Sei sulla pagina 1di 9

La democrazia ateniese

La democrazia è figlia della civiltà greca, come ci indica il nome stesso: da demos,
“popolo”, e kratos, “potere”= “il governo del popolo”.
Più in particolare, essa nacque ad Atene nel 508 a.C. e il suo “inventore” fu il nobile
e politico Clistene (lo stesso che per evitare il ritorno alla tirannide aveva istituito la
procedura dell’ostracismo).
Attenzione però: quando parliamo di “democrazia” per l’Atene del V e IV secolo
a.C. non dobbiamo proiettare su quella civiltà, distante da noi 2500 anni, “la nostra
idea di democrazia”.

Isonomia nella democrazia ateniese


È utile notare, per esempio, che gli stessi ateniesi usavano con molta parsimonia la
parola “democrazia”, preferendo parlare di isonomìa (uguaglianza di diritti e doveri
di fronte alla legge) e che gli avversari della democrazia ateniese sostenevano che in
essa non si realizzava la piena libertà, ma l’esatto contrario, perché lo strapotere
del demos, il popolo, guidato da abili e spregiudicati “capipopolo”,
i demagoghi (da demos e ághein, “condurre”) finiva per esercitare una sorta di
tirannia.

In Atene i diritti politici spettavano a tutti coloro che godevano della cittadinanza,


cioè i figli maschi di padre ateniese che avessero compiuto 18 anni e avessero
prestato almeno due anni di servizio nell’esercito. Dai diritti politici erano esclusi
le donne, gli stranieri residenti (i meteci) e gli schiavi;
•quella ateniese era una democrazia diretta, in cui i cittadini esprimevano
direttamente la propria volontà nell’assemblea, l’ekklesía. La nostra è
una democrazia rappresentativa o delegata, in cui il popolo esercita la
propria sovranità eleggendo suoi rappresentanti nelle istituzioni, come
il Parlamento o il Consiglio comunale;
•nello stato ateniese non esisteva una divisione dei poteri come noi
l’intendiamo. Erano infatti direttamente i cittadini (scelti per sorteggio in
liste di volontari) a svolgere tutte le funzioni pubbliche (legislative,
nell’assemblea [ekklesía]; di governo, nella bulé o consiglio dei
Cinquecento; giudiziarie, nel tribunale popolare [eliea]).
Tuttavia, nonostante tutte queste precisazioni e distinzioni, possiamo pensare alla
democrazia ateniese come a qualcosa che appartiene alla nostra storia e alla nostra
identità di cittadini delle democrazie contemporanee.
Fino all'VIII secolo a.C. tutto il potere politico e amministrativo era in mano agli
Eupatridi, ossia gli aristocratici "di nobile padre", che possedevano anche la maggior
parte dei terreni e imponevano pesanti tasse ai contadini.
La situazione cambiò grazie allo sviluppo del commercio con le colonie, che
arricchì molti artigiani e mercanti che iniziarono a pretendere maggior
considerazione sociale.
Nel 651 aC gli Eupatridi furono costretti a riconoscere le prime leggi scritte a
tutela delle classi sociali inferiori, era un riconoscimento minimo che li
difendeva da soprusi e abusi, ma era pur sempre un inizio.

Nel 594 aC l'aristocratico Solone avviò un cambiamento organizzativo


radicale, elaborando una costituzione che non prevedeva più il rango
aristocratico quale condizione di appartenenza politica ma la ricchezza
economica, eliminando inoltre la schiavitù per debiti.
Solone ideò 4 diversi strati sociali in base ai beni posseduti assegnando a
ognuno diritti e doveri diversi. I più ricchi erano i pentacosiomedimi, seguivano
i cavalieri, gli zeugiti e i theti. 
L'Assemblea popolare dell'Ecclesia era composta da rappresentanti di tutti i
gruppi ma solo i due gruppi più facoltosi potevano eleggere gli arconti, i
massimi esponenti politici della città.

Si trattava quindi di una riforma che continuava ad emarginare le classi sociali


più deboli e il malcontento regnava sovrano, se ne servì il nobile Pisistrato per
prendere il potere e governare dal 546 al 527 aC. 
Sotto il governo di Pisistrato Atene prosperò come non mai e il suo ruolo
all'interno delle poleis greche divenne di primaria importanza. Il figlio di
Pisistrato, Ippia, non fu un tiranno all'altezza del padre e venne cacciato dalla
città nel 510 aC, ristabilendo la democrazia.
A riformare il governo fu, nel 507 aC, l'arconte Clistene che eliminò la
suddivisione nelle 4 classi sociali sostituendola con 10 tribù, raggruppamenti
creati su base geografica.
Al governo partecipavano ora tutti i cittadini maschi di padre ateniese che
avessero compiuto i 20 anni ed esercitavano il loro ruolo partecipando
all'assemblea, scegliendo i magistrati e votando le leggi. Il governo di Atene
divenne democratico.

