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Cicerone oratore si racconta: dai suoi primi passi ai suoi successi

(Cicerone, Brutus 303-319)

Componendo il Brutus, Cicerone si prefiggeva il compito di delineare una chiara immagine di quello che, per lui, doveva essere il perfetto orator, dal punto di vista professionale, ma del resto anche dal punto di vista umano, considerando lampio coinvolgimento necessario per la compiuta applicazione alla professione oratoria. Le posizioni ciceroniane si ponevano in aperta polemica con i precetti delloratoria atticistica, a cui aveva aderito anche Bruto (uno dei due interlocutori di questo dialogo, nonch ispiratore del titolo dellopera intera): proprio al futuro cesaricida, dunque, Cicerone intendeva offrire un modello deloquenza alternativo, caratterizzato dalla perfetta ed equilibrata compenetrazione tra i due indirizzi stilistici dellAsianesimo e dellAtticismo (vedi vol. I**, p. 366). In particolare, alleccessiva sobriet e aridit stilistica della scuola atticistica, i cui modelli principali erano riconosciuti nei greci Tucidide (lo storico della Guerra del Peloponneso) e Lisia (oratore vissuto fra V e IV secolo a.C.), Cicerone contrappose lo stile equilibratamente elaborato e carico di colores (ornamenti retorici) di Demostene (oratore ateniese del IV secolo a.C.), a cui egli stesso e Ortensio, lamico e collega da poco scomparso (vedi vol. I**, p. 387), si erano sempre ispirati. Per fare ci, tuttavia, Cicerone non parla astrattamente di precetti retorici e di predilezioni letterarie, ma preferisce indicare alcuni modelli di stile, menzionando singolarmente quegli autori che avrebbero potuto rappresentare in modo emblematico per il suo lettore colto diversi indirizzi di scrittura; traccia quindi un racconto conciso, ma comunque dettagliato ed esaustivo, della propria formazione oratoria, non celando, daltro canto, la volont di indicare proprio nella sua esperienza personale un paradigma per il giovane Bruto ( 307). Il brano qui proposto ripercorre, appunto, buona parte della carriera forense di Cicerone: dopo aver trattato (nei capitoli immediatamente precedenti) la formazione e la carriera oratoria di Ortensio, lautore ricorda la propria giovanile esperienza di studio ( 304), insistendo sulle estreme difficolt dovute alla turbolenta situazione politico-culturale dellepoca, in particolare alla guerra sociale e agli scontri che culminarono con la morte di Mario e che costituirono un grande ostacolo per chiunque avesse avuto ambizioni forensi. La morte e il bando dei maggiori oratori (che avevano conseguentemente costretto ad accontentarsi solo di retori mediocri) non distolsero comunque Cicerone dallassidua pratica dellesercizio retorico, n gli impedirono di assistere ai discorsi di uomini diserti ( 305) e alle lezioni del retore, ed eccellente maestro deloquenza, Molone di Alabanda ( 307). La situazione politica non miglior affatto nel triennio definito triennium sine armis da Cicerone stesso successivo alla morte di Mario (86 a.C.), poich non vi furono comunque oratori valenti (fatta eccezione per lamico Ortensio); del resto, Cicerone continu ad applicarsi notte e giorno nellesercizio della dialettica ( 309) e nella tecnica declamatoria ( 310). Infine, la vittoria di Silla nella guerra civile (82 a.C.) e lavvio della restaurazione dello Stato consentirono il ritorno in patria di molti oratori e garan-

tirono il ripristino della normalit giudiziaria: solo allora il giovane Cicerone pot esordire nel foro, ma non da principiante, bens da retore esperto, grazie agli esercizi e agli insegnamenti che lo avevano sino ad allora forgiato. La notoriet lo raggiunse poco dopo con la difesa di Sesto Roscio dAmeria, nell80 a.C. (vedi vol. I**, p. 356). Il discorso ha laspetto di unampia riflessione sui difetti della tecnica oratoria in generale e dellelocutio in particolare (vol. I**, pp. 365-366). Cicerone si descrive come animato dal desiderio di perfezionare la propria preparazione professionale, alla ricerca di nuove esperienze culturali e di consigli tecnici da parte di retori esperti: questo spiega il suo viaggio in Oriente e lentusiasmo per lesperienza di studio presso il filosofo accademico Antioco di Ascalona. Determinante, comunque, fu soprattutto il ruolo rivestito da Molone, che a differenza di tutti gli altri retori asiani conosciuti dal giovane Cicerone si cimentava in veris causis (e non solo in discorsi fittizi, elaborati per puro esercizio retorico), scriveva in modo eccellente ed era abilissimo nel rilevare e correggere gli errori dei suoi discepoli. In tal senso, la metafora del fiume impetuoso e traboccante caratterizza perfettamente la giovanile oratoria ciceroniana: il mutamento garantito dalla rieducazione di Molone ha prodotto una moderazione della tensione vocale (contentio nimia vocis resederat) e quindi un perfezionamento dellactio, ma anche e soprattutto una sorta di sbollimento dello stile (quasi deferverat oratio) e, quindi, un conseguente rafforzamento fisico (lateribus vires et corporis mediocris habitus accesserat). Certo verosimile che, nella ricostruzione fornita in queste pagine del Brutus, Cicerone non ci abbia presentato in modo del tutto obiettivo il vero percorso della propria evoluzione oratoria e, anzi, abbia idealizzato alcune tappe del proprio percorso formativo, probabilmente sulla base di alcuni topoi, ormai consolidati, delle biografie degli oratori famosi (in primis Demostene): la distanza degli eventi narrati, linevitabile schematizzazione e soprattutto lintento polemico nei confronti della corrente atticistica giocarono sicuramente un ruolo determinante nella deformazione dei fatti descritti; questo, tuttavia, nulla toglie alloriginalit della sua testimonianza.
