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Collana iàeam da P aolo Verri


Progettngaf ,coeimpaginazione:'srudioCharivari
IlhstraXi,oni: Benedetra Giaufret e Enrica Rusinà
Stantpa: Gravinese, Torino

G.B. Paravia &, C. S.p.A.


10139 Torino . Corso Tlapani 16
http ://www.paravia. it

rarií
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Proprietà lette
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Prima edizione
0123456 98 99 00 01 0z
II{DICE

9 Introduzione
13 Piedi
18 Gambe

28 Cuore
37 Mani
43 Volto
47 Orecchie
57 Bocca

58 Naso

68 Occhi
82 Libri
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INTRODUZ IONE ,

"Venezia è un pesce. Guardala su una carta geografica.


Assomiglia a una sogliola colossale distesa sul fondo. Come
mai questo animale prodigioso ha risalito l'Adriatico e è

venuto a rintanarsi proprio qui?" Poteva scorrazzare ancora,


fare scalo un po' dappertutto, secondo I'estro; migrare, viag-
giare, spassarsela come le è sempre piaciuto: questo fine setti-
mana in DalmazLa, dopodomani a Istanbul, I'estate prossima
a Cipro. Se si è ancorata da queste parti un motivo ci deve
essere. I salmoni si sfiancano controcorrente, si arrampicano
sulle cascate per andare a fare I'amore in montagna. Balene,
sirene e polene vanno a morire nel mar dei Sargassi.
Gli altri libri sorriderebbero di quello che ti sto dicendo; ti
raccontano la nascita dal nulla della città, la sua strepitosa
fortuna commerciale e militare, la decadenza: fiabe. Non è
così, credimi. Ven ezra è sempre esistita come la vedi, o quasi.
È d"11" notte dei tempi che naviga; ha toccatotutti i porti, ha
strusciato addosso a tutte le rive, le banchine, gli approdi:
sulle squame le sono rimaste attaccate madreperle medio-
rientali, sabbia fenicia trasparente, molluschi greci, alghe
bizantine. Finché, uo giorno, h" sentito tutto il gravame di
queste scaglie, granelli, schegge accumulate sulla pelle un
poco per volta; si è resa conto delle incrostazioni che si stava
10 TrzrANo ScaRPA Iu Grtp^ A VnltnzrA 11,

portando addosso. Le sue pinne sono diventate troppo pesan- za, con un diametro di venti, trenta centimetri; sono pianta-
ti per sgusciare tra le correnti. Ha deciso di risalire in una ti nella melma del fondale.
delle insenature più a nord del Mediterraneo, la più tranquil- I palazzi che vedi, le architetture di marmo, le case di mat-
la, la più riparata, e di riposare qui. toni non si potevano costruire sull'acqua, sarebbero sprofon-
Sulla cartina geografica, il ponte che la collega alla terra- dati nel fango. Come si fa a gettare fondamenta solide sulla
ferma assomiglia a una lenza: sembra che Venezia abbia melma? I veneziani hanno conficcato nella laguna centinaia
abboccato all'amo. È legata a doppio filo: binario d'acciaio e di migliaia, milioni di pali. Sotto la basilica della Salute ce
fettuccia di asfalto; ma questo è successo dopo, soltanto un ne sono almeno centomita; anche ai piedi del ponte di Rial-
centinaio di anni fa. Abbiamo avuto paura che un giorno ro, per contenere la spinta dell'arco di pietra. La basilica di
potesse cambiare idea e ripartire; I'abbiamo allacciata alla san Marco poggia su zatteroni di rovere, sostenuti da una
laguna perché non le saltasse in mente di salpare di nuovo e palafitta d'olmo. I tronchi se li sono procurati nei boschi del
andarsene lontano, questa volta per sempre. Agli altri dicia- Cadore, sulle Alpi venete; li hanno fattt scendere fino alla
mo che è stato per proteggerla, perché dopo tutti questi anni laguna lasciandoli galleggiare lungo i fiumi, sul Piave. Ci
di ormeggio non è più abituata a nuotare: la catturerebbero sono larici, olmi, ontani, querce, pini, roveri. La Serenissima
subito, finirebbe di sicuro su qualche baleniera giapponese; la è statamolto accorta, ha avuto sempre un occhio di riguardo
esporrebbero in un acquario a Disneyland. La verità è che per questo patrimonio di legno; leggi severissime salvaguar-
non possiamo più fare a meno di lei. Siamo gelosi. Anche davano le foreste.
sadici, violenti, quando si tratta di trattenere chi si ama. Alberi capofitti a testa in giù, piantati con una specie di
Abbiamo fatto di peggio che legarla alla terraferma: l'abbia- incudine tirata su a forua di carrucole. Ho fatto in tempo a
mo letteralmente inchiodata al fondale. vederli, da bambino: ho sentito le canzoni degli operai batti-
C'è un romarrzo di Bohumil Hrabal dove un bambino ha palo ritmate dalle percussioni lente e poderose di quei magli
l'ossessione dei chiodi. Li pianta solo sui pavimenti: in casa, sospesi per aria, a formadi cilindro, che scorrevano su rotaie
in albergo, dagli ospiti; tutti i parquet di legno che gli capita- verricali, in piedi, salivano tranquilli, si abbattevano di
no a tiro vengono martellati dalla mattina alla sera. Come se schianto. I tronchi si sono miner ahzzati proprio grazle al
il bambino volesse fissare le case al terreno, per sentirsi più fango, che li ha avvolti nella sua guaina protettiva, ha impe-
sicuro. Venezia è fattacosì; solo che i chiodi non sono di ferro dito che marcissero a contatto con l'ossigeno: in apnea per
ma di legno, € sono enormi, da due a dieci metri di lunghez- secoli, il legno si è trasformato quasi in pietra.
l? TrzrANo ScaRPA

Stai camminando sopra una sterminata foresta capovolta, PIEDI .

stai passeggiando sopra un incredibile bosco alla rovescia.


Sembra I'invenzione di un mediocre scrittore di fantascienza,
invece è vero. Ti descrivo cosa succede al tuo corpo in gita a

Venezia, a cominciare dai piedi.


Venezia è una testuggine: il suo guscio di pietra è fatto di
macigni grigi di trachite (maségú, in veneziano) che lasffica-
no le strade. È t,rtta pietra che viene da fuori: come ha scrit-
to Paolo Barbaro, quasi tutto quello che vedi a Venezia viene
da qualche altra parte, è stato importato, trafficato, razzrato.
La superficie che calpesti è liscia, anche se molte pietre sono
state battute con un martellet to ztgrinato per impedirti di sci-
volare quando piove.
Dove stai andando? Butta via la cartina! Perché vuoi sapere
a tutti i costi dove sei in questo momento? D'accordo: in tutte le
città, nei centri commerciali, alle fermate degli autobus o della
metropolitana sei abituato (abituata) a farti prendere per mano
dalla segnaletica; c'è quasi sempre un cartello con un punto
colorato, una freccia sulla mappa che ti informa chiassos?rreo-
te: "Voi siete qui".Anche a Venezta, basta che alzr gli occhi, e

vedrai molti cartelli gialli, con le frecce che ti dicono: devi


andare per di 1à, non confonderti, AIla fenowa; Per sarlMarco;
AIL'Accaiemta. Lasciali perdere, fai finta di non vederli, snobba-
li. Perché vuoi combaftere contro il labirinto? Assecondalo, per
una volta. Non preoccuparti, lascia che sia la strada a decidere
da sola il tuo percorso, e non il percorso a farti scegliere le stra-
de. Impara a vagare, a vagabondare. Disorientati. Bighellona.
!JL TrzrANo ScIRPA IN Grtn A VnllnzrA IP\

Fai anche tu "il veneziano": nel dopoguerra si diceva a

proposito della nostra squadra di calcio, "fare il veneziano,


fare il Ven ezLa"; i nostri calciatori avevano un tipo di gioco
esasperante, egoista, sempre palla al piede, tanti dribbling e

pochi passaggi, ristretta visione di gioco. Per forua: erano cre -

sciuti in questo gorgo varicoso di vluzzq stradine, svolte a


gomito, strettoie; per andare da casa a scuola la via più breve
era sempre il gomitolo. Evidentemente anche quando scen-
devano in campo in calzoncini e maglietta continuavano a
vedere calli e campielli dappertutto, cercavano di districarsi
da una loro personale allucinazione labirintica fra il centro-
campo e l'area di rigore.
Immagina di essere un globulo rosso che scorre nelle vene:
segui il battito, lasciati pompare da questo cuore invisibile.
Oppure sei un boccone di cibo trasportato dalf intestino: I'e-
sofagodi una calle strettissima ti striz za addosso le pareti di
mattoni fino quasi a stritolarti, ti spinge fuori, ti fa sgusciare
attraverso la valvola di un ponte che sfocia al di 1à dell'acqua
e ti deposita in uno stomaco largo, in un campo dove non
puoi proseguire, sei costretto a fermarti perché la facciata di
una chiesa ti trattiene a guardarla, ti trasforma chimicsrrì.€o-
te nel profondo, ti digerisce.
Il primo itinerario che ti suggerisco ha un nome. Si inti-
tola: A casaccio. Sottotitolo Senza meta. Venezia è piccola,
puoi permetterti di perderti senza uscirne mai davvero.
Male che ti vada, finirai sempre su un orlo, un bordo, una
riva davanti all'acqua,.di faccia alla laguna. Non c'è rres-
1,fi TrzrANO ScaRPA Iu Grta A VnunzrA 1?

sun Minotauro in questo labirinto, nessun mostro acquat- però pestale, quelle righe: avvertirai i dislivelli di pochi mil-
tato che aspetta di divorare le proprie vittime. Al contra- limetri attraverso le suole, le sconnessioni delle fessure, 1.
rio, troverai sempre un veneziano che ti indicherà con gen- roppe smangiate, i buchi. C'è un signore francese che le ha
ttlezza come tornare sui tuoi passi. Se proprio vuoi tornare pestate da piccolo e se le è ricordate per tutta la vita.
sui tuoi passi. Il ventuno di novembre, festa della Madonna della Salute,
Smarnrsi è l'unico posto dove vale la pena di andare. mettiti al centro esatto della chiesa ottagonale, sotto il lampa-
Puoi permetterti di girare tranquillamente dappertutto a dario a piombo che precipita per decine di metri dalla cupola:
qualsiasi ora del giorno e della notte. Non ci sono quartieri striscia la suola sul dischetto di bronzo incastrato nel pavimeo-
malfamati, o non ce ne sono più, ormai: solo qualche colori- to, tocca la scritta mfu ongo inte sahn firsa nel metallo: la sal-
to irriducibile può darti noia. A proposito, comincia a fami- vezza viene dall'origine, l'origine è la terra, camminarci sopra
hartzzarti con le parole di Venezia: non li dovresti chiamare porra bene, fa bene; la salute sale su dai piedi. Bisognerebbe
quartieri, ma sesaen, perché i quartieri del centro storico sono imparare a fare le coma con le dita dei piedi.
sei, non quattro: sono ciascuno un sesto di Venezia, non un A parte gli immancabili escrementi dell'amico dell'uomo,
quarto, come i quattro gruppi di case cresciute in quelle città soltanto alle Zattere, alf inizio della primavera, dovrai fare
che sono sorte all'incrocio di due vie di comunicazione arrenzione a dove metti i piedi: di notte qualche veneziano ci
importanti, nelle quattro fette di terra tagliata da una croce di va a pescare, attira con lampade e fanali le seppie innamora-
strade. I numeri civici sugli stipiti delle porte non ricomin- te, le acchiappa con una specie di retona da farfalle: dal fondo
ciano da 1 a ogni strada ma continuano a contare I'intero dei secchi le seppie catturate spruzzano sulle pietre della riva
sestiere. Il sesrier de Castello arcwa alla cifra record 6828, in potenti getti d'inchiostro, macchiano a tradimento calze e
fondamenta Dandolo, ai piedi del ponte Rosso. Dall'altra pantaloni.
parte del ponte, alla fine della calle de le Erbe, il sestier de Senti come le dita dei piedi si rifanno prensili sui gradini
Canaregto si attesta a quota 64?.6. dei ponti, si aggrappano in salita sugli spigoli consunti o squa-
Le pietre del selciato sono incastonate una dietro I'altra, drati; le piante frenano in discesa, i talloni inchiodano. usa
in lunghe file segmentate. Marcano la direzione delle calli, calzature leggere, con la suola sottile, né scarponi post-punk
ne sottolineano la fuga prospettica. Di sicuro le hanno pro- né scarpe da ginnastica high tech sneakers: niente imbottitu-
gettate per i bambini, che si divertono a camminare senza ra interna spugnosa gonfiabile. Ti propongo questo esercizio
calpestare mai le righe di confine fra una pietra e l'altra.Tu spirituale: diventa piede.
IN Grte. A VeNnzrA tq