La democrazia di Clistene nel dettaglio

Clistene divise l'Attica in 100 piccoli comuni, i Demi, raggruppandoli poi in 10


tribù.
L'autorità suprema era la Bulè, un organo legislativo composto da 50 membri
per ogni tribù, scelti attraverso un sorteggio. La presidenza della Bulè era
formata da 50 pritoni.
L'assemblea della Bulè, la cui sede era il Buletrion,  era quindi composta da
500 persone di rappresentanza diversa, sia per zona che per classe sociale, e a
loro era affidato il compito di stabilire le leggi. 
Il presidio politico era costante, nella Tholos risiedeva giorno e notte almeno
un terzo dei 50 pritani che restavano in carica per la decima parte di un anno.
L'assemblea popolare dell'Ecclesia aveva il potere di nominare i 10 strateghi, i
comandanti che gestivano l 'esercito.
Gli arconti divennero 10 e tra questi si sceglieva l'arconte polemarco, il capo
degli strateghi.
Con le guerre Persiane la città di Atene ne era uscita distrutta, ma gli
ateniesi avevano vinto una guerra ben più importante che li consacrava quale
realtà politica indipendente e dava loro carta bianca per dominare
il commercio nel mediterraneo.

Atene non fu quindi semplicemente ricostruita, fu concepita come esempio


architettonico del prestigio politico, culturale e morale della città. 

Divenne splendida, e questo grazie a Pericle che fece trasportare ad Atene il


tesoro della Lega di Delo e ne attinse con generosità per far costruire
l'Acropoli.
La riforma di Clistene: nel 508-507 a.C. venne eletto Clistene (politico greco) che
trasformò gli ordinamenti politici spezzando il predominio degli aristocratici e garantendo
i diritti uguali per tutti. Il territorio di Atene fu suddiviso in 30 distretti chiamati Trittie che
furono distribuite in 10 tribù.
Gli aristocratici avevano potere politico. In ogni tribù c’erano tutti i ceti sociali dell’Attica.
Le istituzioni politiche: ogni tribù aveva un certo numero di opliti e cavalieri. C’erano 50
consiglieri che componevano il consiglio dei 500 (50 consiglieri per ogni tribù), che sostituì
il consiglio dei 400 creato da Solone. Svolgeva funzioni importanti: preparava i decreti,
controllava il lavoro dei magistrati e le finanze pubbliche e gestiva la politica estera. Il
consiglio dei 500 era l’organismo più importante e ne potevano far parte tutti i cittadini.
Questa boulè funzionava così: l’anno fu diviso in 10 Pritanie, una per ogni mese all’anno.

EVOLUZIONE DELLA DEMOCRAZIA AD ATENE


 
Ogni pritania era affidata a 50 consiglieri. I 50 pritani del mese tiravano a sorte tra di loro
un presidente che restava in carica un giorno. Non si poteva essere eletti per più di 2 volte
quindi ogni cittadino potava prima o poi diventare presidente. L’assemblea era composta
da tutti i cittadini ateniesi. L’assemblea si svolgeva per approvare, respingere o modificare
le proposte del consiglio e per qualsiasi argomento. La giustizia ordinaria era amministrata
dall’heliaia, formata da giudici sorteggiati fra i cittadini liberi, che organizzava i singoli
tribunali (dikasteria). L’ostracismo era un provvedimento con il quale l’assemblea poteva
allontanare per 10 anni dalla polis i cittadini che aspiravano alla tirannide o all’oligarchia.
L’assemblea eleggeva 10 strateghi che comandavano l’esercito guidato da un arconte.
Provvedevano alla sicurezza della polis. Per le magistrature si accedeva per sorteggio: le
cariche erano annuali e mai ripetute.
Potere del “demos”: il sistema di Clistene diede vita a una forma di governo, la democrazia,
cioè il potere in mano a tutti i cittadini.
PREGI E LIMITI DELLA DEMOCRAZIA ATENIESE
 
