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Collana di
Filosofia Teoretica
diretta da
Santi Lo Giudice
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(2006) 208 pp. - euro 12,00
2. Nino Agnello
LA NOSTALGIA DEL PADRE - Paradigmi di paternit nella cultura occidentale (2007)
112 pp. - euro 12,00
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4. Santi Lo Giudice
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In corso di stampa:
Santi Lo Giudice
CORPO E PAROLA - Studi sul linguaggio e lespressione.
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IL MERCATO DELLE MERAVIGLIE, introdotto da Santi Lo Giudice, curato da Antonino La
Mancusa e Carmelo La Mancusa.
In corso di progettazione
Vincenzo La Via
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da Salvatore Latora e Santi Lo Giudice, postfazioni di Salvatore Latora e Luigi La Via.
Empedocle
Frammenti
Nino Agnello
Introduzione
La poesia di Empedocle
Egli respira ancora laria dei tempi sani delle grandi signorie siceliote e
meridionali o mediterranee, pi in generale. Pur vivendo nella democrazia
conseguente alla cacciata di Trasideo e dei Chiliarchi, gode della eredit degli
Lucrezio, De rerum natura, I, vv. 731-33, traduzione di Pietro Parrella, Zanichelli, Bologna
1963.
Lelogio di Empedocle si annunzia fin dal v. 716: Quorum Acragantinus cum primis Empedocles
est per lasciare subito ampio spazio ad un excursus laudativo della Sicilia orientale, derivante da
una, molto probabile, osservazione diretta di quei luoghi e dellEtna, in particolare.
Sul probabile viaggio di Lucreazio in Sicilia, ragiona con validi e convincenti argomenti criticofilologici Domenico Romano nellarticolo Lucrezio e la Sicilia, gi in ORPHEUS, 1944, pp. 577582 e ora nel volume Lucretiana, Palumbo, Palermo 1997, pp. 55-61. Per il noto studioso, latinista
impegnato e finissimo poeta (la cui amicizia tanto ci onora nel nostro lunghissimo rapporto), se il
viaggio in Sicilia resta certamente ipotetico (p. 61), per in un poema che ha al suo centro soprattutto
il mondo in cui vive luomo, piuttosto che luomo che vive nel mondo (), lattenzione allangoscia
causata dalla tempesta di fiamme e dalla furia del vulcano, gi prefigurata dalle irae minacciate dagli
Aetnaea murmura in I, 722 sgg., potrebbe meglio comprendersi alla luce di un contatto umano con
gli abitanti di quella zona, sempre () sotto lincubo delleruzione e della morte (p. 60).
Il ritorno ai carminadivini pectoris (v. 731) fonde insieme la Sicilia e il suo illustre figlio
nella ammirazione dei praeclara reperta (v. 732), e nel destino di morte e nella rievocazione dei
mirabilia della natura. Una implicita conferma, anche per noi e per quanto ci riguarda, del valore di
una leggenda che vuole la morte di Empedocle legata al fuoco dellEtna si rinvia al capitolo finale
del nostro Romanzo di Empedocle, Provincia Regionale di Agrigento, Agrigento 2002.
1
Il Dio-Tutto poi confina con lo stesso concetto di Armonia, quella che rende
tutto saldo e compatto, sia nel mondo fisico che in quello umano. A realizzare
ci concorre in modo essenziale lopera di Cipride6.
Se poi tutto il contenuto dellopera empedoclea appare pi proprio della
R. Cantarella, Storia della letteratura greca, Nuova Accademia, Milano 1962, p. 450.
Per la Sicilia e Agrigento nel V secolo, cfr. Ettore Bignone, Empedocle. Studio critico testi e
traduzione, Bocca, Torino 1916, pp. 48-55.
2
Su questa lunga e persistente eredit, vedi il pregevole studio di Augusto Rostagni, Il verbo di
Pitagora, Bocca, Torino 1924.
3
E. Bignone, cit., p. 97: Egli uno dei primi che abbiano concepito in Grecia lidea di un Dio
infinito.
5
A. Guzzo, Empedocle dAgrigento, Accademia di Scienze Lettere e Arti, Palermo 1964, p. 154.
filosofia che della poesia in senso stretto, possiamo osservare con Augusto
Guzzo che necessario dare alla fantasia pieno diritto di cittadinanza anche
in questo ambito, se essa poeticamente ricostruttrice di ci che vien poi
descritto secondo ci che poetato7.
Pu apparire drammatica la concezione empedoclea della vita universale,
se le due forze opposte del bene e del male, dellAmore e della Contesa o della
compattezza e della disgregazione dominano lintera esistenza fisica.
Se questa , per, pi una dualit che un dramma8, il finalismo o la meta
teleologica non il caos, ma il cosmos, la ricongiunzione di tutte le parti nellunit del Tutto o dello Sfero perfetto o il continuo riequilibrio dellesistenza,
perch nella stessa materia, o meglio nelle radici di essa, ci sono le condizioni
per una razionale composizione: tutte le cose hanno avuto pensiero (fr.
95-103).
Il concetto di Armonia ritorna frequente a consolidare la convinzione di una
visione del mondo provvidenziale e non catastrofica, amorevole e razionale
insieme, se Armonia la forza prevalente, iniziale intermedia e finale, che
con laiuto di Afrodite o Cipride la divinit dellamore che tutto riunisce e
riconcilia presiede e provvede allesistenza cosmica. Si pu senzaltro dire
che quella di Empedocle sia, pertanto, una visione cosmica dellUniverso, nel
senso etimologico del termine, cio di un mondo che tende allordine, dentro
le leggi del divenire e della ciclica stabilit, senza escludere lidea implicita
della Bellezza e della Perfettibilit. Un evoluzionista? Nel senso, per, pi
eracliteo che darwiniano9.
Se qualcosa di triste si avverte, pi che nella sua vita come vuole qualcuno10,
nella sua religiosit, questo consiste nella consapevolezza della lontananza da
Dio e nella molteplicit delle apparenze effimere, nel vivere, cio, in estranea
regione come lui stesso dice, quindi nel pellegrinaggio su questa terra come in
un esilio forzato. Il quale a sua volta pu comportare tutta una serie di cadute nel
male e, approssimativamente, nel cristiano concetto di peccato, che altro non
che una catena di azioni contrarie al volere divino e che da Dio allontanano11.
Cfr. anche A. Rostagni, cit. p. 195. Di dualismo aveva gi parlato W. Nestle nellarticolo Der
Dualismus d. E., in PHILOLOGUS, LXV, 1906.
8
Osserva per acutamente Luigi Enrico Rossi che una lettura nuova dei frammenti empedoclei induce a ritenere che il ciclo si articola non in quattro ma in due fasi, quella dellunit, rapprsentata
dallo Sfero, e quella della pluralit, derivante dalla rottura dello Sfero, che costituisce la condizione
attuale del mondo (Letteratura greca, Le Monnier, Firenze 1995, p. 222).
9
10
11
Questo, in Empedocle, forse si complica col concetto di punizione espiazione incarnazione purificazione o metempsicosi, fino alla ricongiunzione
finale nello Sfero, nel Cosmos, in Dio. Una specie di cristiana escatologia
come attesa della salvezza eterna, individuale e collettiva, fino allarrivo della
pienezza dei tempi.
evidente, comunque, che ci troviamo in mezzo alle concezioni orfico-pitagoriche dellimmortalit e della trasmigrazione delle anime, che a quel tempo
erano largamente diffuse tra i Greci dellItalia meridionale e della Sicilia12.
Con lovvia differenza che, mentre per lantico pitagorismo sono diverse le
forme di esistenza fenomenica, per il Cristianesimo lesistenza dellindividuo
una e irripetibile, al termine della quale succede il giudizio divino.
Un poeta-filosofo, quindi, che vuol dire anche profondamente religioso,
come atteggiamento mentale, impostazione etica della vita, conformit di azione
e di pensiero al rispetto delle sacre e indefettibili leggi del Cosmo.
anche un poeta profetico, che ama cio lannuncio e la rivelazione, lammaestramento e limpegno del pensiero.
Poich indubbio che Empedocle voglia insegnare oltre che persuadere13, il Poema fisico e le Purificazioni sono concepiti come unica opera
didascalica in due parti, con prevalenza della fisica nella prima e delletica
nella seconda, sotto le vesti dellinsegnamento rivolto al giovane Pausania,
figlio del nobile e saggio Anchito (fr. 13-1), a cui spesso rivolto linvito
di ascoltare e meditare, di far tesoro di ogni riflessione sul mondo umano e
su quello divino, sulla natura di tutte le cose.
Se poi in Empedocle scorgiamo la debolezza di compiacersi di tanti onori
tributatigli dai concittadini e da altri14; del fatto di essere cercato da uomini
e donne per consigli e guarigioni; di presentarsi in pubblico ornato di bende
e di corone come un dio15 o un vate o un mago o un sacerdote o un mortale
forzato o quanto meno approssimativo, perch gli manca almeno, come precisa Bignone a pagina
83 del citato studio su Empedocle, lumilt. Per il filosofo acragantino luomo, a seguire Bignone,
si salva per giustizia e saggezza. Restiamo, quindi, in un ambito di aristocratica intellettualit.
Comunque, sul suo misticismo, ricavabile principalmente dai Catharmoi, dicono cose profonde
e convincenti sia Rostagni sia Guzzo nelle rispettive opere citate.
12
13
A. Lesky, Storia della letteratura greca, Il Saggiatore, Milano 1962, vol. I, p. 287.
E. Bignone, cit., p. 100.
Il Lesky dice che Empedocle allinizio dei Catharmoi rappresentava se stesso come il capo di un
tiaso religioso (A. Lesky, Storia della letteratura greca, cit., p. 286).
14
Empedocle dio appunto perch poeta, che lultimo grado dellevoluzione terrena, donde gli
uomini rigermogliano Dei, i pi alti in grado: cos afferma Rostagni ne Il verbo di Pitagora, cit.,
p. 219.
15
non comune: tutto questo, a parte i rigonfiamenti delle leggende, ci fa dire che
Empedocle, al di l di ogni plateale o mondano o aristocratico compiacimento,
dimostra di credere ad una funzione magica, catartica, educativa della poesia.
Ci lascia, perci, indifferenti n convinti lantica stroncatura di Aristotele sulla
validit della sua poesia16, in quanto, dopo lavvento della rivoluzione estetica
barocca e di quella romantica, sono tramontati irreversibilmente i canoni della
poetica classica, soprattutto quello fondato sulla mmesis. Daltra parte, non
possedendo lopera intera di Empedocle, non ci sentiamo di formulare giudizi
svalutativi. Ci conforta per sapere che tanti studiosi del nostro tempo rivalutano
Empedocle anche sul piano poetico, tra i quali anche e non ultimo il Pascucci,
che parla di toni ispirati e di immagini sublimi17.
Pi che un rapsodo omerico o un cantore di eroi e gesta eroiche o esaltatore
di atleti e vincitori di gare alla maniera pindarica e bacchilidea, egli, dotato
di una personalit ricca di fascino18, si presenta come un profeta19, un annunciatore, un rivelatore delle verit sulle leggi cosmogoniche, sulla natura
del mondo fisico e umano, sulla divinit. Vale la pena precisare e ribadire che
Empedocle ha unidea elevata della divinit.
Perci insiste sui concetti ricavabili dal fr. 130-144 Esser digiuni di malvagit per gli aspetti etico-comportamentali, e su quelli legati al fr. 4-3
Beato colui che si procur ricchezza di mente divina,
infelice colui al quale stette a cuore unoscura opinione sugli dei
Aristotele, Poetica, I, 1447b. Per ledizione critica, cfr. la oxoniensis 1965 a cura di R. Kassel,
e la bellelettriana, Parigi 1961, a cura di J. Hardy.
16
Giovanni Pascucci, Storia della letteratura greca, Sansoni, Firenze 1948, p. 256. Ci sembra doveroso ricordare, oltre al canadese Brad Inwood dellUniversit di Toronto e curatore delledizione
critica da noi seguita, laltro docente universitario di chiara fama, il prof. Peter Kingsley, autore del
pregevole volume Misteri e magia nella filosofia antica. Empedocle e la tradizione pitagorica (Oxford, University Press, 1995; Il Saggiatore, Milano, 2007); e il prestigioso artista nuovaiorchese Greg
Wyatt, autore di una eccezionale mostra di sculture tutta ispirata e dedicata ad Empedocle, ospitata
dal Museo Archeologico San Nicola di Agrigento dal 10 maggio al 10 dicembre 2008.
