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ORLANDO
FDRIOSO
CJNTO
DECIMOTTAVO
Fince. Marian
purdto e
le
con
per codardo.
Marfisaa in Jfasfiga
Et altri. H Cloridano
Norandin
Francia
s^enio
e
ahbatte. genii
Grifongagliardos
iratie
,
ha lor le vele
e Medoryfedele re
hello ^
Troyanoil
m
Ho
atto
laudato e laudo; sempre con ragion stil daro e mal atto Ben che col rozzo
vi defraudo. Gran parte della gloria virtdim'ha tratto, dell'altre Ma piii una
core
con
la
CANTO
n
biasmato
assente
ladar vi
O
sento
una
et
un'altrg scasa^
almen,fin che presente riserbargli Taltra orecchia chiusa, Sua causa dica,
sempre, prima
"
ch'usa, ragion Differiranco e mesi et anni, e giorui Prima che giudicar altruidaDui. negli
Vederla in facciay e udir la
m
Se Norandino Fatto
a
Grifon
nou
ch6 quel
fece.
A voi utile e
sua Denigro
onor
successej
fama
a genti
pece.
piend'ira e bizzarro,
appresso al
IV
cascaro
carro.
Van
Chi
il tiraor per le
li caccia,
stradej
Tun
su non
Grifon
minaccia ; e non parole Ma lasciando lontana ognipietade Mena tra il vulgo inerte il ferro inlorno, E gran vendetta fa d'ogni suo scorno.
,
DECIMOTTAVO
Di
a levarsi ebbono piante pronte, molto piuaccorta al bisogno stto Parte, alzb subito il poote: Che degli amici,
Che le
la facciasmorta
per
lulte
tamalto
in quella piglia Che 1 poote si levo per lor sciagura dell'uno al Sparge campo le cenreUa;
ne
"
.
Grifon
duo gagliardo
Ch^ lo percuote ad una cote dura: Prende I'altro nel petjo, e FarraQdella
In
mezzo
aliacitta sc^ra le
mura.
dal cielo."
Fur
molti die
turner
Soprale mura
Non vi sarebbe S'a Damasco
avesse
saltx". f
,
\:
'
piii confusioae,
dwse I'atealto.
il sokkn
Un
E
muover
di
"
ua
suon
mi"to
di irombei
ne
e T assorda,
cielpar
rinlboniSb.
CANTO
ym a an'altravolta differire voglio
Ma
A ricoQtar cio che di questo avvenne, Del buoQ re Carlo mi coavien seguire,
Ghe
contra
Rodomonte
ia frettavenne,
Namo
e
Oliviero
e
Avolio
Oitone
n
Berlingiero.
Otto scontridi
Di taliotto Sostenne
a
Di ch*avea
Come
sente
monte.
Ricardo, Salamone, Guido,Ranier, Ganelon U'aditor, fedele, Tnrpin Ivone^ Ughetto, Angiolino, Angioliero, di san Michele, Marco e Matteo dal pian " gli otto di che dianzi fei menzione, Son tnltiintomo al saracin crudele,
Arimanno
e
Odoardo
d'Inghilterra,
Ch'entrati eran
DECIMOTTAVO
n
Non
cosi freme in
sa
lo
alpino sooglio
uq
tempo
k il taono
la saetta^
e la vendetta. delFeoipio
che gU h piii quel presso, Che gli di Dordona; h il nliisero Ughetto Lo pone in terra umno ai denti fesso,
aliatesta
che VeLooo era di tempra buona. Percosso fu tutto in an tempo anch'esso Gome Da moiti Ma
non
Si duro
in tutta la persona; colpi fan piii"cb*all*incade gli Tago: intorno ba lo scaglioso drago"
zm
Furo
D' intorno intorno abbandonata tutta; Ghe la gente alia piaeza, dove accade Garlo avea ridutta. biaogno, Maggior Gorre aliapiazza da tutte le strade La turba, si poco frutta. a obi il foggir La persona del re sii cori accende, Gh'ognun prend'arme^ ognuno animo prende.
CANTO
CSome
86
dentro
Ma
se
la fieramadre
si lancia, quel
ilcmdel
dente,
anch'essiinsaDgufoaf la guanoia, VoglioDO " vengoDO in soocorso arditameDte; Chi morde al taaro il dosso, e chi la pantia: Cosi
contra
il pagan fa
Da tettie da finestre e
on Sopra piove gli
nenibo d^arme
xn
speisso.
cb'a pena vi cafpe;^ caica, La turba che vi vien per ognivia, cormbape^ Y'abbonda ad or ad or spessa* Che
Piu disarmaxa e nuda/da quando, facile torsi o rdpe^ a tagh'arrcfae la potfia, a tnonte'a monte, legatd
Tanta k la
Non
In venti
Rodomonle giomi:^penger
DECIMOTTAVO
vm
sa
come
ne
o di piu, rossa mille, La terra intorno, il popolo discresce. U fiatotuttayia se gringrosaia, piii al fin cbe, Si che comprende se non esce Or c ha vi^re e io totto il corpo h sano,
Poco, per
far di
sara
ia
vano.
occhi orribiK, e pcm meate Rivolge gli chiasa Tascita; Che d'ogn'intarbo su
^
Ma
con
L'aprira tosto,e la fara espedita. Ecco,vibrando la spada tagKeDte, Che vien queU'empio il fiiror lo Wta, ove Ad assalire ilnuovo stuol britannb^
" "
1
"
Che vi
trasae
Odoardo
et
Arimanno.
piazza rompere titBCCUifi A cui la foltamrba ondeggi intorno, Icnmanraeio tauro accaneggiato / f Stimulato e percossb latto T giomdj Che 1 popbl tt ne fogge T ^: ii^avematoj Et egh or qo^seo^^or quelkva stil oom:0; "(: Pensi che tale 6"piiii"terribil fosfe II crudefe Afii("tt; 5i mos9e j q^asdo
,
'
Chi ha visio in
"
lo
CANTO
n
o veDti ne a traverse^ Quindici taglib tantilascibdel capo troachi, I Altri GiascuQ d'un oolpo sol drii^o o ri verso; Che vlti o salci e tronchi: par cfaepoti
be
et
altremembra
sparte,
si yede in guisa piazza torre, Cbe DOQ si pub notar cb'abbia paora; Ma tutta volta col peosier discorre Dove sia per uscir via piii sicura* al findove la Senna corre Capita faor delle miira" Sotto alFisola, e va La gente d'arme^ fattoandace e il popol lascia in pace. Lo stringe e tncalza, e gir noa
xzn
Delia
Qaal per
Gacciata Ch'ancor
va
massile
belva,
il cor
mostra fuggendo
e
gentile,
vile.
E minacciosa Tal
Da
lenta si rinselva ;
nessun
e
in Rodomonte,
strana
e
atto
drcondato di
e spade
fieraselva
D'aste
di volanti dtirdi,
Si lira al fiume
DEGIMOTTAVO
ii
^h Tira ilsospiiise^ vi tomb in mezzo, Gb'esseQdone gi^ fbor^ Ove di saogue la spada ritinse, di oento ne lev6 di mezzo. " pi"i al fia la rabbia vinse Ma la ragione Di QOQ far alcfa'aDto n'aadasse il lezzo; " dalla ripa, consiglio. per miglior Si gittb e asd di gnm periglid.^ all'acqua,
E si tre volte e CSoQ Gome
tatte
Farme
andb per
tante
mezzo
Facqae,
s'iatoraoavesse
te
galle.
n6Q
in Africa,
pare
costai
e
nacqae, d'Anniballe.
dopole spalle
di'avea
tutta
"
nou
Favea
Gbe, per
E
.tornarviun'altravolta, guarda,.
e
sospira, la spiani et arda. mira in questafuria, ilfiame, Ma lungo Veoir chi Todio estingue e Tira tarda: Gbi fosse io vi farb bea tosto udire;. Ma primaun'altra e6|a Vho da dire*
cor profoado
w
di
IS
,C4.NT0
Discordia'^Hier^,
Miciiele avea oommcissb angel Gh'a battaglia aoceodesse e a litefiera ! iford av^a Agramante Quei che piii appresso.
Usci de' fraltila inedestna seray Avendo.altriiiI'afficio subcommesso;
Lascib la Fraudie Fid che
a
"
loco, giierrejggiare^l
xxrn
coo JE).k parvexh'aoflria. piu.possanwa, Se la Superbia;^ncoi! aeoameaassot E perch^ in jioa stansa^ i ,):... stavao tmte Non fu bisbgnacfa'a randassb*: \ oercar La Superl)ia che sao" ma Doa V'ahdp,.
.1
.
La Per
sua
.:.
xxnn
.' an Disoord^ L'implagabiL icompaghia Delia Bop^l^^ra si; in cammitio mtJise E ritrovb ohe(^medesn^a via al' FaoBar, perigire campo saracino^
r ^
:
-^
.
"'
L'afflitta e "
II qual mandava
Doraltce bdW
"
Al
re
DECIMOTTAVO
xxn
i3
Quando ella venne a Mandiicardo in tnano v'ho gia raccontato e come e dove) (Ch'io
TacitameDte Che Ella
Ma
De avea commesso
al naDo,
nuove.
portassea questo re le
nol in saprebbe
che sperb
vaDo,
che far si vedria mirabil prove Per riaverlacon crudel vendetta ladron quel
La Gelosia
Da
che
Tavea gli
intercetta.
nano quel
avea
trovato,
suo
venir compresa,
Pareado
intesa
Molto valere in
che quel
far volea.
D'inimicar Del
re
con
Rodomonte
il figiio
le pare aver suggetto: Agrican Trovera a sdegnar altri altroconsiglio; gli A sdegnar duo questo h perfetto. questi Col nano vien dove Tartiglio se ne Del fierpagano avea Parigi astretto; E' capitaro la riva^ a punto in su Quando il crudel del fiiume a nuoto usciva
.
i4
CANTO
Rodomonte, G"8tai della sua donna esser messaggio^ Estinae ogn'ira e aerenb la fronte^ " si send brillar dentro ilcoraggio. cosa conte Ogn'altra aspettache gli
Prima ch'alcuno abbia Va
contra
a
lei"uo
oltraggio.
il nano^
lietogli domanda:
ove
ti manda?
n^ mia
altrui.
Che
A
ne
la tolsee
annunzio quello
come
Fredda
aspe
e
abbraccib costui.
ilnano, Seguita Un
gente uccisa.
L'acciaio allorala Discordia prese, " la pietra un e picchib focaia, poco, " Fesca " fu
sotto
la Superbia stese,
in
un
attaccato
momento
ilibco;
si orribilfaccia,
tutto
Che
elementi gli
ilcielminaccia
DECIMOTTAVO
i5
la
all' ultimo comprende figli di tant'ira, told, Essergli awampa A tanta rabbia, a talfuror s'esteude, Che Q^ a moQte, n^ a rio, n^ a uotte mira, N^ lunga n^ grandiue rafirena via, L'odio che dietro al predator la mena:
ZXXfl
dice: or I^ t'iuvia;
fa motto
alia sua
compagnia.
fretta che non va ilramarro, piti la via. a traversar Quando ilcielarde, Destrier non ha, ma il primo tor disegna di chi vuol) ch'ad incontrar lo vegna. (Sia
xxzvn
La Discordia ch'tidiquesto pensiero, la Superbia, e disse Guardb,ridendo, Che volea gire destriero a trovare un Ghe gli apportassealtrecontese e risse; " far volea sgombrar tutto il sentiero, Gh'altro che E
in man qnelio
non
venisse: gli
i6
CANTO
IXlTUi
del saracia si estinse Poi ch'alpanir Carlo d'intorno il periglioso iuoco,^ all'ordiaeristriose. Tutte le geDti debol loco : Lascionne parte in qaalche Addosso ilresto ai Saracini spinse,
Per dar lor scacco, "
limandb
san
per
Da
Germano
ch'a porta san Maroello, di campagna, Dov'era gran spianata Tun I'altro e in aa drappello Aspettasse ,
Si ragunasse
tutta
" oomandb
segno alleschiere
s.
II re
"
con
Tinnamorato
d'Isabella
Facea
e fiera battaglia perigliosa ; Col re Sobrin Lurcanio si martelia; Rinaldo incontra avea tutta una schiera,
"
con
virtude
con
fortuna molta
e
mette
in volta.
DECIMOTTAVO
17
Marsllio avea
fermato
II fiordi Con
intorao Spagna
mezzo
e
al suo
stendardo.
faotiin
cavalieri allato,
tutto
il mondo
par che
xlh
ne
rimbombe*
Cominciavan
le schierea ritirarse
Tatte
Per mai Ma
'1 re Grandonio
Falsiron comparse,
Che statiin E E
gran
voce:
xLin
valentuomini ah cooopagni. Ah, dicea, il luogo Ah fratelli, tenete vostro: I nimici "iranno opra di ragni,
,
Se
non
manchiamo
nostro.
Guardate la vergogna
Gh'essendo
Tomo
il danno
estrenio
avremo.
a
JIL
i8
CANTO
-Axf
quel tempo una grim lancia avea E contra Berlingier di bolto, venne Che sopra TArgaliffa combattea, " Telmo Delia fronte gli rotto: avea GittolloID terra e con la spada rea fe'cader forse otto. a lui oe Appresso
Toko
ID
^
Cader fa sempre
cavalieroin
XLV
terra.
Id altraparte ucciso
Tanti pagan
,
avea
Rinaldo
ch'io dod
stava
DiDaDzi
Vedreste
lui dod
1 campo darli id tutto piazza Lurcanio e caldo: meD Nod meD non ZerbiD, Per modo fau^ ch'ogDUD sempre dc parli: Questodi puuta avea Balastro ucciso,
a Fioadur quello
Telmo diviso.
XLJl
L'esercito d'Alzerbe Che poco innanzi aver L'altro tenea sopra le Di Zamor Non
k
tra
e
avea
il primiero,
solea Tardocco;
imperosquadre
di Saffie di Marocco.
African! un cavaliero gli ? Che di lancia ferir sappia o di stocco dir ; ma passo passo Mi si potrebbe Nessun di gloria degnoa dietro lasso.
20
CANTO
L
State vi
^
priego per
mia
verde
etade,
In cui soleteaver
Deh
noD
andar vogliate
spade,
torn! di noi
saran
chiose le
strade,
fossa larga
tornar
troppo
il mar,
che pria
XI
si possa.
Molto b
cani: e aliadiscrezion di questi Darsi, State saldi, per Dio,fedeliamici, altririmedi vani. Ch6 tuttiSOD gli NoQ ban di noi piii vita gli Dimici; Piu d'un'alma doq han,plhdi due mani. il giovinetto forte Cosi diceodo,
-
Al
conte
II rimembrare
Almonte
cosi
accese
fuggia prima,
in
sne
le mani
difese
che rivoltarle spalle, estima. Meglio, da Burnich'era uno Guglielmo inglese di tutti, e Dardinello il cima, Maggior E lo pareggia e appresso taglia agli altri; di Gornovaglia. II capo ad Aramon
DECIMOTTAVO
un
ai
vallej " v'accorse il fratelper dargli aiutoj Ma DardiDel Taperse per le spalle Fio giudove lo stomaco e forcuto. da Vergalle, Poi foro il ventre a Bogio
a
Mono
" lo luaodb del debito assoluto: Avea promesso alia mogller fra sei
a
di toroare Mesi,vivendo,
lei.
Dardioel gagliardo luDgi Venir Lurcanio, ch'avea in terra messo e Gardo Dorchin, passatonella gola, ilcapo e in sin ai denii fesso; Per mezzo fu tardo^ " ch'Alteo fuggir ma volse^ Alteo ch'amo quanto ilsao cor istesso; mise Cb^ dietro aliacollottola gli che Tuccise. II fierLurcanio un colpo
noQ una Piglia
e va lancia,
Vide
per far
vendetta,
Macon
( s'udirlo puote )
terra
morto
Lurcanio in
ne
getta,
Nella moschea
Con Che
tanta tutto
comanda. spoglino,
a2
CANTO
tti
Noo
Se
De
^ da
Se desiassedi
potere
dannate:
Nod
Vorria pur
la
spada
Ma
Con
questoancora,
uccide
i suoi
disegni guasta.
Franco
"
Se Mori
sempre mai la via lor tolse, dl non s'accozzaro. Che per tutto quel serbar Tun volse, A piufamosa man
Fortuna
Gh^ Tuomo
Ecco
il suo
a
destin
di fugge
raro.
Rinaldo
questastrada volse,
non
DECIMOTTAVO
uz
a3
Ma Dei
fattidi poQeote. glorfosi Tempo 6 ch'io torni ove Grifbo lasciai, Che tutto d'irae di di^de^Dardente ch'a vesse maj, con Facea, piutiijoor Tumultuar 1^ stj^gotiita gentp.
.
Re Noraodjoo GoQ
"
quelrutppr
in
LX
cpr^o
ima
era
schiera.
Re Norafidin cod
la sua.corte armata,
Vedendp
Venne
mitp
'\pppolo fuggire/
aliaporta in
haHaglia'o;*dlQata,
Grifone iinUiMQavqndo Da
La sprezzata arinatura
avea (Qualla si fo36Q)
difesa
presaj
di
quovo
forte,
cbiuderlo in
ni(?z;zo alcon
non
possa.
Fuor
jaaa
squadra grossa.
loco,
poco.
L'animoso E
Grifon
non ne
muta
tema
fa semhiante che
a6
CANTO
Chiedimi la
meta
di qaeato regno
Gh'io son per fartene oggipossessore; Gh^ I'alta ti fa degno tua virtii non
Di questo sol, ma "
la
tua
mano,
e
p^o
Di fe mi dooa
stese.
GrifoQ
vedeodo il re fattoheoigno
umile abbraccioUo.
Lo vide il re di due
piaghe saoguigoo, E tosto fe'venir cfaimedicoUo; Indi portar uella citiade adagio, E rippsar nel suo real palagio.
'
LXX
frate Aquilante
Grifon, pot
cercare
Mura,
giorno devoti,^
dalla cittaremoii.
DECIMOTTAVO
27
si
iodovino
quel greco peregrine, Nel ragiooare, a caso a dame spia, il cammiDO Dicendo ch'Orrigille avea
Verso D'un
lor
Di subito
foco. d'improvviso
se di questo Dimandogli Aquilaate, Cosi notizia avea data a Grifoue; s'awisb il resto, E come raffermo, Perch6 fosse partito, e la cagione. ha seguho manifesto e Ch'Orrigille intenzione In Antiocbia, coo
"
Di levariadi
man
del
e
sue
rivale male.
Con
gran vendetta
memorabil
Lixm
che '1fratello Aquilante Solo e senz'esso a quell' andasse, impresa E prese I'arme, dietro a quelloj e venne Ma primapregbilduca che tardasse L'andata in Francia et al paterno ostello, toUerb
Fin ch'esso d'Antiochia ritornasse.
Non
Scende "
al Zafib, e
e
piubreve
a8
CANTO
Lzxnr
Che la
terra
ud tosto. Vide,6 Safietto, dopo I'aliro Passa Barutti e il Zibeletto; e sente Che da man maDca gU h Ciprodiscpsto. A Torto$a da Tripoli, e alia Lizza, E al golfo di Laiazzo il cammin drizza
"
LXXT
a levaate fe' ilnocchier la fronte Quindi Del naviglio voltarsnello e yeloce; Et a sorger n'ando sopra FOroate, E colse il tempo e ne piglib la foce" io terra ilponte; Gittar fece Aquilaote E n'usci armato sul destrierferoce;
contra
ilfiume il cammio
ne
dritto teone
yenne.
Tanto
cb'in Ant'iochiase
Lxxn
Di
Martano qnel
ivi ebbe ad
se
informarse,
n'era ito
farse giostra
Con
Dovea
german
anoo
I'abbia segaito,
di si toUej q^el
gia per
mar
ritornarnon piii
voile^
3o
CANTO
udi Tirata voce^ Quando Orrigille A dietro il palafren volse; per fuggir Ma di leifa Aquilante piuveloce, " fecela fermar, volae o noa volse. Martano al minacciar
taoito
feroce
PaUido N^
sa
trema
come
al vento
fronda,
che quel
si "icciao che
LSXXI
risponda
4
" "
Grida
minaccia cbe la testa giurando Ad Orrigille e a lui rimarra i^ozza^ manifesta. Se tutto il fatto non gli Maruno II mal giunto ingozza alquanto ^ " tra se yolge se pub snuDuire Sua grave colpa, e poicomiucia a dire: che Sappiy sigtior, Nata di buoua
Ben
e
virtuosa gente,
che
tenuta
in vita disonesta
molesta,
ingegno.
DECIMOTTATO
Luiin
3i
Chetamente
NoQ
et n'abbia,
piedi;
siam,come
somma
tu
vedi.
Poteasi dar di
astuzia vanto,
E,
Se
Tenesse
ooQ
e destrier arme e torgli quanto di Grifon^ noa gli nocea, volea pulir tanto saa scasa
Che la face^e di menzogna rea. Baona era ogoialtraparte,se non Che la femnuQa
Avea
a
quella
.
lui fossesorella
in Antiochia inteso Aqailante da piii Essergli concabiDa, genti; Oade gridando, di furore acceso:
tu te ne menti: ladron, Un pugno gli tirb di tanto peso, Che nella gcJa oaccib duo dend: gli E senza piucontesa, ambe le bracda Gli volge e d'una fune allaccia. dietro,
Falsissimo
5s
CANTO
Ben che in
elladicesse assai.
litrasse Qaiodi
ville, mai;
e
goai. cb'avesse trovato ilsuo fratello, fame poi a quello. come piacesse
cod
pene
con
Fece
some
venne;
Piccoli e
grandi) ognuo
che s) ben
con corse
sapea
Egliera,
Et
a
cui toltofa
falsamostra
Dal compagDO
II popol tatto L'uno
al vil Martano
infesto,
questo^
Non
h il ribaldo
Gbe si fa laade
con dod
e
Taltrui buooe
h
E la virtu di chi
Goo
la saa
h
iafamia
col sao
copre?
NoQ La
femmina riDgrata
e
costei,
aiuta i rei?
DECIMOTTAVO
35
Altri dicean:
come
stan
bene iusieme
ambi d'aa marchio e d'una razza! SegDati chi lor dietro freme, Chi li bestemmla, abbr ucia squarta ammazza. Chi grida : impicca si preme, La tarba per veder s'urta, alia piazza* ioDanzi alleatrade, E corre
, , ,
VeDoe
la
naova cara
D'averla
Senza mold
scudier dietro o
in
Gome
"
venae
davante, fretta,
Aquilante Cb'avea del sno Grifon fattoveodetU; E quello eon onora sembiaate^ gentil lo ricetta; Seco lo 'nvita, e seco
.
"
.
Di
consenso
a.
na
Andato Grifon
non
insieme
s'era
,
ove
del lettomosso
,
"
"
Cbe, vedendo
Cb^ "
N ;
udito.
nn poicb6 motteggiando poco addosso. Gli and6 Aqnilante, messero a pariito duo ginsto Di dare a queUi martoro, Yenuti in man avversari loro. degli Tom,
UI.
3
34
Vuole
S(razi ne
CANTO
ZCII
vuole Aquilante,
sieDO faiii ; ma
osa
il re cbe mille
^
Gri"3ne
non (Percb6
dir sol
AiruDo
airaltrovuol
e
Ch'abbia
e non scoparlo,
xcm
e Legarlo fanno,
non
tra'fiori e
mattina.
Terba,
" per
tutto
scopar Fahra
si riserba Orrigille captiva Fin che ritornila bella Luoioa^' Al cui saggio parerc, o lieve o acerba, la disciplina. Rinietton qnei signor a ricrearsi Quivi stetie Aquilante Fin che 1 fratel fa sano e polfc armarsi.
^
xcnr
Be
Divenuto
Non Di
dopo on
aver
tanto
errore,
potea
sempre il coraggio
e*di
peditenzia pieno
fatto a colui
D'aver Che
degnodi
e
mtercede
avea se
d'onore;
Si che di
nolle
il pensiero iniento
conienlo.
DECIMOTTAVO
35
pubblico CQD8{"eUo di tanla iDgiuria Delia cittk, rea, ch'a perfetto Con quella maggiorgloria
E
staiui
Del
Cavalier per
CoQ "
uq
re
tanto
paese per cio fe'bandir per quel iodi ad uu Che fariaun' altra giostra
XCVI
mese
"
Onde
la Fama
nuova
e
con
veloci penne
tutta
Porto la
per
Soria;
"t in Feoicaa
in Palestina venne,
" tanto, ch*ad Astolfo ne di^ col vicer^ deliberosse II qual Cbe
senza giostra quella
spia,
fosse.
lor
non
Per La
vera
valoroso e guerrier
istoriaSansonetto
di gran
vanta
.
nome
e Orlando,
Carlo
(come
a govern detto)
ar
la Terra Santa.
Astolfo con
Per riirovarsiove
Si che d'intorno n
Ch'in Damasco
la giostra s'appareccbia.
36
/
CANTO
xcfm
Or cavaloando per
Con
non
il di
croce
de'torniamenti,
di due strade
sembianza
xaz
Marfisa si nomava vergiue che con la spada in mano Di tal valor, di Brava Fece piuvolte al gran signor di Montalbano; Sudar la fronte, e a quel
Lia
,
1 dl
la
notte
armata
sempre
andava
"t immortale
farsi gloriosa
.
le venian con Gh'appresso le parvero alFaspetto; Prodi guerrier Gh'erano ambeduo grandi e di buono osso: di provarsi avria diletto E perch^ il destriergikniosso; Per isfidarli avea Qnapdo, affissandoToQchio piuvicino,
,
paladino.
38
CANTO
av
E Per
sol lucido
chiaro
ebbe sparsi
e
i fulgent! raggi,
La bella donna
guerrier s'armaro^ Mandato avendo alia cilia messaggi Che, come tempo fu,lor rapportaro e faggi, Che, per veder spezzar frassini
,
i duo
Re Norandino
era
venuto
al loco
alia cittane vanno, indugio pii!i aliagran piazza, E per la via maestra il real segno stanno Dove aspettando di buona razza" i guerrier e quindi Quinci si daranno I premiche quel giorno Senza A chi
it uno vince,
stocco et una
mazza
Guerniti Sia
Avendo
Norandin
fermo nel
core
Che, come
il secondo il primopregio, le
anco*,
" d'ambedue
il sommo onore* giostre Grifone ilbianco j Si debba guadagnar ch'uom di valore Per dargli tutto quel
Dovrebbe Posto Ha
con
aver, n^ debbe
far con
manco,
Farme
e mazza
in questo ultimo
e
pregio
stocco
destriermolto
egregio#
DECIMOTTAVO
39
L'arme
Si doveano
viase,
che Grifone
avesse.
che
sua
ioieuzion
avesse
efietto
COD
venuta nuovameate era. piazza vedendo rarme ch'io v'ho deito, Cosiei,
coaosceaza
Subito n'ebbe
Perb che
vera;
care
Quanto si suol
le cose
ottime
rare;
su
la strada
volta che le fur d'impaccio, quella Quando per riaver sua buona spada Correa dietro a Brunei degnodi laccio
.
Questaistorianon
Altrimenti narrar;
Da
me
vi
Quiviirovasse
Marfisa.
4o
iDtenderete anoor
CANTO
GX
che,come
Tebbe
le avrebbe
vote.
Lasciate un
Se
di di
un
sua
persona
o un
piu teoere
modo
altrodebbe
ella pensar non puote; racquistarle, Ma se gli e la manstende^ a un accosta tratto, E senz'altro rispetto se le prende:
Per
en
ch'ellan*ebbe, E per la fretta avvenne altremandonne in terra. Ch'altre ne prese, II re, che troppo offeso se ne sol le mosse Con uno sguardo Gh^ 1
tenne, guerra;
che ringiuria non sostenne. popol, afferra Per vendicarloe lance e spade innauti Non rammentando cio ch'i giorni Nocqueildar noia ai cavalierierranti.
,
cm
N^ fra
N^
e e
balli
donna
e
di
bella, cavalli,
di
e
quadrella,
si tljamorte,
Dove
si sparga sangue,
DBGIMOTTAVO
Gxm
41
i\cavallo, e nella tarba sciocca Spinge Con Fasta bassa impetuosa fere;
" "
I'urto or la
Poi
COD
UDo spada
altro tocca^
capo
rimaDere,
rotto,e braccio
cod
leivestitae
I cavalierdi uaziou
verse,
,
lutti ia gravi gli giuochi aspettati ch'avesse di dolerse (Gh^ la cagioD irata dod sapeaDO tutti, La plebe fosse fatta) N^ ch'al re tauta iugiuria
Stavau
COD
dubbfa
meute
stupefatta.
4a
CANTO
cxn
se
ae
fa
pentire ;
attenQe
Altri Che
Mirando
vedendo il re Essi,
Avea
che di
veneoo
pieno
che la discordia mosse, cagion E parendo meno a Grifon che sua, non Che del re Norandin, fosse; Fingiaria S'avean le lance fattedar con fretta,
Feri
lascibsteso
al
piano
Prima
pena,
Che lo
riversoin gittb
su
arena.
DEGIMOTTAVO
CZKE
43
di I cavalier
Votan
e pregio a
le selleionanzi
n'arrabbia d'ira e di
la
dispetto.
la nuova Taltro elmetto^
God
primacorazza
,
coo
e
Marfisa intamo
Poi che si vide
Tuno
tuttidare il tergo,
verso
Vincitrice venia
I'albergo.
GXX
Astolfo e Sansonetto
A
e seco seguitarla
,
doq
fur lend
ritomarsi
Verso
genti
Gli davan
Di vedersi
Tenean
uno
inconlro
riversarsi,
il capo chino
a
,
Ne
Norandino.
Presi
dielro a gF inimici in fretta Spronano Li segue ilre con molti suoi vassalli, Tutti pronti o alia morte o aliavendetta. La sciocca turba grida: dalli, dallij lontana e le novelle aspetta la fronte Grifone arriva ove volgeaa
"
sta
"
tre
et compagni,
avean
preso il ponte.
44
A
CANTO
Astolfo raffigura giunta prima Che avea quelle medesime divise, Avea il cavallo, avea armatura quella
y
si mise: a giostrar seco Quando in piazza ilconobbe, e poi e salutoUo; Quivi dellicompagni Gli domando suoi;
cxxm
tratto perch^
si
avean
a terra queirarme
Portando al re
Diede
Grifon
non
falsacoDOScenza:
la guerra,
Deirarme
Disse che Ma
ch'attaccate avean
non
n'avea troppa
scienza;
con perch^
con
Marfisa
era
venuto,
Dar le volea
Saosonetto aiuto.
ClliV
Quivicon
Yiene
tosto e lo conosce Aquilante, Tode vicino, Che parlar col fratel cb'era mal disposto. " il voler cangia, di Norandino^ molti di quei Giungean
Ma E
troppo
tanto
non
Stavano
46
Mie
sono
CANTO
cxxTm
Tar me,
'q
mezzo
della via
le lasoiai, giorao
cooveDia
Perch^
Un
mi a pie segaire
E la mia
impressa,
corona
Ch'era ia
tre
una parti
Gli k
Son
ver
di,da pochi
voi
me
mercataute
"
se
Faveste domandate,
che steno; Tbo donate gi^
o no
,
nou
di roeuo,
Accio
voi darle avessi auche potuto, Volentieri il mio don m'avria reuduto.
CIII
bisogua allegar, per farmi fede che tengan vostra insegaa: Che vostre sien, ch^ vi si crede Basti il dirmelo voi,
Piu ch'a
Nod
Che
vostre
^, maggior premiodegna. si contenda; ve e piii non I'abbiate, GrifoQ maggior da me prMida/ premio
DECIMOTTAVev
CXTXI
47
GrifoD che poco a core area quell' arme, Ma gran disio che '1 re si satisfaccia
,
Se mi fate saper ch'io vi compiacda. Tra se disse Marfisa : esser quiparme L'oQor mio
a
in
tutto:
con
faccia benigna
esser
Voile
Grifon dell^arme
cortese;
Tornaro,ove
Poi la
si fe\di che Tonore gioslra Sansonetto fece darsi; " 1 pregio Ch'Astolfo e i duo fraielli e la migliore volson provarsi, Di lor, Marfisa noa y amici e buon compagni, come Cercando, Che Sansonetto il pregio ne guadagni.
CZZXIQ
e in festa piacere Con Norandino otto giornate o diece, Perch^ Tamor di Francia gli molesta^ Che lasciar lor tanto non lece, senza che questa e Marfisa, Tolgonlicenzia: Via disiava, lor fece. compagnia Marfisa avmo disire avea lungo
Stati che
sono
in gran
Al paragon dei
venirej paladin
48
CANTO
ClXUf
nomiaanza. loco
Lascia
altroin
sua
Sansoneuo,
Che di Gerusalem
al mondo ban di possanza pochi pari dal re Norandino, Licenziati che v'^ vicino" Yanno a Tripoli e al mar Gbe
dXZf
una quivl
caracca
ritrovaro^
Che per ponente mercanzie raguna. cavdli s'accordaro Per loro e pel Con
un
Mostrava
chiaro^
Ch'avrian per molti di buona fortuna. avendo aria serena^ Sciolserdal llto, E di buon
vento
sotto
n'e un stagno: e certo non dovea Cagion far quel r^aturaa Famagosta torto Gostaoza acre e maligna^ D'appressarvi k " benigna^ Quando al resto di Cipro
DECIMOTTAYO
CSStfP
49
soggiorno. a uq greco-levante spiegb ogoiala^ Quindi destra a Ciprointomo, Yolando da man E surse a Pafo, e pose in terra scalaj nsdr nel litoadomo, E i naviganti chi per vedere Gbi per merce levar, La terra d'amor plena e di piacere.
Gmvni
Dal Si
va
mar
am
a o sette, miglia
poco
pooo
salendo in
e
verso
iloolle ameno.
e
Mini
cedri e naranci
lauri il loco,
Tanta La h Da
eh' in suavita,
vento ogni
mar
che da
spire.
fontana tutta qaella limpida ruscel fecondo. va un rigando Piaggia Ben si pub dir che sia di Vener bella n Inogo dilettevole e giocondo; Gh^ v'^ ognidonna affiitto, ognidonzella Piacevol piii sia nel mondo: ch'altrove " fa la Dea che tutte ardon d'amore, Giovani e vecchie, infinoaU'ultime ore.
Tom.
III.
5o
CANTO
en.
odoQO Quivi
Di Lucioa
e
ilmedesimo
ch' udito
Soria,
come
di
nuovo
tornare
in Nicosia. apparecchio il padrone espedito, Quindi (essendosi E spirando buoo vento aliasua via) la proda L'ancore sarpa, e fa girar vela saoda. Verso ponente, et ogni
Facea
Al
vento
di
maestro
alzo la
nave
che soave ponente^libecchio, Parve ^ principio e fin che '1sol stette alto, E poisi fe' la sera grave, verso Un
Le leva incontra il mar
con
fieroassalto.
tanto
ardor di
cxlh
Stendon le nnbi
un
tenebroso
velo,
il cielo,
e la procella d'ogn'intorno, Che di pioggia oscurissima e di gelo I naviganti miseri flagella: E la notte pi"i sempre si diffonde Soprar irate e formidabil onde.
II vento
DECIMOTTAVO
oiun
5i
Vanno
fraschetto^ allri E quaQto ban gli col saono; a far, mostra da rispetto, Chi Tancore appareccbia " cbi al mainare e cbi aliascolta h buoao} cbi Tarbore assicara, Gbi 1 litnone,
Cbi la copertadi ba sgombrare
CXttV
cura.
Crebbe il tempo crudel tdtta k nolle, cb^iaferno: e pidscura Galigiaosa Tien per Tallo ilpadrone, rotte men ove Grede I'onde trovar^ drittoil govemo;
E
volu ad
mar senza
or
ad
or
contra
le botte
Del NoQ
cbe,come
catLv
aggiorni,
^
Gessi Non
cessa
non
Mostra nel
se giorno,
pur
Gbe si conosce
al numerar
giasia manifesto. Or con minor speranza e piutimore Si da in poter del vento il padronmesto: crudele Yolta la poppa alFonde, e il mar
Scorrendo
se ne va con
umil vele.
52
CANTO
GKLYI
questi travaglia, NoQ lascia altii ia terra aaco posar qaegli Che son in Francia, s'uccide e taglia ove Coi saraciniilpopol d'Inghilterra. QuiviRiaaldo assale, apre e sbaraglia
mar
,
Meotre fortana id
Le schiere avverse,
le bandiere
atterra.
Diss! di Mosso
che 1 luiy
contra
suo a
destrierBaiardo Dardinel
GXLfn
avea
gagliardo.
qnartiero, Di che snperbo era ilfiglinol d'Almonte; E lo stimb gagliardo e buon gnerriero, Che concorrer col conte. ajrdia d'insegna Yenne piii vero, appresso, e gli parea piii
Gh'avea d'intorno nomini uccisia
monte.
che primaio svellae spenga Meglio hj gridb, mal germe, che maggior divenga Qnesto
.
GXLvni
1 saracino:
SI reveritah la famosa
spada
fuor che Dardinel meschino, Rinaldo, Non vede alcuno, non badaj e lui seguir Grida: fanciullo, tidiede gran briga Chi ti lascib di questo scudo erede.
54
Rise S'io so
CANTO
cLn
"
d'uQa puDta con tal forza mena, D'una panta ch'al peito gli appresenta,
la fa apparir dietro aliaschiena gli Quella trasse^ al tortiar,Taltna col sangue:
"
Che
et
esangue
"
Come
come
carco
di
umore superchio
della faccia ognicolore Cosi, giii Dardlnel di vitaj)assa; Cadendo^ Passa di vita, lui e fa passar con L'ardire
e
ingegno QualsoglioD Tacqueper umano alcana volta e chiuse, Stare ingorgate Ibr vien poi rotto il sostegno, Che qaando
e Cascano, van
con
gran
ramor
diffbse;
Tal
African gli
Mentre
Ne
vanno
qualche ritegno, virtu lor Dardinello infuse, in questa parte e in quella^ or sparii
morto
ch'avean
di sella.
DECIMOTTAVO
55
Gbi vuol
"t attende
a
Si cade ovuDque
Ariodante passa,
presso
a
Che molto
va
di quel
Rinaldo.
fracassa,
Turpinoe Guide
I Mori fur
Salamone
CLTI
Ug^ero. periglio
giomo in quel
gran
Che 'q
lie torilasse testa; non Pagania da di pigHo,. Ma 1 saggio re di Spagua " se ne va con quel che in man reBta. gli Restar in dannb den miglior consiglio^ Che tuttii denar perdere e la vesta : k ritrarsi e salVar qualche scbiera, Meglio che 4 tutto pera. esser Che, stando, cagion
'
GLVn
i segnl gli invia, alloggiamenti Ch'eran serratid'argine e di fossa, Con Stordilan, col re d'Andologia, Col Portughese in una squadra grossa
"
Verso
M anda Che
"
se
pregar il re di Barbaria
1 loco
Potra
fatto poco.
56
CANTO
cxTin
Quelre
Che
con
che si tenea
spacciatoal tatto^
Nh mai credea
fortana esperta, avea non Unqaanco che Marsilio avea ri^utto S'allegrb Parte del campo ia sicarezza certa: "t a ritrarsicominoib, e a dar volta
AUe
Ma
raccolta.
N^ tromba n^ tambur
Tanta fa la viltk, tanta
la dotta
y
Gh'in Senna II re
se
ne
vide
molta. affbgar
vuol ridur la frotta : Agramante scorrendo in volta; Seco ha Sobrino, e van E con lor s'affatica ognibuon daca, Che nei ripari il campo si riduca
"
CLX
n^ dnca alcuno Sobrin, affitnno Con prieghi, con con minacce, Ritrar pub illerzo, non ch'io dica ognuno, Dove rinsegne mal seguite vanno. dna per uno Morti o fuggiti ne son datino: Che ne rimane, senza non e quel h chi di dietro e chi davanti, Fe^ito
Ma
n^ il re, n^
Ma
con
gran
tema
ebbon la caocia: alloggiamenti mal forte, anco Et era lor quel lu(^o che vi si faccia, Con ogni provveder nel crin la buona sorte (Gh^ben pigliar la iacoia) Carlo sapea, quando volgea Dei ford
venia la notte
cLzn
pietade.
ilsangne per campagna, e corse Ondeggib le strade* e dilagb Come un gran fiume, Ottantamila corpi numerorse, di messi per fildi spade. Che fur quel uscir poidelle grotte Yillanie lupi A dispogliargli e a devorar la hotte.
cxxm
Carlo Ma
contra
non
terra,
N^
tutta notte
mai Tarme
si sveste.
58
CANTO
cut?
gli dUoggiameoii Dei mal sicurisaracini oppress! Si versan e lamenti^ gemiti piaoti, si pub, cbeti e soppressi. piii Ma^quanto amici haDDO e i parenii Altri, gli perch^ Lasciati morti, et altri, per se stessi, Che soQ feriti, e cod disagio stanno; Ma piii del future danno. ^ la tema
Dotle
Tulta la
per
CIXV
altri si trovaro, gli D'oscura stirpe naii in Tolomitta; De' quai raro Tistoria, per esempio Di vero a more, 6 deguaesser descritta. Cloridauo
e
Duo
Medor
si nomiuaro,
e
alia afflitta
sempre
amato
Dardioello,
mar
passatoin Fraucia U
cL"n
con
quello.
cacciatortutta Cloridan,
Di robusta persona
era
sua
vita,
et
isoella:
Medoro
avea
e
la
guancia colorita,
" bianca
E
fra la gente a
era
Non
Occhi
avea
Angelparea
di
del quei
sommo
coro.
DECIMOTTAVO
"XXTH
Sq
duo sopra i ripari qaesti Con mold altri a guardar gli alloggiamenti, Quando la notte fra distanzie pari occhi sonaolenti. Mirava ildel con gli Medoro quivi in tuttii suoi parlari rammenti Non pub far che '1signor nou suo Dardiuello d'Almonte, e che nou piagna Erano
,
Che restisenza
ouor
nella campagna.
CUVUi
Volto al compagno, lo
Don
disse:
Cloridano,
ti posso dir quanlo m'inoresca che sia riraaso al piano, Del mio signor, Per
e lupi
degna^ca
"
Pensando
Mi
sempre mi fu umano,
quandoancor questa anima esca di sua fama, In oDor io non compensi lui gli immensi. N" sciolga verso obblighi
GLznc
par che
Io
In
sia insepulto non andar, voglio percb^ alia campagna, a ritrovarlo; mezzo
vorra
E forse Dio
La dove Tu
tace
il campo
Carlo.
ch^ quando in del sia sculto rimarrai; Ch'io vi debba morir, narrarlo: potrai Che
se
sctiopra.
6o
CANTO
tanto
core,
un
tanta
fede abbia
fanciullo:
gli assai, perch^ porta amore, irritoe qqUo; Di fargli peosiero quel si gran dolore Ma DOQ gli an val, perch'
Noa riceve coaforto nk trastullo. Medoro O
o di morire, disposto nella tomba il sao signor coprire.
era
GLXS
e che piega
doI move,
Anch'io famosa
morte
amo
disio.
Qual cosa
S'io
reslo teco
mai che
mi giove, plii
te, Medoro
mio?
Morir Che
Tarme
molto, meglio
mi siitolto.
loco in quel messero disposti, vanno. Le successiveguardie, e se ne Lascian fosse e steccati e dopo poco Gosi
,
Tra' Qostri son, che senza cura stanno. II campo dorme,e tutto h spento il fuoco, Perch^ dei saracin poca tema hanno stan roversi, Tra I'arme e carriaggi
"
63
CANTO
GLXXn
Poi
se
oe
avea
credato in pace
e tranquillo. placido ilcapo ilsaracino audace; TroQCogli "sce col sangue ilvia per uoo spillo^ Di che n'ha io corpo piud'aQa bigoacia; sonoo
E di ber sogoa,
Gloridan lo sconcia.
CLXzyii
E preaso a Grillo un
greco
et un
tedesco
e Gonrado, Andropono Spegoeia dui colpi, al fresco Che della notte avean godato
Gran parte ,
or
con
la tazza,
a
ora
col dado:
desco
il destino,
fosseindovioo.
leooe in stalla piena, impasto fame abbia smacrato e asciutto, Ghe lunga mena a strazio Uccide, scanna, mangia^ L'infermo gregge in sna baba condutto; Gome
,
Gosl ilcrudel pagan nel sonno svena La nostra gente,e fa macel per tutto.
La
di spada
Medoro
anco
non
ebe;
DECIMOTTAVO
63
Yenato Con
"
una
era
ove sua
dama
coQ
abbracciato;
si stretto,
TuQ
QOQ
Taltro si tenea
Che
Medoro Oh
ad ambi
il capo taglia
netto.
Ch^, come
Adralico ilfratello,
erano
di Fiandra
figli;
Tuno
Faltro cavaliernovello
Fatto
aH'arine i gigli, e aggianto Carlo, Perche il giorao amendai d'ostilraacello Con gli stocchi tornar vide vermigli: E terre in Frisa avea promesso loro, E date avria, lo vietb Medoro. ma
avea
CLXDQ
GUinsidiosi ferrieran Ai
vicini
che tiraro in volta padiglioni di Carlo i paladini, Al padiglion la sua volta; Facendo ognnn la guardia Quando daU'empia strage i saracini Trasson le spade, e diero a tempo volta; lor par, tra si gran torma Ch'irapossibil Che
non
s'abbia
trovar
un
che
non
dorma
64
CANTO
di preda E ben the possan gir carcfai. {anno assaiguadagoo. Salvia pur se, ch'e crede aver stcarii varchi piii Va Gloridano, e dietro ha il suo compagno. et archi YengoQ nel campo ove fra spade Ove " scudi
vermiglio stagno Giaccion poveri e riccbi, e re e vassalli^ " sozzopra con gli uombi I cavalli.
e uq
i.
lance, ia
GLUUU
Quividei corpi Forrida mistura, Che plena la gran campagna i3lorno^ avea la fedel cura Potea far vaneggiar Dei duo compagni insino al far del giorno^
fuor d*una nube oscura, di Medor,la luna il corno. A prieghi
Se
non
traea
Medoro
in cieldivotamente fisse
e cosi disse: occhi^ gli
Verso la luna
antichi nostri Dea, che dagli Debitamente sei detta triforme; inferno mostri in terra e nell' Cb'in cieloy L'alta bellezza tua sptto piii forme, di fere e di mostri E nelle selve, Yai cacciatriceseguitando Forme, fra tanti^ Mostrami ove 1 mio re giaccia O
santa
DEClWfQTTAVO
C5
La
ib
fede^ allorch'ellas'oflferse,
par la taota
,
E Duda ia bradcio
Endlmidii si diede*
si scoperse 1 mome
Con L' UD
Mariire
e Leri destra,
all'altra mano.
GLlXSLfl
moUo piuchiaro splendor iliiglio. morto Ove d'Almonte giaoea al signor Medoro andb plangendo caro; bianco e vermiglio : Che conobbe il quartier
Rifulse lo
bagno d'amaro gli n'avea un rio sotto ogni Pianto (che ciglio)^ in si dolci lamenti/ In SI dolci atti,
"
tutto
1 viso
Ma
con
sommessa
voce
pena udita;
Non
si far seniire, a non riguardi della sua viu Perch'abbia alcun pensier vorrebbe uscire); e ne tosto Fodia, (Piu sia impediia Ma per timor cbe non gli ilfe'venire; che quivi L' opera pia omeri sospeso Fu il morto re su gli ilpeso. Di tramendui, tra lor parlendo
cbe
Tomo
111.
66
CANTO
cuxxvni
YaoDO
cbd
griogombra*
giavenia
del,di terra Tombra; a cai del petto ilsodqo Quando Zerbino, k bisogao, L'alta virtude, ove sgombra, Gacciato avendo tutu notte i Mori, albori. Al campo si traea oei primi
Le stelle a
del
cavalieri avea, alquaoti Che videro da luDge i dui compagni. Giascuno a quella parte si traea trovar Sperandovi predee guadagni. Gloridaa dicea, Frate, bisogna, E
seco
,
Ghe 1
Ma
Medoro
meschin quel
che 1
tatto
sao
siguor piuamava,
reBse
.
lo
L'altro
con
molta fretta se
a
n'andava,
Gome
Famico
paro
dietro avesse:
,
morte.
Digitized by
VjOOQIC
DECIMOTTAVO
67
aoimo
ban
tosto
ogoi passo onde si possa uscire. Da loro il capitan poco discosto, altri Pi"i degli h sollecito a seguire; vedendoli temere, Gh'iQ talguisa
Certo h che sian delle nimiche schiere
"
GX3II
Era
quel tempo
i?i una
selva antica,
D*ombrose
Che, come
Sperand'averla i duo
Ch'abbia
Ma
a
tenerli entro
diletto, piglia
70
CANTO
IT
il core^ si mostrasse visOy adiri Tal faelk corte-^ e gli grande preme^
Se, come
tal h
ID
JL
poca
sorte
Che la lor
Questounlil diverril
torniamo
a
Gercando
"
il grave peso cVavea suite spalte, i parlili tqttji scarsi. faceg^,\^$cir ,! k vi^faflej cojg^Q^e il.p^^ese^^Q
,
*
Gli Non
E
'
tornar"aJe^^ipiM "9 ioTilupparsj. i('W4 5/1.,.; Luugi da lQi^tnttQ^ab3|Cttfo ch'avea la spalla L'altrOy leggiera. pii!i
.
Gloridans'^Hd^tldcte
Di chi segue lb Ma GH da quandb Metdor ^
a
'
rion sehW
'
e $1 i*Uiii"M"e) istrepifo
"
DEGIMONONO
"
71
Deiriotricataselva si ricaccif;
Et onde E
torna
^ra
veoutb
sua
si ravvia,
di
in ^^ 3Eiiof*te
I4traccia^
Ode i cavallie i
luttavia, gyidi
mold
ioiorooj e. gU "ott totti cavallo, pl^e $ta.preso : Zerbin comand* e grida cou'un toroo, L'infelices^aggira d^ lOr difeso, E quanto puo ai tienl
Ceoio
a
Or Ne
d4
carQ
f|e$o^
,.
Gome Nella
"
Fugnee spiegar
le labbia insanguinar j
Amor
A
la 'ntenerisce, e la rilira
Vira.