Le parole chiave della democrazia. Nuovi ideali: Quella ateniese fu la prima democrazia del
mondo. L’isonomia era la parità di tutti i cittadini. Il potere era uguale per tutti i cittadini.
La democrazia si basava sulla partecipazione diretta di tutti i cittadini alla vita politica.
Tutti i cittadini avevano uguali diritti, tutti avevano piena libertà di parola, chiamata
isegoria.Nell’assemblea dell’oligarchica Sparta non si poteva discutere. Nell’assemblea
della democratica Atene ognuno aveva il diritto di esprimere il suo pensiero.
Valori di oggi: la democrazia è, per l’uomo moderno, un valore il quale nessun politico e
nessun cittadino negherebbe di essere democratico e di voler rispettare le regole.
Nell’antichità non era così: essa era ritenuta uno dei modi di governo della polis, non
l’unico né il migliore.

ATENE DEMOCRATICA La riforma di Clistere: nel 508-507 a.C. venne eletto Clistene che
trasformò gli ordinamenti politici spezzando il predominio degli aristocratici e garantendo
i diritti uguali per tutti. Il territorio di Atene fu suddiviso in 30 distretti chiamati Trittie che
furono distribuite in 10 tribù. Gli aristocratici avevano potere politico. In ogni tribù c'erano
tutti i ceti sociali dell'Attica. Le istituzioni politiche: ogni tribù aveva un certo numero di
opliti e cavalieri. C'erano 50 consiglieri che componevano il consiglio dei 500 (50
consiglieri per ogni tribù), che sostituì il consiglio dei 400 creato da Solone. Svolgeva
funzioni importanti: preparava i decreti, controllava il lavoro dei magistrati e le finanze
pubbliche e gestiva la politica estera.
Il consiglio dei 500 era l'organismo più importante e ne potevano far parte tutti i cittadini.
Questa boulè funzionava così: l'anno fu diviso in 10 Pritanie, una per ogni mese all'anno.
Ogni pritania era affidata a 50 consiglieri. I 50 pritani del mese tiravano a sorte tra di loro
un presidente che restava in carica un giorno. Non si poteva essere eletti per più di 2 volte
quindi ogni cittadino potava prima o poi diventare presidente. L'assemblea era composta
da tutti i cittadini ateniesi. L'assemblea si svolgeva per approvare, respingere o modificare
le proposte del consiglio e per qualsiasi argomento. La giustizia ordinaria era amministrata
dall'heliaia, formata da giudici sorteggiati fra i cittadini liberi, che organizzava i singoli
tribunali (dikasteria). L'ostracismo era un provvedimento con il quale l'assemblea poteva
allontanare per 10 anni dalla polis i cittadini che aspiravano alla tirannide o all'oligarchia.
L'assemblea eleggeva 10 strateghi che comandavano l'esercito guidato da un arconte.
Provvedevano alla sicurezza della polis. Per le magistrature si accedeva per sorteggio: le
cariche erano annuali e mai ripetute. Potere del "demos": il sistema di Clistene diede vita a
una forma di governo, la democrazia, cioè il potere in mano a tutti i cittadini. 2. LE
PAROLE CHIAVE DELLA DEMOCRAZIA Nuovi ideali: Quella ateniese fu la prima
democrazia del mondo. L'isonomia era la parità di tutti i cittadini. Il potere era uguale per
tutti i cittadini. La democrazia si basava sulla partecipazione diretta di tutti i cittadini alla
vita politica. Tutti i cittadini avevano uguali diritti, tutti avevano piena libertà di parola,
chiamata isegoria.Nell'assemblea dell'oligarchica Sparta non si poteva discutere.
Nell'assemblea della democratica Atene ognuno aveva il diritto di esprimere il suo
pensiero. Valori di oggi: la democrazia è, per l'uomo moderno, un valore il quale nessun
politico e nessun cittadino negherebbe di essere democratico e di voler rispettare le regole.
Nell'antichità non era così: essa era ritenuta uno dei modi di governo della polis, non
l'unico né il migliore. Polis e territorio: le polis greche erano tutte città di medie o piccole
dimensioni. Alcune, come Sparta e Atene, riuscirono a creare un piccolo impero. Per
funzionare una polis non doveva avere né un territorio troppo vasto, né cittadini troppo
numerosi. Esigenze di funzionamento: il numero dei cittadini doveva essere limitato
perché così nelle discussioni politiche o nelle decisioni tutti avevano la possibilità di
intervenire. 3. GLI ESCLUSI DALLA POLIS Esposizione dei neonati: i neonati che avevano
qualche malformazione venivano lasciati morire. Anche l'abbandono di bambini sani era
diffuso in tutto il mondo greco.Si abbandonavano se il bambino era nato da un'unione
illegittima, se non si era economicamente in grado di allevarlo e per evitare di dividere il
patrimonio familiare. Le femmine venivano abbandonate più dei maschi. Gli schiavi: gli
schiavi erano esclusi dalla polis: lo schiavo era ritenuto inferiore ed era un oggetto di
proprietà. Gli schiavi potevano avere mogli e figli ma non godevano di un riconoscimento.
Il padrone poteva separare l'uomo dalla donna, i genitori dai figli e poi venderli. Stranieri
residenti: gli stranieri non avevano diritti politici. Ad Atene gli stranieri, chiamati meteci
erano uomini liberi che risiedevano nella città momentaneamente o stabilmente. Le
donne: le donne erano escluse dalla vita politica, e dovevano generare figli e governare la
casa. La donna doveva avere un tutore: prima il padre, poi il marito; se restava vedova
passava sotto la tutela di un figlio. Le donne appartenenti a famiglie benestanti potevano
uscire di casa raramente; le donne povere erano più libere. Solo a Sparta le donne
godevano di una certa autonomia. Le etere: le uniche donne veramente libere erano le
etere: uscivano, partecipavano ai banchetti e ricevevano in casa.
DEMOCRAZIA AD ATENE
La Democrazia nella storia di Atene. 
1.1 Alla ricerca del significato autentico
Il termine italiano democrazia deriva dalla parola greca δημοκρατία, che letteralmente
significa “potere del popolo”.
Ovviamente questa espressione risulta vaga.
Storia della democrazia: saggio breve
DEMOCRAZIA ATENIESE: PERICLE
 
