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Niccolò tommaseo
venezia
2008
INDICE
Niccolò Tommaseo
Il supplizio d’un italiano a Corfù
Gli editori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 67
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 73
Parte Prima. – Giuridica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 77
Parte Seconda – Morale e Civile . . . . . . . . . . . . . . . . » 136
Appendice Prima – Documenti dimostranti la provocazione
anteriore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 200
Appendice Seconda – Testimonianze . . . . . . . . . . . . . . » 203
Appendice Terza – Voti e sentenze . . . . . . . . . . . . . . . » 233
Appendice Quarta – Leggi jonie in questo processo non
osservate, o malamente applicate . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 249
Appendice Quinta – Autorità e Giureconsulti . . . . . . . . . . » 253
Chiesta al Senato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 273
Risposta del Municipio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 275
1. Il Supplizio e la Grecia
1
N. Tommaseo, Il Supplizio d’un italiano in Corfù. Esposizione e discussione di Nic-
colò Tommaseo, Firenze 1855 (d’ora in poi Supplizio).
2
È interessante notare che Tommaseo, che pur ha presente il Dei delitti e delle pene
di Cesare Beccaria, probabilmente non sa che la traduzione eseguita da Adamantios Ko-
rais fu dedicata alla libertà degli abitanti delle Isole Ionie: «ΑΓΑΘΗΙ ΤΥΧΗΙ ΤΗΙ ΝΕΟΣΥ-
ΝΤΑΚΩΙ ΤΩΝ ΕΠΤΑ ΝΗΣΩΝ ΕΛΛΗΝΙΚΗΙ ΠΟΛΙΤΕΙΑΙ Ο ΜΕΤΑΦΡΑΣΤΗΣ ΤΗΝ ΒΙΒΛΟΝ
ΔΙΑ ΤΑΣ ΧΡΗΣΤΑΣ ΕΛΠΙΔΑΣ ΑΝΕΘΗΚΕ»: A. Korais, Περί αμαρτημάτων και ποινών:
Πολιτικώς θεωρουμένων σύγγραμμα, Parigi 1802, s.p. Sulla fortuna di Beccaria in Grecia
vd. I. Di Salvo, Momenti della fortuna di Beccarla in Grecia, in III Convegno nazionale di
studi neogreci. Italia e Grecia: due culture a confronto, Palermo 1991, pp. 49-68.
3
N. Tommaseo, Della pena di morte. Discorsi due, Firenze 1865.
278 tzortzis ikonomou
rante l’esilio a Corfù. Come si ricava dal carteggio con il marchese Gino
Capponi, Tommaseo aveva in mente la composizione di una serie di ope-
re per sviluppare la questione in maniera più approfondita e sistematica.
A tale disegno appartengono tra l’altro lo scritto Italia, Grecia, Illirio, la
Corsica, le isole Ionie e la Dalmazia, del 1850, ma pubblicato soltanto nel-
la raccolta Storia Civile nella Letteraria del 18724, e l’opera Sul numero5,
in cui egli esamina la storia poetica dei paesi che aveva conosciuto e che
costituivano la base della propria teoria universalistica. In queste due ope-
re sono collegate strettamente storia e poesia. Nel soggiorno di Corfù6 e
anche per cagione dei fatti narrati dal Supplizio queste teorie sono poste a
dura prova: la crescente estraniazione della cultura italiana dalle Isole Io-
nie, il processo nazionalistico greco e l’inevitabile unione con la Grecia, il
divieto dell’uso della lingua italiana nei pubblici uffici a partire dal 1852
e la discriminazione del culto cattolico a favore di quello ortodosso in
terra greca sono i principali elementi che mettono in crisi le convinzioni
dello scrittore dalmata7. Nello stesso anno della pubblicazione del Suppli-
4
N. Tommaseo, Storia civile nella letteraria, Torino 1872, pp. 409-544. Alcune
pagine dello scritto erano comparse nella «Rivista contemporanea» nel 1857: cfr. A. Zan-
grandi, Cronaca, politica, Letteratura: Tommaseo e la collaborazione alla «Rivista contem-
poranea» 1854-1860, in: Alle origini della comunicazione giornalistica moderna: Niccolò
Tommaseo tra professione e missione, Atti del convegno internazionale di studi, Rovereto,
4-5 dicembre 2007, in c.s.
5
Il nome completo dell’opera è Intorno al verso del popolo greco, illirico, italiano, e in
generale sul numero, dedicata al popolo greco e slavo che ama l’Italia: N. Tommaseo - G.
Capponi, Carteggio inedito dal 1833 al 1874. Il secondo esilio - Corfù (1849-1854), III,
a cura di I. Del Lungo - P. Prunas, Bologna 1920, p. 151. L’opera, rimasta inedita, fu
pubblicata da Giovanni Papini nel 1954 come primo volume nell’Edizione Nazionale del-
le opere di Niccolò Tommaseo, ma la mancanza di un apparato critico rende ancora oggi
difficile la sua lettura; cfr. di recente L. Marcheselli Loukas, Tommaseo e il verso politico,
in Niccolò Tommaseo: Popolo e Nazioni - italiani, corsi, greci, illirici, Atti del Convegno in-
ternazionale di Studi nel bicentenario della nascita di Niccolò Tommaseo, Venezia, 23-25
gennaio 2003, a cura di F. Bruni, Padova 2004, pp. 459-466.
6
Questo soggiorno è importante per la produzione letteraria di Tommaseo, che
nell’isola ionia compose e sistemò numerosi e notevoli libri: cfr. F. Danelon, Introduzione
[pag]; Ciampini, Vita di Niccolò Tommaseo, Firenze 1945, pp. 574-609; M. Pecoraro,
Il testamento letterario del Tommaseo, «Giornale Storico della Letteratura Italiana», 131
(1954), pp. 33-69.
7
Quest’ultimo problema è solo accennato nel Supplizio, perché Tommaseo è at-
tento a non attizzare contrasti tra ortodossi e cattolici. La questione è però importante
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 279
per lui ed è una delle cause che porterà all’incomprensione con alcuni greci come Andrea
Mustoxidi; già nel 1843 Mustoxidi aveva reagito alle posizioni cattoliche del Tommaseo:
cfr. indicativamente A. Mustoxidi - E. De Tipaldo, Carteggio 1822-1860, a cura di D.
Arvanitakis, Atene, Museo Benaki-Kotinos, 2005, p. 565.
8
N. Tommaseo, Della civiltà italiana nelle isole Ionie e di Niccolò Delviniotti, «Ar-
chivio Storico Italiano», n.s., t. 2, parte IV, 1855, pp. 65-88; un testo più ampio è in Id.,
Il secondo esilio. Scritti di Niccolò Tommaseo concernenti le cose d’Italia e d’Europa dal 1849
in poi, 3 voll., Milano 1862, II, pp. 378-436.
9
Nonostante l’interesse di molti studiosi tommaseani italiani per questo libro,
l’unico saggio che lo affronta in modo sistematico, si deve a F. Danelon, Il “Supplizio
d’un italiano in Corfù” di Tommaseo, in Niccolò Tommaseo: Popolo e Nazioni, pp. 467-510;
cfr. poi la rassegna della critica proposta dello stesso nell’Introduzione del presente volume
[pag]. Per i commenti da parte degli studiosi greci vd. cap. 2.
10
L’Impero russo fu considerato protettore dei popoli balcanici di fede ortodossa
e lo zar il loro paladino, soprattutto dopo la pace di Küçük Kaynarca (1774). Preceden-
temente va ricordato per es. l’annunciato e augurato arrivo provvidenziale del metropo-
lita Mattheos Mireon in un poema del 1618 (stampato a Venezia nel 1672) il quale fa
menzione del bisogno della “stirpe bionda” («Ελπίζομεν και εις ξανθά γένη», citato da
M. Vitti, Storia della letteratura greca, Roma 2001, pp. 97-98, 106). Tommaseo conosce
bene le speranze greche nei russi: come annota nello scritto commemorativo per Andrea
Mustoxidi: «fu sempre russo, sperando che di lì potesse venire salute alla Grecia» (Andrea
Mustoxidi, «Archivio Storico Italiano», n.s., t. 12, parte II, pp. 30-61, a p. 47), e a propo-
sito dell’influenza russa sulla Grecia Tommaseo, convinto antirusso scrisse: «l’ingrandire
di Russia sarebbe alla Grecia troppo più funesto della turca tirannide» (Secondo Esilio,
II, p. 14); cfr. S. Aloe, Tommaseo e la Russia, in Niccolò Tommaseo: Popolo e Nazioni, pp.
733-756. In Grecia tuttavia e in tutte le comunità greche della diaspora, tranne quelle
in Italia, era diffuso un forte sentimento antioccidentale e anticattolico. Sulla questione
dell’Oriente scrisse Antonio Dandolo un saggio che riporta chiaramente questi senti-
menti (Cenni sulla questione d’Oriente, Corfù 1852), pamphlet ampiamente criticato da
Tommaseo, al quale Dandolo replicò (la risposta di Dandolo è stampata su un manifesto
280 tzortzis ikonomou
Corfù si era creata una situazione difficile per gli italiani, ben evidenziata
da Tommaseo, ma anche dalle testimonianze contemporanee degli sto-
riografi ionii Ermanno Lunzi e Panaghiotis Chiotis; nonostante nessuno
dei due riporti il caso del processo contro Ricci come un avvenimento
rilevante, è interessante notare che abbiamo altre affermazioni concordi
con le tesi di Tommaseo: Giuseppe Monferrato, uno dei capi radicali
ionii, in una lettera al fratello Spiridione, parlando dei fatti del 1853 e
della condanna di Ricci, narra «dei fatti oltraggiosi che successero a Corfù
contro l’italiano accusato, e tutto quello che era successo contro i profu-
ghi italiani» e parla di fatti «deplorevoli e condannabili»11.
Noi qui tentiamo di mettere in evidenza alcuni aspetti importanti per
una migliore comprensione del Supplizio nel contesto storico-culturale gre-
co e ionio, trascendenti la semplice disputa legale12, perché altrimenti non
si capirebbero certe pagine in cui Tommaseo descrive e critica la società
corfiota e alcuni suoi personaggi eminenti frequentati per cinque anni, dal
1849 al 1854, e che lo avevano accolto con benevolenza al suo arrivo.
Questi sono oggetto di critica nel libro in primo luogo perché, nel
tentativo di cambiare la società, avrebbero trascurato le leggi ancora in vi-
gore, leggi vigenti da secoli e che né i francesi (1797-1799, 1807-1814), né
i russo-turchi (1800-1807) né gli inglesi (1814-1864) avevano cancellato.
In secondo luogo perché dimenticavano l’esistenza, o per meglio dire la co-
esistenza delle culture nell’isola, condannando un italiano per la sua stessa
origine. Contesto del libro sono la città di Corfù e il complesso contesto
sociale creatosi nella sua intricata storia plurisecolare, durante la quale si era
sviluppata una società non molto diversa da quelle da Tommaseo conosciu-
te nella patria Dalmazia. Si tratta di una realtà dove la cultura e la lingua
italiana erano predominanti: l’italiano si usava nel teatro e si prediligeva
scrivere poesia in quella lingua; era la lingua degli intellettuali che avevano
studiato nelle Università italiane, da Padova e Pavia fino a Napoli13; quindi
contro le posizioni di Tommaseo e Mattioli: si trova tra le carte della busta 18 nel Fondo
Tommaseo, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (d’ora in poi BNCF CT)).
11
Traduco da G.G. Alisandratos, Ανέκδοτα γράμματα του Ιωσήφ Μομφερράτου
από την Ερίκουσα [Lettere inedite di Giuseppe Monferrato da Erikousa], «Kefalliniaka Chro-
nika», 3 (1978-79), pp. 237-265, a pp. 252; lettera datata il 21 settembre 1855.
12
Ciampini, Vita, p. 604, che vide la questione entro tali termini.
13
Vd. G. Plumidis, Gli scolari greci nello Studio di Padova, «Quaderni per la sto-
ria dell’Università di Padova», 4 (1971), pp. 127-141 e A. Sideri, Έλληνες φοιτητές στο
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 281
Πανεπιστήμιο της Πίζας (1806-1861) [Studenti greci all’Università di Pisa 1806-1861], Ate-
ne 1989.
14
Sull’italiano nel Mediterraneo cfr. F. Bruni, Lingua d’oltremare. Sulle tracce del
“Levant Italian” in età preunitaria, «Lingua nostra», 60 (1999), pp. 65-79 e Id., Per la
vitalità dell’italiano preunitario fuori d’Italia. I. Notizie sull’italiano nella diplomazia inter-
nazionale, «Lingua e Stile», 42 (dicembre 2007), II, pp. 189-242.
