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PUBBLICAZIONI

DEL DIPARTIMENTO DI DIRITTO ROMANO E STORIA DELLA SCIENZA ROMANISTICA


DELLUNIVERSIT DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II

XIII

COSIMO CASCIONE

TRESVIRI CAPITALES
STORIA DI UNA MAGISTRATURA MINORE

EDITORIALE SCIENTIFICA
NAPOLI 1999

Opera accolta nella collana su proposta dei professori


Luigi Labruna e Tullio Spagnuolo Vigorita
e pubblicata col contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche

EDIZIONE CURATA DA ELIO DOVERE


Pubblicato dalla Editoriale Scientifica S.r.l.
Via Generale V. Giordano Orsini, 42 - 80132 Napoli
Copyright 1999 Editoriale Scientifica S.r.l.
ISBN 88-87293-30-9

TRESVIRI CAPITALES

Questo libro nasce da unidea di Luigi Labruna, che con


lentusiasmo che gli proprio il 26 giugno 1990 mi propose il
tema della ricerca. Da allora mi ha sempre seguito con benevolenza, mi ha aiutato a crescere, come un padre.
Tullio Spagnuolo Vigorita da anni mi dispensa almeno parte
dun affetto nato prima di me, sempre pronto alla discussione ed
al confronto, come a smussare certe mie asperit di carattere. Da
lui ho molto imparato.
Luigi Capogrossi Colognesi, Francesco Grelle e Bernardo Santalucia hanno letto con rigore non comune il manoscritto: a loro
va la mia gratitudine. Non posso oggi dimenticare il mio
primo, acuto critico, Luigi Amirante.
Felice Mercogliano, Fara Nasti, Natale Rampazzo e Franco Salerno mi hanno fornito numerosi, utilissimi consigli. Lacume del
filologo Giovanni Polara mi ha soccorso nellinterpretazione di
pi dun testo.
Molto ho profittato della pazienza e della sapienza di Giuseppe Camodeca.
Il ringraziamento ad Okko Behrends va oltre la puntigliosa ed
intelligente lettura che ha fatto del testo: la mia formazione porta
il segno dei reiterati soggiorni presso lInstitut fr rmisches und
gemeines Recht dellUniversit di Gottinga.
Carla Masi in questi anni mi stata vicina, batho\ s. Senza il
suo costante incitamento ed il suo prezioso aiuto, questo libro
non sarebbe venuto alla luce. Dedico parentibus optimis.
Napoli, 27 gennaio 1999

[C.C.]

INDICE SOMMARIO

CAPITOLO PRIMO

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI


1. Problemi di origine ............................................................................
2. Novi magistratus .................................................................................
3. Magistratus minores ...........................................................................
4. Caratteri della magistratura ..............................................................
5. Le norme de repetundis ....................................................................
6. I tresviri capitales nel principato ......................................................
7. Denominazione e sede ......................................................................
8. Gli ausiliari .........................................................................................

p.

1
24
35
49
58
63
77
81

85
117
143
157
161
164

CAPITOLO SECONDO

MANSIONI NELLAMBITO
DELLA REPRESSIONE CRIMINALE
1. I tresviri capitales giudici criminali? .................................................
2. Attivit di controllo sociale ..............................................................
3. Fondamento e limiti del potere triumvirale ....................................
4. La funzione di polizia giudiziaria ................................................
5. Custodia carceris .................................................................................
6. Le esecuzioni capitali ........................................................................
CAPITOLO TERZO

MANSIONI NELLAMBITO
DELLA GIURISDIZIONE CIVILE
1. Exigere e iudicare nella cd. lex Papiria .............................................. 171
2. Manus iniectiones e sacramenta ....................................................... 185
3. Competenza sul munus iudicandi .................................................... 196

VI

INDICE SOMMARIO

CAPITOLO QUARTO

PROSOPOGRAFIA
a) Tresviri nocturni ..................................................................................
b) Tresviri capitales..................................................................................
c) Incerti ..................................................................................................
d) Vigintisexviri senza titolo...................................................................

p.

205
208
263
269

CAPITOLO QUINTO

PER UNA SOCIOLOGIA


DEI TRESVIRI CAPITALES
Prospettive ............................................................................................... 271
APPENDICI

II. Tabelle ................................................................................................ 283


II. Onomasticon ...................................................................................... 293
INDICI

Autori ....................................................................................................... 299


Fonti ......................................................................................................... 313

CAPITOLO PRIMO

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

SOMMARIO. 1. Problemi di origine. 2. Novi magistratus. 3. Magistratus minores.


4. Caratteri della magistratura. 5. Le norme de repetundis. 6. I tresviri nel
principato. 7. Denominazione e sede. 8. Gli ausiliari.

1. Problemi di origine. D. 1.2.2.30 (Pomp. l. sg. ench.).


Constituti sunt 1 eodem tempore et quattuorviri qui curam viarum agerent, et triumviri monetales aeris argenti auri flatores,
et triumviri 2 capitales qui carceris custodiam haberent, ut cum
animadverti oporteret interventu eorum fieret.
Questo il dato, scarno, che emerge dal titolo de origine
iuris et omnium magistratuum et successione prudentium dei
Digesta giustinianei sullistituzione dei tresviri capitales 3. Lap1 Le differenti tradizioni manoscritte dellinizio del paragrafo 30, dovute probabilmente alla ripetizione chiasmatica della fine del 29, appaiono irrilevanti ai fini
dellindagine sulle origini dei tresviri (v. comunque lapparato critico delled.
maior dei Digesta, ad l.).
2 Sulla corrispondenza dei termini tresviri e triumviri si v. 77 ss.
3 In generale sui problemi relativi allEnchiridion di Pomponio che, col frg.
1.2.2, costituisce quasi lintero titolo D. 1.2 si v., per tutti, M. BRETONE, Tecniche
e ideologie dei giuristi romani 2 (Napoli 1982, rist. 1984) 211 ss.; G. CRIF, Materiali
di storiografia romanistica (Torino 1998) 51 ss., con vasti rimandi bibliografici. Cfr.
D. NRR, Pomponius oder Zum Geschichtsverstndnis der rmischen Juristen, in
ANRW. II/15 (Berlin-New York 1976) 497 ss., sul quale M. TALAMANCA, Per la storia della giurisprudenza romana, in BIDR. 80 (1977) 261 ss.; F. SCHULZ, Storia della
giurisprudenza romana (tr. it. Firenze 1968) 302, che ne sottolinea i molti errori, le
glosse e le abbreviazioni poco accurate (a p. 240 lEnchiridion definito miserabile
compendio postclassico); ID., I principii del diritto romano (tr. it. Firenze 1946, rist.

CAPITOLO PRIMO

piattimento storiografico palese: con eodem tempore si riporta lorigine dei collegi menzionati a quella dei decemviri in
litibus iudicandis 4, che sarebbero nati per presiedere le hastae
dei giudizi di libert 5:

1995) 92. L. WENGER, Die Quellen des rmischen Rechts (Wien 1953) 478. Per unanalisi della seconda parte, dedicata alle magistrature: F. GRELLE, Le categorie
dellamministrazione tardoantica: officia, munera, honores, in A. GIARDINA (cur.),
Societ romana e impero tardoantico I. Istituzioni, ceti, economie (Roma-Bari 1986)
37 ss.; cfr. anche ID., I poteri pubblici e la giurisprudenza fra Augusto e gli Antonini,
in Continuit e trasformazioni fra repubblica e principato. Istituzioni, politica, societ
(Bari 1991) 261 ss. Sul senso dellinclusione nella lista di Pomponio di magistrati
che non avevano il compito di ius dicere (cfr. D. 1.2.2.13), si v. L. LANTELLA, Le
opere della giurisprudenza romana nella storiografia (Appunti per un seminario di
Storia del diritto romano) (Torino 1979) 17 ss., il quale coglie un nesso di continuit
(condizionata o voluta) tra i pi antichi scrittori de magistratibus e lEnchiridion; cfr.
anche C. A. MASCHI, Il diritto romano I. La prospettiva storica della giurisprudenza
classica (diritto privato e processuale) 2 (Milano 1966) 132.
4 Per attestazioni sulla titolatura di questo collegio si v., per tutti, TH.
MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 (Leipzig 1887) 605; H. E. DIRKSEN, Ueber die
Zeugnisse der Epigraphik, bezglich der Decemviri und Quindicemviri litibus iudicandis, in Hinterlassene Schriften zur Kritik und Auslegung der Quellen rmischer
Rechtsgeschichte und Alterthumskunde, hg. von F. D. SANIO II (Leipzig 1871, rist.
1973) 344 ss.; B. KBLER, s.v. Decemviri, in PWRE. IV/2 (Stuttgart 1901) 2262;
F. DE MARTINO, Storia della costituzione romana 2 II (Napoli 1973) 262 nt. 151; per
un elenco delle fonti epigrafiche si v. anche D. VAGLIERI, s. v. Decemviri (stlitibus
iudicandis), in DE. II/2 (Spoleto 1910, rist. Roma 1961) 1474 ss. Cfr. G. FRANCIOSI,
Sui decemviri stlitibus iudicandis, in Labeo 9 (1963) 185 s.; A. P. STEINER JR., The
vigintivirate during the empire: a study of the epigraphical evidence (Diss., The
Ohio State University 1973) 41 ss.
5 Su D. 1.2.2.28-29 si v. G. FRANCIOSI, Sui decemviri stlitibus iudicandis cit.
164 ss., spec. 177 ss., che, oltre a notarne la doppia scorrettezza (in litibus e necessarius ... praeessent; cfr. anche la Glossa accursiana ad h. l.; lIndex interpolationum I
[Weimar 1929] ad h. l., col. 5; PH. E. HUSCHKE, Weitere Beitrge zur Pandektenkritik
[hg. M. WLASSAK], in ZSS. 9 [1888] 336 e ntt. 14, 15, ove pi antica letteratura),
contesta fermamente lattendibilit del manuale pomponiano, riportando lampia
letteratura sullorigine del collegio decemvirale, cfr. ID., Il processo di libert in diritto romano (Napoli 1961) 17, 24 s. (e ntt. 45, 47), 51. Cos anche gli studiosi (v., tra
gli altri, M. NICOLAU, Causa liberalis [Paris 1933] 17 s., G. I. LUZZATTO, Procedura
civile romana II. Le legis actiones [Roma 1948] 260) insospettiti dallattribuzione da
parte di Pomponio ai decemviri della presidenza delle hastae centumvirali, che, secondo Suet. Aug. 36, questi avrebbero ottenuto solo con una riforma augustea (in
sintesi: G. FRANCIOSI, Corso istituzionale di diritto romano 2 [Torino 1997] 64 nt. 2).

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

D. 1.2.2.28-29 (Pomp. l. sg. ench.). Post aliquot deinde annos non sufficiente eo praetore, quod multa turba etiam peregrinorum in civitatem veniret, creatus est et alius praetor, qui
peregrinus appellatus est ab eo, quod plerumque inter peregrinos ius dicebat. 29. Deinde cum esset necessarius magistratus
qui hastae praeessent, decemviri in litibus iudicandis sunt constituti.
La creazione, dunque, di quella serie di collegi che verranno poi riassunti sotto la dizione collettiva di vigintiviri 6
riportata ad un periodo successivo allistituzione del pretore

Sul problema della data dellistituzione dei decemviri stlitibus iudicandis si v. anche
A. MOMIGLIANO, Lorigine del tribunato della plebe, in Bull. Comm. Arch. Com. 59
(1932) 168 s. [= Quarto contributo alla storia degli studi classici e del mondo antico
(Roma 1969) 305 e nt. 41 = Roma arcaica (Firenze 1989) 285 e nt. 41], con ulteriore
bibliografia; G. DE SANCTIS, Storia dei Romani II. La conquista del primato in Italia
(rist. Firenze 1960, 1988 per la datazione dei volumi originali e delle successive
ristampe dellopera di De Sanctis, si v. L. POLVERINI, Introduzione, in G. DE SANCTIS, La guerra sociale Opera inedita a cura di L. P. [Firenze 1976] xiii ss.) 38 nt. 117,
che sottolinea le non poche inesattezze cronologiche di Pomponio; M. KASER,
Das rmische Zivilprozessrecht (Mnchen 1966) 40 s. [ora: M. KASER, K. HACKL,
Das rmische Zivilprozessrecht 2 (Mnchen 1996) 55 s.]; F. DE MARTINO, Storia della
costituzione 2 II cit. 261 s.
6 Nella prospettiva pomponiana non sono ricordati n i quattuorviri praefecti
Capuam Cumas, n i duoviri viis extra urbem purgandis, collegi aboliti sotto Augusto
prima del 13 a.C. (v. infra 6): Cass. Dio 54.26.5-6, cfr. TH. MOMMSEN, Rmisches
Staatsrecht II 3 (Leipzig 1887, rist. Basel 1952) 593 nt. 1, 609 s., 604, che concorrevano con quelli menzionati a formare lampia categoria di magistratus minores sinteticamente denominata vigintisexviri (Fest. s.v. Praefecturae [262 L.]; Cass. Dio
54.26.6; CIL. VI 1317; XIV 2105, 3945; AE. 1967.55); cfr., in generale, TH. MOMMSEN,
o. u. c. II 592 ss.; ID., Disegno del diritto pubblico romano (tr. it. Milano 1943 2, rist.
1973, delled. Leipzig 1893, 1907 2) 226 s.; H. SIBER, Rmisches Verfassungsrecht
in geschichtlicher Entwicklung (Lahr 1952) 186 ss.; H. SCHAEFER, s.v. Vigintiviri, in
PWRE. VIII A/2 (Stuttgart 1958) 2570 ss.; ER. MEYER, Rmischer Staat und Staatsgedanke 3 (Zrich-Stuttgart 1974) 179 s.; P. DEL PRETE, s.vv. Viginti sex viri, Vigintiviri, in NNDI. XX (Torino 1975) 817; H. VOLKMANN, s.v. Vigintiviri, in Kl.Pauly
(rist. Mnchen 1979 delled. 1975) 1272; F. CASSOLA, L. LABRUNA, Linee di una
storia delle istituzioni repubblicane 3 (Napoli 1991) 106 s., 133 ss.; e v. infra 35 ss.
7 La data dintroduzione del praetor peregrinus fu il 242 o 241 a.C. secondo
linterpretazione di Liv. Per. 19 fornita da TH. MOMMSEN, Die rmische Chronologie

CAPITOLO PRIMO

peregrino 7 e precedente alla provincializzazione di Sardegna 8


e Sicilia (227 a.C.) 9:
D. 1.2.2.32 (Pomp. l. sg. ench.). Capta deinde Sardinia, mox
bis auf Caesar 2 (Berlin 1859) 102; ID., Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 196 nt. 2; cfr. F.
DE MARTINO, Storia della costituzione2 II cit. 230 s. nt. 41; F. SERRAO, La iurisdictio
del pretore peregrino (Milano 1954) 7 s. Per quanto riguarda loccasione della duplicazione dei posti di pretore, si v. lipotesi di TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht
II 3 cit. 57 nt. 1, 196 nt. 2, che not come nel 242 il pontefice massimo L. Cecilio
Metello proib al console A. Postumio Albino di uscire da Roma, perch flamen
Martialis, ed al suo posto fu inviato a combattere i Cartaginesi il pretore (unico) Q.
Valerio Falto, che non pot esercitare, dunque, la iurisdictio; da ci sarebbe scaturita
lesigenza della creazione dun altro pretore giusdicente (Val. Max. 1.1.2; Liv. Per.
19; Tac. ann. 3.71.3; Zonar. 8.19; sullavvenimento cfr. A. BOUCH-LECLERCQ, Les
pontifs de lancienne Rome [Paris 1871, rist. New York 1975] 299, che dice per il
console flamen di Quirino; E. PAIS, Le relazioni fra i sacerdozi e le magistrature civili
nella repubblica romana, in Ricerche sulla storia e sul diritto pubblico di Roma I
[Roma 1915] 282); cfr. P. FREZZA, Storia del processo civile in Roma fino allet di
Augusto, in ANRW. I/2 (Berlin-New York 1972) 168. Invero se nel 242 o 241 si ebbero due pretori, non pare che sicuramente ed immediatamente possa prospettarsi
lesistenza di quello che poi sar detto pretore peregrino; cfr. E. PAIS, Per la storia
delle magistrature romane particolarmente durante let delle guerre sannitiche, in
Ricerche sulla storia e sul diritto pubblico di Roma IV (Roma 1921) 275 e nt. 1, il
quale giustamente not che se lunico pretore in carica fu inviato a guerreggiare
insieme con il console, laltro neoeletto rimase in citt ad occuparsi di tutta la attivit giurisdizionale. Del resto, se negli ultimi decenni del III secolo furono eletti pi
pretori (per le nuove esigenze dellamministrazione provinciale: v. immediatamente
infra), di frequente, fino al 198, le funzioni giurisdizionali furono affidate ad un solo
pretore, ed una solo fu a quanto pare la provincia in cui si esplicava la iurisdictio
(fonti in F. SERRAO, La iurisdictio cit. 23, 28). Sul punto si v. anche A. GUARINO,
Lordinamento giuridico romano 5 (Napoli 1990) 321 ss.
8 Con la Corsica: F. CASSOLA, L. LABRUNA, Linee 3 cit. 249 (per le fonti si v. la
nota immediatamente successiva); P. MELONI, La Sardegna romana (Sassari 1975,
rist. 1980) 49, 91 ss.; ID., La Sardegna e la repubblica romana, in Storia dei Sardi e
della Sardegna a c. di M. GUIDETTI I (Milano 1988) 219 ss.; P. PINNA PARPAGLIA,
Sardinia, provincia consularis facta, in Arch. stor. Sardo di Sassari 15 (1991) 185 ss.
9 Sullistituzione delle prime province: Liv. Per. 20; Solin. 5.1; Zonar. 8.19; si
cfr. in generale L. PARETI, Storia di Roma e del mondo romano II. La Repubblica
dalla guerra con Pirro ai prodromi di quella con Perseo (280-170 av. Cr.) (Torino 1952)
212 ss., spec. 214; T. C. BRENNAN, The praetorship in the Roman Republic down to
81 B. C. (Diss., Cambridge Mass. 1990) 73 ss., con vasta trattazione del problema
(pur non menzionando lipotesi di Pais, appare insicuro sulla soluzione tradizionale), sugli esordi della provincializzazione, in particolare: 82 ss.

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

Sicilia, item Hispania, deinde Narbonensi provincia totidem


praetores, quot provinciae in dicionem venerant, creati sunt ...
Si tratta piuttosto evidentemente di una serie di dati
cronologicamente inaffidabili, da cui non risulta in alcun modo
levoluzione dei singoli collegi, che pure sicuramente vi fu 10.
Lo stesso senso della storia in questo brano pomponiano sembra stare tutto in una ripetizione stereotipa di post aliquot
deinde annos e deinde, il cui valore stilizzato stato gi
acutamente sottolineato 11.
10 Poco convincente lopinione di F. LA ROSA, Decemviri e centumviri, in
Labeo 4 (1958) 16 e nt. 13, che sostanzialmente accetta la datazione di Pomponio
per quel che riguarda listituzione sia dei decemviri che dei tresviri capitales come
magistrati; si consideri che il giurista fa risalire al periodo 242-227 anche lorigine
dei quattuorviri viis in urbe purgandis e dei tresviri monetales, che invece da
riportare, con alta probabilit, al I secolo a.C. si v., per tutti, TH. MOMMSEN,
Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 603, 601; E. COSTA, Storia del diritto romano pubblico 2 (Firenze 1920) 167 nt. 2; F. DE MARTINO, Storia della costituzione romana 2
III (Napoli 1973) 324 s., 335. Per i monetales, in particolare, si potrebbe ipotizzare
una creazione volta per volta, in base alle necessit di coniazione, si cfr. L. LORETO,
Crescita della repubblica e struttura dellapparato amministrativo romano a cavallo
tra il IV e il III sec. a.C. Un contributo alla storia della mentalit romana dello Stato, in
Opus 11 (1992) 81 nt. 52 (si tengano presenti le monetazioni ex senatus consulto, v.,
per tutti, P. WILLEMS, Le snat de la rpublique romaine. Sa composition et ses attributions II [Louvain 1885, rist. Aalen 1968] 444 ss.). Propone una datazione alta dei
monetales R. THOMSEN, Early Roman Coinage. A Study of the Chronology III. Synthesis II (s.l. [ma Copenhagen] 1961) 172, senza per porsi il problema dellattendibilt di Pomponio e con riferimento pi specifico ai capitales, per i quali accetta
lo scivoloso dato fornito dal giurista antoniniano del coordinamento dellEpitome
liviana 11 con Liv. 9.46.3 (v. infra 16 ss.). Cfr. anche E. A. SYDENHAM, The coinage
of the Roman Republic [rev.: G. C. HAINES, edd.: L. FORRER, C. A. HERSH] (London
1952) xxxiii, xlviii; H. ZEHNACKER, Moneta. Recherches sur lorganisation et lart des
missions montaires de la Rpublique romaine (289-31 av. J.-C.) (Rome 1973) 66 ss.;
F. DE MARTINO, Il senatusconsultum de agro Pergameno, in PP. 210 (1983) 169 s.
[=Nuovi studi di economia e diritto romano (Roma 1988) 124 s.=Diritto economia e
societ nel mondo romano II. Diritto pubblico (Napoli 1996) 401 s.]; L. PEDRONI,
Ricerche sulla prima monetazione di Roma (Napoli 1993) 70 ss.
11 B. ALBANESE, Riflessioni in tema di legis actiones, in Studi in onore di E. Volterra II (Milano 1971) 175 [=Scritti giuridici I (Palermo 1991) 987]: ... una attenta
lettura dellenchiridion prova irrefutabilmente che nessun valore di dato cronologico
esatto pu attribuirsi al deinde, frequentemente usato a guisa di introduzione stereotipa (che ricorda lo stilizzato in illo tempore dei Vangeli sinottici); cfr. gi O. E.
HARTMANN, Der Ordo Judiciorum und die Judicia extraordinaria der Rmer I. Ueber

CAPITOLO PRIMO

La storiografia ha da tempo rifiutato lutilizzo dellEnchiridion per unaffidabile ricostruzione della storia dei nostri magistrati, affidandosi invece ad un almeno apparentemente
pi saldo stralcio dellEpitome liviana:
Liv. Per. 11.8. Triumviri capitales tunc primum creati sunt.
Cos si riporta listituzione dei tresviri ad un periodo precedente allintroduzione della pretura peregrina precisamente
tra il 290 ed il 287 12 , confermando con un argomento testuale
die rmische Gerichtsverfassung I (Gttingen 1886) 299 nt. 4; M. VOIGT, Ueber die
Centumviri, iudices decemviri und Decemviri stlitibus iudicandis, in Scritti giuridici in onore di C. Fadda I (Napoli 1906) 154 nt. 16. Si v. anche G. PUGLIESE, rec. a
W. KUNKEL, Untersuchungen zur Entwicklung des rmischen Strafverfahrens in vorsullanischer Zeit (Mnchen 1962), in BIDR. 66 (1963) 153 ss. [= Scritti giuridici scelti
II (Napoli 1985) 581]; G. DE SANCTIS, Storia dei Romani II cit. 38 nt. 117 (cfr. supra
nt. 5). Sulluso di corrette scansioni temporali presso gli antichi storici romani, con
riferimento alla tecnica storiografica, si v. ora i cenni di F. DIPPOLITO, Forme
giuridiche di Roma arcaica 3 (Napoli 1996) 15 ss., 90 ss.; ed inoltre: C. A. MASCHI, Il
diritto romano I cit. 32 s. Pi in generale sulla intuizione del tempo nella storiografia classica, si v. S. MAZZARINO, Il pensiero storico classico III (rist. Roma-Bari
1990 delled. 1965-66) 412 ss. nt. 555.
12 Lepitomatore menziona listituzione del triumvirato tra il primo consolato
di M. Curio Dentato (11.6) e prima del ricordo di un lustrum censorio (11.9) e della
dittatura di Q. Ortensio (11.11). Per la datazione MOMMSEN propone, con verisimiglianza, circa il 289: Rmisches Strafrecht (Leipzig 1899) 298; cfr. M. R. TORELLI,
Rerum Romanarum fontes ab anno CCXCII ad annum CCLXV a. Ch. n. (Pisa 1978) 65;
K.-J. HLKESKAMP, Die Entstehung der Nobilitt. Studien zur sozialen und politischen Geschichte der Rmischen Republik im 4. Jhdt. v. Chr. (Stuttgart 1987)
153 nt. 91; L. LORETO, Crescita della repubblica cit. 81 nt. 53; G. W. BOTSFORD, The
Roman Assemblies from their Origin to the End of the Republic (New York 1909) 312
(v. anche 307 nt. 1, 332); J. VON UNGERN-STERNBERG, The End of the Conflict of the
Orders, in K. A. RAAFLAUB, Social Struggles in Archaic Rome. New Perspectives on
the Conflict of the Orders (Berkeley-Los Angeles-London 1986) 368 nt. 46; C. LOVISI, Contribution ltude de la peine de mort sous la rpublique romaine (509-149
av. J. C.) (Thse, Paris II 1997) 152 s. Sulla riferibilit al 289 del census ricordato in
Liv. Per. 11.10 si v. H. MATZAT, Rmische Chronologie II. Rmische Zeittafeln von
506 bis 219 v. Chr. (Berlin 1884) 182; il lustrum, compiuto dai censori Sp. Carvilio
Massimo e Q. Fabio Gurgite, e che potrebbe essere stato successivo allistituzione
dei tresviri, si ebbe con verisimiglianza nel 288: P. JAL, in Notes complmentaires
alled. Les Belles Lettres delle Periochae liviane I (Paris 1984) 99 nt. 12, sulla
scorta di P. A. BRUNT, Italian Manpower 225 B. C. - A. D. 14 (Oxford 1971) 537.
13 Per luso di primum in Livio (anche) con riferimento allistituzione di nuove
cariche si v. J. PINSENT, Military tribunes and plebeian consuls: the fasti from 444V to

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

linattendibilit su questo punto dellEnchiridion, che gi si era


sospettata per i suddetti motivi sistematici e generali. La notizia fornita dalla Periocha liviana, che pare tetragona ad ogni
attacco per la sua precisione e concisione 13, fu assunta da Theodor Mommsen nel suo Staatsrecht come data dorigine dei
tresviri capitales 14. Anche in questo caso, come per altri della

342V (Wiesbaden 1975) 53 nt. 56. Non necessariamente il costrutto formato dallavverbio primum e dal verbo creo al passivo indica, con riferimento alla magistratura,
una stabilizzazione irreversibile. Si pensi ad esempio, con una lieve differenza semantica, ma come pare (cfr. infra nt. 19) non sostanziale, alla descrizione di Fabio
Pittore del primo consolato plebeo (4 ex ann. lat. [frg. 6 Peters=Gell. 5.4.3]): tum
primum ex plebe alter consul factum est; noto che, dopo il 367 a.C., vi furono anni
in cui i consoli furono ambedue patrizi (fino al 342, v. G. ROTONDI, Leges publicae
populi Romani [Milano 1912, estr. dallEnciclopedia giuridica italiana III/2 sez. 3, s.v.
Comitialis lex, rist. Hildesheim 1990, dora in poi citato dal volume autonomo]
225). Ancora ci si pu riferire a Liv. 23.31.13 (a. 215 a.C.): tunc primum duo plebeii
consules facti essent; si torn, immediatamente, a seguito duna pronuncia degli
auguri, a una coppia mista (M. Claudio Marcello, che aveva sostituito L. Postumio
Albino abdic e fu suffetto il patrizio Q. Fabio Massimo, cfr. T. R. S. BROUGHTON,
The Magistrates of the Roman Republic I coll. M. L. PATTERSON [New York 1951,
rist. Atlanta 1986] 253 ss.), secondo luso stabilito con il compromesso licinio-sestio
(cd. lex de consule plebeio: Liv. 6.35.5, sulla quale per tutti: F. CASSOLA, L. LABRUNA, Linee 3 cit. 100 ss.), fino al 172 [T. R. S. BROUGHTON, o. u. c. I 410], quando
vi furono nuovamente (in seguito, negli anni immediatamente successivi e negli
sconvolgimenti della crisi della repubblica, lesempio si ripet non di rado) due consoli plebei. Passando poi ad un testo dellepitome di Livio (19): duo praetores tunc
primum creati sunt; si pu rimandare a quanto notato supra (nt. 7) a proposito della
ricostruzione di Pais. Con riferimento a delle cariche minori interessante Liv. 9.20.5.
Eodem anno primum praefecti Capuam creari coepti legibus a L. Furio praetore datis
...: il riferimento cronologico (318 a.C.) induce a credere che in quellanno furono
inviati in Campania dei semplici arbitri, non magistratualizzati e non stabili (per
tutti: F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 II cit. 136 s.). La natura compendiosa dellEpitome liviana, poi, non sembra poter consentire una relazione tra il
tunc di 11.8 e Strab. 5.3.1 (= Fab. Pict. frg. 20 Peter= frg. 27 Jacoby), come vorrebbe
L. PEDRONI, Ricerche cit. 75 s.
14 TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 594 e nt. 5; I 3 (Leipzig 1887,
rist. Basel 1952) 32; cfr. ID., Rmische Geschichte 8 I (Berlin 1888) 434 s.; ID., Rmisches Strafrecht cit. 180, 298.
15 Gi prima della pubblicazione dello Staatsrecht (I-II 1 [1871-1875]; il riferimento pi puntuale al problema in questione II/1 [1874] 558, ntt. 3-4) avevano stimato affidabile la sola fonte di provenienza liviana, ad esempio, G. GEIB,
Geschichte des rmischen Criminalprocesses bis zum Tode Justinians (Leipzig 1842)

CAPITOLO PRIMO

storia del diritto pubblico romano, lopinione di Mommsen ha


fatto scuola 15 ed in un certo senso codificato 16, con qualche
226; A. W. ZUMPT, Das Criminalrecht der rmischen Republik I/2 (Berlin 1865, rist.
1997) 122 s.
16 Questa attitudine dellopera mommseniana si intreccia strettamente con la
strutturazione dogmatica di un diritto pubblico romano. Su tale problema si v.
almeno A. MOMIGLIANO, rec. alla prima ed. (1948) di ER. MEYER, Rmischer Staat
cit., in JRS. 39 (1949) 155 ss. [=Contributo alla storia degli studi classici (Roma 1955)
395 ss.]; W. KUNKEL, Bericht ber neuere Arbeiten zur rmischen Verfassungsgeschichte I, in ZSS. 72 (1955) 288 ss. [=Kleine Schriften. Zum rmischen
Strafrecht und zur rmischen Verfassungsgeschichte (Weimar 1974) 441 ss.]; J. BLEICKEN, Lex publica. Gesetz und Recht in der rmischen Republik (Berlin-New York
1975) spec. 16 ss.; A. GIOVANNINI, Consulare imperium (Basel 1983) passim [summatim: 1 ss., 147 ss.], non sempre convincente (cfr. la rec. di J. CROOK, in JRS. 76
[1986] 286 ss.); G. CRIF, A proposito della ristampa del Droit public romain di
Mommsen, in SDHI. 52 (1986) 485 ss. [=Materiali cit. 169 ss.]; V. GIUFFR, Il diritto
pubblico nellesperienza romana 2 (Napoli 1989) 26 ss.; A. ORMANNI, Il regolamento interno del senato romano nel pensiero degli storici moderni sino a Theodor
Mommsen (Napoli 1990) 10 s. e passim. Da ricordare a questo proposito le significative parole di P. KOSCHAKER, LEuropa e il diritto romano (tr. it. Firenze 1962) 508
sulla rilevante personalit di Mommsen: con le sue classiche trattazioni sia del
diritto pubblico che del diritto penale romano, falci in tal modo lerba che ci vollero diecine di anni perch essa vi ricrescesse di nuovo. Forse eccessivo il giudizio
di F. WIEACKER, Privatrechtsgeschichte der Neuzeit 2 (Gttingen 1967) 419 [=Storia
del diritto privato moderno II (tr. it. Milano 1980) 107], sul dogmatismo mommseniano (v. anche M. I. FINLEY, La politica nel mondo antico [tr. it. Roma-Bari 1985]
84 s.; Y. THOMAS, Mommsen et lIsolierung du droit (Rome, lAllemagne et lEtat), in
TH. MOMMSEN, Le droit public romain I [rist. Paris 1984], su questultimo: E.
GABBA, in Ath. 74 [1986] 245 ss.); cfr. ora (anche se dedicato prevalentemente
allanalisi dello Strafrecht) T. MASIELLO, Mommsen e il diritto penale romano (Bari
1995); F. DIPPOLITO, Nota di lettura, in F. DE MARTINO, Diritto economia e societ
nel mondo romano I. Diritto privato (Napoli 1995) xvii ss.; K.-J. HLKESKAMP, Zwischen System und Geschichte. Theodor Mommsens Staatsrecht und die rmische Verfassung in Frankreich und Deutschland, in Die spte rmische Republik. La
fin de la rpublique romaine (Rome 1997) 93 ss.; F. DE MARTINO, Considerazioni su
alcuni temi di storia costituzionale, in Mlanges A. Magdelain (Paris 1998) 133 ss.; e,
per un cenno, C. VENTURINI, Processo penale e societ politica nella Roma repubblicana (Pisa 1996) 13 nt. 1. Una lucida sintesi del problema, ove dato il giusto valore
euristico anche allaspetto schematico dellopera di Mommsen, con ulteriori ragguagli bibliografici, si trova in M. BRETONE, Storia del diritto romano 10 (Roma-Bari
1997) 443 s.
17 Attribuiscono tra gli altri listituzione dei tresviri al periodo 290-287:
L. LANDUCCI, Storia del diritto romano dalle origini fino alla morte di Giustiniano I 2
(Verona-Padova 1898) 482 nt. 2; P.-F. GIRARD, Histoire de lorganisation judiciaire

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

meritoria eccezione, lo stato della ricerca su questo punto 17.


Invero siamo in possesso di altre fonti che menzionano dei
tresviri per unepoca anteriore al 290 (nocturni, per la precisione 18). Coordinando questo dato col fatto che il verbo creare
des Romains I (Paris 1901) 178 e nt. 1; P. WILLEMS, Le droit public romain 7 ed. publie par J. WILLEMS (Louvain 1910) 275 e nt. 9; CH. LECRIVAIN, s.v. Tresviri, triumviri, in DS. V (Paris 1916) 412; G. BAVIERA, Lezioni di storia del diritto romano. Diritto e procedura penale (Palermo 1925) 147; G. DE SANCTIS, Storia dei Romani II
cit. 226; E. TUBLER, Der rmische Staat (1935, pubbl. Stuttgart 1985) 75; G. I.
LUZZATTO, Procedura civile romana II cit. 264; H. SIBER, Rmische Verfassungsrecht
cit. 202; F. LA ROSA, Note sui tresviri capitales, in Labeo 3 (1957) 231; H. SCHAEFER, s.v. Vigintiviri cit. 2573; G. PUGLIESE, Il processo civile romano I. Le legis actiones (Roma 1962) 211; A. W. LINTOTT, Violence in Republican Rome (Oxford
1968) 102; A. H. M. JONES, The Criminal Courts of the Roman Republic and Principate (Oxford 1972) 26; G. PURPURA, s.v. Polizia, in ED. XXXIV (Milano 1985)
103 e nt. 14; J.-U. KRAUSE, Gefngnisse im Rmischen Reich (Stuttgart 1996) 16; J.
M. RAINER, Einfhrung in das rmische Staatsrecht. Die Anfnge und die Republik
(Darmstadt 1997) 96. Cfr. L. AMIRANTE, con la collaborazione di L. DE GIOVANNI,
Una storia giuridica di Roma. Undicesimo quaderno di lezioni (Napoli 1994) 209.
18 I tresviri nocturni sono ricordati in Liv. 9.46.3; Val. Max. 8.1 damn. 5,6; D.
1.15.1 (Paul. l. sg. de off. praef. vig.). Lidentit tra nocturni e capitales generalmente
postulata, si v., per tutti, TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 594 e nt. 3;
N. E. POLITIS, Les triumvirs capitaux (Thse pour le doctorat, Paris 1894) 71 ss. (cfr.
anche infra in nt. 39). Per una specificazione cronologica, che vede nei capitales i
successori (di alcune) delle funzioni dei nocturni si v. infra 24. Assolutamente contrario allidentificazione cfr. anche la tradizione det moderna che distingueva le
due cariche, si v. tra gli altri il De Magistratibus populi Romani di F. HOTOMANUS, in
Novus commentarius de verbis iuris (Basileae 1563) 421 s.; CAROLI SIGONII De antiquo iure populi Romani Libri undecim (Bononiae 1574) 88 ed il per pi versi singolare De magistratibus post cataclysmum institutis ... (Lugduni 1559) di JULIEN TABOUET (IULIANUS TABOETIUS), p. 91: Triumviri capitales, Les commissaires deleguez pour les proces criminelz ... Triumviri nocturni, Les deputez pour le faict de
guet; tra i lessici: Dictionarium seu Thesaurus linguae Latinae ... per MARIUM NIZOLIUM III (Venetiis 1551) 508 s., s.v. Triumvir si manifest PH. E. HUSCHKE nel
giovanile commento alle Incerti auctoris magistratuum et sacerdotiorum p. R. expositiones ineditae (Vratislaviae 1829) 104 ss. Si noti come lopera inedita pubblicata da
Huschke sia il De nominibus magistratuum Romanorum libellus di GASPARINO DA
BARZIZZA (1359-1431), che R. ORESTANO, Introduzione allo studio del diritto romano 3 (Bologna 1987) 608 nt. 55 dice non pervenutoci, pi di recente edito
ignorando la pubblicazione di Huschke e linteressante e per certi versi illuminante
rec. di TH. MOMMSEN, ber die von Huschke herausgegeben magistratuum et sacerdotiorum populi Romani expositiones ineditae, in RhM.10 (1856) 136 ss. [=Gesammelte Schriften II. Juristische Schriften II (Berlin 1905) 456 ss.] anche da A. AZZONI, Ricerche Barzizziane, in Bergomum n.s. 34 (1960) 24 s., cfr. 18 ss. Mostra di

10

CAPITOLO PRIMO

(che compare nellEpitome liviana), pu essere interpretato in

distinguere i nocturni dai capitales anche F. WALTER, Geschichte des Rmischen


Rechts bis auf Justinian I. Das ffentliche Recht 3 (Bonn 1860) 308.
19 TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 594 s. nt. 5, cfr. I 3 cit. 221 ss.,
spec. 228; F. LA ROSA, Note cit. 231 e nt. 1. Pi in generale sullatto magistratuale
della creatio (fonti s.vv. creatio, creo III, in ThlL. IV [Lipsiae 1909] 1158 ss.):
S. BRASSLOFF, s.v. Creatio, in PWRE. IV/2 (Stuttgart 1901) 1686; P. DE FRANCISCI,
Quelques remarques sur la creatio des magistrats, in Droits de lantiquit et sociologie juridique. Mlanges H. Lvy-Bruhl (Paris 1959) 119 ss.; ID., Primordia civitatis
(Romae 1959) 406 ss.; L. F. JANSSEN, Einige kritische Bemerkungen zum Problem der
creatio, in Studi in onore di E. Volterra IV (Milano 1971) 391 ss.; A. BURDESE, s.v.
Magistrato (dir. rom.), in ED. XXV (Milano 1975) 190. Una sfumata, ma non imprecisa, definizione della creatio lha fornita, di recente, I. BUTI, Appunti in tema di
prorogatio imperii I. Scansioni temporali delle magistrature, in Index 19 (1991) 246:
insieme degli atti che determinavano lassunzione della qualit di magistrato; v.
M. MALAVOLTA, s.v. Magistratus, in DE. V/10-11 (Roma 1995) 312. Cfr. anche P.
CATALANO, Contributi allo studio del diritto augurale I (Torino 1960) 183 s., 241,
396, 422 nt. 135, 497. Da un punto di vista pi sociologico: S.-A. FUSCO, Le strutture personali dellamministrazione, in AAVV., Leducazione giuridica IV. Il pubblico
funzionario: modelli storici e comparativi 1. Profili storici. La tradizione italiana (Perugia 1981) 47. Tornando alla descrizione di Pomponio, si pu notare come la dizione
constituti sunt, usata a proposito dei tresviri capitales, non sia daiuto per una
precisa ricostruzione della connotazione giuridica del procedimento distituzione.
Constituere nellEnchiridion, a proposito dellintroduzione di magistrature, sembra
perfettamente corrispondente a creare (ed a facere), nel senso della creazione di
cariche nuove allinterno dellordinamento della civitas (cos V. GIODICE-SABBATELLI, Gli iura populi Romani nelle Istituzioni di Gaio [Bari 1996] 32). In particolare
constituere usato 17 volte (per i consoli: D. 1.2.2.16; per i censori: 18; per il
dittatore: ibid., con prodire; per gli edili plebei: 21; per i questori: 22, 23 [cfr. la
lista proposta da GIODICE-SABBATELLI, op. cit. 32 nt. 62]; per i decemviri legibus
scribundis: 4, 24; per i tribuni militum: 25; per i consoli dopo il compromesso
licinio-sestio: 26 [cfr. GIODICE-SABBATELLI, op. loc. cit.]; per i decemviri in litibus iudicandis: 29; i quattuorviri qui curam viarum agerent, i triumviri monetales, i triumviri capitales: 30; per i quinqueviri cis Tiberim et ultis Tiberim: 31 [cfr.
GIODICE-SABBATELLI, op. loc. cit.]; per i pretori e gli aediles Ceriales [istituiti da
Cesare]: 32; per ancora i pretori [da Augusto]: ibidem; per il praefectus urbi: 33;
per i praefecti annonae e vigilum: ibidem); sul valore markant di questo termine
nel senso dellintroduzione di nuove cariche, si v. J. E. KUNTZE, Excurse ber rmisches Recht 2 (Leipzig 1880) 114 e cfr. A. UBBELOHDE, in O. E. HARTMANN, Der
Ordo Judiciorum I cit. 299 nt. 3); creare 13 volte (per i tribuni della plebe: 20 [3
volte, cfr. GIODICE-SABBATELLI, op. loc. cit.]; per i questori: 22 [cfr. GIODICESABBATELLI, op. loc. cit.]; per i consoli: 25 [cfr. GIODICE-SABBATELLI, op. loc. cit.];
per i tribuni militum: ibidem [2 volte]; per i consoli dopo il compromesso licinio

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

11

diversi modi 19, ecco che il problema delle origini dei tresviri
pu essere rimesso in discussione. Consideriamo le fonti:
Lyd. de mag. 1.50. Trivbure, e[qno Galatikovn, tai` o[cqai
tou` Rhvnou paranemovmenoi, o{pou kai; Trivburi hJ povli - Sugavmbrou aujtou; Italoiv, oiJ de; Galavtai Fravggou kaq hJma``
e j p i h m i v z o u s i n -, e j p i ; B r e v n n o u p o t e ; d i a ; t w ` ` n A l pewn sporavdhn ajlwvmenoi ejpi; th;n Italivan ejxhnevcqhsan dia;
tw``n ajnodeuvtwn kai; ajkanqwdw``n ejrhmiw``n, w{ hsin Bergivlio. ei\
ta kai; dia; tw`n uJponovmwn ejpelqovnte th;n Rwvmhn kai; aujto; de; to;
Kapitwvlion ejkravthsan, o{te tw`n ejn tw/` iJerw/` chnw``n taracqevntwn
uJpo; tw``n barbavrwn ajkravtw/ nukti; anevntwn diegerqei; Mavllio
oJ strathgov - geivtwn de; h\n - tou; me;n barbavrou ejxwvqhse,
toi` de; chsi;n eJorth;n kai; iJppodromivan a[gein Rwmaivoi, toi` de;
kusi;n o[leqron kata; to;n ejn levonti h{lion diwvrise. touvtwn ou{tw
tovte genomevvnwn novmo ejtevqh oJ proavgwn touv uvlaka tw``n
nuktw``n. kai; o{son me;n prov to; mh``ko tou`` crovnou, ejcrh``n hJma``
e[mprosqen touvtwn ejpimnhsqh``nai: ajll ejpeidhv mh; tai`` ajrcai``
th`` politeiva kai; touti; sunariqmei``sqai to; rovntisma novmo,
suvsthma de; kai; sw``ma tugcavnei leitourgiva cavrin ejpinohqevn,
eijko; h\n kai; aujto; wJ gou``n pevra ti tw``n ajrcw``n paraqevsqai. ouj
sestio: 26 [cfr. GIODICE-SABBATELLI, op. loc. cit.]; per gli edili curuli: ibidem [con
facere]; per il praetor urbanus: 27; per il praetor peregrinus: 28; per i pretori
dopo listituzione delle prime province: 32; per gli edili dopo lintroduzione degli
edili Ceriali: ibidem; per i Cistiberes: 33. Per un elenco dei verbi che in Pomponio indicano la creazione di una magistratura (o dun ufficio per cos dire burocratico [sullutilizzabilit della nozione burocrazia con riferimento alle esperienze
antiche v. infra 113 nt. 111]) si pu aggiungere luso (oltre che di prodire e facere, gi
menzionati, ambedue utilizzati ununica volta in questo tratto dellEnchiridion) di
iniungere (per il magister equitum: 19), di adicere (2 volte, per i due pretori aggiunti da Claudio e quello da Nerva qui inter fiscum et privatos ius diceret:
32), di introducere (per lantico praefectus Latinarum feriarum causa: 33).
20 Su cui si v., ampiamente, J. CAIMI, Burocrazia e diritto nel de magistratibus
di Giovanni Lido (Milano 1984), con copiosa bibliografia a p. 7 s. nt. 2, cui adde
A. GUARINO, Lesegesi delle fonti del diritto romano 2, cur. L. LABRUNA I (Napoli
1968, rist. 1982) 354; N. G. WILSON, Filologi bizantini (tr. it. Napoli 1990 delled.
London 1983) 112 s., 118; C. MANGO, La civilt bizantina (tr. it. Roma-Bari 1990
delled. London 1980) 43, 48 s.; M. MAAS, John Lydus and the Roman Past (LondonNew York 1992).

