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XIII
COSIMO CASCIONE
TRESVIRI CAPITALES
STORIA DI UNA MAGISTRATURA MINORE
EDITORIALE SCIENTIFICA
NAPOLI 1999
TRESVIRI CAPITALES
[C.C.]
INDICE SOMMARIO
CAPITOLO PRIMO
p.
1
24
35
49
58
63
77
81
85
117
143
157
161
164
CAPITOLO SECONDO
MANSIONI NELLAMBITO
DELLA REPRESSIONE CRIMINALE
1. I tresviri capitales giudici criminali? .................................................
2. Attivit di controllo sociale ..............................................................
3. Fondamento e limiti del potere triumvirale ....................................
4. La funzione di polizia giudiziaria ................................................
5. Custodia carceris .................................................................................
6. Le esecuzioni capitali ........................................................................
CAPITOLO TERZO
MANSIONI NELLAMBITO
DELLA GIURISDIZIONE CIVILE
1. Exigere e iudicare nella cd. lex Papiria .............................................. 171
2. Manus iniectiones e sacramenta ....................................................... 185
3. Competenza sul munus iudicandi .................................................... 196
VI
INDICE SOMMARIO
CAPITOLO QUARTO
PROSOPOGRAFIA
a) Tresviri nocturni ..................................................................................
b) Tresviri capitales..................................................................................
c) Incerti ..................................................................................................
d) Vigintisexviri senza titolo...................................................................
p.
205
208
263
269
CAPITOLO QUINTO
CAPITOLO PRIMO
CAPITOLO PRIMO
piattimento storiografico palese: con eodem tempore si riporta lorigine dei collegi menzionati a quella dei decemviri in
litibus iudicandis 4, che sarebbero nati per presiedere le hastae
dei giudizi di libert 5:
1995) 92. L. WENGER, Die Quellen des rmischen Rechts (Wien 1953) 478. Per unanalisi della seconda parte, dedicata alle magistrature: F. GRELLE, Le categorie
dellamministrazione tardoantica: officia, munera, honores, in A. GIARDINA (cur.),
Societ romana e impero tardoantico I. Istituzioni, ceti, economie (Roma-Bari 1986)
37 ss.; cfr. anche ID., I poteri pubblici e la giurisprudenza fra Augusto e gli Antonini,
in Continuit e trasformazioni fra repubblica e principato. Istituzioni, politica, societ
(Bari 1991) 261 ss. Sul senso dellinclusione nella lista di Pomponio di magistrati
che non avevano il compito di ius dicere (cfr. D. 1.2.2.13), si v. L. LANTELLA, Le
opere della giurisprudenza romana nella storiografia (Appunti per un seminario di
Storia del diritto romano) (Torino 1979) 17 ss., il quale coglie un nesso di continuit
(condizionata o voluta) tra i pi antichi scrittori de magistratibus e lEnchiridion; cfr.
anche C. A. MASCHI, Il diritto romano I. La prospettiva storica della giurisprudenza
classica (diritto privato e processuale) 2 (Milano 1966) 132.
4 Per attestazioni sulla titolatura di questo collegio si v., per tutti, TH.
MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 (Leipzig 1887) 605; H. E. DIRKSEN, Ueber die
Zeugnisse der Epigraphik, bezglich der Decemviri und Quindicemviri litibus iudicandis, in Hinterlassene Schriften zur Kritik und Auslegung der Quellen rmischer
Rechtsgeschichte und Alterthumskunde, hg. von F. D. SANIO II (Leipzig 1871, rist.
1973) 344 ss.; B. KBLER, s.v. Decemviri, in PWRE. IV/2 (Stuttgart 1901) 2262;
F. DE MARTINO, Storia della costituzione romana 2 II (Napoli 1973) 262 nt. 151; per
un elenco delle fonti epigrafiche si v. anche D. VAGLIERI, s. v. Decemviri (stlitibus
iudicandis), in DE. II/2 (Spoleto 1910, rist. Roma 1961) 1474 ss. Cfr. G. FRANCIOSI,
Sui decemviri stlitibus iudicandis, in Labeo 9 (1963) 185 s.; A. P. STEINER JR., The
vigintivirate during the empire: a study of the epigraphical evidence (Diss., The
Ohio State University 1973) 41 ss.
5 Su D. 1.2.2.28-29 si v. G. FRANCIOSI, Sui decemviri stlitibus iudicandis cit.
164 ss., spec. 177 ss., che, oltre a notarne la doppia scorrettezza (in litibus e necessarius ... praeessent; cfr. anche la Glossa accursiana ad h. l.; lIndex interpolationum I
[Weimar 1929] ad h. l., col. 5; PH. E. HUSCHKE, Weitere Beitrge zur Pandektenkritik
[hg. M. WLASSAK], in ZSS. 9 [1888] 336 e ntt. 14, 15, ove pi antica letteratura),
contesta fermamente lattendibilit del manuale pomponiano, riportando lampia
letteratura sullorigine del collegio decemvirale, cfr. ID., Il processo di libert in diritto romano (Napoli 1961) 17, 24 s. (e ntt. 45, 47), 51. Cos anche gli studiosi (v., tra
gli altri, M. NICOLAU, Causa liberalis [Paris 1933] 17 s., G. I. LUZZATTO, Procedura
civile romana II. Le legis actiones [Roma 1948] 260) insospettiti dallattribuzione da
parte di Pomponio ai decemviri della presidenza delle hastae centumvirali, che, secondo Suet. Aug. 36, questi avrebbero ottenuto solo con una riforma augustea (in
sintesi: G. FRANCIOSI, Corso istituzionale di diritto romano 2 [Torino 1997] 64 nt. 2).
D. 1.2.2.28-29 (Pomp. l. sg. ench.). Post aliquot deinde annos non sufficiente eo praetore, quod multa turba etiam peregrinorum in civitatem veniret, creatus est et alius praetor, qui
peregrinus appellatus est ab eo, quod plerumque inter peregrinos ius dicebat. 29. Deinde cum esset necessarius magistratus
qui hastae praeessent, decemviri in litibus iudicandis sunt constituti.
La creazione, dunque, di quella serie di collegi che verranno poi riassunti sotto la dizione collettiva di vigintiviri 6
riportata ad un periodo successivo allistituzione del pretore
Sul problema della data dellistituzione dei decemviri stlitibus iudicandis si v. anche
A. MOMIGLIANO, Lorigine del tribunato della plebe, in Bull. Comm. Arch. Com. 59
(1932) 168 s. [= Quarto contributo alla storia degli studi classici e del mondo antico
(Roma 1969) 305 e nt. 41 = Roma arcaica (Firenze 1989) 285 e nt. 41], con ulteriore
bibliografia; G. DE SANCTIS, Storia dei Romani II. La conquista del primato in Italia
(rist. Firenze 1960, 1988 per la datazione dei volumi originali e delle successive
ristampe dellopera di De Sanctis, si v. L. POLVERINI, Introduzione, in G. DE SANCTIS, La guerra sociale Opera inedita a cura di L. P. [Firenze 1976] xiii ss.) 38 nt. 117,
che sottolinea le non poche inesattezze cronologiche di Pomponio; M. KASER,
Das rmische Zivilprozessrecht (Mnchen 1966) 40 s. [ora: M. KASER, K. HACKL,
Das rmische Zivilprozessrecht 2 (Mnchen 1996) 55 s.]; F. DE MARTINO, Storia della
costituzione 2 II cit. 261 s.
6 Nella prospettiva pomponiana non sono ricordati n i quattuorviri praefecti
Capuam Cumas, n i duoviri viis extra urbem purgandis, collegi aboliti sotto Augusto
prima del 13 a.C. (v. infra 6): Cass. Dio 54.26.5-6, cfr. TH. MOMMSEN, Rmisches
Staatsrecht II 3 (Leipzig 1887, rist. Basel 1952) 593 nt. 1, 609 s., 604, che concorrevano con quelli menzionati a formare lampia categoria di magistratus minores sinteticamente denominata vigintisexviri (Fest. s.v. Praefecturae [262 L.]; Cass. Dio
54.26.6; CIL. VI 1317; XIV 2105, 3945; AE. 1967.55); cfr., in generale, TH. MOMMSEN,
o. u. c. II 592 ss.; ID., Disegno del diritto pubblico romano (tr. it. Milano 1943 2, rist.
1973, delled. Leipzig 1893, 1907 2) 226 s.; H. SIBER, Rmisches Verfassungsrecht
in geschichtlicher Entwicklung (Lahr 1952) 186 ss.; H. SCHAEFER, s.v. Vigintiviri, in
PWRE. VIII A/2 (Stuttgart 1958) 2570 ss.; ER. MEYER, Rmischer Staat und Staatsgedanke 3 (Zrich-Stuttgart 1974) 179 s.; P. DEL PRETE, s.vv. Viginti sex viri, Vigintiviri, in NNDI. XX (Torino 1975) 817; H. VOLKMANN, s.v. Vigintiviri, in Kl.Pauly
(rist. Mnchen 1979 delled. 1975) 1272; F. CASSOLA, L. LABRUNA, Linee di una
storia delle istituzioni repubblicane 3 (Napoli 1991) 106 s., 133 ss.; e v. infra 35 ss.
7 La data dintroduzione del praetor peregrinus fu il 242 o 241 a.C. secondo
linterpretazione di Liv. Per. 19 fornita da TH. MOMMSEN, Die rmische Chronologie
CAPITOLO PRIMO
CAPITOLO PRIMO
La storiografia ha da tempo rifiutato lutilizzo dellEnchiridion per unaffidabile ricostruzione della storia dei nostri magistrati, affidandosi invece ad un almeno apparentemente
pi saldo stralcio dellEpitome liviana:
Liv. Per. 11.8. Triumviri capitales tunc primum creati sunt.
Cos si riporta listituzione dei tresviri ad un periodo precedente allintroduzione della pretura peregrina precisamente
tra il 290 ed il 287 12 , confermando con un argomento testuale
die rmische Gerichtsverfassung I (Gttingen 1886) 299 nt. 4; M. VOIGT, Ueber die
Centumviri, iudices decemviri und Decemviri stlitibus iudicandis, in Scritti giuridici in onore di C. Fadda I (Napoli 1906) 154 nt. 16. Si v. anche G. PUGLIESE, rec. a
W. KUNKEL, Untersuchungen zur Entwicklung des rmischen Strafverfahrens in vorsullanischer Zeit (Mnchen 1962), in BIDR. 66 (1963) 153 ss. [= Scritti giuridici scelti
II (Napoli 1985) 581]; G. DE SANCTIS, Storia dei Romani II cit. 38 nt. 117 (cfr. supra
nt. 5). Sulluso di corrette scansioni temporali presso gli antichi storici romani, con
riferimento alla tecnica storiografica, si v. ora i cenni di F. DIPPOLITO, Forme
giuridiche di Roma arcaica 3 (Napoli 1996) 15 ss., 90 ss.; ed inoltre: C. A. MASCHI, Il
diritto romano I cit. 32 s. Pi in generale sulla intuizione del tempo nella storiografia classica, si v. S. MAZZARINO, Il pensiero storico classico III (rist. Roma-Bari
1990 delled. 1965-66) 412 ss. nt. 555.
12 Lepitomatore menziona listituzione del triumvirato tra il primo consolato
di M. Curio Dentato (11.6) e prima del ricordo di un lustrum censorio (11.9) e della
dittatura di Q. Ortensio (11.11). Per la datazione MOMMSEN propone, con verisimiglianza, circa il 289: Rmisches Strafrecht (Leipzig 1899) 298; cfr. M. R. TORELLI,
Rerum Romanarum fontes ab anno CCXCII ad annum CCLXV a. Ch. n. (Pisa 1978) 65;
K.-J. HLKESKAMP, Die Entstehung der Nobilitt. Studien zur sozialen und politischen Geschichte der Rmischen Republik im 4. Jhdt. v. Chr. (Stuttgart 1987)
153 nt. 91; L. LORETO, Crescita della repubblica cit. 81 nt. 53; G. W. BOTSFORD, The
Roman Assemblies from their Origin to the End of the Republic (New York 1909) 312
(v. anche 307 nt. 1, 332); J. VON UNGERN-STERNBERG, The End of the Conflict of the
Orders, in K. A. RAAFLAUB, Social Struggles in Archaic Rome. New Perspectives on
the Conflict of the Orders (Berkeley-Los Angeles-London 1986) 368 nt. 46; C. LOVISI, Contribution ltude de la peine de mort sous la rpublique romaine (509-149
av. J. C.) (Thse, Paris II 1997) 152 s. Sulla riferibilit al 289 del census ricordato in
Liv. Per. 11.10 si v. H. MATZAT, Rmische Chronologie II. Rmische Zeittafeln von
506 bis 219 v. Chr. (Berlin 1884) 182; il lustrum, compiuto dai censori Sp. Carvilio
Massimo e Q. Fabio Gurgite, e che potrebbe essere stato successivo allistituzione
dei tresviri, si ebbe con verisimiglianza nel 288: P. JAL, in Notes complmentaires
alled. Les Belles Lettres delle Periochae liviane I (Paris 1984) 99 nt. 12, sulla
scorta di P. A. BRUNT, Italian Manpower 225 B. C. - A. D. 14 (Oxford 1971) 537.
13 Per luso di primum in Livio (anche) con riferimento allistituzione di nuove
cariche si v. J. PINSENT, Military tribunes and plebeian consuls: the fasti from 444V to
342V (Wiesbaden 1975) 53 nt. 56. Non necessariamente il costrutto formato dallavverbio primum e dal verbo creo al passivo indica, con riferimento alla magistratura,
una stabilizzazione irreversibile. Si pensi ad esempio, con una lieve differenza semantica, ma come pare (cfr. infra nt. 19) non sostanziale, alla descrizione di Fabio
Pittore del primo consolato plebeo (4 ex ann. lat. [frg. 6 Peters=Gell. 5.4.3]): tum
primum ex plebe alter consul factum est; noto che, dopo il 367 a.C., vi furono anni
in cui i consoli furono ambedue patrizi (fino al 342, v. G. ROTONDI, Leges publicae
populi Romani [Milano 1912, estr. dallEnciclopedia giuridica italiana III/2 sez. 3, s.v.
Comitialis lex, rist. Hildesheim 1990, dora in poi citato dal volume autonomo]
225). Ancora ci si pu riferire a Liv. 23.31.13 (a. 215 a.C.): tunc primum duo plebeii
consules facti essent; si torn, immediatamente, a seguito duna pronuncia degli
auguri, a una coppia mista (M. Claudio Marcello, che aveva sostituito L. Postumio
Albino abdic e fu suffetto il patrizio Q. Fabio Massimo, cfr. T. R. S. BROUGHTON,
The Magistrates of the Roman Republic I coll. M. L. PATTERSON [New York 1951,
rist. Atlanta 1986] 253 ss.), secondo luso stabilito con il compromesso licinio-sestio
(cd. lex de consule plebeio: Liv. 6.35.5, sulla quale per tutti: F. CASSOLA, L. LABRUNA, Linee 3 cit. 100 ss.), fino al 172 [T. R. S. BROUGHTON, o. u. c. I 410], quando
vi furono nuovamente (in seguito, negli anni immediatamente successivi e negli
sconvolgimenti della crisi della repubblica, lesempio si ripet non di rado) due consoli plebei. Passando poi ad un testo dellepitome di Livio (19): duo praetores tunc
primum creati sunt; si pu rimandare a quanto notato supra (nt. 7) a proposito della
ricostruzione di Pais. Con riferimento a delle cariche minori interessante Liv. 9.20.5.
Eodem anno primum praefecti Capuam creari coepti legibus a L. Furio praetore datis
...: il riferimento cronologico (318 a.C.) induce a credere che in quellanno furono
inviati in Campania dei semplici arbitri, non magistratualizzati e non stabili (per
tutti: F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 II cit. 136 s.). La natura compendiosa dellEpitome liviana, poi, non sembra poter consentire una relazione tra il
tunc di 11.8 e Strab. 5.3.1 (= Fab. Pict. frg. 20 Peter= frg. 27 Jacoby), come vorrebbe
L. PEDRONI, Ricerche cit. 75 s.
14 TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 594 e nt. 5; I 3 (Leipzig 1887,
rist. Basel 1952) 32; cfr. ID., Rmische Geschichte 8 I (Berlin 1888) 434 s.; ID., Rmisches Strafrecht cit. 180, 298.
