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PLATONE:

LO STATO IDEALE
La concezione politica di Platone e i rapporti con la sua filosofia.
VITA
Platone nasce ad Atene nel 427 a.C. da una
famiglia aristocratica, discendente dal re
Codro, l’ultimo re di Atene.

Si suppone che il suo


vero nome fosse
Aristocle e che il
soprannome Egli viene considerato uno dei massimi
‘‘Platone’’ alludesse pensatori di tutti i tempi, a cui
alla sua corporatura dobbiamo l’elaborazione di gran parte
robusta dei concetti e del lessico della filosofia
odierna.
La delusione politica:

Il pensiero di Platone, che si sviluppa in 36 opere, prende corpo da un evento


storico: la condanna a morte di Socrate. La sua vita, come la sua filosofia, si basa
dunque su due principi: ristabilire la giustizia e estirpare la corruzione nella società
in cui viveva.

Dopo la morte di Socrate, che egli considerava il


suo maestro, si scatena in lui la volontà di
promuovere una rinascita spirituale, centrata
nell’orientare la società verso il bene.
La fondazione dell’ Accademia:
Per iniziare questa ‘‘rinascita spirituale’’, Platone istituì nel 387 l’ Accademia, che
prendeva il nome dal luogo in cui fu fondata, ovvero il parco dedicato all’eroe greco
Accademo.
L’ Accademia era un’associazione religiosa
dedicata al culto delle Muse, ma soprattutto un
luogo di studi in cui giovani aristocratici si
dedicavano alla ricerca e all’educazione
politica..

Qui il filosofo teneva le sue lezioni,


sviluppando dibattiti e discussioni approfondite
con il metodo del dialogo.
Il dialogo platonico:
Come Socrate, Platone utilizzava la forma del dialogo per la sua indagine filosofica
poiché la considerava la forma più adatta per esprimere l’idea della ricerca
incessante della verità.

Anche per Platone non si giunge mai al possesso definitivo della verità ed egli crede
che gli uomini non debbano smettere mai di interrogarsi su quale essa sia
A differenza dei lunghi discorsi dei sofisti che tendevano a colpire l’ascoltatore con
la parole ma non miravano al raggiungimento della verità, nei dialoghi di Platone
sono presenti personaggi che esprimono ognuno la propria opinione riguardo un
tema comune, definendo i propri concetti con attenzione e non in modo generico.

Le caratteristiche dei dialoghi sono:

 Gli interlocutori sono, in genere, persone ben identificati


 La finalità è la ricerca della verità
 l’esposizione predilige discorsi brevi con domande e risposte rapide
Da sempre interessato all’ambiente politico-amministrativo di Atene, viene deluso
da due eventi fondamentali:

• Il governo dei trenta Tiranni instauratosi dopo la perdita della guerra nel
Peloponneso
• L’uccisione di Socrate da parte del governo democratico

La morte di Socrate rappresenta la fine di ogni aspirazione di giustizia e porta


Platone ad orientare la sua riflessione filosofica verso la ricerca del bene in grado di
guidare la società.
La giustizia alla base dello Stato ideale:

Platone è convinto che


l’uomo si realizzi
pienamente soltanto come Quindi egli, per capire come
cittadino, cioè come l’uomo possa vivere bene in
membro della propria città. relazione con gli altri uomini,
elabora un modello di Stato
perfetto in cui ogni cittadino sia
in armonia con gli altri.

Si tratta di uno stato utopico, cioè che non è mai esistito (dal greco
où, ‘‘non’’ e tòpos, ‘‘luogo’’) ma che, in quanto modello, può
servire come punto di riferimento per i cittadini e i politici.
Anima: Classe e Virtù
funzione corrispondente:
sociale:

razionale governanti: saggezza


funzione di
comando

irascibile soldati: difesa coraggio


della città
concupiscibile lavoratori: temperanza
provvedimento
dei bisogni
materiali
In questo quadro, che ruolo ha la giustizia? Platone giunge alla conclusione che
essa è la virtù (intesa come capacità) di adempiere bene il proprio ruolo di
cittadino.

In uno Stato, infatti, troviamo molti e diversi compiti, tutti ugualmente necessari; la
giustizia consiste nello svolgere il proprio ruolo con onestà, senza superare i limiti.
L’aristocrazia della ragione:

Lo stato che delinea Platone è un regime ‘‘aristocratico’’, in cui il governo della


città deve essere affidato ai ‘‘migliori’’ (in greco àristoi), cioè coloro che sono
dotati della capacità di guidare i cittadini

Il suo modello governativo si fonda su un valore assoluto: la conoscenza e la


dedizione al bene comune. Quindi egli crea un’aristocrazia della ragione.

I migliorisi identificano con i filosofi: essi conoscono il Bene e sanno distinguere il


vero dal falso.
I regimi corrotti:
La forma migliore di governo è quindi, l’aristocrazia, in cui la giustizia è assicurata
dalle capacità dei filosofi-governanti; si tratta però comunque di un modello
utopico. I governi esistenti vengono classificati in quattro regimi politici che, in
ordine crescente, si allontanano dal parametro Platoniano.

1. La timocrazia;
2. L’oligarchia;
3. La democrazia;
4. La tirannide.
La timocrazia e l’oligarchia:
La timocrazia (in greco timé), è il governo degli uomini che mettono al
primo posto l’onore, e non la sapienza.
Si tratta di uomini ambiziosi, che amano il potere in quanto fonte di
fama e gloria.

L’oligarchia (in greco òligoi, ‘‘governo di pochi’’), è il regime fondato


sul censo, in cui solo chi è ricco ha il potere e i poveri non hanno diritto
ad accedere al governo

In questo tipo di Stato si trovano persone avide, che mettono al di sopra


La democrazia e la tirannide:
La democrazia (in greco démos, ‘‘popolo’’ e kràtos, ‘‘potere’’) è il governo incentrato sul
potere del popolo.

Nello Stato democratico prevalgono l’individualismo, l’anarchia e la libertà; l’uomo


democratico si considera colui che tende ad abbandonarsi ai desideri e ai piaceri.

Dalla degenerazione della democrazia deriva l’ultima forma di governo, la peggiore: la


tirannide.

Il tiranno una volta preso il potere, con la forza, si libera di ogni persona saggia per
circondarsi di persone vili.
L’uomo tirannico viene descritto da Platone come colui che si abbandona alle
passioni e ai crimini più violenti.

Egli è disonesto e malvagio e non è libero, in quanto schiavo delle proprie passioni:
quindi è infelice, sia perché commette l’ingiustizia sia perché ha sempre paura di
essere ucciso.

Periandro, secondo tiranno di Corinto

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