72
CANTO
vm
che Gloridao^
E ch'esser vuole Ma
non
non
a
sa
comeraiuii,
morir seco'ancora,
prima il viver tnuti, Che via non trovi ov6 piii d'nn ne moraj Mette su Farco en de' suoi straliacuti^
nascoso con uno si quel
ch'in morte
ben lavora
,
Che
"
fora ad
Scotlo le
cervella,
.
senza
altro il saracin
a
1 secdndb
domanda quel Chi tirato abbia FaWo, e forie grida, Lo stralearriva, ^ gli passa la gola^ la parola, E gli taglia pelmez2d
Che
mentre
ittfretta a qoesto e
Or Non
piA pazienza: Con ira e con furof vcnrie a Medoro^ Dicendo: ne faraitu pe^itenza. chioma d'oro/ in qaella Stese la mano
pote
a
questo aver
E Ma
strascinollo a
come ne
se
con
a
viol^nza:
occhi gli
venne
Gli
DECIMONONO
n
^i
tno
Dio,
che tu mi s) cradel,
nieghi
Gh'io
il corpo del re mio. sepellisca Nod vo' ch'altrapieta per me ti pieghi, x^be di vita abbia disio: N^ pensi Ho tanta di mia vita, e non piu, cora. dia sepoltura. Quantach'al mio signor
XD
E Che
angelli,
Greonte,
membri, e qnelli d*Almonte. lasciadel figliaol Sepellir Gosi dicea Medor con modi belli,
" E
con
81
Ghe
atte a voltare an parole monte; Zerbino avea, commosso gia d'amor tntto e di pietade ardea.
xm
lancia sopra
mano
Al
ildelicato suppUcante petto. a Zerbin Fatto crudele e slrano^ Spiacqae Tanto piu, che del colpo il giovinetto Vide cader si sbigottito e smorto, Ghe 'n tauo giadicb cbe fosse morto
"
74
E
se ne
CANTO
irr
in guisa e sdegnb
se
ne
dolse,
giknon
fia;
pleodi mal
talento si rivolse
Dioanzi in
momento,
via. fuggi
che CloridaD,
Medor
a
discoperta gaerra:
xr
piendi rabbia nimici il ferro iDtorno gira, Tra gli abbia Piu per morir che per pensier ch'egli Di far vendetta che pareggi Fira. la sabbia Del proprio sangue rosseggiar Fra tante spade, e al fin venir si mira; E toltoche si sente ogni potere,
E
e getta Tarco,
tuito
Si lasciaa
canto
at
sac
Medor
XVI
cadere.
la
loro guida
Per Talta selva alto disdegno mena, Poi che lasciaioha Tuno
e
Faltro
Moro,
a
L'un
morto
pena.
il giovine Medoro,
da si larga vena,
DECIMONONO
xm
7S
Gil sopraweime
Avvolta in
Ma
caso
UDa
doAzella,
di
accortamente
ne
oneste.
dissipiunovella^
era, sapete,Angelica
in fasto,
tanto
Ch'esser
1 mondo schiva^ tutto pareadi si degnerebbe Se ne va sola, e non piufamoso viva: Compagnb aver qual amante che gia suo Si sdegna a rimembrar Abbia Orlando nomato o Sacripaote.
JXJi
piupentita volse, essersi avvilita, Troppo parendole occbi volse. si basso gli Ch'a riguardar avendo Amor sentita, Tani'arroganzia Piu lungamente comportar non volse;
Dove
E
Medor giacea
si pose al varco,
Taspettb, posio lo
slraleall'arco.
76
CANTO
XX
Che del
suo
re
cfaegi^cea senza
tetto.
Pillche del
io Insollta pietade Si
senii entrar
al petto
narrolle. egli
Ch'io India
(Gh^par
Nobile "
senza
e
con
succo
d'erbe,
vita lo riserbe.
xxn
un'erba in
o fosse panacea, dittamo, di tal efiettopiena^ O noQ so qual Ghe stagna il sangue, e deila piaga rea, Leva ognispasmo e perigliosa pena. e quella La trovo non lontana, colta, Dove lasciato avea Medor, di^ volta.
78
che Dol Hh fiiQ
CANTO
xxn
tornasse
in
saoitade,
Volea
Tanto
cosi di partir:
lui fe'stima:
sh ioteneridelta pietade in
terra
e
Che
come n'ebbe^
il vide
prima.
la beltade ,
d'ascosa
lima;
bella
nel bosco infra dao monti piatta, Stanza, Con la moglie e coi figli; et avea qnella
Tutta di
nuovo
e
Quivia Medoro fu per la donzella in breve a sanit^ ritratta La piaga : Ma in minor tempo si sentl maggiore di questa aver ellanel core. Piaga
xsfm
Assai
Nel Che
e piuprofonda larga piaga piii sent!da non veduto strale, cor occbi e dalla testit da' begli bionda
Di Medoro
Arder si sente, e sempre ilfaoco abbonda, male. " piii Taltruiche 1 proprio cura Di
se non
cura;
non
h ad altrointenta
tormenta.
.
DECIMONONO
XJOX
79
e piu incrudisce^ pius'apre piaga e salda. QuantopiuTahra si ristriuge si sana : ella lauguisce II gioviae Di nuova or calda. or agghiacciata febbre, iu lui belta fiorisce ia gioruo Di gioroo ;
La
sua
falda
di neve iotempestiva suole, Strugger abbia scoperta ilsole. Gh'iu loco aprico
Se di disio non
vuol
morir, bisogua
stessa
Gbe
seoza
ella ae iodugio
aiti:
ch'essa agogaa, E bea le par che di quel la nviti. Non sia tempo aspettarch'altri
Dunque,rotto ognifreno di vergogna. occhi ardlti; che gli ebbe non La lingua men domando E di quel mercede, colpo le diede. esso Ghe^ forse non sapendo,
xzaa
Orlandp,o re di Gircassia, che giova? Vostra inclita dite, virtu, in che prezzo sia? Vostro alto onor, dite,
O
conte
O che
merce
vostro
una
servir ritrova?
Mostratemi
sola cortesia,
nova,
*
o vecchia 6 v'usasse, e merto Per ricompensa e guiderdone Di quanto avete gia per lei sofferto.
8o
CANTO
ritomar mai vivd^ Oh^ se potessi duro,o re AgricaDe! Qaanto ti parria Che gia mostrb costeisi averti a schivo crudeli et iaumane. GoQ repulse ch*io noa scrivo, 0 Ferrau, o mille altri
la
aocor
primarosa
tocca
innaDte:
piante
"
adombrar, per
con
ouestar
la
sante
cosa
Si celebrb
cerimonie
,
II matrimonio
ch'auspice ebbe
Amore,
.
pastore
le Fei^si Le
"
nozze
sotto
1 dub Piu
La
donna,ne di lui potea saziarsi: dal colio, Ne, per mai sempre pendergli
II suo
DECIMONONO
XXXT
8i
Se Avea
stava
aH'ombra, o
DOtte
sera
Be
del
tetto
usciva^
di
e e
il bel
or
a latb: giovine
MattiDO
Cercando Nel
questaor
aDtro
li copriva,
di
Fra
ua
arbor dritio
foDte
riro
v'era alcun
sasso
men
daro.
Et
E
era cosi
fuori in mille
in
casa
scriita, luoghi
aver
fatto soggiorno
Medor
coronar
del
un
suo
bel regno
in testimonio
segno
Orlnndo
ve
le
voleaj
6
E portatogran t^mpo
Tom. UL
Favea.
8J
CANTO
Quel4on6 pk Moi^anaa ZUiante il tmine; Nel tempo che oel bgo aacoso MoDodante "t es80y poich'alpadre
Per opra e per Tirtii d'OrlaDdo veoDe^ Lx" diede a Orlando: Orlando ch*era amante^ al braccio ilcerdiio d'or aoatenne^ porsi Avendo disegnato di donarlo Alia regina di ch'io vi parlo. sua Di
Non per
Perch' era Garo Che
avnto
non pii!i
amor
dd
ricoo e
di
pregio.
Pianto^
gikdirvi con
che
pdvilegio,
nnda
La dove
Fu dalla gente
Qoivinon
Ch'al buon pastoreet alia moglie dessi, Che servitigli m con avea gran fede Dal di che nel
sno
amor
che lo tenessi:
DECIMONONO
83
DeDtro
Per
Valeoza
deotro
it Barcellona
peasato porsi^
buona,
a sciorsi. Cbe per Levante apparecobiasM aotto a Girona Videro 11 mar acoprir
Nello
"
A Barcellona andar
vi
cammin pel
trito.
Ma
non
primach'un ginnser
in
su
nom
pazzo
Giacer
trovaro
Cbe,
Tnito
come
era
Gostui si scaglib come lor, suUto forestier Cb* assalir " di^ lor
Ma
viene;
Di
Di Cbe
Mai si poteano incontra il mar Gb^ sempre Grescea fortnna le minaccie "
giadarato
tre
Tire; di lo sdegno,
e
N^ di
ancor placarsi
mostrava
segno.
84
CAJiTO
fracassa
'1vento
pur
mar
ognor
ne
piufiero: lassa,
ilnocchiero.
cassa
La Chi
e dona taglla,
al
tutta
aentiero
"
toma
QuaDto h giacorso
Indi ciascuQ
A
mezza a
coq
la sua
fuora
nave uu
il suo
parer
risolve,
La dove
Sooo
a
Chi dice: sopra Limissb veuuti ch'iotrovo alle seccagne; Siamo,per quel Chi: di
Dove
Tripoli appresso i sassi aculi, il mar le piii volte i legni fragne. piud'un
uocchier
e piague: sospira
argomenta
e
sgomenta
86
CANTO
Stero ia qaesto travagfio, iq qoestapena Ben quattro avean e noa giorni, piaschermo;
E n'avria avuto Poco il mar
vittoria piena,
teoesse
pihch9 1
faror
fermo:
Ma
Ch'in prua s*una OQCchina a por si venne; v'^^ranoarbbri n^ antenne. Gh^ piii non
u
la bellafiice, fiammeggiar i naviganti: tutti S'inginocchiaro E domandaro ilni^r tranqaillo e pace Yednto Con umidi occhi e
con
voci trenianu.
perUaaoe Fa sin allora^ andb piii iBnanli: non Maestro e trav^sia piii non iqpU${;a,
" sol del
mar
"
Qaestorestjisol
Et h Deir Che Cbe Con
con
mar
(9pio
pos^ente^
Qala^ ipar ch'iqfretta agitato velocemente piii porta illegqo felcoomai ^cesVala, pellpgria ch'alfin^fil d^l q^QhlAr^ mon^P t^ippr
lo
o roiiips, 9 trasporti,
Non
^f^Qi
a) fondp.
DECIMONONO
un
87
Rlmedio
Cbe comanda
E
gittar per
e
poppa
apere,
fa prova
riteoere.
e pH!i Fatigario giova QuestocoQsigliOy in proda le kuniere; Di chi avea acceso cbe peria salvb, fme, Qaestoillegno
aicaro corae.
tif
Laiazzo in
ver
Swia
Soprauna
E
81
acopria
aerra
L'uQO Gome
I'akro castelcbe
ilporto"
Cbe "iUo avea, ritornbin viao amorio; Gb^ nh porto ptgliar votea, qnivi N"
stare
in alto, nh
fuggir potea*
N^ potea atare in alto, oh fuggire, Gb^ gli arbori e Tantenne avea perdnte:
pelferire Del mar macere e abauiue* adracite, E 1 pigCar porto era nn voler morire, O perpetoo l^arai in aervitntej Gh^ riman aerva ogni o morta, pensboa, Ghe qoivi o ria fortttna wrore poru.
travt
Eran tavolee
88
CANTO
^
'Istare
DOQ
in dabbio
era
cod
graa
'
perigHo piglia,.
.
Che
CoQ
desfiondi
Mai
Meat
il padcion noa
Fu dofnaodatol da
Gbi
E
"
": ;
II padroD ! narn^loiioiie.quelll'riviEi
'
Tutta Di
k femmioie
la perpetuo tiea aervo^ o cbe Tuccidfe:. E quest (".;!! a sortia solataeote schlva
:i
^lu
[p
^
wiJ
"
LTIII
ivieafitta^: prima^mv^gfli E noD la seooDda.poi,! ! " :i .!. i fomisc^ \ si thatta Egliviea raorto, eichi d cptt/lni Da zappatore. ! "(*' o da guardtan ^i huolia -n
se
.
la
i.
..
!
" "
xitiiili "! libertafle iisiioi; Impetra A se Dpn gia, marilo. c'Uaidat r^star
"
li
"
Di diece
DEGIMONONO
Sg
risa
Non
Delia vicioa
il rito
straDO.
il suo germano. e seco Aquilaote^ II padroQ lor divisa pafimente La causa cbe dal potto iltien lomaoo; innafoziil mar dicea,'che Yoglio, ni'dflfoghi, Ch'io seQta mai di servitude i gioghi. Indi
tx
i ittari"ari padrone " tuttigli ahri navigantl fiiro; Ma Marfisae'^compagnieran contrari, il litoavean Gb^ piucbe racqoe^ sicuro. Via piuil vedersi iotorno iratimari Cbe ceDtomila spaiie 6ra lor duro.
,
Dov'aniie
usar
temer poteaa^da
poco.
baldanza maggior
come
Cbe sa,
del
corno
il rumor
s'oda
"
Sgombrard'inforno si fara ilpaese il porio Tuna parte loda, Pigliare " I'altra il biasma,.e allecomese; sono Ma la piuforte in guisa il padron stringe^ Gb'al porio ^suomal grade, illegno 1 aplugei
90
CANTO
Vedato
aveano
una e
Di molta ciurma
iacerti; Nave^confaia di oooaigli Che, Talu prora aUe aae po|^ basae
fuor dell'empb mar Legandoy
la traaae.
Entrar od poito rimorobiaodo t a Ibrza Di remi piii cbe per fafor di vele;
Verb che ralteraardi Avea
e poggia
d'ona
levatoilvento
lor cmdele.
acoraa
NoQ
dar
con
Inna,
et in ciasoona bocca,
corao"
Parte
una
rocca
Non
fortuna, Se non qnando vien dal mezsc^iomo. gli atende A guisa di teatro ae gli
teme
e verao
alcnno assaltodi
La cittka oerco,
ilpoggioaacende.
DECIMONONO
VPf
91
NoQ
(GikFavyLso
Che GoQ
"
per
tutu
la terra)
ooafbrto, ogoi per tor 4eUa foga Tra Tuna rocca "f TaltraU mar si aerra:
e
Da navi Che
tenean
d'ApoUo^ d'Ettorre,
aveapo
rimaner
quivi oiiptivi.
torre; a
che s'oom si ritrovaase Gli h vevy dicea^ Tra voi co^ animoso e cosi forte, Gbe
contra
osasse
Prender
E
far con
una
Per
ufficiodi consorte;
nostro, Eglisi rin^afria principe al cammin vostro.;^ " gir voi ne potreate
92
CANTO
LXTm
"
sara
in
vostro
arbitrio il restar
con
aoco,
patto,
vorra
sia
franco,
atto.
possa
a an
manco
tratto,
O la seconda prova
fornisca;
Vogliamvoi
Dove
trovb baldanza; cavalier, Ch^ ciascnn si tenea tal feritore, Credea nei Che fornir Tuno
"t
a e
Taltro
mancava
avea
speranza:
Marfisa
non
il core,
atta
aliaseconda
danza;
Faitassela natura,
Con la
Al Prima
fu padron
commessa
la
risposta
,
consiglio:
se
a
lor posta
Nella
e nel letto far periglio. piazza Levan roflfese, et il nocchier s'accosta, Getta la fune, e le fa daV di piglio; E fa acconciare il ponte, onde i guerrieri i lor destrieri. Escono armati, e tranno
g4
Ma
COD
CANTO
folse ellasottita.
sommat
a
^ade.
por la vita
Ghe ciota
vi db avea)
Nod
vo' mai
Di questa terra fio cbe 1 moodo dura. y Gosi disse; e dod potero i compagDi cbe le dava sua aweutura. quel o lor guadagni Duuqueo cb'iu tutto perda, La liberty, le lasciaoola eura. Ella di piastre e maglia, gi^gnemita Del campo alia battaglia. S*appreseDt6
van
Torle
Gira Di
UDa
della terra
a gradi
chiusa;
a simil guerra^ giostre, ad altros'usa: A cacce, a lotte, e dod oiide si serra: Quattro porte ba di brouzo, Quivila moltitudiuecoofutsa femmiDe $i tra!^; Dell'armigere E poifu detto a Marfisa ch'cDtrasse.
Gbe solamente
DECIMONONO
di
ro
telle,
piccol capo e d'animoso aguardo, D'andar saperbo e di fattezzebelle Pel maggiore e piarago e pidgagliardo, Di mille che n'avea con briglie e aelle, Scelse in Damasco,e realmente oraollo,
"
"t
Da Eotro
chiari:
poidi verso
ilfreddo
plaostro
Eatrar nel campo i dieci saoi coDtrari^ n primocavalierch'apparve iodante, Di valer tuito il resto
avea
ixnx
sembiante"
QaelvetiDe In piazza sopra an gran deatriero Che,faor ch'in fronte e nel pi^dietro manco e nero: Era,pidche mai corbo, oacaro Nel pi^e nel capo avea alcan pelo bianco.
Del color del cavalloilcavaliero
manco
Toscnro.
era
altrettanto
Toacuro
pianio.
96
CANTO
Nove Ma
Si
Taste guerrier
nero
chinaro
un
tratto:
a
dal quel
ebbe il vantaggio
sdegno;
fece atto, u^ di giostrar ridrb, innaazi di quel Vuol ch'alleleggi regno, Ch'alla sua
cortesia sia contraflfalto
.
Si tra'da parte,e sta a veder le prove Gh'una sola asta fara contra a nove"
Lixn
frelta,
Che nel
corso
Cbe quattrouomini avriano a pena retta. di nave Uavea pur dianzi al dismontar
Per la
piusalda in
con
molte
antenne
eletta.
II fiersembiante
si mosse, ch'ella
scossq.
la corazza e il soprappetto, passb Ma primaun ben ferrato e grosso soudo^ braccio il fprro neito Dietro le spalle un crudo^ Si vide usdr; tanto fu il colpo
nella lancia a dietro tassa, Quelfitto " sopra gli akri a tutta briglia passa:
\
DECIMONONO
LXXXIII
97
E diede d'urio
Et
a
chi veaia
secondo,
,
chi terzo
rotto
bona si lerribil
Che
Fe* Tuno
Si duro fa rincontro
Si stretta iDsieme Ho
ne
di tal pondo,
venia la frotta.
a
vedato bombarde
che aprir, sqaadre
guisa qaella
.
Le
LXXXIV
di lei piulance rotle furo; Sopra ella si mosse, Ma taato a quelli colpi Quantonel giuoco delle cacce un miiro delle palie Si maova a colpi grosse. di tempra era si duro, suo L'usbergo Che QOD gli potean contro le percosse^
E per
iDcaDto
Al fin del campo ildestrierlenne, e volse, E fermb alquanto; e in fretta poilo spinse
e sciolse, e sbaragliolii Incontra gli altri,
altroin
con gaisa
la spada cinse,
et
e
Che 1 pettoin
Tom, XII.
ambe le gamba.
'
by VjOOQIC Digitized
98
Lo Delle
CANTO
uuun
driltamisura,
deli'aoche alleconfioe,
mezza
,
figura divine, Qaal dinanzi aU'imagiai di cera para e piii Poste d'argeoto, loDtane e da vicine, Son da genti vanno Ch'a ringraziarle, e sciorre il voto Delle domaode piech'ottenolo hanno.
rimaner " lo fe'
Lxxxyn
dietro si mise, faggia, che lo giunse; la piazza, N^ fiia mezzo divise " 1 capo e 1 coUo ia modo gli lo raggiunse. Che medico mai piii non Iq somma un uccise, dopoTaltro, tatti, O ferisi ch'ogni n'emuDse; vigor Ad
UDO
che
terra
piuQOQ
era
Stato
il cavaliersempre ia
avea piazza
un
an
canto,
Che la decina in
Per6 che
contra
condutta;
con
solo andar
tanto
Or che per
Vide
una
man
torsi da canto,
si tosto
la compagna
non
si mosse. timor,
DECIMONONO
L3CCX1X
99
fe'cenno di
"
QOD
Che
ti coocedo.
Non mi fiaonor
Che
teco
oggimi
provo,
Hk per
costo
Delia Ma
cortese
offertati ringrazio,
ancor riposare
" ci ayanza
del
mi
Ch'a
tutto porlo
in
ozio
agogna, vedi Come t'ho in questo da saziar; ma Che non ti manchi ildi piuche non credi
che 1 mio
core
loo
CANTO
xcn
grosse
^nzi lance,
ne
Marfisa dar
due
Gia
sono
Ch'un
Ecco la Nel
Taria
il mar
rimbomba di tromba
.
muover
loro al
pfimosuon
xcm
bocca aprir, o battere occhi fiato, alcuno : Non si vedea de' riguardanti Tanto a mirare a chi la palmatocchi intento era ciascuno. Dei duo campioni, accib che dell'arciontrabocchi Marfisa, bruno, S),che mai non si lev! il guerrier Drizza la lancia; bruno forte e il guerrier Trar
Studia
non
men
di por Marfisa
xcnr
morte.
Le lance ambe
di
secco
sottil salce,
Non
di
sembrar
^rimenteparve da una falce Delle gambe esser lor tronco ogninerbo. Cadero ambi ugualmentej i campioni ma Fur presti arcioni. a disbrigarsi dagli
Che
loa
CANTO
XCfSff
Le doDDe che gran pezzo mirato hanno GoQtiDuar tante percosse orrende,
E
E, di staDchezzaancor
Dei duo
si comprende, lor
daDoo,
Ghe sien
braccia estende. sua mar quantoil fosserpiu che fbrti, Par lor che, se noo morti. Esser dovriaa sol del travaglio
xdx
tra Ragionando
se, dicea
Marfisa:
si roosse:
Buon
accisa,
Se dianzi
coi
fosse, compagni
Quando io mi trovo a pena a questa guisa alle percosse. Di potergli star contra Cosi dice Marfisa; e tuttavolta
Non
resta
di
menar
la
in volta spada
G
"
posso
faticaora
h
Ghe della
Se fin al
primapugna
travagliato.
nuovo
di facea dimora
che saria stato? ripigliar vigor, Ventura ebbi io,quanto pii!i possa aversi, Ghe non volesse tor quel ch' io gli oflersi
A
.
DECIMONONO
a
ia3
La
durb batuglia
avesse anco
N^ chi N^
il meglio era
palese:
lumiera
scbivar rofiese.
GiuDU
Fa
primea dir ilcavaliercortese: fortnna Che farem, poiche con ngual la notte importuna? N'ha sopraggiunti
en
prolunghi Almeno insino a tanto che s'aggiomi. lo Don posso concederti che aggiuDghi Faor ch'una nmte ai taa giorai picciola " di ci6 che doq gli abbi aver piulunghi vo'che torni: La colpa non sopra me Tomi legge pur sopra alia spietata
mi Meglio
tuo
:
Del
sesso
Se di Lo
sa
te
duolmi
di
cosa meco
compagnistar
avrai
a
altridoq
staDza
pnoij sicara^
te
Perch^ la turba
congiura.
hai la morte.
consorte.
io4
Del danno Dlsiao Si che
novaata
se c
CANTO
haa da
te
ricevufoggi^
femmlae ad
vendetta :
qoq albergar poggi, Questanotte assalltoesser t'aspetta. che m'alloggi Disse Marfisa: accetto sia men GoQ sicurta che doq perfetta
meco
Id
te
la fede
Ma
uccidere^
del coDtrario.
quinon
ridere,
duro avversario.
Ad "
CVI
albore;
conclusione
.
fosse il migliore guerrier et a.Grifone, venne Aquilante illiberalsignore; altri cosi agli li prego che (inal nuovo giorno
soggiorno.
OEGIMONONO
cm
io5
Tenner
lo *nvito senza
alcnn sospetto :
,
real telto
"
alloggiamenti al levarsidelFelmetto, Stupefatti i combattenti; restaro MIrandosi, Che 1 cavalier, per qnanto apparea fuora^
eccedeva i diciottoanni
cvm
molti adorn!
Nod
ancora.
Si
In Si
la donzella come maraviglia tanto arme an giovinetto vaglia; ch'allechiome maraviglia Faltro,
con
S'avvede
chi
avea con
fatto battaglia:
Tun
Taltro il nome;
.
tosto
si ragguaglia il giovinetto,
si nomasse
L'
ORLANDO
FURIOSO
CANTO
riGESIMO
ARGOMENTO Guidon
glialtri escon dal tristo loco, E scaccia ognun corno. ilfiero dAstolfo Indi egU da tutta la terra alfocoy Erra poi sol cercando il mondo attomo. Marfisa per Gabrina in Francia a ghco Da Zerbin tolta^a ltd fa danno e scorno, E lofa guida di Gabrina fella y
con
Da
cui
prima
notizia ha di Isabella.
cose
Camilla
son
famose,
erano battaglia esperte et use: Safib e Gorinna^ furon dotte^ perch6 e mai non Splendono illustri^ veggon notte.
Perch^
in
io8
CANTO
n
Le donne
son
venule
ove
in eccellenza
Ne
sente
ancor
la fama
non
oscara.
Se il mondo
stato
senza,
Non E
perbsempre
il non
influsso duraj
o Uinvidia,
scriitori. degli
Ben mi par di veder ch' al secol nostro Tanta virtu fra belle donne emerga, dare opra a carta et ad inchiostro, Perch6 nei futuri anni si disperga,
Che
pub
dir vostro
Con E
infaroiasi sommerga:
le lor lode
Che di gran
dar novella, niega lei voglia chi sia. contar del suo debito.ella^
di lui saper disia. Marfisa: e fu assai questo; lo son, disse, Che si s^ipeaper tutto 1 mondo ilresto^
no
CANTO
delle doozelle , Feci la prova ancor G"si n'ho diece a' miei piaceri allato; "t aliasceltamia "
soQ
son
belle^ le piii
scettro
dato:
altroarrida qualunque
I cavalierdomandano
Gom'ba
rhan
Disse Guidon:
Udita n'ho da
secondo cb'io Tbo udita, " vi sark, riferita. cbe v'aggrada, Da me, poi
z
Al tempo cbe toraar dopo anoi venti dur6 Fassedio Da Troia i Greci (cb^ da contrariventi e dieci altri Dieci, in mar Furo agitati con troppo tedio), Trovar cbe le lor donne
Di tanta absenzia avean tormenti agli
preso rimedio:
YIGBSIMO
XI
111
Lie case
lor trovaro
i Greci
pieoe
altniifigli; e per parer comnae Degli cb^ saa bene PerdoQano alle mogli; Che taoto noa potean viver digiane. adaltericonviene Ma ai figli degli Altrove procacciarsi altre fortune ; i mariti Ch^ tollerar non vogliono Che piii allespese lor sieno notriti
.
zn
Sono altri tenuti occulti altri espotti^ Dalle lor madri, in viu. e sostenati
In
ch'erano adulti squadre qnei tntti Feron,chi qua, chi la, partita
vane
"
Gli studi e
in corte, altri di gregge, k gnardian Serve altri Gome piace a coleiche qua giii regge.
xm
un
figlio giovinetto
armato Questi,
a dar di piglio legno, Si pose e a depredar per la marina In compagnia di cento giovinetti
tutta
Greda
eletti.
nil
CANTO
nv
cacciato
11 crudo Idomeneo
Falanto
E
buoa
lui coQ
tutu
"
ceato
alme cittacb'erauo in
Greta,
,
ricca e piu piacevol era pill Di belle donne et amorose lieta, da mattioo a sera; Lieta di giochi E com' era ogai tempo coasueta D'accarezzar la gente forestiera, che molto non rimase Fe'a costor si, A fargli delle lor case. anco signor
Tn
Eran
tutti e gioveni
avea
Ghe
trassero v'apparir,
non men
cor
del petto.
Poi che
in fatto ancora belli, Si dimostrar buoni e gagliardi al letto; Si fero ad esse in pochi di si grati, Ghe sopra ogn' altroben n'erano amati.
che
VIGESIMO
xra
11$
Falanto
era
'
militarsi serra stipeiidio Si che QOQ v'iianQoi gioveni jnh fmtto la terra: E per questolasciarvoglioQ Fan le doone di Greta maggior lutto, E percib versan piudtt*otti piami morti drami. Che se i lor padri avesson
,
/ .i^"
Dalle lor donne i gioveni ass^i foro, Giascan pa* se, di rimaper pregati: N6 volendo restare^esse coii loro Di ricche gemme e di gran somVnaid'oro Avendo i lor dimesticispbgliati;'
'
' "
'' \'"Wi
:
'^^'
tanto
secreta
uomo
nx
'
"^ /;7
.))
sent!la
fu^
di Gneia.
"^^^ iF venio, A fa I'ora propizio Falanto a ftiggir Gomnioda:^)che colse, ^ ii( I .vGhe molte miglie erano nseiii^fiidra/: ^^ Quando del danno sno* Greta si d^se Poi questa spiaggia, inabitataallora, : o: T/
SI fu
'
'
'
'
'
"
Qui si posar^,
Tom.
nr.
quisicufitttttJ
videro^iIrottK
"
'
'j / '*
8
]i4
CANTO
XX
Di Ma
'
Seco in
/
^
di tal pena; FemmiDey e liberarsi Che non ^ soma da portarsi grave Gome
aver
donna
quandoa
zn
noia s*bavie.
La dove in
pcftsenio
Gb'edificap4"terra di Tarento*
Le donne che si videro tradite Dai loro amaoti in che
,
SI
Che
statue
paredno.
Visto
Lacrime
traeano alcun.profitto.non
e
ad
aver
cura^
.
lor sciagnra
VIGESIMO
ii5
in xnezz6 propoueodo
i lor pareri,
tomarsi,
!
all'arbitrio de'seven'
Padri
E cbe Andar
maDCO
mal
mereiHct
pelmondo, andar mendiche o schiave^' Che se stesse oSerire a glT sqpplici :, Di ch'eran d^gno Foperelor prave* e ^mil pamiile iofelici Qaesti Si proponean, cii^Qua ptiu,duro. e grave. Tra loro alfioeond OroQtea levosse^
tr^^eadal Gh^origine
re
Miaosae:
altre e la piu'bella dell' piugiovcfo E la piuaccorta^ e ch'avea mei"o errato: Amato avea Faladtp, e a luipultel)a ilpadreavea lasciato. e per Itii Datasi, La
'^
'
ii6
CANTO
xm
Di quesu
terra
lei dod
e
discorsi, Di selve opaca^ iela piii parte piana; Con port!efody ove dal mar ricorsi
aver
di
fiami limpidi
avea
la gente estrana,
Qui parve
Del viril sesso
Vuol
A
offese:
ch'ogni nav^, che da'veoti astretta pigliar veoga pprto in sao paese,
A sacco, a sangue^ a fboco al fiu si metta: N^ della vita a nn sol si sia cortese. Gosi fa
e cosi fu concloso, detto,
messa
xxyni
in
uso.
intbariraria seDtiano/artnate
,
Faceano
rapiaa,
"
Uom
Dar
non
ne
pote^
ii8
CANTO
Ad
Le
lor doq
man
avrian
poiriparo;
rimesso
" al fine ia
uomini degli
virll non
le soggioghi,
fuor del
Ne mandano
"
a
per questoin vari luoghi; clii gli porta dicono che prenda
a
Femmine^ se
Se non, Ne
non
baratto aver
con
ne
puote;
man
torni almen
XXXIV
le
vote
uno
ancora
alieveria se ,
senza
Potesson
il gregge. e mantenere fare, Qnestah quanta piet^, quanta clemenza altri usa Piji ai suoi ch'agli legge: I'iniqua condannan con ugual Gli altri sentenza; "
solamente in questo si corregge, secondo il pripiiero Che non vuol che, uso, femmine uccidano gli
in confuso.
Le
VIGESIMO
ixz?
119
Se dieci o venti
phipersone
carcere eran
un
tratiO'
Vi fosser giaDte^ in
messe;
tratto
di piii e non era giorno^ dovesse II capo a 8orte,,cbe perir Nel tempio orrendo ch'Orontea avea Dove
an
" d'ana al
fatto,
altare aliaVendetta
eresse:
omicide ripe di capo un giovinetto, A dar venne scendea dal buono Alcide, La cai stirpe Di gran valor neirarme, Elbanio detto. Qui preso fa,ch'a pena se d'a wide,
Dopo
molt'auDi aUe
che venia seiiza sospetto; quel E con in stretta parte chioso, gran gaardia serbato al crudel uso. Con gli altri era
xzxvn
Gome
giocondo,
oraato,
di costumi
e
di
si dolce p^rlar
si facondo,
volentierTavria Ch'un.aspe
Si
ascoltato:
che,come
di
fa
cosa
rara
al mondo,
Dell'essersao Ad Alessaodra
tosto
rapportato
vivea.
d'Orontea, figlia
anco
lao
CANTO
piun'erano
E ia fbrza N^
tra
eran
cresciutee in
diece
che faciue,
avean
serrate
avean
Bi dare
bramosa di yedere Alessandra^ ch'avea tante lode, II giovinetto in singolar Dalla sua matre piacere ch'Elbanio vede et ode: si, Impetra rimanere vuol partirne, " quando
Si
seme
il core
ove
non
k chi 1 puoge
sa
rode:
Legar si sente, e
E al findal
Elbanio
suo
"ir contesa;
presa.
si trova prigioa
XL
disse a lei:se di
pietade
dooDa, quiDoliziaancora, S'avesse, Come comrade, se n'ha per tutt'alire Dovunqae il vago sol luce e colora; lo vi oserei, per vostr'alma beltade, di se innamora, Ch'oguanimo gentil Ghiedervi iu dou la vita mia, che poi
Saria oguor prestoa
VIGESIMO
xu
lai
Or
dono,
Ma
o tristo o baooo cavaliero, morir con Tarme in mani, Gh'io sia, possi dannato per giudicio, E non come
che da
come
ch'nmidi avea gentil, del giovinetto i rai Per la pietk che piii crudele e rea ancor Rispose: Sia questaterra ch'altrafosse mai, Non concedo perbche quiMedea tu fai; come Ogni femmina sia, E quando cosi fosse ancora^ ogn'altra Alessandra
,
Me
trar
faora.
se
ben per
dietro io fossistata
quisono
ebbi
tante,
mostrata avante.
Per Ma
me
arrabbiata, tigre piii " piii duro avre'il cor che di diamante, Se non m'avesse tolto ognidurezza Tua belta^ tuo toa gentilezza. valor,
ben sarei di
133
CANTO
Con Che
Come Di
noQ
coDtra
io
noo
schivereicon
la mia
morte
Ma
Che ti potessedar libera aita; che chiedi ancor^ beu che sia pooo. " quel fia in questo loco. Difficile otteoer
Pur io vedr6 di far che
tu
TotteDga,
io veoga
detto nou rispose quel e dipartisse^ Se nou uu gran sospiro, mille amorose nel partir " portb Alessandra
a
Punte
nou
fisse: sanabil,
Yenne
Di
nou
Quando si dimostrasse cosi forte, avesse Che, solo, posto i died a morte.
YIGESIMO
JLwa
ia3
Orontea fece raccorre regiaa II suo consiglio, cobvieoe e disse:A ooi cbe ritroviamo^ Sempre il miglior poire A guardar nostriport! e nostre areae^ " per saper chi bea lasciar, chi torre, Prova h sempre da far, quandogU avinieQe; Per noQ patir danno a torto, nostro con Cbe regni il vile, e cbi ba valor sia morto. La
ILTBI
A Sia
me
par,
se
cavalierper cb'ogQi
tratto
lo
av
venire,
lito, Prima cb'al tempio si "icciamorire, Possa egli il partito, se gli sol, piace Incontra i dieci aliabattaglia uscire;
nostro
al
di tutti vincerli ^ possente, il porto, e seco abbia altra gente. Guardi egli
se
*
Parlo
quiun prigione
Cbe par cbe vincer dieci s'offerisca. tante altrepersone, Quando sol vaglia
Dignissimo ^, per Dio, cbe s'esaadisca. Cosi in contrario avrk punizione, e temerario ardisca. Qaando vaneggi
Orontea A cui
fine al suo
ia4
La
CANTO
h
ch'a fkr disegoo cagioa principal Qonuiii ci mosse, Sal commercio degli Noa fa perch' a difender qaesto regoo Del loro aiato alcan bisogno fosse; Gh^ per far questoabbiatno ardire e ingegno
medesme, e a sufficienzia posse: far anco Gosi scDza sapessimo Ghe Don venisse ilpropagarci a manco"
Da noi
u
poiche senza lor qaesto non lece, in compagnia, non ma Tolti abbiam, tanti, d'ano incontra diece, Ghe mai ne sia piii Si ch'aver di noi possa signoria. di lor qaesto si fece Per conciper ,
Ma
Non
La lor E
Tra noi
tenere
un
uom
Gontrario h in
Se
tutto
al principal disegno.
pab un solo a dieci aomini dar morte, al segno? Qaantedonne fara stare egli
Se i dieci nostri fosserdi tal sorte, II primodi
n
Non
h la via di
Por Far me
in
i%6
CAKTO;
L"I
Di Ma
buono, e noa di cimto. fa discbinso; Di career 1! akro gioroo E avato arme e cavallo a suo talehto^ G^ntra dieci guerrier scJo si mise,
in E FuDO sippresso all'altro
uccise piazza
Fa la Qotte seguente a prora inesso' donzelle jgoodo'e Contra jiiece solo, Dove ebbe aU'ardir suo
^ baon sacoe^,.
Alessaridrabella,
a
"
!
^
Che
Con
poidi^ nome
patto ch'a
servare
egU^abbia qaella*
altroche da luisuccede: et ogbi Legge, Che ciaacuQche gi^ mai saaiiera stella Fara qaipor 1q sveoturato piede, darsi, Elegger possa o in sacriiicia O con diecignerrier solo provarsi*
VIGESIMO
uz
1^7
" La E
se
avvien gli
con
uccida,
notte
si provij le fepihuae
arrida gli La sorte sua che viacitorsi trovi, Sia del femiaeo stuol priocipe e gnida/ E la decina a scelta sua rionovi, fin ch'ua altroarrivi Con la qual regui^ Che sia piuforte e lui di viu privi.
m quaodo
qoestoaocor
tanto
tx
a Appresso
empio
Si h mauteDuto^
E SOQO
si maatiene
ancora;
che nel tempio pocbi giorni Uno infelice mora non peregrin Se contra died alcun chiede, ad esempio armarsi (che n'^ talora)^ Te D'^Elbanio, la vita al primo assaltolassaj Spesso
"
^
Nh di mille
uno
'
"
Par d pa^ano alcuni; ina " ran, Che su le dita annoverar si ponno. Uno di
'
fu Argilonj ma guari questi Con la dedna sua non fu quidobno; Chh cacciandbou! venti contrari^ qiii chiosi in sempitemo Cli occhi gli sonno. Cos! fosfii kiimorto 10 COD quel gtorno,
^
in
taoia
scorno.
id8
CANTO
Lxn
Gh^
amorosi piaceri
amar
Che soole
riso e
e Faver loco Le porpore e le gemme^ nella sua cittade, altri Inaanzi agli
Potato
hanno^ poco per Dio,mai giovar sia di libertade: che privo Airuom E i noD poter mai piddi quilevarmi, Servltii parmi. grave e idtoilerabil
urn
II vedermi
sempre in mi tolle. "t ogui gusto di piacer i vanui La fama del mio sangde spiega Per
tutto
mondoy
Gh^ forse buona parte ancb'io n'avrei, miei. coi fratelli S'esser potessi
ii mio destin mi faccia, ch'ingiuria Avendomi a. si vil servigio eletto, chi nell'armento il destrier caoda, Come abbia difetto, II qual d'occhi o di piedi
Parmi
VIGESIMp
'
139
Guidon maledi
"
del cavalieri e delle II qual spose iu acquistar Gli di^ vittoria quel regno. Astolfo
Tanto
stette
si a e udire, a
si nascose
che
fe' certo
d'un piCi
segno,
detto avea, questo Guidone del suo p^rente Amone. Era figliuol
Che, come
Poi n
E
tuo con
amorevole sparger
cortese
bacioUo. lagrime, palese parente mio, non piii madre ti potea por segno al collo; fame fede che tu sei de' nostri,
senza con
la spada mosiri
Lxvn
"
Guidon,ch'altroveavria
lyaver
trovato
un
fattogran festa
si stretto
parente,
.
QuiviFaccolse con
Se
sa vive,
la faccia mesta
Percb^ fu di vedervelo dolente. ch'Astolfoschiavo resta, N^ il termine h piti la che '1di seguentej Se fia libero Astolfo, ne
more
esso;
i3o
CANTO
Lxtm
aUri cavalier! aacora gli a far sempre Abbia,vincendo, captivi, in quel Nd pill, contrasto esso quando mora, lor schivi; che serviiii Potra giovar Ghd se d*uQ fango ben li porta fuora, " pois'iDciampi aH'altro arrivi, come Avra lui senza pro viato Martisa; Gh'essi pur ne fiea schiavi, et ellauccisa"
uax
Dairaltro
canto
avea
Facerba
etade, giovinetto
intenerito e di
Tanto
Marfisa
et
Che, con morte di lui lor libertade Esser dovendo, avean a dispetto : quasi E se Marfisa non pub far con manco Ch'uccider lui, vuol essa morlr anco.
US
vientene Insleme
quinci* Deh (rispose lasciaogni Guidon) speme Di mai piuuscirne, o vinci. o perdi meco
viva forza uscirem
noi,ch'a
Ella
Di
11 mio soggiunse:
cor
mai
non
teme
non
dar fine a
so
cosa
die
cominci;
Nh
trovar
la piusicura strada
mi sia guida la spada
"
Di
ove quella
VIGESUJO
LXXI
i3i
valor provalo,
o^u! impresa.
Quandola torba
Sark domaoi
ia sul
ascesa,
ognilato, vada iu fugao cercbi far difesa; avoltoldel loco e agli ch'agii lupi
ixm
tu
ra'avraiprouto
"
A Ma
canto
vivi rimaner
ne
oon
facciam
conto:
Bastar
pub di
veDdicarci alqaanto:
Gh^ spesso dieci mila la piazza conto Del popol et ahrettanto femminile, Resta
a e porto e gaardare
rocca
mura,
sicara.
lor perpetuo
non
sei meco,
almen
sei con
uccidere in un voglio Guidon soggiunset io non ci so via alcana Gh'a valer n'abbia, val quest* se non una.
Tatte le
quelle giorno.
,
i3a
CANTO
se ne succede, pub sola salvar, ch'or rai sovviene. ch'io diro, ana Quest' si concede, Fuor ch'alledonne^.u^cir non
Ne
N6
metter
ia piede
su
le salse arepe:
alia fede
conviene,
far6 al preseate.
fatta ho sovente
Piu prova
ch'io nou
LXTf
NoQ
Di
men
di
me
venga meco^
Ch^ cosi spera, senza compagnia DeUe rival! sue, ch'io viva seco. Ella nel porto o fuste o saetiia Fara ordinar, I'aercieco, h ancor mentre Che i marinari vostri
Acconcia
a
troveranno
come navigar,
vi
vanno.
ristrelti, drappel mercanti e galeotti, Cavalieri, Gh'ad albergarvi tetti sotto a questi
a me un
Dielro
tuttiin
Meco, vostra
Avrete afarvi Se del
nostro
amplosender
cammin
coi
petti,
siamo interrotd:
i34
Guidon
avea (Cos!
CANTO
la iioue
Dotne
coo
Aleria pnrla
piu:(ida jQioglie); itimolio ptegarla^ Nd bisogno gli Ghd la trovb di"poAta alleaae vo^lieJ
Ella tolse nm
" v'arrecb le
nave
e
la
feee armaria
aue
piuridchdfpoglie^
dbore
oorao
fuore".
"
;i ;
/ studi,
,
Oode
E i
armar
si potesaeroi o^ercaoti
ch'^riaQ nM2iz;o nodi.. galeotti Altri dormirpy aliri 3hek* veggbiaoii^ d ozi ^ gli tra lor gli stiadi^ Gompartendc^ guardaodo^ Spesso Qipur con Tar me indossa^
,
Se Toriente aiMor
si facea roetso.
,,,/
et
atr6;
ptole* Per li sokhi del cielvqUq I'aratro, che ved^r fuoki sluol, Quando il fefiaioeo II fin della battagUa, ilteatro. erttpi Gome ape del soo olauslroempiela aoglja, Gbe mutar tempo voglia. r^no al nuovo
'
.
VIGESIMO
i35
di tambar,di saon di corni trombe, II popol risonar fa cielo e terra , cbe torni Gosi citaodo il auo sigaor
Di
d'Jogbiherra^ e tutii Guidon, Marfisa/SansoQetto chi a piedi Gli altri^ e chi a cavallo iostrtitti*
e
ilduca
al mare palazzo
al porto.
si conTeoia;
poicbe di ben "ir molto conforto in via; Lor diede, entrb senza rumore " nella piazza dove il popol era, con S'appresentb piudi cento in scbiera.
LXXZT
andava compagni,
Intorno armata,
Pensb,come
Seco "
atta
menava
ferire,
cbe volea fuggire; altri, quegli arcbi suoi ricorse, tntta a un tratto agli
venne s'uscia,
" parte,onde
ad opporse.
i36
CANTO
XXDCtl
Gaidone
E sopra
Al
menar
altri cavaliergagliardi, gli tuttilor Marfisa forte, furoa tardi, delle man non
e
E molto fer pet isforzarle porte: dei dardi Ma tanta e tanta copia era
Che, COD
dei ferite
d'aveme
ucDcfn
danno
scorno.
era perfetto; I'tisbergo guerrier D'ogoi da temere. Ghi^se noQ era, avean piii ildestriersotto a Sansonettoj Fu mono
Quel di
Astolfo
Marfisa v'ebbe
tra
se
rimanere.
ch'aspetto valere? Che mai mi possa il corno piii lo vo' veder, poiche non giova spada,
disse:ora S'io
so
col
corno
assicurar la strada.
ULXlTlli
Gome
estreme
a
Sempre
bocca.
tutto
'1 mondo
treme,
nell'aria scocca.
VIGESIMO
iZj
Come
famiglia, ilfuoco, Che vede appresso e d'ogn'intorno le ciglia Che, meotre le teoea gravi
sabito L'esterrefatta II pigro soQDo,
crebbe
poco
poco;
Son
piudi
a
mille
uu
Cascano
lo Da
tauta
mouti,e
e da palchi
d'nua testa,
II pianto e 1
iusiuo grido
e
al ciel saliva
di fracasso.
Affretta, ovunque
Se
il suon
del
corno
arriva^
La turba spaventatain
La Nou
fugail passo. udite dir che d'ardimento priva si mostri e di cor basso, vil plebe
vi
i38
CANTO
xcn
Ma
giataDto
fiero
Cor di Marfisa
Dei Che
? Selvaggio daa gioviai figli d'OHviero, il lor ligoaggio? taoto onoraro gia di Guidon
cento
Gia
mila
avean
stimato
uq
zero;
E in Gome
rimbombi.
Gosi
noceva
ai snoi
,
come era
strani agli
cor
no
iocantata.
Guidone e i duo germani Saasonetto, FuggoDdietro a Marfisa spaventau; Ne fuggendo ponuo ir tanlo lontani,
Glie lor non sia Toreccbia in
anco
intronata.
Dando
Ghi
scese
al mare,
chi
" chi ti^ai boschi ad occultar si venue la froote, mai volger senza Alcuna, si riteune: d) nou Fuggir per dieci
Usci ia tal panto alcuna fuor del ponte , vi rivetme: Gh'in vita sua mai piii non
in Sgombraro
modo
e e templi piazze
case,
Che
vota quasi
la cittarimase.
VIGESIMO
1S9
e
Marfisa E
4 buoQ
Guidone
i dao
fratelU
e tremanti^ Sansonetto, pallid! inverso il mare, e dielroa quelli Fuggiano i marinari e i mercatanti; Fuggiano
Ove
Loro
innanti: legno apparecchiato raccolse, Quiodi, poich'io gran frettagli Di^ i remi aH'acqua vda sciolse. et ogni
zcvi
-
alVonde;
rimatier le strade:
nasconde. Ognnn lo fugge, ognun se gli che per vihade Molte trovate fur, S'eran gittate m 6s"iure e immonde; parti E molte^.non ove s'andare, sappiendo Messesi a nuoto et aflbgate in mare.
xcyii
Per
trovare
areoe
Guarda
Leva
per tntto, e
noa
in
Da
se
volo:
SI che Al
suo
convien fare altro disegno gli h illegno. cammin^ pcx cbe parlito
i4o
CANTO
xcfin
Lasciamol andar par, n^ vi rincresca Che taota strada far debba soletto
Per
terra
d'iofedeli e
non
barbaresca,
sospetto:
non
si va
senza
esca
suo e n'ha mostrato quel effetto; como, E dei compagni suoi pigliamo cura, Gh'al mar fuggian tremando di paiira.
ye|asi ca^ciaron Innge plena Dalla crudele e sa;bguiaosa spiaggia^ " poiche di grim laoga li giunge non L'orribilsuon ch'a spaventar piugli aggia, Insolita vergogna at gli punge, a tuttiilviso raggfa. Che, com'un fuoco^ L'un non ardisce a mirai^ Faltro, e stassi occhi bassi." senza con Tristo, parlar, gli
Passa il noccbiero, al suo E Da
Col E
Asconder
Volta
i42
NessuQ
CANTO
Of
akri fu di quel pensiero; degli Si ch'a leisola toccb a far partita. seatiero i boschi, e per straao Per mezzo Danqueellase n^andb sola e romita. il nero Grifone ilbianco et Aquilaote duo la via pi^trita, altri coq gli Pigliar
ildi segueote^ castello a un giuQsero fur cortesemeate. Dove albergati
"
cv
Cortesemeate dico in appareoza, Ma tosto vi seatircootrario effetto; del castelbenivoleoza sigQor lor di6 ricetto; e cortesia, FiDgeudo " poila notte^ die sicuri senza uel letto; life'pigliar Timor dormiaa, che d'osservare Nd primalilascib, ria li fe' giurare Una costuma Che 1
.
en
Ma Prima
che di costor pludica. Signor, ilRodaao e la Souna, Passb Drueuza^ d*uaa montagaa aprica. " venne a pi^ in oegra gonoa torreote uu Quivilungo Vide venire una femmina antica, Che stanca e lassaera di lunga via, di maleoconia. Ma via pihafilitta
VIGESIMO
CYU
143
monte.
fe' venire La dove altagiasiizia " La dar lor morte il paladiao come. morire coote,
e
cbe timore ha di veccbia, Per le cagion cbe poivi saraa Gia mold di
va
per via
oscura
fosca,
.
Quivid'estrano cavalier sembianza L'ebbe Marfisa alFabito e alFarnese; " per ci6 noa com'avea usanza fuggi, akri ch'eran del paese; Fuggir dagli
Anzi
coQ
sicurezzae
con
baldanza
Al
salutoUa.
cbe seco olir'aquell' pregb acqae ia groppa la portasse^ NelFaltra ripa cbe geaul fa da cbe nacque, Marfisa,
Poi la
la trassej
aach'uQ pezzo qoq le spiacque, portarla la ritornasse, Fia ch'a miglior cammia Fuor d'uQ gran fango; senuero e al fia di quel Si videro airincontro uu cavaliero.
i44
II cavaliw
sa
CANTO
cs
gaemiu sella, Di lucide arme e di bei panni ornato, da uoa dobzella Verso ilfiume venia,
solo scadiero accompagnato. La doQoa ch'avea seco era assai bella.
un
ben
" da
Ma
d'altiero sembiante
Del cavalierbea
che degna
can
la
mena.
un Pinabello,
cavalierch'ellaavea seco; quel mesi Quel medesmo che dianzi a pochi Bradamante giu6Del cavo speco. cosi accesi, Queisospir, singulii quei che lo fe'gia Quel pianto cieco, quasi Tutto fu per coste^ ch'or seco avea, Che 1 negromaute allorgli ritenea. Ma
Era
poiche
Atlante^ E che pot6ciascuno ire ove voile, Per opra e per virtu di Bradatnaute;
disii facile Costei ch'alli e moUe
Di Pioabel sempre era stata innante, Si tomb a lui, et iu sua compaguia
Da
un
castello ad
uu
altroor
se
ne
gia.