17
18
E. Bignone, cit., p. 27 e 30. Anche Rostagni parla di rivelazione, fondata sui principi dellimmortalit dellanima, della metempsicosi, della parentela di tutti gli esseri animati (A. Rostagni, Il
verbo di Pitagora, cit., p. 239).
19
20
22
Per gli echi dellOriente nella posizione di Empedocle, cfr. pure E. Bignone, cit., p. 6.
10
E ancora:
N infatti dal dorso due braccia si agitano,
n piedi, n veloci ginocchia, n fianchi dotati di forza generatrice (fr. 34-29).
11
E poi i colori, la luce, la luce viva delle cose e dei grandi astri, la luce di chi
si appresta una buona lanterna nelle notti invernali, o quella dei tanti pittori
che, mescolando succhi di vario tipo, riproducono forme di vita comune per
le offerte votive (fr. 27-23).
Empedocle, pur nello stato frammentario dei versi che ci rimangono24,
poeta caldo e comunicativo, che coinvolge nel pensiero e nei sentimenti, che
aiuta a vedere e a capire, che non lascia n freddi n indifferenti. Pi felice
il giudizio di Bignone quando scrive: Il verso di Empedocle, dove pi
sentito, dove pi suo, ha il tono di una voce umana commossa, che d un
accento ad ogni visione interiore del pensiero25.
Da autentico poeta greco-siculo che , Empedocle sa descrivere azioni
e gesti particolari (fr. 106-100) con lessico ricco, vario, rispondente, spesso
risultante di termini composti. La cura della parola in lui continua, per
quanto glielo concede largomento: laggettivo immaginoso (), la metafora
viva e innovatrice (). Ma quando proemia, particolarmente nel poema
lustrale, voi sentite che adusato a parlare al pubblico: sa rilevare la sua
figura di maestro e poi trarla in unombra discreta con un moto simpatico
di umanit26.
Ne diamo qualche esempio:
fr. 3-4: penetrato nelle viscere del discorso;
25
26
27
12
L. E. Rossi, a pagina 223 della gi citata sua opera offre una conferma di quanto da noi sostenuto:
Intensi sono gli sforzi di rielaborazione e innovazione compiuti dal poeta nei confronti del patrimonio linguistico tradizionale.
28
Augusto Rostagni, nel suo pregevole studio sul Pitagorismo pi volte da noi citato, nel capitolo dedicato ad Empedocle, pp. 183-247, insiste molto sulla fede e sullamore del Nostro verso la divinit.
29
30
13
(dal fr. 109 al fr. 138) come un epilogo di carattere etico-religioso con forte
critica allaltropomorfismo e ai sacrifici umani per una idea pi nobile della
divinit (fr. 130).
Anche qui notevole unappassionata compartecipazione soggettiva al
comune destino umano nel processo evolutivo della metempsicosi (fr. 111,
115, 124).
A proposito di questultima, il Gallavotti osserva che Empedocle non
poteva considerare, e di fatto non ha considerato, se non le composizioni di
elementi materiali, e quindi la metensomatosi, cio la rigenerazione dei corpi
materiali, in cui i quattro elementi della composizione producono sensazioni
e pensiero (Empedocle. Il poema fisico e lustrale, a c. di Carlo Gallavotti,
Milano 1985, Introduzione, p. XIV).
***
Nellapprontare questa edizione, ci sembrato doveroso ampliarla con laggiunta dei frammenti del cosiddetto Empedocle di Strasburgo, avvalendoci del
preziosissimo studio papirologico e filologico di Alain Martin e Oliver Primavesi,
autori dellomonimo volume31.
Da questo volume attingiamo a piene mani per ricavarne utili informazioni.
Dalla Premessa:
Nellautunno del 1990, i responsabili della Biblioteca Nazionale e Universitaria
di Strasburgo hanno affidato ad Alain Martin, allora titolare degli insegnamenti
di letteratura greca allUniversit delle Scienze Umane di Strasburgo, la pubblicazione di un papiro inedito della loro collezione. Il lavoro, subito avviato
da A. M. da solo, proseguito in stretta collaborazione con Oliver Primavesi a
partire dallidentificazione del testo, nella primavera del 1994 (p. IX).
14
Aggiungiamo soltanto che, nel riprodurre il testo dellEmpedocle di Strasburgo, tralasciamo i vv. 233-266 che corrispondono ai versi del fr. 25-17
delledizione B. Inwood-Diels da noi seguita e riprodotta, e partiamo dal v.
267 (a i 6) di p. 131 del volume Martin-Primavesi.
Infine doveroso dire che, nel fare questo lavoro aggiuntivo, abbiamo tenuto
presente il pregevolissimo studio critico-filologico di Gaetano Messina32.
16
PARTE PRIMA
17
18
Empedocle
Frammenti
Tradotti da Nino Agnello
secondo ledizione critica di Brad Inwood
Universit di Toronto 1991.
19
Fr. 1 112
Vv. 1-4. Crediamo che questi versi assieme a tutto il frammento si riferiscano al ritorno di Empedocle da Selinunte, dove egli si era recato col discepolo Pausania appena
saputo della peste col dilagante, per conoscerne le cause e proporre immediati rimedi.
I cittadini infatti, trepidanti per i pericoli di quel viaggio, al suo ritorno si erano adunati
allingresso della citt, pressappoco lattuale porta aurea a sud verso il mare, per dargli
il benvenuto (vedi il capitolo Il viaggio a Selinunte del nostro Romanzo di Empedocle,
Agrigento 2002).
Il primo e il secondo verso si riferiscono allalta cresta collinare, detta oggi Rupe
Atenea, bene in vista dal lato nord e dal lato sud, su cui si ergeva lantica acropoli, cio
la parte alta della citt, snodantesi da est verso ovest. Il biondo Akragante il fiume, che
a carattere torrentizio scorre ai pedi della citt alla quale avrebbe dato loriginario nome
greco: significherebbe il fiume che scende dallaltura. I coloni greci, rodiesi di origine,
che avevano chiamato Gela, cio ridente, la citt fondata sullomonimo fiume, cos denominarono la nuova fondazione (582 a. C.) sulla stessa costa meridionale della Sicilia verso
ovest col toponimo fluviale ivi trovato.
20
Fr. 1 112
10
Lincidentale come sembra del v. 5 non superfluo, perch mitiga lidea dei due
verbi mi aggiro e sono onorato: insieme vogliono indicare una constatazione, un dato
di fatto, donde la reale richiesta di aiuto e consigli da parte di molti cittadini afflitti da
pene e dolori.
Infine landare ornato di bende e corone (v. 6) era un costume, un pochino eccentrico
del nostro filosofo, da dover ricollegare allorigine e alla funzione sacrale del vate, del
poeta-vate, del poeta-sapiente, guaritore e consigliere di stampo orientale: una specie di
santone odierno o di re-mago della tradizione biblica e neotestamentaria.
Il frammento quindi definisce bene il personaggio, pur essendo, senza falsa modestia,
una autodefinizione e autoconsacrazione agli occhi degli akragantini. Al riguardo, si veda
quanto abbiamo riferito a p. 9 sulla scorta dello studioso W. Nestle.
Fin da questo testo si ricava bene la tendenza stilistica del nostro poeta nelluso esornativo e definitivo degli aggettivi attributivi: il fiume biondo, le opere sono egregie, gli
approdi sono venerandi, le corone sono splendenti, il responso esaudiente: essi aggiungono
o una qualit naturale (il biondo Akragante) o qualificano e proiettano in meglio le attivit
(opere egregie) o esprimono il desiderio esaustivo dellevento (esaudiente responso). Questa
tendenza la troveremo costante.
A proposito del Fr.112 Diels, anche Martin e Primavesi tornano a parlarne (LEmpdocle cit. pp. 114-119), informando che gi nel 1852 H. Stein aveva collocato dopo di esso
tutti quelli che al suo tema potevano riferirsi. Ma sia lui e sia suoi predecessori come F.W.
Sturz (1805) e Karsten (1838) avevano rispettato la distinzione in due opere, che poi lo
stesso Diels-Kranz ribadir nelledizione del 1951. La tesi recente che questo Fr. 1-112,
assieme ad altri di argomento affine, costituirebbe il proemio di un unico poema scientifico
con due titoli. Martin e Primavesi concludono col dire che Empedocle ha sviluppato una
sola dottrina, di cui il recente papiro restituisce la diversit e la coerenza.
21
Fr. 2 114
Fr. 3 - 4
Fr. 2
Dallappellativo iniziale, il frammento pu essere considerato una continuazione del
precedente o, quanto meno, ad esso si pu ricondurre pi immediatamente.
Il verbo esporr del secondo verso (fut. di ejerv) allude al carattere didascalicoespositivo dellopera Sulla natura o Poema fisico che Empedocle andava componendo e
andava recitando agli amici, al pubblico tutte le volte che gliene offrivano loccasione.
Invece lultimo verso fa pensare al timore di una diffidenza nei confronti della sua dottrina,
e allamarezza nel constatare un difficile accoglimento di essa. Nello stesso tempo vuole
invitare gli amici allascolto fiducioso, perch trattasi di verit, della verit gi esposta
da filosofi naturalisti come Anassagora, Talete, Anassimandro, Anassimene, ecc., che lo
precedevano.
Per la sua posizione di fronte alla natura essenzialmente diversa da quella dei
pensatori ionici, nonostante che con la sua fisica egli si ricolleghi ad essi e ne sviluppi le
teorie. Infatti, mentre per quelli la conoscenza della natura era fine a se stessa, per Empedocle invece essa solo il mezzo per il suo specifico fine di dominare la natura (W.
Nestle, op. cit., p. 249).
22
Fr. 2 114
Fr. 3 4
Empedocle mira alla verit come conquista personale e come finalit didascalica del
suo impegno educativo e divulgativo. Se pensiamo poi a quanto voglia incidere sulla
formazione del suo allievo Pausania, ne possiamo cogliere e misurare anche laspetto
pedagogico. Ma leducazione sempre basata sulla verit.
Il terzo verso ci rivela poi lidea della interiorizzazione del sapere: non c sapere o
cultura o educazione che resiste se non si muta in vita interiore: linteriorit cos una
bella idea del nostro educatore ackragantino, una scoperta, una finalit.
Fr. 3. Il primo verso sembra ricollegarsi al precedente nel ribadire la malvagit, il
malanimo di coloro che diffidano degli uomini forti, dei pensatori coraggiosi e di mente
elevata. Invece il passaggio alla seconda persona (il ti del v. 2 e il conosci gnv yi
del v. 3, imp. aor. di gignskv) sembra riportare il discorso dal precettore (Empedocle)
al discepolo (Pausania), con la rassicurante mediazione della Musa che suggerisce pensieri
veraci e facilita la penetrazione anche negli argomenti difficili.
Come se il maestro dicesse al suo discepolo: confida in me perch io sono ispirato dalla
Musa Calliope (Kalliph) (fr. 10) la pi audace delle nove sorelle , ed essa non pu
che suggerirmi la verit sui principi originari del Cosmo.
Il penetrare nelle viscere del discorso costituisce una metafora ardita, bella e realistica,
che alza il tono del verso rendendolo pi convincente.
23
Fr. 4 3
Fr. 5 27
Fr. 4 3
Fr. 5 27
Fr. 5. I primi quattro frammenti sembra facciano parte di una premessa o di una parte
proemiale del poema fisico empedocleo, mentre col quinto si entra nella parte espositiva
di esso.
Questo comincerebbe col rifiuto delle false opinioni sulla divinit (c qui uno stretto
legame col precedente), giacch ad essa non possono assolutamente attribuirsi sentimenti
di discordia e di contesa tipici delluomo. Le membra divine, dir pi avanti, non sono mostruose n si lasciano vincere dalla massa di tutti quegli impulsi bellicosi (rivalit, gelosia,
odio, accanimento, vendetta, ecc.) che combattono e affliggono lanimo umano.
Se Dio, ci suggerisce Empedocle, la prima rx, bisogna cominciare non solo a
conoscerne bene natura e finalit, ma pure a farsene una elevata opinione considerandolo
il Bene Assoluto.
25
Fr. 6 129
Fr. 7 113
Fr. 6 129
Fr. 7 113
Fr. 7. La difficolt interpretativa di questo testo nasce dal duplice valore del termine
greco tow che pu valere come dativo-ablativo plurale di pronome maschile e neutro:
se neutro, significherebbe tali cose, queste cose, simili cose o argomenti e il discorso
verterebbe sulla qualit degli argomenti come non degni di ulteriore indugio a discuterne;
se invece si attribuisce valore maschile, il pronome potrebbe riferirsi a persone di pessima
reputazione morale, come pu suggerire il fr. 126-136 Non vedete / che lun laltro vi
divorate per torpore di mente?, o il fr. 127-145 essendo agitati da penose malvagit,
/ mai da misere afflizioni lanimo solleverete.