282 tzortzis ikonomou
15
Supplizio, pp. 2-3 [=000].
16
Il ruolo dei classici nella formazione di Tommaseo è ribadito spesso nei suoi
scritti; in particolare si vedano le parti antiche nella seconda e nella terza edizione del
Dizionario Estetico (1852, 1860), ma soprattutto gli Esercizi Letterarii (Firenze 1869).
Tommaseo afferma la necessità, nell’educazione dei giovani, di una buona conoscenza dei
classici ma anche dei moderni: accanto ai vari Aristotele, Pausania e Apollodoro, inserisce,
infatti, il poeta neogreco Aristotele Valaoriti (Santa Maura 1824-1879).
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 283
17
Tommaseo italianizza in Dionigi il nome di Solomòs; nel testo esso è traslitterato
in Dionisios, com’è di prassi tra studiosi neoellenisti.
18
Dionisio Solomòs, Gerasimo Marcorà, Giulio Tipaldo, Giorgio Terzetti e Aristo-
tele Valaoriti, nomi importanti oggi in Grecia per il loro ruolo nella storia letteraria della
Grecia moderna. La loro importanza già emerge nelle voci dell’ultima edizione del Dizio-
nario Estetico, ma anche da una lettera nel Secondo Esilio in cui Tommaseo scrive: «è da
aggiungere ad esso [Solomòs] Giulio Tipaldo; e, se si guardi dalle amplificazioni, Aristo-
tele Valaoriti; e se più operoso fosse, sarebbe certamente da aggiungere Giorgio Terzetti;
jonici, come il Solomos, tutti e tre» (Secondo esilio, I, p. 322). Con questi Tommaseo ebbe
frequentemente contatto epistolare (le lettere sono pubblicate in gran parte da G. Zoras,
Επτανησιακά Μελετήματα Γ’. Θωμαζαίος και Επτανήσιοι (ανέκδοτος αλληλογραφία [Studi
sull’Eptaneso III. Tommaseo e gli Ioni], Atene 1966.
19
Su Masarachi e gli insegnamenti di Tommaseo del greco moderno vd. F. Bruni,
Tommaseo “quinque linguarum”, in Niccolò Tommaseo: Popolo e Nazioni, pp. 3-36, a pp.
31-32 e Id., Introduzione, in N. Tommaseo, Scintille, a cura di F. Bruni., Parma-Milano,
in c.s.
20
Sul filellenismo nel Gabinetto Vieusseux vd. R. Ciampini, Gian Pietro Vieusseux.
I suoi viaggi, i suoi giornali, i suoi amici, Torino 1953, pp. 131-160, e C. Ceccuti, Risor-
gimento greco e filoellenismo nel mondo dell’«Antologia», in Indipendenza e unità nazionale
in Italia ed in Grecia (Atti del Convegno di studio, Atene, 2-7 ottobre 1985), Firenze 1987,
pp. 79-131.
284 tzortzis ikonomou
ranze per il futuro della Grecia, perché auspicavano di far arrivare i loro
valori liberali alla nuova nazione. Di conseguenza, secondo lui, la nuova
nazione avrebbe agito come esempio per tutte le altre e soprattutto per i
popoli combattenti in quel periodo21; questa tendenza è evidente in par-
ticolar modo in Tommaseo, il quale ribadì più volte i valori della rivolu-
zione greca negli articoli per l’«Antologia».
Come si legge per esempio in un articolo del 1829:
Verrà tempo che la storia dovrà di nuovo narrare un popolo non
già fiorente della prima gioventù, ma fiaccato dagli anni, dalle catene,
dalla barbarie, risorgente dalle sue ceneri al nuovo sole della europea
civiltà; narrare poche migliaia d’uomini degni di sfidar, come un tem-
po, la molle crudeltà d’un tiranno orgoglioso di sua barbarie, e con
l’arme sola dell’ingegno e dell’animo trionfare: narrar come in mez-
zo al pericolo e alla sventura la virtù s’affini, s’aggrandisca; come fin
l’ombra della virtù paia splendida e augusta. E voglia il cielo che non
abbia a soggiungere, come, passato il pericolo, la Grecia ringiovenita,
parte ritenendo de’ vizii dell’antico despotismo, parte assorbendone
dalle moderne civiltà, ebbe a poco a poco a dimenticare quel carattere
d’originalità libera e di natia gentilezza, che rende così esemplare ed
amabile ogni movimento dell’ingegno e dello spirito greco22.
21
Vivi erano i ricordi dei moti italiani e di quelli analoghi in Spagna, Belgio e
Polonia.
22
K.X.Y. [N. Tommaseo], Corso storico dell’Antica Grecia, ridotto in lezioni elemen-
tari dai tempi suoi più certi fino alla conquista che ne fecero i Romani..., «Antologia», 33
(gennaio 1829) XCVII, p. 11.
23
N. Tommaseo, Un affetto. Memorie politiche, a cura di M. Cataudella, Roma
1974, p. 25. Tommaseo scrisse 4 poesie politiche in questo periodo, pubblicate per la pri-
ma volta da R. Ciampini, Studi e ricerche su Niccolò Tommaseo, Roma 1944, pp. 87-105,
la quartina in questione a p. 100.
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 285
24
N. Tommaseo, Un affetto, p. 25.
25
Id., Dell’Italia, libri cinque, a cura di G. Balsamo Crivelli, Torino 1920-21,
ristampa anastatica con una postfazione di F. Bruni, Alessandria 2003, p. 3: questa è la
frase iniziale del libro.
26
Ivi, p. 10.
286 tzortzis ikonomou
difesi più volte nel Supplizio, incarnatisi in quel popolo e in quel clero
che avevano difeso Ricci, aveva illuminato più volte l’Occidente e avreb-
be continuato a vivere, anche se la guerra si fosse risolta in un fallimento:
la Grecia sarebbe rimasta per sempre la stessa. Questo è il motivo per cui
compare frequentemente l’espressione «vera Grecia»27, in contrapposizio-
ne a quella descritta e rappresentata dai giudici del processo, che nono-
stante fossero greci, erano privi dei valori morali per difenderla. Sarà poi
la definizione geografica della ‘vera Grecia’ che irriterà i corfioti: «in Ce-
falonia comincia la Grecia vera» (p. 157[=000]), perché in questo modo
Corfù sarebbe rimasta esclusa come anche i suoi giudici, i quali votarono
per la condanna a morte28.
Tommaseo non nomina, nel passo del Supplizio citato sopra, la per-
sona con cui ebbe quello scambio di battute: era Andrea Mustoxidi. Nel
necrologio dedicatogli dallo stesso Tommaseo e pubblicato nell’«Archivio
Storico Italiano» scrive:
Lo rividi nel 1827 a Venezia, dolente delle infauste novelle di Gre-
cia: ma la rocca di Atene presa non ispegneva in me le speranze,
sorrette da un presentimento che di rado fallì29.
27
Eloquente la seguente frase: «Chi volesse punito il misfatto commesso per la
carità della terra natale come punirebbesi il misfatto contrario, costui sbandisce sé dalla
Grecia vera, ed è doppiamente infedele» (Supplizio, p. 182[=000]).
28
I giudici favorevoli a una pena più mite provenivano tutti dalle altre isole. Questo
particolare è uno dei punti cardine del discorso di Niccolò B. Manessi, che risponderà
a Tommaseo e al suo libro in cinque articoli apparsi nel giornale locale «Ἐφημερίς τῶν
Εἰδήσεων». La questione di Cefalonia non è sicuramente legata alla topografia ma piutto-
sto a una considerazione storiografica. L’isola di Cefalonia fu considerata l’isola del regno
di Ulisse e quindi la prima testimonianza storica della Grecia.
29
Tommaseo, Andrea Mustoxidi, p. 39.
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 287
30
Cfr. anche Danelon, Introduzione [pag].
31
Il libro, in commercio dalla primavera del 1855, poté raggiungere velocemente il
mercato di Corfù attraverso le rotte commerciali di Trieste o Ancona. Oggi è presente in
più biblioteche di Corfù, nonché in alcune biblioteche ateniesi. La copia conservata alla
Società Letteraria di Corfù, per es., fu probabilmente di Pietro Braila Armeni (1812-84),
uomo politico e letterato, amico di Tommaseo. Non conosco esemplari postillati.
32
Niccolò Beltrami Manessi (Νικόλαος Βελτράμης Μάνεσης), Corfù 1820-1896,
studiò legge sia a Padova sia nell’isola nativa agli inizi degli anni ’40. Entrò presto nel
gruppo dei riformisti (Μεταρρυθμιστές, vd. Danelon, Introduzione [pag]) e in contatto
con Andrea Mustoxidi, di cui fu fedele collaboratore e del quale redasse una necrologia,
pubblicata nella rivista ateniese «Πανδώρα» (251 1860, pp. 249-252). Dopo l’unione con
la Grecia (1864) ebbe anche l’incarico di sindaco della città di Corfù. Dedicò gli ultimi
anni della sua vita al lavoro di giurisprudenza. Emile Legrand, nella Bibliographie Ionien-
ne (Parigi 1910) identifica 8 suoi scritti di natura giuridica, letteraria e religiosa.
33
L’«Ἐφημερίς τῶν Εἰδήσεων», redattore della quale fu Anastasio Politis, fu pub-
blicata nel 1855 e continuò le uscite anche nel 1856, ma ebbe vita breve, come la maggior
parte dei giornali corfioti dopo il 1849. Il giornale, molto vicino al gruppo dei riformisti
che si era formato attorno a Mustoxidi e Braila-Armeni, usciva il sabato; il Supplemento
288 tzortzis ikonomou
seo, dalle quali si sente offeso, con un’impostazione aggressiva e più volte
sarcastica34. Il primo articolo, uscito il 15 agosto, probabilmente conte-
neva le osservazioni generali. Manessi scrive così all’inizio del secondo
articolo:
I più dei nostri lettori crederanno probabilmente che noi abbiamo
voluto raccogliere del libro del signor Tommaseo tutto quanto vi ha di
più ingiurioso ed ostile, sia contro alcuni individui sia contro il paese35.
Manessi concentra il suo discorso sul fatto che Tommaseo sia stato mol-
to offensivo verso le famiglie, la città e il paese, e che abbia volutamente attin-
to ai fatti e alle testimonianze per usarli nella difesa di una persona che pro-
babilmente non meritava tanta attenzione. Manessi sostiene che Tommaseo
avrebbe tentato di colpevolizzare la popolazione di Corfù, sebbene questi nel
libro scrivesse che quello non era affatto il suo scopo, omettendo volutamente
i nomi di quei corfioti che non vollero aiutare Ricci: «si vedrà come il signor
Tommaseo, malgrado le sue ripetute proteste di affetto per Corfù e per i
suoi abitanti, vuole appunto far cadere sopra tutta intera la popolazione di
quest’isola la responsabilità di quella condanna»36; critica anche Tommaseo
perché non nomina mai le persone prese in considerazione per sostenere i
propri argomenti. Sotto questa luce Manessi pone anche le lodi per Solomòs,
Curzola e il conte Roma, zantioti tutti e tre, che avrebbero voluto una pena
più mite, come il cefaleno Metaxà. Evitando poi di parlare del luogo d’origi-
ne degli altri personaggi coinvolti, il lettore, scrive Manessi,
viene indotto a credere che fra quanti presero parte in quel processo,
il Procuratore Generale sia il solo corcirese che si mostrò favorevole
all’accusato, e che tutto quello stuolo di pubblici funzionari, sitibondi
del sangue di un profugo italiano, sieno corciresi, per cui il cielo stes-
so, irritato contro questo popolo per tanta iniquità volle punirlo colla
perdita del prodotto degli ulivi!37
37
Ibid.
38
Ibid. I numeri del «Φιλαλήθης», giornale diretto tra l’altro da Manessi e Musto-
xidi, citati nell’articolo sono il 90, il 99 e il 100; numeri che io non ho potuto reperire
durante le mie ricerche.
290 tzortzis ikonomou
Per quanto riguarda parzionevole, la parola era già stata presa in esa-
me nell’articolo sul dialetto corcirese inserito nella seconda edizione del
Dizionario Estetico40, e usata più volte da Tommaseo per sostenere le sue
tesi sull’italiano a Corfù. Manessi, però, insiste sulla parola perché, secon-
do lui, sarebbe assurdo sostenere che esista un dialetto italiano a Corfù;
nel dizionario dialettale di Gerasimo Chytiris del 1992 tale vocabolo è
incluso, il che sembra dare ragione a Tommaseo, sicuramente miglior
linguista di Manessi41.
