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APPENDICE TECNICA

“… perché quai colpi hanno ritrovato di novo i moderni, che non tragghino origine dal tempo
passato? Io trovo che tutte le guardie, i colpi, et ogni altra cosa che à questi tempi si usa; si usava
etiamdio al tempo de gli antichi: però io non so considerare altro, se non che vogliano dir,
c’hoggidì lo schermo sia molto ristretto, rispetto all’antico…”
Da Giovanni Dalle Agocchie “Dell’arte di scrimia libri III”

SOMMARIO

La spada
Le volte di mano
Colpi
Parate
Passeggio
Tempo, distanza, misura e azioni

LA SPADA

- “filo dritto”, “filo falso”: il filo dritto è quello che, tenendo la spada davanti a sè, guarda verso
terra, quello con cui è più naturale colpire, il filo falso è l’altro filo della spada, quello che guarda
verso l’alto, detto anche controfilo.
Vadi, al cap. V:
“La spada sia una ponta con doi taglie,
però ben nota e intende questo scripto
ché la memoria tua non s’abarbaglie:
l’uno sie el falso e l’altro sie el dirito…”
Manciolino, Libro I, 10r:
“ Et perché la spada ha duo tagli, delli quali quello che guarda il nemico è detto filo dritto, &
quello che sta verso di te si chiama Falso”.
Marozzo (Cap. 1):
“…allhora al nome de Dio e della Madre e del Cavaliere, Miser San Giorgio tu li metterai la spada
in mano, e in su la quale tu li darai ad intendere che cosa è filo dritto, e che cosa è filo falso della
ditta spada…”
LE POSIZIONI DELLA MANO

Anche se gli autori della Scuola Bolognese non definiscono le diverse posizioni che la mano può
assumere, noi abbiamo deciso di adottare per esigenze di sintesi e di rapidità il sistema inventato da
Camillo Agrippa e poi seguito da innumerevoli autori delle varie scuole italiane.

PRIMA

Estraendo la spada dal fodero ci si trova in posizione di prima.


La lama va circa perpendicolare al terreno.
Il filo dritto della lama si trova rivolto verso l’alto.

SECONDA
Dalla posizione di prima fare mezza volta di pugno (circa un angolo retto)
in senso orario.
La lama va circa parallela al terreno.
Il dorso della mano si trova verso l’alto.

TERZA
Dalla posizione di seconda fare mezza volta di pugno in senso orario.
La lama va circa perpendicolare al terreno.
Il filo dritto della lama si trova rivolto verso il basso.

QUARTA
Dalla posizione di terza fare mezza volta di pugno in senso orario.
La lama va circa parallela al terreno.
Il dorso della mano si trova verso il basso, il filo dritto è rivolto a sx.
Utilizzeremo poi le posizioni intermedie “di prima in seconda”, “di seconda in terza”, “di terza in
quarta” e, andando oltre la quarta e rivolgendo le unghie verso l’alto a destra e il filo dritto verso
l’alto a sx, “di quarta in prima”.

LE VOLTE DI MANO

- “volta di mano”, “volta di pugno”.


Manciolino, nel gioco di spada sola alla fine del Libro Quarto, 49r, da guardia di faccia con la mano
in “quarta” fa una volta di pugno per tirare una punta dritta presumibilmente in “seconda”:
“…tu qualunque di questo con il falso serai possente scansare pur che la guardia di faccia non
trascorri. Indi subito col piede innanzi valicherai, facendo una volta di pugno. Il che fatto,
spigneraigli una punta nel volto, o nel petto, che vuoi…”
Ancora nel capitolo I del libro V c’è un’azione significativa:
“…in coda lunga alta come è sopra detto con il sinistro piede innanzi di assetterai…& egli
volendoti sosspignere una punta, o mandritto, o fendente, per ciascheduno di questi colpi tu
scorrerai innanzi con il piede manco verso le sue sinistre parti cacciando la spada con la punta
verso terra & poi in guisa di rota facendola gire in su venerai a raccogliere qualunque delli detti
offensivi colpi. Indi valicando con il destro verso le sue sinistre parti, gli ferirai la testa di uno
mandritto o la gamba in modo che’l piede debole seguiti il forte, & cio fatto, ritirerai il piede
destro al indietro facendo la sopradetta volta di pugno per cui ti verrai ad agiare nella guardia
antidetta.”
Marozzo non cita mai la volta di pugno intera, ma solo la mezza (vedi).
Collegata alla volta di pugno è però la cavazione, che si trova per es. in Marozzo, cap. 14, seconda
parte:
“…tu li spingerai una ponta per la faccia, coperta con el tuo brochiero, e come lui uscirà fuora
dela spada sua per parare la ditta ponta, e tu la camuffarai alhora per disotto alla ditta sua, & sì li
spingerai un'altra ponta tra la spada e 'l suo brochiero, la quale nascerà da sotto in su per la facia
sua…”

- “mezza volta di mano”, “mezza volta di pugno”.


Manciolino, per es. nel Primo assalto del Libro II:
“…tirerai di uno mandritto per fino in guardia di faccia. Indi farai una mezza volta di mano sì, che
la spada si trovi in coda lunga alta…”
E ancora un po’ più avanti:
“riducendo la spada in porta di ferro stretta ove schiferai bene la testa con il brocchero. Dapoi
ritirando indietro il piede destro farai una mezza volta di pugno ricovrardo la spada in coda lunga
stretta…”
Marozzo, cap. 22:
“Sappi quando tu serai a porta di ferro alta, & el tuo nimico fusse in questo medesimo, & che tu
volesse essere paciente cioè vedere quello che volesse fare el ditto inimico, io voglio che tu staghi
atento che quando tu toccassi falso con falso tu li guardarai bene alla mano della spada sua per
amore della ditta presa o altra botta che lui volesse fare… sì che vedendo tu tale passare, tu
butterai il pie’ dritto uno gran passo de drieto dil manco & se farà una meza volta de pugno in
modo che tu serai a filo dritto con filo dritto, e serai in coda longa, e alta…”
Ancora, al cap. 45:
“…per modo che la tua spada acalarà in cinghiarà porta di ferro stretta e 'l pugnale tuo serà in
guardia di testa; et sappi che a tutti questi parati e feriri per tuo reparo bisogna che tu tiri dui o tri
passi indrieto e farai una megia volta de pugno: e sì te assettera’ con la spada in coda longa et
alta…”
- “fallacciare”: equivalente del moderno termine “cavazione”. Azione strettamente correlata alla
volta di pugno, trattandosi spesso di un peculiare uso di quest’ultima, è la cavazione, della quale
tanto uso fa la scherma dei periodi più recenti (ma che come si vede non era affatto ignota ai
maestri del passato più remoto).
Manciolino, libro I, Cap. ottavo, degli contrari in risposta alle predette offese in guardia di faccia:
“Serai aveduto, che mentre il nemico spignerà alcuna punta, tu passarai con il piede manco verso
le sue parti destre, & in questo passare farai mezza volta con il pugno della spada, in tal guisa che
‘l nemico restera di fuori, & allhora successivamente gli ferirai la faccia.”
Marozzo ci dà un bell’esempio di cavazione, molto chiaro, al Cap. 22:
“Sappi quando tu serai a porta di ferro alta, & el tuo nimico fusse in questo medesimo, & che tu
volesse essere paciente cioè vedere quello che volesse fare el ditto inimico, io voglio che tu staghi
atento che quando tu toccassi falso con falso tu gli guardarai bene alla mano della spada sua per
amore della ditta presa o altra botta che lui volesse fare, e tu alhora vedendolo passare del ditto
pie’ mancho per de fora con la sua ponta spingiendo per desconciarti a bella man perché tu sollievi
in fora il ditto tuo bracio dritto:et qui l’ è da considerare che lui te vole fare la ditta presa, o altra
botta, sì che vedendo tu tale passare, tu butterai il pie’ dritto uno gran passo de drieto dil mancho
& se farà una meza volta de pugno in modo che tu serai a filo dritto con filo dritto, e serai in coda
longa, e alta: a questo modo el non te farà dispiacere alcuno, e serai bono come lui.”

COLPI

- “colpi”: sono i modi di offendere con un'arma bianca, si dividono in “tagli” e “punte”.