Per evitare questa ambiguità Domenico Musti ricorre al termine greco Demokratìa, per
intitolare il suo libro, in cui si parla dell’apogeo di questo governo durante il regime
di Pericle. Edward H.

Carr denunciava l’abitudine degli storici dell’antichità di usare i termini nella lingua
originale, per indicare che non sono caduti nella trappola, ma si tratta di un espediente che
non serve a nulla.
Questa osservazione è solo il corollario di un importantissimo principio generale, da lui
enunciato poco prima, cioè che noi <>.

LA NASCITA DELLA DEMOCRAZIA AD ATENE


 
Per affrontare la riflessione sulla democrazia degli antichi, dovremo in primo luogo evitare
ogni attualizzazione forzata e cercare di cogliere la differenza tra passato e presente, ed in
secondo luogo il concetto stesso della democrazia degli antichi va scomposto nelle sue
stratificazioni, cioè di isolare le componenti che caratterizzeranno una determinata fase del
regime democratico, che consentono di scomporre le istituzioni in elementi minimi, sulla
cui base si può istituire il confronto.
La democrazia è nata in Grecia, ma la Grecia non è nata democratica. La città di Atene,
nell’età più antica era stata retta da un governo monarchico: la tradizione ricorda 10 re
oltre al mitico Teseo, che l’avrebbe fondata con la procedura del sinecismo, unificando
attorno ad Atene le comunità sparse nel territorio dell’Attica.
La fine della monarchia è certa solo dopo l’anno 683, quando ha inizio la lista degli arconti
annuali, cioè un collegio di nove membri che esercitavano le magistrature supreme.
Accanto ad essi L’Aeropago, costituito dagli arconti usciti di carica e chiamato così perché
si riuniva sul colle Ares, svolgeva le funzioni di consiglio, corte suprema e tribunale per i
reati di sangue. Esisteva inoltre un’Assemblea del popolo (ÎÂÃ?Ë?κκλεσία), ma priva di
rilevanza politica. Atene era ormai provvisoriamente una repubblica aristocratica.
Per passare da questa fase alla democrazia, dovevano intervenire due elementi nonchè i
legislatori e la tirannide. Ma si può già parlare dei primordi della democrazia.
STORIA DELLA DEMOCRAZIA AD ATENE
 
1.2 Origini e nascita della democrazia attica. A seconda dei punti di vista si possono
indicare varie date come l’inizio della democrazia attica. La fondazione “tecnica” del regime
democratico risale alla riforma di Clistene (507), ma l’attuazione vera e propria
della democrazia data solo a partire dalla riforma dell’Aeropago per opera di Efialte nel
462. Questi punti fermi sono però preceduti da tappe di avvicinamento.
All’instaurazione della democrazia non si arriva attraverso atti rivoluzionari, ma
esclusivamente attraverso riforme, cioè attraverso misure di adeguamento delle strutture
politiche a un mutato assetto della società.
La tradizione parla di due riformatori Dracone e Solone, che cercano di arginare la
conflittualità sociale ponendo mano a un corpus di leggi scritte.
A Dracone viene attribuita la legislazione sui delitti di sangue, che intorno al 624 sottrasse
la punizione dei delitti all’iniziativa familiare, e rappresentò un primo importante stacco
dalle consuetudini dell’antica società tribale verso lo stato di diritto
Clistene, la nascita della democrazia ateniese

