Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
LE FONTI SCRITTE
FRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE
Atti del Convegno internazionale di studio
dell’Associazione italiana dei Paleografi e Diplomatisti
(Roma, 25-29 ottobre 2012)
a cura di
CRISTINA CARBONETTI, SANTO LUCÀ e MADDALENA SIGNORINI
FONDAZIONE
FONDAZION E
C E NTR O I TALI ANO DI STUDI
CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL’ALTO MEDIOEVO
S ULL’ALTO M E DIOE VO
SPOLETO
SPOLETO
20152015
INDICE
* Dedico questo lavoro alla memoria di Paolo Radiciotti, mio maestro. In tema di
produzione documentaria a Roma nel Medioevo, argomento di ricerca a lui caro, Paolo
aveva condotto studi affrontando sia questioni di carattere paleografico che diplomatistico,
compresa l’edizione di alcuni documenti. Mi piace qui ricordare i suoi lavori: La curiale ro-
mana nuova: parabola discendente di una scrittura, in Archivio della Società romana di storia pa-
tria, 112 (1989), pp. 39-113; Fra corsiva nuova e curiale. A proposito dei papiri IX e XVI del-
la Biblioteca Apostolica Vaticana, ibid., 113 (1990), pp. 83-113; La curiale romana nuova: pa-
rabola discendente di una scrittura. Addenda et emendanda, ibid., 120 (1997), pp. 45-64;
Attorno alla storia della curiale romana, ibid., 122 (1999), pp. 105-123; Una bolla papale ri-
trovata: il papiro Tjäder † 56 nell’Ang. or. 62, in Studi di egittologia e di papirologia, 1
(2004), pp. 139-145; Copie da papiro nel medioevo romano (con un documento di S. Maria in
Trastevere), in Scripta, 2 (2009), pp. 159-168; Le pergamene di Santa Maria in Trastevere. Sto-
ria del fondo ed edizione delle pergamene anteriori al 1200, in Mélanges de l’École française de Ro-
me. Moyen Âge, 122 (2010), pp. 279-317.
1
C. CARBONETTI, Il sistema documentario romano tra VII e XI secolo: prassi, forme, tipologie
della documentazione privata, in L’héritage byzantin en Italie (VIIIe-XIIe siècle), I: La fabrique
documentaire, éd. par J.-M. MARTIN - A. PETERS-CUSTOT - V. PRIGENT, Rome, 2011 (Collec-
tion de l’École Française de Rome, 449), pp. 87-115, cit. p. 87.
344 SERENA AMMIRATI
2
Basti ricordare, a titolo esemplificativo, le fondamentali imprese di Pietro Fedele,
Ludo Hartmann e Marg Merores, Luigi Schiaparelli: P. FEDELE, Carte del monastero dei SS.
Cosma e Damiano in Mica Aurea, in Archivio della Società romana di storia patria, 21 (1898),
pp. 459-534; 22 (1899), pp. 25-107 e 383-447 (riedizione a cura di P. PAVAN, Roma,
1981 [Codice diplomatico della regione romana, 1]); P. FEDELE, Tabularium S. Praxedis, in
Archivio della Società romana di storia patria, 27 (1904), pp. 27-78; 28 (1905), pp. 41-114;
Ecclesiae S. Mariae in Via Lata tabularium, I-III, cur. L. M. HARTMANN, Vindobonae, 1895-
1913; I. BAUMGÄRTNER, Regesten aus dem Kapitelarchiv von S. Maria in Via Lata (1201-
1259), in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, 74 (1994), pp.
42-171; 75 (1995), pp. 32-177; L. SCHIAPARELLI, Le carte antiche dell’archivio capitolare di S.
Pietro in Vaticano, in Archivio della Società romana di storia patria, 24 (1901), pp. 393-496;
25 (1902), pp. 273-354.
3
H. BRESSLAU, Manuale di diplomatica per la Germania e l’Italia, a cura di A. M. VOCI-
ROTH, Roma, 1998 (Pubblicazioni degli archivi di Stato. Sussidi, 10); Th. FRENZ, I docu-
menti pontifici nel medioevo e nell’età moderna, edizione italiana a cura di S. PAGANO, Città del Va-
ticano, 1989 (Littera antiqua, 6); P. F. KEHR, Scrinium und Palatium. Zur Geschichte des päpst-
lichen Kanzleiwesens im XI. Jahrhundert, Mittheilungen des Instituts für österreichische Geschichts-
forschung, 6 (1901), pp. 70-112; P. RABIKAUSKAS, Die römische Kuriale in der päpstlichen Kanz-
lei, Roma, 1958 (Miscellanea historiae pontificiae, 20); P. TOUBERT, Scrinium et Palatium:
la formation de la bureaucratie romano-pontificale aux VIIIe-IXe siècles, in Roma nell’alto medioe-
vo. Atti della XLVIII settimana di studio del Centro italiano di studi sull’alto medioevo.
Spoleto, 27 aprile-1° maggio 2000, Spoleto, 2001 (Settimane di studio sull’alto medioevo,
48), pp. 57-117.
4
A. PRATESI, I “dicta” e il documento privato romano, in Bullettino dell’Archivio paleografico
italiano, n.s., 1 (1955), pp. 81-97; ora in ID., Tra carte e notai. Saggi di diplomatica dal
1951 al 1991, Roma, 1992 (Miscellanea della Società romana di storia patria, 35), pp.
481-501.
5
L. SCHIAPARELLI, Note paleografiche intorno all’origine della scrittura curiale romana, in Ar-
chivio storico italiano, ser. 7a, 6 (1926), pp. 165-197; J.-O TJÄDER, La misteriosa “scrittura
grande” di alcuni papiri ravennati e il suo posto nella storia della corsiva latina e nella diplomati-
ca romana e bizantina dall’Egitto a Ravenna, in Studi romagnoli, 3 (1952), pp. 173-221; i la-
vori di Paolo Radiciotti sono citati alla nota *.