VIGESIMO
cxni
145
e
E si come
vezzosa
era
mal usa,
Marfisa
,
chiusa
la molteggiar
con a
Marfisa
altiera, appresso
s'usa
si voglia in qual Sentirsi oltraggio guisa^ d'ira accesa Rispose alia doQzella,
era
pia bella;
provallo^
Con patto di poitorre a lei la goDoa " il palafrea se da cavallo cb'avea, donna. Giltava il cavalierdi cli'era Pinabel cliefaria, fallo^ tacendo,
coo risponder lo scudo e Piglia
Di
Tarme Tasta
a e
non
asspnna:
ritrovar con
CXY
Marfisa incoDtra
E
una
Tarresla,
in terra,
testa.
storditolo ri versa
a
rilevarla
ne
Tom
vecchia
torre:
10
i46
E di
CANTO
cm
volse
Che si vestissee
E fe'che 1
D*ornasse tutla;
si tolse, anco palafreno condutta. Che la giovane avea quivi lei si volse, Indi al preso cammin con Che quant' brutta, era jnii ornata, era piii strada Tre giorni se n'andar per lunga Seoza far cosa
oude
m*accada. parlar
cavalier trovaro,
cxm
11 quartogiorno un
Dicovi ch'6
di Zerbia,
re
iigliuolo,
,
Che
Di
se non
stesso
aver
rodea d'ira
di duolo
D'un
suo quel
che
avea gli
fattooltraggio ;
nebbia lo soccorse,
raggio,
di Zerbin
e
si levb netto,
VIGKSIMO
cnx
147
Non
pote, ancor
il riso; Tecchia, Tener,vedeDdo quella ornato Ch^ gli parea dal giovenile viso; Troppo di verso il bratto aotiqao "t a Marfisa cbe le veDia a lato, Disse: guerrier, tu sei piend'ogni avviso, Che Ghe
di damigella
non
tal sorte
guidi
,
temi
trovar
dii
CKZ
te
la iavidi.
Avea la donna
Pub
dame
bertaccia,
riso alcun vestilla; Quando per mover "t or piubrutta par, ehe si coruccia^ occhi Tira le sfavilla; " che dagli si fa maggiordispetto, Ch'a donna non
Che
o quando
vecchia
cxn
Mosirb turbarse ribclitadonzella, si prese; come prenderne piacer h bella " rispose a Zerbin : mia donna sei cortese; che tu non Per Dio, via piii Per
,
Come Da Tu Per
tua
non
favella
scese:
Tanimo
sua
conoscer
behade
la
tua
somma
viltade.
i48
CANTO
can
Si
Che
te
la levasse:
Et io per
cosi
stanne
cxxm
indiscreto,
pur lieto. far meco,
Che
te
ne
mai: privi
S'in ahro Di
conto
aver
vuoi
mi
lener
Che
solamenie
o
far
una voglia
giostra.
brulta
Non
amicizia vostra. tanta vo'partir Ben vi seie accoppiati: io giurerei, Com'ella ^ bella, sei. tu gagliardo
cxxrr a Soggiunse
dispetto
.
Non
Abbi
vo'
a lei Zerbin: a ch*effetto so non Rispose si metta L'uom e si tormenti a periglio Per riporlarhe villoriapoi, una al vinto, Che giovi e al vincitore annoi.
,
15a
CANTO
cxxmn
Tomaodo
quanto
Taalo,ch'ellasia
piumi coalento. di quella^ Or lu in mio loco sei campion il vento, Ma la tua fe non se ne porti vada, tu non Che per sua guida e scorta
tua,
Come
hai promesso,ovunque
andar
I'aggrada.
il destriero
Per la
cooosca*
il vero^
che lo 'ncende
man
che Tattosca:
II colpo fu di
d'una
cnx
suo
e Usurpaa'cavalieri
scudo
lancia^
"
venuta
Per
di i paladin assaggiare
Fraacia.
Zerbin di questo tal vergogna seme, la guancia, di rossor Che non pur tinge
Ma Seco
resio
poco di
non
farsi rosso
ognipezzo
d'arme
ch'avea in dosso.
VIGESIMO
cxxn
f5i
Monta
e se cavallo,
stesso
rampogna
Che
Tra
noQ se
seppe
teaer
oe
strette
le cosce.
e agogna sorride^ Di stimolarlo e di piii dargli aogosce. Gli ricorda ch'andar seco bisogna : " Zerbia ch'ubligato si coaosce, vioto e slanco Uorecchie abbassa, come al Ganco. Destrierc'ha id bocca iifren gli sproni
ia vecchia
Dicea,che
questo che
tu
fai?
Colei che fu sopra le belle bella, Ch'esser meco dovea,levata na'hai. Ti par ch'in luogo et in ristor di quella Si debba por cosiei ch'ora mi dai?
Stare in danao del
tutto tanto
Gzxzin
era
Che fare un
cambio
male, diseguale.
men
ebbe,e
e
noa
Sommessa
rotta
tra
Hai data ai
del mare; et agli augei pesci E costei che dovria gia aver pasciuti hai tolta a preservare Sotterra i vermi, che non dovevi, Dieci o venti anai piii Per dar
rSa
CANTO
CXXXIT
Zerbia In
cosi
ne parlava;
men
tristo parea
e in parole
sembianti
suo
esser
che
s\ odioso
vislo che non avesse aucor vecchia, ch'ora dice^^ Mai pin Zerbia, per quel
S'avvide esser
Le
diede
gikIsabelladi Galizia.
Gxxxy
che Isabella,
ferilo
Zerbino
avea, fu molti di
captiva.
gia riferito
lasciassela paterna
rotta
iu
mar
Si sal vasse
E si spesso Le
avea
di dipinto
visD
e
Zerbino
il bel
le fattezze conte,'
quel per
monle;
Che di
Che
veder lui
piusi lagnava,
d' esser
fatu ai malanclrini'sehrava.
VIGBSIMO
COBXTtl
iSS
dando a lieparole udienta^ veccbia, duol Zerbino versa Che con sdegno e coq S'avvede ben ch'egli ba falsacredenza La
^
mar
rotta
sommersa:
certo
abbta scieDza
,
rallegrar, pur la perversa gli Quel che far lietolo potria, lace, " sol gli che gli dice quel dispiace.
Per
lo
dQcwm
Odi
ta
cbe sei
e
: sprezzi
che nuova ho di costei sapessi mi farestivezzi: Che moria piangi, torrei Ma piu tosio che dirtelo, Che mi strozzassi o fessiio mille pezzi; Dove, s'eriver me piii mansueto,
Forse aperto I'avrei questo
secreto.
Come
il mastin che
con
furor s'avventa
Addosso al Che
O
kdro, ad acchetarsi^presto,
o
o pane quello
Cosi
Che
dir novella.
i54
" voltoa leicon
,
CANTO
faccia, piupiacevol La supplied la prega, la scoDgiura Per gli taccia uomiDi, gli per Dio, che qoq o buona o ria Ventura. Quanto ne sappia, Gosa noQ udirai che pro ti faccia, Disse la vecchia pertipace e dura : Non h Isabella, come credi, morta;
Ma viva
!^capitata in questi gioroi pochi Che DOD n udisti, da piudi veoti: In man Si che, in man tua ritoroi, aoco qualora
Ye'se sperar di
corre
Ah vecchia
La
tua
come maladetta,
e menzogua!
man
tu
sai pur
meoti.
Se ben in
Nod
Taveaalcua
perbmai
violala.
Dose
ii'badetto, quel aggtungere parola. Prima Zerbiu le feca un parlar moUe; la gola Poi minaccioUe 4i tagliar A
:
Ma Ch6
tutto
non
id
van
prega;
Strega.
YIGESIMO
cxuu
i55
riposo Zerbin, gli giovb poicbe 'Iparlar poco; Per quel ch'Qdito avea, tanto geloso, Cbe DOQ trovava il cor oel peito loco; D' Isabella trovar si disioso,
Cbe saria per vederla ito oel foco: Ma Don poteva andar piu cbe volesse
e strano calle, quindi per soliDgo fu Zerbio condotto: Dove a lei piacqae, Ne per o poggiar moDte o sceoder valle, ia facciao si fer motto. Mai si guardaro Ma poicb'al mezzodi volse le spalle
11 vago Da
UD
fu sol,
Quel cbe
i58
CANTO
a
La fede unqua
O duta
a uq
noa
debbe
esser
corrotta
o data ioaieme a mllle; lolo, in una grotta, E cosi ia una selva, Lontan dalle cittadie dalle ville, ia frotta Gome diciao4a tribapali, di scritti Di testimoQ, e di postiile, SeDza giurare, o segDO altro piii espresso,
Basti
una
si debbe servar come Quella servb, Zerbiao: ilcavalier Id ogp) impresa, " qnivi dimostrp cbe coiUP a ebbe" dal proprio cammino, Quando si tolse la qual Per aodar con coaiei, gViQcrebbe,
Gome
il morbo s'avtesse
si vicino,
istessa O pur la morte potea , ; ma che promesso Piu cbe 1 disioy quel
nr
avea.
Dissi di La
sua
cbe di lui,
lanto
vederla al
cor
solto
condotta
gli preme,
le fa mouoj
Gbe n'arrabbia di
"
vanno
duel,ne
mud
tacilurniinsieme:
Dissi cbe
Gh'al moudo Da
uu
estreme,
cavalieroavveuturoso
del cammio
errante,
Gbe ^Q mezzo
lor si fe'innante.
VIGESIMOPRIMO
t
159
il cavaliero,
La Gh'era
Ermonide
d'OlaQda,
ba nello scudo nero iosegna Auraversata una baoda, vermiglia sembiaote ahiero^ Posto Torgoglio e quel Umilmente a Zerbia si raccomanda, ch'esso promise ricorda quel E gli la mise; ch'in sua man Alia guerriera Cbe per
'VI
di
sua
geute
contra
lor venia:
essa
avea
il padre innocente,
avia;
tutta
rimanente^
iltraditordisia. aliri, degli Fin cb'allaguardia tua, donna,mi senti vo' cbe tu paventi. non Zerbin), (Dicea Gome
m
Gome
In
O di combatter
t'apparecchia,
e
Grido
O
con
voce
minacciosa
fiera,
pera
vecchia,
.
Ghe di mia
secondo il merto
Se combatti per lei rimarrai mono; al torto. Ghe cosi awiene a cbi s^appiglia
ido
CANTO
mi
Z^rbin
cortesemeate
a e
Che
"t
a
k desir di gli
bassa
cavalleria noa
corrisponde
UDa
donna
morte:
com' era egb\gentile, cavalier, nel sangue femminile. Voglia por man Gb'an
in vano; disse e piii parole Qaestegli al fin venire a fatti. " fa bisogno Poi cbe preso a bastanza ebbon del piano, ratti. Tornarsi incontra a tutta briglia i razzi fuor di mano, Non van si presti Ch'al tempo son delle allegrezze tratti,
Gome Ad
d'OIadda segno basso, Gbe per passare il deslro fianco attese: Ma la sua debol lancia andb in fracasso,
Ermonide " poco ilcavab'er di Scozia offese. Tallro colpo Non fu gia e casso; vano
e Buppe lo scudo,
si la spalla prese,
riversarfe'"rmonide
sul prato
"
VIOESIMOPftlMO
XI
i"i
Di
"
io
terra
prtsto^
viso; E qael dal aontio desto, come gaerrier, Zerbioo fiso; Senza pariar guardb m'^ %\knx^sto " poigli diase: qob cb' ai sembiaoti Gh'io mt da 4e abb^ttutoy Moflri esser lior de' eavalieri ^rranti;
xn
daol che ^eA"" per dagioae bcD nlii D'uDa feonwoa perfida m'awieDe, Ma
catnpione, Gh^ troppo al too vialor"st (fiscoavieoe; " quando la cagione tU'Sapesai di costei.niritoeiie^ Gh'a vettdicaimd iafianno or che rimembbassl, Avresti^ ogn' fattoa me danno.D'aver^ per oampar lei,
a/d come
ta
"
A culni^
sia
xni
se
Del petto,
Gh'io il posss^ dir (ma del oonirario Io ti faro veder ch'in ogoi effetto
k coiceipiuch'io Scelera(a
estrbmo.
temo)^
Io ebbi
on gia
fratel che
giovinetto
D'Olaoda
impero.
ifiu
:Gti^TQvf
mr
\
.^
.
baron 4i
CQrtO;, qbelia
Nomossi
!"""
"
..
cbe p^iab U dagoe ! sly egU^amb quale Gi'a un uom si cooveiiia, oome lut^ degn^^I/*.
\r
Ma
"
"pa^iiaLj " " le soffi"a dioan^ alsud iiirarc;! (jc,/ I Verso il marito ;aabgib toisteTi^a^ ^ " Ghe fissoqnakhe umpo ebbe "ei cbw) " volae ogtsipeosiero/ogDi disio ^ U acqnisur mio^ { per amaiite^ il firatpi
"
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si duro idcdniFa
Borea'il'ptiuy
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Ghe rinnovaco ha
Ghe^ quanta apparfuor'dello acogiiaialpmb^ Tauto sotterra baleradici^^come' II mio fratello a' priegbi di oostei,
i
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VIGeStMOPRIMO
63
Or,
Che
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Avere
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Di mold
pieuo,
mai
eli$gger ^i flarve qoesto:X lAirin^iebesza Las"$ard'Ai*geo aiHlqua \ tfidiair cbe uou sia maufeMo 8)^, Liiigi il sabin0nMi"llaienunioa iajqba. Mai piii Ben chbidttrogUiibasei era oMsto pii!i Che satisfare a queUa i?og^ia obliqtta^ O ch'accusar la oiogUe al suotsignore.
"
TfaiiDQlu mal
"
Da cui iu amataia
i"6
CANTO
En
rdn
saba
dt pieta
nuovo.
idepso
y
"
Infermo
et airusansa I'ahro,
amicb:
rit"gao Contra U compagoo nimico. faitogli Dunque Filandro di ul mrte iodegiio/ CDeiriofeliee ti dioo/ gioveoe Gosi avea nome) noii wffrebdo 11 pMb Di si fierabattaglia^ restb pneao*
poco
v
NoQ
II mio
ini oonduca a ule a Dioche ptaccia forbre e il tno demertOy giusto DiuEii sia mioidiale
tu
ch'amaTa:
me
amivi
deno^
fare aperto a to tie il mobdo voglto Che, come fai nel i^npo deiramore, Gosi neU'odio son di te migliore*
xxfm
Per altromodo
man
bara eomporre,
in
riportallo quelia
una
cbiusa torre,
in perpetoo per
punizione
a
Condannb rinooceme
star
prigiooe.
"""
CAWTO
mn
No,
Che
noQ
DO, diise
come sia,
Filaodro y
z^vet
vera
mat
jpene
tnU miol,
fede,
ognidebito mi avvieoe $1 dura mercede, Gh'io ne riporti cbe bene; " di me creda 11 mondo men Basta che ionanti a qael cbe 1 tutto vede^
E
mt
Se ben contra
pu6 ristorardi
grazia eterna,
Se
noQ
basta
mi ch'Argeo
tenga preso^
Tolgamiancor
Forse
doq
quipoco gradiu.
me
si chiama
ofieao,
aoima partita^ Quando sara quest' S'avvedra poid'avermi faltolorto, " piangera ilfedcl compagno morto.
xmv
voltela s^cciata donna piii Tenta Filandro, e lorna senza frutfto; Ma il cieco suo desir, che noa assonna
Goal Del sceleratoamor Gercando
va
tra^r
QODstrutto,
discorreil tvtto
in altro nlodo,
VIGBSIMQPRmo
i"9
Come
prima"eicea^ Qella"prJgioae;
'
crade
Al
sao
uimLeiziaaveaal Aotiqua
Goa
ttQ
Argeo, spesao eca ardalo Di correr e sin dentro a1 castello; solo^ Ma s'Argeo lo 'nvito, noa teoea V'era, N^ s'acoostavaa diecimiglia a qdello. iddor cbe ci veoiiase, Or, per poter.lo
Che, HOD
D'ire in, Gen^alem per vptot diaae.
vede,e fa di ci6 sparger k gridi: N^ il suo peofiier, fbor che la moglie, aUmno
LfO
^
PuQU3 sapar, ch^ sol di leisi fida. Toroa poiml casi^lo aU'aer brano^
N^
"
mai,se
COQ
iu"a
la noue,
s'aonida*:
Senza
1^
"AWTO
Se
ne
va
ttt
t^Mta'6 in
qoellaparMMtando,
al sap oastelfco iotoMo^ volteggiando ?"ldr ae credulo Moraddo Par per' Volesse far, ritorao* come aolea, Stava iidi tatto alla^4"retta;'" quando' Nella marina vedea ascoao il gtorfao, E
.
porte
ftior die riniqoa ciaseoD^ mofglie^ Gbe molte tiiiglia' ArgeolootdD si trovev il tempo Doftqae
Grede
Ai frateimio Ha di Uq
va
nembo
che
Dove
diced9 potc2",
totto
aiato,
da
,
'
Che in
roiK)r mno-ttpo
'ftt
pdrdotb^?
del qu^'
II qaal se fd^e
temer^i. qMi q"ii) aai se leme, Tu'"Dikosci Morando'/e Qaando Arge" noif di eeote, oomiQi e.Dei. or mioacciaiido, or extreme pregandi),' Questi
Prove
Lascia dm
ccyMaroiQi; per
so
vc3itnA
'
A'suoi
n^ disiiy
yiaESIMOPBlMO
xu
171
iiiio^$oi|8orte^
oone
^
'
si presto, ftaiiSL
aebz^aitrb{ireiei^v
fosse il mio
si^or pei^sorM,
NoQisol
Ma
noQ
Doo
si terriaaocor, per
che gliper messi ba ricereatDi, quel Oggi me rha riohiestoa ftonte a firoote;
"
cod
ttato
Dello av?eoirmi
disoaore
et onte
dolce gU bo Ustto^ parlar E Goto le mie voglie aliesuft pronte, di quel a fbrza, smo Saria, rapa"M, Cbe spera aver per mie parole in pace.
se
QOQ
cbe
Promesso
Quel cbe
II caso
k
aUora fatto^
qui:
ouor
tu
sol
pooiriiAedtargli}
ahrimeoti sar^ tratta, E di quel del mio Argeo, cbe gikm'bac detto Aver
o
Del mio
tanto^o
cbe piil
1 a; petto ptoprio^
i7t
CANTO
ZUT
E Gh'iQ Ma
ae
questo mi
te QOD
che fa sol per cnidelUiy qaalanqae i miei supfdici Volta hai apreziatt pianti; akaa d'Argeo, rispetio qoanUioqiie M'bai questoscodo ogn'ora opposto innaiiti. Saria state tra ooi la oosa occulta;
per
NoQ
Ma
di
quiaperta infamia mi
risaha
tale (disse Filandro) a me, per Argeomio disposto. Prologo che tu vooi, Narrami par quel ch^,qoale
Noo si convien
essere
ho proposto;
hb
io
proDto aiidareanco aliamorte, ilmoado e la mia sorte. " siami contra che io voglio Rispose Tempia: Golui che 1 NoQ
temer. te ne nostro
ta
qpeoga
Gh*io Debbe
a egli
tornar notte
come
rivenga
SuU'ora
piii scara; E fatto un segno di cb'io Tbo awertitOy che non sia sentito. Io I'bo a tor deatro,
terza
la
VIGESIMOPBIMO
xMJm
179
te ooQ
camera
primaaspettarme graverk
mia dore
non
Nella
Tanto "
laca
,
ohe
nudo in man te k" cofidaca. quasi Gosi la mogUe coadacesse parme U suo marito aliatremenda buca; Se per drittocostei moglie 8*appella, ioferoalcradele Piu che fttria
XLTBI e
fefia
.
acelerata venae
I'arm^ in mano;
nelFoscura camera
toraaaae
era
lo tenne.
Fin cbe
il miser castellano.
iltutto avvenne, dato, del mal va raro in vano; Che 1 consiglio Gosi Filandro il bnbno Argeopercosse^ Morando'irose* Ghe $i pensb che quel G"me ordine
xut
'
Gon
esso non
on
il capo colpo
fe^e
il coiBo;^
Gh'elmo
Pervenne
pensollo,
N^ mai I'avriacreduto: "^ Ciaso raro! Gh^ cercando fece att'amieo giovar, sif fa al nimicio. non peggio
Quel di
cbe
..174
Poscia
-.-OAlfflfO-/
Reode
Gabrina h Ji qobq^
^bQ.m
roeo
k.cada.
^
^"))L'(("ra tao^^e,,.!
mioaccia ppi^ji^ i/; gli Aoa "Hi8Obt0; ; Airanv?rp$o.$po lui^;df)aire^ Di palesare ! :)1. a tatt^ qiifslU iir" gmte flQiKt?|i4i*" *;D(?A ftMp, Quel cb*egU,ba |*iil" jf ?
.
.
":"-:: lofar^..]^ittippcqwff"fPJfr:.I
"
:^"
"..-
io
" i Come^^"^j^iRP(^,j^w^H""r.#at)rire;
'
"
pbe d^l "qv" ier|?(^ f aCQpi^^! FilandrOy.poi: Quasi}\ pi;imQ persia^fe. fuilprj^
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Si ritrovb
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X-AH'T'O
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'
Qdr
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giladdgno 'eiufrio
"d'tma M^ea. eradei, Progoe " M la fed" c il giunmeoto^ magiio ky riieAea " doro freno, non Gome al sicuro fb,mortal avrebbe; Ma, qoaolo pikii puote, id odio Tbbbe.
^
um
mitote} eraiio ieatte|Mirok osciaa dal peno triMO ; ^ git Sempre sospir Et era diye0mo:im:biiQrvb:()itekd, Pbi "}he U JMdre Dcotte " ii sacro Egiilo,
^
-
Or
Muta In N^
la fiamma^^'d'abiare imed^ii,
et
in iraardimte odio,
meno
arrabfaiata':
'
'^ Argeola iieelerata; E dispone tra selevar dal tnondo, '' G)me il primomatifb/aaca il seboAdci.
VIGESIMOPRIMO
ux
^^^
Un
medico
trovb
atto
a
d'iogaDQi pieno,
sirnil uopo,
Sufiicienteet
Che sapea meglio accider di veneno, Che risanar grinfermi di silopo; E cbe meno gli promesse iaaanzi piii che domaDdb, dooargli, Di quel dopo Ch'avesse Levatole
con
mortifero
liqnore
sigoore.
occbi dagli
il suo
Vfi
Gia
VeDia
vck
mia presenza
in
mano
col tosco
ingiusto^
Dicendo Da Ma
ch'era boona
pozione
iatenzfone,
turbasse il gusto,
Gabrina^connuova
ne
O per
La
noQ
promesso,
man
La
tazza
Dicendo: Ch'io
a punto dava gli prese, quando dove il tosco era celato, h se '1ti grava iogiastamente
tema
avvelenato,
"
NoQ
abbi gli
dar,se
non
ne
fai ta il saggfo.
178
Gome
CANTO
Lin
II miser vecchio conturbato allora? brevita del tempo si I'oppresse, fora: Che pensar non pote che meglio elesse sospetto, Pur,per non dar maggior dimora ; II calicegQstar senza
La
tal fede^ una segaeodo Tiafermo, diede" che si gli Tutto il resto piglib
Gome
che sparvier
e
Del
grifagno piede
trame
Tenga la starna
sia per
pasto^
fido compagno^
h sopraggiunto e guasto; iDgordameute al rio guadagoo, Gosi il medico iDtento ebbe contrasto. DoDde sperava aiuto, raro! aodacia esempio Odi di somma
"
cosi
avvenga
Foroito questo,il vecchio s^era messo, Per ritornare aliasua stanza, in via,
El Ghe
usar
medicina qnalche
appresso,
Ma
da Gabrina
non
non
fu gli
concesso,
Dicendo Ghe 1
11 suo
succo
digesto
"
valor facessemanifesto
VIGESIMOPRIMO
Lxy
179
far di premiooflferta, noo De val^ Pregar Che lo voglia laaciar partire. qoindi
ceita
Ai drcoDStaoti fa la cosa
Ne la seppe costei troppo coprire. " cosi quel akri spesso^ che face agli
Quelbudn
"
se
siesso:
con segQitb
Faluia
ch'era quella
innanzi.
vera
udimmo^ che
Pigliammo questaabomioevol
Piiicradel di E la serramino
in qualunque ia teoebroso
selva stanzi;
loco,
voleva Ermonide disse, e pii!i Questo com'ella di prigion levossi; Seguir, Ma il dolor dellapiaga si Taggreya, Che Iq nelFerbe pallido duo
una
riversossi.
seco
tamo
che scudier,
avean
aveva,
: grossi
Fatto
bara
di rami
ErmoDide
si fece in
quella porre
si potea torre"
i8o
CANTO
utnt
scusa
fattooffesa; gFincrescea d^avergli Ma, come s'usa, pur tra cavalieri Golei che
venia sua seco avea
difesa :
Gh'altrimente Perche
fe saria confusa;
sua.
ia quando
a sua
Tavea guardia
presa,
Promesse
possanza di salvarla
Goutra ognun
"
LUX
voglia. il cavalier, che ricordargli Rispose Sol vuol che da Gabrina si discioglia
maccbinargli, Di ch'esso indarno poisi penta e doglia. occhi bassi; Gabrina tenne sempre gli al vero dassi. Perche uoQ ben risposta
Prima
cosa
a
ch'ellaabbia
partisse quindi
gik promesso
tra
se
debito
tutto
ildi la
viaggio; maledisse,
che
Ghi lo sapea, di leiTu instrutto e saggio, Se primaI'avea a noia e a dispiacere, Or Todia s) che
non
la
pub vedere
"
YIGESIMOPRIMO
una
i"i
mala
a
Un'oDcia
Fodio
La tien di quarta,e la rifadi quinta. di veneno, Nel cor era gonfiata E nel viso altrimeote era
mezzo
Lxxn
ilbosco aQtico.
fiera Che facean segno di battaglia Che, quanto era il rnmor, vicina fosse.
Zerbino, per
Verso il rumore
veder la
cosa
ch'era,
:
N^ fa Gabrina lenta a Di
i84
Ella Da chi
era
CANTO
n
e come talej
pub
io me,
npn
Quel cbe
Dummi] Diede a'Giadei non nocque a Gianni oa Piero; Ne d'Ipermestra h la fama men bella,
suo
1 Maestro
y
per treata
Se ben di
tame
era inique
Ill
sorella.
Per
una
ardisco^
incootra rn'oflferisco,
tornando al lavor
Gh'a
Gh'un
avea.
in
un
stretto
calle
'
fa moko
innante,
in
una
Si vide
cavaliermorto
prima dar le spalle in Levante A Francia voglio, e girmene Tanto cb'io trovi Aslolfo paladiao,
Cbi sia dirb; roa
avea
preso ilcammioo.
VIGESIMOSECONDO
T
i8"
col
saoQ
del formidaUl
conio
"
graa
vele^
'
scornoi
di lui, dico che prese Or, segueodo La via d'Armeaia, e usci di quel paeBci*
.
"1
"
Natalia
e Trovossi,
tdoat;
'
Onde, coDtiauando
iDiqua dal
mare,
via
se ne
ia Tracia
vemie.
'.
LuDgo
"
come
il Danubio
avesse
e
audo per
rUngaria;
il sqo
destrier le peane,. :
.
I Moravi
i Boemi
ra
in
Aquisgrana
'
Giunse
Trajnootana^
vela ia
mezzo
Ch'a Vede
Salta
Id ghil terra
'
e io acavallo,
tal modo
ancora
lo ponge,
Cb*a Loiidra
sera queUa
^iange.
i8"
CANTO
ym
Quivisentendo poicbe
Gia mold mesi ionaiizi era
E che di
nuovo
1 vecchio Oitone
in
Parigi
,
ognibarone qaasi Avea imitalo i saoi degni vestigt; D'aadar subito ia Francia si dispone: E cosi torna al porto di Tamigi,
Onde
con
le vele alteoscendo
fuora^
Un
ventolin che
avea Fereiido,
voltila poppa alfinee forza; gli sotto la sponda. Se non, gli caccera tien drittoil legno Per la schena del mar " "i cammin diverse al suo disegno Che
,
.
Or
Di
corre
or destra,
sinistramano,
dove fortuna spinge, qui^ di Ut, E piglia terra alfinpresso a Roano: E come primaildolce Hto atiioge, Fa rimetter la sellaa Rabicano^ si cinge'; E tutto s'arma,e la spada Prende il cammmo', Che
et
ha
seco
corno quel
VIGESIMDSECONDO
n
167
E
A
Neirora cbe 1
di pascer resta^
Chiaso io capaona o sotto aa ca?o moate; E dal gran caldo e dalia sete iafesta
YiDto^si trasae Felmo dalia frome: spesse froode, Legb il destriertra le piii oode. E poivenoe per bere alia fresche
xn
area
messo
aocor
le labbra in
ascoso
moUe,
e macdiia, ne va coa
ap[Mresso^ ildestriertelle,
esso.
e se Sopravi sale,
Astolfo il rumor
Gli
va
dietro correndo
xm
si stende
tatto
corso,
si saria di botto: dileguato il morso, Ma or leptando or raccogliendo Se ne va di galc^po trotto. e di:buon Escon del bosdo dopo ah gran discorsof
Eran
senza
i88
CANTO
nf
adegoa*; Forza h ch'Astolfo, il qual lo scudo impacda, lo segda. L'eloio e Takre arme^ di lontaii trac^ia Pur giuDge e tutta quella anch'egli, Che tin quiavea seg'uita si dilegua^ , Gh^ piuD^ Rabican n^ 1 ladro vede il piede: " gira e indarno afirelta occhi, gli
Con
queldestrierche
i veoti al corm
Tano
Ma
Di
per
sua
trovare
le
Non
Quel suo
E
senza
veloce 3opra
Gercb di su^ di
d^intwnb.
ioeantato;
a
E deliibrettock'^aTeasempre
oanto^
ia India gli avea dato, Logistilla ricadendo ia Dnovaiocanto,' Accib cbC) Potesse aitarsi/si fu ricordata: Air indice ricorse, e vide tosto
"
.
Che
A quante carte
era
ilrimedio poster*
VIGESIMOSEGONDO
x?n
189
Bel
Di "ire il mago
rimaDer
coofuso,
"
Sotto la
chiuso, spirlo Gbe facea questi e logaDoi qaestefrodi: ov'^ sepolto^ E levau la pietra
Per lui sara in famo il palazzo
XTm
sdolto.
Desideroso di condarre
fine
inchine
A provar qaaoto il grave marmo pesa. vede vicine Gome Atlante le mao
Per far che Tarte
ana
sia vilipesa,
av
venire,
Lo fa con Parer da
diabolicbe
sue
larve
.
Ad
altri un
in
cavalierdi faociarea.
Ogn' un
forma in che gli quella apparve Nel bosco il mago, il paladin vedea: che gli Si che per riaver quel tolse al paladin II mago, ogn' si volse. uno
190
CANTO
XX
Gradasso, Iroldo, Ruggier, Bradamante, altri Prasildo^ BraDdimarte^ guerrieri Iq qaesto nuovo si fero inoaate, error il duca accesi e fieri. Per distruggere Ma ricordossiil corno ia qaello istante, Che fe'loro abbassar gli aoimi altieri.
Se
ooD
si soccorrea
era
Morto
il paladin seaza
XXI
perdoao.
dei colombi^ scocca guisa quando i cavalierfuggendo. Lo scoppio, vanno Non meno al negromante fuggir tocca
A
,
Non
men e
esce
temendo
Pallido
riienerli era
uopo^
vari calli*
cbe par che dica: dalli, dalli. Sarebbe ito con gli altriRabicano,
Se
non
cb'airuscir venne
al duca in
mano.
ij"a
CANTO
MXVf
Noa
esser polrebbe
la
terra
il mar, secondo
cercar
gli resla, il mondo, E girar tutto ia pochi giorni a sesta. Troppo venia questo Ippogrifo ben quanto a poriarlo era atto, Sapeaegli
Che I'avea altrove assai provato in fatto.
zrm
in Quel giorno
India lo
provb che
,
tolto
mano
Gli
nolo
come
raccolto
il capo vano briglia Da Logistilla insirutto e vide come di farlo andar per tuuo. Fosse Ruggier la
,
F Ippogrifo discgno torsi, La sella sua, ch'appresso messe; avea, gli E gli levando da piii morsi fece, che lo resse; Una cosa et un'altra, un Ch^ dei destrierch'in fuga erano corsi, Quiviattaccate eran le briglie spesse. Ora un pensier di Rabicano solo Fatto Lo fa tardar che
non
si leva
volo.
yiGESLMOSECOWDO
xxa
198
D^amar
Ch^
DOQ
si dispone e in somma egli mplto, Darae piii tostb ad un suo amico mancia^ in sulla strada^ Che^ lasciandolo quivi Se Tabbia il primo ch' a passarvi accada.
1X1
Stava mirando
se
vedea venire
Pel bosco
cacciatoreo alcun
in vano. slelle riguardando Dell'altro, Taer fosco, ch'era ancor L'altro mattin,
Yeder
gli parve
mi
nn
cavalierpelbosco.
XXXI
Ma Gh'io
Poi che si tacque il corno^ e cbe da questo Loco la bella coppia fa distante^
Guardb
conoscer
nascoso
presto
Ailante:
Fatto
avea
quelFora
ancora.
194
CANTO
ella
ranimo
le ciglia.
abbraccia la sua donna bella^ Ruggiero che rosa ne divieot Che piii vermiglia; fiori " poidi sulla bocca i primi vien dei saoi Cogliendo
ixxm
beati amori.
Tornaro Mille
ad kerar
abbracciamenti gli
et a tenersi stretti fiate^ I duo felici e si contend, amanti, i petti. lor capiano Ch'a pena i gaudi Molto lor duol che per incantamenti, Mentre che fur negli errabondi tetti Tra lor non s'eran mai riconosciuti, " tanti lieti eran perdati. giorni
xxxnr
che piaceri ad
un
lutti, Senza ilsuo onore il sottraggia; offendere, Dice a Ruggierse a dar gli uhimi frutti Lei non dura e selvaggia, vuol sempre aver
,
Debbia
amator, si che di
La facciadomandar Al
per buoni
mezm
padreAmon;
ma
primaai battezzi.
VIGESIMOSECONDO
xzxv
195
noo
che Raggier^
tolto avria
solameote
Yiver cristiano di questa, per amor Com' era stato il padre e aotiquamente
,
L'avolo
stirpe onesta; Ma per farlepiacere^ immantinente Data le avria la vita che git resta j NoQ che nell'acqua, nel fuoco ma disse,
e
tutta
la saa
Per
tuo
amor
una
badia
n^ bella,
a
cortese trovaro
Donna,che
molto
era
xxxm
che sempre uman Ruggier, sempre cortese Era a ciascun, ma piualledonne molto,
,
Gome
disir s'accese
Di saper il suo
molle.
i^
"t
CANTO
xxxna
amid! rai, eDa^alzando i begli UmaDissimameDte rispose; gli de'suoi penosi " la cagion gnai^ Poi che le domandb, totta gli espoae. iDtenderai disse ella^ GeDtil signor, Gbe queste guance Per la pieUch'a aa
aoa
A lacrimose
Gh'in
UQ
Amando
Che di
Sotio
UQ
goanella^ delle ciglia^ FiQta la voce e il volger con qaella^ Egliogoinotte si giacea : Senza darae sospettoalia famiglia
vel bianco
e
ia femmiail
Ma
$a secreto
alcuno
esser
non
puote^
e
Gh'al
andar luDgo
doq
note*
Se n'accorse odo,
ne
con
un
fu detto.
Faltr^ieri a
oggich'abbia spazio
mora
II gioven, che
in pena
in strazid.
yiGESIMOSECONOO
su
197
me Faggita
ne
son
per
non
vedere
TarderanQo; N^ cosa mi potrebbe dolere^ piii ildanno. Ghe facciadi si bel gioviae N^ potrb tanto piacere, aver giaromai subito ia affanao, Gbe DOQ si volga Cbe della crudel fiamma mi rimembri^
vivo
Tal
che crudelta,
dannato quel
.
tema,
Nh
certo
la paura in
io dirb
poi.
E disse a
mesta: quella
Ghe
Gh^
tu
se
morto,
Piii non
sicura.
il cor
e
donna
tatto
infiammarsi di de^re
iflS
CANTO
XLIT
di
Soccorrer Fa
non qui, e
ch' ove
spade
Tel
Ma
Non
promettiam, pur cbe ci meni in fretta: ch^ tarda sludia il passo piucbe puoi, il foco Tarda. sia Taita, e in tanto
TLf
LUlto
Di
Ebbon
di
tornar
forza la speranza
Cola dond'era
giatutta fuggita. Ma perch'ancor, cbe la lontananza, piii Temeva ritrovarla via impedita,
in
se
Stava la donna
tutta
XLTI
sospesa
"
Cbe drittae
loco^ quel Credo ch*a tempo vi si giungeria il fnoco; Cbe non sarebbe ancora acceso Ma gir coQvien per cosi torta e ria,
va piana
fin a
Cbe A
1 termine d'un
Cbe troviam
mi il giovine
temo*
200
CANTO
11
da cavalier, perch^
leibeffato
in groppa^ va Fu d'una vecchia che porta cb'era dotato Giostrb con Plnabel, Di poca forza e di superbia troppa; oel prato Et abbattelloi e lei smoatar
zoppa:
ch'a pi^rimase, di$pettosa, Quella E di vendetta ingorda e sitibonda, a PiDabel cbe d*ogni CoDgiunta oosa, Dove sia da mal far, ben la seconda, N^ giorno mat, nk notte mai ripoaa, " dice che non Ga mai piii gioconda,
Se miiie cavalierie mille donne
Non
mette
gonne.
Ginnsero il di
medeamo, come
un 8uo
Qiiattro gran
Li di quai
a
cavalieriad
accade, loco/
rimotissime comrade
di poco;
nostra
Venuti
ha
.etade
Tant'altribuoni al bellicosogioco,
VIGESIAfOSECONDa
ua
Ptnabel con
sembiabte
asMi
corteae
liraccolse. detto,
poituttinel leltoprese/ li sciobe^ " presi teoQe^ e primanon ch'ub anno Cbe lifece giurar e un me$e
fa a punto il termine cbe toUe) (Questo Stariano quivi; e spoglierebbon quanu cavalieri erranli Yi capitasson ; " le doDzdle ch'aveascm Porriano Cosi Ad Non
a
con
loro,
'
quicontra costoro Alcnn possa giostrar ch'a pi^non resii: " capitati vi sono infiaiti, Gb'a pi^e senz^arme se ne son partitl.
cbe cbi per sort^ lor, "sce fuor prima vada a correr sblo : Ma se trova ilnimicd cosi forte, lui nel suolo^ Cbe restiin sella, e getti Sono nbligali infin a morte altri gli tuttiin uno stuolo. ; Pigliar Fimpresa Vedi or, se ciaacun 4'e$si h cosibuono, se \uui iosi^itie "otoo. Quel ch'esserde',
,
E ordine tra
Mt
CANTO
nostra aU'impoiuoBia yieta ogni dimora, De ogni indagio, giostra: puDto vi fermiate a qoella
noQ
convieBe
cosa
in un'ora da fiire
Disse Facciam
doq Ruggier:
nai
obe qnel
del resto^
a
lui.
Senza Si
messe
di Pii!l
la doozella altro, risponder cortat per la via ch'era piii andar per quella, tre miglia non
.
tocoa.
VIGESIMOSECONDO
ux
^o3
fcetu, vecchio uacio; Trottando s'un roozino, ua E qael venia gridando: aspetta/aspetta: cbe qaisi paga ilfio: Restate ola, E se Tusanza noa v*^ stata detta,
Et
ecco con
della porta
gran
Che
E
or quisi tiene^
ve
contar
loro inoomiDcib di
servar
quello
Costume,die
Poi
fa Pioabello.
voleudo dar cousigii, seguitb, G"m'era usato agli altricavalieri. la douna (dicea), Fate spogliar figli, " voi Tarme lasciateci e i destrieii; " noQ mettervi a perigli vogliate D'audare iocontra a tai quattro guerrieri. Per tutto vesti, arme e cavallis^bannoj ildanno. La vitasol mai noa ripara
un
Non Del
Per far prova di me, se cosi buono In fatti oel cor mi tenni. son, come
Arme, vesti e
S*aItro non
"
son
dono,
sento certo
ceatii;
ben
parob
vaole"
II mio compagno
le sue
dar
non
m4
canto
tosto
e
ia fronte
cavallo;
quel monte,
quinon si pub far troppo ioiervallo. ilvecchio: ecooti fuor del ponte Rispose
Cbi vien per farlo: e
noa
lo disse in
fallo;
Bradamante
pregbmolto Ruggiero
Di
"
" Bradamaute
si stesse
UQT
vedere.
al vecchio domaudb, cbi fosse Ruggiero Questoprimo cVuscia fiiordella poru* ")Sansonetto, cbe le rosse disse, Yeste coDosco, e i biancbi fiorcbe porta. di qua, Valtro di \k si mosse Uuno Seoza
e fu Tiodugia parlarsi, corta,
a
Gb^ s'aodaro
trovar
co
i ferribassi,
VIGESIMOSEGONDO
aoS
usdti delta rocca lo questo nMzao EraD coQ Piaabel molti pedoni Presli per levar Tarme Ai
VeaiaQsi iocoatra i cavalieriarditiy le reate i gran lancioni, di nativo cerro^ Grossi duo palmi, FermaDdo
in
sti
Ghe
erano quasi
Di talin'avea Fatto
Sansonetto
una
giostrar quivi.
adamantina
ben, che le percosse scbivi. Bisogna Aveane fatto dar, tosto che venne, Faltro per se ritenne. L'uno a Rnggier,
ix?n
che quest!
,
grincudi
ferrateavean
e
di la fermandoli
mezzo
il corso
si scontraro
che i demoni ignudi Quel di Ruggiero, Fece sudar, teme: poco del colpo Dello scudo vo' dir che fece Atlante, Delle cni forze io v'ho gia detto innante.
%o6
CANTO
JXfUi.
detto che coq tanta forza gia occbi fere, L'iDcantato splendor negli Gh'al discoprirsi ogoiveduta ammorza^ fa rimanere; " tramortito Tuom lo sforza, Per cib, s*uq gran bisogoo non D'uQ vel coperto lo aolea teoere. Si crede ch'anco
lo v'ho
foase^ impenetrabil
LUX
dotto^
sofferse*
G"me
tocco
da
di botto fulmioe,
s'aperse;
fu feritoSausonetto. al sno
dispetto.
" questo ilprimo fu di quei compagni Cbe quivi Tusauza fella maQteueau ^ Cbe delle spoglie allruinou
"
fe'guadagni^
GoDvien chi
talorsi lagni,
.
aoS
CANTO
II minacciare Fa Ma Cbe
tutto
a
il por
e
mano
alia spada
a
ud
tempo
lo avTentarsi
la strada
,
quello;
iananzi
non
il castello.
aliatana, Pioabello, volpe mai far testa e senza Egligridaodoy si caccib nella foresta. Fuggeado
LXICT
Pallidoe
Vieo
coQ
lai sempre,
e
mai
rabbandona.
Grande h il ramore,
Nulla al casteldi questo ancor s'intende, Perb ch'ognuno solo attende. a Ruggier
LXXVI
ers^no
seco
uscitiin
su
la via ;
avvezza
v'avea
ria.
A ciascun di lor ire, che 'lmorir prezza Vih cb^aver vita che con biasmo sia, Di vergogna arde ilviso, e il coir di Ghe tanti ad assalir vadano un solo.
duolo,
VIGESniOSEGONOO
abbatto^ gli altreaocompagnarla? Per che mi vam coq Guidon Selvaggio); e s'io ne mento^ (Dioeii cb'io sod oontento. Levami il.capo poi,
co^ Aqaikntt: Griibn, Giostrar da aolo a sol volea ciaesctinoj " preao
e
Se sol con
qaestalaocia te
Gosi dicea
morto
rimana^e
innaate
quis^isa
tCHTe
Non
per
alcniio? profitto io v'lio qoitratti, a coloi Tarme "r noove e nikm leggi patti.
in
era pri^one,
Quando io T^avea
QuesteeacnM,
Voi
e mm
da finrme
ora,
ch"
soa
tarde:
'
dovete il preso ordine servarme, Non vostre lingne "r vane e bagiarde^ lor: eccovi Farme, gridava Ruggier Ecco
I
ildeatrierc'ha
nnovo
sellae
barde;
14
'
2H"
'sMCAWT'O
; :
Dinanzi apparve F^do " Vialiny-aeme dL Borgogna;. Del toarcbc^wMKNTtto Ma ofcia Guuioii^ piii grate -^bbe iloa^U^^
eon
pooo
iiM)efva)lo"!!
la nwUinfaasu coii("hi)atML
vieae; SansonettO'abbattQto^'Ro^gier
dallo'scadb Goperto Dico Tamo
9
obe actoa':
itKiaiitato:obe3pfefadtai quelio
"
ch'umaiMivilta nol
awiieiie)
soda"Mo..
'""' i
vieoMDa
ebe^4*e(fi9te bisoipoollfy
"
-
il.hiiDe: asarne certa'Iir"graii pei^igli, Le primedne^cpaoda dai ref^;nK"Ui Si trasse a pihlodevcde oo9iume;iul La terza, quando 1 deoli maHacoIU
j i; :
"
Lascib deU'Oria^aUe
marine
spcmte^
:*
y IGESIMOSECONDO
a 1 1
Faor cbe questetre volte, tutto 1 resto Lo teaea solto un velo in modo ascosO| Cb'a
esser discoprirlo
sue
Cbe del
qnesto.
animoso,
qaeitre
temea
inoaDtiy
^
Manco
che
infanti. pargoletti
Lxxxiy
Ruggief jipQptrt Grifoae ore la penoa Dello scado ^11^ vistasi cofogiunge. Quel di cader da ciascua lato acceanay "t al fia.(^de, e resta al destrierlunge.
Mette alio scndQ Ma
a
dritto gitinge: ^ ?^^ P^^ peltrfi,y^49, E perch^ lo troybforbito e petto, L'andb strisciai;idO| effetto. e fe'contrario
LXXXT
.
Ruppe ilvdb
"
vi s'ha alcunj^c;^nipp.
^ ,
cU'a par seqo venia Aquilante, Straccio I'avanzo, e fe'lo seuda vampo. feri gU pcchi Lo spteqdor at dtia fratelii Et a Guidpn^icfae correa dopo quelli.^
312
CANTO
'
Chi di qua, chi di la cade per terra : Lo scudo non occhi abbarba^lia. pur lor gli Ma fa che ogn' altro senso attonito erra" che non $a il fin delU battaglia, Ruggier, Volta il cavailo; e nel voliareafferra La spada che si ben punge e taglia sua ; E nessun vede che gli sia airincontro, Gh6 tuttieran cadud a quello scbntro. I cavalieri e insfeme Erano E
non
anco,
nieno
i destrieri in
vede, guisa
Che par ch^'per morir battano il fianco. Prima si maraviglia, e pois'avvede Che 1 velo
ne
dal pendea
lato Aianco:
'
cercando voltar,
sua
Con
E
occhi gli
va
Taraata
era
guerriera;
vien la dove
rimasa
,
quando
quel giovine
non
pera,*
'
'
In questo
mezzo
'
VIGESIMQSEGONDO
LXXUX
3i3
Fra
La
altriche giaceaa vede la doDoa, gli donaa che Favea quivi guidato.
se
DinaQzi
la pon,
si come
assonna^
ch'essa avea
sopra la gonna
Che 1 nocivo
Via
ebbe splendore
xo
nascosto.
86
ne
va
con Ru^gier
faccia rossa
Che, per vergogna^ di levar non osa. Gli par ch'ognuno improverar gli possa vittoriapoco gloriosa. Quella onde rimossa Gh'emenda poss'io fare,
Mi sia una
obbrobriosa? tanto colpa Gh^ ci6 ch'io vinsi mai, fa per favore, valore. e non Diran, d'incanti, per nuo
xo
seco giva, pensando che cercava, a dar di cozzo; Venne in quel arriva della strada sopr' Ghe 'n mezzo Dove profondo cavato era un pozzo.
Mentre cod
aliacalda ora estiva QuiviTar memo Si ritraea, il gozzo. poich'avea pieno Disse Ruggiero: or bisogna provveder Ghe non mi fiicci, o scudo, piii vei^ogna.
si4
Pih
DOQ
CANTO
xcn
starai ta meco;
qnestosia
al mondo.
Gosi diceado
smonta
nella via^
e di gran pondo^ una Piglia grossa pietra " la lega alio scudo, et ambi invia Per I'allo pozzo a ritrovarDe il fondo; statti " dice: costa giii sepalto,
"
teco
stiasempre il mio
xcm
obbrobrio occaho
giacque;
molle e lieve. Soprasi chiuse illiquor II Qobil atto e di splendor non tacque in breve; La vaga Fama, e divulgollo suonando il como, " di rumor n^empi, " Francia e Spagnae le provinde intorno.
xov
Poi che di
Strana
avventura
voce
in in
voce
si fe*questa il mondo
tutto
di
remota:
Dir mai
non
di6
/.CANTO
Yoke
toniar
dove iasdatoavaa
seppe mai trovar la atrada. Or per valleor per monte s'awolgea; ccmtrada, Tmta quasi cerob qaella
n^ Raggier;
dileua. preiide
ORLANDO
FURIOSO
CJNTO
FIGESIMOTERZQ
ARGOMENTO
AsuAfo poggia in
Per Da Orlando ad
aria.
II M
Zerbino
.
i preso E in
su
Frontino,
asceso.
Tolto Con
i Ippalca,
Bodomonte
Mandriciwdo
e
Orlando
si
Combatte;
DiMa
sua
poscia che
donnaf
incomimdo
mai
grrenda
stapenda.
l^tudm ogoUD ^ovare altraiy cb" rade Volte 11 ben "ir aenza il auo premie fia;
"
se
qod
te ne
aceade
Morte
ria. igoomioia
per tempo
ood
Chi
nuoee
a
akrui,tardi o
soootar^ che
cade
n debito
s'oblia^
A
vaono
trovar
i monti
fermi
stanno.
ai8
CANTO
ch'a Pinab^lq y;e4i .cppj ayviene Per hsser" pDrfato iniqtaameiite;' ")gianto in sommaalle dovate pene^ alia sua ingiusta Dovate e giuste mente. volte non sostiene E Dio, che le piii
Or
, '
Yeder pa tire a
Salvb la donna Che
torto
e
ono
inQocente^
salverk ciascono
donzella quiesta
cola giusepolta;
cb'ella non veder, Gli avessa suoi la moka^ error a tor degli N^ ilritroirarsi in mezzo le caa^ell^ Del padre, in alcnn ntilgli risolta. rt^a tra monti fieri Quivi Altaripa
Yicina al tenitorio di Pontieri.
If
K^
ilveciehioeonte^ queirAltaripa Anselmo,di ch'usciquesto malVagio, la mandi Ghiaramonte,. Che, per fnggir D'amici e di toccorso ebbe disagio. La donna al tradifore a^pi^ d*nn monte Tolse Tindegna vita a suo grande agio^ Gh^ d'altro aiuto qnel si prowedci^ non Ghe d'altigridi e di chiamar mercede.
Tenea
'
'
VIGESIMOtERZO
"
19
Morto
ch'ellaebbe il falsocavaliero,
avea
gia porre
mort^,
Volse
Ma
non
toroare'ove
lascio Raggiero;
sua
lo consent!
dara sorte,
Cbe la fe*traviar per an sentiero Che la portb dov'era spesso e forte, il bosco, Dove piJi strano e piix solingo Lasciando ilsol giail mondo
vt
alFaer fosco.