12

CAPITOLO PRIMO

ga;r movnon th;n povlin ejx ejpidromh`` kai; lanqanouvsh ejovdou


polemivwn ajphvmanton kai; ajstasivaston ejmulivou blavbh
ulavttousin, ajlla; kai; toi`` ajpo; tw``n ejmprhsmw``n blaptomevnoi
ajmuvnousi. kai; mavrtu Pau``lo oJ nomoqevth aujtoi`` rhvmasi kaq
eJrmhneivan ou{tw: to; triandriko;n suvsthma para; toi`` palaioi``
dia; tou; ejmprhsmou; proebavlonto, oi} kai; nukterinoi; ejk tou``
pragmato ejlevgonto. sunh``san de; aujtoi`` kai; oiJ ajgoranovmoi kai;
dhvmarcoi uJpourgw``n <te> kollhvgion, ajnti; tou`` suvsthma, o} peri;
ta; puvla th`` povlew w[/kei kai; ta; teivch, w{ste th`` creiva
kalouvsh eujcerw`` euJriskomevnou suntrevcein. ou{tw me;n oJ
Pau``lo. o{ti de; ajlhqh; oJ lovgo <ejstivn, ijdei``n> e[sti kai; nu``n toiouvtou tino; ajei; sumbaivnonto ajna; th;n povlin: oiJ tuco;n
ejpikaivrw ejx auJtw``n euJriskovmenoi bow``nte th`/ patrivw/` Rwmaivwn
wnh/`: omnes collegiati <adeste> oi|on eijpei``n: pavnte eJtai``roi
sundravmete.
uno squarcio del capitolo dedicato da Giovanni Lido 20
alla storia della praefectura vigilum. Qui lo storico bizantino
cita Pau`lo oJ nomoqevth, il giurista Paolo, che, come noto,
aveva scritto un liber singularis de officio praefecti vigilum 21.
Secondo Lido, un triandriko;n suvsthma era stato istituito, attraverso una legge 22, per la prevenzione e lo spegnimento degli
incendi con le stesse competenze, insomma, dei tresviri noc-

21 O. LENEL, Palingenesia iuris civilis I (Leipzig 1889, rist. Graz 1960) 1144,
Paul. 1054-1058. Cfr., in generale, F. SCHULZ, Storia della giurisprudenza cit. 444; A.
DELLORO, I libri de officio nella giurisprudenza romana (Milano 1960) 249 ss. Si
noti come Paolo non sia ricordato da M. MAAS, John Lydus cit. 119 ss. tra le Authorities cited by Lydus.
22 Cfr. la cd. lex Papiria, che menziona genericamente leggi e plebisciti che in
qualche modo avrebbero avuto a che fare con i tresviri capitales (v. infra 34 s.,
171 ss.).
23 Questa data per lincendio gallico risulta come noto dalla convenzionale cronologia lunga, basata sui Fasti consolari capitolini, generalmente reputata
meno attendibile rispetto a quelle che si fondano sulle fonti letterarie, cfr. per tutti,
F. CASSOLA, L. LABRUNA, Linee 3 cit. 411 ss., ma di recente rivalutata proprio in
relazione alla storia dei Galli in Italia da G. BANDELLI, La frontiera settentrionale:
londata celtica e il nuovo sistema di alleanze, in Storia di Roma I. Roma in Italia, dir.
A. MOMIGLIANO e A. SCHIAVONE (Torino 1988) 509 s.

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

13

turni dopo la catastrofe gallica del 390 a.C. 23 Certo questo


suvsthma (qui traduzione del latino collegium 24) non detto
corrispondesse a quello qualificato nelle fonti con laggettivo
notturno, ma interessante sapere che il giurista Paolo ricordasse come assai risalente listituzione di un collegio antincendio, collegandone poi verisimilmente la storia con quella
dei tresviri nocturni e di conseguenza con il praefectus vigilum 25. Ancora pi interessante il fatto che questa tradizione,
24 Cfr.,

nello stesso testo di Lido, kollhvgion, ajnti; tou suvsthma, che traduce,
con tutta probabilit, il latino familia publica di Paolo (v. infra D. 1.15.1). Si v.
H. J. MASON, Greek Terms for Roman Institutions. A Lexicon and Analysis (Toronto
1974) 90, 180; cfr. anche E. F. LEOPOLD, s.v. suvsthma, in Lexicon Graeco-Latinum
manuale (Lipsiae 1852, rist. an. Bologna 1988) 796; J. SCAPULA, s.v. i{sthmi, in
Lexicon Graeco-Latinum (Londini 1820) 284b e la trad. inglese di A. C. BANDY,
in Ioannes Lydus, On Power or the Magistracies of the Roman State Introduction,
Critical Text, Translation, Commentary and Indices by A. C. B. (Philadelphia
1983) 81.
25 Cfr. D. 1.15.1 (Paul. l. sg. de off. praef. vig.). Apud vetustiores incendiis arcendis triumviri praeerant, qui ab eo quod excubias agebant nocturni dicti sunt: interveniebant nonnumquam et aediles et tribuni plebis. Erat autem familia publica circa
portam et muros disposita, unde si opus esset evocabatur: fuerant et privatae familiae, quae incendia vel mercede vel gratia extinguerent. Deinde divus Augustus maluit
per se huic rei consuli. Si v. anche oltre al 2 (Ulp. l. sg. de off. praef. vig.), di raccordo il frammento 3 pr. del titolo, in cui Paolo continua la storia delle istituzioni
romane costituite a difesa della citt contro gli incendi: Nam salutem rei publicae
tueri nulli magis credidit convenire nec alium sufficere ei rei, quam Caesarem. Itaque
septem cohortes opportunis locis constituit, ut binas regiones urbis uniquaeque
cohors tueatur, praepositis eis tribunis et super omnes spectabili viro qui praefectus
vigilum appellatur. Sul prosieguo del testo, con giustificati sospetti di rimaneggiamento, si v. A. GUARINO, Le notti del praefectus vigilum, in Labeo 7 (1962) 348 ss.;
ID., Iperbole o ipotiposi?, ibid. 29 (1983) 155 ss. [=Pagine di diritto romano III (Napoli 1994) 562 ss.; II (Napoli 1993) 192 ss.]; cfr. M. BRETONE, Tecniche e ideologie
dei giuristi romani2 cit. 58. Per altre, lievi, alterazioni dei frammenti 1 e 3 del titolo
D. 1.15 si cfr. lIndex interpolationum I cit. ad h. l. (col. 12). Si v. anche J. GEBHARDT,
Prgelstrafe und Zchtigungsrecht im antiken Rom und in der Gegenwart (KlnWeimar-Wien 1994) 32 s., su cui C. CASCIONE, Verberabilissime, in Index 25
(1997) 485 nt. 27. In generale sul servizio antincendio nellantica Roma, si v., da
ultimi, A. M. RAMIERI, I Vigili del Fuoco nella Roma antica (Roma 1990), con cenni a
p. 7 sulle istituzioni di epoca repubblicana; S. CAPPONI, B. MENGOZZI, I vigili dei
Cesari. Lorganizzazione antincendi dellantica Roma (Roma 1993); R. SABLAYROLLES,
Libertinus miles. Les cohortes de vigiles (Rome 1996) spec. 67 ss. Cfr. anche G.
MACCORMACK, Criminal Liability for Fire in Early and Classical Roman Law, in Index

14

CAPITOLO PRIMO

che collega la creazione della praefectura vigilum (meglio, di


un organo con le sue stesse competenze) allincendio gallico,
non fosse, tra gli antichi scrittori, isolata:
Sch. in Iuv. vet. 13.157. (Custos) Gallicus urbis: nomen praefecti vigilum, qui institutus est, postquam Galli Capitolium
p<a>ene ceperunt.
Qui, con evidente imprecisione 26, si parla dellistituzione
del praefectus vigilum che si sarebbe detto, spiega lo scoliaste, Custos Gallicus a seguito dellassedio gallico. La moderna
storiografia ha considerato inaffidabile queste fonte 27: perch
lantico chiosatore ha commesso un errore: nel testo di Giovenale (13.157) non v infatti il cenno ad un generico custos Gal3 (1972) 384; O. ROBINSON, Fire prevention at Rome, in RIDA. 24 (1977) 379; M.
KURYOWICZ, Tresviri capitales oraz edylowie rzymscy jako magistratury policyjne, in
Annales Universitatis Mariae Curie-Sklodowska. Lublin-Polonia Sectio G, 40/9 (1993)
72 s. [articolo che ho potuto leggere grazie alla cortesia ed alla pazienza di A.
Kacprzak e J. Urbanik].
26 Con riferimento generale agli scoli a Giovenale come fonte si v. R. SYME,
Laristocrazia augustea. Le grandi famiglie gentilizie dalla repubblica al principato (tr.
it. Milano 1993 delled. Oxford 1986) 181 s.: Gli scolii ai poeti latini, spesso citati
in maniera incauta e senza la debita attenzione per il contesto, richiedono un attento esame, anzi un esame severo. In materia di fatti storici gli scoliasti tradiscono
una crassa ignoranza e affermano con gran sicurezza delle idiozie: Servio e i commentatori di Giovenale offrono esempi palmari di stupidit oltre che di errori ...
Nel complesso gli scolii a Giovenale sono povera cosa, con una limitata gamma di
informazioni; non risulta, ad esempio, che nella loro compilazione sia stato fatto
ricorso agli Annales di Tacito o ai carmi di Marziale. Per un altro esempio dellatteggiamento dello storico nei confronti degli scoliasti, oltre quelli riportati nel libro
sullaristocrazia augustea, cfr. R. SYME, Ammianus and the Historia Augusta (Oxford
1968) 86: The scholia on Latin poets tend to be ignorant or silly on points of history.
27 Si v., ad esempio, J. CAIMI, Burocrazia e diritto cit. 181 s.
28 Nelle fonti custos urbis indica il praefectus della citt in Anthol. Lat. 779.27
R. (invero qui si tratta di Mecenate, che non fu propriamente prefetto, v. Tac. ann.
6.11.2, dove si indica Valerio Messalla come primo e cfr. G. VITUCCI, Ricerche sulla
praefectura urbi in et imperiale (sec. I-III) [Roma 1956] 22 ss.); Vell. 2.98.1 (severitatis urbanae custos). Giovenale, altrove, usa il costrutto villicus urbis, cfr. A. RUPERTUS, Commentarius perpetuus in D. Iunii Iuvenalis Satiras XVI (Gottingae 1803) 393.
29 Si tratta di Rutilius Gallicus, praefectus urbi nell89, cfr. F. STRAUCH, De

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

15

licus, ma ad un custos (per la precisione un praefectus urbi 28)


che si chiamava Gallicus 29. Il poeta elencava 30 una serie di crimini nefandi, per poi dire: Haec quota pars scelerum 31, quae
custos Gallicus urbis/ usque a lucifero donec lux occidat audit?
Si tratta di un elenco di delitti conosciuti alla fine del I secolo
d.C. 32 dal praefectus urbi 33 (allora Rutilio Gallico), non della
sfera di competenza di un innominato praefectus vigilum
dellet di Giovenale 34.
Questa critica certamente giusta; ai fini per dellindagine
sullistituzione di un collegio antincendio nel IV secolo a.C.

personis Iuvenalis (Gottingae 1869) 31; PIR. 1 R 167; E. GROAG, s.v. Rutilius, 19, in
PWRE. I A (Stuttgart 1914) 1255 ss.; P. GARNSEY, Social Status and Legal Privilege
(1970) 90; E. COURTNEY, A Commentary on the Satires of Juvenal (London 1980)
553 s.; R. SYME, Prefects of the City, Vespasian to Trajan, in Estudios de derecho romano en honor de Alvaro dOrs II (Pamplona 1987) 1066, 1072 s.; ID., Statius on
Rutilius, in Arctos 18 (1984) 149 ss. [=Roman Papers V (Oxford 1988) 514 ss.]; A. D.
MANFREDINI, Crimini e pene da Augusto ad Adriano, in Res publica e princeps. Vicende politiche mutamenti istituzionali e ordinamento giuridico da Cesare ad Adriano.
Atti Copanello 1994 a cura di F. MILAZZO (Napoli 1996) 250.
30 13.144 ss. I versi trascritti sono il 157 e s.
31 Cfr. Sen. de ira 2.9.3; Ps. Quintil. decl. 12.10.
32 Sul timeless of Juvenals allusions to real people (la Satira fu scritta nel
127), cfr. la nt. ad loc. di W. BARR, in Juvenal, The Satires Translated by N. RUDD.
Introduction and Notes by W. B. (Oxford 1992) 222 e v. anche D. Junii Juvenalis
Saturae erklaert von A. WEIDNER (Leipzig 1873) 270 s.; D. Junii Juvenalis Saturarum libri V mit erklaerenden Anmerkungen von L. FRIEDLAENDER (Leipzig 1895) 46
nt. 1, 537; D. Iunii Iuvenalis Saturae XIV edited by J. D. DUFF with a new Introduction by M. COFFEY (Cambridge 1970) xxxv, 402.
33 Cfr. D. MANTOVANI, Sulla competenza penale del praefectus urbi attraverso
il liber singularis di Ulpiano, in Idee vecchie e nuove sul diritto criminale romano, a
cura di A. BURDESE (Padova 1988) 179 ss.
34 Cfr. supra 14.
35 Si pu imparare anche dagli errori. Ronald Syme, assai critico come si
visto nei confronti dellattendibilit degli scolii a Giovenale, non ne disconosceva
unutilit per cos dire involontaria: ... Cionondimeno scriveva a seguito di
quanto riportato supra in nt. 26 , informazioni autentiche e di valore possono
emergere dai luoghi pi improbabili: nel commentare Crispi iucunda senectus (iv,
81) lo scoliasta, non conoscendo Q. Vibio Crispo, oratore alla corte di Domiziano,
si produce in uneccellente annotazione su Passieno Crispo (console per la seconda
volta nel 44), figlio adottivo di Sallustio Crispo, uomo di spirito, oratore e marito

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CAPITOLO PRIMO

(cosa che interessa chi si avvicini a questa fonte considerandola


in rapporto alla storia, seppur remota, della praefectura vigilum) d una notizia estremamente utile (e di ci la storiografia
pi critica non si punto accorta): lo scoliaste di certo ha sbagliato 35 nellinterpretazione, ci che conta nella detta prospettiva che per allepoca sua 36 custos Gallicus poteva intendersi (anche) come sinonimo (poetico, ricercato quanto si
vuole) di praefectus vigilum, che vi fosse, cio una tradizione
che collegava questo ufficio alla catastrofe del 390.
Questo breve excursus che sembra dare il giusto valore ad
una fonte spesso tralasciata, o comunque sospettata, permette
di avvicinare con maggiore sicurezza unaltra testimonianza
bersagliata dalla critica mommseniana e di conseguenza considerata inattendibile. Si tratta di
Liv. 9.46.1-3. Eodem anno Cn. Flavius Cn. filius scriba,
patre libertino humili fortuna ortus, ceterum callidus vir et facundus, aedilis curulis fuit. 2. Invenio in quibusdam annalibus,
cum appareret aedilibus fierique se pro tribu aedilem videret
neque accipi nomen quia scriptum faceret, tabulam posuisse et
iurasse se scriptum non facturum; 3. quem aliquanto ante desisse scriptum facere arguit Macer Licinius tribunatu ante gedi due principesse. Le informazioni derivano da unopera perduta di Svetonio, il De
Oratoribus.
36 da notare come i pi antichi scolii a Giovenale risalgano allo stesso II
secolo, cfr. M. SCHANZ, C. HOSIUS, Geschichte der rmischen Literatur bis zum
Gesetzgebungswerk des Kaisers Justinian II (Mnchen 1935, rist. 1967) 577. Sulla
tradizione manoscritta degli scolii in rapporto con quella delle Satire v. anche
A. VON ALBRECHT, Storia della letteratura latina da Livio Andronico a Boezio II (tr.
it. Torino 1995) 1032 s.
37 il frg. 18 secondo ledizione di H. PETER, Historicorum Romanorum
reliquiae I 2 (Lipsiae 1914, rist. Stuttgart 1967) [=frg. 18, ID., Historicorum Romanorum fragmenta (Lipsiae 1888)] dello storico Licinio Macro.
38 Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 594 nt. 4. Si v. anche E. PAIS, Storia di Roma
dalle origini allinizio delle guerre puniche V (Roma 1928) 212 ss. e nt. 1 a p. 213 s.
39 Cfr. Liv. Per. 11.8. Si ricordi che secondo Mommsen esisteva una perfetta
identit tra capitales (menzionati nella Epitome) e nocturni (carica ricoperta da
Gneo Flavio secondo quanto tramandato in Liv. 9.46.3). Si v. anche, tra gli altri,

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

17

sto triumviratibusque, nocturno altero, altero coloniae deducendae 37.


Il racconto liviano stato reputato poco credibile da
Mommsen 38 per due motivi: in primo luogo perch non sarebbe conforme a quanto dallo stesso Livio sostenuto nellXI
libro 39, poi per la generalmente scarsa attendibilit di Macro,
soprattutto in riferimento ai personaggi pi eminenti delle
lotte democratiche dei primi secoli repubblicani, che, nei
racconti dellannalista sarebbero esaltati e coperti di immeritate glorie ed onori 40. La critica mommseniana ha anche in
questo caso condizionato decisamente non solo la generale valutazione di Licinio 41, ma anche per quel che pi qui interessa la soluzione del problema dellorigine dei tresviri. InL. LANDUCCI, Storia I cit. 482 nt. 2; J. E. KUNTZE, Institutionen und Geschichte des
rmischen Rechts I. Cursus des rmischen Rechts (Leipzig 1869) 62; P. WILLEMS, Le
droit public cit. 275; H. SIBER, Rmisches Recht in Grundzgen fr die Vorlesung
I. Rmische Rechtsgeschichte (Berlin 1925, rist. Darmstadt 1968) 26; A. FLDI,
G. HAMZA, A rmai jog. Trtnete s institcii (Budapest 1996) 23 nt. 8.
40 Alla scarsa rilevanza dei tresviri capitales nella tarda repubblica si pu forse
riferire uno scherzoso gioco di parole scritto da Cicerone sui due collegi triumvirali
compresi nei vigintisexviri, capitales e monetales: ad fam. 7.13.2. Treviros vites censeo, audio capitales esse, mallem aureo aere argento esse. Cfr. H. J. ROBY, An Introduction to the Study of Justinians Digest (Cambridge 1884) cxix; E. COSTA, Cicerone
giureconsulto I (Bologna 1927) 396; H. ZEHNACKER, Moneta I cit. 62 nt. 3; D. R.
SHACKLETON BAILEY, commentary, in Cicero, Epistulae ad familiares I. 62-47 b. C.
(Cambridge 1977) 341 s.; M. DORTA, La giurisprudenza tra repubblica e principato.
Primi studi su C. Trebazio Testa (Napoli 1990) 249 nt. 97.
41 Uno studio monografico, di ispirazione mommseniana, sullo storico , ad
esempio, G. SCARAMELLA, I pi antichi Licini e lantichista Licinio Macro, in Ann. R.
Sc. Norm. Pisa 19 (1897); cfr. anche H. PETER, Bericht ber die Litteratur zu den rmischen Annalisten in dem Jahrzehnt von 1883-1892, in Jahresbericht fur
Alterthumswissenschaft 76 (1893) 116 s.; ID., Bericht ber die Literatur zu den
rmischen Annalisten in den Jahren 1893-1905, ibid. 126 (1905) 207; W. SOLTAU, Die
Anfnge der roemischen Geschichtschreibung (Leipzig 1909) 159, 240 s. Anche la
trattatistica corrente sia letteraria che storica risente ancora dellimpostazione di
Mommsen, si v., tra gli altri, E. PARATORE, Storia della letteratura latina (Firenze
1973) 152; L. PERELLI, Storia della letteratura latina 2 (Torino 1984) 90; G. CLEMENTE, Guida alla storia romana (Milano 1977, rist. 1990) 20.
42 H. PETER, HRR. I2 cit. 298 ss. Per quanto riguarda la letteratura specifica su
questo storico si v. A. LA PENNA, La storiografia, in La prosa latina, cur. F. MONTANARI (Roma 1991) 84. Cenni su Licinio come fonte di passi liviani, oltre che

18

CAPITOLO PRIMO

vero quanto resta di Macro 42 sembra dimostrare che lo storico


fu considerato particolarmente autorevole proprio con riguardo alla storia pi antica, fino al III secolo 43, e alquanto
scrupoloso nella lettura degli antichi registri dei magistrati 44.
nella bibliografia citata da La Penna (cfr. infra nella nt. 44) si trovano, ad esempio,
in F. MNZER, s.v. Licinius, 112, in PWRE. XIII/1 (Stuttgart 1926) 421 ss.; E. LEPORE, Il princeps ciceroniano e gli ideali politici della tarda repubblica (Napoli
1954) 26 e nt. 14; A. H. MC DONALD, s.v. Macer, 1, in The Oxford Classical
Dictionary 2 (Oxford 1971) 634 [=Dizionario di antichit classiche di Oxford II (Roma
1981) 1268]; cfr. K. W. NITZSCH, Quellenanalyse von Livius und Dionysius Halicarnassensis, in RhM. 23 (1868) 145 ss.; 24 (1869) 145 ss.; 25 (1870) 75 ss.; W. SOLTAU,
Livius Geschichtswerk. Seine Komposition und seine Quellen (Leipzig 1897) 95 s.,
105 ss., 111, 143 ss., 209 s.; cfr. M. SCHANZ, C. HOSIUS, Geschichte der rmischen
Literatur bis zum Gesetzgebungswerk des Kaisers Justinian I 4 (Mnchen 1927, rist.
1967) 319 ss.; T. J. LUCE, Livy. The Composition of His History (Princeton 1977) passim; E. BURCK, Das Geschichtswesen des Titus Livius (Heidelberg 1992) spec. 26 s.
43 Si v. Dion Hal. 1.7.3, 2.52.4, 4.6.4, 5.47.2; Liv. 4.7.10, 4.13.6, 4.20.5, 4.23.1,
9.38.15 e cfr. A. LA PENNA, La storiografia cit. 37.
44 Si cfr. C. W. WESTRUP, Introduction to early Roman law. Comparative sociological studies. The patriarchal joint family V. Sources and methods 2. The ancient
Roman tradition (London-Copenhagen 1954) 40; R. M. OGILVIE, Livy, Licinius Macer
and the libri lintei, in JRS. 48 (1958) 46; ID., A commentary on Livy. Books 1-5 (Oxford 1965) 7 ss.; V. PALADINI, E. CASTORINA, Storia della letteratura latina 2 I (Bologna 1970) 114 s.; H. H. SCULLARD, Storia del mondo romano I. Dalla fondazione di
Roma alla distruzione di Cartagine (tr. it. Milano 1983, rist. 1992) 483; P. L. SCHMIDT, s.v. Macer, 1, in Kl.Pauly III (Mnchen 1979) 850; H. BARDON, La littrature
latine inconnue I (Paris 1952) 258 ss.; A. VON ALBRECHT, Storia della letteratura latina da Livio Andronico a Boezio I (tr. it. Torino 1995) 384; B. FRIER, Licinius Macer
and the consules suffecti of 444 B. C., in TAPhA. 105 (1975) 79 ss. L. LORETO,
Crescita della repubblica cit. 72, 76, sostiene, seguendo Frier (del quale si v. anche
Libri annales pontificum maximorum: the origins of the annalistic tradition [Rome
1979] 155), come i libri lintei comprendessero un registro dei magistrati minori; v.
anche G. NICCOLINI, I libri magistratuum, in Atti Soc. Liguistica di Sc. e Lett. (1926)
109 ss.; R. M. OGILVIE, A. DRUMMOND, The Sources for Early Roman History, in
CAH. 2 VII/2 (Cambridge 1989) 8, 14, 18 s.; G. FORSYTHE, The Historian L. Calpurnius Piso Frugi and the Roman Annalistic Tradition (Lanham-New York-London
1994) 309. Scettico sullautenticit dei libri G. DE SANCTIS, Storia dei Romani I 3
(Firenze 1979) 27.
45 Il pensiero storico classico II (rist. Roma-Bari 1990 delled. 1965-66) 298 ss.
46 Si tratta del frg. 27 Peter di Calpurnio Pisone (Gell. 7.9.4) [C. C.].
47 Il richiamo di Mazzarino a K. J. BELOCH pu riferirsi a Rmische Geschichte
bis zum Beginn der punischen Kriegen I (Berlin-Leipzig 1926) 105.
48 S. MAZZARINO, Il pensiero storico II cit. 299.
49 Cfr. Th. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 597 e nt. 4; G. MACCOR-

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

19

In riferimento alla testimonianza sul cursus di Gneo Flavio


sembra opportuno riportare quanto scritto da Santo Mazzarino 45: Licinio Macro, negando validit alla tradizione, seguta da Pisone, secondo cui Gneo Flavio scriptum faciebat
quando fu fatto edile curule, intendeva ricondurre la storia
delledilit curule di Gneo Flavio entro limiti meno leggendari
e pi precisi; ed aveva forse ragione, perch il suo argomento
decisivo (Gneo Flavio era stato gi tribuno e due volte triumviro) , almeno in parte, troppo preciso per poter essere inventato; non inventato per ci che riguarda il tribunato della
plebe, e quanto al triumvirato notturno, potremmo ritenere
che questo fosse, allorigine, meno complesso del triumvirato
capitale (cfr. per altro, Broughton I, p. 168). Mommsen St.R.
II,i, p. 594, 4 credeva il triumvirato notturno di Gneo Flavio
impossibile, affermando che lautorit di Macro minima soprattutto e particolarmente l dove egli racconta la preistoria
di un protagonista democratico del 5 secolo dalla fondazione
di Roma. Ma Macro, con la sua critica alla tradizione su Gneo
Flavio seguta da Pisone non parla da democratico del 7 secolo su un democratico del 5 secolo di Roma; semmai, al contrario. La tradizione seguta da Pisone si compiaceva del pittoresco gesto di Flavio, il quale di punto in bianco dicitur tabulas
posuisse, scriptu sese abdicasse 46; in questa tradizione pisoniana c molto di spiriti democratici, in quella di Macro c
una rettifica che non ha alcuna origine di natura democraticoideologica. La tradizione di Macro su Gneo Flavio, personaggio notevolissimo del 4 secolo a.C., si collega con la tendenza
fabia-licinia, la quale evidente in tutto ci che sappiamo della
trattazione di Macro intorno ai personaggi del 4 secolo a.C. ...
Insomma lalleanza di Fabii e Licinii, essenziale per intendere
la storia romana del 4 secolo a.C., si specchia nella tradizione
MACK, Criminal Liability for Fire cit. 384; O. ROBINSON, Fire prevention at Rome cit.

379. Daltra parte tutte le fonti che esplicitamente menzionano i notturni (Liv.
9.46.3; Val. Max. 8.1 damn. 5,6; D. 1.15.1 [Paul. l. sg. de off. praef. vig.]) si riferiscono
a et pi risalenti rispetto alla datazione proposta per la magistratualizzazione dei
capitales (infra 2). A. ORMANNI, s.v. Necessit (stato di), in ED. XXVII (Milano
1977) 827 nt. 34, cfr. anche T. GIARO, Excusatio necessitatis nel diritto romano

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CAPITOLO PRIMO

fabio-licinia seguta da Licinio Macro; ed una tale tradizione


non pu esagerare nellesaltazione di Gneo Flavio, luomo di
Appio Claudio Cieco. Quanto poi allautorit di Macro in genere, bisogna pur aggiungere che ormai, dopo Beloch, noi
dobbiamo valutare Macro in modo pi positivo che non si facesse per linnanzi 47.
Anche se la prospettazione complessiva di Mazzarino non
forse nel complesso intrecciarsi di alleanze politiche e valutazioni storiografiche (spesso ad esse posteriori di secoli)
completamente accettabile, o almeno meriterebbe ben altro
approfondimento rispetto a quello che le si pu prestare in
queste pagine, losservazione su un triumvirato notturno
allorigine meno complesso del triumvirato capitale 48 potrebbe portarci su un cammino retto. Invero Mommsen, nella
sua critica alla attendibilit del frammento liciniano, non aveva
addotto a prova contraria limpossibilit che al tempo di Flavio esistesse unistituzione complessa quale il triumvirato
capitale come sembra risultare dalle parole di Mazzarino ,
ma si pu di certo immaginare una istituzione pi antica, col
compito specifico della prevenzione e dello spegnimento degli
incendi 49, poi mutatasi in un collegio dalle funzioni pi ampie.
(Warszawa 1982) 86 nt. 46, ha proposto di correggere [magistratus] <triumvir nocturnus> in D. 43.24.7.4 (Ulp. 71 ad ed.). Sul punto ampiamente ora J. F. GERKENS,
Aeque perituris .... Une approche de la causalit dpassante en droit romain classique (Lige 1997) spec. 65 ss. La correzione, che vorrebbe restituire il testo originario di Servio Sulpicio, citato da Ulpiano, non pare affatto necessaria: si v. infra
143 ss., quanto scritto a proposito della responsabilit dei magistrati. Sul problema
degli incendi a Roma, per tutti, G. BAUDY, Die Brnde Roms (Hildesheim 1991).
50 Questa corrispondenza potrebbe anche essere mero frutto della moderna
sistemazione delle funzioni amministrative dei magistrati romani.
51 Cfr. infra 63 ss.
52 Per un ragionamento simile, con riferimento allistituzione dei tribuni militum elettivi nel 361 a.C., v. L. LORETO, Crescita della repubblica cit. 72 (cfr. J. PINSENT, Military tribunes cit. 18, 53). Cfr. supra nt. 40.
53 Prima di percorrere la strada che lo avrebbe portato agli onori Gneo Flavio
fu anche apparitore edilizio: Gell. 7.9.2; cfr. F. CAVAZZA, in Aulo Gellio, Le Notti
Attiche. Libri VI-VIII Introduzione, testo latino, traduzione e note di F. C. (Bologna
1988) 249 s. nt. 1.
54 Vedile nel IV cap. al nr. 1.

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

21

Ovvero si pu pensare a due istituzioni completamente diverse, che ebbero competenze parzialmente corrispondenti 50.
Inoltre pu forse aggiungersi il triumvirato notturno (e
poi, in buona misura, quello capitale) non era certo, in questepoca risalente ed ancora per tutta la repubblica (ed in un
certo senso anche per il principato) 51, un onore di cui menar
vanto, anzi 52. Si potrebbe dire che, del cursus di Flavio, la carica pi attendibile sia proprio il triumvirato notturno, a
quanto pare affidato, nellet pi antica, a persone di rango
non elevato 53. Dubbi, a voler essere critici, potrebbero nascere
sulledilit, sul tribunato (ma le fonti appaiono salde 54), al limite sullaltro triumvirato, quello coloniae deducendae che
conferiva come pare limperium (sia pure limitato alla deductio) 55.
Lo svolgimento delle testimonianze in nostro possesso si
pu forse leggere cos: dopo lincendio gallico furono istituiti 56
i tresviri notturni, attestati, nella persona di Gneo Flavio,
nellultimo decennio dello stesso IV secolo a.C. 57; poi, allinizio
55

Cfr. F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 II cit. 102 s. (spec. nt. 79 a


p. 103); ID., Storia della costituzione 2 IV/2 (Napoli 1975) 708; T. SPAGNUOLO VIGORITA, Citt e impero. Un seminario sul pluralismo cittadino nellimpero romano (Napoli 1996) 54. Ma v. anche TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 631, criticato per efficacemente da F. T. HINRICHS, Die Geschichte der gromatischen
Institutionen (Wiesbaden 1974) 14 ss., che mette in relazione limperium con loriginario carattere militare degli insediamenti (12 ss.).
56 Si pu ipotizzare anche unintroduzione nel sistema istituzionale alle origini
non permanente, cio non attivata tutti gli anni (cfr. quanto scritto supra, nt. 10, con
riguardo ai monetales).
57 Per la datazione del triumvirato notturno di Flavio si v. infra nella parte
prosopografica (cap. IV, nr. 1), con ampia bibliografia.
58 Cfr. Varr. l. L. 5.81. ... Quaestores a quaerendo, qui conquirerent publicas
pecunias et maleficia, quae triumviri capitales nunc conquirunt ...
59 Rmische Alterthmer I 3 (Berlin 1876) 909 s. Propendono per la datazione
alta di unistituzione che funzionalmente ricomprende nocturni e capitales, pur storicamente differenziandoli, tra gli altri, H. STRASBURGER, s.v. Triumviri, in PWRE.
VII A/1 (Stuttgart 1939) 518 (cfr. ora S.-A. FUSCO, Insolentia parendi. Messalla
Corvino, la praefectura urbi e gli estremi aneliti della libertas, in Index 26 [1998]
318 nt. 55); W. KUNKEL, Untersuchungen cit. 71 nt. 266 dello stesso studioso si v.
anche il postumo, recentemente pubblicato, Staatsordnung und Staatspraxis der
rmischen Republik II. Die Magistratur von W. K. und R. WITTMANN (Mnchen
1995) 533 e nt. 1 ; F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 II cit. 261 nt. 138 e,

22

CAPITOLO PRIMO

del III stando alla testimonianza dellEpitome liviana essi


furono (parzialmente) sostituiti nelle loro funzioni da un collegio, probabilmente stabile, che inoltre successe ai questori
nel quaerere le res capitales 58. Un passaggio dai nocturni ai
capitales fu prospettato da Ludwig Lange 59 nel senso che i
tresviri nel 290 ca. sarebbero diventati veri e propri magistrati60.
Definendo magistrato il titolare di un potere che trova il suo
fondamento formale 61 in una decisione assembleare 62 ed
una volta cos regolarmente assunto originario, autosufficiente e discrezionale nei limiti definiti dagli interventi legislativi 63 e dalla prassi costituzionale, linterpretazione di Lange,
valida dal punto di vista dellintuizione che rende la loro individualit funzionale ai due collegi, sembra per, nella parte in
cui cerca un preciso dato cronologico per la magistratualizzazione dei capitales, contrastare col dato esplicito duna fonte 64,
da cui si pu inferire che gli antichi ausiliari 65, in origine nomi-

con il beneficio del dubbio, W. NIPPEL, Aufruhr und Polizei in der rmischen Republik (Stuttgart 1988) 35, del quale v. una prospettiva pi recente e sintetica in Public
Order in Ancient Rome (Cambridge 1995) 22. Cfr. F. FABBRINI, s.v. Triumvirato, in
NNDI. XIX (Torino 1973) 863.
60 Cfr. F. G. HUBERT, Antichit pubbliche romane (tr. it. Milano 1902) 93, che
sostenne essere stati i tresviri nel 289 stabilmente costituiti in ordinaria commissione.
61 Sia con riguardo alla creazione della magistratura, che allinvestitura del
singolo magistrato.
62 Cfr. sinteticamente F. GRELLE, I poteri pubblici cit. 262.
63 Ancora F. GRELLE, I poteri pubblici 262.
64 Fest. s.v. Sacramentum [468 L.], su cui si v. infra spec. 171 ss.
65 Nella tradizione degli studi romanistici, la categoria di ausiliario del magistrato piuttosto diffusa e serve ad indicare i titolari di funzioni non derivate da
un procedimento comprendente voto popolare (di sola investitura ovvero di elezione e investitura) e creatio magistratuale, ma da un atto per cos dire di nomina
del magistrato che non attribuiva potestas (cfr. Fest. s.v. Cum potestate [43 L.]),
ma creava una mera relazione funzionale nellambito della sua provincia (meglio:
duna parte dessa, ovvero della sfera di competenza dun altro magistrato, penso
alle Lex Cornelia de XX quaestoribus, per tutti: E. GABBA, Lineamenti di un commento
alla Lex Cornelia de XX quaestoribus, in Ath. 71 [1983] 487 ss.), retto dal rapporto
gerarchico. Luso del termine apparitor potrebbe sembrare pi corretto perch usato
a differenza del moderno ausiliario nelle fonti. Ma in realt anche questo

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

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nati anno per anno dai magistrati superiori 66, sarebbero divenuti veri e propri magistratus minores, cio com tralatizio
affermare funzionari privi di imperium e con una potestas

termine sub unevoluzione storica secondo la stretta etimologia della parola


(adpareo) si chiam apparitor per eccellenza quello tra i littori che sulla via precedeva immediatamente al magistrato supremo, il lictor proximus (cos E. DE RUGGIERO, s.v. Apparitor, in DE. I [Roma 1895] 522), poi il termine pass a descrivere
tutta una serie di sottoposti dei magistrati (ma anche dei sacerdoti) diversi per la
condizione libera e per lindole meno bassa dellufficio dai servi pubblici, che
invece possono rientrare nella categoria degli ausiliari. La larga applicazione del
lemma, anche a seguito della recezione scientifica di categorie dellamministrazione
moderna, ed anche il difetto duna precisa nozione tecnica dello stesso (cfr. G. FERRARI, s.v. Organi ausiliari [dir. cost.], in ED. IV [1959] 319) sembrano consentire
luso con riferimento a soggetti che a Roma esercitavano poteri o meri atti tendenzialmente esecutivi di ordini magistratuali.
66 Mommsen fu incerto su chi provvedesse a nominare i tresviri prima dellelezione popolare. Nello Staatsrecht II 3 cit. 595, fa riferimento al pretore, probabilmente perch questo fu poi incaricato, dalla cd. lex Papiria di presiedere i comizi
(tributi) quando i capitales divennero magistrati (v. infra 29 ss.; in questo senso, da
ultima, C. LOVISI, Contribution cit. 153 e nt. 257 con bibliografia). Nello Strafrecht
cit. 298, invece, indica i consoli. Premesso che non si pu essere certi, non sembra
errare E. DE RUGGIERO, Il consolato e i poteri pubblici in Roma (rist. an. Roma 1968
delled. 1900) 830 [estr. da DE. II/1 (Roma s.d., rist. 1961)], quando nota che, accettando la datazione alta per lintroduzione dei notturni, questi sarebbero stati istituiti prima della nascita del pretore urbano, e di conseguenza li avrebbero potuti annualmente nominare solo i consoli. Per il periodo posteriore al 367, invece, non si
pu accogliere senza dubitare quanto sostenuto dallo storico, che opta ancora per i
supremi funzionari sulla base di un presunto rapporto pi immediato coi consoli,
che invero non sembra direttamente emergere dalle fonti. Sul punto cfr. anche C.
BERTOLINI, Appunti didattici di diritto romano II/1. Il processo civile (Torino 1913)
71; F. LEIFER, Die Einheit des Gewaltgedankens im rmischen Staatsrecht. Ein Beitrag
zur Geschichte des ffentlichen Rechts (Mnchen-Leipzig 1914) 294; E. COSTA, Storia del diritto romano pubblico cit. 167.
67 Si usa qui questa data tradizionale come termine estremo, anche se, probabilmente, come si visto, imprecisa nellindividuazione dellanno di introduzione
del cd. pretore peregrino.
68 Si v. ER. MEYER, Rmischer Staat cit. 179: Sie existierten schon im frhen 3.
Jahrhundert v. Chr., zunchst vom Praetor ernannt, sptestens seit der Mitte des 2.
Jahrhundert vom Volk gewhlt.
69 Cfr. infra 81 s.
70 Dalla istituzione ricordata nelle Periochae liviane (11.8, v. supra 6).
71 Cfr. F. BONA, La certezza del diritto nella giurisprudenza tardo-repubblicana,
in La certezza del diritto nellesperienza giuridica romana, cur. M. SARGENTI e G.