Marozzo ci fornisce un’utilissima immagine che raffigura gli angoli di tutti i colpi di taglio:
nell’edizione più antica, correttamente l’uomo raffigurato è il bersaglio, il nostro avversario, e su di
lui sono raffigurate la traiettorie di tuti i principali colpi di taglio, mentre su quella del 1569 l’uomo
raffigurato parrebbe essere colui che tira il colpo, e infatti i mandritti e i roversi sono invertiti
rispetto all’altra figura.
(Di seguito sia l’immagine dall’edizione del 1536 sia quella dall’edizione del 1569)
“Cap. 1. …e fatto questo tale amaestramento, tu lo metterai all'incontro del ditto segno, il
quale serà segnato, al qual segno li sarà in li suoi luochi le littere che demostrano tutte
botte principale che se fanno con la spada, così da due mane come da una, cioè mandritto
tondo, mandritto fendente, mandritto sgualembrato, mandritto reddoppio e falso dritto &
ancho montante, e sappi che da la parte dritta comencian tutte queste botte e da la mancha
saran le littere che demostrano roverso tondo, roverso sgualembrato, roverso fendente,
roverso reddoppio e falso mancho, e falso dritto e falso roverso; sicchè in tal principio tu li
darai ad intendere che cosa è dritto e roverso, faciandolo ogni giorno trare contra del ditto
segno, il quale segno io t'el disegnarò in questo libro, acciocchè tu non t'el dismenteghi, ma
guarda ben che tal segno sia proprio come l'alfabetho: tu sai ben che quando uno va alla
schola de leggere, l'è di bisogno che lui impari prima el ditto alfabetho, perché di quello ne
esce di tutte le littere, e cusì fa del ditto segno, di quello ne esce tutte le botte. Imperò tu li
farai prima fare tutti quelli feriri inanzi e indietro, acciocchè lui possa fare pratica int'el
trarre delle botte, e farali tirare longhe e distese con le sue bracie, per infino a tanto che
loro ti sapranno dire tutti li nomi di queste botte, e quando a te parerà che loro sapranno
fare le ditte botte, e li loro nomi…”

“Cap. 145. Della memoria Iochale, cioè delli feriri & parati. Hora nota per aricordarte che
innelli primi amaestramenti io te dissi che in questo libro te desegnaria el segno quale
andava disegnato in el muro, per metterli al'incontro in el principio li scholari, e questo è
desso, con le sue littere, che te demostra, dal lato dritto stando al'incontro, dritto fendente,
dritto sgualembrato, dritto tondo, dritto redoppio e falso dritto; e sappi ch'el ditto segno
significa uno corpo humano e perché questi primi feriri comenciano dalla parte dritta e però
si chiamano tutti dritti; e dalla parte manca se tira roverso fendente, roverso sgualembrato,
roverso tondo, roverso redoppio e falso manco e quel filo dove se tira el fendente a montare
el si domanda montante; & tutti questi feriri si domandano, excetto ch'el montante, roversi,
perché loro commentiano tutti dal lato manco, cioè dal lato sinistro.”

- “colpi” di taglio: colpi portati con il filo della spada. Si dividono in colpi di filo dritto e di filo
falso, e in dritti (o mandritti) che vanno da dx a sx, e rovesci (o manchi o riversi, o roversi), che
vanno da sx a dx. Si dividono inoltre a seconda dell’angolazione del taglio in fendenti, sgualembri (
o sgualembrati), tondi, ridoppi (o sgualembrati ascendenti), falsi e montanti.

- “mezzi colpi” di taglio: sono colpi che fanno solo la metà del percorso dei colpi normali, e
vengono utilizzati soprattutto per le tecniche in mezzo tempo, o per parare con un controtaglio
controllato, o ancora per effettuare una finta.
Marozzo non definisce i mezzi colpi ma ne fa ampio uso, per es. al cap. 11:
“…& sì li darai de uno mezo roverso spinto nella sua tempia dritta…”
Ancora, al cap. 42:
“…de qui voglio che tu li tiri de uno mezo mandritto per la man del suo pugnale…”

- “mandritti”: colpi che vanno dal lato dx verso il lato sx di chi li tira.
Se il termine viene impiegato senza specificare di che tipo di dritto si tratta, si suppone che sia uno
sgualembro o un tondo (vedi sgualembro).
Manciolino, 10r:
“ Se adunque tirerai naturalmente verso il nemico un colpo...in che parte vuoi, pur che il colpo sia
tirato nelle parti sinistre del nemico è chiamato Mandritto.”
Vedasi anche quanto dice al libro I, nelle Regole principali:
“Il più gentile delli colpi è il Mandritto, perche quello è il più gentile & nobile: che con piu
malagevolezza & pericolo si fa: ma a batter di mandritto è con piu pericolo che di roverso:
conciosiacosa: che fa andar l’huomo tutto scoperto in quel tempo: adunque il mandritto è piu
gentile.”
Questo spiega anche, fra l’altro, perché di solito quando si tira un colpo di copertura nell’uscire
sia in genere un roverso e non un mandritto (a meno che la spada non si trovi molto bassa, nel qual
caso è il falso il colpo prescelto).
Marozzo ne parla per due volte:
Cap. 1:
“…mandritto tondo, mandritto fendente, mandritto sgualembrato, mandritto reddopio e falso dritto
& ancho montante, e sappi che da la parte dritta comencia tutte queste botte…”
Cap. 145 (edizione 1569):
“…ti dimostra dal lato dritto stando allo incontro, dritto fendente, dritto sgualembrato, dritto
tondo, dritto ridoppio e falso dritto; et sappi ch'el ditto segno significa un corpo humano, et perché
questi primi feriri cominciano dalla parte dritta, et però si chiamano tutti questi dritti…”

- “roversi”, o “riversi”: colpi che vanno dal lato sx verso il lato dx di chi li tira.
Se il termine viene impiegato senza specificare di che tipo di rovescio si tratta, si suppone che sia
uno sgualembro o in alternativa un tondo (vedi).
Manciolino, Libro I, 10r:
“...se tirerai quello (un colpo)...nelle sue parti destre o basso o alto che vuoi, si dirà Riverso.”
Anche dei roversi Marozzo parla sia nel cap. 1 che nel 145:
Cap. 1:
“…sappi che da la parte dritta comencia tutte queste botte (i mandritti, vedasi) e da la mancha li
serà le littere che dimosteranno roverso tondo, e roverso sgualembrato, roverso fendente, e roverso
reddopio, e falso mancho, e falso dritto e falso roverso…”
Cap. 145, ed. 1569:
“…et dalla parte manca si tira roversi fendenti, roverso sgualembrato, roverso tondo, roverso
ridoppio, et falso manco… & tutti questi feriri si addimandano roversi, perché loro cominciano
tutti dal lato manco, cioè dal lato sinistro.”

- “fendente”: colpo di taglio portato verticalmente dall’alto al basso, con la mano in “terza”.
Si divide in fendente dritto (caricato sulla spalla dx, che cala sulla testa o sulla spalla sx del
nemico), e fendente rovescio (caricato sulla spalla sx, che cala sulla testa o sulla spalla dx del
nemico).
Manciolino, Libro I, 10r:
“ Et se levando la spada tra il mezzo del divisamento degli duo predetti colpi (il dritto e il rovescio)
cioé dritto per la testa in giù se dirà Fendente.”
Per Marozzo si veda la voce “colpi”.
E’ interessante notare però che per Marozzo, solo nella spada a due mani, il fendente rovescio
sembra essere non esattamente verticale ma un poco obliquo, come se il maestro bolognese tendesse
ad adottare a volte una diversa e più antica terminologia trattando dell’arma prediletta dagli autori
precedenti (si vedano in proposito gran parte delle azioni conclusive del primo assalto nel libro III).

