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CURIOSITÀ’ SULL’ANTICA ROMA

Come era organizzata l’educazione dei bambini nell’Antica Roma?

Nella Roma antica l'istruzione era una pratica molto importante con la quale i
bambini venivano "traghettati" verso l'età adulta. Sia i bambini che le bambine, dopo
essere stati allevati dalla nutrice, venivano affidati alle cure di un pedagogo che,
svolgendo l'attività di educatore, seguiva i piccoli fino al settimo anno di età.

Era infatti a sette anni che cominciava la scuola vera e propria, sia privatamente
che in appositi istituti. L'istruzione e la pratica scolastica divennero consuetudine
soprattutto nella Roma imperiale, quando l'intera struttura dell'educazione divenne
complessa e finemente articolata.

Inizialmente il bambino veniva iniziato al ludus letterarius, grado scolastico durante


il quale veniva insegnato a leggere, scrivere e far di conto. Per coloro che
proseguivano gli studi, dopo i tredici/quindi anni arrivava il momento di essere affidati
ad un grammaticus, la cui materia di insegnamento era la retorica, pratica tenuta in
gran conto nell'antica Roma. Essa, infatti, era fondamentale per qualsiasi tipo di
carriera importante. Contemporaneamente, allo scolaro venivano impartite lezioni di
geografia, storia e scienze naturali.
I più meritevoli, poi, passavano sotto l'ala del rethor, ultimo grado dell'istruzione
romana. Era in questa fase che all'allievo veniva insegnata la vera e propria arte
dell'eloquenza, fondamentale per l'attività politica

In che modo si svolgevano i riti funerari nell’antica Roma?

Gli antichi romani davano molta importanza al ricordo dei defunti, così come alla
cerimonia per congedarli dalla vita. I funerali erano infatti una cerimonia
imprescindibile, tanto che anche i nullatenenti ricevevano esequie pagate dallo
Stato.

In particolare, i riti funerari dell'antica Roma contavano diversi momenti, ciascuno


caratterizzato da aspetti diversi ma ugualmente importanti: l'esposizione pubblica del
defunto, il corteo funebre, l'elogio funebre ed infine il rogo del corpo; ricerche
accurate da parte degli storici, tuttavia, riportano che nell'antica Roma era in uso
anche l'inumazione, pratica che prevalse a partire dall'epoca Adriana.

Ovviamente, il tenore del rito funebre dipendeva dal prestigio del defunto: se si
trattava, infatti, di un personaggio illustre, durante il rito il feretro veniva circondato
da fasci littori listati a lutto e, durante il corteo, veniva seguito da portatori di cartelli
che recitavano le gesta del morto.
La preparazione del della salma, invece, era affidata a una vera e propria impresa di
pompe funebri che, oltre alla vestizione, si occupava di adagiare il corpo sul letto
funebre e di organizzare il corteo.

Come contavano le ore gli antichi romani?

Gli antichi romani avevano usanze decisamente diverse da quelle odierne in


termini di orari e suddivisione della giornata.

In effetti, se al giorno d'oggi suddividiamo la giornata in 24 unità di tempo uguali (le


ore), nell'antica Roma il tempo veniva calcolato dividendo in dodici intervalli il
periodo tra il sorgere e il tramontare del sole.

Il nostro mezzogiorno corrispondeva quindi all'ora sesta, mentre il tramonto del sole
alla dodicesima.

Ovviamente questa metodologia di suddivisione del tempo aveva un risvolto della


medaglia del tutto particolare: nel corso delle stagioni, infatti, la durata delle ore...
Poteva variare!

Per esempio le ore estive potevano addirittura essere il doppio di quelle invernali
poiché il sole, in tale stagione, tramonta molto più tardi rispetto all'inverno.
Chi erano i centurioni?

I centurioni erano gli ufficiali che comandavano la più piccola unità di fanteria
appartenente alla forma più antica di esercito romano.

Ogni centurione comandava quindi l’unità di base della legione, ovvero la centuria;
un gruppo di uomini che andava da 80 a 100 di numero. Le centurie, che si
associavano due a due, formavano dei manipoli nei quali si riconoscevano i due
centurioni prior e posterior. Nomi ai quali non si è certi se poter accreditare anche il
livello di comando delle rispettive figure.