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CAPITOLO PRIMO

limitata, ma eletti direttamente dal popolo, solo tra il 242 67 ed


il 123 a.C. 68.
La differenza, il probabile rapporto di successione tra
nocturni e capitales emerge chiara da un dato, che finora non
sembra esser stato messo in evidenza, per cos dire di diritto
pubblico: Pomponio, subito dopo aver narrato dei capitales,
apre con un quia esplicativo il cenno alla introduzione dei
quinqueviri cis et ultis Tiberim:
D. 1.2.2.31 (l. sg. ench.). Et quia magistratibus vespertinis
temporibus in publicum esse inconveniens erat, quinqueviri
constituti sunt cis Tiberim 69 et ultis Tiberim, qui possint pro
magistratibus fungi.
Sembra che il giurista pensasse che nel momento in cui i
tresviri raggiunsero (quando ormai la loro titolatura ufficiale
era gi di capitales 70) la veste magistratuale, limpedimento a
che si aggirassero di notte in pubblico (... inconveniens erat ...)
fu la causa dellistituzione dun nuovo collegio dalle funzioni
ausiliarie (dette promagistratuali), che soccupasse al di qua e al
di l del Tevere della sicurezza notturna, che sostituisse insomma i capitales nei compiti di vigilanza notturna e prevenzione che propri in origine dei nocturni erano stati evidentemente in qualche modo assunti dai capitales al momento
della loro istituzione.
2. Novi magistratus. Il passaggio dei tresviri, ormai capitales, da ausiliari a magistrati avvenne in virt dun atto normativo, con tutta verisimiglianza rogato tra listituzione del
LURASCHI (Padova 1987) 114 s. nt. 27; v. anche E. COSTA, Storia delle fonti del diritto romano (Torino 1909) 174.
72 Soprattutto a seguito della exaequatio ottenuta con la lex Hortensia si perse
la distinzione terminologica e i plebisciti come noto furono generalmente ricordati nelle fonti come leges; per tutti: G. ROTONDI, Leges publicae 13 s.
73 Osservazioni particolari sul testo, insieme con linterpretazione delle competenze dei tresviri ivi indicate, si trovano infra nel capitolo dedicato alle mansioni
nellambito della giurisdizione civile (171 ss.).

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

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praetor peregrinus ed il 123 a.C. Tra le poche leggi comiziali e


plebisciti ricordate nellepitome di Festo 71 vi la cd. lex Papiria, un plebiscito 72 rogato dal tribuno della plebe Lucio Papirio.
Fest. s. v. Sacramentum [468 L.]. Sacramentum aes significat, quod poenae nomine penditur, sive eo quis interrogatur,
sive contendit[ur]. Id in aliis rebus quinquaginta assium est, in
alis rebus quingentorum inter eos, qui iudicio inter se contenderent. Qua de re lege L. Papiri tribuni plebis sanctum est his
verbis: Quicumque praetor post hoc factus erit, qui inter cives
ius dicet, tres viros capitales populum rogato; hique tres viri
<capitales> quicumque <posthac fa>cti erunt, sacramenta
ex<igunto> iudicantoque, eodemque iure sunto, uti ex legibus
plebeique scitis exigere iudicareque [esse] esseque oportet.
Sacramenti autem nomine id aes dici coeptum est, quod et
propter aerari inopiam, et sacrorum publicorum multitudinem,
consumebatur id in rebus divinis 73.
La parte innovativa della norma, che fa da introduzione
alla conferma delle competenze dei tresviri capitales, stabiliva
che essi fossero proposti, per lelezione, dal pretore al popolo 74. Per quanto riguarda la magistratura rogante, la relativa
74 Sullintervento legislativo usato per la disciplina della magistratura a Roma
si v., in generale, F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 99, che sostiene la
tendenza a limitarne i poteri (il riferimento pi diretto alle magistrature maggiori).
Per uno spunto sulla dinamica tra consolidamento consuetudinario dei poteri (latamente) magistratuali e prescrizioni normative riferite agli stessi: ibidem 262.
75 Cfr. supra nt. 7.
76 Cfr. ad esempio M. VOIGT, Das ius naturale, aequum et bonum und ius
gentium der Rmer II. Das ius civile und ius gentium der Rmer (Leipzig 1858) 29
nt. 14; TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 595 e nt. 2; P.-F. GIRARD, Histoire de lorganisation judiciaire des Romains cit. 178 nt. 2; G. ROTONDI, Leges publicae cit. 312; E. WEISS, s.v. Lex Papiria, in PWRE. XII/2 (Stuttgart 1925) 2400; F.
MNZER, s.v. Papirius, 18, ibid. XVIII/3 (Stuttgart 1949) 1011; R. KNAPOWSKI,
Der Staatshaushalt der rmischen Republik (Frankfurt a. M. 1961) 71 (che precisa,
sulla base della menzione degli assi: tra la prima e la seconda guerra punica); G.
PUGLIESE, Il processo civile romano I cit. 211; F. WIEACKER, Die XII Tafeln in ihrem

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CAPITOLO PRIMO

qui inter cives ius dicet ha fatto pensare che la specificazione


fosse necessaria per lesistenza di pi praetores. Come si visto, la pi alta datazione prospettabile per la creazione di un
secondo pretore il 242 a.C. 75; la storiografia dominante ha
reputato quindi di porre il plebiscito al di sotto di questa
data 76. Albanese 77 ha invece congetturato che la determinazione del ruolo del pretore potesse essere dovuta non allistituzione del pretore cd. peregrino, ma alla comune, arcaica,
denominazione, nel periodo successivo al compromesso licinio-sestio, di tutti i magistrati maggiori ordinari dotati di imperium: il praetor qui inter cives ius dicit era il collega minore
dei praetores-consules 78. Lo stesso studioso, in un primo approccio al problema, not come listituzione solo intorno al
290 dei tresviri capitales (stando alla notizia di provenienza liviana) e la contemporanea menzione nel passo di Festo di altre
leggi e plebisciti che ne avevano prima dellintervento di Papirio regolato le competenze, faccia con verisimiglianza scendere la datazione ad un periodo pi tardo rispetto al 242. In un
successivo lavoro 79, lautore palermitano ha modificato il suo
tentativo di datazione. In particolare ha ribadito lopinione, da
Jahrhundert, in Les origines de la rpublique romaine [Fondation Hardt. Entretiens
sur lantiquit classique XII, Vandoevres-Genve 29.8-4.9.1966] (Genve 1967) 326
nt. 3. Cfr. S. TONDO, La semantica di sacramentum nella sfera giudiziale, in SDHI. 35
(1969) 291 e nt. 145, che nota come nella lex Papiria vi sia la prima attestazione del
termine sacramentum.
77 Riflessioni in tema di legis actiones cit. 199 s. [=Scritti giuridici I cit. 1011 s.].
78 Cfr. F. CASSOLA, L. LABRUNA, Linee 3 cit. 113.
79 B. ALBANESE, Brevi studi di diritto romano II/4. Suprema e sol occasus in XII
Tab. 1,9 e nella lex Plaetoria de praetore urbano, in AUPA. 43 (1995) 116 s.
80 Invero questa caratterizzazione della figura del praetor anche se questo
argomento potrebbe risultare non decisivo si trova solo, ancora, in una fonte pi
tarda rispetto allintroduzione del secondo pretore: nella cd. lex agraria del 111 a.C.,
l. 73, 74 (arbitratu praetoris quei inter ceives tum Romae ious deicet; praetor quei
inter ceives ious deicet), cfr. F. SERRAO, La iurisdictio cit. 18 e nt. 2; P. FREZZA,
Storia del processo civile cit. 168. Si v. anche, nel senso della datazione tradizionale
della lex Papiria, A. WATSON, Law making in the later Roman republic (Oxford 1974)
64, che si basa ancora sulla titolatura del pretore urbano.
81 B. ALBANESE, Brevi studi di diritto romano II/4 cit. 116, sostiene che il tratto
eodemque iure sunto oportet del plebiscito Papirio indicherebbe lattribuzione
legislativa ai tresviri di una funzione precedentemente attribuita ad altri organi.

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

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lui stesso gi proposta, ma superata, del possibile riferimento


ad un periodo precedente rispetto al 242 della dizione praetor
qui inter cives ius dicit 80, facendo coincidere listituzione (290
ca., seguendo lEpitome di Livio) con la data della rogatio della
lex Papiria. Leggi e plebisciti menzionati sotto la voce festina
sacramentum sarebbero da riferirsi dunque, probabilmente,
ai predecessori funzionali dei tresviri capitales. Ove non si voglia pensare ai nocturni, si deve intendere i questori 81. Ma perch il testo ci sarebbe giunto cos? Il mero errore del copista 82
sembra giustificazione assai debole 83.
Questo ulteriore tentativo di Albanese, se ammirevole per
la tensione della ricerca, per linsoddisfazione stessa dello studioso nei confronti dei risultati raggiunti, non sembra per dar
ragione di quella parte del lemma festino che menziona preceQuesta impostazione si comprende solo ove si tenga presente tutta la prospettazione che lo studioso ha dellantico processo per legis actiones. Per una critica v.
infra 182 ss..
82 V. PUNTSCHART, Die Entwicklung des grundgesetzlichen Zivilrechts der
Rmer. Dargestellt fr Juristen, Philologen und Historiker (Erlangen 1872, rist. Aalen
1969) 101 nt. 19, emenda cos il testo del plebiscito Papirio: ...uti ex legibus plebeique scitis exigere judicareque [quaestor] es (se) oportet, adducendo a motivo della
correzione invero piuttosto scarnamente il riferimento a Varr. l. L. 5.81. La rinnovata prospettazione di Albanese si sarebbe potuta giovare di un tale tentativo, che
presume credo un errore nella tradizione manoscritta.
83 Oltretutto anche con riguardo ai questori il riferimento a leggi e plebisciti
appare ridondante rispetto alle nostre conoscenze: le uniche leggi che trattano di
questa magistratura per quanto ne sappiamo sono quelle istitutive, ovvero di
ampliamento del numero dei titolari della carica (cfr. G. ROTONDI, Leges publicae
cit. 79; D. FLACH, Die Gesetze der rmischen Republik [Darmstadt 1994] spec. 56 s.,
253 ss.): anche se altamente verisimile cha altre leggi abbiano menzionato la questura, non ce ne pervenuta conoscenza.
84 A meno di non voler ipotizzare, senza alcun appiglio nelle fonti, un meccanismo politico-legislativo simile a quello utilizzato per dar vigore erga omnes a
deliberazioni plebee prima dellexaequatio, penso alle cdd. leges Icilia de Aventino
publicando e Canuleia daltra parte di ben diversa incisivit politica, come anche i
plebiscita Ovinio e Ogulnio , sulle quali F. CASSOLA, L. LABRUNA, Linee 3 cit. 89,
200 s.
85 Gai 1.3, Liv. Per. 11.11; altre fonti in G. ROTONDI, Leges publicae cit. 238.
86 Fonti in T. R. S. BROUGHTON, MRR. I cit. 185.
87 V. supra 6. Non pu accettarsi lopinione di L. AMIRANTE, Una storia
giuridica cit. 240, secondo cui Liv. 25.1.11 dimostrerebbe che i tresviri erano gi
magistrati nel 213 a.C.: la fonte, nominando i magistrati minori, potrebbe riferirsi

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denti regolamentazioni della potestas dei tresviri 84. Inoltre pare


almeno strano che un plebiscito, quale fu la cd. lex Papiria, potesse incidere soprattutto in unepoca a questo punto cos
risalente, allinizio del III secolo a.C. sullattivit dun magistrato maggiore cum imperio, il pretore. Il plebiscito Papirio
dunque, che sembra avere diretta forza normativa, dovrebbe
essere comunque posteriore al 287-286, anno dellexaequatio
ottenuta con la lex Hortensia 85. Del resto la dittatura di Ortensio 86, durante la quale fu rogata la legge che confer ai plebisciti
valore di legge, appare nello scarno riassunto dellundicesimo
libro di Livio, come successiva alla prima creatio dei tresviri
capitales 87.
Comunque, i tresviri esistevano come magistrati al tempo
di Caio Gracco. Sono infatti menzionati in due leggi epigrafiche che risalgono al 123 a.C. ca. 88.
Il populus che avrebbe eletto i tresviri pare da identificarsi
con i comitia tributa 89. Questi erano infatti competenti, in generale, per la scelta dei magistratus minores 90.
Nella cd. lex Acilia repetundarum 91 i tresviri compaiono in

ai soli edili, anchessi menzionati, ovvero potrebbe trattarsi dun pi che giustificabile anacronismo dello storico patavino.
88 Si tratta della cd. lex Acilia repetundarum (FIRA. I 2 90, l. 22) e della lex Latina
tabulae Bantinae (ibid. 83, l. 15).
89 Per lopinione di Albanese, anche su questo punto rinnovata, v. infra il 4.
90 Cfr. P. WILLEMS, Le droit public cit. 142; P. BONFANTE, Storia del diritto
romano I 4 (rist. corr. Milano 1959) 144; G. I. LUZZATTO, Procedura civile romana II
cit. 260 s. Sul punto, pi approfonditamente, infra 35 ss.
91 Si v. infra 58 ss.
92 Cfr. anche la lex Latina tabulae Bantinae, in FIRA. I 2 83, l. 15. Cfr. C. NICOLET, Rome et la conquete du monde mditerrane. 264-27 avant J.-C. I. Les structures
de lItalie romaine (Paris 1983) 397.
93 Sui vigintisexviri si v. la letteratura citata supra in ntt. 4-6. I decemviri, tralasciando qui i problemi sul periodo di istituzione (cfr. la lett. supra, in nt. 5), esistevano sicuramente gi (cfr. lelogium di Cn. Cornelius Scipio Hispanus [CIL. I 2 2/1
15 = CIL. VI 1293 = ILS. 6 = ILLR. I 316], che nel 149 fu a Cartagine con Scipione
Nasica, App. Pun. 80.375), ma probabilmente non erano ancora eletti dal popolo:
F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 II cit. 262.
94 Una sintesi delle antiche opinioni, tutte non troppo attendibili, si trova in

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

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quello che sembra rappresentare una sorta di ordine di rango


dei magistrati romani 92. Essi si trovano immediatamente dopo
i questori, unici a comparire tra quelli poi chiamati vigintisexviri 93.
Estremamente difficile tentare di meglio collocare cronologicamente il plebiscitum Papirium tra le due coordinate
pressoch certe, il 242 (termine pi alto) ed il 123 94. Unindicazione utile ad una pi precisa determinazione cronologica
pu forse venire da un passo plautino 95 che sembra riferirsi ai
tresviri capitales:
N. E. POLITIS, Les triumvirs capitaux cit. 98 ss.; cfr. B. ALBANESE, Riflessioni in tema
di legis actiones cit. 200 e nt. 53 [=Scritti giuridici I cit. 1012].
95 Dibattutissima la cd. questione plautina. Sul problema originalit/dipendenza da modelli greci si cfr. i recenti contributi di E. LEFVRE, E. STRK, G. VOGTSPIRA, in Plautus barbarus. Sechs Kapitel zur Originalitt des Plautus (Tbingen
1991). Con particolare riferimento al triumvirato capitale si v. E. COSTA, Il diritto
privato romano nelle commedie di Plauto (Torino 1890) 27; O. FREDERHAUSEN, De
iure Plautino et Terentiano I (Diss. Gottingae 1906) 41, 69; J. PARTSCH, Rmisches
und griechisches Recht in Plautus Persa, in Hermes 45 (1910) 595 ss.; U. E. PAOLI,
Nota giuridica su Plauto, in Iura 4 (1953) 174 ss.; F. DE MARTINO, I quadruplatores
nel Persa di Plauto, in Labeo 1 (1955) 32 ss. [=Scritti di diritto romano I. Diritto e
societ nellantica Roma, curr. A. DELLAGLI e T. SPAGNUOLO VIGORITA (Roma
1979) 477 ss.=Diritto economia e societ nel mondo romano II. Diritto pubblico (Napoli 1996) 99 ss.]; H. SCHNIDER, Aeltere Quellen zum rmischen Staatsrecht (Winterthur 1955) 93. Per ulteriore e pi generale bibliografia sul diritto romano in
Plauto si v. F. TREVES FRANCHETTI, s.v. Plauto, in NNDI. XIII (Torino 1966) 129
ss.; L. LABRUNA, Plauto, Manilio, Catone: premesse allo studio dell emptio consensuale, in Labeo 14 (1968) 24 ss. [=Studi in onore di E. Volterra V (Milano 1971) 23
ss.=Adminicula 3 (Napoli 1995) 179 ss., con titolo leggermente diverso]; J. DAVID
HUGHES, A bibliography of scholarship on Plautus (Amsterdam 1975) 95 ss.; F. WIEACKER, Rmische Rechtsgeschichte I. Einleitung, Quellenkunde. Frhzeit und Republik (Mnchen 1988) 148 e nt. 30; G. FALCONE, Testimonianze plautine in tema di
interdicta, in AUPA. 40 (1988) 173 ss. Importante dal punto di vista del metodo G.
ROTELLI, Ricerca di un criterio metodologico per lutilizzazione di Plauto, in BIDR. 75
(1972) 97 ss. Per diversi elementi presenti in Truc. 758 ss. (il clamor [cfr. C. CASCIONE, Bonorum proscriptio apud columnam Maeniam, in Labeo 42 (1996) 447
ss.], laccenno ad una lex publica, la manus iniectio quadrupli) si pu attribuire il
cenno a dei magistrati romani. Oltretutto sembra che Plauto volesse proprio sottolineare la loro novit, altrimenti dal punto di vista metrico avrebbe avuto altre
possibilit meglio giustificabili (v. infra nt. 97). Con riguardo pi generale ai riferimenti, nelle commedie plautine, a magistrati del popolo romano, si pu affermare
che il comico fu sempre abbastanza preciso nel descriverne le competenze. Si pensi
ad esempio al dittatore, che scherzosamente viene indicato come carica suprema (v.

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CAPITOLO PRIMO

Truc. 758 ss. DIN. Abiit intro, exclusit. Egon ut haec mihi
patiar fieri? / iam hercle ego tibi, inlecebra, ludos faciam clamore in via, / quae advorsum legem accepisti a plurumis pecuPseud. 416; Trin. 695); al pretore, che il magistrato, titolare della iurisdictio (Epid.
25 ss.), presso il quale ad esempio si compie la in ius vocatio o la manus iniectio
(Curc. 376, 684, 722; Persa 746; Poen. 186, 790, 1360 ss.; su procedimenti esecutivi e
in ius vocationes rimando anche a quanto scritto in Bonorum proscriptio cit. 453
nt. 39, con bibliografia), cui si rivolge la postulatio per ottenere un giudizio (Aul.
317), che d recuperatores (Bacch. 270); agli edili, i quali sono chiaramente responsabili dei giuochi (Amph. 71; Poen. 1012), del controllo delle strade, dei mercati e
nella giurisdizione relativa (Stich. 353; Rud. 373; Capt. 811 ss.; su questi ultimi due
testi in particolare: G. IMPALLOMENI, Leditto degli edili curuli [Padova 1955] 90 ss.;
L. MANNA, Actio redhibitoria e responsabilit per i vizi della cosa nelleditto de mancipiis vendundis [Milano 1994] 13 ss., 21; . JAKAB, Praedicere und cavere beim
Marktkauf. Sachmngel im griechischen und rmischen Recht [Mnchen 1997] 115
s., 123 s., v. anche 153 ss., 272 ss.); ai questori, che gestiscono la preda bellica (Bacch.
1075; Capt. 34, 111, 453; sul problema se si trattasse dei questori urbani ovvero di
quelli addetti ai consoli militiae si v., per tutti, F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 II cit. 246 nt. 94). Si pu pensare, ancora, agli infimi conquisitores, ausiliari
del pretore (Amph. 64 ss., 81 ss.; Merc. 664), oggetto, di recente, dellattenzione di
D. MANTOVANI, Il pretore giudice criminale in et repubblicana, in Ath. 78 (1990) 40
s. In tutti questi casi, forse, leffetto nei confronti del pubblico non sarebbe stato di
immediata comprensione, se Plauto non avesse tradotto i suoi modelli greci in figure istituzionali ben conosciute dai Romani ed i cui poteri fossero immediatamente riferibili alla realt di ogni giorno. Per restare nellambito delle istituzioni
pubbliche, sembrano romani anche i riferimenti al senato (per tutti, con indicazione
delle fonti: E. FRAENKEL, Plautinisches im Plautus [Berlin 1922] 254=Elementi plautini in Plauto [Firenze 1960] 226). Insomma, Plauto sembra fonte alquanto sicura
per la ricostruzione delle funzioni dei magistrati romani (in generale si cfr. F. LEO,
Plautinische Forschungen zur Kritik und Geschichte der Komoedie 2 [Berlin 1912]
125, relativo a Persa 75 s., da mettere in relazione con Trin. 1057, cfr. anche P. P.
SPRANGER, Historische Untersuchungen zu den Sklavenfiguren des Plautus und Terenz 2 [Stuttgart 1984] 108 s.).
96 Sul testo v. anche infra 186.
97 Invero novos emendazione di BERGK, Beitraege zur Lateinischen Grammatik (Halle 1870) 140, generalmente accettata dagli edd. v. ad es. F. SCHOELL, Titi
Macci Plauti Truculentus [Comoediarum Plautinarum Tomi I Fasciculus V] (Lipsiae
1881) 122; F. LEO, Plauti Comoediae II (1896 2, rist. Berlin 1958) 497; W. M. LINDSAY, T. Macci Plauti Comoediae II (Oxonii 1910) ad h. l.; A. ERNOUT, Plaute VII
(Paris 1940) 150; G. AUGELLO, Le commedie di Tito Maccio Plauto III (Torino 1976,
rist. 1987) 761 , mentre i mss. hanno nos. Bergk, che intendeva, confrontando il
verso con Trin. 990, novos (aediles), espungeva omnis, difeso, invece, da Leo, che
espressamente mettendolo in relazione con Asin. 131 e Aul. 416 rifer la vicenda
ai tresviri. La resa appariva comica al grande studioso di Plauto; cfr. anche P. J. ENK,
Plauti Truculentus II [Commentarius] (Lugduni Batavorum 1953) 173.

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

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niam; / iam hercle apud no<vo>s omnis magistratus faxo erit


nomen tuom, / postid ego te manum iniciam quadrupuli, venefica, / suppostrix puerum. Ego edepol iam tua probra aperibo omnia ... 96.
Plauto qui mette laccento sullesser novi 97 dei magistrati
che cita 98. Non sembra accettabile linterpretazione di chi ha
identificato questi nuovi magistrati con gli edili neoeletti 99; si
pu piuttosto immaginare che quando and in scena il Truculentus i tresviri fossero da poco diventati veri e propri magistrati 100, ed il commediografo che gi spesso li aveva menzionati nei suoi lavori 101 li chiamasse col nuovo titolo magistra98
99

Con molta cautela si pu forse accostare a questa fonte Plaut. Most. 942.
Oltre a Bergk, appena ricordato (nt. 97), cfr. la letteratura citata da F.
LA ROSA, Note cit. 232 nt. 6. Naturalmente, nelle fonti, novus magistratus pu significare magistrato di recente entrato in carica cfr. ad es. Varr. men. 378; Cic.
ad Att. 3.19.1; Cael. in Cic. ad fam. 8.10.3 (su cui v. A. CAVARZERE, comm. ad l., in
Marco Celio Rufo, Lettere (Cic. fam. l. VIII) [Brescia 1983] 371); Liv. 2.22.5; 30.39.5 ,
ma attestato anche nel senso di magistratura prima non esistente nella civitas,
eloquente Liv. 7.1.1: annus ... insignis novis duobus magistratibus, praetura et curuli
aedilitate, riferito, com noto, ad uno dei risultati del cd. compromesso liciniosestio. Del resto Plauto ha altrove (Trin. 990; cfr. G. LODGE, s.v. novus, in Lexicon
Plautinum II/3 [rist. Hildesheim 1962 delled. Lipsiae 1927] 199) utilizzato il nesso
novi aediles, che sarebbe stato certo pi comprensibile, qualora avesse voluto indicare quei magistrati.
100 Cfr. F. LEO, Plautii Comoediae II cit. 477.
101 Anche se non sono i magistrati romani pi volte nominati nelle commedie
del Sarsinate, come ha affermato W. KUNKEL, Untersuchungen cit. 75. Sui luoghi
plautini interessanti ai fini della storia dei tresviri si v. infra, passim.
102 Cfr. ora C. LOVISI, Contribution cit. 153 nt. 258; contra D. CLOUD, The lex
Papiria de sacramentis, in Athenaeum 80 (1992) 173 s.
103 Il punto della questione storiografica si pu trovare in G. CHIARINI, Introduzione a Plauto (Roma-Bari 1991) 13 ss., 183 (con bibliografia a p. 202); si v. anche
la letteratura raccolta da J. DAVID HUGHES, A bibliography cit. 76 ss. e cfr., in particolare, sulla data del Truculentus, A. DE LORENZI, Cronologia ed evoluzione plautina (Napoli 1952) 166 ss.; P. GRIMAL, in Oeuvres compltes de Plaute (Paris 1971)
998.
104 Cfr. J. G. F. POWELL, in Cicero, Cato maior de senectute edited with introduction and commentary by J. G. F. P. (Cambridge 1988) 203.
105 Grazie alla didascalia (cfr. F. RITSCHL, G. GOETZ, Pseudolus 2 [Lipsiae 1887]
praef. viii; P. SONNENBURG, s.v. Maccius, in PWRE. XIV/1 cit. 111; M. M. WILLCOCK, in Plautus, Pseudolus ed. by M. M. W. [Bristol 1987] 1, 95) riportata nel solo

32

CAPITOLO PRIMO

tuale 102. Nellintricata cronologia delle commedie plautine 103


non impossibile datare, seppur con una certa approssimazione, il Truculentus: un passo del de senectute ciceroniano lo
menziona magnificando loperosa vecchiaia del Sarsinate:
14.50. Quid in levioribus studiis, sed tamen acutis? Quam
gaudebat bello suo Punico Naevius! Quam Truculento Plautus, quam Pseudolo!
Pseudolus e Truculentus sono dunque frutti della senectus
di Plauto 104. Della prima commedia sembra certa addirittura la
data precisa della prima rappresentazione: il 191 a.C. 105. Anche
Palimpsestus Ambrosianus: M. IUNIO. M. FIL. PR. VRB. / AC. ME. [La lettura di
Ritschl. Una riproduzione del codice milanese pu vedersi in Titi Macci Plauti fabularum reliquiae Ambrosianae. Codicis rescripti Ambrosiani Apographum confecit et
edidit G. STUDEMUND (Berolini 1889); la didascalia al qu lxxv, 1r fol 593r (119), v.
anche la nt. a pi di pagina. Si cfr. la singolare traduzione italiana in Plauto, Tutte le
commedie IV. Persa, Poenulus, Pseudolus a cura di E. PARATORE (Roma 1992) 297].
Il pretore Bruto sarebbe lo stesso che, secondo Liv. 36.36.4 avrebbe dedicato lAedes Magnae Matris. H. B. MATTINGLY, The Plautine Didascaliae, in Ath. 45 (1957) 85
ss., ha dubitato dellesattezza di questa identificazione per almeno due motivi:
Bruto sarebbe divenuto console solo nel 178, troppo tardi per esser stato pretore
intorno al 190; Livio (o la sua fonte) potrebbe aver confuso la dedicazione del tempio della Magna Mater con la rinnovazione della stessa, avvenuta, da quanto si apprende da Ovid. Fast. 4.347-352, nel 111. Il Bruto della didascalia potrebbe esser
stato, dunque, pretore in questultimo anno, in cui si sarebbe nuovamente rappresentata la commedia di Plauto. In questo modo lo studioso rimette in discussione
tutta la cronologia plautina, rendendo inutilizzabile uno dei pochi punti fermi. La
sua ricostruzione (sarebbe forse meglio dire distruzione) non appare per inattaccabile. Sostiene infatti (p. 86 nt. 2) che il Giunio del Palinsesto ambrosiano potrebbe
essere il noto giurista fiorito alla fine del II secolo [probabilmente figlio del console
del 179: F. MNZER, s.v. Iunius, 49, in PWRE. X/1 (Stuttgart 1918) 971; F. SCHULZ,
Storia della giurisprudenza cit. 91; cfr. M. SCHANZ, C. HOSIUS, Geschichte I cit. 239],
ma bisogna pur dar valore al fatto che tra i quattro pretori che possono attribuirsi
al 111 a.C. [cfr. T. R. S. BROUGHTON, MRR. I cit. 540] la moderna storiografia non
ha individuato alcun Bruto; che inoltre nelle date in cui, secondo il meccanicismo cronologico caro a Mattingly, un pretore del 111 sarebbe dovuto divenire console, non troviamo supremi magistrati con questo nome. Infine appare improbabile
che il giurista possa aver ricoperto la pretura nel 111: fu pretore, probabilmente (e
ci sattaglia anche allanno di consolato del presunto padre), tra il 142 ed il 140, cfr.
W. KUNKEL, Herkunft und soziale Stellung der rmischen Juristen 2 (Graz-WienKln 1967) 12 nr. 16; T. R. S. BROUGHTON, o.u.c. 480. La precisa menzione liviana
(qui la fonte Valerio Anziate) sembra insomma accordarsi perfettamente con la
didascalia plautina in ricordo della prima celebrazione dei Giuochi Megalensi.

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

33

il Truculentus dunque, verisimilmente, da porre nei primi decenni del II secolo (e naturalmente prima del 184, data di morte
del comico: Cic. Brutus 15.60 106). Questa datazione corrisponde ad uno spunto prosopografico di Mnzer 107 e consente
106 Nam Plautus P. Claudio L. Porcio viginti annis post illos quos ante dixi consu-

libus mortuus est, Catone censore. H. B. MATTINGLY, The Plautine Didascaliae cit.
87, naturalmente, non sicuro di questa data, che comunque dovrebbe essere
vicina a quella reale.
107 F. MNZER, s.v. Papirius, 18 cit. 1011, seguito, per quanto il genere della
pubblicazione pu suggerire, da V. ARANGIO-RUIZ, s.v. Triumvirato, in EI. XXXIV
(Roma 1937) 390. Un C. Papirius Turdus fu tribuno della plebe nel 177: T. R. S.
BROUGHTON, MRR. I cit. 398. Cfr. H. H. SCULLARD, Roman Politics. 220-150 B.C. 2
(Oxford 1973) 35, 53 (e 186 s. su Papirio Turdo), che mette in relazione i Papiri con
il gruppo guidato da Scipioni ed Emili. Sui rapporti tra questi ultimi e i Papiri (il
precipuo riferimento per ai membri della gens patrizia con questo nome) si v.
anche F. MNZER, Rmische Adelsparteien und Adelsfamilien (Stuttgart 1920, rist.
Darmstadt 1963) 110 ss., 160 ss. Da notare come il Papirio ricordato da Festo sia
lunico plebeo, nelle fonti in nostro possesso, a portare il prenome Lucio, tipico,
invece, delle famiglie patrizie della gens Papiria (per mera connessione cronologica
si pu citare L. Papirio Maso, patrizio, che fu pretore urbano nel 176; cfr., di recente, C. MASI DORIA, Bona libertorum. Regimi giuridici e realt sociali [Napoli
1996] 98; F. LAMBERTI, Studi sui postumi nellesperienza giuridica romana I [Napoli 1996] 60 e nt. 18). Per una giusta critica alla sopravvalutazione del metodo
prosopografico si v. F. CASSOLA, I gruppi politici romani nel III secolo a.C. (Trieste
1962, rist. Roma 1968) 5 ss., in sintesi: 22 s.; ma bisogna pur riconoscere (come lo
stesso Cassola non manca di fare) lestrema utilit della prosopografia. Con riguardo particolare a casi come quello affrontato nel testo, essa pare addirittura
lunico mezzo per proporre ipotesi pi precise di ricostruzione storiografica.
108 Un tentativo di pi precisa datazione, che si avvicina a quello proposto nel
testo, fornito da P. J. ENK, Plauti Truculentus I (Lugduni Batavorum 1953) 30, che
propone, per la prima rappresentazione della commedia, i Giuochi Megalensi (che
si tenevano dal 4 al 10 di aprile, v. D. SABBATUCCI, La religione di Roma antica. Dal
calendario festivo allordine cosmico [Milano 1988] 140 ss.) del 189 a.C. Nel motivare questa data, lo studioso sostiene che il richiamo ai magistrati riferibile agli
edili, che da poco (alle Idi di marzo) erano entrati in carica. Qui per Enk (forse
influenzato da K. H. E. SCHUTTER, Quibus annis comoediae Plautinae primum actae
sint, quaeritur [Leyden 1952] 125) sembra cadere in contraddizione con quanto affermato nel II vol. [Commentarius] della stessa opera, ove reputa lopinione di
Bergk meno retta di quella di Leo (v. supra, ntt. 97, 99). Invero quella nel testo
una mera proposta basata su indizi non saldissimi. Basti pensare al problema filologico sollevato da F. BUECHELER (cfr. led. di SCHOELL cit. xliv e nt. 5, 122) relativo
alla recenziorit del v. 761 (che cozzerebbe con il tenore del 759, ma si v. infra 186)
rispetto al resto del passo. Sul punto v. gi TH. BERGK, Plautinische Studien, in Phi-

34

CAPITOLO PRIMO

forse una precisazione cronologica della rogatio Papiria sui


tresviri capitales 108.
Il plebiscito Papirio, con lespressione eodemque iure
sunto, uti ex legibus plebeique scitis exigere iudicareque [esse]
esseque oportet, pone il problema come si visto dei poteri dei tresviri relativi allexigere ed al iudicare 109 prima della
magistratualizzazione della carica 110. Il periodo non sintatticamente felice, e non trova un altro corrispondente preciso
nel latino. Certo il riferimento a poteri gi stabiliti. Ma in
relazione ai tresviri stessi (da ausiliari) ovvero ad altri soggetti (semmai magistrati)? Il testo stato riferito ai poteri dei
questori. I capitales sarebbero infatti loro succeduti nel conquirere sia publica pecunia che maleficia 111. Ma la competenza
sulle pubbliche entrate dei questori attestata ancora nel I secolo a.C.; ne testimone Cicerone, nella pro Fonteio:
3.5. Duorum magistratuum, quorum uterque in pecunia

lologus 17 (1861) 50 nt. 8 [=Kleine philologische Schriften I. Zur rmischen Literatur


(Halle a. S. 1884) 143 nt. 8], che leggeva un contrasto tra il v. 761 e il 762.
109 O del solo iudicare? Cfr. D. CLOUD, The lex Papiria cit. 167 s. e v. infra
171 ss.
110 Saranno esaminati nel III capitolo (171 ss.).
111 Varr. l. L. 5.81.
112 Marco Fonteio fu triumviro monetale: T. R. S. BROUGHTON, MRR. II
cit. 440.
113 Liv. 9.20.5.
114 Per linterpretazione di questa parte del brano si v., in particolare, F. CANCELLI, Linterpretazione del de legibus di Cicerone, in RCCM. 16 (1973) 240; G. A.
LEHMANN, Politische Reformvorschlge in der Krise der spten rmischen Republik.
Cicero de legibus III und Sallusts Sendschreiben an Caesar (Meisenheim am Glan
1980) 15 ss.
115 Cfr. G. CRIF, Il processo criminale presillano, rec. a W. KUNKEL, Untersuchungen cit., in Labeo 10 (1964) 97 s.; G. A. LEHMANN, Politische Reformvorschlge
cit. 12 ss.; E. RAWSON, The Interpretation of Ciceros De legibus, in ANRW. I/4 (Berlin-New York 1973) 350, ora in Roman culture and Society. Collected papers (Oxford 1991) 142; F. SALERNO, Tacita libertas. Lintroduzione del voto segreto nella
Roma repubblicana (Napoli 1999) cit. 12 s. (per un cenno).
116 F. CASAVOLA, Relazione introduttiva, in Roma tra oligarchia e democra-

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

35

maxima tractanda procurandaque versatus est, triumviratus 112


et quaesturae ...
Invero non impossibile immaginare leggi che riguardassero funzionari creati con mansioni nella sfera giurisdizionale.
Si pensi allespressa menzione di Livio relativa ai praefecti Capuam, relativa al 318 a.C., quando questi sicuramente non
erano ancora magistrati 113.
3. Magistratus minores. I tresviri capitales sono magistrati minori. Ci chiaramente attestato da un notissimo
passo, dal tono stilizzato a norma, del trattato ciceroniano
sulle leggi:
Cic. de leg. 3.3.6. Minoris magistratus partiti iuris plures in
ploera sunto 114. Militiae quibus iussi erunt imperanto eorumque tribuni sunto: domi pecuniam publicam custodiunto,
vincula sontium servanto, capitalia vindicanto, aes argentum
aurumve publice signanto, litis contractas iudicanto
quodcumque senatus creverit agunto.
Il testo mostra il programma di Cicerone 115 con riferimento ai magistrati minori. Si trovano i tribuni militum, i quali
nellambito di quella che stata vista come una spinta alla
democratizzazione delle strutture istituzionali della civitas 116
zia. Classi sociali e trasformazione del diritto in epoca medio-repubblicana. Atti Copanello 1986 (Napoli 1989) cit. 25 s., cfr. F. GRELLE, s.v. Comitia, in NNDI. III (Torino 1959) 606; L. LABRUNA, Qualche riflessione sulla recente storiografia giuridica
relativa alla cd. democrazia dei Romani, ora in Genera iuris institutorum morum.
Studii di storia costituzionale romana (Napoli 1998) 86.
117 G. ROTONDI, Leges publicae cit. 77 ss., con rinvio alle singole leggi; v. anche F. P. CASAVOLA, Relazione introduttiva cit. 26 e ntt. 12-14. Per i duoviri navales
v. CASAVOLA, o.u.c. p. 26 nt.15.
118 Sulla posizione dei questori nella discriptio ciceroniana (anche in riferimento al loro diritto di entrare in senato allo scadere della carica): C. W. KEYES,
Original Elements in Ciceros Ideal Constitution, in AJPh. 42 (1921) 309; cfr.
E. RAWSON, The Interpretation cit. 142 e, pi in generale, K. SPREY, De M. Tulli Ciceronis politica doctrina (Diss. Zutphen 1928).
119 Cic. de leg. 3.3.7. Suntoque aediles curatores urbis annonae ludorumque

36

CAPITOLO PRIMO

furono progressivamente, tra il 362 ed il 207 eletti dal popolo 117; i questori 118 e i collegi dei tresviri capitales, dei monetales e dei decemviri stlitibus iudicandis, tutti scelti nei comizi
tributi. Gli edili curuli sono nominati immediatamente dopo 119.
Essi, sia per le funzioni, che per essere come Cicerone non
manca di sottolineare il primo grado politicamente rilevante
del cursus 120, vengono elevati, nella discriptio, al di sopra degli
altri magistrati minori. Manca un riferimento agli altri collegi
viginti(sex)virali, alcuni dei quali almeno dovevano essere
stati gi portati, al tempo dellArpinate, al rango magistratuale 121. Lantica magistratura questoria 122 posta accanto ai
capitales, carica tenuta in scarsa considerazione da Cicerone 123;
la ripartizione delle competenze proclamata e delineata, ma
senza quella precisione che gioverebbe allo studioso moderno.
sollemium, ollisque ad honoris amplioris gradum is primus ascensus esto. Cfr.
F. CANCELLI, in M. T. Cicerone, Le leggi 266 nt. 5; G. ARIC ANSELMO, Ius publicum-ius privatum in Ulpiano, Gaio e Cicerone, in AUPA. 37 (1983) 707 s. nt. 219.
120 Per lorganizzazione dei giuochi: F. CASSOLA, L. LABRUNA, Linee 3 cit. 130;
W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 504 ss.; C.W. WEBER, Panem et circenses. La politica dei divertimenti di massa nellantica Roma (tr. it. Milano 1989) 65 s.
121 Cfr. F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 II cit. 257 ss.
122 Sullantiquitas della magistratura, da ultimo, M. DORTA, Trebazio Testa e la
questura. A proposito di D. 1.13.1.1 (Ulp. l. sing. de officio quaestoris), in SDHI. 59
(1993) 281 ss.
123 Si v. ad fam. 7.13.2 e supra nt. 40. Cfr. anche div. in Caec. 16.50, su cui infra
130 nt. 180.
124 Per tutti: G. A. LEHMANN, Politische Reformvorschlge cit. 16 s.
125 Altre fonti nelle quali ricorre la locuzione, oltre quelle discusse nel testo
sono: Sall. Cat. 30.7; Tac. ann. 4.6.2; Liv. 3.55.9, 4.46.9, 25.1.11, 32.26.17, 36.3.3,
39.16.12; Gell. 13.16.1; D. 4.4.18 pr. (Ulp. 11 ad ed.); D. 47.10.32 (Ulp. 42 ad Sab.).
126 Potrebbe essere tecnico luso in Liv. 3.55.9; Tac. ann. 4.6.2, oltre che in
Gell. 13.15.4, 13.16.1; Fest. s.v.<Minora> [148 L.], fonti esaminate innanzi.
127 Cfr. Liv. 4.46.9, 5.49.2; D. 4.4.18 pr. (Ulp. 11 ad ed.).
128 Cfr. TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 20 nt. 1; ID., Disegno cit.
117 s.; W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 39 s.
129 Sulle voci festino-paoline: F. GRELLE, I poteri pubblici e la giurisprudenza
fra Augusto e gli Antonini cit. 255 (cfr. M. HUMBERT, Institutions politiques et
sociales de lantiquit 4 [Paris 1991] 210 s.; M. A. DE DOMINICIS, s.v. Magistrati.
Diritto romano, in NNDI. X [Torino 1964] 35; L. CAPOGROSSI COLOGNESI, s.v. Potestas, ibid. XIII [Torino 1966] 508 nt. 4; M. MALAVOLTA, s.v. Magistratus cit.
309).

