula, a seconda che la pretesa dell’attore fosse fondata sul ius civile
(appartenenza ex iure Quiritium, di spettanza di un ius e di obbligazioni a carico del convenuto)
i. AZIONI CIVILI (IUDICIA BONAE FIDEI)! categoria di azioni nelle quali era attribuito al giudice
un ampio potere nel determinare le prestazioni del convenuto sulla base di un criterio di buona fede
(correttezza nella vita di relazione).
(Le azioni di buona fede erano quelle nascenti dai 4 contratti consensuali: compravendita, locazione,
società e mandato).
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o Azioni in personam! l’attore si afferma creditore ed afferma che l’avversario, suo debitore,
è tenuto verso di lui ad un certo comportamento;
La pretesa dell’attore è riferita ad un soggetto determinato; Contro il convenuto che non
avesse collaborato o contro il debitore insolvente, il pretore poteva autorizzare l’attore a
trascinare presso di sé l’avversario e tenerlo assoggettato oppure autorizzare l’attore ad
entrare in possesso di tutti i suoi beni.
iii. AZIONI ARBITRARIE! Formula che conteneva una particolare clausola arbitraria per cui il giudice
prima di procedere alla condanna pecuniaria avrebbe dovuto invitare il convenuto a restituire e
condannarlo solo se non avesse adempiuto;
o Se il convenuto non avesse restituito l’importo a stabilire l’ammontare sarebbe stato l’attore
ed è ovvio che avrebbe giurato un valore più alto attribuendo alla cosa un valore affettivo;
o Se mancava la clausola il giudice avrebbe condannato il convenuto anche se avesse
adempiuto dopo la litis contestatio perché per la decisione bisognava fare riferimento alla
situazione giuridica al tempo della litis contestatio;
Azioni reipersecutorie! - si perseguiva la RES, abbracciava ogni interesse patrimoniale leso e nel
quale chi agiva pretendeva di essere reintegrato; (funzione risarcitoria)
- il cumulo era escluso, l’interessato poteva essere risarcito una sola
volta e dividerla se erano più di uno;
v. ACTIO IUDICATI
ACTIO IUDICATI! dava inizio alla sentenza; ed aveva alcuni presupposti: una sentenza di condanna
espressa in denaro e che il debitore entro 30 giorni non avesse adempiuto;
Il convenuto poteva negare che esistessero i presupposti per una actio iudicati affermando che non vi
fosse condanna, di avere adempiuto o che non fossero passati i 30 giorni;
In tal caso si procedeva come sempre (formula, litis contestatio, apud iudicem, sentenza);
Se la contestazione fosse stata infondata la condanna sarebbe stata duplicata e il pretore avrebbe dato
inizio alla sentenza.
Esecuzione personale! il pretore pronunciava addictio del debitore nei confronti del creditore
autorizzandolo a condurre il debitore nelle carceri private ed assoggettarlo fino a quando qualcun altro
non lo avesse riscattato;
➢ MISSIO IN BONA: mediante la quale il creditore prendeva possesso di tutti i beni dei
debitore + praescriptio per permettere ad altri eventuali creditori di intervenire;
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o Attraverso la trasposizione di soggetti! la condanna era a nome del bonorum
emptor;
A. GLI INTERDICTA:
- ORDINI PROCESSUALI PRETORI CHE VIETAVANO DETERMINATI
COMPORTAMENTI ED ERANO EMESSI SU DOMANDA DI UN PRIVATO CONTRO
ALTRO PRIVATO;
- POTEVANO ESSERE DI DIVIETO, RESTITUZIONE O ESIBIZIONE;
- Il pretore procedeva all’analisi delle ragioni delle parti:
• Se l’intimato ammetteva, avrebbe obbedito agli ordini del magistrato;
• Se l’intimato NON ammetteva si avviava un procedimento per l’accertamento dele
condizioni e se l’esito era sfavorevole all’intimato, contro di lui poteva agire l’attore;
B. LA IN INTEGRUM RESTITUTIO:
- PROVVEDIMENTI CHE PERMETTEVANO DI ESERCITARE LA IURISDICTIO COME
SE UN CERTO FATTO NON FOSSE ACCADUTO;
- Es. se vengo minacciato di trasferire in proprietà un mio bene e per paura lo trasferisco ma poi lo
rivoglio, sulla base della restitutio in integrum, il pretore, dopo aver accertato il mio precedente
diritto di proprietà, recupera il mio bene.
D. LE MISSIONES IN POSSESSIONEM
- Il giudice immetteva un determinato soggetto nella detenzione o nel possesso di un complesso di
beni con poteri di controllo al fine di costringere il proprietario ad un certo comportamento o a
uno scopo cautelare;
Gli organi competenti a giudicare extra ordinem erano: governatore delle province, magistrati, funzionari del
principe e il princeps;
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- perde significato la distinzione tra le actiones;
- scompaiono le differenze tra actiones;
- AUTONOMIA DEL PROCESSO E DEL DIRITTO SOSTANZIALE;
LE OBBLIGAZIONI
1. IL CONCETTO DI OBLIGATIO
Per obbligazione si intende un vincolo giuridico per cui un soggetto (debitore) è tenuto ad una determinata prestazione
(comportamento) nei confronti di un altro soggetto (creditore), di conseguenza il dovere giuridico del debitore sarà il debito
e diritto soggettivo del creditore sarà il credito.
In ogni caso si tratterà di PERSONE DETERMINATE ed esattamente individuate e per questo si tratta di azioni
RELATIVE tra più persone.
➢ ATTI ILLECITI! La reazione consentita contro comportamenti lesivi e illeciti fu la VENDETTA (l’offensore
doveva essere punito anche con pena corporale); ad affliggere la pena era il pater familias del nucleo familiare
offeso, (non vi era traccia di obbligazione).
L’offeso poteva rinunciare alla vendetta se l’offensore avesse pagato una somma di denaro (o poena) che l’offeso
non poteva rifiutare (la somma era stabilita attraverso giusti criteri) e in tal modo l’offensore avrebbe evitato la
pena (si trattava dunque di un RISCATTO);
➢ IL NEXUM! Atto che si compiva con l’intervento di 5 testimoni cittadini romani puberi e un libripens con la
bilanci. Vi si ricorreva per i PRESTITI DI DENARO o metallo (merce di scambio)
Creditore e debitore dovevano essere presenti: il creditore pronunciava parole solenni con le quali affermava il
potere che si andava a creare sul debitore (nexus) che immediatamente veniva assoggettato al creditore che lo
teneva presso sé fin quando il nexus, con il suo lavoro o con il pagamento da parte di terzi, non sarebbe stato
liberato.
Il nexum dava luogo ad un vincolo materiale, fu abolito nel 326 a.C.
➢ ULTERIORE EVOLUZIONE! la sponsio si andò espandendo ad altri rapporti, si parlò a riguardo di obligatio.
l’obligatio, concepita prima come un vincolo che coinvolgeva materialmente la persona del debitore, andò poi a
trasformarsi in un vincolo patrimoniale, di conseguenza l’assoggettamento alla potestà del creditore non è più
della persona ma del patrimonio del debitore.
L’oportere non era qualificato ex iure Quiritium ma nelle azioni in personam l’oportere denotava l’esistenza di un vincolo
di ius civile.
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In età preclassica, il pretore concesse actiones in factum che nelle formule (anche se erano actiones in personam) venivano
descritte situazioni di fatto, senza un intentio che esprimesse un oportere a carico del convenuto. Si delineò quindi la
differenza tra:
✓ Azioni in factum
✓ Azioni che esprimevano nell’intentio un oportere del convenuto (azioni in ius)
Quindi la qualifica di obligatio inizialmente fu riservata ai rapporti che nascevano da azioni in personam (in ius). Per i
rapporti di diritto onorario che derivavano da azioni in personam (in factum) non si parlò di obligatio ma la parte obbligata
era tenuta in virtù di un’azione definita “actione teneri”.
4. LE OBBLIGAZIONI NATURALI
Ad ogni obligatio corrispondeva un’actio in personam, ma i classici parlarono di obligatio anche riferendosi a rapporti
NON SANZIONATI DA AZIONI, si può parlare di OBLIGATIONES NATURALES.
Per distinguerle le altre furono chiamate OBBLIGAZIONI CIVILI (non perché derivanti da ius civile ma perché sanzionate
da actiones);
- Nelle obbligazioni naturali, il debitore non poteva essere costretto all’adempimento ma il creditore poteva
trattenere ciò che era stato adempiuto spontaneamente (SOLUTI RETENTIO)
- L’obbligazione naturale poteva essere OGGETTO di NOVAZIONE (cambiamento), era valutabile ai fini della
compensazione e per essa potevano costituirsi garanzie reali e personali.
Di obbligazioni naturali si iniziò a parlare sin dalla prima età classica, in merito a:
o Debiti da atto lecito contratti dagli schiavi in favore di persona diversa dal dominus nel caso del servo
intellettualmente capace e con negozio valido ed efficace;
o Obbligazioni assunte dal pupillo senza auctoritas del tutore;
o Situazioni dove, pur mancando un negozio valido che producesse obbligazioni, si ritenne che esistessero doveri
morali degni di essere considerati;
▪ L’ostacolo poteva essere superato con la “STIPULAZIONE PENALE”! Una stipulatio con la quale una parte
prometteva all’altra di pagare una pena in denaro se la prestazione non fosse stata eseguita come e quando
convenuto, in questo modo anche se la prestazione non aveva carattere patrimoniale, glielo si attribuiva.
La poena era convenzionale e stabilita tra le parti;
▪ PROMESSA DA FATTO ALTRUI: Il debito e la responsabilità dovevano far capo alla stessa persona, di
conseguenza era INVALIDA l’assunzione di responsabilità per fatto altrui, era INEFFICACE il contratto in
favore di terzi e INVALIDE le assunzioni dell’impegno che un terzo estraneo al negozio tenesse un
comportamento.
▪ POSSIBILITA’: La prestazione doveva essere POSSIBILE, era nullo il negozio giuridico che ponesse a carico del
debitore una prestazione impossibile. La regola si riferiva all’impossibilità iniziale (non sopravvenuta).
Poteva essere materiale (consegnare una cosa già andata distrutta) o giuridica (trasferire al creditore la proprietà
di una cosa già sua).
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▪ LICEITA’: Non contraria al diritto oggettivo o al buon costume, pena la nullità.
▪ DETERMINABILITA’: La prestazione doveva essere determinabile o determinata. Era determinabile anche
rispetto ad elementi esterni al negozio compiuto (es. prezzo al quale il venditore aveva pagato la cosa) o
affidando la precisazione ad un terzo (il quale doveva agire secondo criteri dell’uomo onesto ed equità).
Bisogna ricordare una regola antica per la quale “Un’obbligazione non poteva iniziare dalla persona dell’erede”,
questo comportava la nullità del negozio, se questo fosse stato strutturato in modo che l’obligatio nasceva
direttamente in capo all’erede di una delle due parti. I giuristi apposero delle modifiche:
ADSTIPULATOR! Era un secondo stipulante che, avendo incarico dal primo, vi si affianca rivolgendo pure lui
al promissor invito a compiere in suo favore la stessa prestazione già promessa all’altro e con la risposta positiva
del promittente nascevano due stipulazioni: stesso oggetto e due creditori. Il promittente era libero con una
prestazione soltanto.
5. LE OBBLIGAZIONI INDIVISIBILI
Le prestazioni potevano essere DIVISIBILI o INDIVISIBILI.
Di norma erano divisibili quelle di “dare” e indivisibili quelle di “fare”
- Obbligazione di dare ! ciò che era fondamentale era il trasferimento della proprietà e quindi era possibile che
uno dei condebitori (coeredi del debitore) adempisse alienando una sua quota indivisa. L’obbligazione di dare
sarebbe stata indivisibile qualora fosse stato indivisibile non la res ma il diritto che era oggetto della prestazione
(es. obbligazione di costituire una servitù o il diritto di usus)
6. LE OBBLIGAZIONI ALTERNATIVE
Obbligazioni alternative! obbligazioni dove le prestazioni erano due o più, il debitore si liberava con l’adempimento di
una. La scelta spettava in genere al debitore che poteva cambiare idea fino al momento dell’adempimento. (spettava al
creditore se espressamente dichiarato nell’atto costitutivo)
Con l’impossibilità di una delle prestazioni, l’obbligazione alternativa cessava di essere tale e il debitore era tenuto ad
adempiere la prestazione ancora possibile.
7. LE OBBLIGAZIONI GENERICHE
La prestazione poteva avere ad oggetto sia cose individuabili per l’appartenenza ad una CATEGORIA (OBBLIGAZIONI
GENERICHE) sia cose individuate nella SPECIE (OBBLIGAZIONI SPECIFICHE);
OBBLIGAZIONI GENERICHE! avevano generalmente ad oggetto cose fungibili, potevano nascere da stipulatio o legato
per damnationem. Era necessaro che l’oggetto della prestazione fosse indicato con determinatezza, oltre il genere di
appartenenza e la quantità si precisava anche la qualità (dieci litri di vino falerno).
La prestazione non poteva diventare impossibile per perimento della cosa perché il genus non poteva perire (certamente
vero quando si tratta di genus ampio come il denaro, ma non se si tratta di genus limitato come il vino).
8. LA RESPONSABILITA’ CONTRATTUALE
Il creditore che non adempie la prestazione, se l’inadempimento è a lui imputabile, incorre in responsabilità contrattuale.
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Culpa levis! la persona non adopera la diligenza propria dell’uomo medio
Culpa in concreto! colpa di chi non cura le cose altrui come cura le cose proprie.