15 Gi prima della pubblicazione dello Staatsrecht (I-II 1 [1871-1875]; il riferimento pi puntuale al problema in questione II/1 [1874] 558, ntt. 3-4) avevano stimato affidabile la sola fonte di provenienza liviana, ad esempio, G. GEIB,
Geschichte des rmischen Criminalprocesses bis zum Tode Justinians (Leipzig 1842)
CAPITOLO PRIMO
10
CAPITOLO PRIMO
11
diversi modi 19, ecco che il problema delle origini dei tresviri
pu essere rimesso in discussione. Consideriamo le fonti:
Lyd. de mag. 1.50. Trivbure, e[qno Galatikovn, tai` o[cqai
tou` Rhvnou paranemovmenoi, o{pou kai; Trivburi hJ povli - Sugavmbrou aujtou; Italoiv, oiJ de; Galavtai Fravggou kaq hJma``
e j p i h m i v z o u s i n -, e j p i ; B r e v n n o u p o t e ; d i a ; t w ` ` n A l pewn sporavdhn ajlwvmenoi ejpi; th;n Italivan ejxhnevcqhsan dia;
tw``n ajnodeuvtwn kai; ajkanqwdw``n ejrhmiw``n, w{ hsin Bergivlio. ei\
ta kai; dia; tw`n uJponovmwn ejpelqovnte th;n Rwvmhn kai; aujto; de; to;
Kapitwvlion ejkravthsan, o{te tw`n ejn tw/` iJerw/` chnw``n taracqevntwn
uJpo; tw``n barbavrwn ajkravtw/ nukti; anevntwn diegerqei; Mavllio
oJ strathgov - geivtwn de; h\n - tou; me;n barbavrou ejxwvqhse,
toi` de; chsi;n eJorth;n kai; iJppodromivan a[gein Rwmaivoi, toi` de;
kusi;n o[leqron kata; to;n ejn levonti h{lion diwvrise. touvtwn ou{tw
tovte genomevvnwn novmo ejtevqh oJ proavgwn touv uvlaka tw``n
nuktw``n. kai; o{son me;n prov to; mh``ko tou`` crovnou, ejcrh``n hJma``
e[mprosqen touvtwn ejpimnhsqh``nai: ajll ejpeidhv mh; tai`` ajrcai``
th`` politeiva kai; touti; sunariqmei``sqai to; rovntisma novmo,
suvsthma de; kai; sw``ma tugcavnei leitourgiva cavrin ejpinohqevn,
eijko; h\n kai; aujto; wJ gou``n pevra ti tw``n ajrcw``n paraqevsqai. ouj
sestio: 26 [cfr. GIODICE-SABBATELLI, op. loc. cit.]; per gli edili curuli: ibidem [con
facere]; per il praetor urbanus: 27; per il praetor peregrinus: 28; per i pretori
dopo listituzione delle prime province: 32; per gli edili dopo lintroduzione degli
edili Ceriali: ibidem; per i Cistiberes: 33. Per un elenco dei verbi che in Pomponio indicano la creazione di una magistratura (o dun ufficio per cos dire burocratico [sullutilizzabilit della nozione burocrazia con riferimento alle esperienze
antiche v. infra 113 nt. 111]) si pu aggiungere luso (oltre che di prodire e facere, gi
menzionati, ambedue utilizzati ununica volta in questo tratto dellEnchiridion) di
iniungere (per il magister equitum: 19), di adicere (2 volte, per i due pretori aggiunti da Claudio e quello da Nerva qui inter fiscum et privatos ius diceret:
32), di introducere (per lantico praefectus Latinarum feriarum causa: 33).
20 Su cui si v., ampiamente, J. CAIMI, Burocrazia e diritto nel de magistratibus
di Giovanni Lido (Milano 1984), con copiosa bibliografia a p. 7 s. nt. 2, cui adde
A. GUARINO, Lesegesi delle fonti del diritto romano 2, cur. L. LABRUNA I (Napoli
1968, rist. 1982) 354; N. G. WILSON, Filologi bizantini (tr. it. Napoli 1990 delled.
London 1983) 112 s., 118; C. MANGO, La civilt bizantina (tr. it. Roma-Bari 1990
delled. London 1980) 43, 48 s.; M. MAAS, John Lydus and the Roman Past (LondonNew York 1992).
12
CAPITOLO PRIMO
21 O. LENEL, Palingenesia iuris civilis I (Leipzig 1889, rist. Graz 1960) 1144,
Paul. 1054-1058. Cfr., in generale, F. SCHULZ, Storia della giurisprudenza cit. 444; A.
DELLORO, I libri de officio nella giurisprudenza romana (Milano 1960) 249 ss. Si
noti come Paolo non sia ricordato da M. MAAS, John Lydus cit. 119 ss. tra le Authorities cited by Lydus.
22 Cfr. la cd. lex Papiria, che menziona genericamente leggi e plebisciti che in
qualche modo avrebbero avuto a che fare con i tresviri capitales (v. infra 34 s.,
171 ss.).
23 Questa data per lincendio gallico risulta come noto dalla convenzionale cronologia lunga, basata sui Fasti consolari capitolini, generalmente reputata
meno attendibile rispetto a quelle che si fondano sulle fonti letterarie, cfr. per tutti,
F. CASSOLA, L. LABRUNA, Linee 3 cit. 411 ss., ma di recente rivalutata proprio in
relazione alla storia dei Galli in Italia da G. BANDELLI, La frontiera settentrionale:
londata celtica e il nuovo sistema di alleanze, in Storia di Roma I. Roma in Italia, dir.
A. MOMIGLIANO e A. SCHIAVONE (Torino 1988) 509 s.
13
nello stesso testo di Lido, kollhvgion, ajnti; tou suvsthma, che traduce,
con tutta probabilit, il latino familia publica di Paolo (v. infra D. 1.15.1). Si v.
H. J. MASON, Greek Terms for Roman Institutions. A Lexicon and Analysis (Toronto
1974) 90, 180; cfr. anche E. F. LEOPOLD, s.v. suvsthma, in Lexicon Graeco-Latinum
manuale (Lipsiae 1852, rist. an. Bologna 1988) 796; J. SCAPULA, s.v. i{sthmi, in
Lexicon Graeco-Latinum (Londini 1820) 284b e la trad. inglese di A. C. BANDY,
in Ioannes Lydus, On Power or the Magistracies of the Roman State Introduction,
Critical Text, Translation, Commentary and Indices by A. C. B. (Philadelphia
1983) 81.
25 Cfr. D. 1.15.1 (Paul. l. sg. de off. praef. vig.). Apud vetustiores incendiis arcendis triumviri praeerant, qui ab eo quod excubias agebant nocturni dicti sunt: interveniebant nonnumquam et aediles et tribuni plebis. Erat autem familia publica circa
portam et muros disposita, unde si opus esset evocabatur: fuerant et privatae familiae, quae incendia vel mercede vel gratia extinguerent. Deinde divus Augustus maluit
per se huic rei consuli. Si v. anche oltre al 2 (Ulp. l. sg. de off. praef. vig.), di raccordo il frammento 3 pr. del titolo, in cui Paolo continua la storia delle istituzioni
romane costituite a difesa della citt contro gli incendi: Nam salutem rei publicae
tueri nulli magis credidit convenire nec alium sufficere ei rei, quam Caesarem. Itaque
septem cohortes opportunis locis constituit, ut binas regiones urbis uniquaeque
cohors tueatur, praepositis eis tribunis et super omnes spectabili viro qui praefectus
vigilum appellatur. Sul prosieguo del testo, con giustificati sospetti di rimaneggiamento, si v. A. GUARINO, Le notti del praefectus vigilum, in Labeo 7 (1962) 348 ss.;
ID., Iperbole o ipotiposi?, ibid. 29 (1983) 155 ss. [=Pagine di diritto romano III (Napoli 1994) 562 ss.; II (Napoli 1993) 192 ss.]; cfr. M. BRETONE, Tecniche e ideologie
dei giuristi romani2 cit. 58. Per altre, lievi, alterazioni dei frammenti 1 e 3 del titolo
D. 1.15 si cfr. lIndex interpolationum I cit. ad h. l. (col. 12). Si v. anche J. GEBHARDT,
Prgelstrafe und Zchtigungsrecht im antiken Rom und in der Gegenwart (KlnWeimar-Wien 1994) 32 s., su cui C. CASCIONE, Verberabilissime, in Index 25
(1997) 485 nt. 27. In generale sul servizio antincendio nellantica Roma, si v., da
ultimi, A. M. RAMIERI, I Vigili del Fuoco nella Roma antica (Roma 1990), con cenni a
p. 7 sulle istituzioni di epoca repubblicana; S. CAPPONI, B. MENGOZZI, I vigili dei
Cesari. Lorganizzazione antincendi dellantica Roma (Roma 1993); R. SABLAYROLLES,
Libertinus miles. Les cohortes de vigiles (Rome 1996) spec. 67 ss. Cfr. anche G.
MACCORMACK, Criminal Liability for Fire in Early and Classical Roman Law, in Index
14
CAPITOLO PRIMO
15
personis Iuvenalis (Gottingae 1869) 31; PIR. 1 R 167; E. GROAG, s.v. Rutilius, 19, in
PWRE. I A (Stuttgart 1914) 1255 ss.; P. GARNSEY, Social Status and Legal Privilege
(1970) 90; E. COURTNEY, A Commentary on the Satires of Juvenal (London 1980)
553 s.; R. SYME, Prefects of the City, Vespasian to Trajan, in Estudios de derecho romano en honor de Alvaro dOrs II (Pamplona 1987) 1066, 1072 s.; ID., Statius on
Rutilius, in Arctos 18 (1984) 149 ss. [=Roman Papers V (Oxford 1988) 514 ss.]; A. D.
MANFREDINI, Crimini e pene da Augusto ad Adriano, in Res publica e princeps. Vicende politiche mutamenti istituzionali e ordinamento giuridico da Cesare ad Adriano.
Atti Copanello 1994 a cura di F. MILAZZO (Napoli 1996) 250.
30 13.144 ss. I versi trascritti sono il 157 e s.
31 Cfr. Sen. de ira 2.9.3; Ps. Quintil. decl. 12.10.
32 Sul timeless of Juvenals allusions to real people (la Satira fu scritta nel
127), cfr. la nt. ad loc. di W. BARR, in Juvenal, The Satires Translated by N. RUDD.
Introduction and Notes by W. B. (Oxford 1992) 222 e v. anche D. Junii Juvenalis
Saturae erklaert von A. WEIDNER (Leipzig 1873) 270 s.; D. Junii Juvenalis Saturarum libri V mit erklaerenden Anmerkungen von L. FRIEDLAENDER (Leipzig 1895) 46
nt. 1, 537; D. Iunii Iuvenalis Saturae XIV edited by J. D. DUFF with a new Introduction by M. COFFEY (Cambridge 1970) xxxv, 402.
33 Cfr. D. MANTOVANI, Sulla competenza penale del praefectus urbi attraverso
il liber singularis di Ulpiano, in Idee vecchie e nuove sul diritto criminale romano, a
cura di A. BURDESE (Padova 1988) 179 ss.
34 Cfr. supra 14.
35 Si pu imparare anche dagli errori. Ronald Syme, assai critico come si
visto nei confronti dellattendibilit degli scolii a Giovenale, non ne disconosceva
unutilit per cos dire involontaria: ... Cionondimeno scriveva a seguito di
quanto riportato supra in nt. 26 , informazioni autentiche e di valore possono
emergere dai luoghi pi improbabili: nel commentare Crispi iucunda senectus (iv,
81) lo scoliasta, non conoscendo Q. Vibio Crispo, oratore alla corte di Domiziano,
si produce in uneccellente annotazione su Passieno Crispo (console per la seconda
volta nel 44), figlio adottivo di Sallustio Crispo, uomo di spirito, oratore e marito
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379. Daltra parte tutte le fonti che esplicitamente menzionano i notturni (Liv.
9.46.3; Val. Max. 8.1 damn. 5,6; D. 1.15.1 [Paul. l. sg. de off. praef. vig.]) si riferiscono
a et pi risalenti rispetto alla datazione proposta per la magistratualizzazione dei
capitales (infra 2). A. ORMANNI, s.v. Necessit (stato di), in ED. XXVII (Milano
1977) 827 nt. 34, cfr. anche T. GIARO, Excusatio necessitatis nel diritto romano
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Ovvero si pu pensare a due istituzioni completamente diverse, che ebbero competenze parzialmente corrispondenti 50.
Inoltre pu forse aggiungersi il triumvirato notturno (e
poi, in buona misura, quello capitale) non era certo, in questepoca risalente ed ancora per tutta la repubblica (ed in un
certo senso anche per il principato) 51, un onore di cui menar
vanto, anzi 52. Si potrebbe dire che, del cursus di Flavio, la carica pi attendibile sia proprio il triumvirato notturno, a
quanto pare affidato, nellet pi antica, a persone di rango
non elevato 53. Dubbi, a voler essere critici, potrebbero nascere
sulledilit, sul tribunato (ma le fonti appaiono salde 54), al limite sullaltro triumvirato, quello coloniae deducendae che
conferiva come pare limperium (sia pure limitato alla deductio) 55.
Lo svolgimento delle testimonianze in nostro possesso si
pu forse leggere cos: dopo lincendio gallico furono istituiti 56
i tresviri notturni, attestati, nella persona di Gneo Flavio,
nellultimo decennio dello stesso IV secolo a.C. 57; poi, allinizio
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con il beneficio del dubbio, W. NIPPEL, Aufruhr und Polizei in der rmischen Republik (Stuttgart 1988) 35, del quale v. una prospettiva pi recente e sintetica in Public
Order in Ancient Rome (Cambridge 1995) 22. Cfr. F. FABBRINI, s.v. Triumvirato, in
NNDI. XIX (Torino 1973) 863.
60 Cfr. F. G. HUBERT, Antichit pubbliche romane (tr. it. Milano 1902) 93, che
sostenne essere stati i tresviri nel 289 stabilmente costituiti in ordinaria commissione.
61 Sia con riguardo alla creazione della magistratura, che allinvestitura del
singolo magistrato.
62 Cfr. sinteticamente F. GRELLE, I poteri pubblici cit. 262.
63 Ancora F. GRELLE, I poteri pubblici 262.
64 Fest. s.v. Sacramentum [468 L.], su cui si v. infra spec. 171 ss.
65 Nella tradizione degli studi romanistici, la categoria di ausiliario del magistrato piuttosto diffusa e serve ad indicare i titolari di funzioni non derivate da
un procedimento comprendente voto popolare (di sola investitura ovvero di elezione e investitura) e creatio magistratuale, ma da un atto per cos dire di nomina
del magistrato che non attribuiva potestas (cfr. Fest. s.v. Cum potestate [43 L.]),
ma creava una mera relazione funzionale nellambito della sua provincia (meglio:
duna parte dessa, ovvero della sfera di competenza dun altro magistrato, penso
alle Lex Cornelia de XX quaestoribus, per tutti: E. GABBA, Lineamenti di un commento
alla Lex Cornelia de XX quaestoribus, in Ath. 71 [1983] 487 ss.), retto dal rapporto
gerarchico. Luso del termine apparitor potrebbe sembrare pi corretto perch usato
a differenza del moderno ausiliario nelle fonti. Ma in realt anche questo
23
nati anno per anno dai magistrati superiori 66, sarebbero divenuti veri e propri magistratus minores, cio com tralatizio
affermare funzionari privi di imperium e con una potestas
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ai soli edili, anchessi menzionati, ovvero potrebbe trattarsi dun pi che giustificabile anacronismo dello storico patavino.
88 Si tratta della cd. lex Acilia repetundarum (FIRA. I 2 90, l. 22) e della lex Latina
tabulae Bantinae (ibid. 83, l. 15).
89 Per lopinione di Albanese, anche su questo punto rinnovata, v. infra il 4.
90 Cfr. P. WILLEMS, Le droit public cit. 142; P. BONFANTE, Storia del diritto
romano I 4 (rist. corr. Milano 1959) 144; G. I. LUZZATTO, Procedura civile romana II
cit. 260 s. Sul punto, pi approfonditamente, infra 35 ss.
91 Si v. infra 58 ss.
92 Cfr. anche la lex Latina tabulae Bantinae, in FIRA. I 2 83, l. 15. Cfr. C. NICOLET, Rome et la conquete du monde mditerrane. 264-27 avant J.-C. I. Les structures
de lItalie romaine (Paris 1983) 397.
93 Sui vigintisexviri si v. la letteratura citata supra in ntt. 4-6. I decemviri, tralasciando qui i problemi sul periodo di istituzione (cfr. la lett. supra, in nt. 5), esistevano sicuramente gi (cfr. lelogium di Cn. Cornelius Scipio Hispanus [CIL. I 2 2/1
15 = CIL. VI 1293 = ILS. 6 = ILLR. I 316], che nel 149 fu a Cartagine con Scipione
Nasica, App. Pun. 80.375), ma probabilmente non erano ancora eletti dal popolo:
F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 II cit. 262.
94 Una sintesi delle antiche opinioni, tutte non troppo attendibili, si trova in
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Truc. 758 ss. DIN. Abiit intro, exclusit. Egon ut haec mihi
patiar fieri? / iam hercle ego tibi, inlecebra, ludos faciam clamore in via, / quae advorsum legem accepisti a plurumis pecuPseud. 416; Trin. 695); al pretore, che il magistrato, titolare della iurisdictio (Epid.
25 ss.), presso il quale ad esempio si compie la in ius vocatio o la manus iniectio
(Curc. 376, 684, 722; Persa 746; Poen. 186, 790, 1360 ss.; su procedimenti esecutivi e
in ius vocationes rimando anche a quanto scritto in Bonorum proscriptio cit. 453
nt. 39, con bibliografia), cui si rivolge la postulatio per ottenere un giudizio (Aul.
317), che d recuperatores (Bacch. 270); agli edili, i quali sono chiaramente responsabili dei giuochi (Amph. 71; Poen. 1012), del controllo delle strade, dei mercati e
nella giurisdizione relativa (Stich. 353; Rud. 373; Capt. 811 ss.; su questi ultimi due
testi in particolare: G. IMPALLOMENI, Leditto degli edili curuli [Padova 1955] 90 ss.;
L. MANNA, Actio redhibitoria e responsabilit per i vizi della cosa nelleditto de mancipiis vendundis [Milano 1994] 13 ss., 21; . JAKAB, Praedicere und cavere beim
Marktkauf. Sachmngel im griechischen und rmischen Recht [Mnchen 1997] 115
s., 123 s., v. anche 153 ss., 272 ss.); ai questori, che gestiscono la preda bellica (Bacch.