Manessi attacca Tommaseo anche sulle affermazioni riguardanti la
lingua italiana nei pubblici uffici e per quella che Tommaseo chiama «la
nuova consuetudine prematuramente intrusa» dell’usare la lingua greca.
Manessi si sarebbe aspettato tale affermazione dall’odiato Ward e non da
Tommaseo, che nel 1852 ben augurò l’arrivo dell’uso del greco: «che il
signor Tommaseo, anche dopo essere divenuto l’amico ed il panegirista
di quello, abbia voluto così presto rinnegare pubblicamente alle proprie
convinzioni, è veramente cosa da scandalizzarci non poco». Per rafforzare
le proprie affermazioni Manessi cita il messaggio favorevole al greco pub-
blicato in greco da Tommaseo nel giornale corfiota «Πατρίς» al suo arrivo
nelle isole Ionie nell’agosto 184942.
39
N.B. Manessi, Alcune osservazioni sul libro de signor Tommaseo intitolato “Suppli-
zio di un italiano in Corfù”, «Ἐφημερίς τῶν Εἰδήσεων», Supplemento 36, 5 settembre
1855, pp. 1-2. Il punto interrogativo dopo apesyrton è nell’originale.
40
N. Tommaseo, Dizionario Estetico, I, Milano 1852, pp. 117-122.
41
G. Chytiris, Κερκυραϊκό Γλωσσάρι (ακατάγραφες και δίσημες λέξεις). Επίμετρο
Γραμματικά Στοιχεία του Γλωσσικού Ιδιώματος της Κέρκυρας [Glossario corfiota (paro-
le non registrate e dubbie). Misurazione di elementi grammaticali dell’idioma corfiota],
Corfù 19922, p. 146: «παρτσινέβολος ο, (parzionevole = συνιδιοκτήτης πλοίου) = κύ-
ριος εγγείου ιδιοκτησίας. Προσφωνητικός τίτλος σε γαιοκτήμονες αριστοκράτες από
τους κολλήγους του».
42
Il giornale cui fa riferimento Manessi contiene un breve saluto da parte di Tom-
maseo al popolo di Corfù per l’accoglienza che gli aveva riservato («Πατρίς», 42, 1849,
p. 3).
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 291
Ivi, p. 2.
43
292 tzortzis ikonomou
44
Ibid.
45
BNCF CT 102.53.1. La gran parte della lettera è pubblicata nel Secondo Esilio,
II, pp. 163-164.
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 293
46
Demetrio Papiolachi fu console a Trieste e poi a Corfù tra il 1854 e il 1855. A
Firenze tra le carte di Tommaseo ci sono 48 lettere di Papiolachi a Tommaseo tra gli anni
1849 e 1862 (BNCF CT 109.72) e tre di Tommaseo, tutte del 1855 (BNCF CT 109.73).
La lettera riportata è la 109.73.1. Cfr. Secondo Esilio, II, pp. 159-60, lettera datata «set-
tembre 1855».
47
Secondo Esilio, II, pp. 161-162, lettera datata «Settembre 1855».
294 tzortzis ikonomou
48
Dei molti discorsi politici in forma di appello scritti da Tommaseo questo è si-
curamente tra i più suggestivi; cfr. L. Beiu-Paladi, Il discorso politico di N. Tommaseo: il
genere dell’appello, in Atti del VII Congresso degli Italianisti Scandinavi. Helsinki, 3-6 giugno
2004, a cura di E. Garavelli - E. Suomela-Härmä, Helsinki 2005, pp. 187-195.
49
Il giornale cominciò ad uscire nel 1855, segnalandosi come oppositore principale
all’«Ἐφημερίς τῶν Εἰδήσεων», e si pubblicò non oltre il 1858; Konomos annota come
l’articolo di Tommaseo sia uno dei testi più importanti pubblicati dal giornale (Kono-
mos, Επτανισιακός Τύπος 1798-1864, pp. 128-129).
50
Traduco da «Tὰ Καθημερινά», Supplemento 33, s.d. ma 9 novembre 1855, p. 1.
51
L’articolo sarà poi riproposto nel Secondo Esilio, pp. 174-188; alle pagine 189-193
si trova la lettera a Valerio, pubblicata anch’essa nel Diritto ma non riproposta nel giornale
corfiota.
52
N.B. Manessi, «Ἐφημερίς τῶν Εἰδήσεων», Παράρτημα 43, 24 ottobre 1855,
pp. 1-2 (articolo senza titolo).
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 295
di noi, sono molti. Basterà citare: l’essersi egli degnato dimorare fra
noi per quattro anni, mentre poteva scegliere il soggiorno di Svizzera,
di Francia, e del Piemonte: l’essere egli, più che italiano, schiavone:
l’essersi ammogliato presso di noi; e, più ancora, l’averci regalato, in
Italia essendo e dietro le spalle nostre, degli elogi così bene conditi in
quel suo libro, dove, com’egli ci assicura, si reca ad onore di rendere giu-
stizia al nostro giudizio ed alla nostra probità! Tutte queste sono ragioni
che devono impegnarci ad ascoltarlo con attenzione.
53
Pubblicato come supplemento all’«Ἐφημερίς τῶν Εἰδήσεων», n. 49, 5 dicembre
1855 pp. 1-2; la lettera è interamente riprodotta in M. Lascaris, Niccolò Tommaseo ed
Andrea Mustoxidi, Zara 1934, pp. 12-15. Mustoxidi distingue esplicitamente la sua posi-
zione dalla critica di Manessi.
54
Questa informazione è interessante perché, secondo Mustoxidi stesso, non ebbe
niente a che fare nella formulazione degli articoli di Manessi come pensava Tommaseo.
296 tzortzis ikonomou
55
«Ἐφημερίς τῶν Εἰδήσεων», 49 (5 dicembre 1855), pp. 1-2. L’articolo è firmato
A. Mustoxidi.
56
La lettera è regestata in A. Mustoxidi - E. De Tipaldo, Carteggio 1822-1860,
p. 792.
57
Ivi, p. 793.
58
Nel Carteggio con Vieusseux si nota un inasprimento nelle relazioni tra Mustoxidi e
Tommaseo nell’estate del 1853 quando i due sostenevano due parti querelanti diverse in una
questione testamentaria; qui emerge anche il motivo religioso (cattolico-ortodosso): Carteg-
gio Tommaseo-Vieusseux, a cura di V. Missori, Firenze 2006, pp. 229-232, 235, 244.
59
Va identificato con De Tipaldo il destinatario anonimo della lettera del dicembre
1855, riportata nel Secondo Esilio, I, pp. 283-85, in cui Tommaseo descrive i fatti del processo;
298 tzortzis ikonomou
vi si legge una vaga critica del Mustoxidi, ma l’informazione non emerge dal Carteggio
Mustoxidi-De Tipaldo (A. Mustoxidi - E. De Tipaldo, Carteggio 1822-1860).
60
N. Tommaseo, Colloquii col Manzoni, a cura di T. Lodi, Firenze 1929, pp.
11-14. Il titolo è «Un greco che non sapeva il greco» ed echeggiano nel testo le polemiche
di quell’anno (i colloqui furono scritti nel 1855).
61
L’articolo, apparso sicuramente in una rivista torinese, è ripubblicato nel Secondo
Esilio, II, pp. 455-57. Cfr. Danelon, Introduzione [pag]. Andrea Mavrommati (Corfù
1822-1855) studiò in Italia e insegnò matematica presso l’Accademia Ionia; divenne presto
amico di Tommaseo e fu uno dei suoi testimoni nelle nozze con Diamante Pavello. Per
Tommaseo l’amicizia con Mustoxidi può essere considerata terminata il 18 novembre 1853.
In questa data manda una lettera Vieusseux dicendo: «Non vo’ che [le lettere] passino per il
Mustoxidi non perch’egli non m’abbia fedelmente consegnate le vostre tutte, ma perché non
amo neanco essergli più debitore di nulla». In questa lettera è evidenziato il ruolo passivo di
Mustoxidi nella vicenda Ricci: «Non parlo di quel ch’e’ non fece e che fece, che disse e che
tacque (anche il silenzio talvolta stilla sangue) in questa malaugurata causa dell’Italiano con-
dannato a morte», e quella attiva di Solomòs: «il quale con affettuoso e eloquente coraggio
s’offerse per amore del nome italiano», che pregò il vescovo Politis a chiedere ai famigliari
della vittima la grazia per Ricci: Carteggio Tommaseo-Vieusseux, pp. 244-45.
62
Anche se non si può parlare di un miglioramento nelle loro relazioni va registra-
to che, quando fu pubblicato a Corfù l’inno di Mustoxidi dedicato alla Grecia (1858),
Tommaseo scelse di inserirlo nell’Istitutore di Torino, forse con la mediazione di Tipaldo;
un estratto della rivista piemontese si trova oggi nell’Archivio Mustoxidi di Corfù insieme
con un fascicolo del Dizionario de’ Sinonimi (1830) con dedica a Mustoxidi, «ultimo
anello tra due civiltà».
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 299
63
Secondo Esilio, (Al signor … a Venezia), II, p. 13; lettera datata soltanto con l’anno
“1855”; ma la data deve essere prossima al dibattito (attorno al 1° settembre 1855); vd.
anche Danelon, Introduzione [pag].
64
Lettera riportata da D. Rasi, Un greco amico del Tommaseo: Emilio de Tipaldo,
in Niccolò Tommaseo: Popolo e Nazioni, pp. 537-578, a p. 538; la studiosa nota come il
silenzio sia stato segno di «reciproco rispetto». Le pagine cui fa riferimento De Tipaldo
sono riportate da Giorgio Zoras come esempio del Tommaseo filelleno (Tommaseo e la
Grecia moderna, in Niccolò Tommaseo nel centenario della morte, a cura di V. Branca - G.
Petrocchi, Firenze 1977, pp. 485-518, a pp. 517-518).
300 tzortzis ikonomou
65
G.G. Alisandratos, Ανέκδοτα γράμματα, pp. 251-53. Interessante è notare che
le lettere di Monferrato, d’origine cefalena, sono scritte volutamente in greco e non in
italiano, lingua peraltro che conosceva molto bene, perché nel suo pensiero l’uso del greco
doveva entrare in tutti i livelli della società come parte del processo della nazionalizzazione
greca.
66
M. Vitti, Storia della letteratura, pp. 153-177; K.Th. Dimaras, Ελληνικός Ρομα-
ντισμός [Romanticismo greco], Atene 19852, pp. 167-255.
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 301
avrete certamente scorto con quale cura mi sia tenuto io lontano dal
toccare nulla che abbia riguardo all’argomento de’ Libri, ed è per ciò che
non vorrete sapere da me e da questo libretto cosa io pensi sul fondo de-
gli scritti del Tommaseo. Limitandomi a proporvi que’ libri che meglio
possono guidarvi a conoscere i vari aspetti dello scrivere degli Italiani,
ed esservi di sicura scorta a formarvi una maniera che sia tutta vostra,
io non posso non incoraggiarvi a leggere i libri del Tommaseo. E qui
non provo veruna trepidanza a dirvi che in quel suo libro, al quale noi
per primi avremmo fervidamente desiderato non fosse mai stata data
occasione, si trovano delle pagine che io non esito affatto di chiamare
eccellenti, sopra molte altre delle sue, forse, credo io, perché avendo ob-
bedito più che altra volta al suo sentimento egli evitò quelle ricercatezze
di lingua, e quello stile dogmatico, sentenzioso, e sembiante spesso al
profondo, che potrebbe non sempre, e non a tutti piacere67.
67
P. Quartano, Saggio sui prosatori italiani ad uso de’ licei ionii, Corfù 1863, pp.
74-75
68
G. Terzetti, La morte di Socrate. Dramma, con proemio di Niccolò Tommaseo,
Firenze 1866.
69
N. Tommaseo, Dizionario estetico, Quarta ristampa, Firenze 1867, pp.
1062-1067.
70
M. Lascaris, Niccolò Tommaseo ed Andrea Mustoxidi, pp. 10-12; E. Manis, Αν-
δρεάς Μουστοξύδης. Ο επιστήμων, ο πολιτικός, ο εθνικός αγωνιστής [Andrea Mustoxidi,
Lo studioso, il politico, il combattente nazionale], Atene 1960, pp. 178-81; G. Zoras,
Επτανησιακά Μελετήματα Γ’, pp. 292, 346-348, 355; G. Zoras, Ο Θωμαζαίος και η Οθω-
νική πολιτική κατά τον παρελθόντα αιώνα [Tommaseo e la politica di Ottone nel secolo
precedente], in Επτανησιακά Μελετήματα, IV, Atene 1969, pp. 161-196, a pp. 163-168.