Il centurione di una legione con il grado più elevato fra tutti gli altri era quello del
primo manipolo della coorte, detto Primis i manipoli: i suoi compiti erano all’incirca
come quelli detenuti dalla figura attuale del colonnello o dell’ufficiale poiché era
l’unico a poter accedere al gabinetto di guerra di una legione.

Cos'erano il cardine e il decumano?


Il cardine e il decumano erano due vie sulle quali era costruito il modello
urbanistico romano, ovvero uno schema ricorrente basato sull'incrocio di queste vie:
cardini e decumani.

I primi erano disposti da nord a sud, mentre i secondi in direzione est-ovest. E'
proprio dove s'incontravano queste due "strade" che sorgeva il Foro, ovvero la
piazza, ed intorno ad esso si snodavano gli edifici pubblici principali.

Come si spostavano gli antichi romani?


Gli antichi romani possedevano moltissimi mezzi di trasporto, ognuno con
caratteristiche utili al compito che la persona che li utilizzava doveva svolgere.

Per il trasporto di persone, infatti, esistevamo moltissimi mezzi: per esempio in


città, dove era vietato l'uso di mezzi a trazione animale, venivano utilizzate le lettighe
e le selle gladiatorie.

Le lettighe, di cui usufruivano soprattutto le persone più ricche e facoltose, erano


una sorta di letto a baldacchino chiuso tendine che, portato da sei o otto schiavi,
permetteva alla persona trasportata di viaggiare comodamente, distesa e riparata da
occhi indiscreti. Sulla sella gladiatoria, trasportata sempre da schiavi, si viaggiava
seduti.

I mezzi a trazione animale, nell'Antica Roma, erano consentiti solo fuori dall'Urbe:
contando oltre un milione di abitanti, la Roma di un tempo era decisamente caotica e
trafficata per permettere al suo interno anche la circolazione di animali!

Ecco perché era solo al di fuori delle mura cittadine che il trasporto di oggetti o
persone avveniva attraverso carri o calessi. Esistevano differenti tipi di carro, ognuno
dei quali veniva utilizzato per le esigenze più diverse.

Per esempio esisteva l'essedum, un carro a due ruote con cocchiere, utilizzato per
brevi passeggiate o veloci spostamenti. Per lo stesso scopo si utilizzavano il cisium,
il coninnus e il birotus.
Quando era necessario spostarsi con bagagli a seguito, invece, si utilzzavano veicoli
a quattro ruote trainati da cavalli o muli, ovvero la rheda e la carruca.

Per il trasporto di sole merci, come derrate agricole e materiali edilizi, si solevano
utilizzare solidi mezzo di trasporto che, con ruote piene e ferrate, venivano chiamati
plaustrum e sarracum.

Votati alle comodità, gli antichi romani avevano anche ideato il prototipo di quello che
poi sarebbe diventato il vagone letto, le carrucae dormitoriae!

Cos’era il sesterzio?

Il sesterzio era una moneta in uso nell’Antica Roma. Come il denario, fu coniato per
la prima volta nell’anno 211 a. C., ma poco utilizzato per tutto il periodo
repubblicano.

Inizialmente, si trattava di una moneta d’argento di piccole dimensioni avente valore


di due assi e mezzo. In seguito alla riforma monetaria augustea, il sesterzio divenne
di oricalco (una lega simile all’ottone) e le sue dimensioni aumentarono così come
la sua diffusione.

Nel II secolo, infatti, divenne la moneta più utilizzata che, oltre a rappresentare
meglio delle altre l’abilità degli incisori romani, fu un efficace mezzo di propaganda in
periodo imperiale. I sesterzi scomparvero dal sistema monetario a partire dal IV
secolo d. C.

Cosa significa S.P.Q.R.?

S.P.Q.R. è l’acronimo del latino Senatus Populusque Romanus che in italiano si


traduce letteralmente in “Il Senato e il popolo romano”.

