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Platone introdurrebbe nel suo stato un sistema che oggi verrebbe definito comunismo appunto
“platonico”, in cui suggerisce l’abolizione della proprietà privata nelle classi superiori e
l’introduzione della comunione dei beni al fine che tutti siano tenuti a vivere condividendo i propri
possedimenti nell’interesse della comunità. Questa iniziativa è pensata anche affinché non si
formino caste all’interno della società poiché Platone pensa che non ci debbano essere al suo
interno differenze eccessive di ricchezza e povertà in quanto anche nocive e possibili fonti
d’ingiustizia.
Il filosofo propone inoltre che lo stato non debba essere troppo esteso, affinché i confini siano ben
protetti.
Secondo Platone le donne dovrebbero avere gli stessi diritti degli uomini e ricevere lo stesso tipo di
educazione. Non dovrebbero esistere coppie fisse perché la stessa sessualità dovrebbe essere
esercitata come servizio alla comunità ed i periodici accoppiamenti decisi dai governanti allo scopo
di ottenere la miglior prole possibile.
Secondo il comunismo platonico, i bambini dovrebbero essere tolti alle famiglie in tenera età e
allevati in comune a cura dello Stato, ignorando i loro genitori naturali, e considerando ogni adulto
come un padre e ciascun ragazzo come un fratello.
I ragazzi fin da giovani in base alla loro predisposizione, dovrebbero essere indirizzati verso le
attività più opportune per il loro tipo di anima:
chi governa deve avere come punto di riferimento sempre e soltanto il bene comune
la ricchezza spesso corrompe.