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

37

La sottoposizione al senato appare il comune denominatore


(anche qui alquanto generico, e probabilmente comune anche
agli stessi magistrati superiori) delle diverse figure magistratuali 124.
La locuzione magistratus minores 125 appare tecnica 126. La
difficolt, per, di comprendere quando tale tecnicismo ricorra
nelle fonti appare palese qualora si consideri che il sintagma
utilizzato anche come termine di paragone rispetto ad altre cariche, gi menzionate nel discorso della fonte 127 e fornite di
poteri pi ampi 128.
Purtroppo la definizione festina della distinzione tra i magistrati cum imperio e quelli cum potestate che, pur non
corrispondendo appieno a quella tra magistrati maggiori e minori, poteva dare notizie utili allapprofondimento del problema ci pervenuta esclusivamente attraverso lepitome di
Paolo e, cos com, non di grande aiuto 129, anche se la menzione del populus che si deve intendere nel senso costituzionale di assemblea 130 appare caratterizzante:
Cum imperio [43 L.]. Cum imperio est dicebatur apud
antiquos, cui nominatim a populo dabatur imperium.

130
131

Anche tributa, cfr. la lex Quinctia de aq. (Frontin. 129.1) e infra 49 ss.
Sulla procedura di nomina del dittatore (e del magister equitum) si v., per
tutti, L. LABRUNA, Adversus plebem dictator, in Index 15 (1987) 289 ss., ora in
Genera cit. 25 ss.
132 Non esaustiva, quindi, lapparentemente lineare elencazione di G. PETROPOULOS, Istoriva kai; eijshghvsei tou Rwmai>kou` Dikaiou 2 (Aqhvnai 1963) 92.
133 Esemplificativamente: P. BONFANTE, Storia del diritto romano 4 I cit. 227:
... minori sono le altre magistrature con potest che vengono elette nei comizii
tributi ed hanno auspicii minori; G. LOMBARDI, Lo sviluppo costituzionale dalle
origini alla fine della republica (Roma 1939) 70: Abbiamo magistrati maggiori o
minori a seconda che competano ad essi auspicia maiora o minora; F. CASSOLA,
L. LABRUNA, Lassetto maturo della costituzione repubblicana, in AAVV. (dir.
M. TALAMANCA), Lineamenti di storia del diritto romano 2 (Milano 1989) 127: Titolari di auspici minori; A. BURDESE, s.v. Magistrato (dir. rom.) cit. 195: Si distinguono ... le magistrature maggiori ... dalle minori ... in base agli auspicia ...; cfr. S.
MAZZARINO, Dalla monarchia allo stato repubblicano. Ricerche di storia romana ar-

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CAPITOLO PRIMO

Cum potestate [ibid.]. Cum potestate est dicebatur de eo,


qui a populo alicui negotio praeferebatur.
Si reputa, generalmente, che la distinzione tra magistratus
maiores e minores faccia riferimento alle assemblee incaricate
di eleggerli (comitia centuriata per i primi, tributa per i secondi,
ma questo criterio non sarebbe bastevole: si pensi al dictator,
di certo non eletto 131, ma egualmente magistrato maggiore 132)
ed agli auspicia che rispettivamente possedevano 133.
Fonte privilegiata per la distinzione 134:
Gell. 13.15.1-4. In edicto consulum, quo edicunt, quis dies
comitiis centuriatis futurus sit, scribitur ex vetere forma perpetua 135: ne quis magistratus minor de caelo servasse velit.
caica (Milano 1992 [I ed. Catania 1945]) 49; G. GILIBERTI, Elementi di storia del diritto romano (Torino 1994) 96. Si v. anche il tentativo di differenziazione (e allo
stesso tempo di definizione della potestas) di P. DE FRANCISCI, riassunto in Sintesi
storica del diritto romano2 (Roma 1962) 96 (secondo il quale la distinzione si riferirebbe solo alle magistrature patrizie), 97. Cfr. anche J. E. KUNTZE, Institutionen und
Geschichte des rmischen Rechts I cit. 62, il quale mentre attribuisce ai magistrati
maggiori gli auspicia maiora, nulla dice sugli auspici dei magistrati minori. Per
quanto riguarda il versante della storia della religione si v. G. DUMZIL, La religion
romaine archaique 2 (Paris 1974, rist. 1987) 121, con osservazioni assai interessanti
sulla distinzione maior-minus.
134 Vi si pu intravedere una Rangordnung dei magistrati repubblicani (cfr.
W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 41), ma lintento di Messalla, citato da Gellio,
non era classificatorio (anche se usa tecniche divisorie) quanto piuttosto di porre
criteri per la soluzione di conflitti. La riflessione antiquario-giuridica comunque
da confrontare su questo punto con le suite(s) officielle(s) des magistratures
(cos P. WILLEMS, Le snat de la rpublique romaine. Sa composition et ses attributions I [Louvain 1878, rist. Aalen 1968] 248 e nt. 5), che si rinvengono nelle leggi
pubbliche (v. infra 4, 5).
135 Sulla dizione vetus forma perpetua riferita, in generale, allattivit edittale
del magistrato romano, si v. M. BRETONE, Storia 10 cit. 140. In questo caso, secondo
G. MANCUSO, Praetoris edicta, in AUPA. 37 (1988) 382 s., la locuzione non sarebbe
utilizzata in senso tecnico.
136 La presidenza consolare dei comizi tributi attestata: basti pensare alle
rogazioni legislative, ovvero, alle elezioni degli edili curuli (si v., ad es. Cic. pro
Planc. 20.49); cfr. P. WILLEMS, Le droit public cit. 142.
137 F. P. BREMER I 1a; uno dei pochi resti consistenti della letteratura tecnica
romana su ius sacrum e ius publicum (per la citazione di Tuditano), cfr. F. SCHULZ,
Storia della giurisprudenza cit. 164. Per la datazione si v. G. LOBRANO, Il potere dei

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

39

2. Quaeri igitur solet, qui sint magistratus minores. 3. Super


hac re meis verbis nil opus fuit, quoniam liber M. Messalae
auguris de auspiciis primus cum hoc scriberemus forte adfuit.
4. Propterea ex eo libro verba ipsius Messalae subscripsimus.
Patriciorum auspicia in duas sunt divisa potestates. Maxima
sunt consulum, praetorum, censorum. Neque tamen eorum
omnium inter se eadem aut eiusdem potestatis, ideo quod
conlegae non sunt censores consulum aut praetorum, praetores consulum sunt. Ideo neque consules aut praetores censoribus neque censores consulibus aut praetoribus turbant aut retinent auspicia; at censores inter se, rursus praetores consulesque inter se et vitiant et obtinent. Praetor, etsi conlega
consulis est, neque praetorem neque consulem iure rogare potest, ut quidem nos a superioribus accepimus aut ante haec
tempora servatum est et ut in commentario tertio decimo C.
Tuditani patet, quia imperium minus praetor, maius habet consul, et a minore imperio maius aut maior <a minore> conlega
rogari iure non potest. Nos his temporibus praetore praetores
creante veterum auctoritatem sumus secuti neque his comitiis
in auspicio fuimus. Censores aeque non eodem rogantur auspicio atque consules et praetores. Reliquorum magistratuum
minora sunt auspicia. Ideo illi minores, hi maiores magistratus appellantur. Minoribus creatis magistratibus tributis comitiis magistratus, sed iustus curiata datur lege; maiores centuriatis comitiis fiunt.
Laugure Marco Messalla, citato da Gellio, spiega la differenza tra magistrati maggiori e minori, discettando sui differenti auspici: a consoli, pretori e censori spettavano gli auspicia
tribuni della plebe (Milano 1983) 182 nt. 108. Per i rapporti tra consoli e pretore e
censori: F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 390, 407, 426 ss.; F. CANCELLI, Studi sui censores e sullarbitratus della lex contractus (rist. corr. Milano 1960)
cit. 22 ss.
138 Sulla datazione di questo editto si noti linteressante scribitur ex vetere
forma perpetua (cfr. supra nt. 135), che non pu non richiamare alla mente leditto
del pretore, in alcuni casi gi tralatizio nel I sec. a.C. (cfr. Cic. Verr. 2.1.114, sul testo, da ultima, C. MASI DORIA, Bona libertorum cit. 99 s., con ulteriore bibliografia
in nt. 19). Si pu immaginare che al tempo di Messalla (v. nt. prec.) la formula fosse

40

CAPITOLO PRIMO

maxima, a tutti gli altri magistrati quelli minora. I primi erano


eletti dai comizi centuriati, gli altri da quelli tributi, presieduti,
come per i tresviri, da un pretore (sempre quello urbano?),
ovvero da un console, che avrebbe provveduto alla formale
creatio 136.
Il notissimo frammento dellaugure Messalla 137 citato da
Gellio a proposito del quesito, che doveva essere non insolito
(quaeri igitur solet), su chi fossero i magistrati minori. Il
dubbio sulla tecnicit delluso di magistratus minor nelleditto consolare 138, facilmente fugato sia dalla domanda di
Gellio 139, che dalle parole di Messalla 140. Pu allora sostenersi
che nel testo dellaugure magistratus minores fosse utilizzato,
anche in questo caso, come termine proprio dellorganizzazione costituzionale romana, contrapposto a magistratus
maiores 141.
Simile nella strutturazione al passo di Messalla, e probabil-

in uso dal tempo in cui pu pensarsi a magistrati minori che potessero intralciare
lattivit comiziale dei consoli.
139 Non decisivo come noto , ma pur utile il tenore della rubrica del capitolo gelliano: Verba ex libro Messalae auguris, quibus docet, qui sint minores
magistratus et consulem praetoremque conlegas esse; et quaedam alia de auspiciis.
140 W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 39.
141 TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 20; W. KUNKEL, Staatsordnung
II cit. 39.
142 molto importante sottolineare come gli auspici pubblici (il ius auspicandi) fossero com noto originariamente solo patrizi.
143 Cfr. L. FERRERO, Rerum scriptor. Saggi sulla storiografia romana (Trieste
1962, rist. Roma 1970) 118; M. BRETONE, ora in Tecniche e ideologie cit. 13 s.;
P. CERAMI, Potere ed ordinamento nellesperienza costituzionale romana 3 (Torino
1996) 69.
144 TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 18; ora v. W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 38 s.
145 Per la comprensione di tale risultato istituzionale si v. Cic. de leg. agr.
2.10.26-11.27.
146 Cfr. per Gell. 13.16.1.
147 Sui rapporti tra magistrati minori e maggiori nel senso della preminenza
di questi ultimi in alcune attivit bisogna leggere un altro frammento di Messalla,
riportato da Gellio immediatamente dopo quello che si sta esaminando: 13.16.1.

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

41

mente con quello in qualche modo contaminato, appare il


monco lemma festino che pure, partendo dalla distinzione
auspicale, doveva giungere ad una categorizzazione dei magistrati:
Fest. s.v. <Minora> [148 L.]. <Minora itemque ma>iora
auspicia quae d . . . . . . . . . . . . maiora consulum, praet<orum
censorum, dici ait; re>liquorum minora: cum illi <maiores, hi
autem mino>res magistratus dici <consueverint>.
Messalla aveva esordito affermando che gli auspicia dei patrizi 142 sono partiti in due potestates. Questa affermazione di
apertura potrebbe far pensare ad un atteggiamento in qualche
modo anacronistico dellaugure: pare chiaro come nel I secolo
a.C. fosse politicamente un non senso voler discettare di poteri
esclusivamente patrizi. Ipotizzare un approccio di tipo tradizionalistico sembra avallato dalla citazione che Messalla fa dei
Commentarii di Tuditano 143. Si tratta, come la pi attenta storiografia 144 non ha mancato di notare, di una distinzione magistratuale, che comunque permane anche dopo la fine dellaspra
contesa tra gli ordini: magistratus patricii sono magistrature
ricoperte anche da soggetti provenienti dalla plebe 145.
Nel passo di Messalla la descrizione sembra incentrarsi soprattutto sul problema del rapporto tra gli auspicia dei diversi
magistrati, ed in particolare su quelli dei magistratus maggiori,
consoli, pretori, censori 146. Punto di partenza della distinzione
di Messalla, da tener sempre presente, il divieto contenuto
... Minores magistratus nusquam nec comitiatum nec contionem avocare possunt
(sintende: da consoli e pretori, appena nominati nel testo).
148 Sul rapporto (anche soggettivo) tra auspicium e servare de caelo: Cic. de
div. 2.74. Iam de caelo servare non ipsos censes solitos qui auspicabantur? Nunc imperant pullario; ille renuntiat fulmem sinistrum, auspicium optumum quod habemus
ad omnis res praeterquam ad comitia; quod quidem institutum rei publicae causa est,
ut comitiorum vel in iudiciis populi vel in iure legum vel in creandis magistratibus
principes civitatis essent interpretes ...
149 Auspicia maxima corrisponde a magistratus maiores; auspicia minora a magistratus minores.
150 Probabilmente unificati per la pi recente scissione dellimperium conso-

42

CAPITOLO PRIMO

nelleditto consolare, evidente strumento politico che intendeva preservare lo svolgimento dei comizi da interventi sediziosi 147 (o comunque dintralcio) 148. Lelencazione degli auspicia comincia con quelli massimi, che sarebbero appunto
di consoli, pretori e censori. Qui una ulteriorie partizione 149
nel discorso di Messalla: aveva sostenuto esser divisi gli auspici
in due potestates, distingue poi quelli massimi tra consoli-pretori 150 e censori. Mentre n consoli n pretori potevano turbare o interrompere gli auspici dei censori (e viceversa), questi
ultimi potevano farlo tra di loro; consoli e pretori, a loro volta,
erano legittimati ad intervenire, da conlegae, nelle rispettive
attivit di auspicatio. Il principio della collegialit 151 sembra
pienamente affermato. Come noto, per, e cos continua
Messalla, il pretore; dotato di un imperium minore rispetto ai
consoli, non poteva rogare iure i consoli 152. Pi difficile intendere il perch dellimpossibilit per il pretore di rogare un
altro pretore, forse la creatio dun magistrato maggiore doveva
lare tra magistrati con titolo diverso. Cfr. P. DE FRANCISCI, Arcana imperii III/1
(Milano 1948) 121.
151 Cfr., in generale, TH. MOMMSEN, Disegno cit. 151 ss.
152 Sul problema, e su quanto segue, Cic. ad Att. 9.9.3. ... Id adsequitur, si per
praetorem consules creantur. Nos autem in libris habemus non modo consules a praetore sed ne praetores quidem creari ius esse idque factum esse numquam; consules
eo non esse ius quod maius imperium a minore rogari non sit ius, praetores autem
cum ita rogentur ut conlegae consulibus sint, quorum est maius imperium. Anche
Cicerone, come Messalla, si pronuncia in qualit di augur.
153 Con riguardo a tale esclusivismo cfr. ancora Gell. 13.16.1.
154 Si v. per tutti P. DE FRANCISCI, Intorno allorigine etrusca del concetto di
imperium, in SE. 24 (1955-56) 41 e, pi decisamente, F. CANCELLI, Studi cit. 1 ss.
155 Genericamente: v. supra nt. 133. Interessante la prospettazione del problema da parte di KUNKEL, Staatsordnung II cit. 39: Die Wahlauspizien der Zenturienversammlung und damit auch die Auspizien, die der dort Gewhlte erlangt,
sind die hchsten (maxima), die der Tribusversammlung geringer.
156 Il provvedimento consolare pare da mettere in relazione con la pratica
dellobnuntiatio per come regolata dalla legislazione del II sec. a.C. (dati e precisazioni cronologiche, per quanto possibile, in F. DE MARTINO, Storia della costituzione2 II cit. 431 s.; cfr. III 2 cit. 301). Loligarchia, rappresentata nellagire pratico
dai magistrati maggiori, assume lorpello sacrale a difesa dei suoi interessi nel momento comiziale, salvo a limitare la possibilit dintervento alla fascia alta della
magistratura, frutto di una selezione politica e quindi pi controllata.

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

43

procedere sempre dal titolare del pi alto potere previsto nella


civitas. A ci si addice la spiegazione secondo cui lauctoritas
veterum non avrebbe consentito lelezione di un pretore in comizi presieduti da un altro pretore (e infatti a tale specie di
rogatio, verisimilmente frutto degli sconquassi della prassi costituzionale del I sec. a.C., si era opposto laugure Valerio
Messalla). Ecco che si comprende come nel comizio centuriato
convocato dai consoli vi sia una sorta di esclusivismo della potest convocante, ininfluenzabile da poteri minori 153. Un problema ulteriore quello relativo agli auspici da trarre per lelezione dei censori: si pu immaginare che i comizi centuriati
fossero in quelle occasioni presieduti dai consoli (o anche pretori?, ma dubbio il modo della creatio: forse in questo caso
prevaleva, pur nella diversit degli auspici, un potere eminente
del magistrato cum imperio o, a voler accettare la tesi che conferisce anche ai censori questo tipo di potere 154, di un imperio
maggiore). Anche se lauspicio non doveva essere uguale a
quello proprio della creatio di consoli e pretori: Censores aeque non eodem rogantur auspicio atque consules et praetores.
Forse pu immaginarsi che gli auspici in questione in questa
parte del testo non siano 155 quelli propri dei diversi magistrati,
ma quelli che servono allelezione (o pi in generale: allattivit
comiziale) delle diverse categorie magistratuali.
Leditto consolare, dal punto di vista di Messalla, rivolto
a magistrati minori rispetto allautorit convocante e comunque rispetto ai titolari di auspici massimi 156. Secondo la
premessa dellaugure, questi magistrati devono essere patricii
157 Cfr. A. GUARINO, Storia del diritto romano 12 (Napoli 1998) 232; ID., Bina
comitia de magistratibus, in Index 22 (1994) 363 s., che per non comprende tra
questi anche i questori, che ebbero come pare unorigine patrizia. Guarino, sostanzialmente, limita la dizione di Gellio minores magistratus ai soli edili curuli.
Inoltre, gli auspicia maiora, di cui parla, nella fonte non ricorrono: Messalla, contrappone auspicia maxima ad auspicia minora. Si v. anche P. DE FRANCISCI, Intorno
allorigine cit. 41.
158 Sugli auspici dei plebei da magistrati: S. MAZZARINO, Dalla monarchia cit.
206. Cfr. G. FALCONE, Liv. 10.8.9: Plebeii gentes non habent? in SDHI. 60 (1994) 613
ss. Sulle testimonianze dellauspicatio di Ti. Gracco: W. KUNKEL, Staatsordnung II
cit. 34. Importante lantica formula Auspicia ad patres redeunt (cfr. Cic. ad Brut.

44

CAPITOLO PRIMO

magistratus. I questori, dunque e probabilmente gli edili


curuli, magistrati, cio, che furono istituiti in unet in cui ancora permaneva lesclusivismo patrizio con riferimento alla copertura di (alcune) cariche magistratuali. Potrebbe insomma
affermarsi che, nella prospettiva di Messalla, rimangono esclusi
tutti quei collegi che nacquero a seguito dellavvenuta parificazione degli ordini. Tra questi i tresviri capitales. Una lettura
semplificante potrebbe suggerire che le magistrature non nate
come patrizie 157 non possedevano ius auspicandi, il quale resterebbe dunque legato allantichissimo potere dimperio 158
patrizio. Lauspicium sembrerebbe, insomma, non addirsi (e
probabilmente in pratica non serviva 159) ai magistrati eletti nei
comizi tributi. Ma lauspicio dei tresviri coloniae deducendae
eletti appunto nei comitia tributa fa cadere tale ipotesi 160.
Proprio laccenno, per, a questa assemblea, che Messalla,
pone a chiusura (almeno nella tradizione gelliana) del discorso

1.5.4; de leg. 3.3.9), da mettere in relazione con lincapacit plebea, se non nel ruolo
magistratuale auspicato. Rettamente sul rapporto auspicia-imperium, in sintesi,
M. HUMBERT, Institutions politiques et sociales cit. 212.
159 Si v. infra 47.
160 Cfr. Cic. de leg. agr. 2.12.31. Anche il dato cronologico e cio la limitazione
dellauspicio ai soli magistrati antichissimi non regge ove si considerino i poteri dei
triumviri rei publicae constituendae (sui quali, per tutti, TH. MOMMSEN, Rmisches
Staatsrecht II 3 cit. 707 ss.).
161 Il testo stato, qui come sopra, riportato secondo led. di R. MARACHE,
Aulu-Gelle, Les nuits Attiques III (Paris 1989).
162 Cfr. A. GUARINO, Bina comitia cit. 368 ntt. 30, 31; F. ALTHEIM, Italien und
Rom II (Amsterdam-Leipzig 1941) 446 nt. 152; ID., Rmische Geschichte II
(Frankfurt 1953) 460 nt. 152. Sospetta il rimaneggiamento K. LATTE, Zwei Exkurse
zum rmischen Staatsrecht I. Lex curiata und coniuratio, in NGWG. N. F. 1.3 (1934)
61, che propone: minoribus creatis magistratibus tributiis comitiis magistratus <ratus
est;> maiores centuriatis comitiis fiunt, sed ius<tus magistra>tus curiata datur lege (si
v. nt. 1). Nel senso proposto da Latte (corruzione testuale) v. anche A. HEUSS, Zur
Entwicklung des Imperiums der romischen Oberbeamten, in ZSS. 64 (1944) 76. Cfr.,
pure convinto duna tradizione del testo non corrispondente alle parole di Messalla,
e con una proposta di emendazione che pare inaccettabile, U. VON LBTOW, Das
rmische Volk. Sein Staat und sein Recht (Frankfurt a. M. 1955) 194 s.
163 Contributi allo studio del diritto augurale I (Torino 1960) spec. 443 ss. (e v. i
luoghi cit. a p. 604).

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

45

sugli auspici, impone unulteriore riflessione. Non sembra


inopportuno riportare ancora una volta il testo, che apparso
agli studiosi assai tormentato.
Gell. 13.15.4. ... Reliquorum magistratuum minora sunt
auspicia. Ideo illi minores, hi maiores magistratus appellantur.
Minoribus creatis magistratibus tributis comitiis magistratus,
sed iustus curiata datur lege; maiores centuriatis comitiis
fiunt 161.
Un primo dato, che pare smentire quanto sopra affermato
con riferimento allesclusiva attribuibilit degli auspici ai magistrati originariamente patrizi, sembra costituito dalluso di
reliqui magistratus, che pare indicare tutti i restanti magistrati.
Di difficile interpretazione si mostra il seguito del brano, a
partire da minoribus creatis magistratibus. Una delle pi interessanti interpretazioni che da parte degli studiosi moderni
hanno proposto interventi sul testo 162, appare quella di Catalano 163. Considerando sottinteso datur dopo magistratus si
pu leggere: minoribus creatis magistratibus tributis comitiis
magistratus datur. Magistratus (nom. sing.) significherebbe
magistratura 164, che data ai magistrati minori 165 (intesi

164

Malgrado recenti, autorevoli, prese di posizione, non pare possa negarsi


che il termine latino magistratus possa rendere il concetto magistratura. Si pensi,
ad esempio, alle leggi pubbliche nelle quali la generalizzazione porta ad intendere
un qualsiasi magistrato, quindi: il titolare di una magistratura, ovvero ai sintagmi
costruiti sul rapporto tra imperium, potestas e magistratus (tra le fonti si v. esemplificativamente quelle citate nel ThlL. VIII/1 s.v. magistratus [Lipsiae 1936] 92.65,
93.42-64). Contra W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 4; J. M. RAINER, Einfhrung
cit. 41.
165 Minoribus magistratibus sarebbe qui dunque dativo.
166 Su iustus nel linguaggio dei giuristi romani si v., per tutti, G. DONATUTI,
Iustus, iuste, iustitia nel linguaggio dei giuristi classici, in Ann. Perugia 3 a s. 33 (1921)
375 ss. [=Studi di diritto romano I (Milano 1976) 35 ss.] e cfr. R. SANTORO, Potere
ed azione nellantico diritto romano, in AUPA. 30 (1967) 454 s. Questultimo autore
pare nel giusto quando afferma che il magistrato (maggiore) vitio creatus pur sempre un magistrato (Varr. l.L. 6.30), anche se non ha iustum imperium e deve quindi

46

CAPITOLO PRIMO

come soggetti) creati nei comizi tributi. Lavversativa introdotta dal sed si riferirebbe al iustus 166 magistratus, che sarebbe
unicamente quello che riceve la legge curiata. Ci non significa
tuttavia che i soli magistrati minori ricevevano la legge curiata 167, anzi, visto che sappiamo che questa legge veniva attribuita sicuramente ai titolari dellimperio 168, si ipotizza che i
magistrati che non detenevano tale potere di comando, non
erano sottoposti ad una seconda votazione, ma, dopo lelezione attraverso lassemblea tributa, permanevano, dal punto
di vista del diritto magistratuale in uno stato di non perfezione 169. Si tratterebbe di magistrati e di conseguenza potevano
esercitare i loro poteri, non erano iusti 170, quindi non potevano
prendere auspici, che per, sostanzialmente, non servivano alla
loro attivit quotidiana.
Neanche i promagistrati pare , che erano insigniti

abdicare (v. Liv. 4.7.3 e cfr. A. HGERSTRM, Das magistratische ius in seinem Zusammenhang mit dem rmischen Sakralrechte [Uppsala 1929] 6 e nt. 2).
167 Si v. A. GUARINO, Bina comitia cit. 364.
168 Si v. supra
169 Si pensa anche allalto numero di magistrati che si raggiunse nellavanzata
repubblica e, di conseguenza, alla difficolt di plurime deliberazioni dei comizi
curiati, che daltra parte erano diventati la parvenza di s stessi ed erano convocati
solo per le necessit formali.
170 Per un cenno sul rapposto tra il concetto di iustus e lo stato di purit
sacrale, si v. R. SANTORO, Potere ed azione cit. 199 s.
171 Cfr. Cic. de div. 2.76; de nat. deor. 2.3.9, su cui TH. MOMMSEN, Rmisches
Staatsrecht I 3 cit. 101; ma potrebbe trattarsi solo di caduta in disuso, cos W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 30 e nt. 79. Sulla prassi auspicale adottata dai comandanti della media e tarda repubblica, non completamente corrispondente alle prescrizioni del diritto augurale, si v. S. TIMPANARO, Il De divinatione, in Cicerone,
Della divinazione (Milano 1988) xxxix s.
172 Sarebbe da studiare il fatto che limperium, fuori da quelli che dovevano
essere gli schemi tradizionali della costituzione dello stato patrizio, fosse attribuito (col consenso o la spinta dei patres), dal concilio plebeo, come nel caso di
Publilio Filone alle porte di Napoli (Liv. 8.23.12), assemblea in quel tempo non
aveva neppure completa capacit deliberativa. Cfr. I. BUTI, Appunti in tema di prorogatio imperii II. La casistica delle fonti fino al 218 a.C., in Index 20 (1992) 438 ss.
173 Omnes magistratus auspicium iudiciumque habento ... Cfr. 3.12.27. Deinceps idcirco omnibus magistratibus auspicia et iudicia dacta sunt ... Su questultimo

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

47

dellimperium, possedevano il diritto agli auspici 171, che allora


si manifesterebbe come inscindibile legame tra i magistrati
originari della repubblica, con le pi antiche mutazioni, ed il
populus 172.
Questa ricostruzione non tiene per conto dellesistenza,
attestata da Messalla, di auspicia minora relativi ai magistrati
minori. Inoltre anche laffermazione di Cicerone, al termine
della sua discriptio magistratuum nel de legibus (3.3.10 173),
cozza con la ricostruzione fin qui delineata, perch afferma
nettamente lauspicatio di tutti i magistrati, e dopo aver parlato
espressamente e singolarmente dei magistrati minori. Se, con
riguardo al iudicium, non abbiamo notizie che lo esercitassero,
ad esempio i tribuni militum o i tresviri monetales 174, abbiamo
diverse attestazioni per quanto riguarda altri magistrati minori 175. Certo, a voler concedere la legge curiata a tutti i magistrati (non intervenendo dunque sul testo di Messalla, come
pare potersi fare secondo i pi recenti studi) 176 si potrebbe
pensare alla prospettazione di concedere dignitas particolare
testo cfr. J. MARTIN, Die Provocation in der klassischen und spten Republik, in Hermes 98 (1970) 93 s.
174 Gli studiosi sembrano, sul tema, concordi.
175 Per i tresviri capitales fonti al cap. III 1 (infra 171 ss.). Ps. Asc. 201 St.
una fonte relativa (anche) al iudicium dei censori.
176 Cfr. A. MAGDELAIN, Recherches sur limperium, la loi curiate et les auspices dinvestiture (Paris 1968) 14 ss.; ID., Note sur la loi curiate et les auspices des
magistrats, in RHD. 42 (1964) 198, ora in Jus imperium auctoritas (Rome 1990) 307;
J. J. NICHOLLS, The content of the lex curiata, in AJPh. 88 (1967) 271 ss. Tra gli
editori di Gellio si v. R. MARACHE, in Aulu-Gelle, Les nuits Attiques III cit. 200
(Notes complmentaires). Sullauspicium come comune denominatore della magistratura: A. GIOVANNINI, Consulare imperium cit.
177 Si cfr. anche la restaurazione degli auspici da parte di Augusto (W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 30 e nt. 80).
178 Si tratta, come ben noto, di un testo tratto dal manuale (pervenutoci in una
seconda edizione) approntato dallerudito per Pompeo, che digiuno delle prassi
tecniche dellorganizzazione pubblica romana si apprestava a ricoprire il consolato nel 70 a.C. Sul punto: M. BRETONE, Tecniche e ideologie cit. 15 s.
179 Anche se probabile che potessero convocare il senato gi al tempo della
seconda guerra punica: F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 II cit. 249 e
nt. 102.

48

CAPITOLO PRIMO

alla magistratura nel suo complesso. Lintervento delle curie


era, insomma, richiesto anche per lentrata in carica dei magistrati minori, non avendo la lex curiata una funzione esclusiva
di ratifica dellimperium. Il conferimento formale del potere di
auspicare e giudicare 177 appare cos funzionale alla dignit ed
alla posizione costituzionale del magistrato nei confronti del
privatus.
Per una determinazione di quali magistrature fossero considerate maggiori forse utile la lettura di un frammento di
Varrone 178, conservato ancora da Gellio, riporta una lista di
soggetti che potevano convocare il senato:
Gell. 14.7.4. Primum ibi ponit, qui fuerint, per quos more
maiorum senatus haberi soleret, eosque nominat: dictatorem,
consules, praetores, tribunos plebi, interregem, praefectum
urbi; neque alii praeter hos ius fuisse dixit facere senatusconsultum, quotiensque usus venisset, ut omnes isti magistratus
eodem tempore Romae essent, tum quo supra ordine scripti
essent, qui eorum prior aliis esset, ei potissimum senatus consulendi ius fuisse ait, 5. deinde extraordinario iure tribunos
quoque militares, qui pro consulibus fuissent, item decemviros, quibus imperium consulare tum esset, item triumviros reipublicae constituendae causa creatos ius consulendi senatus
habuisse.
Se si escludono i tribuni, che non avevano un ius origina-

180

Stranamente J. M. RAINER, Einfhrung cit. 96 ss., lo pone tra i magistrati


minori (una prova in contrario potrebbe essere anche D. 2.4.2 [Ulp. 5 ad ed.], che
seppur assai pi tardo sembra potersi utilmente leggere insieme con il testo di
Varrone).
181 Interessante che lerudito nomini poi il triumvirato rei publicae constituendae: si tratta infatti duna seconda redazione rispetto alloriginaria (presto perduta,
come dimostra lo stesso testo di Gellio, v. M. BRETONE, Tecniche e ideologie cit.
15), approntata per Pompeo. Nota linnesto del ius extraordinarium V. GIUFFR,
Lagire sua causa, non civium. Osservazioni sulla volgarizzazione dellepicureismo a
Roma, in AAP. n.s. 21 (1972) 202.

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

49

rio 179, risultano i magistrati maggiori. Dittatore, consoli, pretori, interr e praefectus urbi 180 costituiscono, nella intelaiatura
dellantiquario, che coniuga poteri antichi ma vivi a quelli desueti 181, i magistrati tradizionalmente dotati dimperium. Tra
questi quelli eletti si affiancano a quelli nominati con procedure particolari 182. Aggiungendo i censori, che certamente
sono magistrati maggiori (lo sappiamo del testo di Messalla
tramandato da Gellio), abbiamo un quadro completo. Accanto
ai magistrati nominati con procedure straordinarie si pu notare una costanza di rapporto con lassemblea per centurie:
non ricorrono infatti magistrati eletti nei comizi tributi.
4. Caratteri della magistratura. Dopo linquadramento
storico della magistratura ed il tentativo di definizione del
nesso tecnico magistratus minor (magistratus minores) si pu
forse tentare una sistemazione dei caratteri propri dei tresviri
capitales in quanto magistrati minori, prima di studiarne le
mansioni specifiche.
Si visto che lelezione, come probabilmente anche per i
questori, i tresviri coloniae deducendae etc. avveniva nei co-

182 Dittatore, magister equitum, praefectus urbi; per tutti, F. DE MARTINO,


Storia della costituzione 2 I cit. 439 s., 452 s., IV/1 cit. 641 ss. rispettivamente.
183 Cfr. F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 460 con fonti in nt. 10;
per la convocazione: 469; per la presentazione duna lista di candidati: 471. Si v.
anche H. H. SCULLARD, Roman Politics cit. 18 ss.; V. GIUFFR, Il diritto pubblico
cit. 71; F. CASSOLA, L. LABRUNA, Linee 3 cit. 107, 210 s.
184 F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 431 nt. 89. Cfr. anche
E. S. STAVELEY, Greek and Roman Voting and Elections (London 1972) 176 ss.,
179 ss.
185 Cfr. F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 II cit. 258.
186 F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 467.
187 Nulla quaestio, invece, per A. GUARINO, Bina comitia cit. 364.
188 Brevi studi di diritto romano II/4. Suprema e sol occasus in XII Tab. 1,9 e
nella lex Plaetoria de praetore urbano cit. 116 s., limpostazione di Albanese qui
naturalmente legata al suo nuovo tentativo di datazione (v. supra 26 ss.).

50

CAPITOLO PRIMO

mizi tributi 183, sotto la presidenza del pretore urbano 184, che
prendeva auspicia minora 185 e procedeva alla creatio 186.
Contro una consolidata tradizione di studi 187, Bernardo
Albanese non crede che fossero necessariamente i comitia tributa a dover procedere allelezione dei tresviri: se mai la legge
avesse voluto specificamente attribuire lelezione dei tresviri
ai comizi tributi, non avrebbe certo parlato genericamente di
populum rogare. Una locuzione del genere appare, piuttosto,
adeguata per sancire genericamente lobbligo, per il pretore, di
fare votare da parte delle assemblee popolari (comizi centuriati
o tributi, a scelta del magistrato, o in conformit a criteri di
competenza allora vigenti) la nomina dei tresviri; ed un ordine
legislativo siffatto si attaglierebbe bene ad una creazione ex
novo della magistratura dei tresviri capitales 188.
Questa ricostruzione appare per pi versi difficile da accettare 189. Per prima cosa e come gi sopra notato 190 sembra strano che un plebiscito potesse determinare verisimilmente prima della lex Hortensia lattivit dun magistrato
cum imperio. Populum rogare poi sicuramente locuzione
tecnica con riferimento allattivit dei comizi tributi 191: non
189 Del resto assai pianamente Cicerone, nella pro Cluentio (13.39), parla di
suffragia populi in relazione allelezione di un triumviro capitale, in unepoca in cui
non v dubbio che i tresviri fossero votati dai comizi tributi. Cfr. anche Fest. s.v.
Praefecturae [262 L.].
190 Si v. supra 28.
191 Cfr. L. R. TAYLOR, Roman Voting Assemblies from the Annibalic War to the
Dictatorship of Caesar (Ann Arbor 1966) 60. Su populus, per tutti, R. ORESTANO, Il
problema delle persone giuridiche in diritto romano (Torino 1968) 196 ss.; P. CATALANO, Populus Romanus Quirites 2 (Torino 1974) spec. 97 ss.; L. PEPPE, s.v. Popolo,
in ED. XXXIV (Milano 1985) 315 ss.; ID., La nozione di populus e le sue valenze, in
Staat und Staatlichkeit in der frhen rmischen Republik (Stuttgart 1990) 312 ss.; L.
LABRUNA, Civitas, quae est constitutio populi.... Per una storia delle costituzioni, in
Labeo 45 (1999) 165 ss.
192 Del resto Cicerone, nella sua orazione contro la proposta di Rullo, afferma
che la potestas discende dal populus (cfr. Fest. [Paul.] s.v. Cum potestate [43 L.])
e con questo termine evidente che indichi anche i comizi tributi: de leg. agr. 2.7.17.
... Totiens legibus agrariis curatores constituti sunt IIIviri, Vviri, Xviri; quaero a populari
tribuno plebis ecquando nisi per XXXV tribus creati sint. Etenim cum omnis potestates, imperia, curationes ab universo populo Romano proficisci convenit ...; 2.11.27. ...