N6 La
Sottole frasche in
Parte dormendo
Terbette nuove,
arrivi giorno , Parte mirando ora Saturno or Giove, erranti Divij altri Venere e Marte,e gli la m6nte Ma senipre, o vegli o dorma, con come Conteinplando Ruggier preseote.
fin che 1
di cor profondo ella sospira, Spesso Di pentimento e di dolor compunta, Ch'abbia in lei, ch'Amor, piii potato Tira. L'ira (dicea) m'ha dal mio amor disgianta; Almen ci avessi io posta alcana mira, Poi ch'avea pur la mala impresa assonta Di saper ritornar donde io veniva,
'
priva.
d90
CANTO
mi
ellanoo tacqoe, et altre parole Qaeste col core" E niolto piii ne ragioob II veDto intanto di sospiri, e I'acqae Di pianto faceaa pioggia di dolore. Dopo una luDga aspettazioo par nacqoe
Iq Orlente ildis(atoalbore:
Et ella prese il suo destrierch'intomo Giva pascendoy il giomo. et andb contra Nh Del molto
andb^che
si trovb airascita
Goa
tanto
error
Fincantator
malvagio.
Ritrovb
La
Astolfoche foraita quivi avea a grande agio^ aU'Ippogrifo briglia di Rabicano^ in gran pensier stava
non
Per
sapere
in chi lasciarlo
z
mano.
caso
testa
L'elmo Si che
Bradamante
Di Ionian
conobbe
ilsuo
cngino.
gran festa
salutollo, e con
e
Gli corse,
"
VI6ESIM0TERZ0
a
sai
NoQ
A chi il suo
Perchi dovesse
"
renderglielo polcome toriiasse Delia figlia del duea di Dordona; la mandasse " parvegli che Dk" gli Vederla volentiersempre solea^ Ma pelbIsogQo n'aVea^ or piii oh'egli
.
Dappoicfaedoe
" si for Tuno
tre
volte ritornati
Con
pemiati
'
'
'" Vo' 1 paese cercar,'troppo difnoro: "t aprendo aliidonna ilsao pensiero^
"
A leinon Veder
fa di:moka
maravigtia
destrier le peane; a qnel apiegare Ch'alira volta, la briglia reggendogli Adante incantator, le v^ittie^ contra " le fece doler gli occhi e le ciglia;^
volar le tenne quel che da leiRuggier Iqntatid Quel giorno Portato fa per camrnin lango e striaiio.
SI fisse dietro a
aaa
CAHTO
np
1" Vol#a cibA lei^ Dar Rabioao 6liesi nel corao affretUy Cbe se, scoccabdo I'arcOy m movea. Si solea lasciardietroUfiaolta; Astolfo difise a
"
iQtte
r arme
ancor
ie rtmeuay Ch^ vuol ch'a Mou^Mh^tt, gli le serbi fin al sop gli pipOH)^ Gh^ non gli faono or 4i biac^no iqtonalol
.
"
xp
mk
Bradamante-lA.iaiici^ cbe'lij^ioplo
Porlo di
r '
;"/
G^UfiMNf^v^^O^-ff^^Ktr
inhito^ifcM*^
!*
'
.
! \
19 :^Q,"npcQ]Wto. Ogni vista ijiciperde Gosi si part^^cbl i|iiiiaDt0 pilb^ ; II Doccbier che gli ietne e 1 v^ato^ sbogli " poich^ '1porjUf liti e i, a dietro lassa/
"
'
.
Spiega ogw
.^;
^34
CANTO
Di qua, di la a voIw^ d^ pmou la Tia: lacootrb mat da dbiiia"dUr del bbsicoin m Si trofb aaeit' Dofve ufi cm^l U
Lo "t
la nona,
poobloMan seopria,
a tia
la oiwa qaal
moodcel
CDroiia"
akan
an
too
fratellb.
Se
noQ
si parte,Fanioroso fodo
:
.
fan cbsa
'o
raolse a peiisar;.poi"ai Stetteddqwmsb Di volar dar;a KEoot^Alban le spatije : " verso la badia'por si rpvolse, Chi quiadi ban sapea qaal il oalle. era vohe trista, Che primadi^ella nsoissedella valle, de' fratelli ScoQtrasse AcaldD, no soi;
sua o boona fortana;
o
Ma
yiG";SIMOTEIlZO Veniva da
da5
gli aUoggiamenti partir contado a cavaflieri Per quel e a fanti; Ch'ad inatanda di Carlo naove genti
Fatto
avea
I salatie i fratemi abbracciamenti Con " andaro le grate aceoglieoze liiolte cose
a
innanti;
di poi,
il giunger mano
mano
di fratelli estimo
con
ciancia^
Verso
Non
Gh'a Yall'Ombrosa
Immantinente
andasse
ad .avviaar Ruggiero
Delia
lasdasM;
E Ini pregar
Che
E
in.
i5
2%6
C"NTO
messo
fe'didegoa oavaUo
il mo Auggifro
esaer
caro^
seawi
ben
degoo jalt6)
e
s'avriatrovato
in tatlo U r^no
Dei saraciQ^ n^ spUO iLsigoor gallo, Piu bel destrierdi qnealoo piagogliardo, Eccetti Brigliador^ aoU,a Baiardo. di che troppo audace ascese Ruggier, quel ilciellevosse^ Sa rippogrifo, e verso ilprese Lascib FrontiDO^ e Bradamaote che 1 (Frontino, destriercom
nomosse);
e a buone Mont'Albano, spese Tener lo fece, e mai non cavalcosse^ e a picciol Se DOQ passo; per breve spazio Si ch'era fihche mai lacido e grasso.
MandoUo
zxm
Ogoi sua
Pon
seco
douna
e
in opra,
seta
lavoro sottil
Fa sopra
Candida e morella
e sella briglia
quel cuopre
et oma
una sceglie
di lofo,
VIGESIMOTERZO
117
coatti;
Esaltato Tavea fia sopra i Dei. A se chiamoUa^ measo e dkse: miglior A tal bisogno noo ekgger
far la
scum
ae
noa
era
andata
Al monaster; chi" fa per mentkej non Ma che Fortuna^ ehe di not pocea da imputar Piiiche p"a steasi^ a'avear Montar la fece s'un
e in roqzino,
mano
'
le meara;
akimo si paatzo
ai
vi^aoo
vblesae,
iloeryel sano, parola Di chi foaaeil destrier sol gU dicesae; Gh^ non ardito cavaliero sapea^i
Ghe
non
tremasae
al nome
di
Ruggiero.
938
CANTO
Di raolteoose
moke^
sua
Che
Le
trattar
con
in
veoe;
bea raccohe. poich'ebbe Ippalca qual dimora fece. n^ pi"i Si pose ia via, Per strade e campie selve oscure e folte, di diece, Gavalcb delle miglia piii
Gh^ N6
a
noQ
A In
una
mezzo
via malagevol ad incoutrar con Rodomoute, Si veuue Gh'armato un piccol e a pi^ nano seguia. II Moro alz6 ver lei Faltierafronte,
stretta
Feterna lerarchia ,
si bene destrier,
oraaio
Non
avea
in
man
d'un cavaliertrovato.
Avea
via incontrasse.
hallo Or questo h stato il pnmo; e trovato che mai trovasse: Piii bello e piii per lui,
Ma
torlo a
una
donzdia
" pur agogna averlo^ e in diibbio staase. Lo mira,lo contempla, e dice speeso:
Deh
con
etso!
VIQESIMDTERZO
929
Deh
ci jfossb gH egli!
rispose IppMcai;
/
Assai
disse il Moro) obe si calaa !! (le L'oDore altrai?Rispose ella:Ruggiero. E qael il destriervoglio^ snggimiser addoqae Poi eh'a Ruggier, si gran campioD, lo toglio}
e
"
Chi
to parli qolaij ;se kavk ver, come d' bga altt'O Ghe sia s\ ibrte e piii' Vaglia darli NoQ cbe il de^bier, ttia:kjvettara Gonverrammi,e id suo arbitHo fiala taglSa^
y ^
.
10
soiw,
^ da narrarli^ hfii
Mi fa sempre
la litcemk. apparir A
Dovuoqoe 10
Ghe
Gosi
gfaa^ vestigio resta/^ lo lacteia il fiilminemaggiore. noQ avea dicendo, tpniate in tesu
vo
'
s3(y
CANTO
Per Per
^a qacfUa
dove lo
c
trovar
Mindcicardo
Gli viene
'E
dice^ obe txMk qdes(aiatorib TurpiD, in qu"l Fa quidigresao^ e torna paeae Dove.ia diaosi laorto tl Maganseae*
Dato La
pena
Che v'arriTh Zerbinr par akro catte Con la lyiace Tecdbk io ootnpagiiia:
.
vide il borpb.naUA valla giacer cbe nod aa giaohi aia; Del cavalier, Ma come qad ct'era .cortese e pio j
"
"
Ebbe
del pietk
caso
ncfeobo e rio"
".
feriie,
.
qeato
Spadeia
morte
si foseerouoite^
ia leHto
.
fcdpite^
I
^
93a
GANTO
Qiilndi presao a
Ud Dove Ghe Non
per
star
dna
gran castelcbe fu
la notte
giaa
vi
moltd,cfa'un lameato amaro L'orecchie d^ogni parte lor feriva; E veggon lacrimar da tattigli occhi,
ster
Gome
la cosa
tutto
il popc^ tocchi^
Zerbino Che
on
senti^o istretto
Zerbin, per non oedar di se aospmo, Di ci6 si finge nnovo, e abbassa il viso.
Ma pensa bea che s6nza
dubbio sia
in soUa via.
morto Quelch'egli.trovo
Dopo nopi iqoko U bdra iuikebre di torchi e di facelle^ a splendor GiuDse, crebre hk dove fece le strida piii allestetle; Gon un batterdi man gire faor delle palpebre E con piik vena
Le lacrime inondar per le mascelle: Ma
nnHlose piudell'altre
et
atre^
VIQESIMOTERZO
suns
t3S
MeDtre Di
Secondo ilmode
L'asaoza
ordine che
temie
elk corrompe; e ch'ogoi antiqoa bando venue, Da parte del sigoore un Che tosto il popolar strepiio rompe, a chi dia avvim E promette gvfinpremio ucdso. Chi stato sia che gU abbia ilfiglio
Di n
voce
ia voce,
d'aoa in altraorecdiia,
e grido
Torse;
Di
lit forse, gli O per vanursi pur, the sola priva D'omanitade ia utoan iorpo viva; che
. .
ilpremio O fosffe , par per gujadagoarsi A ritrovar ifandb qu^l sigoor mesto;.
E
suo proenotio, dopo UQ yerisimil
"r
'
.
qiiesto:
"
,
a rico^QScer presto, mise^vpadre uffii^io il testimooioe.iristo Appresso chiaroiudizto^ veccbia, ebbe.pec Dell'empia
Che 1
^34
CANTO
Ir
" lacrimando al del leva le main, Che 1 figlimd vendetta aariisenza oon Fa circondar
"
ai terrazscaBi, Talbergo "'^ levato ia fretta. Gh^ tnito 1 popol Zerbin chegU nimici aver lootant Si crede, qoq e qaesu ingturia aspetta, cfaeai cfaiama ofieso Dal coote ADselmo, nel prima eonoo Tanto da loi^ h preso^
"I
II sole ancor
Che
noo
ha le loci spaite,
fe'bianco
rosso
gialk),
gridaodo: popol mora, mora, Yien per puoir Zerbin del non sno "iIlo. Lo scioeco vulgo ftiora, TacoMnpagna edhl a cavallo; chi a piede Senz'ordine, E 1 cavalierdi Sbozia a capocbino ronzino. In sA ^o ptccol Ne vien legato
Tutto 1
VIGESmOTERZO Ma
%K
ppotrvedblt) giii s'woida. Che DOQ vh dubbk) {^i"i ch'oggi }k cut fenula/ QaiviOrlando arrivb, fa "gbidai": Alia via del sjoioiBOfinipo gli vide la gents : Orlando glhnfil pian Che traea ^ mort" U c9vaUer" 4oleolew
Tal difesa gli av^a
...
"
Era
coa
i*.;
"
"
Vas^ f*99 compBgiwi,. Poi che djell^iCay^niK Jj",nW"5rise" vide all? Qnando costei;li iOan|p^;ba":
Orlando
se
.
DomaDdb Non
so,
"
LascioHa Gaardb Lo
yerso
si Ommm:. i(pi4n,)tattg^
et aliay^ Zerbiqo,
pioima
.
fi3"
CANTO
vn
E Per
Levb ildoleDte "avalieroilcoUo^ avendo meglio il vero; e Rispose E Che meriib dal
Bene
avea
nalroUo^
difeso/
come
il coDte
alleparble scoit6
a
torto^
questo
d'Alta^riva,
maQifesto;
deriva.
ch'era
torto
"
tra
danai
et onte,
tagtia? colpi slgraik ilpitt ^o: an' che parer yf6\h Rispose Se di cera noifusslmbo di paglia,
Chi k costui"h0
E di fuo"^ E
veane
contra
contra
^ V'vtfbda : il paladin
'O k land*': lui cfaid8
I
Orlando
VIGESIMOTERZO
3137
il Maganeese,
a
Zerbino,
difese io dosso, non postasela incontrar del paladino. G)ntro I'asj^o ilferiro prese: Soprala destra gaaocia L'elmo noQ passo gili, per ch'era fino^ Ma jtanto fa della percossa tl croUo, Che la vita gU tolse, e rappe ilooUo.
.
Totto in La
xxn
corso^senza
tor
di
resta
1 petto: altrain mezzo un laocia, passb ebbe presta 9 la mano Qaivilasciolla, A DarindajQa; stretto e nel drappel piii A chi fece due della testa parti
^
A chi lev6 dal bosto il capo netto^ Forb la gola momento a molti; e in un r^'accise e Piu del E
messe
in
rotta
va
piudi
e
cento.
terzo
n'ha morto,
resto
.
oaccia
e fende e taglia
fere e fora e
trooca
Chi lo scndo
chi Felmo
che lo
'mpaccia^
spaccia ;
E chi lascialo
ilcammin
poternon
vool lasdame'
un
vivo.
a38
CANTO
Dl n
cento
ottanta conto),
Zerbin
tramava
aeoo.
per
onorar
legato.
L'aiutavaa
Tarme sae intorno^ ripor della sbirraglia Cb'al capiun tolse, Che per ano mal se n'era fattoadoraoj occhi ad IsabellaYolse, Zerbino gli Che sopra il colle avea fatto soggiorno, E poiche della pugna vide ilfine, vicine Porto le sue bellezze piii
.
uav
si vide appresso
tanto,
La belladonna che per falaomesso, volte pianto; Credea sommersa, e n'ha pii!i
sia messo, nel pettogli ghiaccio e trema Sente dentro aggelarsi, alqdanto: loco Ma tosto ilfreddo inanca, et in (pi^l
Com'
un
Tutto a'avvampa
d'amoroso
"3C0.
94o
"
senza
CANtO
urrni
e seoza iodugio
altro rispetto,
e
Gorre al suo E
noQ
caro
amante,
ilcolloabbracciaj
fuor del petto pub trar parola ^ Ma di lacrime il sen bagnae la faccia. Orlando attento alFamoroso affetto, Senza che piuchiarezza se gti faccia, Vide
a
non
potea questo.
pot"Isabella, Fumida ancor Non bene asciulta gaancia, Sol della molta cortesia favella,
la voce
aver
Gbe Favea
usata
di Francia. ilpaladin
tenea
questadonzella
a
vita pare
una
bilancia,
adora del conte, e quello Si geitaa'pi^ ha due vite date a on' ora. Come a chi gli
LXX
Molti
Erano Se
non
Et Lor
ecco
cavalieroe
una
donzella
erano
in sella^
vigesimoter;zo
LXZl
m^
Era
frettasi condasse
e
Manilardo
,
Che 1
con paladin gran calor percusse: Quanlunquepoiio seguito piu tardo^ Che Doralice in suo poter ridusse,
La
avea quale a
con
un
ironcon
di
cerro
Tolta Non
cenlo
carchi di guerrier
LXXU
ferro.
sapea ilsaracin pero, che questo fosse il signor d'Anglante: Ch'egli seguia, Ben
A lui miro
e pr^to piuch'a ZierbiDo, occhi dal capo aliopianto; Gli andb con gli E i dati conirassegni ritrovando,
cercando.
Sono
Che di
Tanto
non
la fama stimolommi
te venne
punse,
Che di
Parigi, Quando a faltcaun vivo sol vi giunse Di mille che mandasU ai regni stigi:
E la strage conto che da tq vean6
al campo
di
Tremisenue,.
16
24"
NoQ
CANTO
lo seppi, lento come fai, a seguir ^ E per vederti, e per provarli appresso: E perche m'ibformai del guerniniento Chai sopra Tarme,io so che tu sei desso;
E
se noQ
Tavessi aDco,
me
ti fossimesso,
mi faria
ta
fierosembiante
sia. quel
Non Che
Pero
Non
dire (gli rispose Orlando) cavaliernon siid'alto valorej che si magnanimodesire in uniiil mi credo albergasse core. si pub
,
fuore:
tern
dalle
Lxxn
Ma
poiche
attendi:
1 valor mio
si confaccia
sem^bianle fier che^sicommendi. quel al rimanente; ilpagano) Or su (disse Ch'al primoho satisfatto interamente.
VIGESIMOTERZO
Lixvn
243
tuitaviadal capo al piede occhi: Va cercando il pagan tulto con gli II conic
indi 1'arcion ; nh vede Mira ambi i fianchi,
n^
si
stocchi.
provvede,
la lancia in fallotocchi.
ne
tu cura: pigliar
ancor
ixcnn
Cos!
molt'altriho
fattopaura.
Ho
sacramenlo
non
di
non
cinger spada
,
Fin ch'io
E cercando Accib
d'una posla meco sconte. pill Lo giurai (sed'iotenderlo t'aggrada) elmo alia fronte, Quando mi posi quest'
II qual con
tutte
Era
La
spadasola
rubata
manca
alle buone ti so
armei
Gome
Or E
fu,non
dire.
che la di
Ben
penso,
ilmal Fargli
a44
Orlando
Ben
so a
CANTO
uncx
tradimento
di^ gli
morte:
che
non
II conle E Ma lo E tu^
e
non piii
mente.
in
sorte:
Che
tua
sara
se
con
la merchi. virtii
LXXXI
sia debitamente mia, Quantunque si contenda Tra noi per gentilezza N6 voglio in questa pugna ch' ella sia arbore s'appenda. Pill tua che mia;ma a un
:
Levala
tu
liberamente
tu
via,
o
m'uccida
che mi
prenda. Tappese*
Durindana dicendo,
mezzo
il campo
un
prese, arbuscel
Lxxxir
Gia Tun
dalFahro
un
lunge, dipartito
tratto
Quanto sarebbe
Gia I'uno
contra
mezzo
d'arco:
parco:
T altro di gran
aggiunge colpo
andar schegge
volando al cielo.
VIGESIMOTERZO
LXXXIU
^45
L'una
Che
I
Che
son
che sempre fur ael ferro avvezzi, Quelli duo villanper sdegao fieri Or, come Nel partir acque o termini di prali. Fan crudel zoffa di duo pali armati.
Lxxnv
Non
E
mancan
stanno
Taste
nel furor di
e falde, e straccian maglie piastre, Pur che la man, dove s'aggraffi, giugna. Non desiderialcun, perch^ piuvaglia, Martel piugrave o piudura tanaglia. LXXXT
Schiodano
Come
Di finircon
onore
ilfiero invito?
Pazzia sarebbe il perder tempo in questo; Che nuoce al feritor piuch*al ferito. Andb
II Lo
re
Orlando ebbe
ghermito:
al petto;e crede far le prove stringe di Giove il ligliuol Che sopra Anteo fe'gik
246
Lo
CANTO
LXXXVI
molto impetoa traverso: coQ piglia a se lo lira; e quando Quando lo spioge, Et h Delia gran coUera si immerso, la briglla Gh'ove resti poco mira, Sta in
se
raccolto Orlando, e
ne
va
verso
II suo Gli
Del
e alia viitoria vaDtaggio, aspira: pen la cauta man sopra le ciglla fa la briglia. e cader ne cavallo, Lxxxm
II saracino
ognipoter
vi
mette
o delFarcion lo sveiia: soflfoghi Negliurli il conie ha le ginocchia slrelte, in quella N^ in questaparte vuol piegar ne tirarche fa il pagan constrette Per quel
Che lo
"
Le
son cingie
d'abbandonar
a
la sella.
Orlando h in terra, e
Con
rumor quel
ch'un
sacco
d'arme
cade,
di bocca a chi tolto il freno era Quello , Non piumirando i boschi che le strade, si trabocca, Con ruinoso corso di qua e di la dal timor cieco; Spinto " Mandricardo
se ne
porta seco.
a48
Al
saraciQ
CANTO
xcn
Fortuna a' snoi disiimolto fautrice. Gabrina sceierataiDvia, Quivi Che,poiche di Zerbin fu traditrice, che lontaoi la lapa come Fuggia, Oda venire i cacciatorie i cani. indosso la goaoella
Ella
E
avea
aocora
ornati quelmedesmi giovenili Che furo alia vezzosa damigella Di Pinabel, levati; per lei vestir, Et
avea
il palafreoo anco
di
quella,
La vecchia sopra il Tartaro trovosse, che vi fosse Ch'ancor non s'era accorta
XdT
la figlia mosse gioveail Di StordiUno, a riso, e Mandricardo Vedeodolo a colei che rassimiglia bertuccione in viso. a uq A UQ babbuiQO, il saracia torle la briglia Disegna Pel suo destriero, e riusci Tavviso. il morso, il palafren minaccia, Toltogli ilcaccia. lo spaventa, e in fuga Gli grida,
L'abito
VIGESIMOTERZO
lew
24^
porta
Per valli e
e mouti,
aliaventura. Per fossie per pendici Ma il parlar di costei si non m'importa, Ch'io
non
sua
debba
d' Orlando
aver
piii cura,
Gh'alla
contrasto.
Rimonto
A
sul
e ste'gran desiriero,
pezzo
che 1 saracin tornasse. riguardar Nol vedendo apparir, volse da sezzo ch'a ritrovarloandasse: Egliesser quel costumato e bene avvezzo, Ma, come Non primail paladin si trasse, quindi Che con dolce parlar grate e cortese amanti prese. Buona licenzia dagli
xcvn
Zerbin di
Di
tenerezza
si dolse:
Isabella : piangea
ma
Volcano ir seco,
Lor
il conte
non
volse
ben ch'era e buona e bella; compagnia, E con questaragion tie disciolse se : Gh' a guerrier h infamia sopra quella^ non cerchi un suo nimico, Che, quando prenda
Gompagnoche
25o
CANTO
icvm
Li Prima
dopo che sarebbe il suo cammioo dei bei gigli Verso le 'nsegne d'oro, Tesercito di Carlo, Per esser coq onde cbiamarlo. volendol, Accio, sappia
Feron Di qua
Orlando e di la il conie Zerbino, ilconie altri Prima che pigli sentieri, il brando; Air arbor tolse, e a se ripose col pagan pensosse E dove meglio il destrier mosse" Di potersi incontrare,
c
Lo Del
strano
corso
che
lenne
senza
ilcavallo
saracin
pelbosco
via,
in fallo^ giorni N6 lo trovb, n6 potfe averne spia. Giunse ad un rivo che parea cristallo, Nelle cui sponde bel pratel un fioria^ Di nativo color vago e dipinto, Fece ch'Orlando
ando duo
E di mohi
belliarbori distinto*
VIGESIMOTERZO
a
a5i
al pastoreignudo;
ribrezzo,
la corazza
avea, Felmo
lo scudo.
in mezzo; entrb, Qaiviegli per riposarvi, E v'ebbe travaglioso e crudo, albergo die dir si possa, empio soggiorno, E pill, e sfortunato giorno. Queirinfelice
en
ivi (ntorno, vide Volgendosi in suirombrosa Molti arbuscelli Tosto che fermi v*ebbe
scritti riva.
Fu
certo
esser un
di di
con
man
delta sua
Questoera
Ove Da
sovente
casa
regina.
nodi e Medor cento con Angelica lochi vede. e in cento Legali insieme, Quanle lettere son, tanti son chiodi Coi quali Amore il cor gli punge e fiede. Va col pensier cercando in mille modi Non creder quel ch'al suo dispetto crede: Gh'altraAngelica sia creder si sforza,
nome
in
scorza. quella
a52
CANTO
at
io pur
note: qiieste
e
vedute
lette.
ella si puote:
mette.
questo cognome
ver
remote
rinnova, piuraccende e piii Quanto spegner piu cerca, il rio sospetto: che si ritrova Gome I'incautoaugel
sempre In ragna
o
in visco
aver
dato di petto,
s'incurva il monte
su
in
la chiara fonte.
CVI
stortiedere e vitierranti. piedi Quivisoleano al piucocente giorno Stare abbracciatii duo felici amanti. Vaveano
i nomi
lor dentro
carbone
con qnal
punte
VIGESIMOTERZO
cvn
253
coQte
discese; pi^quiyi
sua maa
che di assai^
che oella grotta prese', Del gran piacer Questaseoteazia in versi avea ridotta
"
Che fossecnlta ia
"t
era
suo
io penso; lioguaggio
nella Dostra
tale il senso:
c"in
verdi erbe, limpide acque, piaQte, ombre grata, Spelanca opaca e di fredde che nacque Dove la bella Angelica, Di GalafroQ, da molii in vano amata, nelle mie braccia uuda giacquej Spesso Della commodita che qui m'^ data, Liete Io povero Medor ricompensarvi D'altro non posso, che d'ognor lodarvij
GIX
auiaute, ognisignore e ognuoa E cavalieri e damigelle, o paesaua o viaudante, Persona^ Che quisua voloata men! o fortuna; alle all' piaute Gh' air erbe, all! ombra, antro,alrio, abbiate e solee luoa, Dica: beniguo E di pregare
che
voi
condoca
i54
in Era scritto
CANTO
ex
che 1 conte arabico, latino. Intendea cosi ben,come Fra molte lingue e molte ch'avea pronte, Promissima "
avea
ii paladino; queila
danni
et
onte,
Che si trovb Ma
non
il popol saracino.
si vanti, se
or
Gh'un danno
Tre volte e quattro e sei lesse lo scritto infelice e pur cercando in vano Quello ,
Che
non
scritto;
fredda
e
mano.
occhi gli
sasso
CXH
con
la
"
mente
indifFerente
sentimento,
tutto
predadel
dolor si lassa.
Credete
Che questo ^ '1duol che tuttigli altri passa Gaduto gli era sopra il petto il mento,
La fronte di baldanza, e bassa; priva
N6
1 duol Foccupb pot6aver (che tanto} Alle querele al pianto. voce, o umore
a56
CANTO
cxn
Laoguido smonta,
A
UD
lasciaBrigliadoro
cura.
altri d'oro Altriiidisarma, gli sproni Gli altri Tarmatura. a forbir va leva^
ove
Medoro aha
ceaar
awentura.
domanda
,
d'altravivanda.
cxvn
ritrovar qufete, cerca Qaanto piti Tanto ritrova piii e pena, travaglio Ch^ dell'odiatoscrittoogniparete,^ vede pieoa. fiaestra ogni Ogni uscio, Ghieder ne vuol; poitien le labbra chete,
Gh^
teme
non
che di nebbia
nuocer
debbia"
fraude a se stessso, usar gli giova ne parla Gh^, senza domandame, h cfai
Poco U pastorche lo vede cosi oppresso, Da sua tristizia, e che vorria levarla^
che dicea spesso duo amanti a chi volea ascoltarla^ Di quei L'istorianota
a
se
Gh'a mold
fa dilettevole
senza
Grincomincib
'
VIGESIMOTERZO
cnz
aSy
Gonoie
esso
t^oitato avea
Ch'era feritogravemente,
Garb Ma Lei la
e piaga^
ch'ella
di gQarilla: pochi di qucUa che nel cor d'una maggior sciotilia feriAmor; e di pocha in
tanto
e
Uaccese
si cocenie
doq
GZX
foco,
trovava
loco:
Da
troppo
amor
constretta
si condusse
.
satollo
.
Celar si studia Orlando il duolo; e pure fa forza, e male asconder puoUo: Quel gli
Per lacrime
e
sospir da bocca
d'occhi
.
a58
CANTO
iifreao aidolor puote, ch'allargare altrairlspetto) e seoza (Cheresta solo, Giu dagli occbi rigando per le gote fiume di lacrime sui petto: an Sparge e va e geme, con Sospira spesse mote Di qua di la tatto oercaodo il ietto; " piuduro ch'un sasso, e piu pangente Che 8e fosse d'urtica, se lo sente.
Poi
^
cxmi
soccorre travaglio gli Che nel medesmo lettoin che giaceva doaoa veDutasi a porre L'ingrata volte esser doveva. Col suo drudo piii NoQ altrimentior qnella piuma abborre, N^ con minor prestezzase ne leva,
In
tanto
aspro
occhi gli
cxuv
Quel letto quella casa, quel pastore Immantinente in tant'odiogli casca, o che I'albore luna, Che, senza aspettar Che va dinanzi al nuovo giorno nasca fuore Tarme e il destriero, et esce Piglia frasca Per mezzo iibosco alia piii oscura ; " quando h avviso d'essersolo, poigli Cod gridi "t urliapre le porte al duolo.
y , ,
VJGESIMOTERZO
GXXT
269
resta;
Di
di
noa gridar
N^ la uotte
e aliaforeata e borghi, Fugge cittadi Sal terren daro al discoperto giace. ch*abbia in testa Di se si markviglia
Una E
come
sospirar possa
a se
mai tanto;
cosi nel
Gxm
pianto:
che fuore ooo son piulacrime, Qaeste occhi con A larga Stillo vena* dagli le lacrlme al dolore; NoQ suppliroQ ildolore a peoa. ch'a mezzo era Fioir, il vitale Dal fuoco spiato umore ora occbi meaa; via eh'agli Fugge per qaella Et h che quel
e
si versa;
trarra
insieme
E 1 dolore
estreme.
ch^iodiziofan del mio tormeoto, Questi tali. sou QOQ Sospir soDo; d^ i sospir io mai non sento ban tregaa talora; Qaelli la sua pena esali. Gbe 1 pettomio men Amor cbe m'arde il cor, fa qaestovento, intorao al fuoco Tali. Mentre dibatte
Amor,
con
a6o
CANTO
cxxvni
NoQ
son,
Qon
sono
io
viso
Quel ch'era Orlando,6 mono, el 6 sotteira; La sua donna ingratissima Tba ucciso; ba fatto guerra. Si,mancando di fe,gli da lui diviso, Io son lo spirto suo
Gk'in questo inferno tormentandosi erra, Accio con Tombra che sola avanza, sia,
Esempioa
chi in Amor
CXXIX
tutta
nolle
" alio spuntar della d'lurna fiamma Lo slomb il suo deslin sopra la fonie.
Dove Veder
Medoro
sua Tingiuria
monie
resib dramma
fuore;
"
N^
il brando fuore
scriiloe 1 sasso,
sin al cielo
schegge. Infelicequell' el ognislelo anlro si legge! In cui Medoro e Angelica Cosi reslar quel di,ch'ombra nfe gelo n^ a gregge: A paslor mai non daran piu, E quella fonie, giasi chiara e pura, Da cotanta ira fu poco sicuraj
A volo alzar fe*le minuie
,
VIGESIMOTEBZO
361
e tronehi e sassi e zolie ceppi nelle belFonde, cessb di gittar che da sommo ad imo si turbolle,
e non
Che
E
stanco
non
risponde
al grave odio, alFardente ira. sdegoo, il ciel sospira. sal prato, e verso al fin cade
non
AfHitto e
stanco
neU'erba,
fa
,
motto.
^
"
dormir
cosi si serba
torna
Che 1 sole
Di
crescer
esce
sotto.
non
acerba ,'
senno
al fin Tebbe
cxmdotto.
dosso.
lo scndo; e la riman i'^lmo, Lontan gli e piu lontan I'nsbergo: arnesi, L'arme sue tutte,in somma vi bonclado, Avean pelbosco difierentealbergo* E poisi squar^i) i panni, e mostrb ignudo L'ispido venire, e tntto '1petto e 1 tergo; E comincib la grau foUia, si orrenda,.
Qui
riman
"
u62
CANTO
cKxmr
Id
taota
in rabbia,
tanto
furor
venae
la
ia spada
man
Quivife^ bea delle sue prove eccebe, Gh'ua alto piooal primo crollosvelse:
"
e d'abeti. e d'orni e d'ilici faggi che s'apparecchi Quel ch'uD uccellator, fa per per le reti, II caaipo moado Dei giuDchi e deirurtiche, e delle stoppie aatiche. Facea de' cerri e d'altrepiaote
,
quetta
.
s'io passo a quel giuoto segno il qual la mia istoria Yi potria esser molesta; Et io la vo'piii tosto diflferire, a fiistidire. Che v'abbia per lunghezza
FuffB DBL TOMO TiBXO
2G4
St.
1
A N N O T A Z IO N I
3. La
cioe^giovasi poco. St. 17. // popolodiscresce;cioe, decresce^ diminuisce* St. 19. Tauro accaneggiato; cioe attizzato da'cani. St. 32. Cacciata va la generosa belvaj ii leone, cbe
e
stretto
dai cacciatori si
va
da'cani
lento lento
^
minaccioso
rinselvando. La
Massilia
artiglio per
Rodomonte
stare
Don
'
Chisciotte di Cervantes si
senti
cuore
St. 32. E
raggio per
St. 38. Per
CO.
Tuso
94* di
antica.
d^l Metafora.tolta
dk scaccamatto
al
re
con-
trario,
St.
radunasse 39.4$*/
gna
scrittori
CANTO
St.
XVIII.
non
a65
si
47* D^^
re
delta Zumara
scorda; cio"
di
non
si tace^ non
St.
piu
giostra;
cioe ha
dei saracini nel saper maggiorTantaggio la spada e nella diaciplina delmegUo adoperar
,
cadea
Aramone quest*
ruinando.
ne
cioi voile]
porra l*arme
vote; cio6
sol
contra
Toscana
tutta.
fe verso
") nota
Gociite,
ponte Sublicio
di Porsena '^
terra
re
solo V
impeto
deirarmata
d'Etruria.
ec.
St.
74- ^^^
o
del Surro
mare o
Surro, oggi
Sour
Sur porto di
Tiro. Barutti
costa
nella Soria.
Quivi era
Tantica
Fenicia sulla
St. Si. E la
del IMlediterraneo.
spada glipon dritto alia strozza; cioe alla.gola. ambi d*un marchio ec; cio6 d'un St. 89.Segn^ti
segno.
E nietafora presa dal marchio
con
cui
se*-
St.
St. 99. La
vergine Marjisa si
Marfisa^
G. 16. fatto
non avesse
il Boiardo,L.
i.
di
uon
trarsimai
rarme,
finchd
aSS
ANNOTAZIONI
re
Gradasso, Agridesta
ec.
Garlomagno.
sin alVora che dal
re
St. io3. E
tone
sonno
Ti-
di Laomedonte figlio
fu amato
di Troia in
sua
giofu
vento
da
St,
I
essa
o4-Che per seederspezzar/rassini efaggi ec"; le lance; la materia per la forma. cioe romper
St. 109.
Questa istoria
narrar ec"
non
"l narrata
2.
InnqmoratOy L.
a cut
G. 17.
non
la cittit piu
attenne
Che
imaltri che erano ciofe ugualmente stranieri\ gli straparziali per gli per queidella citt^ come
y
nieri
"
St.
35. Con
un
da Luna.
era
Patrone
tica citl^
Luna quiw^lepiloto*
e
Luni
un'an-
porto di
mare
non
da Carrara, lungi
an-
il suo nome interamente distrutta; resta oggi al paese, die chiamasi Lunigiana* cora St.
1
36.
LUsola
sacra
alV
amorosa
Dea.
Parla
la Dea Venere era prinove Cipro, Lo staguo di cui tratta il onorata. cipalmente Poeta ^ quello di Costanza vicino a Famagosta che con le sue gravi esalazioni infetta Taria di e abbrevia la vita citt^, quella
, ,
.
deirisola di
187.E surse a Pafo\ oggiBaffbj cilU di Cipro St. 140.Verso PonentCy et ognivela snoda] cioe
"
St.
CANTO
XVm.
367
di k cifcU capitale
St.
chi alia
scotta
i bu(h
no.
ammainare
.
il ritirare le
fane mari*
si die yele^
naresca,
ed ^ di
alia vela.
Ancora
si r
nei
ancora
o ancora rispettOy
di quello
cui si
serve
il noccbiere per
coman-
148*iVbn
non
seguirnon
toi Varme.
bada\
Toi
si trattiene dal
vita mi
seguirlo*
se
St. i5o. La
torrai
mi
alFimi Toscani dicono to* per togli toglii perativo. St. 169.Tantafu la viltay ta^ta la dotta. Dotta per
ed usata da Dante* Tro]pevpaura ^ voce antica^ yasi anche dottarCy e dottanza*
corpi ni^meror^e
di numerarsCy
; in
grazia
cio^ si nume-
St.
sia scul-
io, 9ocemque
premit:Aeneid. L. 9.
ven
3d4*
268
St.
ANNOTAZIONI
178. Come
impastoleone
voce
ec;
cio^
non
pasciu-
to,
ivi
.
h digiuno: La spada di
0 non
dal poetica
anco
latino.
Medoro
non
ebe; ciofenon
Fama.
se^
dal tagliente;
voce
Latino hebeo^ II
uso
tal
nel
della Trionfo
abbracciate
andar V alme
ai
alia lor
anime
il Poeta
T anime
di Zerbino
d' Isabella.
St.
Dea
ec.
che
antichi dagli
presentava tre
Diana St.
1
fu delta
in terra,
di
nelT Proserpina
Inferno.
mano*
Sono di
Tuno Parigi:
si
Taltro Montleri.
CANTO
DECIMONONO
St. 3. Non
conosce
il paescy
la
cio^ viafalle\
fallisce, sbaglia.
St. 9, Ond*era dello St.
12.
uscito il calamo
omicida. L'asta
.
strale^ per
Che*n
te
lo strale medesimo
d'Eteocle
di
ed Polinice^ le
mura
sotto
di
ne
Tebe, vieto
con
severissirae
che leggi
niuBo
CANTO
XIX.
369
i cadavericacci6 seppellisse
diTorati
"
con
cerimonie
sante
ec.
Gli
an-
tichi ne' raatrimoni chiamavano che assisteva alio dposo^ assisteva alia sposa St. 35. Forse
ec. non
.
auspiceV
uomo
pronuba la
donna cbe
men
di
Allude
grata
IV. del-
TEneide^
Didone
nel cacciare
fug-
tempesta, si ridussero gendo da un'improvvisa dettero esecuzione all'accorin una ove spelonca^
do fatto tra Yenere St. 38.
e
Giunone.
a
Quel
C.
done
e
gia Morgana
neU' Orlando
e
Ziliante
ec.
Questo
L. St.
I.
racconto
Innamorato
la.
a4* e 25.
Lib.
2.
G. 7. 8. pur
ne
i3.
.
44*^^ pa^te
ritta il
verno
lassa
Usa
il Poeta
sta
sero
quie
a voce
altrove la pa rolai'er/io
di mare, della
come
per
invernale percbe procella; appunto nella stagione laonde le tempeste di mare: 8ono piu frequenti nell'arte dei moderni gliantichi, meno periti le iiavigazioni del navigare, ai priterminavano mi di Novembre, e le riprendevano ai primidi Marzo.
no^ la
"
Le voci castello
balladore
prima il ponte
delle
navi, e la
o
siguificaseconda^
delta ancbe
la ballatoio,
una
corsia
nave
"
intorno spohda
St.
46*Sopra Limisso
venuti
Siamo
alle
270
fra mare^ di
e
ANNOTAZIONI
di percio gran da
citU
e
Cipro,delta
mare
Curio
Satalia
porto di
St.
ec. " esprespcf^grino sione marinareaca voti e significa furonofatti accade nei gravi di peregrinnggi rischidi come nel suo ferzo viagnaufragio. Amerigo Vespucci giodice: la notte e V altro giornos\ n ricrebbe che vale terntanta tormenta (voce spagnuola asternpestadi mare ) che dubitammoperderciyC
Sinai fu
y
mo
di FJfiS
PEREGRINI
alt re
rn' cerimonie,co-
usanza
de* marinari
Bandini
per tali
tempi
.
Ove
Maria Angelo
dk la seguente apiegazione:
e
rischio di
nau-
tirare
sorte
i nomi
di
blico uoto si
a fare i obbligano
celebri delle lodevoti a* santuari piic grinaggi ro terrcj se scampino dal pericolo ; e questo i pellegrinaggi dicesiyfare alia Vergined^Ettino. "l un ivi. Al Sepolcroy
,
aantuario neirisola di
easer
chiamaai luogo
santuario sopra
"
JEun
Altri dieono
essere
un
La voce foAquileia cade col capo air inma significa propriamente qui seroplicemente giu: per cade. Ghiamasi Ardella nave la vela maggiore timone
"
in
disiata luce
di sant*Ermo.
riI fisici
liuni-
a7a
ANNOTAZIONI
cio^ allentala godie k la fune alia quale si attacca Tancora.
la gomona ec;
non
salisser
gentidelta
terra
Qui
la
salissera
St.
; cio^
fare
toUa da
cbe quelli
fanno pro-
va
la dura ripigliar
scorza;
cio6 Tar-
ec; d'Jpollo
viea
La voce vale costucostuma poeti. trovasi frequente anticbi scrittori. manza,e negli St. 70. JVella piazzae nel letto far perigUo ; cio6
74.CKio vi sciorrb tutti gV intrichi ec. Alessandro Magno non venire a capo di scippotendo il nodo Gordiano n^ volendo mostrarsi gliere la spada vinto in quella lo sciolse trat|a prova tagliandolo. St. 78.CK appropinquare ec. ; cioh approssimarsi ; latina: quiin senso voce neutro^ e al G. 39.St. j5.
, y
St.
in
senso e
stro
cbe deirorsa^
carro.
come
manco
"
Del chiaro
di
era
VoscU'-
O bavvi
qui error
stampa nelFedizione
doven* deirautore^
del
i532^ o
fu inavvertenza
CANTO
XIX.
manco
"
"73
era
do dire : Che
chiaro carlo
ec*
oscuro
y
come
DelVoscuro
il mai aU del-
ilcavallo era piii che imperocchi e nero, nel pU e nel capo avea il cfaiaro era minore
cunpeh
bianco;onde
secondo
e Toscuro^
maggiore*
St* 63. Fe'Vuno
cioi
a
e delta Valtroy
ud
sella
un'otta;
ta-
io un'ora^
medesimo
lempo; come
lotta per
allotta talora,
per allora.
St*
84*Quanta nel giuoco delle cacce ec. Caccia della palla del palloae k il termine del giuoco , ,
e simili. calcio,
del
St.
87.Che
medico
nan maipiii
rjiQoi: emunse,
ticadal latino.
St. io3. La cioi lo Dante; St. k"5.
sa
a
cioh
sa
colui
che nulla
taito
ha
come
ascura;
IddiOyche
all' una
o a
vede, e
disse
presenti.
ossia di
Of aria
di
al lume
del Sole
notte.
giomo o
La
"
luminari
due queati
Piaoeti
CANTO
St.
I.
VIGESIMO
e
ArpaUce
re
Camilla
son
famose. Arpalice
il
auo
di
Tnicia^invaao
regno
da
d' Achille^ e disfece essa rispinse 6glio Camilla il nemico. regina con gran coraggio aMiatenza a Turno ueila guerra de'Volici, prestd
y
ccmtro
Tom,
Enea.
III.
18
374
St. 5. Ma
ANNOTAZIONI
e UfreddoPonio. Vlndia^ FEtiapia
11
Ponio
trione
"
yerao
il Setten*
St*
f d.
Camepiaeea
"
gikregge;
doh
i4*Poser
per
guardiaalia
.
citthDictea; cio^
Idomeneo
Gbiama
crudo, figlio.
5. Fra
alme
citth cVerano
in Creta.
Si trova
re
tempi del
Gred fa
Miooa
cento
citt^;
perddai
Tarento.
detta
St.
ai.
HecatompoUs.Yed.
CKedificar la
terra
Plin. Lib.
di
4* '^*
Oggidi
dalle Greche
,
durante
,
3, dalle
loro
gnerreggiayano
yerso
co'Messenii
di
Alcane
hanno di stipendio economicfrugali, parchiche vi ha che fare poich^ ni Falento, ni i auoi non
,
da partealcana. erano atipendiati corapagni St. a6. E dU limpidi Jiumi ai^er discorii. Discor^
discorrei^e, per
correre^^aono
dal Poeta in
d'acque.
St. 38. Ni
tra
forica, per
St.3o.
diece
XX.
"75
nonjfuqui donno; cio^ dal latino dominus, o piattosto padrone: signore^ dalla voce latino barbara domnus e ainoopaU dette dompnus.Yedi il Gloss, del Du CangesXX^
"
Toci.
St. 63. Il i^dermi
mare* ec. lograr
cio^
consu* logorare^
St.
giU intomo
che di mare^
Bench^ aal
nemero
acrittori gli
deU'armata
re
si di
terra
che Serse
di Persia conduase
contro
la Grecia
per6tutti che fosse numerosissima. St. 76. Ella nel porto ofustao saettia ec. Saettia h una specie di naviglio e veloce. leggiero St* 8a. Non tollea ancora ec. ; cio^ non togliea ;e toUe per toglie nsato anche altrove dal Poeta. i?i.A pena awa la Licaonia prole ec; cio^ Caliato di Licaone re d'Arcadia^ che fu in orsa figliuola Arcade suo figlio e insieme con convertita, portaformano dae costellasioni ta in Gielo^ situate ove al poloboreaie, Tuna detta Orsa maggiore^ Taltra Orsa minore. L'Orsa raaggiore avendo la figura di carro h detta anche il Carro; e'percid il Poeta
si valse della
voce
a"ncordano
co-
stellazionein
care
il nascer
ultimo aspetto; e voile indi* quest' del giorno, quandodk volta il Garro
.
in Gielo
talor si
ec. II verbo periglia cio^ pericolarsi^ nel k registrato non perigUarsi, vi hpmrigUoper pericolo, mentre e Yocabolario;
getta e
si
376
ANNOTAZIOPCI
la*^
" voce Esterrefatta periglioso per pericoloso. e significa tioa, spaventata. St. 99. Vorribil suon cK a gia; cio^ giiabbia. % voce scrittorianticbi negli St.
too.
"
frequente
"
ini
Col
periglioso capo
delia Laconia
di Malea.
pro-
moDtorio
causa
St.
ioi.
1
sopra
Luna
Yed.
Canto
XVIII.
St.
35.
pezzosa
era ec.
La Crusca
y
apiesazie*
pole. L'Ariosto
aconvenevoli
St.
1 1
scortesi modi
Varme
assonna;
cioi
tarda ^
della principio
causa
della rirna*
St.
i5. Et
ognialtro
omamento
cioe
come deporre,
St. 5. Male
qui torre, e leggono nel verso seguendo questa seguenteporre', poich^ nel coUocazione si ripeterebbe inopportunamente della Stanza seguenteci6 cbe in questa principio sarebbe gi^ stato espresso.
lao.
alcune edizioni
St.
jipea la donna
se
cioe la
sa ne za
la veccbiez: e perdenotare pelle grinzosa al solitodella comparaziodi Gabrina si serve Stan* nel Canto precedente colla SibiUa " come
66"ec.
CANTO St.
iss.
XX.
^77
ec.;
Si
Francia ; ciod
e ca^alio,
jigogna rimproifcra. , avidamente brama., agugna, significa St. i33. Hoi data ai pesci et agli augep del mare. Uccelli che negli e nelle vicinaoze del mare scogli fanno il loro nido^ e di cadae vivono di pesci
^
stesso
mi
^i^
errante*
In queato
St.
I.
iVe
da Orazia
et
albo
si vidno.
La
voce
quiperdTale
St.
pestilenza.
ec.
4-Da
un
ca^aliero awenturoso
22.
; cioe awen-
Su
fyj.
avia ; in
che fratello
casso; cioi
fa tano
ed
o senza inutiie^
effeita.
Digitiz^by
^jS
St.
1 3.
ANNOTAZIONI
O^landa
si
donde partly
nd
semoi
cioi
6. V Acrocerauno
lonio. St.
1
8. Ch'in certa
occorrenza.
sua
bisognaec.
} cioi in certa
sua
retta^iogiusta 7 mio
voce
fnUellodebole
"
et
egroto ; cioi
latioa.
"
" "
quasimorio
la rima.
cioi riporriportaUo\
tarhf per
St. 3i. Se
non
la durezza
.
tua
prima
non
cioe mollis
ammoilisci
St.
34 Cercando
Ta
va
ec;
cioe
te, ma
iutio
discorre , cioe
"
eaaminando
tutti i
ttaiio.
est
Nel
che
i Latini
dicevano iacta
alea, di
piurimedio.
marito alia tremenda
St.
4?* "^^^uo
buCa;
cioi
lume.
St.
49*Con
esso
un
cdipoec.
ciod
con
un
colpo.
s89 hriaa
m
ANNOTAZIONI
da coiei ptr Ini ua doTere impoitogli di mo(da Isabella) che ayrebbe potatoaenrirgli virtuoae.
trenta
Queldie*l maestro
suo
per
nummi
ec.
ce vodanari,
lattna. ivi.Ni
di
eo. itlpermestra
Una
le
la prima proprio^
delle noeze,
in s^erso
y
St. 6. E
o
Bursiailcammin
iemte;
Bursia
Bursa
anOlimpo,
Ottomanno avanti dell^impero capitale la presa di Coatautioopoli St. 9. Per la schena del mar meec* Espreaaione
"
ticamente
mare^
Yuol dire
aH'orxa^come piii
cioi
^
latiua. E dice dolce espressione dolce rieace il e perdi" era la ana percb^ patria^ terra dopouna prehder navigasione. pericobia St. i3. Escon del bosco dopo un gran discorso. cio" dopo Aocor qui t"seorso per discorrimento^ molto correre e aggirarai St* l^" IM palazzo incantato era diffuso ec.; cioi diffnaam.ettle" a luogo. St. a" Tn^po ifenia questo fypogrifo a sesta; do^ a tempo; opportimamente^ a pvopeailo. St. 33. Memre che fur neg^ emAomdi cio" tetti;
.
il lido I
CANTO
in
XXU.
181
d'errori^ed'inpieno quelpalnzoincaDtato, ganni. carta. InSt. 64*Senza parlarsi, e fu I'indugia " voce anlica. dugia,per indugiot St. 67. Quel di Ruggieroche i demoni fgnudi ec^ L'Ariosto dipinge i demoni che lavorarono igoodi
lo scudoche tazione fiscefare Ailante
a imineirinferao,
che dipioaero antichi poeti^ ignadi degli Bronte e PiracmonCi che Livoravano Sterope^
9
posta la
e
costuma
ria; ciod la
costumanza iniqua
ciod dai regno effeminato d'Alcina St. 97. Lejpalle ed bosco testimanio
siimone
PoUe, cioi
"e-
di Pinabello.
VIGESIMOTERZO
a
St. 3* Gli
la pena,
avesse
alifierranti Divi; cio" gli distintico'nomi d^li Dei del glialtriPianeti, gentflesimo. St. I a. Astolfo disse: ornud se de'pennaii ec; cioi uccelli. degli St. 16. Cosl si parte col pilota // noeinnante chier ec. Da queataespreaaione deirArioato ai vecol liocde,che non deve coofooderai il pilota
e
*-
^a
ANNOTAZIONI
chiero. II nocchiero k
che regdala nafe ; quello sullecoste^e luoghi o mal sicurisi serve ma ignoti il Tascello; del pilota, e conduca perchi gaidi ritoma al liiogo dopoaver fattole soe parti que^ti
di
sua
rcsidenu
St.
eke il destrier^
non
la
96ttura
darli
ec.
