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ROMA E IL SUO TERRITORIO NEL MEDIOEVO.

LE FONTI SCRITTE
FRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE
Atti del Convegno internazionale di studio
dell’Associazione italiana dei Paleografi e Diplomatisti
(Roma, 25-29 ottobre 2012)

a cura di
CRISTINA CARBONETTI, SANTO LUCÀ e MADDALENA SIGNORINI

FONDAZIONE
FONDAZION E
C E NTR O I TALI ANO DI STUDI
CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL’ALTO MEDIOEVO
S ULL’ALTO M E DIOE VO
SPOLETO
SPOLETO
20152015
INDICE

SANTO LUCÀ - CRISTINA CARBONETTI - MADDALENA SIGNORINI,


Premessa ............................................................ pag. IX
Programma del Convegno ........................................ » XIII
AGOSTINO PARAVICINI BAGLIANI, Il papato medievale, Roma
e lo spazio .......................................................... ». 1
MARCO VENDITTELLI, Istituzioni, società, economia a Roma
tra XII e XIII secolo ............................................ » 23
VERA VON FALKENHAUSEN, Roma greca. Greci e civiltà greca
a Roma nel medioevo ............................................. » 39
SEVER J. VOICU, Roma e l’ultimo manoscritto del corpus
omiletico di Severiano di Gabala ............................. » 73
MAURO PERANI, Le fonti scritte degli ebrei di Roma nel me-
dioevo ................................................................ » 89
ANNA SIRINIAN - CHIARA AIMI, I manoscritti armeni copiati
a Roma nel XIII secolo .......................................... » 121
PAOLO CHERUBINI, Scrittura e cultura a SS. Andrea e Gre-
gorio e SS. Giovanni e Paolo al Celio tra XI e XII seco-
lo (ovvero gli accenti di Adenolfo) ............................ » 161
DIEGO CICCARELLI, Codici Vaticani latini provenienti dai SS.
Apostoli in Roma ................................................. » 195
VI INDICE

GEMMA GUERRINI FERRI, La produzione scrittoria nel mona-


stero dei SS. Cosma e Damiano in Trastevere. Sul ritro-
vamento della copia cinquecentesca del privilegio di Gio-
vanni XVIII all’abate Andrea (1005.III.29) nel mona-
stero romano delle Clarisse di San Cosimato ............... pag. 217
ELISABETTA CALDELLI, Riflessioni preliminari sulla produzione
libraria a Roma nel secolo XIV ............................... » 249
CRISTINA CARBONETTI VENDITTELLI, Le scritture del Comune
di Roma nei secoli XII e XIII ................................ » 293
SERENA AMMIRATI, Testi e marginalia in libri prodotti a Roma
alla fine dell’alto medioevo: riflessioni sulla cultura degli
Scrinarii Sanctae Romanae Ecclesiae ....................... » 343
FRANCESCA SANTONI, Orta fuit intentio et litis calumpnia.
Processi e documenti nella Roma medievale .................. » 365
CRISTINA MANTEGNA, Roma dentro e fuori le sue mura: ancora
a proposito di rinascimento giuridico romano ............... » 395
LAURA GILI, La digitalizzazione di un fondo diplomatico
medievale. SS. Cosma e Damiano in « Mica Aurea » di
Roma ................................................................ » 421
FRANCESCO GANDOLFO, Il ruolo della scrittura nei mosaici
del medioevo romano .............................................. » 439
VALENTINO PACE, Alla ricerca di un’identità: affreschi, mosaici,
tavole dipinte e libri a Roma fra VI e IX secolo ............. » 471
GIORGIA POLLIO, Il perduto ciclo pittorico di San Zotico a S.
Maria in Pallara: testimonianza figurativa di un per-
duto testo agiografico? ........................................... » 499
LETIZIA ERMINI PANI, Le Inscriptiones Medii Aevi Italiae
(IMAI) a cura della Fondazione Centro italiano di studi
sull’alto medioevo ................................................. » 515
VINCENZO FIOCCHI NICOLAI, Le iscrizioni “damasiane” della
chiesa di S. Ippolito a Porto: a proposito della topografia
cristiana del Portus Romae ................................... » 525
FABIO TRONCARELLI, L’epitafio di Helpis ........................ » 541
INDICE VII
FRANCESCO D’AIUTO, Per una riconsiderazione dell’epigrafia
greca medievale di Roma: le iscrizioni su pietra ........... pag. 553
INDICE DELLE TESTIMONIANZE SCRITTE .............................. » 613
Indice delle iscrizioni ............................................ » 615
Indice dei manoscritti e dei documenti d’archivio .......... » 625
SERENA AMMIRATI

TESTI E MARGINALIA IN LIBRI PRODOTTI A ROMA


ALLA FINE DELL’ALTO MEDIOEVO:
RIFLESSIONI SULLA CULTURA DEGLI SCRINARII SANCTAE
ROMANAE ECCLESIAE*

In un lavoro recente di Cristina Carbonetti « il sistema docu-


mentario romano nel Medioevo » è stato definito « ricco di temi
complessi, molteplici e multiformi, che si articolano variamente nel
lungo periodo che dalla tardoantichità risale fino al pieno medioe-
vo » 1. Le linee evolutive della storia della produzione documenta-
ria nell’Urbe sono state individuate in poderosi studi apparsi a
stampa nel secolo scorso e ancora nel primo decennio dell’attuale:
in particolare, a pubblicazioni di edizioni complete e/o di regesti,

* Dedico questo lavoro alla memoria di Paolo Radiciotti, mio maestro. In tema di
produzione documentaria a Roma nel Medioevo, argomento di ricerca a lui caro, Paolo
aveva condotto studi affrontando sia questioni di carattere paleografico che diplomatistico,
compresa l’edizione di alcuni documenti. Mi piace qui ricordare i suoi lavori: La curiale ro-
mana nuova: parabola discendente di una scrittura, in Archivio della Società romana di storia pa-
tria, 112 (1989), pp. 39-113; Fra corsiva nuova e curiale. A proposito dei papiri IX e XVI del-
la Biblioteca Apostolica Vaticana, ibid., 113 (1990), pp. 83-113; La curiale romana nuova: pa-
rabola discendente di una scrittura. Addenda et emendanda, ibid., 120 (1997), pp. 45-64;
Attorno alla storia della curiale romana, ibid., 122 (1999), pp. 105-123; Una bolla papale ri-
trovata: il papiro Tjäder † 56 nell’Ang. or. 62, in Studi di egittologia e di papirologia, 1
(2004), pp. 139-145; Copie da papiro nel medioevo romano (con un documento di S. Maria in
Trastevere), in Scripta, 2 (2009), pp. 159-168; Le pergamene di Santa Maria in Trastevere. Sto-
ria del fondo ed edizione delle pergamene anteriori al 1200, in Mélanges de l’École française de Ro-
me. Moyen Âge, 122 (2010), pp. 279-317.
1
C. CARBONETTI, Il sistema documentario romano tra VII e XI secolo: prassi, forme, tipologie
della documentazione privata, in L’héritage byzantin en Italie (VIIIe-XIIe siècle), I: La fabrique
documentaire, éd. par J.-M. MARTIN - A. PETERS-CUSTOT - V. PRIGENT, Rome, 2011 (Collec-
tion de l’École Française de Rome, 449), pp. 87-115, cit. p. 87.
344 SERENA AMMIRATI

integrali o riservati alle sezioni più antiche (ante 1200) di numerosi


fondi documentari romani 2, si sono accompagnate riflessioni stori-
co-diplomatistiche su: produzione di documenti pubblici e funzio-
namento della cancelleria pontificia 3; documenti privati, loro com-
mittenti e rogatari, caratteristiche formali e contenutistiche 4; sto-
ria delle scritture ivi adoperate 5; studi prosopografici (e storici) su
attori, rogatari, testimoni 6. Soprattutto, negli ultimi trenta anni
proprio i lavori di Cristina Carbonetti hanno messo in luce e chiarito