302 tzortzis ikonomou
Poco è anche detto da G.G. Alisandratos, Ο Ανδρέας Μουστοξύδης και η διαθήκη του
[Andrea Mustoxidi e il suo testamento], «Thesaurismata», Bolletino dell’Istituto Ellenico
di Studi Bizantini e Postbizantini di Venezia, 11, 1974, pp. 169-190. Tutti gli studiosi
dipendono dagli studi di Lascaris. Nella sua biografia di Mustoxidi Manis presenta il caso
di Mustoxidi e Manessi che nel 1849 scrissero contro l’enciclica di Pio IX sulla chiesa
cattolica (p. 181). A mio avviso la questione religiosa è cruciale per il loro rapporto ed è
sicuramente una delle ragioni principali per l’aggravamento della relazione tra Tommaseo
e Mustoxidi.
71
Supplizio, pp. 187-209 [=000]. È un elemento centrale del libro, che molti stu-
diosi italiani, tra cui Benedetto Croce e Giacomo Debenedetti, trovarono estraneo al tema
del Supplizio; cfr. B. Croce, Niccolò Tommaseo, in Id., Letteratura della nuova Italia, I,
Bari 1973, pp. 43-67, a pp. 65-66 e N. Tommaseo, Il supplizio d’un italiano in Corfù, a
cura di G. Debenedetti, Milano 1960. Questa parte fu tradotta e pubblicata da Giorgos
Kalosgouros nel 1898 in cui «splendono pagine inestimabili di viva eloquenza» (traduco
dal greco), nonostante, come annota il traduttore, il Supplizio abbia molte pagine «ingiu-
ste e amare»: Η γλώσσα και ο πολιτισμός κατά τον Θωμαζαίον [La lingua e la cultura
secondo Tommaseo], «Εικονογραφημένη Εστία», 52 1898, pp. 401-404.
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 303
poveri greci fanno scisma qui dalla lingua propria»72. Lo «scisma» cui fa
riferimento è definizione giusta perché vi furono discussioni aspre e dure,
seguite da molte polemiche nelle Isole Ionie in questi anni, a causa delle
due questioni linguistiche che interessarono Tommaseo. Diversi tra loro e
strettamente connessi erano il ruolo dell’italiano nelle isole e la scelta del
greco letterario e amministrativo.
La questione dell’italiano a Corfù è lunga e complicata ma Tomma-
seo era già consapevole del problema, visto che poteva leggere nell’opera
di Masarachi, le Vite degli illustri Cefaleni (1843), da lui tradotta: «Se
non che indarno fu richiesto più volte, invano pubblicamente promesso
l’uso della lingua greca ne’ civili negozi. Sempre si diferisce, e noi, con
pochi altri popoli della terra, siamo in lingua non nostra giudicati, con-
dannati in lingua non nostra, lingua che la più parte del popolo ignora,
e che siccome idioma letterato, studiasi di proposito da ben pochi»73. An-
che Ermanno Lunzi, lo storiografo zantiota, nel suo saggio sul dominio
veneziano annota: «Il lungo dominio dei Veneziani aveva a poco a poco
bandita dai pubblici negozi la lingua nazionale, e sostituitavi l’italiana,
la quale col progresso del tempo era divenuta quella degli uomini colti,
e come chi dicesse la lingua nobile, ridottasi la greca idioma del volgo e
quindi corrottasi in guisa da trasformarsi in un gergo mostruoso»74. L’idea
del greco dominato e impoverito dalla prevalenza dell’italiano era dunque
molto diffusa tra i greci nelle Isole. Alcuni studiosi greci moderni vedo-
no la permanenza della lingua di Venezia, l’italiano, come un modo per
l’aristocrazia di mantenere il controllo politico sulla popolazione greca
che non parlava italiano; questa teoria però non prende in considerazione
l’evoluzione della questione linguistica ed esclude dal ragionamento tutti
quelli che non rientrano nella teoria75. È evidente tuttavia che Masarachi
e Lunzi sottovalutano il ruolo dell’italiano nelle isole, entrato a più livelli
nella società isolana dopo secoli di dominazione veneziana76.
72
Tommaseo, Diario Intimo, a cura di R. Ciampini, Torino 19463, p. 423.
73
A. Masarachi, Vite degli uomini illustri di Cefalonia, Venezia 1843, p. 121.
74
E. Lunzi, Della repubblica settinsulare, libri due, Bologna 1863, p. 9.
75
Cfr. G.N. Leontsisis, Ελληνική Γλώσσα και Βρεταννική Πολιτική στα Επτάνησα
[Lingua greca e politica britannica nell’Eptaneso], in Το Ιόνιο Κράτος 1815-1864, Πρακτικά
του Συνεδρίου (Κέρκυρα 21-24 Μαΐου 1988), a cura di P. Moschona, Atene 1997, pp.
257-276, a pp. 259-260.
76
Per un’immagine complessiva della dominazione veneziana delle isole Ionie, e in
304 tzortzis ikonomou
insegnanti privati, e garantivano sicuramente un’educazione adeguata per gli studi futuri.
Ciò è dimostrato dal gran numero di studenti che si recavano a Padova per la formazione
accademica, ottenendo spesso incarichi importanti nell’amministrazione della Serenissi-
ma. Soltanto con i francesi e le idee illuministiche si sentì il bisogno di creare a Corfù un
ente di alta formazione e si istituì l’Accademia Ionia nel 1808.
80
Uso con integrazioni il lavoro di Gaetano Cozzi, Diritto veneto e lingua italiana
nelle isole jonie nella prima metà dell’Ottocento, in Omaggio a Gianfranco Folena, II, Padova
1993, pp. 1533-1547; vorrei ricordare l’elemento innovativo negli scritti di Cozzi e ricono-
scere l’importanza del suo lavoro sulla lingua giuridica italiana. Cfr. inoltre il caso dell’italia-
no giuridico a Malta riportato da F. Bruni, Presentazione. L’italiano fuori d’Italia e il caso di
Malta, in G. Brincat, Malta. Una storia linguistica, Genova 2003, pp. IX-XV.
81
[N.B. Manessi], Le tre costituzioni (1800, 1803, 1817) delle sette Isole Jonie, ed
i relativi documenti con l’aggiunta dei due progetti di costituzione del 1802 e 1806 e delle
modificazioni e riforme alla costituzione del 1817, Corfù 1849, p. 78. Che Manessi sia stato
il compilatore si apprende da A.M. Idromenos, Ιωάννης Καποδίστριας, Atene 1900, p.
7 n. 1.
306 tzortzis ikonomou
l’introduzione del greco era un atto naturale, sebbene gli stessi legislatori
che redassero la costituzione si fossero visti costretti ad usare l’italiano
in diverse situazioni: le costituzioni e gli emendamenti furono stesi in
italiano per la mancanza di una codificazione soddisfacente del greco in
ambito giuridico, e soprattutto perché il greco non era abbastanza noto
ai legislatori che firmarono quelle carte.
La pretesa di usare il greco moderno si sarebbe rivelata ben presto
un’utopia e il processo di grecizzazione della società sarebbe stato molto
più lungo del previsto. Era un periodo di continui cambiamenti politi-
ci: alla Repubblica succedette l’occupazione francese e in seguito quella
britannica. Soltanto con l’istituzione del Protettorato britannico la calma
politica tornò nelle isole, e non si dovettero più affrontare nuove guerre.
L’autorità britannica trovò opportuno cambiare la costituzione vigente
del 1803. Nella costituzione del 1817 si legge che:
La lingua di questi stati è la Greca; e viene quindi dichiarato, essere
cosa di somma importanza, che la Lingua Nazionale divenga al più
presto possibile, quella in cui si debbano scrivere tutti gli Atti del Go-
verno, e tutti i Processi Giudiziarii, e che sia in fine riconosciuta come
la sola Lingua da usarsi in ogni scritto uffiziale (cap. I art. 3).
Non essendo però agevole il dare immediata esecuzione a tale mas-
sima, a motivo che tutti gli affari del Paese sono stati fino al presente
principalmente trattati in Lingua Italiana, viene decretato, che tutti
gli affari pubblici durante il Primo Parlamento sieno trattati in Lin-
gua Italiana; salvi ed eccettuati quelli delle Corti Minori, su i quali il
Governo potrà forse giudicare opportuno d’introdurre la Lingua del
Paese colla mira d’incoraggiarla, e di propagarla (cap. I art. 4)82.
83
Ancora però nel 1834 gli atti del IV Paramento dimostrano che tale sostituzione
non è ancora avvenuta: «Atto 23, Art. 1: A principiare dal 17 Febbrajo (1.° Marzo) 1836,
tutti gli Atti della Polizia Giudiziaria Civile saranno scritti in Lingua Greca, e le istanze
alla medesima saranno pure fatte in Lingua Greca. I soli Reclami e Rapporti giustificativi
delle Sentenze, e le corrispondenze colle altre Autorità verranno scritte in Lingua Italia-
na, fino al tempo in cui sarà adoperata la Lingua Greca in tutto il Ramo Giudiziario»,
Prefazione a G. Economidi, A. Vlandì, Dizionario tecnico-legale italiano-greco…, Corfù
1840.
84
Ivi, p. 192.
85
Brincat, Malta. Una storia linguistica, pp. 249-310; vd. anche la presentazione
di Bruni al volume, pp. v-xvi.
308 tzortzis ikonomou
non penetrerà mai nella società ionia, rimanendo per tutto il periodo del
Protettorato un corpo estraneo86.
Nel IV Parlamento (1834) la questione era ancora viva nonostan-
te gli atti fossero pubblicati in tre lingue: italiano, greco e inglese. Ciò
che mancava per rendere operativo il processo di cambiamento era la
traduzione e la pubblicazione delle leggi in vigore in greco87. Mancava
soprattutto uno strumento che facilitasse la traduzione: fu deciso allora
di indire un concorso per la compilazione di un dizionario tecnico legale
greco-italiano. In breve arrivarono i dizionari di sette candidati; la com-
missione giudicatrice decise che due dei candidati, Giovanni Economidi
e Andrea Vlandì, avevano formulato le proposte migliori e che entram-
bi, anziché dividersi il premio, avrebbero compilato insieme la versione
definitiva. Il dizionario fu approvato dal V Parlamento Ionio; stampato
nella tipografia del governo nel 1840 fu messo subito in circolazione, a
disposizione dei giudici nelle isole88.
Paradossalmente l’anno successivo fu stampata in italiano la Legge or-
ganica dell’ordine giudiziario degli Stati Uniti delle Isole Jonie, che definiva
l’organizzazione dei tribunali nelle isole, mentre la versione greca uscì sol-
tanto nel 1851, l’anno prima dell’introduzione del greco come lingua uf-
ficiale89. Le varie costituzioni tuttavia non cambiavano il sistema giuridico
86
Cfr. G.N. Leontsinis, Ελληνική Γλώσσα, pp. 257-276.
87
Gli avvocati avevano però a disposizione il Dizionario legale di Girolamo Sac-
chetti pubblicato in cinque volumi (Firenze 1825).
88
Economidi - Vlandì, Dizionario tecnico-legale italiano-greco. Nel dizionario, privo
di una prefazione degli autori, sono inseriti gli atti per l’istituzione del concorso e la deci-
sione della commissione e del V Parlamento (pp. I-XI). Il dizionario propone le traduzioni
in greco e anche un’appendice con un elenco di parole greche e il loro corrispondente in
italiano. Altri due dizionari furono pubblicati in breve tempo dopo quello ‘ufficiale’: D.
Papavlassopulo, Dizionario tecnico-legale italiano greco compilato dal D. Papavlassopulo
Avvocato, Corfù 1851; A. Idromenos, Dizionario Tecnicolegale [sic] Italiano-Greco, Corfù
1852. Papavlassopulo scrive che il suo dizionario è necessario per aiutare i legali nel loro
lavoro, dal momento che sta per entrare in vigore la legge sulla lingua; dichiara di aver usato
il dizionario di Economidi-Vlandì, proponendo però notevoli miglioramenti. Al concorso
partecipò anche Marco Renieri, amico di Tommaseo e di De Tipaldo (Mustoxidi - De
Tipaldo, Carteggio 1822-1860, pp. 346-350, 362-365); si apprende anche che Mustoxidi
aiutò Economidi nella compilazione del suo dizionario (p. 365).