1075; Capt. 34, 111, 453; sul problema se si trattasse dei questori urbani ovvero di
quelli addetti ai consoli militiae si v., per tutti, F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 II cit. 246 nt. 94). Si pu pensare, ancora, agli infimi conquisitores, ausiliari
del pretore (Amph. 64 ss., 81 ss.; Merc. 664), oggetto, di recente, dellattenzione di
D. MANTOVANI, Il pretore giudice criminale in et repubblicana, in Ath. 78 (1990) 40
s. In tutti questi casi, forse, leffetto nei confronti del pubblico non sarebbe stato di
immediata comprensione, se Plauto non avesse tradotto i suoi modelli greci in figure istituzionali ben conosciute dai Romani ed i cui poteri fossero immediatamente riferibili alla realt di ogni giorno. Per restare nellambito delle istituzioni
pubbliche, sembrano romani anche i riferimenti al senato (per tutti, con indicazione
delle fonti: E. FRAENKEL, Plautinisches im Plautus [Berlin 1922] 254=Elementi plautini in Plauto [Firenze 1960] 226). Insomma, Plauto sembra fonte alquanto sicura
per la ricostruzione delle funzioni dei magistrati romani (in generale si cfr. F. LEO,
Plautinische Forschungen zur Kritik und Geschichte der Komoedie 2 [Berlin 1912]
125, relativo a Persa 75 s., da mettere in relazione con Trin. 1057, cfr. anche P. P.
SPRANGER, Historische Untersuchungen zu den Sklavenfiguren des Plautus und Terenz 2 [Stuttgart 1984] 108 s.).
96 Sul testo v. anche infra 186.
97 Invero novos emendazione di BERGK, Beitraege zur Lateinischen Grammatik (Halle 1870) 140, generalmente accettata dagli edd. v. ad es. F. SCHOELL, Titi
Macci Plauti Truculentus [Comoediarum Plautinarum Tomi I Fasciculus V] (Lipsiae
1881) 122; F. LEO, Plauti Comoediae II (1896 2, rist. Berlin 1958) 497; W. M. LINDSAY, T. Macci Plauti Comoediae II (Oxonii 1910) ad h. l.; A. ERNOUT, Plaute VII
(Paris 1940) 150; G. AUGELLO, Le commedie di Tito Maccio Plauto III (Torino 1976,
rist. 1987) 761 , mentre i mss. hanno nos. Bergk, che intendeva, confrontando il
verso con Trin. 990, novos (aediles), espungeva omnis, difeso, invece, da Leo, che
espressamente mettendolo in relazione con Asin. 131 e Aul. 416 rifer la vicenda
ai tresviri. La resa appariva comica al grande studioso di Plauto; cfr. anche P. J. ENK,
Plauti Truculentus II [Commentarius] (Lugduni Batavorum 1953) 173.
31
Con molta cautela si pu forse accostare a questa fonte Plaut. Most. 942.
Oltre a Bergk, appena ricordato (nt. 97), cfr. la letteratura citata da F.
LA ROSA, Note cit. 232 nt. 6. Naturalmente, nelle fonti, novus magistratus pu significare magistrato di recente entrato in carica cfr. ad es. Varr. men. 378; Cic.
ad Att. 3.19.1; Cael. in Cic. ad fam. 8.10.3 (su cui v. A. CAVARZERE, comm. ad l., in
Marco Celio Rufo, Lettere (Cic. fam. l. VIII) [Brescia 1983] 371); Liv. 2.22.5; 30.39.5 ,
ma attestato anche nel senso di magistratura prima non esistente nella civitas,
eloquente Liv. 7.1.1: annus ... insignis novis duobus magistratibus, praetura et curuli
aedilitate, riferito, com noto, ad uno dei risultati del cd. compromesso liciniosestio. Del resto Plauto ha altrove (Trin. 990; cfr. G. LODGE, s.v. novus, in Lexicon
Plautinum II/3 [rist. Hildesheim 1962 delled. Lipsiae 1927] 199) utilizzato il nesso
novi aediles, che sarebbe stato certo pi comprensibile, qualora avesse voluto indicare quei magistrati.
100 Cfr. F. LEO, Plautii Comoediae II cit. 477.
101 Anche se non sono i magistrati romani pi volte nominati nelle commedie
del Sarsinate, come ha affermato W. KUNKEL, Untersuchungen cit. 75. Sui luoghi
plautini interessanti ai fini della storia dei tresviri si v. infra, passim.
102 Cfr. ora C. LOVISI, Contribution cit. 153 nt. 258; contra D. CLOUD, The lex
Papiria de sacramentis, in Athenaeum 80 (1992) 173 s.
103 Il punto della questione storiografica si pu trovare in G. CHIARINI, Introduzione a Plauto (Roma-Bari 1991) 13 ss., 183 (con bibliografia a p. 202); si v. anche
la letteratura raccolta da J. DAVID HUGHES, A bibliography cit. 76 ss. e cfr., in particolare, sulla data del Truculentus, A. DE LORENZI, Cronologia ed evoluzione plautina (Napoli 1952) 166 ss.; P. GRIMAL, in Oeuvres compltes de Plaute (Paris 1971)
998.
104 Cfr. J. G. F. POWELL, in Cicero, Cato maior de senectute edited with introduction and commentary by J. G. F. P. (Cambridge 1988) 203.
105 Grazie alla didascalia (cfr. F. RITSCHL, G. GOETZ, Pseudolus 2 [Lipsiae 1887]
praef. viii; P. SONNENBURG, s.v. Maccius, in PWRE. XIV/1 cit. 111; M. M. WILLCOCK, in Plautus, Pseudolus ed. by M. M. W. [Bristol 1987] 1, 95) riportata nel solo
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il Truculentus dunque, verisimilmente, da porre nei primi decenni del II secolo (e naturalmente prima del 184, data di morte
del comico: Cic. Brutus 15.60 106). Questa datazione corrisponde ad uno spunto prosopografico di Mnzer 107 e consente
106 Nam Plautus P. Claudio L. Porcio viginti annis post illos quos ante dixi consu-
libus mortuus est, Catone censore. H. B. MATTINGLY, The Plautine Didascaliae cit.
87, naturalmente, non sicuro di questa data, che comunque dovrebbe essere
vicina a quella reale.
107 F. MNZER, s.v. Papirius, 18 cit. 1011, seguito, per quanto il genere della
pubblicazione pu suggerire, da V. ARANGIO-RUIZ, s.v. Triumvirato, in EI. XXXIV
(Roma 1937) 390. Un C. Papirius Turdus fu tribuno della plebe nel 177: T. R. S.
BROUGHTON, MRR. I cit. 398. Cfr. H. H. SCULLARD, Roman Politics. 220-150 B.C. 2
(Oxford 1973) 35, 53 (e 186 s. su Papirio Turdo), che mette in relazione i Papiri con
il gruppo guidato da Scipioni ed Emili. Sui rapporti tra questi ultimi e i Papiri (il
precipuo riferimento per ai membri della gens patrizia con questo nome) si v.
anche F. MNZER, Rmische Adelsparteien und Adelsfamilien (Stuttgart 1920, rist.
Darmstadt 1963) 110 ss., 160 ss. Da notare come il Papirio ricordato da Festo sia
lunico plebeo, nelle fonti in nostro possesso, a portare il prenome Lucio, tipico,
invece, delle famiglie patrizie della gens Papiria (per mera connessione cronologica
si pu citare L. Papirio Maso, patrizio, che fu pretore urbano nel 176; cfr., di recente, C. MASI DORIA, Bona libertorum. Regimi giuridici e realt sociali [Napoli
1996] 98; F. LAMBERTI, Studi sui postumi nellesperienza giuridica romana I [Napoli 1996] 60 e nt. 18). Per una giusta critica alla sopravvalutazione del metodo
prosopografico si v. F. CASSOLA, I gruppi politici romani nel III secolo a.C. (Trieste
1962, rist. Roma 1968) 5 ss., in sintesi: 22 s.; ma bisogna pur riconoscere (come lo
stesso Cassola non manca di fare) lestrema utilit della prosopografia. Con riguardo particolare a casi come quello affrontato nel testo, essa pare addirittura
lunico mezzo per proporre ipotesi pi precise di ricostruzione storiografica.
108 Un tentativo di pi precisa datazione, che si avvicina a quello proposto nel
testo, fornito da P. J. ENK, Plauti Truculentus I (Lugduni Batavorum 1953) 30, che
propone, per la prima rappresentazione della commedia, i Giuochi Megalensi (che
si tenevano dal 4 al 10 di aprile, v. D. SABBATUCCI, La religione di Roma antica. Dal
calendario festivo allordine cosmico [Milano 1988] 140 ss.) del 189 a.C. Nel motivare questa data, lo studioso sostiene che il richiamo ai magistrati riferibile agli
edili, che da poco (alle Idi di marzo) erano entrati in carica. Qui per Enk (forse
influenzato da K. H. E. SCHUTTER, Quibus annis comoediae Plautinae primum actae
sint, quaeritur [Leyden 1952] 125) sembra cadere in contraddizione con quanto affermato nel II vol. [Commentarius] della stessa opera, ove reputa lopinione di
Bergk meno retta di quella di Leo (v. supra, ntt. 97, 99). Invero quella nel testo
una mera proposta basata su indizi non saldissimi. Basti pensare al problema filologico sollevato da F. BUECHELER (cfr. led. di SCHOELL cit. xliv e nt. 5, 122) relativo
alla recenziorit del v. 761 (che cozzerebbe con il tenore del 759, ma si v. infra 186)
rispetto al resto del passo. Sul punto v. gi TH. BERGK, Plautinische Studien, in Phi-
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furono progressivamente, tra il 362 ed il 207 eletti dal popolo 117; i questori 118 e i collegi dei tresviri capitales, dei monetales e dei decemviri stlitibus iudicandis, tutti scelti nei comizi
tributi. Gli edili curuli sono nominati immediatamente dopo 119.
Essi, sia per le funzioni, che per essere come Cicerone non
manca di sottolineare il primo grado politicamente rilevante
del cursus 120, vengono elevati, nella discriptio, al di sopra degli
altri magistrati minori. Manca un riferimento agli altri collegi
viginti(sex)virali, alcuni dei quali almeno dovevano essere
stati gi portati, al tempo dellArpinate, al rango magistratuale 121. Lantica magistratura questoria 122 posta accanto ai
capitales, carica tenuta in scarsa considerazione da Cicerone 123;
la ripartizione delle competenze proclamata e delineata, ma
senza quella precisione che gioverebbe allo studioso moderno.
sollemium, ollisque ad honoris amplioris gradum is primus ascensus esto. Cfr.
F. CANCELLI, in M. T. Cicerone, Le leggi 266 nt. 5; G. ARIC ANSELMO, Ius publicum-ius privatum in Ulpiano, Gaio e Cicerone, in AUPA. 37 (1983) 707 s. nt. 219.
120 Per lorganizzazione dei giuochi: F. CASSOLA, L. LABRUNA, Linee 3 cit. 130;
W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 504 ss.; C.W. WEBER, Panem et circenses. La politica dei divertimenti di massa nellantica Roma (tr. it. Milano 1989) 65 s.
121 Cfr. F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 II cit. 257 ss.
122 Sullantiquitas della magistratura, da ultimo, M. DORTA, Trebazio Testa e la
questura. A proposito di D. 1.13.1.1 (Ulp. l. sing. de officio quaestoris), in SDHI. 59
(1993) 281 ss.
123 Si v. ad fam. 7.13.2 e supra nt. 40. Cfr. anche div. in Caec. 16.50, su cui infra
130 nt. 180.
124 Per tutti: G. A. LEHMANN, Politische Reformvorschlge cit. 16 s.
125 Altre fonti nelle quali ricorre la locuzione, oltre quelle discusse nel testo
sono: Sall. Cat. 30.7; Tac. ann. 4.6.2; Liv. 3.55.9, 4.46.9, 25.1.11, 32.26.17, 36.3.3,
39.16.12; Gell. 13.16.1; D. 4.4.18 pr. (Ulp. 11 ad ed.); D. 47.10.32 (Ulp. 42 ad Sab.).
126 Potrebbe essere tecnico luso in Liv. 3.55.9; Tac. ann. 4.6.2, oltre che in
Gell. 13.15.4, 13.16.1; Fest. s.v.<Minora> [148 L.], fonti esaminate innanzi.
127 Cfr. Liv. 4.46.9, 5.49.2; D. 4.4.18 pr. (Ulp. 11 ad ed.).
128 Cfr. TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 20 nt. 1; ID., Disegno cit.
117 s.; W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 39 s.
129 Sulle voci festino-paoline: F. GRELLE, I poteri pubblici e la giurisprudenza
fra Augusto e gli Antonini cit. 255 (cfr. M. HUMBERT, Institutions politiques et
sociales de lantiquit 4 [Paris 1991] 210 s.; M. A. DE DOMINICIS, s.v. Magistrati.
Diritto romano, in NNDI. X [Torino 1964] 35; L. CAPOGROSSI COLOGNESI, s.v. Potestas, ibid. XIII [Torino 1966] 508 nt. 4; M. MALAVOLTA, s.v. Magistratus cit.
309).
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Anche tributa, cfr. la lex Quinctia de aq. (Frontin. 129.1) e infra 49 ss.
Sulla procedura di nomina del dittatore (e del magister equitum) si v., per
tutti, L. LABRUNA, Adversus plebem dictator, in Index 15 (1987) 289 ss., ora in
Genera cit. 25 ss.
132 Non esaustiva, quindi, lapparentemente lineare elencazione di G. PETROPOULOS, Istoriva kai; eijshghvsei tou Rwmai>kou` Dikaiou 2 (Aqhvnai 1963) 92.
133 Esemplificativamente: P. BONFANTE, Storia del diritto romano 4 I cit. 227:
... minori sono le altre magistrature con potest che vengono elette nei comizii
tributi ed hanno auspicii minori; G. LOMBARDI, Lo sviluppo costituzionale dalle
origini alla fine della republica (Roma 1939) 70: Abbiamo magistrati maggiori o
minori a seconda che competano ad essi auspicia maiora o minora; F. CASSOLA,
L. LABRUNA, Lassetto maturo della costituzione repubblicana, in AAVV. (dir.
M. TALAMANCA), Lineamenti di storia del diritto romano 2 (Milano 1989) 127: Titolari di auspici minori; A. BURDESE, s.v. Magistrato (dir. rom.) cit. 195: Si distinguono ... le magistrature maggiori ... dalle minori ... in base agli auspicia ...; cfr. S.
MAZZARINO, Dalla monarchia allo stato repubblicano. Ricerche di storia romana ar-
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in uso dal tempo in cui pu pensarsi a magistrati minori che potessero intralciare
lattivit comiziale dei consoli.
139 Non decisivo come noto , ma pur utile il tenore della rubrica del capitolo gelliano: Verba ex libro Messalae auguris, quibus docet, qui sint minores
magistratus et consulem praetoremque conlegas esse; et quaedam alia de auspiciis.
140 W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 39.
141 TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 20; W. KUNKEL, Staatsordnung
II cit. 39.
142 molto importante sottolineare come gli auspici pubblici (il ius auspicandi) fossero com noto originariamente solo patrizi.
143 Cfr. L. FERRERO, Rerum scriptor. Saggi sulla storiografia romana (Trieste
1962, rist. Roma 1970) 118; M. BRETONE, ora in Tecniche e ideologie cit. 13 s.;
P. CERAMI, Potere ed ordinamento nellesperienza costituzionale romana 3 (Torino
1996) 69.
144 TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 18; ora v. W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 38 s.
145 Per la comprensione di tale risultato istituzionale si v. Cic. de leg. agr.
2.10.26-11.27.
146 Cfr. per Gell. 13.16.1.
147 Sui rapporti tra magistrati minori e maggiori nel senso della preminenza
di questi ultimi in alcune attivit bisogna leggere un altro frammento di Messalla,
riportato da Gellio immediatamente dopo quello che si sta esaminando: 13.16.1.
41
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nelleditto consolare, evidente strumento politico che intendeva preservare lo svolgimento dei comizi da interventi sediziosi 147 (o comunque dintralcio) 148. Lelencazione degli auspicia comincia con quelli massimi, che sarebbero appunto
di consoli, pretori e censori. Qui una ulteriorie partizione 149
nel discorso di Messalla: aveva sostenuto esser divisi gli auspici
in due potestates, distingue poi quelli massimi tra consoli-pretori 150 e censori. Mentre n consoli n pretori potevano turbare o interrompere gli auspici dei censori (e viceversa), questi
ultimi potevano farlo tra di loro; consoli e pretori, a loro volta,
erano legittimati ad intervenire, da conlegae, nelle rispettive
attivit di auspicatio. Il principio della collegialit 151 sembra
pienamente affermato. Come noto, per, e cos continua
Messalla, il pretore; dotato di un imperium minore rispetto ai
consoli, non poteva rogare iure i consoli 152. Pi difficile intendere il perch dellimpossibilit per il pretore di rogare un
altro pretore, forse la creatio dun magistrato maggiore doveva
lare tra magistrati con titolo diverso. Cfr. P. DE FRANCISCI, Arcana imperii III/1
(Milano 1948) 121.