Il 508 a.C. è considerato l’anno di inizio del periodo democratico di Atene. Clistene, un


aristocratico dissidente, escogita un nuovo sistema geografico dei rapporti politici
istituendo in quell’anno il démos, una nuova unità politico-amministrativa. Ogni ateniese al
momento della nascita è registrato in un demo al quale deve rendere conto di tutte le
attività pubbliche nel corso della vita; in tal modo si solidifica ulteriormente il legame tra il
singolo cittadino e la polis.
Clistene raggruppa i demi che dividono il territorio dell’Attica in dieci tribù, a loro volta
suddivise in tre sottogruppi detti trittìe. Ogni trittìa rappresenta una diversa classe sociale:
quella degli aristocratici, quella dei contadini, quella dei pescatori, commercianti e
artigiani. In tal modo in ogni tribù le classi più povere possono avere la maggioranza e
diventano la base per la partecipazione alla vita politica.

Gli organi di governo della polis democratica ateniese

Dopo aver suddiviso il territorio e la popolazione Clistene istituisce il Consiglio dei


Cinquecento (Boulè), composto da cinquanta rappresentanti per ogni tribù estratti a sorte,
consentendo anche ai più poveri l’accesso alle cariche di governo. Con la riforma di
Clistene chi detiene il potere è l’Ecclesìa, l’assemblea popolare dove partecipano tutti i
cittadini e dove ognuno ha il diritto di parlare e proporre nuove leggi. Mentre in passato
l’assemblea si riuniva sporadicamente, a partire da questo periodo si arrivano a svolgere,
sulla collina della Pnice in un anfiteatro che conta circa 25 mila posti, anche quaranta
riunioni in un anno.
L’ecclesìa ha competenza in materia di politica estera, relativamente alla dichiarazione di
guerra e alla stipula di trattati, si occupa della nomina dei magistrati, controllando anche il
loro operato, ed è titolare del potere giudiziario; i processi sono competenza esclusiva
dall’eliea.
Vi è, inoltre, l’istituto ricordato col nome di ostracismo, con il quale vi è la possibilità di
mandare in esilio tutti coloro che sono ritenuti essere pericolosi per la sopravvivenza della
democrazia, scrivendo il nome dei sospettati su un pezzo di coccio. Con Clistene
l’ostracismo per essere valido prevede la partecipazione alla riunione di almeno sei mila
cittadini; col tempo però, tale istituzione verrà sempre più utilizzata con scopi poco nobili e
sinceri, diventando una delle armi maggiormente utilizzate nella lotta tra le diverse fazioni.
La nuova democrazia ateniese resiste di fronte ai diversi tentativi tramati da forze esterne
per restaurare la tirannide in città, riuscendo con gli anni a consolidare questa forma
politica del tutta nuova e mai sperimentata prima.

Focus sul concetto di democrazia ateniese

Con il termine “democrazia” ci si riferisce ad una forma di governo in cui il potere è nelle
mani del popolo. Nell’antica Grecia il concetto di demos si riferisce esclusivamente alla
popolazione che gode di diritti civili e politici. Ad Atene la democrazia nasce in un contesto
politico prevalentemente aristocratico e con lo sviluppo territoriale della città si formano
nuove classi sociali, come ad esempio gli artigiani e i commercianti, che producono
ricchezza e rivendicano una maggiore partecipazione alla vita politica.
Dal confronto tra i diversi gruppi sociali prende avvio un processo di riforme di stampo
democratico che aumentano le garanzie giuridiche dei cittadini. Non mancano però alcune
contraddizioni all’interno di questo sistema che coinvolge solo i maschi nati da genitori
ateniesi e che esclude completamente le donne dalla vita sociale.
Inoltre la democrazia ateniese inaugura una politica imperiale, con l’intenzione e la volontà
di affermare il predominio della polis sugli altri Stati della Grecia. Ammirati dai posteri per
intelligenza e cultura, gli ateniesi vengono odiati da tutte le altre realtà statuali greche
costrette a subirne i soprusi.

Potrebbero piacerti anche