6
G. SAVIO, Monumenta Onomastica Romana Medii Aevi (sec. X-XII), Roma, 1995.
TESTI E MARGINALIA IN LIBRI PRODOTTI A ROMA 345
alcuni fenomeni tipicamente ‘romani’ della produzione di documen-
ti 7: in particolare, come è noto, l’evoluzione del notariato romano nel
corso del X secolo, con la progressiva sostituzione nell’ambito della do-
cumentazione privata degli scriniarii Sanctae Romanae Ecclesiae, fino a
quel momento operanti esclusivamente all’interno della cancelleria
pontificia, ai tabelliones urbis Romae in funzione di rogatari. Come è sta-
to mostrato dalla studiosa, il coinvolgimento degli scriniarii Sanctae Ro-
manae Ecclesiae nella produzione di documenti privati è imputabile a
diversi fattori: in primis, gli scriniarii sono ritenuti maggiormente affi-
dabili come scrittori di carte private poiché – come accennato sopra –
sono anche membri della cancelleria pontificia, con conseguente mag-
gior conoscenza del diritto e della lingua latina (nonché dei formulari
nei quali diritto e lingua si esprimono) 8; adoperano una scrittura di
più alta valenza distintiva e di marcatura 9, cioè la curiale romana usa-
ta anche nei documenti papali: la curiale antica fino al X secolo e poi la
curiale nuova; sono socialmente più vicini ai richiedenti documentazione
scritta (a Roma gli attori dei processi economici altomedievali sono in
massima parte enti ecclesiastici); infine, hanno familiarità con le pratiche
7
C. CARBONETTI, Tabellioni e scriniari a Roma nei secoli IX-XI, in Archivio della Società
romana di storia patria, 102 (1979), pp. 77-156; EAD., Gli scriptores chartarum a Roma nel-
l’altomedioevo, in Notariado público y documento privado: de los orígenes al siglo XIV. Actas del
VII Congreso Internacional de Diplomática, Valencia 1986, Valencia, 1989 (Papers i Do-
cuments, 7), pp. 1109-1137; EAD., Documentazione scritta e preminenza sociale, in La nobiltà
romana nel Medioevo, a cura di S. CAROCCI, Roma, 2006 (Collection de l’École française de
Rome, 359), pp. 323-343; EAD., Il sistema documentario romano tra VII e XI cit. (nota 1).
8
CARBONETTI, Documentazione scritta cit. (nota 7), cit. p. 325: « Roma [...] un’area di
forte caratterizzazione notarile, dove opera tra l’altro un notariato che si rinnova proprio
nel corso del X secolo, traendo linfa vitale dalla cancelleria pontificia e dall’ambiente cu-
riale in generale, e che si distingue sia per la preparazione tecnica e culturale sia per l’ori-
ginalità, la raffinatezza e la modernità di alcune soluzioni procedurali adottate ». Ibid., p.
329: « documenti [...] tradotti nella forma in prodotti di altà qualità, grande impatto co-
municativo e indubbio effetto, tramite l’innesto di temi e citazioni dotte tratte dai salmi,
dalla Bibbia, dalle opere di autori tardo-antichi e mutuati dalla cultura cancelleresca, e in
particolare da quella della cancelleria pontificia, che nello specifico degli scriniarii della
Chiesa romana rappresentava ovviamente il principale quadro di riferimento pubblico, vi-
sto che gran parte di essi operava contemporaneamente nel campo della documentazione
privata e presso lo Scrinium pontificio ».
9
Accolgo la terminologia proposta in G. NICOLAJ, Lezioni di diplomatica generale, I. Isti-
tuzioni, Roma, 2007, pp. 221-223.
346 SERENA AMMIRATI
di registrazione dei dati inerenti i negozi giuridici alla base dei docu-
menti, che a partire dalla metà circa dell’XI secolo cominciano a diffon-
dersi anche nella documentazione privata (il sistema dei dicta) 10.
Appare dunque evidente come il successo degli scriniarii sui ta-
bellioni possa individuarsi ab origine nella loro migliore preparazio-
ne: sia tecnico-professionale, rintracciabile nella produzione di do-
cumenti privati nell’impiego di alcuni elementi tipici del documen-
to di cancelleria 11; sia culturale, individuabile, come è stato rileva-
to da De Boüard e, ancora, da Carbonetti, in una più solida e sicura
conoscenza del latino e della sua letteratura 12, così come sembre-
rebbe potersi dedurre dalla correttezza formale dei documenti e dal-
la ripresa di passi scritturistici 13 nelle arenghe degli stessi. A que-
ste facies della loro institutio si possono accostare anche altri dati
significativi:
a. la vitalità della prassi giuridica, come testimonia la presenza
di formulari altomedievali nel regesto del monastero dei SS. Andrea
e Gregorio ad clivum Scauri a partire dalla fine del X secolo. Mi ri-
ferisco in particolare al Registrum epistolarum di Gregorio Magno, al
Liber Diurnus, alle Formulae Marculfi 14;
10
PRATESI, I dicta cit. (nota 4).
11
Cfr. CARBONETTI, Il sistema documentario cit. (nota 1), p. 110 e nota 65; p. 112 e nota 72.
12
A. DE BOÜARD, Les notaires de Rome au moyen âge, in Mélanges d’archéologie et d’histoire,
31 (1911), pp. 291-307: 296-298, che, sulla scorta delle informazioni desumibili dai do-
cumenti di Santa Maria in via Lata editi dallo Hartmann, individua un miglioramento
nella correttezza della lingua a partire dalla metà dell’XI secolo (ma cfr. la nota successiva
per testimonianze che provano uno scarto più antico nei documenti di SS. Andrea e Gre-
gorio ad clivum Scauri). È interessante rilevare che il De Boüard non riteneva l’argomento
paleografico-diplomatistico decisivo per una distinzione tra tabelliones e scriniarii Sanctae
Romanae Ecclesiae. Scrive infatti (ibid., p. 299): « Je ne crois pas qu’une étude plus appro-
fondie de la paléographie ou de la diplomatique comparées des chartes de tabellions et de
scriniaires puisse fournir d’arguments péremptoires ».
13
Cfr. CARBONETTI, Il sistema documentario cit. (nota 1), p. 94 e note 16-17 (con biblio-
grafia). Cfr. A. BARTÒLA, Il regesto del monastero dei SS. Andrea e Gregorio ad clivum Scauri, I-
II, Roma, 2003 (Codice diplomatico di Roma e della regione romana, 7), II, pp. 23-27:
nr. 5 (14 maggio 1019), con citazioni tratte dal Nuovo Testamento. Ibid., pp. 75-80: nr.