151 Cfr., in generale, TH. MOMMSEN, Disegno cit. 151 ss.
152 Sul problema, e su quanto segue, Cic. ad Att. 9.9.3. ... Id adsequitur, si per
praetorem consules creantur. Nos autem in libris habemus non modo consules a praetore sed ne praetores quidem creari ius esse idque factum esse numquam; consules
eo non esse ius quod maius imperium a minore rogari non sit ius, praetores autem
cum ita rogentur ut conlegae consulibus sint, quorum est maius imperium. Anche
Cicerone, come Messalla, si pronuncia in qualit di augur.
153 Con riguardo a tale esclusivismo cfr. ancora Gell. 13.16.1.
154 Si v. per tutti P. DE FRANCISCI, Intorno allorigine etrusca del concetto di
imperium, in SE. 24 (1955-56) 41 e, pi decisamente, F. CANCELLI, Studi cit. 1 ss.
155 Genericamente: v. supra nt. 133. Interessante la prospettazione del problema da parte di KUNKEL, Staatsordnung II cit. 39: Die Wahlauspizien der Zenturienversammlung und damit auch die Auspizien, die der dort Gewhlte erlangt,
sind die hchsten (maxima), die der Tribusversammlung geringer.
156 Il provvedimento consolare pare da mettere in relazione con la pratica
dellobnuntiatio per come regolata dalla legislazione del II sec. a.C. (dati e precisazioni cronologiche, per quanto possibile, in F. DE MARTINO, Storia della costituzione2 II cit. 431 s.; cfr. III 2 cit. 301). Loligarchia, rappresentata nellagire pratico
dai magistrati maggiori, assume lorpello sacrale a difesa dei suoi interessi nel momento comiziale, salvo a limitare la possibilit dintervento alla fascia alta della
magistratura, frutto di una selezione politica e quindi pi controllata.
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44
CAPITOLO PRIMO
1.5.4; de leg. 3.3.9), da mettere in relazione con lincapacit plebea, se non nel ruolo
magistratuale auspicato. Rettamente sul rapporto auspicia-imperium, in sintesi,
M. HUMBERT, Institutions politiques et sociales cit. 212.
159 Si v. infra 47.
160 Cfr. Cic. de leg. agr. 2.12.31. Anche il dato cronologico e cio la limitazione
dellauspicio ai soli magistrati antichissimi non regge ove si considerino i poteri dei
triumviri rei publicae constituendae (sui quali, per tutti, TH. MOMMSEN, Rmisches
Staatsrecht II 3 cit. 707 ss.).
161 Il testo stato, qui come sopra, riportato secondo led. di R. MARACHE,
Aulu-Gelle, Les nuits Attiques III (Paris 1989).
162 Cfr. A. GUARINO, Bina comitia cit. 368 ntt. 30, 31; F. ALTHEIM, Italien und
Rom II (Amsterdam-Leipzig 1941) 446 nt. 152; ID., Rmische Geschichte II
(Frankfurt 1953) 460 nt. 152. Sospetta il rimaneggiamento K. LATTE, Zwei Exkurse
zum rmischen Staatsrecht I. Lex curiata und coniuratio, in NGWG. N. F. 1.3 (1934)
61, che propone: minoribus creatis magistratibus tributiis comitiis magistratus <ratus
est;> maiores centuriatis comitiis fiunt, sed ius<tus magistra>tus curiata datur lege (si
v. nt. 1). Nel senso proposto da Latte (corruzione testuale) v. anche A. HEUSS, Zur
Entwicklung des Imperiums der romischen Oberbeamten, in ZSS. 64 (1944) 76. Cfr.,
pure convinto duna tradizione del testo non corrispondente alle parole di Messalla,
e con una proposta di emendazione che pare inaccettabile, U. VON LBTOW, Das
rmische Volk. Sein Staat und sein Recht (Frankfurt a. M. 1955) 194 s.
163 Contributi allo studio del diritto augurale I (Torino 1960) spec. 443 ss. (e v. i
luoghi cit. a p. 604).
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CAPITOLO PRIMO
come soggetti) creati nei comizi tributi. Lavversativa introdotta dal sed si riferirebbe al iustus 166 magistratus, che sarebbe
unicamente quello che riceve la legge curiata. Ci non significa
tuttavia che i soli magistrati minori ricevevano la legge curiata 167, anzi, visto che sappiamo che questa legge veniva attribuita sicuramente ai titolari dellimperio 168, si ipotizza che i
magistrati che non detenevano tale potere di comando, non
erano sottoposti ad una seconda votazione, ma, dopo lelezione attraverso lassemblea tributa, permanevano, dal punto
di vista del diritto magistratuale in uno stato di non perfezione 169. Si tratterebbe di magistrati e di conseguenza potevano
esercitare i loro poteri, non erano iusti 170, quindi non potevano
prendere auspici, che per, sostanzialmente, non servivano alla
loro attivit quotidiana.
Neanche i promagistrati pare , che erano insigniti
abdicare (v. Liv. 4.7.3 e cfr. A. HGERSTRM, Das magistratische ius in seinem Zusammenhang mit dem rmischen Sakralrechte [Uppsala 1929] 6 e nt. 2).
167 Si v. A. GUARINO, Bina comitia cit. 364.
168 Si v. supra
169 Si pensa anche allalto numero di magistrati che si raggiunse nellavanzata
repubblica e, di conseguenza, alla difficolt di plurime deliberazioni dei comizi
curiati, che daltra parte erano diventati la parvenza di s stessi ed erano convocati
solo per le necessit formali.
170 Per un cenno sul rapposto tra il concetto di iustus e lo stato di purit
sacrale, si v. R. SANTORO, Potere ed azione cit. 199 s.
171 Cfr. Cic. de div. 2.76; de nat. deor. 2.3.9, su cui TH. MOMMSEN, Rmisches
Staatsrecht I 3 cit. 101; ma potrebbe trattarsi solo di caduta in disuso, cos W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 30 e nt. 79. Sulla prassi auspicale adottata dai comandanti della media e tarda repubblica, non completamente corrispondente alle prescrizioni del diritto augurale, si v. S. TIMPANARO, Il De divinatione, in Cicerone,
Della divinazione (Milano 1988) xxxix s.
172 Sarebbe da studiare il fatto che limperium, fuori da quelli che dovevano
essere gli schemi tradizionali della costituzione dello stato patrizio, fosse attribuito (col consenso o la spinta dei patres), dal concilio plebeo, come nel caso di
Publilio Filone alle porte di Napoli (Liv. 8.23.12), assemblea in quel tempo non
aveva neppure completa capacit deliberativa. Cfr. I. BUTI, Appunti in tema di prorogatio imperii II. La casistica delle fonti fino al 218 a.C., in Index 20 (1992) 438 ss.
173 Omnes magistratus auspicium iudiciumque habento ... Cfr. 3.12.27. Deinceps idcirco omnibus magistratibus auspicia et iudicia dacta sunt ... Su questultimo
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rio 179, risultano i magistrati maggiori. Dittatore, consoli, pretori, interr e praefectus urbi 180 costituiscono, nella intelaiatura
dellantiquario, che coniuga poteri antichi ma vivi a quelli desueti 181, i magistrati tradizionalmente dotati dimperium. Tra
questi quelli eletti si affiancano a quelli nominati con procedure particolari 182. Aggiungendo i censori, che certamente
sono magistrati maggiori (lo sappiamo del testo di Messalla
tramandato da Gellio), abbiamo un quadro completo. Accanto
ai magistrati nominati con procedure straordinarie si pu notare una costanza di rapporto con lassemblea per centurie:
non ricorrono infatti magistrati eletti nei comizi tributi.
4. Caratteri della magistratura. Dopo linquadramento
storico della magistratura ed il tentativo di definizione del
nesso tecnico magistratus minor (magistratus minores) si pu
forse tentare una sistemazione dei caratteri propri dei tresviri
capitales in quanto magistrati minori, prima di studiarne le
mansioni specifiche.
Si visto che lelezione, come probabilmente anche per i
questori, i tresviri coloniae deducendae etc. avveniva nei co-
50
CAPITOLO PRIMO
mizi tributi 183, sotto la presidenza del pretore urbano 184, che
prendeva auspicia minora 185 e procedeva alla creatio 186.
Contro una consolidata tradizione di studi 187, Bernardo
Albanese non crede che fossero necessariamente i comitia tributa a dover procedere allelezione dei tresviri: se mai la legge
avesse voluto specificamente attribuire lelezione dei tresviri
ai comizi tributi, non avrebbe certo parlato genericamente di
populum rogare. Una locuzione del genere appare, piuttosto,
adeguata per sancire genericamente lobbligo, per il pretore, di
fare votare da parte delle assemblee popolari (comizi centuriati
o tributi, a scelta del magistrato, o in conformit a criteri di
competenza allora vigenti) la nomina dei tresviri; ed un ordine
legislativo siffatto si attaglierebbe bene ad una creazione ex
novo della magistratura dei tresviri capitales 188.
Questa ricostruzione appare per pi versi difficile da accettare 189. Per prima cosa e come gi sopra notato 190 sembra strano che un plebiscito potesse determinare verisimilmente prima della lex Hortensia lattivit dun magistrato
cum imperio. Populum rogare poi sicuramente locuzione
tecnica con riferimento allattivit dei comizi tributi 191: non
189 Del resto assai pianamente Cicerone, nella pro Cluentio (13.39), parla di
suffragia populi in relazione allelezione di un triumviro capitale, in unepoca in cui
non v dubbio che i tresviri fossero votati dai comizi tributi. Cfr. anche Fest. s.v.
Praefecturae [262 L.].
190 Si v. supra 28.
191 Cfr. L. R. TAYLOR, Roman Voting Assemblies from the Annibalic War to the
Dictatorship of Caesar (Ann Arbor 1966) 60. Su populus, per tutti, R. ORESTANO, Il
problema delle persone giuridiche in diritto romano (Torino 1968) 196 ss.; P. CATALANO, Populus Romanus Quirites 2 (Torino 1974) spec. 97 ss.; L. PEPPE, s.v. Popolo,
in ED. XXXIV (Milano 1985) 315 ss.; ID., La nozione di populus e le sue valenze, in
Staat und Staatlichkeit in der frhen rmischen Republik (Stuttgart 1990) 312 ss.; L.
LABRUNA, Civitas, quae est constitutio populi.... Per una storia delle costituzioni, in
Labeo 45 (1999) 165 ss.
192 Del resto Cicerone, nella sua orazione contro la proposta di Rullo, afferma
che la potestas discende dal populus (cfr. Fest. [Paul.] s.v. Cum potestate [43 L.])
e con questo termine evidente che indichi anche i comizi tributi: de leg. agr. 2.7.17.
... Totiens legibus agrariis curatores constituti sunt IIIviri, Vviri, Xviri; quaero a populari
tribuno plebis ecquando nisi per XXXV tribus creati sint. Etenim cum omnis potestates, imperia, curationes ab universo populo Romano proficisci convenit ...; 2.11.27. ...
51
pare che dalle fonti possa emergere una dizione pi precisa 192,
basti pensare infatti alla praescriptio della lex Quinctia de aquaeductibus, com noto lunica rimastaci per intero 193 e riferita
ad una rogatio ai comitia tributa 194:
Frontin. de aq. 129.1 (FIRA. I 2 nr. 14, p. 152). T. Quinctius
Crispinus consul populum iure rogavit populusque iure scivit
in foro pro rostris aedis divi Iulii pr(idie) <K(alendas)> Iulias 195.
Inoltre non si ha notizia di collegi magistratuali che potessero essere eletti indifferentemente in diverse assemblee. In
Hic autem tribunus plebis quia videbat potestatem neminem iniussu populi aut plebis posse habere ... (qui Cicerone menziona anche la plebe, con riferimento evidente
alle potestates plebe).
193 Cfr. G. RIES, Prolog und Epilog in Gesetzen des Altertums (Mnchen 1983)
128.
194 Differente doveva essere la rogatio (e quindi la praescriptio) dei plebiscita,
come si pu arguire dalla cd. lex Antonia de Thermessibus (FIRA. I 2 135 nr. 11);
J.-L. FERRARY, in Roman Statutes I ed. by M.C. CRAWFORD [London 1996] 333)
[cfr. G. RIES, Prolog und Epilog cit. 128 nt. 15] e dalla pur scherzosa (ma importante
proprio perch sembra riportarne le formalit) lex convivialis quae dicitur Tappula
[ILS. 8761; cfr. Fest. s.vv. Tappulam legem, Tappula (Paul.) 496 s. L.], sulla quale
v. A. VON PREMERSTEIN, Lex Tappula, in Hermes 39 (1904) 327 ss.; G. ROTONDI,
Leges publicae cit. 486.
195 Cfr. C.H. WILLIAMSON, J.A. CROOK, M.H. CRAWFORD, in Roman Statutes II ed. by M.C. CRAWFORD (London 1996) 794 s. Altre attestazioni conferenti, seppur generiche, non mancano. Si pensi allabbreviatura probiana
P.I.R.P.Q.I.S.I.F.P.R.E.A.D.P. populum iure rogavit populusque iure scivit in foro pro rostris
ex ante diem pridie (FIRA. II 2 455, 3.1), che chiaramente si riferisce allassemblea
tributa, vista la menzione duna votazione in foro. Ancora, le definizioni giurisprudenziali della legge che si riferiscono al momento genetico menzionano un populus
indifferenziato: Gai 1.3. Lex est quod populus iubet atque constituit; Capit. [frg. 24
Strz.] ap. Gell. 10.20.2. Lex ... est generale iussum populi aut plebis rogante magistratu. Cfr. anche Fest. s.v. Rogatio [326 L.].
196 Si tratta del problema dellimperium censorio, finora come pare irrisolto dalla moderna storiografia. Cfr. F. CANCELLI, Studi cit. 1 ss.; F. CASSOLA,
L. LABRUNA, Linee 3 cit. 121 ss.
197 Si pensi, ad esempio, alle deviazioni funzionali dei casi di attribuzione straordinaria dellimperium da parte dei concili plebei, con una deliberazione davallo
del senato, a partire dal 326 a.C. su cui H. KLOFT, Prorogation und ausserordentliche
Imperien 326-81 v. Chr. Untersuchungen zur Verfassung der rmischen Republik
52
CAPITOLO PRIMO
particolare non sembra possibile che i tresviri avessero un qualche rapporto con i comizi centuriati, legati a collegi magistratuali assai antichi e comunque detentori se non sempre di
imperium 196 almeno di una potestas elevatissima. Loriginaria
assemblea militare non fu modificata, nelle sue competenze
elettorali, dopo il cd. compromesso licinio-sestio, ed in generale si tese anzi a spogliarla di attribuzioni 197.
Fidando quindi nella tradizione storiografica che vede i
tresviri eletti (sempre) nei comizi tributi (per la sua sostanziale
consonanza con le fonti in nostro possesso), contro unautorevole opinione 198, si pu affermare che lelezione attraverso i
comitia tributa non costituiva una prassi, essendo stata sanzionata per i tresviri dalla cd. lex Papiria. Piuttosto, nel pi ampio
impiego di questa forma assembleare, pu intravedersi una
tendenza, anche se molto sfumata rispetto alle prospettazioni
moderne, alla democratizzazione 199.
(Meisenheim am Glan 1977) spec. 19 ss.; I. BUTI, Appunti in tema di prorogatio
imperii II cit. 438 ss. Pi in generale: F. GRELLE, s.v. Comitia cit. 605.
198 F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 438, che, nel caso di specie,
si riferisce ai tribuni militum.
199 Sulle tendenze democratiche a Roma nella media repubblica, con riferimento anche alla progressiva elettivit delle cariche magistratuali, si v. soprattutto
K. BCHNER, Die rmische Republik im rmischen Staatsdenken (Freiburg i. B.
1947); P. DE FRANCISCI, Sintesi storica del diritto romano 2 cit. 99 (con esplicito riferimento ai tresviri nocturni o capitales), cfr. anche 106; F. P. CASAVOLA, Relazione
introduttiva, cit. 23 ss.; M. MARRONE, Relazione di sintesi, in Roma tra oligarchia e
democrazia cit. 259 ss.; R. SYME, Oligarchy at Rome: A Paradigm for Political Science,
in Diogenes 141 (1988) 56 ss., ora in Roman Papers VI (Oxford 1991) 323 ss.; M.
MALAVOLTA, s.v. Magistratus cit. 312 (ove la menzione specifica dei tresviri [nocturni] ed una reprensibile opinione sui quinqueviri cis Tiberim, cfr. D. 1.2.2.31,
Pomp. l. sg. ench.); una rassegna delle opinioni storiografiche sul problema si trova
in L. LABRUNA, Qualche riflessione cit. 47 ss.; ora si cfr. anche, M. JEHNE (hg.), Demokratie in Rom? Die Rolle des Volkes in der Politik der rmischen Republik (Stuttgart
1995), ove, in particolare, K.-J. HLKESKAMP, Oratoris maxima scaena: Reden vor
dem Volk in der politischen Kultur der Republik 32; A. SCHIAVONE, La storia spezzata.
Roma antica e Occidente moderno (Roma-Bari 1996) 77 s. Sul problema dellauctoritas patrum e della lex Maenia (G. ROTONDI, Leges publicae cit. 248 s.; J. BLEICKEN, Lex publica. Gesetz und Recht in der rmischen Republik [Berlin-New York
1975] 296 ss.): F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 476; II cit. 149 ss.