❖ PERICULUM: Rischio dipendente da un evento pregiudizievole per taluno ma non imputabile a
nessuno. Nel caso di perimento della cosa la regola era che esso fosse a carico del proprietario. Nelle
obbligazioni invece, era solitamente a carico del creditore (che fosse proprietario o meno della cosa)
❖ PERPETUATIO OBLIGATIONES: Una volta divenuta impossibile la prestazione per causa imputabile
al debitore, il creditore poteva ancora esercitare l’azione propria del rapporto tra le parti (la stessa che
poteva usare se la prestazione fosse stata ancora possibile). I classici parlarono a proposito di
OBBLIGAZIONE CHE SI PERPETUA, al posto di estinguersi. Il creditore avrebbe ottenuto la
prestazione in denaro.
9. LA MORA
LA MORA! IL RITARDO NELL’ADEMPIMENTO DELLA PRESTAZIONE E POTEVA ESSERE IMPUTATO AL
CREDITORE (MORA ACCIPIENDI) O AL DEBITORE (MORA SOLVENDI)
⇒ MORA SOLVENDI (DEL DEBITORE): Il debitore cadeva in mora quando, consapevolmente e senza una
giustificazione, non adempiva il proprio debito. Si diffuse la prassi della INTERPELLATIO con la quale si invita
il debitore ad adempiere, ed era da quel momento che il debitore cadeva in mora.
La posizione in mora del debitore era gravosa perché era responsabile dell’impossibilità sopravvenuta della
prestazione in qualsiasi caso, un’eccezione alla regola fu introdotta da Giustiniano per cui il debitore moroso
veniva liberato se provava che, eseguita tempestivamente la prestazione, la cosa sarebbe perita ugualmente.
Sempre con Giustiniano fu stabilita la regola per cui il debitore moroso doveva corrispondere al creditore i frutti
maturati dalla cosa dovuta dal momento in cui era caduto in mora o gli interessi, in caso di debiti pecuniari.
Le conseguenze della mora venivano meno nel momento in cui il debitore eseguiva la prestazione.
⇒ MORA ACCIPIENDI (DEL CREDITORE): Il creditore cadeva in mora quando rifiutava la prestazione offertagli
dal debitore. Il debitore, divenuta impossibile la prestazione, restava responsabile solo per dolo. Ma se il debitore
si offriva di pagare, specificando le cose che offriva in pagamento, e queste rifiutate dal creditore, perivano per
cause non riconducibili al dolo del debitore, questi era liberato.
In caso di obbligazioni pecuniarie, il debitore aveva la possibilità di liberarsi da eventuali interessi depositando la
pecunia in luogo pubblico e in tal modo si liberava dal debito.
La mora accipiendi cessava nel momento in cui il creditore manifestava disponibilità a ricevere la prestazione.
Le obbligazioni erano tipiche, così come lo erano le azioni in personam che le sanzionavano.
♥ Contratto: inteso dapprima come atto lecito con effetti obbligatori come negozio giuridico bilaterale nel quale le
parti avevano un accordo per far nascere un’obbligazione. Questa definizione fu usata da Gaio il quale classificò
le cause obbligatorie in 3 gruppi: da contratto, da delitto e “variae causarum figurae” (atti leciti con effetti
obbligatori non classificabili come contratti per difetto di accordo volto a far nascere l’obbligazione);
♥ Delitti: atti illeciti extracontrattuali sanzionati da azioni penali;
11. I CONTRATTI
Contratti! “NEGOZI GIURIDICI ALMENO BILATERALI CON EFFETTI OBBLIGATORI, PRODUTTIVI
DELL’OBBLIGAZIONE CONCORDAMENTE VOLUTA DALLE PARTI”
o TIPICITA’: I contratti erano tipici perché erano tipiche le azioni in personam che li sanzionavano e quindi erano
a numero chiuso, ognuno con proprio regime giuridico e con actiones proprie.
Ma esistevano dei correttivi: la stipulatio era tipica nella formula ma non nel conenuto;
o EFFETTI OBBLIGATORI: Il contratti del diritto romano avevano solo effetti obbligatori, gli effetti reali si
riconoscevano ad altri negozi giuridici bilaterali non qualificati come contratti (traditio, in iure cessio,
mancipatio)
o CONTRATTI UNILATERALI E BILATERALI: i contratti sono negozi giuridici almeno bilaterali, e all’interno
di questa categoria si distinguono:
∼ Contratti unilaterali! sorgono obbligazioni a carico di una sola persona (es. mutuo,
stipulatio)
∼ Contratti bilaterali! sorgono obbligazioni a carico di entrambe le parti (es. compravendita,
locazione)
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∼ Contratti bilaterali imperfetti! era obbligata una sola parte, ma poteva nascere obbligazione
a carico anche dell’altra (es. deposito)
⇒ CONTRATTI CONSENSUALI: Erano quelli dove il consenso manifestato non era solo necessario ma anche
sufficiente, vi rientrano tutti i contratti sanzionati da azioni di buona fede quali COMPRAVENDITA,
LOCAZIONE, SOCIETA’ E MANDATO;
⇒ CONTRATTI REALI: Erano quelli dove gli effetti obbligatori si producevano solo con la CONSEGNA della
cosa, il consenso non poteva mancare ma non era sufficiente ed erano: MUTUO (passava la proprietà), PEGNO
(passava il possesso), DEPOSITO e COMODATO;
⇒ CONTRATTI VERBALI: L’obbligazione nasceva con la pronuncia di determinate parole (STIPULATIO)
⇒ CONTRATTI LETTERALI: L’obbligazione nasceva con la materiale registrazione per iscritto di certe operazioni
contabili;
IL CONSENSO NON MANCAVA, ERA ESPRESSO MEDIANTE VERBA O SCRIPTURA.
IL MUTUO
MUTUO! CONTRATTO REALE UNILATERALE DOVE UNA PARTE (MUTUANTE) CONSEGNAVA ALL’ALTRA
PARTE
(MUTUATARIO) UNA SOMMA DI DENARO O ALTRE COSE FUNGIBILI CON L’IMPEGNO DEL MUTUATARIO DI
RESTITUIRE ALTRETTANTO DELLO STESSO GENERE.
- Era un negozio causale che realizzava un prestito di consumo;
- Con la consegna (traditio) il mutuatario acquistava la proprietà del denaro o delle res nec mancipi che gli
venivano consegnate (si trattava di una datio: consegna nel senso di trasferimento della proprietà);
- Finché non aveva inizio l’esecuzione si poteva sciogliere per consenso delle parti;
- Nasceva un’obbligazione SOLO A CARICO DEL MUTUATARIO che doveva restituire l’equivalente di
quanto ricevuto, essendo proprietario del denaro ricevuto poteva disporne liberamente ma il periculum era a suo
carico;
- Per la restituzione il creditore mutuante agiva tramite “condictio” (azione per la restituzione del dato, azione
di stretto diritto, in personam e in ius, con formula senza demonstratio e quindi astratta; nella sua intentio
vi era un “dare oportere” a carico del convenuto.)
- Il mutuo era quindi un istituto dello ius civile ma era riconosciuto e tutelato anche nei confronti dei peregrini,
quindi fu qualificato iuris gentium;
- Il debitore era, come detto, tenuto a restituire l’equivalente di quanto ricevuto, non al pagamento di interessi,
data a gratuità del contratto. Se gli interessi erano voluti, il creditore doveva ricorrere a patti aggiuntivi che
furono regolate da alcune leggi in modo da stabilire un tetto massimo agli interessi, pena la nullità per
l’eccedente;
- FANUS NAUTICUM! particolare tipologia di mutuo, inteso come prestito marittimo; riguardava somme di
denaro date in prestito per operazioni commerciali d’oltre mare, con tassi d’interesse alti rispetto a quello legale
ma consentiti proprio per l’elevato rischio corso durante il trasporto e il peculium era a carico del mutuante.
IL DEPOSITO
IL DEPOSITO! ERA UN CONTRATTO REALE, BILATERALE IMPERFETTO. ERA IL CONTRATTO PER CUI UNA
PARTE (DEPONENTE) CONSEGNAVA ALL’ALTRA (DEPOSITARIO) UNA COSA MOBILE, CON L’INTESA CHE IL
DEPOSITARIO LA CUSTODISSE GRATUITAMENTE E LA RESTITUISSE AL DEPONENTE SU SUA RICHIESTA.
IL SEQUESTRO
IL SEQUESTRO! ERA UN TIPO DI DEPOSITO PARTICOLARE E VI SI RICORREVA QUANDO
SULL’APPARTENENZA DI UNA COSA C’ERA UNA CONTROVERSIA TRA DUE O PIU’ PERSONE CHE DECIDEVANO
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DI AFFIDARLA AD UN TERZO (SEQUESTRATARIO) PERCHE’ LA CUSTODISSE, CON L’INTESA DI RESTITUIRLA
AL DEPONENTE CHE VERRA’ RICONOSCIUTO PROPRIETARIO;
- Differiva dal vero deposito per il fatto che la cosa andava fatta ad uno soltanto dei deponenti e solo dopo che
fosse stato riconosciuto dominus;
- Il sequestratario acquistava la possessio ad interdicta
- I deponenti per ottenere indietro tra cosa potevano usare l’actio sequestrataria contro il sequestratario;
⇒ DEPOSITO IRREGOLARE (attuale deposito bancario) ! si aveva quando una somma di denaro veniva
trasferita in proprietà al depositario che, divenuto proprietario, poteva mescolare con il proprio denaro contante e
utilizzarlo;
ma su richiesta del deponente, doveva restituire l’equivalente. Veniva tutelata con azione di buona fede;
IL COMODATO
IL COMODATO! ERA UN CONTRATTO REALE BILATERALE IMPERFETTO CON IL QUALE UNA PARTE
(COMODANTE) CONSEGNAVA ALL’ALTRA (COMODATARIO) UNA O PIU’ COSE MOBILI, CON L’IMPEGNO DEL
COMODATARIO DI RESTITUIRE LA STESSA COSA.
- Il comodatario acquistava solamente la detenzione della cosa ricevuta in comodato;
- Il comodato era un prestito d’uso gratuito nell’interesse del comodatario: egli poteva usare la cosa comodata e
non doveva alcun compenso per l’uso: il contratto era tutto a vantaggio del comodatario;
- Il comodatario, perita o deteriorata la cosa, ne rispondeva per custodia (criterio di responsabilità rigoroso);
- Al comodatario era dovuto il rimborso per le spese sulla cosa e per i danni che la cosa avesse provocato;
- Il comodato godeva di doppia tutela! pretoria e civile
∼ Al comodante: azione diretta in favore del comodante per la restituzione della cosa;
∼ Al comodatario: azione contraria in factum per le spese e i danni;
IL PEGNO
IL PEGNO! RAPPORTO OBBLIGATORIO CHE, PER EFFETTO DELLA DATIO PIGNORIS, SI ISTITUISCE TRA CHI
DA LA COSA IN PEGNO (OPPIGNORANTE O DEBITORE) E IL CREDITORE CHE LA RICEVE;
- Il creditore pignoratizio che riceveva la cosa in pegno assumeva la veste di debitore perché, estinto il debito, era
tenuto alla restituzione della cosa pignorata. Il debitore pignoratizio assumeva le vesti del creditore e poteva
quindi pretendere la restituzione della cosa.
- PEGNO! CONTRATTO REALE BILATERALE IMPERFETTO PER CUI L’OPPIGNORANTE PER
GARANZIA DI UN DEBITO, CONSEGNAVA UNA COSA AL CREDITORE CON L’INTESA CHE, UNA
VOLTA ESTINTO IL DEBITO, LA STESSA COSA GLI VENIVA RESTITUITA;
- Il creditore pignoratizio acquistava sulla cosa la possessio ad interdicta ma NON POTEVA UTILIZZARLA;
- In caso di perimento o deterioramento rispondeva per custodia e aveva diritto al rimborso di spese necessarie e
danni;
- Il pegno assunse questi caratteri a partire dall’età repubblicana quando il pretore promise un’actio pigneraticia in
factum e in personam contro chi, avendo ricevuto una cosa in pegno a garanzia di un proprio credito, una volta
estinto il credito non l’avesse restituita;
LA FIDUCIA
LA FIDUCIA (PACTUM FIDUCIAE)! prima della tutela processuale del pegno, comodato e deposito, risalenti all’età
repubblicana, si ricorreva alla fiducia: con la quale UNA PARTE (FIDUCIANTE) TRASFERIVA ALL’ALTRA
(FIDUCIARIO) LA PROPRIETA’ DI UNA COSA RES MANCIPI MEDIANTE MANCIPATIO O IN IURE CESSIO COL
PATTO CHE, VERIFICATE CERTE CONDIZIONI, LA STESSA COSA SAREBBE TORNATA AL FIDUCIANTE.
- Se e quando la cosa doveva tornare al fiduciante dipendeva dalla CAUSA NEGOZIALE per cui la fiducia era
stata fatta;
- La fiducia poteva essere:
• Cum creditore: il passaggio di proprietà era a garanzia di un credito del fiduciario e quindi il creditore/
fiduciario avrebbe dovuto restituire la cosa al fiduciante solo dopo l’avvenuta estinzione del debito;
• Cum amico: la causa poteva essere la custodia (deposito) forse anche un prestito d’uso (comodato): il
fiduciario avrebbe pertanto ritrasferito la proprietà su semplice richiesta;
- Il fiduciante, nella fiducia cum creditore, poteva trattenere il possesso riacquistando la proprietà per
USURECEPTIO (usucapione che si compiva in un anno a prescindere dalla iusta causa), il fiduciario evitava
l’usureceptio solo se lasciava la cosa all’altra parte a titolo di locazione o precario-
- Col processo formulare al fiduciante si diede un’actio fiduciae peril riacquisto delle proprietà e del possesso,
l’azione era in personam, reipersecutoria e infamante e la formula relativa faceva riferimento a criteri di lealtà e
correttezza.