14 (23 novembre 1019), con citazioni bibliche (Salmi) e di Isidoro (III libro delle
Sententiae).
14
Si vedano i nrr. 1 (a. † 587), 4 (a. 983), 87 e 88 (a. 1023): BARTÒLA, Il regesto cit.
(nota 13), I, pp. LII-LIII; II, nr. 4, p. 17 e nota 1 (arenga attestata per la parte iniziale nel
TESTI E MARGINALIA IN LIBRI PRODOTTI A ROMA 347
b. a partire dall’XI secolo, la presenza nei documenti di testi
giustinianei: le Novellae dall’Epitome Iuliani nel 1029; testi genuini
dal Codex nel 1072 15.
Questi elementi indurrebbero ad ipotizzare una vicinanza degli
scriniarii Sanctae Romanae Ecclesiae a quegli ambienti nei quali av-
vengono la progressiva riscoperta e il riuso di testi giustinianei ex
integro (Codice; Istituzioni), la cui presenza a Roma è provata a parti-
re dalla seconda metà dell’XI secolo 16: gioverà forse qui ricordare
Liber diurnus, XCV: Privilegium de diaconis); nr. 87, p. 397 e nota 1 (l’arenga è simile a una
formula attestata con qualche variante nelle Formulae Salicae Lindenbrogianae; la stessa ri-
corre nella collectio A delle formulae Augienses, nelle formulae Salzburgenses, in una carta lapi-
daria della chiesa di S. Barbara dei Librari a Roma); nr. 88, p. 400 e nota 1 (l’origine del-
l’arenga parrebbe essere la raccolta di formule di Marculfo, datata tra il 688 e il 732; la
stessa è stata individuata anche nelle formulae Turonenses e risulta attestata nella collectio A
delle formulae Augienses). Altri riscontri interessanti potrebbero provenire a mio parere da
confronti con manoscritti per i quali, nel periodo compreso tra X e XII secolo, è provata
l’origine presso il monastero dei SS. Andrea a Gregorio (P. SUPINO MARTINI, Roma e l’area
grafica romanesca. Secoli X-XII, Roma, 1987 [Biblioteca di « Scrittura e Civiltà », 1], pp.
99-104). Mi riferisco in particolare al CITTÀ DEL VATICANO, Biblioteca Apostolica Vaticana,
Vat. lat. 1274, il quale reca nel colofone (f. 164r-v) una formula di maledizione contro
ipotetici ladri del manoscritto che presenta possibili analogie con la minatio contenuta nel
doc. nr. 14 (a. 1019), definita da Carbonetti (Documentazione scritta cit. [nota 7], pp. 328-
329 e nota 10 per altri esempi di minationes) « una minatio che riecheggia temi propri del-
la documentazione cancelleresca, preceduta e introdotta da una sorta di decretum espresso in
forma notificatoria ».
15
Per i quali si veda G. NICOLAJ, Cultura e prassi dei notai preirneriani. Alle origini del
rinascimento giuridico, Milano, 1991 (Ius nostrum, 19), pp. 31-37.
16
E. CORTESE, Alle origini della scuola di Bologna, Rivista internazionale di diritto comune,
4 (1993), pp. 7-49 (ried. in ID. Scritti, a cura di I. BIROCCHI - U. PETRONIO, Spoleto, 1999
[Collectanea, 10/2], pp. 1095-1137, sp. pp. 1112-1113). A proposito della riemersione
del Digesto, Cortese avanza cautamente le ipotesi: a) che una copia delle Pandette fiorenti-
ne, per le quali è provato dalla nota in beneventana un soggiorno in Italia meridionale,
potrebbe essere arrivata a Roma attraverso le pertinenze capitoline di Montecassino; b) più
verosimile, che a Roma stessa, nell’ultimo ventennio dell’XI secolo e nel corso delle ricer-
che archivistiche presupposte dalle collezioni gregoriane, potrebbero essere tornati alla luce
testimoni delle Pandette, integre o non, usati da Gregorio Magno. Secondo Cortese (ibid.,
p. 1113): « ne doveva pur circolare uno a Roma a cinquant’anni dalla Prammatica Sanctio e
a meno di quaranta dalla morte dell’imperatore Giustiniano », verosimilmente « un esem-
plare completo » (ibidem). Egli conclude (ibidem): « Certo, sono tutte fantasie. Ma esse
poggiano su un’impressione chiara: che a Roma, dal tempo di Urbano II, e seppure in
modi tuttora misteriosi, la vicenda preirneriana della riemersione dei Digesti compia un
improvviso, grandioso, passo in avanti ».
348 SERENA AMMIRATI
17
È disponibile una riproduzione digitale integrale del codice: [http://bsbsbb.bsb.lrz-
muenchen.de/∼db/0000/sbb00000123/images/index.html] (ottobre 2014).
18
Ho analizzato i due manoscritti in S. AMMIRATI, Intorno al Festo Farnesiano (Neap. IV
A 3) e ad alcuni codici di argomento profano conservati presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, in
Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae XIV, Città del Vaticano 2007 (Studi e testi,
443), pp. 7-93: pp. 51-57 + tavv. XXIX-XXXI; una puntuale descrizione di entrambi, all’in-
terno di un approfondito studio sulla riemersione delle Institutiones nel Medioevo, si deve a
F. MACINO, Sulle tracce delle Istituzioni di Giustiniano nell’alto medioevo. I manoscritti dal VI al
XII secolo, Città del Vaticano, 2008 (Studi e testi, 446), pp. 58-68 + tavv. VII-IX. A que-
sti due codici bisogna aggiungere: a) il ms. KÖLN, Historisches Archiv, Best. 7010 (W),
328, anch’esso recante il testo delle Institutiones (cfr. MACINO, Sulle tracce cit. [nota 18], pp.