(con la dimostrazione a p. 151 e nt. 33 , convincente, che lauctoritas patrum
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54
CAPITOLO PRIMO
scarso profilo politico e di sostanziale subordinazione alle direttive del senato, che sar stato particolarmente guardingo nei
confronti di attivit politicamente pericolose operate da magistrati di basso rango e per ci stesso socialmente meno controllabili 205. Il ius edicendi, proprio di tutti i magistrati romani 206, che non sembra fosse esercitato al di sotto dei questori 207 in vista dellapplicazione giurisdizionale, poteva essere
utilizzato per dare pubblicit, ed in questo senso si pu ipotizzare una qualche autonomia dei tresviri 208.
Per i tresviri, come per gli altri magistrati, era impossibile
essere accusati di repetundae durante la carica. Ci risulta da
unintegrazione, abbastanza attendibile 209, di l. 8 della lex repetundarum epigrafica 210.
Sulla responsabilit 211 non abbiamo altre notizie se non
631; A. GUARINO, Gaio e ledictum provinciale, in Iura 20 (1969) 154 ss. [=Pagine
di diritto romano IV (Napoli 1994) 279 ss.]; R. MARTINI, Ricerche in tema di editto
provinciale (Milano 1969) 137 ss.; W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 527 e nt. 64,
529 nt. 68. Invero essa rimane misteriosa, cfr. T. SPAGNUOLO VIGORITA, La giurisdizione fiscale tra Augusto e Adriano, in Atti Copanello 1996 nt. 54, in c. di stampa,
che ho potuto leggere per gentilezza della.
208 Anche se in materia di ordine pubblico siamo a conoscenza di editti
pretori, v. per un caso famoso Liv. 25.1.10-11, discusso infra nel II capitolo
(122 ss.).
209 Cfr. infra, nt. 231.
210 De heisce dum mag(istratum) aut imperium habebunt ioudicium non fiet.
211 Si v. infra 146 ss., per il problema della in ius vocatio.
212 Si tratta, ancora, dei fatti narrati da Liv. 25.1.10-11, su cui pi ampiamente,
infra 122 ss.
213 Val. Max. 8.1 damn. 5-6. Sul problema dei processi tribunizi: F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 368; M. HUMBERT, Le tribunat de la plbe et le
tribunal du peuple: remarques sur lhistoire de la provocatio ad populum, in MEFRA.
100/1 (1988) 431 ss.; B. SANTALUCIA, I tribuni e le centurie, in Seminarios Complutenses 1 (1989) 205 ss. [=Scritti in memoria di D. Pieraccioni a cura di M. BANDINI e
F. G. PERICOLI (Firenze 1993) 267 ss. =Studi di diritto penale romano (Roma 1994)
49 ss.], che pare aver dimostrato lalta risalenza dei processi tribunizi davanti al
popolo (a seguito della norma decemvirale, sulla quale si tengano per presenti le
generali perplessit di A. GUARINO, Il dubbio contenuto pubblicistico delle XII tavole, in Labeo 34 [1988] 323 ss. = PDR. IV cit. 87 ss.). In generale sulla responsabilit
dei magistrati: TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 698 ss. Sul fatto che in
55
una sorta di rimprovero subito nel 213 212 e due processi tribunizi contro triumviri nocturni, rei di non aver ben compiuto il
loro dovere di sorveglianza antincendio, probabilmente nella
seconda met del III secolo a.C. 213.
Nella cd. lex Latina tabulae Bantinae 214 i tresviri sono menzionati tra i magistrati obbligati al giuramento in legem 215:
l. 14-22. [co(n)s(ul), pr(aetor), aid(ilis), q(uaestor), IIIuir
cap(italis),? IIIuir a(greis) d(andeis) a(dsignandeis)?, qu]ei nunc
est, is in diebus (quinque) proxsumeis quibus v queique eorum
sciet h(ance) l(egem) populum plebemve
[iusisse iourato, ita utei i(nfra) s(criptum) est. item]
dic(tator), co(n)s(ul), pr(aetor), mag(ister) eq(uitum), cen(sor),
aid(ilis), tr(ibunus) pl(ebis), q(uaestor), IIIuir cap(italis), IIIuir
a(greis) d(andeis) a(dsignandeis), ioudex ex h(ace) l(ege) plebive scito
Valerio Massimo siano testimoniati notturni quando esistevano gi i capitali si pu
immaginare o che lincendio sia avvenuto prima dellepoca proposta nel testo (cosa
giustificata pare anche dalla durezza della punizione), sia che la nomenclatura
ufficiale capitales non si sia affermata se non quando i tresviri dismisero le funzioni notturne a favore dei quinqueviri e cio da quando divennero magistrati, nei
primi decenni del II secolo a.C., secondo quanto qui si propone.
214 Sullo stato delle conoscenze relativo a questa legge, in particolare su datazione ed identificazione, si v., da ultimo, J. S. RICHARDSON, in Roman Statutes I
cit. 193 ss.
215 Si v. anche F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 491 e nt. 10.
216 Il testo riportato secondo ledizione di J. S. RICHARDSON, in Roman
Statutes I cit. 200.
217 Su questa prassi, per la quale le testimonianze risalgono alla fine del III
secolo a.C., si rimanda a G. I. LUZZATTO, Sul nuovo frammento di legge romana
rinvenuto a Taranto, in Arch. Stor. Pugliese 4 (1951) 33 ss.; cfr. anche ID., Sul
iusiurandum in legem dei magistrati e senatori romani. Postilla a proposito del frammento tarentino, in Scritti della Facolt giuridica di Bologna in onore di U. Borsi (Padova 1955) 27 ss. [=Scritti minori epigrafici e papirologici (Bologna 1984) rispettivamente: 160 ss.; 289 ss.].
218 Il iusiurandum in legem non pare prospettarsi, quindi, come una semplice
derivazione dal generico iusiurandum in leges, cfr. G. I. LUZZATTO, Sul iusiurandum
in legem cit. 35.
219 Per indicazioni su datazione ed identificazione si v. J. S. RICHARDSON, in
Roman Statutes I cit. 209 ss. (a p. 209 unampia bibliografia). Il giuramento menzionato a l. 20 ss.
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CAPITOLO PRIMO
Alle ll. 19 ss. del Block C (Delphi Copy) p. 243 delled. a cura di M. H.
CRAWFORD, J. M. REYNOLDS, J.-L. FERRARY, PH. MOREAU, Roman Statutes I cit.
Nella raccolta edita da CRAWFORD, p. 231 ss., si trovano riportati i principali tentativi di attribuzione e datazione.
221 I magistrati che non adempiono allobbligo sono destituibili; cfr. M. MALAVOLTA, s.v. Magistratus cit. 323.
222 Cfr. TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 27 ss.; W. KUNKEL,
Staatsordnung cit. 186 ss.; M. MALAVOLTA, s.v. Magistratus cit. 310.
223 Sulleiurare magistratum: TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 625;
M. MALAVOLTA, s.v. Magistratus cit. 314. Sulla durata annuale della magistratura,
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58
CAPITOLO PRIMO
59
confronti dellinterpretazione del testo legislativo e del connesso arbitrio dellinterprete: a questa preoccupazione si tenta di ovviare riducendo al minimo, attraverso
una descrizione completa dei casi, tale arbitrio. Si tratta, insomma, di strutturare la
legge seguendo una formulazione per quanto possibile resistente allattivit di eteroregolamentazione (anche di matrice giurisprudenziale). Per una simile riflessione
di teoria generale, non disgiunta dalla valutazione dellesperienza storica, si v. P.
RESCIGNO, Manuale del diritto privato italiano 11 (2a rist. Napoli 1996) 33 s. Non
sembra dunque da condividere quanto affermato genericamente da M. VARVARO,
Per uninterpretazione della lex de XX quaestoribus, in AUPA. 43 (1995) 580 (cfr.
582), sul modestissimo grado di astrazione cui erano pervenuti i Romani nella
formulazione dei precetti legislativi, dovuto ad una presunta rozzezza della tecnica
normativa romana, facilmente smentibile. Con maggiore sensibilit storica si parlato, ad esempio, di tendenza al pleonasmo, cfr. L. MITTEIS, Rmisches Privatrecht
60
CAPITOLO PRIMO
bis auf die Zeit Diokletians I. Grundbegriffe und Lehre von den Juristischen Personen
(Leipzig 1908) 91 nt. 58, pur se il problema di specie non appare pienamente centrato, si v. A. GUARINO, Actio petitio persecutio, in Labeo 12 (1966) 129. Come
peraltro sul punto appare malinteso Mitteis stesso (cfr. anche o. c. 33 nt. 9) da
F. CASAVOLA, Actio petitio persecutio (Napoli 1965) 9, il quale afferma che detta
tendenza sarebbe tipica dello stile legislativo dellImpero.
235 Operando un parallelo con le altre liste di magistrati presenti in leggi
romane a noi pervenute, si potrebbe forse pensare nella redazione dei testi normativi allintervento dun sapere di diritto pubblico con caratterizzazione antiquaria. Cfr. F. SCHULZ, Storia della giurisprudenza cit. 46, 89 s., 153, 164; S. TONDO,
Profilo di storia costituzionale romana I (Milano 1981) 311 s. Si pensi che nella seconda met del secondo secolo a.C. fior unautonoma giurisprudenza pubblicistica,
sulla quale si v., per tutti, M. BRETONE, Tecniche e ideologie cit. 10 ss. Naturalmente
losservazione di L. LOMBARDI, Saggio sul diritto giurisprudenziale (Milano 1967)
50, secondo il quale i giuristi avrebbero consigliato le assemblee per la redazione
di leggi, da sussumere nellattivit di consulenza prestata al magistrato (cfr. ibid.)
in quanto rogator delle stesse. Si v. anche V. GIUFFR, Lagire sua causa, non civium
cit. 187 ss.; G. NOCERA, Il pensiero pubblicistico romano, in Studi in onore di P. De
Francisci II (Milano 1956) 555 ss.; G. BRANCA, Considerazioni sulla dommatica romanistica in rapporto alla dommatica moderna, in RISG. 87 (1950) 139; A. TRISCIUOGLIO, Sarcta tecta, ultrotributa, opus publicum faciendum locare. Sugli appalti relativi alle opere pubbliche nellet repubblicana e augustea (Napoli 1998) xiv ss. nt. 15.
236 C. VENTURINI, Studi sul crimen repetundarum cit.; ID., Per un riesame
dellesperienza giuridica romana in materia di illecito arricchimento dei titolari di funzioni pubbliche, in Panorami 4 (1992) 354 ss.
237 C. VENTURINI, Per un riesame cit. 358.
238 Cic. Verr. 2.3.156. Cfr. C. VENTURINI, Per un riesame cit. 364. Sulla lex Cornelia v., per tutti, G. ROTONDI, Leges publicae cit. 360; TH. MOMMSEN, Rmisches
Strafrecht cit. 709; O. F. ROBINSON, The Criminal Law of Ancient Rome (Baltimore
1996) 3, 81; (v. anche lett. in nt. succ.).
239 Per un quadro dinsieme: B. SANTALUCIA, Diritto e processo penale nellantica Roma 2 (Milano 1998) spec. 104 ss., 140 ss. (con bibliografia); O. F. ROBINSON,
The Criminal Law cit. 81 s. (e passim).
240 Su questa inscriptio si v. ora J. HERNANDO LERA, Para la Palingenesia de la
obra de Venuleius Saturninus, in Index 25 (1997) 237 ss.
241 Infra 171 ss.
242 Del 59 a.C.; cfr., per tutti, M. H. CRAWFORD, in Roman Statutes II cit.
769 ss. In questepoca erano con tutta probabilit gi praticamente desuete le com-
61
cittadini romani tra i possibili soggetti passivi del reato di repetundae. Questa lettura consente una diversa valutazione,
nellelenco di l. 2, dei magistrati non coinvolti, n coinvolgibili, nel governo provinciale.
La descrizione della condotta criminosa attraverso una serie di participi (ablatum, captum, coactum, conciliatum, aversum) mostra la volont legislativa di richiamare, in forma
quanto pi possibile completa, ogni comportamento doloso
diretto a conseguire un lucro ingiusto ai danni di cittadini romani, italici e membri di comunit soggette a Roma, senza
delimitazione allambito provinciale 237. chiaro come qualsiasi titolare di imperium o potestas, abusando del suo potere,
potesse conseguire illeciti profitti, anche i magistrati con competenza delimitata allambito spaziale dellUrbs. Ci potrebbe
essere dimostrato anche da quella che sembra unestensione
delle ipotesi criminose operata pare dalla lex Cornelia de
repetundis 238.
Ove si guardi anche alle successive specificazioni della legislazione de repetundis 239 ed allinterpretazione giurisprudenziale della stessa, si pu forse meglio individuare la possibile
configurazione in epoca repubblicana avanzata dei tresviri
capitales come rei.
D. 48.11.3 (Macer 1 publicorum). Lege Iulia repetundarum
tenetur, qui, cum aliquam potestatem haberet, pecuniam ob
iudicandum vel non iudicandum decernendumve acceperit;
petenze dei tresviri nellambito del processo per legis actiones, che si apprestava
ad essere (quasi, cfr. Gai 4.31) completamente sostituito da quello per formulas.
243 Saranno pi ampiamente discussi infra nel II capitolo (157 ss.).
244 Si v. infra 93 ss., 159 ss.
245 Cfr. innanzi 75 ss., 85 ss.
246 Per il periodo 149-50 a.C. si cfr. lindagine di M. C. ALEXANDER, Trials in
the Late Roman Republic. 149 B. C. to 50 B. C. (Toronto-Buffalo-London 1990). Per
quello successivo, dallindagine prosopografica sui tresviri dellultima repubblica e
del principato (cfr. il capitolo IV), non risulta alcun reus de repetundis. Per quel che
vale, tenendo presente la documentazione per lo pi di natura epigrafica. Sulla de-
62
CAPITOLO PRIMO
D. 48.11.4 (Ven. Sat. 3 publ. iud. 240). vel quo magis aut minus quid ex officio suo faceret.
Se difficile ipotizzare per le ragioni che si vedranno 241
limpegno dei tresviri come iudices nel processo privato dopo
lemanazione della lex Iulia de repetundis 242, sembra possibile
riferire il dettato normativo alle deviazioni del potere dei tresviri nella fase preparatoria dei giudizi criminali 243. Ad una rilevanza in tema di repetundae potrebbe infatti riferirsi il caso
riportato da Cic. pro Cluent. 13.38-39, che sar esaminato innanzi 244.
Lampia categoria di comportamenti soggetti a repressione,
enucleata dalla giurisprudenza a commento della lex Iulia, pu
suggerire ulteriori riflessioni.
D. 48.11.7 (Macer 1 iud. publ.). Lex Iulia de repetundis
praecipit, ne quis ob iudicem arbitrumve dandum mutandum
iubendumve ut iudicet: neve ob non dandum non mutandum
non iubendum ut iudicet: neve ob hominem in vincula publica
coiciendum vinciendum vincirive iubendum exve vinculis dimittendum: neve quis ob hominem condemnandum absolvendumve: neve ob litem aestimandam iudiciumve capitis pecuniaeve faciendum vel non faciendum aliquid acceperit.
Anche qui esaminato il comportamento del magistrato
nei giudizi privati e nella sua azione coercitiva. A questo proposito, con riguardo ai tresviri capitales, vale quanto appena
detto. Interessanti le prescrizioni relative alla coitio in vincula
publica, alla dimissio dagli stessi, alla vinctio ed al iubere relacadenza delle corti giudicanti si v., per tutti, U. BRASIELLO, Sulla desuetudine dei
iudicia publica, in Studi in onore di E. Betti IV (Milano 1962) 553 ss.; per bibliografia sulla sopravvivenza di singole quaestiones: B. SANTALUCIA, Diritto e processo 2
cit. 97 s. nt. 214.
247 Dalla lex de repetundis epigrafica sappiamo anche che i tresviri, come (almeno potenziali) membri dellordine senatorio, non potevano essere scelti dal pretore peregrino nellalbum dei 450 giudici destinati a comporre la quaestio (ll. 13
anche questa integrata sulla base di l. 16; cfr., oltre alla letteratura citata supra,
A. LINTOTT, Judicial Reform and Land Reform in the Roman Republic. A New Edition,
63
64
CAPITOLO PRIMO
(p. 182); 1118, 1119: P. Clodius (p. 184); 1126, 1127: Ti. Sempronius Gracchus
(p. 184 s.), tutti compresi tra il 44 ed il 41 a.C. Secondo K. PINK, The Triumviri
Monetales (New York 1952) 8, non esisterebbero attestazioni epigrafiche della magistratura per il periodo in cui fu ricoperta contemporaneamente da quattro soggetti. Si v. anche C. Suetoni Tranquilli Divus Iulius edited with an introduction and
commentary by H. E. BUTLER and M. CARY (Oxford 1927) 98.
251 CIL. IX 2845; v. infra nella parte prosopografica, nr. 13.
252 Non necessariamente ai tempi, come sembra intendere A. CHASTAGNOL, Le
snat romain lpoque impriale. Recherches sur la composition de lAssemble et le
statut de ses membres (Paris 1992) 389 s. nt. 13.
253 Sulle date citate si v., per tutti, M. CORBIER, Laerarium Saturni et laerarium
militare. Administration et prosopographie snatoriale (Rome 1974) 26 ss.
254 Il fatto che si conoscano tresviri monetales riferibili agli ultimi anni di
Cesare (A. Licinius Nerva, c. 47 a.C.: E. A. SYDENHAM, The coinage cit. 160, nrr.