Mi converrk
ancbe
sa-
la mercede
rk
a
sua
cioi fa
digresaione^
ec.y cioi
.
Valire
note
St.
49*E q^^lbel cinto si levo di grmiio; cioi di latioa: come voce grerobo; sopra St. 4^* patre
gia commesso;
per padre. St. 5 J. Che Vingiusto e suppUcio cio^.ordinato. ivi. Mtra St.
Galegoec; cioe del re di Galizia. St. 66. E molto piil duel che sia in podesta; gli cioi in potere. L'usd ancfaeDante: Quando verra lor nimica podesta Jcdh dte a punto il tuo desir s^adempie St. 75" ; cio^ s'adempia^ in grazia della rima. St.. 78. Ho Sacramento di non spada ec. cinger
.
54-Del
Irmamorato
Lib. III. C
a.
cramento Sa-
giuraroento.
XXIIL
j
s83
Orlando
e
II uceisil giustimkente. la
,
d' Orlando
d'Agricanee
.
morte
di
aono qaest'ultimo
Innamorato
man
s^aggrqffi giugna. da aggraffiareyytencioi s'aitacchi^ ^^gf'^ffiy der col graffio^ afferrare. St. 85. Come pub il saradn rUrovar sesto; cioe
84* Pur
eke la dove
trovar
mode,
via*
ivi Che
.
di Giwe. 7 figliuol giit sopra Jnteofe* della Terra, Ercole per yiocere Anteo^ fi^ioofo
che da
nnove
forze , lo
soUevd in St. 9a
lo aoffocd.
'
La bestia cKera
$pa9entosa
9ezzosa
damigeUaec.
ec.
Sul si*
ao.
vezzosa,
vedi aopra G.
3* Furo
1 01.
si che n^ Orlando
ribrezzo;
.
cioi faatidioo noia per la f roppa frescura St. 107. Che fosseculia in suo linguaggio io pen-so ec*
Alcunevedizioni
ae
mentre
aliaStanza giunto
Culia
1 10.
Era
scrittoin Jrabico
ec.
E elegantemente.
lingua, per salvare il Poeta da un errore avendo detto qui linguaggio in grammatica,
t84
ANNOTAZIONI rAriosto
avea
scolino.Anrerte
culta Chefusse
in la
sua
io pensoy lingua
"
Ed
non
era
nella
nostra
tale il senso,
"
che
gua lin-
emendd
non
si
e legge^
aeguenie vi.restava
nella
che
non
guaggio.
St.
1
i5. Dando
giiil Sole
Luna St.
1
ambedue
tanto
a3. In
cio^
viene gli
in mente
Vepigramma.Epiin e iscrizione^ significa propriamente gramma questoaenao deye quiintenderai cioi deila maggiore^ St. 1 33. Che deUa piii ec. o intendi della piuorrenda. St. 1 35. Come Josser o aneti. Ebulo Jinocchi , ebuliy di sambuco. AnetOy pianta simile o ehhiOy specie al finocchio^ da cui distinguesi per il sapore.
insculse
.
Medoro
ORLANDO
FURIOSO
DI
LODOVICO
ARIOSTO
ANNOTAZIONI
CON
TOMO
QUARTO
FIRENZE
PKBSSO LEONARDO CIARDETTI
MDCCCXXUL
4
Yari
CANTO
n
una
gran
ove selva,
la via
'
GoQvieoe
a chi vi va, fallire: forza^ Chi svLj chi gid^ chi qua^ chi la^travia. io vi vo* dire: Per coDcladere, in somma, A chi in amor sMnvecchia, oltr'ogni pena^
Si convengono
e ceppi
m
la catena.
L'altruimostrando^ e non Io vi Or
vorrei, nolposso,
IT
Ghe 1 forsennato e furioso Orlando sparse al campo avea, il brando^ i panni, via gittato Squarciati
Trattesi Farme
e
Svelte le
I
trasse
in
lato quel
'
VIGESIHOQUARTO
r*
"
FiaercciilHl prow
cstraiOMi,
ore^
"
Si Si
come
avviene in sobitaoa
tema
11 pa"o
dietro lor
ratto
si niQOve:
Udo
Con
ne
e del piglia,
eapo lb soem*.
noa
nab queUo
terra
no
In
addormentato paio
Gh^al Doviasimo di foree iiadeato: rabito il paeae, Gli altri agpiiibraro Gh'ebbono ilpiede awiao e ii boono NoQ
Se
aaria non
preato.
atato
Gli
Ghi
monta
anilecase,
noQ aoo
(Pm
Onde
che
Torrenda
sicuri olmi n^
ad nrti, a morsi, Gb'apogni, a graffi, a calci, Gavalli e bnoi rompe, fracassae strngge; " ben h corridor cfai d^ lui fugge"
C^JkHTO
rm
sentir come nadbombe Gia potrasle nelle propinqae L'ako rumor villt
^^
con
et spuDtooi
arehi e
"
ud
viilaocsco asaalto"
aabo litoFonda
scbarsa, prindpio Che maggior della (Mima k la ieoooda, E con piuforza pot segae la terza; Et ognivoka piii Fumbre abbonda^ E nelF arena Mende la aferza: piii
Tal Gbe
contra
dairAastro ch'a
Orlando
Fempiaturba
e
cresee,
di valli esce.
Fece morir diece persone e die^, andaro in mano: Gbe senza ordine alcnn gli
E
quel corpo
wsmn
lece^
Gbe lo fere e percuote ii ferro in vano. Al conle il Re del cieltal grazia diede^ Per di a guardia porlo
sua
santa
Fede.
VIGESIMOQUARTO
Era
a
di perigUo
momre
Orlando,
atato
capaee.
il braodo, ch!era a gittare imfiarar poivoler aem^arme easere aadace. turba gia s'aodava ritiraiido,
sue
^
Mhce. iisoir ccHpoi Orlaoda, poicfaepiaoeaaiin Tatteiide^ Verso an borgo di ease iioaioMnin prende.
Vedeodo ogm
'
Deotro ncD
Gbe 1 y
vi trovb
nh graiide, piccol
atato pattorale Senza il pane diaceroerdalle gbiande, Dal digiuno e daU'iinpeto owdato,
"
CSonvenfentia ufi
Le mani Id
che quel
"
cotto/
errando per totto il paede, quiodi Dava la caoda e agli oomini e atlefere; E acorrendo pei boachi taloir preae I capri e le damme isnelli, leggiere: orai e ^cbn cingiai con Spesso oootese, " con man nude li pose a giaoere; E di lor came totta la apoglia con Piu volte ilvcBtire emps^^on fieni i^Ka^ r^
* ^
'
'
CANTO
di m, di gMi discorre Di qua^ di \k^ Per iatta Fraaci a; e on gioroo a cm pome arriva
Sotio cai
eorre e pieno larga d'acqda soosoasa xiDa
Ud
fiame d'alta^e di
avea
riva
"
torre
e"U Ibntan acopriTa. d'ogQ'iDtOToo Qael che U quiviaveie altrove a adtre^ Ch(^ di Siwbin mi ooovien primadira.
,
da poich'Orlaodd ZerbiD,
fu
partito,
NoQ Che
paaso kntb ilaoo deatriero. credo cbe dao miglia fbaaeiio, asoo
trar
lato d^ogoi
d*on
cavaliero armato*
L'avea
in coofidargli la doDzella, ZerbinOy che la kde cbe nel reato Sperando Sempre avea avuta^ ave^ae aooora ia qoeato.
VIGESIMOQUARTO
zni
Gome
puato
cosa qtiella
Gome
nel
Odorico tisata)
tratta
N6 Gbe
era giant'
al fio di
quel sermooe,
prigione.
preao
trarre
ilmalfattor vider
XlflU
avean
Odorico^
dilei
Tamico,
ceku cb^appresso Fera; lor, signor cbe nello scodo il segno antico Ma pii!i, altiera: di sua stirpe Vider dipinto al viso, " trovar, poiche gaardar meglio Gbe s'era al vero Saltaro a Gorrendo
se
e con piedi^
n'andar
ove
Fan
Gorebo
il Biscaglino,
Almonio Gon
maodati
lo
CANTO
XX
Almooio disse:poiche
a place
Dio
che sia Isabella teco, (La sua mero^) lo posso bea compnoder)^ mio, signer Che nulla cosa.nuova""ira:.t'arreco9 che questo rio S'io vo' dir la cagioa vedi dmco; Fa che cosi legato Gh^ da che piii ^bti Fofiesa, costeiy
Gome
Quando
E
come
lei^
dire"
'
Dalla ciltadeal
mar
ratto
io veniva
trovati^
restati.
occbi gli
a
dietro eras
Io veogo innanzi io vengo ia sullariva , io gli Del mare, al luogo avea lasdati; ove Io guardo, nd di loro altrp ritrovo,
alcan
nuovo. vestigio
12
CANTO
xxn
del re^ cfaeilloco franco giustizia Delia pugna mi diede^ e la ragione^ la fertana anco, Et, oltrealia ragion, Che spesso la vittoria^ ove vaol, pone, che di me pot"manco Mi giovar si, II traditore; onde fu mio. prigione. mi concesse II re, udito ilgran fallo,
La
Di pbterfarne quanto mi
xvm
piacesse
"
Non
lasciarlo,
Ma,
come
Perch^
Se morire Uavere
tener
mena.
fa in questaparte.
ora
trovarte.
zzthe
che la tua Isabella anco Ringraziolo lo veggo (e non hai j so. come)che teco Di novella cui, per opra del fellon,
non
Pensai che
"
2^rbino ascoltaAlmonio,e
favella, Fermando gli occhi in Odorico assai; Non sj per odio, che gl'incresce, come Ch'a si mal fintanta amiciziagli esce.
VIGESIMOQUARTO
XXIZ
i5
il sue
sermone,
Zerbin riman gran pezzo sbigottito, o'avea cagioDe, Che cbi d'ognaltro men Si espressamenteil possa aver tradito. aminirazioDe Ma poicbe d'una lunga finalmente uscito, Fa, sospirando, Al prigion doraaodo se fosse vero
II disleal con
le
dal rio,
cbe Tuno
mossa
h vinto ad
Cbe
vien gli
da
un e
Ma
se
1 nimico h forte
,
anco
Se
tu
D'una Alzate
far contesa, senza avessi, le bahdiere in alto; Degrinimici Di vilta, cbe piupesa, o tradimento, occbi por mi si potria Sugli uno smalto; Ma s'iocedessi a forza, ben certo son Cbe biasmo non avrei, ma e merto. gloria
Tom, ly.
i4
CANTO
possente Sempre cbe rinimico ^ pii!i , ba la scusa. acceitabile Piu chi perde dovea non altrimente Mia fe gaardar chiusa. Gh'uoa fortezzad'ogn^iotorno e qoanta meote coa Cos\y qaaoto senno m'era infusa, Dalla somma pradenzia alfinvinto lo mi sforzaiguardaria; ma foi spinto. Da ialoUerando assalto, ne
Cosi disse Odorico, e
a (Cbe saria lango
poisoggionse,
ricontarviil tatto)
Mostraodo cbe gran stimolo lo panse, E non per Ueve sferzas'eraindatto. ira di cor si emunse, priegbi fece mai frutto, S'umilta di parlar
Se mai per
Quivifar lo dovea,cb^
Di
cor
ci6 cbe
muova
darezza
ora
Odorico trova^
xht?
il no
resta
confuso.
II vedere ildemerito lo alletta A far cbe sia il fellondi vita escloso; II ricordarsiY amicizia
stretta
Cb'era
Con
stata tra
Net
gli spegne^
vuol cbe
merce
n'abbia"
VIGESIMOQUARTO
Mentre Di
stava
i5
Che Mandricardo E vi A
avea
di
briglia privo;
vicioo
morte
Zerbino.
Avea
Ghe
vecchia,
"
che debba fame pensi quel il naso e Tuna e Taltra orecchia Tagliarle a'mal"ttoridarne. et esempio Pensa, Poi gli s'apparecchia par assai meglio, avoltoidi quella carne pasto agli Punizfon diversatra se volve; E cosl finalmente si risolve* Un
"
i6
CANTO
XXIVIU
Si rivoltaai
noo
merita si cradel
perdoQo,
tormento
.
anco
colpa seoto;
s'ammette,
Quando in
Amore SeoDO
amor
la
si riflette. colpa
"t ha condotto
via
eccesso maggiore
Ad
Odorico debbe
esser
esser
rimesso:
che cieco fiii, io, Cieco a dargliene impresa e non por mente Che 1 foco arde la paglia facilmente. Punito
, XL
debbo
la peaitenza,
anno
un
in
compagoia^
o
ove gioroo,
non
ta
vada
stia,
Un'ora mai
E fin a
morte
te ne
trovi senza;
te
sia da
difesa
farleoffesa. voglia
VIGESIMOQUARTO
17
ognun
cootesa
guerra:
Vo' in questotempo che tu sia ubligato di terra in terra. Tutta Francia cercar Cosi dicea che pelpeccato Zerbin;
Meritando Odorico andar sotterra, innaQzi un altra fossa Qaestoera porgti Che fia grad
Xante
sorte
donne,tanti uomini traditi Avea la vecchia, e tanti offesi e tanti, Che chi sara con lei, liti senza non
erranti. Potra passar de' cavalieri ambi puniti Cosi dl par saranno :
EUade'suoi
commessi
errori innanti;
Eglidi
torne
Di dover Ad Odorico
servar un
forte, giuram^nto Con pattoche se mai rompe la fede, E ch'innanzi gli capiti per sorte, Senza udir prieghi e averne pin mercede,
Lo debba far morir di cruda Ad
Almonio
e a
morte.
Corebo
poi dyolto,
18
CANTO
airaltro esser
tarbato dolse
desiderata$ua
vendetta.
ii disleale, e tolse Quindipartissi la vecchia maledetta. In compagoia NoQ si legge in Turpinche n avvenisse. Ma vidi gi^an autor che piti nescrisse: il cui Scrive rautore, Che
non
nome
mi
taccio,
giomata, Che per torsi Odorico qaello impaccio, Contra ognipatto et ognifede data, Al collo di Gabrina gittb an laccio, " che ad anolmo la lascibimpiccata; " ch'indi a un anno (ma non dice il loco)
ana
furolontani
Almonio
gioco.
all'orma
venato
Manda Che
dar di
senza
se
nuove
aliasna
ne
torma
star
Almonio Che
debbe:
langoiltutto a Almonio manda, e a lai Gorebo appresso; ahri con esso. N^ tien, faor che Isabella,
ao
CANTO
L
Durindana
"
Trovb, ma
Ch'iQ
cento
la sopravvesU
come
lochi il miser
con non
sparse.
Isabellae Zerbin
Stanno
facciamesta
san cje
e mirando,
pensarse:
Pensar
mite potrian
le cose,
eccetto
fuor deirinteHettOt
u
Se di sangne
vedessino
una
goccia,
che fosse stato morto. potrian doccia Intanto lungola corrente Vider venire
un
Greder
pastorellosmorto.
Pastori
questo.
Sia
piede,
Pien di
lacrimoso e mestoj pietade, " ricoglieudo da diversa parte Le reliquie, ne va ch'eraoo sparte.
VIGESIMOQUARTO
Del "
va
ai
Ecco
discend^anco Isabella palafren riducendo insieme. ar me quell' lor sopravviene donzella una
,
Dolente in
e di vista,
Se mi domanda
cor
la preme; e che ddor s'affligge, Id gli ch'^ Fiordiligi rispondero Che deirjamante i vestigi" suo cerca
uv
Gosi
Da
Brandimarte
senza
farlemotto
Carlo,
od otto;
vide
e per tutto a cercarlo: I'Alpe, L'ando cercando in ogoi parte, fuore d'Atlanta incantatore. Gh'al palazw
Pirene
Se fosse stata
Yeduto
con
ccm L'avrebbe,
con Bradamante, Ruggier, Orlando " con Ferrait prima, e con Ma poiche caccib.Astolfoil negromante orribilee mirando, Gol suon del como Brandimarte tornb verso Parigi; Ma non questoFiordiUgi. sapea gia
"
2%
CANTO
vn
Gome
io vi
CoDobbe
Vide
"
COD
occhi gli
ilmiserabil caso,
n'ebbe per adita anco novella; narroUe Che similmeDte ilpastorel Aver veduto Orlando
corer
Lm
folle.
QuiviZerbin
E "
ne
tutte
fa
come
un
n'arme
Armatura d'Orlando
Come Cbe
paladino;
la maova, Orlando
LYIU a
possa
con
prova
"
destriero;
Et
ecco
Mandricardo
arrivar sopra,
come
ha
VIGESIMOQUARTO
ux
a3
pub riprendere: ch'io Fho"tta mia^ Non h par oggi Et il possesso giastamente prendere
Diceado: alcan
non me ne
via; gittata vilta pur cosi scusi, Ma quaodo sua usi. non Non debbe far ch'io mia ragion
S'ha fintopazzo,
e uc
Tha
Zerbino O pensa
Se Tu
non
la torre,
questione.
Di N^
cento
bene
una
fiamma
damma
.
la strada miglior E ben convien che non ne perdadramma; s'un tratto il coglie spada, quella Ch'andrk, A ritrovargrinnamorati spirti ombrosi mirti. la selva degli Gh'empion
a4
Gome
il veloce
CANTO
Lzn
eke 1 porco assalta^ Che fuor del gregge errar vegga nei campi,
can
Lo
e quindi salta; e quinci aggirando, Ma quello attende oh'una volta iDciampi: o bassa od alia se viea la spada Cosi, Sta mirando Zerbin come ne scampi;
va
Come
la vita e Tonor
salvia
uq
tempo
Tien sempre
Dairaltra parte,ovunqae il saracino La fieraspada vibra o piena o vota, Sembra Ch'una fra due montagne un frondosa selva il marzo
a terra a
vento
alpino
scaota;
Ch'ora la caccia
Or
capo
chiao,
rami in aria raota. gli spezzati Beoch^ Zerbin piucolpi e fugga e schivi, NoQ piib arrivi. schivareal fin ch'un doq gli
LMXf
NoQ Che
tra
gran fendente
lo scudo
eutra
sul petto"
e grossa parimente Tusbergo, Era la piastra, e '1panzirou perfetto: Pur QOQ gli steron coutra, et ugualineate Alia spada crudel dierou ricetto. calb tagliando cib che prese, Quella
Grosso
La
corazza
VIGESIMOQUARTO
LIV
a5
E
Per
se mezzo
noQ
che fu
scarso come
a
il colpo alquanto.
una
lo fendea
canna;
Ma
pena tanto,
.
danna che la pelle Che poco piii gli h laoga La noQ piaga profoada quanto Nod
si misureria
cod
DDa
spaoDa.
Le lucid' arme
bel purporeo
oastro
tela d'argeDto partir biaoca mao Da quella ch'alabastro, piii ilcor spesso mi seoto. Da cui partire Qoivipoco a Z^rbiD vale esser mastro Di guerra, et aver forza e piii ardimcDto,
di possaDza
ne
sente
il core
d'ardimento pien
di valore
s'iDfiamma d'ira e di
dispetto;
ferirea due man E quanto piii puote, Telmo il Tartaro percuote. In mezzo
j6
canto
umn
destrierpiegotse Per Taspra botta ilsaracin saperbo; Telmo senza incanto foase, quando acerbo" avria il colpo Partito il capo gli ben vendicosse; Con poco differir Ne disse:a un'altra volta io
" la spada alzb gli
verso te
la serbo:
relmetto,
Tocchio
ove
la mecttey
destra volse;
Noa
si prestoperbche la
tagliente
che Spadafuggisse^ Da
sommo
lo scudo colse.
E di
Zerbin di qaa, di la cerca ognivia, che vuol, Ne mai di quel cosa awiene, gli Gh^ Farmatura sopra cui Un piccol segno par non
feria,
ne
ritieoe*
SopraZerbino
Tolto lo
in otto,
rotto.
Telmo
28
CANTO
LXXIY
cercando Fiordlligi
pure in mattina
e
vano
sera
Ya BraDdimarte
E fa
cammiQ
suo
Da lui che
Vide Ma
cooobbe il miser
diciam
cU'avvenae quel
uonr
di Zerbino:
si gran fallo
a pena Quantuoque
possa
cavallo
h uscito et esce. Pel molto sangue che gli Or, poiche doponon troppo intervallo il dolor cresce: Gessa con Tira il caldo,
ne
sente.
LXSVI
piunon
potea gire;
Si che fermossi appresso una fontana. nh che si debba dire Non sa che far, Per aiutarlola donzella
umana.
Sol di
lo vede morire, disagio cittaloutana. Gh^ quindi h troppo ogni Dove in quel punto al medico ricorra, Ghe per
o premio spcqorra gli pietade
.
VIGESIMOQUARTO
Ella
noa
29
sa^
se
nba id
van
dolersi,
6
crudele.
mi aommersi ahi lassa! qoq diceEi, Perch^, le vele? ocean Quando levainell'
Che
morte.
Dopo
Gome
Qui senza
Che
se
contento
pieno
in
seno.
poiche
1 mio destino
e durc^ iniquo
Vuol ch'io vi
Per
di cui; so in man e non lasci^ djchi giuro, e per qnesti questa bocca,
3o
CANTO
Decliaaodo la "iccialaorimoaa^
la raa bocca a qoella congiuDgendo Di ZerbiQ, come laoguidetu rosa, si ch'elU Rosa QOQ coltam sua stagioa, in sullasiepe ombrosa, Impallidisca mia vita. Disse: DOD vi pensategia, Far seoza me partita. quest'ultima
"
cor mio, Dessan timor ti tocchi: ci6, o io cielo o oello 'oftrao. Ch'io vo' segairvi scocchi, CoQvien che Fqoo e Taltro spirto
Di
Insieme
vada^insieme stiaio
vedrb chiudervi
eterno.
,
NoQ
occhi gli O che m'uccidera ildolore iQierno, non pub tanto,io vi prometto O, se quel ilpetto* CoQ questaspada passarmi oggi
SI tosto
De*
nostriho corpi
ancor
uoo
poca sp^me^
veotura
.
ch'insieme, Qui forsealciJicapitera dara lor sepoltura. Mosso a piela, le reliquie estreme G)si dicendo, che morte vital Dello spirto fura^
Va
VIGESlMOQUAflTO
Zerbin la debol
tooe
3r
che mi mostraste,quando
riva;
a Dio,restiaie viva, Gbe,finche piaocia io oblio, N^ mai per caso pc^niate Che,quaoto amar a! pub, v'abbia amato io"
fbrse, provvederkd'aiuto Per liberarvi atto villano, d'ogni aliaapelonca Gome fe'quando torse,
ilteoator Per iuditrarvi, Cosi Romaoo:
vi soccorse sua giii merc^) (la Nel mare, e contra ilBiacaglin profeno: " ae pure avverrk che poi ti deggia
Dio vi
ultime parole quest' Poteaae esprimer ", che foaae tnteao; " finlcome il debol lume aoole, Gui Ghi
cera
"
II suo
caro
Zerbin
restare
in braccioP
34
Di condarla
id
CANTO
xcn
'
Provenea
nn
ebbe
Non
Dove
loQtaDo
di
same
Marsilia in dotme
un
pensiero oastello;
monfaacero
Compostoia
Cbe in
im
e
cma
cass^
aveano
quelloy
casieleb'era capace^
e
tra
si feoe via^
Lunga
PIu
di terra gioroi pii!i gran spaaio iocaki; Gercaro^.e s"fipre per lochi piit di guerra Ch^ pieno essehdo ogni cosa ^be poteaao oocohi. Voleano girpn!ie
Al fine un Che
qaandoil sno
ora
SOT
loco
fia;
aire di Tartarian
il fine Avu^o ch'ebbe la baitaglia il giovin si raccolae giav'ho detto, Alle frescbe ombre e alFonde crkialHnt, Et al destrier la sella .e 1 freno tobe^ E lo lascibper F'arbe teneriiie
Che
ove paaoaiido egU vobe: Ma noQ ste' moiio,"he.vide loauno otTalitfo al ipianb Calar dal mome HA
"
VIGESIMOQUARTO
acy
35
come CoDobbely prima alzb la irootey e mostroUo a MaQdricardo, Doralice, Diceodo: ecco il saperbo Rodomoote, Se noQ di Ionian lo sguardo. m'iogamia Per far teco baiuglia cala ii moute: Or ti potra giovar Tesser gagliardo. Perdu la avermi a grande tieoey ingiuria
Ch'era
sua
sposat^ e
veodicar ai ?ieiie"
XCVI
Facceggia/ mil altro aagello Staroa o Colombo o si Venirsi incootra di loolaoo veggia, Leva la testa e si "i.lieto e bello; Tal Mandricardoy certo come deggia far sirage e iriaceito, Di Rodomonte Con letiziae baldania ii destrierpiglia, la brigUa" ai piedi, Le staflfe e da alia man
astor
o
zcm
Qual buono
cbe TaDitra
oh'udir chiare si^ Quando vicinifiir le parole Tra lor poteaosi altiere^ G)n le mani
e
ool capo
minacciare
il re d'Algierc, gridando faria tornare, Ch'a peniteoza gli Che per un tetoerario sao piaeere Non avesse xispetto a proTocarsi
"
Incomlncib
Lui ch'altameoAe
era
per Teodicarsil
26
CANTO
XCTKI
die sieno arme; sappia Me Don, cui.la batiaglia taleiua piii e son D'ogniriposo; per adoprarme A pi^, armato e disarmato, a oavallo,
noa
O altri che
sia nello
xax
abeecaio^
Ecco Al
trar
soDO
de
vealo
Come
air ire, al grido^ agli oliraggi, ^e' ferri; brand! al crudel sqoq eke primal pena spire,
,
Poi cominci
croUar frassai
cerri,
poWe id delo aggire^ lodi gli arbori svella, e case atierri, Sommerga in mare, e poni ria tempesta* Che 1 gregge sparso uccida alia ""r^sta
"t indi
oscora
; G
De' duo
terra,
le ibnze estreme
una
et colpi
:.
e or^ibil moB treoia b terra, ; grande QuaDdo le spadeson pereosse iimeme: Gettano Tarme insin al del scimiUe^
Del
Anzi
acoi^ lampadi
nuUQ aaiille.
:u.
98
CANTO
Of
RodomoDte
CoUe
a
poQto
Per questonoo
Ma NoQ
dimaiie.
L'irato Rodomoote
aUrresla^
"tsta" segoaaUa
c$
Che
meoa
c raltro^
pur
II cavaUo del La
ch^ieiborre Tartaro,
cfae fiachtaadooala d*alu"^ spada Al suo sigQorooa siio gran mal, socmrre*^ Perch^ s'arretraper fuggir d'oD ^toi II braado ia meaio ii capo gli irasoohfe^ Ch'al sigDor^ ooa a liiiy"iiioTea' Vassaho.
,
II miser Come
noa
ayea
I'elflMdi Troia'
.
Qael oade^ e Mandrteafdoia ptedi gnizo^a NoQ piiistordito^ e Ditriodioa aggira. Veder jnorto il cavaUoeptrd g^Ladizza, " fuor divampaun graireloceDdiod^frai il desdrer cUiEia^ L'Africaa^ per nrtarlb^ Ma DOD piu Mandricardb si rkira, far soglia Che scoglio sdaironde:e avtvUanp ii teqnfe. io Jpi6 Che 1 deslriet caddey^t "gli
^
'
^
:^
"
VIGESlMdQfU^ARTO
5^
Gosi FuQ
La pugoa
" ^dcrftoag^volmetite: piedi ralifo p6idi ^H oflVonta. ^e mai ribptie Ardente ; piit
'
'
Xme
moDta sufperbta
m^ per s^guir^
'
.
Vi
'
li.
'
se
noQ
k il^soccors^
suO'Cooosoe
vetiirpresto
L'eccidio
inanifesttf.
cnt
Olire Al
gli pfestei
^
-
del re; d)^*sj^ oodforta Per dir, cb'iaibiisciator peoa non porW.
^
Ma
CANTO
cs
a Doralice, et a leinana yifSD^ MarsUio e Stordilano, Ch'Agramautei Con pochi deptroa mal sicuraabafra
popolcrisuaoo. Narrato ilcaso, con priegbi ne ioarfa Che facciailtuuo ai duo gueraeri piano, E che gli e accordr iiwieme, per lo acampo Del popol s^racb li meni in c"mpo,
"
o("re
Si mette, e diceloro:io vi comaodv, Per quanto so che ml i)ortate anioi;^ ilbratido, Che riserbiate a migUoruso E
ne
Del Si
trova
E prestoaiuto o gran ruina attende. Indi il messo Dei ilgcan periglio soggiunse a pieno; e narrb ilfatto saracini,
figlio
Si
piglia finalineote^ per consiglio, Che i duo guerrier, ogniveneno,. deposto Facciano instemetriegua final gioroo
Che sia iqUo I'wsedio ai Mori idiomo;
VIGESIMOQUARTO
CSJHI
4i
"
senza
piddimora,come
aver
pria
Ma crudel gaerra e sia Fin che con Tarme diffinito Chi la donna
aver
de' meritamente
man
"
fue^ giarato
Gxnr
la Discordia
non
consente,
"
che tale accordo segua patir di lor pub Amor quivi Ma pill presenie Di cui Falio valor nessuno adegua; di saette, E fe'ch'in dietro, a colpi stelte. E la Discordia e la Superbia
,
cxv
lor potea:
Che
giacea: Perb vi venne a tempo Brigliadoro il rio pascea. Che le frescheerbe lungo Ma al fin del Canto io mi trovo esser giuntp; Si ch'iofarb^ vostra con grazia^ punto.
morto
del quel
ORLANDO
FUWOSO
CANTO
FlGESlMOquiNTO
ARGOMENTO
lUiggier ihdjocoBicciardetto togliej Al qualdal re Marsilio era dannaio. la cagione Quel poscia a lungosciogUe A Ruggiery perch^a morte era menaio. Jndi quegli lieto accoglie non : Aldigier
" la mattina
va
ciaseuno armato,
Per Non
giovenil peii$iero Besir di laude et impeto d'amore! ai trova il vero^ N"y chi piii aocor vaglia, Ch^ resta or quesio or quel saperiore,
gran
conlrasto
\Jh
NeiroDO
ebbe
nelFahro cavaliero
e
Quivigraa
Fin che
fi"rza ildebito
rooore,
ileampo
lor s'aveaae^
44
Ma
CANTO
ve Tebbe Amorj che se noa era piiii Che po^ Com^ddb^ H donna Icfro, .\ ^ fiiera Non si sciogliea battaglia quella y Che Tun n'avrebbe i! iriohfale alloro; Et Agramaote in van ooo la sua schiera
^ ,
costoro.
noa
Dunque Amor
sempre
anco
m
rio
si ritrova;
Se spesso nuoce^
talvolia giova.
Or Funo
Faltro cavalierpagaao^'
Utigi^ Va, per s^var reaefcko afncand, Con la doQDa gentil Terso Parigi; E va con essi ancora i! piccol nano Che seguitb del Tartaro i vesligi,
Fin che
Avea
coq
lui coodulto
fronte a fronte
in Capitaro
an
prato, ove
diletto
donna
con
"
Che
favello; p^iikia Ruggier buon Ruggier, di cui vi fa narrato lo scodo nel pofezo avea'giiuto.
46
Perch' era
CANT
"m
donzella Quella
Fu
ch'avea io
lasciato passar
compagnia, liberamente^
"
pure onde veoia e di fuoco lucente j Giunse alia piazza , Ne domandato E la trovb piena
mezzo
di gente ria;
star
con esser
It
E vide in
vise
smorto
dannato II giovane
come Ruggier
ad
morto.
nel
visOy
Che cbino
terra
lacrimoso stava,
Di veder Bradamante
fiiavviso, gli Tanto ilgioviae a lei rassimigliava Piu dessa gli parea, quanto piufiso Al volto e aliapersona il riguardava;
.
" O
com' Ruggier
z
"
era
innante.
forse messa
stata,come
io veggo, presa.
con essa
Ch'a tempo
VIGESIMOQUINTO
XI
47
senza
alFaltrocastelrotta (Gh'avea
lancia) inermeil destrier spinge E addosso il vulgo fianchi e per la pancia. Per lo petto,pei Mena la spadaa cerco, et a chi cinge La fronte, a chi la guancia. a chi la gola, frotta e la gran gridando; Fugge il popol
Rests
o o con sciancata, xn
la
testa
rotta.
ch^io ripa a uo d'augei, stagno Vola sicuro e a sna pastara attende, dal cielfalcon grifagno S'improvviso Gome
stormo
et un
ne
batte o
prende,
lasciail compagno,
si prende;
far costoro,
diede Ruggier
xm
che '1bnon
fra loro.
netti A quattroo sei dai colli i capi chMndi a fuggir fur lenti: Levb Rtiggier,
petti
,
Fin
Concederb Ma
trovasse
elmetti,
stati,
men,
tagliali.
48
La forza di Or
CANTO
xnr
N^ ia Altro
ia leon n^ ia anioiale
esterno.
uguale, dello 'nferno, Forse il gran diavoi; noa quel cbe va col fuoco, del mio Signor, Ma quel
Gh*a cielo e
a
Forse il tremuoto
le sarebbe
terra
a ST
mar
si fa dar loco.
suo D'ogni
mai colpo in
terra
,
non
cadea
maoco
D'un
uomo
le
al centinaio
"
ilbrando cbe trasse dal fianco, Tagliava ilduro acciaio. Gome un tenero latte, ad Orlando Falerina, per dar morte il crudel brando. Fe'nel giardin d'Orgagna
,
xn
rincrebbe,
disfarvide con esso, giardin Cbe strazio dunque, cbe ruina debbe k messo? Far,or cb'in man di tal guerriero Se mai Ruggier se mai forza ebbe^ furor,
Se mai fu Falto
suo
valore espresso,
Qui Tebbe,il pose qui, quifu veduto, dare aliasua donna aiuto. Sperando
VIGESIMOQUINTO
xvn
4^ sciolli,
i cani
Facea la turba
contra
lai riparo.
Qaei che
Furo
restaro
uccisi furo
molti,
fugaandaro. Avea la doana intanto i lacci tolti, le mani al giovine Gh'ambe legaro; E, come presto armoUo, pote meglio,
Gli di^
una
infiniti queich'ia
in spada
mano
xrm
eanscadoalcollo.
Egliche
Si E
cerca
molto h
Vendicar di
qaella gente:
si le sue forze note, son quivi "i fa prode Che riputar e valente.
avea
Gia
attnfiatole dorate
raote
d'occidente,
Giovine
y
seco
Quando il garzon sicuro della vita si trov6 fuor delle porte Con Ruggier Gli rend^ molta grazia et infinita
Con
modi e con parole gentil accorte, aita a dargli Ch^, non lo conoscendo, Si fosse E
messo
a
rischiodella morte;
xkome
pregbche
a
'1 stio
dicesse, gli
^
Per sapere
chi tanto
avesse; obbligo
56
CANTO
XX
la faccia bella, Veggo, dicea Ruggier, " le belle faitezzee '1 bel sembiante; favella Ma la suavita dell^
Nod
odo
usar
debba
al
suo
fedele amante.
,
or
come
Ha
si tosto ia oblio
il mio nome?
il certo^ accortaiuente
"t bo peDsato e penso, e fioalmente Nod so n^ posso ricordarmi dove. Ditemel voi^ " fateche 1
se nome
vi rlioraa a mente;
aoco
qdir mi
giove^
Accib che saper possa a cui mia aita Dal fuoco abbia salvata oiggi la vita^
xxn
potria,
o
dove
quaado:
or
iia,
veste
Tarme
VIGESIIVIOQUINTO
apoH
5i
Ne
Sete
Ne 1
Ci
Gli ^
ver
Gh'io porto,
Et il suo
akri gli
uomiai
luDgoe
ia treccia.al capo
fanno^ avvoka^
ellaferita fa gioroo
Nel capo (.IdogosaHa a.dirvt coito6) " per sanarla ua! servo di Geau
A
mezza
AlcuQ segno
Di
tra
noi nod
restb
piu
1
tKMne.
elk;
,
sorellaJ Rinaldo^.essa
"
se
non
vMncrescessQ Tascoltarmi^
"t
CANTO
Accadde
Ferita da
uno
Ghe
senza
Telmo
Fa di scorciarsi aatretta
Se
sanar
volse d'una
con
Gh'avea
gran
Errando "
ad giunse
una
ombrosa
foote;
afflitta e staoca perchi ritrovosse^ Dal destrierscese e disarmb la fronte^ " suUe lo
DOQ
tenere
erbe addormeDtosse.
Ghe
ne
veoiva.
qaaodoritrovb la una sirbcchia d'arme,eccetto il viso, Tuttacoperta in luogo di conocchia, Gh'avea la spada
" Le fa vedere
ua
cavalieroavviso.
La "icciae le virilfattezzeadocchia
Tanto,che
La inviia a
se
ne
sente
il cor
conquiso.
froode s'aacoade.
54
Che
CAW.TO
zzsn
e Camilla^ gloiria, giaIppoliu qual Cerca neirarxaej nata e ia Africa era Id litoal mar, nellacittad'AraiUa.,
.
A scado
Per que^to non si smorza acibtilla i una Del fuoco della donna iiiDaiuorata ;
.
aliapiaga k iatdo : Questorim^dio all' Tant'avea 4iiM"r il dardo* caceiato inoaniii bello U! viso,! le. non pkr men qiieafo beUi i costnpi; Men bel lo sguardd^.e men Per cib npa torna il cbv !db", ^ia div^o \ amati Itimi^ Da lei ^odea dentrp gli
Per
/^. i ,
Vedendola Gbe
in
pub far idle.1 d^ir non la consumi^ feiitniina E quando h /piir qb'^cila penaa,^ ! immenlsa. " mostva e pikigey ,"loglia Sospira
Gbi avcqae il sub TammBrico
e
auo
pianto
s .^
Id. xon Qdel gipmoijadito^avria pianto mai tanto Quai torm^nti(dioea ) fiiront iaieii? che piilunonsiancradelti Grudel, D' ogn' o isanto : jo sCellerato ainoce altro,
, ^
'
"
Saprei parur
VIGESIMOQUINTO
Se pur
SS
volevi, Amor,
darmi torinento,
star contento
amanti
ahri negli
niai oh
usato"
qomini gli
tra
rarmeato^
bo
trovato
:
bella,
lu terra, in arta, io
mar
sola aoa
io
Che
"
te si patiscoda
dciro soem^io;
Sia
tool ultimo esempio. nell'imperio La moglie delr^ Niiio ebbe disio, II figlio et ^mpio, amando, e scelleraio E Mirra il padre^ e la Gretense il toroj foUe il mio, ch'alctm dei lorq. h piii Ma gli
.
zxxvn
fe'disegno, odo: ii fioe et ebbelo^ come Speronne entrb di legoo, Pasife nella vacca
La femmina
"
nel maschio
"
'
vario modb:
I
.
volasseiatrie coa
dgiu mgegoo
Dedalo^mm
nodo,' scioglier quel potria Che fece il mastro troppo diligente, Natu ra d'c^ni cosd pi ii possente
.
56
CANTO
Gosi
e doole,
^
si coasama
noa
et
se
vendetta
"
La mia sordla per pietk ne "t e a sentir di quel dolor Del follee Ma
non van
piange^
constretta*
fk alcon
parla*
non
conforto,
si lamenta e piii si dnole* Semprepi"i Era del giomo ilterroineormai corto^ Gh^ rosseggiava in occidente il sol^ , in poitb Ora opportuna da ritrarsi A chi la notte al bosco star non vuole,
Qnando la donna
A qoestaterra Non
saa
invitb Bradamante
poco distante.
XL
le seppe negar la mia sorella: E 6osl insieme ne vennero al loco/ Dove Posto la tnrba scellerata e fella
se m'avria,
tiinon
al fuoco. v'eri,
Fece la dentro
bella Fiordispina
accarezzar
La mia ^rocchia
non
^
poco:
era
donna
"
VIGESIBIOQUINTO
xu
5^
nessuDO
Util traea
Noo
da
virileaspetto, quel
le parve anco di voler cb'alcuno Biasmo di se per questo fosse detto: Fello anco, accib che 1 mal cb'avea dall'uno Virile abitd, erraado, giaconcetto,
ii vero, Taltro, discoprendo Provasse di cacciar faor del pensiero.
Ora
con
insieme^ ebboa riposo; Ma molto differente Gb^ runa dorme, e Taltra piaoge e geme focoso. Gbe sempre ilsao desir da piii
"
se
GomaQe
il letto ebbon
la notte
soono
Qael breve
Bradamante
h tatto
immagiaoso:
concesso
Gome
Finfermo
acceso
di graa sete,
D'ogoi acqaa
Gosi
a
vano.
58
CANTO
voti la notte, qaanti QuaDtipriegbi Offerse al suo MacoDe e a tuttii Dei, Ch^
con
Matassero Ma "
migUorsesso
costei!
s'augumenta doglia; Fiordispina Cb^ Bradamante ba del partir giadetto, Cb'uscir di questo impaccio avea gran voglia.
La gen til donna un ottimo ginetlo In don da lei vuol cbe partendo toglia
,
Guemito
et d'oro,
una
sopravvesta
sua ICLVI
Che riccamente ba di
man
contesta
"
ratto
cammina,
anco
Montalbano
giomo. quel
tema
della
sua
morte.
VIGESIMOQUINTO
XLjn
Sg
al mozzo criDe, (al trar deU'elmo) Ch'iDtorao al capo primas'avvolgea; Cos! le sopravresteperegrine ch'indosso avea. Ne fer meravigliar, al fine "t ellail tutto dal principio diaozi io vi dicea, come Narronne,
Mirammo
Gome
feritafosse al
bosco^e
ZLTm
come
piacquej dalla scbiera la disgiunse. " come Del lamento di leipoinalla tacque^ Tanima ci pnnse; Gbe di pietade " come alloggib seco, e tntto qaello
A cui la falsasua sembianza
Gbe
ritornb al castello.
Fiordispina gran notiziaebb'io, la vidi in Franciaj Gb*in Siragozza e gi^ mio molto alFappetito " piacqner occhi e la polita I snoi begli gaancia:
Di
Ma
non
Ch^ Tamar
speme
sogno
ciancia.
in Or, quando
fiamma L'antiqua
subito
risofge.
Go
CANTO
L
Di questa speme Amore ordisce i nodi, Che d'altrefilaordir non lipotea; Oade
insieme i modi, e mostra piglia, Che dalla doniia avrei quel ch'io chiedea. A succeder saraa facille irodi; avea Gh^,come spesso altri ingannato c'ho di mia sorella, La simigliaaza Forse anco ingannera questadoozella mi
"
lo
vo
la Dotte
ove
arme quell'
sono,
Che s'avea
tratte
la sorellamia:
via
cammioo,
lo A
la notte
la luce
nella marina.
altri a dirlo alia regina degli Da leisperando, per I'annuuzio buono, dono. e riportarne grazia Acquistar
,
6%
CANTO
poila dove erano moke Persooe in sala, e cavalleri e doaae^ fammo Dai quali coa rouerracoolte^ Gh'alle regine fassi e graa madonne* Tolte^ Quivid'alcuni mi risiiopiii cio cbe sotio gonne Che QOQ sappieQd"r Si nascondesse valido " gagliardo^ Mi vagbeggijlvan 09Q lascivo sgaardo^
Uscimmo
*
giaUD
mensa
Secoodo NoQ
piugraodft^^ meosa era Iwata^ pez^o lai cbe fu d'ottime vivande, U stagione, appareoobiata;
:
.
aspetta la d"nna ch*io domande del venir alata: Quel cbe m^erd cagion
Ella
'
Cbe
gtacer
BTIU
seeo
io*stia
"
'"'
dooselb jormai^'leTakef
-
catnerieri Intormr^ /
Essendo ambe
nel lettodispogUate ^
giorfib^ lo coTuIticiait ootrvi maravigliatey': Madonna^ se silosCD a vofritorab; Cbe forse v'andavate immagtBando
"
'~
Di
Don
mi
livedcr^
DioisaHC|iiaBdo.
VIGESIMQQUINTO
ux
"3
del pariire,
servizlo e morire
starne
seDza
Voluto avrei, oe
Ma Per
ua'ora; visto quanto il mio star vi Doce#"i, andare Qlessi. Don poter far pieglio^
mi tir6fuor del cammino
uo
FortuDa In
mezzo
Dove Come
odo di
un
dpmta che
soccorso
chiami"
"
Cola, mi
e coo trassi,
io la spada
mauo
(Perch' aiutarooiB
Ella MltQ Nod
Beo
la potea altrimeote)
Tolsi di vitailpeacatorvillaoo:
immanUD"|ote. i^'iicqaa
vam^
ninfa percb^.spn QoaiHo cbieder saprai; Che yivo deoirp. a questa chiara lii^fa^
,
64,
CANTO
cose e
siapende,
la natura
"
Chiedi m,
Poi lascia a
discende^ il fuoco, e Taria si "i dura; S'agghiaceia Et bo taior con parole semplici
Mossa la terra,et ho fermato ilsole.
Lxm
Nod
le domando domioar
qaesta offertaunire
Tesor,uk
le guerre;*
via quaiche
donde il desire
,
Yostro N^ Ma
mi schiuda e dislserre: s'adempia, piu le domando un, cb'^unaltra eflRMto^ mi riiiietto. tutta afsuo gindicio
Lxrr
apena mia dotnandaf esposta, Ch'un'altra volta la vidi attuflfata; Ne fece al mio
Che La altra risposta parlar
ver me
^
Ebbile
di spruzzar
non qual so
non Ch'io,
tutta niutata^.
a
pena verb
pd"rmi;
VIGESIMOQUINTO
LXV.
(55
S6
ooQ
fosse che
senza
dimora
Gomandate
lor pur; che fieno or ora, mai per voi vigile e deste. la veritade espressa.
giafaor di speme Dl cosa sia cbe nel pensier molt'abbia, Cbe, memre piud'esserne privo geme, Pih se n'affligge e se ne e arrabbia, striigge Se ben la trova poi tanto gli preme L'aver gran tempo seminato in sabbia^
*
Gome
intervienea cbi
la disperazion I'ha si male aso, Ghe non crede a se stesso e sta confuso: ,
Lxm
Gosi la
doona,poiche
tocca
vede
,
Quel,di ch'avuto avea tanto desire crede al tatto, a se s%e8$a non Agliocchi,
E E
sta
dubbiosa
prova
ancor
di
non
dormire;
buona
a bisognb
far fede
-
se son Fa*,Dio,(diss'ella) sogni quest! Gh'io dorma sempre, e mai piii mi desli^ non
60
CANTO
LXTm
Non
FaroQ Ma Da
rumor
dl tamburi
saoD
di trombe
all' assalto: amoroso principio baci ch'imitavan le colombe, di fare alto. van or segno or di gire, ahr'arme che scale in
sq
Usammo lo
E
senza
saeile
frombe.
lo stendardo
la rocca
lettola notte dinanti quel Pien di sospiri e di querele gravi, ahrettanti Non stette Taltra poisenza soavi. Risi, fesle, giochi gioir, Non con piunodi i flessuosi acanti
Se fa Le colonne circondano Di
con queili e
le
travi,
che noi
E colli e fiancbi e
La
cosa
stava
tacitafra noi
Si^che durb il piacer per alcun mese: Pur si trovb chi se n'accorse poi,
Tanto che
con
mio
danno il re lo 'ntese.
suoi quei
accese,
Yoi che mi liberaste da Che nella piazza avean mai Comprendere oggi Ma Dio
sa
le fiamme
ben
con
VIGESIMOQUINTO
uou
Sj
Cos) E la
narrava Ruggier
Ricciardetto,
grave
,
noUurna
Salendo tultaviaverso
Cinto di Uq
erto
poggetto
"
Apriailcammin
Sedea al sommo Gh'avea ia
god
ud
Agrismoate,
.
di goardia Aldigier
ixxn
Chiaramonte
era
costui
figliuol bastardo,
temerario E testijnooio
vano.
Fosse
come
si voglia, era
gagliardo,
il di
coa gaardar
buona
cura"
Raccolse il cavaliercortesemeote, il cugin Ricciardeito sao dovea, Gh'amb come e parimeote fratello; Fa ben visto Ruggier per suo rispetto. Ma non usci giaiocbmra allegramente, gli Come Gome
era
usato, anzi
coo
tristoaspetto,
avea,
Perch' uno
ilfacea.
6"
G A
booiia*
Et
essa
II too
baoD
Viviano,
Ella dal di che Ferrau U prese, Gli ha ogoor teoati in looo oscuro
Fin che '1brutto coniratto
e
fello.
discortese
costut
di ch'io favello.
domane
e
al Maganzese
an
suo
castelio.
Verra in persona egli a pagar la raancia Che compra ilmiglior sangne chesia in Francia.
LXZVI
Rinaldo
nostro
Et ho cacciato il messo
Ma
non Don
galoppo:
Che
lo
non
mi par ch'arrivarpossa ad ora k troppo. ch^ '1cammino sia tarda, ho meco gente da nscir fuora;
k
L'aoimo Se
pronto, ma
il potere e zoppo.
ha quel traditor lifa morire: gli , Si che non so cbe fiur, non so che dire.
70
CANTO
ove come
fuM la Copia
suo
doono*
aimo si conclase Quivi.aeoz'allro Che liberarei duo fratelli poono. In tanto sopravveone e gli occhi chiuse ilpigro e ai sergenti Soqqo, signori Fuor ch'a Ruggier; che per teoerlo desto, Gli pQDge il cor aempre uq pensier molesto.
UDUCl
Ai
ch*avea il giorno d'Agramaote Udito dal corrier gli sta oel core. Ben vede di'ogni miQimo soggiorno disaore. Che facciad'aiutarlo, e suo sara infamia, Quantagli quanto scorno^ Se coi nemici va del suo signore! Oh come a gran viltade, a gran delitto, Battezzandosi allor, ascriitol sara gh* L'assedio
IXVOJL
Potria in Che Ma
vera ora
ogn'ahro tempo
esser
creduto
Agramanted'assedio esser
Piu
tosto
riscosso^
tenuto,
da ciascun
e
sara
viltaTabbia percosso,
VIGESIIWaQUINTO
Che s'abbia da
adco parlire
y^
lo ptloge
r^gfoa.
iocbiDa.
cor
di versa
meDt^
Favviso riuscitoluoge
soccorso
venir di Ricciardetto.
Poi
Di
seco
VairOinbrosa riirovarsi*
d*esao e quivi ella, vi trovi poi^ maravigUarsi,
maodar
avesse
a
almen Potesse
Si ch'ellaoon
ubbidito,
fosse
LOST
partito"
s*ebbe, immagioate PeDsa scriverlealfinquando gh* aocada; " ben ch'egli debbe ooq come sappia inviar si che beo Vada^ La lettera
Poi cbe
piucose
NoQ
perbvuol
messo
potrebbe
Alcun
Pii!i DOQ Si
fedel trovar
per strada.
7a
CANTO
lIdbyi
Arrecano
ci6 cbe comanda. Ruggier e i saluti, "gU oomincia a scrivere, Gome 81 suol, versi rnanda: net primi
a
Poi Sod E
se
oarra
sua man
non
^ ben presta,
morto
in
Poi
che segnita^
essendo
tal partito,
E ch'a lui per aiuto si volgea, Vedesse ellache 1 biasmo era infinita S'a lo volea: negar gli " ch'esso, a lei dovendo esser marito,
quel punto
macchia si dovea; ogni si convenia con lei, che tutta non alcuna cosa brutta. sincera,
XJUlfDl
se
un
nome
chiaro,
E
Se
cercb di gnadagnarsi; oprando, se avnto guadagnato poi, caro, Tavea di conservarsi; cercato
e n era
falloavaro,
con
leiparticiparsi ,
e totalmente in dui sua moglie, qual Gorpiesser dorea un'anima con lui.