303 [] Hoc (scil. Hortensio) igitur florescente Crassus est mortuus, Cotta pulsus, iudicia intermissa bello, nos in forum venimus. 304 Erat Hortensius in bello primo anno miles, altero tribunus militum, Sulpicius legatus; aberat etiam M. Antonius; exercebatur una lege iudicium Varia, ceteris propter bello intermissis; quoi frequens aderam, quamquam pro se ipsi dicebant oratores non illi quidem principes, L. Memmius et Q. Pompeius, sed oratores tamen teste diserto uterque Philippo, cuius in testimonio contentio et vim accusatoris habebat et copiam. 305 Reliqui qui tum principes numerabantur in magistratibus erant cotidieque fere a nobis in contionibus audiebantur. Erat enim tribunus plebis tum C. Curio, quamquam is quidem silebat, ut erat semel a contione universa relictus; Q. Metellus Celer non ille quidem orator sed tamen non infans; diserti autem Q. Varius C. Carbo Cn. Pomponius, et hi quidem habitabant in rostris; C. etiam Iulius aedilis curulis cotidie fere accuratas contiones habebat. Sed me cupidissumum audiendi primus dolor percussit, Cotta cum est expulsus. Reliquos frequenter audiens acerrumo studio tenebar cotidieque et scribens et legens et commentas orationis tantum exercitationibus contentus non eram. Iam consequente anno Q. Varius sua lege damnatus excesserat. 306 Ego autem iuris civilis studio multum operae dabam Q. Scaevolae P. f., qui quamquam nemini <se> ad docendum dabat, tamen consulentibus respondendo studiosos audiendi docebat. Atque huic anno proxumus Sulla consule et Pompeio fuit. Tum P. Sulpici in tribunatu cotidie contionantis totum genus dicendi pe2

nitus cognovimus; eodemque tempore, cum princeps Academiae Philo cum Atheniensium optumatibus Mithridatico bello domo profugisset Romamque venisset, totum ei me tradidi admirabili quodam ad philosophiam studio concitatus; in quo hoc etiam commorabar adtentius etsi rerum ipsarum varietas et magnitudo summa me delectatione retinebat-, sed tamen sublata iam esse in perpetuum ratio iudiciorum videbatur. 307 Occiderat Sulpicius illo anno tresque proxumo trium aetatum oratores erant crudelissume interfecti, Q. Catulus M. Antonius C. Iulius. Eodem anno etiam Moloni Rhodio Romae dedimus operam et actori summo causarum et magistro. Haec etsi videntur esse a proposita ratione diversa, tamen idcirco a me proferuntur, ut nostrum cursum perspicere, quoniam voluisti, Brute, possis nam Attico haec nota sunt- et videre quem ad modum simus in spatio Q. Hortensium ipsius vestigiis persecuti. 308 Triennium fere fuit urbs sine armis; sed oratorum aut interitu aut discessu aut fuga nam aberant etiam adulescentes M. Crassus et Lentuli duo- primas in causis agebat Hortensius, magis magisque cotidie probabatur Antistius, Piso saepe dicebat, minus saepe Pomponius, raro Carbo, semel aut iterum Philippus. At vero ego hoc tempore omni noctes et dies in omnium doctrinarum meditatione versabar. 309 Eram cum Stoico Diodoto, qui cum habitavisset apud me <me> cumque vixisset, nuper est domi meae mortuus. A quo cum in aliis rebus tum studiosissime in dialectica exercebar, quae quasi contracta et astricta eloquentia putanda est; sine qua etiam tu, Brute, iudicavisti te illam iustam eloquentiam, quam dialecticam esse dilatatam putant, consequi non posse. Huic ego doctori et eius artibus variis atque multis ita eram tamen deditus ut ad exercitationibus oratoriis nullus dies vacuus esset. 310 Commentabar declamitans1 sic enim nunc loquuntur- saepe cum M. Pisone et cum Q. Pompeio aut cum aliquo cotidie, idque faciebam multum etiam Latine sed Graece saepius, vel quod Graeca oratio plura ornamenta suppeditans consuetudinem similiter Latine dicendi adferebat, vel quod a Graecis summis doctoribus, nisi Graece dicerem, neque corrigi posse neque doceri. 311 Tumultus interim recuperanda re publica et crudelis interitus oratorum trium, Scaevolae Carbonis Antisti, reditu Cottae Curionis Crassi Lentulorum Pompei; leges et iudicia constituta, recuperata res publica; ex numero autem oratorum Pomponius Censorinus Murena sublati. Tum primum nos ad causas et privatas et publicas adire coepimus, non ut in foro disceremus, quod plerique fecerunt, sed ut, quantum nos efficere potuissemus, docti in forum veniremus. 312 Eodem tempore Moloni dedimus operam; dictatore enim Sulla legatus ad senatum de Rhodiorum praemiis venerat. Itaque prima causa publica pro Sex. Roscio dicta tantum commendationis habuit, ut non ulla esset quae non digna nostro patrocinio videretur. Deinceps inde multae, quas nos diligenter elaboratas et tamquam elucubratas adferebamus. 313 Nunc quoniam totumme non naevo aliquo aut crepundiis sed corpore omni videris velle cognoscere, complectar nonnulla etiam quae fortasse videantur minus necessaria. Erat eo tempore in nobis summa gracilitas et infermitas corporis, procerum et tenue collum:qui habitus et quae figura non procul abesse putatur a vitae periculo, si accedit labor et laterum magna contentio. Eoque magis hoc eos quibus eram carus commovebat, quod omnia sine remissione, sine varietate2, vi summa vocis et totius corporis contentione dicebam. 314 Itaque cum me et amici et medici hortarentur ut causas agere desisterem, quodvis potius periculum mihi adeundum quam a sperata dicendi gloriam discedendum putavi. Sed cum censerem remissione et moderatione
Cicerone adotta qui il verbo frequentativo declamitare, che indica la preparazione di discorsi fittizi e il loro svolgimento orale (come, a partire dallet augustea, i termini declamare, declamatio ecc.). Il verbo figura in questo luogo come conio linguistico di recente acquisizione. 2 La varietas del nesso sine varietate non fa riferimento al contemperamento di varie forme di stile oratorio, bens alle possibili modulazioni della voce, ossia alla cosiddetta vocis varietas.