954 s.; L. Papius Celsus, c. 46: o. u. c. 161, nr. 964; M. Cordius Rufus: o. u. c. 162,
nr. 976; T. Carisius, c. 45: o. u. c. 164, nr. 988) e che siano attestati quattuorviri
monetali solo a partire dal 44 pare dimostrare che il provvedimento del dittatore
relativo allaumento del numero dei magistrati minori (monetali e capitali) fu preso
nel corso del 45.
255 Non si pu pensare ad un errore del lapicida nellindicazione del numerale,
perch nelliscrizione quattuorvir scritto per esteso e non abbreviato IIIIvir. Nelle
fonti epigrafiche non mancano sbagli di questo tipo con riferimento alla carica vigintivirale, cfr., ad esempio, CIL. IX 1584 (III viro stlitibus iudic.). Per i decemviri v.
H. DIRKSEN, Ueber die Zeugnisse cit. 344 ss.
256 Forse il numero di quattro era in corrispondenza con le regiones dellUrbe
65
20) 253. La carica pu dunque essere riferita allepoca triumvirale, nella quale le riforme di Cesare furono evidentemente
rispettate 254. Sembra inutile prospettare come fa Chastagnol un ulteriore periodo (det augustea) nel quale la magistratura avrebbe subito, ancora una volta, un aumento numerico: pu ben darsi che i quattuorviri siano durati fino agli interventi di Augusto sul vigintivirato, alcuni successivi come
si vedr al 20 255.
Si pu ipotizzare che i nostri magistrati fossero aumentati
di numero da Cesare in unottica di espansione delle strutture
di polizia 256 che il dittatore pu aver predisposto seguendo
ancora gli schemi repubblicani e che Augusto rinnover profondamente, con listituzione (e/o listituzionalizzazione) delle
praefecturae 257.
Al tempo di Augusto probabilmente la decisione fu formalizzata in un senatoconsulto 258 il numero dei capitales fu
riportato a tre 259.
(pu pensarsi ad una sorta di decentramento degli organi di polizia). Sulla problematizzazione del concetto stesso di polizia con riferimento allesperienza romana
v. infra 118 ss. Pi in generale sul metodo relativo allo studio del cd. diritto pubblico romano, si leggano le pagine di G. ROTONDI, Leges publicae cit. 1 ss.
257 Si v. infra in questo paragrafo (75 ss.).
258 Cfr. B. BIONDI, V. ARANGIO-RUIZ, Senatusconsulta, in Acta divi Augusti I
(Romae 1945) 268 s., ora in B.B., Scritti giuridici II. Diritto romano (Milano 1965)
348 s.
259 TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 599; L. LANDUCCI, Storia I
cit. 482 s. nt. 2. Con riguardo ai monetali, E. A. SYDENHAM, The coinage cit. xlix,
scrive: by 36 b. C. the original number was restored under the authority of Octavian, ma lo studioso non adduce giustificazioni a questaffermazione, n registra
quattuorviri monetali per il periodo 39-36 a.C.
260 Aug. Rg. 8.2. In generale si v. F. DE MARTINO, Storia della costituzione2
IV/1 cit. 549 ss.
261 Cfr. R. J. A. TALBERT, The Senate of Imperial Rome (Princeton 1984) 10.
262 Sulla corrispondenza in sesterzi dei valori in dracme espressi da Cassio
Dione si v., per tutti, C. NICOLET, Le cens snatorial sous la rpublique et sous
Auguste, in JRS. 66 (1976) 31; A. CHASTAGNOL, Le snat romain cit. 31 s.
263 Diverso il patrimonio minimo rammentato da Svetonio, Aug. 41.3. Senatorum censum ampliavit ac pro octingentorum milium summa duodecies sestertium
taxavit supplevitque non habentibus. Sul rapporto tra questa testimonianza e quella
di Dione, che pare pi affidante, v. R. J. A. TALBERT, The Senate cit. 10 s.; cfr. anche
C. NICOLET, Le cens snatorial cit. 32, 34; A. CHASTAGNOL, Le snat cit. 33.
66
CAPITOLO PRIMO
264
Si tratta duna manifestazione della liberalitas del principe (in generale cfr.
H. KLOFT, Liberalitas principis. Herkunft und Bedeutung. Studien zur Prinzipatsideologie [Kln-Wien 1970] passim), che si rifer soprattutto alle antiche famiglie della
nobilt repubblicana (si v. ad es. lesordio di Suet. Aug. 41.1; Cass. Dio 55.13.6; Aug.
Rg. App. 4). Sul punto, per tutti, C. NICOLET, Le cens snatorial cit. 32; S. DEMOUGIN, Uterque ordo. Les rapports entre lordre snatorial et lordre equestre sous les
Julio-Claudiens, in Epigrafia e ordine senatorio I (Roma 1982) 84 s.
265 La giustificazione dellaumento si trova in 54.26.3, che mi sembra in contraddizione con il successivo 4.
266 Sullatteggiamento, diffuso nel ceto dirigente romano, di distacco dalla cura
della cosa pubblica dopo le guerre civili, si v. T. SPAGNUOLO VIGORITA, Exsecranda
pernicies. Delatori e fisco nellet di Costantino (Napoli 1984) 130 ss.; ID., Le nuove
leggi. Un seminario sullattivit normativa imperiale (Napoli 1992) 15 ss.; ID., Casta
domus. Un seminario sulla legislazione matrimoniale augustea I-II (Napoli 1997) 15
ss.; S. DEMOUGIN, Uterque ordo cit. spec. 84, 89.
267 Cfr. C. NICOLET, Le cens snatorial cit. 20 ss.
268 R. J. A. TALBERT, The Senate cit. 11. Il divieto era ancora in vigore sotto
Caligola, come mostra Cass. Dio 59.9.5, quando si verific una nuova crisi di reclutamento. Il principe, allora, pur non essendovi pi preclusioni, per gli equites, a
percorrere gli onori, ag con una mossa propagandistica, concedendo ad alcuni giovani cavalieri, provenienti da tutto limpero di vestire il latus clavus prima di ottenere una carica, spingendoli cos, quasi creando in loro una speranza, ad intraprendere la carriera senatoria. Cfr. S. DEMOUGIN, Uterque ordo cit. 79 s., 90 ss.
269 Cfr. A. CHASTAGNOL, Le snat cit. 50, 58. R. J. A. TALBERT, The Senate
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CAPITOLO PRIMO
sero gi durante la repubblica ottenere una magistratura minore, vigintisexvirale, e percorrere gli onori, qualora probabilmente possedessero il censo senatorio 267. Si tratta del
notissimo fenomeno degli homines novi. Questo intervento del
senato, necessitato dalla scarsezza di candidati alle cariche minori, deve probabilmente mettersi in relazione col divieto
per i cavalieri, stabilito da Augusto, di vestire il laticlavio 268.
Infatti Cassio Dione esplicitamente scrive che anche dopo lintervento senatorio tuttavia nessuno di questi uomini veniva
iscritto nel senato, per il fatto di non aver assunto una delle
cariche che davano il diritto di accesso. Forse tale divieto costitu una sorta di invito per i membri del secondo ordo a percorrere gli onori, e non un ordine di non aspirare alle magistrature 269. Il gesto politico, che bisogna leggere insieme con le
concessioni a favore dei figli dei senatori 270, ricordate da Svetonio 271, pu riferirsi allampio progetto di riforma e rigenerazione del senato prospettato da Ottaviano, che gi durante la
abbia un significato pi esteso di quello naturalisticamente inteso dal sintagma:
D. 1.9.10 (Ulp. 34 ad ed.).
271 Suet. Aug. 38.2. Liberis senatorum quo celerius rei publicae assuescerent,
protinus a virili toga latum clavum induere et curiae interesse permisit. Sul testo cfr.
E. S. SHUCKBURG, in C. Suetonii Tranquilli Divus Augustus edited with historical
introduction, commentary, appendices and indices by E. S. S. (Cambridge 1896,
rist. New York 1979) 85; J. M. CARTER, in Suetonius, Divus Augustus edited with
introduction and commentary by J. M. C. (Bristol 1982) 181 s.
272 Interessante la prospettiva di A. CHASTAGNOL, Le snat cit. 58 ss.
273 Si v. anche il prosieguo del testo, fino al 8; Aug. Rg. 8.2; Cass. Dio 54.13.114; Suet. Aug. 35.1.
274 Cfr. supra 3 nt. 6. TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 604, propone il 20, anno dellistituzione della cura viarum.
275 Cass. Dio 54.25.1.
276 Lassenza del principe pi prossima agli avvenimenti qui in questione
fu quella che lo condusse in Gallia nel 16 a.C. (ritorno a Roma: 4 luglio del 13;
cfr. D. KIENAST, Rmische Kaisertabelle. Grundzge einer rmischen Kaiserchronologie 2 [Darmstadt 1996] 64).
277 Si v. TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 609 s.
278 TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 604. Cfr. S. DEMOUGIN,
Uterque ordo cit. 88. La data ipotizzata da Mommsen, che sembra confermata
dallinsieme dei provvedimenti che tendevano allautomatismo del passaggio dal vigintivirato alla questura a favore dei giovani senatorii (v. innanzi), fu contestata
69
prima lectio, condotta con Agrippa nel 28, oper per unepurazione morale s, ma anche sociale dellalto consesso, come si
pu intravedere dalle parole di Cassio Dione, riferite al 29 272:
Cass. Dio 52.42.1-2 273. Kai; meta; tau`ta timhteuvsa su;n
tw`/` Agrivppa/ a[lla tev tina diwvrqwse kai; th;n boulh;n ejxhvtase.
polloi; me;n ga;r iJpph`` polloi; de; kai; pezoi; para; th;n ajxivan
ejk tw``n ejmfulivwn polevmwn ejbouvleuon, w{ste kai; ej cilivou to;
plhvrwma th`` gerousiva aujxhqh``nai. 2. touvtou ou\n ejkkri``nai
boulhqei; aujto; me;n oujdevna aujtw``n ajphvleiye, protreyavmeno
dev sa ejk tou`` suneidovto tou`` te gevnou kai; tou` bivou dikasta;
eJautoi` genevsqai to; me;n prw`ton penthvkontav pou e[peisen
ejqelonta; ejksth``nai tou`` sunedrivou, e[peita de; kai; a[llou eJkato;n
kai; tessaravkonta mimhvsasqaiv sfa hjnavgkase.
Due sembrano, ancora, i punti da approfondire: la diminuzione di posti magistratuali e lobbligatoriet dellincarico vigintivirale per chi volesse percorrere gli onori.
In relazione al primo, di certo, utile ancora la lettura di
Cassio Dione; leliminazione dei duoviri viis extra urbem purgandis e dei quattuorviri praefecti Capuam Cumas, da parte ancora del senato, avvenne prima del 13 a.C. 274. Cassio Dione ne
parla infatti in riferimento agli eventi di tale anno (consoli Tiberio e Quintilio Varo 275), ma affermando che tale misura era
gi stata adottata, ejn th/` tou Aujguvstou ejkdhmiva/ 276:
Cass. Dio 54.26.6-7. OiJ de; dh; ei[kosin ou|toi a[ndre ejk tw``n
e}x kai; ei[kosivn eijsin, oi{ te trei`` oiJ ta; tou`` qanavtou divka
da C. CICHORIUS, Die Neuordnung der Staatsmter durch Augustus, in Rmische
Studien (Leipzig 1922) 285 ss., spec. 291. Comunque la riforma dov aver luogo
prima del 13.
279 Cfr. P. WILLEMS, Le droit public cit. 463 s.
280 Come nel caso, ricordato, di Paquio Sceva, cfr. CIL. IX 2845, su cui infra nel
IV capitolo, nr. 13.
281 In questo senso G. TIBILETTI, Principe e magistrati repubblicani. Ricerca di
storia Augustea e Tiberiana (Roma 1953) 90 nt. 3.
282 Si pu credere che nel primo principato vi fossero come si detto scarsi
stimoli a ricoprire i pi bassi gradini della carriera magistratuale, anche consi-
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ma precedente a Traiano, la raccomandazione del senato ai comizi assunse le forme, pi pregnanti dal punto di vista giuridico, della destinatio 296. Naturalmente questo dato da mettere in relazione con il decadimento della valenza politica delle
assemblee popolari gi nel primo principato (si potrebbe dire:
dopo Augusto) 297. Ancora al tempo di Cassio Dione, lo storico a questo proposito alquanto preciso, i candidati per le
magistrature minori erano presentati al popolo riunito, come
nellet repubblicana, in assemblea tributa 298 (plh`qo, mentre il
dh`mo 299, il popolo centuriato, era competente ad accogliere la
destinatio dei magistrati maggiori). Comunque, inutile dirlo,
queste elezioni sono ormai tali solo formalmente. Metodo tipico di ingresso al senato nel principato fu si sa anche
ladlectio in uno dei gruppi comprendenti gli ex-magistrati
dun determinato rango. Anche lintervento diretto del senato,
attraverso un senatusconsultum, fu uno strumento adottato
per ricoprire posti vigintivirali, soprattutto in momenti in cui
mancavano come si visto candidati 300.
Tra gli incarichi descritti col collettivo vigintiviri, quello di
probabile snaturazione dei comizi tributi, forse fusi con i concili plebei, F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 IV/1 cit. 614 ss.
299 Sulla distinzione, in Cassio Dione, tra dh`mo e plh`mo: G. VRIND, De Cassii Dionis vocabulis quae ad ius publicum pertinent (Den Haag 1923, rist. Roma
1971) 8.
300 Si v. supra 70.
301 Molto difficile stabilire se questa tendenza fosse propria anche del primo
principato (come tralatiziamente affermano alcuni degli studiosi citati nella nt. seguente), per lincompletezza dei cursus epigrafici relativi a questo periodo, che, non
ancora stereotipi, spesso tralasciano i gradini pi bassi della carriera. Cfr. S. DEMOUGIN, Uterque ordo cit. 82 s., 89.
302 Si v. S. BRASSLOFF, Die Grundstze bei der Commendation der Plebejer, in
JAI. 8 (1905) 60 ss.; E. BIRLEY, Senators in the Emperors Service. in PBA. 39 (1954)
201 ss. (incompreso da R. P. SALLER, Personal Patronage cit. 42 nt. 11; cfr. A. R.
BIRLEY, Locus virtutibus patefactus?. Zum Befrderungssystem in der Hohen Kaiserzeit [Opladen 1992] 13 nt. 32); D. MCALINDON, Entry to the Senate in the Early
Empire, in JRS. 47 (1957) 191 ss.; A. P. STEINER, The vigintivirate cit. 75 ss.; W. ECK,
Befrderungskriterien innerhalb der senatorischen Laufbahn, dargestellt an der Zeit
von 69 bis 138 n. Chr., in ANRW. II/1 (Berlin-New York 1974) 173 s. [tr. it. in ID., Tra
epigrafia prosopografia e archeologia (Roma 1996) 27 ss.]; G. ALFLDY, Konsulat
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CAPITOLO PRIMO
cana e i funzionari del principe. Linnesto organico del principato sulle antiche strutture repubblicane a lungo andare mostrer forza assorbente 304. Le province dei magistrati minori
repubblicani saranno tendenzialmente occupate da nuovi uffici
imperiali.
I tresviri capitales sono ricordati 305 insieme con gli edili
quando Domiziano fece bruciare dei libri proibiti e forse
mantennero la custodia carceris 306, che in et repubblicana
era stata uno delle loro funzioni principali 307. Si pu ipotizzare, inoltre, che, nei primi anni del potere di Augusto, quando
a. citati supra L. SOLIDORO MARUOTTI, Aspetti della giurisdizione civile del praefectus urbi nellet severiana, in Labeo 39 (1993) 174 ss.
304 In questo senso G. GROSSO, Problemi generali del diritto attraverso il diritto
romano 2 (Torino 1967, rist. 1994) 82 s.
305 Tac. Agr. 2, su cui infra 169.
306 Cfr. infra 161 ss.
307 In un frammento di Ulpiano riportato nei Digesta il codex Florentinus
(D. 47.2.52.2 [Ulp. 37 ad ed.], cfr. la riproduzione curata da A. CORBINO e B. SANTALUCIA: Iustiniani Augusti Pandectarum codex Florentinus II [Firenze 1988] 380 v.)
nomina un duumvir che avrebbe avuto a che fare con servi fugitivi e carcer. Non
impossibile immaginare un guasto nella tradizione, e che quindi nel testo originario
fosse menzionato un triumvir: Si fugitivum meum quis quasi suum a duumviro vel ab
aliis qui potestatem habent de carcere vel custodia dimitteret, an is furti teneatur?
Lincarcerazione del servo fuggitivo sembra infatti compresa nelle competenze dei
capitales: si cfr. un testo di Asconio (37 Cl.) discusso infra 129 s. Sul fenomeno della
fuga servi, che diviene nel principato una vera e propria forma di rivolta contro il
dominus e come tale attirer lattenzione del giurista, si v., per tutti, F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 IV/1 cit. 342 con bibliografia in nt. 23. Ma, con riguardo a D. 47.2.52.2 (v. anche Bas. 60.12.52), bisogna dire che molto probabile la
competenza del magistrato municipale, cfr. CIL. VIII 17897 e v. M. MALAVOLTA, s.v.
Magistratus cit. 340.
308 Per tutti v. ora W. NIPPEL, Aufruhr und Polizei cit. 161 ss.; ID., Public Order
cit. 90 ss.