VIGESaiOQUINTO
E Le
81
75
come
riclicea per qnestacarta anoora: Finito il tempo in cbe per "de astretto al soo
re^
Era
quandonoo prinia muora^ Che si fara cristiao am d'eSeub, Gome di buon "oler stato era ogni ora^ E ch'al padre altri e a Rinaldo e agli sqm doroaodar la "ura poi. Per moglie
n
Voglio (le quandotI piadcia^ soggiangea), LUssedio al mio sigQor lerar d'lDtorno, Aecib cbe rignorante tacoia, ! vulgo
:
direbbe II qual
mcDtre Ruggier^
mia vergogna
sdorDo:.
ebbe booaccia^ Agramiante Mai non TabbaodoDb ootte n^.giorao; t Or cbe fortuna per Carlo ii piega / Eglicol viEicitor TiiisegQa sptega.
..;i
di terimoe/o Teriti, Voglio qaindicL Taoto cbe comparir poasa una volta, Si cbe degli africaoi alloggiamAnti
.
La
siao
di dar gioste,
voltiai
lo vi domaodo Tutto
poivostro
74
la si mill
'CiV'N-TO
si diffuse parole
..
che tutte ii6n $o dirvi a pieoo; Ruggier, " segui molt'altre, coo e noo coqcluse Fia cbe aoa vide tuuo il foglip pieoo; " poipiegb la lettera e la ichiose^ " sugg^llaia ae la pose in Sena, Con speme cbe gli oocorra^il di segoente Cbi aliadonoa
la dia secreiamenie.
"Chiiiaa:ch'ebbela
stanco
intiolo oel
roiso e bianco posbim bh' uii"Mmbo Di fiori:spaT3e le comrade lieie Del lucido oneni^d'c^' intoruo/ "t indi usci dell'aoreo albergo il gioroo.
=
'
" poi bh'a salutai: la ao9a: luce, Pei verdi jamiinconifQciar gli aogeili^ che voleva essere il duce Aldigier Di Ruggiero e deU'akrOy e guidar queili
Ove
mano
al triice'
"
siano i duo fratelli, aaon Bertolagi Fu 1 primoin piede^ equando seiuir lai,
'
'
altridui; quegli
"
"
VIGESIMOQUINTO
Jew
jb
bene
armati,
Goi duo
Gia
si dia. a lui tutta Ghe questa impresa Ma essi, peldesir c'han de' lor frati, " lor parea discortesia, perch^ dari che sassi Steron negando piCi
,
Non
mai da
marra
mai da
xcfn
vomer
culto.
arditisi fermaro guerrieri Dove un sentier fendea quella piaqura; cavalier miraro^ E giunger un quivi Gb'avea d'oro fregiata Tarmatura^ in campo verde il raro " per insegna d'un secol dura: che piCi E bello augel al (in mi veggio chd giunto non piu^ Signor, Di questo Ganto, e riposarmi chieggio.
I
tre
'
I 'I
1.
'A
.J
"'
'
j,';^
'\
78
CANTO
n
Degna d'eterna laude k Bradamante amb tmpeto. Gbe QOD amb'teipr, noa raDimo prestante, Ma la virti!i, ma di Ruggiero; Ma Falu gentiiezza
E meritb che ben le fosse amaD^
cost
Un
valoroso cavallero;
come Raggier,
di sopra vi fu
era
detto,
venuto;
,
Ricciardeuo con Aldigier, Per dare ai dao frateiprigioni aiuto.. cbe di superbo Vi dissi ancor aspetto Venire un cavaliero avean vedulo, cbe si rinnova^ Gbe portava Taugel
Dico, con
E sempre
unico al mondo
IT
si ritrova
"
il cavaliers'accorse, quest! Gbe stavan per ferirquivi suU'ale, In prova disegnb di voler porse, S'allasembianza avean virtude uguale. L di voi (disse alcuno forse loro) Gbe provar vogh'a vale cbi di noi pi"i A colpi o dellalancia o deJia spada, Fin cbe Tun resliin sella, e TaltrO cada?
Gome
di
VIGHSIMOSESTO
T
79
Aldigier) teco, o volessi (disse Menar la spada a cerco, o correr I'asla; Ma un*aliraimpresa cbe,se quitu stessi, Veder potresti, questa in modo guasla, Ch'a parlar teco (aonche ci traessi A correr a peua tempo basta; giostra) Seiceoto uomini at varco, o piu, altendiamo Coi qua'd'oggi abbiamo. provarci obbligo
Farei Per
tor
prigioai
uiosso.
Tarme che
indosso*
m'oppoui,
posso;
il guerrier) che contradir nou (Disse che voi siate " fo certo giudicio Tre cavalierche pochi abbiaie. pa^l
VII
lo chiedea
uq
o colpo
dui
con
voi
sconiraniie
Per veder quanto fosse il valor vostro; Ma qua ado aU'altruispese dimostraruie Lo mi basta, e piu uoq vogliate, giosiro. Vi priego bea,che por con le vostr'arme elmo io possa e questo scudo nosiroj Quest' E spero dimostrar, voi vegiio, se cou Che di tal compagtiia sono oou indegno.
8o
CANTO
"m
Parmi II Dome
die qnivi giunto costui, si offeria A Ruggiero e a'compagui d'arme al periglioso Cornpagno panto. Costei Era
vi
sia)
che MarGsa,
diede Tassunto
Yecchia Gabrioa ad
ognimal
IX
si calda.
Raggiero L'accettar voleotier Delia lor schiera, Ch'esser credeano cerlo uo cavaliero,
I duo di Cbiaramonte
e
il buoD
ch'ellaera* e non quella donzella, Non molio dopo scoperse Aldigiero, bandiera " veder fe' ai compagni una "
noa
.
racoolta.
vicini^ poiche piulor fur fatti Fabito moro, " che meglio notar CoDobbero die gli eran saracini, in mezzo " videro i prigioni a loro ronzini Legatie tratti su piccol in oro. A' Maganzesi, per cambiarli che resla, aliri: Disse Mariisa agli ora di cominciar la festa? Poi che son qui,
,
VIGESIMOSESTO
n
8f
ancora griaviiati Ruggier rispose: Nod ci son tutti, e manca una gran parte.
Gran E
ballo
nsiamo ogn'arte; sia solenne, perche Ma far non dimora. ponno oinai lunga Cosi dlcendo, veggono in disparte Venire i tradiloridi Maganza: Si ch'eran presso
a
cominciar
IB
la danza*
parte i
Maganzesi,
D'oro
DalFahra Venian
dolenti i duo
essere
presi, germani
aitesi ai varchi:
Che si vedeano
E
N^ di Buovo
Veduto
La lancia in E Tuno
L'un E
e
Tuno
Taltro pone,
gli passa
Taltro il viso
per
Cosi n'andasser pur tultii mat vagi, Gome a qaei a'abdo Bertolagi. colpi
82
CANTO
inr
con e
prima rompe Tarrestaio legno, in terra Che ire, Tun dopo rallro, gelia. DelFasta di Ruggier fu il pagan degno, Che guidogli di vita in fretta; e usci altri,
Ne
lui medesima con per quella Uno et un altro ando nei regni bui. E
XV
Di
quinacque
lato i
un
error
tra
a^saliti, gli
Cbe lor causb lor ultima ruina. Da traditi esser Maganzesi Credeansi dalla squadra saracina; Dair altro, i Mori in tal modo feriti,
un
assassina;
e
lor cominciar
a
con
fieraclade lance
XVI
A tirare arcbi e
ncienar
spade.
ora or
Salta ora
in questa squadra et
ne or toglie
in
quella
e via Ruggiero,
dieci
vemi:
man
della donzella
Quantine
A cui dan
toccan
le
elmi gli
Come
YIGESIMOSESTO
83
raccorda, Vha fama airoreccbie, O rapportato si discorda, Gome, allorcbe 'I collegio
vi
"
quella geote.
il suo
cosi Ricdardeito
cugiDO
j
Tra le due
Foccbio airaltro'diMagaoza.
moIto.aQiaio
avea
molta possaaza,
L'odio cbe
avea. Maganzesi
ziz
Che
con
la ogn
Fende
ovo.
"
qual persona
saria
Non
un comp^rita
84
CANTO
IS
Marfisa toltaroltacombatteodo,
ai compagni occbi rivolUTa 9 Spesso gli E di lor forza paragoD vedendo', Con maraviglia tutlili lodava: Ma di Ruggier pur il valor stapeodo, " seoza al moado le sembrava; pari
Mirava Miravale
orribilipercbsMy qaelle
non
contra
e
Balisarda fosse
rion
carta
duro
metallo*
e le corazse tagliava
grdsie^
fendea Gn sul
cavallo,
la medeBma
botta,
il cavalld anche. signore dalle spalle alzava in froita, I capi " spesso i bust! dipartia dair^oclie. ne talotta; taglid Cioqaee piua un col|"o
che pur dubito che manche Credenza al ver, c'ha faccia di menzogna,
"
se non
Di
ma piudirei^
di
men
dir"bisd!gqa/
86
CANTO
XZVI
Riman Gh^
La
noa
la
e preda
'1campo
ai vincitort ,
'
"
i Mori; e Maganzesi, qua fuggono le some Quel lasciauo i prigion, questi. FuroQ,con lied visie piucoi cori, e Viviano a scioglier : Malagigi presd NoQ fur men a sciorre i paggi diligend " por le some in terra e i carriaggi
,
.
ZXTO
Oltre
una
buona
qbandUcTargento
per
realiun
seta
paramento
D'oro
di
in Fiandra
Et altre cose
rieche in
vivande.
Al
trar
elmi degli
tuttivider come
una
donzella.
chiome^
L'onoran
molto,fe pregano che '1 nome Di gloria degnonon asconda ; et ella Che sempre tra gli.amici era cortese,
,
A dar di
ae
notiziaoon
conteee.
^
.
VIGESIMOSESTO
mz
87
riguardarla; Cbe tal vista Tavean nella battaglia : sol coq lui parla; Sol mira ella Ruggier, Aliri non Don par che vaglia. prezza, aliri
Non
si ponoo
saziar di
VengoD i servi iotanto ad iavitarla la veltovaglia, Coi compagoi a goder fonie aveaa Ck'apparecchiaia sopra una estivo uq monte. Che difendea dal raggio
zxx
Merlino, Delle quattro di Fraacia da lui fatte, D'intorno cinia di bel marmo fiQO,
Era
una
delle fonli di
Lucido
terso, e bianco
lavor divino con Quivid'intaglio Avea Merlino immagiairilralle: Diresle che spiravano, e, se prive
Non
Quiviuna
lupoe
era
e denti,
Branche
Tutto "
avea
volpe ;e
e
tutta
\
.
Italia e
88
CANTO
feriiee morte, geoti La bassa plebe e i piii superb! capi; forte Aozi nuocer parea molio piii A re, a signori, a satrapi. a principi, Per
tutto
avea
Peggiofacea
Che
Delia
romana
corte,
e
papi;
CoDtamioalo
Di
la bella sede
e messo Pieiro,
Cada NoQ
Se
ognimuro,
si vede
Tapreincontra ognicastelloe rocca. divini anco Par che agli s^estenda, ooor
" sia adorata dalla geote sciocca,
" d'avere che le chiavi s'arroghi
suo
potere.
alloro d'imperiale
an
cavalier venire i
d^oro gigli
Tessuti
",
con
loro,
iiscire.
Parea
Leon
contra
quelMostro
.
chi sopra la testa, della vesta E ehi nel lembo scritto Avean lor nomi
yiGESIMOSESTO
xzxv
89
UuQ Lia
Fera, spadaimmersa alia maligaa di Francia: Francesco avea primo, scritto, d'Austria a par seco eraj Massimigliano C Carlo quintOy di lancia imperator, Avea passato il Mo$tro alia gorgiera; " Taltro che di stral gli il petto, fige h delto* L'ottavo Enrigo d'Inghilierra
xxxn
dosso, Gh'al brutto Mostro i denti ha negli orecchi; " tanto rha giatravagliato e scosso,
Decinio ha Leon qnel
sul scritto
Che
vi
sono
arrivatialtriparecchi.
ognitimor rimosso, "t in emenda degli errori vecchi Nobil gente accorrea, non perbmolta,
Onde aliaBelva
era
la vita tolta.
I cavalieri stavano
Marfisa
Con desiderio di
Per le cui mani
conoscer
qaesti,
"
era
la bestia uccisa,
Che fattiavea
fosse incisa che la pietra Avvenga manifesti. Dei nomi lor, non eran che se sapesse Si pregavan tra lor, la dicesse. altri yistoriaalcnno, agli
90
CANTO
xsxna
Malagigi gli occhi, Che stava a udire, facea lor motto: e noo A te, disse, Fistoriatocchi; narrar Ch'esser ne dei, ch'io vegga, dotto. per quel
a
Vollb Viviaao
Chi
"
soa
costor
che
coq
saette
sloccbi
raoimal coadotto?
h istoria
Di ch'abbi
autor
che Sappiate
Nel Ma
marmo
costor
nomi,
fra settecento
anni vi
Con
britanno, Arturo;
a
venire,
Qaestabestia crudele
Dello 'ofernoa
quel tempo
Ma
non
ando
VIGESmOSESTO
oi
infioal secol dostro priDcifuo h cresciuto, andrk crescendo: e sempre Seropre aodar fiail Mostro Sempre cresceDdo^allaDgo 11 maggiorche mai fossee lo piii orrendo. Quel Piton,che per carte e per inchiostro S'ode che fu si orribilee stupendo^ Dal
suo
Alia meta
N^
tamo
di questo doq
fu tutto,
abominevol
o^ si brutto.
zLn
Fara stragecrudely d^
sara
loco infetti:
h poco
Che
DOQ
contamiai guastiy
mostra
e
et
E quauto De'suoi
la scuhura
,
uefaudi
abomiDosi
effetti.
merc^ gik moudo, di gridar roco^ i uomi abbiamo letti, Quest! del quali
,
Al
dare aiuto
di Fraucesco il re de'
FraDchi;
" beD cpQvieD che molti ecceda iD questo, o'abbia a'fiaDchi; E DCssi^D primae pochi real quandoDel resto Quaudo in spleDdor fara molti parer maochi, Di virtiiy cede Che gia ; come parver compiuti che '1 sol si vede. Tosto ogQ'altro spleudor
,
ja
C A M T O
del primier
ancor
fortanato regno,
io
Passer^
ben la corona
scendera quindi
nel ricco
col Lombardia,
fior di
E si TElvexio spezzera, chMn vano d'alzare ilcorno. Fara mai piii pensier
e deiri$]"ano e della Chiesa, grande Campo e del Fiorentin vergogna e scorno, ilcastelche primastato Espugnera Sara non espugnabile stimato.
Con
XLVI
ad espugnarlo, mollo ogn'aUr'arme Sopra Pillgli onorata varra spada qnella Con la qual primaavra di vita tolto 11 Mostro corruttor cootrada. d'ogni
Convien ch^innanzi a
In
Hh
sia rivolto quella o a terra vadaj fuga ognistendardo, fossan^ ripar n^ grosse mura
Possan da leitener
citlasicura*
94
DeiruQ Nod
Con di
CANTO
vuoI
Ouobon
dal
Sinibaldo Flisco,
van
Gaccia la Fera^e
di
in pari
freiu.
Luigida Gazolo
Che
con
in ferro caldo
Fatto nel collo le ha d'una saetta, dl6 Febo, qnando aoco gli al fianco. la spada messe sua gli Tarco
u
Marte
da E^ta^ duo Ippoliti Ercoli, altro Ippolito Un ahro Ercole, un ancQ Da Gonzaga,de' Medici,le peste SeguQn del Mostro,e Than, cacciaadOySUnco; Ne Giuiiano al figh'uol^ nh par che resie che tnaoco Ferrante al frateldietro; oe Duo
.
Andrea
Francesco
lo passu
Del generoso, illustre e chiaro sangue vi son dai c'han per insegna D'Avalo, Lo Par Non
che dal capo ai piedi scogjio, d'angue che Tempio Tifeo soilo si tegna. k di qaesii duo, per fare esangue
piu innanzi vegna: L'uDo Francesco di Pescara invitto, L'ahro Alfonso del Vaslo ai piedi ha scriito.
YIGESilRIOSESTO
Ma
^5
lasciato, v'era, L'lspano onor^ ch'io tauto pregio si lodato, Che fu da Malagigi
CoQsalvo FerrapLe ove
.
ho
di quelUschiera? il pareggjar pochi si vedea di Monferrato Guglielmo la brutta fcra; che mono Fra quei aveao "t eran verso grinfioiti pochi
Che
.
Ch'ella
vavea
chi moni
chi ferki.
oD^stie parlamenti lieti, giuochi Dopo mangiar, spesero il caldo giorno^ Corcati su finissimi tapped Tra gU arbuscellioad'era il rivo adoroa. e Vivi^q p^rche quieti Malagigi Piu fosser gli ^Uri, lepeao T ai oie iatoroq; donna senza compagnia uaa QuaDdcf Vider,che yer^o lor ratio veoia.
In
,
LT
a cai fu tolto Questaiera que^aIppalca, da Rodomoaie.^ il buoa destrier, Froniino, L'avea il di innanzi e)Ia mqlto, seguito onte^ Pregandolo ora^ ora dicendogli
Ma Per Tra
non
il cammia rlvolto : avea giovanda, in Agrisncioote, ritrovar Ruggiefo via le ft|, uon "o gia come, detto. il troveria qoivi
coa
Che
Ricciardetio* :
96
E
CANTO
tn
al dritto
in
raaniera quella
lo trovo, ch'io v'ho di sopra scrhto. buona e cauta Ma, come rnessaggiera che non Fe ditto; .' meglio eseguir Quaodo vide il frateldi Bradamaote,
sa
""
Che
Non
conoscer
A Ricciardetio tutta Si E
come'
rivollosse,
Ini venisse:
drittamente
se le mo^se quelche la conobbe, dove ne gisse. e domando Incontra, Ella,ch'ancora avea le laci rosse Del pianger disse; lango sospiraudo accio che fosse espresso (Ma disse forte, che gli il suo dir, A Ruggiero era presso).
,
LTIU
dietro', disse, per la briglia, Come m'avea la tua sorella, imposto Un bel cavallo, a maraviglia', e buoDo Ch'ella niolto ama e che Frontino appella; E Tavea iratto piu di trenta miglia
Mi
traea
Verso Fra
Marsiliaove
venir debbe
ella
'
'
VIGESIMOSESTO
97
sdmava
alcuD di
cor
si saldo^
I'avessea lor,
10 dicendogli
il mio
disegnoieri m*uscio,
saraciiiribaldo;
lo tolse uo
fusse,
rendere s'ladusse.
LX
Tuito Ho
vislo
qaando
in vano, e minacce prieghi Maledlcendol molto e bestemmiando, L'ho lascialo di quipoco lontano, Dove ilcavallo e se molto aflfaDoando, S'aiula, quaoio puo, con I'arme in mano Conira un guerrier ch'in lal iravaglio il meite,
salitoin piede, a quel parlar Ruggiero Ch'avea polulo a pena il lutlo udire, Si volta a Ricciardetto, e per mercede E premio e guiderdon del ben servire chiede senza aggiungendo (Prieghi fin) gli Che con la donna solo illasci gire Tamo che 1 saracin gli sia mosiralo,
Ch*a leidi
mano
ha il buon destrierlevato.
98
A
C A
IT T O
txn
ancor Ricclardetlo,
che discortese
debite
imprese,
Ruggier ptir si rimesse: licenziadai compagni " quel prese, " coQ a ritornar si riiesse, [ppalca Lasciando a qneiche rimanean,sttipore, NoQ maraviglia pur del suo valore.
A\ voler di
um
tanlo
valore
donna
se
comroesso,
dianzi
altrimente
detto.
fu di lapresenzia chi le
Ricciardeito.
Ltrr
avea
loltoil deslriero,
moho
orgoglio: Perch6 so che '1 cavallo 6 di Rnggiero, Piu voloniier per questo le lo toglio. di racquisiarlo avra pensiero, S*egli non gli vogh'o) Fagli saper (ch*asconder Ch'io son quel Rodomonte, il cui valore
dello Tavea
con
Mostra per
tulto
1 tnondo il suo
splendore.
VIGESIMOSESTO
99
nel voho
venia il dono onde venia, percli^ in sua dispregio perche gli par toko.
che biasmo
e
Vede
disooor
noa
Se torlo a Rodomonte
"
fa degna vendetta.
Lxn
e Ruggier guida,
non a
soggiorna,
Cbe
E
por lo brama
col pngano
fa dua
fronle:
corna;
va su
Taliro
al monte;
lasciato Rodomonte.
era
Aspra
ma
breve
la via del
colle,
e moUe, piana
Tppaica, D'aver Frontino e vendicar Tolnj^aggio, Fa che 1 sentier della montagna caica, Onde moho piu corto era il viaggio. Per Taltra in tanlo il re d'AIgier cavalca Col Tarlaro e cogll ahri che deilo haggioj E giunei piania via piu facil tiene,
Ne
con
ad Raggiero
incontrar
si viene.
lOO
CANTO
Gia
son
sia Agramante lor lite et ban d'ogni (Questo sapete); La cagion, Doralice in compagoia.
soccorso
Fin che
Ora il successo
deiristoriaudite.
ornamenli
presi^
ch'a quelli
Lanfusa si credea
Mandare
"
si solea
gonna.
Marfisa, Per la credenza c'ha di guadagnarla, s'awisa In ricompensa e in cambio ugual Di Doralice, a Rodomonte darla; Amor si regga a questa guisa, Si come Che vender la sua donna o permntarla n^ a ragion Possa Pamante, s'allrista,
Se
qnandouna
ne
ana perde,
acquisla.
foft
CANTO
uoo?
II
re
dura,
Fe' lo scudo
ViviaD parer di
mezzo
gbiaccio^
ia E fuor di sella
alia verdura,
AlFerbe
Yien
in e pons! Malagigi,
Di vendicare il suo Ma
fratelio avaccio;
Cbe
poid'andargli appresso ebbe tal fretlay cbe vendetta. fc'compagnia piii gli
rxxT
disfidato
a
contra
Venne
scontrarloa
in Risonb il colpo
mezzo
Di
quelpagan
non mosse
sotto
la vista un
Volo Ma
bolta. quella
II pagan fen lui dal lato manco; fa con troppa forza, il colpo E perclie Poco lo scudo
e
la
corazza
manco
una
Gli
scorza.
bianco:
orza;
,
Rosso sallarme
hel pallido
volto.
VIGESIMOSESTO
unrvti
iol
G)Q
si gran ba
laDcia,
mosirata
ben, come
spesso^
:
di e paladin degnamente
ne
Francia
"t al pagan
Se fosse
Ma
GH
alia bilancia; pari il cavatio soazopra n^ando,perc(i6 cadde addosso, e non gia per suo fallo.
siato
Poi ch'altrocavalier
non
si dtroostra,
void la fronie, giostrar delta giostra Pensa aver gnadagnato La donna, e venne a lei presso alia fonte, E disse: damigelia, seie nostra, S'ahri
Not
non
un
viso alliero
erra.
parer mollo
fosse o cavaliero mio signor Qiiando in terra, cMiai gittato Alcun di questi lo sua non son, n^ d*attri son, cbe roia;
Dunque me
a tolga
me
cbi mi deaia.
io4
So scudo
E
e
CANTO
cbMn ciascuna soa Corpo roostrby parte^ Fuor cbe nel viso^ a Marte, assimigliava
Lxzn
si cinse, spada sul destrier moDlb d*uQ leggier salto; lo qua e la tre volte e pia spiase^ in alto; fe' girare e quiodi quioci strinse sGdando il saracioo, poi,
dovea"
come
vetroj
N^
chiaro
Le serverebbe contra Se
rivolseoon gli
in la spada
VIGESIMOSESTO
Lzxxm
io5
Besteinmib
il cieto
element! gli
il crudo
Pagan,poi che restar la vide in sella: che gli Ella, penso romper lo scudo, il ciel favella Non men contra sdegnosa il ferro nudo, Gia Tano e Taltro ha in mano
"
"
si martelk:
L'armi
Che
mat
e qudlamaglia, piastra qaella Che spadao lancta non le taglia o fora; Si che potea seguir battaglia I'aspra Totio quel giomd e Tallro appresso ancora. Ma Rodomonte lor si scaglia, in mezzo " riprende il rivaldella dimora, Dicendo: se battaglia pur fer vndi,
Si buona h
Finiam
la cominciata
oggifra noi.
LXXXT
Facemmo,
Di dar Non
soccorso
come
patto
alia milizia
nostra.
debbiafcn, primache sia questo fatto', Incominciare altra battaglia o giostra, Indi a Marfis^, riverente in atto, Si volta, le dimbstrai^' e qdel messaggio
E le
racconta
dome
tera vehiito
aiuto. Agramante
io6
CANTO
UXXVL
solo non poiche le piaccia priega Lasciar qoelbbatlaglia o diffenre. in aiulo del iigUuola ", Ma che vogiia La
Del
re
Troian la fama
coa
j
,
Onde
sqa
volo, maggipr
,
Potra far
di poco xnomento^ Che, per querela Daodo a tanto discgno : impedimeulo* che fu Marrfisi^, drsiosa
sempre
e ^ luA^ai 2|,spada K6 Tavea iodotta a yepire aUra^Qp^. Di 51 lootaqa in-Frapcia, I, regione, o: ^ Senon pef esser^certa sefftnifxisa^ \.,[\ .^ Lor nominanza era \ per yero p^ciaQqstj^ Tosto d'audw con lor partito ,; prese,, il grap bisogoo Che d'Agramaptfi iate^spv' ii
" ,
?"
..
uxxvm
in qu";$to Ruggiero ; ;fp^2^Q ayea ,4";g,i^9 Indarno Ippalca p^opt^^, |, :; per la yiade]i E trovb, al jbcq^j^^bepariito gippio \j [ Per altra via se u'er^TP,qd9U^te: ;. \,E pensando che lungi pop. era itpi ;, E che 1 seniipr alJa foot? ; l^apa drii,ip 3^
,
j,
.j
Per Torme
"
YIGESIMOSESTO
107
dbbiia$se
ricovrar Fronliiio:
dove o MoniaJbano,
toslo
udir irovi,
le
naove"
E Id
e cbe Agrismonte,
" moke
E
cose
"=
'
Nella
Prese E
non
"
cessb la buona
mcfssaggiera
f-
'^
"'
-'
Gb'in Mootalban
si ritrovb la ^raj
za
'
"
fretta^1saracioo'
'
'
Con
Mandricardo
il vide aliaibntana.
Gi^ promesso s*av"an cbe per 4:raiBmino L'un non farebbe airalirbtiosastrana*^
N^
A
si fbase soccorse,!
a
"
appresso
porre itmorio."
ro8
CANTO.
xcv
E E E
Frootio cooobbe^ Qaivigmnto Ruggter conobbe per lui cbi addosso gli era^ sulla lancia fe^ le spalle gobbe,
sfidbrAfiricaQcon
voce
aliiera
.
Rodooionte
queldi
la
saa
fe* piuche
ricusb la pugna
ch'avea
Di sempre
cercar egli
ogniiDstaoza.
cbe pugoa ruliimo, fu qaesto; Mai ricasaase il re d'AIgier, che si giugna Ma tanto 11.deaiderio In soccorso al sao re gli pare onesco^ Cbe se credesseaver Rnggier nell^ugna il pardoisnelloe presto, Piu che maijepre
,
II primogiorbo e
Nod
si vorria fermar
tanto
con
lui
Che fesse ua
sapea ch'era Rtiggiero Che seco per Frontin "sieea battaglia^ ch.*ak^ocavaliero Tanto famoso, che Aggiungi Non
di h ch'a par di Itii
saglia; gloria
E pur Tanto
^vuolseeo
accettar
re
1'impresa :
Fassediodel suo
gli pesa.
no
CANTO
xovm
all* Africandonumda Ruggiero allora O Frontino o battaglia allora } E quello ia luDgo e I'uno e Taltro manda^ N^ vuol dare ildestrier, nh far dimora ; Maodricardo ne viea da ua'altrabanda, lite In campo un'altra ancora, Poi che vede Raggier cfae per insegna
E mette Porta
Mentre
che Taugel
sopra
TaqaUabianca tvaa, bella: I'insegna Perch^ Rnggier traea Torigine Dal fortissimo Ettbr, portava qaella.
Ma
questo Mandricardo
non
sapea,
N^ vuol
che rapi in Ida Ganimede. L' angel di che fa vincente Gome I'ebbe quel Al castel periglibso, per mercede.
Con Avea
tntte
yiGESIMOSESTO
CI
iir
stati erano battaglia solo per questo; Maiidricardo e Ruggier " per che caso fosserdistomati^ v'd maDifesto. lo nol dirb, cli^gi^ Dopo noD s'eranmai pihraccozza^,
a
Altra"oht
quivi era; e MaDdricardo presto alzb il superbo Visto lo scudo, grido disse;io ti sfido. e a Ruggier Mioacciandoy
Se
non
,
en
temerario^ porti; insegoa, N^ qaesto^ ilprimodi ch'io te Tho detto^ ch'io tel cotnporti, E crediy pazzo, aDCor Per nna volta ch'io t'ebbi rispetto? Ma poiche n^ nrinaoce n^ cooforti
levar del petto, Ti poQ qaestafollia Ti mo$trer6 quanto miglior partito
Tu
la mia
Gome A
soffio subito s'accebde, picoiol Gosl s'avvainpa di Ruggier lo sdeguo Al primomotto ohe di questointeude. Ti peusi, disse farmi stare al segno Perch^ quest' contende? altroancor meco
,
Ma
torre
Frontiao
b scudo liii^
te
d'Ettotre.
iia
CANTO
err
Ua'altra volta pur per questo veniri Teco a battaglia, h gran tempo anco; e con d'uccidertiallorami conteQDi
Qon
Ma
Percli^ tu
al fiahco* spada fatti fur ceani; sarau Quest! quelli " mal sara per te quell' bianco, augel d atata di mia gente : Ch'antiqua iosegua Tu te Tusurpi, io 1 porto giustaii]"nte.
avevi
,
tu T iosegua t'usurpi mia, e irasse 11braodo, Maudricardo, Rispoae cbe poco innanzi per follia Quello Avea gittato aliaforestaOrlando. II buon Ruggier, che di sua cortesia Non pub non sempre ricordarsi, quando Vide il pagan ch'avea tratta la spada,
'
Auzi
Ma
FAfricano in
mezzo
ildestrier spinge,
ilpatto,
VIGESIMOSElTiMO
era
|i3
Prima
,
M arfisa credeiKlod'acquistar i
d'una giostra^ piii d'una divisa, Or per privar Raggier Di curar pocb il re Agramanie mosira. dei fare a questaguisa, Se pur (dioea) FiQiam* primatra noi la lite nostra^ Conveoiente e piii debita assal
Fermato
s^era a far
Gh' alcana di
preae bai.
*
.
Con La
taloondiidoD fu stabilita
ch'^ fra nai* e questo accordo triegoa Gome la pu^ia teco avrb finita, Poi del destrierrispooderb a costui. Tu dd
ttto
rimanendo scuido,
oon
vitay lui;
iu
ix'avanzera troppo
Ruggiero*
lo E E
darb
asaai
del fonte) (Come non mancamai Tacqaa Et a Ruggiepo,' et a miU'altri $eco, E a tutto ilmondo cbe k voglia mecot
ri4
GAVTO
a
.
Tire e le parcde MoltifJicavan kto. Qaando da questo e quandada quel la vudb G"Q Rodomonte e ooq Ruggter Tutto
10
UQ
tempo Mandricardo
irato
"
ch*oltraggio Ruggier sopportarocm suolei Non vnol piii anzi litigio e piato" accordo, Marfisa or va da qaesto or da quel canto Per ripariBir, ma qoq pnb sola tan to.
en
Gome
aponde
fiume,e Trapelail
Frettoloso
I verdi
a
strada^
vietar che
afibnde
e la speratabiada, pascbi Ghiude npa via et un' altra, e si confonde; Gbe se ripara che non cada, qaioci QuiDdivede lassar gli molli, argini " fuor rtciqoa con spicciar pii!i rampdli;
meotre Gosl,
e Mandricardo Ruggiero
RodoQioQte
son
tattisozzopra^
rigqardo^ E s'affiitica, e perdeU tempo e Foprt: ne spicca nno Ghe, come e lo ritira^
Gli altri vede diio risalir
eon
Marfisa ad ac^betarliave
ira.
VIOESIMOSESTO
din
m"
che volea porgli d'aocordo, Marfisa, udite il mio coDsiglio: Dicea; signoriy lite^ baoa ricordo Differire c^ni Fin
sia fuor di periglio. ch'Agramante S^ognuQvuole al sua fattoesser iDgordo, I Anch'io con M andricardo mi Hpiglio; E vo* vedere al fin se gaadagnarme, Come ha detto, e buoa egli per forza d^arme..
.
"
CUT
Ma
$e
si de'
aoccorrere
Agramaate,
si contenda.
e tra ^occorrasi,
noi
qoq
Per
me
noa
si stark d'andare
inaaate^
tante
ildifenda:
O che
qai mono
ho da
ho da restare,o ch'io
tornar
Iq campo
sul destriermio.
GXV
ottener
'
io ti protesto il nostro
re
riceve,
ch'io per me non resto colpa; che far si deve" Di fare a tempo quel a quel Roggiero protesto poco badaj la spada. Ma stretto dal ibror Diridge
16
CANTO
CXfl
si teaglia, ciogial " Furta con lo scudo e con la spalla; " in modo lo disordina e sbaraglia, falla. Che fa che d^nna staSa 11 pi^gli la battaglia Mandricardo gli : o grida
Al
re
come d'Algier,
falla : o meco Ruggiero, " crudele e fellonpiucbe mai fosse, suirelmo in questo dir percosse. Ruggier
isci Differ ,
CXTII
Fin sul coUo al destrierRuggier s'inciuna, si puote; N^9 quandovnolsi rilevar, la ruina Perch^ gli sopraggiunge d'Ulien che lo percuote* Del figlio Se non era di tempra adamantina, Fesso rdmo
avria fin tra le gote. gli le mdni per Tambascia; Apre Ruggier lascia. I'ahra la spada " Tuna il.fren^
QXfni
Dietro
resia gli.
in
terra
Balisarda.
Marfisa che
Se
di quel
fattacx)mpagna
et ardq^ era d'^rroe, gli par ch'avvampi duo cOsi rimagna Cbe solo fra qae' : " come e gagUarda, era rtiagnanim^ Si drizza a Maddriqardo, e col potere Ch'avea maggior^ sopra la tesia ilfece.
Ei6
CANTO
La
ondendo IXsoofdia,
hoq
poiere
ohe oootMe e ritte, qniti N" vi dovesse nud piii ayere lix^o aliaaorelladisse 0 pace o triegiia^
Gh'omai sicarameDte 1 monachetti saoi seco Lasciamle
a
Altro Mser
liveder^
a stiam andare,
ayea Ruggtero
la groppa di Frontioo
e
dora qoella
sooraa
ildosso il saradno^
e ad poggia a eapo chSoo;ayriaperdntay
fossesuta.
Ma
si Fosbergo d'ambi
era
perfetto
,
Gbe mai poter fidsarlo in nessim canto, E statieran sin qoipan in eflbtto;
Ma in
un
YIGESIMOSESTO
119
II destrierdi Marfisa in
an
yoltard
ov'era molle ilprato, Che "oe stretto^ aitarsi che non poxk Sdrucciolb in guisa^
Di
non
tnlto
artato.
venne;
convenne. gli
che la donzelia a mal partito Ruggier il aoccorso. differi Vide giacer, non Or che Fagio u'avea, poiche kordito
^
Da
trascorso. era quelFaltro e partite Feri sulFelaM il Tartaro, avria il capo come on torso^ gli Qaelcolpo BaUsarda avesse avata, Se Ruggier
se
Ionian
."
che si risente in qneslo^ d'Algier Si volge imbrno,e Ricdardelto vede; fa molesto E si ricorda che gli diede. Dianzi qaando a Ruggier soccorso A lui "i drisqza, e sariastato presto A darlidel ^n "ire aspni mercede, II re Se
con se
Non
i"
CANTO
chetaa dtogoi maliay Malagigi, alcim mago eecellente, Qael che ne sappia
Ancor chd
Iibroatio
seco
doq
sia^
,
GomaDdar
Tosto in
at
dtmooi,a^eva
mente
Di
quanto ubbidito
avea
aliamaqoy
ilsalto, non grande perbdi sorte, Che ne dovesae alcun perder la sella. forte grJdb Quando si vide in alto,
Ftt
tenue (Ch^jsi
la donoella. morta) se lo porte^ Quel ronzin, coiiQ|etildiavol se ne va oon Dopo un gra"^6ako qnella,
per
Che Che
in puTigrida aodcorso,
non
tanta
fretta^
TIGESniOSESTO
cocra
i"t
dove
di
nh pi{l a Marfisa oooe; piaa Ruggier^ o tregoe, Ma, senza chieder loro o paci
Rodomonte
Doralice segue.
GZXXIt
Marfisa "
tntta
intanto
si levb di terra
ardendo di
e d'ira, disdegno
,
vendetta
et erra
Gh^ troppo lungi il suo nimico mira ch'aver talfin vede la guerra, Ruggier,
"
Rugge come
Ben
sanno non Ginnger
un
non leon,
cbe Frootinae
sospira. Brigliadoro
cbe
vuol cessar fin che deciia non Ruggier Gol re d'Algier Tabbia del cavallo: non Non vuol quietar il TartairoMarfisa/ Ghe provato a Lasciar la sua
suo senno aoco noo
ballo.
a qnestaguisa. ({uercla
Parrebbe airbno Di
comune
alFaltrotroppo faOo.i
Its
CAITTO
Nel campo
Qaandonon
Che
per levar Fassedio id saraiino Prima che.l re di Fraacia U tatto GosI dirittamentese Dove averlia Gi^ Ghe
DOQ noQ man ne vanno
opprioia.
salva fiionostima.
aodb
facessea i sooi
se Raggier
ne
io
disparte
bella,
in ogni gli proferisce parte Amico^per fortuna e buooa e fella: Indi lo priega (elo fa con bella arte) Ghe saluti in sno nome la sorella; E qnesto cosi ben gli venne detto, Ghe ne a lui di^ n" a gli akri alcmi aospetto.
cauLM
E da
alii anch'essi proferiro servigi Di lui, debitor sempre in ogni lato. Marfisa avea a) ilcor d'ire a Parigi, Ghe 1 sahitargli amid ayea scordatoj andb tanto e Viviano^ ^SLMalagigi Ghe pur la salMaron di lontano;
Si
VIGESIMOSESTO
laS
"
con
ma Ricdardetto; Aldigiero
resti. e convien che sao malgrado Giace), Verso Parigi avean preso il sentiero dao prima*, et or lo piglian Qoelli qaesti* Canto spero nell'altro Dirvi, SigQor, Miracolosi e sopra umani gesti, uomini di Carlo Che coa daoDo degli di ch'io vi parlo. Amba le coppie fer,
ia6
CANTO
n
Parve,e
Di
non
fu pero buono
il coDsiglio
Ricciardetto.
e
il figlio
constretto^
rimarriau disfatii.
m
Ma Creder Al Ne
suo
se
a pensarvi avesse spazio avuto^ si pah cbe dato similmente avria debito aiuto, cagino
fattodanno
alia cristiaDagente.
Comahdare
Cb*alla
Si
via
di Ponente
Cbe
Gosi
Come Ma Da E
suoi Tavrian segoiia, amanti gli in ogn'ahro anco a Parigi, locoj inavvertita
fa questa avverteoza
Cbe sempre vorria sanghe e strage e'fuoco, Prese la via'dohde piu Carlo afilisse,
Poi che
Tiessuna
il masth)
gli prescrtsse.
VIGESIMOSETTIMO
127
II
al
tianco,
Pono
Che
maoco
"
d'Agricane figlio il primogioroo La seguitaro uo pezzo, Gb^ le vedeaa la spalle, loolane: aia Di vista poi pet-deronla da sezzo, " venner il cane come per la traccia, La lepre irovare o il capriol avvezzoj N^ si Jermar, cbe furo in parte dove Di leich'^racol padre, ebbouo nuove;
vn
RodomoQte
col
cbe 1 ti vien addo^o Carlo, Guardati, Tan to furor, ch'io oon ti Veggo scampo: Ne
1 re Gradasso e mosso qaesti pur, ma Con Sacripaate tuo campo. a danno^del Fortana, per toccartifin alFosso, Ti tollea un tempo Funo e Taltro lampo
Di fotza E
tu
VjOOQIC DigitizecW3y
ia8
CAN
vm
TO
Rinaldo; e folle, Che Funo al tutto furi'oso al caldo al freddo, Al sereno, aliapioggia, e 1 colle; Nudo va discorrendo il piano non senno con troppo piusaldo, L'ahro, tisi tolle; al gran bisogno D'appresso in Parigi, Che, non irovando Angelica Si pane, e va cercandone vestigi.
lo ti dico d' Orlando
e lie
di
Un
fanlastico suo
errore,
Orlando
venisse: Angelica
nel core, tocco gelosia ch'amante mai sentisse^ Delia maggior e come Venne a Parigi, apparve in corte toccb per sorte. D'ire in Bretagna gli
Onde
di
onde portonne Or, faltala baltaglia I'onor d'aver chiuso Agramante, Egli di donne, e monister Tornb a Parfgi,
E Se
case e
rocciie cercb
non
e
lutle
quante.
murata
tra
le
colonne,
v'^ n^
irovaia
il curioso-amante.
Orlando,
VIGESIMOSETTIMO
XI
29
Pensb
Se la qua
cbe dentro
o Anglante
dentro
m
Brava
Orlando godesse
e
in festa e
gioco;
E N6
A
Pensando
Di
Gh^
fuor
doq
Zll
era
seuza
iocarco.
Uu
Or
verso
or Anglanie, se e
verso
Brava
torna,
Gercando Gavalca
annotta quando
e
e^quando aggiorna
,
airardente
ora
estiva;
Ma
Eva
da lui lontano;
che poteva
al
Darsi in
quel punto
cristiano, popolo
al mondo
eccellenziad'arme Quanta
fusse
i3o
CANTO
XIV
Ai
re
Gradasso
al buon
re
Sacrip^nte,
d'Ailante^
in
core
Di venire in
messe
assediated'Agramante, genti " a distruzioQ di Carlo imperatore; Et egli comrade per rincognite le strade Fe' lor la scorta e agevolb
.
Alle
XT
Et ad
UD
altro
suo
diede
e
negozio Mandricardo^
T altro sozio
h tardo.
A condar
Doralice
ancor un
non
in ozio percb^ Non stia Marfisa n^ Ruggier gagliardo: Ma clii tenne gaidb1'ultima coppia, La briglia n^ quandogli venne. altri, piii,
Ne
manda
altro ,
XYI
di Marfisa e di Ruggiero coppia Di mezza tarda si condusse; ora piii Pero cb'astatamente T angel nero, Yolendo a gli cristian dar delle busse, La
il stio desir non fusse; impedire Glie rinnovata si saria, se giunto Fosse Ruggiero a un e Rodomonte punto.
VIGESIMOSETTIMO
xvn
i3i
Si
XYm
la via e prendodo insieme, Stringonsi i cristiani, Per mezzo ove s'alloggiano Africa e Spagna tuttavia; Gridando, in tutto esser pagani. " si scopriro
Pel campo,
Ma
menar
arme,
arme,
risonar s^ndia:
E delta Non
L'esercito cristianmosso
va Sozzopra
senza
tumuho
sapere il fatto.
usato
insulto fatto.
abbino
aliapiaparteh il caso occubo, perch' S'aduna insieme ogninazion di fatto, di tromba: di tamburo,altri Altria snon Grande k 1 rumore,
e
i5a
CANTO
II magno E
tutto
E domaodando
k questa
AlcuD
tornar
con
maDo
\u
bracoio
mozzo.
nioiti rttrova e De Giungepiu innanzi, Giacere in terra,aozi in vermigh*o lago, Nel proprio sangue orribilmente involti, lor pub medico ne mago; N^ giovar busti i capi scioiti E vede dagli
,
E E
braccia
gam be
coo
crudele imagoj;
riirova dai
Dove
passatoera
il piccol drappello,
Di cbiara fama
Per
eteroameute
degao,
era luugariga
rimaso
quello
macello,
di
Al mondo
sempre
va
memorabil segno.
il crudel
Carlo mirando
Gerca per
ognisentiereke
i34
CANTO
xxn
Moiti che dal furor di RodomoDte " di altriprimi eran fuggiti, quelli Dio riQgraziavan ch'avea lor si pronte Gam be concesse si espediti; e piedi E poidando del petto e della froDte In Marfisa e in Ruggier, schemiti. vedean, Gome Tnom nh per star ne per fugfi^re,
Al
suo
"
Chi
bocca al cane m figii timida volpe/ Suol,sperando fuggir, Poi che la caccia delF antique tane II suo vicin che le da mille colpe, Gosi cader coi
"
cautamente
con
non
fumo
con
fuoco loco.
Turbata Fha da
temuto
XXflU
entrb de' saracini Negli ripari Marfisa con Ruggiero a salvamento. occhi al cielsupini Quivitutticon gli Dio ringraziar del buono avvenimento. Or non v'^ piii timor de' pladini; II piii tristopagan ne sfida cento; "t h concluso che senza riposo Si torni a fare il campo sanguinoso.
VIGESIMOSETTIMO
XXIX
i3S
freschi
"
gonfaloni Garleschi DairaUra parte i capitan Aiamanoi e coq Britoni con StringoQ d' Italia e d'Togbiherra, Qnei di Francia, E si mesce gtierra. aspra e sanguioosa
i
XXX
La
Gradasso
si
famoso al mondo,
E di Marfisa Col
re
fronte, Tintrepida
a san e nessua
Gircasso
mai
e
secondo^
san
Feron Al
re
cbiamar
GiaDoi
di FraDcia
,
XXXI
Di quest!cavalieri e di Marfisa
Quindisi pub sd mar che gente uccisa Fosse quelgiorno, e che crudel percossa Avesse Garlo. Arroge poicon loro Gon Ferraii piud'un famoso More.
i36
CANTO
Mold
(Che 1
E
ponte
non
potea
a lanti) snpplire
come desiar,
la penna, Icaro,
avean
Perchd la
Ecceiio I
morte
dietro
davanti.
capo
rotio.
se,
come
Rinaldo
come
Orlando,
il ginoco,
Lasciato Brandimarte
avesse
Carlan'andava
di
in bando, Parigi
Se potea vivo uscir di s\ gran fuoco. Gib che pote fe'Brandimarte, e quando
Non
pole
Cosi Fortuna
Agramantearrise,
xxnv
NelFeterno
dove Michele
di questiaer
salirfuor Sedea, E
torbij
fecion veder come il fedele gli era e de*^corbi Popolpredade' Inpi Di Francia, d'Inghilterra e di Lamagna,
,
Che
tutta
avea
coperta la campagna
VIGESIMOSETTIMO
137
Nel
Tiso
s'arrossiTaogel beato^
Dalla Dbcordia
Anzi Parea
tutto
aver
il coDtrario al sua
disegno,
Come
Cbe di
Aver
messo
in oblio
cosa
ch'a
aver
core
deggia,\ Studia con fretta d'emendar Ferrdre^ N^ VQol cbe primailsue signer lo veggia: Cosi FaDgelo a Dio salir noo vobe, Se delFobbligo primanoD si sciolse.
'
.
xxxvn
altre volte avea' moDister/dovie La'Discordia veduta^'drizzb Tali. sedea capitolo A ouova elezioD degli ufficiali^ " di veder dilettosi preadea Volar pelcapo a' fraii'i bijeviali. Le man le pose Fang^lo oel crine/ E pugiiae cald h di^ senzaifioe.
Al
. .
Trovolla cb'ia
i38
CANTO
un
manico
di
croce
peldosso e per k braceia Merc^ grida la misera a gran voce E le ginocchia al divio nun^o abbraecia. Michel Dou rabbaodona, ohe veloce
,
Nel campo del re d'Africa la caccia; " poile dice: aspettaii aver peggio,
Se fuor di questo campo ti veggio^ piii
Gome
Totto
che la Discordia
il dosao
e
avesse
rotto
le
Mandrioardo
ibsieme.
n'iofiamma si, ebe inDanzi al Mci*b Raggier Li fa lutlivenire, or cbe!oon preihe. k loro. anzi ilvaiitaggio Garlo i pagani,
'
foro: prodiitte
.
Poi del
avcre.
VIGESIMOSETTIMO
xu
Sg
Marfisa del
suo
caso
anco
favella,
" dice che la pugna vuol fioire ella Gbe comiDcib col Tartaro; perch'
Provocata
da lui vi fa
venire:
volea qaella Nky perdar loco airaltre, differire; Un'ora,noa che na gioroo, Ma d'esser primafa I'iDstadzia grande, il Tartaro domaade. Gh*alla battaglla
XLU
NoQ
men
vnol Rodomonte
suo
il primecampo
Da terminar col
rivalI'iinpresa,
Tafricano campo Che per soccorrer Ha giainterrotta, e fin a quisospesa. le sue parole a campo Ruggier E dice che patir pesa, troppo gli il suo destriergli Che Rodomonte tenga, E cb'a pugna con lui prima non venga. Mette
,
i .\
. .
.
xun
il Tartaro viene anche, piuintricarla ad alc'un patto che Ruggiero E niega dall'alebianchej Debba I'aquila.aver E d'ira e di furore h cosi.matto, altritrenoamanche/ Che vuol^ quandodagli Per
Combalter N^
tutte
le querele a un
tratto^
.
mancato,
Se 1
del
re
vi fosse stato.
.:
"
i4c"
GoQ
CANTO
ilre Agramanie e baoo prieghl la pace aegua Fa quaoio pub percb^ al fia lattili tede aordi " qaando
:
riconl:
NoQ
volere assendre
came
pace
almeo
Va disoorrendo
aasegaa;
torre.
an
IVfaQdricardo
avea;
iasieme
scritto
Neiraltro Rodomonte
era e
Mandricardo.
primo fa
XI.VI
il signore
Di Sarza
uscir
con
Mandricardo
faore.
Mandricarda Nel
terzo
Ruggierfd
nel secondo
;
fu
e Ruggiero
Rodomonte
in
fondoj
tarbata-fronte.
glocondp:
lor da
ne
Che
ne
per Marfisa.
i4"
CANTO
"
.
Poi
Che riveria Fesaercito pjigaao: chi pon dare argini e cime aizidal piabo! D'arbori stanza cbe gli
Beato
Grande
la calca^ e
con
di Castiglia regiua
di'Scordilan ^ea la iiglia quii le ricclie Cbe di duo drappi avea gonne; mtfl tinto^ L'un d'Un'dofiiso e raltro verde; Ma '1 primoqmasi imbiancd.eilcbtor perd^"
Tra
m
In abito^uccima
era
Marfi^a,
'
a donna ^el a gUerriera; Qual m cpiiyelnne Termoodon^ fohe a qoella giiisa Vide Ippolita oruam e la slia sdhiera* Gia, con la cona d'ariuealiaiiivisa
-
'
^
'
'
Del
Agramame/in dampo venut'era L'araldo a for divieto, " mefter leggi, Che n^ in.fetto dbttoalcun paiteggi nid' iit
re
!/
.
