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ATENE: LE RIFORME DI SOLONE

1. SOLONE MEDIATORE E LEGISLATORE


Nel 594/93 Solone fu scelto dagli Ateniesi come arconte, con poteri straordinari e gli fu
affidato il compito di mediatore per risolvere la situazione altamente conflittuale in cui
versava la città. A Solone sono attribuiti interventi legislativi in vari campi, ma la sua azione
si esplicò particolarmente sul piano economico con il provvedimento detto seisáchtheia e in
ambito politico con la riforma censitaria.

1.1. Il problema economico: la seisachteia, [Aristotele], Costituzione degli Ateniesi, 2,1-2; 5,1-2;
6,1:
In seguito accadde che i nobili e il popolo furono per molto tempo in lotta fra loro. La loro
costituzione, infatti, era oligarchica sotto ogni aspetto, ed in particolare i poveri – sia essi stessi
che i loro figli e le mogli – erano asserviti ai ricchi. Erano anche chiamati pelátai ed hektémoroi,
perché lavoravano i campi dei ricchi a condizione di pagare un affitto di tale entità1. Tutta la terra
era in mano a pochi, e se i poveri non fossero stati in grado di pagare gli affitti erano passibili, sia
essi stessi che i loro figli, di schiavitù. […] Poiché la maggioranza della popolazione era asservita
a pochi uomini, il popolo si rivoltò contro i nobili. Scoppiò dunque una violenta discordia civile e,
dopo aver lottato gli uni contro gli altri per molto tempo, scelsero di comune accordo Solone come
mediatore ed arconte, ed a lui affidarono il governo. […] Solone, ottenuta la direzione della
politica, liberò il popolo sia nel presente che per il futuro, proibendo che fossero fatti prestiti
garantiti sulle persone; inoltre diede le leggi e cancellò i debiti privati e pubblici con un
provvedimento che chiamano seisáchtheia, perché grazie ad esso il popolo si scrollò di dosso il
peso dei debiti2. […]
1
I pelátai erano dei lavoratori dipendenti legati ai ricchi da una relazione clientelare; gli hektémoroi erano
degli affittuari tenuti a versare ai possidenti, a seconda delle interpretazioni, o un sesto o i cinque sesti del
prodotto ricavato dalla terra.
2
Alla lettera, infatti, seisáchtheia vuol dire ‘scuotimento dei pesi’.

1.2. Il problema politico. Le classi censitarie. [Aristotele], Costituzione degli Ateniesi, 7, 3-4:
Divise i cittadini in quattro classi in base al censo (…): i pentacosiomedimmi, i cavalieri, gli zeugiti
e i teti. Distribuì tutte le magistrature – e cioè i nove arconti, i tesorieri, i poleti, gli undici e i
colacreti1 – fra le prime tre classi, assegnando a ciascuna classe quelle cariche che fossero
corrispondenti al livello del censo; a quanti invece appartenevano alla classe dei teti concesse solo
di partecipare all’assemblea e ai tribunali. Doveva essere registrato fra i pentacosiomedimni colui
che ricavava dalla sua terra cinquecento misure complessive di prodotti secchi e liquidi, e fra i
cavalieri coloro che ne ricavavano trecento (sebbene alcuni dicano che appartenevano alla classe
dei cavalieri quanti fossero in grado di mantenere un cavallo). […] Erano registrati fra gli zeugiti
coloro che producevano complessivamente duecento misure; i restanti appartenevano alla classe
dei teti e non partecipavano a nessuna magistratura.

1
I tesorieri erano i magistrati che vigilavano sul tesoro di Atena; i poleti erano incaricati delle vendite e
degli appalti; gli undici assolvevano alle funzioni di polizia, mentre i colacreti erano addetti alle finanze
dello stato.