- Il fiduciario avrebbe potuto far valere con exceptio doli le proprie contropretese per spese e danni;
LA STIPULATIO
LA STIPULATIO! aveva carattere astratto ed una struttura agile anche se formale, che la rendeva applicabile a varie
situazioni. Era un contratto tipico e la tipicità riguardava la forma e non i contenuti;
- Era un contratto VERBALE dove il consenso doveva essere espresso verbis seguendo lo schema di
interrogazione dello stipulante e congrua risposta del promittente (prometti di darmi 100? Prometto).
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- L’obbligazione sorgeva solo a carico del PROMITTENTE per questo veniva definito contratto
UNILATERALE.
- Per quanto riguarda la forma, era necessaria la contemporanea presenza delle due parti e la risposta doveva
seguire alla domanda entro un tempo breve di risposta e doveva essere congrua ovvero ripetere il medesimo
verbo della domanda;
- Inizialmente la stipulatio produceva i suoi effetti obbligatori quando le formalità orali erano state compiute,
durante l’età classica si diffuse la nullità per stipulatio dove facesse difetto il consenso;
- Riservata ai cives, davano luogo a effetti di ius civile ma era di ius gentium quanto alla fruibilità essendo
accessibili anche ai non cittadini
❖ L’ADSTIPULATOR! Era un secondo stipulante che avendo avuto incarico dal primo, vi si affiancava
rivolgendo pure lui al promittente invito a compiere in suo favore la stessa prestazione già promessa all’altro
(“prometti di darmi la stessa cosa?”).
Con la risposta positiva del promittente nascevano due stipulationes con uguale oggetto e due diversi creditori.
Il promittente era liberato con una prestazione soltanto;
(vi si faceva ricorso ad esempio alla morte dello stipulante, sarebbe stata in tal modo valida per l’adstipulator e
costui avrebbe poi riversato agli eredi dello stipulante quanto percepito.)
❖ L’ADPROMISSOR! Costui poteva affiancarsi al promittente che prometteva di prestare quanto già
promesso allo stesso stipulante da un altro promittente;
Questa aveva formule diverse a seconda che la stipulatio fosse stata di dare o facere:
o Dare: l’azione era certi, con intentio certa (formula come quella della condictio);
o Facere: la formula era con demonstratio e intentio incerta;
❖ Il solo contratto letterale che riguardava i cittadini romani era il ‘NOMEN TRANSSCRIPTICIUM’
L’operazione contabile che lo realizzava e che veniva eseguita dal pater familias nel codex accepti e codex
expensi poteva essere o una ‘transscriptio a re in personam’ o ‘transscriptio a persona in personam’
15. LA COMPRAVENDITA
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Età arcaica! la funzione della compravendita si realizzava, attraverso la mancipatio, con lo scambio immediato di
cosa contro prezzo;
III secolo a.C! si riconobbe validità, con effetti soltanto obbligatori, al mero consenso;
La giurisprudenza riconobbe che le obligationes nascevano per effetto del solo consenso;
❖ Il consenso
Il consenso doveva essere manifestato (anche tacitamente attraverso un nuntius o per lettera) per esigenze
probatorie si iniziò a redigere per iscritto un documento (instrumentum) che attestasse l’accordo concluso
e le condizioni della vendita, successivamente questo documento fu esteso anche alla vendita di
immobili.
Con Giustiniano le parti furono lasciate libere di decidere se la vendita doveva essere compiuta per
iscritto o oralmente.
Era diffuso il ricorso alla caparra per confermare il consenso prestato (avrebbe dovuto poi essere
computata nel prezzo).
Nella vendita per iscritto la caparra ebbe funzione penitenziale! versata prima della redazione del
documento, avrebbe consentito a una delle parti di recedere dal proposito di comprare o vendere, con la
conseguenza o di perderla o di doverla restituire nella misura del doppio;
❖ L’oggetto
L’oggetto della vendita era detto “merx”, generalmente si trattava di cose corporali (res mancipi, nec
mancipi, cose mobili e immobili) ma poteva avere ad oggetto anche eredità, superficie, enfiteusi, servitù,
usufrutto e crediti.
Era ammessa anche la vendita di cose future che poteva essere ‘emptio rei speratae’ o ‘emptio spei’
▪ Emptio rei speratae! vendita soggetta alla condizione sospensiva che le cose venute venissero
ad esistenza; il prezzo sarebbe poi stato commisurato alla quantità (vendita dei frutti che
matureranno nel fondo);
▪ Emptio spei! era una vendita aleatoria, il compratore avrebbe comunque dovuto pagare il
orezzo stabilito e il venditore non avrebbe potuto esigere di più (vendita di quanto il pescatore
tirerà su dalla rete, con prezzo determinato qualunque sia l’esito della pesca).
❖ Il prezzo
- doveva essere espresso in denaro;
- solo se il prezzo fosse stato espresso in denaro sarebbe stato possibile distinguere quale delle due
prestazioni fosse il prezzo e quale la merce, e chi fosse il venditore e chi il compratore;
- la misura del prezzo era quella liberamente concordata tra le parti;
- fu stabilito per la prima da Diocleziano che se il prezzo fosse stato inferiore alla metà del valore reale
della cosa il venditore avrebbe potuto ottenere la rescissione della vendita e la restituzione della cosa
dietro rimborso del prezzo pagato, il compratore avrebbe evitato la rescissione con il pagamento della
differenza;
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❖ L’evizione
Il venditore che aveva venduto una cosa non propria non era per questo in sé responsabile purché avesse
fatto conseguire al compratore il pacifico godimento della cosa venduta;
una responsabilità del venditore sorgeva se il compratore subiva evizione (il terzo che rivendicasse
con successo, presso il compratore, la cosa venduta).
Il venditore mancipante, in dipendenza della compiuta mancipatio, incorreva in responsabilità per il fatto
della minacciata evizione, perché era tenuto a prestare ‘auctoritas’ ovvero ad assistere il compratore nel
giudizio di rivendica promosso dal terzo. Contro il mancipante che non avesse prestato auctoritas si dava
al mancipio accipiens compratore l’actio auctoritatis per il doppio del prezzo.
Ma la mancipatio poteva non avere luogo, il compratore poteva farsi promettere dal venditore il doppio
del prezzo in caso di evizione.
La responsabilità del venditore per l’evizione divenne elemento naturale di questo contratto.
❖ Vizi occulti
Vizi occulti! vizi o difetti materiali della cosa non manifesti al compratore all’atto della vendita;
il venditore che avesse promesso con stipulatio che la cosa possedesse certe qualità o che fosse esente da
alcuni vizi sarebbe stato convenibile dal compratore con l’actio ex stipulatu una volta verificata l’assenza
della qualità promesse o la presenza dei vizi non dichiarati;
in questo caso ebbero un ruolo fondamentale gli edili curuli (magistrati con ius edicendi) che fecero
obbligo ai venditori di schiavi esposti in vendita di dichiarare preliminarmente al compratore i vizi degli
schiavi o animali che si accingevano a vendere e diedero al compratore, contro il venditore, l’actio
redhibiroia e l’actio quanti minoris
o Actio redhibitoria: il compratore avrebbe riavuto il prezzo previa restituzione del servo o
animale;
o Actio quanti minoris: il compratore avrebbe riavuto il minor valore dello schiavo o animali
venduti
❖ Patti aggiuntivi
Il regime della vendita poteva essere integrato o derogato mediante patti aggiuntivi;
i patti ai quali si fece ricorso più frequentemente furono: il patto commissorio, l’in diem addictio e il
pactum displicentiae, i primi due a favore del venditore l’ultimo a favore del compratore.
Si trattava di patti risolutivi sospensivamente condizionati per cui la vendita risultava soggetta a
condizione risolutiva;
i patti prevedevano che al verificarsi di una certa condizione la vendita potesse considerarsi come non
avvenuta:
- Nel patto commissorio la condizione era che il compratore non pagasse il prezzo entro il termine
convenuto;
- nell’in diem addictio la condizione era che il venditore entro un certo termine ricevesse un offerta
migliore;
- nell’pactum displicentiae la condizione era che nel termine convenuto il compratore dichiarasse di
non aver trovato la cosa di suo gradimento;
16. LA LOCAZIONE
la locazione:
- contratto consensuale e bilaterale;
- con l’esplicita previsione di un corrispettivo (la mercede) una parte, il locatore si impegnava a mettere a disposizione
dell’altra, per un periodo di tempo limitato e con uno scopo preciso, una cosa mobile o immobile e l’altra parte, il
conduttore, si impegnava a prenderla in consegna per poi restituirla una volta scaduto il termine o raggiunto lo scopo
previsto.
- le obbligazioni reciproche delle parti erano sanzionate dalle actiones ‘locati’ in favore del locatore e con le actiones
‘conducti’ in favore del conduttore; esse si diedero anche nei confronti dei peregrini.
- a causa della varietà di fattispecie che rientravano nella locatio conductio si usa distinguere: locatio rei, locatio operis e
locatio operarum
A. LOCATIO REI
- Poteva avere ad oggetto cose mobili o immobili: il conduttore di immobili urbani era detto
‘inquilinus’ e il conduttore dei fondi rustici era detto ‘colonus’;
- Il locatore assumeva l’obbligo di consegnare la cosa, che doveva essere idonea all’uso ed esente
da vizi, e di assicurarne al conduttore il godimento;
- Il conduttore assumeva l’obbligo di pagare la mercede (denaro) alle scadenze stabilite, di
mantenere la cosa nelle condizioni in cui gli era stata consegnata e di restituirla alla scadenza.
- Il conduttore acquistava la detenzione e non il possesso ed era responsabile per custodia nel caso di
perimento o deterioramento della cosa locata;
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- Per il mancato godimento della cosa per forza maggiore, il locatore non era responsabile ma il
conduttore sarebbe stato liberato dall’obbligo di pagare;
B. LOCATIO OPERIS
- Poteva avere ad oggetto cose mobili o immobili;
- Il locatore si obbligava a consegnare una cosa, il conduttore si obbligava a esercitare
autonomamente ma nell’interesse del locatore una certa attività relativamente alla stessa cosa
per raggiungere il risultato convenuto, per poi restituirla al locatore.
- vi si fanno rientrare fattispecie molteplici: il conduttore in ordine della cosa che gli sarebbe stata
consegnata poteva assumere l’impegno di trasportarla o custodirla; se l’oggetto della locazione era un
servo, il conduttore poteva assumere l’impegno di istituirlo o se si trattava di indumenti di lavarli o
rammendarli.
- Si fanno rientrare anche le fattispecie in cui il conduttore assumeva l’impegno di trasformare la res
che gli sarebbe stata consegnata (conduttore orefice che assumeva l’impegno di trasformare l’oro del
locatore in anelli oppure il costruttore che prometteva di costruire sull’area del locatore un edificio);
- La mercede in ogni caso era dovuta al LOCATORE
- Il conduttore avrebbe acquistato la detenzione e sarebbe stato responsabile per custodia se la res
locata periva o deteriorava;
- Per cattiva esecuzione dell’opera il conduttore rispondeva per imperitia, egli era invece liberato per
impossibilità sopravvenuta da forza maggiore;
D. LOCATIO OPERARUM
- un uomo libero assumeva l’impegno di mettere la propria attività lavorativa alle dipendenze di altra
persona, la quale si obbligava a pagare, come corrispettivo, una certa mercede;
- il lavoratore era il locatore, il datore di lavoro era il conduttore
- il periculum era a carico del datore di lavoro che avrebbe dovuto pagare la mercede anche se il
lavoratore non avesse prestato le opere per cause a lui non imputabili;
- i lavoratori iberi erano pochi, tra le attività lavorative prestate nell’interesse dei terzi furono
considerate degni degli uomini libere le ‘artes liberales’ (avvocati e agrimensori).
17. LA SOCIETA’
Società:
- contratto consensuale bilaterale o plurilaterale per cui due o più persone (i socii) convenivano di mettere in
comune beni e attività di lavoro al fine di conseguire un lucro per tutti;
- si trattava di un contratto iuris gentium perché tutelava anche i non cittadini;
- si trattava di un contratto ius civile perché sanzionato da azioni in ius, questa azione era l’actio pro socio;
- il criterio generale per stabilire il grado di responsabilità del socio per inadempimento è quello della culpa in concreto;
- il tipo più antico di società fu la societas ‘omnium bonorum’ dove i soci convenivano di mettere in comune tutti i loro
beni presenti e futuri;
- successivamente si riconobbero altri tipi: si conveniva di mettere in comune e di svolgere nell’interesse di tutti
determinate attività commerciali o industriali;
- le parti si obbligavano in forza del semplice consenso manifestato e per la perseveranza nel consenso;
- la società si scioglieva per reciproco dissenso, se uno dei due soci manifestava la volontà di recedere dal contratto, per
esaurimento dello scopo, per l’impossibilità di realizzare lo scopo o per morte di uno dei soci;
- dal contratto di società nascevano obbligazioni
- profitti e perdite erano divise in parti uguali ed era possibile che un patto per cui un socio partecipasse agli utili
ma non alle perdite, era nullo il patto che limitava la partecipazione di un socio alle perdite soltanto.
- per la ‘fraternitas’ che si stabiliva tra i soci e per la fiducia reciproca la condanna dell’actio pro soci era infamante ma il
convenuto godeva del ‘beneficium competentiae’ per cui avrebbe evitato la condanna pagando.
- non aveva rilevanza esterna verso i terzi, per limitare la responsabilità verso i terzi si poteva esercitare l’attività per mezzo
di schiavi forniti di peculio in modo che la responsabilità dei domini non sarebbe andata oltre il valore del peculio.