2
Basti ricordare, a titolo esemplificativo, le fondamentali imprese di Pietro Fedele,
Ludo Hartmann e Marg Merores, Luigi Schiaparelli: P. FEDELE, Carte del monastero dei SS.
Cosma e Damiano in Mica Aurea, in Archivio della Società romana di storia patria, 21 (1898),
pp. 459-534; 22 (1899), pp. 25-107 e 383-447 (riedizione a cura di P. PAVAN, Roma,
1981 [Codice diplomatico della regione romana, 1]); P. FEDELE, Tabularium S. Praxedis, in
Archivio della Società romana di storia patria, 27 (1904), pp. 27-78; 28 (1905), pp. 41-114;
Ecclesiae S. Mariae in Via Lata tabularium, I-III, cur. L. M. HARTMANN, Vindobonae, 1895-
1913; I. BAUMGÄRTNER, Regesten aus dem Kapitelarchiv von S. Maria in Via Lata (1201-
1259), in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, 74 (1994), pp.
42-171; 75 (1995), pp. 32-177; L. SCHIAPARELLI, Le carte antiche dell’archivio capitolare di S.
Pietro in Vaticano, in Archivio della Società romana di storia patria, 24 (1901), pp. 393-496;
25 (1902), pp. 273-354.
3
H. BRESSLAU, Manuale di diplomatica per la Germania e l’Italia, a cura di A. M. VOCI-
ROTH, Roma, 1998 (Pubblicazioni degli archivi di Stato. Sussidi, 10); Th. FRENZ, I docu-
menti pontifici nel medioevo e nell’età moderna, edizione italiana a cura di S. PAGANO, Città del Va-
ticano, 1989 (Littera antiqua, 6); P. F. KEHR, Scrinium und Palatium. Zur Geschichte des päpst-
lichen Kanzleiwesens im XI. Jahrhundert, Mittheilungen des Instituts für österreichische Geschichts-
forschung, 6 (1901), pp. 70-112; P. RABIKAUSKAS, Die römische Kuriale in der päpstlichen Kanz-
lei, Roma, 1958 (Miscellanea historiae pontificiae, 20); P. TOUBERT, Scrinium et Palatium:
la formation de la bureaucratie romano-pontificale aux VIIIe-IXe siècles, in Roma nell’alto medioe-
vo. Atti della XLVIII settimana di studio del Centro italiano di studi sull’alto medioevo.
Spoleto, 27 aprile-1° maggio 2000, Spoleto, 2001 (Settimane di studio sull’alto medioevo,
48), pp. 57-117.
4
A. PRATESI, I “dicta” e il documento privato romano, in Bullettino dell’Archivio paleografico
italiano, n.s., 1 (1955), pp. 81-97; ora in ID., Tra carte e notai. Saggi di diplomatica dal
1951 al 1991, Roma, 1992 (Miscellanea della Società romana di storia patria, 35), pp.
481-501.
5
L. SCHIAPARELLI, Note paleografiche intorno all’origine della scrittura curiale romana, in Ar-
chivio storico italiano, ser. 7a, 6 (1926), pp. 165-197; J.-O TJÄDER, La misteriosa “scrittura
grande” di alcuni papiri ravennati e il suo posto nella storia della corsiva latina e nella diplomati-
ca romana e bizantina dall’Egitto a Ravenna, in Studi romagnoli, 3 (1952), pp. 173-221; i la-
vori di Paolo Radiciotti sono citati alla nota *.
6
G. SAVIO, Monumenta Onomastica Romana Medii Aevi (sec. X-XII), Roma, 1995.
TESTI E MARGINALIA IN LIBRI PRODOTTI A ROMA 345
alcuni fenomeni tipicamente ‘romani’ della produzione di documen-
ti 7: in particolare, come è noto, l’evoluzione del notariato romano nel
corso del X secolo, con la progressiva sostituzione nell’ambito della do-
cumentazione privata degli scriniarii Sanctae Romanae Ecclesiae, fino a
quel momento operanti esclusivamente all’interno della cancelleria
pontificia, ai tabelliones urbis Romae in funzione di rogatari. Come è sta-
to mostrato dalla studiosa, il coinvolgimento degli scriniarii Sanctae Ro-
manae Ecclesiae nella produzione di documenti privati è imputabile a
diversi fattori: in primis, gli scriniarii sono ritenuti maggiormente affi-
dabili come scrittori di carte private poiché – come accennato sopra –
sono anche membri della cancelleria pontificia, con conseguente mag-
gior conoscenza del diritto e della lingua latina (nonché dei formulari
nei quali diritto e lingua si esprimono) 8; adoperano una scrittura di
più alta valenza distintiva e di marcatura 9, cioè la curiale romana usa-
ta anche nei documenti papali: la curiale antica fino al X secolo e poi la
curiale nuova; sono socialmente più vicini ai richiedenti documentazione
scritta (a Roma gli attori dei processi economici altomedievali sono in
massima parte enti ecclesiastici); infine, hanno familiarità con le pratiche

7
C. CARBONETTI, Tabellioni e scriniari a Roma nei secoli IX-XI, in Archivio della Società
romana di storia patria, 102 (1979), pp. 77-156; EAD., Gli scriptores chartarum a Roma nel-
l’altomedioevo, in Notariado público y documento privado: de los orígenes al siglo XIV. Actas del
VII Congreso Internacional de Diplomática, Valencia 1986, Valencia, 1989 (Papers i Do-
cuments, 7), pp. 1109-1137; EAD., Documentazione scritta e preminenza sociale, in La nobiltà
romana nel Medioevo, a cura di S. CAROCCI, Roma, 2006 (Collection de l’École française de
Rome, 359), pp. 323-343; EAD., Il sistema documentario romano tra VII e XI cit. (nota 1).
8
CARBONETTI, Documentazione scritta cit. (nota 7), cit. p. 325: « Roma [...] un’area di
forte caratterizzazione notarile, dove opera tra l’altro un notariato che si rinnova proprio
nel corso del X secolo, traendo linfa vitale dalla cancelleria pontificia e dall’ambiente cu-
riale in generale, e che si distingue sia per la preparazione tecnica e culturale sia per l’ori-
ginalità, la raffinatezza e la modernità di alcune soluzioni procedurali adottate ». Ibid., p.
329: « documenti [...] tradotti nella forma in prodotti di altà qualità, grande impatto co-
municativo e indubbio effetto, tramite l’innesto di temi e citazioni dotte tratte dai salmi,
dalla Bibbia, dalle opere di autori tardo-antichi e mutuati dalla cultura cancelleresca, e in
particolare da quella della cancelleria pontificia, che nello specifico degli scriniarii della
Chiesa romana rappresentava ovviamente il principale quadro di riferimento pubblico, vi-
sto che gran parte di essi operava contemporaneamente nel campo della documentazione
privata e presso lo Scrinium pontificio ».
9
Accolgo la terminologia proposta in G. NICOLAJ, Lezioni di diplomatica generale, I. Isti-
tuzioni, Roma, 2007, pp. 221-223.
346 SERENA AMMIRATI

di registrazione dei dati inerenti i negozi giuridici alla base dei docu-
menti, che a partire dalla metà circa dell’XI secolo cominciano a diffon-
dersi anche nella documentazione privata (il sistema dei dicta) 10.
Appare dunque evidente come il successo degli scriniarii sui ta-
bellioni possa individuarsi ab origine nella loro migliore preparazio-
ne: sia tecnico-professionale, rintracciabile nella produzione di do-
cumenti privati nell’impiego di alcuni elementi tipici del documen-
to di cancelleria 11; sia culturale, individuabile, come è stato rileva-
to da De Boüard e, ancora, da Carbonetti, in una più solida e sicura
conoscenza del latino e della sua letteratura 12, così come sembre-
rebbe potersi dedurre dalla correttezza formale dei documenti e dal-
la ripresa di passi scritturistici 13 nelle arenghe degli stessi. A que-
ste facies della loro institutio si possono accostare anche altri dati
significativi:
a. la vitalità della prassi giuridica, come testimonia la presenza
di formulari altomedievali nel regesto del monastero dei SS. Andrea
e Gregorio ad clivum Scauri a partire dalla fine del X secolo. Mi ri-
ferisco in particolare al Registrum epistolarum di Gregorio Magno, al
Liber Diurnus, alle Formulae Marculfi 14;

10
PRATESI, I dicta cit. (nota 4).
11
Cfr. CARBONETTI, Il sistema documentario cit. (nota 1), p. 110 e nota 65; p. 112 e nota 72.
12
A. DE BOÜARD, Les notaires de Rome au moyen âge, in Mélanges d’archéologie et d’histoire,
31 (1911), pp. 291-307: 296-298, che, sulla scorta delle informazioni desumibili dai do-
cumenti di Santa Maria in via Lata editi dallo Hartmann, individua un miglioramento
nella correttezza della lingua a partire dalla metà dell’XI secolo (ma cfr. la nota successiva
per testimonianze che provano uno scarto più antico nei documenti di SS. Andrea e Gre-
gorio ad clivum Scauri). È interessante rilevare che il De Boüard non riteneva l’argomento
paleografico-diplomatistico decisivo per una distinzione tra tabelliones e scriniarii Sanctae
Romanae Ecclesiae. Scrive infatti (ibid., p. 299): « Je ne crois pas qu’une étude plus appro-
fondie de la paléographie ou de la diplomatique comparées des chartes de tabellions et de
scriniaires puisse fournir d’arguments péremptoires ».
13
Cfr. CARBONETTI, Il sistema documentario cit. (nota 1), p. 94 e note 16-17 (con biblio-
grafia). Cfr. A. BARTÒLA, Il regesto del monastero dei SS. Andrea e Gregorio ad clivum Scauri, I-
II, Roma, 2003 (Codice diplomatico di Roma e della regione romana, 7), II, pp. 23-27:
nr. 5 (14 maggio 1019), con citazioni tratte dal Nuovo Testamento. Ibid., pp. 75-80: nr.
14 (23 novembre 1019), con citazioni bibliche (Salmi) e di Isidoro (III libro delle
Sententiae).
14
Si vedano i nrr. 1 (a. † 587), 4 (a. 983), 87 e 88 (a. 1023): BARTÒLA, Il regesto cit.
(nota 13), I, pp. LII-LIII; II, nr. 4, p. 17 e nota 1 (arenga attestata per la parte iniziale nel
TESTI E MARGINALIA IN LIBRI PRODOTTI A ROMA 347
b. a partire dall’XI secolo, la presenza nei documenti di testi
giustinianei: le Novellae dall’Epitome Iuliani nel 1029; testi genuini
dal Codex nel 1072 15.
Questi elementi indurrebbero ad ipotizzare una vicinanza degli
scriniarii Sanctae Romanae Ecclesiae a quegli ambienti nei quali av-
vengono la progressiva riscoperta e il riuso di testi giustinianei ex
integro (Codice; Istituzioni), la cui presenza a Roma è provata a parti-
re dalla seconda metà dell’XI secolo 16: gioverà forse qui ricordare