89
Legge organica dell’ ordine giudiziario degli Stati Uniti delle Isole Jonie, Corfù
1841; la traduzione in greco è: Οργανισμός των δικαστηρίων του Ηνωμένου Κράτους των
Ιονίων Νήσων, Corfù 1851.
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 309
che per molti anni rimase lo stesso della dominazione veneta, anzi la prima
costituzione del 1800 garantiva le stessi leggi «del governo ex-veneto»90.
Queste leggi restarono in vigore fino al 1° maggio 1841, quando ci fu la
revisione e la pubblicazione dei codici per gli Stati Uniti delle Isole Ionie:
il Codice civile, il Codice penale, il Codice di Commercio, il Codice di
procedura pei giudici civili, il Codice di procedura pei giudici penali e il
Codice di procedura penale, questi ultimi due ristampati nel 184491.
Lo storico Spyridon Flogaitis, e sulla sua scia Gaetano Cozzi, ha an-
notato come il codice civile ripete molte delle norme che esistevano in
quello veneto pur ispirandosi a quello francese e a quello del Regno delle
Due Sicilie92. Questo incremento delle pubblicazioni giuridiche è dovuto
sicuramente alle incertezze esistenti tra gli stessi giudici, i quali non sa-
pevano su quali leggi basare i loro giudizi. Gaetano Cozzi identifica nel
sistema giuridico delle Isole Ionie dopo il 1841 la combinazione, nella
definizione di Max Weber, di una «razionalità logico-formale» e di un
diritto «sostanzialmente irrazionale»93.
Non ci sono però tracce in questi anni di pubblicazioni dei codici in
greco e, viste le incertezze rimaste anche dopo la pubblicazione dei nuovi
codici, Giacomo Pojago pubblicò in tre volumi, tra il 1846 e il 1848, Le
leggi municipali delle Isole Ionie dall’anno 1386 fino alla caduta della
Repubblica Veneta, ancora in vigore allora e durante il processo Ricci:
sono queste le leggi utilizzate e citate da Tommaseo per sostenere le sue
90
Le costituzioni, p. 10 (Costituzione particolare di cadauna isola, «articolo duode-
cimo»).
91
Tutti stampati a Corfù, Nella tipografia del Governo, 1841; Papadopoulos,
Ιονική Βιβλιογραφία, pp. 472-73, nn. 2668-73. Il Codice di procedura penale, secondo
Ntinos Konomos, fu curato da Giulio Tipaldo: I. Typaldos, Άπαντα, [Opere complete]
a cura di N. Konomos, Atene s.a., p. 14. Già nel 1817 Pietro Petrizzopulo pubblicò a
Corfù un opuscolo in cui affermava la necessità di un aggiornato Codice Penale: Sopra la
necessità di un Codice Penale per li giudizj criminali delle Isole Ionie. Dissertazione di Pietro
P. Leucadio, Corfù 1817. Dal IV Parlamento (1834) e avanti le questioni giudiziari sono
sempre attuali. Nel 1837 vengono pubblicati una serie di rapporti da giuristi ioni con il
compito di rivedere i vari codici.
92
S. Flogaitis, Système vénetien de successions ab intestate et structures familiares, Genève
1981, pp. 33 e 119; G. Cozzi, Diritto veneto e lingua italiana nelle isole jonie, p. 1541.
93
Ivi, p. 1543. Cfr. M. Weber, On Law in Economy and Society, a cura di M.
Rheinstein, Cambridge 1954.
310 tzortzis ikonomou
tesi sulle irregolarità del processo94. Pojago nella sua introduzione richia-
ma l’autorità di Giambattista Vico nel confermare che «i nativi costumi
non si cangiano tutti ad un tratto, ma per gradi e con lungo tempo»95. I
motivi della pubblicazione sono: «l’indispensabile necessità che il Foro ha
di queste Leggi»; «l’interesse Politico de’ moderni Legislatori di conosce-
re la direzione che tenevano i loro predecessori a seconda del progresso
della civilizzazione e del mutare delle circostanze»; «l’interesse storico di
scoprire i costumi, gli usi, le combinazioni politiche esterne, la polizia
interna»96. Con questa compilazione Pojago voleva restaurare l’immagine
del governo veneto e richiamare, attraverso queste leggi, le tradizioni civi-
li che legavano le isole a Venezia, argomenti analoghi a quelli sostenuti da
Tommaseo nel suo articolo su Niccolò Delviniotti (vd. cap. 4).
Per tutto il decennio del 1840 furono votate dal Senato e pubblicate
successivamente dalla Tipografia del Governo varie raccolte di leggi, tra
cui il Sunto delle leggi degli Stati Uniti Ionii di Andrea Teotochy, pub-
blicato nel 184797. Del 1845 è anche una serie di regolamenti delle Cor-
ti, uno specifico per ogni isola, pubblicati a cura di Girolamo Santoro,
94
G. Pojago, Le leggi municipali delle Isole Jonie: dall’ anno 1368, fino alla caduta
della repubblica veneta. Raccolte, disposte in ordine cronologico e pubblicate dal G. Pojago,
Corfù 1846-1848. Questo libro è la base per del lavoro di Cozzi, Diritto veneto e lingua
italiana nelle isole jonie. Pojago pubblicò nel 1872 l’indice alfabetico delle leggi municipali
nella stessa tipografia, ora con il nome di Corcyra e non più del Governo, dato che le Isole
Ionie ormai erano parte della Grecia. Si noti che queste leggi non erano più in vigore dopo
l’Unione con la Grecia e l’approvazione delle leggi greche nel 1866 (N.I. Pantazopou-
los, Εθνικό Φρόνημα, Γλώσσα και Δίκαιο στο Ιόνιο Κράτος [Opinione nazionale. Diritto e
lingua nello Stato Ionio], in Το Ιόνιο Κράτος 1815-1864, pp. 359-83, a pp. 382-83).
95
Pojago, Le leggi municipali delle Isole Jonie, p. 12. Vico ebbe un’enorme fortuna
in Grecia nell’Ottocento e le sue teorie furono usate per contrastare la teoria della non-
grecità dei moderni greci di Jakob Fallmerayer: vd. Dimaras, Ελληνικός Ρομαντισμός,
pp. 428-441 (la questione è discussa a pp. 434-436); lo studioso greco evidenzia come
l’influenza di Vico arriva attraverso gli scritti di contemporanei italiani, soprattutto di
Tommaseo.
96
Pojago, Le leggi municipali delle Isole Jonie, p. 5.
97
Cozzi, Diritto veneto e lingua italiana nelle isole jonie, pp. 1546. Lo stesso anno
fu anche pubblicata l’importante Raccolta degli atti del Parlamento. Gli atti e le risoluzioni
del I, II, III, IV, V, VI, VII, e della I Sessione dell’VIII Parlamento degli Stati Uniti delle Isole
Ionie, Corfù 1847. Due anni dopo Manessi pubblicò la collezione delle Costituzioni di
cui abbiamo accennato sopra.
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 311
98
Questi regolamenti poco noti si trovano soltanto nella Biblioteca della Società
Storico Etnologica della Grecia ad Atene e sono lunghi tra 4 e 7 pagine ciascuno; vd.
Papadopoulos, Ιονική Βιβλιογραφία, pp. 530-531, nn. 3029-35.
99
Anche Karl Marx scrisse il 17 dicembre 1858 un articolo sulla cattiva ammi-
nistrazione delle isole Ionie da parte dei britannici: La questione delle isole Ionie, in K.
Marx - F. Engels, Opere, XVI, agosto 1858-febbraio 1860, Roma 1983, pp. 131-35.
La storiografia inglese ottocentesca evita però questi argomenti, e preferisce evidenziare i
difetti della gestione veneziana (H. Jervis-White Jervis, History of the Island of Corfù and
of the Republic of the Ionian Islands, London 1852, p. es. a p. 206: il dominio veneziano
fu «monstrous in its principles, monstrous in its barbarity, monstrous in its folly»). Sulla
politica britannica vd. anche Danelon, Introduzione [pag]. Sulla storiografia greca cfr. D.
Arvanitakis, Un viaggio nella storiografia neogreca. Immagini della Dominante e degli ordi-
ni sociali delle città Ionie (secoli XVI-XVIII), in Italia-Grecia: temi e storiografie a confronto,
a cura di C. Maltezou - G. Ortalli, Venezia 2001, pp. 91-111.
100
A. Mustoxidi, Promemoria sulla condizione attuale delle Isole Ionie. Presen-
tato privatamente in Londra nel Mese di Agosto 1839. Dal cavaliere Andrea Mustoxidi,
C.S.M.S.G. e membro del Parlamento degli Stati Ioni a sua signoria il ministro delle colonie,
[il marchese di Normanby,] coll’aggiunta ora di alcune note e delle lettere del cavaliere Musto-
xidi a Lord Normanby e Lord John Russell, Londra 1840, p. 9.
312 tzortzis ikonomou
101
Si tenga presente ciò che dice Tommaseo nella difesa del Ricci, nella quale sostie-
ne che questi non poté difendersi adeguatamente in greco.
102
Charles Dupin (1784-1873), matematico e politico francese che entrò nella ma-
rina francese durante l’epoca napoleonica e servì a Corfù tra il 1807-1811; era promotore
dell’uso della lingua francese nelle isole e uno dei costituenti, nonché segretario, della
prima Accademia Ionia nel 1808.
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 313
103
Mustoxidi, Promemoria, p. 9.
104
Cfr. il caso di Natko Nodilo che in Dalmazia fu a favore del serbo ai danni
dell’italiano: Bruni, Presentazione. L’Italiano, p. XIV e E. Ivetić, La patria del Tommaseo,
in Niccolò Tommaseo Popolo e nazioni, pp. 595-623.
105
D. Zavitzianos, Κωνσταντίνος Ζαβιτζιανός, «Deltion Anagnostikis Etairias
Kerkyras» 11, (1974), pp. 21-35; BNCF CT 18.
314 tzortzis ikonomou
106
G. Pentogalos, Η Ιατρική Σχολή της Ιονίου Ακαδημίας (1824-1828, 1844-1865)
[La scuola di medicina dell’Accademia Ionia], Salonicco 1980.
107
L’esempio delle strade è retorico perché molte parole di uso quotidiano erano
entrate nel parlato volgare delle Isole Ionie.
108
Donato De Mordo pubblica in un saggio nel 1865 tutti i dati statistici delle Iso-
le Ionie e mostra che i dati sulla popolazione nell’Ottocento erano assai controversi. Scrive
però a riguardo della situazione linguistica: «Nelle Isole Ionie, come in Atene e Morea,
l’italiano è l’elemento predominante; […] dobbiamo però confessare che nell’Eptanesia
si parla peggio di ovunque in Grecia, e ciò in specie nelle città precipue, sendo il romai-
co molto italianizzato» (Saggio di una descrizione geografico-storica delle isolo Ionie, Corfù
1865, p. 50). Non fornisce un dato preciso sulla conoscenza dell’italiano a Corfù e il dato
reale deve essere molto più alto dei ‘30 balbettanti’ di Mustoxidi.
109
D. Arvanitakis, Γλώσσα και εθνική ταυτότητα στο Ιόνιο [Lingua e identità na-
zionale nello Ionio], «Istorika» 46, (giugno 2007), pp. 15-24, a p. 16.
110
Cfr. Arvanitakis, Γλώσσα και εθνική, p. 17.
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 315
ogni fortuna alla lingua e cultura greca, il tutto sempre in italiano111. Non
si tratta neppure di un uso puramente veicolare della lingua, perché se
Dandolo e gli altri autori avessero voluto assicurare ampia divulgazione
ai loro scritti, avrebbero adoperato il francese, che tutti gli intellettuali e
gli aristocratici sapevano benissimo.
L’effetto retorico del Promemoria è evidente quando Mustoxidi nel
passo successivo propone un uso maggiore dell’inglese:
E con questa obbliqua e turpe guerra che si fa alla lingua del paese,
si ritarda l’uso e l’ampliazione della lingua Inglese che pur servirebbe
di vincolo di affezione fra’ due popoli, e mezzo pel quale la gioventù
Ionia anziché condursi in gran numero alle Università d’Italia, si con-
ducesse nelle Università di Oxford o di Cambridge. E perciò appunto
la Costituzione dice che quando la lingua greca sarà usata negli atti
pubblici allora l’unica altra lingua di cui si potrà far pur uso ufficiale
sarà l’Inglese. Da qualche anno s’è erroneamente creduto potere in-
trodurre questa lingua, conservando ad un tempo pur l’italiana, senza
avvedersi che nuove diverse abitudini mai non si contraggono finché
si coltivano le antiche, onde non s’è fatto che accrescere notabilmente
ed inutilmente le spese, ed il volume degli atti del governo, per pub-
blicarli in tre lingue112.