18. IL MANDATO
- contratto consensuale bilaterale imperfetto per il quale una parte conferisce un incarico all’altra, che si impegna ad
eseguirlo.
- le parti sono dette mandante (conferisce l’incarico) e mandatario (assume l’incarico);
- al mandatario non era dovuto nessun compenso perché in tal caso sarebbe diventato un contratto di locazione;
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- il mandato poteva essere nell’interesse del solo mandante o nell’interesse anche di terzi; erano invece negati gli effetti del
mandato nell’interesse del mandatario;
- contro il mandatario si dava al mandante l’actio mandati directa;
- contro il mandante si dava al mandatario l’actio mandati contraria;
- IL MANDATARIO! aveva l’obbligo di eseguire fedelmente l’incarico e trasferire al mandante i beni, i diritti e i crediti
acquistati in relazione al mandato; non era rappresentante diretto del mandante ma il sistema adottato era quello della
rappresentanza indiretta;
- IL MANDANTE! aveva l’obbligo di rimborsare al mandatario le spese e risarcire i danni sollevandolo dai debiti
- per inadempimento o cattiva esecuzione del mandato il mandatario rispondeva per dolo;
- il mandato si estingueva per revoca del mandante, rinunzia del mandatario o morte di una delle parti, per reciproco
dissenso o una volta concluso l’incarico;
Se il creditore voleva ottenere la restituzione di quanto aveva dato (nel caso di do ut des e do ut facias), poteva essere
esperita una condìctio denominata condictio causa data causa non secùta oppure una condictio ob causam datòrum.
Condictio causa data causa non secùta! Azione esperibile per ottenere la restituzione di quanto era stato dato alla
controparte in esecuzione di un contratto innominato se la controprestazione era venuta meno.
- la permuta (scambio di cosa contro cosa) fu considerata alla stregua di contratto reale unilaterale
- contratto estimatorio: una parte dava all’altra una cosa stabilendone il valore e l’accipiente si
obbligava o a venderla e restituire il ricavato nei limiti della stima o a restituire la cosa stessa;
- nella datio ad inspiciendum una parte consegnava all’altra una cosa perché ne determinasse il valore e
poi la restituisse;
- nel tardo diritto romani ai contratti innominati furono assimilate il precario e la transazione.
⇒ Il precario
Precario! concessione di un bene (immobile) che una parte (concedente) faceva all’altra (precarista)
perché ne godesse gratuitamente e lo restituisse a semplice richiesta;
traeva origine dalla concessione di terre che grandi proprietari fondiari usavano fare a propri clientes o persone di
fiducia.
- Il precarista fu tutelato contro terzi con l’interdictum uti possidetis e così qualificato possessore;
- Non essendo tutelato pure contro il concedente il precario dans avrebbe potuto riprendere possesso
della cosa in qualunque momento con atto di autodifesa
- Per concedere al concedente il recupero della cosa il pretore predispose nel suo editto l’interdictum
‘quod precario’;
- Con giustiniano si negò al concedente di poter direttamente riprendere possesso della cosa con atto di
autodifesa; al precario dans si diede, per la restituzione della cosa, l’actio praescriptis verbis, da qui
l’inclusione del precario nei contratti innominati.
20. I PATTI
PATTI:
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- convenzioni, accordi, in qualsiasi forma manifestati che non rientravano nello schema di nessun contratto tipico.
- le XII tavole attribuirono all’accordo tra offeso e offensore o tra derubato e ladro, con cui l’offeso o il derubato
precedentemente alla composizione pecuniaria avessero rinunciato alla pena che sanzionava iniuria e furto, l’effetto di
estinguere la poena (pena).
- con l’editto pretorio ‘de pactis’ il pretore promise che avrebbe tutelato i patti però doveva trattarsi di patti concordati
senza dolo dell’una o dell’altra parte, non contrari alla legge.
A tali patti però il pretore diede efficacia limitata mediante l’exceptio pacti conventi, ciò vuol dire che i patti, a differenza
dei contratti, non davano luogo a obbligazioni quindi la parte che ne traeva vantaggio non avrebbe potuto promuovere
giudizio;
• Patti aggiunti
I patti aggiunti erano patti aggiuntivi ai contratti, dai quali derivavano azioni di buona fede e si distinguevano in:
- pacta adiecta ‘in continenti’! contestuali alla conclusione del contratto, per la loro attuazione poteva
essere proposta la stessa azione di buona fede propria del contratto cui il patto ineriva, ed erano parte
integrante del contratto;
- pacta idiecta ‘ex intervallo’! successivi alla conclusione del contratto
Tali patti ebbero veri e propri effetti obbligatori, furono considerati parte integrante del contratto.
• Compromissum
Giustiniano diede diretta efficacia obbligatoria al patto con cui due parti convenivano di rimettere
all’arbitrato di un terzo scelto in comune accordo la decisione di una controversia tra loro.
Ciascuna parte prometteva all’altra una pena pecuniaria se la parte promittente non si fosse poi adeguata alla
pronuncia dell’arbitro, si parlò a riguardo di compromissum..
Giustiniano concesse alla parte vincente un’actio in factum per l’esecuzione della decisione arbitrale.
• Altri sviluppi postclassici
Ci fu poi un’estensione dell’efficacia obbligatoria dei patti aggiunti contestualmente (‘in continenti’) ai contratti
anche se non di buona fede.
In tal modo si superò la tipicità contrattuale e ogni accordo, purché lecito, avrebbe potuto essere detto ‘contratto’
ed avere effetti obbligatori.
- Gestione della tutela impuberum: cessata la tutela, il tutore dell’impubere doveva rendere conto all’ex
pupillo della gestione tutelare e quindi dei beni e diritti acquistati e l’ex pupillo doveva rimborsare
all’ex tutore le spese e sollevarlo dai debiti assunti per la gestione.
Le rispettive obligationes erano sanzionate da actio tutelae directa e contraria: la prima contro il
tutore e la seconda contro il pupillo
- La gestione della cosa o dell’eredità comune: poteva dar luogo a diritti e doveri reciproci tra
comproprietari o coeredi; si provvedeva in sede di divisione o nell’actio comuni dividundo (tra
comproprietari) o all’actio familiae erciscundae (tra coeredi)
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- Contro l’erede inadempiente si dava al legatario l’actio ex testamento, in personam in ius ma questa
comportava condanna al doppio in caso di contestazione infondata;
- Ai legati possono essere affiancati i fedecommessi, disposizioni di ultima volontà in favore di terzi
che il testatore rimetteva per l’esecuzione alla fides dell’erede o del legatario.
22. I DELITTI
- le obbligazioni derivavano pure dai delicta o maleficia, atti illeciti, comportamenti volontari riprovati dal diritto;
- i delitti erano tipici: non esisteva uno schema per qualificarli, erano comportamenti che l’ordinamento riprovava, ognuno
con proprio regime giuridico; questi erano generalmente chiamati atti illeciti ‘extracontrattuali’;
- l’obbligazione che derivava dai delicta era rappresentata dal vincolo giuridico esistente tra offensore e offeso per cui l’uno
era tenuto verso l’altro al pagamento di una pena pecuniaria perseguibile con azione penale;
- le fonti giuridiche rivelano la tendenza a riservare la qualifica di delicita agli illeciti civili: furto, rapina, damnum iniuria
datum e iniuria;
- il delitto si imputava al suo autore se commesso col deliberato proposito di provocare all’offeso il pregiudizio che gliene
era derivato;
- alcuni comportamenti lesivi agli interessi della comunità e quindi gravemente riprovati assunsero la qualifica di crimina e
sanzionati con pene molto gravi;
➢ Il furto
tra i delicta più antichi troviamo il furto
▪ La nozione
- sottrazione illecita di una cosa mobile altrui;
- ogni comportamento doloso che provocasse ad altri una perdita o anche solo uno svantaggio
relativamente ad una cosa mobile o immobile (es. istigazione del servo altrui alla fuga)
- con l’ultima giurisprudenza ci fu un ridimensionamento dell’idea di furto, questo fu limitato alle cose
mobili e si ritenne sufficiente il contatto fisico con la cosa pur senza la materiale sottrazione;
- si negò che fosse furto la sottrazione di cose ereditarie e il furto tra marito e moglie;
▪ I ‘genera furtorum’
- distinzione tra ‘furtum manifestum’ e ‘furtum nec manifestum’
- per furto manifesto si il furto commesso dal ladro preso, catturato dal derubato sul fatto;
- per furtum nec manifestum si intende ogni furto non manifesto;
▪ Le sanzioni
- il fur manifestus (autore di furtum manifestum) poteva essere fustigato e poi addictus dal magistrato
al derubato;
- se il furto era commesso di notte o se il ladro avesse tentato di difendersi con le armi, il derubato,
invocava la testimonianza dei vicini avrebbe potuto impunemente uccidere il ladro;
- in età classica queste misure furono sostituite dall’actio furti manifesti, azione penale pretoria
mediante la quale il derubato perseguiva il quadruplo del valore della cosa rubata; l’azione si
esercitava direttamente contro il ladro se questo fosse stato sui iuris o contro l’avente potestà se il
ladro era alieni iuris
- per il furtum nec manifestum le XII tavole avevano stabilito una pena pecuniaria per il doppio valore
della cosa rubata;
- all’actio furti manifesti e nec manifesti era attivamente legittimato il proprietario della cosa ma
poteva anche essere persona diversa: se a subire il furto fosse stata la persona cui la cosa era stata data
in comodato, il comodante, pure se proprietario, era carente di interesse perché avrebbe potuto
rivalersi contro il comodatario, responsabile per custodia, ad avere interesse e quindi legittimato
al’actio furti era il comodatario perché responsabile nei confronti del comodante.
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➢ La rapina (bona vi rapta)
- actio vi bonorum raptorum: volta a sanzionare la sottrazione di cosa altrui commessa con violenza
ovvero la rapina;
- l’azione era penale e infamante, entro l’anno la pena era il quadruplo della cosa sottratta, dopo l’anno
corrispondeva al suo valore;
- con giustiniano l’azione fu qualificata mista, reipersecutoria e penale;
➢ Il danneggiamento
Per spiegare il danneggiamento bisogna prendere in considerazione la lex Aquilia del III secolo a.C che era
articolata in 3 capitoli:
- Riguardava l’uccisione di schiavi e pecudes (animali da gregge o armento) altrui. La pena era
qualificata nel maggior valore che lo schiavo o l’animale aveva avuto nell’anno precedente
all’uccisione.
- Riguardava l’adstipulator che, in frode allo stipulante, avesse estinto il credito mediante acceptilatio
(l’atto estintivo composto da una domanda e una rispettiva risposta attraverso cui il debitore chiedeva
al creditore se avesse ricevuto quello che aveva promesso e questo rispondeva affermativamente). La
pena era quantificata nell’importo del credito estinto.
- L’azione contro l’autore del danno era l’actio legis aquiliae, penale e in ius ed esperibile dal
proprietario della cosa danneggiata; i classici riconobbero a questa actio una sostanziale funzione
reipersecutoria ma si adottò il principio del cumulo d’azione (es. se il conduttore avesse danneggiato
la cosa locata e il locatore esercitava contro di lui l’actio locati, non poteva esecitare la actio legis
aquiliae).
- Giustiniano qualificò l’azione aquiliana: reipersecutoria se il danno era provocato nel momento di
maggior valore della res nell’ultimo anno o mese, mista nel caso in cui la cosa avesse perduto valore
nell’ultimo anno o mese;
➢ L’iniuria
- La legge delle XII tavole prevedeva pene diverse per determinate offese arrecate alla integrità fisica
dell’altra persona;
- Le offese previste dalla legislazione erano:
! membrum ruptum: lesione fisica con perdita definitiva della funzionalità di un organo; per questa
era stabilita la pena del taglione alla quale l’autore si poteva sottrarre pagando.
! os fractum: frattura di un osso; la pena andava dai 150 ai 300 assi a seconda che la persona fosse
uno schiavo o un libero.
! lesioni e violenze fisiche minori; la pena era di 25 assi.
- Il pretore intorno al II secolo a.C. istituì per la persecuzione degli atti dolosi e ingiusti di violenza
fisica alle persone l’actio iniuriarum aestimatoria (per la natura pecuniaria)
Questa era penale e infamante e si stabiliva in base all’entità dell’offesa; a giudicare era un giudice
collegiale, era intrasmissibile agli eredi.
❖ L’actio de pauperie
L’azione faceva riferimento ai danni prodotti da animali: più precisamente da pecudes (quadrupedi da
gregge o armento), doveva trattarsi di danni conseguenti a comportamenti spontanei e innaturali dei
pecudes
L’azione si dava contro il proprietario delle bestie il quale era posto di fronte all’alternativa o di
risarcire il danno o di dare a nossa l’animale trasferendone all’attore la proprietà.
L’azione era nossale ma non penale perché l’alternativa alla donazione a nossa non era il pagamento della
pena ma il risarcimento del danno, si trattò di una responsabilità oggettiva che si addossava al
dominus dell’animale per il fatto in sé di esserne proprietario in base al criterio per cui chi gode di
un vantaggio in dipendenza del possesso di una cosa, deve anche subire gli svantaggi.
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b) ‘effusum vel deiectum’
con lo sviluppo edilizio della città si iniziò a costruire edifici con più piani, il pretore si preoccupò dei danni a
persone e cose provocati da oggetti lanciati o lasciati cadere dall’alto delle case di abitazione sulla pubblica via:
- Per danni a cose (anche schiavi) la pena era decisa dal giudice nella misura del doppio dei danni arrecati;
- Per il ferimento di un uomo libero la pena era determinata dal giudice ma secondo equità;
- Per la morte di un uomo libero la pena era fissa (50 aurei)
➢ L’adempimento (solutio)
L’adempiemento (solutio) della prestazione non era sempre sufficiente a estinguere l’obbligazione.