I'
VIGESIMOSETTIMO
un
145
spesM
di Mandricardo psidiglioQ Alto rumor cbe vieh ipoltiplicaado. ^1 re gagliardo Or sappiate^ ;\;h(e Sigoor
S'ode dal
Fanno
Aveodo.ariilaio il re di Sericana
Di Per
sua man
tutto
il re di
Tartaria,
atfiaoco la spadasoprana porgli Che giad'Qolabdo fu^se ne venia^ Quando nel pojae scritto^ DnriodaQa, ch-Alinbiite aver Vide^e '1quartier solia,
Ch'a Dal tmschiu fu toko ad una fonte quel Orlando in Aspramocite. gioyinetto
certo
quella d'Aoglante, Tanto J"inosa del signor bella Per cui cpa grandearmata^ 6 la piii di Levaute, Che giamaisi partisae il regno di Qaaiella avea Soggiogato E Francia viuta esBO pocfai iniiaQte: apm Ma non cOm6 pub iitunaginarsi awenga
^ ,
^ Vedendola^
ch'era
'
'
'
Gh'or Mandricardo in
sao
i^et la tenga.-
;f 44
CANTO
hn
"
se dimandogli
per forza
"
o
e
patto
dove
qaaodo.
Mandricardo
Gran
battaglia p^r essi eon Orlando; fin " come s'era pm matto, to quel il^uo liknorfiperaodo^ Gosi coprire Gh'era d'aver contini^igueffra meco^ Fin che la buona spada aaeo* avesse
*
" II
dicea cb*imita(oavea
il castope^
t^
Ghe
sa
che
non
Gh'io
Tu Te La E
senza
in su la atrada. te^titeool
inaovoi
"
" .
ne q"iiKte rasurpa$|Li;;i())
VIGESIMOSETTIMO
ux
45
Che
Pju dolce
8UOQ
non
mi viene
all'orecchia,
alzando il Tartaro la fronte) (Rispose di battaglia alcun mi tenta; Gbe qaando Ma fa'che Rodomonte
lt"
consent|i
,
che si tolga
*,
tenzoa
seconda mi
volga, altro io non risponda, E ch'a te et ad ogni vo' che si disciolga non gridb: Kuggier la sorte si confonda: II patto,o pill O Rodomonte iq campo primasaglia, O sia la sua dopo la mia battaglia,
IZI
Se di Gradasso la Prima
N^
tu
mia I'aquila
Prima Ma
dei,che
stalo
disarme:
tale, gia Di mia sentenza non appellarme, voglio mia Che sia secondai la battaglia la primasia. Quando del re d'Algier
,
poich'^
il mio
voler
i46
CANTO
ucn
ia parte,
.
lasciarte,
or ora
.
Se contra Se TuDO
io combatti
n^ Tahro
vietarme
.
La buona "
tratto
Col pugQo chiuso al re di Sericana} " la man destra in modo gli percosse, Ch'abbandonar
non Gradasso,
fece gli
Durindana.
fosse ch'egli
credendo
e
Di
cosi
foUe audacia
cosi
insana,
slava
a
Colto
fu,che improvviso
LXIV
bada,
spada.
e
d*ira
fuoco; getti " piu Taffligge il caso e lo martira, Poi che gli accade in si palese loco Bramoso di vendetta si rilira, A trar la scimitarra, a dietro an poco. Mandricardo in se tanto si confida, Che Ruggiero alia battaglia sfida. anco
.
VIGESIMOSBTTIMO
47
insierne,
" veogaoe
pelterto Rodomonte, Africa e Spagnae tatto TumaQ seme; la fronte. Gh'io soQ per sempre mai volger che nulla teme, Gosi dicendo, quel Mena dMutprno la spadad'Almonte; e fierO| Lo scudo imbraccia, disdegnoso il buon RnggierOp Contra Gradasso e contra
jxn
(dicea Gradasso ) costui della pazzia^ /Gb'io^uarisca non te la lasso; Per Dio (dicea Ruggier)
Lasda la cura
a me
tu:
ne
passo
gridan tuttavia; tornando, in terzo, la battaglia attaccossi era per uscirne un strano scherzo,
Lxyn
Se molti
non
si fossero interposti
con non furor, troppo consiglio; quel che costi Gh'a spese lor quasi imparar salvar con siiio periglio Voler altri avria composti, mai gli N^ tutto 1 mondo il figlio venia col re d'Ispagna Se non
Del
i4d
CANTO
umn
cagiooe esporre
litecosi ardente:
disporre Che per quella solamente giornata A Mandricardo la Spada d' Ettorre
GoDcedesse Gradasso Tanto ch'a Gh'avea
vesse
umanameDtey
incontra gia
Rodomonte
presa.
Et
or
coQ
DaU'altro
E Rodomonte 11 re
come Gircasso,
ioDante^
Stava di Rodomonte Et
e egli
alia persona ;
Ferrau
suo
L'arme
del
poivenuti ove il destriero Facea,mordendo, il ricco fren spumoso; lo dico il buon Frontin, per cui Rnggiero cbe mai sdegnoso. Stava iracondo e piii cb'a por talcavaliero Sacripante In campo avea, mirava curioso, Se ben ferratoe ben gueroito e in pimlo Era ildestrier, doveaai a panto. come
Et
eran
|5q
BeD In
son
canto
UDOY
co"teato,pet la compagaia
fra noi,
ii cavallo oggi Che prestato ti aia; Gh'io veggo ben che aebza far non paoi;. Perb
con
patto^se per
cosa
niia
Don
|o combatti
nieco
UZf
prima.
del quale un Rodomonte, pihorgoglioso NoQ ebbe mai tutto il mestier dell'arme^ in esser forte e coraggioso Al quale Alcun aniico d'oguagliar non parme; ch*080, ogn'altro Sacripante^ Rispose: Fuor che tu, fosse in tal modo Con
sno
a
parlarme^
muto.
mal si saria
tosto
avveduto
nascer
Che
Ma
era meglio
per lui di
uocn
bai detto ) che (come per la compagnia Novellameote insiebie abbiamo presa,
Ti
rispetto, Ch'io t'ammonisca a tardar questa impresa, Fin che della battaglia v^ggi eSetto^
son
contenio
aver
tanto
me
Gh'avrai di grazia
YIGESIMOSETTIMO
i5i
villano, Disse il Giroissopiend'ira e di sdegno: Ma piano piucblarbti dico era e piii destrierdisegoo: facciain quel Ohe tu non
Gli h
teco
cortesia Fesser
Gh^
te
lo difeodo io,taato
ch'in
mano
sostegno; Questavindioe mia spada " metterovvi iosioo Fugoa e ii dente^ Se noQ potr6difenderlo altrimente* Veaner
Ai alle contese, dalle parole
paglia. ha Fosbergo et "^ni RodomoQte aroese; n^ maglia; ba piastra noa Sacripante bea coo lo schermir s'adopra Ma par (si ) si ricuopra. Che tatto.con la spada
Non Di
era
la possanza
la fierezza
ch'era infinita, ancor RodomoQte, che la providenza Piii e la destrezza, GoQ che
sue
piii prestezza 11macigno che 1 grano trita, sovran Che faccia or pieide or maoo Sacripante vede. Di qua, di 1^^ dove ilbisogno
i5a Ma
CANTO
TrassoQ le spade, e si.cacciar tra loro" da IsoUer seguitiy Grandonio, Da mcJt'altri Moro, del popol signor i romoriy aditi i quali erano Quest! Neiraltro padigiioa fur da costoro, Quivi per accordar veuuti ia vaao Gol Tartaro, e 1 SericaDO. Ruggiero
re
Dal
YeDQe
chi la novella al re
Agramante
Rodomoote
un
peldestriero Sacripante
Incominciato
II re, confuso di discordietaute, Disse a Marsilio:abbi ta qui peosiero Che fra quest! non guerrier
segua peggjo, Mentre aU'altrodisordine io proweggio*
Lmnt
Rodomoote
Frena
cbe '1re,
suo
signor, raira,
indietroil passo; e torna Torgoglio N^ con miuor-dspetto si ritira il re Gircasso" Al venir d'Agramante Quel domanda la causa di tant'ira Gon real viso, e parlar grave e basso; E cerca, poicbe n'ba compreso iltauo, vi fa alcun fratto. Porlid'accordo; e non
VIGESIM0SETTIMO
.i58 vuole
destrier
non
parole Ghe lo veDga a;pregar.che lo presti^ glie RodomoQte / superbo come soole*, GU rispoode n^ 1 x^iel, nd ti^faresti Ghe cosa*che'per forza aver pocessi^
:
Da
'
mai
coboqeeaU.
! )
che ragioiie Circasso^ Ha ne].McavatDo^! e comeigli"rtolto: " qael ill tutto dt.p)[|DtefiQ parte. e^ne, "t esponendo s'arrossisce m'volco^ ladnone niarra efae1 igbttil Qaandoegli Gh'ia un ajtoipeosier Vaveyst cofto^ '^ La sellaku qaattroaste gli strSblse, q " di sotto ildesttiernudo gli /ti^se. ! i*
'
'I
"
M
*
"
"
i ^
Ghe
V la st^aipada^elUa. dl:' perd" qoel *!^ E quel destrior^cfae parve^ver le penne 1 Da leiiti"gtfidDyirieoaQ]bbei^i:fii ^"^ 'i("'^ abed il baodropSd^xipabte^ RicoQobbet
'
-
"
"
'i'^ ^"
Ghe
non
;" ayea.ncdiMsciuibloiie^xM;
"
'i'
'^
:i54
GAM
LUULTI
TO
.'
speaso^
rivolursi, E far pialesi oehni ch'era desso; Marfisa sospcttkndo, ad inforfoam cb'avea appresso^^ da qu"ell*altro Da qoesto'e
Tanto
che
yeone
rkrovar che
quelloj
*
/'
.
"
Che
annodasseH ^ollo uo capestrarndto,* gli Dal re ^grainaote al Tinghaab regqo assontd. Fu, con esepipio/iiMi^tato^ rmfreioalndoil ^ecchiosdegiio^ Marfisa, vepdiearsene a Iqnel Disegnb pupto, " punir scherdi .e scbrni che perstrada Fatti r a vea sopna 11^coka spada
*
*
"
'
"
Telmo allacdar'si iece, Da|*$aO'8Cudie^ Gb^ del restqiddl'drmeera gaerolitii* iouon trdvo icheiiiai'diece' Seoza osbergo Volte fosse/i^edma alfearia yiUy ' ; assutfecfii Dal giorao o^'iat portarlo La sua persona-yiojtraoigiii fisde drdi^^P
.
'
'
Goo
priilii TelipQ.b^itpdiamibddvafiaii
i""
/i
i =
VIGESIMOSETTIMO
iSS
elladipigUo gionca aiprima il petto e da terra levollo. Iq me^ Gome levarsuol eol falcaitp artigUo il polio; Tal volla la rapace aquila
Gli dieds
,
"
E la dorv'ela liteionanzi al
Era del
re
cbe giuato In mala man si vede, Braoel, doniandar meroede* cesiae non Pianger
i fomor^ strepiti e gridi-, Soptafiuti Di cbe^^lcampo era piea ugualtiient^, quasi Branel ck'Hroi "sassidi era pietade, Domaadimdo 6t sente/' vieoia/cosli
:
'
-
''
''
komt d'ioieiFpa
tutta la
^nte.
"
"
Giunta innaozi a)jre d'Afrieb Marfisay"" dim Con viso altier gli
m
''^'
idiqaiaBta gUMft:
.
'
-^
^1^
^ ladrd f Bd vassalk" vogHaqiiesto GoQ le mie mimi impiendek* per k'gola^ Perchi il.giomo cbe 1 cavaillo piedesmro invola. i A costui toUe^a me la spada dir eli^io'"^ld| Ma s'egli k alexincbe vo^lia Facciasi ionaiiii; ^'P e died una pdtok ' Ch'in tua pPfl|teftzi" gK V6!sbtt*he^e j
lo
'
'
'
'
'
'' '
"
'
'
Che
se
ne
iH M$
CANTO
si potria forse impiuarme perch^ G'ho atte30 i "rlo in mtizzo a tame lid^ Meotre che ijpiesli, J"mosi ia arme, piii
D'altre querele aoa'tiittL impedid; ad imf^ocarlo io vo' indogiartne: giorni Iq taDto o viepio manda cbi Taid; : Gh^ dppo^se noa fiaobi nae lo vied^ Tre
'
"
tonrer a quella a tr" Jeghe qaipresso Ghe"^49;iEmaD2iad un piccol boschetto^' cai vado a porre Senza piucompagma
Di
'"'
d'aa valleitb.
a
torre
'.
.
'
ch'io Fa^eMo* |a vleoga Qaestoladroa^ Gosi disse^ella; t ddvedisse, prese Tosto la :vlia, attese* n6"piu)ri9pQsta
.
..
3MW.
poiie
.
"
!
'
Brunei, ^9^ tuu^viad^wiper le ofaiomeu ()|;apcii8Qro e le perMoe,!; e grid?, Piange In che sperar solia cbiaipiEi qpatei ! per
,
'
'
I
ni
"
'
'
;; i
"
^ aj^s^i]^ jPna^l
feve^
'^
i5"
CANTO
zcvin
Potrai inandare
un
che Marfisa
prieghi
coUo,e
lei si sodisfaccia:
nieghi, desir tutto compiaccia: Se Tabbia, e il suo si spicchi, Pur che da tua amicizia non altriladri tuttiimpicchi. Brunello e gli
quandoanco
ostinata te io
ZGIX
volentier s'atteoDe Agramante Al parer di Sobrin discrete e saggio; che non le venne, E Marfisa lascib, N^ pati ch'altriaodasse a farle oltraggio:
li re
Ne di farla pregare
E Dio tollero,
sa con
anco
del
suo
campo
tor
tanti
c
romori*
Che pace
Scorre di
tregua omai
di
e qiia
pub irovar per La Superbia lei saltae gavazza, con E legne al fuoco; et esc^a va aggiungeudo E grida che fin DeU'alto regno si,
Manda
a
N6
Michel dellavittoriasegno.
VIGESIMOSETTIMO
a
Sg
Tremo
Si, che
Udiron
il moDte
e
Di Blaia
d'Arli SoDoa
di Roano
Gebenna, il lido;
e
Rodapo
udi,Garonna
i
cu
il Reno;
Si strinsero le madri
al seno. figli
cavalierc'han fissoil chiodo cinque D'essere i primi a terminar sua liie, L'una nelFaltra avviluppata in modo I'avrebbe Apolline Che non espedite. Comincia il re Agramante a sciorre il nodo Delle primelenzon ch'aveva udite, del re Stordilano Gbe per la figlia
Son
Eran
tra
il re di Scizia
il suo
Africano.
CUI
ando per porre accordo Agramanie Di qua e di la piu volte a questo e a quello; " a questoe a, quel piuvolte di^ ricordo Da signor e da fedel fratello: giusto trova' " quandoparimente sordo indomito e rubello L'un come Taltro, Di volere esser La
II re
che quel
restisenza
donna,da
difFerenza;
i6a
CANTO
al fiacome a miglior partitp, S'appiglia (Di che amendui si contentar gliaroanti) Che della bella donna sia marito
L'ono
essa
iooaati;
E da quanlo per lei sia stabilito, si possa andar dietro n^ avanti. Piu non AIFuno
e
alFahro
il compromessOy piace
a
favor d'esso.
II re di
Sarza,che
amava
gran tempo
prima
Di Mandricardo
Doralice,
"t ella Tavea posto in su la ciraa favor ch' a donna casta lice; D*ogni Che debba in utilsuo
venire estima
Ne
questa credenza
solo^
Ma
lui tutto
il barbaresco stuoio*
CVl
Ognun
Per
essa
sapea clb
in
queslo patlO;
et erra. vaneggia che piu fiate e piu di piatto quel il sol stava solterrai lei fu,raentre
avea
sapea quanlo
di
certo
in mano,
Ridea del
YIGESIMOSETTIMO
ctn
i(Si
ratificaro
del
re
a'andaro:
occhi vergognosi^ gli E disse cbe piuil Tartaro avea caro: Di che tutti restar maravigllosi ; RodomoDte si attonito e smarrito, Cbe di levar
non era
il viso ardito.
cvm
poiche Tusata ira caccio quella la faccia liata, avea Vergogna che gli e faha la sentenzia appella; iDgiusta ha ciota, E la spada impugnando, ch'egli che vuol ch'ella altri, Dice,udeodo il re e gli Gli dia perduta o vinta, questa causa
Ma E
DOQ
lieve
men
Che sempre
Di
quelche
ctx
far deye"
naovo
Mandricardo
era
risorto,
Dicendo:
solcare
che 1
A Rodomonte
gran
Piu Mandricardo
per
querela quella ;
vela.
E fe*cadere
furor la quel
i6i
CANTO
GX
Or Rodomonte Dinanzi
a
che
notar
si vede^
di doppio qaeisigner, scorno, Dal suo re, a cui per riverenzia ce-de^ " dalla donna sua, tutto in un giorno; Quivi non volse piu fermare il piede: E deila molta turba ch'avea
non
intorno,
Seco
"t
usci
afflitto tauro suoie^ Come, partendo, al vincitor cesso Che la giovenca abbia, Cercar le solve e le rive piusole arida sabbia; o qnalche Lungi dai paschi air om bra e al sole, Dove muggir non cessa
Ne
pero
sen
scema va
Tamorosa
rabbia:
Gosi
II re
donna escluso.
destrier si mosse
die giaper questo s*era armato; Ruggier, Ma poidi Mandricardo ricordosse, A cui della battaglia era ubiigato: Non segui Rodomonte, e riiornosse
Per
enirar
col
re
Tariaro in
steccato
Prima
cb'entrasseil re di
Sericana,
di Durindana.
1 63
E che
CUT
"
tosto
caso
Favria
se giuoto,
non
era
Uq
strano
che
trovo
tra
via,
"
Trovb
Di Senna S'a
Sahb
Poi
riva"
Che fin a
E
non
sera
si fece seguire,
di si lascib prender
non
leggiero:
Preselo al fin, ma
monte,
if"4
Dove
CANTO
CSTI
fu conteso e come trovollo, assai di Sacripante; CoQ disvaDtaggio Come perd^il cavallo e restb preao,
,
Or
DOQ
c bo diro;
Di qnanto
sdegno e
e
Contra la donna
Dei campo
Rodomonte
conira
parlisse^
alFahro disse.
alFuoo
cxm
Di cocenti
Taria sospir
accendea
Dovunqueandava
Eco
per la
il saracin doieote.
die gli n'avea, pieta Da' cavi sassi rispondea sovente. Oh femminile ingegno dicea), (egli Come ti volgi e muti facilmente^
della fede! Contrario oggetto proprio Oh infelice, oh miser chi ti crede!
GXYin
N^ Che
almen cangiarsi
si presto^
N^
Se
inferfore a Mandricardo perch' ti paressi, di te privo resto; so ai casi miei, trovar cagione QOD quest' una, cbe femmina sei.
iG6
CANTO
cxm
parlar sommesso,
che di Ionian s'udiva^
sesso.
In E
onta certo
da
una
si dipartiva; ragion
o
Che
per
cento
Che
Se ben di quanta io n'abbia fin qui amate, Non n'abbia mai trovata una fedele;
Perfide tuite io
Ma
non
vo' dir nh
iograte,
darne
or
Molte Che
Ma
non
ad
uom s
che si querele^
una
ria
Pur vo'
lanto
cercar
Anzi
primache
'1crin
un
di,che
sua
ancora
fe
non
manchi.
di speranza fuora Se questo avvien (che Io non fia mai ch'io mi stanchi ne non son), Di
a mia possanza, gloriosa farla, in verso e Con lingua e coninchiostro,e
in prosa.
VIGESIMOSETTIMO
cxxv
i"7
li saraciQ
Contra ii sao E
cosi
doq
avea
manco
re^ cbe
contra
sdegno la donzella;
di
Gb'in Africa Ne
ognicasa
del regno in duolo e in ispinto Viva Agramaniemisero e mendico; renda il luito, E cb'esso sia cbe poigli nel suo seggio " lo riponga antico, il frutio; E della fede sua produca E gli faccia veder cb*un vero amico
cbe
Intto
A dritto e Se
tutlo
torlo
esser se
dovea preposto;
'1 mondo
Cavalca E poco
gran
e non giornate,
assonna,
lasciaFrontino* riposar
o
II di seguente Si
Taltro in
sa
la Sonna
Africa al suo
regno.
i"8
.CANTO
czxTm e
tutto
e ripa
pieno:
Ch'ad
Da
uso
mohi
ridatto^
in
ver
VeDeodo
da
al litoameno Parigi la
e voitaodo D'Acqoaraorta,
Spagoa,
raaa
destra di campagna.
cxxnc
giumentiy Tolte faor delle navi, eraao carcbe, E tratte con ia scoria delle genii
et
,
Le
in carra veitovaglie
io
doq
si polea
con
barche.
le ripe i grassi armenli piene Quivicondolli da diverse marche; " i condullori inlorno alia riviera
la sera.
II re
Che lo
che rimanesse pregb il deslrier, la mensa Adagiato Di vari cibi, e di vin corso Ch^ 1 saracinnel
Ma
resto
venne e
greco;
aliamoresca,
VIGESIMOSETTIMO
cxxa
1%
e
Uoste
mensa coQ^baona
viso miglior
oQore, avviso
certo
beo seco ilcore, avea sera quella s'era ricoDdotto (Che m^l SQO grado Alia donna gik facea motto* doq saa) Nk
cxxxn
diligenti Che raai si sieo per Francia ricordati, Quaodo tra le nimiche e strane genti e beni suoi s^aveasalvati. L'albergo alcuni suoi parent!, Per servir, qaivi A talservigio avea chiamati; pronti, De quai alcan di parlar era non oso,
II baoDo Vedendo Di ilsaracin
muto
cxzxm
ostierche fu del
peososo
in pensiero andb vagando pensiero Da se stesso lontano ilpagan molto, Col viso a terra cbino, n^ levandd Si gli occhi mai, ch'alcun guardasse in volta. star cbeto, Dopo un ludgo sospirando, Si come d'un gran sonno allora sciolto, Tutto si scosse, e insieme alzb le ciglia, " vohb gli occbi all'oste e alia famiglia.
I70
CANTO
cxxxnr
secnbianfi
turbato,
Domaodb
alFoste e
avea
Se d'essialcono
Che Toste
ahri totti quaoti quegli fu dato. gli L'aveano, per risposta lor quel che ciascun si crede Domanda Delia sua donna nel servargli fede
e
.
che
CXZXT
buone.
Gh'io
II
so
vostro
Ch'io stimi ogoun di voi senza ragionej " cosi far questo signer deve anco, Se non vi vuol mostrar nero per bianco.
CXXXVI
si come Perch^,
^ sola la
fenice,
piud'una in tutto il mondo vi^e, Cos! n^ mai piud*uno esser si dice, Che della moglie i tradimenti schive. felice, Ognun si crede d'esser quel D' esser quel sol ch'a questapalma arrife. Come ^ possibil che v'arrivi ognuno, d* uno? Se non ne pub nel mondo esser piii
N^ mai
VIGESIMOSETTIMO
Gxzxvn
171
To
che
siete
voi,
Che
d'una fasse. piii di Vinegia Un gentiluomo poi, Ghe quimia buona sorte giacondusse, saoi^ Seppe far si con veri esempi Ghe fuor delFignoranza mi ridusse. donna
casta
anco
Giaa Ghe
Francesco '1nome
suo
Valerio
non
Gxixvm
Le
fraudi che le
moglie
tutte
che F amiche
Sogliono usar,
" E
per conto;
istoriee
anticbe^
si in pronto,
Che Non
"
mi mostrb
pudiche
si trovaro, o povere
casta
di conto;
s'una
E fra Faltre
tante (ch^
me
ne
disse,
Gbe
non
ne
posso ilterzo
una
ricordarmi),
Si nel capo
istoriami si scrisse,
Che
piusaldo in marmi : " ben parria a ciascuno che ]*udisse, Di questerie quel cb'a me parve e parmi. E se, signor, a voi non udire, spiace
non
si scrissemai
A lor confusion
ve
la vo' dire.
J7"
CANTO
CXL
ilsaracin : cbe puoitii farmi Rispose al presente mi dlletti e piaccia Che pill Cbe dirmi istoriae qualche esempiodarmi, s! confaccia? mra Che con T opinion Perch' io possa udir meglio, e tu aarrarmiy
,
ch'io ti vegga in faccia. Siediiniincontra^ Ma nel Canto cbe segue io v'bo da dire
Quel cbe
fe'I'oste a Rodomonte
udire.
174
CANTO
n
seoza men
esso
sara
chiara.
messo.
Metteodolo Nod
per malivolenzia n^ per gara. Ch'io v'ami, oltremia lingua che Tha espresso, Che mai non fu di celebrarviavara,
N'ho fattomiUe prove, e y'ho dimostro Ch'io soli, n^ potrei vostro. esser se non
m
Passi cbi
tre vuol,
carte
senza qnattro,
finzioni e
fole.
Ma,
vide a sue parole, Apparecchiata " darsi luogo incontra al cavaliero, Cos! Fistoria incomincib Tostiero.
re de*Longobardi, Astolfo, quello
il regno,
Fu
a quel poch'altri giunsero segno" N'avria a faticaun talfattoa pennello \'h alcun pi"degno. o se o Zeusi, Apelie
Che mai
Bello era,
Ma
et
di molto
ancor egli
VIGESIMOTTAVO
175
Non
Del
stimava
taoto egli
per Taltezza
grado sao, d'avere ognuD minora ; di genti N^ taDto che, e di ricchezza, Di tuttii re viciQiera il maggiore; Quanto,che di presenzia e di bellezza Avea per tutto 1 inondo il primooQore. Godea, di questo udendosi dar loda, s'oda. Quantodi cosa vobntier piii
yn
Tra Fausto
sua
corte
avea
assaigrato
God cui
essendosi lodato
or
domandato giorno
o
lontano,
Altro
uom
Gontra
che quel
credea
vn
fu risposto. gli
Fausto ) che secondo (rispose odo a ciascuoo, Gh'io veggo, e che parlarne al mondo; Nella bellezza bai pochi pari in uoo. io li restringo ^ quest! pochi k UQ fratel UDO mio^ detto Giocoudo. Quest' Eccetto lui, ben crederb ch'ognuoo Di belta molto a dietro tu ti lassi; Ma questosol Credo t'adegui e passi.
Dico
176
Al Gb^
"
re
A If TO
sua
d'aver
alto desire
che Fausto,
di far veDire
ilfratel Qaivi convenne; prometter gli indur che ci venisse, Beo ch'a poterlo disse: Saria fatica, e la cagion gli
n
uom
che
mosso
ilpiede
Mai
di Roma
aliasua
affanni avea
notrita:
illasciberede, padre N^ mai cresciuta avea ne minuita; " che.parrebbe a lui Pavia lontana altroire aliaTana" a un Viii che non parria La roba di che 1
z
dalla mogliere, spiccar poterlo di tanto amore, Con cui legato era non Che noQ volendo lei, pub volere. h signore, Pur per ubbidir lui che gli Disse d'andare, e fareoltreil potere. talioffertee doni, Giunse il re a'prieghi Che di negar non ^ lascibragioni. A
VIGESIMOTTAYO
XI
177
Dentro di Roma
che 1 fratel mosse Qaivitanto pregb, Si,ch'a venire al re gli persaase: " fece aocor Che
(ben
la cognata tacitarioiase,
il ben Proponendole
Oltre
ch'obbh'go sempre
zn
Fisse Giocondo
il giorno; aliapartita
Trovb cavalli e servitori intanto; Vesti fe'farper Gh^ talor cresce La Gon
notte
a
adorno, comparire
una
belia un
di la
bel
manto.
e 1 laio, or sa
occhi ad gli
qoq
ad
come
or
Potra tallontananza e
non
an
Ghe
Svellersi sente
le dice Deh, vita mia,non piagnere, e seco non Giocondo; manco, egli piagne Gosi mi sia questo cammin fdice, Gome
tornar
N^ mi fariapassar d'nn
Se mi donasse il re
mezzo
regno.
lyS
N^ la donna
CANTO
zrr
si riconforta: percib
Dice che troppo termiae si piglia; " s'alritorao non la trova morta, Esser Nod Che Tal
maraviglia. lasciailduol che giorno e aotte porta, e chiuder possa ciglia; gustar cibo, che per la pieia Giocoodo spesso
non
pub se
Don
gran
UD
suo
crocetta
avea
"t
che raccolse reliquie molti luoghi un boemme; peregriD il padre ch'in casa il tolse di lei, iDfermo di
a
ToraaDdo Venendo
Gerosalemme,
ne
morlc
poi
lasciberede:
"
.
Questalevossi et
,
al marito diede
XVI
suo
ambre
al collo sov?eDga"^
acoettoUb;
Non
ricordo gli percbedar coDVenga: Gh^ D^ tempo nh absenzia mai dar croUo, N^ buooa o vh ibrtana the gli avveoga, Potra a quella oiemoria salda e fi"rte, G'ha di lei stmpre,
e
avra
dopo la morte.
VIGESIMGTTAVO
xvn
179
aurora quella
La
notte
ch*apd6 innanzi
alia partenza,
maora
senza.
un*ora al giorno
Giocondo Che
venne gli
ancor
Ch'avea
Poi per
sotta
duo
oblivi^Tavea lasciata.
che maniera ohe mi sia accettata, creda che
sao
ZDC
Lasso
TrQi?;er6 scusa
Che mia
Poco
non moglie
me
gradito
da
sia Tamor
infinito?
Pensa la scnsa,
Che
non
sara
Mandi
altrageinte,
va
in persona.
dice: or pianamente ferma,e al fratel Fin a Qaccano al prinio albergo sprona ; Che dentro
E
a
credo ^noadi
giugneni per
strada.
i8o
CANTO
n
fare altriil bisogDO mio: potria N^ dubitar, ch'io sarb tosio teco. di trotto e disse:addio; Yolib ilroDziD N^ de'famigli suoi volse alcan seco. il rio, Gia comiDciava, quando passb Dinanzi al sol a fuggir Taer cieco. SmoDta iQ casa; va al letto; e la coDSorte Quiviritrova addormeDtata forte.
xn
Non
La
cortiDa
levb
seDza
far motto
" vide
che quel
casta
men e
Cbe la sua La
giacea. giovene RicoDobbe Tadultero di botto, Per la pratica che n'avea; Innga Gh'era della famiglia un sua garzone, AUevato da lui^ d'umil naztcne.
XXtt
in braccio a colire,
S'attonitorestasse
mal conteuto^
h pensarlo e farue fede altrui, Meglio Ch'esserne mai per far resperimento
Cbe
con
suo
gran dolor
ne
fe' costui.
Dallo
ebbe talento assalito^ sdegQo Di trar la spada, e ucciderli ambedui; Ma dalTamor che porta,al suo dispetto, fa interdetto. Airingrau ndglier/gM
i82
CANTO
" dove
tor
si bella,
sembra
qaella.
nellatesta;
Par che
Grbsciuto il naiso par nel viso scaroo: si pdca gli oe Delia belili resta, Che potra far paragooe indaroo. febbre.si i"iolesta, Col duol venae aaa
ne
alVAmo:
di bello avea
serbata cosa
iocrescadel fratello
termiflecoodutto. a sioiil veggia che bugiardo a qaello Via piugrincresce a chi lodollo, parra in lutto* Principe^ bello nomini il pjii Mostrar di tdttigli Ixntto} Gli avea promesso, e loostrera il pitt Che
Ma pur CDQltDuaiido la sua
via,
a
dentro
Pavia/
VIGESIMOTTAVp
XXBL
i85
Gia Per
DOQ
Qon
vieae a pena vivo; fralel ne aria del bel viso E ch'era stato all'
Uq affanno di
cor
tanio
nocivo^
da una febbre ria, Accoinpagnato ch'essersoEa. Ghe piuQOQ parea quel Grata ebbe la venuta
di
Giocondo^
QuaDto potesseilre
Cb^
uon
d'amico avere,
aviea
desiderato al mondo
Cbe
aariaaaperiore gir
uguale.
Del siiapalagio; Jo fk alloggiar Giunto, Lo visitaogoi ogniora n'ode; gioroo, che stia con agio; Fa gran provisjoo E d'onorarlo aasaisi stadia e gode, cb^ 1 p!ensier malv^gio LangueGiocondo, Gh'ha della ria moglier, sempre lo Fode:^ N" 1 veder Dramma
nh giochi,
suo
musici
ctdire,
del
dblor
pab minuire.
i84
Le
staoae
CANTO
sae'cbe
In capo dellasala, ^ piii ove scuro, (Che noQ vi s'usa le fiaestre aprire)
Yede "
mal si giaoge al muro, palco fa d*ariapiik cbiara on r^giooscire. cbe e vede quel quiDdi,
cbe 1
PoQ Tocchio
daro
della regina tutta Quiadi scopria La pill stanza e la pi"i secreta bella,
,
Ove persona non verria introdutta , Se per molto fedel non Tavesse ella.
vide in
strana
lutta,
con
liano
avviticohiato era
quella;
Che
si dotto,
di sotto.
VIGESIMOTTAVO
185
AtfonitoGiocondo
E E E A
stupefatto, credendo sognarsi, nn pezzo stette; in fatto^ vide par ch'egli era qoaodo
e DOQ UDO
in aogno,
se
stesso
e
credette
"
tnostro sgrignuto
coDtraffatto
Che 1
E della moglie sua, cbe cos) spesso Piiid'ogQ*aItra ricordosse, biasmava, Percb^ 1 ragazzo s'avea tolto appresso; Et or gli parve cbe escusabil fosse. NoQ
era
del sesso,
contentosse:
non
B s^ban tatte
Almen la sua
una
ibcblostro,
mostro.
non
n dl seguente, aliamedesima ora, Al medesimo loco "i ritorno; E la regina e il nano vede ancora, scomo. Cbe fanno al re pur ilmedesmo cbe si lavora, Trova Faltro dl ancor E
si fa festagiomo: e al fin non Taltro; " la regina gli (cbe par pihstrano) Sempresi dnol che poco Faoii ilnano.
i86
CANTO
a veder ch^eUa giorno Era tarbata e in gran maleDCODia, Chh doe volte cbiamar per la donzell^
II nano Mandb
fattoavea, nh la terza
ancor
veaia.
et adi quella, volta; Che: madonna, riferia; giuoca, egli E per non stare in perdiu d'nn soldo, A voi niega venire il manigoldo.
Giocondo spettacolo occhi e il viso; Rasserena la fronte e gli in nome, diventb giocondo E, quale in riso* D'effetto ancora, e tomb il pianto torna e grasso e robicondo, Allegro
A
SI strano
Che sembra
cberubin del
"
St
Se da Giocondo
il re bramava
ndire
conforto, Non men Giocondo lo bramava dire, E "ire ilre di tanta inginria accorto. Ma non vorria che piudi se, pnnire
Volesse il re la moglie di
Si che per dirlo e
non
Onde
venisse ilsubito
torto: qael
a
far danno
lei,
l\
re
fece giurar sa
Tagnnsdei.
VIGESIMOTTAVO
zu
187
cosa
Giurar lo fe'che d^ per che sia mostrata Nd che gli Aacor MeDte Tardi
conosca ch'egli
a o saa
maestk
il caso
intenda.
ch'oga'altra qaesta, cosa, se oon Greder potria, larganieate. giurb gli Giocondo la cagion manifesta, gli
II re, Ond'era molti di Perchd
Saa
trovata stato
dolente:
avea
la disoaesta
suo
in moglie
braccio d'un
vil sergeDte;
" che tal pena al fia Tavrebbe morto, Se tardato a venir fosse il conforto.
in
Ma
casa
di Sua Altezza
scemava gli
avea
vedato
ilduolo;
era
bene in obbrobrio
certo
caduto,
Era almen
di
non
Gosi
e al bucolia dicendo,
Tocca
i88
CANTO
HIT
Ne fu per
arrabbiar, per
veair matto,
i muri: Ne fu per dar del capo in tutti fa per ooa stare al patto; Fa per gridar, Ma forza h cbe la bocca al fia si turi,
"
frate? che mi consigli, far, (Disse a Giocondo ) poiche ta mi tolli Che con degnavendetu e crudelute ira io ooa satoUi? giastissima Questa Lasciam (disse Giocondo) queste ingrate^ Che debbo "
se proviam
son
Ambi
siamo,e gioveni
sara
Qaal femmina
Se
contra
Se belt^ ooa
n^
giovinezza,
con
noi daoari.
1^3
CANTO
L
Gli h
"
una meglio
trovarae
cbe di iaccia
di costami ad ambl
comuneinente
grata sia;
Che lor
"
DOQ
sodisfaccia,
gelosia. il re) " perche vao'*cbe mi splaccia (dicea Aver piii le ch*un altro in compagnia?
So ben cb'ia tulto Uaa
uon
h cbe siiacontenta
u
solo.
Una
Ma In
sforzar nostro potere, (senza quandoil natural bisogno inviti) festagoderemoci e in piacere,
contese
non avrem
Che mai
n^ liti.
elladolere;
avesse s'ancqogn'alira
un a solo,
Piu ch'ad
duo
duo
querele.
conteoto
Di
che quel
Rimaner
Dunque
Trovaro
molto
Una Che
Bella di modi
bella di presenza.
VIGESIMOTTAVO
ua
i^i
Era
Sua
ancor
di sul fiorir
vera prima
acerba etade. quasi il padre Di molti figli aggraval'era^ E uimico mortal di poveriade; fu cosa Si ch'a disporlo leggiera^ Che desse lor la figlia in potestade; lor potesson trarla, Ch'ove piacesse
Poi che promesso
avean
teDcrella e
di ben trattarla^
la fanciulla, e piacer Pigliano o^baonOy in caritade e in pace. Or TuDO or Tallro, Come a vicenda i mantici cbe danno. fiatoalia fornace. Or Tuno or Tallro, Per veder tutta Spagnaindi ne vanno, " passar poi nel regno di Siface: E 1 di cbe da Valenza si pariiro. Ad
a Zattiva veuiro^ albergare
a veder strade e palazzi patroni Ne vanno, e locbi pubblici e divini; simil sollazzi Ch'usanza ban di pigliar In ogni entran terra ove peregrini ; " la fanciuUa resta col ragazzi. acconciano i ronzini; Altri i letti, altri
cura
appareccbiata.
iQ%
C A "
T O
uo NelFalbergo garzoa stava per fame, Cb'iD casa della giovede giastette del padre, e d'essa amaote A'servigi Fu da'primi godette. aaai, e del suo amor Bea s'adocchiar, fe'sembiante, ma ne doq
Gh'esser
Ma
tosto
Dotato
ogaun
di lor temette:
Lor dieroD
lor le ciglia.
duo
Tavesse signor
A puDio la Fiammetta
il fattodisse
avea e quel (Cos! nome, garzone il Greco). cbe '1 tempo, oimel veuisse Quando sperai di viver teco, Greco le dicea) (11
te ne
vai,
"
non
so
di rivedertimai. piii
LTHI
amari, disegni
to
mi
tiscosti.
avendo disegnava
,
alcun daoari
e gran sudor riposti, gran fatica Gb'avanzato m*avea de' miei salari
Gon
Al
padretuo
VIGESIMOTTAVO
ux
jgS
La
E
cbe fa tardo a venire. rispoDcle e parte fioge. Piangeil Greco e sospira^ lasciar cosi morire? Vuonimi (dice) Con le tue braccia i fianchialmen mi cinge: Lasciami disfbgar tanto desire; Ch'ionaDzi ciietu parta, ogdimomeDto Che
teco
La
faociullarispondendo: pietosa
men
che Credi,dicea,
Ma
D^
di
ci
te
nol
bramo;
luogon^ tempo
in
mezzo
comprendo
rendo, ch'io t'amo^ quel
un
Qui, dove
II Greco
Che s'un
ami
me
di
In cjuesta notte
poco.
la fjnciulla), potrb(diceagli Che sempre in mezzo la notte giaccio? a duo E meco or Funo or Taltro si trastulla,
.
E sempre
all' on
di lor mi
trovo
in braccio?
^
Che ben ti saprai tor di questo impaccio^ E uscir di mezzo lor, pur che tu Toglia: E dei voler, di quando
me
li doglia"
1^4
CANTO
Lxn
dorma; Quando creder potra ch^ognono far cod vegna, " piaoamente come
" dell'aodare e del II Greco,si come
toroar
rinforma.
Quando sente
"Dlra
dormir
la torma,
Viene alFuscio e lo
di dietro in quel i passi, e sempre lunghi Tutto si ferma, e Taliro par che muova nel vetro, che di dar tema A guisa Taova: abbia a calcar, ma Non che 1 terreno Fa
" tien la
mano
piante,
/
stretta,
" sopra leisin presso al dl si tenne. andb a staflfetta, Cavalcb forte, e non Ch^
inai bestia mutar
a non
gli conveone;
si
lui die
ben trotte,
tutia
noue
.
ne
vuol per
VIGESIMOTTAVO
ixw
igS
il re sentlto et avea Giocondo, II calpesdo cbe sempre il lettoscosse; E Tuao e Faliro, d'uno error schernito, S'avea creduto cbe 1 compagno fosse. Poi ch'ebbe il Greco il suo cammin foroito;
.
Avea
Si
come
era
venuto
anco
toroosse.
IXVI : motteggiarido molto cammio fatlo ayer dei; Frate, E tempo h ben cbe tl riposi, qiiando
II re disse at compagno
Stato
cavallotutta
a
nolle
sei.
Giocondo
di lui rispose
rimando^
posare,
nolle
pro ti faccia,
Ch6
Ancb'io
ii re)senza (soggiunse
can correre
alcun fallo
un
irallo,
Se m'avessi prestato un
po'il cavallo,
puoifar meco
non
rompere
ognipatio;
Si che
Ben .mi
96
CANTO
VuUy taoto aoggtuoge repKct che sooo a grave liteinsienM* L*allro, cbe fmoge; VeDgoQ da' motti ad uq parlar
Tanto
pareau meotire.
con
fieroaguardo),
temer QOtte
di
me
od di
coatni^
Chi
tutta
fu
bugfardo.
risposta aspettavauo ambedui. lor si gicio, Fiammetla a' piedi iootrta vedeudosi scoperta. Di viverpiik,
IXX
UQ
Caduta
"
era
la nolle
iu
errore quella
aeuza seguitb,
drr
cosa
Come
ira
lor couspeme
fiata, sicondusse,
fil^. bompagftd
198
CANTO
uanr
Gonchiaso cfa'ebbon qaesto,ckiamar fero il sao amaate^ Per Fiammetta medesima di mold gli la diero preseDzia Per mogUe,e dote che gU fu bastaote. Poi moQtaro a cavallo, e il lor sentierp, Gb'era a ponente, volsero a levante; lor se ne toroaro, Et alle mogti si pigliaro. Di ch'afianno mai piiinon
E in
UDDT
Uostier Che fa
coo
istoria pose,
gli rispose
oca
fu finita^
frode
cb'avea piii retta Quiviera ud uom d'eia, e iugegoo e ardirej akri, degli OpinioQ " nou ormai,chh $t negletta potendo piu padre; Ogui femmioa fosse, T istoriadelta, Si volse a quel ph'avea E gli disse:assai cose udimmo dire^ Che verlude in ae non haono akooa, E ben di qaeste^ la tuia favxAa ana.
VIGESIVIOTTAVO
LXXVU
199
A chi
te
la narrb
noo
do
credenza,
beo fosse Del resto; S'evaogellsta Ch'opinione, piu cb^esperieoza Gh^abbia di donne,lo facea dir quesio. L'avere ad ana o due maiivolenza, Fa ch'odia e biasma Taltre oltre aironeato; Ma.se gli 10 vo' tu Foda, passa Tira, Piu ch'ora biasmo, dar lor gran loda. anco
ixxfin
se
vorra
II campo
Di
cento
una
iDaggiore
mal
non
ebbe:
potra dir
degoed^oru)re
serbarne fuore
.
Verso
Non
La "
biastnar tutte,ma
bontk d'infinitesi
se
'1Valerio
cuo
Disse per
ira/enon
che quel
sente*
Ditemi lin poco, e di voi forse alcund fedie? Gh'abbia sei;vato alia sua mogiie Cbe
^a opporluno^ andar, niegbi gli qtiando mercede? AH'altrui donna,e darle ancor
Gredete Ghi 1
tutio
'1 mbndo
e
irovarne
uno?
dice, mentej
Trovatene
900
CANTO
noQ
lasciasse
che fosse bella. ancor sola, moglie altradoDDa , se sperasse Per seguire ? Id breve e ^pilmente otteoer quella lo pregasse, Che farebbe egli, qoaiKlo O desse premio a lui doooa o donzella? or Credo,per comj^acere questeor quelle^ Che iQUi lasciaremiuovi la pelle. che i lor mariii hanno lasciati^ Quelle n'hanno Le pi"i V6lie cagione avata Del suo di casa li veggoD svogliati, " che fuor, delTaliraibramosi Taaoo. Dovriano amar, volendo essere amati^
"
tor
con
"
st6sse
noD
il darla e
ch'aom legge,
Saria la legge, ch'ogmdoona colta Iq morte, voka Se provar qon potessech'ijiDa Avesse adalterato ii sub consorte:
a
Se
VIGESIMOTTAVO
aoi
La incodtinenza h quaato mal si puote non lor, giaa tatto lo stoolo. Impatar
Ma in questo,chi ha di noi si trova Che contiDente non
solo.
n'ha ad arrossir le gote, piii doio, ladroneccio, Quando bestemmia, e se v'^ P^gg^^^ Usura et omicidio, far veggio. uomini, Raro, se noD dagli E molto
UDDQT
ilsincero alle ragioni avea Appresso vecchio in pronto alcun esempio " giusto Di donne,che n^ in fatton^ in pen^ero Mai di lor castitapatiron scempio; ndire il vero, Ma ilsaracin che fuggia Lo minaccib con viso crndo et empio, Si che lo fece per timor tacere; Ma gianon lo mutb di suo parere"
LXXXT
Posto ch'ebbe alle liti e alle cootese il re pagan, lasciola mensa: si stese Indi nel letto, per dormir,
Termine
delFaria scura e densa; partir roffese Ma della notte, a sospirar Piii della donna,ch'a dormir,dispensa. raggio, Quindiparte alFuscir del nuovo il suo viaggio* " far disegna in nave
Fin al
2^2
CANTO
UUUCfl
Pero ch'avendo
tutto
rispetto quel
Gh'a buoo cavallo dee baon cavaliero, bello e boono,ch'a dispetto sao quel Teoea di Sacripante e di Ruggiero,
A
averlo strelto per duo gioroi Piu che non si dovria si buon destriero, Yedendo
Lo In pon, per
Qoa
e lo rassetta riposarlo, in iretta* e per aodar piii barca,
Lxxxvn
barca, della sponda. E dar fa i remi all'acqua moito grande e poco carca, ooa Qaella, Se oe va per la Sonna giua seconda. n^ se ne scarca ilsao peosier, Non fugge
Seoza
varar
al ooccbier iodugio
la
RodomoDte
Lo
trova
se
per in
sa
terra
uk per ouda
su
la prodae ia
la ]"oppa;
"
ilporta cavalca,
dielro ia groppa"
cor
Lxxxvin
sia oel
gli siede,
ha nella terra.
,
e gioruo
sempre
k combattuto
dovria
aiuto" dargli
VIGESIMOTTAVO
ao3
il giorno e la notte segaeote Naviga RodomoDie,col cor d^affaDDigrave j tor di meoie, " DOD SI pa6 ringiuria Che dalla donna e dal soo re avuto have; " la pena e ildolor medesmo Che sentiva a cavallo, ancora sente,
in
nave:
il faoco} N^ spegner pub,per star nelFacqua, loco. N^ pub stato mutar per mutar
xc
Gome
stanco
va lato; cangiando ardente, O sia su Tuuo o sia sn Taltro fianco, miglior stato; Spera aver, se si volge, sul manco, Nh sul destro riposa ne h travagliato: " per tutto ugualmente Gosi il pagano al male ond'era infetlno,
Di febbre
Mai
trova
in
terra
Non
puote in
nave
aver
pidpazienza
" si fa porre in
terra
Rodomonte.
Lion passa
" vede in
Gh^ Ghe
tra
ilfiume
re
1 celubero monte,
Rendean
al
Dal di che
^4 Verso
Con
C A N T O
E sopra
fiume ad
e
una
villavenne
diletta; che 506lenne Che per le spesse ingiarie Dai soldati, a votarsi fu costretta* neirapriehe Qainciil gran mare, e quindi le bionde spiehe. Valli vede ondeggiar
" da Bacco da Cerere
sail
Quiviritrova una
Di Che
QQovo
chiesa piccola
sopra
on
moDticel murata,
era
poich'intorno
stanza
la gnerra accesa,
avean
lasciata. presa}
fn da Rodomonte
Che per silo, era e perch' seqnestrata onde avea in odiondir novella, Dai campi, Gli che piacquesl^
mutb
zcnr
in quella. Algieri
buon castello
v'era.
a^6
C A N
xcvm
t O
Donna
messe apparir,
il pensterdal foodo
Ch'avea di biasmar sempre e d'ddiar quella Scbiera genlil che pur adorna iltiiottdo.
E ben In "
Isabella gli par dignissima cui locar debba il soo araor secondo/ spegner totalmente il primo a modo
, ^
con
chiodo.
foQe,
opre sante. ch'in Dio non Ride il pagano aider, fede: nimico e d'ogni D'ogni legge
con
c
E farsiansica
Dio
crede,
lieve;
N^
Che 1
Alcuno E
ricco
tesor
se
metta
ne
sotterra:
ulil per
rion
riceve,
^
dalFuso
Chiuder E
non
le
belle et innocenli
VIGESIMOTTAVO
a
107
monaco
Seciea al governo
Qaividi
Tosto
una
sontuosa
con
laata.
Ma Nod
il saraciQ
che
E E
non
poich'iD vano
ii monaco
interroppe^
pot^mai far s\ che tacesse, il freno roppe, E che di pazienza Le mani addosso con furor gli messe.
Ma
mie parervi parole troppe Potriano omai,se piii dicesse: se ne Si che finirbil Canto;e mi fiaspecchio Quelche per troppo dire accadde al vecchio"
le
ORLANDO
FURIOSO
CANTO
FIGESIMONONO
ARGOMENTO
Isabella Pria
11
tagUar si fa
che saziar la
la
testa
del s^oglia
envr,
pagano
con
quale asH^isto
ponte ha
delsu
mesta
vano.
Fronte
acquetar cereaio
spirtoin
Un
f alto
ove
resta spagliato
Chiunque arris^a. E con Orlando insano bada Cade egli poi nelfiume Indi non n pazzo, eja gran cose poi per strada
.
"
0
Gome
inferma
iDstabil
mente
! a variar disegno presti TuttI i peosier mutiamo facilmente, Piii quelche niBiscoa d' amoroso sdegno.
si ardente
tanto
le
donne^ e
passar
il segno
Fodio, ma
pensai
mai. intiepidirlo
aio
"ANTO
u
ch'a biasmo vostro gentil, per qael ii dover, Parlb contra si offeso sono, Che sin che col suo oiai non dimostro gli Qnanto abbia fattoerror, non gli perdono. lo farb si con penna e con inchiostro^ odle e baono era Ch^ognanvedra che gli Aver taciulo, e mordersi anco poi Prima la lingua, che dir mal di voi.