111
A. Dandolo, Discorso a’ greci dell’Ionio, del cav. A. Dandolo corcirense, Parigi
1817, ristampato lo stesso anno anche a Firenze, e una terza edizione nel 1851 a Corfù. È
interessante notare come Dandolo, in chiave utilitaristica e riprendendo le idee di Beccar-
la scrive che le leggi devono mirare «alla massima felicità del maggior numero».
112
Mustoxidi, Promemoria, p. 9.
316 tzortzis ikonomou
113
L’esempio più illustre è quello di Costantino Volterra Martinengo di Zante:
Pantazopoulos, Εθνικό Φρόνημα, pp. 364-65. La discussione sulla questione della lin-
gua cominciò il 28 aprile 1849, durante la nona sessione dell’VIII Parlamento: ivi, p. 368.
Lo studioso traccia gli avvenimenti che portarono al cambiamento della lingua dall’inizio
delle procedure dell’VIII Parlamento fino all’approvazione della legge; nonostante alcune
imprecisioni, il saggio rimane comunque interessante.
114
L’esemplare del promemoria presente nella Biblioteca Marciana a Venezia forse risa-
le a quel periodo, quando Mustoxidi si fermò nella città lagunare ospite di De Tipaldo (Mu-
stoxidi - De Tipaldo, Carteggio 1822-1860, pp. 414-423, in particolare lettera n. 149).
115
Sull’aiuto di Mustoxidi alla raccolta vd. Lascaris, Niccolò Tommaseo e Andrea
Mustoxidi.
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 317
finzioni prosaiche, voler fare le viste d’ignorare lingua bene intesa e meno
male parlata che in più parti d’Italia; cotesto esercitare per forza di decre-
to l’autorità negata agl’imperanti sugli avverbi e le copule; mi pare cosa
inaudita ne’ fasti delle accademie e delle assemblee. Le Isole Jonie ubbi-
divano fino a ieri a leggi scritte in lingua italiana, ora tradotte in modo
che mal le intende il popolo; il popolo per cui le leggi dovrebbero essere
fatte, e che paga caro perché le sian fatte; paga caro il non intenderle se
non attraverso alle glosse de’ legulei, attraverso alle sbarre della carcere.
Ed è commedia crudele e piena d’ingiuria, che questo popolo chiamato
sovrano, il qual si crea i suoi legislatori, legislatore egli stesso, abbia a
avere un codice tradotto in lingua greca, che i Greci non possono inten-
dere. E non dico del popolo solamente. Sentii io nel Parlamento jonio, la
question préalable de’ Francesi recata in una frase greco-moderno-antico-
bisantino-logiòtata116, che l’ingegnoso oratore, per farla intendere ai de-
putati ingegnosi e dotti, dovette ridirla in francese, e ripetere la question
préalable. Io affermo che gli italianisti forensi, cosi ineleganti come sono
i più, il popolo delle campagne, parlante non altro che il greco, l’intende
meglio di questo greco di fabbrica vecchio-moderna; dico che nell’Isole
Jonie nessuno scrittore sa scrivere il greco come scrisse l’italiano Nicolò
Foscolo (io gli rendo il bel greco suo nome ch’egli ha invidiato a sé stes-
so, nome denotante il vincolo tra il tempo pagano ed il cristiano, tra il
mondo d’Oriente e quel d’Occidente, tra il mare e la terra, tra gli scogli e
le scuole, tra la carità e la bellezza); di Nicolò Foscolo, dicevo, di Dionigi
Solomos, e d’altri minori. Domando che direbbe egli il Foscolo, il quale
con disdegno pietoso si doleva che dalle scuole d’Italia fosse espulso il
latino; che direbb’ egli in vedere l’italiano dalle scuole jonie proscritto?
L’espellere dall’università un professore perché insegna in lingua italiana;
il non accettare la profferta d’altr’uomo dotto, greco d’origine e di rito, il
quale offriva gratuitamente insegnare scienza ch’e’ poteva bene insegnare,
il colonnello Milanopulo;117 egli è uno strano gusto di patria carità. Se in
116
Il composto di queste cinque parole indica la posizione tommaseana a favore
della lingua popolare.
117
Augustino Milonopulo (Corfù 1797-1854) insegnò matematica al Collegio della
Marina e prese parte alla rivoluzione del 1848 a Venezia come comandante della marina.
Esiliato anch’egli a Corfù, tentò di avere la cattedra di matematica all’Accademia Ionia,
con il sostegno di Tommaseo, ma senza successo. Cfr. A. Papaioannou, Οι Έλληνες της
Βενετίας και η βενετική επανάσταση του 1848-49 [I greci a Venezia e la rivoluzione vene-
318 tzortzis ikonomou
Per Tommaseo i due paesi, la Grecia e l’Italia, sono stati sempre col-
legati nella storia avendo costruito un ponte con reciproci influssi: en-
trambi i paesi hanno contribuito al progresso l’uno dell’altro. Lo stesso
Mustoxidi, oppositore tenace dell’italiano, scrive in italiano le poesie e le
lettere. Anche quando, sulle orme della rivoluzione greca, sceglie di dedi-
care alla nascente nazione un inno, lo scrive in italiano119.
e della sua rinomanza, e che egli per ragioni e d’amor proprio e di gratitudine non può
non aver cara» (p. 252).
120
Λογιότατος, usato anche nel Supplizio (p. 191 [=000]: «così chiamano i Greci
persona e dire letterato»), è il superlativo di λόγιος, ‘dotto’, ‘erudito’ e ha un significato
negativo la cui traduzione migliore è ‘pedante’ (e non ‘eruditissimo’).
121
Manca uno studio che esamini la questione della lingua greca in epoca moder-
na. Lo studio più importante è V. Rotolo, A. Koraìs e la questione della lingua in Grecia,
Palermo 1965. Si vd. per ulteriori informazioni: Vitti, Storia della letteratura; G. Hor-
rocks, Greek: A History of the Language and its Speakers, London-New York 1997, pp.
344-362. Per la questione della lingua nell’Ottocento si vd. soprattutto Dimaras, Ελλη-
νικός Ρομαντισμός, in particolare le pp. 369-74, studio insuperato per quanto riguarda
320 tzortzis ikonomou
l’epoca romantica in Grecia (1830-80), ma già nel 1870, l’erudito Costantino Sathas
pubblicò testi importanti e documenti riguardanti la questione della lingua evidenziando
la sua importanza storica: K. Sathas, Νεοελληνικής φιλολογίας. Παράρτημα. Ιστορία
του ζητήματος της νεοελληνικής γλώσσης, Atene 1870. Nel Novecento, quando ormai la
questione della lingua era all’apice delle discussioni, uscirono gli studi dello storico marxi-
sta Giannis Kordatos, che nonostante le molte acute osservazioni restano tuttora ignorati
dagli studiosi moderni: G. Kordatos, Δημοτικισμός και λογιωτατισμός: κοινωνιολογική
μελέτη του γλωσσικού ζητήματος [Demoticismo e eruditismo. Studio sociologico della
questione della lingua]Atene 1927; Id., Ιστορία του γλωσσικού μας ζητήματος [Storia del-
la questione della lingua], Atene 1943.
122
Adamantios Koraìs (1748-1833) studiò in Francia ed apprese le idee liberali con
la rivoluzione francese; è considerato uno tra i grandi filologi nella Francia a cavallo tra il
Settecento e l’Ottocento e come tale lo conosce Tommaseo.
123
È noto il caso della parola pesce: nella dimotikì è psari (ψάρι); Koraìs optava per
opsarion (οψάριον), parola inesistente ma «grecizzata», mentre gli arcaizzanti volevano
usare ichthys (ἰχθύς).
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 321
intrusioni del volgare (molto influenzato dal turco), le cui basi erano la
koiné biblica e il linguaggio (lessico e sintassi) della patristica greca.
L’istruzione assomigliò in molti casi a quella delle università europee;
si studiavano le sacre scritture, la letteratura e la filosofia dell’antica Grecia
e di Bisanzio, scienze naturali e medicina. Altrettanto importante è il fatto
che questo fu un greco parlato nella città e tra gli studenti, e si gettarono in
questo modo le basi per la standardizzazione del greco moderno. In que-
ste scuole furono educati i futuri principi della Moldavia e della Valacchia
provenienti dalle famiglie greche dei Fanarioti. Si raggiunse così una pre-
parazione di alto livello e si formò un centro importante di cultura greca,
fatto che Tommaseo notò nella sua recensione alla Storia della Grecia di
Jakovaky Rizos Neroulos124. Questi scrisse una storia della letteratura greca
moderna, la prima del genere, in cui dà importanza agli scrittori fanarioti e
a chi usa la katharevousa, mentre stronca chi fa uso della lingua volgare, in
primis Solomòs. L’importanza di Solomòs emerge proprio con l’Inno alla
Libertà che lo rese famoso in tutta Europa. Che la lingua usata fosse vera-
mente quella del popolo viene ribadito anche da Charles Claude Fauriel,
che lo include nella sua raccolta dei Canti popolari.
L’importanza di Solomòs è anche di altro tipo; la sua fortuna gli
procurò molti seguaci che lo cercarono e gli diedero le proprie poesie da
giudicare. Attorno a lui crebbe un gruppo di poeti che oggi sono noti con
il nome di «Scuola Ionia». Le sue idee linguistiche sono espresse nel Dia-
logo attorno alla lingua, scritto attorno al 1825 ma pubblicato postumo
nel 1859125. Sebbene Solomòs scrivesse le poesie nella forma dialettale
delle Isole Ionie, era conscio del problema della comprensione del pro-
prio dialetto e cercò di adattare e purgare la sua poesia da forme troppo
dialettali e italianismi troppo particolari.
Questo è il dialetto corcirese che individua Tommaseo, il quale capì
l’importanza che l’italiano aveva avuto per il greco nelle Isole Ionie, come
capiva l’importanza del turco e dello slavo nella Grecia centrale. Le paro-
124
K.X.Y. [N. Tommaseo], Histoire moderne de la Grèce depuis la chute de l’Em-
pire d’Orient par Jacovaky Rizo Néroulos, Ancien premier ministre des Hospodars grecs de
Valachie et de Moldavie, «Antologia», t. 32 n. XCIV, ottobre 1828, pp. 83-104, a pp.
102-104. Néroulos è un sostenitore dell’arcaismo, e attaccò Koraìs nei suoi esordi; si
convertirà alla katharevousa dopo il suo trasferimento ad Atene.
125
Cfr. V. Rotolo, Il dialogo sulla lingua di Dionisio Solomòs, Palermo 1970.
322 tzortzis ikonomou
126
N. Tommaseo, Dizionario estetico, I, Parte antica, Milano 1852, pp. 117-122.
Cfr. M. Cortellazzo, Il dialetto corcirese per Niccolò Tommaseo, in Daniele Manin e Nic-
colò Tommaseo. Cultura e società nella Venezia del 1848, a cura di T. Agostini, Ravenna
2000, pp. 321-327.
127
N. Tommaseo, Il serio nel faceto scritti varii di Niccolò Tommaséo, Firenze 1868,
p. 265. Si vedano le voci parzionevole e porzionevole nel Dizionario della lingua italiana
di Tommaseo.
128
G. Chytiris, Κερκυραϊκό Γλωσσάρι, ad vocem: Παρτσινέβολος – (parzionevole
= comproprietario di nave), ‘Titolo con cui si rivolgono i proprietari terrieri’. N. Kono-
mos, Ζακυνθινό Λεξολόγιο, [Lessico di Zante] Atene 20032: παρτσινέβελλος – ‘proprieta-
rio di azienda’. Ilia Tsitselis nel suo glossario di Cefalonia non segnala la voce (I. Tσιτσελησ,
Γλωσσάριον Κεφαλληνίας [Glossario di Cefalonia], (ristampa anastatica) Atene 1996).
129
H. Kahane, Gli elementi linguistici italiani nel neogreco, «Archivum Romani-
cum», 22 (1938), pp. 120-135. Vd. ultimamente sul reciproco influsso tra il greco e il
veneziano R. Eufe, “Sta lengua ha un privilegio tanto grando”. Status und Gebrauch des
Venezianischen in der Republik Venedig, Francoforte 2006, pp. 66-76. Cfr. anche M. Cor-
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 323
telazzo, Lingua italiana e lingua greca, «Il Veltro», 1983, 27 III-IV, pp. 414-420; N. Kon-
tossopoulos, Gli italianismi nell’odierno neogreco, in Linguistica e dialettologia veneta.