GF},ÍBE, parte estema del colonnato, avrai un bel schiacciarti contro


|a pietra, o allungare di lato una gamba per slanciarti oltre
I'orlo e superare il punto critico: non potrai fare a meno di
cadere dal microscopico gradino di marmo bianco che si alza
sutle pierre grigie della riva. Da bambino ci provavo sempre,
Una faticaccia: le case sono vecchie, pochissime hanno il brivido dell'in€sora-
era una sfida, mi addestravo a provare
I'ascensore; non c'era proprio posto nella tromba delle scale. bile: mi avevano detto che ai condannati a morte veniva
Per la strada, ogni cinquanta, cento metri salta fuori un offerta quest'ultima possibilità di salv ezza, una specie di orda-
ponte, almeno una ventina di gradini da salire e scendere. lia equilibrista, un giudizio di Dio per acrobati; se fossero riu-
Poche malattie di cuore, a Venezla. Thnti acciacchi alle ossa, sciti a strisciare attomo alla colonna senza pgggiare i piedi
reumatismi causati dall'umidità. sulle pietre grigie avrebbero ricevuto misericordia all'ultimo
Continuerai a salire e a scendere anche nelle catli: Vene- momento. Crudelissima illusioo€, che si potrebbe chiamare
zia non è mai piatta, è un continuo dislivello, tutta groppe, supplino della speranz4, come il racconto perfido di uno scrit-
dossi, gnocchi, schiene gibbose, avvallamenti, depressioni, tore francese dell'Ottocento.
displuvi; le fondamente digradano verso i rii, i campi sono Preparati allora a salire in vaporetto (batì,o,battello), aspet-
trapuntati dai tombini come bottoni affondati nei gonfiori di ta in piedi sui ponrili d'imbarco (gli imbarcaÀèri): il vaporetto
una poltrorìa. Questo capitolo, oltre alle gambe, pertanto è accosta, ti dà uno scossone che ti prende di sorpresa come una
dedicato anche al labirinto: o meglio, alla coppia di labirinti spinta a tradimento. Monta sul battello €, anche lì, non seder-
corporei, le due chiocciole in fondo alle orecchie che ri ti, resta in piedi sulla plancia, sotto la tettoia estema; senti con
danno il senso dell'equilibrio. le gambe il rremolio del motore nella pancia del vaporetto che
Io non so quanto sia vero, te la rivendo come me l'hanno ti fa vibrare i polpacci, il rollio che ti costringe a spostare corl-
raccontata: conta le colonne del palazzo Ducale, sul lato rinuamenre il peso del corpo da una gamba all'altra, ti fa ten-
esposto verso il bacino san Marco, di fronte all'isola di san dere e rilasciare muscoli che non sapevi nemmeno di avere. Î
Giorgio; cominciando dall'angolo, la quarta colonna è l.g- avverro che sui me zzi pubblici, i vaporetti dell'Azienda Con'
germente fuori allineamento rispetto alle altre, si sporge in sorzio Trasporti Veneziano (Actv), p"ghi il triplo di un vene-
avanti di pochi centimetri. Se appoggi la schiena alla colon- ziano residente in città, al quale è riservata una tessera specia-
na e cerchi di strisciare addosso alla sua circonferenza, dalla le, la Cartavenezia, con una tanffamolto più economica.
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Resta in piedi anche in gondola, mi raccomando. Atten- retti e motonavi, ti portano praticamente dappertutto pagan-
zione! In questo caso sto parlando soltanto delle gondole per do l'equivalente di una birra o una rivista settimanale.
il traghetto: ce ne sono in vari punti del canal Grande; per Percorri il canal Grande, e poi gira intomo alla città toccan-
meno di mille lire ti trasportano da una riva all'altra, nei do la Giudecca, san Giorgio, san Clemente, san Lazzaro degli
punti più o meno distanti dai tre grandi ponti che attraverss- Armeni, il Lido, il cimitero a san Michele. Non rinunciare
no il canale. I traghetti delle gondole sono a fianco della sta- nemmeno alle piccole crociere sulla laguna; sali sulle moto-
zione ferroviaria, alla destra di chi esce; a san Marcuola; a navi alle fondamente Nuove, scoprirai Venezie parallele,
Rialto davanti al mercato del pesce, e più avanti in riva del controvenezie, paravenezie, antivenezie: Murano, la psiche-
Vin e riva del Carbon; a sant'Angelo e san Tomà; a santa delica Burano, con gli intonaci coloratissimi come la coper-
Maria del Giglio, e verso la punta della Dogana. Li usano abi- tina di un ellepì degli anni Sessanta, le Vignole, Mazzorbo,
tualmente anche i venezLanL per risparmiare tempo. Le gon- Torcello; Punta Sabbioni, san Francesco del Deserto, il
dole da traghetto sono leggermente più larghe di quelle da Cavallino, Jesolo; Pellesffina, Chioggia, Sottomarina. La
turismo. Riuscirebbero a portare fino a una ventina di pas- laguna ha centinaia di specie di pesci, anfibi e volatili parti-
seggeri, più due gondolieri, uno a prua e uno a poppa; ma per colari, ospita il passato e il futuro della biologia: è una stazio-
disposizioni comunali il massimo consentito è di quattordici ne di servizio per cornitive di uccelli migratori che la ritrova-
passeggeri. no a memoria, e un fantastico laboratorio dove si brevettano
Attento (attenta) invece alle gite turistiche in gondola, pesrilenziali alghe mutanti con il codice genetico stravolto
che sono costose. In generale - te 1o dico una volta per tutte dagli scarichi industriali.

- se accetti passaggi panoramici su barche a remi o mot otLZ- Un tempo era più usuale muoversi in barca. Fino a otto
zate, informati scrupolosamente sulle tariffe pnma di salire a secoli fa praticamente non esistevano ponti, si usavano passe-
bordo: mi raccomando, chiedi se si tratta di prezzi che si rife- relle rimovibili. Tòpe, sàndoli, TrLascaréte, s'ciopóni, peàte,
riscon o cumulanqJanlente al trasbordo o a, ogti singolo passegge- pa4arìni, caorline, sanpieròte: il problema oggi non è procurarsi
ro; non è raro assistere a spiacevolissime discussioni di turisti una barca - costano meno di un'automobile - ma trovare un
che smontano a terra convinti di dover pagare, diciamo, dieci ormeggio permanente. I posti sono personali, certificati in un
ducati, mentre gli viene richiesto a sorpresa di sborsarne qua- registro comunale. Niente parcheggio in doppia fila nei rii!
ranta perché ovviamente sono saliti con consorte e due figli. Oggi si cammina molto di pir: a Vene zia.ln origine r palaz-
Ad ogni modo, ricordati che I mezzi pubblici dell'Actv, vapo- zL e le case a ridosso dei canali sono stati orientati con lafac-
ót Trzreuo SceRpr IN Grrl, n VBuezrr

ciata rivolta verso I'acqua, I'ingresso principale e I'approdo di Rialto: non tanto dalle rampe centrali - anche queste a
per le barche. Sulle calli si aprono gli ingressi secondari: di gruppi di gradini ritmati da pianerottoli - che hanno uno
Venezia oggi noi usiamo soprattutto il retro; la città ci volta sfogo ammortízzatoîe sia sul lato di campo san Bortolomeo

le spalle, ci mostra la schiena, ci prende per il sedere. (Bortolomìo, in veneziano) sia dalla parte del mercato; parlo

Lo vedi anche dai pontir molti sono sbilenchi, come se le proprio delle quattro rampe laterali del ponte che si affaccia-

isole si fossero spostate scorrendo in due direzioni opposte; i no sulle balaustre esteme del ponte, a scalini molto bassi (solo
ponti sono costruiti in diagonale; le fiancate di mattoni o in nove centimeffi I'uno), in gradinata unica, senza interruzioni,

ferro battuto fanno torsioni acrobatiche; le rampe di gradini con quarantadue gradini per ciascuna rampa: tre rampe atter-
sembrano colate di lava indurita che si è fatta strada su pen- rano su brevi pianerottoli mozzati da vetrine, la quarta finisce

dii laterali, bizzarri. Alcuni lo dichiarano fin nel nome: ponte con un parapetto in pietra. Sfracellamento garantito in tutti e

Storto; questo significa che molto spesso le calli che sfociano quattro i casi. Altri rolleristi più tranquilli aspettavano che
sulle due rive del canale non sono state allineate per essere chiudesse I'ultimo cafiè in piazza san Marco e si godevano I'as'

unite da un ponte: erano semplici sbocchi sull'acqua dove senzadi attrito delle corsie tirate a lucido sotto i portici delle
accostare le barche per salire a bordo o scendere a terra. In Procuratie: un vero lusso pattinare sul pavimento ultraliscio
altre parole, prima sono venute le case, e fra le case le calli, di marmi bianchi e rossi a scacchiera; dopo lo sbarco del finto

disposte secondo leggi proprie; i ponti sono stati fatti dopo: cano armato secessionista e I'assalto dei Serenissimi di Casale

sono i ponti che si sono dovuti adattare alle sfasature fra le di Scodosia al campanile, in piazza c'è sempre troppa polizia.
calli qu^asi dirimpettaie, ma non perfettamente in asse da una Multa assicurata. Si scorre bene sul nuovo selciato in via Gari'
riva all'altra dei rii. baldi. Anche al Lido si rolla clandestinamente sull'asfalto del
Se sei stufo di camminare e navigare, mettiti delle ruote ai lungomare, ma se ti beccano paghi salato.

piedi. La sera tardi vai al ponte di san Felice, in strada Nuova, E se la sera hai voglia di zompare a ritmo di techno, jungle e

vicino alla Standa. Ci sono sempre gruppi dingazzi in roller- trip-hopl Mettiti il cuore in pace: in centro storico non ci sono
blade che fanno numeri sui gradini. Ho visto kamikaze in rol- discoteche, tranne in Lista di Spagna. Bisogna andare a Mestre,

lerblade anche sul ponte degli Scalzi, il primo ponte sul canal in terraferma. Qualcosa si rimedia al Lido nella bella stagione.
Grande, accanto alla stazione; dalla parte del sestiere di santa Altrimenti c'è Jesolo.
Croce, la lunga rampa cadenzata da pianerottoli sfocia in una Come sai bene dai soliti servizi del telegiornale, ti può
calle a fine discesa. I più tosti comunque scendono dal ponte capitare di girare Venezia con i piedi a mollo: I'acqua alta è
TrzrLno ScrnrL IN Grrl, L Veunzra /) È,

una sfortunata combinazione di brutto tempo, venti e cor- Le sirene che suonavano I'allarme per le incursioni aeree
renti che stipano I'alta marea in laguna. Succede soprattutto della seconda guerra mondiale sono rimaste in cima ai cam-
da ottobre a dicembre; ma qualche anno fa, a aprile, sono panili; ora segnalano le incursioni marine, quando sta per
uscito dal cinema su un campiello completamente allagato; montare I'acqua alta; ti svegliano alle cinque, le sei di matti-
ho accompagnato a casa una mia amica trasportandola sulle na. Gli abitanti insonnoliti fissano agli ingressi paratie d'ac-
spalle, con le gambe nell'acqua gelida fino al ginocchio, ciaio, infilano minuscole dighe nelle comici di metallo gom-
avanzando lentamente, per un paio d'ore: un atto di - lette- mato sugli stipiti delle porte di casa; vanno difese persino
ralmente cavalleria che mi è costato tre giomi di raffreddo- quelle finestre dei piani terra che si affacciano sui canali gonfi
-
re e febbre. d'acqua: spesso non c'è niente da fare, I'acqua sgorga dai tom-

I veneziani chiamano brogh, acqua akn i pantaloni troppo bini, rampolla dalle fessure dei pavimenti, intacca i mobili,
corti, ineleganti, con le caviglie comicamente scoperte. infradicia i muri, sbriciola il lavoro degli imbianchini. I com-
IJacqua alta è una sciagura di questo secolo; una parte della mercianti corrono ad avviare gli interruttori delle pompe
laguna è stata interrata, canali profondi sono stati scavati per idrauliche, in fretta e furia tirano su le merci dagli scaffali più
non fare incagliare le petroliere, permettendo al mare di alla- bassi: anni fa, dopo un'alta marea molto forte, mi ricordo le

gare la città in pochi minuti, rapinosamente. Le isole basse e bancarelle improvvisate fuori dai negozi che svendevano
spugnose della laguna,le baréne coperte di sterpaglie, sman- scarpe alluvionate, rovinate. Squadre speciali di netturbini
giate dal moto ondoso, non sono state più sufficienti ad assor- escono all'alba a montare le passerelle di legno nelle calli
bire la marea in eccesso. I veneziani antichi avevano deviato sommerse; i liceali con gli stivaloni di gomma al ginocchio -
il corso dei fiumi per impedire alle piene di riversare troppa o addirittura con quelli da pesca, che foderano tutta la gamba

acqua in laguna. E Venezia stessa all'inizio si chiamava la - offrono un passaggio agli amici usciti di casa con le scarpe
Citrà della Riva Alta, Civitas Riq;oahi, a Rialto: è nata sul basse; si caricano sulle spalle il dolce peso di una compagna di
nucleo di isole leggermente più sollevate rispetto al livello classe carina; trasportano professori a cavalcioni sulla schie-

dell'acqua. na, braccia al collo e gambe strette sui fianchi, li afferrano


Con meno di un metro dl dislivello, molte zone sono già sotto le ginocchia: impersonano a trenta secoli di dismnza
sott'acqua; I'emergenza seria scatta oltre il metro e dieci. Nella Enea che porta in salvo il padre Anchise fuggendo da Tioia in

tremenda notte del 4 novembre 1966, di ritomo dal suo tumo fiamme. Se si è usciti con le scarpe sbagliate, si entra dal lat-
di lavoro, mio padre è tomato a casa letteralmente nuotando. taio a chiedere un paio di borse di plastica, si insacchettano i
28 Trzreno Scanpr In GrrA A VpNezrr.

piedi dentro le sporte della spesa, legando i manici attomo


alle caviglie. Giovani con i carretti da trasporto-merci tra- f
ghettano i passanti, attraversano pozzanghere larghe come
piscine, li depongono a telTa asciutti; accettano una moneta,
un biglietto da mille. I turisti si divertono come pazzi, foto-
grafano, girano a piedi nudi con i pantaloni arrotolati alla
I
l!
Í
!!

I
pescatora, pestano invisibili cacche di cane sommerse; ce n'è
sempre uno che passeggia beato, si sganascia, giubila, non si
accorge che sotto I'acqua la riva è terminata, I'orlo di pietra è
finito, il passo gli cede, finisce in canale.
Anni fa un mio amico procuratore legale stava accompa-
gnando un awocato in tribunale; camminavano sulle passe-
relle di legno mal collegate, c'era un buco di un metro, alf im-
provviso I'avvocato è letteralmente scomparso: dall'acqua
spuntava solo la manica di una giacca, in cima un polso con
un Rolex d'oro, la mano sventolava disperatamente la cartel-
la di cuoio; il mio amico I'ha afferrata al volo; I'avvocato ha
discusso la causa in tribunale completamente bagnato, gron-
dante, maneggiava soddisfatto i documenti salvati dalle
acque.
IN Grra L VnNezre ?9