91-94). Una delle mani (ff.1-22v) è stata identificata da Antonio Ciaralli e Charles Rad-
ding come romanesca: A. CIARALLI - C. M. RADDING, The Corpus Iuris Civilis in the Middle
Ages. Manuscript and Transmission from the Sixth Century to the Juristic Revival, Leiden-Bo-
ston, 2007, (Brill’s Studies in Intellectual History, 147), pp. 118-120; b) il WÜRZBURG,
Universitätsbibliothek, M.p.j.f.m 2, frammento di un codice di grande formato contenente
il Codex (che ho esaminato autopticamente nel giugno 2011), riferibile alla seconda metà
dell’ XI secolo e vergato anch’esso in romanesca, riutilizzato come carta di guardia di un
altro manoscritto: A. CIARALLI, Produzione manoscritta e trasmissione dei testi di natura giuridica
fra XI e XII secolo: due esempi, in Juristische Buchproduktion im Mittelalter, hrsg. von V. COLLI,
Frankfurt am Main, 2002 (Studien zur europäischen Rechtgeschichte, 155), pp. 71-103:
94; c) infine, il NEW HAVEN, Yale University, Beinecke Library ms. 974, frammento in ro-
manesca dell’Epitome Iuliani recentemente individuato da Gero Dolezalek e assegnato alla
seconda metà del secolo XI. Su b) e c) si veda da ultimo A. CIARALLI, Materiali per una sto-
ria del diritto in Italia meridionale. II. Tradizione, produzione e circolazione dei testi di diritto ro-
mano-giustinianeo in area longobardo-cassinese (secoli VIII-XII), in Scripta, 5 (2012), pp. 43-63
(i frammenti sono riprodotti alle tavv. IV e VIII). Sulla romanesca vd. infra.
19
G. CENCETTI, Studium fuit Bononiae. Note sulla storia dell’Università di Bologna nel
TESTI E MARGINALIA IN LIBRI PRODOTTI A ROMA 349
nel quale, come ha rimarcato Giovanna Nicolaj 20, una componente
significativa è rappresentata dalla riscoperta e dalla rivalutazione
della conoscenza della grammatica, cioè della lingua latina 21. L’atti-
vità degli scriniarii Sanctae Romanae Ecclesiae, e – soprattutto – la lo-
ro identità culturale e professionale, sembrerebbero pertanto potersi
inserire, a mio parere, in un contesto storico-culturale coerente.
***
Al quadro sin qui tracciato sulla cultura degli scriniarii Sanctae
Romanae Ecclesiae credo si possa aggiungere qualche altro dato. Ab-
biamo visto che informazioni rilevanti vengono dalle formule da es-
si adoperate e dalle citazioni di passi scritturistici. Un ulteriore ele-
mento, fin qui da me solo accennato, è quello della loro capaci-
tà/competenza grafica. La scrittura professionale di questa categoria
di scriventi è la curiale romana, antica e nuova. In curiale sono ver-
gati il testo dei documenti e la sottoscrizione dello scriniario. Ma,
come è stato ben studiato, la curiale non è la sola scrittura della
quale i nostri rogatari fanno uso: quando, a partire dall’XI secolo,
le sottoscrizioni autografe dei testimoni scarseggiano fino a scompa-
rire, sono progressivamente sostituite da sottoscrizioni in molti casi
primo mezzo secolo, Studi medievali, ser. 3a, 7 (1966), pp. 781-833; G. CHIODI, Roma e il di-
ritto romano: consulenze di giudici e strategie di avvocati dal X al XII secolo, in Roma fra Oriente
e Occidente. Atti della XLIX settimana di studio del Centro italiano di studi sull’alto me-
dioevo. Spoleto, 19-24 aprile 2001, Spoleto, 2002 (Settimane di studio sull’alto medioevo,
49), pp. 1141-1254; E. CORTESE, Il rinascimento giuridico medievale, Roma, 19962; MACINO,
Sulle tracce cit. (nota 18); NICOLAJ, Cultura e prassi cit. (nota 15).
20
NICOLAJ, Cultura e prassi cit. (nota 15), p. 31; EAD., Documenti e libri legales a Raven-
na: rilettura di un mosaico leggendario, in Ravenna da capitale imperiale a capitale esarcale. Atti
del XVII congresso internazionale di studi sull’alto medioevo (Ravenna, 6-12 giugno
2004), Spoleto, 2005 (Atti dei congressi, 17), pp. 761-799: 777 (rist. in EAD., Storie di do-
cumenti, storie di libri. Quarant’anni di studi, ricerche e vagabondaggi nell’età antica e medievale,
a cura di C. MANTEGNA, Dietikon-Zürich, 2013, pp. 251-270).
21
CENCETTI, Studium cit. (nota 19), pp. 811-813; CORTESE, Il rinascimento cit. (nota 19),
p. 35. Il recupero della legislazione giustinianea ex integro si accompagna all’attenzione per
la sua espressione formale e linguistica. Penso possa valere anche per questo contesto
un’osservazione di Francesca Macino relativa all’uso delle Institutiones in epoca carolingia
(Sulle tracce, cit. [nota 18], p. 19): « le Istituzioni [...] potevano ben essere considerate co-
me una delle opere della classicità ».
350 SERENA AMMIRATI
di mano degli stessi scriniarii 22. Esse sono, secondo un uso imitati-
vo di quella che è sentita come la scrittura ‘usuale’, in carolina pura
e/o in romanesca 23. Ciò dimostra, come hanno ben messo in evi-
denza Armando Petrucci e Carlo Romeo nella loro indagine sugli
usi della scrittura a Roma tra X e XI secolo, che, in una fase nella
quale la carolina non si è ancora imposta come scrittura ‘totale’ del
documento 24, gli scriniarii Sanctae Romanae Ecclesiae erano dotati di
duplex manus. Indizi di questa doppia educazione grafica sono forse
anche riscontrabili in testimoni che mostrano una scrittura oscillan-
te, nella quale pochi elementi carolini, in versione pura o in roma-
nesca, convivono con un tessuto grafico massimamente curiale, co-
me credo di poter vedere, ad esempio, in alcuni documenti del fon-
do di Santa Maria in via Lata rogati dallo scriniario Paulus 25; e in
una pergamena del fondo della basilica dei SS. Cosma e Damia-
no 26: si tratta di una copia del periodo compreso fra il 1075 e il
22
A. PETRUCCI - C. ROMEO, Il testo negato: scrivere a Roma fra X e XI secolo, in IID.,
« Scriptores in urbibus ». Alfabetismo e cultura scritta nell’Italia altomedievale, Bologna, 1992,
pp. 127-142: 132-135; RADICIOTTI, La curiale ... Addenda cit. (nota *), p. 48. Occorrereb-
be, ove possibile, distinguere tra sottoscrizioni non autografe di mano degli scriniarii e
sottoscrizioni non autografe apposte da altri sottoscrittori.