- “sgualembro” (Dalle Agocchie), sgualembrato (Marozzo, Manciolino): colpo di taglio portato


diagonalmente da in alto a dx a in basso a sx (sgualembro, dritto con la mano “di terza in quarta”),
oppure da in alto a sx a in basso a dx (sgualembro rovescio, con la mano “di seconda in terza”).
In Manciolino non c’è differenza tra sgualembro e tondo (vedi), ma tali colpi vengono chiamati
semplicemente “mandritti” o “riversi”, anche se il colpo descritto in dettaglio è uno sgualembro
(10r):
“Se adunque tirerai naturalmente verso il nemico un colpo principio pigliando dall'orecchia
sinistra & continovando verso il ginocchio destro, over in che parte vuoi, pur che il colpo sia tirato
nelle parti sinistre del nemico è chiamato Mandritto.”
Analogamente si suppone che facciano gli altri autori, e in particolare Marozzo, quando parlano
solamente di un colpo dritto o rovescio, senza specificare altro.
Per Marozzo si veda la voce “colpi”.

- “tondo”: colpo di taglio orizzontale, dritto (con la mano in “quarta”) o rovescio (con la mano in
“seconda”).
Può essere tirato a diverse altezze, dalla testa alla gamba, purché abbia sempre una traiettoria
orizzontale.
Per Manciolino si veda “mandritto”.
Per Marozzo si veda la voce “colpi”.

- “ridoppio”, “ridoppiato”, “mandritto/roverso di sotto in su”: colpo portato dal basso verso l'alto
diagonalmente, con il filo dritto: il dritto ridoppio va da in basso a dx verso l'alto a sx (con la mano
“di quarta in prima”), il rovescio ridoppio va da in basso a sx verso l'alto a dx (con la mano “di
prima in seconda”).
Manciolino non nomina il ridoppio fra i colpi, e anzi lascia a prima vista intendere che ogni colpo
diagonale di sotto in su sia detto “falso” (vedi).
Invece, nelle tecniche, non solo usa questo termine, ma limita la definizione di falso ai colpi tirati,
appunto, di filo falso.
Si veda per es. il terzo assalto del libro I:
“…& tosto un'altra fiata antiponendo il destro piede al manco di uno ridoppio riverso di sotto in su
lo ferirai per le braccia.”
Per Marozzo vedi la voce “colpi”.

- “tramazzone”, o “tramazzono”, “molinetto”: colpo portato con un roteo o mulinello del polso
(nodo della mano), che può andare da fendente a tondo, come inclinazione.
Manciolino:
"tramazzone, il quale si fa con il nodo della mano che ha la spada, quella di sotto in su snodando
verso le parti sinistre tue a guisa di fendente”
Ancora Manciolino nel terzo assalto del Libro II:
“…facendo uno molinetto, cioè una girante volta per di fuori del braccio con la spada…”
Marozzo, cap. 93:
“...tu voltarai un roverso in atto di molinello: cioè un roverso tramazon...”

- “falso”: colpo di taglio portato dal basso in alto in diagonale, con il filo falso: il falso dritto va da
in basso a dx verso l'alto a sx (con la mano “di seconda in terza”), il falso rovescio, o manco, va da
in basso a sx verso l'alto a dx (con la mano “di terza in quarta”).
Manciolino non distingue apparentemente il falso dal ridoppio di filo dritto, ma supponiamo che
questo avvenga in quanto egli colpisce quasi sempre di filo falso quando colpisce dal basso in alto,
infatti anch’egli divide tra filo dritto e filo falso (vedi), e parla di parate di filo falso, o di “parare
con un falso”.
Infatti in realtà quando colpisce di filo dritto ascendendo di sotto in su con il filo dritto usa il
termine “ridoppio” (vedi), esattamente come Marozzo.
Manciolino, Libro I, 10r:
“Ma prima che ti insegniamo ferire, è necessario che gli nomi delli colpi non ti siano nascosti. Li
quali cinque principali sono, & duo non. Il primo è Mandritto. Il secondo Riverso. Il terzo
Fendente. Il quarto Stoccata, overo Punta. Il quinto Falso.. Et perche della spada ha duo tagli,
delli quali, quello che guarda il nemico è detto filo dritto, & a quello che sta verso te chiama
Falso… Ma ogni colpo che tu menasti da terra in su verso il volto del nemico, o vuoi dal destro, o
dal sinistro lato, serà detto Falso.”
Marozzo: vedi sopra “colpi”.

- “montante”: colpo portato dal basso verso l’alto verticalmente, di filo falso (con la mano in
“terza”).
Marozzo (cap. 145, ed. 1569):
“…et quel filo dove si tira el fendente (vedasi) a montare allo insuso, si addimanda montante…”
Manciolino, Libro I, 10r:
“...è detto Montante, perché si tira di sotto in su in modo d’uno falso che monta per fino in Guardia
Alta”.

- “punte”: colpi portati con la punta della spada si dividono principalmente in punte dritte e roverse,
discendenti (anche dette sopramano), ferme o ascendenti (dette anche sottomano).
Marozzo non definisce la punta, né le sue diverse varianti, ma, come vedremo, le usa tutte.

- “punta (dritta) ferma”: è una punta dritta, che parte quindi dal lato dx, non ascendente né
discendente, ma con traiettoria orizzontale in direzione del nemico, solitamente con la mano in
“seconda”.
Marozzo, pur non definendola, la nomina e la usa, solo per fare un esempio fra tanti al cap. 10:
“…e s'el tuo nemico te tirasse per testa, voglio che tu cacci una ponta sotto el tuo brochiere che
vada in la faccia del tuo nemico, con due tramazoni accompagnati con la ditta ponta ferma, e la tua
spada accalarà a porta di ferro stretta…”

- “stoccata trivillata”, punta dritta ascendente, viene tirata solitamente con la mano in “seconda” o
in “terza”.
In Manciolino “stoccata” vale semplicemente come sinonimo di punta.
Manciolino, Libro I, 10r: “Stoccata, overo Punta.”, e ancora, ibidem: “Et se spignerai di punta nel
nemico è noto da tutti chiamarsi Stoccata, o con il piede destro, o col sinistro, o sopra, o sotto
mano.”
Nel Libro II, primo assalto:
“Indi a grande passo gitterai il piede sinistro in dietro spignendo una punta di sotto in su saliente
in guardia alta…”
Anche Marozzo usa il termine stoccata in senso generico per “punta”, vedasi il cap. 85:
“…quando uno homo fa a cortellate naturalmente lui non può fare più che tri feriri, cioè mandritto,
roverso e stocata…”
Per indicare una stoccata sottomano Marozzo usa termini come nel cap. 113:
“… cacerai una ponta di sotto in suso in el petto del ditto tuo nimico…”
Cap 132:
“…et de lì tu infingierai de tirarli uno mandritto, & sì li cacierai una ponta de furia presto sotto
mano per lo petto…”.
Si veda anche la punta roversa.

- “imbroccata”, punta dritta sopramano, ovvero discendente, viene tirata con la mano in “prima” o
in “seconda”.
Manciolino non usa il termine imbroccata, ma usa questo colpo chiamandolo “stoccata sopra mano”
per es. nel primo assalto del Libro II:
“Dopoi ritornerai con il medesimo destro innanzi facendo duo riversi, uno per faccia, et con l'altro
per coscia, & lasciando andare una stoccata sopra mano, che vadi sopra braccio, tu ritirerai il
destro piede appo il sinistro. Quindi tu scorrerai con il sinistro spignendo una punta riversa nella
nemica faccia.”
In Marozzo, cap. 143, guardia di testa:
“…& di poi, volendo de ditta guardia di testa essere agente, tu li dirai ch'egli può essere agente
con una imbrocata dritta sopra mano…”

- “punta roversa”: punta che nasce dalle parti sx di chi la tira, con la mano in “quarta” se nella
variante “ferma” con traiettoria orizzontale, “di quarta in prima” se discendente, “di terza in quarta”
se ascendente.
Manciolino (cap. IX del Libro I):
“Tu puoi anchora far sembiante di spignere sopra braccio una punta riversa…”
Ancora, nel primo assalto del Libro II:
“Dopoi ritornerai con il medesimo destro innanzi facendo duo riversi, uno per faccia, et con l'altro
per coscia, & lasciando andare una stoccata sopra mano, che vadi sopra braccio, tu ritirerai il
destro piede appo il sinistro. Quindi tu scorrerai con il sinistro spignendo una punta riversa nella
nemica faccia.”
Marozzo, cap. 121:
“…io voglio che tu spingi una ponta roversa con il pie’ dritto inanci: cioè volta con li nodi delle tue
dite della mano della spada a l'insuso e la ponta dela spada anderà per la facia del nimico, cioè per
di fora da la tua (errore per “sua”) spada…”
Troviamo anche in Marozzo la punta roversa ascendente (cap. 163, ottava parte):
“…& presto cresci della ditta gamba dritta, et trova il nimico con uno roverso trivellato, che tiri, et
intri con la ponta impontata…”
Ibidem, decima parte:
“… e subito tira uno roverso trivillato che tiri e intri in la ditta guardia, de intrare.”