Con la solutio l’obbligazione di estingueva ipso iure; a compierla era solitamente il debitore ma poteva
effettuarla anche un terzo e doveva essere fatta al creditore (o al procurator del creditore, da lui stesso indicato).
La prestazione doveva essere adempiuta per intero salvo che il creditore non accettasse adempimento parziale
ovvero quando godeva del ‘beneficium competentiae’ che comportava che il debitore non potesse subire
condanna oltre il limite delle sue possibilità economiche.
• Datio in solutum
Il debitore doveva eseguire esattamente la prestazione dovuta, avrebbe potuto compiere una prestazione
diversa solo se il creditore avesse acconsentito;
la prestazione andava adempiuta nei tempi stabiliti nell’atto costitutivo e se questo non contemplava un
termine doveva desumersi dalla circostanze o dal tipo di prestazione, in difetto di indicazioni implicite
o esplicite la prestazione era dovuta immediatamente.
- Questa era necessaria per la liberazione dei nexi dal potere del creditore, per lo scioglimento del vincolo a carico
del condannato in un giudizio privato e per l’estinzione delle obbligazioni pecuniarie da legato per damnationem
- L’effetto estintivo era ipso iure, a prescindere dall’adempimento, era quindi un atto astratto.
Acceptilatio:
- era un atto simmetrico e contrario alla stipulatio (hai ricevuto quello che ti ho promesso? Sì)
- l’obbligazione si estingueva verbis (per la pronuncia di certa verba) e ipso iure
- era definita da gaio come imaginaria solutio perché i suoi effetti erano prodotti indipendentemente dalla causa;
➢ La transazione
Era una specifica causa di negozi astratti e una particolare applicazione del pactum non petendo; presupponeva
una lite in corso tra parti e queste, per mettere fine alla lite, pattuivano reciproche attribuzioni (tramite stipulatio,
la transazione era la causa della stipulatio) e rinunce (era sufficiente il pactum transactionis, opponibile mediante
exceptio)
➢ La novazione
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Novazione:
- sostituzione di un’obbligazione con un’altra talché la prima si estingue e al suo posto sorge la nuova;
- esempio: Caio (compratore) deve a Tizio (venditore) Xmila sesterzi in dipendenza di una compravendita. Tizio
interroga: ‘prometti di darmi i Xmila sesterzi che mi devi in virtù della compravendita tra noi
intercorsa?’ e Caio risponde ‘Sì prometto’
- in tal modo si estingueva il debito di Caio di pagare e ne nasceva uno nuovo per lo stesso importo ma che
aveva la propria fonte nella stipulatio appena compiuta.
- i requisiti necessari per procedere alla novazione erano:
! l’idem debitum: la nuova obbligazione doveva avere qualcosa di nuovo rispetto alla vecchia;
! l’animus novandi: intenzione delle parti di procedere a novazione;
(successivamente giustiniano escluse l’idem debitum)
➢ La stipulatio Aquiliana
Era un caso particolare di novazione oggettiva, derivante da stipulatio aquiliana (da Aquilio Gallo) con la quale
in un’unica stipulatio si deduceva il corrispettivo pecuniario di ogni debito del promittente verso lo stipulante in
modo che, compiuta la stipulatio, il promittente fosse tenuto verso lo stipulante ad una sola prestazione;
➢ La delegatio promittendi
Nella novazione soggettiva invece l’elemento nuovo era la persona del creditore o del debitore a seguito di una
autorizzazione unilaterale o informale; bisogna distinguere:
- delegatio promittendi attiva: il creditore (delegante) invitava il proprio debitore (delegato) a promettere con
stipulatio a un terzo (delegatario) quello che il debitore doveva al creditore; il terzo delegatario interrogava il
delegato dicendogli “prometti di dare a me quello che dava al delegante Tizio?” e il debitore delegato rispondeva
‘prometto’. In questo modo si estingueva per novazione l’obbligazione tra delegante e delegato e se ne
costituiva una nuova con lo stesso oggetto tra delegato e delegatario (mutava il creditore)
- delegatio promittendi passiva: su invito del debitore (delegante) un terzo (delegato) si impegnava con
stipulatio con il creditore (delegatario), in questo modo si estingueva per novazione l’obbligo tra delegante e
delegatario e se ne costituiva una nuova tra creditore e terzo. Mutava il debitore
➢ La compensazione
Compensazione:
- fenomeno per il quale se il creditore è anche debitore del proprio debitore la conseguenza è che crediti e
debiti reciproci si estinguevano nella misura in cui concorrevano;
- es. se tizio è creditore di caio per 100 ma gli deve a sua volta 100 le due obbligazioni si sarebbero estinte;
- oggi si distingue tra compensazione legale (l’estinzione ha luogo automaticamente per il fatto in sé che
vengono a coesistere tra le stesse persone crediti e debiti reciproci) o giudiziale (dove l’estinzione si verifica per
effetto della sentenza del giudice condannando una delle due parti all’importo corrispondente alla differenza tra i
due crediti o assolvendo se i crediti risultano di uguale importo).
(per il mondo romano non esisté quella legale ma solo quella giudiziale anche se non subito perché ad ogni
obligatio corrispondeva un’azione tipica)
- dall’ultima età repubblicana si ammisero alcune deroghe:
• Si fece rientrare tra i poteri del giudice la facoltà di tenere conto dei controcrediti del convenuto sì da
procedere a compensazione giudiziale e condannarlo (se necessario) alla differenza
I requisiti perché il giudice potesse procedere a compensazione erano che i due crediti dipendessero dalla
stessa fonte, dallo stesso rapporto (deposito o mandato), non occorreva invece che i crediti fossero
omogenei perché la condanna era sempre espressa in denaro;
• Altra deroga riguardò gli argentarii (banchieri), se erano creditori e debitori dei propri clienti dovevano
agire nei confronti dei clienti calcolando il saldo per cui erano creditori (credito-debito) in modo che non
venissero indicati importi maggiori. In questo caso i due crediti dovevano essere omogenei (denaro-
denaro; olio-olio)
➢ Il concursus causarum
- Si aveva quando il creditore di una cosa determinata, dopo che l’obbligazione era sorta, acquistava la stessa
cosa ad altro titolo o per altra via; la conseguenza era che l’obbligazione si estingueva ipso iure in ogni caso.
- Con Giuliano si affermò il principio per il quale l’obbligazione si estingueva se le due causae erano entrambe
lucrative (la causa in base alla quale la res era dovuta e l’altra in base alla quale la res era acquistata dal creditore)
- es. l’obbligazione si estingue se tizio, legatario per damnationem di una certa cosa, acquistava da un terzo la
stessa cosa per donazione. L’obbligazione non si estingueva se tizio (legatario) acquistava perché la comprava (la
compravendita è onerosa e non lucrativa)
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26. LA CESSAZIONE DEI CREDITI
CESSAZIONE DEI CREDITI CON NOVAZIONE:
- una novazione soggettiva nella quale la persona che cedeva il proprio credito (cedente) assumeva il ruolo di
delegante, la persona alla quale il credito era ceduto (cessionario) il ruolo di delegante e il debitore (ceduto) il ruolo
di delegato.
- cambiava così la persona del creditore ma non aveva luogo una vera cessione perché il cessionario non subentrava nella
identica posizione del cedente: con la prima obbligazione si estinguevano anche le relative garanzie e gli eventuali
interessi.
- questo espediente poteva non essere praticabile perché il debitore avrebbe potuto non essere disponibile;
36
! in rem: ovvero quando il creditore o concreditori si impegnavano a non richiedere la prestazione, in questo caso
l’obbligazione solidale si estingueva per tutti;
≠
! in personam: ovvero quando il concreditore si assumeva l’impegno a non chiedere lui la prestazione, l’obbligazione
si estingueva solo tra le parti tra le quali il patto era intervenuto.
2. FIDEPROMISSIO
- più recente rispetto alla sponsio;
- era una vera e propria stipulatio;
- era fruibile dai cives e peregrini;
- regime giuridico simile alla sponsio;
- trascorsi due anni dall’assunzione della garanzia, i garanti erano liberati;
3. FIDEIUSSIONE
- accessibile a cives e non cives;
- con la morte del fideiussore l’obbligazione relativa passava agli eredi;
- un tratto comune delle tre stipulazioni di garanzia era che con esse si costituiva, tra debitore principale e garanti da una
parte e creditore dall’altra, il regime della solidarietà elettiva passiva, essendo debitore principale e garanti tenuti verso il
creditore;
- carattere proprio della stipulazione di garanzia era l’accessorietà: esse presupponevano l’esistenza dell’obbligazione
principale; erano nulle le stipulazioni prestate per importi superiori a quelli del debito principale;
- l’estinzione dell’obbligazione principale comportava necessariamente l’estinzione dell’obbligazione di garanzia;
- l’obbligazione principale si estingueva per: acceptilatio, solutio, novazione, pactum de non petendo in rem;
- non si estingueva quella principale se quella di garanzia si era estinta per: confusione, pactum de non petendo in
personam.
- IL SACRIFICIO ECONOMICO ERA DEL DEBITORE PRINCIPALE;
LE PERSONE
1. LA CAPACITA’ GIURIDICA E LA CAPACITA’ DI AGIRE
Capacità giuridica! idoneità ad essere titolari di diritti e obblighi o di situazioni giuridiche soggettive;
Capacità di agire! idoneità ad operare direttamente nel mondo del diritto e compiere personalmente atti giuridici
⇒ Persona giuridicamente capace oggi: tutti gli esseri umani (persone fisiche) e talune identità consistenti in organizzazioni di
persone o bene (persone giuridiche! enti).
≠
⇒ Persone giuridicamente capaci nel diritto romano: la parola persona era riferita solo a quelle che non chiamiamo persone
fisiche (essere umani). Tutti gli esseri umani erano dette persone ma non tutti avevano capacità giuridica (l’avevano le
persone libere e non gli schiavi).
37
▪ Capacità di agire oggi: presuppone la capacità giuridica e viene riconosciuta a tutti gli esseri umani intellettualmente capaci
(no minori, no infermi di mente);
≠
▪ Capacità di agire nel diritto romano: era riconosciuta alle persone intellettualmente capaci ma non presupponeva la capacità
giuridica;
Pater familias! adulto e sano, era giuridicamente capace e capace d’agire;
Schiavi e figli! erano capaci di agire ma gli era negata la capacità giuridica;
Figli! la cessazione di questa condizione e con esso l’acquisto della capacità giuridica prescinde
dall’età;
Presupposto di ogni capacità della persona fisica! ESISTENZA.
- LIBERI SI NASCEVA o SI DIVENTAVA: NASCEVANO LIBERI I NATI DA MADRE LIBERA (GLI INGENUI),
DIVENTAVANO LIBERI GLI SCHIAVI LIBERATI (LIBERTI);
5. I SERVI
SCHIAVITU’! istituito antico del diritto romano e la diffusione di essa a Roma è legata alle guerre vittoriose e agli
schiavi che erano i prigionieri di guerra;
❖ RESPONSABILITA’ NOSSALE
Azione nossale:
- Regola per cui, contro il servo altrui responsabile di delicta, la vittima potesse esercitare vendetta
impossessandosene e applicando la pena corporale stabilita, salva la facoltà del dominus di evitare tutto con il
pagamento di pena pecuniaria.
❖ PECULIO
- il servo, incapace giuridicamente, non poteva obbligare se stesso e non poteva peggiorare la situazione
giuridico-patrimoniale del dominus;
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- gli era concesso un PECULIO! gruzzoletto di denaro che si era guadagnato col lavoro oppure beni di diversa
natura. Ma il proprietario del peculio era sempre il dominus. Presto si ammise (per dare rilievo al significato del
peculio) che essi potessero trasferire il possesso delle res peculiari.
❖ OBBLIGAZIONI NATURALI
- I servi che avevano il peculio potevano TRAFFICARE CON TERZI; Da qui il riconoscimento che i servi
potessero adempiere agli obblighi assunti con atto lecito e che potessero adempierli pure se i terzi non avrebbero
mai potuto costringerli (i servi non potevano stare in giudizio).
- Il servo poteva assume obligationes naturales (non davano luogo ad actiones e il creditore poteva solo
trattenere quanto ricevuto dal terzo) ma non poteva assumere obligationes civiles (obbligazioni vere e proprie per
cui il creditore avrebbe potuto chiamare in giudizio il debitore);
Al dominus però non era permesso pretendere la restituzione di quanto il terzo avesse dato al terzo in
adempimento.
6. LE AZIONI ADIETTIZIE
! CRESCITA ECONOMIA ROMANA: esigenza di utilizzare i servi nella gestione degli affari del dominus; era però
necessario che i terzi potessero fare affidamento sul fatto che il servo avrebbe adempiuto ai suoi impegni, occorreva che
potessero disporre dei mezzi giuridici che garantissero ai terzi l’adempimento del servo;
▪ ACTIO QUOD IUSSU: presupponeva che l’impegno del terzo fosse stato assunto di
seguito ad autorizzazione del dominus che si sarebbe assunto ogni rischio.
7. LE LITI DI LIBERTA’
- Lo status di libertà poteva essere contestato attraverso un PROCESSO DI LIBERTA’;
- La persona sul cui status di disputava era OGGETTO della LITE e i suoi interessi erano rappresentati
dall’ADSERTOR IN LIBERTATEM (colui che discute con il dominus poiché il servo non aveva capacità giuridica).