Cos con laiuto del secondo verso, il senso pu essere questo: non vale la pena soffermarsi a parlare di uomini di bassa condizione morale, perch la nostra mente resterebbe pi
a lungo impigliata nella rete del male e delle bruttezze della vita comune, mentre a fini pi
alti deve tendere la nostra meditazione: quali sono i principi che regolano il mondo fisico
e quali sono le vie per giungere alla liberazione dalla prigione del corpo (metempsicosi).
Pitagora, ribadisce il nostro poeta (fr.6), ci pu essere di grande aiuto.
27
Fr. 8 2
Fr. 8. Sembra che Empedocle, parlando del mondo fisico, dedichi in questo brano
lattenzione agli aspetti antropologici e in doppia direzione: da un lato, osserva la circolazione sanguigna attraverso gli angusti disegni che sarebbero le ramificazioni venose
visibili a fior di pelle, e poi considera i vari accidenti corporei (malattie varie) che incidono
negativamente sullattivit mentale e psichica (vv. 1-2).
Dallaltro lato mette in evidenza lattivit gnoseologica che, per molti individui,
considerata anche la brevit dellesistenza terrena, si limita a una acquisizione empirica
e superficiale (vv. 5-6), ma per essi resta tale e perci incompleta pur nellapparente molteplicit degli interessi (vagando dappertutto).
28
Fr. 8 2
10
Bisogna invece andare oltre le apparenze e superare lempiria (mpeira) per giungere a sofa, a un sapere pi profondo di quanto il comune senno umano solitamente
raggiunge.
Il tu, rivolto sicuramente al discepolo Pausania, riprende il motivo didascalico del
poema e contiene lesortazione a un apprendimento pi meditato e pi consapevole, avendo
fatto una scelta sapienziale che lo allontana dal comune comportamento.
29
Fr. 9 3
Fr. 10 131
Fr. 9 - Supponendo che tra il precedente frammento e questo ci sia un logico, se non
grammaticale, collegamento, la follia di tali cose (v. 1) deve intendersi per la gi accennata
conoscenza empirica, che non si addice vuole suggerirci lautore al comportamento
del sapiente. Egli pertanto invoca il soccorso divino affinch dalle sue labbra sgorghi un
sapere puro, purificato dalle scorie delle false opinioni. E se questo traguardo, cio quello
della pura sofa, pu sembrare arduo e irraggiungibile, egli per questo raddoppia linvocazione e, rivolgendosi direttamente alla Musa ispiratrice, la supplica di andargli incontro
col suo carro indorato di luce, perch egli possa rivelare agli uomini quanto essi sono in
grado di ascoltare e capire.
30
Fr. 9 - 3
Fr. 10 131
Linvocazione alla Musa, compreso il suo appellativo, una derivazione omerica come
lo stesso uso dellesametro epico, ma si riallaccia alla religiosit del nostro filosofo, che pi
volte la manifesta con invocazioni e alta considerazione della divinit (vedi fr. 4 e 10).
Notare infine luso di un linguaggio forte (follia, a te vado incontro) e fiorito dimmagini
poetiche (labbra come una pura fonte, bianche braccia, docile carro). Lo scopo di Empedocle
era proprio quello di porgere la filosofia con le piacevoli attrattive della poesia.
Fr. 10 Anche tra questo frammento e il precedente sembra che ci sia uno stretto
legame, per cui il rivolgersi ancora alla Musa pu confermare la continuit del discorso.
Infatti dice che se altre volte Calliope venuta in suo soccorso per impegni meno gravosi,
a maggior ragione essa deve dargli adeguata ispirazione ora per la stesura del poema fisico
gi avviato, continuando egli a dimostrarsi devoto, pio e rispettoso in quanto professa una
elevata opinione della divinit (t Yeion). E questo a conferma di quanto gi detto nel
fr. 4-3.
Empedocle crede che il suo principale merito e dovere di uomo saggio sia quello dinsegnare agli altri la buona e corretta convinzione sugli dei = mfanein gayn lgon
mf yen makrvn.
31
Fr. 11 115
Fr. 11 Continuando il discorso di natura etica avviato col fr. 82, ora Empedocle ci
viene a dire che, per eterno e ineludibile decreto divino, tutti coloro che si macchiano di
strage o si rendono colpevoli di falso giuramento, espieranno tali colpe su questa terra
attraverso una serie consecutiva di nascita e di morte.
Si tratta della dottrina orfico-pitagorica della metempsicosi, secondo cui lanima
costretta a reincarnarsi pi volte in successive esistenze corporee, non solo in forme di
uomo, ma altres in diverse forme di animali, per espiare una originaria colpa commessa
(cfr. Giovanni Reale, Storia della filosofia antica, Vita e Pensiero, Milano 1979, vol. I,
p. 99).
In essa lo stesso Empedocle riconosce il suo personale destino (vv. 13.14) e se ne affligge. Questo coinvolgimento personale sicuramente umanizza il suo discorso didascalico,
facendosi testimone e garante della condizione umana e della stessa giustizia divina.
32
Fr. 11 115
10
Gli effetti sono drammatici, perch il passaggio da una forma allaltra dellesistenza
non indolore e comporta lodio degli elementi (acqua, terra, sole, aria) con conseguente
sballottamento come su un mare tempestoso. Vita burrascosa, quindi, quella del peccatore
fino alla completa espiazione delle colpe.
Come i suoi dei, anche Empedocle fa sul serio.
33
Fr. 12 6
Fr. 13 1
Fr. 13 - Da questo testo dobbiamo dedurre che Empedocle concepisce il suo poema
(Per fsevw) come una esposizione rivolta al discepolo Pausania, affidatogli da suo
padre Anchito, sui diversi campi del sapere per una educazione a largo raggio, tanto che
Empedocle lo considera un suo fedele accompagnatore, seguace, amico e confidente.
Comincia col dirgli (fr. 12) che quattro sono gli elementi (o radici t rizmata)
basilari che compongono il mondo fisico-fenomenico: Zeus, laria; Era, la terra; Aidoneo,
il fuoco; e Nesti, lacqua.
Osserva, a proposito Reale che con Empedocle nasce la nozione di elemento, appunto come qualcosa di originario e qualitativamente immutabile, capace solo di unirsi e
separarsi spazialmente e meccanicamente rispetto ad altro: e si tratta di una nozione che
poteva nascere solo dopo lesperienza eleatica e per superamento della medesima (G.
Reale, cit., p. 153).
34
Fr. 12 6
Fr. 13 1
A tre di questi egli, da buon poeta, aggiunge specifici attributi che non sono semplicemente esornativi, ma strettamente pertinenti alla funzione. Sul piano poetico dispiace
che Aidoneo sia sprovvisto di una qualificazione che lo individui meglio al senso visivo
e immaginativo dellascoltatore.
Ne fornito invece Anchito (fr. 13), che alla sua funzione di padre assomma cos la
qualifica di saggio: il saggio per il Nostro sembra racchiudere lelogio massimo che si
possa fare a uomo mortale e di alto rango.
Abbiamo ritenuto opportuno collocare i due imperativi dei due testi akoue, klyi a
inizio di verso per dare pi peso alle due funzioni del precettore e del discepolo, e per
conferire nello stesso tempo pi solennit alla loro azione espressa, in traduzione, con
ununica voce che racchiude i due sinonimi delloriginale.
35
Fr. 14 3
Fr. 14 Empedocle nei primi tre versi mette in guardia il suo allievo contro il pericolo
di lasciarsi attrarre dal successo presso gli uomini e dalla brama di una gloria effimera.
Alle vette della saggezza si deve aspirare solo per amore di essa stessa, perch solo essa
pu spingere ai gradi supremi della trasmigrazione dellanima (vedi fr. 136-146).
Lidea negativa della raccomandazione di Empedocle al suo allievo racchiusa nella
voce del primo verbo (bisetai futuro di biv) che esprime azione di violenza fisica e
morale: non ti dovr forzare, costringere, far violenza lamor di gloria.
36
Fr. 14 3
Nei versi successivi (vv. 4-9) egli vuole dire che la prima fase della conoscenza quella
sensoria, che ci mostra ciascuna cosa nella sua evidenza e che giusto seguire ogni
via che conduca alla conoscenza. Solo che, dir altrove, dalla prima fase, quella sensoria,
bisogna passare a quella intellettiva che non ingannevole n fuorviante. Sono, per, due
gradi di conoscenza di pari valore e dignit, ci suggerisce Nicola Abbagnano (Storia della
filosofia, De Agostini, Novara 2006, vol. I, p. 74).
Da notare anche qui luso di un linguaggio metaforico e pregnante come: cogliere
fiori di, parlare, pieno di, vette della saggezza, affidandoti pi a che
a, fa strepito, via al conoscere, conosci nella sua evidenza. Sono le ragioni della
poesia che prevalgono sulla essenzialit logico-grammaticale.
37
Fr. 15 111
Fr.15
Lazione didascalica, gi avviata in precedenza, continua evidente nelluso dei due
pronomi (tu ed io) del secondo verso. Insegnare a conoscere luomo e la natura lunico
mezzo e metodo che permetter allallievo il dominio sulluno e sullaltra: non sar opera
di magia, ma solo di conoscenza, perch conoscere vuol dire, per Empedocle, dominare
e provvedere.
Per i riferimenti a vv. 3-5, ben noti sono gli interventi di Empedocle per il freno dei venti
con gli otri nella parte pianeggiante della citt, verso il mare, come pure il taglio di una
gola tra le due zone collinari per permettere il passaggio delle correnti fresche dallinterno
dellisola, lato nord. Le relative leggende che ne sono nate nei secoli sono sicuramente
frutto e fama di opere mirabolanti.
38
Fr. 15 111
Fr. 16 110
Fr. 16
Il testo si divide in due parti uguali: la prima (vv. 1-5), che si riferisce ad una corretta
conoscenza degli aspetti fisici del mondo, e la seconda (vv. 6-10), che ha carattere contrappositivo annunziato subito dallavversativa Ma. La formula greca fissata dai due
elementi: e gr e d = se infatti se invece.
Contrapposte sono pure le voci verbali osserverai del v. 2 (epoptesei fut.di
epoptev) e bramerai del v. 6 (eporjeai fut. med. di eporgv), perch vogliono
opporre alla positivit di un corretto apprendimento la bramosia dei piaceri che ingannano
gli uomini comuni.
40
Fr. 16 110
Lultimo verso, dicendoci che tutte le cose (pnta) hanno, sia pure metaforicamente,
mente e pensiero, sembra rimandarci alla teoria epicurea-lucreziana del clinamen, secondo
cui gli atomi sono portati allaggregazione tra loro da una forza insita in essi detta appunto
clinamen. Empedocle per ci dir pi avanti che tutta la materia sospinta dallAmore e
dallOdio per la formazione e la distruzione del mondo materico e corporeo, come forze
stabili e costanti.
A proposito del v. 10, il Gomperz osserva: Ed ecco che addirittura la coscienza, universalmente diffusa, e il pensiero vengono attribuiti alla stessa materia! Potremmo indicare la
dottrina di Empedocle come un ilozoismo elevato di grado (Th. Gomperz, Pensatori greci.
Storia della filosofia antica, trad. it., La Nuova Italia, Firenze 19673, vol. I, p. 371).
41
Fr. 17 109
Fr. 18 12
Fr. 17 Il testo poggia sul principio empedocleo della conoscenza secondo cui il simile
attrae il simile, sia nel mondo fisico, sia in quello intellettivo perch lamore ci fa conoscere
lamore e lodio conduce allodio.
Ora ci chiediamo: perch ha dato un attributo a ciascuna delle due forze negative
chiamando il fuoco distruttore e lodio penoso? Osservando bene, anche letere ha il suo
attributo, ma non la terra n lacqua. Crediamo allora che non ci sia una ragione specifica
e che si tratti solo di esisgenza metrica. Essendo il dettato essenziale, al secondo e al terzo
verso gli mancavano delle sillabe per formare lesametro di tipo omerico, ed ricorso agli
attributi, che si possono considerare pi riempitivi che necessari.
Possiamo notare anche il rincorrersi di termini uguali a coppie, per cui i sei sostantivi
si ripetono due volte formando sei coppie di stessi termini. Suoni e sillabe si rincalzano,
quindi, per ribadire un concetto di base attraverso il miele della retorica o meglio il musicalismo sillabico, per cui ogni verso ha due colon con suoni simili.