- “falso impuntato”: falso, cioé colpo di filo falso ascendente diagonale, che tende però a diventare
una punta orizzontale.
Marozzo cap 93:
“Essendo tu rimaso in coda longa e stretta, de lì voglio che tu passi con il pie’ mancho inverso le
parte manche del nimico: e in questo passare, tu spingerai de uno falso impuntato per la tempia
mancha del sopraditto…”
Ibidem:
“… tu li spingierai de una ponta infalsatta: cioè voltando el polso della mano tua dritta al insuso
segando de uno roverso per gamba al sopraditto, e quando tu segarai tale roverso voglio che per
tuo riparo tu caci el pugno della spada, cioè la ponta forte inanci per la facia al ditto tuo
nimico...”,
sempre Marozzo nel cap 95 ed. 1569:
“...tu gli darai d’un falso impuntato: cioé tondo...”
Invece nella versione del 1536 appare:
“… tu urtarai de uno falso filo tondo…”
Nella seconda parte del primo assalto di spada a due mani (Libro III):
“Ma preponiamo che di gioco largo lui ti caciasse una ponta in falso…”

- “finta”, “vista”, “sembiante”, “veduta”


Manciolino per es., nel Libro IV, cap xii:
“Ma s’egli cacciasse una punta per faccia per cagione di guastarti di uno mandritto, o riverso…”
Ancor più chiaramente nel Libro V, gioco di spada e rotella:
“…& uarcherai con il piede destro innanzi facendo sembiante di dargli uno mandritto per testa, ma
com’egli leuerà la rotella per timore del detto colpo, tu sceglierai di fare una di queste due cose,
cioè, ouero gli giugnerai la gamba; con uno riuerso, ouer passando con il piede manco innanzi gli
caccierai una stoccata per fianco…”
Marozzo, cap 14, seconda parte:
“…e in tal passare tu farai vista de trarli d'uno tramazon & in tal vista tu li spingerai una ponta
per la facia…”

Altre azioni: punta in atto di montante (Marozzo, Manciolino) montante in atto di punta
(Manciolino): simile al falso impuntato, ma qui il colpo di taglio dal quale la punta prende le mosse
non è un falso ma un montante : non diagonale ascendente bensì verticale ascendente.
Manciolino, Libro I, cap quarto:
“Tu puoi anchora contra ciascuno ferire, trahendo il piede destro a grande passo dietro al sinistro
cacciar una punta in atto di montante, che vada in guardia di faccia.”
Nel terzo assalto del Libro II troviamo un diverso termine:
“Quindi medesimamente con il destro innanzi valicando farai uno montante in atto di punta, che in
guardia alta si riduchi…”
Marozzo, cap. 11 quinta parte:
“Hora essendo tu romaso in guardia alta l'è di bisogno che tu fallazi una ponta in atto di
montanto…”

LE PARATE

- “parare”, “schifare”. La parata è un’azione difensiva eseguita con arma difensiva o offensiva, che
impedisce all’attacco di andare a segno.
Manciolino sull’utilità e l’importanza del parare è molto chiaro:
“Non è di piccol profitto né di poca bellezza il gentile schifamento di uno colpo, anzi è di equale o
forse di maggiore leggiadria: che a fare il bel colpo: conciosiacos che molti saperanno tirar li belli
colpi: ma pochi haveranno scienza di schifarli: sì che offesi non siano. Et che gli guardatori restino
soddisfatti.”
Anche Marozzo ci dice al cap. 143, de guardia di coda longa e distesa, che:
“…poca cosa è a ferire, ma a sapere parare l'è più bella e più utile cosa.”

- “parata di filo dritto”: parata a bloccare il colpo dell’avversario, effettuata col filo dritto del forte
della spada, se possibile contro il forte dell’avversario. Le due spade devono formare una croce (a
colpo verticale parata orizzontale e viceversa). Guardie come la guardia di testa o di faccia vengono
utilizzate anche come posizioni di parata per la parata stabile di filo dritto. A volte tale parata
prende invece la forma del controtaglio: al taglio dell’avversario corrisponde un mezzo colpo di
taglio (vedi) di chi difende portato alla lama dell’avversario. Si tratta di un “colpo” tirando il quale
ovviamente la lama non si deve allontanare troppo dal corpo.
In Manciolino Libro I cap. X troviamo per es. una parata stabile:
“…& egli tirando gli duo tramazzoni, tu subito anderai con la spada in guardia di testa, & ivi
quelli schiferai, ferendolo d’uno mandritto per faccia…”
Al cap.XII troviamo un controtaglio:
“…& nel tirare del mandritto, tu gittando il piede destro a grande passo dietro il manco darai
d’uno mezzo mandritto nella sua spada riponendola in cingiara porta di ferro…”
In Marozzo, al cap. 43 troviamo una parata stabile di filo dritto con il pugnale:
“…tragandote lui tal mandritto tu el parerai in su el dritto fillo del pugnale tuo…”
Ancora al cap. 95:
“…alhora non moverai la spada tua de guardia de facia, perché tragando lui mandritto tondo, o
fendente, o stocata, o ponta, voglio che tu pari queste botte in fil de spada in atto de guardia de
intrare, in tempo de tal parare tu passerai del pie’ mancho inverso a le parte dritte del nimico…”

- “parata di filo falso”: parata effettuata urtando in fuori il colpo dell’avversario con il filo falso
della propria spada. Si tratta della parata preferita nella Scuola Bolognese tradizionale.
Manciolino nel Libro I ne tesse le lodi:
“Quelli che havranno diletto di schermir li dati colpi con il falso della spada, riusciranno valorosi
giocatori, perché gli migliori & piu forti schermi non possono esser di questi conciosiacosache
schermir & ferir quasi in un tempo così far si possi.”
La troviamo per es. al cap. nono del Libro IV:
”Et s'egli cacciasse cotal punta con il piede destro innanzi per offenderti d'uno mandritto per
gamba, tu cotal punta medesimamente con il falso annullerai.”
Sempre nel libro IV, al cap. XII che tratta della spada sola troviamol’indicazione della corretta
posizione finale per una parata di falso che va da sx verso dx:
“Ma se dalle soprane parti tue venir vedessi uno mandritto, o riverso, o fendente, o punta tirata, tu
qualunque di questo con il falso serai possente scansare pur che la guardia di faccia non trascorri.
Il che fatto, spigneraigli una punta nel volto, o nel petto, che vuoi, tu puoi anchora dopoi che con il
predetto falso ti havrai schermito, tirargli di uno mandritto per faccia…”
Nel Libro V nel gioco di spada e cappa troviamo una parata di filo falso contro i mandritti alle
gambe:
“Ma s'egli tirasse di mandritto, o di fendente per testa… Et se cotali colpi tirar volesse per gamba,
tu passando con il piede manco innanzi caccierai il falso sotto la nemica spada dandogli di uno
riverso per gamba…”
La stessa azione è possibile anche con le armi d’asta, per es. nel gioco di ronca:
“Ma se egli tirasse anchora per ferirti la gamba di man dritto, o di punta, tu subito varcherai con il
piede destro innanzi dannando li predetti colpi con uno falso di sotto in su della tua ronca…”
Marozzo, al cap. 85:
“…io voglio che facendo lui la ditta stocata tu passerai el tuo pie’ dritto inverso alle sue parte
stanche, e in questo passare tu urterai del falso de la spada tua de sotto in suso in la stocata
sua…”
Ancora, al cap. 86:
“…ma preponiamo che lui te tire dove el si voglia, o mandritto, o roverso, o stocata io voglio che a
cadauna di queste botte che lui tirerà tu urterai de uno falso de sotto in suso in la spada, cioè in la
botta che lui tirerà…”
Ma soprattutto si veda ancora questa dichiarazione di Marozzo in favore della parata di filo falso
(Cap. 139):
“…confortandolo che lui debba parare più de falso che d'altro filo, perché l'è più utile parato, che
non el dritto filo, sapendo tu che el falso ferisse e para in uno tempo medesimo…”