Studi offerti a Manlio Cortelazzo dai colleghi stranieri, a cura di G. Holtus-M. Metzeltin,
Tübingen 1983, pp. 205-213; J. Kramer, Parole italiane e veneziane nel dialetto greco di
Cefalonia. (AK). Linguistica e dialettologia veneta, pp. 215-224.
130
Χytηρης, Κερκυραϊκό Γλωσσάρι. Almeno un quarto delle 5250 parole del voca-
bolario provengono dall’italiano.
131
L. Politis, Γράμματα του Σολωμού και της μητέρας του, [Lettere di Solomòs e
della madre] in Γύρω στον Σολωμό. Μελέτες και άρθρα (1938-1982), Atene 1985, pp.
58-98, a pp. 67-82.
132
Si nota in questa variante semicolta come i verbi greci entrati nel volgare corfiota
sono coniugati con le desinenze greche, sono, cioè, assimilati. Cfr. F. Bruni, L’italiano.
Elementi di storia della lingua e della cultura, Torino 1984, capp. IV e X.
324 tzortzis ikonomou
è il vero portatore di valori e la sua lingua è la più pura; chi tenta di recu-
perare lingue antiche tentando di staccarsi dalla lingua naturale commet-
te un errore. La lingua adoperata nelle traduzioni delle leggi Ionie non è
quella del popolo e coloro che sdegnano
di scrivere la lingua parlata dalla nazione lor madre, adducono per
ragione che in tutti i tempi sono state due lingue, una parlata, una
scritta; che il greco vivente è ignobile, indegno della carta, e che a’
Greci è ambizione legittima salire man mano la lingua d’Omero e
di Demostene, e adunare le dispersioni de’ secoli (Supplizio, p. 188
[=000]).
Sia le lingue antiche sia le lingue moderne hanno dei pregi ma nelle
«lingue viventi [c’è] appunto la freschezza della vita, il pregio dell’ori-
ginalità; dove nello scrivere lingua antica, o foggiata sull’antica, il peso
dell’imitazione sentesi a ogni passo, a ogni movenza» (p .189[=000]):
bisogna accettare il fatto che sono entrate parole dallo slavo e dall’italia-
no, popoli di «razze congeneri» (p. 192[=000]) come si nota anche nella
topografia greca moderna: «Chissavo, Livadia, Dervenaci». L’impiego di
tre toponimi così pieni di storia moderna dovrebbe far pensare ai greci
quanto importante sia stato questo influsso. Per questo motivo Tomma-
seo è contro chi usa la katharevousa, o i «paleo-novatori» come li chiama.
Per sostenere le proprie tesi, di non usare parole fuori dell’uso comune,
si appoggia ai trattatisti retorici, come Platone, Cicerone, Quintiliano,
ma soprattutto Dionigi d’Alicarnasso, scrittore che lui aveva tradotto per
Sonzogno all’interno della Collana degli storici antichi greci volgarizzati.
Nella Bibbia, poi, Tommaseo identifica la lingua del popolo e non quella
dei giuristi, degli oratori e dei grammatici.
La Grecia moderna deve avere i suoi nuovi Omero, e qui Tommaseo
ritrova un’affinità con il dibattito italiano sulla questione della lingua. Tom-
maseo ritiene che se Dante avesse scritto la Commedia in latino il futuro
dell’italiano sarebbe stato molto più difficile e lo stesso ritiene valga per la
lingua greca, se adoperasse una variante più vicina alla fase antica133.
I greci non possono tornare ad usare la lingua antica, come una fi-
glia non può rientrare nel corpo della madre, ma deve nutrirsi del latte
134
S. Zambelli, Άσματα της Ελλάδος [Canzoni della Grecia], Corfù 1852. Zambel-
li ebbe contatto con Tommaseo e nonostante questi si trovò a Corfù quando si pubblicò la
raccolta non è chiaro quanto del pensiero zambelliano dipende da Tommaseo.
135
Άνθη Ευλαβίας [Fiori di pietà], a cura di A. Karathanassis, Atene 1978. Questa
edizione moderna è fornita di un’ampia e notevole introduzione storica e filologica sul
problema del plurilinguismo ionio.
136
Vitti, Storia della letteratura, p. 93.
326 tzortzis ikonomou
137
A. Vincent, Scrittori italiani di Creta veneziana, «Sincronie», 2 (1998), III, pp.
131-62. Lo studioso nota che furono presi in considerazione scrittori come Tasso e Mari-
no, ma nota anche l’influsso di scrittori cosiddetti minori come Dolce e Dell’Anguillara;
quest’ultimo, con la traduzione delle Metamorfosi, ispirò anche i pittori cretesi. Per la
società rinascimentale cretese vd. i contributi in Literature and Society in Renaissance Crete,
a cura di D. Holton, Cambridge 1991 (traduzione greca: Λογοτεχνία και Κοινωνία στην
Κρήτη της Αναγέννησης, 2002), soprattutto l’articolo di C. Maltezou, The Historical and
Social Context, pp. 17-47.
138
A proposito delle tipografie, era idea diffusa nell’Ottocento che la Serenissima
impedisse la fondazione di una tipografia a Corfù contribuendo così a reprimere il proces-
so della nazionalizzazione. Questa tesi fu sostenuta tra gli altri da Giovanni Capodistria;
Donato De Mordo invece scrive: «La coltura non poteva essere in progresso, per l’assoluta
mancanza dei mezzi di educazione delle isole»: De Mordo, Saggio, p. 61. Non si deve
però dimenticare che a Venezia fu stampata la più famosa opera greca prima della restau-
razione dello stato greco, l’Erotokritos.
139
L’esempio più famoso è Athanasio Christopulo, che Tommaseo lodò in un suo
articolo nell’«Antologia», chiamato dai greci «novello Anacreonte», il quale riuscì a recepi-
re le idee arcadiche e a trasportarle in greco; nonostante avesse studiato a Padova alla fine
del Settecento, non scrisse mai poesie in italiano, al contrario di molti suoi connazionali:
K.X.Y. [N. Tommaseo], Versione fatta dal greco di tre canzonette di Atanasio Cristopulo.
Alvisopoli 1831, «Antologia», 43 Settembre 1831, CXXIX, pp. 120-122.
140
Vd. Angelo Maria Querini a Corfù, mondo greco e latino al tramonto dell’Antico
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 327
Regime. Atti del convegno (Brescia, 11 marzo 2005), a cura di E. Ferraglio - D. Monta-
nari, Brescia 2006.
141
A. Trivoli Pieri, Poesie, Corfù 1800; fu stampata postuma dal figlio Miche-
le e contiene poesie come Idilli di Gessner. Mario Pieri considera il cugino Antonio
(1756-1799) il caposcuola dei poeti ionii. Anche Mustoxidi nel 1804 ricorderà l’impor-
tanza del Trivoli Pieri per la cultura ionia (A. Mustoxidi, Notizie per servire alla storia
corcirese dai tempi eroici fino al secolo XII, Corfù 1804).
142
L’edificio che ospitava il teatro, era in origine una loggia veneziana, luogo di
incontro dei nobili di Corfù; i lavori per erigere il teatro presso lo stesso edificio iniziarono
nel 1728 e finirono nel 1760, con la prima rappresentazione nel 1733. Vd. gli studi di P.
Mavromoustakos, Από τον Αρλεκίνο στο Λόενγκριν. Το θέατρο Σαν Τζιάκομο και η θεα-
τρική ζωή της Κέρκυρας (17ος -19ος αιώνας) [Da Arlecchino a Lohengrin. Il teatro di San
Giacomo e la vita teatrale di Corfù] in Κέρκυρα, Ιστορία, αστική ζωή και αρχιτεκτονική.
14ος-19ος αι., a cura di A. Nikiforou-Testone, Corfù 1994, pp. 71-78; P. Mavromou-
stakos, Το ιταλικό μελοδράμα στο θέατρο Σαν Τζιάκομο της Κέρκυρας (1733-1798) [Il me-
lodramma italiano al teatro San Giacomo di Corfù (1733-1798)], «Parabasis», 1 (1995),
pp. 147-191; W. Puchner, Η ιταλική όπερα στα Επτάνησα επι Αγγλοκρατίας (1813-1863)
[L’opera italiana nell’Eptaneso durante il Protettorato inglese (1813-1863)], «Porfyras»
114, (2005), pp. 591-624, e Id., Influssi italiani sul teatro greco, «Sincronie» 2 (1998),
III, pp. 183-232. Walter Puchner registra la popolarità dell’opera italiana anche negli
anni del Protettorato britannico (1820-1862), quando furono recitate 145 opere italiane
(Puchner, Η ιταλική όπερα, pp. 602-620).
143
Per maggiori informazioni su questi giornali vd. Konomos, Επτανισιακός Τύπος, pp. 27-88.
144
Giuseppe Bellini riporta la notizia che a portare la tipografia a Corfù furono i
repubblicani francesi nel 1798 per motivi ideologici e divulgativi; essa fu presa dal Semi-
nario di Padova che i corfioti conoscevano molto bene: G. Bellini, Storia della Tipografia
del Seminario di Padova 1684-1938, Padova 1938, p. 93.
328 tzortzis ikonomou
nuova per iniziativa del conte Guilford nel 1824, che gli studiosi conside-
rano la prima istituzione di alta educazione in Grecia145, deve essere vista
come il segno dello sviluppo della vita intellettuale a Corfù146. Personaggi
come Mario Pieri, Andrea Mustoxidi, Demetrio Arliotti, Giorgio Marcorà,
Evasio Leoni e Antonio Dandolo, poco noti in Italia, accanto agli studi
accademici intrapresero una carriera letteraria prevalentemente in italiano,
un’esperienza interessante e ancora poco studiata. Il loro esempio era Ugo
Foscolo, un connazionale che nonostante le umili origini isolane, riuscì ad
ottenere la fama così desiderata e inseguita da questi suoi seguaci.
Bisogna tener conto che la questione è ancora più profonda se si
prendono in considerazione le tematiche nazionalistiche comparse dopo
la rivoluzione francese. Mario Pieri, esponente di questa cultura doppia
e bilingue, si era già confrontato con il problema del bilinguismo e dello
sdoppiamento di nazionalità, proprio della maggior parte degli intellettuali
isolani, come abbiamo già ricordato sopra, incontrando il mondo italiano.
Due in particolare sono i personaggi che diventano interessanti per il
nostro discorso: Niccolò Delviniotti e Dionisio Solomòs, entrambi consi-
derati da Tommaseo in varie occasioni per sostenere le sue idee sul radica-
mento della cultura italiana nelle Isole Ionie. Niccolò Delviniotti incarna
questa figura probabilmente più di ogni altro intellettuale ionio. Dedicò
poesie a tutte le potenze e alle figure che tennero il controllo delle isole
Ionie: Napoleone, Alessandro di Russia e i commissari inglesi.
Delviniotti nacque a Corfù nel 1776 e studiò legge a Pavia dove poté
anche seguire Mattia Butturini. Le guerre napoleoniche lo costrinsero ad
assumere incarichi per sopravvivere, perché non apparteneva alla classe
aristocratica. Dopo la laurea in giurisprudenza (1805) tornò a Corfù dove
lavorò alla stesura della nuova carta costituzionale. Fu uno dei collabora-
tori della Gazzetta Ionia, nella quale pubblicò molte poesie e interventi
145
Sul ruolo complessivo dell’Accademia Ionia nella storia culturale e pedagogica
nelle Isole Ionie vd. A. Papadopulo Vretòs, Notizie biografiche storiche su Federico conte
di Guilford, Atene 1846; G. Tipaldos Iakovatos, Ιστορία της Ιόνιας Ακαδημίας [Storia
dell’Accademia Ionia], a cura di S.I. Asdrachas, Atene 1982; N. Konomos, H Ιόνιος
Ακαδημία [L’Accademia Ionia], Atene 1965; N. Kourkoumelis, Η εκπαίδευση στην Κέρ-
κυρα κατά τη διάρκεια της βρετανικής προστασίας (1818-1864), [L’educazione a Corfù
durante il Protettorato inglese (1818-1864)] Atene 2002.
146
Come annotano gli studiosi, fino al 1852 l’istruzione fu quasi esclusivamente in
italiano, e con insegnanti italiani tra cui Francesco Orioli e Gaetano Grassetti.