23
Emblematico il caso del documento di Santa Maria in via Lata (Hartmann nr. 77 –
30 giugno 1045: Cass. 306, nr. 33), discusso in PETRUCCI - ROMEO, Il testo negato cit. (nota
22), pp. 133-134: lo scriniarius Iohannes nello scrivere – come di consueto – le sottoscrizio-
ni dei testimoni in carolina, traccia la a del nome del quarto teste, Girardus, nella forma
della curiale; e successivamente, percependo la cosa come errore, la corregge in a chiusa di
tipo carolino.
24
Sul progressivo abbandono della curiale in favore della carolina vd. RABIKAUSKAS, Die rö-
mische Kuriale cit. (nota 3), pp. 87-109; BRESSLAU, Manuale cit. (nota 3), pp. 1138-1141; RADI-
CIOTTI, La curiale ... Addenda cit. (nota *), p. 47. Sulla connessione tra questo fenomeno e i
mutamenti occorsi all’interno della cancelleria pontificia (apparizione della categoria di rogatari
che prende il nome di scriniarii sacri Romani Imperii) vd. CARBONETTI, Gli scriptores chartarum
cit. (nota 7), pp. 1123-1126, e RADICIOTTI, La curiale cit. (nota *), pp. 57-73.
25
Hartmann nr. 99 (ottobre 1073) = Cass. 313, nr. 35; Hartmann nr. 101 (7 novem-
bre 1073) = Cass. 310, nr. 6; Hartmann nr. 112 (10 dicembre 1083) = Cass. 302, nr. 28;
Hartmann nr. 119 (11 aprile 1088) = Cass. 309, nr. 4; Hartmann nr. 127 (26 maggio
1102) = Cass. 300, nr. 21; Varia 150-274, nr. 188 e 212: le chartae, non edite dallo Har-
tmann, sono state individuate da RADICIOTTI, La curiale cit. (nota *), p. 45.
26
ROMA, Archivio di Stato, Collezione Pergamene, SS. Cosma e Damiano, 12/I (1075-
1079) [948?-949?]: una riproduzione digitale del documento è consultabile sul sito del
TESTI E MARGINALIA IN LIBRI PRODOTTI A ROMA 351
1079 27 di un documento del X secolo (documento originariamente
redatto da Iohannes scriniarius et tabellio urbis Romae e successivamen-
te rinnovato da Gerardus scriniarius) 28 nel quale è in carolina di ma-
no dello scriniario anche la dichiarazione del donatore, consul et dux.
È stato anche rilevato da Petrucci e Romeo che, allorquando uno
scriniario deve intervenire in un documento in qualità di testis, egli
sceglie la scrittura curiale. Che è sentita, dunque, come ‘scrittura
identitaria’ 29.
Una terza via percorribile, fin qui – a mia conoscenza – non an-
cora sistematicamente battuta, è quella dello studio delle annotazio-
ni e dei marginalia. Si tratta, cioè, di rintracciare e studiare glosse
marginali vergate in scrittura curiale o che mostrino elementi cu-
rialeggianti in un tessuto grafico di base carolino. Esse, poiché at-
tribuibili con ragionevole verosimiglianza a scriniarii, operanti sia
all’interno che all’esterno della cancelleria pontificia, possono fornire
qualche indicazione utile ad individuare gli interessi culturali lato
sensu degli scriniarii stessi. E, e converso, a fornire elementi utili a lo-
calizzare a Roma (e, andando più oltre, ad un ambiente capitolino
Progetto “Imago 2” dell’Archivio di Stato di Roma. È stato Dario Internullo, che ringra-
zio, ad attirare la mia attenzione su questo testimone.
27
RADICIOTTI, Copie da papiro cit. (nota *), p. 163 e nota 8.
28
ROMA, Archivio di Stato, Collezione pergamene, SS. Cosma e Damiano, 12/1, edito
in FEDELE, Le carte del monastero cit. (ried. PAVAN [nota 2]), pp. 39-42: nr. I, 948?-949?: si
noti che il rogatario originale, Iohannes, si definirebbe scriniarius et tabellio urbis Romae. La
doppia titolatura è integrata dall’editore (nella pergamena, mutila, si legge solo alla l. 19
]et tabellio) in base al confronto con la completio del doc. nr. VIII (968? 970?): [...] hanc
chartula sicut inveni scripta a Iohanne scriniario et tabellio urbis Rome [...]: Fedele probabilmen-
te riteneva i due Iohannes la stessa persona. Il documento è inoltre un’importante testimo-
nianza dell’attività di copia di documenti su papiro in cattivo stato di conservazione, il
contenuto dei quali, ritenuto giuridicamente rilevante, veniva riversato su pergamena: per
una valutazione complessiva del fenomeno cfr. RADICIOTTI, Copie da papiro cit. (nota *), sp.
p. 165 per questo documento e C. CARBONETTI, “Sicut inveni in thomo carticineo iam ex
magna parte vetustate consumpto exemplavi et scripsi atque a tenebris ad lucem perduxi”.
Condizionamenti materiali e trasmissione documentaria a Roma nell’alto medioevo, in Ou’ pân e’fäme-
ron. Scritti in memoria di Roberto Pretagostini offerti da Colleghi, Dottori e Dottorandi di ricerca
della Facoltà di Lettere e Filosofia, a cura di C. BRAIDOTTI - E. DETTORI - E. LANZILLOTTA, Ro-
ma, 2009, pp. 47-69, sp. p. 60 per questo documento.
29
RADICIOTTI, La curiale cit. (nota *), passim.