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vocis et commutato genere dicendi3 me et periculum vitare posse et temperatius dicere4, ut consuetudinem dicendi mutarem, ea causa mihi in Asiam proficiscendi fuit. Itaque cum essem biennium versatus in causis et iam in foro celebratum meum nomen esset, Roma sum profectus. 315 Cum venissem Athenas, sex menses cum Antiocho veteris Academiae nobilissumo et prudentissumo philosopho fui studiumque philosophiae numquam intermissum a primaque adulescentia cultum et semper auctum hoc rursus summo auctore et doctore renovavi. Eodem tamen tempore Athenis apud Demetrium Syrum veterem et non ignobilis dicendi magistrum studiose exerceri solebam. Post a me Asia tota peregrata est cum summis quidem oratoribus, quibuscum exercebar ipsis lubentibus; quorum erat princeps Menippus Stratonicensis meo iudicio tota Asia illis temporibus disertissimus; et, si nihil habere molestiarum nec ineptiarum Atticorum est, hic orator in illis numerari recte potest. 316 Adsiduissime autem mecum fuit Dionysius Magnes; erat etiam Aeshylus Cnidius, Adamyttenus Xenocles. Hi tum in Asia rhetorum principes numerabantur. Quibus non contentus5 Rhodum veni meque ad eundem quem Romae audiveram Molonem adplicavi cum auctorem in veris causis scriptoremque praestantem tum in notandis animadvertendisque vitiis6 et instituendo docendoque prudentissimum. Is dedit operam, si modo id consequi potuit, ut nimis redundantis nos et supra fluentis iuvenili quadam dicendi impunitate et licentia reprimeret et quasi extra ripas diffluentis coerceret. Ita recepi me biennio post non modo exercitatior sed prope mutatus. Nam et contentio nimia vocis resederat et quasi deferverat oratio lateribusque vires et corpori mediocris habitus accesserat. 317 Duo tum excellebant oratores qui me imitandi cupiditate incitarent, Cotta et Hortensius; quorum alter remissus et lenis et propriis verbis comprendens solute et facile sententiam, alter ornatus, acer et non talis qualem tu eum, Brute, iam deflorescentem cognovisti, sed verborum et actionis genere commotior. Itaque cum Hortensio mihi magis arbitrabar rem esse, quod et dicendi ardore eram proprior et aetate coniunctior. Etenim videram in isdem causis, ut pro M. Canuleio, pro Cn. Dolabella consulari, cum Cotta princeps adhibitus esset, priores tamen agere partis Hortensium. Acrem enim oratorem, incensum et agentem et canorum concursus hominum forique strepitus desiderat. 318 Unum igitur annum, cum redissemus ex Asia, causas nobilis egimus, cum quaesturam nos, consulatum Cotta, aedilitatem peteret Hortensius. Interim me quaestorem Siciliensis excepit annus, Cotta ex consulatu profectus in Galliam, princeps et erat et habebatur Hortensius. Cum autem anno post ex Sicilia ma recepissem, iam videbatur illud in me, quicquid esset, esse perfectum et haLespressione commutato genere dicendi deve essere intesa in senso tecnico-retorico e non si riferisce esclusivamente alla pronuntiatio, perch altrimenti costituirebbe unaggiunta (del tutto priva di funzionalit semantica) dopo la gi puntuale indicazione della precedente espressione remissione et moderatione vocis (sicuramente relativa, in tal caso, alla sola pronuntiatio); il nesso deve essere inteso nel senso di modificando la tecnica retorica, mentre il precedente temperatius dicere significava realizzare un tipo di eloquenza pi moderato. 4 La proposizione infinitiva periculum vitare posse riveste il medesimo valore sintattico di temperatius dicere, a cui legata da un polisindeto copulativo (et et): questa correlazione ha, del resto, la funzione di collegare e nello stesso tempo distinguere le due proposizioni infinitive, che in effetti esprimono due concetti ben diversi. 5 Lespressione apparentemente spregiativa quibus [scil. in Asia rhetorum principes] non contentus, con cui Cicerone fornisce una spiegazione della tappa a Rodi nel suo percorso culturale, non deve essere intesa nel senso di non soddisfatto di questi (cio dei retori asiani), ma piuttosto non accontentandomi di questi: non avrebbero altrimenti senso tutti gli elogi rivolti agli oratori asiatici da Cicerone e neppure la sua assidua frequentazione (assiduissime) dellasiatico Dionisio Magnete. 6 La correlazione cum tum sottolinea le competenze didattiche e la perizia tecnica di questo retore, che proprio per il fatto di essere impegnato in processi reali e non fittizi, pot garantire a Cicerone un efficace ed effettivo miglioramento rispetto alle precedenti exercitationes presso i retori asiani.