CUORE, ti sessuali con questa città (I hnue sex with this cicy): alla sera
mi passa la voglia di spaccare turro, è incredibile, in qualsiasi
altra parte del mondo ogni vola che metto piede in una pale-
stra la distruggo; qui invece sono più calmo, Venezia mi tran-
quillizza".
Ci si innamora più facilmente, a Venezia? Secondo il teo- I versi della poetessa Costanza Fenegoni Varotti parlano
logo Tàdeusz Zulawsky, <test biochimici confermano che non ancora più chiaro:"Uscirò ululando questa notte / brancolerò

c'è luogo al mondo più stimolante per la produzione di ormo- sbavando nelle calli / per divorarvi a furia di baci / giovanotti

ni". Dal canto suo il professor Isaak Abrahamowitz, psicoa- rapati a zero f che gonfiate pantaloni generosi; / saltellerò bal-
nalista, gli ribatte che "il permanente stato di eccitazione zellon balzelloni / sopra il Ponte dei miei Sospiri / ansimerò
romantica, la costante frenesia erotica indotta da Venezia sui con la lingua di fuori, / disidratata dai desideri: / spalancherò
suoi visitatori ha il paradossale effetto di diluire I'impulso ses- tutti i pori della pelle, / farò scintillare mille minuscoli canini
suale: è vero che mantiene il desiderio sempre acceso, ma a / sotto questa luna mannara I azzannerò i vostri crani crudi e
un livello blando, senza sbalzi o impennate improvvise; in nudi; / attingendo ai vostri chioschi di bibite colorate / spe-
questo modo I'impulso sessuale viene comunicato a ogni sin- gnerò la sete delle mie nove bocche". Qual è I'esito di quesri
golo strato delf individuo, si discioglie in tutte le membra, buoni propositi? Domandiamolo all'ultima strofa: .Ma me ne
imbeve soavemente i recessi dell'anima; Eros si dilata a mac- resto qui a pensarvi,i giovanotti dai crudeli crani, / ripongo
chia d'olio dall'apparato genitale alf intero essere umano: così nell'amaro calice la dentiera, f "buonanotte, cara compagna
facendo aumenta la propria diffusione, certo, ma è altrettan- di mille battaglie appassionate"/ dolcemente mi assopisco
to vero che diminuisce d'intensità". immaginandovi / invaginandovi / impaginandovi".
I1 campione del mondo 1998 di body building Oscar Il fislco subatomico Gary Fletcher, nel capitolo "ll mio
Krickstein ha dichiarato in un'intervista: *È ,tru.o, è come rapporto con le donne" della sua autobiografia, confessa:
se il mio corpo facesse una tenera ginnastica amorosa con "Questo problema delle convulsioni epilettiche che si impos-
Venezia (a soft love gym wirh Venice), dall'alba al tramonto, sessavano di me ogni volta che mi ritrovavo accanto a una
senza fermarsi, a velocità moderata, dalla punta dei capelli bella ragazza, e che mi provocavano scariche nervose endo-
alle dita dei piedi. Davvero, quando vengo qui io ci faccio gene quantificabili in 1000-1500 biovolts, non c'era modo di

I'amore con Venezia, senza rendermene conto ho dei rappor- risolverlo se non connettendomi immediatamente alla - la
Ttzreno Scanpe Ir Grrr, r Vnunzre 31

chiamerò così - presa di corrente della malcapitata. Finché, baciando me o il paesaggio? Un altro rischio: su uno sfondo
un giomo, venni invitato a un convegno e misi piede per la suggestivo spiccano per contrasto le figure sgraziare, si nota-
prima volta a Venezia: misteriosamente gli attacchi si placa' no di più. Perciò, se non ti senti Miss Universo o Mister
rono. Non volli indagare la causa a cui imputare questo ina- Hollywood, dichiara il ruo amore stagliandoti su discariche
spettato fenomeno. Feci le valige e ripartii all'istante per la della spazzatura, azzarda il primo bacio avvolto dalle pemac-
mia adorata Minneapolis,. chie dei tubi di scappamenro, allunga le mani dando le spal-
Mi fermo qui, anche se potrei elencare centinaia di testi. le a una raffineria puzzolente: sarai I'unica cosa bellissima del
monianze altrettanto autorevoli. Consideriamo ancora una paesaggio, un irresistibile concentrato di splendori, scintille-
volta la domanda dalla quale siamo partiti. Ci si innamora rai come una gemma nel fango. Seduci a Porto Marghera!
più facilmente, a Venezia? Il cuore batte più forte? Conviene Ma io ti avevo promesso consigli pratici. È vero che a
venirci con la fidanzata (o il fidanzato) ? Si ottengono risulta- Venezia si fa I'amore all'aperto, a ogni angolo di strada?
ti concreti alleandosi a Venezia per fare fessa una ngazza (o Mettiamo in chiaro una cosa. Le coppiette veneziane per lo
un ragazzo)? Indubbiamente sì. Ma lasciami fare una brevis- più non hanno I'automobile; come vedi, in città è vietato cir-
sima riflessione su questo, dopodiché passeremo subito a que- colare perfino in bici. Dove andare, con i genitori in casa?
stioni più pratiche. Allora: questi vecchi trucchetti - circon- Ognuno ha i suoi posti segreri, nicchie in fondo a calli sper-
darsi di un paesaggio splendido, ammantarsi di una scenogra- dute, corti semibuie sprofondate nel silenzio, e non sarò certo
fia suggestiva per sedurre - cosa significano? Voglio far colpo, io a svelarteli. Li puoi trovare da solo (da sola) (in compa-
mi presento davanti a uno sfondo bellissimo, come se fosse il gnia, anzi!), ve li gusrerete di pir:.
mio corpo che sprigiona intorno a sé un alone di immagini Certo, si sa che il guardone dietro le fessure degli scuri
meravigliose: il paesaggio diventa la mia aureola (allo stesso non va mai a dormire. Tìr studia bene la situazione, guardati
modo mi vesto gradevolmente perché gli abiti sono una intomo: i portoni sono pieni di campanelli? la luce dei lam-
secrezione della mia pelle). "Qui non resta che cingersi intor- pioni è violenta? tutte queste finestre qui sopra sono sbarra-
no il paesaggio", ha scritto Andrea Zanzofto. Adesso consi. te? quella svolta dietro I'angolo cosa nasconde? un punto
dera questa situazione anche dall'altro lato: è come se il pae- morto o una calle trafficata? davanti a quesri gradini dl pie-
saggio si concentrasse in certi punti nodali; lo sfondo si tra che scendono nel rio passano barchini con lo stereo a
addensa, si cristallizza in una figura che sono io. Ecco che se palla che si fermano a prenderti per il culo? arrivano sciami
le cose mi vanno bene, non posso fare a meno di pensare: sta di gondole cariche di serenatel Scegli i portonr senza campa-
Trzrero Scrnre Iu Grrr, n VnNnzrl

nelli, che spesso sono ingressi di magazzini; sfrutta gli angoli cinque anni. Il signore ha una mappa in mano. Altro che vol-
sotto i lampioni rotti, fuori uso; prendi in considerazione i tare i tacchi: questo non molla, chiede informazioni per ritro-
barconi da trasporto attraccati in rii disabitati, addormenta- vare la strada. Senza fare una piega, la coppietta si stringe in
ti: umidi ma discreti; sali a bordo con leggerezza e alla fine un abbraccio, si incolla dal torace al bacino, i petti nudi si

non lasciare segni del tuo passaggio, preservativi, fazzoletti di coprono stringendosi al petto I'un l'altro, il sipario di carnicie
carta, cuoricini intagliati con il coltellino sulle fiancate: non si chiude di fianco. Come se niente fosse, il ragazzo spiega il
sarebbe educato verso chi è stato così ospitale con te. C'è chi percorso alla famigliola di turisti sperduti, laragazza sorride e

prende il vaporetto per il Lido di notte, in primavera o all'i- ogni tanto aggiunge con gentilezza qualche precisazione per-
nizio dell'autunno, prima e dopo la stagione dei bagni: la ché non si sbaglino, non si perdano di nuovo, non vadano
spiaggia offre i capanni disabitati degli stabilimenti balneari, più a rompere le scatole a un'altra coppietta.
anche se di tanto in tanto ci fanno un giro i vigilantes con le Storia numero due: un ragazzo e una ragazza trovano final-
torce elettriche. mente un gran bel portone, magnificamente defilato, si sie-
In centro storico cerca un nascondiglio da dove in qual- dono sui larghi gradini rnonumentali, danno inizio a un inte-
siasi momento possiate uscire con dignità, facendo finta di ressante scambio di vedute. îa un bacio e I'altro, sotto le pal-
niente in fretta, dissimulando in un baleno. A meno che il pebre semichiuse gli occhi da pesce lesso si accorgono delle
vostro non sia un amore esibizionista, sfacciato, appassionato telecamere puntate su di lorol ce ne sono almeno cinque, un
di rischi: ma allora non avete bisogno dei miei consigli, e nes- plotone d'esecuzione multimediale; nella portineria del palaz-
sun luogo vi può intimorrre. zo il guardiano è rimasto seduto davanti a una parete di scher-

Tutte queste cose sono ovvietà per gli innamorati vene- mi, ha apprezzato in cabina di regia le inquadrature di lato e
ziani. Ti voglio raccontare cinque piccole storie: forse mi dall'alto, di faccia e di profilo, le effusioni televisive, le carez-
sono capitate, forse mi sono state riferite, forse ne sono stato ze catodiche.

testimone. I protagonisti hanno rigorosamente la tua età, Storia numero tre: ci sono due innamorati che non sanno
diciamo fra i quattordici e i vent'anni. proprio dove andare. Ogni notte, verso le tre, in pieno inver-
Storia numero unol c'è una coppietta in fondo a una calle no, su una panchina in mezzo a un campo aperto, si vede que-
che sfocia in un canale; sono in piedi nella rientranza di una sta specie di sacco in movimento. In basso spunta un paio di

porticina bassa. Tìrtti e due molto, molto sbottonati. All'im- gambe vestite, dalle ginocchia ai piedi. In alto c'è una massa

provviso arrivano un signore e una signora con bambina di di stoffa irrequieta, è un cappottone che racchiude una fidan-
a1
TrzrENo Scl,npn Iu Grrr. a. VnNezta

zata accovacciata sulla panchina, accosciata sopra un fidan- tima colonna alza lo sguardo sul capitello e leggi come una
zato; stanno facendo I'amore: sotto gli occhi di tutti, se non striscia a fumetti, un cartone animato muto, uno storyboard
fossero tutti a dormire. senza didascalie, la più triste e struggente storia d'amore che

Storia numero quattro: due fidanzati fanno I'amore in sia mai stata raccontutu. È un amore ottagonale che gira in
piedi nella nicchia di un ingresso sbarrato, in una corte semi- senso antiorario: la prima scena è quella scolpita sullo stes-
buia; meccanica impacciata, accoppiamento disagevole; il so piano geometrico della facciata. Primo lato: c'è un gio-
Íagazzo perde un colpo, scivola in avanti, la parte dove non vane che cammina per la strada, alla finestra si aífaccia una
batte il sole sbatte contro un lucchetto spigoloso, massiccio, ragazza dai lunghi capelli. Secondo lato: hanno fissato il
un male cane; si lamenta bisbigliando, ricomincia a gonfiar- primo appuntamento, il giovane e la fàgazza conversano
si, ma questa volta non è passione, è dolore, gli sta già uscen- graziosamente. Tèrzo lato: la ragazza gli fa una carezza sulla
do un livido proprio sulla punta; a un metro di distanza le per- fronte. Quarto lato: si baciano. Quinto lato: fanno I'amore.
siane cigolano, da una finestra a piano terra fa capolino una Sesto lato: è nato un bambino, mamma e papà lo coccolano
mano misteriosa, deposita sul davanzale un rotolo di bende, in fasce. Settimo lato: il bambino è cresciuto. Ottavo lato:
un flacone di pomata contro le ecchimosi; la manina infer- il bambino è morto, i genitori lo piangono disteso sul sepol-
miera si ritrae discreta- cro. Tie sono le cose che voglio farti notare in questa lacri-
Storia numero cinque: urra ragazza rientra a casa tardi, mevole historia: la prima è che anche nel Medioevo le
sparge occhiate distratte, ma quello non lo conosco? sì, è pro- Íagazze prendevano I'iniziativa allungando le mani. La
prio lui, addossato a una vera dapozzo, in piedi nel bel mezzo seconda è che anche nel Medioevo si andava a letto insie-
del campiello. Inginocchiata davanti al tipo, qualcun'altra lo me prima di sposarsi. La terza è che tutto accade in una
stavezzeggiando. Il tipo ricambia lo sguardo all'amica di pas- compunta postura verticale, i personaggi sono sempre dispo-
saggio nel campiello, la riconosce di rimando, alza un braccio sti simmetricamente, i gesti si specchiano paralleli, infagot-
in segno di saluto, sorride spigliato, le lancia un gioviale "hei". tati in tuniche e vesti che cadono a piombo: ma non nel
Ma cerchiamo di chiudere in bellezza, innalziamo il quinto riquadro. Sotto le lenzuola increspate dalle onde, in
nostro canto verso qualcosa di piri nobile. Paulo maiora un panneggio di pieghe marine, travolti dalla tempesta di
cdnarnus. Torna a contare le colonne del palazzo Ducale, stoffa, i due innamorati sono adagiati su una specie di losan-
sempre partendo dallo spigolo, ma questa volta dalla parte ga, un rertangolo messo di sbieco: il letto si è spostato di
della piazzetta, di fronte alla biblioteca Marciana. Alla set- sghimbescio, il materasso è romboidale. È stata la passione
Trzrr.no ScLnrl,

a portare in giro per la stanza il letto, a farlo ruotare zam- [4}NI,


pettando sul pavimento? Lamore è diagonale: sconvolge i
canoni estetici, sbaraglia le rigide coreografie di un bassori-
lievo gotico.

Ti viene spontaneo toccarla. La sfiori, l'accarezzi, le dài


buffetti, la pizzichi, la palpi, metti le mani addosso a Venezia.
Ti appoggi sui parapetti dei ponti. Le balaustre sul ponte
di Rialto sono state lucidate da milioni di mani: segno che
anche tu ti stai portando via qualche molecola di pietra; ti
resta impigliata sui polpastrelli, nei solchi delle impronte
digitali.
Fai scorrere le mani sulle basse cancellate di metallo a
ridosso dei canali.
Allarghi le braccia e riesci a toccare tutte e due le pareti di
una calle, da una parte all'altra; in quelle più strette non riu-
sciresti nemmeno a sgomitare, sembrano tagliate su misura
sulle tue spalle, ti viene quasi da percorrerle di profilo: te ne
segnalo una dietro campo san Polo, si chiama proprio calle
Stretta, larga 65 centimetri.
Grattugi gli intonaci sfarinati, i mattoni smangiati, pieni
di fessure: organizzatori di cacce al tesoro ci mettono I bighet-
tini con gli enigmi per indovinare la prossima tappa; gli spac-
ciatori ci nascondono le bustine di veleno.