42
Fr. 17 109
Fr. 18 12
Fr. 18 Come i tre versi precedenti (fr. 17) si basavano sul principio della simiglianza,
cos questi tre poggiano sullaltro principio, secondo cui nel mondo fisico, e quindi per la
filosofia atomistica, non c nascita e non c morte, ma solo separazione e aggregazione
come esplicitamente dir nel fr. 21-8.
Quel qualcuno (tw) del terzo verso pu far pensare allIntelletto di Anassagora, semplice e infinito, dotato di forza propria di cui si avvale per lunione e la separazione degli
elementi. Ma forse no, perch Neicos e Filia sembrano due forze esterne ai quattro elementi
ma non separate da essi. Comunque, Empedocle ci rassicura di un fatto importante, che
lesistente non pu perire, donde dobbiamo dedurre che la vita non avr mai termine.
Ammiriamo la capacit logico-discorsiva di Empedocle che spinge il lettore a seguirlo
nei meandri del suo discorso espositivo, con laiuto, come vedremo meglio pi avanti,
della sua capacit poetica sempre a supporto di quella filosofica.
Dire quindi sempre sar l dove qualcuno lo fissi un modo di aprire la mente alla
immaginazione, per cui le vie della fantasia sono, per il Nostro, ugualmente percorribili
per arrivare alla conoscenza.
43
Fr. 19 13
Fr. 20 16
Fr. 19 e 20
Secondo Empedocle, tutte le parti che compongono il Tutto (t pn), cio la Sfero
( Sfarow), non sono n vuote n superflue, ma compattamente necessarie prima che
venga lOdio per provocare la fase della separazione.
E quindi linfinito tempo (fr. 20) come esiste nella fase dellaggregazione, esiste anche
in quella della separazione, forse anzi preesiste e sopravvive. Per questo crediamo che
linfinito tempo (spetow an) sia il soggetto logico e grammaticale dei tre verbi del
distico.
44
Fr. 19 13
Fr. 20 16
Esiste invero come prima era e sar, n mai per una sola
di entrambe queste cose sar vuoto il tempo infinito.
Fr. 21 8
Fr. 21
Nellesposizione didascalica a Pausania, quando arriva al punto cruciale del suo
pensiero, Empedocle ne richiama lattenzione con la frasetta allocutiva del primo verso.
Indi gli spiega che dei quattro elementi gi detti (aria, terra, acqua, fuoco) non esiste n
nascita n morte, ma solo separazione e aggregazione: e mentre la morte la riunione
compatta di tutti gli elementi nello Sfero come Unit o Tutto indistinto (fr. 19-120), la
nascita invece equivale alla loro separazione: la vita pertanto appare come un penoso esilio
(vedi fr: 119-120).
46
Fr. 21 8
Empedocle avverte il suo discepolo che usa per i sapienti e per i filosofi fisiocratici i
termini tecnici di mijiw (= mescolanza) e dillajiw (= separazione), mentre per gli uomini
comuni questultima considerata e detta fsiw, cio natura che genera, che produce e d
movimento e vita (della stessa radice infatti il verbo fv).
47
Fr. 22 9
Fr. 23 11
Fr. 22.
Quanto esposto nel frammento precedente (21 8), viene ribadito e chiarito meglio nel
fr. 22, in cui il discorso si sposta al mondo umano, animale e vegetale.
Al quinto verso poi riprende il concetto espresso nel quarto verso del testo precedente,
chiarendo al suo discepolo che lui, per farsi capire meglio dagli uomini, costretto a parlare
(pfhmi ka atw) secondo luso corrente del linguaggio (nmow).
Non si pu negare che Empedocle ripete spesso i suoi concetti, ma lo fa per chiarezza
didascalica secondo le finalit del suo poema; per mentre sembra che ripeta, rende i concetti pi evidenti col richiamo al vissuto e al visibile (esseri mortali, piante, belve, uccelli)
e con luso di termini usuali: gensyai (nascere) e ptmow (morte).
Non c disprezzo per gli uomini comuni gli nyrvpoi ma comprensione della
loro condizione di indocti e adattamento al loro linguaggio. lo scotto che paga alla sua
finalit didascalica.
48
Fr. 22 9
Fr. 23 11
Fr. 23. Qui il compatimento si fa pi esplicito (stolti!) sia quando riprende quanto gi
detto (fr. 21) sia quando al primo verso, dopo lappellativo di stoltezza, qualifica gli affanni
umani non di lungo volo mentale (bello laggettivo greco composto: dolixfronew). C
sicuramente una punta di aristocrazia mentale che lo autorizza a porsi su un gradino pi
alto dei comuni mortali.
Laristocrazia per Empedocle era riposta sia nella condizione socio-economica (la sua
era una famiglia dellalta borghesia benestante), ma soprattutto nelle doti mentali bene
esercitate e nella cultura. Al sapere infatti aveva sacrificato lamore.
49
Fr. 24 15
Fr. 24. In questo testo ricompare lidea e limmagine delluomo saggio (nr sofw)
che pu essere lo stesso di colui (Pitagora) che indicato nel fr. 6-129.
Questi, aggiunge ora Empedocle, mai avrebbe pensato e detto che gli uomini esistono
finch vivono la vita terrena soffrendo il bene e il male di essa, e che essi non esistono prima
della loro nascita corporea. Certo, non avrebbe potuto dirlo per il fatto che gli elementi
esistono sempre sia nellaggregazione sia nella loro disgregazione. Non sarebbe stato un
modo di ragionare da saggio.
50
Fr. 24 15
Non tali cose un uomo saggio nel suo cuore avrebbe predetto
e cio che fino a quando vivono quella che chiamano vita,
fino ad allora dunque essi esistono, e accanto a loro il male e il bene,
ma prima che si formassero e poi si disfacessero i mortali, nulla essi sono.
Fr. 25 17
Fr. 25. Il lungo testo si apre con luso di una specie di formula fissa (v. 1 e v. 15, fr.
21-8) e di unesortazione allascolto, che qui presente al v.13 richiamando il fr. 12-6 e
fr. 13-1.
Sia il formulario esortativo, sia quello didascalico servono a richiamare lattenzione del
discente di fronte ad argomenti e a concetti ritenuti basilari per lesposizione del proprio
pensiero.
52
Fr. 25 17
Qui limportanza concettuale consiste nel ribadire i principi dellunione e della disgregazione degli elementi primari in un processo inarrestabile di continuo divenire. E come
la separazione prodotta dallOdio (v.8), cos lunit assicurata dal trionfo di Afrodite
(v.24). Ribadisce anche quanto gi detto prima, che cio nel Tutto non c il vuoto, e che
la stessa Unit esclude il vuoto e il superfluo (vedi fr. 19-13, 20-16, 21-8).
53
Notevole poi qui il richiamo a pensare con la mente senza lasciarsi abbagliare dai sensi
(anche questo stato detto), in cui limperativo del verbo drkomai unito a now suggerisce
lidea di un guardare alla luce del sole e nella luce della mente, donde la bellezza del v. 21,
che ci pare una impennata della gioia del pensare e del comunicare ammaestrando. Come
luso dei formulari anzidetti, simili impennate testimoniano lintervento del fervore creativo
che, rompendo il rigore argomentativo, cede il passo alla spazialit della fantasia.
54
55
56
57
Fr. 26 21
Fr. 26 - Anche questo frammento torna a riprendere il gi detto per riproporre il principio della separazione (v. 7) e della mescolanza (v. 14). La novit sta nel porre in due versi
consecutivi le due forze responsabili di tali operazioni, facendole diventare due soggetti
in pieno rilievo con le relative funzioni:
v. 7 : nellOdio tutte le cose divengono difformi e separate;
v. 8 : nellAmore si uniscono e si attirano reciprocamente.
58
Fr. 26 21
Oltre alla bellezza di questa chiarificazione, si pu ammirare lmpito lirico dei primi
sei versi dove domina non solo il verbo mirare (drkomai, qui limperativo drkeu), ma
anche lentusiasmante forza della luce con leffetto opposto, tenebroso e gelido, dellelemento liquido-piovoso. notevole, per Empedocle, il fascino dei fenomeni atmosferici e
la tendenza poetica ad ammirarli nella diversit e molteplicit dei loro effetti.
Quanto alla citazione, nel v. 12, degli dei immortali che si generano pure come altre
forme di vita, si deve pensare al numeroso stuolo di semidei greci (o damonew, t
daimnia) intermediari tra la somma divinit e il sottostante mondo fenomenico: donde i
frequenti accenni, nella trattazione empedoclea, alla demonologia, cio allattenzione data
ai vari dmoni o semidei che trasmettono gli influssi divini sul mondo umano e terreno.
59
Fr. 27 23
Famoso rimasto questo frammento (27), almeno per i primi otto versi che contengono luso dellarte pittorica: essa consiste, per Empedocle, nellapprestare figure simili
ad ogni cosa (v. 5), per cui la creazione non sarebbe altro che limitazione di ci che
esiste. Donde deriva lavvertimento a seguire il messaggio divino per un apprendimento
chiaro e senza rischio dellinganno per la mente. Chi darebbe questo corretto messaggio
divino? Indubbiamente il poeta che, per il Nostro, anche un profeta, un rivelatore, un
ammaestratore, un portatore di verit.
Considera al riguardo Theodor Gomperz: Questa , si pu a ragione obiettare, una
semplice comparazione e non una spiegazione. S; per dobbiamo ribattere si tratta
di una comparazione che include in s alcuni elementi di spiegazione. In primo luogo,
infatti, troviamo qui assunto come principio che differenze meramente quantitative nella
combinazione di due o pi materie danno luogo a differenze qualitative nelle propriet
sensibili del composto che ne risulta (Th. Gomperz, cit., vol. I, p. 352 ).
60
Fr. 27 23
10
I primi otto versi indubbiamente ci fanno parlare di una perfetta ipotiposi, consistente
nellampliamento minuzioso della prima parte del paragone (come) s da assumere
una sua autonomia dalla seconda parte (cos). Almeno quattro verbi (prendere,
mescolare, apprestare, creare) concorrono allazione basilare del verbo dipingere (v. 1
poikllvsin presente dellinfinito poikllein) come attivit riproduttiva esercitata
da persone esperte e preparate.
Anche qui, per Empedocle, c il godimento della bellezza nellammirare artisti in corso
dopera che conoscono bene lartificio della verosimiglianza fino allo stupore.
61
Fr. 28 26
Il frammento (28) tutto dedicato alla dinamica degli elementi visti nei cicli della
separazione e della ricomposizione unitaria. Se ne ricava il concetto del divenire ciclico,
dellUnit e del Tutto, della manifestazione delle esistenze individuali (uomini, fiere, piante,
ecc.), del dominio di Amore e di Odio.
Circa questi ultimi non si pu assolutamente parlare di forze spirituali, e gli interpreti hanno, in genere, ben compreso che ci troviamo di fronte a realt naturali (come gli
elementi). LOdio che separa e lAmore che congiunge sono coeterni come gli elementi.
Ma, appunto in quanto coeterni e ugualmente potenti, gli effetti dellAmore e dellOdio
si annullerebbero a vicenda e non sarebbero pi spiegabili i processi di generazione e
corruzione delle cose, e tutto rimarrebbe sospeso nellidentico stato, se essi non potessero
in qualche modo sopraffarsi a vicenda (G. Reale, cit., p. 154).
Le numerose voci verbali, che veicolano i rispettivi concetti, danno lidea di un rincorrersi frenetico nellincessante movimento cosmico della vitalit. Al moto corrispondono
cicli, mutamenti, incessante divenire.
62
Fr. 28 26
10
Fr. 29 25
Fr. 30 24
I due frammenti (29 e 30) possono stare giustamente vicini perch pare che si integrino
a vicenda. Nellazione didattica, vorrebbe dire Empedocle al suo discepolo Pausania, spesso
necessario ripetere (nispen = inf. dellaor. nispon equivalente al pres. npv) le
sommit dei messaggi, cio i passaggi basilari dei concetti, per giungere al traguardo della
persuasione e dellammaestramento per le vie diverse della comunicazione orale.
64
Fr. 29 25
Fr. 30 24
Fr. 31 27
Fr. 32 36
La comprensione concettuale di questi due frammenti (31 e 32) diventa facile se rapportata a quanto dir nei due successivi, dove Empedocle parla della ricomposizione di
tutti gli elementi nellArmonia unitaria e indistinta dello Sfero.
Qui dice infatti che, avendo trionfato lAmore, lOdio rimasto fuori, per cui in questa
fase non si vede n mare n terra n sole.