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1.3. La pubblicazione delle leggi.
Le leggi di Solone, che investivano oltre all’ambito economico e politico, anche altre sfere,
inerenti la vita pubblica e privata (leggi contro il lusso, regolamentazione dei funerali, sistema
di pesi e misure etc.) furono messe per iscritto su particolari supporti ed esposte al pubblico.

a. [Aristotele], Costituzione degli Ateniesi , 7,1-2:


Solone stabilì una costituzione e promulgò altre leggi, e da quel momento gli Ateniesi cessarono di
servirsi di quelle di Draconte. Dopo aver iscritto le leggi su delle tavole rotanti le collocarono nel
portico del re, e tutti giurarono di osservarle. I nove arconti, giurando presso la pietra,
promettevano che avrebbero eretto una statua d’oro qualora avessero violato una delle leggi; ed
ancora oggi giurano in questo modo. Fissò in cento anni la validità delle sue leggi…

b. Plutarco, Vita di Solone, xxv, 1:


Stabilì che tutte le leggi restassero in vigore per cento anni e le fece iscrivere su tavole di legno
contenute in cornici quadrate che ruotavano su un perno. Di esse piccole parti rimangono ancora
ai nostri tempi e si conservano nel Pritaneo.

Ipotesi ricostruttiva delle tavole rotanti (axones o kyrbeis)

2. LE REAZIONI ALLE RIFORME

2.1. Solone scontenta tutti, Plutarco, Vita di Solone, xvi, 1:


Solone finì con lo scontentare tutti e due le fazioni: quella dei ricchi, perché soppresse i crediti da
loro contratti, ma ancor più quella dei poveri, perché deluse la loro attesa non attuando la
spartizione della terra né imponendo un’assoluta uguaglianza di vita come invece aveva fatto
Licurgo.

2.2. Solone difende il proprio operato.


In una delle sue elegie (fr. 36 West), Solone rivendica la validità del suo operato, e cioè l’aver
liberato la terra dai cippi di confine (‘hóroi’) in essa conficcati, segno dell’accaparramento
della terra da parte dell’aristocrazia, e l’aver scritto leggi uguali per tutti. In un’altra (fr. 5
West) sottolinea l’imparzialità del proprio agire.

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a. Solone, fr. 36 West:
Dei motivi a causa di quali io ho riunito il popolo,
quali di questi abbandonai prima di averli ottenuti?
Lo può testimoniare davanti al tribunale del tempo,
e nel modo migliore, la grande madre degli dèi Olimpi, la nera Terra
alla quale io un tempo tolsi i cippi di confine conficcati in molti luoghi,
ed essa che prima era schiava ora è libera.
Ho ricondotto ad Atene, la nostra patria fondata dagli dèi,
molti uomini che erano stati venduti, chi illegalmente,
chi legalmente, esuli spinti dalla forza del bisogno,
che non parlavano più la lingua attica
perché avevano vagato per molti luoghi;
e quelli che qui stesso subivano un’indegna schiavitù,
tremando dinanzi ai capricci dei padroni,
li ho resi liberi. Con la mia autorità ho compiuto queste azioni,
combinando insieme la forza e la giustizia,
e sono andato fino in fondo come avevo promesso.
Ho scritto leggi uguali sia per gli umili che per i nobili,
adattando a ciascuno una retta giustizia.
Un altro che come me avesse avuto in mano il pungolo,
un uomo malintenzionato ed avido di ricchezze,
non avrebbe tenuto a freno il popolo; se infatti avessi voluto
ciò che allora piaceva ai miei avversari,
o invece ciò che altri tramavano contro di essi,
la città sarebbe stata vedova di molti uomini.
Perciò, difendendomi da tutte le parti
mi aggiravo come un lupo in mezzo a molti cani.

b. Solone, fr. 5 West:


Al popolo ho dato tanto potere quanto basta
senza diminuire né accrescere alcun suo diritto,
e quelli che erano forti e s’imponevano per la ricchezza,
anch’essi feci in modo che non subissero alcun’onta.
Rimasi saldo, proteggendo entrambi con un forte scudo
e non permisi che nessuno dei due prevalesse
ingiustamente.