--
Alzi un braccio e tocchi il soffitto dei sottoportici. A
--* Dorsoduro, scendendo dal ponte del Vinante si tocca como-
damente I'intonaco sopra I'imboccatura del sottoportico. Ci
38 Trzrl,no Scp^Rpr Iu Grrp. E Vnunztn

hanno appiccicato gomme da masticare di tutti i gusti e colo- Ti aggrappi agli avambracci dei gondolieri quando ri aiu-
ri, Gomme del Ponte sul Ponte delle Gomme;vecchie cicche tano a salire a bordo dei raghetti, per sicurezza afferri anche
alla liquirizia mineralizzate, giallastre, tabaccose accanto a i pali d'attracco piantati in acqua, le brìcole.
fluorescenti gemme rosa shocking alla fragola biturbo e Fai scorrere le dita sugli scalmi delle gondole, quelli che
mente piperite verdissime, cernobyliose, un mosaico di cauc- svettano a poppa, lefórcole: Boccioni non ha inventato nien-
ciù indurito. Nell'estate del 1993 mi sono preso la briga di te, il suo Forme uniche nelln continuità delln spazio è una statua
contarle una prima volta, erano 897. Quattro anni dopo sono che rafrigura un corpo in movimento, ma sembra un assem-
diventate 3128. Questa imponente opera musiva astratta, blaggio di forcole; un uomo cammina, sparge nello spazio
manifattura - o meglio - ganasciofattura collettiva di mastri volumi muscolosi, se li dimentica dietro di sé; si porta addos-
masticatori mosaicisti, andrebbe vincolata dalla Soprainten- so il movimento, che è un corpo aumentato di volume, come
denza ai monumenti. diapositive sovrapposte di una passeggiata, passi successivi
Ti rinfreschi con I'acqua delle fontane, tappi I'imboccatu- incastonati uno dentro I'altro, persistenze nella retina: quel-
ra e fai sprizzare geyser alti tre metri dal buchino a metà bec- la statua ti suggerisce che anche la forcola è una cosa ferma
cucclo. che si muove; è il movimento raccontato dal punto di vista
Accarezzi gatti affettuosi. dell'immobilità. Bisognerebbe collaudarle così, rume le srarue
Ti viene la tentazione di saggiare la consistenza delle funi del mondo, mettendole a poppa delle gondole, al posto delle
dei vaporetti, che si lamentano tendendosi, legate ai pontili forcole, per provare le appoggiature del remo sulla scultura e

d'attracco, ma il marinaio di bordo ti fa segno di tenerti alla scoprire le direzioni dell'arte.


larga, porebbero segarti un polso: lui stesso le maneggia con Adesso osserva come sa toccarla il remo: con le sue anse,
un paio di guanti di cuoio grosso. gomiti, anelli spalancati, la forcola permette una dozzina di
Ti accontenti di impugnare gli srrani funghi di meallo appoggiature, angolature, inforcature: un solo rematore, con
sulla fiancata del vaporetto, le bitte dove si arrotola la fune, un solo remo, da un solo lato, in qualsiasi altra barca del
e i loro parenti giganti sulla riva dei sette Martiri, in bacino mondo riuscirebbe a girare comicamente in tondo; su una
san Marco, i cilindri in pietra alle Zattere: sono ormeggi per gondola, grazie anche al baricentro asimmerrico dell'imbarca-
le navi di grossa stazza. Sulle fondamente sollevi incuriosito zione, fila via dritto, fa marcia indieffo, stringe e allarga di
(incuriosita) aneili pesanti agganciati per rerra, incastonati fianco, frena, si blocca, procede in diagonale, svolta ad ango-
nel selciato: servono a legare le barche. 1o retto, garantisce I'equilibrio, ammortizza le ondate: il remo
TrzrLNo SceRpe IN Grrr. e. Velrnzrl *f

scucchiaia I'acqua, [a sculaccia, la spaletta, la scava, la taglia, Silvestro: echeggia come un bidone musicale delle Antille,
la impasta, la scodinzola, la rivolta come un mestolo, la forza uno sfeel drum, ogni centimetro quadrato ha una nota diver-
come un piede di porco. ll remo s'immerge di sbieco, toma sa, qua profonda, lì sorda, qui limpida, là bolsa.
indietro sorvolando quasi orizzonale a pelo d'acqua, ma se è Percussionisti sotto i dodici anni girano per le calli I'undici

necessario sa sprofondare verticale, in pochi centimetri qua- novembre, san Martino. Entrano nelle botteghe, suonano i
drati liberi, con un gioco di polsi gira a scatti come un caccia' campanelli, non smettono di battere con i mestoli il fondo
vite, muove questo bestione di legno nero lungo dodici metri delle pignatte finché non hanno ricevuto in regalo dolciumi e
che si disimpegna con eleganza da un ingorgo impossibile. monetine. Cantano una filastrocca cadenzata sull'inno dei ber-
Vai a vedere le gondole in partenza dal loro parcheggio saglieri: sut Morlm xe 'ndà in sofita, a trouar ld so' novìssd, so'

principale, in bacino Orseolo, accanto a piazza san Marco: nouÌssa no ghe gera, sanMonìn col culo por tèra: san Martino è

sgusciano via millimetricamente senza toccarsi in mezzo a andato in soffifta, a trovare la sua promessa sposa, la sua pro-
decine, con i gondolieri che chiacchierano fra loro vogando, messa sposa non c'era, san Martino col culo per tena. Cosa ci
si salutano, si lanciano richiami, si disinteressano del ponte dice questa canzoncina? Ci dice che anche i santi hanno un'in-

basso dove stanno andando a sbattere il naso; all'ultimo tensa vita sentimentale; che I'eterno femminino ci spinge
momento piegano il collo quasi senza guardare, sfiorano la verso I'alto, in soffitta, perché I'amore è un essere umano cir-
parte inferiore dell'arco, si pettinano sulla volta di mattoni. condato di cielo; che senza fidanzata si è destinati a ripiomba-
I gondolieri spingono con una gamba avanti e una indie- re nell'incestuoso contatto con la madre terra. E naturalmen-

tro, il piede posteriore si appoggia a una minuscola pedana te tutte queste cose ce le cantano i bambini, gli amorini, Eros,

rialzata, un cuneo: I'energia fa pemo sul tallone, e poi sulla che sono gli unici a conoscere il segreto del sesso: perché, come

pianta e le dita; tutto il corpo lavora, si tende in avanti, spin. ognun sa ma fa fatica ad ammettere, essi sono la sessualità, sono
ge. Osserva le loro corporature a riposo, vagamente pitecan- Eros. Una volta ho incontrato anche una banda di venticin-

trope: le braccia appena spenzolanti in avanti, le spalle tonde, quenni miei amici che giravano cantando il san Martìn: erano
la nuca, le scapole, le clavicole grosse: dalla mano sinistra alla tutti disoccupati, hanno raggranellato un po'di soldi.
mano destra sono circondati da una U di muscoli maiuscoli. Chiudi gli occhi e leggi con le dita la fisionomia delle sta-
Torni ad allargare le braccia intorno alla circonferenza tue, i bassorilievi, le modanature scanalate, gli alfabeti scol-
delle vere da pozzo, chiuse da coperchi di bronzo: se sei un piti nelle lapidi ad altezza d'uomo. Venezia è un ininterrotto
percussionista, vai a suonare quello sulla vera di campo san corrimano braille.
.!4 T rz reNo S crnpL

VOLTO,

VóIto in veneziano significa maschera, come persona in


latino. Gli studi di antropologia sul Carnevale ti spiegano
che tra I'Epifania e la Quaresima il mondo si capovolgeva: il
figlio mancava di rispetto al padre, ci si scambiava di sesso,
non era più vietato sbeffeggiare il re; tutto questo serviva a
confermare I'ordine dell'universo; trasgredire la legge signi-
ficava celebrarla; violarla una volta sola, durante una festa
comandata, equivaleva a riconoscere la sua signoria su tutto
il resto del tempo.
A Venezia si gira portandosi addosso la propria faccia
come un luogo pubblico: è una città dove non esiste la pri-
vacy, ci si incontra in continuazione, ci si saluta sette volte al
giorno, si continua a parlare allontanandosi, a venti metri
uno dall'altro, alzando la voce in mezzo ai passanti. Le fine-
stre dirimpettaie sono dall'altra parte della calle: a un metro
di distanza. È molto difficile fare le cose di nascosro, avere
una doppia vita, nascondere le proprie frequentazioni, le tre-
sche, gli adulteri.
Se abiti qui ti viene voglia di fare una passeggiata libera-
toria lasciando a casa te stesso, una camminata per prendere
un po' di respiro dalla tua personalità. Abbandoni i tuoi pen-
sieri, ti dimentichi di te: esci e ti limiti a guardarti intorno;
Trzrlno ScLnre^ In Orre s Vennzra .1 (

vorresti che fosse il paesaggio a pensare al posto tuo mostran- recessi, a migrare in superficie, a vivere sempre a galla: ognu-
doti una serie di spettacoli da contemplare, rumori, odori, no di loro è un insieme di gesticolazioni espressive, modi di
scene di cui prendere atto e basta: ma ecco che trovi subito dire e di fare baruffa, maniere di mettersi in relazione con sli
qualcuno che ti saluta, ti chiama per nome, ti restituisce a te
stesso, ti ricorda chi sei.
Henry James ha scritto che Venezia è come un interno, un
appartamento fatto di corridoi e salotti: si cammina sempre
dentro, non si è mai veramente fuori, non esiste I'esterno
nemmeno per la strada. Apparentemente (che è come dire:
mascheratamente) la passione veneziana per la maschera è

nata da questo bisogno di incognito, di protezione della pro-


pria identità. Perché questa è una città dove la vita pubblica
ti costringe a tirar fuori il tuo carattere fino alla superficie
della faccia, a trasferirlo in permanenza dall'anima al volto:
diventi anche tu un personaggio, una macchietta, una stiliz-
zazione di te stesso; Arlecchino, Pantalone, Colombina sono
tipi da strada, sempre risucchiati fuori di sé, come se fossero

occupati in continuazione a disegnarsi un tatuaggio che rical-


ca dalla testa ai piedi la loro stessa fisionomia; vivono sulla
superficie del proprio corpo, ti dichiarano tutte le loro inten-
zioni, ti svelano ogni secondo fine, non ti nascondono nessun
doppio fondo; agiscono senza riserbo, reagiscono esagerata-
mente: I'appetito è fame nera, I'ambizione è avidità taccagna,
I'amore è svenevole zuccherificio; non c'è filtro fra movente
e atto, si comportano comicamente, fanno ridere, sembrano
superficiali, ma non lo sono affatto, sono ciò che succede
all'indole quando viene costretta a abbandonare i propri
48 T rz rrro S crnpn

altri; le loro maschere nere non sono una doppia faccia, un'i- ORECCHiE,

dentità supplementare, una manfrina ipocrita: sono ispessi-


menti del volto, sono facce incallite. A forza di strofinarsi
addosso al loro ruolo pubblico, la pelle gli sl è fatta dura come
il cuoio. Cosa succede all'anima quando viene incatenata alla
pelle, esiliata sul voito, costretta a esprimere se sressa ogni Devi fare l'abitudíne al silenzio e al fracasso; passi di colpo
momento? La Commedia dell'Arte e le commedie goldonia- dalle corti ovarrate al canal Grande srrombazzante di barche
ne in maschera non sono farse, sono tragedie della superficie. da trasporro, dalla gondola solitaria alla flotta di serenate, le
Fra le numerosissime maschere tradizionali usate durante fisarmoniche e i rurisri che ba*ono le mani al ritmo clel ballo
il periodo di Carnevale voglio ricordartene solo una, femmi- del quaqquà e il baritono cicciobombo con la voce irrigata
nile, piuttosto perfida nei confronti delle donne: lamorétaè dalle ombre.l gondolieri hanno un clacson portatile nell'u,
un ovale nero con i buchi solamente sugli occhi; si teneva su gola: una gondola in arrivo non fa rumore, perciò quando
senza fettucce, bisognava mordere una specie di pomello, un sono vicini a una svolta a gomito avvertono gridando ,,òe
bottone rientrante all'altezza della bocca. In questo modo le pòpe!": il pope non è un sacerdote ortodosso, è il posto di
donne che la indossavano erano costrette a tacere. [Jna voga a poppa. Ci sono specchi convessi per evitare gli scon-
micromaschera, ancora femminile, era il neo finto, chiamato tri, e segnali stradali con i limiti di velocità per le barche a
piccola mosca, moschétn, usato non per celare, ma per mette- motore. Sembrano di un'altra epoca automobilistica: in canal
re in risalto un punto del volto o della scollatura, come se la Grande il massimo consentiro è di 5 kmih, in canale della
camagione rimanesse ustionata, carbonizzata per I'addensar- Giudecca 11 km/h, in bacino san Marco 20 km/h. poliziotti,
si degli sguardi attraverso la lente del desiderio. pompieri, tassisti, ambulanze e servizi funebri si spostano
Botteghe di maschere ce ne sono moltissime, di tutti i rombando in motoscafo. Se sei curioso (curiosa) di vedere le
prezzi e qualità. Quelle di cartapesta sono le più costose, ci lance rosse dei pompieri, le ffovi ormeggiate sotto gli archi
vogliono tempo e abilità artigianale per costruirle, e sono le della caserma centrale, di fianco a Ca, Foscarr.
uniche fatte con il metodo tradizionale: se ti fai rifilare Le sirene dilatano le navi in lontananza, propagano il
maschere di altri materiali, cartone pressato, ceramica, das - porto espandendolo in aria.
sì, le fanno pure con il das! - sappi che spesso sono molto fra- Le piraterie dei gatti ti svegliano di nome, si sfidano a
gili, di fatto inutilizzablli. duello latrandosi in faccia, miaolano in calore. I gatti sgat-
48 T rz rnuo S canpn IN Grrr^ r. VeNez rn i! 9ì

taiolano, i cani si accaniscono, i topi stopaiolano di nascosto: Margherita, i pescivendoli lanciano per aria pesci volanti,
di notte, verso I'una, le pantegane escono nelle calli a buca- sardine leggere, pesce azzurro nel cielo celeste; i gabbiani li
re le borse di plastica della spazzatura esposta all'aperto, si tuf- inghiottono al volo; ti seguono accanto alle motonavi,
fano nei canali, li attraversano a nuoto per raggiungere giaci- immobili, sospesi a un metro dalla tua mano, volano alla stes-
menti di pattume. Pantegana deriva da mus ponticus, ratfo sa velocità del battello, aspemano che gli getti un boccone. In
marino del Ponto Eusino: sono zoccole orientali, nel Medioe- laguna ci sono strade invisibili in mezzo all'acqua, canali
vo hanno imbarcato la peste nera dal mar Nero, nascosta nel navigabili, fondali più profondi: doppie file di tronchi segna-
morso dei loro pidocchi sulle galee cariche di merci. La chie- no la via ai battelli per non farli incagliare nelle secche; i gab-
sadel Redentore a[a Giudecca e la Madonna della Salute biani si riposano in cima ai tronchi, ognuno sul suo rotondo
sono templi dedicati alla sconfitta dei topi pestiferi, monu- monolocale di cento centimetri quadri; fanno la siesta sulle
menti alia derattizzazione. bricole dei rii, si svegliano tutti insieme, si danno appunra-
Giri con le poesie di Pascoli per collaudare dal vivo le sue mento alle Zattere con i pensionati e le vecchiette che svuo.
trascrizioni fonetiche del linguaggio degli uccelli. Tortore tano sulla riva pane secco e comici di pan carré.
monovocaliche hanno imparato soltanto la u, si salutano per Sulla superficie dei canali scoppiano le bollicine dei gran-
nome, si chiamano tutte Turturu; capinere, merli, rondoni, chi; I'acqua stagnante rabbrividisce per un atrimo, il suo
stomi, usignoli, oggetti cinguettanti non identificati, carillon sonno profondo viene disturbato dalla coda di un branzino.
volanti, trombette alate, nidi di ottavini, zuffe di zufoli, rami Scegli il tuo richiamo araldico, lo sremma sonoro della tua
fioriti di pifferi, fischietti arbitrali con le zampe, ocarine pas- stirpe: Venezia è una città totemica, abitata da migliaia di
serotte, siringhe di Pan piumate. allegorie in came e ossa, pelo, penne, pinne, bestiari simboli-
Il decollo dei piccioni fiulla come l'avviamento di un moto- ci, animali vivi più chimerici dei leoni alati di pietra.
re imbolsito, una marcia che non ingrana. I passeri ti rubano le In primavera, alle Zattere, la domenica pomeriggio gruppi
patatine senza far rumore mentre bevi un aperitivo all'aperto. di fricchettoni improvvisano jam session di bongo e tamburi.
D'estate le microseghe elettriche delle cicale sono spie Scendi il ponte di Rlalto dalla parte del mercato: chiudi
rivelatrici, segnalano alla centrale i giardini nascosti fra le gli occhi camminando, ascolta la babele delle lingue dei turi-
case; i servizi segreti le hanno sparse a pioggia come cimici sti di tutto il mondo concentrati in cinquanta metri di calle.
elettroniche dagli elicotteri. Uno scrittore cieco diceva che per lui una bella giomata è
I gabbiani turbinano gridando sopra le bancarelle di santa una giomata di venro, di pioggia: gli alberi si fanno senrire,
Trzrl,Ho Scnnrr Iu GrrL a Veunzrr 51