Liber diurnus, XCV: Privilegium de diaconis); nr. 87, p. 397 e nota 1 (l’arenga è simile a una
formula attestata con qualche variante nelle Formulae Salicae Lindenbrogianae; la stessa ri-
corre nella collectio A delle formulae Augienses, nelle formulae Salzburgenses, in una carta lapi-
daria della chiesa di S. Barbara dei Librari a Roma); nr. 88, p. 400 e nota 1 (l’origine del-
l’arenga parrebbe essere la raccolta di formule di Marculfo, datata tra il 688 e il 732; la
stessa è stata individuata anche nelle formulae Turonenses e risulta attestata nella collectio A
delle formulae Augienses). Altri riscontri interessanti potrebbero provenire a mio parere da
confronti con manoscritti per i quali, nel periodo compreso tra X e XII secolo, è provata
l’origine presso il monastero dei SS. Andrea a Gregorio (P. SUPINO MARTINI, Roma e l’area
grafica romanesca. Secoli X-XII, Roma, 1987 [Biblioteca di « Scrittura e Civiltà », 1], pp.
99-104). Mi riferisco in particolare al CITTÀ DEL VATICANO, Biblioteca Apostolica Vaticana,
Vat. lat. 1274, il quale reca nel colofone (f. 164r-v) una formula di maledizione contro
ipotetici ladri del manoscritto che presenta possibili analogie con la minatio contenuta nel
doc. nr. 14 (a. 1019), definita da Carbonetti (Documentazione scritta cit. [nota 7], pp. 328-
329 e nota 10 per altri esempi di minationes) « una minatio che riecheggia temi propri del-
la documentazione cancelleresca, preceduta e introdotta da una sorta di decretum espresso in
forma notificatoria ».
15
Per i quali si veda G. NICOLAJ, Cultura e prassi dei notai preirneriani. Alle origini del
rinascimento giuridico, Milano, 1991 (Ius nostrum, 19), pp. 31-37.
16
E. CORTESE, Alle origini della scuola di Bologna, Rivista internazionale di diritto comune,
4 (1993), pp. 7-49 (ried. in ID. Scritti, a cura di I. BIROCCHI - U. PETRONIO, Spoleto, 1999
[Collectanea, 10/2], pp. 1095-1137, sp. pp. 1112-1113). A proposito della riemersione
del Digesto, Cortese avanza cautamente le ipotesi: a) che una copia delle Pandette fiorenti-
ne, per le quali è provato dalla nota in beneventana un soggiorno in Italia meridionale,
potrebbe essere arrivata a Roma attraverso le pertinenze capitoline di Montecassino; b) più
verosimile, che a Roma stessa, nell’ultimo ventennio dell’XI secolo e nel corso delle ricer-
che archivistiche presupposte dalle collezioni gregoriane, potrebbero essere tornati alla luce
testimoni delle Pandette, integre o non, usati da Gregorio Magno. Secondo Cortese (ibid.,
p. 1113): « ne doveva pur circolare uno a Roma a cinquant’anni dalla Prammatica Sanctio e
a meno di quaranta dalla morte dell’imperatore Giustiniano », verosimilmente « un esem-
plare completo » (ibidem). Egli conclude (ibidem): « Certo, sono tutte fantasie. Ma esse
poggiano su un’impressione chiara: che a Roma, dal tempo di Urbano II, e seppure in
modi tuttora misteriosi, la vicenda preirneriana della riemersione dei Digesti compia un
improvviso, grandioso, passo in avanti ».
348 SERENA AMMIRATI

che due codici delle Institutiones: il VERCELLI, Archivio e Biblioteca


Capitolare, ms. 122 (dove al testo delle Institutiones si accompagna-
no le Novellae nella forma dell’Epitome Iuliani, insieme ad altri testi
di contenuto giuridico) e il BAMBERG, Staatsbibliothek, Jur. 1 17
(contenente le Institutiones, il capitolare di Ottone I del 971 e un
escerto dalla Historia Langobardorum di Paolo Diacono, I.25, relativo
all’iniziativa di codificazione giustinianea) sono entrambi romani e
vergati in romanesca, la tipizzazione romana della carolina in uso a
Roma e nell’area suburbicaria tra X e XII secolo 18.
Si tratta, dunque, in prima battuta, della proposta di avvicinare
l’attività degli scriniarii Sanctae Romanae Ecclesiae alle fasi iniziali di quel
complesso fenomeno noto come ‘rinascimento giuridico’ nel quale, co-
me è stato più volte sottolineato, un ruolo fu svolto anche da Roma 19;

17
È disponibile una riproduzione digitale integrale del codice: [http://bsbsbb.bsb.lrz-
muenchen.de/∼db/0000/sbb00000123/images/index.html] (ottobre 2014).
18
Ho analizzato i due manoscritti in S. AMMIRATI, Intorno al Festo Farnesiano (Neap. IV
A 3) e ad alcuni codici di argomento profano conservati presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, in
Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae XIV, Città del Vaticano 2007 (Studi e testi,
443), pp. 7-93: pp. 51-57 + tavv. XXIX-XXXI; una puntuale descrizione di entrambi, all’in-
terno di un approfondito studio sulla riemersione delle Institutiones nel Medioevo, si deve a
F. MACINO, Sulle tracce delle Istituzioni di Giustiniano nell’alto medioevo. I manoscritti dal VI al
XII secolo, Città del Vaticano, 2008 (Studi e testi, 446), pp. 58-68 + tavv. VII-IX. A que-
sti due codici bisogna aggiungere: a) il ms. KÖLN, Historisches Archiv, Best. 7010 (W),
328, anch’esso recante il testo delle Institutiones (cfr. MACINO, Sulle tracce cit. [nota 18], pp.
91-94). Una delle mani (ff.1-22v) è stata identificata da Antonio Ciaralli e Charles Rad-
ding come romanesca: A. CIARALLI - C. M. RADDING, The Corpus Iuris Civilis in the Middle
Ages. Manuscript and Transmission from the Sixth Century to the Juristic Revival, Leiden-Bo-
ston, 2007, (Brill’s Studies in Intellectual History, 147), pp. 118-120; b) il WÜRZBURG,
Universitätsbibliothek, M.p.j.f.m 2, frammento di un codice di grande formato contenente
il Codex (che ho esaminato autopticamente nel giugno 2011), riferibile alla seconda metà
dell’ XI secolo e vergato anch’esso in romanesca, riutilizzato come carta di guardia di un
altro manoscritto: A. CIARALLI, Produzione manoscritta e trasmissione dei testi di natura giuridica
fra XI e XII secolo: due esempi, in Juristische Buchproduktion im Mittelalter, hrsg. von V. COLLI,
Frankfurt am Main, 2002 (Studien zur europäischen Rechtgeschichte, 155), pp. 71-103:
94; c) infine, il NEW HAVEN, Yale University, Beinecke Library ms. 974, frammento in ro-
manesca dell’Epitome Iuliani recentemente individuato da Gero Dolezalek e assegnato alla
seconda metà del secolo XI. Su b) e c) si veda da ultimo A. CIARALLI, Materiali per una sto-
ria del diritto in Italia meridionale. II. Tradizione, produzione e circolazione dei testi di diritto ro-
mano-giustinianeo in area longobardo-cassinese (secoli VIII-XII), in Scripta, 5 (2012), pp. 43-63
(i frammenti sono riprodotti alle tavv. IV e VIII). Sulla romanesca vd. infra.
19
G. CENCETTI, Studium fuit Bononiae. Note sulla storia dell’Università di Bologna nel
TESTI E MARGINALIA IN LIBRI PRODOTTI A ROMA 349
nel quale, come ha rimarcato Giovanna Nicolaj 20, una componente
significativa è rappresentata dalla riscoperta e dalla rivalutazione
della conoscenza della grammatica, cioè della lingua latina 21. L’atti-
vità degli scriniarii Sanctae Romanae Ecclesiae, e – soprattutto – la lo-
ro identità culturale e professionale, sembrerebbero pertanto potersi
inserire, a mio parere, in un contesto storico-culturale coerente.