66
Fr. 31 27
Fr. 32 36
Nel primo dei due testi notiamo, indubbiamente, la mano del poeta naturalista che
cerca, quando pu, forti attributi per impreziosire il suo linguaggio e per far lievitare
lascolto del discente: il fulgido aspetto (t glan edow) e il selvoso vigore (t
lsion mnow) sono due ingredienti lievitanti di pronto e sicuro effetto. Anche noi non
ce li lasciamo sfuggire.
67
Fr. 33 27
Fr. 34 29 e 28
Anche questi due frammenti (33 e 34) ci piace metterli insieme perch in ambedue
lo Sfero che diventa soggetto grammaticale e concettuale.
Quando infatti tutti gli elementi tornano a compattarsi in esso per forza di Armonia
(= Armonh) non solo resta escluso lOdio, ma non si distinguono pi le parti di questo
unico corpo.
68
Fr. 33 27
Fr. 34- 29 e 28
Anche qui notevole linsistenza attributiva non tanto e non solo per fini esornativi,
cio di abbellimento, ma soprattutto per necessit comunicativa: spiccano e parlano infatti
alla nostra fantasia le agili membra, le compatte latebre, le veloci ginocchia, la forza generatrice dei fianchi; spicca pure lo Sfero rotondo (sfarow kukloterw) contento della
sua stabilit circolare e ruotante, omogeneo e infinito. fortemente importante la nuova
definizione pmpan peiron perch modernissima laccezione dellinfinitezza del
mondo o dei mondi possibili e immaginabili, il cui pensiero non cessa di stupire se non
di sbigottire.
Il poeta questa volta resta affascinato dallo spettacolo offerto alla fantasia dallunit
del Tutto che assorbe e riunisce in s gli elementi vitali.
69
Fr. 35 30
Fr. 36 31
Al contrario di quanto avviene nella fase, descritta nei frammenti 33 e 34, della prevalenza di Armonia che riunisce nello Sfero tutti gli elementi, qui (fr. 35-36), poich si
compiuto il tempo fissato, si descrive la fase successiva in cui prevale la Contesa: si
scuotono le sue membra, il dio si agita tutto nelle sue varie parti: si provoca la separazione
e ne nasce la vita degli elementi separati.
la fase attuale in cui il soggiorno in questa vita porta limpronta della nostalgia dellunit e della stabilit; la vita cos appare come un esilio temporaneo lo dir esplicitamente il poeta in cui la sofferenza pu essere vista come limpronta dellOdio originario
che ha prodotto la separazione.
70
Fr. 35 30
Fr. 36 31
facile osservare che nel poema empedocleo, come nei poemi omerici, lidea rappresentativa delle divinit di tipo antropomorfico, per cui qua e l si parla di membra e di
scuotimenti come se fossero istinti innati.
Anche lemistichio sal in onore (v. 2, fr. 35: s timw nrouse) risente del linguaggio umano e dellattribuzione di umani comportamenti a dei e semidei.
Si avverte che nrouse aoristo epico di n - orov.
71
Fr. 37 22
Continua qui (fr. 37) la descrizione-narrazione della biogenesi con la separazione dei
quattro elementi fondamentali e la formazione dei corpi secondo la legge della simiglianza
(il simile conosce il simile e con esso si aggrega). Anche nellosservanza di questa legge
ci suggerisce il poeta lamore di Afrodite che provoca la formazione dei corpi. Tanto
vero che (vv. 6-9) lodio diventa lorigine del distacco (a gnnai n rg) degli elementi
dissimili, perch anche fra di loro intercorra la scelta del simile e la fuga del dissimile.
72
Fr. 37 22
Qui domina sottintesa la forza del moto (dnh, dnow) altrettanto cosmico, circolare,
rotatorio e a sua volta generativo, che spinge le parti alla fuga e alla scelta. Indubbiamente
sono le due divinit dellOdio e dellAmore la causa prima di questo moto perpetuo della
generazione.
73
Fr. 38 20
A mo di esemplificazione, dice Empedocle nel fr. 38, questo processo riscontrabile nel
corpo umano: lAmore mantiene unite tutte le parti mentre il corpo fiorente; al contrario,
quando interviene lOdio, queste invecchiano e si disgregano causando la morte. Lo stesso
processo avviene negli alberi, nei pesci e negli animali terrestri.
Bella limmagine della vitalit e del godimento della buona salute poeticamente esaltata
come vita fiorente al suo culmine (bow n km); invece le cattive contese possono
alludere alle malattie che causano disarmonia nei corpi, il loro decadimento e la morte.
74
Fr. 38 20
Ugualmente forte lesortazione, contenuta implicitamente nei due versi finali, a estendere lo sguardo a quanto avviene nello spettacolo immenso della natura, al fine di acquistare
una visione pi allargata rispetto allambito umano, e di godere al contempo la percezione
e la vista delleterno mutamento materiale dentro la legge del perpetuo divenire.
Specie negli stessi versi vistosa e tipica laggettivazione, che spesso si ripete nei testi
come fisso formulario.
75
Fr. 39 38
Fr. 40 A 49
Dalla biogenesi alla cosmogenesi: attenzione, dice Empedocle, a questo passaggio del
mio racconto, perch lora di spiegare e quindi di far capire e vedere quasi con gli occhi
lorigine del sole fuoco luce, della terra, dellacqua e infine dellaria.
Lo spettacolo meraviglioso, perch il fuoco contenuto nella stella chiamata sole
donde si sprigiona la luce che rende tutto bello e visibile, per cui si pu notare lumidit
dellaria, lo schiumeggiare del mare e letere che abbraccia tutto quanto visibile nello
spazio che ci circonda.
76
Fr. 39 38
Fr. 41 51
Fr. 42 53
Fr. 43 54
Fr. 44 37
Fr. 45 52
Sarebbe inutile soffermarsi sui contenuti di questo gruppo di testi (41-45), perch sono
molto labili dato lo stato di conservazione.
Piuttosto, per gli interessi artistici dellautore, sembra pi opportuno rilevare luso
verbale: sinnalza, sincontr correndo, simmergeva, accresce, bruciano. Lidea basilare
legata al movimento veloce ( due voci infatti sono rincalzate una da un avverbio e laltra
da un secondo verbo), che tutti i soggetti compiono sotto la spinta di Amore e di Odio.
78
Fr. 41 51
Fr. 42 53
Fr. 43 54
Fr. 44 37
Fr. 45 52
Ne deriva un surriscaldarsi della fantasia creatrice del poeta, che con stupore e acume
visivo cerca di penetrare nella dinamica degli elementi per rappresentarne la vitalit e
listinto mirante a un fine.
Segnaliamo ora le voci verbali:
sunkurse = aor. di sun - krv
yvn = part. pres. di yv
deto = imperf. med. di dv
ajei = pres. di ajv
kaetai = pres. med. di kav
79
Fr. 46 39
Fr. 47 40
Fr. 48 41
Fr. 49 44
Fr. 50 47
In questa pentade (fr. 46-50) i due soggetti sono il sole e la luna: e mentre di questultima si evidenziano qualit femminili quali la bont e la sottomissione, del primo si esalta
la mascolina forza trascinatrice assieme alla capacit di colpire col calore dei raggi e di
illuminare con la luce che essi sprigionano.
La fantasia del poeta chi ha davanti, il re e la regina o il sovrano e la sua ancella? Non
importa distinguere, importa limmagine che di volta in volta viene creata a esplicazione
dei nuclei concettuali. Visivit e plasticit dellimmagine sono connesse alla poesia filosofica di Empedocle.
80
Fr. 46 39
Fr. 47 40
Fr. 48 41
Fr. 49 44
Fr. 50 47
Quanto al concetto implicito nel fr. 46, si pu dire che sembra legato a un paragone di
questo tipo: se si volesse pensare alla illimitatezza della terra e del cielo, verrebbe di pensare,
suggerisce il poeta, alle innumerevoli sciocchezze che tentano di esprimere gli stolti sulla
grandezza del Tutto o dello Sfero che tutti gli elementi compattamente in s riunisce.
Se cos , ne deriva un concetto di esagerazione e di sbalordimento.
81
Fr. 51 43
Fr. 52 45
Fr. 53 46
Fr. 54 42
In questa quaterna (fr. 51-54) si parla della luna ora quando viene illuminata dal sole,
ora quando getta la sua luce sulla terra, ora quando opponendosi al sole proietta ombra
sulla terra; nel terzo frammento si annuncia, senza completarlo, un paragone tra, molto
probabilmente, il ruotare della luna attorno alla terra e lorma lasciata dalla ruota di un
carro ruotante attorno a un corpo, a un ostacolo.
82
Fr. 51 43
Cos la luce del sole avendo colpito lampio cerchio della luna.
Fr. 52 45
Fr. 53 46
Fr. 54 42
Fr. 55 48
Fr. 56 49
Fr. 55 48
Fr. 56 49
Il poeta resta visibilmente colpito nellimmaginazione dallo spettacolo dei corpi celesti
che si rincorrono come in un gioco di fuga e di reciproca attrazione per effetto immancabile
di Amore. Crediamo anche che Empedocle non sfugga al fascino degli effetti luministici
come altrove di quelli cromatici e volumetrici.
Indubbiamente il fr. 56 offre, pur cos mutilato, una bella immagine poetica, degna dei
romantici dellOttocento e di Leopardi in primo luogo, che sembra ritrarre una condizione
esistenziale di condanna alla solitudine e alla privazione per nostalgica assenza di qualcosa
o di qualcuno.
veramente interessante dal punto di vista poetico e filologico lapax empedocleo
lapidow (lapiw = lac = la = na c, ~ lv c), riconducibile
alla radice della privazione ( = la = na) e alla vista (c, lv).
85
Fr. 57 50
Fr. 58 56
Fr. 59 55
Fr. 60 A 66
Manca il testo.
In questa terna (fr. 57-59) lattenzione si sposta al mare, per vederne effetti meteorologici ora quando d origine a venti e a piogge, ora quando sprigiona umidit, per cui,
con una suggestiva metafora, viene visto e chiamato sudore della terra (gw drta
lassa).
Non sfugge al poeta anche il fenomeno del prosciugamento, infatti evidenzia il fatto
che, forse per unantica pratica commerciale, lo stesso mare, quando si raccoglie in piccole
conche, depone il sale. Sono note ancora le saline di Marsala.
86
Fr. 57 50
Fr. 58 56
Fr. 59 55
Fr. 60 A 66
Manca il testo.
Empedocle ancora una volta si rivela un acuto osservatore dei fenomeni naturali con la
spiccata tendenza a descriverli con laiuto della fantasia trasfiguratrice e di un linguaggio
riccamente pittorico e metaforico.
87
Fr. 61 35
Nei primi due versi di questo ampio testo (61), con laccenno alla via degli inni, il
poeta allude alla materia indicata dai primi dieci frammenti, che possono intendersi come
un proemio di tipo etico-religioso alla parte espositiva del poema per fsevw. Cos si
spiega la loro impennata lirica, che si spinge ben oltre coinvolgendo leterno dissidio tra
Odio e Amore nellincessante processo di nascita e morte dei corpi, cio aggregazione e
disgregazione delle parti simili.
Con la didascalica ripetizione delle cose gi dette e di stesse formule esametrico-lessicali (v. 7 e v. 16) e con la forza espressiva di ricorrenti termini contrappositivi (mortali
immortali, mescolati non mescolati, parte rimasta parte uscita) e pleonastici (vortice
turbine, innumerevoli molteplici), il poeta intende alzare lempito lirico mi spinger
per dare calore alla materia da esporre.
88
Fr. 61 35
10
15
Fr. 62 96
Fr. 63 34
90
Fr. 62 96
Fr. 63 34
Anticipando il fr. 63 al fr. 62, viene pi agevole cogliere limpegno poetico di spiegare il processo formativo delle ossa, dove terra acqua e fuoco o calore si compongono
armonicamente con saldature meravigliose, come quando impastando acqua e farina
ne deriva lappetitoso pane.
Indubbiamente qui gli elementi esornativi sono abbondanti e vistosi producendo un
certo accumulo baroccheggiante: la terra benigna, i crogioli sono ben costrutti, Nesti
ha molta quantit di fulgore, le ossa sono bianche e le saldature sono meravigliose. Per
al poeta tali abbellimenti servono sia per dare qualit distintive a ci che nomina, sia per
tenere desto quel suo yama, quel suo stupore sui processi biogenetici.
91
Fr. 64 57
Fr. 65 59
Fr. 66 61
Dopo avere contemplato la formazione ossea e corporea degli uomini, crediamo noi,
e degli animali rispondente al progetto impeccabile di Armonia (nascita di corpi belli),
qui il poeta osserva la comparsa disordinata di corpi mostruosi, dovuti forse al caso (come
a ciascuno capit) e forse anche alla prevalenza di forze maligne o della Disarmonia
(demone a demone si mescol).