352 SERENA AMMIRATI
30
Equilibrati riesami delle testimonianze relative alle attività di scrittura, allestimento
e conservazione di manoscritti nella basilica lateranense si trovano ora in M. BUONOCORE,
La biblioteca dei pontefici dall’età antica all’alto medioevo, in Le origini della Biblioteca Vaticana
tra Umanesimo e Rinascimento (1447-1534), a cura di A. MANFREDI, Città del Vaticano,
2010 (Storia della Biblioteca Apostolica Vaticana, 1), pp. 23-71, e A. PARAVICINI BAGLIANI,
La biblioteca papale nel Duecento e nel Trecento, ibid., pp. 73-108.
31
Per la descrizione della sezione del manoscritto rimando a CLA 7.798b e alla scheda
completa sul sito dei Codices electronici Sangallenses: [http://www.e-codices.unifr.ch/en/de-
scription/csg/1394](maggio 2013). Per la riproduzione della pagina di nostro interesse:
[http://www.e-codices.unifr.ch/en/csg/1394/92] (ottobre 2014). L’edizione del testo in cu-
riale è in ChLA 2.175.
32
Sulla provenienza romana del codice si vedano: a) dal punto di vista storico, W.
LETTENBAUER, Eine Lateinische Kanonessammlung in Mähren im 9. Jahrhundert, Orientalia Chri-
stiana Periodica, 18 (1952), pp. 246-269; b) dal punto di vista grafico, P. SUPINO MARTINI,
Carolina romana e minuscola romanesca. Appunti per una storia della scrittura latina in Roma tra
IX e XII secolo, Studi medievali, ser. 3a, 15 (1974), pp. 769-793, ried. in EAD., Scritti “roma-
ni”. Scrittura, libri e cultura a Roma in età medievale, a cura di G. ANCIDEI - E. CONDELLO -
M. CURSI - M. E. MALAVOLTA - L. MIGLIO - M. SIGNORINI - C. TEDESCHI, Roma, 2012 (Studi
del Dipartimento di storia, culture, religioni, 5), pp. 1-27: pp. 9-10 (la citazione è da p.
9). Il parere definitivo di Bischoff sull’origine romana del codice, frutto di un ripensamen-
to maturato proprio in seguito alla suggestione del laudabiliter di f. 204r, è nella versione
definitiva di Über Einritzungen in Handschriften des frühen Mittelalters, in B. BISCHOFF, Mit-
tealterliche Studien, I, Stuttgart, 1966, pp. 88-92, sp. pp. 90-91. Riproduzione digitale in-
tegrale del manoscritto: [http://daten.digitale-sammlungen.de/∼db/0003/bsb00032665/
TESTI E MARGINALIA IN LIBRI PRODOTTI A ROMA 353
tra la tradizione testuale degli atti del sesto concilio ecumenico
(Costantinopoli 680-681) e la presenza di scrittura curiale: una nota
in questa scrittura si trova nel margine di f. 63v del CITTÀ DEL VA-
33
TICANO, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. Reg. lat. 1040 (ma-
noscritto riferibile all’VIII-IX secolo contenente i canoni del sud-
detto concilio) e recita nomina episcoporum ut superius 34. Ancora, all’a-
rea romana è stato ricondotto da Rudolph Riedinger il perduto au-
thenticum degli atti del concilio, in latino, che doveva essere stato
vergato in curiale 35. Inoltre, una nota in curiale assegnata al IX se-
37
Fornisco qui di seguito un elenco completo delle opere contenute nel manoscritto così
come lo avevo presentato in AMMIRATI, Intorno al Festo cit. (nota 18), pp. 39-40. I testi traditi
sono contenuti per lo più nel CITTÀ DEL VATICANO, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat.
1984, ma in alcuni punti si saldano con fogli contenuti nel Vat. lat. 1984A. Il f. 1a compren-
de una sezione della Historia Miscella di Landolfo Sagace, in origine appartenente a un altro
manoscritto, seguita dai primi due libri della medesima opera (ff. 1r-6v): i primi cinque fogli
si trovano nell’appendice A, il sesto nel manoscritto principale. Segue (ff. 7r-8v) il Curiosum
Urbis Romae accresciuto infine dal Miraculum primum Capitolium in Romae. Il Laterculum impera-
torum, qui annunciato, si trova invece a f. 9rB e 9vB. I fogli intermedi (9rA-8vB, in questa
successione) sono occupati dal Privilegiu(m) Calixti p(a)p(ae) secundy, ovvero il Concordato di Wor-
ms, che concluse nel 1122 la guerra dei papi contro gli imperatori Enrico IV e V. Questo do-
cumento è espressione dello scontro fra Papato e Impero: non solo teologico, ma anche giuridi-
co e segna, come è stato rilevato, una tappa importante del ‘rinascimento giuridico’ (CENCETTI,
Studium cit. [nota 19]; NICOLAJ, Cultura e prassi cit. [nota 15]). Seguono gli Exordia Scythica (ff.
10rA-10vB) e l’Excidium Troiae. Ancora (ff. 27vA-117vB), una rielaborazione-abbreviazione dei
libri I-XVI del Breviarium di Eutropio, con inserzioni dalla Historia Romana di Paolo Diacono
e dalla Historia miscella di Landolfo Sagace; seguono una Historia Francorum qui a torto attribui-
ta a Paolo Diacono (117vB-123vA), i primi cinque libri completi della Historia Langobardorum
dello stesso Paolo e una porzione del sesto libro (123vB-166vB+191r); si trova poi una Ale-
xandri Macedonis epistula ad Aristotelem (184rB-190vB); a f. 191r, dopo le ultime righe dell’Hi-
storia Langobardorum, comincia l’Hadrianum, che continua ‘a ritroso’ a f. 166v e termina poi in
alto a f. 191v; seguono ancora estratti dal Liber Pontificalis, che si trovano nella parte rimanente
di f. 191v, a f. 192r e in parte a f. 194r. I ff. 192v-193r contengono il Privilegium minus di
Leone VIII e la redazione imperiale del decreto di elezione di papa Niccolò II; questi testi sono
seguiti dal Decretum del concilio lateranense del marzo 1112, che revocò i diritti di investitura
concessi all’imperatore da papa Pasquale II (ff. 193v e 194v in alto). La parte superiore di f.