***
Al quadro sin qui tracciato sulla cultura degli scriniarii Sanctae
Romanae Ecclesiae credo si possa aggiungere qualche altro dato. Ab-
biamo visto che informazioni rilevanti vengono dalle formule da es-
si adoperate e dalle citazioni di passi scritturistici. Un ulteriore ele-
mento, fin qui da me solo accennato, è quello della loro capaci-
tà/competenza grafica. La scrittura professionale di questa categoria
di scriventi è la curiale romana, antica e nuova. In curiale sono ver-
gati il testo dei documenti e la sottoscrizione dello scriniario. Ma,
come è stato ben studiato, la curiale non è la sola scrittura della
quale i nostri rogatari fanno uso: quando, a partire dall’XI secolo,
le sottoscrizioni autografe dei testimoni scarseggiano fino a scompa-
rire, sono progressivamente sostituite da sottoscrizioni in molti casi

primo mezzo secolo, Studi medievali, ser. 3a, 7 (1966), pp. 781-833; G. CHIODI, Roma e il di-
ritto romano: consulenze di giudici e strategie di avvocati dal X al XII secolo, in Roma fra Oriente
e Occidente. Atti della XLIX settimana di studio del Centro italiano di studi sull’alto me-
dioevo. Spoleto, 19-24 aprile 2001, Spoleto, 2002 (Settimane di studio sull’alto medioevo,
49), pp. 1141-1254; E. CORTESE, Il rinascimento giuridico medievale, Roma, 19962; MACINO,
Sulle tracce cit. (nota 18); NICOLAJ, Cultura e prassi cit. (nota 15).
20
NICOLAJ, Cultura e prassi cit. (nota 15), p. 31; EAD., Documenti e libri legales a Raven-
na: rilettura di un mosaico leggendario, in Ravenna da capitale imperiale a capitale esarcale. Atti
del XVII congresso internazionale di studi sull’alto medioevo (Ravenna, 6-12 giugno
2004), Spoleto, 2005 (Atti dei congressi, 17), pp. 761-799: 777 (rist. in EAD., Storie di do-
cumenti, storie di libri. Quarant’anni di studi, ricerche e vagabondaggi nell’età antica e medievale,
a cura di C. MANTEGNA, Dietikon-Zürich, 2013, pp. 251-270).
21
CENCETTI, Studium cit. (nota 19), pp. 811-813; CORTESE, Il rinascimento cit. (nota 19),
p. 35. Il recupero della legislazione giustinianea ex integro si accompagna all’attenzione per
la sua espressione formale e linguistica. Penso possa valere anche per questo contesto
un’osservazione di Francesca Macino relativa all’uso delle Institutiones in epoca carolingia
(Sulle tracce, cit. [nota 18], p. 19): « le Istituzioni [...] potevano ben essere considerate co-
me una delle opere della classicità ».
350 SERENA AMMIRATI

di mano degli stessi scriniarii 22. Esse sono, secondo un uso imitati-
vo di quella che è sentita come la scrittura ‘usuale’, in carolina pura
e/o in romanesca 23. Ciò dimostra, come hanno ben messo in evi-
denza Armando Petrucci e Carlo Romeo nella loro indagine sugli
usi della scrittura a Roma tra X e XI secolo, che, in una fase nella
quale la carolina non si è ancora imposta come scrittura ‘totale’ del
documento 24, gli scriniarii Sanctae Romanae Ecclesiae erano dotati di
duplex manus. Indizi di questa doppia educazione grafica sono forse
anche riscontrabili in testimoni che mostrano una scrittura oscillan-
te, nella quale pochi elementi carolini, in versione pura o in roma-
nesca, convivono con un tessuto grafico massimamente curiale, co-
me credo di poter vedere, ad esempio, in alcuni documenti del fon-
do di Santa Maria in via Lata rogati dallo scriniario Paulus 25; e in
una pergamena del fondo della basilica dei SS. Cosma e Damia-
no 26: si tratta di una copia del periodo compreso fra il 1075 e il

22
A. PETRUCCI - C. ROMEO, Il testo negato: scrivere a Roma fra X e XI secolo, in IID.,
« Scriptores in urbibus ». Alfabetismo e cultura scritta nell’Italia altomedievale, Bologna, 1992,
pp. 127-142: 132-135; RADICIOTTI, La curiale ... Addenda cit. (nota *), p. 48. Occorrereb-
be, ove possibile, distinguere tra sottoscrizioni non autografe di mano degli scriniarii e
sottoscrizioni non autografe apposte da altri sottoscrittori.
23
Emblematico il caso del documento di Santa Maria in via Lata (Hartmann nr. 77 –
30 giugno 1045: Cass. 306, nr. 33), discusso in PETRUCCI - ROMEO, Il testo negato cit. (nota
22), pp. 133-134: lo scriniarius Iohannes nello scrivere – come di consueto – le sottoscrizio-
ni dei testimoni in carolina, traccia la a del nome del quarto teste, Girardus, nella forma
della curiale; e successivamente, percependo la cosa come errore, la corregge in a chiusa di
tipo carolino.
24
Sul progressivo abbandono della curiale in favore della carolina vd. RABIKAUSKAS, Die rö-
mische Kuriale cit. (nota 3), pp. 87-109; BRESSLAU, Manuale cit. (nota 3), pp. 1138-1141; RADI-
CIOTTI, La curiale ... Addenda cit. (nota *), p. 47. Sulla connessione tra questo fenomeno e i
mutamenti occorsi all’interno della cancelleria pontificia (apparizione della categoria di rogatari
che prende il nome di scriniarii sacri Romani Imperii) vd. CARBONETTI, Gli scriptores chartarum
cit. (nota 7), pp. 1123-1126, e RADICIOTTI, La curiale cit. (nota *), pp. 57-73.
25
Hartmann nr. 99 (ottobre 1073) = Cass. 313, nr. 35; Hartmann nr. 101 (7 novem-
bre 1073) = Cass. 310, nr. 6; Hartmann nr. 112 (10 dicembre 1083) = Cass. 302, nr. 28;
Hartmann nr. 119 (11 aprile 1088) = Cass. 309, nr. 4; Hartmann nr. 127 (26 maggio
1102) = Cass. 300, nr. 21; Varia 150-274, nr. 188 e 212: le chartae, non edite dallo Har-
tmann, sono state individuate da RADICIOTTI, La curiale cit. (nota *), p. 45.
26
ROMA, Archivio di Stato, Collezione Pergamene, SS. Cosma e Damiano, 12/I (1075-
1079) [948?-949?]: una riproduzione digitale del documento è consultabile sul sito del
TESTI E MARGINALIA IN LIBRI PRODOTTI A ROMA 351
1079 27 di un documento del X secolo (documento originariamente
redatto da Iohannes scriniarius et tabellio urbis Romae e successivamen-
te rinnovato da Gerardus scriniarius) 28 nel quale è in carolina di ma-
no dello scriniario anche la dichiarazione del donatore, consul et dux.
È stato anche rilevato da Petrucci e Romeo che, allorquando uno
scriniario deve intervenire in un documento in qualità di testis, egli
sceglie la scrittura curiale. Che è sentita, dunque, come ‘scrittura
identitaria’ 29.

Una terza via percorribile, fin qui – a mia conoscenza – non an-
cora sistematicamente battuta, è quella dello studio delle annotazio-
ni e dei marginalia. Si tratta, cioè, di rintracciare e studiare glosse
marginali vergate in scrittura curiale o che mostrino elementi cu-
rialeggianti in un tessuto grafico di base carolino. Esse, poiché at-
tribuibili con ragionevole verosimiglianza a scriniarii, operanti sia
all’interno che all’esterno della cancelleria pontificia, possono fornire
qualche indicazione utile ad individuare gli interessi culturali lato
sensu degli scriniarii stessi. E, e converso, a fornire elementi utili a lo-
calizzare a Roma (e, andando più oltre, ad un ambiente capitolino

Progetto “Imago 2” dell’Archivio di Stato di Roma. È stato Dario Internullo, che ringra-
zio, ad attirare la mia attenzione su questo testimone.
27
RADICIOTTI, Copie da papiro cit. (nota *), p. 163 e nota 8.
28
ROMA, Archivio di Stato, Collezione pergamene, SS. Cosma e Damiano, 12/1, edito
in FEDELE, Le carte del monastero cit. (ried. PAVAN [nota 2]), pp. 39-42: nr. I, 948?-949?: si
noti che il rogatario originale, Iohannes, si definirebbe scriniarius et tabellio urbis Romae. La
doppia titolatura è integrata dall’editore (nella pergamena, mutila, si legge solo alla l. 19
]et tabellio) in base al confronto con la completio del doc. nr. VIII (968? 970?): [...] hanc
chartula sicut inveni scripta a Iohanne scriniario et tabellio urbis Rome [...]: Fedele probabilmen-
te riteneva i due Iohannes la stessa persona. Il documento è inoltre un’importante testimo-
nianza dell’attività di copia di documenti su papiro in cattivo stato di conservazione, il
contenuto dei quali, ritenuto giuridicamente rilevante, veniva riversato su pergamena: per
una valutazione complessiva del fenomeno cfr. RADICIOTTI, Copie da papiro cit. (nota *), sp.
p. 165 per questo documento e C. CARBONETTI, “Sicut inveni in thomo carticineo iam ex
magna parte vetustate consumpto exemplavi et scripsi atque a tenebris ad lucem perduxi”.
Condizionamenti materiali e trasmissione documentaria a Roma nell’alto medioevo, in Ou’ pân e’fäme-
ron. Scritti in memoria di Roberto Pretagostini offerti da Colleghi, Dottori e Dottorandi di ricerca
della Facoltà di Lettere e Filosofia, a cura di C. BRAIDOTTI - E. DETTORI - E. LANZILLOTTA, Ro-
ma, 2009, pp. 47-69, sp. p. 60 per questo documento.
29
RADICIOTTI, La curiale cit. (nota *), passim.
352 SERENA AMMIRATI

in cui convivono esperienze grafiche documentarie e librarie: penso,


soprattutto, allo Scrinium lateranense) 30 manoscritti di contenuto
eterogeneo. A questo proposito desidero rilevare che di marginalia
in curiale e/o presenze di curiale in ‘libri’ fin qui non ne sono stati
segnalati molti. Come è noto, la più antica testimonianza di scrit-
tura curiale è un’aggiunta senza alcuna attinenza col testo principa-
le (una versione pregeronimiana del vangelo di Marco) a p. 92 del
SANKT GALLEN, Stiftsbibliothek, ms. 1394/III (VII sec.) 31, le prime
righe di un inventario riferibile a Roma (vi è menzionato il mona-
stero di S. Maria in Ara Coeli) e databile all’VIII secolo. Nel mano-
scritto MÜNCHEN, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 14008, un codi-
ce riferibile al terzo quarto del IX secolo contenente una Collectio
canonum Dyonisiana adaucta, una minima correzione con elementi
grafici curiali di una parola del testo di f. 204r ha indotto Bernard
Bischoff ad attribuire definitivamente il manoscritto, vergato in una
« carolina abbastanza pura », a Roma 32. Notevole la connessione