accartocciano I'aria lì in fondo; la densità degli scrosci d'ac-


qua, il loro impatto con le cose lascia indovinare la forma
della città: qui c'è un palazzo altissimo, di là la tenda di un bar.
A Venezia la stessa nuvola rovescia secchiate oblique su
un campo, ma riesce a centrare con poche frecce d'acqua le
calli strette: le gocce si fanno alf improvviso più sottili, eppu-
re questa grondaia fiotta, il canale lì dietro è pieno di cer-
chietti, come se un miliardo di pescatori stesse gettando la
lenza nello stesso istante. Con un po' di esercizio potrai rico-
noscere a orecchio la pioggia più impalpabile, la nuvola più
leggera, le goccioline sospese rasoterra, la nebbia.
I tacchi che risuonano di notte nelle calli addormentate
sono la punteggiatura della tua solirudine.
La tua giornata viene affettata in ore e mezz'ore dai rin-
tocchi delle campane. A mezzanotte rintrona la madre di
tutte le campane: la marangona del campanile di san Marco
comanda il silenzio.
IN GrrL a VnNnzrn

'iìn nn i

La mattina vai a fare colazione alle Zattere, la riva meri-


dionale della città; oppure di fronte, sulla riva della Giudec-
ca, al di là del canale.
Alle Zattere ci tomi di pomeriggio a prendere il sole e un
gelato. Il gianduiotto è un lingotto di gelato al gianduia affo-
gato in un bicchiere di panna montata.
Ma il vero sapore di Venezia non è il dolce. Se .ruoi assag-
giare il suo carattere devi entrare dentro unbàcaro, una spe-
cie di osteria. Ce ne sono sempre meno, in giro; la più alta
concentrazione la trovi nelle calli vicino al mercato di Rialto.
Non ti dico come si chiamano perché ho deciso che in que-
sto libro non farò il nome di nessun albergo, locale, bar o
negozio: un po' per imparzialità, un po' perché noi veneziani
siamo gelosi dei nostri segreti, ci teniamo a non divulgare
quei pochi posti dove ancora non arrivano i turisti. Quindi
prendila come una sfida, una caccia al tesoro.
Se vuoi guadagnarti i sapori di Venezia, devi essere capa-
ce di morderne anche i bocconi di alfabeto, arrotolare i suoni
sulla lingua, masticare un po' del suo dialetto. Una parola
veneziana la usi già, moltissime volte al giorno: ciao, abbre-
viazione di s'ciàr,o, schiavo vostro: osserva, di passaggio, che
I'italiano nicchia sul suono di questo incontro di consonanti,
54 Trzreuo Sce.RPa Iu Grrr L Vnunzlp

esse e ci: bisogna scriverlo con l'apostrofo, s'ciavo; non so tu' di cervo, quadratini di mortadella, cubetti di mozzarella con-
ma io ho sempre un attimo di esitazione a pronunciare scen' dita, parallelepipedi di gorgonzola; naturalmenre vanno in-
trato e scervellato alla stessa maniera di scellerato e sceriffo' naffiati con un'ombra, un bicchiere di vino che una volta si
Un'altra parola di origine veneziana che ha fatto il giro del spillava direttamente dalla botte dietro il banco.

mondo è ghetto: deriva da getto, getwe, perché nell'isola che Non è chiaro da cosa deriva il "termine tecnico" ombra; ed
venne riservata cinque secoli fa alla comunità ebraica era è giusto così, anche la sua etimologia deve rimanere umbrati-

attiva una fonderia. Disponendo di uno spazio limitato, gli le. Banalmente, ombra potrebbe definire la ffasparenza vela-
ebrei hanno dovuto svilupparsi in altezza: le case del Ghetto' ta del vino; ma è più probabile che si rifaccia alle mescite
a Cannaregio, raggiungono il settimo, I'ottavo piano, verí all'aperto d'estate, all'ombra dei campanili, dove ci si ripara.
grattacieli d'epoca. va dalla calura bevendo un bicchiere di vino fresco; "andiamo

Prova a mimetizzarti da veneziano, o meglio da veneto a prendere un'ombra" era una specie di strizzatad'occhio, sot-
della terraferma, perché di sicuro non riuscirai a pronunciare tintendeva: "andiamo nel posto dove si beve".
perfettamente la frase che ti
sto per suggerire. Quando sei a Questi mangiarini al bàcaro sono lauti antipasti che,
Rialto, da una o dall'altra parte del ponte' chiedl in giro: capo, vedrai, fanno presto a trasformarsi in pasti sostitutivi, in piedi

ghe xéunbàcaro qua o,issìrll ("truovasi una bettola nel circon' davanti al banco: un cichéto tira I'altro, un bocconcino preli-
dario, messerel"). Mi raccomando: la e di xé è una e chiusa: bato chiama a raccolta tutta I'antologia di sapori.
quanto alla famigerata x, è la trascrizione tradizionale ma Non troverai più, invece, le vecchie friggitorie di pesce: il
equivoca di una semplice esse dolce settentrionale (conso- frítolìn riversava sulle calli zaffate ineffabili, vendeva pesce
nante fricativa sonora dentale-alveolare): quella di rosa, per azzutîot anguelle, sarde, marsióni, mòi, seppioline, calamari,

intenderci. Dopo che gli avrai sillabato questa domanda, il schìe; I'olio impregnava i cartocci assorbenti, si affettavano

passante ti guarderà un po' stranito, mangerà subito la foglia: enormi taglieri di polenta bianca o gialla: si faceva merenda
valuhndo la tua stramba inflessione si chiederà se per caso sei così, uno spuntino di colesterolo dopo il cinema di pomerig-
stato (stata) qualche giorno a Rovigo, o Belluno, o Verona' gio o la partita di calcio. I palati zuccherosi invece preferiva-

Le vetrinette dei bàcari ti offrono mezze uova sode, roto' no sbocconcellare il gardo, una farinata di castagne, e le pere
lini di acciughe, zampe di granchio, olive all'ascolana, aran- lessate o cotte al forno, acquistate per la strada.

cini di riso, polpettine, saltimbocca di came in umido, sar- Si sta avvicinando I'ora di cena, come aperitivo fatti
delle fritte, masanéte, folpi, cipolle' coppa di toro, prosciutto miscelare uno spril al bar: acqua (ma lo spriz doc vorrebbe il
5S Ttztp,lto SctRpe. Iu Grrr. e VnNnzra

selz), vino bianco e, a scelta, bitter campari, aperol, select, con Redentore, la terza domenica di luglio: si mangiano in barca
fettina di limone o olivetta. Lo spriz scende che è un piacere, dondolando in bacino san Marco, o sui tavoli porrari giù da
senza colpo ferire; sembra leggero, ma a digiuno ti ffadisce. casa in fondamenta, prima dei fuochi d'artificio. D'inverno
Sei pronto (pronta) per qualcosa di osél D'accordo' anche si aumentano le calorie aggiungendo pinoli e uva passa.

a Venezia i fast food sono sempre più numerosi, ma ti pro' Piatto numero tre: figà a In uenessiàna. Il fegato bovino va
pongo tre piatti particolari; magari da assaggiare in occasioni cotto né poco né troppo sull'immancabile soffritto di cipolle.
diverse, perché hanno sapori impegnativi. Potrebbero allibir' C'è chi versa in padella anche un bicchiere di rosso o vino di
ti le papille e lasciare interdetti i tuoi (le tue) spasimanti: I'al' Marsala.
to tasso cipollino è un antifurto antibacio. Alla sera tardi puoi bere in compagnia in campo sanra
Piatto numero uno: bìgoli in salsa.l bìgoli sono spaghetti Margherita, baricentro estivo della vita nottuma veneziana;
bucati, la salsa è un sapido soffritto di cipolle e sardelle salate. il polo invernale è a Cannaregio, sulla fondamenta della
Divagazione fonetica. Visto che ti ho già fatto assaggiare il Misericordia.
loro nome, anche questa volm devo descriverti il metodo di
masticazione di questo suono: bìgol.o è il singolare, ma quella
elle non si sente, la punta della lingua resta giù' proprio non si

alza a toccare gli alveoli dei denti superiori, come in una elle

normale; semmai è la parte posteriore della lingua che si inar'


ca accennando il sottile fantasma di una e: bìgo(')o, bisogna pur
separare le due o siamesi. Al plurale queste sottigliezze scom'
paiono, perché le vocali sono diverse ,la eIIe si scrive ma pro'
prio non si pronuncia: bìgoi. Stesso discorso per le parole che
hai già incontrato nei capitoli precedenti: fórcola: fórco(')a,
plurale 6rcoe; brìcolar brìco(')a, brìcoe; culo: cù(')o, cui...
Piatto numero due: sarde in saór. Sono sardelle fritte,
lasciate a macerare per un giorno in un soffritto di cipolle,
con vino e aceto, che sarebbe, per I'appunto, il saór' il sapo-
re. Si servono fredde; sono il piatto forte della festa del
Iu Orrp- r. VeNezrr. ri.0

NASO, acqua, tuffarsi di testa dalla cima delle bricole più larghe; ma
se fossi nato due secoli fa, di sera avrei avvisrato dal ponte di
Rialto lord Byron che si faceva una nuotatina in canal
Grande. La mattina del primo di gennaio, baldi ibemisti ses.
santenni si immergono al Lido davanti alle telecamere per
Ogni rio ha la propria personalità. Alcuni sono molto rimpolpare sonnacchiosi relegiomali di Capodanno.
espansivi, ti avvolgono subito nella loro puzza cronica. I più Molte case scaricano nei rii I'acqua di lavandini e vasche,
fetenti sono il rio delle Muneghéte fra santa Croce e san e forse anche altro. Non per niente un vecchio proverbio
Polo, e I'ansa fetusa tra la fondamenta del Remedio e il soto' veneziano recita: no, prima te 1o riferisco nella traduzione
portego de la Stua, dierro la fondazione Querini Stampalia. della traduzione; ti espongo in anticipo il suo senso morale. Il
Altri hanno un carattere più introverso, ipocrita: solo la significato del proverbio è più o meno quesro: ci sono
bassa marea totale, la secca siccitosa riesce a metlere a nudo momenti, periodi, epoche storiche in cui anche i buoni a
la loro indole di tanfo, che risale inesorabile lungo le tubatu' nulla riescono a fare certe cose; e viceversa. dimostrare abilita
re ed esala dagli scarichi di lavandini e bide nei piani bassi. in qualche prestazione non sempre equivale a eccellere, per.
Da qualche anno si è ricominciato a scavare i rii, per rimuo- ché in alcune situazioni tutti sono capaci di ottenere un buon

vere il fondo nero limaccioso. Alla Biennale del 1997, I'arti' risultato. Ecco il proverbio: d'istà, anca i strorui SaeCia. Tiadu-
sta americano Mark Dion si è preso la briga di setacciare tutti zione: d'estate, anche gli stronzi galleggiano. Come è stata
gli oggetti sepolti in una decina di metri cubi di malmostosa ricavata questa massimal Un pomeriggio di luglio, un ignoto

melma lagunare; ha catalogato centinaia di schegge di cera- filosofo veneziano si è piazzato sulla riva di un canale, è rima-
mica, lampadine allagate, bottiglie senza messaggio' bambo' sto a guardare pensosamente una lunga regata di merde gal-

le naufraghe, pneumatici anfibi, lavatrici e caldaie del capi- leggianti. Gli saranno bastati cinque minuti; mica come il suo

tano Nemo. collega cinese seduto sulla riva del fiume a aspettare il cada-

I nostri nonni facevano tranquillamente il bagno d'estate vere del nemico.

in bacino san Marco; c'è chi insinua che anche allora I'acqua Un altro sublime precetto estetico suona così: se si vuol
non fosse poi così pulita: forse erano diversi gli standard igie- ridere, bisogna conversare di cacca; se se uol rìdar, bisogna
nici. Da bambino, tornando in vaporetto dal Lido dopo una discórar de merda. Grandiosa visione del comico, che ci ripa-

giomata in spiaggia, vedevo i ragazzíni di Castello buttarsi in ga abbondantemente della perdita della seconda parte della
Trzrr.uo Sclnpe In Grra L VrNrzra sl"