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 329
filologici; le sue opere più importanti sono due poemi in terza rima e una
traduzione dell’Odissea147. Tommaseo conosceva il lavoro del corfiota, e
volle incontrarlo al suo arrivo a Corfù. Abbiamo infatti la lettera del Del-
viniotti, del 2 settembre 1849, che accoglie Tommaseo nell’isola148.
Signore.
Se la mia poco buona salute me lo concedesse, verrei a conoscere
personalmente il dotto ed elegante scrittore, l’ottimo cittadino, che non
risparmiò sagrifizio alcuno onde redimere l’Italia dai barbari; ma nol po-
tendo per ora, vi prego di accogliere questi due versi qual testimonianza
di affezione, e di stima cordiale - Avuto poi riguardo a quanto gli Italiani
soffersero, alla immensa lor moltitudine ed alle circostanze generali de’
tempi, è cosa parmi del tutto impossibile, che ciò non frutti ad essi la
libertà, avendo segnatamente a lor guida persone del vostro carattere
e di tanta conoscenza perfetta delle umane vicende - Corcira, che or
pure accoglie in voi uno degli egregi suoi ospiti, vorrebbe ricordare a
tutti, qualcuna delle antiche sue glorie, cantate dal Meonio poeta, quasi
alleviamento del vostro esulare. Se non che a Voi, che beete al fonte, ri-
escirebbe superflua ogni traduzione dell’Odissea. Quanto al metterla in
versi, è impresa, come sapete, ardua sopra ogni credere, anzi impossibile.
Non pertanto ebbi, (con poco senno) l’ardire di tentare l’impresa; ed ora
oso mandarvi il divino poema, e per lo scopo antedetto, e per giovarmi
de’ vostri autorevoli ammaestramenti. Preceduto come siete dalla vostra
fama, anche di esimio critico, son certo che molti divideranno meco
questi sensi, ma nessuno forse la sentirà si addentro nell’animo al pari
del vostro ammiratore ed amico.
N. Delviniotti Battistiades
147
Cfr. T. Ikonomou, Introduzione a Niccolò Delviniotti, in N. Delvinotti, Odis-
sea di Omero, a cura di V. Volpi, Iseo 2005, pp. III-VII (risorsa elettronica: http//www.
liberliber.it/biblioteca/h/homerus /odissea_traduzione_delvinotti/pdf/odisse_p. pdf ); il suo
nome oscilla tra Delvinotti e Delviniotti.
148
BNCF CT 75.77.1.
149
Pubblicato nel 1855, il saggio è nominato per la prima volta in una lettera a Giam-
pietro Vieusseux (20 dicembre 1850), Carteggio inedito Capponi-Tommaseo, III, p. 111.
330 tzortzis ikonomou
Ebbe a disposizione tutto l’archivio della famiglia e poté così dare luce ad
un’attività letteraria poi dimenticata e diede così spunti interessanti per
gli studi italiani150. Non sappiamo quanto dello scritto che vide la luce
nel 1855 era già pensato nel 1850 e quanto gli eventi che precedono il
Supplizio l’abbiano influenzato.
Nel saggio si trovano informazioni biografiche e filologiche e indicazio-
ni sulla cultura italiana nelle Isole Ionie, con osservazioni sull’influenza di
Venezia. La città-madre non può essere colpevole delle sfortune di Corfù:
Basterà rammentare di fuga, come Venezia riguardasse con predile-
zione quest’isole, che le erano memoria delle glorie d’Oriente: poiché
l’Oriente era un’eco del nome veneto; di veneto sangue, sparso nel
nome di Cristo e della civiltà, rosseggiavano quegli scogli, erano con-
sacrate quelle acque151.
Vd. per es. l’interesse di Giosuè Carducci per il poeta e lo scritto di Tommaseo:
150
153
Ivi, pp. 403-404.
154
Alessandro Suzzos ma anche il fratello Panaghiotis e Konstantinos Oikonomos
erano esponenti della cultura ateniese e sostenitori dell’uso della katharevousa; vd. Vitti,
Storia della letteratura, pp. 156-160 e Dimaras, Ο Ελληνικός Ρομαντισμός, pp. 242-54. Su
Oikonomos vd. Rotolo, A. Koraìs, pp. 112-115.
155
Tommaseo, Della civiltà italiana, p. 410.
332 tzortzis ikonomou
156
Ciò vale per Giorgio Terzetti e Giulio Tipaldo, ma anche per alcuni minori
come Epaminondas Anninos (Vd. Zoras, Επτανησιακά Μελετήματα Γ’, in cui è pubbli-
cata una ricca corrispondenza tra Tommaseo e gli intellettuali ionii.
157
N. Tommaseo, Dionigi Solomòs, in Secondo Esilio, II, pp. 446-450 (citazione a p.
446). Lo scritto sarà riproposto nell’ultima edizione del Dizionario Estetico (1867).
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 333
158
Spiridione Trikoupis (1788-1873) fu uomo politico negli anni della guerra di
indipendenza greca e primo ministro; all’epoca era segretario di Federico North, il lord di
Guilford fondatore dell’Accademia Ionia.
159
L. Politis, Ο Σολωμός ποιητής εθνικός και ευροπαίος [Solomòs. Poeta nazionale
ed europeo], in Id. Γύρο στον Σολωμό, p. 365. L’incontro fu raccontato da Polilàs nella
sua introduzione, testo che Politis ripubblicò nell’edizione critica del poeta (Άπαντα, I,
pp. 18-19).
160
Rotolo, La cultura italiana, pp. 102-103.
161
D. Solomos, Τα ευρισκόμενα, a cura di I. Polilas, Corfù 1859. La letteratura
critica su Solomòs è molto ampia. Per il nostro discorso segnaliamo l’edizione critica
curata da Linos Politis: D. Solomos, Άπαντα, [Opere complete] III voll., Atene (I: Ποι-
ήματα [Poesie greche] 20029; II: Πεζά και ιταλικά [Prosa in greco e testi italiani] 20056;
III: Αλληλογραφία [Carteggio], 19913) e il saggio di V. Rotolo, Dionisios Sololmòs fra la
cultura italiana e la cultura greca, «Italo-Ελληνικά» 4 (1991-93), pp. 87-110 e la biblio-
grafia riportata (p. 87 n. 1). L’articolo di Rotolo, l’unico che presenti la cultura doppia di
Solomòs, parte però dalla convinzione che la lingua italiana fosse straniera, tesi a mio av-
334 tzortzis ikonomou
teggio, poi, è scritto per intero in italiano, fatto che molti studiosi di Solomòs
trovarono strano162; infatti la maggior parte delle lettere che videro la luce pri-
ma della prima edizione di Lino Politis, furono tradotte e pubblicate in gre-
co, trascurando con l’originale italiano la doppia identità culturale del poeta;
Solomòs al contrario riconobbe sempre il suo debito verso la cultura italiana,
come si apprende anche dalla sua poesia del 1851, La navicella greca, in cui
l’ultimo verso legge: «e ove barbaro giunsi e tal non sono», frase da Tommaseo
riportata nel Supplizio163 per ricordare ai lettori i debiti italiani riconosciuti
dal poeta.
Tommaseo aveva capito l’importanza di Solomòs già prima di in-
contrarlo164; motivo della loro conoscenza fu la composizione dei canti
popolari, per i quali Tommaseo gli scrisse nel 1841165. Infatti il suo debi-
to verso Solomòs è riconosciuto nella prefazione ai Canti popolari greci
(vol. III della raccolta). Il debito tuttavia va oltre il semplice aiuto perché
Tommaseo pubblicò nella raccolta una poesia di Solomòs, Ο θάνατος
του βοσκού (La morte del pastore)166. Per il Tommaseo Solomòs è «l’uni-
co poeta greco che sia noto all’Europa, l’unico poeta forse d’Europa i cui
canti siano cantati dal popolo» come aveva già osservato nella raccolta dei
Canti. Lo conobbe sicuramente dopo l’ottobre 1849 e i due svilupparono
un’amicizia importante durante gli anni successivi.
Non sappiamo quanto Solomòs si sia interessato al processo di Ricci,
perché la sua salute in quel periodo era molto debole. La sua voce però
contava, e si espresse a favore del condannato come Tommaseo scrisse
viso non accettabile. Il bilinguismo di Solomòs è invece effettivo in tutti i sensi e bisogna
considerare entrambe le lingue come materne; il suo caso va del resto considerato nella
situazione complessiva delle Isole Ionie.
162
L. Politis, O Σολωμός στα γραμματά του [Solomòs nelle sue lettere], Atene s.d.,
15-16.
163
Supplizio p. 112 [=000]; Tommaseo scrive «Ov’io barbaro giunsi, e più non
sono». La variante è dovuta al fatto che la poesia è improvvisata, come era costume di
Solomòs (cfr. Rotolo, Dionisios Solomòs, pp. 88-90).
164
Poté leggere presto i versi dell’inno, pubblicati in appendice alla raccolta dei
canti popolari di Fauriel. Una traduzione italiana, di Giacomo Grassetti, circolò in Italia
già nel 1825.
165
Lettera 96, nel Carteggio di Solomòs.
166
N. Tommaseo, Canti del popolo greco, Venezia 1842, pp. 38-39: il titolo della
poesia in italiano è Il pianto della madre e Tommaseo non rivela la paternità della poesia,
della quale forse è ignaro.
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 335
167
Vd. nota 58.
168
Un esempio interessante è il lavoro di Laurenzio Vrokinis, il quale nei suoi scritti
difende gli scrittori di lingua italiana, biasimati dalla storiografia ionia come conservatori
di valori antiquati; vd. Λ. Bροκινησ, Βιογραφικά σχεδάρια των εν τοις γράμμασιν, ωραίαις
τέχναις και άλλοις κλάδοις του κοινωνικού βίου Διαλαμψάντων Κερκυραίων [Schede bio-
grafiche degli illustri corfioti nelle lettere, belle arti e altri branchi della vita sociale], II,
Corfù 1877. In quest’opera è inclusa anche una biografia di Niccolò Delviniotti.
336 tzortzis ikonomou
5. La busta 18
171
Tale informazione è stampata su foglio e inserita in ogni busta del Fondo Tom-
maseo.
172
La data del giornale è Lunedì 26 Gennajo 1858, a. 1, n. 11.
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 337
173
Ogni documento riporta la frase «Ἴσον ἀπαράλλακτον» che significa che la
copia è identica all’originale.
338 tzortzis ikonomou
the receipt of the Petition which you have addressed to him, in favour of
Agildo Antarapit; and to express to you his Excellency’s regret, that he can-
not, consistently with his sense of duty, interfere in a case, which the Ionian
Constitution assignes to the Representative of the Court».
4. La stessa lettera tradotta in italiano e pubblica nel Supplizio (p. 325= p.000)
ma con la data 18 dicembre 1853.
5. Elenco dei testimoni nell’ordine in cui sono presentati nel Supplizio.
Rissa Fuga
1. Pauloianni l’ostiere. (Panos) 22. Geltrude Pizzoli di anni 60
2. Langaditi garzone dell’ostiere 23. Bon
3. Logoteti 24. Criticò
4. Bogdano 25. Berti
5. Candila
6. Anastasio Metaxà Coltello
7. Langi 26. Mobili perito armaiolo
8. Saiadinò 27. Zagoriti di anni 15.
9. Bacca 28. Mauro
10. Vracleotti 29. Russò
11. Crotti
12. Battistino
13. Mamo 30. Agildo Andarapet (Francecso
Ricci)
Casa
14. Contessa Andruzzelli vedova
Bozzolini
15. Niccolò Bozzolini
16. Giovanni Bozzolini
17. Elul
18. Maria Masi cameriera
19. Miafut cameriera
20. Carbuni
21. Maria Ordida
6. L’accusa del Procuratore. Firma di Ιω. Πιέρης Χ[αλκιόπουλος].
Τῇ 18 Ἰουλίου 1853 προσήχθη παρὰ τῷ Κακουργοδικίῳ. Πρὸς τὸ
Κακουργοδικίον | Κατηγορητήριον | τοῦ Εἰσαγγελέως Κερκύρας
7. Κατάλογος τῶν Ἐγγράφων. [Elenco dei documenti]
8. Κατάλογος τῶν μαρτυρικῶν ἀποδείξεων προτεινομένων παρὰ τοῦ
Εἰσαγγελέως. [Elenco delle testimonianze suggerite dal Procuratore ]
9. Traduzione dell’accusa e dell’elenco dei documenti presentati al processo
10. Ἐνωπίων τοῦ Ἀνωτάτου Συμβουλίου τῆς Δικαιοσύνης | Ἀπολογία
Le isole ionie, la grecia e il supplizio 339
I volumi possono essere acquistati presso l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti
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