Se invece si fa riferimento al senso figurato si può dire che il termine indica l’insieme
del popolo romano nei rapporti politici, militari e civili, quindi tutto ciò che
contraddistinse le attività di un cittadino dell’Antica Roma, il Quirite.

Nei secoli le interpretazioni di S.P.Q.R. sono state soggette a vari cambiamenti;


come per esempio Sapiens Populus Quaerit Romam: "Un popolo saggio ama Roma"
e Sanctus Petrus Quiescit Romae: "San Pietro riposa a Roma". In ogni caso
l’iscrizione ha la funzione di esaltare il Senato che ha il compito di scrivere le leggi.
Cos’era il denario?

Il denario era la moneta più diffusa dell’Antica Roma. Gli studiosi fanno risalire
l’introduzione di questa moneta d’argento al 211 a. C. durante la Seconda Guerra
Punica.

D’altronde, diversi scavi archeologici condotti nella città di Morgantina (Sicilia),


hanno avvalorato tale ipotesi. Il denario fu così chiamato poiché aveva valore di dieci
assi e, infatti, il nome significa “Contiene dieci”.

Le prime monete pesavano 4,55 g e raffiguravano, da un lato, la testa elmata di


Roma e dall’altro i Diòscuri. Anche in periodo imperiale, i denari continuarono a
essere le monete principali, almeno fino al III secolo d. C. quando furono sostituiti
dagli antoniniani che avevano il valore di due denari.

Cos'era la guardia pretoriana?


Nell'antica Roma la Guardia Pretoriana era un corpo di militari scelti il cui
compito era quello di difendere l'imperatore.

Composta dai migliori soldati provenienti dalle legioni, la Guarda Pretoriana venne
istituita per volere dell'Imperatore Augusto e dismessa sotto Costantino I.

I compiti dei soldati facenti parte della guardia pretoriana, tuttavia, non erano di
semplice difesa dell'imperatore. E' stato infatti appurato che spesso tali personalità
svolgevano altresì ruoli amministrativi, di polizia e di servizio segreto.

Ogni guardia pretoriana doveva rimanere in servizio per sedici anni, un periodo di
gran lunga inferiore rispetto al mandato dei semplici legionari: questo aspetto e la
paga maggiore facevano della guardia pretoriana un ruolo molto ambito tra i
legionari romani.

Cos'erano le naumachie?

Le naumachie erano spettacoli volti a riprodurre fedelmente le battaglie navali di


epoca greca e romana. Con il termine naumachia s’intendeva indicare sia lo
spettacolo in sé, sia il luogo in cui esso si teneva.

Le naumachie erano molto costose e, infatti, nell’arco di diversi secoli non ne furono
organizzate molte. Solitamente, i combattenti erano impersonati da prigionieri o
criminali condannati a morte che dovevano riprodurre fedelmente le battaglie navali
per le quali, tra l’altro, erano utilizzate imbarcazioni molto simili a quelle vere,
complete di ogni dettaglio.

La cosa più difficile, sicuramente, era allagare gli anfiteatri dove le naumachie
avevano luogo. Per questo motivo, per alcune di esse, furono scavati appositi bacini
temporanei come nel caso della naumachia del 46 a.C. finanziata da Giulio Cesare
in occasione dei suoi molteplici trionfi. L’imperatore fece scavare un ampio bacino
vicino al fiume Tevere nel Campo Marzio. In tale occasione, furono impiegati circa
6000 prigionieri.

Altra grandiosa naumachia fu quella finanziata da Augusto per celebrare la potenza


della flotta romana. Anche in quest’occasione fu scavato un apposito bacino
abbastanza grande da contenere 30 vascelli e altre imbarcazioni più piccole.

Quanti tipi di gladiatori esistevano?

Nell’Antica Roma esistevano diverse classi e tipologie di gladiatori. A seconda di


queste, i combattenti erano equipaggiati in modo differente.

Per quanto riguarda i primi gladiatori, quelli di epoca repubblicana, non si hanno
molte notizie riguardo alle armi utilizzate. Probabilmente, queste erano simili a quelle
dei popoli sconfitti da Roma. Tito Livio, per esempio, racconta che i combattenti
campani avevano le armi e l’equipaggiamento dei nemici sconfitti: i Sanniti. Il
Sannita era dunque un gladiatore provvisto di: elmo con cresta, scudo alto e uno
schiniere sulla gamba sinistra.