- Con Giustiniano si permise al presunto servo o presunto libero di litigare personalmente col dominus;
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8. CESSAZIONE DELLO STATO DI SCHIAVITU’
- STATO DI SCHIAVITU’! poteva cessare con l’atto di liberazione del dominus, quest’atto era detto MANUMISSIO
ed era compiuto personalmente dal dominus;
❖ MANUMISSIO VINDICTA:
- negozio formale e solenne, inter vivos;
- si svolgeva davanti a un magistrato presenti il dominus e lo schiavo;
- un adsertor dichiarava libero lo schiavo toccandolo con una bacchetta e se il dominus non contestava lo schiavo
era libero
- successivamente bastò solamente una dichiarazione di liberazione del dominus;
❖ MANUMISSIO CENSU:
- negozio inter vivos;
- vi si ricorreva in occasione delle operazioni di redazione delle liste di censo;
- si realizzava con l’iscrizione del servo nelle liste dietro autorizzazione del dominus;
❖ MANUMISSIO TESTAMENTO:
- negozio mortis causa;
- disposizione testamentaria: aveva efficacia solo dopo la morte del testatore;
- occorreva l’uso di termini imperativi;
- potevano essere inseriti termini iniziali e condizioni;
❖ MANUMISSIO PRETORIE:
- ultima età repubblicana! nuovi modi di liberazione
- INTER AMICOS: dichiarazione informale del dominus davanti ai suoi “amici”;
- PER EPISTULAM: per iscritto, con semplice lettera;
- Gli schiavi non acquistavano subito libertà: il pretore tutelava la libertà negando al dominus la vindicatio in
servitutem;
❖ MANUMISSIO FEDECOMMISSARIA
- manumissione indiretta;
- efficacia ai fedecommissari sull’erede cui il testatore avesse fatto carico di manomettere un servo venne a
gravare l’obbligo di procedere alla manumissio;
- l’onerato sarebbe stato costretto extra ordinem dallo stesso schiavo.
9. I LIBERTI
- GLI SCHIAVI LIBERATI ACQUISTAVANO! - Libertà;
- Cittadinanza;
- Diventavano sui iuris; giuridicamente capaci.
- Tuttavia la condizione degli schiavi liberati NON era uguale a quella dei NATI LIBERI;
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➢ DIVISIONE DELLE PERSONE LIBERE IN DUE GRUPPI:
▪ INGENUI (nati liberi)! sono persone innocenti alle quali la madre ha trasmesso la condizione di
libertà
▪ LIBERTINI (schiavi liberati)! sono stati liberati da una giusta servitù (“giusta servitù: schiavitù
conforme al diritto perché quest’ultima è una condizione giuridica con le sue rispettive regole); si nasce
schiavi da madre schiava; hanno minore considerazione sociale e sono esclusi da alcune attività (artes
liberales) proprie degli ingenui.
➢ L’ex dominus! diventava PATRONO con la liberazione dello schiavo e godeva del diritto di patronato nei
confronti dello schiavo (trasmissibile mortis causa);
➢ Diritto di patronato! inizialmente conferiva al dominus forti poteri sul servo (servizi domestici o artigianali)
ma successivamente questo potere si attenuò nel dovere del liberto di prestare al patrono ossequi e reverenze;
a) ADOPTIO! Strumentale per il passaggio del figlio ad altra famiglia; (la condizione aveva breve durata)
b) EMANCIPATIO! Per l’acquisto dello stato di sui iuris; (la condizione aveva breve durata)
c) DAZIONE A NOSSA! Comportava un assoggettamento duraturo del filius familia;
B. PEREGRINI
- Persone libere ma non cives;
- Per i rapporti privati si applicava il ius gentium;
- Gli era concesso il ius commercii per il commercio! capacità di acquistare con mancipatio e sposarsi con
cittadini romani;
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C. I LATINI
- Categoria privilegiata di peregrini;
- Si dividono in:
• Latini priscii! cittadini delle città laziali vincolati a Roma da alleanza; disponevano di ius migrandi
( diventavano cittadini trasferendosi a Roma), ius commercii e ius connubii;
• Latini coloniarii! cittadini o peregrini che si stabilirono nelle colonie fondate da Roma;
D. PEREGRINI DEDITICII
- erano membri di collettività straniere, un grado molto basso di peregrini; non avevano capacità giuridica nel
diritto privato
“FAMILIA”:
- GRUPPO UNITARIO COMPOSTO DA UNA SOLA PERSONA SUI IURIS, SE E QUANDO QUESTA FOSSE
STATA DI SESSO MASCHILE FACEVANO PARTE DELLA FAMIGLIA ANCHE DAI FIGLI E DALLE DONNE,
ASSOGGETTATI ALLA SUA POTESTA’; (pater familias)
- Aveva una struttura patriarcale! solo i pater familias potevano avere figli e donne sotto la loro potestà. LE DONNE
NO, se erano sui iuris potevano godere dei diritti e doveri giuridici ma non della potestà familiare.
LA PROMESSA DI MATRIMONIO: Si compiva mediante sponsio per mezzo della quale il pater familias della
donna o lei stessa se era sui iuris facevano al fidanzato promessa di matrimonio dalla quale nasceva un vincolo
giuridico;
(in età preclassica la promessa si compì col semplice e reciproco consenso: non nascevano obligationes);
15. IL MATRIMONIO
- REQUISITI PER COSTRUIRE UNA FAMILIA! -matrimonio legittimo per il quale si richiedeva il connubium;
- gli sposi dovevano essere in età pubere;
- il consenso reciproco;
- l’assenza di questi requisiti non permetteva il matrimonio
legittimo;
➢ Il connubium:
- attitudine a vivere in matrimonio legittimo con l’altro coniuge;
- una sorta di capacità civile con riferimento all’altro coniuge;
- la regola era che sussistesse tra cittadini romani, che non consentisse il matrimonio tra parenti e affini (parenti
dell’altro coniuge);
➢ Il lutto vedovile:
- era vietato alla vedova un nuovo matrimonio prima di 10 mesi dalla morte del marito;
- la violazione di questa regola dava luogo a sanzioni sociali e l’infamia per chi era responsabile del prematuro
matrimonio della vedova;
- la vedova avrebbe anche perso i beni acquisiti con la morte del marito (testatario);
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- matrimonio romano! consisteva nel fatto in sé della CONVIVENZA STABILE di due persone di sesso diverso con
la volontà costante di vivere in unione monogamica; UN FATTO SOCIALE PRIMA CHE GIURIDICO.
17. IL DIVORZIO
DIVORTIUM:
- Avveniva per la morte di uno dei coniugi;
- Avveniva per la fine dell’affectio maritalis e quindi per la fine della convivenza;
- Non richiedeva formalità;
- Provocava lo scioglimento del matrimonio indipendentemente dalla causa;
- Il comportamento del coniuge che avesse causato il divorzio poteva essere sanzionato (es. rimozione dal senato);
- Consentito anche nel caso di comportamento colpevole dell’altro coniuge (adulterio, prostituzione o omicidio);
REPUDIUM:
- Divorzio unilaterale;
- Fu ritenuto lecito solo in alcuni casi limitati e tassativi in presenza di motivi non imputabili a nessuno dei coniugi
(impotenza, scomparsa, deportazione o prigionia);
18. LA DOTE
DOTE:
- istituto del diritto romano arcaico;
- consisteva in una o più cose che la moglie, il padre o il terzo conferiva al marito come dote.
⇒ Promissio:
- stipulatio compiuta dotis causa;
- si trattava di un contratto dai molteplici impieghi tra cui la costituzione di dote;
- Il marito, in seguito alla promissio dell’altra parte diventava creditore;
⇒ Dictio:
- negozio solenne che si compiva con la pronuncia di certa verba;
- effetto: il marito avrebbe avuto, per l’adempimento, un’actio in personam;
➢ ADROGATIO:
- si compiva con la partecipazione dei comitia curiata;
- il pontefice interrogava i due soggetti interessati circa la volontà di adrogare e di essere adrogato e interrogava
anche il popolo;
- se la risposta fosse stata positivi si sarebbe compiuta l’adrogatio;
• Effetti dell’adrogatio:
- l’adrogato diventava filius familia, passava dalla condizione di sui iuris ad alieni iuris, sotto la potestras
del pater familias adrogante;
- i beni dell’adrogato erano acquistati dall’adrogante;
- i debiti dell’adrogato si estinguevano;
• PROCEDIMENTO: ripreso dal precetto che sanzionava la perdita della patria potestas colui che avesse
venduto per tre volte il figlio;
- Il padre mancipava per 3 volte il figlio all’adottante, con la terza mancipatio il padre perdeva la
patria potestas sicché l’adottante glielo rimancipava;
- Il padre naturale acquistava l’adottato nella posizione di persona in causa mancipii;
- A questo punto, dinanzi a un magistrato, l’adottante rivendicava come propria la persona che
voleva adottare affermando che fosse suo figlio, il padre naturale taceva e l’adottante acquistava
la patria potestas.
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➢ LEGITTIMAZIONE
- Età postclassica! riconoscimento della legittimazione per successivo matrimonio per cui i figli nati
fuori dal matrimonio divenivano figli legittimi una volta che i genitori si fossero sposati;
Successivamente vi furono delle sanzioni per i casi più gravi di abuso del ius vitae
ac nacis: l’uccisione ingiustificata del filius fu repressa con sanzioni criminali.
In età classica scomparve definitivamente il ius vitae ac nacis.
a) PECULIO CASTRESE
- Augusto concesse ai filii familias militari di poter disporre dei proventi del servizio militare e dei beni
acquistati con tali proventi
- Inizio così il processo evolutivo che portò alla configurazione di un peculio castrese
- Il peculio castrese era costituito dai beni acquistati dai figli in relazione al servizio militare;
- Il padre non poteva appropriarsi del peculio castrese;
- Il peculio castrese apparteneva ai filius familias;
c) I BONA ADVENTICIA
- In età postclassica! si attribuì ai filii familias la proprietà dei beni provenienti da successione materna
e dei beni acquistati in occasione del matrimonio e successivamente con Giustiniano anche i beni
acquistati dal filius purché non provenienti dal padre (bona adventicia)
- Il figlio era proprietario dei bona materna e dei bona adventicia ma l’amministrazione e il godimento
spettavano al pater;
23. FATTI GIURIDICI PER CUI IL FILIUS DIVENTA SUI IURIS (cessa su di lui la potestas)
i. MORTE DEL PATER FAMILIAS (=perdita della liberà e della cittadinanza)
Generalmente la patria potestas cessava con la morte del padre in seguito alla quale i figli diventavano sui iuris e
i figli maschi diventavano pater familias e soggetti alla loro potestà erano i figli e i nipoti;
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∼ I nipoti (figli dei figli)! ancora sotto la potestas del padre, con la morte di quest’ultimo restavano
alieni iuris e cadevano sotto la potestà del loro padre, divenuto nel frattempo pater familias;
ii. EMANCIPATIO
- per consentire che il figlio uscisse dalla famiglia si faceva ricorso alla norma che sanciva la perdita
della patria potestas al padre che avesse mancipato 3 volte il figlio (emancipatio)
- procedimento! 1) tre mancipationes successive a persona di fiducia seguite da manumissio;
2) estinzione della patria potestas: figlio diventa in causa mancipii del terzo;
3) il terzo fiduciario lo rimancipava al padre;
4) il padre lo manumetteva e il figlio diventava sui iuris;
- In età postclassica: l’atto si ridusse a una dichiarazione del padre.
CONVENTIO IN MANUM: riguardava sia le donne sui iuris che le filiae familias
• Donne sui iuris! con la conventio in manum passavano dalla condizione sui iuris a alieni
iuris, sotto la mano del marito;
• Filiae familias! cessavano di appartenere alla famiglia di origine ed entravano a far parte
della famiglia del marito. Su esse cessava la potestas del pater e si costituiva la manus del
marito.
▪ USUS:
- consisteva nella convivenza coniugale protratta per un anno;
- la donna poteva interromperlo allontanandosi per 3 notti consecutive dalla casa;
▪ COEMPTIO (MANCIPATIO):
- oggetto: la donna;
- alienante: la donna se sui iuris o il pater familias;
- acquirente: il marito;
- scompare in età postclassica;
25.PARENTELA E AFFINITA’ (familia proprio iure dicta: composta da una sola persona sui iuris + filii familias + donna in manu)
a. L’AGNATIO
- vincolo tra più componenti della stessa famiglia;
- una sorta di parentela civile che prescindeva dal vincolo di sangue;
- con la morte del pater familias la famiglia si spezzava in tante familiae, quanti erano i filii familias e moglie
soggette alla sua potestas;
- l’agnatio era un tipo di parentela esclusivamente in LINEA MASCHILE e riguardava solo i cittadini romani;
▪ FAMILIA COMMUNI IURE! famiglia composta dall’insieme delle persone che sarebbero state sotto la
potestas del padre se questo fosse stato anora in vita; il vincolo dell’agnatio si scioglieva attraverso emancipatio;
b. LA COGNATIO
- parentela di sangue sia in linea maschile che femminile;
- stessi effetti giuridici dell’agnatio;
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La parentela poteva essere! IN LINEA RETTA o IN LINEA COLLATERALE;
LINEA RETTA: erano parenti in linea retta gli ascendenti o discendenti tra loro (genitori e figli, nonni e nipoti);
LINEA COLLATERALE: erano parenti in linea collaterale quanti avessero un ascendente in comune (fratelli e
sorelle, zii e nipoti);
d. ADFINITAS (AFFINITA’)
- è il legame che unisce un coniuge con i parenti dell’altro coniuge;
- può essere in linea retta o collaterale a seconda del rapporto dell’altro coniuge con la persona cui si fa riferimento;
- Affini in linea retta di primo grado: suoceri rispetto a generi e nuore;
- Affini in linea collaterale di secondo grado: ciascun coniuge con fratelli o sorelle dell’altro;
e. GLI ALIMENTI
In età classica si stabilì tra agnati e cagnati la pretesa degli alimenti (mezzi di sostentamento), emerse l’idea di sanzionare
pretese alimentari tra parenti più vicini! si affermò un reciproco dovere alimentare tra genitori e figli.