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

51

pare che dalle fonti possa emergere una dizione pi precisa 192,
basti pensare infatti alla praescriptio della lex Quinctia de aquaeductibus, com noto lunica rimastaci per intero 193 e riferita
ad una rogatio ai comitia tributa 194:
Frontin. de aq. 129.1 (FIRA. I 2 nr. 14, p. 152). T. Quinctius
Crispinus consul populum iure rogavit populusque iure scivit
in foro pro rostris aedis divi Iulii pr(idie) <K(alendas)> Iulias 195.
Inoltre non si ha notizia di collegi magistratuali che potessero essere eletti indifferentemente in diverse assemblee. In
Hic autem tribunus plebis quia videbat potestatem neminem iniussu populi aut plebis posse habere ... (qui Cicerone menziona anche la plebe, con riferimento evidente
alle potestates plebe).
193 Cfr. G. RIES, Prolog und Epilog in Gesetzen des Altertums (Mnchen 1983)
128.
194 Differente doveva essere la rogatio (e quindi la praescriptio) dei plebiscita,
come si pu arguire dalla cd. lex Antonia de Thermessibus (FIRA. I 2 135 nr. 11);
J.-L. FERRARY, in Roman Statutes I ed. by M.C. CRAWFORD [London 1996] 333)
[cfr. G. RIES, Prolog und Epilog cit. 128 nt. 15] e dalla pur scherzosa (ma importante
proprio perch sembra riportarne le formalit) lex convivialis quae dicitur Tappula
[ILS. 8761; cfr. Fest. s.vv. Tappulam legem, Tappula (Paul.) 496 s. L.], sulla quale
v. A. VON PREMERSTEIN, Lex Tappula, in Hermes 39 (1904) 327 ss.; G. ROTONDI,
Leges publicae cit. 486.
195 Cfr. C.H. WILLIAMSON, J.A. CROOK, M.H. CRAWFORD, in Roman Statutes II ed. by M.C. CRAWFORD (London 1996) 794 s. Altre attestazioni conferenti, seppur generiche, non mancano. Si pensi allabbreviatura probiana
P.I.R.P.Q.I.S.I.F.P.R.E.A.D.P. populum iure rogavit populusque iure scivit in foro pro rostris
ex ante diem pridie (FIRA. II 2 455, 3.1), che chiaramente si riferisce allassemblea
tributa, vista la menzione duna votazione in foro. Ancora, le definizioni giurisprudenziali della legge che si riferiscono al momento genetico menzionano un populus
indifferenziato: Gai 1.3. Lex est quod populus iubet atque constituit; Capit. [frg. 24
Strz.] ap. Gell. 10.20.2. Lex ... est generale iussum populi aut plebis rogante magistratu. Cfr. anche Fest. s.v. Rogatio [326 L.].
196 Si tratta del problema dellimperium censorio, finora come pare irrisolto dalla moderna storiografia. Cfr. F. CANCELLI, Studi cit. 1 ss.; F. CASSOLA,
L. LABRUNA, Linee 3 cit. 121 ss.
197 Si pensi, ad esempio, alle deviazioni funzionali dei casi di attribuzione straordinaria dellimperium da parte dei concili plebei, con una deliberazione davallo
del senato, a partire dal 326 a.C. su cui H. KLOFT, Prorogation und ausserordentliche
Imperien 326-81 v. Chr. Untersuchungen zur Verfassung der rmischen Republik

52

CAPITOLO PRIMO

particolare non sembra possibile che i tresviri avessero un qualche rapporto con i comizi centuriati, legati a collegi magistratuali assai antichi e comunque detentori se non sempre di
imperium 196 almeno di una potestas elevatissima. Loriginaria
assemblea militare non fu modificata, nelle sue competenze
elettorali, dopo il cd. compromesso licinio-sestio, ed in generale si tese anzi a spogliarla di attribuzioni 197.
Fidando quindi nella tradizione storiografica che vede i
tresviri eletti (sempre) nei comizi tributi (per la sua sostanziale
consonanza con le fonti in nostro possesso), contro unautorevole opinione 198, si pu affermare che lelezione attraverso i
comitia tributa non costituiva una prassi, essendo stata sanzionata per i tresviri dalla cd. lex Papiria. Piuttosto, nel pi ampio
impiego di questa forma assembleare, pu intravedersi una
tendenza, anche se molto sfumata rispetto alle prospettazioni
moderne, alla democratizzazione 199.
(Meisenheim am Glan 1977) spec. 19 ss.; I. BUTI, Appunti in tema di prorogatio
imperii II cit. 438 ss. Pi in generale: F. GRELLE, s.v. Comitia cit. 605.
198 F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 438, che, nel caso di specie,
si riferisce ai tribuni militum.
199 Sulle tendenze democratiche a Roma nella media repubblica, con riferimento anche alla progressiva elettivit delle cariche magistratuali, si v. soprattutto
K. BCHNER, Die rmische Republik im rmischen Staatsdenken (Freiburg i. B.
1947); P. DE FRANCISCI, Sintesi storica del diritto romano 2 cit. 99 (con esplicito riferimento ai tresviri nocturni o capitales), cfr. anche 106; F. P. CASAVOLA, Relazione
introduttiva, cit. 23 ss.; M. MARRONE, Relazione di sintesi, in Roma tra oligarchia e
democrazia cit. 259 ss.; R. SYME, Oligarchy at Rome: A Paradigm for Political Science,
in Diogenes 141 (1988) 56 ss., ora in Roman Papers VI (Oxford 1991) 323 ss.; M.
MALAVOLTA, s.v. Magistratus cit. 312 (ove la menzione specifica dei tresviri [nocturni] ed una reprensibile opinione sui quinqueviri cis Tiberim, cfr. D. 1.2.2.31,
Pomp. l. sg. ench.); una rassegna delle opinioni storiografiche sul problema si trova
in L. LABRUNA, Qualche riflessione cit. 47 ss.; ora si cfr. anche, M. JEHNE (hg.), Demokratie in Rom? Die Rolle des Volkes in der Politik der rmischen Republik (Stuttgart
1995), ove, in particolare, K.-J. HLKESKAMP, Oratoris maxima scaena: Reden vor
dem Volk in der politischen Kultur der Republik 32; A. SCHIAVONE, La storia spezzata.
Roma antica e Occidente moderno (Roma-Bari 1996) 77 s. Sul problema dellauctoritas patrum e della lex Maenia (G. ROTONDI, Leges publicae cit. 248 s.; J. BLEICKEN, Lex publica. Gesetz und Recht in der rmischen Republik [Berlin-New York
1975] 296 ss.): F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 476; II cit. 149 ss.
(con la dimostrazione a p. 151 e nt. 33 , convincente, che lauctoritas patrum

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

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Le singole competenze, che saranno trattate nei prossimi


capitoli, sono riconducibili ad una potestas specifica 200, discendente da statuizioni normative 201 (con tutta probabilit le
leggi e i plebisciti menzionati nella cd. lex Papiria 202), inveratesi
in prassi applicative. Oltre ai poteri particolari inerenti alla carica, una fonte attesterebbe per i magistrati minori in generale
la possibilit di tenere contiones 203. Che nella prassi i tresviri lo
facessero sembra almeno dubbio 204, vista la loro posizione di
fosse necessaria anche per le deliberazioni dei comizi tributi). Sul problema del voto
segreto, per quanto riguarda le elezioni magistratuali, con tutta verisimiglianza anche quelle relative ai magistrati minori, si v. ora F. SALERNO, Tacita libertas. cit.,
spec. 148 ss.
200 Cfr. F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 489 s.; IV/1 cit. 285.
201 Si pensi, per un paragone, allo ius potestasque coercendi concesso dalla lex
Quinctia de aquaeductibus al curator aquarum (Frontin. 129.5; FIRA. I 2 nr. 14 p. 153,
ll. 20 ss.; C.H. WILLIAMSON, J.A. CROOK, M.H. CRAWFORD, Roman Statutes II cit.
794 ss.), cfr. F. LA ROSA, Note cit. 235, o, ancora ai poteri coercitivi degli edili, discendenti, secondo W. SOLTAU, da leggi e senatoconsulti (ma, probabilmente, solo
da leggi): Die ursprngliche Bedeutung und Competenz der aediles plebis, in Historische Untersuchungen A. Schaefer gewidmet (Bonn 1882) 106 ss.
202 Sulla tesi di Albanese v. supra 26 ss., 50.
203 Schol. Bob. in Clod. et Cur. p. 330 Orelli [p. 90 St.] attesta probabilmente
una contio politica convocata dal questore Clodio. Cfr. F. PINA POLO, Las contiones civiles y militares en Roma (Zaragoza 1989) 48, 293; E. DE RUGGIERO, Il consolato cit. 802.
204 A meno di non voler loro riconoscere, come eredi dei questori nella preparazione dei giudizi per populum, la competenza ricordata da Varr. l. L. 6.90. Circum muros mitti solitus quo modo inliceret populum in eum <locum>, unde vocare
posset ad contionem, non solum ad consules et censores, sed etiam qu<a>estores,
commentarium indicat vetus anquisitionis M. Sergi, Mani filii, qu<a>estoris, qui capitis
accusavit <T>rogum ..., in cui si afferma che laccensus poteva convocare il popolo
in contione anche davanti ad un questore.
205 V. infra 120 ss.
206 Gai 1.6. Ius edicendi habent magistratus populi Romani.
207 Tra questi magistrati lo esercitavano, nella misura degli edili curuli a Roma,
quelli inviati nelle province (cd. senatorie) a seguito dei governatori: Gai 1.6. ...
amplissimum ius est ... in edictis aedilium curulium, quorum iurisdictionem in provinciis populi Romani quaestores habent: nam in provincias Caesaris omnino quaestores
non mittuntur, et ob id hoc edictum non proponitur. Naturalmente bisogna ragionare in termini di competenze funzionali. Sulla iurisdictio dei questori si v. per tutti
G. IMPALLOMENI, Leditto degli edili curuli cit. 136; TH. MOMMSEN, Rmisches
Staatsrecht II 3 cit. 566 e nt. 6; F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 IV/1 cit.

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CAPITOLO PRIMO

scarso profilo politico e di sostanziale subordinazione alle direttive del senato, che sar stato particolarmente guardingo nei
confronti di attivit politicamente pericolose operate da magistrati di basso rango e per ci stesso socialmente meno controllabili 205. Il ius edicendi, proprio di tutti i magistrati romani 206, che non sembra fosse esercitato al di sotto dei questori 207 in vista dellapplicazione giurisdizionale, poteva essere
utilizzato per dare pubblicit, ed in questo senso si pu ipotizzare una qualche autonomia dei tresviri 208.
Per i tresviri, come per gli altri magistrati, era impossibile
essere accusati di repetundae durante la carica. Ci risulta da
unintegrazione, abbastanza attendibile 209, di l. 8 della lex repetundarum epigrafica 210.
Sulla responsabilit 211 non abbiamo altre notizie se non

631; A. GUARINO, Gaio e ledictum provinciale, in Iura 20 (1969) 154 ss. [=Pagine
di diritto romano IV (Napoli 1994) 279 ss.]; R. MARTINI, Ricerche in tema di editto
provinciale (Milano 1969) 137 ss.; W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 527 e nt. 64,
529 nt. 68. Invero essa rimane misteriosa, cfr. T. SPAGNUOLO VIGORITA, La giurisdizione fiscale tra Augusto e Adriano, in Atti Copanello 1996 nt. 54, in c. di stampa,
che ho potuto leggere per gentilezza della.
208 Anche se in materia di ordine pubblico siamo a conoscenza di editti
pretori, v. per un caso famoso Liv. 25.1.10-11, discusso infra nel II capitolo
(122 ss.).
209 Cfr. infra, nt. 231.
210 De heisce dum mag(istratum) aut imperium habebunt ioudicium non fiet.
211 Si v. infra 146 ss., per il problema della in ius vocatio.
212 Si tratta, ancora, dei fatti narrati da Liv. 25.1.10-11, su cui pi ampiamente,
infra 122 ss.
213 Val. Max. 8.1 damn. 5-6. Sul problema dei processi tribunizi: F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 368; M. HUMBERT, Le tribunat de la plbe et le
tribunal du peuple: remarques sur lhistoire de la provocatio ad populum, in MEFRA.
100/1 (1988) 431 ss.; B. SANTALUCIA, I tribuni e le centurie, in Seminarios Complutenses 1 (1989) 205 ss. [=Scritti in memoria di D. Pieraccioni a cura di M. BANDINI e
F. G. PERICOLI (Firenze 1993) 267 ss. =Studi di diritto penale romano (Roma 1994)
49 ss.], che pare aver dimostrato lalta risalenza dei processi tribunizi davanti al
popolo (a seguito della norma decemvirale, sulla quale si tengano per presenti le
generali perplessit di A. GUARINO, Il dubbio contenuto pubblicistico delle XII tavole, in Labeo 34 [1988] 323 ss. = PDR. IV cit. 87 ss.). In generale sulla responsabilit
dei magistrati: TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 698 ss. Sul fatto che in

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

55

una sorta di rimprovero subito nel 213 212 e due processi tribunizi contro triumviri nocturni, rei di non aver ben compiuto il
loro dovere di sorveglianza antincendio, probabilmente nella
seconda met del III secolo a.C. 213.
Nella cd. lex Latina tabulae Bantinae 214 i tresviri sono menzionati tra i magistrati obbligati al giuramento in legem 215:
l. 14-22. [co(n)s(ul), pr(aetor), aid(ilis), q(uaestor), IIIuir
cap(italis),? IIIuir a(greis) d(andeis) a(dsignandeis)?, qu]ei nunc
est, is in diebus (quinque) proxsumeis quibus v queique eorum
sciet h(ance) l(egem) populum plebemve
[iusisse iourato, ita utei i(nfra) s(criptum) est. item]
dic(tator), co(n)s(ul), pr(aetor), mag(ister) eq(uitum), cen(sor),
aid(ilis), tr(ibunus) pl(ebis), q(uaestor), IIIuir cap(italis), IIIuir
a(greis) d(andeis) a(dsignandeis), ioudex ex h(ace) l(ege) plebive scito
Valerio Massimo siano testimoniati notturni quando esistevano gi i capitali si pu
immaginare o che lincendio sia avvenuto prima dellepoca proposta nel testo (cosa
giustificata pare anche dalla durezza della punizione), sia che la nomenclatura
ufficiale capitales non si sia affermata se non quando i tresviri dismisero le funzioni notturne a favore dei quinqueviri e cio da quando divennero magistrati, nei
primi decenni del II secolo a.C., secondo quanto qui si propone.
214 Sullo stato delle conoscenze relativo a questa legge, in particolare su datazione ed identificazione, si v., da ultimo, J. S. RICHARDSON, in Roman Statutes I
cit. 193 ss.
215 Si v. anche F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 491 e nt. 10.
216 Il testo riportato secondo ledizione di J. S. RICHARDSON, in Roman
Statutes I cit. 200.
217 Su questa prassi, per la quale le testimonianze risalgono alla fine del III
secolo a.C., si rimanda a G. I. LUZZATTO, Sul nuovo frammento di legge romana
rinvenuto a Taranto, in Arch. Stor. Pugliese 4 (1951) 33 ss.; cfr. anche ID., Sul
iusiurandum in legem dei magistrati e senatori romani. Postilla a proposito del frammento tarentino, in Scritti della Facolt giuridica di Bologna in onore di U. Borsi (Padova 1955) 27 ss. [=Scritti minori epigrafici e papirologici (Bologna 1984) rispettivamente: 160 ss.; 289 ss.].
218 Il iusiurandum in legem non pare prospettarsi, quindi, come una semplice
derivazione dal generico iusiurandum in leges, cfr. G. I. LUZZATTO, Sul iusiurandum
in legem cit. 35.
219 Per indicazioni su datazione ed identificazione si v. J. S. RICHARDSON, in
Roman Statutes I cit. 209 ss. (a p. 209 unampia bibliografia). Il giuramento menzionato a l. 20 ss.

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CAPITOLO PRIMO

[factus c. 5 queiquomque eorum p]osthac factus erit,


eis in diebus (quinque) proxsumeis quibus quisque eorum
mag(istratum) inperiumve inierit iouranto,
[ita utei i(nfra) s(criptum) est. eis c. 5 pro ae]de Castorus palam luci in forum uorsus et ei<s>dem in diebus (quinque) apud q(uaestorem) iouranto per Iouem deosque
[Penateis, seese quae ex h(ace) l(ege) oport]ebit facturum
neque sese advorsum h(ance) l(egem) facturum scientem d(olo)
m(alo) neque seese facturum neque intercesurum
[esse q(uo) h(aece) l(ex) minus setiusue fiat. qu]ei ex h(ace)
l(ege) non iourauerit is magistratum inperiumue nei petito neiue gerito neiue habeto neiue in senatu
[posthac sententiam deicito ne]iue quis sinito neiue eum
censor in senatum legito. quei ex h(ace) l(ege) <iourauerit>, is
facito apud q(uaestorem) urb(anum)
[utei nomen in taboleis pobliceis sc]riptum siet; quaestorque ea nomina accipito et eos, quei ex h(ace) l(ege) apud sed
iourarint, facito in taboleis
[pobliceis utei scriptos habeat. vacat] vacat 216.
Assai disputate la datazione e lidentificazione della norma.
Di certo, per, appartiene al periodo della cd. crisi della repubblica, in cui la tecnica del iusiurandum in leges 217 venne
affinata, in prospettiva molto probabilmente antisenatoria,
con la previsione di giuramenti in legem, riferiti, cio a singoli
atti legislativi, nei confronti dei quali il magistrato doveva obbligarsi 218 a far tutto quanto prescrivessero, a non commettere,
220

Alle ll. 19 ss. del Block C (Delphi Copy) p. 243 delled. a cura di M. H.
CRAWFORD, J. M. REYNOLDS, J.-L. FERRARY, PH. MOREAU, Roman Statutes I cit.
Nella raccolta edita da CRAWFORD, p. 231 ss., si trovano riportati i principali tentativi di attribuzione e datazione.
221 I magistrati che non adempiono allobbligo sono destituibili; cfr. M. MALAVOLTA, s.v. Magistratus cit. 323.
222 Cfr. TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 27 ss.; W. KUNKEL,
Staatsordnung cit. 186 ss.; M. MALAVOLTA, s.v. Magistratus cit. 310.
223 Sulleiurare magistratum: TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 625;
M. MALAVOLTA, s.v. Magistratus cit. 314. Sulla durata annuale della magistratura,

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

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con dolo, alcunch contro di essi, a non intercedere, qualora


avessero la posizione costituzionale per farlo. Tra le fonti a noi
pervenute si trova tale tipologia di giuramento anche nel cd.
fragmentum Tarentinum 219 e nella cd. lex de provinciis praetoriis 220. Le conseguenze del mancato giuramento erano, dal
punto di vista politico, assai gravi, come si pu vedere in particolare dalle ll. 19 s. 221.
Per quanto riguarda la Rangordnung e la menzione dei
tresviri nella lex Latina si veda anche quanto, subito innanzi, si
dir sulle norme de repetundis.
Come generalmente tra le magistrature romane strutturate
su pi titolari, vigeva fra i tresviri il principio di collegialit, nel
senso che ciascuno di loro poteva esercitare per lintero le
mansioni inerenti alla potest magistratuale e poteva intercedere nei confronti dun atto del collega 222.
Oltre che allentrata in carica, i tresviri, come tutti i magistrati, dovevano prestare giuramento al termine dellanno nel
quale si concludeva la carica 223.
Come le altre magistrature al di sotto della questura, il
triumvirato non dava diritto (almeno per let repubblicana 224)
per tutti: U. COLI, Sui limiti di durata delle magistrature romane, in Studi in onore di
V. Arangio-Ruiz IV (Napoli 1953) 394 ss. [=Scritti di diritto romano I (Milano 1973)
485 ss.].
224 Naturalmente bisogna tener presente la possibilit di lectiones straordinarie di singoli non in quanto magistrati (v. P. WILLEMS, Le snat I cit. 289).
225 Cfr., per tutti, P. WILLEMS, Le snat II cit. 162 nt. 10; TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I cit. 211 s.
226 Si v. R. KNAPOWSKI, Der Staatshaushalt cit. 20 ss., 69 ss.; ID., Die Staatsrechnungen der rmischen Republik in den Jahren 49-45 v. Chr. (Frankfurt a. M. 1967) 30
ss., in particolare sugli ausiliari dei tresviri capitales, 36, xv.
227 TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I3 cit. 293 ss.; P. WILLEMS, Le snat
II cit. 380; M. MALAVOLTA, s.v. Magistratus cit. 310; H. G. PFLAUM, Les salaires
des magistrats et de fonctionnaires du Haut-Empire, in Le dvaluations Rome [I]
(Rome 1978) 311.
228 Questo nome, tradizionalmente attribuito a quella faccia delle Tabulae
Bembinae (dodici frammenti duna tavola bronzea, undici ritrovati in luogo sconosciuto [a Roma?] nel tardo XV o nel XVI secolo [non oltre il 1521], appartenuti
a Pietro Bembo; uno scoperto nel secolo scorso; sette dei frammenti romani, e
quello di pi recente ritrovamento, sono presso il Museo Archeologico Nazionale
di Napoli, due a Vienna; gli ultimi due, perduti, sono noti tramite apografi cin-

58

CAPITOLO PRIMO

allingresso nei ranghi senatori, n a partecipare alle sedute


dellalto consesso 225, n naturalmente concedeva alcun tipo
di aspettativa giuridica a percorrere ulteriormente i gradi magistratuali.
Lonore magistratuale, a differenza dellimpiego come ausiliare 226, era gratuito 227.
5. Le norme de repetundis. Gli studiosi che finora si sono
occupati della storia dei tresviri capitales hanno utilizzato la
menzione nella cd. lex Acilia repetundarum 228 unicamente al
fine della puntualizzazione cronologica del loro ingresso nella
magistratura 229. Invero pare interessante indagare sul motivo
dellinclusione di tali infimi magistrati tra quelli potenzialmente responsabili de repetundis.
quecenteschi. Sullaltro lato si trova incisa una lex agraria), non sembra appropriato:
la legge non stata infatti rogata secondo la pi recente storiografia da un Acilio, come aveva ipotizzato TH. MOMMSEN, Lex repetundarum, ora in Gesammelte
Schriften I. Juristische Schriften I (Berlin 1905) 17 s., 20 ss.; per tutti si v. G. TIBILETTI, Le leggi de iudiciis repetundis fino alle guerre sociali, in Ath. 41 (1953) 19 ss.;
cfr. (A. W. LINTOTT, H. B. MATTINGLY), M. H. CRAWFORD, in Roman Statutes I cit.
39 ss.; sulluso della parentesi per indicare due dei tre autori che hanno trattato della
lex repetundarum nellopera collettiva citata, si rinvia a CRAWFORD, ibid. 36 ed alla
Discussione (tra H. GALSTERER, M. HUMBERT, U. LAFFI, M. H. CRAWFORD, E.
GABBA), in Ath. 84 (1996) 604 ss.
229 Si v. supra nt. 228.
230 Anche con riguardo a questo testo epigrafico ledizione trascritta quella
edita da M. H. CRAWFORD, Roman Statutes I cit. 65 (cfr. supra in nt. 230).
231 Ad esempio come si pu notare dai segni diacritici usati nella trascrizione la menzione dei tresviri capitales unintegrazione, anche se quasi
certa, perch corrispondente, parzialmente, a l. 16, cfr. anche l. 8, pure integrata
[M. H. CRAWFORD, Roman Statutes I cit. 67, 65]. Per altri problemi si v. C. VENTURINI, Studi sul crimen repetundarum nellet repubblicana (Milano 1979) 91 ss.; e
il testo, lapparato critico ed il commento in M. H. CRAWFORD (ed.), Roman Statutes I cit., rispettivamente, 65 ss., 75 ss., 95 ss.
232 Lex repetundarum cit. 26.
233 Cfr. F. CASSOLA, L. LABRUNA, Linee 3 cit. 252.
234 Cfr. F. WIEACKER, Rmische Rechtsgeschichte I cit. 425 s. M. TALAMANCA,
in Lineamenti di storia del diritto romano 2 cit. 102, cos descrive questa tendenza
caratteristica della legislazione romana: La struttura analitica tradisce normalmente, nei provvedimenti normativi espressi, la preoccupazione del legislatore nei

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

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l. 2. [ ab eo quei dic(tator), co(n)s(ul), pr(aetor), mag(ister)


eq(itum), cen(sor), aid(ilis), tr(ibunus) pl(ebis), q(uaestor),
IIIuir cap(italis), IIIuir a(greis) d(andeis) a(dsignandeis),
tr(ibunus) mi]l(itum) l(egionibus) (quattuor) primis aliqua
earum fu//erit, queive filius eorum quoius erit, quoius pater
senator siet, in annos singolos pequniae quod siet amp[lius (sestertium) n(ummum)??? ] 230.
Lelenco dei soggetti attivi del reato, conservato solo nella
parte finale, presenta alcuni problemi di integrazione 231.
Nella prospettazione mommseniana 232, soggetti passivi del
reato potevano essere esclusivamente i sudditi provinciali, per
ottenere giustizia degli abusi pi gravi ... compiuti nelle province da magistrati mandati a governarle 233. Assumendo tale
ricostruzione, pare strana la presenza nella lista di l. 2 dei
tresviri capitales e di tutti quegli altri magistrati con caratteristiche e funzioni pi specificamente urbane, non dotati in
particolare di imperium e quindi incapaci di provocare malversazioni nelle province.
Si potrebbe pensare, pi che ad una possibilit di coinvolgimento di tresviri capitales nellambito delle fattispecie criminose, alla tendenza allesaurimento di tutte le categorie magistratuali nella previsione normativa, in corrispondenza di una
caratteristica tipica delle leggi tardo repubblicane 234 (si pensi

confronti dellinterpretazione del testo legislativo e del connesso arbitrio dellinterprete: a questa preoccupazione si tenta di ovviare riducendo al minimo, attraverso
una descrizione completa dei casi, tale arbitrio. Si tratta, insomma, di strutturare la
legge seguendo una formulazione per quanto possibile resistente allattivit di eteroregolamentazione (anche di matrice giurisprudenziale). Per una simile riflessione
di teoria generale, non disgiunta dalla valutazione dellesperienza storica, si v. P.
RESCIGNO, Manuale del diritto privato italiano 11 (2a rist. Napoli 1996) 33 s. Non
sembra dunque da condividere quanto affermato genericamente da M. VARVARO,
Per uninterpretazione della lex de XX quaestoribus, in AUPA. 43 (1995) 580 (cfr.
582), sul modestissimo grado di astrazione cui erano pervenuti i Romani nella
formulazione dei precetti legislativi, dovuto ad una presunta rozzezza della tecnica
normativa romana, facilmente smentibile. Con maggiore sensibilit storica si parlato, ad esempio, di tendenza al pleonasmo, cfr. L. MITTEIS, Rmisches Privatrecht

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CAPITOLO PRIMO

anche allinclusione di dictator e magister equitum, magistrature sostanzialmente desuete 235).


Una pi recente interpretazione del testo epigrafico in
questione, dovuta a Carlo Venturini 236, tra laltro, comprende i

bis auf die Zeit Diokletians I. Grundbegriffe und Lehre von den Juristischen Personen
(Leipzig 1908) 91 nt. 58, pur se il problema di specie non appare pienamente centrato, si v. A. GUARINO, Actio petitio persecutio, in Labeo 12 (1966) 129. Come
peraltro sul punto appare malinteso Mitteis stesso (cfr. anche o. c. 33 nt. 9) da
F. CASAVOLA, Actio petitio persecutio (Napoli 1965) 9, il quale afferma che detta
tendenza sarebbe tipica dello stile legislativo dellImpero.
235 Operando un parallelo con le altre liste di magistrati presenti in leggi
romane a noi pervenute, si potrebbe forse pensare nella redazione dei testi normativi allintervento dun sapere di diritto pubblico con caratterizzazione antiquaria. Cfr. F. SCHULZ, Storia della giurisprudenza cit. 46, 89 s., 153, 164; S. TONDO,
Profilo di storia costituzionale romana I (Milano 1981) 311 s. Si pensi che nella seconda met del secondo secolo a.C. fior unautonoma giurisprudenza pubblicistica,
sulla quale si v., per tutti, M. BRETONE, Tecniche e ideologie cit. 10 ss. Naturalmente
losservazione di L. LOMBARDI, Saggio sul diritto giurisprudenziale (Milano 1967)
50, secondo il quale i giuristi avrebbero consigliato le assemblee per la redazione
di leggi, da sussumere nellattivit di consulenza prestata al magistrato (cfr. ibid.)
in quanto rogator delle stesse. Si v. anche V. GIUFFR, Lagire sua causa, non civium
cit. 187 ss.; G. NOCERA, Il pensiero pubblicistico romano, in Studi in onore di P. De
Francisci II (Milano 1956) 555 ss.; G. BRANCA, Considerazioni sulla dommatica romanistica in rapporto alla dommatica moderna, in RISG. 87 (1950) 139; A. TRISCIUOGLIO, Sarcta tecta, ultrotributa, opus publicum faciendum locare. Sugli appalti relativi alle opere pubbliche nellet repubblicana e augustea (Napoli 1998) xiv ss. nt. 15.
236 C. VENTURINI, Studi sul crimen repetundarum cit.; ID., Per un riesame
dellesperienza giuridica romana in materia di illecito arricchimento dei titolari di funzioni pubbliche, in Panorami 4 (1992) 354 ss.
237 C. VENTURINI, Per un riesame cit. 358.
238 Cic. Verr. 2.3.156. Cfr. C. VENTURINI, Per un riesame cit. 364. Sulla lex Cornelia v., per tutti, G. ROTONDI, Leges publicae cit. 360; TH. MOMMSEN, Rmisches
Strafrecht cit. 709; O. F. ROBINSON, The Criminal Law of Ancient Rome (Baltimore
1996) 3, 81; (v. anche lett. in nt. succ.).
239 Per un quadro dinsieme: B. SANTALUCIA, Diritto e processo penale nellantica Roma 2 (Milano 1998) spec. 104 ss., 140 ss. (con bibliografia); O. F. ROBINSON,
The Criminal Law cit. 81 s. (e passim).
240 Su questa inscriptio si v. ora J. HERNANDO LERA, Para la Palingenesia de la
obra de Venuleius Saturninus, in Index 25 (1997) 237 ss.
241 Infra 171 ss.
242 Del 59 a.C.; cfr., per tutti, M. H. CRAWFORD, in Roman Statutes II cit.
769 ss. In questepoca erano con tutta probabilit gi praticamente desuete le com-

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

61

cittadini romani tra i possibili soggetti passivi del reato di repetundae. Questa lettura consente una diversa valutazione,
nellelenco di l. 2, dei magistrati non coinvolti, n coinvolgibili, nel governo provinciale.
La descrizione della condotta criminosa attraverso una serie di participi (ablatum, captum, coactum, conciliatum, aversum) mostra la volont legislativa di richiamare, in forma
quanto pi possibile completa, ogni comportamento doloso
diretto a conseguire un lucro ingiusto ai danni di cittadini romani, italici e membri di comunit soggette a Roma, senza
delimitazione allambito provinciale 237. chiaro come qualsiasi titolare di imperium o potestas, abusando del suo potere,
potesse conseguire illeciti profitti, anche i magistrati con competenza delimitata allambito spaziale dellUrbs. Ci potrebbe
essere dimostrato anche da quella che sembra unestensione
delle ipotesi criminose operata pare dalla lex Cornelia de
repetundis 238.
Ove si guardi anche alle successive specificazioni della legislazione de repetundis 239 ed allinterpretazione giurisprudenziale della stessa, si pu forse meglio individuare la possibile
configurazione in epoca repubblicana avanzata dei tresviri
capitales come rei.
D. 48.11.3 (Macer 1 publicorum). Lege Iulia repetundarum
tenetur, qui, cum aliquam potestatem haberet, pecuniam ob
iudicandum vel non iudicandum decernendumve acceperit;

petenze dei tresviri nellambito del processo per legis actiones, che si apprestava
ad essere (quasi, cfr. Gai 4.31) completamente sostituito da quello per formulas.
243 Saranno pi ampiamente discussi infra nel II capitolo (157 ss.).
244 Si v. infra 93 ss., 159 ss.
245 Cfr. innanzi 75 ss., 85 ss.
246 Per il periodo 149-50 a.C. si cfr. lindagine di M. C. ALEXANDER, Trials in
the Late Roman Republic. 149 B. C. to 50 B. C. (Toronto-Buffalo-London 1990). Per
quello successivo, dallindagine prosopografica sui tresviri dellultima repubblica e
del principato (cfr. il capitolo IV), non risulta alcun reus de repetundis. Per quel che
vale, tenendo presente la documentazione per lo pi di natura epigrafica. Sulla de-

62

CAPITOLO PRIMO

D. 48.11.4 (Ven. Sat. 3 publ. iud. 240). vel quo magis aut minus quid ex officio suo faceret.
Se difficile ipotizzare per le ragioni che si vedranno 241
limpegno dei tresviri come iudices nel processo privato dopo
lemanazione della lex Iulia de repetundis 242, sembra possibile
riferire il dettato normativo alle deviazioni del potere dei tresviri nella fase preparatoria dei giudizi criminali 243. Ad una rilevanza in tema di repetundae potrebbe infatti riferirsi il caso
riportato da Cic. pro Cluent. 13.38-39, che sar esaminato innanzi 244.
Lampia categoria di comportamenti soggetti a repressione,
enucleata dalla giurisprudenza a commento della lex Iulia, pu
suggerire ulteriori riflessioni.
D. 48.11.7 (Macer 1 iud. publ.). Lex Iulia de repetundis
praecipit, ne quis ob iudicem arbitrumve dandum mutandum
iubendumve ut iudicet: neve ob non dandum non mutandum
non iubendum ut iudicet: neve ob hominem in vincula publica
coiciendum vinciendum vincirive iubendum exve vinculis dimittendum: neve quis ob hominem condemnandum absolvendumve: neve ob litem aestimandam iudiciumve capitis pecuniaeve faciendum vel non faciendum aliquid acceperit.
Anche qui esaminato il comportamento del magistrato
nei giudizi privati e nella sua azione coercitiva. A questo proposito, con riguardo ai tresviri capitales, vale quanto appena
detto. Interessanti le prescrizioni relative alla coitio in vincula
publica, alla dimissio dagli stessi, alla vinctio ed al iubere relacadenza delle corti giudicanti si v., per tutti, U. BRASIELLO, Sulla desuetudine dei
iudicia publica, in Studi in onore di E. Betti IV (Milano 1962) 553 ss.; per bibliografia sulla sopravvivenza di singole quaestiones: B. SANTALUCIA, Diritto e processo 2
cit. 97 s. nt. 214.
247 Dalla lex de repetundis epigrafica sappiamo anche che i tresviri, come (almeno potenziali) membri dellordine senatorio, non potevano essere scelti dal pretore peregrino nellalbum dei 450 giudici destinati a comporre la quaestio (ll. 13
anche questa integrata sulla base di l. 16; cfr., oltre alla letteratura citata supra,
A. LINTOTT, Judicial Reform and Land Reform in the Roman Republic. A New Edition,

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

63

tivo. Qui ci troviamo nellambito di poteri esercitati dai tresviri


nella repubblica e probabilmente anche nel principato 245.
Per concludere questo tentativo di descrizione delle norme
de repetundis riferibili ai tresviri capitales, non sembra inutile
una valutazione di tipo statistico: per quel che sappiamo, dal
149 a.C. a tutto il periodo di funzionamento duna quaestio de
repetundis, nessun tresvir fu mai accusato di tale illecito 246.
Naturalmente si pu pensare alla scarsezza delle fonti, ma anche alla difficolt che fosse messo in opera un giudizio de repetundis contro un tresvir, potendo pi facilmente, chi avesse
subito un danno dalloperato di tal funzionario, rivolgersi ad
un magistrato con potestas preminente, o ad un tribuno della
plebe 247.
6. I tresviri capitales nel principato. Dopo il periodo graccano abbiamo una notizia sulla storia dai tresviri da porre alla
fine della repubblica: Cesare 248, nellambito di una serie di riwith Translation and Commentary of the Laws from Urbino [Cambridge 1992] 117 ,
16). Per la norma sullirresponsabilit de repetundis in corso di carica v. supra 58 ss.
e cfr. infra 146 ss.
248 Per il rapporto tra Cesare dittatore e magistrati (anche minori) a lui sottoposti v. P. CERAMI, Cesare dictator ed il suo progetto costituzionale, in Res publica
e Princeps. Vicende politiche mutamenti istituzionali e ordinamento giuridico da Cesare ad Adriano. Atti Copanello 1994 cur. F. MILAZZO (Napoli 1996) 120 s.=Ricerche
romanistiche e prospettive storico-comparative, in AUPA. 43 (1995) 427 (ma le attestazioni sono scarse). Con riguardo ai poteri dei triumviri rei publicae constituendae
a partire dal 43 a.C. nei confronti dei magistrati ordinari, per un cenno, U. LAFFI,
Poteri triumvirali e organi repubblicani, in Il triumvirato costituente alla fine della repubblica romana. Scritti in onore di M. A. Levi a cura di A. GARA e D. FORABOSCHI
(Como 1993) 54.
249 Cfr. L. LANGE, Rmische Alterthmer I 3 cit. 913; F. F. ABBOTT, A History
and Description of Roman Political Institutions 3 (New York 1963) 137; ER. MEYER,
Rmischer Staat cit. 337. In generale, con riferimento alle cd. leges de magistratibus,
si v. F. CASSOLA, L. LABRUNA, Linee 3 cit. 356 s. Cfr. G. ROTONDI, Leges publicae
cit. 421; W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 551 e nt. 75.
250 Sulle testimonianze numismatiche dei quattuorviri monetales cfr. TH.
MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 602 nt. 1; e v. E. A. SYDENHAM, The coinage cit. nrr. 1065: L. Aemilius Buca (p. 177); 1088, 1089: L. Flaminius Chilo
(p. 180); 1097: L. Mussidius Longus (p. 182); 1103, 1104, 1105: L. Livineius Regulus

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CAPITOLO PRIMO

forme delle magistrature repubblicane, ampli il numero di


pretori, edili e questori 249 e dei magistrati minori:
Suet. div. Iul. 41.1. Praetorum aedilium quaestorum, minorum etiam magistratum numerum ampliavit.
Tra i collegi di magistrati minori genericamente rammentati da Svetonio, ci furono sicuramente i tresviri monetales e
quelli capitales, che divennero quattuorvirali 250. Per i capitales
esiste una testimonianza epigrafica, che ricorda un Paquio
Sceva che fu quattuorvir capitalis 251. La parte prevalente della
storiografia ha giustamente collegato questo gradino della sua
per certi versi singolare carriera alla riforma 252 di Cesare. Il
personaggio fu praetor aerarii, certamente dopo il 23 e curator
viarum extra urbem Romam per quinquennium ex s.c. (dopo il

(p. 182); 1118, 1119: P. Clodius (p. 184); 1126, 1127: Ti. Sempronius Gracchus
(p. 184 s.), tutti compresi tra il 44 ed il 41 a.C. Secondo K. PINK, The Triumviri
Monetales (New York 1952) 8, non esisterebbero attestazioni epigrafiche della magistratura per il periodo in cui fu ricoperta contemporaneamente da quattro soggetti. Si v. anche C. Suetoni Tranquilli Divus Iulius edited with an introduction and
commentary by H. E. BUTLER and M. CARY (Oxford 1927) 98.
251 CIL. IX 2845; v. infra nella parte prosopografica, nr. 13.
252 Non necessariamente ai tempi, come sembra intendere A. CHASTAGNOL, Le
snat romain lpoque impriale. Recherches sur la composition de lAssemble et le
statut de ses membres (Paris 1992) 389 s. nt. 13.
253 Sulle date citate si v., per tutti, M. CORBIER, Laerarium Saturni et laerarium
militare. Administration et prosopographie snatoriale (Rome 1974) 26 ss.
254 Il fatto che si conoscano tresviri monetales riferibili agli ultimi anni di
Cesare (A. Licinius Nerva, c. 47 a.C.: E. A. SYDENHAM, The coinage cit. 160, nrr.
954 s.; L. Papius Celsus, c. 46: o. u. c. 161, nr. 964; M. Cordius Rufus: o. u. c. 162,
nr. 976; T. Carisius, c. 45: o. u. c. 164, nr. 988) e che siano attestati quattuorviri
monetali solo a partire dal 44 pare dimostrare che il provvedimento del dittatore
relativo allaumento del numero dei magistrati minori (monetali e capitali) fu preso
nel corso del 45.
255 Non si pu pensare ad un errore del lapicida nellindicazione del numerale,
perch nelliscrizione quattuorvir scritto per esteso e non abbreviato IIIIvir. Nelle
fonti epigrafiche non mancano sbagli di questo tipo con riferimento alla carica vigintivirale, cfr., ad esempio, CIL. IX 1584 (III viro stlitibus iudic.). Per i decemviri v.
H. DIRKSEN, Ueber die Zeugnisse cit. 344 ss.
256 Forse il numero di quattro era in corrispondenza con le regiones dellUrbe

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

65

20) 253. La carica pu dunque essere riferita allepoca triumvirale, nella quale le riforme di Cesare furono evidentemente
rispettate 254. Sembra inutile prospettare come fa Chastagnol un ulteriore periodo (det augustea) nel quale la magistratura avrebbe subito, ancora una volta, un aumento numerico: pu ben darsi che i quattuorviri siano durati fino agli interventi di Augusto sul vigintivirato, alcuni successivi come
si vedr al 20 255.
Si pu ipotizzare che i nostri magistrati fossero aumentati
di numero da Cesare in unottica di espansione delle strutture
di polizia 256 che il dittatore pu aver predisposto seguendo
ancora gli schemi repubblicani e che Augusto rinnover profondamente, con listituzione (e/o listituzionalizzazione) delle
praefecturae 257.
Al tempo di Augusto probabilmente la decisione fu formalizzata in un senatoconsulto 258 il numero dei capitales fu
riportato a tre 259.
(pu pensarsi ad una sorta di decentramento degli organi di polizia). Sulla problematizzazione del concetto stesso di polizia con riferimento allesperienza romana
v. infra 118 ss. Pi in generale sul metodo relativo allo studio del cd. diritto pubblico romano, si leggano le pagine di G. ROTONDI, Leges publicae cit. 1 ss.
257 Si v. infra in questo paragrafo (75 ss.).
258 Cfr. B. BIONDI, V. ARANGIO-RUIZ, Senatusconsulta, in Acta divi Augusti I
(Romae 1945) 268 s., ora in B.B., Scritti giuridici II. Diritto romano (Milano 1965)
348 s.
259 TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 599; L. LANDUCCI, Storia I
cit. 482 s. nt. 2. Con riguardo ai monetali, E. A. SYDENHAM, The coinage cit. xlix,
scrive: by 36 b. C. the original number was restored under the authority of Octavian, ma lo studioso non adduce giustificazioni a questaffermazione, n registra
quattuorviri monetali per il periodo 39-36 a.C.
260 Aug. Rg. 8.2. In generale si v. F. DE MARTINO, Storia della costituzione2
IV/1 cit. 549 ss.
261 Cfr. R. J. A. TALBERT, The Senate of Imperial Rome (Princeton 1984) 10.
262 Sulla corrispondenza in sesterzi dei valori in dracme espressi da Cassio
Dione si v., per tutti, C. NICOLET, Le cens snatorial sous la rpublique et sous
Auguste, in JRS. 66 (1976) 31; A. CHASTAGNOL, Le snat romain cit. 31 s.
263 Diverso il patrimonio minimo rammentato da Svetonio, Aug. 41.3. Senatorum censum ampliavit ac pro octingentorum milium summa duodecies sestertium
taxavit supplevitque non habentibus. Sul rapporto tra questa testimonianza e quella
di Dione, che pare pi affidante, v. R. J. A. TALBERT, The Senate cit. 10 s.; cfr. anche
C. NICOLET, Le cens snatorial cit. 32, 34; A. CHASTAGNOL, Le snat cit. 33.