In epoca imperiale, Augusto riformò le classi gladiatorie e in merito a ciò ci sono


giunte diverse notizie. La riforma portò alla nascita delle seguenti tipologie di
gladiatori: eques, mirmillone, trace, secutor , reziario, scissor, provocator,
essedarius. Queste le classi principali anche se ne esistevano altre più rare e di cui
ci sono giunte poche notizie al riguardo.

Ogni gladiatore combatteva con armi e con un equipaggiamento differente: l’eques,


per esempio, era munito di elmo con tesa e visiera, uno scudo rotondo, una lancia e
una sorta di gladio avete però la lama molto più affilata.

Il trace, invece, aveva una spada a lama ricurva (la sica) e un elmo con cresta e
visiera sormontato da un grifone. Lo scudo era piccolo, rettangolare e leggero. Il
mirmillone fu una delle prime tipologie di gladiatore e, probabilmente, anche
Spartaco ne fece parte. Il mirmillone era dotato di gladio, di un grande scudo
rettangolare ricurvo, di un parabraccio detto lorica manica e di uno schiniere. Il suo
elmo era crestato con visiera e, spesso, decorato con penne colorate.

Chi dette inizio alla costruzione del Colosseo?


Il Colosseo o Anfiteatro Flavio, è uno dei monumenti più conosciuti al mondo
nonché il più famoso e grande anfiteatro romano.

A dare inizio alla sua costruzione fu Vespasiano nel 72 d. C. mentre, la sua


inaugurazione, si deve all’imperatore Tito nell’80 d. C. Altre modifiche furono
apportate durante il regno di Domiziano.

All’interno del Colosseo si svolgevano diversi spettacoli il cui scopo era quello di
intrattenere nobili e popolo; dai combattimenti tra gladiatori, alle Venationes, alle
battaglie navali (naumachie) fino alle condanne a morte o altri tipi di esecuzione, a
cui potevano assistere fino a 50.000 spettatori.

Da cosa deriva il termine gladiatore?

Il termine gladiatore deriva dalla parola gladio (in latino gladius), l’arma
comunemente usata durante i combattimenti nelle arene e in dotazione ai legionari
dell’esercito romano. Il gladio era una spada piccola e corta a lama larga e a doppio
taglio corredata di una punta affilatissima.

Di derivazione iberica e sannita, il gladius era ampiamente utilizzato dall’esercito


romano poiché molto maneggevole e quindi molto utile nei combattimenti ravvicinati
a differenza delle spade lunghe.
Il gladio subì diverse mutazioni con il passare dei secoli. Dal Gladius hispaniensis,
utilizzato agli albori dell’età imperiale, al gladio tipo “Pompei” introdotto alla fine del
I secolo. Quest’ultimo aveva la punta più corta e la lama dritta adatta a causare ferite
da taglio

Cos’erano le venationes?

Le venationes erano uno degli intrattenimenti preferiti dagli antichi romani. Si


trattava di forme di divertimento che implicavano la caccia e l’uccisione degli animali
selvatici.

Per far si che fosse possibile cacciare queste bestie, bisognava prima prenderle e
portarle a Roma, poiché si trattava di animali esotici il cui habitat naturale era molto
lontano dall’Impero romano.

Le venationes si svolgevano in mattinata prima dell’evento principale pomeridiano,


ovvero quello dei gladiatori.

I Fori Romani, i Saepta e il Circo Massimo erano i luoghi nei quali si tenevano
questi “giochi”; poiché gli animali potevano facilmente scappare da questi luoghi,
furono erette diverse precauzioni: barriere e fossati.
Durante le venationes erano pochi gli animali selvatici che riuscivano a sopravvivere,
ma c’erano anche quelle volte che era lo stesso cacciatore, oevvero il gladiatore
bestiarius, a perdere la vita.

Durante queste cacce venivano uccisi migliaia di animali in un solo giorno. Quando
Traiano fu incoronato imperatore furono uccisi più di 9.000 animali.

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