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bere maturitatem quandam suam. Nimis multa videor de me, ipse praesertim; sed omni huic sermoni propositum est, non ut ingenium et eloquentiam meam perspicias, unde longe absum, sed ut laborem et industriam. 319 Cum igitur esse in plurumis causis et in principibus patronis quinquennium fere versatus, tum in patrocinio Siciliensi maxume in certamen veni designatus aedilis cum designato consule Hortensio. [] 303 [] Quando la sua eloquenza [scil. delloratore Quinto Ortensio Ortalo] era dunque vicina alla massima fioritura, Crasso mor, Cotta fu cacciato,7 i giudizi vennero sospesi a motivo della guerra, e io incominciai a frequentare il foro. 304 Nel primo anno di guerra8 Ortensio era soldato9, nel secondo tribuno militare; Sulpicio10 era legato, ed era assente anche Marco Antonio11; processi se ne facevano in base esclusivamente alla legge Varia12, gli altri erano stati sospesi per via della guerra; io vi assistevo spesso, sebbene parlassero in propria difesa oratori certo non di primordine, come Lucio Memmio e Quinto Pompeo13, ma comunque oratori, tanto pi che ambedue ebbero quale teste a carico un uomo eloquente quale Filippo, il cui fervore nelle deposizioni aveva limpeto e labbondanza di una requisitoria14. 305 Gli altri che allora venivano annoverati tra i primi, rivestivano magistrature, e io li potevo ascoltare quasi tutti i giorni nei discorsi che tenevano alle assemblee popolari. Infatti era allora tribuno della plebe

Lucio Licinio Crasso lOratore fu console nel 95 a.C. e censore nel 92 a.C.; mor nellanno seguente. Gaio Aurelio Cotta fu esiliato allo scoppio della guerra sociale, nel 90 a.C., quando era candidato al tribunato; torn a Roma in seguito alla vittoria di Silla (nell82 a.C.), fu quindi console nel 75 a.C. e proconsole della Gallia Cisalpina lanno successivo. Cicerone lo introdusse come personaggio nel De oratore e nel De natura deorum. 8 Si tratta della guerra sociale degli anni 91-90 a.C. 9 Quinto Ortensio Ortalo (114-50 a.C.), amico di Cicerone (che era nato nel 106 a.C.), nel 70 a.C. assunse senza successo la difesa di Verre, accusato da Cicerone stesso (su richiesta dei Siciliani, vedi vol. I**, pp. 356-357) di concussione. Ortensio fu poi console nel 69 a.C. e rimase un leader della pars optimatum, opponendosi alla concessione dei poteri straordinari a Pompeo; Cicerone apprese la notizia della sua morte nel giugno del 50 a.C. 10 Publio Sulpicio Rufo era dunque legatus , cio faceva parte di quei senatori che figuravano nellequipe di un governatore provinciale. Nell88 a.C., ancora agli esordi della carriera nella pars optimatum, assunse la carica di tribuno della plebe, attestandosi su posizioni filomariane e promuovendo un programma di riforme legislative che incontr forti resistenze: in seguito, fu messo fuori legge e fu fatto uccidere da Silla dopo il suo rientro a Roma (82 a.C.). Compare fra i personaggi del De oratore ciceroniano. 11 Marco Antonio (nato nel 143 a.C. e dunque ben pi vecchio di Cicerone) fu console nel 99 a.C. e censore nel 97 a.C.; era il nonno del noto triumviro. Si attest dapprima su posizioni non ostili alla fazione mariana; in seguito ne divenne avversario e nell87 a.C. fu assassinato su ordine di Mario. 12 La lex Varia de maiestate, dovuta al tribuno Quinto Vario Hybrida (su cui vedi la nota 17), istituiva un tribunale speciale con una giuria di appartenenti al ceto equestre: quiets provvedimento mirava a colpire i fiancheggiatori di Livio Druso, che erano accusati di aver incitato gli Italici alla rivolta contro Roma. 13 Lucio Memmio fu processato nel 90 a.C. (sarebbe poi divenuto tribuno della plebe nell89 a.C.). Quinto Pompeo Rufo, console nell88 a.C., fu accusato in base alla lex Varia (vedi la nota precedente). 14 Lucio Marcio Filippo fu console nel 91 a.C. e censore nell86 a.C.: divenne famoso per essersi opposto al tentativo di Livio Druso di allargare il senato e di concedere la cittadinanza agli Italici; Filippo riusc a far abrogare le leggi di Druso solo dopo la morte di Crasso. Schieratosi al fianco di Silla, pot riconquistare un ruolo politico rilevante, cosicch Cicerone ebbe ancora modi di sentirlo parlare in senato.