30
Equilibrati riesami delle testimonianze relative alle attività di scrittura, allestimento
e conservazione di manoscritti nella basilica lateranense si trovano ora in M. BUONOCORE,
La biblioteca dei pontefici dall’età antica all’alto medioevo, in Le origini della Biblioteca Vaticana
tra Umanesimo e Rinascimento (1447-1534), a cura di A. MANFREDI, Città del Vaticano,
2010 (Storia della Biblioteca Apostolica Vaticana, 1), pp. 23-71, e A. PARAVICINI BAGLIANI,
La biblioteca papale nel Duecento e nel Trecento, ibid., pp. 73-108.
31
Per la descrizione della sezione del manoscritto rimando a CLA 7.798b e alla scheda
completa sul sito dei Codices electronici Sangallenses: [http://www.e-codices.unifr.ch/en/de-
scription/csg/1394](maggio 2013). Per la riproduzione della pagina di nostro interesse:
[http://www.e-codices.unifr.ch/en/csg/1394/92] (ottobre 2014). L’edizione del testo in cu-
riale è in ChLA 2.175.
32
Sulla provenienza romana del codice si vedano: a) dal punto di vista storico, W.
LETTENBAUER, Eine Lateinische Kanonessammlung in Mähren im 9. Jahrhundert, Orientalia Chri-
stiana Periodica, 18 (1952), pp. 246-269; b) dal punto di vista grafico, P. SUPINO MARTINI,
Carolina romana e minuscola romanesca. Appunti per una storia della scrittura latina in Roma tra
IX e XII secolo, Studi medievali, ser. 3a, 15 (1974), pp. 769-793, ried. in EAD., Scritti “roma-
ni”. Scrittura, libri e cultura a Roma in età medievale, a cura di G. ANCIDEI - E. CONDELLO -
M. CURSI - M. E. MALAVOLTA - L. MIGLIO - M. SIGNORINI - C. TEDESCHI, Roma, 2012 (Studi
del Dipartimento di storia, culture, religioni, 5), pp. 1-27: pp. 9-10 (la citazione è da p.
9). Il parere definitivo di Bischoff sull’origine romana del codice, frutto di un ripensamen-
to maturato proprio in seguito alla suggestione del laudabiliter di f. 204r, è nella versione
definitiva di Über Einritzungen in Handschriften des frühen Mittelalters, in B. BISCHOFF, Mit-
tealterliche Studien, I, Stuttgart, 1966, pp. 88-92, sp. pp. 90-91. Riproduzione digitale in-
tegrale del manoscritto: [http://daten.digitale-sammlungen.de/∼db/0003/bsb00032665/
TESTI E MARGINALIA IN LIBRI PRODOTTI A ROMA 353
tra la tradizione testuale degli atti del sesto concilio ecumenico
(Costantinopoli 680-681) e la presenza di scrittura curiale: una nota
in questa scrittura si trova nel margine di f. 63v del CITTÀ DEL VA-
33
TICANO, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. Reg. lat. 1040 (ma-
noscritto riferibile all’VIII-IX secolo contenente i canoni del sud-
detto concilio) e recita nomina episcoporum ut superius 34. Ancora, all’a-
rea romana è stato ricondotto da Rudolph Riedinger il perduto au-
thenticum degli atti del concilio, in latino, che doveva essere stato
vergato in curiale 35. Inoltre, una nota in curiale assegnata al IX se-

images/index.html] (ottobre 2014).


33
RABIKAUSKAS, Die römische Kuriale cit. (nota 3), pp. 61-62; R. RIEDINGER, Die lateini-
sche Handschriften der Akten des VI. Konzils (680/681) und die Unzialkorrekturen im Cod. Vat.
Reg. Lat. 1040, in Römische Historische Mitteilungen 22 (1980), pp. 37-49, ried. in ID., Klei-
ne Schriften zu den Konzilsakten des 7. Jahrhunderts, Turnhout, 1998 (Instrumenta patristica,
34), pp. 119-133: 125-126.
34
P. SUPINO MARTINI - A. PETRUCCI, Materiali ed ipotesi per una storia della cultura scritta
nella Roma del IX secolo, in Scrittura e Civiltà, 2 (1978), pp. 45-101, ried. in P. SUPINO
MARTINI, Scritti “romani” cit. (nota 32), pp. 29-82: 63-64 + tavv. 24-26 (la nota è ripro-
dotta alla tav. 25). In particolare, alla nota 133 Armando Petrucci attribuisce l’intervento
in curiale alla seconda tra le mani che intervengono a rivedere e correggere il testo, e ciò
costituirebbe una prova del fatto che almeno alcuni degli ecclesiastici romani venivano
educati sul piano grafico all’uso di due scritture, quella dell’insegnamento primario e dei
libri liturgici, che occorreva almeno saper leggere (a questo livello cronologico, l’onciale),
e l’altra dei documenti di cancelleria (la curiale).
35
R. RIEDINGER, Kuriale und Unziale in der lateinischen Überlieferung der Akten des VI.
Ökumenischen Konzils (680-681), in ’Antídwron. Hommage à Maurice Geerard pour célébrer l’a-
chèvement de la Clavis Patrum Graecorum, I, Wetteren, 1984, pp. 145-167; vd. anche P.
SUPINO MARTINI, Aspetti della cultura grafica a Roma fra Gregorio Magno e Gregorio VII, in
Roma nell’alto medioevo. Atti della XLVIII Settimana di studio del Centro italiano di studi
sull’alto medioevo, Spoleto 27 aprile-1° maggio 2000, Spoleto, 2001 (Settimane di studio
sull’alto medioevo, 48), pp. 921-968, riedito in EAD., Scritti “romani” cit. (nota 32), pp.
213-250: 215 e nota 15: « certamente un altro tipo di documentazione ufficiale rispetto
alle lettere pontificie ». E converso, l’assenza di elementi curiali ha permesso invece alla stu-
diosa di escludere che alla copia del CITTÀ DEL VATICANO, Biblioteca Apostolica Vaticana,
Vat. lat. 4965, il noto ‘codice di lavoro’ di Anastasio Bibliotecario, contenente la traduzio-
ne degli atti dell’ottavo concilio ecumenico e scritto nella curia lateranense tra l’870 e
l’871, abbiano contribuito scriniarii operanti in cancelleria: P. SUPINO MARTINI, Carolina ro-
mana e minuscola romanesca. Appunti per una storia della scrittura latina in Roma tra IX e XII
secolo, Studi medievali, ser. 3a, 15 (1974), pp. 769-793, ried. in EAD., Scritti “romani” cit.
(nota 32), pp. 1-27: 3-5. Un riesame del Reg. lat. 1040, nell’ambito di un’amplissima di-
scussione sulla tradizione degli atti del VI concilio ecumenico, è ora in G. DE GREGORIO -
354 SERENA AMMIRATI

colo si trova a f. 79v del BAMBERG, Staatsbibliothek, Patr. 87 36, una


raccolta di scritti agostiniani e geronimiani (De haeresibus; De cura
pro mortuis gerenda; Enchiridion de fide, spe et caritate) in semionciale
del VI secolo; proprio l’identificazione della scrittura dell’aggiunta
come curiale ha permesso a Elias Avery Lowe di accertare per il
manoscritto una permanenza a Roma. L’annotazione (Nestoriana et
Eutychiana hic scriptas non s[unt]) si trova tra l’explicit del De haeresi-
bus e l’incipit del Pro mortuis).
Marginalia di epoca più tarda (quella per la quale possono vale-
re le considerazioni esposte nella parte introduttiva) e dove possono
individuarsi lettere tipiche della scrittura curiale, sono rintracciabili
in due manoscritti vaticani, vergati in romanesca e riferibili all’XI-
XII secolo: il CITTÀ DEL VATICANO, Biblioteca Apostolica Vaticana,
Vat. lat. 1984 + 1984A e il CITTÀ DEL VATICANO, Biblioteca Aposto-
lica Vaticana, Vat. lat. 1998.