Altre azioni:
- “schivata” (azione difensiva eseguita senza aumentare la distanza, sottraendo la parte del bersaglio
valido che si trova sotto attacco all’azione offensiva dell’avversario) e “difesa di misura” (azione
difensiva eseguita con uno spostamento del corpo, con o senza movimento sui piedi, portando la
parte del bersaglio attaccata fuori misura).
Manciolino sottrae invece la gamba in spada sola, libro IV:
“Se per caso perciò vorrà di riverso, o di mandritto giungerti per gamba. In opposto al mandritto,
tu raccoglierai il piede destro a rietro dandogli di uno mezzo mandritto per la mano della spada.
Ma volendo render vano il riverso, tu fuggirai indietro pur con il predetto piede ferendogli il
braccio della spada di uno mezzo riverso, & finalmente nella detta guardia porta di ferro ti
agierai.”
Marozzo, nel cap. 99, schiva una punta con un passo obliquo:
“Hora nota che essendo tu anchora in coda longa & alta e che uno te tirasse de stocata, io voglio
che in tale tempo che lui tirarà la ditta stocata passarai del tuo pie’ dritto forte inverso alle parte
manche del tuo nimico, e in questo passare tu li caciarai una ponta per li fianchi…”
- “parata in piovere”: parata effettuata con il filo dritto, portando la punta della spada in basso e
sollevando la mano.
Manciolino, nell’undicesima stretta di filo falso con filo falso (Libro III):
“Il contrario di questa serà, che subito ch'egli serà scorso per far la vista del mandritto, tu per
quella non farai alcuna mossa, ma come vorrà ferirti del riverso per coscia, tu volgerai la spada
con la punta verso terra così riparandoti da quello, et tirandogli in risposta di uno fendente per
testa.”
Ancora nel Cap. terzo del Libro III:
“Et quando egli tirasse il detto riverso per gamba, Tu scorgerai innanzi il manco piede volgendo il
dritto filo della spada dirimpetto al riverso, in guisa, che la punta della tua spada guardi verso
terra, & poi gli spignerai una stoccata per faccia balzandoti al indietro…”
Marozzo effettua questa parata per es. con il pugnale nell’arte della spada e pugnale, al cap. 45:
“…ma s'el tuo nimico te tirasse el mandritto per la tua gamba manca, questo mandritto voglio che
tu sappi ch'el se può parare in pur assai modi, li quali modi tu lo vederai in prima tu lo puoi parare
con el dritto filo del pugnale, voltandolo in fora dalla gamba mancha con una megia volta de
pugno…”
Ugualmente, sempre con il pugnale, ma contro il roverso, al cap. 49:
“…per modo che per forza lui tirarà de roverso per testa o per gamba, sappi che a questi tali
roversi tu li parerai con el dritto filo del pugnale tuo maxime voltando la ponta del ditto inverso
terra, cioè da lato dentro della persona tua,…”

IL PASSEGGIO

Informazioni generali sul passeggio vengono date da diversi autori.


Fondamentale per tutti gli autori, come viene mostrato da Marozzo, è il passeggiare sul cerchio
piuttosto che in linea, utilizzando passi, affondi e mezzi passi obliqui e incrociati, con seguiti per
rimettersi in linea.
Riportiamo il testo che vi fa riferimento, con le illustrazioni relative:
“Cap. 5. Del l’amunitione del passegiare. Anchora te dico che insegnando alli tuoi scholari,
maxime de Armi da fillo… E de pue assai altre sorte de armi che tu sai, fa' che te sempre li insegni
il passegiare de guardia in guardia, così inanze come indietro e de lado, e per traverso e in ogni
maniera che sia possibile, et insignargli de acompagnare la man con il piede,e ‘l piede con la
mano, altramente tu non farissi cosa bona, sì che pertanto se tu te adesmenticasse l'ordine del detto
passeggiare io te ‘l dissegnarò in questo, come tu potrai vedere chiaramente, ma t'aricordo bene
che insegnando il passegiare sopra di tal segno, tu l'insegnerai in loco dove non sia gente che a te
non piacesse…” “Cap.
144. Del passegiare. Questo si è el segno dove tu farai sopra passegiare li detti tuoi scolari de
passo in passo, così inanci come indrieto con le armi in mano, atorno atorno, mettando li piedi in
su questi fili, che traversano li segni tondi. ”
- “stare a piedi pari”, si tratta della posizione di base dei piedi, da adottarsi quando si sta in guardia
e da mantenersi il più possibile durante gli spostamenti in combattimento.
Manciolino, nel libro I, chiarisce finalmente che cosa si intendeva con questo “stare a piedi pari”,
ovvero una cosa ben diversa da quel che si intende oggi con tale espressione:
“Tutto che gentile & profittevole sia nel giocare parimente passeggiar quando con l’uno & quando
con l’altro piede secondo il tempo & bisogno non di meno per quanto a me ne paia il passeggiar
sempre a pie’ pari è di maggior utile, perché cosi si puote & crescer innanzi & ritornar indietro
sanza disagiamento della persona. aggiunge ancho questa: che l’huomo così giuoca più forte: che
in altra guisa. & quando dico a pie’ pari: io intendo che gli piedi non siano lontani più di qualche
cosa oltre a mezzo braccio accompagnando sempre la mano con il piede & il piede con la mano.”

- “passo intero avanti”, o “passare”: si tratta del passo più elementare, quasi simile al camminare
naturale, in cui si porta avanti il piede che era prima indietro, girando sopra quello che "rimane
fermo" (ma ruotando viene a trovarsi non più direzionato sulla linea d’attacco). Nella versione
semplice, "in avanti" si procede direttamente verso l'avversario, seguendo la linea d'attacco.
Manciolino (Libro I cap. 13) ci presenta due passi avanti uno dopo l’altro:
“Tu puoi volgere uno tramazzone, overo scorrere con il piede sinistro innanzi spignendo una punta
per faccia, & poscia passare con il piede destro innanzi volgendo duo tramazzoni.”
Sempre Manciolino, Libro I cap. decimo, ci mostra un passo indietro seguito da un passo avanti:
“…tu gittarai il piede destro dietro il sinistro andando con la spada in cingiara porta di ferro, &
come vorrà ferir del mandritto, tu subito ritornando con il piede dritto innanzi urtando insieme
quello con il falso della tua spada…”
Marozzo al cap. 126:
“…tu te assetterai in coda longa e stretta; e de qui voglio che tu sia agente: cioè voglio che tu sia il
primo che vada a trovare el ditto tuo nimico con una ponta roversa per de fuora dal suo lato dritto
passando in tale tempo con la tua gamba manca inanci per modo che la ditta ponta andarà a
trovare forte la facia del sopraditto…”

- “passo (intero) indietro”, o “tornare”: simile al precedente, ma retrocedendo invece che


avanzando. Si gira sul piede dietro portando indietro il piede avanzato. Il piede che prima era dietro
quindi rimane avanzato.
In Manciolino, per es. al libro I cap. ottavo (partendo da guardia di faccia con il piede dx avanti):
“…& come egli farà il mandritto, tu trahendo il piede destro a grande passo dietro al manco,
spignerai il dritto filo ne la sua mano de la spada.”
In Marozzo vediamo per es. al cap. 86 un passo obliquo con seguito, e poi un passo indietro:
“e in questo urtare tu butterai el pie’ manco inanci, inverso alle sue parte dritte, & sì li darai d'uno
mandritto per le gambe… seguendo in questo tempo la gamba tua dritta alla manca per de dietro, e
fatto questo tu li tirerai d'uno roverso, fuggendo con la gamba (manca) de drieto alla dritta…”