66

CAPITOLO PRIMO

Notevoli come si sa furono le riforme del princeps


aventi ad oggetto il reclutamento dei senatori, basti pensare
alle lectiones senatus ricordate nelle Res gestae 260. Al tempo
della seconda di queste (o poco pi tardi) 261, una serie di interventi in senso lato normativi incisero sul gradino pi basso
delle magistrature. Il primo riguard il censo senatoriale. Secondo Cassio Dione, Augusto stabil che potevano aspirare
(alla magistratura e quindi) ad entrare in senato coloro che
avessero un patrimonio di 400.000 sesterzi 262 o pi; poi aument tale limite ad un milione di sesterzi 263. A coloro che,
pur conducendo una vita onesta, non raggiungevano lammontare previsto, egli concedeva il mancante 264. Lo storico
riporta queste riforme, non specificandone linterno rapporto cronologico se non con luso dellavverbio e[peita, al
18 a.C. 265:

264

Si tratta duna manifestazione della liberalitas del principe (in generale cfr.
H. KLOFT, Liberalitas principis. Herkunft und Bedeutung. Studien zur Prinzipatsideologie [Kln-Wien 1970] passim), che si rifer soprattutto alle antiche famiglie della
nobilt repubblicana (si v. ad es. lesordio di Suet. Aug. 41.1; Cass. Dio 55.13.6; Aug.
Rg. App. 4). Sul punto, per tutti, C. NICOLET, Le cens snatorial cit. 32; S. DEMOUGIN, Uterque ordo. Les rapports entre lordre snatorial et lordre equestre sous les
Julio-Claudiens, in Epigrafia e ordine senatorio I (Roma 1982) 84 s.
265 La giustificazione dellaumento si trova in 54.26.3, che mi sembra in contraddizione con il successivo 4.
266 Sullatteggiamento, diffuso nel ceto dirigente romano, di distacco dalla cura
della cosa pubblica dopo le guerre civili, si v. T. SPAGNUOLO VIGORITA, Exsecranda
pernicies. Delatori e fisco nellet di Costantino (Napoli 1984) 130 ss.; ID., Le nuove
leggi. Un seminario sullattivit normativa imperiale (Napoli 1992) 15 ss.; ID., Casta
domus. Un seminario sulla legislazione matrimoniale augustea I-II (Napoli 1997) 15
ss.; S. DEMOUGIN, Uterque ordo cit. spec. 84, 89.
267 Cfr. C. NICOLET, Le cens snatorial cit. 20 ss.
268 R. J. A. TALBERT, The Senate cit. 11. Il divieto era ancora in vigore sotto
Caligola, come mostra Cass. Dio 59.9.5, quando si verific una nuova crisi di reclutamento. Il principe, allora, pur non essendovi pi preclusioni, per gli equites, a
percorrere gli onori, ag con una mossa propagandistica, concedendo ad alcuni giovani cavalieri, provenienti da tutto limpero di vestire il latus clavus prima di ottenere una carica, spingendoli cos, quasi creando in loro una speranza, ad intraprendere la carriera senatoria. Cfr. S. DEMOUGIN, Uterque ordo cit. 79 s., 90 ss.
269 Cfr. A. CHASTAGNOL, Le snat cit. 50, 58. R. J. A. TALBERT, The Senate

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

67

Cass. Dio 54.17.3. Tav te ajrca; a{pasi toi`` devka muriavdwn


oujsivan e[cousi kai; a[rcein ejk tw``n novmwn dunamevnoi ejpaggevllein ejpevtreye. tosou``ton ga;r to; bouleutiko;n tivmhma th;n
prwvthn ei\nai e[taxen, e[peita kai; ej pevnte kai; ei[kosi muriavda
aujto; prohvgage. kaiv tisi tw``n eu\ biouvntwn ejlavttw, tovte me;n tw``n
devka, au\qi de; tw``n pevnte kai; ei[kosi, kekthmevnoi ejcarivsato
o{son ejnevdei.
Tra il 18 ed il 13 a.C. il reclutamento senatorio divenne
difficile, in seguito allintroduzione del limite di censo, ma
probabilmente anche a causa duna scemata vocazione politica
dei giovani della classe dirigente romana 266. Perci sempre
Cassio Dione a tramandarlo, ricordando ancora la fissazione
dei minimi censitari un decreto del senato stabil che i vigintiviri fossero scelti tra gli equites:
Cass. Dio 54.26.3-5. Ek de; touvtou ejxevtasi au\qi tw``n
bouleutw``n ejgevneto. ejpeidh; ga;r to; me;n prw``ton devka muriavdwn
to; tivmhma aujtoi`` w{risto dia; to; sucnou; tw``n patrw/vwn uJpo;
tw``n polevmwn ejsterh``sqai, proi>ovnto de; tou`` crovnou kai; tw``n
ajnqrwvpwn periousiva ktwmevnwn ej pevnte kai; ei[kosi prohvcqh,
oujkevt oujdei; ejqelonti; bouleuvswn euJrivsketo, 4. ajlla; kai; pai``de
eijsi;n oi} kai; e[ggonoi bouleutw``n, oiJ me;n wJ ajlhqw`` penovmenoi oiJ
de; kai; ejk sumforw``n progonikw``n tetapeinwmevnoi, oujc o{son oujk
ajntepoiou``nto tou`` bouleutikou`` ajxiwvmato, ajlla; kai; proskateilegmevnoi h[dh ejxwvmnunto. 5. kai; dia; tou``to provteron mevn,
ajpodhmou``nto e[ti tou`` Aujgouvstou, dovgma ejgevneto tou; ei[kosi
kaloumevnou a[ndra ejk tw``n iJppevwn ajpodeivknusqai: o{qen oujkevt
oujdei; aujtw``n ej to; bouleuthvrion ejsegravfh, mh; kai; eJtevran tina;
ajrch;n tw``n ej aujto; ejsavgein dumamevnwn labwvn.
Invero non si dubita che soggetti dellordo equestre potescit. 11. Si v. linterpretazione di H. SMILDA, nellIndex historicus 2 che costituisce
il IV volume delledizione dionea di U. PH. BOISSEVAIN (Berolini 1955) 697, s.v.
vigintiviri: ut ex equitibus creerentur permissum; senatores non fiunt nisi alio
magistratu functi.
270 Si ricordi come almeno per la pi tarda giurisprudenza (ma come pare
gi dallinterpretazione della legislazione matrimoniale augustea) filii senatorum

68

CAPITOLO PRIMO

sero gi durante la repubblica ottenere una magistratura minore, vigintisexvirale, e percorrere gli onori, qualora probabilmente possedessero il censo senatorio 267. Si tratta del
notissimo fenomeno degli homines novi. Questo intervento del
senato, necessitato dalla scarsezza di candidati alle cariche minori, deve probabilmente mettersi in relazione col divieto
per i cavalieri, stabilito da Augusto, di vestire il laticlavio 268.
Infatti Cassio Dione esplicitamente scrive che anche dopo lintervento senatorio tuttavia nessuno di questi uomini veniva
iscritto nel senato, per il fatto di non aver assunto una delle
cariche che davano il diritto di accesso. Forse tale divieto costitu una sorta di invito per i membri del secondo ordo a percorrere gli onori, e non un ordine di non aspirare alle magistrature 269. Il gesto politico, che bisogna leggere insieme con le
concessioni a favore dei figli dei senatori 270, ricordate da Svetonio 271, pu riferirsi allampio progetto di riforma e rigenerazione del senato prospettato da Ottaviano, che gi durante la
abbia un significato pi esteso di quello naturalisticamente inteso dal sintagma:
D. 1.9.10 (Ulp. 34 ad ed.).
271 Suet. Aug. 38.2. Liberis senatorum quo celerius rei publicae assuescerent,
protinus a virili toga latum clavum induere et curiae interesse permisit. Sul testo cfr.
E. S. SHUCKBURG, in C. Suetonii Tranquilli Divus Augustus edited with historical
introduction, commentary, appendices and indices by E. S. S. (Cambridge 1896,
rist. New York 1979) 85; J. M. CARTER, in Suetonius, Divus Augustus edited with
introduction and commentary by J. M. C. (Bristol 1982) 181 s.
272 Interessante la prospettiva di A. CHASTAGNOL, Le snat cit. 58 ss.
273 Si v. anche il prosieguo del testo, fino al 8; Aug. Rg. 8.2; Cass. Dio 54.13.114; Suet. Aug. 35.1.
274 Cfr. supra 3 nt. 6. TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 604, propone il 20, anno dellistituzione della cura viarum.
275 Cass. Dio 54.25.1.
276 Lassenza del principe pi prossima agli avvenimenti qui in questione
fu quella che lo condusse in Gallia nel 16 a.C. (ritorno a Roma: 4 luglio del 13;
cfr. D. KIENAST, Rmische Kaisertabelle. Grundzge einer rmischen Kaiserchronologie 2 [Darmstadt 1996] 64).
277 Si v. TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 609 s.
278 TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 604. Cfr. S. DEMOUGIN,
Uterque ordo cit. 88. La data ipotizzata da Mommsen, che sembra confermata
dallinsieme dei provvedimenti che tendevano allautomatismo del passaggio dal vigintivirato alla questura a favore dei giovani senatorii (v. innanzi), fu contestata

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

69

prima lectio, condotta con Agrippa nel 28, oper per unepurazione morale s, ma anche sociale dellalto consesso, come si
pu intravedere dalle parole di Cassio Dione, riferite al 29 272:
Cass. Dio 52.42.1-2 273. Kai; meta; tau`ta timhteuvsa su;n
tw`/` Agrivppa/ a[lla tev tina diwvrqwse kai; th;n boulh;n ejxhvtase.
polloi; me;n ga;r iJpph`` polloi; de; kai; pezoi; para; th;n ajxivan
ejk tw``n ejmfulivwn polevmwn ejbouvleuon, w{ste kai; ej cilivou to;
plhvrwma th`` gerousiva aujxhqh``nai. 2. touvtou ou\n ejkkri``nai
boulhqei; aujto; me;n oujdevna aujtw``n ajphvleiye, protreyavmeno
dev sa ejk tou`` suneidovto tou`` te gevnou kai; tou` bivou dikasta;
eJautoi` genevsqai to; me;n prw`ton penthvkontav pou e[peisen
ejqelonta; ejksth``nai tou`` sunedrivou, e[peita de; kai; a[llou eJkato;n
kai; tessaravkonta mimhvsasqaiv sfa hjnavgkase.
Due sembrano, ancora, i punti da approfondire: la diminuzione di posti magistratuali e lobbligatoriet dellincarico vigintivirale per chi volesse percorrere gli onori.
In relazione al primo, di certo, utile ancora la lettura di
Cassio Dione; leliminazione dei duoviri viis extra urbem purgandis e dei quattuorviri praefecti Capuam Cumas, da parte ancora del senato, avvenne prima del 13 a.C. 274. Cassio Dione ne
parla infatti in riferimento agli eventi di tale anno (consoli Tiberio e Quintilio Varo 275), ma affermando che tale misura era
gi stata adottata, ejn th/` tou Aujguvstou ejkdhmiva/ 276:
Cass. Dio 54.26.6-7. OiJ de; dh; ei[kosin ou|toi a[ndre ejk tw``n
e}x kai; ei[kosivn eijsin, oi{ te trei`` oiJ ta; tou`` qanavtou divka
da C. CICHORIUS, Die Neuordnung der Staatsmter durch Augustus, in Rmische
Studien (Leipzig 1922) 285 ss., spec. 291. Comunque la riforma dov aver luogo
prima del 13.
279 Cfr. P. WILLEMS, Le droit public cit. 463 s.
280 Come nel caso, ricordato, di Paquio Sceva, cfr. CIL. IX 2845, su cui infra nel
IV capitolo, nr. 13.
281 In questo senso G. TIBILETTI, Principe e magistrati repubblicani. Ricerca di
storia Augustea e Tiberiana (Roma 1953) 90 nt. 3.
282 Si pu credere che nel primo principato vi fossero come si detto scarsi
stimoli a ricoprire i pi bassi gradini della carriera magistratuale, anche consi-

70

CAPITOLO PRIMO

prostetagmevnoi, kai; oiJ e{teroi trei`` oiJ to; tou`` nomivsmato


kovmma metaceirizovmenoi, oi{ te tevssare oiJ tw`n ejn tw`/` a[stei
oJdw``n ejpimelouvmenoi, kai; oiJ devka oiJ ejpi; tw``n dikasthrivwn tw`n
ej tou; eJkato;n a[ndra klhroumevnwn ajpodeiknuvmenoi: 7. oiJ ga;r
dh; duvo oiJ ta; e[xw tou`` teivcou oJdou; ejgceirizovmenoi, oi{ te
tevssare oiJ ej th;n Kampanivan pempovmenoi, katelevlunto.
tou``tov te ou\n ejn th`/` tou`` Aujgouvstou ejkdhmiva/ ejyhfivsqh, kai; i{n,
ejpeidh; mhdei; e[ti rJa/divw th;n dhmarcivan h[/tei, klhvrw/ tine; ejk
tw``n tetamieukovtwn kai; mhvpw tessaravkonta e[th gegonovtwn
kaqistw``ntai.
Lespressione usata dallo storico a fine del discorso sui magistrati minori, potrebbe far pensare ad una contemporaneit
dei due provvedimenti 277. Ove si accetti la datazione mommseniana 278 della diminuzione dei posti vigintivirali, si pu
forse individuare un tentativo complessivo di riforma prospettato da Augusto. Nel 20 a.C. furono eliminati due cariche
per complessivi sei magistrati allanno. I vigintiviri divenivano
quindi naturalmente destinati a ricoprire tutti i venti posti annuali di questore 279. Contemporaneamente, o poco dopo, stabil il primo limite censitario per percorrere gli onori, quasi
subito innalzato. Risultato di questa serie di provvedimenti fu
la mancanza di candidati alle cariche vigintivirali, aggirata dapprima con mezzi straordinari (senatusconsulta, ad esempio,
che immettevano nei ruoli sostanzialmente pre-senatorii soggetti i quali avessero gi ricoperto la questura 280), poi con un
provvedimento formalmente del senato, ma molto probabilderando lattestazione di un pro III vir capitalis (CIL. VI 1501, si v. P. WILLEMS, Le
droit public cit. 227 nt. 6; Th. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 592 nt. 1;
U. COLI, Sui limiti di durata cit. 400 nt. 19, in Scritti di diritto romano I cit. 492 nt.
19; e, nella parte prosopografica, il nr. 14) e di due cariche vigintivirali ricoperte
dallo stesso soggetto (si v. ibid. nr. 15; esiste almeno unattestazione di un soggetto
che rivest addirittura tre cariche dintroduzione al cursus senatorio: L. Martius
Macer [PIR. V 2 217 nr. 344], che per non fu tresvir capitalis), di conseguenza si
sent la necessit di rendere obbligatorio per tutti il vigintivirato. Si cfr. T. FRANK,
Storia di Roma II (tr. it. Firenze 1932, rist. 1974) 59. Si v. anche F. SERRAO, Vacanza
delledilit e competenza dei pretori nel I secolo a.C., in BIDR. 62 (1959) 267 ss., sulle
difficolt, nella cd. crisi della repubblica ed in et augustea, a ricoprire i posti di

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

71

mente avallato da Augusto 281 (o almeno da lui accettato), che


sanc la possibilit per gli equites di ricoprire un posto tra i
vigintiviri e seguire una carriera (in questo) simile ai giovani di
famiglia senatoria.
Le parole dello storico niceno potrebbero per far pensare che la carica vigintivirale fu resa obbligatoria 282, prima
della questura, solo per i cavalieri:
Cass. Dio 54.26.5. Kai; dia; tou``to provteron mevn, ajpodhmou``nto e[ti tou`` Aujgouvstou, dovgma ejgevneto tou; ei[kosi
kaloumevnou a[ndra ejk tw``n iJppevwn ajpodeivknusqai: o{qen oujkevt
oujdei; aujtw``n ej to; bouleuthvrion ejsegravfh, mh; kai; eJtevran tina;
ajrch;n tw``n ej aujto; ejsavgein dunamevnwn labwvn.
Questa interpretazione non sembra da avvalorare. Un testo di Tacito mostra come addirittura i membri della casa imperiale fossero, in via teorica, obbligati a ricoprire linfimo gradino del cursus senatorio:
Tac. ann. 3.29.1. Per idem tempus Neronem e liberis Germanici, iam ingressum iuventam, commendavit patribus, utque
edile, tanto da doversi demandare la loro giurisdizione ai pretori urbano e peregrino. Un altro indizio di quella che si descritta come mancanza della vocazione
di ricoprire incarichi pubblici pu forse ravvisarsi nel fatto che in et augustea si
notano tentativi di sottrarsi al munus iudicandi da parte dei membri delle decurie:
Suet. Aug. 32.8; cfr. G. TIBILETTI, Principe e magistrati cit. 90 nt. 4.
283 Per il riferimento cfr. E. KOESTERMANN, Tacitus, Annales, Kommentar I
(Heidelberg 1963) 433.
284 Da notare il tradizionalismo di Tacito che parla di mos, non discernendo
tra la recente disposizione, depoca augustea, relativa allobbligo vigintivirale, e la
deroga alla legislazione repubblicana sullet questoria.
285 Cfr. la nt. 29 in P. Cornelii Taciti Opera quae supersunt ad fidem codicum
Mediceorum ab I. G. Baitero denuo excussorum ceterorumque optimorum librorum recensuit atque interpretatus est I. G. ORELLIUS I 2 cit. 167.
286 Si v. O. E. HARTMANN, Der Ordo Judiciorum I cit. 300 nt. 5.
287 Per tutti: F. GRELLE, Munus publicum. Terminologia e sistematiche, in
Labeo 7 (1961) 308 ss.; G. LIBERATI, Munera e honores in Erennio Modestino, in
BIDR. 71 (1968) 117 ss.
288 Cfr. G. I. LUZZATTO, s.v. Munera, in NNDI. X (Torino 1968) 987.
289 Non improbabile che Tacito, attento lettore degli acta senatus, abbia
tratto il termine proprio dal discorso del princeps.

72

CAPITOLO PRIMO

munere capessendi vigintiviratus solveretur et quinquennio


maturius quam per leges 283 quaesturam peteret, non sine inrisu
audientium postulavit. Praetendebat sibi atque fratri decreta
eadem petente Augusto. 2. Sed neque tum fuisse dubitaverim
qui eius modi preces occulti inluderent: ac tamen initia fastigii
Caesaribus erant magisque in oculis vetus mos 284, et privignis
cum vitrico levior necessitudo quam avo adversum nepotem.
Tiberio, rifacendosi allautorit di Augusto 285, che nello
stesso modo si era rivolto al senato, in favore di lui stesso e del
fratello, chiese per Nerone, figlio di Germanico, la dispensa
dal munus vigintivirale 286.
Ampio stato il dibattito storiografico sulla portata del
termine munus 287. Se pacifico che possa definire anche un
honos, non sembra errata la prospettazione di quanti 288, in
questi casi, notano come munus sottolinei gli aspetti, per cos
dire, negativi della carica. Tiberio, infatti 289, pu aver voluto
negativamente connotare il gradino del vigintivirato per indurre i senatori ad alleviare la carriera dun membro della domus imperiale. Oltre allavvenimento in s, anche la connotazione terminologica della carica vigintivirale, la fa apparire
come normalmente irrinunciabile per chi volesse intraprendere
la carriera senatoria 290.
Problema forse minimo 291, ma di cui bisogna tener conto,
290 Naturalmente venivano svincolati dal cursus (specie con riguardo al gradino vigintivirale ed alle altre cariche pi basse) come si visto per due casi particolari i membri della casa imperiale ed i beneficiari delle varie adlectiones (sulle
quali cfr., per tutti, Th. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 939 ss.; J. SCHMIDT,
s.v. Adlectio, in PWRE. I [Stuttgart 1893] 366 ss.; E. DE RUGGIERO, s.v. Allectio,
in DE. I [Roma 1895, rist. 1961] 411 ss.; O. HIRSCHFELD, Die kaiserliche Verwaltungsbeamte bis auf Diocletian 2 [Berlin 1905] 415 s.; A. CHASTAGNOL, Latus clavus et
adlectio. Laccs des hommes noveaux au Snat sous le Haut-Empire, in RHD. 53
[1975] 375 ss.; S. DEMOUGIN, Uterque ordo cit. 81 s.). Si v., in particolare, per Gaio
e Lucio Cesare, F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 IV/1 cit. 408 e nt. 15 (con
indicazione delle fonti); per Druso e Germanico, ibid. 414 e nt. 32; per Claudio,
ibid. 420; in generale, ibid. 618 s.
291 Non si possono, a questo proposito, non ricordare le parole di G. TIBILETTI, Principe e magistrati cit. 157 nt. 2: Riconosco la estrema difficolt che si
presenta a questa materia di cui le fonti si disinteressano, perch essa era priva di

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

73

da chi fossero, durante il principato, nominati i tresviri (pi


in generale: i vigintiviri). Se certo che il laticlavio fosse concesso dallimperatore 292, ci non significa che altri organi, in
particolare senato e assemblee, non fossero coinvolti nellingresso dei giovani alle cariche pubbliche di natura senatoria 293.
La commendatio per le cariche inferiori del cursus (ma gi,
forse, per la pretura 294) avveniva probabilmente da parte del
senato 295. A partire da unet non determinabile con sicurezza,
importanza, e lo perci, in definitiva, anche per noi. Naturalmente, studiando un
argomento minimo, non si pu esser daccordo sullultima parte del ragionamento.
292 Si v. Plin. ep. 2.9.1. Per i posti di tribunus militum e di praefectus alae: Suet.
Aug. 38.2; per quelli, specificamente, di vigintivir: Cass. Dio 60.5.8 (Claudio a favore
di Giunio Silano e Pompeo Magno). Cfr. F. MILLAR, The Emperor in the Roman
World (31 BC AD 337) 2 (Ithaca 1984) 303 s.; R. P. SALLER, Personal Patronage under the Early Empire (Cambridge 1982) 42 s. Un diretto intervento del principe si
pu ipotizzare anche, ad esempio, a favore di Didio Giuliano, futuro imperatore:
HA. Did. Iul. 1.4. Inter viginti viros lectus est suffragio matris Marci ... (da confrontare
con 1.6). Didio, che fu decemvir stlitibus iudicandis (v. CIL. VI 1401), godeva dei
favori di Domizia Lucilla (e non Calvilla, come in HA. Marc. Ant. Phil. 1.3), madre
di Marco Aurelio, la quale, probabilmente, raccomand il suo protetto al figlio per
la carica vigintivirale e quella questoria, che Giuliano rivest prima dellet legitima
(HA. Did. Iul. 1.4 i.f.). Sul nome della madre di Marco Aurelio e sul cursus di Didio
Giuliano, si v., per tutti, D. KIENAST, Rmische Kaisertabelle. cit. rispettivamente
137 e 154, con bibliografia.
293 Come potrebbe apparire dal cenno di R. J. A. TALBERT, The senate cit. 13,
che invero non approfondisce il problema; cfr. F. JACQUES, J. SCHEID, Roma e il suo
impero. Istituzioni, economia, religione (tr. it. Roma-Bari 1992) 71.
294 Cass. Dio 58.20.1-3 (relativo al 32), su cui G. TIBILETTI, Principe e magistrati cit. 154 s. Naturalmente si pu pensare ad unanticipazione dello storico di
Nicea.
295 Difficile immaginare, per i magistrati minori, la destinatio da parte delle
centurie di cui alla Tabula Hebana o consimili, come potrebbe dedursi dal ragionamento di G. TIBILETTI, Principe e magistrati cit. 156 (v. anche nt. 2). In generale,
sullattivit elettorale del senato romano nel principato: M. L. PALADINI, Le votazioni del senato romano nellet di Traiano, in Ath. 37 (1959) 6 ss.; B. M. LEVICK,
Imperial control of the elections under the early principate, in Historia 16 (1967)
207 ss.; M. PANI, Comitia e senato. Sulle trasformazioni della procedura elettorale a
Roma nellet di Tiberio (Bari 1974); ID., Potere e valori a Roma fra Augusto e Traiano
(Bari 1993) 213 ss.
296 Si v. Plin. ep. 6.6.9, che sembra riferirsi ad una carica vigintivirale perch il
soggetto sostenuto da Plinio, Iulius Naso, pare fosse sconosciuto in senato (ma
potrebbe anche intendersi una candidatura alla questura).
297 Sul punto: F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 IV/1 cit. 604 ss.
298 Si v. G. TIBILETTI, Principe e magistrati cit. 155 s. nt. 3. Sul problema della

74

CAPITOLO PRIMO

ma precedente a Traiano, la raccomandazione del senato ai comizi assunse le forme, pi pregnanti dal punto di vista giuridico, della destinatio 296. Naturalmente questo dato da mettere in relazione con il decadimento della valenza politica delle
assemblee popolari gi nel primo principato (si potrebbe dire:
dopo Augusto) 297. Ancora al tempo di Cassio Dione, lo storico a questo proposito alquanto preciso, i candidati per le
magistrature minori erano presentati al popolo riunito, come
nellet repubblicana, in assemblea tributa 298 (plh`qo, mentre il
dh`mo 299, il popolo centuriato, era competente ad accogliere la
destinatio dei magistrati maggiori). Comunque, inutile dirlo,
queste elezioni sono ormai tali solo formalmente. Metodo tipico di ingresso al senato nel principato fu si sa anche
ladlectio in uno dei gruppi comprendenti gli ex-magistrati
dun determinato rango. Anche lintervento diretto del senato,
attraverso un senatusconsultum, fu uno strumento adottato
per ricoprire posti vigintivirali, soprattutto in momenti in cui
mancavano come si visto candidati 300.
Tra gli incarichi descritti col collettivo vigintiviri, quello di
probabile snaturazione dei comizi tributi, forse fusi con i concili plebei, F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 IV/1 cit. 614 ss.
299 Sulla distinzione, in Cassio Dione, tra dh`mo e plh`mo: G. VRIND, De Cassii Dionis vocabulis quae ad ius publicum pertinent (Den Haag 1923, rist. Roma
1971) 8.
300 Si v. supra 70.
301 Molto difficile stabilire se questa tendenza fosse propria anche del primo
principato (come tralatiziamente affermano alcuni degli studiosi citati nella nt. seguente), per lincompletezza dei cursus epigrafici relativi a questo periodo, che, non
ancora stereotipi, spesso tralasciano i gradini pi bassi della carriera. Cfr. S. DEMOUGIN, Uterque ordo cit. 82 s., 89.
302 Si v. S. BRASSLOFF, Die Grundstze bei der Commendation der Plebejer, in
JAI. 8 (1905) 60 ss.; E. BIRLEY, Senators in the Emperors Service. in PBA. 39 (1954)
201 ss. (incompreso da R. P. SALLER, Personal Patronage cit. 42 nt. 11; cfr. A. R.
BIRLEY, Locus virtutibus patefactus?. Zum Befrderungssystem in der Hohen Kaiserzeit [Opladen 1992] 13 nt. 32); D. MCALINDON, Entry to the Senate in the Early
Empire, in JRS. 47 (1957) 191 ss.; A. P. STEINER, The vigintivirate cit. 75 ss.; W. ECK,
Befrderungskriterien innerhalb der senatorischen Laufbahn, dargestellt an der Zeit
von 69 bis 138 n. Chr., in ANRW. II/1 (Berlin-New York 1974) 173 s. [tr. it. in ID., Tra
epigrafia prosopografia e archeologia (Roma 1996) 27 ss.]; G. ALFLDY, Konsulat

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

75

tresvir capitalis fu almeno dallepoca flavia 301 e fino allet dei


Severi tra i meno onorifici, aprendo solo di rado la strada
delle pi alte magistrature 302.
Per quanto riguarda le funzioni, i nostri magistrati vennero
sempre pi scalzati dalle competenze poliziesche dei praefecti
vigilum e urbi 303. In generale bisogna tener presente le sovrapposizioni di funzioni tra gli organi della costituzione repubbliund Senatorenstand unter den Antoninen. Prosopographische Untersuchungen zur
senatorischen Fhrungschicht (Bonn 1977) 46, 96 ss.; A. R. BIRLEY, The Fasti of
Roman Britain (Oxford 1981) 5; G. CAMODECA, Due nuovi cursus senatorii del
tardo II e III secolo, in Index 18 (1990) 318 e nt. 13. Si cfr. i cursus riportati nella parte
prosopografica.
303 Cfr., per tutti, E. SACHERS, s.v. Praefectus urbi, in PWRE. XXII/2 (Stuttgart
1954) 2519 ss.; P. DE FRANCISCI, Storia II cit. 292 ss.; L. PARETI, Storia di Roma e del
mondo romano IV. Dal primo triumvirato allavvento di Vespasiano (58 av. Cr.-69 d.
Cr.) (Torino 1955) 487; G. VITUCCI, Ricerche sulla praefectura urbi in et imperiale
cit. spec. 50 ss.; W. KUNKEL, Untersuchungen cit. 77 ss.; F. De MARTINO, Storia
della costituzione 2 IV/1 cit. 632 s., 472; F. GUIZZI, Per la storia della praefectura
urbi (Camerino 1981); ID., In tema di origini della praefectura urbi, in Seminarios
Complutenses 8 (1996) 209 ss.; W. NIPPEL, Aufruhr und Polizei cit. 153 ss.; ID., Public Order cit. 90 ss.; G. PUGLIESE, Linee generali dellevoluzione del diritto penale
pubblico durante il principato, in ANRW. XIV/2 (Berlin-New York 1982) 740 ss.
[=Scritti giuridici scelti II cit. 671 ss.; I. BUTI, La cognitio extra ordinem da Augusto
a Diocleziano, ibid. 41 s.; R. A. BAUMAN, Crime and punishment in ancient Rome
(London-New York 1996) 100 ss., 112 s.; O. F. ROBINSON, The criminal law of ancient Rome (Baltimore 1996) 10, 17, 27; R. SABLAYROLLES, Libertinus miles cit. spec.
67 ss.; S.-A. FUSCO, Die Zentralverwaltung in der frhen rmischen Kaiserzeit (Bielefeld s.d.) passim. Sui rapporti tra le diverse sfere di competenza nella repressione dei
crimini avvenuti a Roma per il periodo del principato, si v., per tutti (oltre allappena ricordato scritto di Pugliese), F. M. DE ROBERTIS, La repressione penale nella
circoscrizione dellUrbe (Bari 1937), ora in Scritti vari di diritto romano III. Diritto
penale (Bari 1987) 37 ss. In particolare sulle relazioni tra praefectus vigilum e praefectus urbi, si cfr. D. A. MUSCA, Lis fullonum de pensione non solvenda, in Labeo
16 (1970) 302 ss. difficile ipotizzare una sorta di rapporto gerarchico che prevedesse una sottoposizione dei tresviri al praefectus vigilum, che pure (in un certo
senso stranamente, essendo questultimo ufficio ricoperto da cavalieri: cfr. S.-A.
FUSCO, Le strutture personali cit. 52) li sostitu funzionalmente (li spodest, cos
P. DE FRANCISCI, Storia del diritto romano II/1 [Roma 1929] 279; cfr. F. G. HUBERT,
Antichit pubbliche cit. 93; B. SANTALUCIA, Crimen furti. La repressione straordinaria del furto nellet del principato, in Derecho romano de obligaciones. Homenaje
Murga Gener [Madrid 1994] 785 ss.). Meno improbabile, ma lungi dallessere certo,
una relazione con il praefectus urbi. Su questultima carica prefettizia, in relazione
ai rapporti tra poteri di repressione criminale e giurisdizione civile, si v. oltre agli

76

CAPITOLO PRIMO

cana e i funzionari del principe. Linnesto organico del principato sulle antiche strutture repubblicane a lungo andare mostrer forza assorbente 304. Le province dei magistrati minori
repubblicani saranno tendenzialmente occupate da nuovi uffici
imperiali.
I tresviri capitales sono ricordati 305 insieme con gli edili
quando Domiziano fece bruciare dei libri proibiti e forse
mantennero la custodia carceris 306, che in et repubblicana
era stata uno delle loro funzioni principali 307. Si pu ipotizzare, inoltre, che, nei primi anni del potere di Augusto, quando
a. citati supra L. SOLIDORO MARUOTTI, Aspetti della giurisdizione civile del praefectus urbi nellet severiana, in Labeo 39 (1993) 174 ss.
304 In questo senso G. GROSSO, Problemi generali del diritto attraverso il diritto
romano 2 (Torino 1967, rist. 1994) 82 s.
305 Tac. Agr. 2, su cui infra 169.
306 Cfr. infra 161 ss.
307 In un frammento di Ulpiano riportato nei Digesta il codex Florentinus
(D. 47.2.52.2 [Ulp. 37 ad ed.], cfr. la riproduzione curata da A. CORBINO e B. SANTALUCIA: Iustiniani Augusti Pandectarum codex Florentinus II [Firenze 1988] 380 v.)
nomina un duumvir che avrebbe avuto a che fare con servi fugitivi e carcer. Non
impossibile immaginare un guasto nella tradizione, e che quindi nel testo originario
fosse menzionato un triumvir: Si fugitivum meum quis quasi suum a duumviro vel ab
aliis qui potestatem habent de carcere vel custodia dimitteret, an is furti teneatur?
Lincarcerazione del servo fuggitivo sembra infatti compresa nelle competenze dei
capitales: si cfr. un testo di Asconio (37 Cl.) discusso infra 129 s. Sul fenomeno della
fuga servi, che diviene nel principato una vera e propria forma di rivolta contro il
dominus e come tale attirer lattenzione del giurista, si v., per tutti, F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 IV/1 cit. 342 con bibliografia in nt. 23. Ma, con riguardo a D. 47.2.52.2 (v. anche Bas. 60.12.52), bisogna dire che molto probabile la
competenza del magistrato municipale, cfr. CIL. VIII 17897 e v. M. MALAVOLTA, s.v.
Magistratus cit. 340.
308 Per tutti v. ora W. NIPPEL, Aufruhr und Polizei cit. 161 ss.; ID., Public Order
cit. 90 ss.
309 Cfr. F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 IV/1 cit. 201, 207, 568 nt. 62.
310 Si cfr. in generale P. M. M. LEUNISSEN, Konsuln und Konsulare in der Zeit
von Commodus bis Severus Alexander (180-235 n. Chr.) (Amsterdam 1989) passim;
M. CHRISTOL, Essai sur lvolution des carrires snatoriales dans la seconde moiti
du III e sicle ap. J.C. (Paris 1986) 17 ss.; 61 ss.; 82 ss.; S. RODA, Magistrature senatorie
minori nel tardo impero romano, in SDHI. 43 (1977) 23 ss.
311 In generale sulle trasformazioni sociali ed economiche del III secolo, sostrato materiale dei mutamenti dellapparato magistratuale e burocratico, si v.
M. MAZZA, Lotte sociali e restaurazione autoritaria nel III secolo d.C. (Roma-Bari
1973) spec. 105 ss., 273 ss., 365 ss.

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

77

le nuove cariche ed i loro apparati repressivi non serano ancora stabilizzate 308, i poteri di polizia facenti capo al princeps
in virt della sua potest tribunizia fossero esercitati nella
prassi proprio dai tresviri, che potrebbero, ad esempio, averli
utilizzati contro Ovidio Nasone 309.
Nel tardo principato, mentre permangono numerose attestazioni, nei cursus 310, della esistenza della carica, lo stesso non
pu dirsi della sua vitalit 311. Lultima testimonianza relativa
ad un tresvir capitalis risale ad un personaggio che ricopr lonore intorno al 240-245 d.C. 312.
7. Denominazione e sede. Tresviri 313 come noto 314 fu
indicazione onomastica comune a pi collegi magistratuali
312
313

Si v. nella parte prosopografica il nr. 58.