194r è occupata dalle sottoscrizioni al decreto del 1112 e dalla continuazione del racconto del
Liber Pontificalis relativo a Leone III e Carlo Magno. Da metà di f. 194r alla sezione superiore
di f. 195v c’è una narrazione, tratta dagli Annales Romani, dell’imprigionamento di Pasquale II
da parte dell’imperatore, avvenuta nel 1111. Seguono altri brani del Liber Pontificalis (ff. 195v-
196r) e una serie di estratti dalla Collectio canonum del cardinale Deusdedit (ff. 196vA-200rB);
ancora, un breve estratto dai Dialoghi di Gregorio Magno relativo a san Benedetto (ff. 202 rB
e 200vA). A f. 200v si trova poi una narrazione degli avvenimenti in Roma relativa agli anni
1181-1187, presa dagli Annales Romani. In alto a f. 201r compare un estratto dal libro dei
Maccabei; i ff. 201r-202v sono occupati dalla narrazione degli avvenimenti in Roma per il pe-
riodo 1044-1073. Il codice si chiude a f. 202v con una cronologia inedita del Vecchio
Testamento.
38
Si vedano in particolare i lavori di D. WHITTON, The Annales Romani and Codex Va-
ticanus Latinus 1984, in Bullettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo e Archivio Mu-
ratoriano, 84 (1972-1973), pp. 125-143, e di G. BILLANOVICH, Il testo di Livio. Da Roma a
356 SERENA AMMIRATI
Padova, a Avignone, a Oxford, Italia medioevale e umanistica, 32 (1989), pp. 53-99: ried. in
ID., Itinera. Vicende di libri e di testi, a cura di M. R. CORTESI, I-II, Roma, 2004 (Studi e te-
sti del Rinascimento europeo, 21-22), I, cap. VII, pp. 321-364.
39
Molte sono discusse da BILLANOVICH, Il testo di Livio cit. (nota 38), passim.
40
In proposito, si vedano i lavori di Amedeo Crivellucci: Pauli Diaconi Historia Roma-
na, a cura di A. CRIVELLUCCI, Roma, 1914 (Fonti per la storia d’Italia, 51); A. CRIVELLUCCI,
Per l’edizione della « Historia Romana » di Paolo Diacono, in Bullettino dell’Istituto Storico Ita-
liano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano 40 (1921), pp. 7-103. Landolfi Sagacis Historia
Romana, a cura di A. CRIVELLUCCI, Roma, 1913 (Fonti per la storia d’Italia, 49-50).
TESTI E MARGINALIA IN LIBRI PRODOTTI A ROMA 357
pia del manoscritto (ed. Valentini-Zucchetti, cap. XXIV 41: « iuxta
quam [scil. ecclesia Sancti Antonii] est locus qui dicitur Infernus,
eo quod antiquo tempore ibi eructabat et magnam perniciem Ro-
mae inferebat. Ubi quidam nobilis miles, ut liberaretur civitas, re-
sponso suorum deorum armatus proiecit se et clausa est terra: sic civi-
tas liberata est »: a proposito della vicenda, nei Mirabilia il luogo detto
Inferno è posto vicino al tempio di Vesta; in Livio e sue rielaborazioni
successive – ivi compreso il nostro testo – in medio foro) 42. Nella ver-
sione della Graphia aurea 43, che presenta in alcuni punti coincidenze
ad verbum con quella dei Mirabilia, il nobilis miles è chiamato per nome,
Marcus Curtius, allo stesso modo che nel nostro testo 44.
Non molti fogli dopo, a 52r (Fig. 2), nel margine esterno si
trova un’altra glossa, di mano diversa 45: a differenza delle due pre-
cedenti mostra solo due lettere tipicamente curiali: a aperta in for-
ma di omega; q in forma di 2 46. Nel testo, lo stesso al quale è rife-
41
R. VALENTINI - G. ZUCCHETTI, Codice topografico della città di Roma, III, Roma, 1946
(Fonti per la storia d’Italia, 90).
42
Una rassegna delle posizioni su datazione e paternità si trova in M. ACCAME LANZIL-
LOTTA - E. DELL’ORO, I ‘Mirabilia Urbis Romae’, Roma, 2004, pp. 13-25. A proposito del-
l’Infernus vd. ibid., pp. 90-91: anche nei Mirabilia la vicenda di Marco Curzio è riferita al-
l’Infernus; gli antichi – invece – la collegavano al lacus Curtius.
43
È nota l’ipotesi di Herbert Bloch che con solidi argomenti attribuisce la paternità
della Graphia aurea a Pietro Diacono di Montecassino: H. BLOCH, Der Autor der “Graphia
aureae urbis Romae”, in Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters, 40 (1984), pp. 55-
175. Sugli interessi storico-antiquari legati a Roma coltivati da Pietro Diacono si può leg-
gere ora P. RADICIOTTI, Un testimone poco noto delle Verrine: il Cassinese 361, in Storie di cul-
tura scritta. Studi per Francesco Magistrale, a cura di P. FIORETTI, Spoleto, 2012 (Collectanea,
28), pp. 713-723.
44
A f. 39r nel margine superiore c’è una glossa con a aperta (ubi Lentulus noluit evadere ab
ostibus item emptus est) e vistosi legamenti per alto. La scrittura di questa annotazione potrebbe
trovare a mio parere un confronto con quella della sottoscrizione di Theodericus secundicherius
Sanctae Apostolicae Sedis che compare in un documento di Santa Maria in via Lata: cfr. HAR-
TMANN, Tabularium cit. (nota 2), nr. 139 (a. 1110) + tav. 28 = Cass. 305, nr. 30.
45
Si tratta, credo, della stessa mano presente anche a f. 32r, visibile nella glossa appo-
sta nel margine esterno sopra la prima delle due glosse di colorito curiale sopra discusse.
A f. 32r, tuttavia, non sono visibili elementi curiali (su questo aspetto torneremo a breve).
46
Si tratta delle due lettere ‘fossili’ della curiale, che resteranno in uso a lungo: vd.
RADICIOTTI, La curiale ... Addenda cit. (nota *), p. 48. Notevole inoltre il fatto che i lega-
menti a ponte st e ct della prima riga della nota appaiano un poco allungati verso l’alto,
quasi a voler ‘imitare’, ‘riprendere’ la consuetudine di elongare le lettere nella prima riga di
testo nei documenti.