26. LA CAPITIS DEMINUTIO
CAPITIS DEMINUTIO! - MUTAMENTO DI STATUS PER CUI SI SPEZZAVANO I VINCOLI
DELL’AGNATIO;
- Ad essa si fece ricorso per riferirsi ad effetti giuridici diversi derivati dal mutamento di status
(testamento divenuto invalido se il testatore avesse subito capitis deminutio);
- PUO’ ESSERE MAXIMA, MEDIA O MINIMA;
⇒ MAXIMA: conseguiva alla perdita dello status libertatis (libero diventa schiavo);
⇒ MEDIA: conseguiva alla perdita dello status civitatis (perdita cittadinanza);
⇒ MINIMA: conseguiva al mutamento dello status familiae;
27. L’INFAMIA
INFAMIA O IGNOMINIA:
- Persone che per comportamenti riprovevoli, l’esercizio di attività o per condanna in alcuni giudizi andavano incontro a
disistima sociale e diventavano infames o ignominosae (prostitute, commedianti e gladiatori);
- Queste persone andavano incontro a gravi incapacità di diritto pubblico (cariche pubbliche);
30. L’ETA’
PER IL RICONOSCIMENTO ALLA CAPACITA’ DI AGIRE RILEVAVA MOLTO L’ETA’;
❖ PUBERI E IMPUBERI
Puberi! quelli che hanno raggiunto la capacità fisiologica di generare; avevano piena capacità giuridica se
maschi;
≠
Impuberi!- quelli che non hanno raggiunto la capacità fisiologica di generare;
- gli impuberi erano:
⇒ Infantes: fanciulli non in grado di eloquio ragionevole, per questo erano giuridicamente
incapaci; al compimento del settimo anno d’età finiva l’infanzia;
⇒ Infantia minores: infantes che avevano superato l’infantia; erano ammessi ad acquistare
diritti;
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Femmine! si ritenne raggiunta la pubertà con il compimento dei 18 anni
Maschi! si decide in base al riscontro dei caratteri esteriori connessi con la capacità di generare;
1) TUTELA LEGITIMA:
- Tutela dell’impubere da parte dell’agnato di grado più vicino;
- Tutela legitima del patrono sul liberto
- Tutela legitima del parente manumissore sull’emancipato impuberi,
- La tutela legitima aveva luogo solo se il pater, temendo di morire prima della pubertà del figlio, non
avesse provveduto a nominare un tutore
2) TUTELA TESTAMENTARIA:
nel caso in cui il pater familias, prima della morte, avesse provveduto a nominare un tutore per il figlio che non
avesse raggiunto la pubertà;
3) TUTELA DATIVA:
attribuì al pretore il potere di nominare, su richiesta della madre o di altri, un tutore all’impubere sui iuris che
non ne avesse una;
! limitazioni al potere del tutore: vietò al tutore di alienare fondi rustici e suburbani del pupillo, pena la
nullità.
! cessazione della tutela: età pubere del pupillo;
❖ RESPONSABILITA’
- actio rationibus distramendis! azione penale che si dava all’ex pupillo contro l’ex tutore (cessata la tutela) per
gli abusi a danno del patrimonio pupillare.
- actio tutelae! azione reipersecutoria e infamante, il tutore era costretto a trasmettere gli acquisti fatti a nome
proprio e nell’interesse del pupillo.
- actio tutelae contraria! spettava al tutore contro il pupillo per il rimborso delle spese;
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PRODIGI! incapaci di amministrare i propri beni per inettitudine pratica (sperpero); a loro si negò parzialmente la
capacità di agire. Per loro vi era l’interdictio magistratuale che comportava l’incapacità a compiere atti di obbligazione o
alienazione.
b) TUTELA MULIEBRE:
- legitima! spettava all’agnatus proximus;
- testamentaria! persona designata dal padre;
- dativa! tutore nominato dal pretore;
c) TUTOR MULIEBRIS:
- non gestiva il patrimonio;
- compito di assistenza e di controllo della gestione del patrimonio;
- aveva il compito di integrare la volontà della donna interponendo la sua auctoritas;
A. CORPORAZIONI:
- aggregazione di persone con propria organizzazione interna a cui fanno capo diritti e doveri che non sono
necessariamente diritti e dovere delle singole persone che la compongono;
- la corporazione resta invariata anche se alcuni membri cambiano o vengono meno;
B. FONDAZIONI:
- complesso patrimoniale volto a uno scopo considerato esso stesso titolare dei beni che lo compongono;
- la fondazione rimane tale anche se mutano gli elementi patrimoniali o i beneficiari;
C. Collegia! associazioni che potevano avere scopi di culto, corporazioni di artigiani o commercianti,
congregazioni di povera gente
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LE COSE
1. LE RES
“RES”! -“oggetto”, “entità materiale”:
- oggi si preferisce parlare di beni in cui rientravano pure gli animali, i terreni, gli edifici e gli schiavi;
RES HUMANI IURIS (di diritto umano) ≠ RES DIVINI IURIS (di diritto divino)
- res humani iuris potevano essere pubbliche o private
! res pubblicae: appartenevano alla collettività ed erano fuori commercio se destinate all’uso pubblico (piazza, fiumi)
ed erano in commercio se erano cose dalle quali il popolo ricavava utilità;
! res privatae: erano in commercio;
RES MANCIPI E RES NEC MANCIPI (distinzione che sparì in età postclassica)
✓ RES MANCIPI:
- Fondi sul suolo italico (terreni, edifici) schiavi, animali, servitù rustiche;
- Avevano prestigio nella società romana, infatti il trasferimento della proprietà doveva avvenire attraverso il rito
solenne della mancipatio;
GENERE E SPECIE
- cose di genere! cose che corrispondono a cose fungibili, appartiene ad una categoria (due bottiglie di vino);
- cose di specie! cose che corrispondono a cose infungibili (lo schiavo Stico);
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I FRUTTI
- FRUTTI NATURALI:
prodotti della piante e degli animali, diventavano frutti una volta separati dalla cosa madre (prima della separazione
erano partes), erano considerati frutti le attività lavorative dei servi e il corrispettivo che si ottiene concedendo una
cosa un godimento.
2. I DIRITTI REALI
⇒ i diritti patrimoniali si dividono in diritti reali e diritti di credito: questa classificazione è alla base della
classificazione dei negozi in negozi con effetti reali e con effetti obbligatori
- diritti reali! diritti soggettivi su una cosa, a carattere assoluto e opponibili a tutti i membri della collettività (erga
omnes);
- diritti di credito! diritto patrimoniale relativo tra le parti: uno o più creditori e uno o più debitori per cui la parte
datrice è tenuta in favore dell’altro all’adempimento di una prestazione;
- diritto di proprietà! diritto reale per eccellenza, esso attribuisce al proprietario un potere illimitato al godimento e alla
disposizione del bene;
3. LA PROPRIETA’
▪ CONTENUTI DELLA PROPRIETA’
Proprietà:
- diritto soggettivo di natura reale per cui al proprietario (titolare) si riconosce sulla cosa che ne è oggetto una
signoria generale;
- la facoltà del proprietario è di godimento e disponibilità piena ed esclusiva sulla cosa;
❖ In età repubblicana: comparve un’espressione per indicare la proprietà romana ovvero “dominium ex iure
quiritium” e con il termine dominus si indicava il proprietario;
❖ In età classica: si iniziò a parlare di “proprietas” e “proprietarius” e si continuò ad esprimere il concetto di proprietà
in termini di appartenenza;
❖ Dominium ex iure Quiritium! ISTITUTO DEL IUS CIVILE, è ad esso che si pensa quando si parla di proprietà.
❖ Altre situazioni giuridiche analoghe a quelle della proprietà civile: proprietà pretoria, peregrina e provinciale.
- Da un certo momento altre porzioni di ager publicus cominciarono ad essere assegnate definitivamente e beni acquistati
divenivano propri dei privati
- All’assegnazione dell’ager publicus in proprietà privata si procedeva attraverso LIMITATIO o ambitos (per gli edifici)
LIMITATIO! rito con connotazioni sacrali; si compiva con l’intervento di un magistrato e un agrimensore, si
tracciavano sul suolo parallele e perpendicolari che incrociandosi stabilivano i confini del terreno. Attorno a
ciascun appezzamento c’era uno spazio libero detto limes (non acquistabile).
- Appare la tendenza a rappresentarlo come potere assoluto e illimitato, da qui l’idea di proprietà come “diritto di
usare ed abusare della cosa propria”
- Il diritto romano non conobbe divieti agli atti emulativi ovvero comportamenti del proprietario di un fondo
nell’esercizio di un proprio diritto senza trarne vantaggio ma per nuocere ad altri, questo perché si riteneva che “chi
esercita un proprio diritto non lede a nessuno”
- Si pensava che il dominio del diritto romano comportasse un potere assoluto e illimitato perché la PROPRIETA’
IMMOBILIARE SUI BENI MOBILI ERA ESENTE DA IMPOSTE (sui beni mobili vennero messe delle imposte
solo dal 292);
- Il dominio quiritario sugli immobili si estendeva illimitatamente sia in altezza che in profondità;
➢ LIMITAZIONI LEGALI
- Le interferenze tra proprietari di immobili (limitate dall’esistenza della limitatio) erano però possibili e alcune
dovevano essere tollerate:
i. Immissioni di fumo o acqua dall’immobile vicino al proprio;
ii. Rami sporgenti del vicino sul proprio terreno purché ad altezza superiore a 15 piedi;
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✓ ACQUISTO DEL DOMINIO QUIRITARIO (acquisto a titolo particolare: solo beni individuati e determinati)
- a titolo originario per occupazione, accessione o specificazione;
- a titolo derivativo per mancipatio, in iure cessio, adiudicatio, traditio, vindicationem e litis aestimatio;
acquisto a titolo particolare (cose determinate) ≠ acquisto a titolo universale (quelli in cui l’acquisto del bene
consegue all’acquisto del complesso patrimoniale dalle componenti non definite)
⇒UNIONE ORGANICA
- Caso di accessione che comporta l’unione di cose di qualità diversa e quest’unione si dice
organica quando l’unione dei due corpi fa sì che diventino una cosa sola;
- es. semina effettuata con sementi propri su terreno altrui;
tintura effettuata con colore proprio su stoffe altrui;
unione con saldatura a fuoco;
⇒ INCREMENTI FLUVIALI
- rientra nell’accessione;
- es. alveo abbandonato per cui i proprietari dei fondi riviereschi estendevano il dominium fino
alla linea mediana del fiume;
⇒ LA INAEDIFICATIO
- costruzione di un edificio con materiali appartenenti a persona diversa dal proprietario del
suolo
- il principio che regolava questa situazione era che la superficie accede al suolo (superficie!
ciò che c’è sopra al suolo)
- Il proprietario del suolo diventa proprietario dell’edificio ma non dei materiali;
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- traditio! per i beni immobili;
⇒ LA CONSEGNA
La traditio si realizzava mediante consegna: era necessario e sufficiente che il tradens facesse
conseguire all’accipiens la DISPONIBILITA’ DELLA COSA
Era vera e propria traditio quella per cui la persona che riceveva acquistava il possesso;
ad esempio la cosa venduta dal venditore al compratore o la cosa che si intendeva donare dal
donante al donatario.
≠
Non era traditio la consegna della cosa a scopo di custodia o deposito.
55
9. L’USUCAPIONE! modo d’acquisto della proprietà
Usucapione:
- comportava l’acquisto del dominium ex iure quiritium;
- riservato ai soli cittadini romani;
- i requisiti erano: res habilis, titulus, fides, possessio e tempus
a) res habilis:
- erano usucapibili le cose suscettibili di dominium ex iure quiritium che fossero al contempo ideonee ad essere
usucapite;
- NON ERANO res habilis le res furtivae (cose rubate) e le res vi possessae (cose prese con violenza);
- Sarebbero stati di nuovo usucapibili una volta tornate dal proprietario;
b) Possessio:
- il possesso conduceva all’usucapione solo per chi teneva la cosa come propria
c) Tempus:
- l’usucapione si compiva con il decorso di 2 anni per gli immobili e 1 anno per i mobili
- il possesso doveva essere continuativo e non interrotto
- con la morte del possessore l’erede subentrava nel possesso della cosa e quindi il tempus non si interrompeva,
e) Fides:
- ai fini dell’usucapione si richiese anche la buona fede, ovvero la convinzione del possessore di non recare ingiusto
pregiudizio ad altri;
1. Con le legis actio sacramenti in rem! il pretore attribuiva la cosa a una delle due parti e queste si dovevano
impegnare a fornire la prova dell’appartenenza;
≠
2. Con il processo formulare! formula con clausola restitutoria; se risulta che la cosa appartiene a tizio ex iure
quiritium e la cosa stessa non gli verrà restituita, il giudice condannerà caio in favore di tizio con condanna in
denaro per il valore della cosa;
Il giudice avrebbe verificato che la cosa appartenesse all’attore ex iure quiritium
∼ Se non gli risultava assolveva il convenuto;
∼ Avrebbe assoluto il convenuto anche se avesse obbedito all’invito del giudice a restituire;
∼ La condanna era in denaro (=valore della cosa);
∼ Il giudice avrebbe condannato solo se il convenuto, invitato a restituire, non l’avesse fatto;
∼ Era solo l’attore a dover provare di essere proprietario.
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- Ai fini del rimborso il convenuto avrebbe potuto opporre exceptio doli riputando ingiusto il comportamento dell’attore
senza prima aver rimborsato talune spese
- Se l’attore avesse continuato a negare il rimborso, il convenuto sarebbe stato assolto e avrebbe trattenuto la cosa.