- “passare di traverso”: un passo intero obliquo, simile a quello avanti, ma in cui invece che
avanzare sulla linea d'attacco direttamente verso il nemico ci si sposta anche nella direzione del
piede che si sposta: se prima si era in guardia sx, ovvero con il piede sx avanzato, si girerà sopra il
piede sx e si porterà avanti il piede dx verso dx, normalmente a 45° (ma anche con qualunque altra
inclinazione intermedia fra la linea di attacco e il semplice spostamento verso dx, a seconda della
situazione).
Innumerevoli esempi, se non una definizione, si trovano in Manciolino, per es. al libro I cap. ottavo
(partendo da guardia di faccia con il piede dx avanti):
“Serai aveduto, che mentre il nemico spignerà alcuna punta, tu passarai con il piede manco verso
le sue parti destre…”
Marozzo al cap. 86:
“…& la tua spada acalarà a porta di ferro larga & lì aspetterai el ditto nimico che ti tire per testa,
o per gamba… io voglio che a cadauna di queste botte che lui tirerà, tu urterai d'uno falso de sotto
in suso in la spada, cioè in la botta che lui tirerà e in questo urtare tu butterai il pie’ manco inanci
inverso alle sue parte dritte…”

- “piede scaccia piede” (avanti, indietro, obliquo, incrociato): si tratta di un mezzo passo (in quanto
non si cambia guardia), quello più usato dalla Scuola Bolognese, ben descritto da Di Grassi, che lo
chiama semplicemente “mezzo passo”. Nel “piede scaccia piede” in avanti il piede posteriore viene
portato vicino a quello avanzato, quest'ultimo a sua volta viene spostato in avanti, ritornando in
guardia con la stessa distanza tra i piedi che avevamo all'inizio.
Nel piede scaccia piede indietro, invece, si raccoglie il piede avanzato vicino all'altro (riunita), per
poi spostare indietro anche quest'ultimo e tornare in guardia.
Le versioni obliqua e incrociata sono simili a quella avanti, con il piede avanzato che nella seconda
parte del passo si sposta rispettivamente nella sua direzione e nella direzione dell'altro piede
(ricordandosi, in quest'ultimo caso, di porre il piede in posizione perpendicolare rispetto alla
direzione del passo per meglio mantenere l’equilibrio).
Manciolino nel gioco di spada sola (libro IV, cap. 12), ce lo descrive bene:
“Volendo combatter contra il tuo nimico con la spada da filo sola, prima ti assetterai con il piede
destro innanzi et con la spada in porta di ferro stretta, et senza tirar alcuno colpo tu lo stringerai in
questa guisa, cioè tu ritirerai il piede manco appo’l destro, et poi sporgerai esso destro innanzi.”
Marozzo, cap. 37:
“…tirali tu uno falso per la man della spada sua, o del pugnale de sotto in suso pure arestando tu
con il pie’ manco inanci: & uno piede cazzi l'altro, a questo modo per forza lui converrà tirare…”

- “mezzo passo”, corrisponde al “acresser “ e “decresser” medievale di Fiore dei Liberi, (avanti,
indietro, obliquo, incrociato): si tratta di un mezzo passo simile al moderno passo schermistico: il
piede avanzato si sposta ancora avanti, compiendo una sorta di breve affondo, il piede posteriore
segue riposizionandosi alla stessa distanza precedente. Anche qui la prima parte del movimento può
essere obliqua e incrociata (vale quanto detto sopra).
Questo passo è poco usato dagli autori della Scuola Bolognese, ma viene invece molto usato da
Fiore dei Liberi (acressser), mentre il decresser sembra essere spesso più una riunita che un mezzo
passo indietro completo .
L'acresser di Fiore può avere caratteristiche simili al cosiddetto "falling step" usato nella vecchia
boxe e ancor oggi in diverse arti marziali, un passo che fornisce notevole spinta e forza al colpo.
Fiore in Getty 22R:
“Anchora sono IV cose in l’arte zoé passare, tornare, acressere e discresse(re).”
Tuttavia nel Flos Duellatorum l’acressere è spesso anche un vero e proprio affondo, quasi sempre
incrociato e seguito da un passo obliquo o avanti (vedi).
Ancora in GETTY 26R-1, spada a due mani:
“…E quello che lo colpo aspetta de’ stare in piccolo passo cum lo pe’ stancho denanzi. E subito
che lo villano te tira per ferire acresse lo pe’ stancho fora de strada inverso la parte dritta. E cum
lo dritto passa a la traversa fora de strada pigliando lo suo colpo a meza la tua spada.”
In Marozzo al cap. 95, per es., troviamo un affondo in avanti in cui è ovvio che il piede posteriore
verrà portato avanti a fine azione per riportarsi in guardia (ma l’autore non fa menzione di questo
ultimo movimento):
“Hora guarda che io voglio che tu t'assetti in coda longa e stretta, con il pie’ dritto inanci e 'l
manco aconciato per de drieto al dritto, e la man manca de drieto alla tua schina e 'l braccio della
spada desteso forte inanci per lo dritto del tuo nimico; e de lì tu urtarai de uno falso filo tondo per
la facia al tuo nimico con uno mandritto fendente insieme el quale fendente acalerà a porta de ferro
larga, cressando in tale tirare del tuo pie’ dritto inanci; e se alhora el tuo nimico te tirasse per
testa…”
- “gran passo” (avanti, obliquo, incrociato): si tratta di un passo intero che si conclude in un
affondo. E' quindi il passo più grande che sia possibile eseguire. Riteniamo che venga usato con una
certa frequenza nella Scuola Bolognese, soprattutto nella sua variante obliqua, anche se viene
chiamato semplicemente “gran passo”, quindi è difficile sapere se il riferimento sia effettivamente a
questo tipo di movimento tecnico oppure se si tratti genericamente di un passo di una certa
ampiezza.
Per es. Manciolino, libro I, cap. quarto:
“Perciò che ponendo per caso che tu & il nemico siate in guardia alta, & che tu sii l’offendente…
puoi far vista di salir d’un montante, & in quel tempo passar di gran passo col piede manco
innanzi, & andare con la spada in guardia di Testa, ivi aspettando il nemico colpo…”
Anche Marozzo ne fa uso infinite volte, per es. ne vediamo uno obliquo al cap. 37:
“…pure arestando tu con il pie’ mancho inanci… a questo mandritto tu li metterai el filo dritto del
pugnale, cioè volterai la ponta del ditto pugnale verso terra & lì parerai el mandritto del nimico &
a uno tempo solo tu passerai della gamba dritta gran passo verso le sue parti stanche…”

- “salto”: non si trovano mai salti avanti, troppo pericolosi, ma nella Scuola Bolognese si ritrova a
volte il salto indietro eseguito per uscire dal gioco dopo aver effettuato una tecnica.
Manciolino, nel gioco di spada sola:
“…Et se cotal riverso per gamba tirato fosse, tu (passando innanzi con il piede manco) la punta
verso terra volgerai spingendogli una stoccata per fianco, & levandoti di presente con uno salto a
rietro…”
Ancora nel Cap. terzo del Libro III:
“Et quando egli tirasse il detto riverso per gamba, Tu scorgerai innanzi il manco piede volgendo il
dritto filo della spada di rimpetto al riverso, in guisa, che la punta della tua spada guardi verso
terra, & poi gli spignerai una stoccata per faccia balzandoti al indietro…”
A volte il passo obliquo con seguito, quando vi sia un’esigenza di grande velocità, viene eseguito
“in modo di uno balzo”, ovvero il piede che effetua il seguito si solleva quando ancora il piede che
sta eseguendo il passo obliquo non è appoggiato a terra.
Quindi tecnicamente si tratta di un salto, essendo per un’infinitesima frazione di secondo entrambi i
piedi sollevati da terra, ma in effetti il movimento non si discosta molto da quello di un normale
passo obliquo con seguito.
Anche gli altri autori presumibilmente ne fanno uso, dal momento che a volte usano il passo
obliquo con seguito per sottrarre la gamba inizialmente avanzata ad un colpo, il che presuppone che
il seguito sia quasi contemporaneo al passo obliquo.
Solo in un’occasione Manciolino esegue un salto in avanti, nel secondo assalto del Libro II, ma si
tratta della fase iniziale di un “andare a gioco”, ovvero di una fase di avvicinamento all’avversario
che ancora è ben lontano dall’essere in misura:
“Dalla sua prima parte ch’è lo andar a gioco dico, che medesimamente ti assetterai da uno canto
della sala come facesti nel primiero tuo leggiadro acconciamento, & con il piede destro varcherai
verso le sue destre parti ferendo con il falso la coppola del brocchero & levando la spada in
guardia alta,sì, che’l brocchero sia volto verso la faccia in guisa di uno specchio, & quinci
passerai a grande passo con il piede sinistro innanzi, facendo uno grande salto verso il nemico…”