3. SOLONE SI ALLONTANA DA ATENE

3.1. [Aristotele], Costituzione degli Ateniesi, 11, 1:


Organizzata la costituzione nel modo che si è detto, poiché venivano a tormentarlo riguardo alle
sue leggi ora con critiche ora con quesiti, Solone, non volendo cambiarle né farsi odiare con la sua
presenza, fece un viaggio in Egitto per affari e per curiosità, dopo aver dichiarato che non sarebbe
tornato prima di dieci anni: credeva infatti giusto non dover rimanere a interpretare le sue leggi,
bensì che ognuno facesse ciò che era stato scritto.

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4. SOLONE E LA RETORICA DEMOCRATICA
A partire dalla fine del V secolo e nel IV Solone è stato celebrato come ‘padre fondatore’ della
democrazia, accanto e più del vero ‘fondatore’, Clistene. Tutto ciò ha a che vedere con il
dibattito politico del tempo e non deve oscurare il fatto che Solone non ha creato un
ordinamento democratico. Solone ha limitato lo strapotere economico dell’aristocrazia,
creando un ceto di piccoli proprietari terrieri, ma ha lasciato il potere politico effettivo nelle
mani dei più ricchi. Ai teti resta precluso l’accesso alle cariche pubbliche, anche se la
possibilità di partecipare all’assemblea e al nuovo organismo istituito da Solone, il tribunale
popolare (eliea), in cui ciascun cittadino ha facoltà di appellarsi contro le sentenze, ha aperto
la strada che sarà percorsa da Clistene. L’attività di Solone può essere considerata una
premessa dei futuri sviluppi democratici in quanto è stata favorita una più ampia
partecipazione della cittadinanza alla vita politica.

a. Isocrate, Areopagitico, 16:


Ritengo che l’unico modo che ci consentirebbe di tenere lontani i pericoli futuri e di fare fronte ai
mali del presente sarebbe di tornare a quella democrazia di cui Solone, il più grande amico del
popolo (demotikotatos) ha stabilito le leggi e che Clistene ha ristabilito, dopo aver cacciato i
tiranni e restituito il potere al popolo.
b. [Aristotele], Costituzione degli Ateniesi, 46, 2:
...la costituzione al tempo di Solone, dalla quale ebbe origine la democrazia.

5. IL ‘DOPO SOLONE’
Dopo la partenza di Solone si riaccesero le lotte tra le varie fazioni, già a partire dagli anni ‘80
del VI secolo. La Costituzione degli Ateniesi rivela la complessità delle divisioni che
caratterizzavano in quel momento la società ateniese. Da un lato c’è una contrapposizione tra
diversi gruppi sociali: l’aristocrazia di sangue degli Eupatridi, gli ‘agroikói’, proprietari
terrieri di più recente ricchezza e i ‘demiourgói’, esponenti dei ceti artigianali. Dall’altro il
conflitto è fra tre fazioni a base regionale legate alla costa (i ‘parálioi’), alla pianura (i
‘pediakói’) e alla montagna (‘diákrioi’), [Aristotele], Costituzione degli Ateniesi, 13,1-4:
Dopo la partenza di Solone, benché la città fosse ancora in preda al disordine, si riuscì per quattro
anni a conservare la pace. Ma nel quinto anno dopo l’arcontato di Solone non venne eletto alcun
arconte a causa della discordia civile, e nel quinto anno successivo nuovamente venne a mancare
l’arconte per la stessa ragione. In seguito, durante lo stesso periodo di tempo, fu eletto arconte
Damasia che conservò il potere per due anni e due mesi, finché venne rimosso con la forza dalla
carica. A causa del protrarsi della discordia civile gli Ateniesi decretarono di eleggere dieci
arconti, di cui cinque furono scelti fra gli Eupatridi, tre fra i proprietari agricoli e due fra gli
artigiani; e costoro rimasero in carica per l’anno successivo all’arcontato di Damasia. Risulta
chiaro da ciò che l’arconte deteneva un potere assai grande; infatti erano sempre in lotta per
questa magistratura. […] Tre erano le fazioni in lotta: una era quella degli abitanti della costa,
guidati da Megacle figlio di Alcmeone […]; un’altra era costituita dagli abitanti della pianura, che
[…] erano guidati da Licurgo; la terza era quella dei montanari, alla testa dei quali vi era
Pisistrato …

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