Poetica di Aristotele, quella dedicata alla commedia: adesso La scena si svolge in pieno mattino, sotto il sole di giu-
però voglio sfidare questo proverbio; non è detto che parlare gno, sulla passerella di legno che conduce al pontile di attrac-
di merda significhi necessariamente far ridere. Ti racconterò co dei vaporerti a san Tbmà, lungo il canal Grande. Mi accor-
una storia in cui gli escrementi non sprigionano sghignazzi go che accanro alla cabina del bigliettaio, una ragazzabionda
ma solidarietà e tenerezza creaturale. È un'impresa titanica, resta indietro rispetto al gruppo, si rannicchia in quell'ango-
me ne rendo conto; mi rivolgo dunque alla musa della cacca lo spalancato; il suo sguardo è supplichevole, la sua faccia
alfabetica perché mi ispiri, a un dio dell'andar di corpo nar- imbarazzatissima. Si tiene la pancia con tutte e due le mani.
rativo, se mai esiste: sì, ora che ci penso esiste, è Niccolò Vicino a lei una donna sulla cinquantina cerca di farle da
Tommaseo; la sua statua ingrugnata in campo santo Stefano paravento con il corpo; forse è sua madre: raccatta fogli di
accosta il sedere su una pila di tomi rilegati; sotto le falde del giomale da un cestino della spazzatura lì accanto, li dispiega,
pastrano gli cola uno spurgo diarrotico di codici e volumi: i comincia a disporli a terra. Capiamo tutti al volo, e giriamo la
veneziani lo hanno soprannominato il Cagalibri. testa dall'altra parte prima ancora che la Íagazzasi accovacci.
Ingentilisci il mio dire, oh Niccolò; fa' che non offenda Fine del racconto.
nari o pupilla, pagina o carta igienica. Di più non dico: perché è giusro fermarsi qui, e perché ho
Posso cominciare il mio racconto. voltato la testa anch'io. È u qu"sto particolare che volevo
Negli anni Ottanta hanno iniziato a calare a Venezia arrivare: a quel centinaio di sguardi che vietano a se stessi di
gruppi di turisti dell'est europeo. Vestiti alla buona, camicie e spiare. Lo chiamerei un paradosso dell'indifferenza; è I'unico
giubbetti di acrilico infiammabile; uomini in ciabatte, donne caso che io conosca in cui far finta di niente ha significato
truccate con gli ombretti scialbi che da noi si trovavano in essere solidali; disinteressarsi della sorte altrui è srata una
regalo nei sacchetti di patatíne; dall'alba al tramonto si sfran- dimostrazione di pietà umana.
giavano per le calli in comitive educate, silenziose, quasi atto' Tieni conto che il pontile di san Tomà si raggiunge dopo
nite; avevano viaggiato tutta la notte da Budapest, da Praga tre o quattro svolte piuttosto complicate, è defilato rispetto a
per arraffare con gli occhi quanta più città possibile in dodi' bar e locali pubblici con gabinetro di soccorso. Immagina una
ci ore; alla sera ripartivano stremati, salivano sui torpedoni straniera appena arrivata in città, ùna ragazza che probabil-
parcheggiati alf isola del Tionchetto, vicino apiazzale Roma, mente esce dai confini della propria nazione per la prima
il terminal automobilistico alla fine del ponte lagunare. volta in vita sua, dopo la caduta del Muro; all'improvviso ha
Ma ecco ciò ch'io vidi. un attacco intestinale in pieno giomo: da questa pafte la stra-
R' Trzrano Scl,npa Ir GrrL t Vnunz rr. A?

da, dall'altra il canal Grande con le barche e i vaporetti affol' sangue salmastro, bava collosa. Antichi tabelloni di pietra
lati che passano a pochi metri; sopra la testa, il sole. Dove dettano le misure minime consentite per la vendita del pesce;
andare? Sa benissimo che non farà a tempo trovare un wc; è li puoi leggere a Rialto, ma anche a Castello nei pressi di via

costretta a sbarazzarsi sotto gli occhi di tutti. Ma gh occhi di Garibaldi, e poi in campo san Pantalón. Tiascrivo quello in
tutti per una volta le danno una mano, anzi, una palpebra campo santa Margherita; barbon, tria, sardella, sardon, cent. 7;
caritatevole. bransin, oradn, denwl, corbo, sparo, botolo, boseghetn, soaso,
Grazie, Cagalibri. Iotregcm, mecidto, verTelnta, Iouo, sfogio, possarin, rombo, cent.

Apriamo le finestre, prendiamo una boccata d'aria. Finora 12;bisato, cent. 25; ostrega, cent. 5;peocio, cent. 3.
ci siamo fatti appestare da zaffi maligni; diamo un po'di sol-
lievo alle narici, inseriamo un paragrafo profumato. Vai al
mercato di Rialto, dall'imbocco di campo san Giacometo al
campiello delle Becarìe: non viceversa; la direzione che ti
suggerisco non è casuale. Comincia usmando frutta e verdu-
ra, dalle calli oltre ruga Rialto, a ridosso del canal Grande, e
già che ci sei spennella la retina con i colori delle piramidi
vegetali, lasciati titillare il timpano dal crepitio delle sporte
della spesa in polietilene, dalle grida in dialetto dei frutti-
vendoli; poi però termina il giro del mercato in Pescheria: eh
sì, questa parentesi aromatica è già terminata, ci sono altri
paragrafi maleodoranti che ci aspettano, devi riabituare l'ol-
fatto stordendolo di pesce. Cascate di biomassa viscida palpi'
tano nelle cassette di metallo, macchiano il ghiaccio tritato,
sbrodolano granatine organiche; i pescivendoli con gli stiva-
li di gomma si sporgono sulle bancarelle, affondano gli avam-
bracci fino al gomito nella fresca gelatina cadaverica; sulla
bilancia riempiono cartocci impermeabili e sacchetti traspa-
renti con le mani livide, le unghie inchiostrate di seppia nera,
84 T rz re,uo S cr.Rpe In Grra. r. Vnunz Ip. ri l:

Da pochi mesi nelle calli sono disseminate vecchie botti- panciute e punte di lancia minacciose. A cosa servono?
ghe dl plastica piene d'acqua di rubinetto, accostate per terra Dissuadono gli umani dal fare la pipì. Il metallo acuminato si
ai muri: vengono esposte di notte ai piedi delle saracinesche commenta da solo. Il funzionamento degli spicchi di tetto e
o sugli stipiti dei portoni, ma alcune sono fissate in perma- cupola invece è più ingegnoso: sono progettati per far rim-
nenza con il filo di ferro ai tubi del gas esterni, o anche ai balzare gli schizzi addosso al rnaleducato di tumo, e soprat-
ganci conficcati nell'intonaco. Sembrano piccole pietre tutto per riversargli sui piedi i suoi stessi rigagnoli di pipì:
miliari, bottiglie miliari che celebrano I'acqua pulita: sono infatti questi antivespasiani spesso non arrivano al selciato, il
dispositivi antipipì. A quanto pare i gatti girano al largo, è margine inferiore di solito è sospeso a una trentina di centi-
più forte di loro, non la fanno su un recipiente trasparente metri da terra.
pieno d'acqua; non so quale etologo felino abbia scoperto Da bambini non sapevamo che si trattava di antichi con-
questo trucchetto. Sta di fatto che negozianti, bottegai e sem- trorinatoi, cessi duchampiani alla rovescia, swater: ci gioca-
plici abitanti marcano il proprio territorio riciclando in que- vamo con le figurine dei calciatori, le facevamo scivolare giù
sto modo le bottiglie di plastica, fanno conconenza alle spruz- a tumo, una figurina alla volta, ce le catturavamo a vicenda
zatine gattesche, segnano i confini della propria mappa ino- quando atterravano una sopra I'altra.
dore, combattono contro la geopolitica olfattiva dei gatti Potrei scrivere un trattato sui giochi da strada veneziani.
randagi. Massa e pìndolo, che poi sarebbe la lippa: una specie di base-
Ma anche fra gli umani c'è chi scambia le calli per gabi. ball o cricket da campiello; al posto della palla, un cilindret-
netti all'aperto. In alcuni angoli riparati puoi notare delle to di legno a forma di matitone appuntito da tutte e due le
misteriose sporgenze in pietra, in mattoni nudi o intonacati, parti: il pindolo battuto dalla mazza roteava per aria, a volte
oppure in ferro battuto. Cominciamo col descriverle. Posizio- ti beccava in piena fronte a tutta forza;1lconteggio dei punti
ne: si trovano nelle rientranze a gomito delle calli, fra i muri era piuttosto complicato, si fondava su una divertentissima
ad angolo retto; ma ce n'è anche uno in cima a un ponte, sul manfrina di scommesse e laboriose misurazioni della distanza
campiello san Rocco, in feno battuto. Altezza: poco più di un del pindolo dalla casa base, la gècol"a. E poi le piste tracciate
metro. Forma: le lastre di pietra assomigliano a un triangolo col gesso per i tappi-corona, i cìmbarú; tarco si giocava lette-
di tetto spiovente, quelle in mattoni a un quarto di cupola ralmente con i tacchi comprati dal calzolaio o, in versione
nana, bombata, a una fetta di focaccia gigante, uno spicchio- più moderna, con quelle insulse piastrelle di gomma dura, a
ne di panettone. Quelli in ferro battuto hanno sporgenze forma di disco, che simulavano le bocce in un fantomatico
Trzrr.Ho Scsnpe Iu Grre, r. VeNszre 67

universo a due dimensioni, una flatlandia bocciofila: ma a elastico al posto della rete: infiniti litigi perché la pallina era
tacco non c'era boccino, ci si dava la caccia I'un I'altro lan- passata sopra, no, sotto!, no, sopra! Lavvento del freesbee ha
ciando il proprio tacco il più vicino possibile a quello del- segnato anche simbolicamente la definitiva industri alizzazio-
I'avversario. Con mezzo giro di polso ben assestato il tacco ne plastificata dei giochi di strada.
vorticava per aria, planava, atterrava di piatto. E poi ancora Ma perché ti sto parlando dei giochi infantili nel capitolo
s'cioco e spana; campanai pièra alta. Le cerbottane erano lun- dedicato al nasoJ Perché sono scomparsi, ne resta soltanto il
ghe mezzo merro: il tubo di plastica zigrinata si comprava nei fantasma, lo spirito. E i fantasmi si sentono con il naso; gli
negozi di articoli per animali domesrici, in realtà avrebbe spiriti si inspirano e si espirano.
dovuto servire da travicella di sosregno per le zampette di Venezia è stipata di fantasmi. Gli scrittori e i registi ne
canarini e cocorite, incasrrata fra le sbarre delle gabbiette; hanno sentito I'odore dappertutto. Andando in giro per le
come proiettili, le palline di pasta per il pane, oppure lo stuc. calli sono stati assaliti dai demoni di Malebolge, e poi da
co rosso da falegnami: sull'insegna stradale del rio della Madonna Lisetta, Otello, Lunardo, la contessa Livia Serpieri,
Toletta se ne vedono ancora, sono rimaste attaccate da miss Bordereau, Gustav von Aschenbach, Andrea von Fer-
decenni, come reliquie di un antico tiro a segno. Cerbottane schengelder, Mary e Colin. Lelenco sarebbe sterminato. Tè lo
più grosse sparavano i canòti, coni di carta arrotolata. faccio intuire con un esempio: a san Barnaba è caduta in cana.
Di sicuro il catalogo non è completo: ma io da piccolo ho le Katharine Hepbum nel film Tempo d'estnte; da un tombino
giocato a questi che ti ho nominato; ad ogni modo credo di scavato apposta per I'occasione è saltato fuori Harrison Ford
far parte dell'ultima generazione che ne ha imparato le rego- inlndianalones el'ukim.aCrociatn; nota che ti sto parlando di
le - troppo complicare perché te le spieghi in dettaglio. I gio- un campo secondario, mica di piazza san Marco.
chi stradali hanno subìto una mutazione recnologica: la cer- Venezia è incrostata di immaginario. Le sue pietre scric-
.'èhiolano
bottana è stata sostituira dai fucili a pompa idraulica, con sotto un'impressionante catasta di apparizioni. Non
getti poderosi da cinque, dieci metri, calibri sempre più deva- c'è luogo al mondo che possa reggere sulle spalle tutto questo
stanti; i bambini li riempiono alla fontana, li caricano a litra- tonnellaggio visionario. Gli allarmi ricorrenti sulla tenuta della
te d'acqua,il serbatoio delle munizioni è sempre più capien- città non riguardano le strutture architettoniche. Quelle, con
te: Liquidator 200, 500, 1000. Negli anni Settanta si è un po' di sostegno da parte di tutti, forse ce la possono fare.
cominciato a imitare gli sport dei grandi: il canestro appeso a Venezia sprofonderà schiacciata da tutte le visioni, le fantasie,
un'inferriata; il campo da tennis disegnato con il gesso e un le storie, i personaggi, i sogni a nasi aperti che ha ispirato.
Iu Grrp. p- Vnunztr s9

di coma: fin qui niente di inaudito. Ma mentre gironzolavo


dentro la scuola Grande di san Rocco, sicuro che I'innocuo
Întoretto non avrebbe potuto farmi spuntare nemmeno un
foruncolino estetico, ho avuto un colpo apoplettico davanti
agli incantevoli rilievi lignei di Francesco Pianta: misterio-
Indossa occhiali da sole molto scuri: proreggiti. Venezia sissimi, impastati di metafore, pastrugnati di simboli, una
può essere letale. In centro storico la radioattività estetica è scorpacciata barocca di cui non parla mai nessuno.
altissima. Ogni scorcio irradia bellezza; apparentemente Se basta una passeggiata di qualche ora a ridurti così,
dimessa: profondamente subdola, inesorabile. Il sublime pensa cosa dovrebbero dire i veneziani. I turisti sono fortuna-
gronda a secchiate dalle chiese, ma anche le calli senza ti: appena si trovano di fronte un'architettura splendida, neu-
monumenti, i ponticelli sui rii sono come minimo pittore- tralizzano la radioattività estetica inscatolandola in una mac-
schi. Le facciate dei palazzi sono colpi di faccia, come le peda- china fotografica o una videocamera. E gli abitantil Tioppo
te sono colpi di piede. Vieni preso a facciate dalla bellezza, splendore nuoce gravemente alla salute. Continuamente
schiaffeggiato, malmenato. Andrea Palladio ti atterra. Bal- esposti alle meraviglie dalla mattina alla sera, i poveri occhi
dassarre Longhena ti stende. Mauro Codussi e Jacopo Sanso- veneziani assorbono la radioattività estetica, altrimenti detta
vino ti annientano. Ti senti male. È il famoso disturbo di pulchroattività.II raàium pulchrituÀini.s li fiacca, smorza ogni
monsieur Henri Beyle, malore passato alla storia come sin- slancio vitale, li intorpidisce, li deprime. Non per niente i
drome di Stendhal. veneziani si sono sempre chiamati Serenissimi: che è come
Non aggravare la tua situazione, smettila di correre dietro dire morbosamente calmi, instupiditi, sonnambuli. In un
a statue e pitture: tra le innumerevoli opere e collezioni in altro romanzo di Henry James, un anarchico londinese fa un
cui rischi continuamente di incappare, ti indico quelle che viaggio in Europa; a Venezia rimane sconvolto dalla bellezza
per me sono state le due esperienze estetiche più letali della della città, i soffitti del Veronese gli cambiano la vita; toma a
città: una piuttosto ovvia, un'altra molto più pericolosa, per- Londra per un attentato ma ormai si è dimesso da terrorista:
ché io non ne sapevo niente e sono stato fatto secco a tradi- doveva uccidere un duca, invece sul più bello si suicida.
mento. Quando voglio farmi del male, vado a vedere 10 súe- Per fortuna questo secolo ha escogitato qualche geniale
pitoso ciclo di Vittore Carpaccio alla scuola di san Giorgio antidoto al morbo. Il primo rimedio, blando, temporaneo, ma
degli Schiavoni, che mi procura ogni volta un breve periodo molto diffuso, sono le impalcature dei restauri, foderate di
70 Trzrr.uo Sce.npe. Iu Grrn l- VnNezrp. 71"