- “seguito”: un mezzo passo circolare posteriore: azione molto usata nella Scuola Bolognese,
soprattutto utilizzata dopo un passo obliquo per ridisporsi in guardia sulla nuova linea di attacco,
cessando di mostrare il petto di tre quarti all'avversario.
Si tratta semplicemente di uno spostamento di 45 o 90 gradi del piede posteriore, a dx o a sx.
Ovviamente, a un passo obliquo verso dx corrisponderà un "seguito" del piede posteriore verso dx,
e viceversa.
Per es. ancora Manciolino nel gioco di spada e rotella:
“…& seguentemente passerai con il piede destro uerso le sue manche parti guastandogli la testa o
la gamba con uno mandritto, che uenghi in porta di ferro stretta et il piede manco dee seguitare il
destro…”
Marozzo in spada e daga, cap. 41, come infinite altre volte, ci mostra un passo obliquo con seguito:
“Hora essendo rimaso in la quarta parte con la spada tua in coda longa e distesa e 'l tuo pugnale
in porta di ferro stretta… in tal tempo che lui tirarà tu butterai el pie’ dritto inverso alle parte
stanche del tuo nimico e sì li tirerai de uno falso… & la tua gamba manca seguirà la dritta per de
drieto, e lì t'assetterai in coda longa e stretta…”
Ancora, al cap. 86:
“& la tua spada acalarà a porta di ferro larga …tu urterai d'uno falso de sotto in suso in la spada,
cioè in la botta che lui tirerà e in questo urtare tu butterai il pie’ manco inanci inverso alle sue
parte dritte, & sì li darai d'uno mandritto per le gambe… seguendo in questo tempo la gamba tua
dritta alla manca per de drieto…”
Un uso diverso dello stesso passo ci mostra Marozzo al cap. 61 con pugnale e cappa (non dissimile
da analoghi movimenti che si trovano nella scherma spagnola di “navaja” del XIX secolo):
“Hora essendo rimaso in la seconda parte in coda longa e stretta, voglio che tu cali abasso la
cappa tua per modo ch'el tuo nimico habbia cagione di tirare alle bande da alto… in quel tirare
che lui farà tu gli darai d'uno megio mandritto dentro dal braccio dal pugnale suo, non movendo né
pie’ né gambe, salvo ch'el tuo pie’ manco andarà de drieto al dritto…”

- “cambiare di piedi”: corrisponde al cammuffo di piedi di Marozzo.


Manciolino, pur non adottando una terminologia apposita, lo usa (cap XIX del Libro I):
“Dell’offese che far si debbono in coda lunga alta con il piede sinistro innanzi…Anchora tirando il
piede sinistro appresso il dritto, et passando successivamente con il dritto innanzi, lo puoi ferire di
uno fendente.”
Marozzo utilizza il cammuffo di piedi nel gioco di spada e brocchiero, nel terzo assalto del Libro I,
Cap. 20:
“Quarto contrario al sopradetto roverso. Sapendo che a questo roverso per gamba in quel
tempo tragando lui presto voglio che tu tiri el pie’ dritto apresso dil manco, & el ditto
roverso passarà e passato che ‘l sarà il sopraditto tu butterai el pie’ manco innanci inverso
alle sue parte dritte, & sì li darai de uno roverso spinto per la tempia dritta in modo che tu
ti atroverai in coda longa e alta, et sapi questo per sempre mai che tirando il pie’ dritto
dove è 'l manco, in tal tempo buttando inanci el se domanda uno camuffo de piedi adonque
nota per un'altra volta.”
Ancora Marozzo lo usa in spada e rotella (cap. 111):
“… preponiamo che lui tirasse uno roverso per gamba, o per testa voglio che in quello tempo che
lui tirerà il ditto roverso, io voglio che tu fazi uno camuffo de piedi, cioè voglio che tu tiri il pie’
mancho apresso del dritto per modo che’l suo roverso passerà via, che ‘l non te farà dispiacer
alcuno, e passato che’l serà el ditto mandritto (errore: rovescio) tu butterai el tuo pie’ dritto uno
gran passo inanci…”
Lo usa, senza farne il nome, nel gioco di spada e daga, al cap. 48:
“Hora guarda che essendo con la spada in coda longa e alta & con el pugnale a porta di ferro alta
come di sopra dissi in la nona parte, di qui l'è da considerare che s'el tuo nimico te tirasse d'uno
roverso per testa o per gamba, a questo roverso habbia il cuore, ch'io voglio che in quel tempo che
lui tirerà el ditto suo roverso tu tirerai il pie’ manco appresso del dritto et lì lassarai passare il suo
roverso; & passato el ditto roverso ch'el non ti possa nocere, all'hora tu crescerai forte del pie’
dritto inanci e sì li tirerai a lui d'un altro roverso per le gambe…”

- “levare di piede”: azione in cui per sfuggire a un colpo tirato molto basso (zona caviglia o poco
più) si solleva la gamba avanzata, accavalcandola sopra l’altra, in modo non dissimile da come si fa
in molte danze tradizionali europee.
Marozzo, al cap. 21 (terzo contrario al roverso per gamba):
” E anchora el ditto roverso per gamba, tragandolo lui el ditto tuo nemico, tu incavalcarai la
gamba dritta sopra alla manca, & lassarai passare el suo roverso, passato ch'el serà presto tu
crescerai della ditta gamba dritta inanci, & sì li darai de uno roverso in la tempia dritta…”.

- volta, volteggiare: si tratta essenzialmente di una serie di movimenti che implicano un


cambiamento della linea di attacco, solitamente movimenti circolari o semicircolari con cui si gira
attorno al nemico o si cambia fronte.
Marozzo nomina la volta, che ditingue in “volta dritta” e “volta manca”, nella quinta parte del
primo assalto di spada a due mani (Libro III), anche se il passo in questione non è affatto chiaro:
“…anderà in cinghiara porta di ferro stretta, & qui l’è di bisogno che tu abelischa il gioco: cioè tu
farai volta dritta tirando il pie’ manco apresso el dritto, puo farai volta manca andando con la
spada in guardia de intrare…”
Una idea più chiara la può dare forse quanto detto nella decima parte dello stesso assalto:
“…fugendo in trare de tale mandritto la gamba destra de drieto dalla sinistra e lì farai volta dritta
tirando la gamba sinistra apresso alla destra, e poi farai volta mancha buttando la ditta gamba
sinistra innanzi uno gran passo..”
Sembrerebbe quindi che la volta dritta fosse un movimento circolare con il quale si porta il piede sx
indietro vicino al dx, e con la volta manca si porta invece avanti lo stesso piede sx, tuttavia nella
quinta parte del secondo assalto troviamo che si fa una volta dritta portando indietro, invece, il
piede dx:
“Hora essendo tu rimaso con la spada in porta di ferro alta, voglio che de qui tu abelissi il gioco:
cioè tu farai una volta dritta, tirando il pie’ dritto apresso del manco, e poi farai volta manca e
butterai il pie’ manco verso le parte dritte del nimico: cioè in largo passo in guardia de intrare…”
Ancora, nella settima parte del secondo assalto troviamo che si fa una volta manca rimanendo sì col
piede sx avanti, ma il risultato è ottenuto questa volta non avanzando il piede sx ma, partendo da
una posizione con i piedi ravvicinati, portando indietro il destro:
“Hora essendo rimaso in la sesta parte del ditto secondo assalto in guardia de intrare in largo
passo, adonque, abelisse il gioco, cioè tira uno roverso in guardia di testa, tirando la tua gamba
manhca apresso alla dritta, et a uno tempo tornando la spada in guardia di croce, et de lì fa la
volta manca che vada in guardia de intrare con la tua gamba dritta fugiendo…”
Infine, nella nona parte, ritroviamo ancora i movimenti visti inizialmente:
“…& presto fatto el ditto falso, tu abbellirai e galegierai il giuoco, cioè prima tu farai volta dritta,
tirando la gamba manca apresso della dritta, et farai volta manca gittando la gamba manca in
traverso in largo passo verso le parte dritte del nimico…”
L’unica conclusione coerente con tutti i passaggi è che la volta dritta sia per Marozzo un
movimento circolare di uno qualsiasi dei piedi, che porta ad una posizione in cui i piedi sono
ravvicinati, praticamente a piedi pari, mentre la volta manca sarebbe un movimento circolare di uno
qualsiasi dei piedi, che porta ad una posizione in cui il piede sx è avanzato e portato verso sx.