358 SERENA AMMIRATI
47
Sulle colonne bronzee del Laterano è utile la lettura della Descriptio Lateranensis ecclesiae in
VALENTINI - ZUCCHETTI, Codice topografico cit. (nota 41), sp. p. 368 e nota 2; vd. anche P. LAUER,
Le palais du Lateran. Étude historique et archéologique, Paris, 1911, p. 139 nota 3.
48
Ne dà notizia in maniera circostanziata U. NILGEN, Das Fastigium in der Basilica
Constantiniana und vier Bronzensäulen des Lateran, Römische Quartalschrift für christliche Alter-
tumskunde und Kirchengeschichte, 77 (1972), pp. 1-31: p. 19 e nota 47.
49
Servii Grammatici qui feruntur in Vergilii carmina commentarii, 3/I. In Bucolica et Georgi-
ca commentarii, recensuit G. THILO, Lipsiae, 1887, p. 277.
TESTI E MARGINALIA IN LIBRI PRODOTTI A ROMA 359
il commento virgiliano di Servio, dal momento che la seconda parte
del testo non corrisponde 50. Tuttavia, se si considera che i fogli da
10vB a 27v ospitano l’Excidium Troiae e che in esso, in particolare
tra i ff. 14r e 27v, figurano segnalati da virgole ‘a sergente striscia-
te di giallo’, versi dell’Eneide, non è improbabile ritenere che chi
glossò il Vat. lat. 1984 ebbe a disposizione testi di contenuto virgi-
liano; e, più in generale, come già riteneva Giuseppe Billanovich,
« dispose di una buona cultura; ma insieme ebbe a tiro una fornita
biblioteca » 51.
Queste e altre considerazioni di carattere più generale su impor-
tanza, contenuto e origine del codice Vat. lat. 1984 + 1984a saran-
no discusse nuovamente in seguito, dopo aver preso in esame il
Vat. lat. 1998.
50
In entrambi i casi si ha l’impressione che la seconda parte delle informazioni costi-
tuisca un’aggiunta alla sezione principale in funzione di ‘aggiornamento’/‘completamento’.
51
BILLANOVICH, Il testo di Livio cit. (nota 38), p. 336.
52
Una descrizione dettagliata del manoscritto si trova in AMMIRATI, Intorno al Festo cit.
(nota 18), pp. 44-47, con molte informazioni desunte da SUPINO MARTINI, Roma e l’area
grafica cit. (nota 14), p. 132. Il testo è riconducibile con pochi dubbi ad un ramo cassine-
se della tradizione e quasi certamente il nostro codice fu copiato da un antigrafo in bene-
ventana (ibid., con bibliografia).
53
AMMIRATI, Intorno al Festo cit. (nota 18), p. 46 e nota 151; SUPINO MARTINI, Roma e
l’area grafica cit. (nota 14), p. 29 nota 16. La storia del popolo ebraico, benché nelle in-
tenzioni dell’autore costituisse « storia specifica », nel Medioevo « viene assimilata per
360 SERENA AMMIRATI
l’argomento trattato alla storia sacra »: queste le osservazioni di P. CHIESA, Storia romana e
libri di storia romana tra IX e XI secolo, in Roma antica nel Medioevo. Mito, rappresentazioni,
sopravvivenze nella ‘Respublica Christiana’ dei secoli IX-XIII. Atti della quattordicesima setti-
mana internazionale di studio, Mendola 24-28 agosto 1998, Milano, 2001 (Storia. Ricer-
che), pp. 231-258: p. 236. Al Vat. lat. 1998 deve ora aggiungersi un altro testimone del-
la versione latina delle Antiquitates Judaicae in minuscola romanesca: si tratta di un fram-
mento pergamenaceo proveniente da un codice affine per dimensioni e mise en page, riado-
perato come rinforzo per la legatura di un libro catasto attualmente conservato presso
l’Archivio Storico del Vicariato di Roma: S. AMMIRATI, La versione latina delle Antiquitates
Judaicae di Giuseppe Flavio tra filologia, codicologia e paleografia. Un nuovo testimone e qualche
riflessione, in Scriptorium, 67/2 (2013), pp. 360-370 + tavv. 47-48.
54
Delle altre tre e della loro particolare mise en page ho riferito in AMMIRATI, Intorno al
Festo cit. (nota 14), p. 47.
55
Propongo qui una nuova trascrizione rispetto a quella fornita in AMMIRATI, Intorno al
Festo cit. (nota 14), p. 46 nota 150.
TESTI E MARGINALIA IN LIBRI PRODOTTI A ROMA 361
Beatus Gregorius dixit bonum initium abuit malos exitus fecit. Origenes <au>tem
dixit: O rex Salomon omnes de te <ri>dunt, omnes de te gemunt. Si ce<d>isti qua-
re non erexisti propter mulieres alienigenas deliquisti dominum deum tuum. Et se-
cutus est deos alienos ideo <i>nrecuperabiliter est damp<n>atus.
56
BILLANOVICH, Il testo di Livio cit. (nota 38), p. 327.
362 SERENA AMMIRATI
57
Un’analisi complessiva della produzione manoscritta ad uso del papato di epoca me-
dievale è stata recentemente proposta da Maria Alessandra Bilotta (M. A. BILOTTA, I libri
dei papi. La Curia, il Laterano e la produzione manoscritta ad uso del papato nel Medioevo [secoli
VI-XIII], Città del Vaticano, 2011 [Studi e testi, 465]). I Vat. Lat. 1984 + 1984A e
1998 non risultano presi in considerazione.
58
AMMIRATI, Intorno al Festo cit. (nota 14), pp. 42-43.
TESTI E MARGINALIA IN LIBRI PRODOTTI A ROMA 363
dal quale poter trarre – come qui spero di aver suggerito – infor-
mazioni e dati utili sull’erudizione e la preparazione grafica degli
attori della cultura scritta a Roma nel Medioevo*.
Fig. 1 - © CITTÀ DEL VATICANO, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 1984, f. 32r (particolare).
TAV. II S. AMMIRATI
Fig. 2 - © CITTÀ DEL VATICANO, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 1984, f. 52r (particolare).
Fig. 3 - © CITTÀ DEL VATICANO, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 1998, f. 2r (particolare).
Fig. 4 - © CITTÀ DEL VATICANO, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 1998, f. 66v (particolare).