tessuti sintetici, o addirittura rinforzate con solide assicelle di per la sede centrale della Cassa di risparmio in campo
legno. È p.r q.r.rto che i restauri durano così tanto: sono solo Manin, per I'lnps e I'Usl e I'Enel in rio Novo, per I'lnail in
un pretesto per tenere nascoste il più a lungo possibile le calle Nova di san Simón.
micidiali facciate. I ponteggi e le impalcature sono una specie Ecco perché la città è così devota a santa Lucia, patrona
di moratoria nucleare, come per le testate dei missili atomici: della vista. Ogni anno, il tredici dicembre, si va nella chie'
a Venezia servono a imbrigliare I'energia devastante delle fac- sa di san Geremia, dietro I'altare, ci si mette in fila lungo la

ciate nucleari. bara di cristallo, si prega accanto alla mummia della santa'
L'altro metodo è quello edilizio, più radicale, ma purtrop- Fino agli anni Settanta si poteva fissare Lucia direttamente
po poco praticabile: in città non c'è più posto per costruire nelle orbite cave; i veneziani e la santa si scambiavano uno
nemmeno la cuccia di un cane. Venezia è costipata di passa- sguardo salutare: occhi eccessivi, traboccanti per la commo-
to, e il suo passato è sciaguratamente stupendo. Perciò, appe- zione, di fronte a occhi manchevoli, estirpati dal martirio.
na si presenta I'occasione, ci pensano gli architetti a dare un Era un toccasana spalancare le palpebre davanti alle
po' di ristoro alle pupille veneziane. Prendi il vaporetto che occhiaie vuote di Lucia: le pupille dei veneziani lacrimava-
percorre il canal Grande: come se non bastassero quattro no, i cristallini intorbiditi dalla bellezza si lavavano, le reti-
chilometri di palazzi lungo la esse d'acqua, alla fine il canale ne peccatrici si purificavano dalle scorie estetiche radioatti'
sfocia nel bacino di san Marco: ti sei appena lasciato alle ve immagazzinate durante l'anno in città. Ijorrore dava I'as-
spalle la basilica della Salute e la punta della Dogana, ed soluzione alla bellezza: non c'era nulla di macabro, in tutto
ecco che ti attendono al varco l'isola di san Giorgio, a des[ra, questo; purtroppo il patriarca Albino Luciani, pastore d'a-
e a sinistra la Zecca, la biblioteca Marciana, la torre nime dall'indole sensibile, qualche anno prima di diventare
dell'Orologio, la basilica di san Marco, il campanile, il palaz- papa Giovanni Paolo I e di rivelare a tutta la cristianità che
zo Ducale, il ponte dei Sospiri, le Prigioni! Stai per schiatta- Dio è la Mamma, ha disposto che la faccia della santa venis'
re, la grazia ti sta dando il suo colpo di grazia, quand'ecco che se coperra con una maschera d'argento dai lineamenti
ci pensa la prima facciata dell'hotel Danieli a soccorrerti aggraziati.
all'ultimo minuto, ti riprendi mettendo in salvo lo sguardo Venezia è fondata su un cadavere. Mille anni fa il furto
in quel confortevole bunker d'orrido. Come sopravvivere a dei resti di san Marco le ha garantito I'indipendenza.
san Moisè, se non ci fosse accanto I'hotel Bauer Grùnwaldl Dev'essere per questo che alcune mummie fanno capolino in
Grazie di cuore, architetti contemporanei, grazie di pupilla città. si venerano nelle teche di vetro: santa Lucia, ma anche
i?. T rz rLno S ca.Rpa Iu Grrr. e. Vnunzrl- ?;:,

san Giovanni Elemosinario nella chiesa di san Giovanni in vai corpi umani sepolti fra i grandi rettili come qui si vede.
Bragora; un paio di cadaveri egizi al Museo archeologico in Siccome venne spogliata qui, così sappiamo ch'è Mummia
prazza san Marcol il sarcofago di Nehmekhet e qualche pre- di donna, e perciò credo che fosse una delle sacerdotesse,
sbitero armeno, dalla narice dilatata per estrarre il cervello ricordate da Erodoto, che nutrivano i sacri amfibi, e quando
durante il processo di imbalsamazione, nell'isola di san morivano venivano seppellite assiemeo.
Lazzaro degli Armeni; e una prodigiosa sacerdotessa dei coc- Ora chiudi gli occhi e immagina Venezia rasa al suolo:
codrilli nel Museo di storia naturale dentro il fondaco dei nemmeno un mattone, solo le ombre delle calli sono rimaste
Turchi: la sacerdotessa è distesa in mezzo a uno zoo di ani- in piedi, le pozze luminose dei campi. Percorri questa fanta-
mali impagliati e a una collezione di armi, strumenri quoti- stica urbanistica del chiaroscuro: strade di ombra accalcata,
diani e opere d'arte dell'Ottocento africano. IJha portata in vischiosa; piazze di luce deflagrata, polverizzata. Ricordati
città il più trascurato, il più sfortunato, il meno celebrato dei che questa è la città che ha inventato le veneziane, le tende
leggendari viaggiatori veneziani. Alla metà del secolo scorso, a stecche orizzontali rotanti che affettano i raggr del sole. Le
infatti, non erano solo gli inglesi e i francesi che andavano a finestre delle case sono esageratamente vicine agli spigoli,
caccia delle sorgenti del Nilo: Giovanni Miani ce I'aveva per catturare più luce possibile, per rifletterla subito sulla
quasi fatta, barattando per mezza Africa le perle di vetro di parete d'angolo e farla rimbalzare nella stanza.
Murano (le contarìe), sopportando dissenterie e alluvioni e Mettiti gli occhiali da vista per leggere le strade. I nomi
boicottaggi internazionali e derisioni in patria, togliendosi di calli, ponti, campi sono dipinti. Lettere nere su rettango-
denti da solo, cavalcando un toro dopo che gli era morta I'a- li bianchi, sopra uno strato di malta: si chiamano nissioéti
sina, rintuzzando i depistaggi degh indigeni diffidenti, le (o nizi oIé ti : comunque s i gn ific a lenzuolini) . Period icamente
fughe notturne dei portatori. Si è ammalato a poche giorna- gli operai del comune li ripassano con pittura e pennello:
te di marcia dal lago Nyanza e ha fatto dietrofront: progetta- non sono filologi scrupolosi, alcune volte italianizzano
va di tornare ma, un paio d'anni dopo, Speke e Grant I'han- riscrivendo. Altrimenti non si spiega come mai 1o stesso
no bruciato sul traguardo. Ecco come Miani descrive la teca: campo viene nominato in due modi diversi a poche decine

"Vedesi entro i vetri, una Mummia con la faccia dorata. di metri di distanza: santa Margherita e santa Margarita; i
Questa venne trovata nella grotta dirimpetto Manfalut, santi Giovanni e Paolo, in un nissioéto più arcaico figurano
sopra la catena Arabica, ove si trovano millioni di come santi siamesi: san Zanipolo, una specie di san
Coccodrilli imbalsamati. Avvanzando in questa grotta rro- Giampaolo.
TrzrnHo Scl,Rpe IN Grrr, r, Vnnezre ?5

Adesso mettiti seduto (seduta) e impara questo piccolo cuto,Ii sono il canal Grande, e il canale della Giudecca,
glossario toponomastico: ampi e profondi; quasi tutti gli altri sono rii; pochi gli specchi
c'è solo una straàa, la srada Nóva, spianata a fine d'acqua più larghi, ibarini,le dàrsene,le pissìne.
Ottocento per semplificare il labirinto di Cannaregio, i ponti sono ponti, e sono circa cinquecento;
copiando in minore i boulevards housmanniani antibarrica- dipiazza ce n'è una; tutte le altre sono campi o cunpielli; in
te di Parigi; due uie, XXII Marzo a san Marco e Garibaldi a ricordo del passato prataiolo dei campi, piante interstiziali
Castello: le calli intorno a via Garibaldi sono spettacolari crescono tra le fessure dei maségni d'estate; I'unico campo
parate di lenzuola, gran pavesi di mutande, festoni di calzini ancora non selciato e ricoperto da una verde erbetta è a san
stesi da una facciata all'altra delle case, a volte sulla diago- Pietro di Castello;
nale dei campielli, su fili della biancheria lunghi decine di le corti sono campielli defllati, intemi a gruppi di case: vi
metri; si accede da una sola entrata, una calletta o un sotoportego;
le lisre sono corsi, e le crosère sono incroci; il sotopòrtego (sottoportico) è un tunnel squadrato fra le
tutto il resto, o quasi, sono calli (mi raccomando, sempre case;
al femminile: Ia calle, le calli); ma ci sono anche i runi e le già che ci siamo, ecco altre due voci generiche di manu.
rzghe, non necessariamente più strette (o più decrepite!) fatti architettonici e luoghi che invece non troverai scritte
delle calli; sui nissioéti altnnn è una terrazza di legno edificata sopra il
perché mai certe calli non si chiamano calli ma salizadct tetto; poggia su esili colonnine di mattoni che mettono
SalizaÀn significa strada sebiatn: in origine le calli erano in paura; squÈro è il cantiere di barche.
terra battuta, le prime calli pavimentate sono state identifi- Fine del glossario.
cate così per distinguerle da quelle non ancora selciate: sali- Ora che conosci il dizionario dei nomi comuni stradali sei
zada insomma è un attributo fossile soprawissuto nei secoli; pronto per affrontare I'enciclopedia dei nomi propri.
un no ferà è un rio interrato, cioè un canale diventato Tianne rare eccezioni, la toponomastica veneziana rifiuta
calle: il culto della personalità laica. Le strade non sono quasi mai
Ia fonÀnrnenua (plurale fonlnnente) è la riva pedonabile, dedicate a uomini e donne famose, ai dogi e agli ammiragli,
cioè una calle con le case da un lato e un rio dall'altro; di ai viaggiarori e ai musicisti, ma a fattacci di nera e abitudini
fronte ad acque più larghe, in canal Grande o in bacino san popolari, a professioni comuni e prodotti di consumo. Con-
Marco, a una fondamenta può capitare di chiamarsi riva; sulta la bibliografia in fondo a questo libro e procurati assolu-
to Trzrr.No ScLnpr. In Gira r. VeNszrr 77

tamente una guida alla decifrazione delle cenrinaia di nomi biz- nano i santi. A Venezia il lavoro è strerro, la religione è larga.
zani delle calli: è un modo diverso di attraversare la città, cia, I mestieri delle calli sono fossili di un'economia prefordi-
scuna calle condensa nel proprio nome una microstoria incre- sta: calle dei Botèri (bottai); calle dei Saonèri (saponificato-
dibile: sembra di leggere "Cronaca Vera" srampata sui muril ri); calle dei Lavadori; calle del Calderèr (calderaio); calle dei
Non posso riassumerli come vorrei, sono troppi e troppo Fusèri (fabbricanti di fusi); calle dei Spezièri. I santi dei campi
belli; scelgo una storia per tutre, che mi permetterà di nomi- sono figuri di secondo e terzo piano dell'aristocrazia celeste:
nare tre nissioéti. Cinque secoli fa un operaio sta vuotando la sant'Aponàl, san Boldo, san Basegio, san Cassàn, san Gerva-
sua scodella di sguaséto, una specie di spezzatino in umido: fra sio e Protasio, san Marcuola, san Provolo, san Stae, san Stin,
la trippa, i polmoni, la milza e la coda di manzo che sguazza- san Tiovaso. Una mafietta ceiesre si è accaparrata gli spazi piìr
no nel sugo c'è qualcosa che non si lascia masticare. È un ariosi, un colpo di stato teologico ha detronizzato il principe
pezzo di dito, con tanto di unghia. Ecco che fine hanno farto del Paradiso mandandolo in esilio dagli ampi sagrati alle
i bambini scomparsi a san Simeonel Iloperaio denuncia chi strettoie più umide e malsane, in mezzo al popolo minuto dei
gli ha venduto I'intingolo, ll luganeghèr Biagio: il salsicciaio bottegai e degli artigiani: il Crisro e la Croce soffocano in una
accusato confessa e viene trascinato per terra legato alla coda dozzina di callette secondilrie.
di un cavallo, scorticandosi nel lungo tragitto dal carcere alla Ora che hai fatto l'abitudine a tenere il muso all'insù, stai
bottega; qui gli vengono tagliate le mani; durante il ritorno, attento ai meteoriti: gli escrementi di piccione, naturalmen-
per non sprecare tempo viene torturato a morsi di tenaglia; il te, e non solo. Basta un acquazzone a far crollare metri qua.
boia incappucciato, che si mormora abiti in incognito in calle drati di intonaco fradicio. Esempi di cadute massi veneziane
de ln Testa, lo decapita fra le due colonne di san Marco; il negli anni Novanta: un commerciante che andava al lavoro
corpo viene fatto a pezzi e le membra vengono esposte alla nelle Mercerie è stramazzato al suolo, colpito da una moda-
cittadinanza, per edificazione pubblica, probabilmente appe- natura che si è staccata illl'improvviso da un primo piano
se alleforche del ponte deí Squrntài ai Tolentini, come di con- sopra la sua testa. lJn'intera parete è rovinata in acqua in rio
sueto in questi casi. Il salsicciaio Biagio Cargnio, serial killer della Toletta, aprendo il sipario di mamoni su una coppia di
e cuoco di bambini, è ricordato dal nissioéto in rien di Biasio, inquilini sbalorditi, spaparanzari in mutandoni e pantofole
all'inizio del canal Grande. davanti alla tivù: fortuna che al momento del crollo, in quel
In generale, proliferano i nissioéti delle calli dedicate alle punto del canale non stava passando nessuna barca. Un pezzo
vecchie corporazioni di anigiani. Quelli dei campi invece nomi- di poggiolo è crollato a terra in pieno campo san Luca. una
Trztaxo SclRpe IN Grrr. l, VeNezré.

