Sei sulla pagina 1di 2

Intellettuali organici

L’intellettuale di questo periodo, sia perché legato da un rapporto di sudditanza alle principali
famiglie aristocratiche esaltava i grandi valori collettivi della patria, l’onore, la gloria, il sacrificio, la
fides.
Tale uniformità di atteggiamento prescindeva dalla diversità delle posizioni politiche Es Catone
Conservatore.
Preponderante era sempre la centralità di Roma, tra il III ed il II sec.A.C. quasi non si ammetteva
che la letteratura potesse trattare argomenti che esulassero dalla vita politica e sociale.
Intellettuali non organici
Ma già a cavallo tra il II ed il I secolo A.C., si assiste al declino dell’intellettuale organico,
dell’intellettuale guida: così abbiamo Catullo la cui esistenza è vissuta in una dimensione quasi
esclusivamente privata.
Abbiamo anche Lucrezio cui obbiettivo insegnamento è quello di liberare l’uomo dalle sue angosce
e dalle sue paure.
Accanto vi sono intellettuali come Cicerone, Sallustio, Varrone, i quali comunque, vedono il
disimpegno come un ripiego rispetto all’attività politica, e finalizzata ad una funzione civile.

Il rapporto tra letteratura e potere al tempo di Augusto e Cesare

E’ con essi che lo sforzo di creare un’èlite culturale organica diventa sistematico ed in qualche
modo scientifico.
Giulio Cesare promuove una centralizzazione della cultura conferendo la cittadinanza ai maestri
delle arti liberali.
Tale politica viene continuata da Ottaviano si avvale dell’intelligenza di Mecenate, si rivolge agli
intellettuali perché lo sostengano nella sua opera di moralizzazione dei costumi e di rafforzamento
della sua leader-ship.
Il consenso pieno alla politica augustea avviene, però, solo dopo che Ottaviano ha posto mano al
programma di riforme; nel periodo che precede, Virgilio nelle Bucoliche canta la sofferenza di chi
si vede espropriato delle proprie terre, e Orazio nell’ epodo XVI canta, come sola alternativa al
dramma presente, il rifugio nell’isola dei beati
Per imporre il valori morali Augusto impone diverse leggi la lex Iulia de maritandis ordinibus del 18
a.C., con la quale si punivano gli adulteri, si tassavano i celibi e le nubili, e si promuoveva lo
sviluppo demografico dando premi alle famiglie numerose.
Ad Orazio sembra essere tornata davvero l’età dell’oro mentre Virgilio la vede come evento
ancora da realizzarsi. Augusto ebbe la loro collaborazione anche nella sua riforma
agraria( Georciche-Virgilio).
Alla base di così convinta adesione da parte del mondo della cultura vi fu una motivazione
psicologica: gli intellettuali che appoggiarono quest’opera provenivano da un periodo
particolarmente travagliato, contrassegnato da ben due guerre civili nel giro di un ventennio, da
una degenerazione dei valori civili e politici oltre che morali.
l’intellettuale del disimpegno
I poeti della generazione successiva (ci riferiamo a Tibullo, Properzio e soprattutto Ovidio) avendo
vissuto meno intensamente l’esperienza dolorosa delle lotte civili aderivano con minore
convinzione al programma di Augusto.
Eppure si rimane stupiti dal fitto numero di elogi nei confronti dell’imperatore e della sua famiglia
anche se quei valori morali e civili che la propaganda augustea voleva restaurare non riescono a
catturare la loro sensibilità.
L’appartenenza della gran parte dei letterati di questo periodo ad una classe sociale fuori della
tradizionale aristocrazia nobiliare favorì certamente l’intesa con il potere.

L’intellettuale dell’opposizione
Si tratta di una cultura di matrice aristocratica che si espresse talvolta nelle forme dell’ostilità più o
meno aperta nei confronti del regime, tuttavia non ci è pervenuto quasi nulla per scarsa diffusione
o censura.
Es. censura:L’imperatore fece bruciare pubblicamente le opere di Cassio Severo e mandò in esilio
l’autore.
Dagli storici veniamo a conoscenza dell’esistenza di una vasta libellistica antimperiale, per lo più
anonima, che circolava già a partire dal regno di Augusto.
Tuttavia la maggior parte degli intellettuali di estrazione aristocratica preferirono esprimere il
proprio dissenso attraverso il disimpegno che trovò un supporto nella filosofia stoica insegnata
nella scuola dei Sesti. Sestio non era contro lo Stato ma voleva sostituire all’ideale del civis che vive
per lo Stato, quello del sapiente che vive per se stesso.
L’intellettuale nel periodo postaugusteo: varietà di posizioni
La situazione non cambiò di molto nel periodo della dinastia Giulio-Claudia.
Continuare…
Seneca sostenitore dell’opportunità che l’intellettuale sia guida e maestro degli uomini di potere
Originale appare il tentativo di Seneca di fondare su basi nuove la collaborazione tra cultura e
potere.
Per Seneca, fedele al principio stoico secondo cui compito dell’uomo è quello di giovare ai propri
simili, bisogna invece agire dall’interno del sistema, collocarsi accanto al principe, consigliarlo ed
ispirarlo.
La teorizzazione di questo rapporto la espone nel De clementia, un trattato in tre libri scritto tra il
55 ed il 56.
Seneca spiega gli effetti benefici che un tale atteggiamento arreca: i cittadini vedranno in lui il
padre premuroso e tenderanno a stimarlo più che a temerlo creando un regno più saldo.
Giacché la condotta politica di Nerone, invece che all’autocontrollo, sembra ispirarsi
all’intemperanza ed al capriccio, Seneca si avvia per la strada del disimpegno, come è testimoniato
dall’epistola 73 che è, come dire, il manifesto programmatico del nuovo atteggiamento.

Potrebbero piacerti anche