Triumvir, usato nelle fonti per indicare il singolare, formato sul genitivo plurale di *tresvir. Questultimo lemma, al singolare, non attestato, cfr.
H. ZENHACKER, Moneta I cit. 61: Dans les collges trois membres, le singulier du
premier type, *tresvir correspondant duovir nest pas attest notre connaissance.
En revanche, le singulier du second type, triumvir, form sur trium virum, et parallle duumvir, est courant. Nel plurale tresviri e triumviri, naturalmente sono da
considerare esattamente corrispondenti, v. A. ERNOUT, A. MEILLET, Dictionnaire
tymologique de la langue latine 3 I (Paris 1951) 1244; N. CAFFARELLO, s.v. triumviro, in Dizionario archeologico di antichit classiche (Firenze 1971) 502.
314 Cfr., per tutti, V. ARANGIO-RUIZ, s.v. Triumvirato cit. 390; H. STRASBURGER, s.v. Triumviri cit. 511 ss.; F. FABBRINI, s.v. Triumvirato cit. 856 ss.
315 Si v. TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 32 e nt. 3; II 3 cit. 594 s.
nt. 5. Sul valore della consistenza numerica per la datazione delle magistrature romane si v. anche B. ALBANESE, Riflessioni in tema di legis actiones cit. 176 (= Scritti
giuridici I cit. 988); cfr. F. DIPPOLITO, Forme giuridiche 3 cit. 37. L.-R. MNAGER,
Les collges sacerdotaux, les tribus et la formation primordiale de Rome, in MEFRA.
88 (1976) 475, ebbe a sostenere che Plusieurs collges chargs de taches difficiles et
susceptibiles de rompre la cohsion de la communaut sont longtemps rests des
collges triumviraux. Le nombre de leurs membres apparait sans signification si lon
ne recourt pas ces impratifs de la trichotomie originaire. Ainsi en fut-il des triumviri nocturni, responsables de la protection nocturne, en particulier contre les incendies .... Okko Behrends, in una lettera del 21.4.1996, mi rende nota la sua teoria
che tutte le magistrature romane denominate attraverso un numerale seguito da -vir
sarebbero a natura mista patrizio-plebea. Interessante forse notare come durante la
II guerra punica (quindi in un periodo assai vicino a quello prospettato per il passaggio a magistrati dei capitales) stando a Valerio Massimo (5.6.1) fossero istituiti
dei funzionari in numero di tre anchessi tresviri, dunque con il compito di ar-

78

CAPITOLO PRIMO

propri dellesperienza costituzionale romana. La collegialit a


tre fu utilizzata per magistrature non troppo risalenti 315. Nome
composto, col singolare derivato dal plurale (tres-viri) 316, ha il
genitivo plurale in -um 317. Nocturni, attributo dei pi antichi
tresviri, deriva chiaramente dai compiti di vigilanza e ronda
notturna 318. Giacch i nocturni, come si detto, non coincidono del tutto con i capitales, e questi furono di norma 319 sostituiti nelle ronde notturne dai quinqueviri cis et ultis Tibe-

ruolare schiavi espropriandoli ai domini; si v. C. CASTELLO, Un caso di espropriazione per pubblica utilit e di concessione della cittadinanza romana durante la 2a
guerra punica, in Serta historica antiqua 2 (1989) spec. 104 s.
316 Si v., per tutti, M. LEUMANN, J. B. HOFMANN, Lateinische Grammatik 5
(Mnchen 1928) 251; E. WLFFLIN, Tresviri, Treveri, in Arch. f. Latein. Lexicographie
u. Grammatik 9 (1896) 16; J. WACKERNAGEL, Zur griechischen Wortlehre, in Glotta 2
(1910) 2 [= Kleine Schriften II (Gttingen s.d.) 834]; H. J. ROBY, An Introduction cit.
ccxxi.
317 Varr. l. L. 9.85; Cic. or. 46.156. Cfr. M. LEUMANN, J. B. HOFMANN, Lateinische Grammatik 5 cit. 279, 370.
318 Si v. J. CARBONNIER, Nocturne, in Ml. Lvy-Bruhl cit. 349, e cfr. con particolare riferimento ai tresviri in Plauto Z. STEWART, The God Nocturnus in Plautus
Amphitruo, in JRS. 50 (1960) 43. V. anche A. VON DOMASZEWSKI, Nocturni, in Rh.M.
46 (1892) 159 s.
319 Su casi particolari, nei quali i tresviri capitales furono messi a capo delle
ronde notturne in momenti decisivi per la tutela dellordine pubblico dellurbs,
v. cap. infra 122 ss.
320 Da respingere, quindi, la prospettazione corrente, riportata, ad esempio da
P. WILLEMS, Le droit public cit. 276, secondo cui i capitales sarebbero stati chargs
de la police de nuit, seppur in casi eccezionali coordinarono operazioni di polizia
notturna, furono verisimilmente coinvolti nello spegnimento di incendi e questa
volta con tutta probabilit, normalmente furono i referenti dei quinqueviri.
321 Per i limiti di questa identificazione, v. supra 24.
322 Cfr. ad esempio TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 594;
A. H. M. JONES, The Criminal Courts cit. 26.
323 Corrispondenti greci furono oi{ te trei` oiJ ta; ton qanavtou divka prostetagmevnoi (Cass. Dio 54.26.6) e paraul ax triandriko (CGL. I 202.17 [Glossae
Latino-Graecae]). Cfr. M. MENTZ, De magistratuum Romanorum graecis appellationibus (Diss. Lipsiae 1894) 38; D. MAGIE, De Romanorum iuris publici sacrique
vocabulis sollemnibus in Graecum sermonem conversis (Lipsiae 1905) 29, 97;
H. J. MASON, Greek Terms cit. 6, 93, 178.
324 Tra gli altri si v. TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 595; E. V.
HERZOG, Geschichte und System der rmischen Staatsverfassung I/2 (Leipzig 1884,

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

79

rim 320 non si pu accettare completamente 321 lopinione di


quanti hanno sostenuto essere nocturni la denominazione popolare dei capitales 321. Anche per questultimo titolo 323
chiara limplicazione funzionale. Generalmente si fa riferimento alle esecuzioni capitali: i tresviri sarebbero capitales per
la loro competenza sulle esecuzioni 324. Non accettando la ricostruzione, diffusa in storiografia, secondo la quale i tresviri
avrebbero personalmente messo a morte (almeno alcuni de)i
condannati 325, pare invece che lattributo debba riferirsi alla
competenza per cos dire ereditata dai questori, il quaerere res
capitales 326.
Il sito ufficiale dei tresviri era presso la columna Maenia 327,
rist. Aalen 1965) 852; G. I. LUZZATTO, Procedura civile II cit. 265 (cfr. 105); B. ALBANESE, Le persone nel diritto privato romano (Palermo 1979), che denota luso
dellaggettivo capitalis in relazione ai tresviri come locuzione tecnica di notevole
rilievo e dantica origine (p. 9), poich sarebbero stati organi preposti allirrogazione di sanzioni che riguardano il caput (p. 11); e V. GIUFFR, Sullorigine della
bonorum venditio come esecuzione patrimoniale, in Labeo 39 (1993) 323, con un
non condivisibile riferimento alla originaria procedura per sacramentum, cfr. F. LA
ROSA, Note cit. 243.
325 Cfr. infra 161 ss., 164 ss.
326 Cfr. Varr. l. L. 5.81. Sulla caratterizzazione, in antico, della funzione dei
questori con riferimento alle res capitales si v. anche D. 1.2.2.23. ... quaestores ... qui
capitalibus rebus praeessent ...; Fest. s.vv. Parricidi quaestores (Paul.) [247 L.] ...
qui solebant creari causa rerum capitalium quaerendarum ...; Quaestores [310 L.]
... <dicebantur, qui quaererent de rebus> capitalibus ...; D. 1.13.1.1 (Ulp. l. s. de off.
quaest.). Et a genere quaerendi quaestores initio dictos et Iunius et Trebatius et Fenestella scribunt. Su questultimo testo si v. M. TALAMANCA, Lo schema genus-species nelle sistematiche dei giuristi romani, in La filosofia greca e il diritto romano
(Roma 1977) 214 e nt. 606. Sulletimologia di quaestor v. anche Lyd. de mag. 2.29;
Serv. in Aen. 6.432; Isid. orig. 9.4.16.
327 Ps. Asc. 201 St. Cfr. F. OSANN, Commentatio de columna Maenia (Gissae
1844) 16 e nt.; O. RICHTER, Topographie der Stadt Rom (Mnchen 1901) 85, spec.
98 s., 195; TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II cit. 596 ntt. 5-6; W. KROLL, s.v.
Maenia columna, in PWRE. XIV/1 (Stuttgart 1930) 245; N. E. POLITIS, Les triumvirs cit. 44 ss.; P. WILLEMS, Le droit public cit. 276 e ntt. 4-5; E. DE RUGGIERO, Il foro
romano (Roma-Arpino 1913) 470; F. COARELLI, Il foro romano II (Roma 1985) 39
ss., spec. 50, 52; ID., Roma [Guide archeologiche Laterza] (Roma-Bari 1997) 62, 64;
J.-M. DAVID, Le patronat judiciaire au dernier sicle de la rpublique romaine (Rome
1992) 25 e nt. 68; F. KOLB, Rom. Die Geschichte der Stadt in der Antike (Mnchen
1995) 295 (cfr. 146, 195); C. CASCIONE, Bonorum proscriptio cit. 444 ss.; J.-U.
KRAUSE, Gefngnisse cit. 17, 20. Cfr. anche W. K. BUCHNER, Zentrum der Welt. Das

80

CAPITOLO PRIMO

nel Foro 328. La zona quella tra lArx e lAuguraculum, ove,


oltre alla sede dei tresviri, vi erano il tribunal del pretore urbano ed i subsellia dei tribuni della plebe; evidende il valore
funzionale organico dellarea nord-ovest della piazza: lattivit
in senso lato (e moderno) giurisdizionale 329. Nei pressi di questo settore, ad esso strettamente collegato, il complesso carcer-Lautumiae-saxum Tarpeium, luoghi di punizione e pena
posti sotto il controllo dei tresviri 330. Lattivit dei nostri magistrati si svolgeva quindi a stretto contatto col pretore urbano 331,
e sotto il vigile anche se talvolta politicamente parziale oc-

Forum Romanum als Brennpunkt der rmischen Geschichte (Gernsbach 1990) 143.
Sugli apparati funzionali dedicati alla giurisdizione nel foro di Augusto si v. ora E.
CARNABUCI, I luoghi dellamministrazione della giustizia nel foro di Augusto (Napoli
1996) 29 ss.
328 Per tutti si v. N. E. POLITIS, Les triumvirs cit. 44 ss.
329 Si v. F. COARELLI, Il foro romano I (Roma 1983) 97 ss., 158; II cit. 24, 29, 35
ss., 50. Cfr. P. GROS, rec. a Coarelli, Il foro romano II cit., in Gnomon 58 (1986) 60.
330 Si v. infra 161 ss.
331 Non si pu per individuare tra il magistrato maggiore ed i tresviri uno
stretto rapporto gerarchico/funzionale, che non pare emergere dalle fonti. Lattestata comune attivit di tresviri ed edili non sembra poter giustificare il recente assunto di A. C. SCAFURO, The Forensic Stage. Settling Disputes in Graeco-Roman New
Comedy (Cambridge 1997) 84 (e cfr. ibid. nt. 47), secondo la quale i tresviri sarebbero stati assistants degli aediles.
332 Cfr. i casi descritti infra 97 ss., 102 ss.
333 Sul significato che si d a questo termine, che pu comprendere sia apparitores che servi publici, v. supra nt. 65.
334 TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 327 s., 345, 360. In generale
sugli schiavi pubblici alle dipendenze dei tresviri si v. L. HALKIN, Les esclaves publics chez les Romains (rist. Roma 1965 delled. Bruxelles 1897) 85 ss., 97 s.; O.
ROBLEDA, Il diritto degli schiavi nellantica Roma (Roma 1976) 64 ss.; W. EDER, Servitus publica. Untersuchungen zur Entstehung, Entwicklung und Funktion der ffentlichen Sklaverei in Rom (Wiesbaden 1981) 83 ss.; cfr. anche F. DE MARTINO, Storia
della costituzione 2 I cit. 409 nt. 16 (ove ulteriore bibliografia).
335 Le dizioni carnufex e carnifex sono entrambe diffuse, ma la prima pare
pi antica: cfr. A. TRAINA, G. BERNARDI PERINI, Propedeutica al latino universitario 5 a cura di C. Marangoni (Bologna 1995) 52, anche se il suono doveva essere
(Quint. inst. or. 1.4.8) intermedio tra la i e la o. Probabilmente durante il principato
furono attivi pi carnefici; cfr. H. HITZIG, s.v. Carnifex, in PWRE. III/2 (Stuttgart
1899) 1560. Si v. anche M. MALAVOLTA, s.v. Magistratus cit. 314.
336 Cfr. ad es. Asin. 311; Bacch. 688; Capt. 597; Most. 55 ss.; Persa 747; Poen.

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

81

chio dei tribuni della plebe, pronti ad intervenire contro le loro


misure con lintercessio 332.
8. Gli ausiliari. Assai poco si conosce sugli ausiliari 333 dei
tresviri capitales 334. Certo loro sottoposto fu il carnufex 335 attivo gi ai tempi di Plauto 336, materiale esecutore delle sentenze capitali, delle quali i tresviri avevano la supervisione 337.
Sempre da un testo plautino 338 siamo a conoscenza di otto personaggi, verisimilmente schiavi pubblici, che, facendo parte del
personale del carcer, erano deputati alla fustigazione di quanti
avessero subito un atto coercitivo che prevedeva lin carcerem
ductio 339. I quinqueviri cis et ultis Tiberim 340, istituiti probabil369; Pseud. 950; Rud. 322, 778, 857. In Plauto il termine carnufex/carnifex spesso
usato come insulto, come in Amph. 351, 376, 422, 518; Asin. 482, 697, 892; Bacch.
785, 876; Mer. 618; Most. 1114; Persa 547; Pseud. 707; Rud. 882.
337 Si cfr. infra 164 ss.
338 Amph. 159, su cui pi ampiamente infra 127 ss.
339 Questi si possono forse mettere in relazione con i tortores ricordati, ad
esempio, da Cic. pro Cluent. 63.177, pro Mil. 21.57; cfr. R. KNAPOWSKI, Die Staatsrechnungen cit. 36.
340 Su cui TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 611 s.; A. VON PREMERSTEIN, Stadtrmische und municipale Quinqueviri, in Festschrift zu O. Hirschfelds
sechzigstem Geburtstage (Berlin 1903) 234 ss.; G. WESENER, s.v. Quinqueviri, in
PWRE. XXIV (Stuttgart 1963) 1166 s.; J.-M. PAILLER, Bacchanalia. La rpression de
186 av. J.-C. Rome et en Italie (Rome 1988) 263 s.; R. SABLAYROLLES, Libertinus
miles cit. 16 ss. Sulla permanenza del collegio nel principato: TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II cit. xiii nt. 1 [Zu S. 612].
341 D. 1.2.2.31 (Pomp. l. sg. ench.). Et quia magistratibus vespertinis temporibus
in publicum esse inconveniens erat, quinqueviri constituti sunt cis Tiberim et ultis Tiberim qui possint pro magistratibus fungi. Secondo TH. MOMMSEN, nelled. maior
dei Digesta, ad h. l., il tratto et ultis Tiberim sarebbe da espungere come compilatorio
(giustinianeo), perch in contrasto con il 33 dello stesso D. 1.2.2 e con Liv.
39.14.10. Lo studioso reput per lo stesso passo genuino nel successivo Rmisches
Staatsrecht II 3 cit. 611 nt. 1, sostenendo che Cistiberes fosse il titolo ufficiale ed
ipotizzando che in origine vi fossero solo quattro ausiliari, uno per ogni circoscrizione dellUrbs, ai quali sarebbe poi stato aggiunto un altro funzionario con competenze sul territorio oltre il fiume.
342 Cfr. S.-A. FUSCO, Insolentia parendi cit. 318 nt. 55.
343 Sul senso dellaggettivo nel contesto pomponiano, si v. R. SABLAYROLLES,
Libertinus miles cit. 20 nt. 35.

82

CAPITOLO PRIMO

mente dopo che i tresviri divennero magistrati 341, sostituirono


i non pi nominati nocturni nelle ronde notturne di polizia 342.
La spiegazione della sostituzione fornita da Pomponio, pone
un problema. Il giurista antonino sostiene che era inconveniens 343 per i magistrati vespertinis temporibus in publicum
esse. Ci non vuol dire che fossero interdette le attivit magistratuali notturne; noto, anzi, che alcuni atti dovevano o potevano essere svolti dai magistrati di notte 344; e gli stessi tresviri,
ormai capitales, in alcuni momenti di crisi furono incaricati di
svolgere sorveglianze notturne 345. Per questa istituzione sembra dar ragione della differenza tra nocturni e capitales: dei
magistrati del popolo romano non potevano ogni notte girare
come una ronda per la citt, e questa competenza fu trasmessa
ai quinqueviri, che poi probabilmente ai tresviri riferivano.
Certamente i capitales ebbero viatores: due sono noti
epigraficamente 346 e doveva esistere, almeno nel principato,

344 Si pensi alla procedura di dictio del dittatore da parte del console (Liv.
8.23.15; 9.38.14; 23.22.11; cfr. Fest. s.v. <Silentio surgere> [474 L.]), sulla quale,
per tutti, L. LABRUNA, Adversus plebem dictator cit. 289 s. [= Genera cit. 25 ss.];
o allauspicatio magistratuale: Gell. 3.2.8-10 (cfr. L. R. TAYLOR, Roman Voting Assemblies cit. 62 s.).
345 Cfr. infra 117 ss.
346 Si v. CIL. VI 1936 (cfr. 1859, 1860); VI 466, su cui F. CASTAGNOLI, Schola
Viatorum Triumvirum et Quattuorvirum, in Epigraphica 8 (1946) 45 ss. In particolare,
sui viatores dei tresviri, si v. C. HABICHT, s.v. Viator, in PWRE. VIII A/2 (Stuttgart
1958) 1929, 1933; U. COLI, s.v. Apparitores, in NNDI. I/1 (Torino 1957) 720 [=
Scritti di diritto romano II (Milano 1973) 949]; F. KOLB, Rom cit. 295 (v. anche 564
ss.); N. PURCELL, The Apparitores: a Study in social Mobility, in PBRS. 38 (1983) 128,
135 nt. 58, 152 ss., 172 (nr. 21). Cfr. anche E. DE RUGGIERO, s.v. Apparitor, in DE.
I cit. 522 ss.; A. H. M. JONES, The Roman civil service (clerical and sub-clerical grades), in JRS. 39 (1949) 38 ss.; M. VARVARO, Per uninterpretazione cit. 579 ss. Per
lorigine sociale di tali ausiliari cfr. G. FABRE, Libertus. Patron et affranchis Rome
(Rome 1981) 352 ss., P. HUTTENEN, The social strata in the imperial city of Rome
(Oulu 1974) 89 ss.; S.-A. FUSCO, Le strutture personali cit. 46, 52. V. anche B.
COHEN, Some neglected ordines: the apparitorial status-groups, in Des ordres
Rome dir. CL. NICOLET (Paris 1984) 49 ss.
347 Sulle scholae, in generale, si v. J.-P. WALTZING, Etude historique sur les corporations professionnelles chez les Romains depuis les origines jusqu la chute de
lEmpire doccident I (rist. an. delled. 1895-1900, Roma 1968) 215 ss. (con riferi-

PROFILI STORICI E ISTITUZIONALI

83

sullAventino, una schola viatorum triumvirum et quattuorvirum 347. Probabilmente risale allinizio del principato uniscrizione 348 relativa ad uno scriba dei vigintisexviri. Forse esistevano apparitores comuni ai diversi collegi di magistrati minori
che potevano servire alluno o allaltro secondo i bisogni.

mento particolare a quella indicata nel testo: 223 nt. 1; III 261; IV 430); A. HUG, s.v.
Schola, in PWRE. IIIA (Stuttgart 1921) 619 s.
348 ILS. 1901. Cfr. N. PURCELL, The Apparitores cit. 128, 157, 171 (nr. 3).

CAPITOLO SECONDO

MANSIONI NELLAMBITO
DELLA REPRESSIONE CRIMINALE
SOMMARIO. 1. I tresviri capitales giudici criminali? 2. Attivit di controllo sociale. 3. Fondamento e limiti del potere triumvirale. 4. La funzione di polizia giudiziaria. 5. Custodia carceris. 6. Le esecuzioni capitali.

1. I tresviri capitales giudici criminali? Gi nella letteratura


sul diritto pubblico romano della prima Rinascenza esisteva
una tradizione che affidava ai tresviri mansioni decisorie nel
processo criminale, identificandoli tra laltro con i successori dei duoviri perduellionis. Cos, ad esempio lo Pseudo Fenestella (Andrea Fiocchi, 1452) 1 nel suo De magistratibus
sacerdotiisque Romanorum libellus 2: Tum ergo Duumviris
capitalibus initium esse coepit, unius tamen augmento Trium-

Cfr. M. GALDI, s.v. Fenestella, in EI. XIV (rist. Roma 1932) 995; F. PIs.v. Fiocchi, Andrea, in Diz. biogr. it. XLVIII (Roma 1997) 80 s.: La notoriet del F. legata allopuscolo De magistratibus sacerdotiisque Romanorum che
circol sotto il nome dello storico dellet di Tiberio Lucio Fenestella. Loperetta
ebbe una notevole fortuna: dopo leditio princeps (Venetiis, Filippo di Pietro, c.
1475; cfr. Indice gen. degli incunaboli delle Bibl. dItalia, n. 3812), ebbe almeno 6
edizioni nel secolo XV e numerosissime nel XVI ... Gi nel 1477, alla fine della sua
edizione di Terenzio, Giovanni Calfurnio indic lautore nel F., mentre nel Vat. lat.
3442, appartenuto al Poliziano, Fulvio Orsini annot sul foglio di guardia il nome
di Antonio Loschi. Il De magistratibus fu restituito al F. dalledizione di Anversa
(G. Silvio, 1561) curata da Aegidius Wijths.
2 Compilato prima del 1443, cfr. D. MAFFEI, Gli inizi dellUmanesimo giuridico
(Milano 1956) 108. Il punto che qui interessa II 5 (si v. led. Parisiis, Gueffier,
1582). Nello stesso senso F. HOTOMANI De magistratibus populi R. cit. 404 (che cita
Cic. or. 46.156, ma non va oltre nel collegamento). Per una critica a tale, arbitraria,
derivazione si v. il comm. di PH. E. HUSCHKE nella sua edizione delle Incerti auctoris magistratuum et sacerdotiorum p. R. expositiones ineditae cit. 105.
GNATTI,

86

CAPITOLO SECONDO

viri collegae facti sunt. Quod vero capitalibus quaestionibus


praeessent, et carceris rerum capitalium agerent custodiam,
Capitales appellati sunt 3. Importante, a questo proposito,
lopera del napoletano Alessandro dAlessandro, studioso di
assoluta rilevanza per la ricostruzione del ius publicum romano
nellambito della scienza umanistica del secolo XVI 4: egli denomina 5 capitales i duoviri perduellionis, parla a proposito
dei tresviri di cognitio dei crimina e di animadversio in facinorosos, sottolinea la continuit con le competenze del praefectus vigilum, descrive il iudicium triumvirale come inapplicabile
a virgines e a immaturae puellae. Dopo aver menzionato i
triumviri nocturni, che pare distinguere dai capitales, parla
espressamente di iurisdictio (... si quando ius dicebant ... iura
dabant), che si sarebbe svolta non in tribunali sella curuli,

De magistratibus sacerdotiisque Romanorum libellus cit. 48 (si semplificata


la grafia). Il testo prosegue descrivendo la damnatio di Caio Manlio Capitolino (sic,
ma Marco, praenomen che proprio a seguito dellaccusa di adfectatio regni svolta
contro il personaggio in questione fu vietato ai membri della gens Manlia; per tutti:
TH. MOMMSEN, Rmische Forschungen II [Berlin 1879] 179 ss.; L. MINIERI, Mores
e decreta gentilicia, in Ricerche sullorganizzazione gentilizia romana cur. G. FRANCIOSI III [Napoli 1995] 159 ss.) e lintervento dei tresviri nella repressione della
congiura di Catilina (fonti di riferimento a p. 100). Nel Caput XXIII (p. 90, fonti a
p. 104), De quibusdam minoribus magistratuum speciebus, sono nominati i decemviri stlitibus iudicandis (qui ius in urbe dicerent), i quattuorviri e i tres monetales, non i capitales. Nel De Romanis Magistratibus, Sacerdotiis, Iurisperitis et Legibus ad M. Panthagatum libellus di Pomponio Leto, che si trova nelled. cit. in appendice allopera di Fiocchi, i tresviri si trovano menzionati (a p. 122) in una
sostanziale riproduzione del passo di Pomponio (l. sg. ench.) in D. 1.2.2.30.
4 Cfr., per un primo approccio al personaggio, M. DE NICHILO, s.v. DAlessandro, Alessandro, in Diz. biogr. it. XXXI (Roma 1985) 729 ss.; D. MAFFEI, Gli inizi
cit. passim (v. indice a p. 193); ID., Alessandro dAlessandro giureconsulto umanista
(Milano 1956); R. ORESTANO, Introduzione cit. 212 s. (e per altri luoghi Indice
dei nomi , p. 650).
5 ALEXANDRI AB ALEXANDRO Iurisperiti Neapolitani Genialium dierum libri
sex, varia ac recondita eruditione referti (Parisiis 1549) 144 s. (lib. III, cap. 16). I riferimenti alle fonti si trovano completi nelle note (di A. TIRAQUEAU, il dottissimo nuovo Varrone del Cinquecento francese, cfr. E. BESTA, s.v. Tiraquello,
Andrea, in EI. XXXIII [Roma 1937] 912) delled. Cum integris Commentariis ANDREAE TIRAQUELLI, DIONYSII GOTHOFREDI, J. C. CHRISTOPHORI COLERI et NIC.
MERCERI I (Lugduni Batavorum 1673) 740 s.

MANSIONI NELLAMBITO DELLA REPRESSIONE CRIMINALE

87

sicut consules praetoresve, sed in subselliis velut tribuni et


quaestores 6.
Il padre della moderna storiografia sullantica Roma, B. G.
Niebuhr, riprese (ovvero le formul nuovamente sulla base
delle fonti) tali idee, limitando per il potere giurisdizionale
dei tresviri a casi di minore importanza 7. La posizione di Niebuhr, seppur espressamente criticata 8, fu tendenzialmente seguita da storici e antichisti del secolo scorso. In particolare
Rudorff, anche se incerto sulla precisa qualificazione giuridica
dellattivit dei tresviri 9, in un luogo della sua Storia del diritto
romano 10 parla espressamente di una summarische Plebejerund Sklavenjurisdiktion che sarebbe stata collegata con
lufficio dei tresviri 11. Altrove sembra addirittura descrivere le
competenze dei tresviri come funzionali ad una sorta di giusti-

Per un sunto (peraltro assolutamente parziale) delle interpretazioni umanistiche e moderne sulla presunta giurisdizione dei tresviri capitales: Magistratus
Romano-Germanus, processu historico-legalis representatus, antehac ... publicae
concertationi expositus; Postea ab Authore FRANCISCO JOSEPHO DE HERZ, in
Herzfeld, Jurium Doctore ... redactus ... mults locs auctus, et in usum Auditorum
magis illustratus Curante Filio FRANCISCO CHRISTOPHORO ... (Salisburgi 1738)
57 s.
7 Si v. ledizione a cura di M. ISLER della Rmische Geschichte di B. G. NIEBUHR III (Berlin 1874) 358 s.
8 Ad esempio da F. WALTER, Geschichte des Rmischen Rechts bis auf Justinian
I cit. 208 nt. 133, il quale sostiene che i tresviri si occupavano delle Verrichtungen
der niederen ffentlichen Polizei, ed attribuiva loro eine eigene Zuchtgewalt ber
die Knechte und geringe Leute (p. 308), cadendo forse in contraddizione (o forse
in una semplice imprecisione) quando scriveva (ibid. nt. 23) che Ihr Gericht war
bei der Mnischen Sule.
9 Come del resto anche WALTER, l.u.c.; descrive, infatti, Rmische Rechtsgeschichte II cit. 329, una Straf- und correctionelle Zuchtgewalt ber Sklaven und
geringere Leute che sembra di carattere esecutivo-amministrativo pi che giurisdizionale. Incerta mi appare la qualificazione giuridica delle polizeiliche Executionen der Triumviri capitales bei Verbrechern geringeren Standes (p. 455).
10 Rmische Rechtsgeschichte II cit. 332.
11 ... wurde mit dem Amte der Triumviri capitales verbunden. Nella stessa
pagina fa menzione (indicando le fonti di riferimento in nt. 7) di una Polizeijurisdiktion degli edili curuli.

88

CAPITOLO SECONDO

zia di classe 12. Ancora Dirksen 13 e Madvig 14, seppur in contesti isolati (e, forse, non troppo approfonditi), fecero loro lipotesi duna vera e propria giurisdizione criminale dei tresviri 15.
Certo, come si visto, non sempre agevole distinguere
con precisione unattivit giurisdizionale da una amministrativo-esecutiva, specie con riferimento ad unesperienza giuridica ed istituzionale come quella romana, alla quale sono
spesso inapplicabili, se non con il rischio di approssimazioni o
addirittura di falsificazioni, concetti ed istituti moderni.
Suggestiva 16, seppur come si visto non completamente originale 17, e molto ben ordita, la tesi di Wolfgang Kunkel sulla Polizeijustiz 18 dei tresviri capitales 19, secondo la
12 Rmische Rechtsgeschichte II cit. 323.
13 Ueber die Zeugnisse cit. 353: Wir kennen

die IIIviri capitales nur als Criminal-Richter fur gemeine Verbrechen.


14 Die Verfassung und Verwaltung des rmischen Staates II (Leipzig 1882) 311
(ove: niedere Kriminaljuridiktion), 292 s.; I (Leipzig 1881) 482;
15 Cfr. anche N. E. POLITIS, Les triumvirs capitaux cit. 74 ss.; F. F. ABBOTT, A
History and Description 3 cit. 210; e v. G. GEIB, Geschichte des rmischen Criminalprocesses cit. 227 s.
16 Sduisante, ma basata su peu de preuves la dice C. LOVISI, Contribution
cit. 162, che svolge unattenta critica, per taluni versi corrispondente a quella proposta in queste pagine.
17 Oltre alle opere citate supra (su ntt. 2-14) si v. anche H. FURNEAUX, in
P. Cornelii Taciti Annalium ab excessu divi Augusti libri. The Annals of Tacitus edited
with introduction and notes by H. F. Books I-VI 2 (Oxford 1896, rist. 1956) 91, 609
(riferita ad ann. 6.11.2): summary jurisdiction.
18 A proposito del termine (ma non del concetto: Kunkel si riferisce chiaramente ad una giurisdizione in senso moderno) si nota una certa ambiguit (si v.
in generale O. BULLE, G. RIGUTINI, Dizionario-italiano tedesco e tedesco-italiano II.
Tedesco-italiano 8 [Lipsia-Milano s.d., ma rist. an. della VI ed. 1920] s.v. Justiz, p.
553): Justiz sia Rechtswesen, giustizia, che Rechtspflege, amministrazione
della giustizia e, quindi, ordine giudiziario, magistratura, cfr. J. u. W. GRIMM,
Deutsches Wrterbuch IV/2 [X], bearb. v. M. HEYNE (Leipzig 1877, rist. an. Mnchen 1991) 2407; G. CONTE, H. BOSS, Dizionario giuridico ed economico II. Tedesco-italiano 4 (Mnchen 1989) s.h.v., p. 257; G. WAHRIG, Deutsches Wrterbuch
(Gtersloh-Mnchen 1991) s.h.v., p. 711; H. TROIKE STRAMBACI, E. HELFFRICH
MARIANI, Vocabolario del diritto e delleconomia tedesco-italiano 2 (Mnchen-Milano 1997) s.h.v., p. 677. B. G. NIEBUHR, Rmische Geschichte III cit. 359 aveva
parlato di Polizeygerichtsbarkeit, si cfr. la traduzione francese (delled. postuma
Berlin 1832 del III volume della Storia di Niebuhr) di M. P. A. DE GOLBRY, Histoire romaine VI (Paris 1837) 126 s.: juridiction de police.
19 W. KUNKEL, Untersuchungen cit. 71 ss., 91 s., 135 s. Cfr. ID. Prinzipien des

MANSIONI NELLAMBITO DELLA REPRESSIONE CRIMINALE

89

quale questo collegio avrebbe esercitato una vera e propria


giurisdizione in materia criminale nei confronti degli schiavi,

rmischen Strafverfahrens, ora in Kleine Schriften zum rmischen Strafverfahrens


und zur rmischen Verfassungsgeschichte (Weimar 1974) 13, 26; ID., Linee di storia
giuridica romana (tr. it. della 6a ed. della Rmische Rechtsgeschichte [Kln-Wien
1972], Napoli 1973) 89, 94; ID., Quaestio, ora in Kleine Schriften cit. 49, 51, 75 s.,
87; ID., Staatsordnung II cit. 533 s. e nt. 7: secondo lo studioso cfr. p. 534 il
processo si svolgeva per sacramentum: ad esso si sarebbe riferito il iudicare della lex
Papiria (Fest. s.v. Sacramentum [468 L.], su cui v. infra cap. III 1). Si pu notare
che per il plebiscitum Papirium meramente conferm [sulla tesi di Albanese v. supra, cap. I] il iudicare dei tresviri, che sarebbe allora ben pi antico delle esigenze di
giustizia di polizia postannibaliche (come dallo stesso Kunkel affermato nelle Untersuchungen l. c.). La ricostruzione di Kunkel stata, nelle sue linee generali accolta (semmai un po sfumata), dalla storiografia corrente, soprattutto dalla manualistica, che ha potuto cos con facilit inquadrare le funzioni dei tresviri, cfr., tra gli
altri, A. W. LINTOTT, Violence cit. 102 ss.; A. SLLNER, Einfhrung in die rmische
Rechtsgeschichte 4 (Mnchen 1989) 78; W. HOBEN, Terminologische Studien zu den
Sklavenerhebungen der rmischen Republik (Wiesbaden 1978) 1 ss., 47 ss.; M. KASER, Storia del diritto romano (tr. it. Milano 1984) 124 ss.; J.-M. DAVID, Du comitium
la roche Tarpeinne ... Sur certains rituels dexcution capitale sous la rpublique, les
rgnes dAuguste et de Tibre, in Du chtiment dans la cit. Supplices corporels et
peine de mort dans le monde antique (Rome 1984) 131 ss., 147 (cfr. ID., Le patronat
judiciaire au dernier sicle de la rpublique romaine [Rome 1992] 25); F. CASSOLA, L.
LABRUNA, Linee 3 cit. 134 (cfr. IDD., Gli edili, i questori, i cd. vigintisexviri, in Lineamenti di storia del diritto romano 2 cit. 175 s.); R. E. MITCHELL, Patricians and Plebeians. The Origin of the Roman State (Ithaca 1990) 171; G. GILIBERTI, Elementi di
storia del diritto romano (Torino 1994) 99; O. TELLEGEN COUPERUS, A short history
of Roman law (London-New York 1993) 52, 88; D. CLOUD, The Constitution and
Criminal Law, in CAH. 2 IX (Cambridge 1994) 500; J.-U. KRAUSE, Gefngnisse cit. 16
s.; H. HORSTKOLTE, SB 7523 und der Veteranenstatus Mitte des 2. Jh.s n. Chr., in ZPE.
111 (1996) 356 e nt. 9; J. M. KELLY, Storia del pensiero giuridico occidentale (tr. it.
Bologna 1996) 99 e nt. 23; S.-A. FUSCO, Insolentia parendi cit. 318 nt. 55. Interessante notare come G. PUGLIESE, che in sede di recensione (cit. infra in nt. 23) fu
critico nei confronti della tesi prospettata da Kunkel, sia stato poi, in due scritti a
pi larga diffusione, pi possibilista sullesistenza dun tribunale dei tresviri, cfr.
Diritto penale romano, in V. ARANGIO-RUIZ, A. GUARINO, G. PUGLIESE, Il diritto
romano (Roma 1980) 271; ID., Le garanzie dellimputato nella storia del processo
penale romano, in Temi Romana 18 (1969) 610 [=Scritti giuridici scelti II cit. 610].
ER. MEYER, Rmischer Staat cit. segue Kunkel a p. 136: Daneben entstand mit der
Entwicklung Roms zur Grossstadt und der damit unvermeidlich zunehmenden
Verbrechenshufigkeit wohl seit den 3. Jahrhundert v. Chr. ein Sondergericht bei
den tresviri capitales vor allem zur schnellen Aburteilung gemeiner Verbrechen in
den unteren Volksschichten. In questo luogo, per, Kunkel non citato, lo in-

90

CAPITOLO SECONDO

dei soggetti provenienti dagli strati pi bassi della popolazione


e degli stranieri 20 che avessero commesso reati comuni 21. Nonostante il carattere altamente ipotetico 22, questa ricostruzione, per la risonanza che ha avuto 23 e per le considerazioni e

vece nella nota 54 di p. 513 (riferita a p. 179, ove loggetto la competenza per
cos dire civilistica; nella 1a cit. e 2a [1961] ed., rispettivamente a p. 168 e 179, non
v menzione della competenza giurisdizionale dei tresviri, che allora Meyer evidentemente mutu da Kunkel).
20 Con riguardo a questi ultimi, cfr. O. F. ROBINSON, The criminal law cit. 17,
ove un inquadramento della repressione in termini di coercitio.
21 Per quanto riguarda i reati comuni, B. SANTALUCIA, s.v. Processo penale
(diritto romano), in ED. XXXVI (Milano 1987) 332 e nt. 96 [=Scritti cit. 174 e
nt. 96], sembra aver anche in questo punto scalfito la ricostruzione di Kunkel, adducendo dei passi plautini dai quali si desumerebbe una competenza dei comitia
(ma, su Kunkel, v. la rec. cit. di PUGLIESE p. 160 [= Scritti giuridici II cit. 580]: le
fonti esaminate si riferiscono ai processi capitali realmente svoltisi, le testimonianze
plautine, quindi, non contano, o contano molto poco). Cfr. anche G. PUGLIESE, Linee generali dellevoluzione del diritto penale pubblico durante il principato, in
ANWR. II/14 (Berlin-New York 1982) 730 nt. 14 [= Scritti giuridici scelti II cit. 661].
22 Lintera ricostruzione del processo dei IIIviri capitales (Untersuchungen
cap. XII) pare molto ipotetica e del resto il Kunkel stesso, pi che fondarla sulle
fonti, la vorrebbe dedurre, in quanto afferma che se anche le fonti fossero difettose,
occorrerebbe presupporre la situazione da lui descritta, cos G. CRIF, Sul consilium del magistrato, in SDHI. 29 (1963) 298 nt. 7, che pure riconosce a Kunkel una
realistica ed efficace considerazione dei contrasti sociali nella disamina della attivit di polizia dei tresviri, Il processo criminale presillano, in Labeo 10 (1964) 108.
Sullaffermazione di KUNKEL (Untersuchungen cit. 76) si v. pi diffusamente innanzi nel testo. A favore delle ipotesi di Kunkel, con riferimento esplicito alle funzioni dei tresviri, si espresse G. BROGGINI, Le legis actiones, in Labeo 11 (1965) 371
[=Coniectanea. Studi di diritto romano (Milano 1966) 552], sostenendo che le tesi
tradizionali, su argomenti del genere, sono altrettanto ipotetiche quanto le nuove e
non possono perci esser ritenute valide fino a prova del contrario, ma solo se
continuano ad adempiere ad una funzione euristica in modo migliore di quanto non
lo facciano le nuove.
23 Si v. le recc. di A. BECK, in Ztschr. f. Schweiz. Recht 106 (1965) 251 ss.;
J. BLEICKEN, in Gnomon 36 (1964) 696 ss.; P. A. BRUNT, in RHD. 32 (1964) 440 ss.;
J. D. CLOUD, in Latomus 23 (1964) 876 ss.; M. J. COSTELLOE, in AJPh. 86 (1965) 193
ss.; G. CRIF, Il processo criminale presillano cit. 90 ss. (cfr. ID., Alcune osservazioni
in tema di provocatio ad populum, in SDHI. 29 [1963] 288 ss.; ID., Sul consilium cit.
296 ss.; G. SACCONI, Si negat, sacramento quaerito, in SDHI. 29 cit. 310 ss.); V. L.
DA NOBREGA, in Romanitas 7 (1965) 485 ss.; M. FUHRMANN, in Gtt. Gel. Anz. 219
(1967) 81 ss.; R. HAASE, in Ztschr. f. vergl. Rechtswiss. 66 (1964) 240 ss.; G. PU-

MANSIONI NELLAMBITO DELLA REPRESSIONE CRIMINALE

91

le nuove ipotesi che ha generato 24, merita particolare attenzione.