grande placca della copertura in metallo di san Simón Picolo


si è staccata, impigliandosi sul cornicione della cupola, è
rimasta sospesa come una ghigliottina di Damocle, in bilico
sul collo dei pedoni. È sterminata I'aneddotica popolare su
tegole, frammenti di intonaco, vasi di terracotta di stazza
imponente (pitèri) che piombano sul selciato all'improvviso,
gerani e ciclamini che esplodono a terra, oppure sul cranio
dei passanti: con gran spargimento splatter di cocci, terriccio
nero, materia cerebrale, schegge, petali, dentiere, concime,
globi oculari. Come per tutre le sue migliori tradizioni, la Se-
renissima ha incoraggiato e istituzionalizzato questo caratte-
ristico sport cittadino: alle Mercerie un antico bassorilievo
raffigura la perfida vecchietta che quasi sette secoli fa gettò
dal davanzale un pitèr, un mortaio o un vaso di coccio sulla
testa de coccio del portastendardo di Baiamonte Tiepolo, pri-
vando di riferimento la sua milizia e facendogli fallire la con-
giura contro il doge Gradenigo. In un pomeriggio d'autunno,
ho visto un uomo affacciarsi in campo dei Frari: lo scuro della
finestra faceva perno su un cardine arrugginito, si è abbattu-
to sulla fondamenta a pochi centimerri dalla testa di un pas-
sante. Chi ha detto che Venezia sprofonda? Venezia cade a
pezzi.
Grandinano anche animali vivi, micie domestiche segre-
gate in casa da anziane zitelle invidiose: durante la stagione
degli amori, le micie latrano sconsolate dalle balaustre dei
poggioli di casa, mandano richiami d'amore ai più fortunati
gattacci randagi. I gatti di strada si ammonticchiano uno
BO TrzrLNo ScLnpr Iu Grtr. r Vnltszrr. s1

sopra I'altra, alcuni tentano di incastellarsi in triadi, uno anch'essi travagliati da incubi simili ai nostri, come queili che
sopra I'altro sopra I'altra. Torturate da questi spettacoli irresi- si concludono con una caduta nel vuoto, sogni che sprofon-
stibili, le micie domestiche non ne possono più, il loro desi- dano in se stessi fino a sfondarsi in un risveglio rassicurante
derio trabocca oltre la baiaustra: si buttano dal terzo piano, le sul guanciale. (lonsideriamo ora I'esperienza di questo gatto
padrone le cercano stizzite per tutto I'appartamento; due set- heideggeriano che, proveniente da un placido sonnecchiare,
timane dopo le micie si ripresenrano magre, graffiate spalnncawa gli occhi sulln caduta. Negli stessi anni il filosofo
(sgrafae), felici. Martin Heidegger spiegava che venire al mondo è come esse-

Ma è venuto il momento di immortalare il campione re gettati, è una caduta dell'essere che si tuffa nel tempo. La
mondiale di tutti i tempi di salto in basso, il mitico gatto hei- vita è un gatto addormentato sul davanzale che si sveglia
deggeriano della Giudecca. all'improvviso cadendo dal quarto piano.
Il micio in questione, tale Pucci, tre quarti di secolo fa
amava addormentarsi sul davanzale di una casa al quarto
piano: crogiolandosi - come si suol dire - beatamente al sole.
Per non essere disturbato da nessuno, Pucci usciva sul terraz-
zino, si arrampicava sulla balaustra, da lì saltava sul davanza-
le accanto e si distendeva all'esterno degli scuri chiusi.
Quando la mia bisnonna apriva gli scuri, Pucci si ritrovava di
colpo sbalestrato nel vuoto, miagolava di spavento e assume-
va in un baleno la stessa posa aerea degli scoiattoli volanti,
delle scimmie dotate di membrane planari: i gatti sono pro-
vetti cascatori. I ragazzini che giocavano in calle tenevano
sempre d'occhio quella finestra al quarto piano: ogni volta
che avvistavano Pucci di ritorno sul davanzale, facevano pas-
sare una mezz'ora, lasciavano che il gatto si appisolasse con
calma, dopodiché chiamavano alla finestra la mia bisnonna
che si riaffacciava aprendo di scatto gli scuri.
Ci si domanda spesso se gli animali sognino, se siano
IN Grrn e Vruezrr. 85

!.|\Ir
d'Inghihena (Edizioni e/o; anche questo nei tascabili)' Le
notizie sulle piantagioni sottomarine di tronchi le ho rubate
dagli splendidi libri di Paolo Barbaro, come molte altre sug-
gestioni e dati: Veneia,I'anno dtlnmefelice (tl Mulino) e
V enena, I-a città nn ovam ( Marsilio ). Una trattazione sistema'
Per ogni capitolo di questa gita,
ti segnalo alcuni libri che tica delle tecniche costruttive veneziane in Eugenio Miozzi,
possono spiegarti meglio di me tutto quello che io non ho V enena nei secoli (Libeccio).
avuto modo di scrivere, e anche quelli che non c'entrano con
Venezia ma che mi è capitato di tirare in ballo per un morivo Piedi
o per l'altro. Prima di tutto però sappi che la guida di Venezia llsignore francese che si è ricordato per tutta la vita la
per eccellenza, ancora insuperata per quantità di informazio- sensazione del piccolo dislivello dei selciati veneziani sotto i
ni e dettagli, è il classicis simoVerwzia e il suo esntario di Giulio piedi naturalmente è Marcel Proust, Allancerca deltempo per'
Lorenzetti (Edizioni Lint). Un'immagine globale di Venezia duto (Mondadori e Einaudi).
contemporanea, con molti consigli per sfruttare al meglio il
tempo libero, la trovi inVeneTia, ismtzíoni per l,uso,di Aline Ganbe
Cendon e Giampaolo Simonetti (Marsilio). ll supplizio della speranza è raccontato in uno dei Nuovi
racconn crtÀeli di Villiers de I'lsle-Adam (Marsilio). Josif
Innoduione Brodskij, ir.Fondnnenn dcgli Incwabili (Adelphi) è rimasto
Per conoscere gioventù, vecchiaia e miracoli della Se- colpito dal gioco equilibristico di gambe che si sperimenta
renissima affidati senz'altro a Sroria diVenezia, di Frederic restando in piedi sul traghetto in gondola. Tutti i segreti del-
C. Lane (Einaudi; anche in edizione tascabile). Se vuoi fare I'ecosistema lagunare sono illustra ú in In logr* di Venezia,
meno fatica, un'ottima sintesi è la Breue storia di Venezia di a cura di Giovanni Caniato, Eugenio Turri, Michele Zanetti
Gherardo Ortalli e Giovanni Scarabello (pacini editore). La (Ciene) e in La lagttna, a cura di S. Giordani (Corbo e
nascita della città, con la documenrazione delle più recenti Fiore ) ; c'è poi la G uidn alla nanna nella lagww di V eneia di
scoperte archeologiche, è nel monumenrale V eneziaùgrni di Giampaolo Rallo (Muzzio). Libri sulle imbarcazioni: Gilber'
l7ladimiro Dorigo (Electa). Il romanzo di Bohumil Hrabal to Penzo, Barche c)enezrane, (Libreria Editrice Il Leggio);
con il bambino piantachiodi si intirola Ho seruito iI re Carlo Donatelli, I-a gondola (Arsenale)' La più limpida
B4 1'tzraNo Scanpr. Iu Grrp. r^ Vnunztp. B5

descrizione delle cause dell'acqua alta e dei vari progetti di zia un interno di appartamento è II carteggio Aspem (Einaudi
salvaguardia della città si rrova in Doorc uolano i leoni di e Marsilio).
Gianfranco Bettin (Garzanti).
Orecchie
Cuore I Giardini nascosti aVenezía sono stati stanati da Gianni
La polemica fra Tadeusz Zulawsky e Isaak Abrahamowitz è Berengo Gardin, Cristiana Moldi Ravenna e Tèodora Sam-
riportata nel n. 33 della rivista "Pàthema", giugno 1992, martini per l'editrice Arsenale. Lo scrittore cieco che "vede"
annata XVII. L-intervista a Oscar Krickstein compare nel le città grazie al maltempo è John M. Hull, II dono oscuro
numero 48 del mensile americano "SuperMuscle", aprile (Garzanti).
1997 (la traduzione è mia). La poesia senza rirolo di Costanza
Fenegoni Varotti è rratta dalla raccolta Lagvma ardente Bocca
(Edizioni del Crepuscolo). L'autobiografia di Gary Fletcher,
Lo studioso di fonetica Luciano Canepari ha escogitato un
l-a fusione tiepidn, è pubblicata in Italia da Scientifica Farolfi. elegante metodo di trascrizione dei suoni veneziani, appli-
Il verso di Andrea Zanzotto è nella poesia,,Ormai", dalla rac- candolo fra I'altro ai testi dei gruppi lagunari reggae, funky e
colta Dierro ilpaesaggio (Poesie 1938-1986, Mondadori). salsa come Pitura Freska, Zoo Zabumba e Batisto Coco. Per
non incappare in strafalcioni, però, in questo libro non me la
Mani sono sentita di seguirlo. Per i sapori lagunari, consulta e tieni
Una trattazione monografica interamente dedicata ai tipi aperto davanti ai fornelli il classico A tola co i nostri ueci di
di scalmi lagunari: Gilberto Penzo, Forcole, remi e voga alla Mariù Salvatori de Zuliani (Franco Angeli Editore); c'è solo
q,)eneto (Libreria Editrice Il Leggio). un piccolo problema: è scritto in veneziano! Sugli antichi
bàcari: Elio Zorzi, Osterie ueneziane (Filippi Editore). Una
Voho seriedi dritte aggiornatissime sui locali e altre dilettevoli
Uno dei resri più ricchi di informazioni e illustrazioni sui maniere per trascorrere il tempo in città le trovi inVenena,
modi di camuffarsi a Venezia è quello di Danilo Reato, Le osterie e dintorni di Mlchela Scibilia (Libreria Sansovino).
maschere orcneiane (Arsenale); per una sintesi economica: Li-
na Urban, Le mnschere di Carneqtale aVenezia (Edizioni Tirri- Naso
smo Veneto). Il romanzo in cui Henry James definisce Vene. Centinaia di Prouerbi del Veneto (Giunti) sono stati rac-
86 Trzrr.No Scr,npr. IN Grrr. l, Veunzre

colti da Giovanni Antonio Cibotto. Il celeberrimo passo Venena (Rizzoli; nei tascabili Bur) esaltano il Gotico e demo-
della Commedia in cui Dante paragona la pece dei cantieri liscono il Rinascimento. Ualtro romanzo di Henry James, con
nautici nell'Arsenale alla "pegola" che lessa le anime dei il terrorista pentito, è Princpessa Casanvusima (Garzanti).
barattieri è inlnferno, XXI, 7-15. Madonna Lisetta Querini è Tutti i segreti dei nissioéti sono svelati nell'irresistibile Cuno-
Ia ragazza sciocca convinta di andare a letto con "l'agnol sità venezidne di Giuseppe Tàssini (Filippi editore), piuttosto
Gabriello" nella novella veneziana deI Decameron, IY, Z. costoso, ma indispensabile: ora è disponibile anche in una
Come tutti sanno, Shakespeare era un copione; il suo Orello, pratica edizione portatile; Paolo Piffarerio e Piero Zanotto ne
che fra I'altro presenta una sola scena veneziana, è plagiato hanno allestito una gradevolissima versione a fumetti in due
dalla novella cinquecentesca del Moro di Venezia narrata volumi, I nizioleti raccontatro (Edizioni Hunter) e I niiolzti rar'
negli Ecatommithi (Ill,7) del ferrarese Giambattista Giraldi contnno 2 (ll Cardo editore). Il grande scrittore pulp ottocen-
Cinzio. Lunardo è l'accigliato paterfamilias del capolavoro tesco Giuseppe Tàssini, erudito, gaudente e affabile puttanie-
di Carlo Goldoni, I rusteghi. La conressa Livia, protagonisra re, ci ha lasciato anche Alcune drlle più clnrnorose conlanne
di Senso di Camillo Boito, deve il cognome Serpieri all'omo- capinli elllibernrwggjo aVeneia (Filippi Editore). La citazio-
nimo film di Luchino Visconti. Miss Bordereau deperisce a ne sulla mummia è tratta da Giovanni Miani, I* spediioni aIIe
Venezia nel già ciraro Cartegio Aspern di Henry James. origini NiIo, edito a Venezia presso Gaetano Longo nel
d.e.l

Aschenbach è il famosissimo rurisra di Mote a Veneia di 1865: lo puoi trovare solo nelle biblioteche veneziane (io I'ho
Thomas Mann (e, ancora una volta, di Luchino Visconti). consulhto alla Querini Stampalia). Un'appassionante rico-
Andrea o I rícongitma è il romanzo veneziano incompiuto di struzione dei viaggi di Miani attraverso i suoi diari è stata
Hugo von Hofmannstal. Si tratta di autori ultraclassici, li tro- scritta di recente da Graziella Civiletti, Un veneidno in Africa
verai quasi tutti pubblicati da molti editori. Infine, Colin fa (ERI Edizioni Rai).
una brutta fine sorro gli occhi di Mary inCortesie per gli ospi-
rl di Ian McEwan (Einaudi): in quesro romanzo la città è
descritta con molta accuratezza ma non viene mai nominata.

Occhi
A metà Ottocenro, John Ruskin ha edificato un celebre
monumento di parole all'architettura veneziana Le Dietre di
wTazte Riconosci la Venezia che hai visitato nelle descrizioni di Tiziano
Scarpal
Grazie a Emani, Maria e Daniele Scarpa; e a Stefano Bas- Se hai voglia, scrivigli le tue impressioni. Noi gliele faremo avere.
sanese, Daria Bignardi, Romolo Bugaro, Valeria De Lazzari,
Tiziano Scarpa
Casimiro Di Crescenzo, Roberto Ferrucci, Antonella Fiori, C.B. Paravia & C. S.p.A
10139 Tòrino - Corso Tiapani 1ó
Aurora Fonda, Alessandra Galletta, Cristiana Giacometti,
Giuliana Giampietro, Daniela Loma, Vittorio Marchiori,
Raul Montanari, Antonio Moresco, Mauro Mussolin, Enrico
Ratti, Piero Vereni.
90 Trzrl,No Scnnpl Ir Orre n Vnurzre oì
92 Trzrlro Scanrl IN Qrrl a VeNnzre 95
Tiziano Scarpa è nato aVenezia nel 1963.
Ha pubblicato iL romnrzo Occhi sulla
graricola (EinauÀi, 1996) , il racconto
Madrigale nell' antolngia Anticorpi
in gita a
(EinauÀi ,1997 ) e ln raccoln di racconti
Amore@ (EinauÀi, 1998) . II prongonisn
Volumi pubblicati: della sua contmedia radiof onica Popcorn
(Prix Inlia 1997) , iI pappagalln Loreto,
Firenze di Enzo Fileno Carabba
aÀesso gracchia in una dozzina di lingue
Napoli di Peppe Lanzetta nelle raàio ewoDee e nordamericane.
Torino dr Dario Voltolini

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