Gaio Curione15; per quanto lui se ne stava in silenzio, dopo che una volta laveva piantato in asso tutta lassemblea; Quinto Metello Celere16 non era un oratore, vero, ma la favella tuttavia non gli mancava; facondi erano invece Quinto Vario, Gaio Carbone, Gneo Pomponio, e questi stavan di casa sui rostri17; e anche Gaio Giulio18, edile curule, teneva quasi ogni giorno accurati discorsi di fronte allassemblea del popolo. Io ardevo dal desiderio di ascoltare, ma il primo dolore mi colp quando Cotta venne cacciato in esilio. Ascoltavo spesso gli altri, e mi applicavo allo studio col pi grande fervore: ma per quanto ogni giorno scrivessi, leggessi e mi allenassi alleloquenza, tuttavia non mi accontentavo dei soli esercizi oratori. Intanto, nellanno successivo, Quinto Vario, condannato in base alla sua stessa legge19, aveva lasciato la citt. 306 Io, avendo un forte interesse per il diritto civile, seguivo con grande assiduit Quinto Scevola figlio di Publio20, il quale, sebbene in nessun caso si prestasse ad insegnare, tuttavia, nel rispondere a quanti lo consultavano, insegnava a coloro che mettevano impegno nellascoltarlo. E lanno successivo a questo fu quello del consolato di Silla e di Pompeo21. Allora potei conoscere a fondo tutto il genere deloquenza di Publio Sulpicio, che nel corso del suo tribunato parlava quotidianamente di fronte allassemblea popolare; e nello stesso periodo, una volta che il capo dellAccademia, Filone22, fuggito dalla sua patria insieme ai maggiorenti di Atene in seguito alla guerra mitridatica, si fu stabilito a Roma, mi dedicai interamente a lui, animato da uno straordinario trasporto per lo studio della filosofia; in esso indugiavo con interesse tanto pi vivo vero che mi avvincevano la stessa vaGaio Scribonio Curione fu tribuno della plebe nel 90 a.C.; combatt contro Silla, fu pretore nell80 a.C. e quindi console (nel 76 a.C.) e proconsole (dal 75 al 72 a.C.). Mor nel 53 a.C. 16 Quinto Cecilio Metello Celere fu tribuno della plebe nel 90 a.C.: era il padre dellomonimo personaggio che, avversario dei populares, combatt contro Catilina durante la sua pretura del 63 a.C., guadagnando per questo la stima di Cicerone. 17 Quinto Vario fu tribuno nel 90 a.C. (vedi anche la nota 12); Gaio Papirio Carbone Arvina, uomo politico di parte ottimate, fu tribuno nel 90 a.C. e pretore prima dell82 a.C.; Gneo Pomponio fu tribuno della plebe nel 90 a.C. I rostri indicavano la tribuna da cui gli oratori si rivolgevano al popolo: il sito, infatti, era adorno, fra le altre decorazioni, dei rostri delle navi catturate ad Anzio nel 338 a.C. 18 Gaio Giulio Cesare Strabone Vopisco Sesquiculo fu edile nel 90 a.C. e nell87 a.C. cadde vittima del terrore mariano. Era un oratore noto per il suo fine umorismo: per questo motivo, nel De oratore Cicerone affid al suo personaggio la trattazione de ridiculis. 19 Vario fu esiliato nell89 a.C. 20 Si tratta di Quinto Mucio Scevola, detto Augure, pretore nel 120 a.C. e console nel 117 a.C.; fu accusato di concussione dopo il suo governo in Asia, ma fu assolto. In vecchiaia fu tra i precettori di Cicerone; mor nell88 a.C., poco dopo il trionfante ingresso di Silla in Roma, a cui aveva invano tentato di opporsi. 21 Lanno in questione l88 a.C.. Lucio Cornelio Silla, dopo una lunga lotta contro Gaio Mario, tenne la dittatura a Roma dall82 al 79 a.C., attuando una riforma della costituzione in senso aristocratico. Gneo Pompeo Magno (106-48 a.C.) combatt agli ordini del padre (Gneo Pompeo Strabone) nella guerra sociale, divenendo uno dei pi attivi luogotenenti di Silla; capeggi vittoriose spedizioni contro i mariani in Sicilia e in Africa, riportando il trionfo nel 79 a.C. Morto Silla, ottenne limperium proconsulare nella guerra contro il ribelle Sertorio (76-72 a.C.) e sconfisse i superstiti dellesercito di Spartaco (71 a.C.); in seguito, nel 67 a.C., riusc a farsi porre a capo della spedizione contro i pirati; fra il 66 e il 63 a.C. combatt vittoriosamente contro Mitridate; ottenne il consolato nel 60 a.C., quando insieme a Cesare e Crasso stipul un accordo segreto per la spartizione del potere (il cosiddetto primo triumvirato), rinnovato ancora nel 55 e nel 52 a.C. Nel 49 a.C. fu a capo del partito senatorio nella guerra civile contro Cesare: sconfitto a Farsalo, in Tessaglia, si rifugi in Egitto, dove fu assassinato a tradimento per ordine del faraone Tolomeo XIII. 22 Filone, originario di Larissa (in Tessaglia), si trasfer ad Atene e, dal 110 a.C. circa, fu a capo della Nuova Accademia, di indirizzo scettico. La fuga da Atene avvenne quando la citt fu occupata da Archelao, uno dei generali di Mitridate.