- Le spese dovevano essere o necessarie o utili
! necessarie: se senza di esse la cosa sarebbe deteriorata; andavano rimborsate per intero.
! utili: se avessero migliorato la prestazione della cosa; andavano rimborsate parzialmente.
- Possessore soccombente! non avrebbe potuto chiedere il rimborso ma solo portare via gli oggetti relativi a tali
spese;
ACTIO FICTICIA! per il suo esercizio il pretore fingeva che fosse trascorso, a favore dell’acquirente, il periodo di
tempo necessario ad usucapire la res;
- se il proprietario quiritario avesse rivendicato la cosa presso il possessore e questo non avesse opposto una valida
exceptio, avrebbe sicuramente perso. Il possessore ad usucapionem avrebbe potuto opporre l’actio publiciana ma se il
proprietario avesse opposto l’exceptio iusti dominii l’azione publiciana sarebbe stata respinta.
- Il pretore concesse però al compratore la replicatio doli contro l’exceptio iusti dominii del proprietario vendicatore;
❖ LA PROPRIETA’ PRETORIA
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- Il possessore ad usucapionem, a volte, aveva tutela giudiziaria ASSOLUTA e prevaleva anche sul proprietario civile;
- In questi casi di tutela assoluta si diceva che il possessore teneva la cosa IN BONIS.
❖ LA PROPRIETA’ PROVINCIALE
- terre dei paesi assoggettati dai romani:
furono gravate da imposte e il dominium competeva al populus romanus o all’imperatore mentre il potere dei privati
era la possessio;
- I magistrati riconobbero in favore di chi avesse posseduto per molto tempo tali fondi, un’azione processuale con la
quale era possibile respingere la pretesa dell’attore che ne avesse reclamato la restituzione;
- Questa azione era detta LONGI TEMPORIS (strumento di difesa del convenuto).
Età Giustinianea! ritorno alla concezione classica, si torna a intendere la proprietà come diritto soggettivo al possesso,
distinta dal possesso.
La proprietà divenne un istituto unitario, vennero soppresse la qualifica di ex iure quiritium del
dominium e non si fece più differenza tra fondi italici e provinciali.
≠ dal consortium! ciascun partecipante era titolare di una quota ideale del bene, non potevano essere titolari per l’intero
della stessa cosa e ogni proprietario poteva alienare la propria quota.
• IUS PROHIBENDI:
= communio! regola per cui ciascun proprietario poteva da solo, senza consenso, operare nella gestione della cosa
comune.
• IUS ADCRESCENDI:
- Diritto di accrescimento! comportava che, se un socio avesse rinunciato alla propria quota, questa sarebbe stata
divisa tra gli altri che avrebbero accresciuto la loro quota.
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La manumissione del servo comune da parte di un socio non comportava la libertà dello schiavo ma dava luogo
all’accrescimento a favore degli altri componenti. Per renderlo libero tutti i soci avrebbero dovuto compiere
manumissio.
➢ utilitas
La servitù deve essere utile al fondo dominante, non utile al proprietario in sé ma al fondo, era quindi necessario che i
due fondi fossero vicini.
➢ Servitus in facendo consistere nequit (“la servitù non può consistere in un fare”)
Il proprietario del fondo servente potrà essere tenuto a:
- “pati”: tollerare
- “non facere”: non fare
- NON E’ MAI TENUTO AD UN COMPORTAMENTO POSITIVO
▪ Negative:
- il cui esercizio non comporta in sé alcuna attività e ad esso corrisponde un “non facere” del proprietario del fondo
servante;
➢ Tipicità
- si riconobbero molte figure di servitù ma mai una categoria unitaria;
- le servitù sono tipiche;
- un caso di tipicità era rappresentato dal modus servitutis, ovvero una limitazione all’esercizio della servitù (servitù di
passaggio limitata ad alcune ore del giorno);
➢ Servitù personali
- prima del diritto giustinianeo: le uniche servitù erano quelle prediali, relative ai fondi
- con il diritto giustinianeo: la terminologia fu estesa a usufrutto e uso (servitù personali) perché ogni servitù
comportava assoggettamento
➢ Tutela giudiziaria
- a difesa della servitù vi era la vindicatio servitutis che da età classica fu detta actio confessoria
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17. L’USUFRUTTO
USUFRUTTO:
- diritto soggettivo di usare e percepire i frutti di una cosa altrui senza alterarne la destinazione economica;
- titolare: usufruttuario
- proprietario della cosa gravata: nudo proprietario;
❖ origini
l’usufrutto fu riconosciuto come diritto autonomo per esigenze legate alla diffusione dei matrimoni sine manu;
per conservare intatto ai figli il patrimonio della famiglia e assicurare al contempo alla propria vedova un
sostentamento si diffuse la prassi di legare alla moglie l’usus fructus di determinati beni sicché ne godesse
durante la vita e la proprietà restasse ai figli.
❖ Oggetto
Mobili e immobili, mancipi e nec mancipi ma solo res corporales;
❖ La cautio fructuaria
A garanzia dell’adempimento degli obblighi dell’usufruttuario vi era la cautio fructuaria: l’usufruttuario
prometteva al nudo proprietario la restituzione del bene una volta estinto l’usufrutto e un uso corretto della cosa.
❖ Modi di estinzione
- morte dell’usufruttuario;
- scadenza del termine finale contemplato nell’atto costitutivo;
- perimento della cosa;
- trasformazione della cosa (muta la destinazione economica);
- consolidazione (acquisto della proprietà da parte dell’usufruttuario o viceversa);
- non usus (1 anno per i mobili, 2 anni per gli immobili);
❖ Tutela giudiziaria
Vedicatio usus fructus
19. L’USUS
USUS:
- Il titolare (usuario) avrebbe avuto il diritto di usare direttamente e personalmente la cosa ma non di percepirne i frutti;
- L’usus non era divisibile e più usuari avrebbero esercitato l’uso sull’intero bene;
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Il dominus poteva dare in locazione o vendere la superficie e il superficiario avrebbe acquistato il diritto di
credito al godimento dell’edificio ma non avrebbe acquistato né la proprietà né il diritto reale
22. L’ENFITEUSI
ENFITEUSI:
- diritto reale di godimento su cosa altrui che attribuisce al titolare (enfiteuta) lo stesso potere di godimento del fondo
che spetta al proprietario salvo l’obbligo di migliorare il fondo e pagare al proprietario un canone;
- Si estingueva per mancato pagamento del canone o dell’imposta fondiaria per oltre 3 anni;
o datio pignoris:
- pegno manuale;
- consegna di una cosa al creditore in modo che la tenesse fino all’adempimento, ma la proprietà della cosa
restava al debitore (il creditore acquista possesso sulla cosa)
❖ TUTELA GIUDIZIARIA
⇒ interdictum salvianum:
- si dava nella conventio pignoris al creditore contro il debitore;
- locazione di fondi rustici, veniva concesso al locatore (proprietario) per consentirgli di entrare in possesso dalle cose
prestate in garanzia dal conduttore (inquilino) qualora si trovassero ancora presso di lui e in caso di mancato
pagamento del canone.
⇒ Interdictum de migrando:
- spettava all’inquilino di immobili urbani contro il proprietario che gli impedisse di portare via dall’alloggio le cose
immesse;
- presupponeva il regolare pagamento del canone
⇒ actio serviana:
- spettava al creditore contro il possessore attuale della cosa per il conseguimento del possesso;
❖ PLURALITA’ DI CREDITORI
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- L’IPOTECA (o conventio pignoris)! non comportava passaggio immediato al creditore quindi poteva essere
convenuta in pegno a più creditori
- Si stabiliva un ragno di precedenza in favore del creditore che avesse convenuto prima l’ipoteca;
❖ ESTINZIONE
- adempimento
- perimento della cosa
- rinuncia del creditore
24. IL POSSESSO
➢ LA GENESI
Dall’età arcaica il pretore cominciò a proteggere i possessores di agri publici contro molestie e spossessamenti con
provvedimenti che si dissero interdicta, la stessa protezione venne concessa a quanti avessero l’usus di un immobile ai
fini dell’usucapione , ai precaristi, ai creditori pignoratizi.
Tutti questi godevano della stessa protezione giudiziaria e vennero qualificati come possessores.
➢ POSSESSORI E DETENTORI
Scopo del possesso! assicurare la difesa possessoria e attribuire la relativa qualifica a soggetti che avessero il
controllo sulla cosa
Erano esclusi! coloni, inquilini, depositari, comodatari, usufruttuari, servi, filii familias (tenevano la cosa in forza di
un contratto di locazione): il possesso gli era negato.
Questi soggetti che avevano una relazione materiale con la cosa ma che non furono mai riconosciuti possessori avevano
la qualifica di “detentori”
Il possesso era riconosciuto a: locatore, deponente, comodante, nudo proprietario, dominus e pater familias, questi
potevano fare ricorso agli interdetti possessori.
25. GLI INTERDETTI POSSESSORI
I SOGGETTI AI QUALI SI RICONOSCEVA UNA VERA POSSESSIO ERANO TUTELATI MEDIANTE INTERDICTA
2) INTERDICTUM ‘UTRUBI’
- Aveva struttura, funzione e regime uguale all’interdictum uti possidentis
- Si applicava a schiavi, animali e altre cose mobili;
- In genere vi prevaleva quello che due litiganti che avesse posseduto la cosa per maggior tempo durante l’anno;
- il dominus non possessore, per avere il possesso della cosa propria, avrebbe dovuto ricorrere alla rivendica
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POSSESSIO AD USUCAPIONEM!Il possesso però dava luogo anche ad un altro effetto ovvero l’USUCAPIONE la
quale riguardava solo i possessori uti domini, coloro che tenevano la cosa come propria e che in presenza degli altri
requisiti richiesti, col decorso del tempo, se non proprietari, lo sarebbero diventati per effetto dell’usucapione
L’esigenza a cui rispondeva era quella di garantire quanti si curano dei propri affari.
POSSESSIO AD INTERDICTA! per indicare l’effetto per cui si dava luogo alla tutela possessoria interdettale;
L’esigenza a cui rispondeva era quella del mantenimento dell’ordine sociale
Corpus possessionis! si riconobbe a quanti avessero un contatto materiale con la cosa e a quanti ne avessero il controllo.
Non si possedevano solo gli abiti che si indossavano ma anche gli animali tenuti nella stalla o avviati al pascolo o gli
schiavi mandati in giro per commissioni, la casa dove si abitava anche mentre se ne era fuori e vi si poteva rientrare
liberamente e anche le cose tenute in deposito o comodato.
Animus possidendi! fu inteso come intenzione di tenere la cosa per sé, nel proprio interesse in maniera indipendente.
Certamente avevano l’animus possidendi coloro che tenevano la cosa come proprietari
All’animus possidendi e al corpus possessionis i Romani diedero un significato a proposito di acquisto, conservazione e
perdita del possesso.
Il possesso di una res si acquistava dal momento in cui taluno, con l’animus possidendi, aveva la possibilità di disporne;
si conservava finché questa possibilità perdurava senza smettere l’animus; si perdeva quando venivano meno la
possibilità di disporre della cosa e l’animus possidendi.
Es. caso del possessore del fondo che ne esca con proposito di tornarci:
solitamente egli conservava il possesso (mantiene l’effettiva disponibilità della cosa); o perde se altri, in sua assenza, vi
si insedia con violenza o clandestinamente (essendo venuta meno la disponibilità sarebbe inutile conservare l’animus
possidendi);
interversione del possesso! ‘nessuno può mutare a se stesso la causa del possesso’; chi ha iniziato a tenere una cosa in
forza di un titolo, di una causa, non può pretendere di possederla ad altro titolo per aver
mutato da sé il proprio animus (il depositario non può pretendere di essere diventato
possessore della cosa per aver pensato di poterla tenere per sé)
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LE DONAZIONI
1. Concetto di donazione
La donazione fu una possibile causa di negozi astratti bilaterali, soprattutto:
- mancipatio;
- in iure cessio;
- traditio;
- stipulatio;
- acceptilatio;
- essi potevano essere compiuti anche donandi causa: in modo che una parte (donante), con l’intento di compiere un
atto di libertà (donandi animo), effettuasse un’attribuzione patrimoniale in favore dell’altra parte (donatario) senza
corrispettivo, a titolo gratuito;
- a seconda del negozio impiegato, la donazione aveva ogni volta effetti diversi:
∼ effetti reali! donazione in dando
quando il donante trasferiva la proprietà oppure costituiva o estingueva i diritti reali di godimento (con
mancipatio, in iure cessio o traditio)
2. La Lex Cincia
La lex cincia:
- proibì le donazioni ultra modum (oltre un certo limite, solitamente molto basso)
- per soccorrere le persone socialmente più deboli di fronte al fenomeno di donazioni estorte;
- dal divieto furono esclusi i parenti entro il 6° grado e taluni affini;
- era una lex imperfectae: vietava la donazione ultra modum tra estranei ma non stabiliva l’invalidità di quelle effettuate
contro il divieto e neanche prevedeva sanzioni per i trasgressori;
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- Le donazioni potevano quindi essere imperfectae (revocabili) o perfectae (non vietate, vietate ma eseguite o non più
revocabili);
3. La riforma di Costantino
- la donazione divenne un tipico negozio causale! qualificato contractus
- alla donazione si riconobbe effetto traslativo della proprietà (effetto di trasferire la proprietà), si riconobbero
pertanto effetti reali;
- si pretesero (pena la nullità):
o forma scritta;
o consegna della cosa in presenza dei vicini;
o registrazione presso un ufficio pubblico;
- la donazione cosi effettuata si disse PERFECTA (non più rev