92
Fr. 64 57
Fr. 65 59
Fr. 66 61
Fr. 67 72
Fr. 68 64
Fr. 69 66
Fr. 70 63
Fr. 67 72
Fr. 68 64
Fr. 69 66
Fr. 70 63
Poi sotto la spinta del principio di simiglianza e per opera della brama ( pyow) e
della vista ( ciw, termine empedocleo = c), i corpi arrivano alla fase sessuata, in
cui il membro maschile differisce chiaramente dallorgano femminile, che detto scissi
prati di Afrodite con una bellissima metafora-immagine. Basta questa e lattributo molto
piangenti dato alle donne ad alzare il livello poetico e far meritare consensi allautore.
95
Fr. 71 65
Fr. 72 67
Fr. 73 68
Fr. 74 71
Fr. 75 33
Continua (fr. 71-75) la parte espositiva relativa alla nascita dei corpi: qui Empedocle si
appoggia a una teoria, oggi poco credibile, secondo cui le parti calde della terra sarebbero
state pi feconde di maschi, mentre quelle fredde avrebbero prodotto di pi corpi femminili. Quindi il filosofo, qui, sarebbe entrato nella trattazione dei liquidi seminali ritenuti
responsabili, nellarco di nove mesi , della nascita di nuovi corpi, bruni e pelosi se
maschili, lisci e pi aggraziati se femminili.
96
Fr. 71 65
Fr. 75 33
Fr. 76 73
Con questo distico (fr. 76), che potrebbe ricollegarsi direttamente alla quartina del fr.
74, Empedocle tornerebbe al racconto di tipo mitologico in cui la divinit si presenta in
veste e in atti antropomorfici.
Qui Cipride sembra un vasaio che, impastando argilla con acqua, crea forme corporee e
poi le mette a forno per farle indurire con la forza del fuoco. molto probabile e credibile
che una immagine di vita artigianale abbia ispirato il poeta nel comporre questo tratto, che
simpone alla nostra attenzione per vivacit di gesti, di azioni, di materia e colori.
98
Fr. 76 73
Cos allora la Cipride (prese) la terra e dopo che linzupp nella pioggia,
adoperandosi per le forme, le diede al celere fuoco per indurirle.
Lantica mitologia, quella pi arcaica e omerica, per esempio, sarebbe stata, nelle mani
di artisti e poeti, un modo o un mezzo per rendere visibili i concetti astratti, e cogliere
lessenza divina nei comuni comportamenti degli uomini, essendo le loro menti, per
assenza di cultura, ancora inadatte a concepire o a formulare pensieri di vita spirituale e
intellettuale.
99
Fr. 77 72
Fr. 78 77/78
Fr. 79 79
Fr. 80 80
Fr. 81 81
Fr. 82 74
Fr. 83 76
100
Fr. 77 72
Fr. 84 75
Fr. 86 82
Fr. 87 83
102
Fr. 84 75
invece ai ricci
pungenti aculei si rizzano sul dorso.
Bella limmagine delle ulive che fanno pensare alle uova, e molto stimolante per la
fantasia la fecondit dei pesci, e la presenza di Cipride come una buona madre-massaia
sempre colta in premurose attivit.
103
Fr. 88 89
Che vuol dire Empedocle con questo verso (fr. 88) cos bello e cos enigmatico? una
affermazione come una massima o come un principio o come una legge di natura.
E la legge sarebbe questa: tutto ci che esiste come corpo uomo, albero, animale,
roccia, fiume, nuvola, ecc. ha un suo linguaggio con cui comunica e si relaziona: luomo
con la parola, luccello col canto, lasino col raglio, il leone col ruggito, il fiore col colore
e col profumo, il fuoco col calore, lacqua con lumidit, lerbetta col suo tenero verde, la
roccia col suo sfaldarsi per azione del vento e della pioggia, e cos via.
104
Fr. 88 89
Fr. 89 91
Fr. 90 90
Fr. 91 93
Empedocle qui torna al principio della simiglianza, secondo cui il simile si afferra al
simile, e come esso vale per la cosmogenesi, cos vale nella vita vegetativa: in questa terna
di frammenti (89-91) il poeta ce ne fa una vivace esemplificazione accostando sapori e
colori.
106
Fr. 89 91
Anche il calore (t daern) agisce sulla sua fantasia e non lo perde mai di vista;
anche a noi lo pone sotto gli occhi quasi per farcene avvertire leffetto dicendo:lardente
corse sullardente.
Anche quel ceruleo croco in chiusura di un verso solenne lo impone alla nostra attenzione, come se ci dicesse: ecco, guardatelo quanto bello e come spicca col suo irresistibile
colore. krkow il nostro comune zafferano, umile pianta-cespuglio medicinale poco
esigente eppure cos generosa di odore e del suo giallo carnoso.
107
Fr. 92 107
Fr. 93 106
Fr. 94 108
Fr. 95 103
Fr. 96 105
Allinterno di questa pentade (fr. 92-96) circola lidea della nascita, nelluomo, dei
sensi che causano lazione del godere e del soffrire, e poi del senno ( mtiw) e del
pensiero (t nhma) come atto connesso ai sensi, e del pensare come attivit connessa
sempre agli efflussi sensori. Gli uomini, diversificandosi tra di loro e da altre forme di vita
vegetale e animale, si differenziano perch pensano diverse cose, cio individualmente
(fr. 94 t fronen lloa).
Il pensiero, aggiunge il filosofo, legato alla circolazione sanguigna, perci alla sensibilit, alla vitalit fisica; questa natura accomuna gli uomini agli animali perch hanno
sangue, sensi e sensitivit e quindi pensano anchessi pur non possedendo la parola per
esprimersi; li accomuna anche ai rappresentanti del mondo vegetale perch questi hanno
la linfa che ne assicura la vita, la recettivit e la reazione al mondo esterno (caldo, freddo,
umidit, calore, fuoco, ghiaccio, ecc.). Anche il pensiero conclude Reale (op. cit., p.
157) spiegato alla stessa maniera e con lo stesso principio, giacch Empedocle non
distingue, come del resto ogni Presocratico, lo spirituale dal corporeo.
108
Fr. 92 107
In questo modo dunque per volere della sorte tutte le cose hanno avuto
pensiero.
Fr. 96 105
Per tutto questo crediamo che il filosofo dica che tutte le cose hanno avuto pensiero
(fr. 95). Dobbiamo ammettere qui, con Nicola Abbagnano (Storia della filosofia, vol. I
cit., p. 74) che Empedocle non fa nessuna distinzione tra la conoscenza dei sensi e quella
dellintelletto; anche questultima avviene allo stesso modo per un incontro degli elementi
esterni ed interni.
Il sangue, quindi, permette lincontro tra efflussi esterni e interni, che negli uomini si
chiama pensiero (fr. 96), perch esprimibile con la parola.
109
Fr. 97 104
Fr. 98 98
Fr. 99 85
Fr. 100 86
Fr. 101 87
Fr. 102 95
Elementi piccolissimi e somiglianti tra loro sincontrarono per formare nelluomo carne
e sangue con forza dunione (Cipride), col calore (Efesto), con lacqua e con laria.
Con la luce ( flj) irradiata sulla terra, Afrodite compose gli occhi (t mmata) e
suscit le arti amorose, cio attrazioni sensorie e sentimenti.
Certo, come altrove, anche qui ammiriamo la forza dellaggettivazione empedoclea,
che d una qualit e una natura: la luce benefica, la terra soggetta a corrosione, gli
occhi sono infaticabili e i sentimenti amorosi sembrano dentro luomo piantati con chiodi
ben saldi.
Empedocle rivolge la sua attenzione a tutto il cosmo nel suo complesso e variet: ne
ammira le parti e le funzioni, le bellezze esterne e le capacit profonde di tutte le presenze
attive. Ne nasce una poesia dinamica, cromatica e analitica.
110
Fr. 97 104
Fr. 99 85
111
Fr. 103 84
Fr. 104 88
Fr. 105 94
In questa terna di frammenti (103-105) Empedocle continua a parlare degli occhi, che
in genere hanno unica e contemporanea azione visiva (fr. 104), e quindi della loro capacit
di distinguere, per effetto della luce, i colori; infatti dove essa non arriva nelle acque
profonde o nelle cavit rocciose non c che ombra o colore nero (fr. 105).
112
Fr. 103 84
10
Fr. 104 88
114
10
15
20
Si tratta del testo (fr. 106) pi lungo (25 versi) e pi complesso sul piano della strutturazione concettuale e sintattica.
Consta di tre parti: la prima (vv. 1-8) descrive, nel primo tratto (vv. 1-5) la presenza dei
fori nasali o narici o condotti di carne con la funzione di aprire il passaggio dellaria per
la respirazione; nel secondo tratto (vv. 6-8) fa rilevare attraverso il movimento del sangue
in salita e in discesa (dal cuore alla periferia e da questa ancora al cuore) lentrata e luscita
dellaria attraverso le narici: donde linspirazione e la espirazione.
La seconda parte (vv. 8-21) istituisce il famoso paragone tra i due detti movimenti
(inspirazione ed espirazione) e la ragazza che gioca a immergere una clessidra di lamina
bronzea piena e vuota dacqua in una vasca pure piena dacqua: a seconda che con la mano
appoggiata allorifizio trattenga il liquido allinterno o togliendola lo lasci uscire, vedr il
flusso daria penetrare allinterno o uscirne.
115
116
25
La terza parte (vv. 22-25) ritorna a presentare in modo conclusivo il moto del sangue
in parallelo a quello dellaria che entra ed esce dal corpo attraverso i fori nasali.
Per maggiore chiarezza si possono eliminare il primo cos di v. 1, il secondo di v.
6 e il terzo di v. 22 (noi infatti li abbiamo chiusi tra parentesi). Invece il quarto di v. 16
(w d atvw) resta, in funzione sintattica, per richiamo del come (sper) di v. 8
che apre la similitudine.
Questa, la similitudine (come quando una fanciulla (), cos di nuovo quando lacqua ()), il brano pi descrittivo dei testi empedoclei, perch minuziosamente e visivamente registra tutti i movimenti dellacqua e dellaria in entrata e in uscita dal tubo
bronzeo che la ragazza immerge in un ampio contenitore pieno di liquido.
un gioco fanciullesco, che per Empedocle, avendolo osservato o personalmente
fatto chiss quante volte, utilizza a fini scientifici e dimostrativi. Gli serve per completare
lesposizione di quella che possiamo chiamare somatogenesi con le funzioni dei vari
organi presentati.
Ammiriamo indubbiamente la complessit del testo per la numerosa quantit di azioni
presentate (abbiamo rilevato 34 voci verbali!), per un amplissimo repertorio terminologico impiegato e per lo sforzo di chiarezza concettuale e formale alla fine raggiunta, con
levidente ripetizione di uno stesso fraseggio.
Anche laggettivazione, come sempre, concorre a creare gli effetti della visivit (esangui
condotti, tenue sangue, bella mano, acqua candida, denso flusso); anche talune voci verbali
(inspirano ed espirano, balzi s, risalga, immerga, penetrando, gorgogliando, scorrendo,
rimbalzi) sembrano impiegate a chiari scopi espressionistici per unarte che stupisca e ammaestri insieme, attragga e convinca. Empedocle riesce bene anche in questa direzione.
117
118
Questi due testi (107-108), a continuazione di quanto detto nel fr. 106, ci dicono che
le narici hanno la funzione di percepire gli odori attraverso la captazione di particelle
sottilissime e invisibili emesse dai corpi. Infatti cos che gli animali, frugando anche tra
lerba o gli uomini annusando nellaria, colgono taluni odori di loro interesse. Ne deriva
che i corpi respirando emettono odori, perch possiedono, gi intrinseci nel corpo, respiro
e odore.
Si concluderebbe qui il poema sulla natura o la parte riguardante il mondo fisico,
perch dal prossimo testo si ha sentore di una nuova tematica. La fisiologia empedoclea
comprenderebbe cos almeno due ampi settori quali la cosmologia con la cosmogenesi
e la biologia con la somatogenesi. Siamo sempre dentro la Fisica t fusik perch
restiamo legati alla materia e ai quattro elementi che la compongono.
119
Comincia quindi lazione culturale illuminante di Empedocle, per dare agli uomini una
nuova nozione della divinit. Egli punta subito, come si vede, sul rifiuto dellimmagine
corporea e sul concetto basilare della mente sacra, universale e provvidenziale (ksmon
panta katassousa).