309 Cfr. F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 IV/1 cit. 201, 207, 568 nt. 62.
310 Si cfr. in generale P. M. M. LEUNISSEN, Konsuln und Konsulare in der Zeit
von Commodus bis Severus Alexander (180-235 n. Chr.) (Amsterdam 1989) passim;
M. CHRISTOL, Essai sur lvolution des carrires snatoriales dans la seconde moiti
du III e sicle ap. J.C. (Paris 1986) 17 ss.; 61 ss.; 82 ss.; S. RODA, Magistrature senatorie
minori nel tardo impero romano, in SDHI. 43 (1977) 23 ss.
311 In generale sulle trasformazioni sociali ed economiche del III secolo, sostrato materiale dei mutamenti dellapparato magistratuale e burocratico, si v.
M. MAZZA, Lotte sociali e restaurazione autoritaria nel III secolo d.C. (Roma-Bari
1973) spec. 105 ss., 273 ss., 365 ss.
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le nuove cariche ed i loro apparati repressivi non serano ancora stabilizzate 308, i poteri di polizia facenti capo al princeps
in virt della sua potest tribunizia fossero esercitati nella
prassi proprio dai tresviri, che potrebbero, ad esempio, averli
utilizzati contro Ovidio Nasone 309.
Nel tardo principato, mentre permangono numerose attestazioni, nei cursus 310, della esistenza della carica, lo stesso non
pu dirsi della sua vitalit 311. Lultima testimonianza relativa
ad un tresvir capitalis risale ad un personaggio che ricopr lonore intorno al 240-245 d.C. 312.
7. Denominazione e sede. Tresviri 313 come noto 314 fu
indicazione onomastica comune a pi collegi magistratuali
312
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CAPITOLO PRIMO
ruolare schiavi espropriandoli ai domini; si v. C. CASTELLO, Un caso di espropriazione per pubblica utilit e di concessione della cittadinanza romana durante la 2a
guerra punica, in Serta historica antiqua 2 (1989) spec. 104 s.
316 Si v., per tutti, M. LEUMANN, J. B. HOFMANN, Lateinische Grammatik 5
(Mnchen 1928) 251; E. WLFFLIN, Tresviri, Treveri, in Arch. f. Latein. Lexicographie
u. Grammatik 9 (1896) 16; J. WACKERNAGEL, Zur griechischen Wortlehre, in Glotta 2
(1910) 2 [= Kleine Schriften II (Gttingen s.d.) 834]; H. J. ROBY, An Introduction cit.
ccxxi.
317 Varr. l. L. 9.85; Cic. or. 46.156. Cfr. M. LEUMANN, J. B. HOFMANN, Lateinische Grammatik 5 cit. 279, 370.
318 Si v. J. CARBONNIER, Nocturne, in Ml. Lvy-Bruhl cit. 349, e cfr. con particolare riferimento ai tresviri in Plauto Z. STEWART, The God Nocturnus in Plautus
Amphitruo, in JRS. 50 (1960) 43. V. anche A. VON DOMASZEWSKI, Nocturni, in Rh.M.
46 (1892) 159 s.
319 Su casi particolari, nei quali i tresviri capitales furono messi a capo delle
ronde notturne in momenti decisivi per la tutela dellordine pubblico dellurbs,
v. cap. infra 122 ss.
320 Da respingere, quindi, la prospettazione corrente, riportata, ad esempio da
P. WILLEMS, Le droit public cit. 276, secondo cui i capitales sarebbero stati chargs
de la police de nuit, seppur in casi eccezionali coordinarono operazioni di polizia
notturna, furono verisimilmente coinvolti nello spegnimento di incendi e questa
volta con tutta probabilit, normalmente furono i referenti dei quinqueviri.
321 Per i limiti di questa identificazione, v. supra 24.
322 Cfr. ad esempio TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 594;
A. H. M. JONES, The Criminal Courts cit. 26.
323 Corrispondenti greci furono oi{ te trei` oiJ ta; ton qanavtou divka prostetagmevnoi (Cass. Dio 54.26.6) e paraul ax triandriko (CGL. I 202.17 [Glossae
Latino-Graecae]). Cfr. M. MENTZ, De magistratuum Romanorum graecis appellationibus (Diss. Lipsiae 1894) 38; D. MAGIE, De Romanorum iuris publici sacrique
vocabulis sollemnibus in Graecum sermonem conversis (Lipsiae 1905) 29, 97;
H. J. MASON, Greek Terms cit. 6, 93, 178.
324 Tra gli altri si v. TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 595; E. V.
HERZOG, Geschichte und System der rmischen Staatsverfassung I/2 (Leipzig 1884,
79
80
CAPITOLO PRIMO
Forum Romanum als Brennpunkt der rmischen Geschichte (Gernsbach 1990) 143.
Sugli apparati funzionali dedicati alla giurisdizione nel foro di Augusto si v. ora E.
CARNABUCI, I luoghi dellamministrazione della giustizia nel foro di Augusto (Napoli
1996) 29 ss.
328 Per tutti si v. N. E. POLITIS, Les triumvirs cit. 44 ss.
329 Si v. F. COARELLI, Il foro romano I (Roma 1983) 97 ss., 158; II cit. 24, 29, 35
ss., 50. Cfr. P. GROS, rec. a Coarelli, Il foro romano II cit., in Gnomon 58 (1986) 60.
330 Si v. infra 161 ss.
331 Non si pu per individuare tra il magistrato maggiore ed i tresviri uno
stretto rapporto gerarchico/funzionale, che non pare emergere dalle fonti. Lattestata comune attivit di tresviri ed edili non sembra poter giustificare il recente assunto di A. C. SCAFURO, The Forensic Stage. Settling Disputes in Graeco-Roman New
Comedy (Cambridge 1997) 84 (e cfr. ibid. nt. 47), secondo la quale i tresviri sarebbero stati assistants degli aediles.
332 Cfr. i casi descritti infra 97 ss., 102 ss.
333 Sul significato che si d a questo termine, che pu comprendere sia apparitores che servi publici, v. supra nt. 65.
334 TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 327 s., 345, 360. In generale
sugli schiavi pubblici alle dipendenze dei tresviri si v. L. HALKIN, Les esclaves publics chez les Romains (rist. Roma 1965 delled. Bruxelles 1897) 85 ss., 97 s.; O.
ROBLEDA, Il diritto degli schiavi nellantica Roma (Roma 1976) 64 ss.; W. EDER, Servitus publica. Untersuchungen zur Entstehung, Entwicklung und Funktion der ffentlichen Sklaverei in Rom (Wiesbaden 1981) 83 ss.; cfr. anche F. DE MARTINO, Storia
della costituzione 2 I cit. 409 nt. 16 (ove ulteriore bibliografia).
335 Le dizioni carnufex e carnifex sono entrambe diffuse, ma la prima pare
pi antica: cfr. A. TRAINA, G. BERNARDI PERINI, Propedeutica al latino universitario 5 a cura di C. Marangoni (Bologna 1995) 52, anche se il suono doveva essere
(Quint. inst. or. 1.4.8) intermedio tra la i e la o. Probabilmente durante il principato
furono attivi pi carnefici; cfr. H. HITZIG, s.v. Carnifex, in PWRE. III/2 (Stuttgart
1899) 1560. Si v. anche M. MALAVOLTA, s.v. Magistratus cit. 314.
336 Cfr. ad es. Asin. 311; Bacch. 688; Capt. 597; Most. 55 ss.; Persa 747; Poen.
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CAPITOLO PRIMO
344 Si pensi alla procedura di dictio del dittatore da parte del console (Liv.
8.23.15; 9.38.14; 23.22.11; cfr. Fest. s.v. <Silentio surgere> [474 L.]), sulla quale,
per tutti, L. LABRUNA, Adversus plebem dictator cit. 289 s. [= Genera cit. 25 ss.];
o allauspicatio magistratuale: Gell. 3.2.8-10 (cfr. L. R. TAYLOR, Roman Voting Assemblies cit. 62 s.).
345 Cfr. infra 117 ss.
346 Si v. CIL. VI 1936 (cfr. 1859, 1860); VI 466, su cui F. CASTAGNOLI, Schola
Viatorum Triumvirum et Quattuorvirum, in Epigraphica 8 (1946) 45 ss. In particolare,
sui viatores dei tresviri, si v. C. HABICHT, s.v. Viator, in PWRE. VIII A/2 (Stuttgart
1958) 1929, 1933; U. COLI, s.v. Apparitores, in NNDI. I/1 (Torino 1957) 720 [=
Scritti di diritto romano II (Milano 1973) 949]; F. KOLB, Rom cit. 295 (v. anche 564
ss.); N. PURCELL, The Apparitores: a Study in social Mobility, in PBRS. 38 (1983) 128,
135 nt. 58, 152 ss., 172 (nr. 21). Cfr. anche E. DE RUGGIERO, s.v. Apparitor, in DE.
I cit. 522 ss.; A. H. M. JONES, The Roman civil service (clerical and sub-clerical grades), in JRS. 39 (1949) 38 ss.; M. VARVARO, Per uninterpretazione cit. 579 ss. Per
lorigine sociale di tali ausiliari cfr. G. FABRE, Libertus. Patron et affranchis Rome
(Rome 1981) 352 ss., P. HUTTENEN, The social strata in the imperial city of Rome
(Oulu 1974) 89 ss.; S.-A. FUSCO, Le strutture personali cit. 46, 52. V. anche B.
COHEN, Some neglected ordines: the apparitorial status-groups, in Des ordres
Rome dir. CL. NICOLET (Paris 1984) 49 ss.
347 Sulle scholae, in generale, si v. J.-P. WALTZING, Etude historique sur les corporations professionnelles chez les Romains depuis les origines jusqu la chute de
lEmpire doccident I (rist. an. delled. 1895-1900, Roma 1968) 215 ss. (con riferi-
83
sullAventino, una schola viatorum triumvirum et quattuorvirum 347. Probabilmente risale allinizio del principato uniscrizione 348 relativa ad uno scriba dei vigintisexviri. Forse esistevano apparitores comuni ai diversi collegi di magistrati minori
che potevano servire alluno o allaltro secondo i bisogni.
mento particolare a quella indicata nel testo: 223 nt. 1; III 261; IV 430); A. HUG, s.v.
Schola, in PWRE. IIIA (Stuttgart 1921) 619 s.
348 ILS. 1901. Cfr. N. PURCELL, The Apparitores cit. 128, 157, 171 (nr. 3).
CAPITOLO SECONDO
MANSIONI NELLAMBITO
DELLA REPRESSIONE CRIMINALE
SOMMARIO. 1. I tresviri capitales giudici criminali? 2. Attivit di controllo sociale. 3. Fondamento e limiti del potere triumvirale. 4. La funzione di polizia giudiziaria. 5. Custodia carceris. 6. Le esecuzioni capitali.
Cfr. M. GALDI, s.v. Fenestella, in EI. XIV (rist. Roma 1932) 995; F. PIs.v. Fiocchi, Andrea, in Diz. biogr. it. XLVIII (Roma 1997) 80 s.: La notoriet del F. legata allopuscolo De magistratibus sacerdotiisque Romanorum che
circol sotto il nome dello storico dellet di Tiberio Lucio Fenestella. Loperetta
ebbe una notevole fortuna: dopo leditio princeps (Venetiis, Filippo di Pietro, c.
1475; cfr. Indice gen. degli incunaboli delle Bibl. dItalia, n. 3812), ebbe almeno 6
edizioni nel secolo XV e numerosissime nel XVI ... Gi nel 1477, alla fine della sua
edizione di Terenzio, Giovanni Calfurnio indic lautore nel F., mentre nel Vat. lat.
3442, appartenuto al Poliziano, Fulvio Orsini annot sul foglio di guardia il nome
di Antonio Loschi. Il De magistratibus fu restituito al F. dalledizione di Anversa
(G. Silvio, 1561) curata da Aegidius Wijths.
2 Compilato prima del 1443, cfr. D. MAFFEI, Gli inizi dellUmanesimo giuridico
(Milano 1956) 108. Il punto che qui interessa II 5 (si v. led. Parisiis, Gueffier,
1582). Nello stesso senso F. HOTOMANI De magistratibus populi R. cit. 404 (che cita
Cic. or. 46.156, ma non va oltre nel collegamento). Per una critica a tale, arbitraria,
derivazione si v. il comm. di PH. E. HUSCHKE nella sua edizione delle Incerti auctoris magistratuum et sacerdotiorum p. R. expositiones ineditae cit. 105.
GNATTI,
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CAPITOLO SECONDO
87
Per un sunto (peraltro assolutamente parziale) delle interpretazioni umanistiche e moderne sulla presunta giurisdizione dei tresviri capitales: Magistratus
Romano-Germanus, processu historico-legalis representatus, antehac ... publicae
concertationi expositus; Postea ab Authore FRANCISCO JOSEPHO DE HERZ, in
Herzfeld, Jurium Doctore ... redactus ... mults locs auctus, et in usum Auditorum
magis illustratus Curante Filio FRANCISCO CHRISTOPHORO ... (Salisburgi 1738)
57 s.
7 Si v. ledizione a cura di M. ISLER della Rmische Geschichte di B. G. NIEBUHR III (Berlin 1874) 358 s.
8 Ad esempio da F. WALTER, Geschichte des Rmischen Rechts bis auf Justinian
I cit. 208 nt. 133, il quale sostiene che i tresviri si occupavano delle Verrichtungen
der niederen ffentlichen Polizei, ed attribuiva loro eine eigene Zuchtgewalt ber
die Knechte und geringe Leute (p. 308), cadendo forse in contraddizione (o forse
in una semplice imprecisione) quando scriveva (ibid. nt. 23) che Ihr Gericht war
bei der Mnischen Sule.
9 Come del resto anche WALTER, l.u.c.; descrive, infatti, Rmische Rechtsgeschichte II cit. 329, una Straf- und correctionelle Zuchtgewalt ber Sklaven und
geringere Leute che sembra di carattere esecutivo-amministrativo pi che giurisdizionale. Incerta mi appare la qualificazione giuridica delle polizeiliche Executionen der Triumviri capitales bei Verbrechern geringeren Standes (p. 455).
10 Rmische Rechtsgeschichte II cit. 332.
11 ... wurde mit dem Amte der Triumviri capitales verbunden. Nella stessa
pagina fa menzione (indicando le fonti di riferimento in nt. 7) di una Polizeijurisdiktion degli edili curuli.
88
CAPITOLO SECONDO
zia di classe 12. Ancora Dirksen 13 e Madvig 14, seppur in contesti isolati (e, forse, non troppo approfonditi), fecero loro lipotesi duna vera e propria giurisdizione criminale dei tresviri 15.
Certo, come si visto, non sempre agevole distinguere
con precisione unattivit giurisdizionale da una amministrativo-esecutiva, specie con riferimento ad unesperienza giuridica ed istituzionale come quella romana, alla quale sono
spesso inapplicabili, se non con il rischio di approssimazioni o
addirittura di falsificazioni, concetti ed istituti moderni.
Suggestiva 16, seppur come si visto non completamente originale 17, e molto ben ordita, la tesi di Wolfgang Kunkel sulla Polizeijustiz 18 dei tresviri capitales 19, secondo la
12 Rmische Rechtsgeschichte II cit. 323.
13 Ueber die Zeugnisse cit. 353: Wir kennen
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CAPITOLO SECONDO
vece nella nota 54 di p. 513 (riferita a p. 179, ove loggetto la competenza per
cos dire civilistica; nella 1a cit. e 2a [1961] ed., rispettivamente a p. 168 e 179, non
v menzione della competenza giurisdizionale dei tresviri, che allora Meyer evidentemente mutu da Kunkel).
20 Con riguardo a questi ultimi, cfr. O. F. ROBINSON, The criminal law cit. 17,
ove un inquadramento della repressione in termini di coercitio.
21 Per quanto riguarda i reati comuni, B. SANTALUCIA, s.v. Processo penale
(diritto romano), in ED. XXXVI (Milano 1987) 332 e nt. 96 [=Scritti cit. 174 e
nt. 96], sembra aver anche in questo punto scalfito la ricostruzione di Kunkel, adducendo dei passi plautini dai quali si desumerebbe una competenza dei comitia
(ma, su Kunkel, v. la rec. cit. di PUGLIESE p. 160 [= Scritti giuridici II cit. 580]: le
fonti esaminate si riferiscono ai processi capitali realmente svoltisi, le testimonianze
plautine, quindi, non contano, o contano molto poco). Cfr. anche G. PUGLIESE, Linee generali dellevoluzione del diritto penale pubblico durante il principato, in
ANWR. II/14 (Berlin-New York 1982) 730 nt. 14 [= Scritti giuridici scelti II cit. 661].
22 Lintera ricostruzione del processo dei IIIviri capitales (Untersuchungen
cap. XII) pare molto ipotetica e del resto il Kunkel stesso, pi che fondarla sulle
fonti, la vorrebbe dedurre, in quanto afferma che se anche le fonti fossero difettose,
occorrerebbe presupporre la situazione da lui descritta, cos G. CRIF, Sul consilium del magistrato, in SDHI. 29 (1963) 298 nt. 7, che pure riconosce a Kunkel una
realistica ed efficace considerazione dei contrasti sociali nella disamina della attivit di polizia dei tresviri, Il processo criminale presillano, in Labeo 10 (1964) 108.