Altre azioni:
- affondo: termine utilizzato non dagli autori ma convenzionalmente, è un movimento usato nella
Scuola Bolognese in cui, senza muovere affatto il piede posteriore, si porta avanti il piede avanzato,
estendendo la gamba posteriore (che deve rimanere dritta, senza piegare il ginocchio) e piegando la
gamba anteriore. Di solito nella scherma storica del XV e della prima parte del XVI secolo
(scherma di punta e taglio) l'affondo è "prudente", corto, non certo estremo come in certe azioni
moderne, e si risolve in pratica nella prima parte dell’accresser , ma senza portare avanti affatto il
piede posteriore.
In Manciolino non mancano certo gli esempi di affondo in avanti:
“…in porta di ferro stretta, & come tirerà l’altro mandritto, lo schiferai con un falso, tirando in giù
un mandritto per la faccia, & scorrendo in quello medesimo tempo con il piede destro innanzi per
haver meglio modo di ferirlo.”
Vediamo ancora in Manciolino, Libro III, gioco di spada e rotella un affondo incrociato, seguito da
un passo intero (libro I, cap. sesto):
“& in questo tempo tu farai falso & riverso in modo, che’l forte piede segua il debole, & la spada
si troui in coda lunga alta. Dopo tu passerai con il piede manco alquanto uerso le tue destre parti
scorrendo con il destro a grande passo innanzi …”
In Marozzo, al cap. 11 (seconda parte del secondo assalto) abbiamo un affondo incrociato seguito
da un passo obliquo:
“…e la spada tua acallarà in coda longa & alta, & se allhora il tuo nemicho te tresse per testa o
per gamba subito tu butterai el pie’ manco inverso le tue parte dritte, & in questo buttare tu
metterai il falso della spada tua sotto quella dello nemicho crescendo in questo tempo con il tuo
dritto piede forte inverso le parti manche del sopraditto…”

- riunita: termine utilizzato non dagli autori ma convenzionalmente, corrisponde al primo


movimento del piede scaccia piede indietro, quando il piede avanzato viene ritirato vicino all’altro.
E’ un movimento essenzialmente difensivo.
Manciolino nel Primo assalto del Libro II ci dà una sua descrizione, in cui si ha un gran passo
avanti, una riunita e un nuovo passo avanti:
“Dopoi con il piede destro passando a grande passo, tu farai uno falso… tirando uno mandritto per
testa, o per faccia sopra braccio, & riducendo il piede destro appo il sinistro et poi ripasserai con
il destro piede a grande passo..”
Marozzo, cap. 10:
“…e se alhora essendo in porta di ferro stretta il tuo nemico te tirasse per testa, io voglio che tu
accompagni la spada e el tuo brochiere insieme in guardia di testa, e lì parerai la sua botta e
subito che tu harai parato tal botta, voglio che tu traghe uno mandritto tondo per le gambe tirando
subito il piede dritto appresso del manco…”

TEMPO, DISTANZA, MISURA E AZIONI PRINCIPALI

- “tempo”: durata di un attacco completo, dalla guardia iniziale alla guardia finale, corrispondente
anche al tempo necessario per effettuare uno spostamento del corpo sui piedi (es.: guardia - attacco
con passo - guardia), in pratica è il tempo che occorre per sferrare un colpo intero (vedi) e fare un
passo partendo da una guardia ed arrivando in un’altra.
Manciolino e Marozzo non lo definiscono, dandolo per scontato.

- “controtempo”, “mezzo tempo”: il mezzo tempo è il tempo corrispondente a un rapido


movimento del solo braccio, e quindi a mezzo colpo e corrisponde, appunto, mediamente a circa la
metà di un tempo intero come sopra definito.
Si ferisce invece in controtempo quando si ferisce l’avversario mentre egli sta sferrando un colpo, e
prima che riesca a sferrarlo.
Dal momento che l’azione in controtempo avviene facendo uso di mezzo colpo e la sua durata è
circa metà di quella necessaria per effettuare un passo, e che il mezzo colpo senza muover piede
viene di solito usato a questo scopo, i due concetti – che abbiamo tenuto qui distinti per chiarezza
teorica - vengono a unificarsi e a coincidere sia nella pratica che nelle definizioni della maggior
parte degli autori.
Manciolino (inizio del Libro I) implicitamente lo considera come più in dettaglio lo descrive
Viggiani, collegato al mezzo colpo:
“Se uno si trova presso al nemico, non deve mai tirar colpo finito, Perché la spada non si deve
luntanar dalla presenza per sicurezza di cui la tiene & questo tirare colpo imperfetto è detto mezzo
tempo.”
Marozzo, che lo usa in molte tecniche, non lo definisce mai, ma lo nomina nella spada a due mani,
secondo assalto, ottava parte:
“…perché el nimico habbi casone de atrovarti con qualche parte, e tu presto aritornando in guarda
de testa, ma se'l tuo inimico ti tirasse areparate con lo megio tempo…”

- tempo insieme:
Già in Fiore se ne trovano esempi, con schivata e contrattacco contemporanei, nella spada a due
mani (per es. in GETTY 26R-3):
In Manciolino, in spada e pugnale (libro V, 55r):
“Ma come vedrai venire il riverso per gamba, tu ancho con con il pugnale l'urterai facendo che la
punta guardi verso terra, & in questo medesimo tempo con la spada nel petto gli spignerai una
punta, o gli percoterai il braccio della spada di uno falso…”
In Marozzo, cap. 106:
“…e la tua spada calerà in porta di ferro Cinghiara, e se ‘l tuo nimico te tirasse per testa voglio
che tu butti il pie’ tuo dritto inanci inverso alle sue parte manche, e sì li darai de uno roverso tondo
per le gambe, e la rotella tua pararà la botta sua distendendo bene il bracio mancho inanci…”

Altre azioni:
- parata e risposta: la risposta è un’azione offensiva eseguita immediatamente dopo una parata
(vedi), senza tornare in guardia, e non richiede un tempo intero ma solo una sua frazione.
Manciolino ne parla nelle Regole principali del libro I:
“Come le ferite senza li schermi non si fanno ragionevolmente: così li schermi senza seguitamento
di ferita fare non si debbono…”
Ne troviamo un esempio concreto in spada sola, libro IV:
” Ma se dalle soprane parti tue venir vedessi uno mandritto, o riverso, o fendente, o punta tirata, tu
qualunque di questo con il falso serai possente scansare…tu puoi anchora dopoi che con il predetto
falso ti havrai schermito, tirargli di uno mandritto per faccia, che scorra al in giu per braccia &
per il petto crescendo alquanto avanti con il piede destro quanto tal colpo far volessi…”
Marozzo, al cap. 46, per es.:
“…volendo lui tirare el ditto mandritto per gamba voglio che tu el pari in questi duoi modi: sappi
che quando lui tirerà el mandritto tu li metterai il falso della spada tua sotto el suo mandritto & sì
li segherai d'uno roverso per la cosia dritta…”
Ancora, al cap. 97:
“…alla detta stoccata tirandola lui per facia, tu crescerai d'il pie’ dritto, forte verso alle parte
manche del nimico e in questo crescere tu metterai el filo dritto in la stocata sua, e sì li spingierai
una ponta roversa per la facia, o vorai segarli uno roverso per la ditta facia…”

- distanza: spazio tra il corpo di uno schermitore e quello del suo avversario.
Questo concetto non viene definito da nessuno degli antichi autori, ma è essenziale per la scherma,
e viene ampiamente usato in concreto nelle tecniche di tutti gli autori, in modi anche molto raffinati
fin dalle origini.

- misura: spazio tra la punta dell’arma usata per effettuare un attacco e la parte del bersaglio oggetto
dell’attacco stesso.
Anche se questo concetto, come il precedente, non viene definito da nessuno degli antichi autori,
riteniamo che il concetto di misura fosse noto fin dai tempi più remoti.

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