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riet e importanza dei problemi, con limmenso piacere che mi procuravano, ma tuttavia la normalit giudiziaria mi pareva abolita per sempre. 307 In quellanno era morto Sulpicio; in quello successivo tre oratori di tre generazioni, Quinto Catulo, Marco Antonio e Gaio Giulio, erano stati uccisi nella maniera pi atroce23. Nello stesso anno seguii a Roma anche Molone di Rodi24, sommo avvocato e maestro deloquenza. Di queste cose, anche se sembrano esulare dal piano che ci siamo prefissi, io ho fatto menzione di proposito, perch tu, Bruto, dal momento che hai espresso questo desiderio, potessi renderti conto appieno per Attico, invece, sono cose ben note di quello che stato il mio percorso, e vedere in che modo, in questo cammino, io abbia tenuto dietro a Ortensio sulle sue stesse orme. 308 Per circa tre anni25 Roma non conobbe contese armate; ma a causa della morte, della partenza volontaria, o dellesilio di tanti oratori tra laltro, erano lontani anche due giovani come Marco Crasso e i due Lentuli26 nei processi Ortensio era loratore pi in vista, Antistio27 di giorno in giorno si faceva apprezzare sempre di pi, Pisone28 parlava spesso, meno spesso Pomponio, Carbone di rado, e Filippo non parl pi di una volta o due; mentre io, in tutto questo periodo, attendevo giorno e notte allo studio di tutte le discipline. 309 Stavo con lo Stoico Diodoto, che, dopo avere abitato presso di me e con me vissuto, in casa mia morto qualche tempo fa29. Mi guidava in esercizi diversi, e specialmente in quelli di dialettica, la quale deve essere considerata, per cos dire, uneloquenza contratta e serrata; e senza la quale anche tu, Bruto, hai ritenuto non si potesse conseguire leloquenza, quella nel senso pi pieno, che viene considerata una dialettica dilatata30. A questo maestro e alle sue molte e varie scienze io mi dedicavo senza tuttavia mai tralasciare per un solo giorno gli esercizi oratori. 310 Mi
Lanno l87 a.C. Quinto Lutazio Catulo (150 ca.-87 a.C.), personaggio di nobile famiglia, fu collega di Mario nel consolato del 102 a.C. e suo amico; in seguito gli si oppose, arrivando persino a uccidersi dopo la vittoria dei mariani (nell87 a.C.). Lutazio Catulo fu uomo di cultura (molto apprezzato da Cicerone) e anche poeta, autore di epigrammi di gusto preneoterico (vedi vol. I*, pp. 199200). Su Marco Antonio e Gaio Giulio, vedi rispettivamente le note 5 e 12. 24 Apollonio Molone, retore originario di Alabanda, fu un vero avvocato e non solo maestro di eloquenza; tenne scuola a Rodi, dove ebbe tra i suoi allievi anche Giulio Cesare, e soggiorn a Roma nell87 e nell81 a.C. 25 Tra l86 e l84 a.C. 26 Marco Licinio Crasso (114-53 a.C.), inizialmente seguace di Silla, nel 72 a.C. annient la rivolta di Spartaco e nel 70 a.C. fu console insieme a Pompeo: con questultimo e con Cesare strinse il cosiddetto primo triumvirato (60 a.C.). Fu poi console una seconda volta nel 55 a.C., insieme a Pompeo, ma pochi anni dopo (53 a.C.) trov la morte nel corso di una spedizione contro i Parti. I due Lentuli menzionati da Cicerone sono Gneo Cornelio Lentulo Clodiano e Publio Cornelio Lentulo Sura: il primo fu console nel 72 a.C. e censore nel 70 a.C, quando testimoni nel processo contro Verre; il secondo, pretore nel 74 a.C. e console nel 71 a.C., fu espulso dal senato nel 70 a.C.; fu poi di nuovo eletto pretore nel 63 a.C., lanno in cui fu giustiziato per aver partecipato alla congiura di Catilina. 27 Tribuno della plebe nell88 a.C. 28 Marco Pupio Pisone Frugi Calpurniano fu questore nell83 a.C., tribuno della plebe (forse nel 72 a.C.) e console nel 61 a.C.; mor prima del 47 a.C. Nutriva vasti interessi filosofici e letterari e fu molto amico di Cicerone, che nel De finibus gli affid lesposizione della dottrina peripatetica. 29 Era una consuetudine di alcuni aristocratici romani ospitare nella propria casa intellettuali greci con la funzione di precettori, consiglieri e direttori di coscienza. Lo stoico Diodoto mor nel 59 a.C. 30 Cicerone allude sia agli studi filosofici compiuti da Bruto sia alla concezione stoica della retorica: Zenone, infatti, il fondatore dello Stoicismo, paragonava la dialettica a una mano serrata a pugno, e la retorica a una mano aperta, con le dita ben distese, alludendo metaforicamente alla serrata concisione della prima e alla larga abbondanza della seconda. Cicerone, eliminando il riferimento metaforico e attribuendo la medesima aggettivazione direttamente alla dialettica e alla retorica, ottiene una figura efficace, anche se di non immediata comprensione.