I VATICANI LATINI 1984 + 1984A E 1998

Vat. lat. 1984 + 1984A

Il Vat. lat. 1984 + 1984A è un codice miscellaneo contenente


soprattutto testi di storia romana e capitolina, antica e medievale; a
questi si accompagnano alcune opere accessorie che forniscono in-

O. KRESTEN, Il papiro conciliare P. Vindob. G 3: un ‘originale’ sulla via da Costantinopoli a Ra-


venna (e a Vienna), in Le Alpi porta d’Europa. Scritture, uomini, idee da Giustiniano al Barba-
rossa. Atti del Convegno internazionale di studio dell’Associazione Italiana Paleografi e Diplo-
matisti, Cividale del Friuli (5-7 ottobre 2006), a cura di L. PANI - C. SCALON, Spoleto, 2009
(Studi e ricerche, 4), pp. 233-379 + tavv. I-XIV, sp. pp. 317, 319-320, 321, 343 e tav. XIII.
36
Descrizione del manoscritto in CLA 8.1031; vd. anche E. A. LOWE, A List of the Ol-
dest Extant Manuscripts of Saint Augustine. With a Note on the codex Bambergensis, in Miscella-
nea Agostiniana. II, Città del Vaticano, 1931, pp. 235-251 (ried. in ID., Palaeographical Pa-
pers 1907-1965, ed. by. L. BIELER, I, Oxford, 1972, pp. 305-313 + pll. 39-42); sull’origine
del manoscritto e il suo rapporto con il Castrum Lucullanum si veda G. CAVALLO, Dallo
scriptorium senza biblioteca alla biblioteca senza scriptorium, in Dall’eremo al cenobio. La civil-
tà monastica in Italia dalle origini all’età di Dante, a cura di G. PUGLIESE CARRATELLI, Milano,
1987 (Antica Madre, 10), pp. 329-422: 351. Riproduzione digitale integrale: [http://bsbsbb.
bsb.lrz-muenchen.de/∼db/0000/sbb00000166/images/index.html] (ottobre 2014).
TESTI E MARGINALIA IN LIBRI PRODOTTI A ROMA 355
formazioni sulla storia topografica dell’Urbe 37. Si tratta di un ma-
noscritto assai importante, soprattutto perché è l’unico testimone
degli Annales Romani 38.

37
Fornisco qui di seguito un elenco completo delle opere contenute nel manoscritto così
come lo avevo presentato in AMMIRATI, Intorno al Festo cit. (nota 18), pp. 39-40. I testi traditi
sono contenuti per lo più nel CITTÀ DEL VATICANO, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat.
1984, ma in alcuni punti si saldano con fogli contenuti nel Vat. lat. 1984A. Il f. 1a compren-
de una sezione della Historia Miscella di Landolfo Sagace, in origine appartenente a un altro
manoscritto, seguita dai primi due libri della medesima opera (ff. 1r-6v): i primi cinque fogli
si trovano nell’appendice A, il sesto nel manoscritto principale. Segue (ff. 7r-8v) il Curiosum
Urbis Romae accresciuto infine dal Miraculum primum Capitolium in Romae. Il Laterculum impera-
torum, qui annunciato, si trova invece a f. 9rB e 9vB. I fogli intermedi (9rA-8vB, in questa
successione) sono occupati dal Privilegiu(m) Calixti p(a)p(ae) secundy, ovvero il Concordato di Wor-
ms, che concluse nel 1122 la guerra dei papi contro gli imperatori Enrico IV e V. Questo do-
cumento è espressione dello scontro fra Papato e Impero: non solo teologico, ma anche giuridi-
co e segna, come è stato rilevato, una tappa importante del ‘rinascimento giuridico’ (CENCETTI,
Studium cit. [nota 19]; NICOLAJ, Cultura e prassi cit. [nota 15]). Seguono gli Exordia Scythica (ff.
10rA-10vB) e l’Excidium Troiae. Ancora (ff. 27vA-117vB), una rielaborazione-abbreviazione dei
libri I-XVI del Breviarium di Eutropio, con inserzioni dalla Historia Romana di Paolo Diacono
e dalla Historia miscella di Landolfo Sagace; seguono una Historia Francorum qui a torto attribui-
ta a Paolo Diacono (117vB-123vA), i primi cinque libri completi della Historia Langobardorum
dello stesso Paolo e una porzione del sesto libro (123vB-166vB+191r); si trova poi una Ale-
xandri Macedonis epistula ad Aristotelem (184rB-190vB); a f. 191r, dopo le ultime righe dell’Hi-
storia Langobardorum, comincia l’Hadrianum, che continua ‘a ritroso’ a f. 166v e termina poi in
alto a f. 191v; seguono ancora estratti dal Liber Pontificalis, che si trovano nella parte rimanente
di f. 191v, a f. 192r e in parte a f. 194r. I ff. 192v-193r contengono il Privilegium minus di
Leone VIII e la redazione imperiale del decreto di elezione di papa Niccolò II; questi testi sono
seguiti dal Decretum del concilio lateranense del marzo 1112, che revocò i diritti di investitura
concessi all’imperatore da papa Pasquale II (ff. 193v e 194v in alto). La parte superiore di f.
194r è occupata dalle sottoscrizioni al decreto del 1112 e dalla continuazione del racconto del
Liber Pontificalis relativo a Leone III e Carlo Magno. Da metà di f. 194r alla sezione superiore
di f. 195v c’è una narrazione, tratta dagli Annales Romani, dell’imprigionamento di Pasquale II
da parte dell’imperatore, avvenuta nel 1111. Seguono altri brani del Liber Pontificalis (ff. 195v-
196r) e una serie di estratti dalla Collectio canonum del cardinale Deusdedit (ff. 196vA-200rB);
ancora, un breve estratto dai Dialoghi di Gregorio Magno relativo a san Benedetto (ff. 202 rB
e 200vA). A f. 200v si trova poi una narrazione degli avvenimenti in Roma relativa agli anni
1181-1187, presa dagli Annales Romani. In alto a f. 201r compare un estratto dal libro dei
Maccabei; i ff. 201r-202v sono occupati dalla narrazione degli avvenimenti in Roma per il pe-
riodo 1044-1073. Il codice si chiude a f. 202v con una cronologia inedita del Vecchio
Testamento.
38
Si vedano in particolare i lavori di D. WHITTON, The Annales Romani and Codex Va-
ticanus Latinus 1984, in Bullettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo e Archivio Mu-
ratoriano, 84 (1972-1973), pp. 125-143, e di G. BILLANOVICH, Il testo di Livio. Da Roma a
356 SERENA AMMIRATI

Presenta numerose glosse: alcune in carolina pura, altre in romane-


sca, attribuibili alle mani che vergarono e/o sottoposero a revisione i
testi principali 39. Altre, che vorrei qui illustrare, di colorito curiale.
A f. 32r (Fig. 1), nel margine esterno, si trovano due marginalia
vergati in scrittura curiale. In questo passo del testo principale, una
rielaborazione-abbreviazione dei libri I-XVI del Breviarium di Eu-
tropio, con inserzioni dalla Historia Romana di Paolo Diacono (libro
II) e dalla Historia miscella di Landolfo Sagace 40, si riferiscono epi-
sodi della storia romana del periodo compreso tra il 370 e il 350
a.C., narrati estesamente da Livio nel VII libro degli ab Urbe condita
libri. A proposito del triste prodigio relativo all’apertura di una vo-
ragine nel Foro: « uastoque praerupto hiantia subito inferna patue-
runt » e del sacrificio di Marco Curzio, l’annotatore scrive: « quare
d(icitu)r Infernus Romae ». Quindi, a proposito dell’episodio di
Manlio Torquato e del suo successo contro i Galli: « Progressus oc-
cidit et sublato torque aureo colloque suo inposito in perpetuum
Torquati et sibi et posteris cognomen accepit », la stessa mano an-
nota: « quare Torquati dicti sunt ». Si distinguono: a aperta nelle
due occorrenze di quare e in Torquati; ancora, a dal medesimo trac-
ciato in legamento con e in Romae; il legamento re corsivo in en-
trambi i quare, il legamento ct con t a fiocco in dicti. Si tratta di
note minime sotto il profilo contenutistico, ma a loro modo indica-
tive di un interesse storico, etimologico e di ‘topografia storica’ le-
gato a Roma. Non è forse qui superfluo ricordare due elementi per
contestualizzare meglio le note: a. la presenza all’interno del mede-
simo manoscritto del Curiosum urbis Romae; b. la descrizione del lo-
cus del Foro detto Infernus nei Mirabilia urbis Romae, la cui redazio-
ne originaria, come è stato dimostrato, è di poco posteriore alla co-

Padova, a Avignone, a Oxford, Italia medioevale e umanistica, 32 (1989), pp. 53-99: ried. in
ID., Itinera. Vicende di libri e di testi, a cura di M. R. CORTESI, I-II, Roma, 2004 (Studi e te-
sti del Rinascimento europeo, 21-22), I, cap. VII, pp. 321-364.
39
Molte sono discusse da BILLANOVICH, Il testo di Livio cit. (nota 38), passim.
40
In proposito, si vedano i lavori di Amedeo Crivellucci: Pauli Diaconi Historia Roma-
na, a cura di A. CRIVELLUCCI, Roma, 1914 (Fonti per la storia d’Italia, 51); A. CRIVELLUCCI,
Per l’edizione della « Historia Romana » di Paolo Diacono, in Bullettino dell’Istituto Storico Ita-
liano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano 40 (1921), pp. 7-103. Landolfi Sagacis Historia
Romana, a cura di A. CRIVELLUCCI, Roma, 1913 (Fonti per la storia d’Italia, 49-50).
TESTI E MARGINALIA IN LIBRI PRODOTTI A ROMA 357
pia del manoscritto (ed. Valentini-Zucchetti, cap. XXIV 41: « iuxta
quam [scil. ecclesia Sancti Antonii] est locus qui dicitur Infernus,
eo quod antiquo tempore ibi eructabat et magnam perniciem Ro-
mae inferebat. Ubi quidam nobilis miles, ut liberaretur civitas, re-
sponso suorum deorum armatus proiecit se et clausa est terra: sic civi-
tas liberata est »: a proposito della vicenda, nei Mirabilia il luogo detto
Inferno è posto vicino al tempio di Vesta; in Livio e sue rielaborazioni
successive – ivi compreso il nostro testo – in medio foro) 42. Nella ver-
sione della Graphia aurea 43, che presenta in alcuni punti coincidenze
ad verbum con quella dei Mirabilia, il nobilis miles è chiamato per nome,
Marcus Curtius, allo stesso modo che nel nostro testo 44.
Non molti fogli dopo, a 52r (Fig. 2), nel margine esterno si
trova un’altra glossa, di mano diversa 45: a differenza delle due pre-
cedenti mostra solo due lettere tipicamente curiali: a aperta in for-
ma di omega; q in forma di 2 46. Nel testo, lo stesso al quale è rife-