Sullaffermazione di KUNKEL (Untersuchungen cit. 76) si v. pi diffusamente innanzi nel testo. A favore delle ipotesi di Kunkel, con riferimento esplicito alle funzioni dei tresviri, si espresse G. BROGGINI, Le legis actiones, in Labeo 11 (1965) 371
[=Coniectanea. Studi di diritto romano (Milano 1966) 552], sostenendo che le tesi
tradizionali, su argomenti del genere, sono altrettanto ipotetiche quanto le nuove e
non possono perci esser ritenute valide fino a prova del contrario, ma solo se
continuano ad adempiere ad una funzione euristica in modo migliore di quanto non
lo facciano le nuove.
23 Si v. le recc. di A. BECK, in Ztschr. f. Schweiz. Recht 106 (1965) 251 ss.;
J. BLEICKEN, in Gnomon 36 (1964) 696 ss.; P. A. BRUNT, in RHD. 32 (1964) 440 ss.;
J. D. CLOUD, in Latomus 23 (1964) 876 ss.; M. J. COSTELLOE, in AJPh. 86 (1965) 193
ss.; G. CRIF, Il processo criminale presillano cit. 90 ss. (cfr. ID., Alcune osservazioni
in tema di provocatio ad populum, in SDHI. 29 [1963] 288 ss.; ID., Sul consilium cit.
296 ss.; G. SACCONI, Si negat, sacramento quaerito, in SDHI. 29 cit. 310 ss.); V. L.
DA NOBREGA, in Romanitas 7 (1965) 485 ss.; M. FUHRMANN, in Gtt. Gel. Anz. 219
(1967) 81 ss.; R. HAASE, in Ztschr. f. vergl. Rechtswiss. 66 (1964) 240 ss.; G. PU-
91
GLIESE, in BIDR. 66 (1963) 153 ss. [= Scritti giuridici scelti II cit. 573
ss.]; A. N. SHER-
WIN-WHITE, in JRS. 54 (1964) 208 ss.; R. VILLERS, in REL. 41 (1963) 533 ss.
24 Cfr., di recente, W. NIPPEL, Aufruhr und Polizei cit. 33 ss., spec. 36-47; O.
F.
ROBINSON, Ancient Rome: City Planning and Administration (London 1992) 175 ss.
Su un punto particolare, di rilevante interesse ai fini di questa indagine, la presunta
funzione giurisdizionale del pretore in materia criminale, v. dello stesso KUNKEL,
Linee di una storia giuridica romana cit. 88 s.; G. DULKHEIT, F. SCHWARZ, W. WALDSTEIN, Rmische Rechtsgeschichte. Ein Studienbuch 8 (Mnchen 1988) 67. Da ultimo il problema stato risollevato ed approfondito da D. MANTOVANI, Il pretore
giudice criminale in et repubblicana, in Athenaeum 78 (1990) 19 ss.; cfr. L. GAROFALO, Il pretore giudice criminale in et repubblicana?, in SDHI. 56 (1990) 366 ss.; D.
MANTOVANI, Il pretore giudice criminale in et repubblicana: una risposta, in Athenaeum 79 (1991) 611 ss.; L. GAROFALO, Il pretore giudice criminale in et repubblicana? In margine ad una risposta, in SDHI. 57 (1991) 402 ss.; A. GUARINO, I romani,
quei criminali, in Labeo 39 (1993) 234 ss.; D. A. CENTOLA, Recenti studi di diritto
criminale romano. Spunti e prospettive di ricerca, in SDHI. 63 (1997) 4 s. Contrario
mi sembra F. DE MARTINO, Storia della costituzione I 2 cit. 432, che invece sottolinea i poteri di coercitio criminale dei consoli (v. 422 e cfr., a p. 425, un cenno,
con riferimento allordine pubblico, duna competenza propria anche dei pretori).
25 Untersuchungen cit. 38 s., 64 ss.
26 Invero (sul ruolo dei tresviri nella fase preparatoria e introduttiva dei giudizi
criminali si v. pi ampiamente infra 157 ss.), come ha notato B. SANTALUCIA, Note
sulla repressione dei reati comuni in et repubblicana, in Idee vecchie e nuove sul
92
CAPITOLO SECONDO
nominis delatio 26, atto introduttivo di un processo penale davanti ai triumviri 27.
diritto criminale romano cit. 14 [= in BIDR. 91 (1988) 217=Scritti cit. 137]: nomen
deferre ha tutta laria di essere una delle espressioni correntemente usate per indicare la segnalazione di un fatto costituente reato allautorit di polizia ... piuttosto
che lespressione tecnica che nel regime delle corti permanenti designa latto con cui
si promuove il processo. Sulla delatio nominis si v. ora V. GIUFFR, Nominis delatio e nominis receptio. in Labeo 40 (1994) 359 ss., da confrontare con B. SANTALUCIA, Cicerone e la nominis delatio, ibid. 43 (1997) 404 ss. (assai utile la nt. 24 a
p. 411 sulla terminologia delle fonti); ID., Ancora in tema di nominis delatio, ibid.
44 (1998) 462 ss. Cfr. anche la rec. a Kunkel di G. PUGLIESE (cit. in nt. 23) 166
[=Scritti giuridici scelti II cit. 589]; dello stesso SANTALUCIA, s.v. Processo penale
(dir. rom.), cit. 333 nt. 104 [= Scritti cit. 176 nt. 104] e D. MANTOVANI, Il problema
dellaccusa popolare. Dalla quaestio unilaterale alla quaestio bilaterale (Padova
1989) 22 e nt. 61.
27 La denuncia si sarebbe fondata su una norma il cui contenuto sarebbe poi
stato compreso nella lex Cornelia de sicariis di Silla (cfr. D. 48.8.1 pr. [Marcian. 14
inst.]. Lege Cornelia de sicariis et veneficis tenetur, qui hominem occiderit ... quive
hominis occidendi furtive faciendi causa cum telo ambulaverit; sul testo, brevemente,
L. DE GIOVANNI, Per uno studio delle Institutiones di Marciano, in SDHI 49 [1983]
137=Giuristi severiani. Elio Marciano [Napoli 1989] 66) che avrebbe punito gi
allinizio del II sec. a.C. chi portasse armi (cfr. W. KUNKEL, Untersuchungen cit. 69
e nt. 258; ID., Quaestio cit. 48 s.; D. MANTOVANI, Il problema dorigine cit. 22 ss.).
J.-C. GENIN, Le rpression des actes de tentative en droit criminal romain (thse,
Lyon 1968) 95 ss., descrive lambulare cum telo della lex Cornelia come atto di tentativo, in una prospettiva che tenta di coordinare le risultanze delle fonti antiche
con la dogmatica penalistica moderna (cfr. anche B. BIONDI, Il diritto romano cristiano II. La giustizia-Le persone [Milano 1952] 310). Non sembra, comunque si
voglia interpretare il testo, coglierne laspetto comico (semmai liperbolico riferimento ad un coltello come ad unarma) I. L. USSING, in T. Maccii Plauti Comoediae
recensuit et enarravit I. L. U. II (Havniae 1878) 320. La situazione desumibile da
questa fonte pare per pi testimoniare unesplicazione di poteri di polizia (v. innanzi). Comunque, contro linterpretazione che nel luogo cit. si propone di telum
che fonda la detta teoria v. D. 50.16.233.2 (Gai. 1 ad l. XII Tab.) [=I. 4.18.5]. Telum volgo quidem id appellatur, quod ab arcu mittitur: sed non minus omne significatur, quod mittitur manu: ita sequitur, ut et lapis et lignum et ferrum hoc nomine
contineatur: dictumque ab eo, quod in longinquum mittitur, Graeca voce figuratum
ajpo; tou` thlou`. Et hanc significationem invenire possumus et in Graeco nomine:
nam quod nos telum appellamus, illi bevlo appellant ajpo; tou` bavllesqai. Admonet
nos Xenophon, nam ita scribit: kai; ta; bevlh oJmovse ejevreto, lovgcai toxeuvmata
sendovnai, plei`stoi de; kai; livqoi. Et id, quod ab arcu mittitur, apud Graecos quidem
proprio nomine tovxeuma vocatur, apud nos autem communi nomine telum appellatur. Cfr. E. CANTARELLA, I supplizi capitali in Grecia e a Roma (Milano 1991) 335,
423 nt. 51; D. FLACH, Die Gesetze cit. 174. Sullindividuazione del testo di Seno-
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CAPITOLO SECONDO
diem desideraretur neque in eis locis ubi ex consuetudine quaerebatur inveniretur, et Oppianicus in foro Larinatium dictitaret nuper se et suos amicos testamentum eius obsignasse, liberti Asuvi et non nulli amici, quod eo die quo postremum
Asuvius visus erat Avillium cum eo fuisse et a multis visum
esse constabat, in eum invadunt et hominem ante pedes Q.
Manli qui tum erat triumvir constituunt. Atque illic continuo
nullo teste, nullo indice recentis malefici conscientia perterritus omnia, ut a me paulo ante dicta sunt, exponit Asuviumque
a sese consilio Oppianici interfectum fatetur. 39. Extrahitur
domo latitans Oppianicus a Manlio; index Avillius ex altera
parte coram tenetur. Hic quid iam reliqua quaeritis? Manlium
plerique noratis; non ille honorem a pueritia, non studia virtutis, non ullum existimationis bonae fructum umquam cogitarat, sed ex petulanti atque improbo scurra in discordiis civitatis
ad eam columnam ad quam multorum saepe conviciis perductus erat tum suffragiis populi pervenerat. Itaque tum cum Oppianico transigit, pecuniam ab eo accipit, causam et susceptam
et tam manifestam relinquit ... 34.
Il reato, in questo ben noto caso 35, chiaramente un omicidio. Il sospettato viene condotto da liberti e amici della vit34
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CAPITOLO SECONDO
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CAPITOLO SECONDO
Sulla storicit del racconto gelliano, per tutti, con letteratura, G. DE SANStoria dei romani IV/2.1 (Firenze 1953, rist. 1973) 8 s. e nt. 23, riferimento alla
carcerazione a p. 9 nt. 25, in rapporto a Plaut. Mil. 211 s.
49 Cfr. E. FRAENKEL, s.v. Naevius, 2, in PWRE. Suppl. VI (Stuttgart 1935) 625,
ove un cenno alla presunta allegra prigionia del poeta.
50 V. infra 117 ss.
51 Inoltre, secondo la ricostruzione prospettata supra, in questepoca i tresviri
potrebbero essere ancora dei semplici ausiliari, non ancora magistrati: un potere,
formalizzato come giurisdizione criminale sul cittadino (tale era Nevio, v. infra
137 nt. 211), appare irreale.
52 Cfr. J.-U. KRAUSE, Gefngnisse cit. 19.
53 Cos si spiegherebbe anche la possibilit di appellatio ai tribuni. Poco probabile la ricostruzione, alquanto teatrale, di J.-M. DAVID, Le patronat judiciaire cit.
25 s.: Ainsi se trouvait dlimit lespace concret de lexercice de la procdure criCTIS,
99
100
CAPITOLO SECONDO
zione. Anche la reazione di Munazio, e cio lappellatio, sembra corrispondere ad un atto di coercizione magistratuale 57.
Del resto non a caso questo avvenimento , nellopera di Plinio,
strettamente collegato ad un altro caso di incarceramento 58:
Plin. 21.3.8. ... ingensque et hinc severitas. L. Fulvius argentarius bello Punico secundo cum corona rosacea interdiu
<e> pergula sua in forum prospexisse dictus ex auctoritate senatus in carcerem abductus non ante finem belli emissus est 59.
comunque F. GNOLI, Sen. benef. 7.7.1-4, in SDHI. 40 (1974) 401 ss. ove letteratura
sul furto di res sacrae e, in generale sul sacrilegium, ID. Rem privatam de sacro surripere (Contributo allo studio della repressione del sacrilegium in diritto romano),
ibid. 151 ss.; cfr. anche ID., D. 48,13,13. Nota esegetica sulla tutela delle res sanctae,
in Studi in onore di C. Grassetti II (Milano 1980) 905 ss. Sulle origini della tutela
delle cose sacre e pubbliche in relazione alla perdita di religiosit postannibalica,
anche in riferimento al caso in questione, si v. C. BUSACCA, Riflessioni sullinterdetto
ne quid in loco sacro fiat, in Atti Acc. Peloritana dei Pericolanti (1977) 7 ss. Interessante come la statua sia stata al centro dunaltra storia di corone: Giulia, figlia di
Augusto, nelle sue scorribande notturne, incoron exemplum licentiae ripreso dal
padre proprio il Marsia, presso il quale aveva quotidiani, licenziosi (cfr. Sen. phil.
ben. 6.32.1) intrattenimenti: ... Apud nos exemplum licentiae huius non est aliud
quam filia divi Augusti, cuius luxuria noctibus coronatum Marsyam litterae illius dei
gemunt (cos Plin. n. h. 21.6.9 = Epist. frg. 48 Malcovati, in Imperatoris Caesaris
Augusti Operum fragmenta 5 [Torino 1969] 27). Il fatto che non solo privare la
statua di una corona, ma anche apporne una fosse considerato riprovevole, se non
delittuoso (cfr. il passo di Seneca cit.), pu servire ad inquadrare il caso di Publio
Munazio nellambito della repressione delle offese portate alla pubblica morale.
57 Cfr. F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 353 ss. (v. anche 363);
IV/1 cit. 512.
58 Plinio sta sottolineando la severitas romana con riferimento alluso di corone, che contrappone ai licenziosi costumi greci: 21.3.9. ... aliter quam Athenis, ubi
comissabundi iuvenes ante meridiem conventus sapientium quoque doctrinae frequentabant ... Interessante dal punto di vista della storia della cultura quanto nel de
corona scriver lapologeta Tertulliano circa 130 anni dopo (post 207), mettendo in
relazione la severitas cristiana, che non ammette luso di tali simboli, uso proprio,
invece, dei pagani (greci, ma questa volta anche, e soprattutto, romani).
59 Non dato sapere se Fulvio avesse qualche diritto a portare la corona (cfr.
XII tab. 10.7: Plin. n.h. 21.3.7; Cic. de leg. 2.24.60).
60 I due casi potrebbero anche pi latamente riferirsi alla competenza senatoria
di controllo sulle manifestazioni di culto e sulle eventuali devianze di queste. In
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CAPITOLO SECONDO
Kunkel 63, quando contesta il troppo schematico e rigido inquadramento mommseniano nelle categorie sistematiche di
Prventivhaft o di provisorische Notmassregeln 64, ma ci
non consente di qualificarli come applicazione di una giurisdizione criminale.
Pi articolata e interessante dal punto di vista giuridico la
vicenda del centurione Caio Cornelio, tramandataci da
Val. Max. 6.1.10. ... C. Pescennius IIIvir capitalis C. 65 Cornelium fortissimae militiae stipendia emeritum virtutisque nomine quater honore primi pili ab imperatoribus donatum,
quod cum ingenuo adulescentulo stupri commercium habuisset, publicis vinculis oneravit. A quo appellati tribuni, cum de
stupro nihil negaret, sed sponsionem se facere paratum diceret,
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quod adulescens ille palam atque aperte corpore quaestum factitasset, intercessionem suam interponere noluerunt. Itaque
Cornelius in carcere mori coactus est: non putarunt enim tribuni pl. rem publicam nostram cum fortibus viris pacisci oportere, ut externis periculis domesticas delicias emerent 66.
Anche questo caso sembra essersi svolto senza una pronunzia giurisdizionale. Un tresvir capitalis conduce in vincula
publica (verisimilmente nel carcer 67) un tal Caio Cornelio
che, centurione, sera pi volte distinto in operazioni militari per aver avuto commercio carnale con un adolescente
ingenuo 68. Il centurione si appella ai tribuni 69, ammettendo lo
stuprum 70, ma dicendosi pronto ad una sponsio 71 per accertare
67 Vincula publica termine tecnico per indicare la carcerazione in una prigione
di Stato, v. W. EISENHUT, Die rmische Gefngnisstrafe, in ANWR. I/2 (Berlin-New
York 1972) 272 e cfr. F. LBKER, s.v. Vincula , in Lessico ragionato dellantichit
classica (tr. it. Roma 1898, rist. Bologna 1989) 1298; TH. MAYER-MALY, s.v. Carcer
, in Kl.Pauly I (rist. Mnchen 1979 delled. 1964) 1053 s., con bibliografia. Da ultimi:
A. LOVATO, Il carcere nel diritto penale romano dai Severi a Giustiniano (Bari 1994)
19 ss. spec. 21, 101 s., con le rec. di A. VLKL, in ZSS. 114 (1997) 612, R. KNTEL,
in Iura 45 (1994) 163 ss. e J.-U. KRAUSE, Gefngnisse cit. 18.
68 Sul rapporto tra stuprum e iniuria v. per tutti G. PUGLIESE, Studi sulliniuria
I (Milano 1941) 35 s. Cfr. G. RIZZELLI, Lex Iulia de adulteriis. Studi sulla disciplina di
adulterium, lenocinium, stuprum (Lecce 1997) 171 ss.
69 Si v. G. NOCERA, Le garanzie costituzionali durante la repubblica, in Annali
della Facolt giuridica Univ. Camerino 12/2 [In mem. di G. Enriques] (1938) 44;
L. THOMMEN, Das Volkstribunat der spten Republik (Stuttgart 1989) 235 ss.
70 Sui rapporti omosessuali tra ingenui, anche in relazione alla lex Scantinia, si
v., di recente, E. CANTARELLA, Secondo natura. La bisessualit nel