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addestravo tenendo declamazioni ora dicono cos , spesso con Marco Pisone e con Quinto Pompeo, comunque tutti i giorni con qualcuno, e lo facevo parecchio anche in latino, ma di pi in greco, vuoi perch la lingua greca, mettendo a disposizione una maggiore ricchezza di ornamenti, produceva labitudine di parlare con altrettanta eleganza in latino; vuoi perch, se non mi fossi espresso in greco, dai migliori maestri greci non avrei potuto n essere corretto n ricevere alcun insegnamento31. 311 Nel frattempo, lopera di restaurazione dello Stato comport disordini violenti, e ci furono le morti atroci di tre oratori, Scevola, Carbone e Antistio, e il ritorno in patria di Cotta, di Curione, di Crasso, dei Lentuli e di Pompeo32; vennero ristabilite la legalit e la normalit giudiziaria, e si ebbe la definitiva restaurazione dello Stato; dal novero degli oratori vennero per cancellati Pomponio, Censorino e Murena33. Fu solo allora che io incominciai ad affrontare processi privati e penali34; e non cos da dover imparare nel foro, come hanno fatto i pi; nella misura in cui mi era stato possibile, mi ero invece messo in condizione di arrivare nel foro con una formazione gi completa. 312 Nello stesso periodo, seguii linsegnamento di Molone; durante la dittatura di Silla, era infatti venuto come ambasciatore presso il senato, per discutere dei benefici concessi ai rodii35. Pertanto la mia prima causa penale, la difesa di Sesto Roscio36, tanto giov alla mia reputazione, che non ce ne fu pi nessuna che non apparisse meritevole del mio patrocinio. Ne seguirono poi molte, che io presentavo in pubblico dopo unelaborazione diligente, dopo averci, per cos dire, passato sopra le notti. 313 Ora, siccome in base non ad un qualche neo o a un sonaglio37, ma cos mi sembra allintera mia persona, che tu vuoi renderti conto di chi io sia, aggiunger delle notizie
Sappiamo che Molone, per esempio, non padroneggiava il latino e perci ottenne da Silla il permesso di parlare in greco di fronte al senato. 32 La restaurazione dello Stato, a cui allude Cicerone, coincise con la vittoria di Silla nella guerra civile contro Mario e i suoi sostenitori: questo avvenimento comport luccisione di molti avversari e, contemporaneamente, il rientro in Roma di molti partigiani di Silla (in particolare di Pompeo, che aveva giocato un ruolo determinante per la sua vittoria). Quinto Mucio Scevola, pontefice massimo nell89 a.C., fu soprannominato appunto il Pontefice per distinguerlo dallomonimo cugino, detto Augure (vedi anche la nota 20); scrisse il primo trattato sistematico di diritto civile, ma ricopr anche ruoli politici: fu proconsole in Asia e, dopo aver vissuto tranquillamente a Roma sotto Cinna, mor nell82 a.C., ucciso forse perch stava passando dalla parte di Silla, o per aver tentato di svolgere opera di mediazione tra le due parti in lotta. La medesima sorte tocc a Carbone, che, insieme ad Antistio, fu ucciso nella sede del senato. 33 Anche queste persone furono vittime del terrore sillano: Pomponio fu tribuno della plebe nel 90 a.C.; Gaio Marcio Censorino fu accusatore di Silla tra il 95 e il 91 a.C. (con limputazione de repetundis ) e, collegato al partito mariano, partecip alle violenze dell87 a.C.; fu fatto uccidere da Silla nell82 a.C.; Publio Licino Murena mor nello stesso anno, forse proscritto da Silla. 34 La prima causa ciceroniana di cui abbiamo notizia fu la difesa di Quinzio nell81 a.C. Nellanno successivo Cicerone tenne il primo processo penale, difendendo Sesto Roscio Amerino dallaccusa di parricidio (vedi 312 e anche la nota 36). 35 Nel corso della guerra contro Mitridate, Rodi, mostratasi fedele nei confronti di Roma, fu ricompensata da Silla, che le concesse il controllo su alcune comunit limitrofe; queste in seguito sollevarono proteste, che costituirono la motivazione dellambasceria di Molone (su cui vedi anche la nota 24). 36 Sesto Roscio di Ameria era stato colpito dallaccusa di parricidio: questa accusa perlomeno stando alla linea difensiva imbastita da Cicerone sarebbe stata montata dai veri mandanti del crimine, che, complice un potente liberto di Silla, avevano tentato di impadronirsi dei beni di Sesto Roscio padre e poi di sbarazzarsi del figlio. 37 Nella Commedia Nuova greca (di et ellenistica) e nelle commedie romane elaborate su questo modello i segni particolari sul corpo o i sonagli appesi al collo dei neonati erano tradizionali strumenti di riconoscimento di personaggi abbandonati, di cui solitamente alla fine dellopera si scoprono le nobili origini.
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che potranno per apparire superflue. Allora avevo una complessione quanto mai gracile e cagionevole, con un collo lungo e sottile; con questa costituzione e con questaspetto, si ritiene che uno non sia lontano dal correre serio pericolo di vita, se vi si aggiungono unattivit faticosa e un considerevole sforzo dei polmoni. La cosa tanto pi preoccupava quelli a cui ero caro, perch parlavo senza mai allentare il tono, senza variet, sfruttando al massimo le mie risorse vocali, e sforzando tutto il corpo. 314 Pertanto, mentre sia gli amici sia i medici mi esortavano a desistere dal parlare in tribunale, io ritenni di dover affrontare qualsiasi pericolo, piuttosto che rinunciare alla bramata gloria nelleloquenza. Ritenevo tuttavia che, allentando e moderando la voce, e mutando genere deloquenza, avrei potuto evitare i pericoli, e parlare dosando meglio le tonalit; cambiare la mia consuetudine oratoria: ecco la ragione per la quale partii per lAsia. Pertanto, dopo essermi occupato di cause per due anni, e quando nel foro il mio nome gi godeva di grande autorit, partii da Roma38. 