41
R. VALENTINI - G. ZUCCHETTI, Codice topografico della città di Roma, III, Roma, 1946
(Fonti per la storia d’Italia, 90).
42
Una rassegna delle posizioni su datazione e paternità si trova in M. ACCAME LANZIL-
LOTTA - E. DELL’ORO, I ‘Mirabilia Urbis Romae’, Roma, 2004, pp. 13-25. A proposito del-
l’Infernus vd. ibid., pp. 90-91: anche nei Mirabilia la vicenda di Marco Curzio è riferita al-
l’Infernus; gli antichi – invece – la collegavano al lacus Curtius.
43
È nota l’ipotesi di Herbert Bloch che con solidi argomenti attribuisce la paternità
della Graphia aurea a Pietro Diacono di Montecassino: H. BLOCH, Der Autor der “Graphia
aureae urbis Romae”, in Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters, 40 (1984), pp. 55-
175. Sugli interessi storico-antiquari legati a Roma coltivati da Pietro Diacono si può leg-
gere ora P. RADICIOTTI, Un testimone poco noto delle Verrine: il Cassinese 361, in Storie di cul-
tura scritta. Studi per Francesco Magistrale, a cura di P. FIORETTI, Spoleto, 2012 (Collectanea,
28), pp. 713-723.
44
A f. 39r nel margine superiore c’è una glossa con a aperta (ubi Lentulus noluit evadere ab
ostibus item emptus est) e vistosi legamenti per alto. La scrittura di questa annotazione potrebbe
trovare a mio parere un confronto con quella della sottoscrizione di Theodericus secundicherius
Sanctae Apostolicae Sedis che compare in un documento di Santa Maria in via Lata: cfr. HAR-
TMANN, Tabularium cit. (nota 2), nr. 139 (a. 1110) + tav. 28 = Cass. 305, nr. 30.
45
Si tratta, credo, della stessa mano presente anche a f. 32r, visibile nella glossa appo-
sta nel margine esterno sopra la prima delle due glosse di colorito curiale sopra discusse.
A f. 32r, tuttavia, non sono visibili elementi curiali (su questo aspetto torneremo a breve).
46
Si tratta delle due lettere ‘fossili’ della curiale, che resteranno in uso a lungo: vd.
RADICIOTTI, La curiale ... Addenda cit. (nota *), p. 48. Notevole inoltre il fatto che i lega-
menti a ponte st e ct della prima riga della nota appaiano un poco allungati verso l’alto,
quasi a voler ‘imitare’, ‘riprendere’ la consuetudine di elongare le lettere nella prima riga di
testo nei documenti.
358 SERENA AMMIRATI

rito il marginale precedente, in un punto corrispondente al sesto li-


bro della Historia romana di Paolo Diacono (VI.52), si narra dello
scontro navale tra Cesare e Tolomeo: « Ille uero natando per ducen-
tos passus cum una manu ad naues. In alia manu{s} chartas porta-
bat et sic ad ad suas naues pervenit. Et sic in mare pugnauit cum
eodem Ptolomeo ». La nota, introdotta da un segno di richiamo
uguale a quello apposto dalla stessa mano sopra la t di peruenit in
corrispondenza delle ll. 9-15 (verosimilmente horaios), ricorda la
conquista dell’Egitto da parte di Augusto e la fusione dei rostri
delle navi nemiche per la fabbricazione di quattro colonne bronzee,
che ricevettero diverse collocazioni 47. È interessante ricordare 48 che
la prima parte della nota (fino a conspicimus), si ritrova pressoché ad
verbum in uno scolio di Servio a Georg. III 29 49. Le propongo qui di
seguito a confronto, evidenziando in grassetto le coincidenze:
Marginale in Vat. lat. 1984, f. 52r Ser. ad Georg. III 29
(Nilum ac nauali surgentis aere columnas)
Augustus uictor totius Egipti multa de Augustus victor totius Aegypti, quam
nauali certamine sustulit rostra; quibus Caesar pro parte superaverat, multa de na-
conflatais quatuor effecit columnas. vali certamine sustulit rostra, quibus
Que postea a Domitiano in Capitolio conflatis quattuor effecit columnas,
sunt locate. Quas odieque conspicimus. quae postea a Domitiano in Capitolio
Postea a Constantino magno imperatore in sunt locatae, quas hodieque conspici-
Basilica Saluatoris bene ordinate sunt. mus: unde ait ‘navali surgentes aere co-
lumnas’. Nam rostratas Duilius posuit, vic-
tis Poenis navali certamine, e quibus unam
in rostris, alteram ante circum videmus a
parte ianuarum.

Non è possibile determinare con precisione quale potesse essere


il legame, sul piano della tradizione testuale, fra la nostra glossa e

47
Sulle colonne bronzee del Laterano è utile la lettura della Descriptio Lateranensis ecclesiae in
VALENTINI - ZUCCHETTI, Codice topografico cit. (nota 41), sp. p. 368 e nota 2; vd. anche P. LAUER,
Le palais du Lateran. Étude historique et archéologique, Paris, 1911, p. 139 nota 3.
48
Ne dà notizia in maniera circostanziata U. NILGEN, Das Fastigium in der Basilica
Constantiniana und vier Bronzensäulen des Lateran, Römische Quartalschrift für christliche Alter-
tumskunde und Kirchengeschichte, 77 (1972), pp. 1-31: p. 19 e nota 47.
49
Servii Grammatici qui feruntur in Vergilii carmina commentarii, 3/I. In Bucolica et Georgi-
ca commentarii, recensuit G. THILO, Lipsiae, 1887, p. 277.
TESTI E MARGINALIA IN LIBRI PRODOTTI A ROMA 359
il commento virgiliano di Servio, dal momento che la seconda parte
del testo non corrisponde 50. Tuttavia, se si considera che i fogli da
10vB a 27v ospitano l’Excidium Troiae e che in esso, in particolare
tra i ff. 14r e 27v, figurano segnalati da virgole ‘a sergente striscia-
te di giallo’, versi dell’Eneide, non è improbabile ritenere che chi
glossò il Vat. lat. 1984 ebbe a disposizione testi di contenuto virgi-
liano; e, più in generale, come già riteneva Giuseppe Billanovich,
« dispose di una buona cultura; ma insieme ebbe a tiro una fornita
biblioteca » 51.
Queste e altre considerazioni di carattere più generale su impor-
tanza, contenuto e origine del codice Vat. lat. 1984 + 1984a saran-
no discusse nuovamente in seguito, dopo aver preso in esame il
Vat. lat. 1998.

Vat. lat. 1998


Il Vat. lat. 1998 è un codice di pregio: di grande formato (ogni
foglio è alto 49,5 cm e largo 39,2), allestito con pergamena di otti-
ma qualità, presenta il testo disposto su due colonne, ciascuna di
60 righe, inquadrate in margini ampi. Reca la versione latina di
opere di Giuseppe Flavio: le Antiquitates Judaicae in venti libri e il
Bellum Judaicum in cinque 52.
Colpisce in primis il formato stragrande, dato che permise già a
Paola Supino Martini di confrontare la tipologia di allestimento del
Vat. lat. 1998 con quella di coevi testimoni dell’opera in carolina
non tipizzata 53. Tra le glosse marginali ivi presenti, due mostrano
elementi tipici della curiale e rivelano interessi di storia sacra.

50
In entrambi i casi si ha l’impressione che la seconda parte delle informazioni costi-
tuisca un’aggiunta alla sezione principale in funzione di ‘aggiornamento’/‘completamento’.
51
BILLANOVICH, Il testo di Livio cit. (nota 38), p. 336.
52
Una descrizione dettagliata del manoscritto si trova in AMMIRATI, Intorno al Festo cit.
(nota 18), pp. 44-47, con molte informazioni desunte da SUPINO MARTINI, Roma e l’area
grafica cit. (nota 14), p. 132. Il testo è riconducibile con pochi dubbi ad un ramo cassine-
se della tradizione e quasi certamente il nostro codice fu copiato da un antigrafo in bene-
ventana (ibid., con bibliografia).
53
AMMIRATI, Intorno al Festo cit. (nota 18), p. 46 e nota 151; SUPINO MARTINI, Roma e
l’area grafica cit. (nota 14), p. 29 nota 16. La storia del popolo ebraico, benché nelle in-
tenzioni dell’autore costituisse « storia specifica », nel Medioevo « viene assimilata per
360 SERENA AMMIRATI

A f. 2r, nel margine esterno, in corrispondenza del passo del primo


libro delle Antiquitates dove sono narrati gli avvenimenti della creazio-
ne e della cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre, si trovano
quattro glosse relative ai peccati da loro commessi. Interessa qui la pri-
ma 54 (Fig. 3), una nota dove, sotto il profilo grafico, sono ravvisabili
alcuni elementi curiali. In questo marginale, con un riferimento all’au-
torità di Mosé, che – come è noto – è considerato l’autore del Pentateu-
co, sono illustrati in forma di interrogazione e risposta precetti imparti-
ti dal Signore ai primi uomini e da essi disattesi. In essa sono ripresi
Genesi I, 28 verbum de verbo; e Gen. II, 17 con qualche minima variazione
(le riprese sono evidenziate in grassetto):
Interrogatio. Moycais autem dicit: quod praecepit Deus Adae et uxori dicens cre-
scite et multiplicamini et replete terras [et subi]cite eam et dominamini pi-
scibus maris et uolatilibus celi et uniuersis animantibus quae mouentur super
terram? Responsum: duo praecepta praecepit deus Ade ut opseruarent pracept[...
de lig<n>o scientiae boni et mali minime commedisset et praec[eptum?] ut
dominaret omnia quae facta habebat. BER[...]XI quibus [...]