Indubbiamente, quasi non occorre dire quanto siano carichi di polemica i primi tre versi
del fr.110, ma ricchi anche di dettagli molto bene individuati con nomi e attributi.
121
Empedocle vive questa condizione dellanima come un fatto personale, per cui ci
dice, in questo bellissimo distico (fr. 111), che passato attraverso diversi stadi corporei
(umano, animale, ligneo) in attesa della purificazione. Pertanto se questa ritarda, lanima
(?) detesta lobbligo di trasmigrare di corpo in corpo, rivestendosi di materia sconosciuta
prima (fr. 113), perch anela alla vita incorporea.
Senza dubbio questa personalizzazione della condizione dellanima esule che d forza
a questi versi, in cui evidente il personale coinvolgimento come unammissione di colpa;
ma proprio da qui che il poeta passa o torna alla lirica dalla esposizione didascalica.
A proposito di questo noto fr. 112, anche Martin e Primavesi tornano a parlarne (cfr.
LEmpedocle di Strasburgo, pp. 114-119) informando che gi nel 1852 H. Stein aveva
collocato dopo di esso tutti quelli che al suo tema potevano riferirsi. Ma sia lui sia i suoi
predecessori come Fr. W. Sturz (1805) e Karsten (1838) avevano rispettato la divisione in
due opere e poi lo stesso Diels-Kranz la ribadir nelledizione del 1951. La tesi recente
che questo frammento, assieme ad altri di argomento affine, costituirebbe il proemio di
contenuto demonologico di un unico poema scientifico con due titoli. Martin e Primavesi
concludono col dire che Empedocle ha sviluppato una sola dottrina, di cui il recente papiro,
da loro pubblicato, restituisce la diversit e la coerenza.
123
Lanima, dice Empedocle, rinchiusa nel corpo, ne sente il peso e tutte le sue debolezze,
si considera decaduta dallonore e dallaltezza della incorporeit: la vita precedente alla
colpa diventa nostalgia e aspirazione, e nel presente si muta in sofferenza acuta vedendosi
confinata in un mondo estraneo quale pu essere la sede terrena, funesta e piena di tante
sciagure: lanima cos brancola nel buio della Sventura alla merc di sofferenze fisiche e
morali.
124
funesta regione
dove e strage e rancore e genie di altre sciagure
nel prato della Sventura al buio si aggirano.
C molto pessimismo in questi testi (114-117), perch la vita terrena vista priva di
luce e troppo sventurata: alla radice lidea della precristiana caduta e colpevolezza.
Qui crediamo che il poeta, senza toglierne la sincerit, esageri nella descrizione penitenziale delle sciagure, da cui spicca per la poeticissima nota alta della nostalgia (fr. 114)
della originaria felicit preterrena. Molto umano e molto toccante questo aspetto mistico
empedocleo, che ci porta sotto gli occhi, per la prima volta, tn leimna tw Athw.
125
Il senso non cambia se per antro coperto sintende il corpo (fr. 119) o il soggiorno
terreno, perch lavverbio ivi (fr. 120) pu far riferimento ad ambedue le realt dove
lanima prende sede. Ed ovvio che, sia allinterno che allesterno, luomo come unit di
corpo e anima si trovi in mezzo a conflitti dicotomici di natura fisica, pi facili, e di natura
estetica (Bellezza e Bruttezza) e anche etica (Certezza e Incertezza, Silenzio e Profezia),
pi difficili da conciliare.
Accattivante laggettivazione che vuole il Sole dallocchio acuto, lArmonia dallocchio sereno, lIncertezza dai neri capelli, la Grandezza dalle molte corone e sterile invece
il Silenzio. Empedocle non si lascia sfuggire queste occasioni per mettere alla prova e in
piena operativit le sue doti di artista, signore del linguaggio pittorico e realistico.
Molto felice il crescendo da misera a infelicissima (fr. 118) deiln .dusnolbon gnow , come molto azzeccata la metafora dellantro coperto (fr. 119) ntron
pstegon . Che dire poi dellampia e ben qualificata rassegna demonologica? dire
poco e cosa ovvia che siano presenti i connotati antropologici, mentre ci sarebbe da dire
di pi tra le dee contrapposte: valga per tutte la scelta dellultima coppia che oppone alla
Profezia la sterilit del Silenzio.
127
molto probabile che questo gruppo di testi (122-123) voglia riferirsi alla dottrina
pitagorica dellarmonia che come fondamento e vincolo degli stessi opposti, costituisce
() il significato ultimo delle cose (Abbagnano, cit., p. 46). Regina e divinit ipostatica
di essa, era Cipri, che i Pitagorici veneravano non con sacrifici di animali viventi, ma con
immagini pie di animali dipinti, perch essi si astenevano dal mangiare carne e anche
fave (fr. 132). Evitavano orride stragi di tori e al loro posto profumavano gli altari divini
con offerte di essenze profumate e di miele. Di conseguenza, animali innocui come gli
uccelli e quelli feroci vivevano in ottimi rapporti con gli uomini, perch si volevano molto
bene (fr. 123).
128
10
Questi due frammenti (124-125) ci sembrano fuori posto entrambi, perch il primo
avrebbe dovuto scorrere di qualche posto per essere collocato tra il fr. 130 e il fr. 132 dove
si entra nella precettistica (digiuno e astinenza), e il secondo (fr. 125) avrebbe dovuto far
seguito al 123.
Il fr. 125 infatti, accanto al principio dellarmonia, propone quello dellimmensa luce
che avvolge il mondo celeste immaginato di forma sferica. Luce e armonia cos, in chiave
cosmologica, riflettono e riproducono la visione che dicevamo edenica offerta dai fr. 122
e 123.
130
facile notare, anche, come qui il poeta prenda il sopravvento con limpennata fantastica di uno sconfinamento, per lungo e per largo nekvw, avverbio tipicamente empedocleo, nellimmensit cosmica proponendosi, con la vista degli occhi e della mente,
come un contemplatore affascinato del mistero spaziale.
Quanto poi al fr. 124, diciamo che prende di peso la precettistica pitagorea del digiuno per farne unautoaccusa dei piaceri del cibo (non della necessit) considerati opere
malvage e nefaste per la salute dellanima. Siamo cos in sintonia con lo spirito delle
Purificazioni.
131
Le due interrogative retoriche del fr. 126 si giustificano con un incalzante fervore mistico
e religioso del Nostro, che invita gli uomini dalla mente intorpidita a desistere dalla strage
degli animali per farne offerte votive. Il divieto era dettato anche dal fatto che, sotto le
forme animali, potevano celarsi, per la credenza nella metempsicosi, anime di congiunti o
di esseri umani, in generale. Egli vuole ricondurli a un sano rinsavimento, dicendo loro che,
se vogliono liberarsi dalle afflizioni, devono desistere dal commettere malvagit, perch
queste provocano, nel loro intimo, penose inquietudini. Donde la inderogabile necessit di
essere digiuni non solo di cibi superflui, ma soprattutto di malvagit (fr. 130). Cos ancora
una volta precettistica e morale per Empedocle coincidono.
132
Tra le tante atrocit che gli uomini commettono, prosegue ancora il filosofo, ci sono
da aggiungere quelle connesse ai sacrifici di vittime umane compiuti dagli stessi padri,
giudicati stolti e sordi alle grida dei figli, uccisi dal bronzo paterno.
una sestina truculenta (fr. 128), unica in tutta la produzione empedoclea, drammaticamente condotta ed esasperata nella descrizione, per far nascere orrore e allontanare
da simili decisioni. Bisogna, incalza il filosofo, esser digiuni di queste atrocit perch
innaturali, disumane e non rispondenti alla stessa natura della divinit.
Un riscontro a quanto detto da Empedocle nel fr. 128 pu venire dalla Bibbia, e precisamente dal Deuteronomio, in cui si legge: Non si trovi in mezzo a te chi immola, facendoli
passare per il fuoco, il suo figlio o la sua figlia (18,10). Solo che qui c un divieto per non
fare abominio al Signore (12), mentre nellakragantino c una descrizione mangiare le
carni dei congiunti per arrivare allo stesso fine. Un doppio abominio da tragedia greca!
133
Come si diceva pi sopra, per il fr. 124, anche questi due testi si riferirebbero alla
parte delle Purificazioni riguardante i divieti: il primo (131) imponeva, sempre secondo
le dottrine pitagoree, di astenersi dallo strappare e usare in cucina foglie di alloro perch,
nel viaggio di espiazione dellanima, lalloro (fr. 135) rappresentava, fra le piante, la fase
pi nobile; il secondo imponeva il divieto, come in alcune religioni orientali, di nutrirsi
di fave per ragioni igieniche.
134
Siamo di fronte a testi, almeno i primi due (133-134), molto frammentari per dire con
sicurezza come possiamo invece col 135 che essi ci riconducono ad atti relativi alla
metempsicosi.
probabile pensare che, coi sacrifici umani (avendo reciso con tagliente ferro)
sottraendo lanima al legame col corpo e coi cinque sensi (cinque sorgenti), la si obbligasse a cambiare forma (fr. 134) essendo essa ancora contaminata: anche i sacrificatori si
caricavano di ulteriori colpe assieme ai sacrificati, per cui la catena della trasmigrazione
si allungava di pi.
136
Fra le fiere diventano leoni che hanno riparo sui monti giacendo a terra,
e alloro fra gli alberi dalle belle chiome.
Questa era creduta una peripezia stancante ma necessaria, e il cambio della forma
corporea conduceva per lungo una scala ascensionale: cos le anime potevano trovarsi
alla sommit di essa in corpi di leoni se vestivano forme animali, o in piante di alloro se
erano entrate in forme vegetali. Il processo migliorativo, comunque, conduceva le anime
a rivestirsi di forme sempre pi nobili.
I leoni appartati sui monti o lontew reilexew fieri e maestosi nei loro mantelli;
gli allori a dfnai dalle belle chiome, e sacri al dio Febo-Apollo, anche per gli antichi
godevano di rispetto e fascino: ne d alta e sicura testimonianza il poeta Empedocle.
137
Ma quando (fr. 136-138) le anime rivestivano forme umane, giungendo alla fase terminale della espiazione delle colpe, il pi alto premio era diventare vati, poeti, medici, capi
mnteiw, mnpoloi, htro, prmoi : la saggezza acquistata, la sapienza dimostrata
nellesercizio delle attivit e delle alte cariche, gli onori a vario titolo ricevuti li rendevano
degni di diventare dei supremi yeo fristoi e compagni di altri dei: diventavano
cos incorruttibili ed esclusi dalle umane angosce. Questo era il premio pi alto di tanto
peregrinare terreno in varie forme e tra molte angosce.
Questo spiegherebbe certi atteggiamenti e comportamenti orgogliosi, eccentrici, da dio
o semidio nel nostro filosofo, che si credeva cos arrivato allo stadio pi alto e pi maturo
del suo trasmigrare tra forme e corpi (fr. 111) per lespiazione definitiva delle colpe. Anche
la leggendaria morte nel fuoco dellEtna si spiegherebbe con lardore mistico di un pi
veloce raggiungimento del traguardo divino.
138
Diventare immortali e incorruttibili, la massima aspirazione per gli antichi, costituisce la cifra pi nobile del poema empedocleo, scandito da un fervore crescente di mistico rapimento verso stadi sempre pi nobili, e da un linguaggio poetico carico di tensione
etica (completamente astenersi, infelici, infelicissimi, umane angosce, immortali incorruttibili, desistete dalla lamentevole strage, lampio etere, limmensa
luce, ecc.).
Etica poesia filosofia medicina sono per Empedocle esplicazioni di uno spirito unitario
e di inscindibile impegno altruistico, donativo del meglio di s per diventare egli stesso
migliorabile, il migliore, lottimo fra i mortali e per entrare a pieno titolo fra gli immortali.
Filia e Sofia saggiamente conciliate hanno portato a buon fine la Paideia greca improntata,
anche con e per Empedocle, ai canoni etico-estetici della Calocagata (Kalokgaya).
139
140
PARTE SECONDA
141
142
LEmpedocle di Strasburgo
143
Fr. 267-272
A parte la divergenza tra sunerxmeya e sunerxmena degli studiosi (Gaetano Messina e Martin-Primavesi), il concetto di fondo di questi versi poggia sul principio della
concentrazione compatta di tutti gli elementi nella fase dominata da Filia, nello Sfero
cosmico, e della derivazione delle diverse esistenze nella fase dell Odio, fino alla nascita
degli dei che si pongono alla sommit della scala valoriale delle varie esistenze. una
ripresa, probabilmente nellipotetico II libro del Poema Fisico empedocleo, di quanto pi
articolatamente stato esposto nel fr. 25-17.