315 Giunto ad Atene, passai sei mesi con Antioco, filosofo dellaccademia antica, molto celebre e dalla competenza vastissima39; dietro sollecitazione di questuomo insigne, e sotto la sua guida, ripresi gli studi filosofici, che non avevo mai lasciato: li coltivavo e li incrementavo fino dalla mia prima giovinezza. Ad Atene, contemporaneamente, ero tuttavia solito esercitarmi con impegno alla scuola di Demetrio Siro, un vecchio maestro deloquenza tuttaltro che spregevole40. In seguito viaggiai per tutta lAsia, accompagnato dai pi grandi oratori, i quali si mostravano compiaciuti di dirigere i miei esercizi; il pi notevole era Menippo di Stratonicea41, allora, a mio avviso, luomo pi eloquente di tutta lAsia; e, se peculiarit degli Attici di non aver niente di fastidiosamente pedantesco n di goffo, questoratore pu a buon diritto venire annoverato tra loro. 316 Pi di ogni altro mi stette per al fianco Dionisio di Magnesia; e cos facevano anche Eschilo di Cnido e Senocle di Adramitteo42. Questi venivano allora considerati in Asia i retori di maggiore spicco. Non accontentandomi di loro, mi recai a Rodi, e mi detti a seguire con zelo quello stesso Molone che avevo potuto ascoltare a Roma: oltre a essere un avvocato di cause reali, e uno scrittore valente, aveva acume e competenza grandissime nel cogliere e nel censurare i difetti, e nel formare gli allievi con i suoi insegnamenti. Egli si adoper basta che ci sia riuscito! a contenere la mia eccessiva ridondanza, il mio traboccare che derivavano da una certa giovanile mancanza di ritegno e di freni , e ad arginare il flutto che, diciamo cos, dilagava fuori dalle sponde. Cos, due anni dopo, me ne tornai non solo meglio addestrato, ma quasi trasformato. Difatti si era placata la troppa concitazione della voce, la mia eloquenza era, per cos dire, sbollita, i miei polmoni avevano riacquistato vigore, e nel corpo mi ero fatto moderatamente pi pieno. 317 Due erano gli oratori che allora primeggiavano, e che mi accendevano del desiderio di imitarli, Cotta e Ortensio: il primo parlava in tono piano e pacato, formulando i pensieri in termini propri43, con scioltezza e facilit; il secondo aveva ricchezza di ornamenti e impeto
Nel 79 a.C.; lAsia di cui parla lautore era la provincia romana corrispondente allattuale Asia Minore. Cicerone vuole far credere che la propria partenza non avesse niente a che fare con i rischi cui si era esposto, scontrandosi col regime sillano, a partire dalla difesa di Sesto Roscio. 39 Antioco di Ascalona (130-68 a.C.), successore di Filone (vedi la nota 22) alla guida dellAccademia platonica, aveva affermato di voler riformare le dottrine originali della scuola, ripudiando lo scetticismo di Carneade e inaugurando una forma di dogmatismo molto vicino a quello stoico. 40 Questo personaggio non altrimenti noto. 41 Citt della Caria. 42 I primi due (rispettivamente di Magnesia, nella Caria o nella Lidia, e di Cnido, nella Caria) sono altrimenti sconosciuti, mentre Senocle di Adramitteo (proveniente dalla Misia) ricordato anche da altre fonti come retore di orientamento asiano. 43 Vale a dire senza ricorrere al linguaggio figurato.
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oratorio: non era come tu, Bruto, lo hai conosciuto gi nel suo sfiorire, ma pi animato nellelocuzione e nellazione. Perci, pensavo, era pi con Ortensio che dovevo vedermela: a lui ero pi affione per ardore deloquenza, e pi vicino per et. E poi avevo visto come in certe medesime cause [], anche se Cotta era stato preso come oratore principale, il ruolo di primo piano veniva tuttavia sostenuto da Ortensio. Il concorso della gente e lo strepito del foro esigono infatti un oratore vigoroso, ardente, dallazione44 efficacemente vivace e dalla voce sonora. 318 Dopo esser tornato dallAsia, trattai dunque per un anno cause importanti: io ero candidato alla questura, Cotta al consolato, Ortensio alledilit45. Per il momento, ci fu lanno che mi vide impegnato come questore in Sicilia46, Cotta dopo il consolato part per la Gallia, Ortensio era il primo e tale venne considerato. Quando per lanno dopo ritornai dalla Sicilia, le mie attitudini, quali che fossero, apparivano ormai essersi pienamente sviluppate, e aver raggiunto una loro maturit. Forse la faccio troppo lunga, tanto piche sono proprio io stesso a parlare di me; ma lo scopo di tutto questo discorso che tu possa renderti conto appieno non del mio talento e della mia eloquenza sono ben lontano da questintenzione , ma dei miei sforzi e del mio impegno. 319 Dopo essermi occupato, per circa cinque anni, di moltissime cause47 ed ero ormai tra gli avvocati pi in vista , fu soprattutto nel patrocinio dei siciliani48 che entrai in contesa, io, designato edile, con Ortensio, designato console. [Trad. it. di E. Narducci]

Con azione si indica propriamente lactio oratoria: il bravo oratore doveva risultare convincente e conquistare il favore dei giudici e del pubblico, anche facendo affidamento sul tono della voce, sulla mimica facciale e sulla gestualit, cio su elementi che sollecitassero luditorio dal punto di vista emozionale. 45 Lanno in questione il 76 a.C., ma contrariamente a quanto dice lautore stesso non si conoscono cause tenute da Cicerone nel corso di questanno. 46 LArpinate fu questore a Lilibeo (Marsala) nel 75 a.C. 47 Il periodo in questione il quinquennio 74-70 a.C.: le uniche cause di cui siamo a conoscenza sono la difesa di Scamandro (poi risultato colpevole), la difesa di Marco Tullio, quella di Stenio di Terme e, forse, quelle di Vareno e di Gaio Mustio. 48 Si tratta del famosissimo processo contro Verre, svoltosi nel 70 a.C.: Cicerone sostenne vittoriosamente laccusa dei Siciliani, contro lex-governatore Caio Verre, difeso da Ortensio (vedi vol. I**, pp. 356-357, e anche la nota 9).

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