Ancora, nel margine esterno di f. 66v (Fig. 4), la stessa mano


appone una glossa che si estende per nove righe: nella scrittura del-
le prime sette troviamo elementi tipici della curiale, la sola scrittu-
ra nella quale appaiono vergate le ultime due. L’annotazione è par-
zialmente rifilata, ma il contenuto è piuttosto chiaro 55.

l’argomento trattato alla storia sacra »: queste le osservazioni di P. CHIESA, Storia romana e
libri di storia romana tra IX e XI secolo, in Roma antica nel Medioevo. Mito, rappresentazioni,
sopravvivenze nella ‘Respublica Christiana’ dei secoli IX-XIII. Atti della quattordicesima setti-
mana internazionale di studio, Mendola 24-28 agosto 1998, Milano, 2001 (Storia. Ricer-
che), pp. 231-258: p. 236. Al Vat. lat. 1998 deve ora aggiungersi un altro testimone del-
la versione latina delle Antiquitates Judaicae in minuscola romanesca: si tratta di un fram-
mento pergamenaceo proveniente da un codice affine per dimensioni e mise en page, riado-
perato come rinforzo per la legatura di un libro catasto attualmente conservato presso
l’Archivio Storico del Vicariato di Roma: S. AMMIRATI, La versione latina delle Antiquitates
Judaicae di Giuseppe Flavio tra filologia, codicologia e paleografia. Un nuovo testimone e qualche
riflessione, in Scriptorium, 67/2 (2013), pp. 360-370 + tavv. 47-48.
54
Delle altre tre e della loro particolare mise en page ho riferito in AMMIRATI, Intorno al
Festo cit. (nota 14), p. 47.
55
Propongo qui una nuova trascrizione rispetto a quella fornita in AMMIRATI, Intorno al
Festo cit. (nota 14), p. 46 nota 150.
TESTI E MARGINALIA IN LIBRI PRODOTTI A ROMA 361
Beatus Gregorius dixit bonum initium abuit malos exitus fecit. Origenes <au>tem
dixit: O rex Salomon omnes de te <ri>dunt, omnes de te gemunt. Si ce<d>isti qua-
re non erexisti propter mulieres alienigenas deliquisti dominum deum tuum. Et se-
cutus est deos alienos ideo <i>nrecuperabiliter est damp<n>atus.

Sono richiamati: Agostino (sono un poco modificate le parole


adoperate nel De civitate dei [XVII, 20, 1 – Hic bonis initiis malos exi-
tus habuit] per definire il regno di Salomone); Origene (il testo non
mi sembra riconducibile a nessuna opera nota); infine, l’espressione
mulieres alienigenas riferita alle molte mogli straniere di Salomone
compare anche nella versione della Vulgata di Re, III, 11.
Si tratta, in entrambi i casi, di marginalia di contenuto biblico
e patristico.
Le annotazioni dei due manoscritti vaticani che ho illustrato
presentano certamente caratteristiche coerenti con quanto esposto in
precedenza a proposito degli scriniarii Sanctae Romanae Ecclesiae: sul
versante grafico, l’impiego di elementi grafici di colorito curiale; e
in alcune, l’uso di litterae elongatae per la prima riga del testo; sul
piano contenutistico, l’interesse per la storia sacra – rivelato dal ri-
ferimento a passi scritturistici e autori patristici – e per la storia
patria/urbana possono forse rappresentare ulteriori indizi della loro
solida formazione culturale. Tale dato acquista maggiore rilevanza a
mio parere se si considera che i Vat. lat. 1984 e 1998 sono mano-
scritti vergati in romanesca, prodotti – c’è poco da dubitarne – a
Roma. Nella monografia dedicata ai codici vergati in scrittura ro-
manesca (Roma e l’area grafica romanesca), un riferimento imprescin-
dibile per qualunque studio sulla cultura grafica a Roma nel me-
dioevo, Paola Supino Martini aveva collocato entrambi tra i mano-
scritti urbani, mostrando come le diverse mani in ciascun mano-
scritto impiegassero la romanesca o ad essa fossero improntate. Nel
1989 Giuseppe Billanovich, a proposito del Vat. lat. 1984 scriveva
che « questo codice Vaticano è romano quanto più romano non si
può » 56, e ne valorizzava – sul piano contenutistico – testi, note,
rimandi interni. Multo minora canendo, qualche anno fa, studiando
questi e altri manoscritti in scrittura romanesca di contenuto ‘pro-

56
BILLANOVICH, Il testo di Livio cit. (nota 38), p. 327.
362 SERENA AMMIRATI

fano’, tra i quali si annovera anche il celebre Festo Farnesiano (NA-


POLI, Biblioteca Nazionale, Neap. IV A 3), il più antico testimone
diretto della versione integrale del De verborum significatione di Sesto
Pompeo Festo, avevo suggerito la possibilità di ricondurre questa
produzione agli interessi antiquari, letterari e storici del ‘notariato’
romano, probabilmente di formazione lateranense 57. In particolare,
per il Vat. lat. 1984 alcuni riferimenti nelle aggiunte marginali a
regionarii, provinciarii, nonché ad un registrum, mi inducevano a col-
locarlo con pochi dubbi entro l’ambiente ‘cancelleresco’ della basili-
ca lateranense 58. E credo che gli indizi sopra discussi possano forni-
re un ulteriore elemento a sostegno di quella ipotesi.

In conclusione, possiamo definire i marginalia con elementi gra-


fici curiali apposti a manoscritti in scrittura romanesca una testi-
monianza, se non dell’interazione, certo della coabitazione/coesisten-
za tra le due scritture e della duplice educazione grafica degli scri-
niarii. La coabitazione/coesistenza è visibile, oltre che nei manifesti
casi di duplex manus, anche nelle forme di ‘minuscola usuale’ con
tocchi talvolta di residui elementi curiali (oscillazione della forma
di a; presenza di lettere in legamento e non; forme caroline di mol-
te lettere); sotto il profilo materiale, l’interazione fra i due ambienti
si ritrova anche nel riuso di pergamene documentarie in scrittura
curiale romana nuova nella specie di palinsesti per allestire mano-
scritti in romanesca: è il caso del CITTÀ DEL VATICANO, Biblioteca
Apostolica Vaticana, Vat. lat. 1979, un codice ‘povero’ contenente
il Breviarium di Eutropio con gli additamenta di Paolo Diacono e il
Laterculum Imperatorum: in numerosi fogli è ancora visibile la scriptio
inferior, una curiale romana nuova riferibile al secolo XI.
Gli aspetti grafici e contenutistici fin qui esposti mi portano a
concludere questa breve rassegna con l’auspicio che si possa avviare
un censimento dei marginalia che mostrano elementi grafici curiali;

57
Un’analisi complessiva della produzione manoscritta ad uso del papato di epoca me-
dievale è stata recentemente proposta da Maria Alessandra Bilotta (M. A. BILOTTA, I libri
dei papi. La Curia, il Laterano e la produzione manoscritta ad uso del papato nel Medioevo [secoli
VI-XIII], Città del Vaticano, 2011 [Studi e testi, 465]). I Vat. Lat. 1984 + 1984A e
1998 non risultano presi in considerazione.
58
AMMIRATI, Intorno al Festo cit. (nota 14), pp. 42-43.
TESTI E MARGINALIA IN LIBRI PRODOTTI A ROMA 363
dal quale poter trarre – come qui spero di aver suggerito – infor-
mazioni e dati utili sull’erudizione e la preparazione grafica degli
attori della cultura scritta a Roma nel Medioevo*.

* Ringrazio Cristina Carbonetti, Guglielmo Cavallo, Emma Condello e Giovanna Ni-


colaj che mi hanno generosamente fornito preziose osservazioni e importanti spunti di
riflessione.
S. AMMIRATI TAV. I

Fig. 1 - © CITTÀ DEL VATICANO, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 1984, f. 32r (particolare).
TAV. II S. AMMIRATI

Fig. 2 - © CITTÀ DEL VATICANO, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 1984, f. 52r (particolare).

Fig. 3 - © CITTÀ DEL VATICANO, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 1998, f. 2r (particolare).

Fig. 4 - © CITTÀ DEL VATICANO, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 1998, f. 66v (particolare).

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