144
dalle quali (derivarono) tutte quelle che erano prima, e quelle che sono ora,
e quelle che saranno in futuro;
Fr. 270-a (i) 9
incessantemente, n mai
Fr. 276 a (ii) 6
La scrittura, nello stato in cui si trova, nuda ed essenziale, priva della consueta aggettivazione funzionale o riempitiva. Lo stato frammentario dei vv. 274-277 per non ci
consente di aggiungere altro.
Semmai la dnh che ci colpisce per il suo significato di giro e di moto circolare di tutte
le parti dellUniverso: essa legata allidea sferica del mondo, per cui il moto circolare
intuito da Pitagora non stato mai smentito, anzi riconfermato con prove scientifiche nel
nostro tempo. Tutto questo passa attraverso Empedocle.
147
Anche questo gruppo di nove versi (279-287), in stretta connessione coi precedenti,
sviluppa lidea del movimento circolare impresso a tutte le parti dalla loro scissione
dallunit sferica. Vi sono coinvolti il sole, la terra e gli uomini che, ubbidendo al moto
circolare, rispondono anche al principio della simiglianza, secondo cui il simile cerca il
simile (vedi fr. 18, 90, ecc. ).
148
cos ugualmente tutte queste cose (= gli elementi) tra di loro stesse
sincrociavano
Fr. 286 a (ii) 16
e altre altri luoghi toccavano essendo state spinte verso quelli propri
Fr. 287 a (ii) 17
(esse) superbe, in quelli centrali, noi invece corriamo verso un unico essere.
In questa terna di versi (288-290) si parla dellalternanza dei cicli, e cio dopo che
lOdio ha completato lopera della separazione degli elementi causando le diverse esistenze, lAmore invece, intervenendo in tale caos, le riconduce tutte alla compattezza
ricostituendo lunit cosmica.
150
Fr. 291-292
Esaurita lesposizione dei cicli cosmogonici, magari nel I libro dei usik, qui, forse
allinizio del II, possiamo immaginare la ripresa del myow, del racconto empedocleo al
suo discepolo Pausania, figlio del saggio Anchito (fr. 13 1), con finalit didascaliche e
scientifiche, e coi mezzi affabulanti del myow e dellpow di ascendenza omerica.
152
Sforzati affinch non soltanto alle (tue) orecchie il mio discorso giunga,
Fr. 292 a (ii) 22
Anche secondo Omero pu star bene accanto a myow lattributo nhmertw, se il maestro
promette al discepolo di fargli osservare le verit che stanno sotto gli occhi in natura, e se
pi volte ripete che il suo parlare veritiero; certamente dovr prestare ascolto non solo
(m monon) con le orecchie ma soprattutto con la mente.
A questi due versi di richiamo e di ripresa, segue subito lesposizione.
153
Fr. 293-300
Lesposizione promessa dal primo verbo al futuro (dejv) si avvarr non solo dellintelletto ma pure della vista (laccusativo raro sse corrisponde al pi comune mmata),
e quanto detto al v. 24 sar ripetuto come concetto riassuntivo nel v. 30, e cio lunione
primigenia degli elementi e la successiva disgregazione con la formazione dei corpi delle
varie specie. Ai vv. 26-27-28 notevole ancora una volta luso completivo ed esornativo
della ricca aggettivazione come una peculiare prerogativa del poetare empedocleo.
154
Riveler a te, anche attraverso gli occhi, dove sincontrano (gli elementi) con
un corpo pi grande,
Fr. 294 a (ii) 24
Fr. b . o . 324
Fr. b . 1. 325
Fr. b . 2 . 326
Fr. b . 3 . 327
Fr. b . 4 . 328
Fr. b . 5 . 329
Fr. b . 6 . 330
Fr. 324-330
Questo gruppo di sette versi, alcuni completi e altri frammentari, ripropongono i tre
versi del fr. 83 76 corrispondenti allo 0.324, 2.326, 4.328; esso riporta lattenzione alla
natura terrosa (o dura, compatta, rocciosa com la terra in confronto allacqua, allaria,
ecc.) delle corazze di alcuni rettili come le tartarughe, le testuggini o tartarughe terrestri,
dei crostacei e delle conchiglie; fa riferimento anche alle corna ramose dei cervi per la
loro durezza e terrosa compattezza.
156
Fr. b . 0 . 324
questo (si vede) nelle conchiglie che vivono nel mare dal duro dorso
Fr. b . 1 . 325
dove vedrai la terra quella che si trova come parte somma della cute;
Fr. b. 3 . 327
s certo (anche quella) dei buccini dal lapideo tegumento e delle testuggini
Fr. b . 5 . 329
Quanto al fr. 5.329, poich c gran disputa tra gli studiosi per luso di mela = frassino,
da pensare che il nostro poeta abbia usato la bella metafora dei frassini delle corna dei
cervi per alludere sia alla robustezza del legno di questi alberi, buono anche per le aste
degli antichi guerrieri, sia alla frondosit, alla ricchezza dei loro rami. Qui scorgiamo infatti
la predilezione tipica del poeta akragantino per le immagini che colpiscono soprattutto la
vista e ludito.
157
Fr. C 1
Fr. C 2
Fr. C 3
Fr. C 4
Fr. C 5
Fr. C 6
Fr. C 7
Fr. C 8
Fr. C 1 - C 8
Questo gruppo di otto versi, di cui il primo (C 1) incompleto, dovrebbe avere come
soggetto logico e grammaticale le divinit onniscienti che conoscono il destino delle vicende
umane, animali e naturali. Ne hanno piena conoscenza in particolare Amore e Discordia
che presiedono sia al ciclo costruttivo sia a quello decostruttivo, come qui viene ribadito
coi versi 3 6 in cui ripresa questa eterna legge dellunione e della separazione.
La presenza di C 1 in testa al gruppo fa dare questa impostazione interpretativa, che
pu alquanto differire da quella data al fr. 38 20 in cui C 1 era assente. I sette versi di
detto frammento sono qui sostanzialmente ripetuti sia pure con qualche lieve variante non
impegnativa.
158
Fr. C 1
cos ugualmente (avviene) per gli arbusti e per i pesci abitanti nelle acque
Fr. C 8
e per le fiere che hanno riparo sui monti e per le cimbe che si muovono sulle
ali.
Il richiamo poi del fr. C 3 al v. 7 del fr. 25 17 differisce nel fatto che qui il sintagma es
n panta si conclude, in forma di enjambement, con gua del verso seguente, mentre
nel fr. 25 17 autonomo perch in forma sostantivale e non attributiva.
In questo gruppo, come nel fr. 38 20, laggettivazione ricca: vi si incontrano ancora
i due composti di C 7 e C 8, tanto cari ad Empedocle e suggestivi per la sua fantasia: cos i
pesci sono per eccellenza abitatori delle acque, le fiere hanno rifugio sui monti e le cimbe
(uccelli) si muovono col sostegno delle ali. Annotiamo infatti che in Empedocle kmbh
equivale ad uccello, e se usato come metafora del comune significato di barca o barchetta
mantiene sempre lidea della velocit legata alle ali.
159
Fr. d 1
Fr. d 2
Fr. d 3
Fr. d 4
Fr. d 5
Fr. d 6
Fr. d 1 - d 6
I primi due versi di questo gruppo acquistano un senso pi comprensibile se li intendiamo
riferiti alle membra umane, soggette al crudo destino del declino e della morte: questo cio
il loro inesorabile approdo. Il poeta si sente amaramente coinvolto in esso, perch allora
non potr contare sulla protezione di Amore e Benevolenza. Per questo, avrebbe preferito
non nascere o morire prima di cominciare lopera di nutrimento del corpo.
160
Fr. d 1
Scrive Gaetano Messina che, rispetto ai versi del gruppo C, qui latmosfera decisamente cambiata, perch il processo descritto nella sezione precedente in termini di
distaccata obiettivit, qui ripreso e ripensato come dramma soggettivo, come destino
che coglie lumanit, e con essa lo stesso filosofo (G. Messina, Empedocle rivisitato:
testo, traduzione e commento dei frammenti di Strasburgo, in Giornale di Metafisica
2002, n. 1-2, p. 60).
Anche ai vv. 5-6 notiamo la ripresa del fr. 124-139, avvalorando cos la supposizione
della loro appartenenza al presunto secondo poemetto empedocleo delle Purificazioni.
Indubbiamente sul piano poetico lidea della futura vicinanza delle Arpie a provocare la
sofferta esclamazione dei vv. 5-6.
Dobbiamo registrare infine anche la presenza di Enoh accanto alle pi citate ila
e ilthw.
161
Fr. d 7
Fr. d 8
Fr. d 9
Fr. d 10
Fr. d 11
Fr. d 12
Fr. d 13
Fr. d 14
Fr. d 15
Fr. d 7 - d 18
Allesclamazione precedente come grido di ribellione e di amarezza, segue la constatazione dellinevitabile destino della sofferenza umana sia prima sia appena si giunti
al prato di Ate, cio nel regno della morte. Invano mthn ben si contrappone ad
Ahim Omoi del v. 5, ripetuto a fine v. 8 v , nel contemplare gli innumerevoli
dolori prerparati agli uomini. Al v. 10 notiamo ancora una volta lintromissione personale
del poeta, che richiama alla mente del lettore (e del suo discepolo ascoltatore) lintervento
del fuoco come forza sconvolgente dellunit degli elementi causando la separatezza delle
varie esistenze nel mondo.
162
Fr. d 7
Fr. d 16
Fr. d 17
Fr. d 18
164
Fr. d 16
165
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SCHEDA BIOGRAFICA
167
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tissimi altri autori della tradizione (Timeo, Satiro, Favorino, Neante, Eraclide,
Aristotele, Ermippo, Ippoboto, Demetrio di Trezene, Porfirio, Suida, ecc.).
Se allesistenza di tragedie e di epigrammi si accenna appena, solo del
Poema fisico e delle Purificazioni sono arrivati fino a noi numerosi frammenti
per un totale di circa seicento versi, che confermano di Empedocle la fama di
filosofo e di poeta dalla fantasia molto accesa e dalluso metaforico colorito
e possente.
EMPEDOCLE DI AKRAGANTE
Ricostruito pietruzza su pietruzza
parola dopo parola
un uomo come un monumento
quasi un telamone
del tempio di Zeus akragantino
poeta-filosofo
mistico-guaritore di un tempo
prima che alla logica del pensiero
subentrasse la logica del computer
o della banale calcolatrice.
Sal e discese dallOlimpo greco
per vedere quanto spazio degli dei
e quanto ne spetta alluomo peregrino
da forma a forma in risalita
verso lunit della cosmica Armonia.
Allaltare della Conoscenza
sacrific Pantea la fanciulla di carne
fiorita nel giardino di Damareta
prima che il Figlio di Nazareth
subisse la croce per amore delluomo.
Prescrisse la pillola quotidiana
dellesser digiuni di malvagit
senza attendere il tuffo nellEtna
per la pretesa espiazione.
Ed ebbe un nome lunghissimo,
duemilaecinquecento anni o venticinque
secoli, allincirca.
(N. A.)
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SCHEDA BIBLIOGRAFICA
171
172
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Wilhelm Nestle, Der Dualismus die Empedocles, in Philologus, LXV, 1906.
Wilhelm Nestle, Storia della religiosit greca, La Nuova Italia, Firenze 1973.
Augusto Rostagni, Il verbo di Pitagora, Bocca, Torino 1924.
Giovanni Pascucci, Storia della letteratura greca, Sansoni, Firenze 1948.
Aristotele, Poetica, edizione critica a cura di J. Hardy, Les Belles Lettres, Paris
1961.
Albin Lesky, Storia della letteratura greca, 3 voll., traduzione italiana di Fausto Codino, Il Saggiatore, Milano 1962.
Raffaele Cantarella, Storia della letteratura greca, Nuova Accademia, Milano 1962.
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197780.
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2002.
Nicola Abbagnano, Storia della Filosofia, 12 voll., Supplemento alla Rivista LEspresso, De Agostini, Novara 2006.
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Edizioni critiche
Hermann Diels, Die Fragmente der Vorsokratiker, Berlin 1912, terza edizione.
Hermann Diels Walther Kranz, Die Fragmente der Vorsokratiker, Zurich 1951, sesta
edizione.
173
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INDICE
Introduzione
5 La poesia di Empedocle
19
PARTE PRIMA
Frammenti di Empedocle
141
PARTE SECONDA
LEmpedocle di Strasburgo
167
SCHEDA BIOGRAFICA
171
SCHEDA BIBLIOGRAFICA
175
Stampato da
Pellegrini Editore
Cosenza
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