La pi antica testimonianza della giurisdizione criminale
dei tresviri si troverebbe, secondo Kunkel 25, in una nota scena
plautina:
Plaut. Aul. 415-418. EU. Redi. Quo fugis nunc? tene, tene.
CO. Quid, stolide, clamas? / EU. Quia ad tris viros iam ego
deferam nomen tuom. CO. Quam ob rem ? / EU. Quia cultrum habes. CO. Cocum decet. EU. Quid comminatus / mihi?
CO. Istud male factum arbitror, quia non latu fodi.
Lavaro Euclione minaccia il cuoco Congrione di denunciarlo ai tresviri perch preoccupato sempre per la preziosa
pentola temeva il suo coltello. Ad tris viros iam ego deferam
nomen tuom: si tratterebbe, per Kunkel, di una vera e propria

GLIESE, in BIDR. 66 (1963) 153 ss. [= Scritti giuridici scelti II cit. 573

ss.]; A. N. SHER-

WIN-WHITE, in JRS. 54 (1964) 208 ss.; R. VILLERS, in REL. 41 (1963) 533 ss.
24 Cfr., di recente, W. NIPPEL, Aufruhr und Polizei cit. 33 ss., spec. 36-47; O.

F.
ROBINSON, Ancient Rome: City Planning and Administration (London 1992) 175 ss.
Su un punto particolare, di rilevante interesse ai fini di questa indagine, la presunta
funzione giurisdizionale del pretore in materia criminale, v. dello stesso KUNKEL,
Linee di una storia giuridica romana cit. 88 s.; G. DULKHEIT, F. SCHWARZ, W. WALDSTEIN, Rmische Rechtsgeschichte. Ein Studienbuch 8 (Mnchen 1988) 67. Da ultimo il problema stato risollevato ed approfondito da D. MANTOVANI, Il pretore
giudice criminale in et repubblicana, in Athenaeum 78 (1990) 19 ss.; cfr. L. GAROFALO, Il pretore giudice criminale in et repubblicana?, in SDHI. 56 (1990) 366 ss.; D.
MANTOVANI, Il pretore giudice criminale in et repubblicana: una risposta, in Athenaeum 79 (1991) 611 ss.; L. GAROFALO, Il pretore giudice criminale in et repubblicana? In margine ad una risposta, in SDHI. 57 (1991) 402 ss.; A. GUARINO, I romani,
quei criminali, in Labeo 39 (1993) 234 ss.; D. A. CENTOLA, Recenti studi di diritto
criminale romano. Spunti e prospettive di ricerca, in SDHI. 63 (1997) 4 s. Contrario
mi sembra F. DE MARTINO, Storia della costituzione I 2 cit. 432, che invece sottolinea i poteri di coercitio criminale dei consoli (v. 422 e cfr., a p. 425, un cenno,
con riferimento allordine pubblico, duna competenza propria anche dei pretori).
25 Untersuchungen cit. 38 s., 64 ss.
26 Invero (sul ruolo dei tresviri nella fase preparatoria e introduttiva dei giudizi
criminali si v. pi ampiamente infra 157 ss.), come ha notato B. SANTALUCIA, Note
sulla repressione dei reati comuni in et repubblicana, in Idee vecchie e nuove sul

92

CAPITOLO SECONDO

nominis delatio 26, atto introduttivo di un processo penale davanti ai triumviri 27.
diritto criminale romano cit. 14 [= in BIDR. 91 (1988) 217=Scritti cit. 137]: nomen
deferre ha tutta laria di essere una delle espressioni correntemente usate per indicare la segnalazione di un fatto costituente reato allautorit di polizia ... piuttosto
che lespressione tecnica che nel regime delle corti permanenti designa latto con cui
si promuove il processo. Sulla delatio nominis si v. ora V. GIUFFR, Nominis delatio e nominis receptio. in Labeo 40 (1994) 359 ss., da confrontare con B. SANTALUCIA, Cicerone e la nominis delatio, ibid. 43 (1997) 404 ss. (assai utile la nt. 24 a
p. 411 sulla terminologia delle fonti); ID., Ancora in tema di nominis delatio, ibid.
44 (1998) 462 ss. Cfr. anche la rec. a Kunkel di G. PUGLIESE (cit. in nt. 23) 166
[=Scritti giuridici scelti II cit. 589]; dello stesso SANTALUCIA, s.v. Processo penale
(dir. rom.), cit. 333 nt. 104 [= Scritti cit. 176 nt. 104] e D. MANTOVANI, Il problema
dellaccusa popolare. Dalla quaestio unilaterale alla quaestio bilaterale (Padova
1989) 22 e nt. 61.
27 La denuncia si sarebbe fondata su una norma il cui contenuto sarebbe poi
stato compreso nella lex Cornelia de sicariis di Silla (cfr. D. 48.8.1 pr. [Marcian. 14
inst.]. Lege Cornelia de sicariis et veneficis tenetur, qui hominem occiderit ... quive
hominis occidendi furtive faciendi causa cum telo ambulaverit; sul testo, brevemente,
L. DE GIOVANNI, Per uno studio delle Institutiones di Marciano, in SDHI 49 [1983]
137=Giuristi severiani. Elio Marciano [Napoli 1989] 66) che avrebbe punito gi
allinizio del II sec. a.C. chi portasse armi (cfr. W. KUNKEL, Untersuchungen cit. 69
e nt. 258; ID., Quaestio cit. 48 s.; D. MANTOVANI, Il problema dorigine cit. 22 ss.).
J.-C. GENIN, Le rpression des actes de tentative en droit criminal romain (thse,
Lyon 1968) 95 ss., descrive lambulare cum telo della lex Cornelia come atto di tentativo, in una prospettiva che tenta di coordinare le risultanze delle fonti antiche
con la dogmatica penalistica moderna (cfr. anche B. BIONDI, Il diritto romano cristiano II. La giustizia-Le persone [Milano 1952] 310). Non sembra, comunque si
voglia interpretare il testo, coglierne laspetto comico (semmai liperbolico riferimento ad un coltello come ad unarma) I. L. USSING, in T. Maccii Plauti Comoediae
recensuit et enarravit I. L. U. II (Havniae 1878) 320. La situazione desumibile da
questa fonte pare per pi testimoniare unesplicazione di poteri di polizia (v. innanzi). Comunque, contro linterpretazione che nel luogo cit. si propone di telum
che fonda la detta teoria v. D. 50.16.233.2 (Gai. 1 ad l. XII Tab.) [=I. 4.18.5]. Telum volgo quidem id appellatur, quod ab arcu mittitur: sed non minus omne significatur, quod mittitur manu: ita sequitur, ut et lapis et lignum et ferrum hoc nomine
contineatur: dictumque ab eo, quod in longinquum mittitur, Graeca voce figuratum
ajpo; tou` thlou`. Et hanc significationem invenire possumus et in Graeco nomine:
nam quod nos telum appellamus, illi bevlo appellant ajpo; tou` bavllesqai. Admonet
nos Xenophon, nam ita scribit: kai; ta; bevlh oJmovse ejevreto, lovgcai toxeuvmata
sendovnai, plei`stoi de; kai; livqoi. Et id, quod ab arcu mittitur, apud Graecos quidem
proprio nomine tovxeuma vocatur, apud nos autem communi nomine telum appellatur. Cfr. E. CANTARELLA, I supplizi capitali in Grecia e a Roma (Milano 1991) 335,
423 nt. 51; D. FLACH, Die Gesetze cit. 174. Sullindividuazione del testo di Seno-

MANSIONI NELLAMBITO DELLA REPRESSIONE CRIMINALE

93

Tenendo per il momento da parte lillazione 28 fondante


questa parte della ricerca di Kunkel, secondo la quale Dass es
eine Instanz dieser Art schon in der Republik gegeben hat, ist
gar nicht verwunderlich. Wir mssten im Gegenteil ihre Existenz selbst dann vermuten, wenn wir keinerlei Anhaltspunkte
dafr htten 29, procediamo ora allanalisi delle fonti, per valutare poi dal punto di vista meramente teorico i risultati di
Kunkel sulla Polizeijustiz. Ci si accinge, per cos dire, ad
una verifica, per dimostrare che la critica a Kunkel 30, seppur su
questo punto non particolarmente approfondita, non ebbe
torto a reagire alla innovativa impostazione della repressione
dei reati comuni nella Roma repubblicana.
Dopo aver brevemente introdotto la figura dei nostri magistrati ed averne spiegate le competenze giurisdizionali 31 col
collegamento funzionale che questi avrebbero avuto col pretore (urbano) 32, Kunkel passa ad esaminare i singoli casi in cui
gli autori antichi testimonierebbero a suo giudizio lesistenza di detta competenza.
Il primo passo preso in considerazione :
Cic. pro Cluent. 13.38-39 33. Qui cum unum iam et alterum
fonte (Anab. 5.2.14), da parte di Ioannes Matalius Metellus (Jean Matal, giureconsulto della Franca Contea, c. 1510-1598, cfr. J.-L. FERRARY, Correspondance de Lelio Torelli avec Antonio Augustin et Jean Matal (1542-1553) [Como 1992] 243), come
risulta da una lettera ad Augustinus del 17 gennaio 1543, v. A. MAZZARINO, Appunti
sul metodo III. Per unedizione critica dellOrigo gentis Romanae, in Hlk. 33-34
(1993-94) 509 e ntt. 125 s.
28 Su questa scelta metodologica cfr. gi G. CRIF, Sul consilium cit. 297 nt. 7.
29 W. KUNKEL, Untersuchungen cit. 76.
30 Cfr. in particolare B. SANTALUCIA, La repressione penale e le garenzie del
cittadino, in Storia di Roma II/1. La repubblica imperiale (Torino 1990); P. A. BRUNT,
rec. a KUNKEL, Untersuchungen cit. 445, e G. PUGLIESE, rec. a KUNKEL, Untersuchungen cit., 167 [= Scritti giuridici scelti II cit. 590].
31 Untersuchungen cit. 71.
32 V. supra 80 nt. 331.
33 Scarne annotazioni su questo testo si trovano nelle edizioni (con tr. it.) della
pro Cluentio curate da G. PUGLIESE, Lorazione per Aulo Cluenzio Abito (Milano
1972, rist. 1992) 98 ss. e ntt. 15-16 a p. 263, e da V. GIUFFR, Avvocati, imputati e
giudici nella pro Cluentio ciceroniana (Napoli 1993) 50 ss. e ntt. 12-13 a p. 174.

94

CAPITOLO SECONDO

diem desideraretur neque in eis locis ubi ex consuetudine quaerebatur inveniretur, et Oppianicus in foro Larinatium dictitaret nuper se et suos amicos testamentum eius obsignasse, liberti Asuvi et non nulli amici, quod eo die quo postremum
Asuvius visus erat Avillium cum eo fuisse et a multis visum
esse constabat, in eum invadunt et hominem ante pedes Q.
Manli qui tum erat triumvir constituunt. Atque illic continuo
nullo teste, nullo indice recentis malefici conscientia perterritus omnia, ut a me paulo ante dicta sunt, exponit Asuviumque
a sese consilio Oppianici interfectum fatetur. 39. Extrahitur
domo latitans Oppianicus a Manlio; index Avillius ex altera
parte coram tenetur. Hic quid iam reliqua quaeritis? Manlium
plerique noratis; non ille honorem a pueritia, non studia virtutis, non ullum existimationis bonae fructum umquam cogitarat, sed ex petulanti atque improbo scurra in discordiis civitatis
ad eam columnam ad quam multorum saepe conviciis perductus erat tum suffragiis populi pervenerat. Itaque tum cum Oppianico transigit, pecuniam ab eo accipit, causam et susceptam
et tam manifestam relinquit ... 34.
Il reato, in questo ben noto caso 35, chiaramente un omicidio. Il sospettato viene condotto da liberti e amici della vit34

A differenza di diversi editori e studiosi che hanno preso in considerazione


questo testo, preferiamo la lettura del relinquere finale al presente (seppur logicamente si possa prospettare reliquit), che ben si accorda col precedente transigit
e con landamento del discorso di Cicerone, che usando questo tempo, rende pi
partecipi gli ascoltatori. Hanno relinquit, seguendo il Palimpsestus Taurinensis,
A. C. CLARK, M. Tulli Ciceronis Orationes I (Oxonii 1905, rist. 1965) ad h. l.;
S. RIZZO, M. Tulli Ciceronis Pro A. Cluentio Habito (Milano 1991) 72.
35 Ampia analisi in B. SANTALUCIA, Note cit. 5 ss. [= in BIDR. 91 cit. 209 ss.
=Scritti cit. 129 ss.]; M. BALZARINI, Il problema della pena detentiva nella tarda repubblica: alcune aporie, in Il problema della pena criminale tra filosofia greca e diritto
romano, cur. O. DILIBERTO (Napoli 1993) 383 ss. (su cui v. lintervento di B. SANTALUCIA, ibid. 418 s.); M. P. PIAZZA, La disciplina del falso nel diritto romano (Padova 1991) 110. Sul triumviro Manlio e le sue attivit presso la colonna Menia, v. M.
BALZARINI, Il furto manifesto tra pena pubblica e privata, in Illecito e pena privata in
et repubblicana. Atti Copanello 1990 cur. F. MILAZZO (Napoli 1992) 60 ss. e cfr. C.
CASCIONE, Bonorum proscriptio cit. 444 ss.

MANSIONI NELLAMBITO DELLA REPRESSIONE CRIMINALE

95

tima davanti a un triumviro 36, che lo mette a confronto con il


presunto istigatore, il quale la fa franca corrompendo il magistrato. Qui, invero, Kunkel molto cauto (Wie dem aber
auch sein mag, Mommsens Meinung, die tresviri capitales seien
nur zu verlufigen Massnahmen, nicht aber zur Aburteilung
eines Verbrechers befugt gewesen, lsst sich jedenfalls aufgrund
dieses Zeugnisses nicht bndig widerlegen 37), ma, comunque,
parla di un dibattimento penale (strafprozessuale
Verhandlung), tenutosi davanti al tribunal dei tresviri 38. Ancora, si riferisce esplicitamente ad un processo davanti ai
triumviri capitales, citando questo passo nel suo studio sulle
quaestiones 39. Il tenore testuale non pare per in alcun modo
testimoniare unattivit giurisdizionale. Il relinquere causam,
anzi, dimostra una non attivit, quando invece, se il triumviro
avesse avuto la possibilit di decidere con un atto formale
(sentenza), avrebbe potuto mandare assolti i due, e non insabbiare il caso. Analizzando questa fonte, poi, Kunkel non

36 Kunkel non spiega in alcun modo il funzionamento di questo processo, si


sarebbe portati ad immaginare unaccusa informale di liberti ed amici e la conseguente iniziativa del magistrato. Non convince lopinione espressa dallo studioso
tedesco nellarticolo Quaestio cit. 75 s.
37 Untersuchungen cit. 72
38 In realt di un tribunal dei tresviri capitales nelle fonti non v alcuna traccia
(e per dimostrare che la locuzione ante pedes non indica necessariamente come
sembrerebbe dalle parole di Kunkel lesistenza di un tribunal, basti guardare in un
qualsiasi buon lessico latino s.v. pes). Comunque tribunal non sempre tribunale, luogo giurisdizionale, cfr. tra le altre fonti Plin. n. h. 16.1.3; Tac. ann. 1.18.2,
2.83.2. Per tutti, sul punto, C. GIOFFREDI, s.v. Tribunal, in NNDI. XIX (Torino
1973) 694 ss.; ID., I tribunali del Foro, in SDHI. 9 (1943) 227 ss., ove a p. 260 sono
ricordati i subsellia dei tresviri capitales, cui venivano condotti per ricevere la
pena i ladri e gli schiavi colpevoli (i subsellia dei tresviri sono menzionati da Ps.
Asc. 200 St., v. infra 173). Cfr. anche J. RONKE, Magistratische Reprsentation im
rmischen Relief. Studien zu standes- und statusbezeichnenden Szene I (Oxford
1987) 138 ss.
39 W. KUNKEL, s.v. Quaestio cit. 75.
40 Sembra da preferire questa lezione a crimen Avillianum, presente in alcuni
manoscritti della pro Cluentio (cfr. le edd. critiche di A. C. CLARK e S. RIZZO citt.

96

CAPITOLO SECONDO

tenne conto di un dato che pare interessante: in seguito un


processo contro Oppianico, per questo stesso reato, fu tenuto:
Cic. pro Cluent. 13.39. ... Ac tum in Oppianici causa crimen hoc Asuvianum cum testibus multis tum vero indicio
Avilli comprobabatur; in quo Oppianici nomen primum esse
constabat, eius quem vos miserum atque innocentem falso
iudicio circumventum esse dicitis.
Un vero e proprio processo per il crimen Asuvianum 40 fu
dunque poi celebrato, con testimonianze e lindicium 41 di Avillio. Strano: nella prospettiva kunkeliana ci troveremmo di
fronte a due giudizi, in due tribunali diversi 42, sullo stesso oggetto e contro lo stesso imputato, con decisioni contrastanti.
Oppianico, se Manlio avesse giudicato a suo favore, avrebbe
potuto in qualche modo allegare la sua decisione. In ogni
caso, Kunkel non d ragione del perch Avillio e poi Oppianico furono condotti davanti ad un triumviro nelle funzioni di
giudice. Avrebbe potuto farlo riferendosi alla posizione sociale
di Avillio 43. Ma due elementi ancora non quadrano: se pure
fosse vera la grande povert di questuomo la fonte, Cicerone, non naturalmente qui troppo attendibile, perch tende

ad h. loc.), anche perch definirlo Avillianum avrebbe concentrato lattenzione


sullesecutore materiale e non come era nellinteresse di Cicerone sullistigatore.
41 A. C. CLARK, nella sua edizione della pro Cluentio (nt. 16) rese con illius
testamento lespressione indicio (o: indiciis) illius dei manoscritti (cfr. G. PUGLIESE,
Lorazione cit. 103). Qui si seguita linterpretazione di S. RIZZO (nt. 16). Comunque, nella deposizione del correo, Oppianico fu il primo nella lista degli implicati,
cos V. GIUFFR, Imputati, avvocati e giudici cit. 53, nella traduzione di questo
luogo.
42 Con tutta verisimiglianza, poi, il secondo non si sarebbe svolto davanti ad
un triumviro. Perch, visto che non sembrano mutati i presupposti? Kunkel, naturalmente, non lo spiega.
43 Cic. pro Cluent. 13.36. ... Fuit Avillius quidam Larino perdita nequitia et
summa egestate, arte quadam praeditus ad libidines adulescentulorum excitandas
accommodata. Cfr. E. KLEBS, s.v. Avillius, 2, in PWRE. II/2 (Stuttgart 1896) 2392.
44 Dal racconto di Cicerone, divertente, il personaggio pi riconducibile

MANSIONI NELLAMBITO DELLA REPRESSIONE CRIMINALE

97

al discredito di sicuro non apparteneva a quel proletariato


urbano assunto a sfera soggettiva di competenza giurisdizionale in materia criminale dei tresviri capitales 44. In pi, di sicuro, proletario non era Oppianico che, implicato nel caso
dallo stesso Avillio, sembra assumere una posizione processuale parallela a quella di questultimo 45.
I due casi seguenti, in cui i tresviri svolgono delle funzioni
che paiono esecutive, non sembrano in alcun modo dimostrare
unattivit giurisdizionale 46 e possono chiaramente spiegarsi
nellambito dellesplicazione di poteri di polizia:
Gell. 3.3.15. Sicuti de Naevio quoque accepimus fabulas
eum in carcere duas scripsisse, Hariolum et Leontem, cum ob
allambiente del proletariato urbano pare proprio il triumviro Manlio, sul quale si
v. da ultimo C. CASCIONE, Bonorum proscriptio cit. 444 ss.
45 Oppianico istigatore del delitto. Nella riflessione dei giuristi romani, certo
assai posteriore rispetto ai tempi che ci interessano, listigazione era forma partecipativa principale, correit (cfr. D. 47.2.55.4, Gai. 13 ad ed.); ne derivava la stessa
pena irrogata al materiale esecutore. In generale, la concezione di concorso morale
nel reato (usando una terminologia moderna) fu assai larga, arrivando a comprendere, in alcuni casi (e cio quando sussisteva lobbligo di denuncia), anche i soggetti
che erano meramente a conoscenza del fatto criminoso (consci, cfr. Tertull. apol.
2.8. ... in reos maiestatis et publicos hostes omnis homo miles est: ad socios, ad conscios usque inquisitio extenditur). Ampiamente L. SCHUMACHER, Servus index. Sklavenverhr und Sklavenanzeige im republikanischen und kaiserlichen Rom (Wiesbaden 1982); T. SPAGNUOLO VIGORITA, Utilitas publica. Denunce e pentiti nel mondo
romano, in Panorami 6 (1994) 260 ss.; P. CERAMI, Accusatores populares, delatores,
indices. Tipologia dei collaboratori di giustizia nellantica Roma, in Index 26 (1998)
117 ss.; cenni in F. CARNAZZA RAMETTA, Studio sul diritto penale dei romani (Catania 1883, rist. an. Roma 1972) 150 s.; TH. MOMMSEN, Rmisches Strafrecht cit. 91;
C. FERRINI, Diritto penale romano. Teorie generali (Milano 1899) 276 ss.; G. F. FALCHI, Diritto penale romano (dottrine generali) I (Treviso 1930) 194; C. GIOFFREDI, I
principi del diritto penale romano (Torino 1970) 111 ss.; U. BRASIELLO, s.v. Concorso di persone nel reato (dir. rom.), in ED. VIII (Milano 1961) 561 ss. (con ulteriore bibliografia); V. GIUFFR, La repressione criminale nellesperienza romana. Profili 4 (Napoli 1997) 151 s. Cfr. F. GUIZZI, Aspetti giuridici del sacerdozio romano. Il
sacerdozio di Vesta (Napoli 1968) 145 nt. 11, ove la distinzione tra le figure di socius,
auctor e minister e alcuni spunti sulla condizione dellistigatore nel periodo della
repubblica. A tal ultimo proposito si v. Cic. pro Cluent. 20.56.
46 Invero anche qui Kunkel abbastanza cauto: Untersuchungen cit. 72.
47 Ampia la letteratura sul caso di Nevio. Cfr. infra 137 ss.

98

CAPITOLO SECONDO

assiduam maledicentiam et probra in principes civitatis de


Graecorum poetarum more dicta in vincula Romae a triumviris coniectus esset ... 47.
Gellio narra che Nevio fu condotto in carcere dai tresviri
per aver offeso, secondo un costume greco, i principes civitatis 48, e che l scrisse due fabulae, niente altro 49. Problemi delicati sorgono in ordine alla qualificazione del reato ed alla natura del provvedimento repressivo, sempre per inquadrabile
tra gli atti esecutivi di polizia 50. Se vi fu giurisdizione nei confronti del poeta, non pare possa essere stata dei tresviri 51.
Altro caso accostato da Kunkel a quello di Nevio :
Plin. n. h. 21.3.8. ... P. Munatius cum demptam Marsuae
coronam e floribus capiti suo imposuisset atque ob id duci
eum in vincula triumviri iussissent, appellavit tribunos plebis
nec intercessere illi ...
Pur non immediatamente comprensibile in tutti i suoi significati giuridici e religiosi, il passo , per quanto riguarda loperato dei tresviri, abbastanza chiaro: un ordine di in vincula
ductio 52. Probabilmente Publio Munazio era stato sorpreso
dagli ausiliari dei tresviri (o da un triumvir stesso) in servizio di
ronda (o forse cera stata una sorta di denuncia 53 anche in48

Sulla storicit del racconto gelliano, per tutti, con letteratura, G. DE SANStoria dei romani IV/2.1 (Firenze 1953, rist. 1973) 8 s. e nt. 23, riferimento alla
carcerazione a p. 9 nt. 25, in rapporto a Plaut. Mil. 211 s.
49 Cfr. E. FRAENKEL, s.v. Naevius, 2, in PWRE. Suppl. VI (Stuttgart 1935) 625,
ove un cenno alla presunta allegra prigionia del poeta.
50 V. infra 117 ss.
51 Inoltre, secondo la ricostruzione prospettata supra, in questepoca i tresviri
potrebbero essere ancora dei semplici ausiliari, non ancora magistrati: un potere,
formalizzato come giurisdizione criminale sul cittadino (tale era Nevio, v. infra
137 nt. 211), appare irreale.
52 Cfr. J.-U. KRAUSE, Gefngnisse cit. 19.
53 Cos si spiegherebbe anche la possibilit di appellatio ai tribuni. Poco probabile la ricostruzione, alquanto teatrale, di J.-M. DAVID, Le patronat judiciaire cit.
25 s.: Ainsi se trouvait dlimit lespace concret de lexercice de la procdure criCTIS,

MANSIONI NELLAMBITO DELLA REPRESSIONE CRIMINALE

99

formale di comportamento contrario al buon costume)


nella zona ove sorgeva la statua di Marsia 54, luogo mal frequentato e, verisimilmente turbolento 55. Insomma, luso di
una corona sottratta alla statua di una divinit, forse il gesto
stesso della sottrazione, avevano dato scandalo e ne era conseguito un provvedimento coercitivo 56: arresto, non giurisdiminelle ordinaire: entre les rostres, la basilica Porcia et labrupt du Capitole, sur une
petite place dont la configuration permettait justement quentre le moment o un
triumvir donnait lordre darreter un individu et celui o il franchissait la porte de
la prison, les tribuns, alerts par ses cris, pussent intervenir et le protger de leur
puissance.
54 La statua si trovava nei pressi del tribunal del praetor urbanus, v. A.
BURCKHARDT, s.v. Marsyas, in PWRE. XIV/2 (Stuttgart 1930) 1993 s.; C. GIOFFREDI, I tribunali cit. 256 ss.; ID., Il Marsia del Foro, appendice a I tribunali cit., p. 275
ss.; F. COARELLI, Il foro romano II cit. 36 ss., 91 ss., 104 ss., 110 ss. Il Marsia del foro
fu raffigurato in una serie di denari fatti coniare (tra l84 e l81 a.C., cfr. T. R. S.
BROUGHTON, The Magistrates of the Roman Republic II [New York 1952] 445) da L.
Marcio Censorino (riproduzioni delle monete si possono vedere in A. BANTI, Corpus nummorum Romanorum. Monetazione repubblicana [Firenze 1981] 87 ss., nr.
83-90; cfr. F. COARELLI, op. ult. cit. 51 e lett. ivi cit. in nt. 43; E. A. SYDENHAM, The
coinage cit. 117 s., nrr. 736, 737), e negli Anaglypha Traiani (foto in F. COARELLI, op.
cit. 108 s.).
55 Cfr. Horat. sat. 1.6.120; Serv. in Aen. 4.58.
56 Non so se il caso possa sussumersi sotto la fattispecie di sacrilegium (per
tutti v. TH. MOMMSEN, Rmisches Strafrecht cit. 760 ss.); a parte la probabile non
sistemazione del crimen nel periodo che ci riguarda lepisodio infatti da far risalire alla media repubblica, met del II secolo, secondo F. MNZER, s.v. Munatius,
16, in PWRE. XVI/1 (Stuttgart 1933) 537: probabilmente Munazio sarebbe da identificare col Munazio Ebra menzionato in un frammento del comico Pomponio (14,
in O. RIBBECK, Comicorum Romanorum fragmenta 3 [Leipzig 1889] 272) , forse
una corona di fiori posta sul capo duna statua di un satiro (divinit minore) non era
considerata una res sacra. W. KUNKEL, Untersuchungen cit. 72 nt. 273, ipotizza che
il triumviro sia intervenuto cos energicamente perch per i Romani il Marsia del
foro avrebbe rappresentato Silvano, che seppur non ammesso im offiziellen
rmischen Staatskult (cos K. LATTE, Rmische Religionsgeschichte 2 [Mnchen
1967] 83 nt., cfr. G. WISSOWA, Religion und Kultus der Rmer 2 [Mnchen 1912] 213
part. nt. 4) godeva di gran considerazione presso il popolo. Questa interpretazione sembra contrastare con lapprofondito studio di F. COARELLI, Il foro romano
II cit. 36 ss., 91 ss., 104 ss., 110 ss., che ha tra laltro fatto giustizia di quella teoria
che vedeva in Marsia un nome volgare per individuare Silvano. Si tratt dunque, pi
probabilmente, della risposta ad una offesa alla morale pubblica, ovvero dellapplicazione dun generico potere di controllo nellambito della pi ampia amministrazione dei beni statali, cfr. F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 480. Si v.

100

CAPITOLO SECONDO

zione. Anche la reazione di Munazio, e cio lappellatio, sembra corrispondere ad un atto di coercizione magistratuale 57.
Del resto non a caso questo avvenimento , nellopera di Plinio,
strettamente collegato ad un altro caso di incarceramento 58:
Plin. 21.3.8. ... ingensque et hinc severitas. L. Fulvius argentarius bello Punico secundo cum corona rosacea interdiu
<e> pergula sua in forum prospexisse dictus ex auctoritate senatus in carcerem abductus non ante finem belli emissus est 59.

comunque F. GNOLI, Sen. benef. 7.7.1-4, in SDHI. 40 (1974) 401 ss. ove letteratura
sul furto di res sacrae e, in generale sul sacrilegium, ID. Rem privatam de sacro surripere (Contributo allo studio della repressione del sacrilegium in diritto romano),
ibid. 151 ss.; cfr. anche ID., D. 48,13,13. Nota esegetica sulla tutela delle res sanctae,
in Studi in onore di C. Grassetti II (Milano 1980) 905 ss. Sulle origini della tutela
delle cose sacre e pubbliche in relazione alla perdita di religiosit postannibalica,
anche in riferimento al caso in questione, si v. C. BUSACCA, Riflessioni sullinterdetto
ne quid in loco sacro fiat, in Atti Acc. Peloritana dei Pericolanti (1977) 7 ss. Interessante come la statua sia stata al centro dunaltra storia di corone: Giulia, figlia di
Augusto, nelle sue scorribande notturne, incoron exemplum licentiae ripreso dal
padre proprio il Marsia, presso il quale aveva quotidiani, licenziosi (cfr. Sen. phil.
ben. 6.32.1) intrattenimenti: ... Apud nos exemplum licentiae huius non est aliud
quam filia divi Augusti, cuius luxuria noctibus coronatum Marsyam litterae illius dei
gemunt (cos Plin. n. h. 21.6.9 = Epist. frg. 48 Malcovati, in Imperatoris Caesaris
Augusti Operum fragmenta 5 [Torino 1969] 27). Il fatto che non solo privare la
statua di una corona, ma anche apporne una fosse considerato riprovevole, se non
delittuoso (cfr. il passo di Seneca cit.), pu servire ad inquadrare il caso di Publio
Munazio nellambito della repressione delle offese portate alla pubblica morale.
57 Cfr. F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 353 ss. (v. anche 363);
IV/1 cit. 512.
58 Plinio sta sottolineando la severitas romana con riferimento alluso di corone, che contrappone ai licenziosi costumi greci: 21.3.9. ... aliter quam Athenis, ubi
comissabundi iuvenes ante meridiem conventus sapientium quoque doctrinae frequentabant ... Interessante dal punto di vista della storia della cultura quanto nel de
corona scriver lapologeta Tertulliano circa 130 anni dopo (post 207), mettendo in
relazione la severitas cristiana, che non ammette luso di tali simboli, uso proprio,
invece, dei pagani (greci, ma questa volta anche, e soprattutto, romani).
59 Non dato sapere se Fulvio avesse qualche diritto a portare la corona (cfr.
XII tab. 10.7: Plin. n.h. 21.3.7; Cic. de leg. 2.24.60).
60 I due casi potrebbero anche pi latamente riferirsi alla competenza senatoria
di controllo sulle manifestazioni di culto e sulle eventuali devianze di queste. In

MANSIONI NELLAMBITO DELLA REPRESSIONE CRIMINALE

101

Siamo chiaramente di fronte ad una misura restrittiva della


libert personale (anche qui rilev il comportamento palese?),
non giurisdizionale, che dimostra luso che in et repubblicana si fece del carcer 60. Interessante anche come il provvedimento fosse preso verisimilmente da un magistrato (edile?
o da un ausiliario: triumvir capitalis?) ex auctoritate senatus 61, seguendo cio le direttive del massimo organo tutore
dellordine pubblico cittadino 62. Per questi casi ha ragione
generale cfr. F. DE MARTINO, Storia della costituzione I 2 cit. 478. Adde L. LABRUNA,
Vim fieri veto. Alle radici di una ideologia (Napoli 1971) 62 ss.; R. A. BAUMAN, The
Suppression of the Bacchanals: Five Questions, in Historia 39 (1990) 334 ss.; J. M.
PAILLER, Bacchanalia cit. 151 ss., 247 ss.
61 La storiografia dominante (cfr., per tutti, P. WILLEMS, Le snat II cit. 222 s.),
sulla base soprattutto di alcuni passi duna lettera di Marco Celio a Cicerone (Cic.
ad fam. 8.8.5 ss., v. il commento di A. CAVARZERE, in Marco Celio Rufo, Lettere
(Cic. fam. l. VIII) cit. 326 ss.; i testi si trovano in WILLEMS, o. u. c. 222 nt. 1 ed in FIRA.
I 2 266 ss., nr. 37) ha descritto lauctoritas senatus come termine tecnico indicante
un senatoconsulto che avesse subito lintercessione tribunizia. Se una deliberazione
formale del senato, sminuita dallatto contrario dei tribuni plebis era cos da qualificare, non sembra comunque che auctoritas senatus non significhi anche qualsiasi
deliberazione (soprattutto nei confronti dei magistrati: cfr. F. DE MARTINO, Storia
della costituzione 2 I cit. 485, 267) non formalizzata in un senatusconsultum. Auctoritas ha, insomma, significato molto ampio e spesso designa la semplice potest del
senato (cos F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 II cit. 152, da vedere anche
per il rapporto auctoritas patrum/auctoritas senatus; cfr. ID., Storia della costituzione 2 IV/1 cit. 481; J. HELLEGOUARCH, Le vocabulaire cit. 311 s.); L. AMIRANTE,
s.v. Auctoritas, in NNDI. I/2 (Torino 1958) 1536 s.; G. MANCUSO, Senatus auctoritas. Sulla denominazione del senatoconsulto inefficace, in Labeo 27 (1981) 12 ss.;
A. MAGDELAIN, De lauctoritas patrum lauctoritas senatus, in Iura 33 (1982) 25 ss.;
V. MANNINO, Lauctoritas patrum (Milano 1979) 122 ss.; ID., Ancora sugli effetti
della lex Publilia Philonis de patrum auctoritate e della lex Maenia, in Iura 45 (1994)
94 ss. (ivi ulteriore ampia bibliografia), spec. 123.
62 Se lordine in questo caso fu rivolto ad un triumviro ci troveremmo di fronte
ad unapplicazione pratica della disposizione generale, menzionata da Cicerone nel
de legibus (3.3.6 i. f.), secondo cui i magistrati minori ... quodcumque senatus creverit agunto. Cfr. anche Rhet. ad Her. 4.35.47.<... Magistratum est officium> opera et
diligentia consequi senatus voluntatem, su cui J. M. RAINER, Einfhrung 145 s. e nt.
582. Lopinione di P. WILLEMS, Le snat II cit. 233 s., secondo la quale un ordine del
senato per giungere ai magistrati minori ed ottenere efficacia necessitava del filtro
dun magistrato maggiore non pare da accogliersi. V. anzi la lettura di W. KUNKEL,
Staatsordnung II cit. 244 nt. 502, delle due fonti appena citate. Non questa la sede
per scandagliare la serie di interventi del senato a noi noti nel campo dellordine

102

CAPITOLO SECONDO

Kunkel 63, quando contesta il troppo schematico e rigido inquadramento mommseniano nelle categorie sistematiche di
Prventivhaft o di provisorische Notmassregeln 64, ma ci
non consente di qualificarli come applicazione di una giurisdizione criminale.
Pi articolata e interessante dal punto di vista giuridico la
vicenda del centurione Caio Cornelio, tramandataci da
Val. Max. 6.1.10. ... C. Pescennius IIIvir capitalis C. 65 Cornelium fortissimae militiae stipendia emeritum virtutisque nomine quater honore primi pili ab imperatoribus donatum,
quod cum ingenuo adulescentulo stupri commercium habuisset, publicis vinculis oneravit. A quo appellati tribuni, cum de
stupro nihil negaret, sed sponsionem se facere paratum diceret,

pubblico, dai senatusconsulta dei casi politicamente pi impegnativi (basti pensare


a quello de Bacchanalibus ed ai sc.a ultima della crisi repubblicana) alle auctoritates
(come quella riferita nel testo) che servivano evidentemente a risolvere casi dubbi di
minore rilevanza politica e/o sociale. Discendevano, comunque, da quello insieme
indefinito di ... facolt che impossibile indicare esaurientemente ed anche solo
schematizzare, senza tradire il senso politico e distorcerne il valore istituzionale
espressione della sostanziale supremazia del senato (cos F. CASSOLA, L. LABRUNA, Linee 3 cit. 175 s., cfr. IDD., Il senato, il ceto equestre, la nobilitas, in Lineamenti di storia del diritto romano 2 cit. 199), che si esplicava nel coordinamento con
i magistrati, soggetti esecutivi perch dotati di potestas (o imperium e potestas). Si
v., per tutti, F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 478; II cit. 148, 190.
Cfr. W. NIPPEL, Aufruhr und Polizei cit. 54 ss. Sul rapporto tra senato e magistrati
(soprattutto maggiori) v. W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 242 ss., 549; e ora R.
FEIG VISHNIA, State, Society and Popular Leaders in Mid-Republican Rome 241-167
BC (London-New York 1996) 181 ss.
63 Untersuchungen cit. 73.
64 TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 596, gi criticato da F. LA
ROSA, Note cit. 235, che parla di poteri disciplinari e pubblica disciplina (sul
punto v. pi approfonditamente infra 154 ss.); ID. Rmisches Strafrecht cit. 703 nt. 3.
65 Sul problema della tradizione delle parole capitalis C., che peraltro appaiono
di sicura integrazione (cfr. il testo parallelo di Giulio Paride in nt. 66), si v. Valeri
Maximi Factorum et dictorum memorabilium libri novem ... recensuit et emendavit
C. KEMPFIUS (Berolini 1854) 465.
66 Cfr. Iul. Par. 6.1.10. C. Fescennius triumvir capitalis C. Cornelium fortissimae
militiae stipendia emeritum, cum ingenuum adulescentulum stupri causa adpellasset,
publicis vinculis oneravit.

MANSIONI NELLAMBITO DELLA REPRESSIONE CRIMINALE

103

quod adulescens ille palam atque aperte corpore quaestum factitasset, intercessionem suam interponere noluerunt. Itaque
Cornelius in carcere mori coactus est: non putarunt enim tribuni pl. rem publicam nostram cum fortibus viris pacisci oportere, ut externis periculis domesticas delicias emerent 66.
Anche questo caso sembra essersi svolto senza una pronunzia giurisdizionale. Un tresvir capitalis conduce in vincula
publica (verisimilmente nel carcer 67) un tal Caio Cornelio
che, centurione, sera pi volte distinto in operazioni militari per aver avuto commercio carnale con un adolescente
ingenuo 68. Il centurione si appella ai tribuni 69, ammettendo lo
stuprum 70, ma dicendosi pronto ad una sponsio 71 per accertare
67 Vincula publica termine tecnico per indicare la carcerazione in una prigione
di Stato, v. W. EISENHUT, Die rmische Gefngnisstrafe, in ANWR. I/2 (Berlin-New
York 1972) 272 e cfr. F. LBKER, s.v. Vincula , in Lessico ragionato dellantichit
classica (tr. it. Roma 1898, rist. Bologna 1989) 1298; TH. MAYER-MALY, s.v. Carcer
, in Kl.Pauly I (rist. Mnchen 1979 delled. 1964) 1053 s., con bibliografia. Da ultimi:
A. LOVATO, Il carcere nel diritto penale romano dai Severi a Giustiniano (Bari 1994)
19 ss. spec. 21, 101 s., con le rec. di A. VLKL, in ZSS. 114 (1997) 612, R. KNTEL,
in Iura 45 (1994) 163 ss. e J.-U. KRAUSE, Gefngnisse cit. 18.
68 Sul rapporto tra stuprum e iniuria v. per tutti G. PUGLIESE, Studi sulliniuria
I (Milano 1941) 35 s. Cfr. G. RIZZELLI, Lex Iulia de adulteriis. Studi sulla disciplina di
adulterium, lenocinium, stuprum (Lecce 1997) 171 ss.
69 Si v. G. NOCERA, Le garanzie costituzionali durante la repubblica, in Annali
della Facolt giuridica Univ. Camerino 12/2 [In mem. di G. Enriques] (1938) 44;
L. THOMMEN, Das Volkstribunat der spten Republik (Stuttgart 1989) 235 ss.
70 Sui rapporti omosessuali tra ingenui, anche in relazione alla lex Scantinia, si
v., di recente, E. CANTARELLA, Secondo natura. La bisessualit nel