Donne
m
Ma
che
come parlb
Ye lo dimostra Incontra
tutie
trasse
fuor lo
stocco
senza Deirira,
farvidifferenzia:
s\ Tha sguardo
sentenzia.
tocco,
fa mutar gli di
Gia in cambio
la dlsia, queiraltra
e non
IT
sa
ancor
cbi sia.
il nuovo
amor
lo punge
poco
scalda,
i
alcune
di ragion
fruttp
Per romper
mente qaella
iiitera e saUa
Cb'ella Ma
avea
I'eremitache Yh soudb
Perche il caslo
oon pensier Con argutnemi piuvalidie fenni, e schermi. pub^le fa ripari Quantopiii
VIGESIMONQNO
91k
ha sQS")r|Qt. Tenipid pagao.molto Con langa ooia qnel mooaco audace^ ha deitoia vaa ch'al sqo de;;ertQ " che gli SeDza lei pub tdroar quaadogli piacie;
Poi che
.
Duocer
seco non
si vede
viso aperio^
,
.
vuol
al
ne
mento
"
tanto
peU" quaoto
ne
pre^e:
lo
poich'uaa
ae
doe volte
T^rso
per Taria
nh dico D'a^weoisae,
d"'soHol
YarisL fama ^ di lui, ji^^si! ragguagliai. Dice alcnn che sirotio a Che
no
sasso
resta,
.
Tpi^HOD
cb'a cadene andb nel inat'e^ altri, Ch'era piddi tre. niglta iodl IodUdo^
"t
1
.
" die
morj
per
000
saper oolare,
"
:
.
,i
..
Lo
trasse
al liiocod
visihil mano*
tis
CANTO
turbato
'
la donoa
mesU
ch'^ parlar
cara
speme^
ui cbe
ipsieme* allora,
'
"
si mostrb
Dod
si
costumato
le fece alcua segno di ibrzal cbe rinuatnora, .' 11 sembiaote gentil Che
ia lai sptgoer et aiiknQf2"i: L'usatO'Orgoglio " bea che 1 frutto trar be po$9a fiiora^
m
Passar
nou
Ch^
oon
gli par
da ki
cliepotesse esserbuono^
\o
acoettasse
Quaudo
"
nou
in dono.i
! a poco a poca disporre A'suoi piaceri Isabellacredea. ; "ila,cbe iu si soliogo e^straoa looo^' si vede^^ jgatto, Qual topo ID piedeial
,
cosi di
'
'
'
"
"
"
seco
tuttavolta ; rivolgea
*Mn
i:
S'alcuu A
oi4
Per
on
GA^MTO
piamrdi
Potreie laUaTia
riirorareeotb,
^Bocoisdo;
chi vi passa dar cpestd mio do no, Nessuno al mondo, o poqhi d booq. fltri Ho nodzia
e Yho vedfata d'lin'^i^,
Yenendo,e
Ad
un
so
dove tronirpe
""n
appreaso,
rata
.
di dpressb, legna
. ^
bagdad'^este
.
rindora
^^
n'immdla se tre toIi^ aei dico, , Un me$e invuioerjA"le"sidrov^.. Oprar convienai ogni'^Mnt TiinpoUa, lo
i
.
Ch^ lo
8o
sua
giova" faroUa;
.
toi inevedifeie aaeor Et'oggi prpwt " vi pu6,i!iooon^"UO)esaer pMignta Che d'aver tatta finre^al oggiacqutatata
'
"
'
VIGESIMONONO
XVB
it
Da Che
8U
vol
domaodo
vostra
in
la fede
Che nh in detto tik in opera molesto Mai pidsarete aliamia casiitate. Gosi
Rodomonte oneMo dicendoy cb'in tatiu voloataie Fe' ritoroar, $i facesM^ Venne c^inviolabil le pttModiaaet Che pill ch^ellanon disse^
E servarallefia cbe vegga fatto Delia mirabil acqaa esperfeozia; " sforzerasieiotaoto a
A
non Don
fare atto,
-
Ma
il patto/
'
nk riverenEia
di
Ad Di
non
Isabellail re la molesur
Ella per baize e per valloni oscuri Dalle ciitaJontaAa " dalle vlUe di Ricoglie molte
e erbe;
ilsaratino-
'^
^
Non
si6
CANTO
Poi
coo;
tadicie. seoza
A bollirerbe
E
a
molta avvciienza:
a
tutta
Toprae
tattiqueimisteri
d'AIgidri;
in giuoco uotte proddceado qjuella Con quelli aeryich'eraa leco^ poqhi d^l PFioin fuoco color, Sentia^ per Ip, Gh'era rinchiu^o ia qtlello aiigustoape^o,
Che
oc
motto
greco,
or
poca,
di pietu
o
duo
giomiinnanti
"
NoQ
ei^
.
i
.
eidanoa:' ! Perch^ lit soft J0 upeta legg^ "' E poiche.lo.giuAb^ divioo liq"oir
'
"
"
qbejl nettlureo la manna; Gli'p)ffV"|digliQr " ripreodeoidp H Hto {saraoiDO *i Gran tazze e pietufiasbhi Be iracannaiJ Fece il buQ": vino/cbls^adbspebso imoroo^ It tutti Girare il."ap6.a "Qir"e un.wriiQ-;
"
"
VIGESIMONONO
"i7
mezzo
la caldaia
disse a Rodombnte
mie al parole
Che
veoto
non
ho mosse^
ver
dalla bugiadispaia^
faro
or
ora.
lo Del
Accio
forse non
facessistima
veneno.
poitua
forza in
me
prova
tua
spada^
Se questo abbia
come Bagnossi,
Airincaato pagano
e vinto Incauto,
anco
forse,
Incontra
cui
non
e scorse Quell'uombestialle presto fede, Si colla mano e si col ferro crudo, Che del bel capo, gikd'Amore albergo,
Fe*
tronco
"
ai8
CANTO
snri
e fuone adita cbiara Quel fe*tre balzi; Voce cb'nsceDdo nomiob 2ierbiaO| ella trovb si rara Per cui seguire
del saracioo. di man faggir la fede cara, Alma ch*aveslipi"i " 1 nome, quasi e peregrioo igooto Al tempo Dostro^ della castitade,
Via di
9
Che la loa
vita e la tua
xxm
verde
etade,
Yatteoe in pace, alma beats e bella. Cosl i miei versi avesson come forza^
Ben m' affaticberei con
tanto
e
tulta
qnella
e
Arte cbe
il parlar orna
come,
Perch^ mille
milKanni del
tuo
Sentisse il mondo
sede^
tna
fede.
e stnpendo, incomparabile occhi volse^ Dal delo ilCreator gi"gli ti commendo, di quella " disse:piii il regno tolse; La cni morte a Tarqoinio fare intendo " per qnesto una legge mie cbe mai tempo non sciolse; Tra quelle La qual per le inviolabilacque giuro
AlFatto
Cbe
non
mutera
secolo fntnro.
VIGESIMONONO
af^
ch'aggia di suUiine iogegnpy II Dome too sia E sia bella, ooirtese e saggia^ gentil^
"aa8cana
9
" di Oode
vera
degnoj
Piodo Parnasso,
Elicooe
iatoroo
mai fiiase.
Fe' I'alma
al lerao
del
ritoroo,
e scoroo
^^^^^
nuovo Quel liersenza piet^ Breosse; Che poiche 1 troppo vino ebbe digesto
Biasmb
ilsao
errore,
e
laaa
ne
restb fopesto.
y
Placare AU^anima
Se, poich'a
Trovb
per mezzo,
accib che
cost
fosse,
qnella
guisa.
in che
MO
"ANTO
amore
chi
per'tema}
uoire
'
braccia; e vi nocbiude
i doo amami
dentro
poQte
stretto
vicioa. cbe correa suiracqiia si poco, era LuDgo il poDte, ma largo Che daya a pena a duo cavalliloco;
xtznr
paro^
avea
n^
nh riparo^ qponda
aaa
CANTO
xxxm
Mold
di vi fra podii
capiuro*
andaro,
Alcuni la via drittavi condusse ; cbe verso Italia Ch'a qaei o Spagna Altra
ooD
era
cbe
AitriTardire e, piu cbe vita caro i/arvidi se prova indusse^ L'oDore, credean la palma, " tuttiy ove acquistar Lasciavaa Di
Tarme,e
s*eraa pagani. cb'abbattea^ quelli Si contentava d'aver spoglie et armi; " di cbi primafuro, i oomi piaoi ai ma rmi: Vi facea sopra, e sospendeale tuttii cristiaoi; Ma riteDea in prigioo " cbe in Algier poilimandasse parmi. Fioita ancor Don era Topra, qaando Yi venne il pazzo Orlando. a capitare A
A
caso venne
il fur/oso conte
su capitar questa gran riviera. Rodomonle Dove, come io vi dico, Fare in fretta finito ne facea, era, La torre ne il sepolcro, e a pena il ponte;
" A
di
tatte
arme,
fuor cbe di
m e
visiera,
in punto,
ora quell'
il pagan
trovo
alpoate k
sopraggiooto*
VIGESIMONONO
2a3
Orlando Salta la
Ma A
(come il suo
furor lo
caccia)
e sbarra,
RodomoQte
pi^com' era innanzi alia gran torre, di lontano, e gli Gli grida minacda, N^ se gli degnacon la 5pada opporre; ferma le piante, Indiscreto vilian, et arrogante. Temerario, importuno
XX41
Sol per
^ e cavalieri $ignori
fatto
II ponte^:non per te, bestiabalorda. ch'era in gran pensier distratto, Orlando, Vien pur innanzi, e fa Torecchia sorda^ ch'io casugfai Bisogna questo mauo ilpagano)j e "|oq la voglia ingorda (Disse Venia per traboccarlo.gju neironda, Non pens^odo irovpr G\ngii risponda.
.
ma
ornata Leggiadr^mente
in viso bella,
scbiva.
Era Che
ognialtra via cercaodo giva il suo amator, vesiigi, Di Braodtmarte, Fuor cb6)dove era, deotro di Parigi.
aa4
NelFarrivar di
CANTO
XLnr
al ponte Fiordiligi
nomata
era),
RodomoDte
riviera.
La donna
del pratica
conte,
Subito n'ebbe
E
conoscenza
vera;
il roena.
Fermasi Debba
Taltro cadere
sono
por
tntta
lor forza
un
intend.
Come
6 che
pazzo
debba si valere?
qua
la si volge e
raggira,
Pieno di
sdegnoe
e
di
e d'ira. superbia
XLVI
Con Far
nova
Tuna
Tallra
ove
man
va
ricercando
vede: meglio Or tra le gambe or fnor gli pone quando il manco Con arte tl destro, e qnando piede" Rodon)onte intorno a Orlando Simiglia
presa,
,
il suo
Lo
slolido orso
caduto;e
come
n'abbia rabhia.'
VIGESIMONONO
TLYn
t^5
sommerso,
usava,
L'estrema
forza
o
NessuQO
rare
paragon
Gader del ponte si lascioriverso stava. Col pagano, abbracciato come Gadon
nel
fiume,e
vanno
al fondo insieme:
lifece distaccarein fretta. L'acqua Orlando h nudo, e nuota com'un pesce: Di qua le braccia, e di la i piedi getta, di fuor esce, " viene a.proda; e come Gorrendo
va, n^ per mirare aspetta,
o
Se in biasmo Ma
in loda questo
era
Torno
piatardo
con
tux
piu aSanao
al lito.
intanto Fiordiligi Avea passato il ponte e la riviera, in ogni canto, il sepolcro " gnardato v'era" Se del suo Brandimarte insegna Sicuramente Poi che uh Farme
sue
vede n^ il manto,
"
ritorniamo
del ragionar
torre
e
conte,
e
fiume
ponte.
ftft6
CANTO
Pazzia
ad una;
non so
tante
chMo fur,
ma Finir;
n'aodrb da
Solenne
et atta
narrar
E cb'airistoria mi
N6
tacerb qaella
Che fo ne' Pirenei sopra Tolosa. molto paese il conte, Come dal grave suo furor fu spintoj Et al fin capltb monte, sopra quel Trascorso
avea
Per
GUI
dal Franco
k il Tarracon
distinto;
Tenendo
Verso E
tuttaviavolta la fronte
ne
la dove il sol
uno
viene estinto:
in giunse quivi
angnsio
Che
pendea sopra
vennero
a
una
UI
Si Duo
Avean "
incontrar
al varco
boscherecci
di
ch'innante gioveni
loro asino carco: un legna ben s*acccorsero al serobiante, percbe il capo scarco,
cb'a dietro
la strada.
VIGESIMONONO
ua
trj
Orlando
Se "
DOQ
noD con
che
G)D
tutte
altre eccede;
aria sembra
cbi lo vede.
Quel va a cadere alia cima d'un colle, Ch'un miglio oltre la valle ilgiogo estolle.
Indi Dei Che
verso
i duo
s'avventa, gioveoi
ebbe avventura;
quali uo,
Braccia A
mezzo
leuta
Una
macchia di rubi
di verzura,
A cui baslb
libero
sciolto.
L' altros'atlacca ad
ua
ch'usciva scheggioa
Fuor della roccia, per salirvisopraj Pereh6 si spera, s'allacima arriva, Di trovar via che dal pazzo lo cuopra
Ma
nei piedi (ch6noa vuol che viva) quel di salirs'adopra; Lo pigh*a, mentre E quanto piii sbarrar puote le braccia lo stracciaj Le sbarra si ch'in duo pezzi
,
2SS
CANTO
che veggiam talora quella guisa Farsi d'uno airoo, farsid'aa polio, Quando si vuol delle calde ioteriora,
Che
Qaanto e bene accaduto che non tnuora il coUo! Quel che fu a risco di fiaccarsi Cb'ad altri poiquesto miracol disse. Si che Tudi Turpino, e a noi lo scrisse.
E queste et altreassai cose stupeade Fece Del traversar della montagoa.
Dopo
E
Ch'intorDO E
come
Tarracona
il lito bagna:
trito.
sopra
il suo
marito,
Ch'eran
sopra) Sccsi dai monli in sq I'ispano lito. d'un braccio ella gli A men giunse appresso,
Perch^^non s'era accorta
ancora
come (si
io vi narrai di
d'esso.
aSo
CANTO
cbe giovine
"
tatto
un
tempo lo percaote
cbe busto
fiede^
Gome
lo
trova
dal Spiccar Ma
osso,
nato
Aqzi via
ch'Orlando piAcb'acciar;
aflatato.
et era Impenetrabile
Gome
Orlando
senti
battersi dielro,
il pogno strinse, e nel girare Girossi, la forza cbe passa ognimetro, Feri ildestriercbe 1 saracino spinse
con
"
come
fosse velro,
Dietro
colei cbe
Gaccia "
con
sferza e
spron
tocca
ritocca;
Gb^ le parrebbe lenta, a quel bisogno cbe stralda Se ben volasse piii
cocca.
VIGESIMONONO
a3f
pigliasse
quello;
cbe si trasse
" si trovo
Plii corto
cbe
daa
dita,
rimanea Avviluppata
Che
Ma
COD
graD
Taiutb
tratto" quel
Gerchi pur, cb'altrofurto le dia aita D'un'altra bestia, come primaba fatto; Ch^
Qou piii
qdesta
gi^ch'elladoq s'abbia A prowedere; e seguitiamo Orlando, In cui noQ e la rabbia, cessa Timpeto
Perch^ si vada celando. Augelica
Non
dabitate
Segue la besda per la nuda sabbia, E sele vien piil sempre approssimando: Gi^ gik la tocca, et ecco Tha nel crine, Indi nel freno, e la ritiene al fine.
a3a
CANTO
iXTm
G"n
la
entra
briglia^
nella sella ;
et UQ salto, spicca
miglia^
e
in quesu riposo,
parte
ia
quella:
.
le leva n^ sella ne
freno^
fossa,
ne
va
con
la
ca
valla.
Non
Ma
Non
" "
vede Orlando
se
come
trar
la possa,
il carco,
un
final mente
su
Farreca in
con
spalla,
arco.
e va ritorna,
tutto
Quantoin
tre
volte non
trarrebbe
Sentendo
La pose in terra, e volea trarlaa manor Ella il seguia con passo lento e zoppo.
Dicea Orlando: Se
in
vano.
Assai
era
al desiderio insano.
VIGESIMONONO
ixn
a35
maggior agio.
Qual leva
La
il pelo^ e
De'sassi ch'eran
le pensa,
cammin
Lxxn
tarda.
anco trarla,
cbe morta,
ad
Gontinuando
il corso
rimase, Occidente;
non
di bisogno
came
cibo
e
aver
si sente;
invase, ch'egli forza ad ognigente: et usa Rapisce, Qual lasciamorto, e qual lassa; storpiato Poco si ferma, innanzi passa. e sempre pan, pur
XiXxm
E frutte e
Avrebbe Alia
sua
s'ascondea; Perch^ non discernea il nero dal bianco, si credea. E di giovar, nocendo,
donna,se
Deh maledetto sia Fanello
et anco
Cbfe Di
se
se
non
fatto
tralto"
vendetta
di mill'akri a
un
336
CAwfo
II
Ma
simile
son
faltoad
ua
Cbe
bestemmiar
MaDca Che la
d6
al dir lingua
e
E si ravvede Ma
penie, e n'ha
delio
non
m
dispetto;
detto"
c'ha quel
Ben spero, doni#^n vostra cortesia Aver da yoi perdon, poich'io vel chieggio.
frenesia, Vinlo dall'aspra passion vaneggio. alia nimica inia, Date la colpa
Che mi fa star, ch'io
E mi fa dir
non
s'io Tamo.
NoQ
E
non
men
son
son
men
Ch'or per li monti, or per Scorse in gran parte di Marsilioil regno^ Molti di la cavallastrascinando
senza
dlcuQ ritegQo;
entra
graa iiume
o^lmare,
TRENTESIMO
"
937
sa naotar una come lootra, perch^ Entra nel fiume, e surge alFahra riva. Ecco UQ pastor sopra un cavallo iocoatra^
per abbeverarlo al fiume arriva. vada Orlando iacontra^ ben cbe gli Golai,
Cbe
Percbe
k egli
tuo
solo
nudo, non
un
lo scbiva.
roozin
mia hv la giamenta
ti
se vaoi; qui, la su Faltra ripa Cbe morta giace: far tu medicar di poi: La potrai Altro difettoin leiqoq mi displace. il roozio dar mi puoi: Con qaalcbe aggiimta mi piace. in cortesia, SmoQtane percbe II pastorride, e senz'altra risposu Va verso 11 gaado^ e dal pazzo si scosta.
lo
te
la mostrerb di
vn
il tao cavallo:ola, odi? non voglio faror si mosse. e con Orlando, Soggianse Avea un baston con nodi spessi e sodi Quel pastor seco, e ilpaladin percosse. tutiii modi La rabbia e Tira passb Del conte; e parve fierpiucbe mai fosse. Sul capo del pastore un pugno serra, Cbe spezza Tosso, il caccia in e mono
Tom.
ly. la
lo
terra.
338
CAW
tin
TO
Salia a
Va
e per cavallo,
e molti discorrepdo,
aacco.
Non
Taoto Ma Che
blada,
ooQ
di
veitare
ne
vuol ?ivere
macco
trovb,tante
i lor
ne
mise
"
poicbe
accise. padroni
IX
e piu*danno al fin a Malega, Gapitb altro?e falto : Vi fece, avesse clVegli Che, oltre die ponesse a saccomanno restb disfalto, II popol SI cbe ne n6 Tahr'anno^ Ne si pole rifarquel Tanii n'uccise il periglioso matto, Vi spianb tante case, e tante accese, Cbe disi^pidcbe 1 terzo del paese.
ad ana terra venne Quindipartito, cbe siede alio stretto Zizera detta, Di Zibeltarro, o vaoi di Zibelterra, le vien detto; Cb^ Tuno e I'altronome
,
Ove
una
barca cbe
da terra sciogllea
Vide
niarina* tranquillissima
24o
Aodo
Se
non
CANTO
XIV
nel
si
e fondo,
vi
traea
la salma^
sa
tenea
Orlando
in
le braccia.
Mena
gambe,e Tuna e Talira palma^ dalla faccia. " soflia, e Fonda spinge in calma^ Era I'ariasoave, e il mare E ben vi bisogno piu cbe bonaccia; fosse piu sorto^ Ch'ogni poco che '1 mar morto. Restava il paladin nell'acqpa
le
xw
Ma Del
mar una
la
cbe Fortnna, lo
trasse
dei
ha pazzi
cara,
dalle mora, lungi spiaggia, Quanlo sarian duo iratiidi saeiia. alia venlura Lungo il mar mold giorni Verso Levanie ando correndo in fretla. dove lendea sol lito, Fin che trovb,
In
Di
nera
Lasciamo
Ben di
ch'errando il paladin
vada^
di lui tprnera tempo. parlar ad Angelica accada, Quanlo,Signore, Dopo ch'usci di man del pazzo a tempo; "
come a e
ritornare in buon
a
sua
contrada
Trovasse
Medor
con
desse lo scellro;
Forse aliricamera
pletiro. miglior
TRENTESIMO
XYII
341
lo
soqo
dir
tante
altrecose
intento,
'
8egQir piuquesta aoa mi cale. il bel ragionamento GOQviemmi Yolger AI Tartarp/cbe il sao rivale, spinto si godea bell^zza Qaella contento^ A cui noo re"u iq tutta Europaegaale^ Poscia che se n'^ Aogelioa partita
^
Che di
E la
casta
XYUI
altiero/ Ch*iQ si^p favor la bella donna diede^ Non pub fruirtutto il diletto intiero; in piede. Che coDtra lai son altre liti il giovene L'una gli maove Ruggiero, bianca non gli Percbe I'aquila cede; L'altra il fanaoso re di Sericana, Che da lui vaol la spadaDurindana,
XIX
disciorre,
sa
questo intrico:
N^ solametitenon
disporre Che voglia Fun deli'altro essere amico; Ma che Ruggiero a Mandricardo torre Lasci lo scudo del Troiano antico^ O Gradasso la spada non vieti, gli
Tanlo che questa o liteaccheti. quella
'
li pub
^/\2
C^N
XX
T O
vuol ch^'n ahra pogna vada non Ruggier Con lo soo scudo; nh Gradasso vuole la spada Che, fuor die contra se, porti
cada
sian e non parole: piti (Disse Agramanie), che fortuna ne disponga, Veggiam quel ch'ella preponga E sia preposto quel
.
XXI
mi volete, meglio complacer Onde d'avcr ve n'abbia obblfgo ogn'ora, Chi de'di voi combatier, soriirete^ Ma con patto, ch'al primo che esca fuora-, se
Amendue
le
in querele
rnan
porrete;
vinca ancora vincendo, Tun di yai, e perdendo abbia per ambldui. Cosi perduto
rrn
sia
si vuol qual
arrae
So ch'in
da Poi la vitioria
Che
vorra
la divina Provvidenza*
II cavaliernon Ma il tutto
TRENTESIMO
a^i
:
:
"
di loro uscira iDDante^ qualuaqae " Tuda briga e Faltra abbia a pigliarsi. Gosi ia duo brevi cb'areaa simigliaaie i nomi lor botarsi; forma "t ugual banno rincliiusi^ " deDtro uo'arDa quelli Yersati molio^ e sozisopra confust. Che
'
xn?
fanciulDeirorna mesae semplibe La ipano, e prese un brevie; e venni a ca^' di Ruggier si lds$e^ Gb'in questo il nome Essendo Non
del qirel serican rimaso^
Uq
"
'
"
allegrezEa avesae^
'
.
si senti trar del vaso^ Quaodo Roggier " d* allra parte il seficariodoglia t : Ma qnelche maada il ciel, forza e ohe togli4 ")
.
".
"
OgQi suo studio il sericano, ogaiopra A favorire, ad aiatar couverie, Perch6 Ruggiero^ abbta a restar di sopHa f " le cose in sqo pro, ch'avea giae^erte, Come or di spada, or di scudo $i cUopra sien eerie, e qual Qual sien botie fallaci, Quando teotar,quandoschivar foptuna Si dee, ad aoa ad Un^, toraa "i raente gli
'
"
^44
II reslo
CANTO
di
dl,cbe quel
id
dalfaccordo
E dal
trar
ricordo, i usanisa. cbt airahro, Cbi air no gaerrier come di veder la pugna iogordo, II popol, b stanza: S'aflretta a gara d'occupar Nh basta a mold iQaaazi giorao aodarvi^ Cbe voglion tutta notte aaco veggbiarvi.
xxfn
in prova;
n^. comprendo lungi piii Di quel cbMoDaDzi agli occbi si ritrova^ Ma Sobrino e Marsilio^ e cbi piil inteiide^ " vede cib cbe nuoce e cib cbe giova, Biasma qoesta battaglia, et Agramaote^ Cbe voglia comportar cbe vada iimaQte.
mira
ixnn
il grave daooo raccordargli Cbe n*ba d'avere ii popolsaracioo^ Maora Rnggiero o ilTartaro tirabno^ h dal $uo fier de$iino: Quel cbe preflsso D'uQ 8ol di lor via piii avrauoo bisoguo al figlio Per contra^tare di Pipioo, N^
cessan
Cbe Tra'
fatica h quai
ritrovare ao
buono.
TRENTESIMLO
znz
i45
cbe gli e vero; Agramante Ma non pub piunegar ci6 cb'ha promesso. Ben prega Maodricardo e il buoQ Ruggiero c^ba lor conoeaso; ridooin quel Ghe gli che '1 lor litigio h un zero, !E tanto piii, Ne degooin prova d*arme esser rimesso: " s'in ci6 par nol vogliono ubbidire, GoQOSce il re almea Voglino
o Cinque
la pugna differire.
meno
Ghe
il manto.
e brame voglia
che
ubbidir, pur
1
consenso
daro da cmto;
vi dara
prima.
ch'in vano del re, ma. piii d'ogoun piii il TarUro parole, a placare Spenda del re Stordilano La bella figlia ilpriega, e si lamenta e duole: Supplice al re africano, Lo prega che consenta che tutto ilcampo vaole; E voglia quel Ma
Si lamenta
e
"
Timida sempre
a46
Laasa!
CANTO
che (dicea)
riirovar po$s'io
Rimedio S'or
Yi
coDtra
questo, or
aempre
a
trarra
Cba
al petto mio potuto giovare cbe sia speoia la battaglia II gaudio Per
me
da voi
non
contra
minor
qoeiraltro presa,
se
..
Se un'altra
n'^
giaacoeisa?
Olm^!
ch'ia
vane
i* me
n'andava. aliier^
,
Cb'un
Per
me
re
risokiodelJa morte; ponsial Battaglia Cb'or vcggo per cagion tanto. leggiera Non meno ^spondaHa .mexlesma sorte
.
"
Fu
Gb*a
mio aitidrajb
.
"\h qiAllo l^viostroamdr vi sforzaledi m0stral*iiii ognf^ ora^ lui vi prego^ e per quel |raa flagelto
se
gU ^
verche
Cbe Cbe
ml
non
!1 Candida augello se ;9i'0aglia, Ha nello seudo qael ancora Raggiero Utile o daniio a voinoii 60 eh'ihaporti Cbe lasciqucIla ia pcHti. o c^ie inaegna
^
.
'
348
CANTO^
vi mettete
affaDoo^
Die, di cos) lieve cosa; Che se Carlo e 1 re d'Africa, e ci6 c^hanno e di fraaciosa, Qui di gente moreaca le baadiere ia mio sol daDOO, Spiegassoa
per Voi pur Ben mi
DOQ
ne
dovreste
in poco
esser
peososa.
avere,
mostrate
me un
conto
Se per E
sol vi Ruggier
fa temere^
vi dovria pur
non
rammeotar
che,solo
un
io (E spada
avea
d^
scimitarra)
grosso stuolo
Con
ua
troQCOQ
di lancia a
che.con vei^ogna
a a
daolo
chi 1
un
Che fu iu Soria
cbe pure a questo passo piu, alconi gioroi. Suti eran presi innante^ Macomettani e geoie di battesmo, Che tuttiliberalquel di medesmo.
TRENTESIMO
JOl
!^Q
Non
oessa
ancor
or
Farmi
Et
or
solo o danno
e
scorao?
c'bo DuriDdana
Farmatara
paara?
dod
Deh
diaDzi in perch"
con
prova
veDiii io,
io potea acquisto? So che v'avrei si aperto ilvalor mio, Ch'avresti ilfin gik di Raggier previsto. le lacrime, e per Dio Asciugate cosi tristo; Non mi fate udo augurio m' ha spioto, E siate certa che 1 mio oDor NoQ nello scudo ilbianco augel dipinto.
run
Se far di voi
Tarme
risposto
,
donna
di proposto,
una
di
era
luogoavria mossa
colonna.
Ella
Ancor E
Favea indotto
se dir,
'1re
gli park
D'accordo
pid,che
volea contentarla.
aSsi
CANTO
al primotratto; Ferirsialiavisiera E
DOD
miraroQ, per
ban
tra
mettersi io terra,
Perch'essi doq
Chi peDsa che
Flon
sa
SeDz'ahro patto era vergogoa e fallo " biasmo eterno a chi feriailcavallo.
u
doppia,
pena
anco
tanta
furia resse.
L'un
colpo appresso alFaltrosi raddoppia: che grandioe Le botte piii son spesse, Che spezza firondee rami e grano e stoppia,
E uscir in
van
fa la sperata messe"
e
5e Darindana
Balisarda taglia
Ma
degnodi
e
se
ancor colpo
non
faimOy
" Tuno
Taltro ben
sta
suiravviso.
ucciso. il baon Ruggiero quasi che far sanno, D'uno di quei gran colpi diviso, mezzo Gli fu lo scodo pel di sotto; " la corazza apertagli " fin sul vivo ilcrudel brando ha
rotlo.
TllENTESIMO
un
i55
Nel
Dei "
se
CQi
"ivor si coDoscea
lo affetto di tattiquanti.
iooanti,
ofieao.
preso:
Si che 1
SQO
ba colpo
tutto
il campo
s' interpose quakheagnol il cavaliero. Per aalvar da qael colpo Ma ben senza gli rispose piuindugio cbe mai fosse, Terribil piii Ruggiero. in capo a Mandricardo posef La spada fa subito e fiero, Ma si lo sdegno cb'io men " talfretta fe^, Fiocolpo gli il colpo. Se non mandb a ferirdi taglio lo credo cbe
^
incantato in
vabo.
^
Miindricardo afflitto, colpo uscir di mano. Che si lasci6la briglia a capo fitto, accenna P'andartre volte' Mentre scorrendo va d'intorno il piano cbe QuelBrigliador Dolente
Tom
conoscete
al nome,
some,
17
ancor
delle mutate
jy.
a54
CANTO
vn
ebbe, Pf^ feritoleoa, sdegooe farore, poi che si riebbe Quanto il Tartaro, che di se lo trasse fuore. Dal colpo E quanto I'ira crebbe^ e la snperbta
Galea ta aerpe mai
unto
doq
crebbe in loi forza e Talore. piik salto un a Brigliadoro spiccare in aho. e alzb la apada Ruggiero,
e
.
volta fin al petto; qnella Ma fn di Ini Ruggier diligeote^ piii che '1 braccio scenda al duro efietta^ Che pria Gli caccia sotto la spada pnngente, " gli fa nellamaglia amplafinestra,
Partirloa
Che
sotto
Balisarda al
sno
ritorno
trasae
periglio; Ben che fin sn la grappa si piegasse ilciglio: e per dolor sirignesse Buggiero, " s'elmo in capo avea di peggior tempre/ memorabil sempre Gil era quel colpo
con Impetuosa
tanto
TREN^ESIMO
ux
aSS
" Maodricardo
Quivisceltafioezzadi metalio, E ben coadutta tempra poco giova che non scende in fallo, Contra la spada
Cbe fu incantau
non
nulla vaglia Che per far ch'a'suoi colpi inoantata et inoantata maglia. Piastra
Taglionae qnanto
Che
elia ne
prese^
insieme
k orribil manco.
le forze
k
estreme:
al branda
Tnna
LXI
F altra mano.
baki senza piii, a lui Ruggier) (disse che non merti quella A mostrar insegna e dianzi la tagliastij Ch'or tii la getti, che ti convegna" dir mai piii N^ potrai attasti forza h ch'egli Cosi dicttido, Ah
,
Con
Che Che
a56
CAN
vm
TO
" per
BuoQ
mezzo
iende gli
la
visien;
dal viso si discosta: per lai che Poi calb su Farcion che ferrato era,
oera
cod L'aperse
la fafda soprappostaj
poscia* guarir
.
DeiruQ
come
in qoella ch'avesse il meglio briga. lor, tosto rimo9se dubbio Ruggier quel la
spadache
taot'i ne
casuga:
Oode
Lnv
il lato maoco,
trova
la stradaj ilfiaoco,
cada
che pub neU'aagel bianco, ragion D'ogni nella famosa spada O che pub aver
^
della
cara
vita cada
insieme,
258
CANTO
Lxvin
Ma Vivo
chi vive, e senza viia il morto Nei petii de*fautor matano regni,
Con
A "
ch*a fatica era risorto, Ruggier el abbracciarsi vanno, rallegrarsi Gne e onor daono. seoza gloria gli
x.nz
II medesmo
Tuiio da
maledice
sia destioo
caso,
vaso.
II qual trasse
Rnggier primadel
LXX
fece
Senza N6
il re Agramante, Ruggiero quel dare al vento il qual le bandiere, d'Africa le piante, lui si fido in tante schiere?
re
volse muover
senza
N^
Or che del
Prezza
ilseme,
insieme.
TRENTESIMO
aSg
Ne di talvolonta
Eran
Che
Eran
gU uomiai soli le donae aoco^ ma verso Ruggier, stuoli fra gli d'Africa e di Spagoa
veaute
E Doralice
duoli
ramaote Piaogea
Forse
con
TaUre
un
Sc di vergogna
lo dico
duro fren
LTXn
non
era"
cb'io ve Taccerti non forse, Ma potrebbe stato di leggiero: esser i merti, Tai la bellezza, erano e tali I costumi e i sembianti di Raggiero. che giane sianao esperti, EUa, per quel Si facileera a variar pensiero, Che per non si vedcr priva d'amore, Avria potnto in
Per leibucmo
Rnggier porre
Lxxm
il core.
.
era
vivo Mandricardo:
Ma
che
ne
che
stato
venir tarck"
Che di
aCo
CANTO
LZUV
God Fece
inoha
Che
Si Lo
Qotte
quante,
Che fur di
Tutte
Farme
e Maudricardo,
Gbe per furore Orlando avea lasciato. in dono; al re diede Ruggiero Poi quello Gbe s' a wide Non
A
di questo} ch^ toruar bisogna piii cbi Ruggiero iu van spspira e agogoa.
ijcnn
sostenne
le arrecb del
9
suo
desire. le avveuue
di quauto di Froudn
TRENT
Lixvn
ESIMO
a6i
leis'era
God speme di trovare di qaanto " puoirlo D*aver toko " cbe 1
a una
parlito ilsaracinOy
fallito il suo
era gli
avea
donna
poinon disegno
avea
Frontino; nscito,
Perch^ diverso La
A
fattoil cammiao:
"
riferille le parole a
sua scusa
Gb'ia
Poi si trasse
Con
Prese
Cbe, se
fosse la credeoza
stata
Gia di veder
L'aver Di
appagar d'uu scritto, Del bel viso turbar Taria le fece vedersi ora lui,
Di
e di despitto. timor,di cordoglio Baci6 la carta diece voile e diece,
Aveodo
diritto.
Le lacrime Gbe
con
vi sparse,
I'arse*
262
CANTO
Lesse la carta
qaatiro volte e
cold
sei^
Taltraavea
Che mai
Se
noD
avesse
pur cooforto
di Ruggier
txm
corto.
ritomar
o veati quiudici
L'avea ad
Da Chi
non
lemer
accideoti oim^! degli m'assicura^ c'han forza in ogoi lato. (Ella dicea)
Ma nelle guerre
tanto
AlcuD
oimd! cbi avria credoto Oin;i^! Ruggiero, Ch'avebdoli amato io pid di me stessa, di me, non cb'akri, ma Tu, piii potnto
Abbi
amar
gente
tua
inimica espressa?
aiuto;
oppressa
.
dovrestiaitare ^ da ,
se
te
biasmo
taude
esser
ti credi,
TRENTESIMO
afiS
Fu
II E
mono
da Troian
(nonso
se
*1sai)
'
fin ai sassi il sanna: luo ; ma padre di Troian cura hai, tu del figlio
non
Che
fai\ Thanno^
queiche
vendicato
Rendi ul premio, che del sangue loro di stratio e di martoro? Me fai morir
ixxtrr
assente Raggiero lacrimando, et altre, Qnesteparole Non una sola voha, ma soveniCt
Dicea la donna
al
suo
la venia pur conforlando Ippalca serverebbe interamente Che Ruggier Sua fede, e ch'ella Taspettasse, quando Altro far non giomo potea, fin a quel al suo rilorno, Ch'avea Ruggier prescrilto
tXXXT
Che
Alia
amanii degli
tema
e
suole
esser
compagna.
lolgon possanza Di far che Bradamante ogn ora piagna^ mai stanza, In Montalban, mutar senza VogHon che fin al termine rimagna, Fin al proraesso termine e giurato, Che poifn da Ruggier male osservato.
al dolor
a64
Ma
CANTO
NoQ
Ch'una Che
et
oa'altra si lo irasse^
fa gli
GoQveDoe
E
piud'uQ
si stesse
di
piatto
In dubbio
Dope la pagua
Uinnamorata
"
ne
'ntese
e poidal suo Ippalca, germaao, Cbe le narrb che Ruggier lui difese y E Malagigi liberb e Viviano. ch'avesse grata. ancor Questanovella, Pur di qualche amarezza era Uirbata;
UUUlVlll
Ch^ di Marfisa in
L'alto valore e le bellezze avea: s*era partito Ruggier Con esso lei, e cbe d'andar dicea in debol sito, La dove con disagio Mai sicuro Agramaniesi tenea. la donna lauda, Si degnacompagnia die se n allegri Ma non o che Tapplauda.
come
Udi
a"6
CAl^^TO
Dove
E
iQtendendo
poich'eran salvati,
,
avversari lor morti e distrutti gli stati E Marfisa e Ruggiero erano termiDi ridatti; Che gli a qoei aveano E SQoi fratelli e suoi cugintoraati A Montalbaoo insieme eraoo tutti,
di trovarsi Gli parve ua'ora un aDoo Goa esso lor la deotro ad abbracciarsi.
xcm
e quivi, MoQtalbano, e fratelli, figti abbraccib, Madre, moglie che dianzi eran caplivi; E i cugiai arrivo tra qaelli, E parve, quando egli
Venne
Rinaldo
Dopo
E
e d'essi Ricciardetio, Alardo, Ricciardo, veccbio Guicciardo, d'Amooe, il piii Figli e ViviaD Malagigi
si furou messi
,
la
arme
che s'appressi aspeiiando II tempo ch'al disio suo ne vien tardo, oh'era, disse agli fratelli, loferma, Bradacnante
E
noQ
volse con
TRENTESIMO
267
iDfenna^
dolore: per febbre o corporal Era ildisio cbe Talma dentro inferma,
" le fa alterazioQpadrd'amore.
Binaldo in Montalban E
seco
a
plunon
si ferma^
meoa
di
sua
geote il fiore.
Gome Carlo
Fm
sn.
ToMo
Quarto
ANNOTAZIONI
CANTO
VIGESIMOQUARTO
Stanza
a.
che li
se
il maggior
$* dbhracceri-
moniale,espresso dal
St" a3. La pesta
cio^ seguitai',
sotpiik
to^ la
per
prieghiira
di
cor
si emunse,
trarre^ scemare^
vuotare.
St. 38.
la colpasi rifiette Qucuido in amor ; cioi si rimanda^ si ritorce. si ripiega, St* 49- ^ tro9a V elmo poiy noh quel famoso ec. di cadde nelle mani d'Almonte perchiquello Ferrau St"
5r.
.
1 2.
St. 60.
seg.
doccia; cio^ lungo la corrente lungo il caoale d'acqua corrente, E sotto^ la roccia significa voce rape^ o scoglio.
Intanto
/
St.
59. Noh
Tom. IF.
i^pur
oggi cKio
Vhofatta mia.
i"
Al-
570
ANNOTAZIONI
fo qaajido vittorio$oal castello della fata
lucle a di
Soria^per
d'Eltore,come
St. Ci.
scrilto nelVOrl.
Inn.
Ch^empionla seU^a degliombrosi mirti. A imitazione di Virgilia, clienel L. YL dell'Eneide in uti boscodiinirti (pianta sacra a Venere)colloca le auime di colore che niorirono per
un
amore.
talora
bel purptireo
un
nastro
ec.
bel fiastro porpM*jDO^ al polso della doOBa amata ^ legato per roaniglia
.
la bianca xnano di lei cioe di^inguere parlire, che le vesteilhraccio^efioo dalla tela d'argento^ al
.
le sceode. polso St. 79, "Qhedisp^ratp nel profondo oscuro Vo dello/nferno eCk Dice Inferno poeticamente tecondo i Gentili aodaove per lupgo^sottf^nfanw^ v^po tatte le anime dopola morte. 92. Che tne^ morti ch^ wW ec. Me' per meglio JSt;. , migliore* cioi St. 89, JE cK ^ran VMltte transiiorie eflusse:, latioa. vooe instabili^ noi^ permanenti:
""
stia
ec.
Pro-
al di Zerbino^ la suggeri 4[;a^Yf?r.e Col, Giovanna a' sUcfi id giorni .;, Pv^t^ cio (^h^'A^cddcle
la ca^
raol
aeco viaggi
duce con-
la
caasa
Aolle ossa di
La n^airitp.
vpce
maiy k
St.
usata
soo
per
Qa^l
buano
l\anUvm^
Vacceg-
CANTO
k un )gim^^iVacceggia
.
XXIV. uccello
k
^1
pi"noto
uccelio di
sotto il
BOme
di beccaccia Vastore
" .
preda
ya a
cio^
aggradapiace St. lor. Nonsiparion d' un cerchio angusto epoI'usd ancbe Dante Pop^ per stretto, CO* piccolo^ " cost poco che ne^fianchi
talento^
,
.
'
"
St. joiZp E
i lieve.Stru-
menti
con
aotlevano
pesi;
e
su
gliarcion
si pan-
St.
ii0"
Narrato
il cafo^
con
ne prieghi
inarra;
cio^
CANTO
no
^0*
I^rl^ d'un
cannone
che.per la.tsualgrandezza^ e pel Ferrara^ danuo^ che portavaai nemici^At detto \\granDiauolo
Ne il Giovio parla
%.
,
ratori oel T.
f4"
St.
5* FaUiina
/'Orlando
per dor
morte
ad Orlando
a.
ec.
Vedi
Innamorato
L.
C.
4*
'
re, il render
cio^ il rlferl-
a7a St.
ANNOTAZIONI
me Co"" fil ^4- Md poi cVun giornoellaferita ferita nella testa da Dani forte Bradaniante, ch'ella uccise^ smarrita capitasse un a romitagi capelli gio^ecome Teremita le tagliasse per lo narra il Boiardo nel Libro 5. CL 8. medicarla^
deirO/7.
Inn.
verso
k fine,
si eonie favola
ec^
credo che
Qaesta
Bradamante^ che
L. 3. C. g.
,
I'Ariosto
qui ripiglia
InnamorcUo
St. 32. Che
e Camil' gloria qual gih Ippolita che fu una yalorosa Amazone la^ ec. Ippolita Ercole e con Teseo ebbe battaglia. Camlcon de' Volsci, la fu una ce* vergine regina guerriera iebrata neirCneide da Virgilio. -St" 36. La moglie del re Nino ec. Accenna qui la storia di Semiranside^ che amd it figlio^di Mirra che amo il padre e di Pa^fae che s'invagM del
, ^
loro. Vedi
le favole.
St.
4^. Che
Bradamante
Ha
di stabilito
ha del
de' Latini. II
k ginetto
cavallo di
Spagnabuono
da cavalcare.
non
St*
4^.Che
di lei nan
avendo
ootisia di lei.
i^Vo dentro
a
a74
St. 5.
ANNOTAZIONI Ck'
a
che ci
a
traem
tc;
non
cio^^appena
che
a
tempo basta
ci
teco, parlar
a farlo. obbligaaai il figUuoly ni quel d*Jm(h St. i3. Ni di Buwo di Boodi Cbiaramonte ec. Aldigieri ne (igliuolo d'Amone. vo, e Ricciardetto figliuolo St. i4*as prima rompe Varrestato legno;cioi la se tu giostrare^
lancia
messa
in resta lor
..
tra
voce
cominciar
con
fieraclade
ec.
aus^i
ec-;
animosa^ ardita; e
prezzo
non
quiviambio
del
ne
trotk".
j^mbio h
uDa
delle andature
meoo cavallo^
Per galoppo.
piii
una Quii^i
ec* dallaforesta
Pittura
perstizione.
St. Sa. -^ re,
a a principi, signori, satrapi^ a
d^eeex*
St. 33. E
d as^ere ec. Pres'arroghi tendono alcuoi cbe il Poeta alluda qui all' an* dei tico abuso delb vendita delle indulgense, ec. perdoni
che le chiavi
St.
34* Parea
un
Leon
ec.
Intende Leoue
X.
CANTO
St*
XXVL
castor
175
qui
fcrltto
Sg.Sappidie che
; cio^
che
kan^
no.
quaU
si uedono
qui scritti
St.
4^,^l tempo nostra in molti lochi sturba\ cioe perturba, porta lurbamento. St. 4^* Quel Pi ton die per carte ec. Fu, al dire
del
ralo
e stupendo poeti^ grandissimo serpen
le
getie*
dopo il diluvio^c ucciso ecu le da Apollo. saeUe St. 44*^^^ dal furorda paschi uscito eC' e mandre Parla degli che in tjuel Svizzeri, tempo eruno per lo piu pastori e bifolchi* St. 4^* Espugnerh il castel ec. Inteade del castello di Milano^slimato fino ailora inespugnabile. St. 47- Con lafortuna d' Alessandro ec. L'Ariosto
attribuisce la fortuiia cia y
simo
a
dalla Terra
Francesco
I.
re
di Fran*
quaudosi sa
in
fu sforlunatis*
della
ogni impresa Forse iutende parlare del suo ciie a! principio fortuna^ regno gU
cioe nel i5i5. favorevole,
e
si mostrd
fn quaiido scriveva
inalzato al trono,
suo
quando
cestui
TAutore
il
poeraa.
nota
St.
4B. Fia
per
(dicea) Bibiena
eo.
dria
St.
49* ^ Sismondoy
Giovanni
Ludonco.
Tre
Gonzaga,Giovanni Salvia^ ti^e Lodovico d'Aragona. d angue ecche dal capo ai piedi St" 5 2. Zo scoglio
Gisinondo cardinali,
a78
aNNOTAZIONI
le
fayole^terminavano
.
gruppi
ritorte di
serpent!
St. 66. E
lea
questo e quelnella vallea riioma. Vol' voce antica^per voile. Si trova usataanche
Tartaro
da Dante.
St.
hagaltri cbe ho detto. Saggio per gio; cio^ con gli nei primi Ao e voce antica,e trovasi frequente scrittoriin lingua volgare St. 74. Di vendicare il suofratello avaccio. Come fu altrove notato^ la voce avaccio con aigniBca
e
67.Col
con
glialtri eke
deito
"
tosto.
ec.
nel campo
troian Pentesilea
,
Gostei
delle regina
Amazzoni
con era
favorendo i Troiani
piu volte
eui Carlo
a
Acbille. appresso
a
cioe
mor-
St.
95. Tanto
ad
quel punto
voce
Poeta ha preso la
nere,
d'Ovidio esempio
Met. L. 7.
Parva St.
ioo.
Credo
,
Valtre
istorie
mente*
La
sloria
che il Poeta
a.
h narrata richiamaqui,
dal
Buiardo St.
1 10.
nel L. 3. G.
Nx"n vuol
voce
to.
La
contesa. piatosignifica
St.
124. Che
tnai poter
in falsarlo
nessun
canto;
CANTO
cio^
.
XXVI. rompere in
^77
netsnn
noQ
lo
poterono mai
luogo.
St. isg. Nelmansueto che abuhino ec. Yedesi cid^ biamo detto sul significato di questaparola ubino, al d il Menagio Orig.della i4" St. 53. Leggasi
voce,
entrar
un
angioldi clegli
Giove
uno
Minosso
nos Misua
di Greta
aono
Minosso.
CANTO
VIGESIMOSETTIMO
St.
1.
Fra
tanti
dati in
abboudanzaicoDcessi;
St. 4- ^ ^^
XDonio.
dal del bandita; cio^ il deMalignith in forza Maligno trovasi nel Vocabolario, il diavoLo. signiBcare Dante lo
di sostanlivo, a
chiamo
St.
II.
Malvolere.
era starfuornon scnza
Che' I suo
incarco;
altro
cjoe senza
St.
1 5.
biasimo
un
del
suo
onore.
Et ad
suo
altro
sua
ec.;
cio" ad
un
demonio
compagno.
un
"
zio ioteudi
trato
demonio
St.
aa.
di
sdegno.
S78
"
ANNOTiLZIONt
39. Si.
cita
38.
non
questa voce
suddetto. di
(Tossa iljio
polpe. Pagareil
propriamente pagare i dirittifeudal! e signo* metaforico, riliy pagare il tributo: qui k in senso anche talvolta pa" vale essere ucciso. Significa e gar la pena, esser punito.
Corniyhussoni
,
St. 29. da
ec.
suono
usati anticamente.
St. 3i.
jirroge pot
con
loro
ec;
cioh
DalTanlico
arroto.
verbo arro^ere,
che ba
St. St.
34 NelVeterno
seren
ec.
In Cielo.
ec.
cioe
a un
ne
tratta.
il campo
assegua;
in
cioe consegua,
menle
"
occorre,
gliviene
ec.
St
5r. Ma
il primo quasiimhianca
Allude
il
di Doralice per
Rodoroonte,che
color
Valtro
verde^
Mandricardo.
forsea quella guisa ec. II fiume di Ponto, gi^abitato Terrooodonte k un dalle Aroazzoni^ delle qualiIppolita fu tra le prime, e combalt^ con Ercole. Abbiam scritto
Termoodonte
ma
Termoodonte
per uniformarsi
veramente
aU'ediz. del
53a*
dovrebbe
dirai Termodoonte.
as^r
St.
soUa; cioi
avere.
soleva
tANTO
St.
XXVIL
wea
a71"
57. E
dicta
ch'imitato
il ce^stareec. Ptida
per inse^
gne.
St.
e 69. Et egli c\oh gli aveano
ec;
aveano gli
veati-
Inn. L. II.C. 5.
ec;
cio^
ogniallro
cbe
avesse
osato
ec
.
ec.
Alia
francese, per
St.
84*^^
^^^'^
^^
sollevd. in alto, 8o"lenne gli gli ad informarsi St. 86. Marjisuysospettando^ ec lo ripete^ Vi si soltinlende comincibj e dod ch^ persopra ha detto cominciaro, St.
87,E punirscherni
I oo.
scorni
ec
Gioco di parole.
St.
e
liziano nelle
sue
Slanze.
e I'j^lpi
St*
101.
Udiron
il
monte
di Gebenna.
in
Montagna della
Guienna. St.
10a.
Fraucia
"
delta meridionale,
Francese Ceuennes.
Che
nan
V avrebbe
Jpollineespedite.
i
L'OrtcoIo
d'Apolloin
ANNOTAZIONI
e piU di piaitay quel chej"iuJiaU,
.
piudi nascosto St. 107. Quei duo procki/amosi. Prochi 30 prociy rivali ia amore. significa St. i s8. D* Jcquamortaec. GitU della Lioguadoca t Aigue morte. St. 129 Qum condotti da diverse marche. La voce matvhe L'qao anche paesi, significa provincie. Dante nel Purg. C. 19.
.
del la
St.
35. //
vostro
sciocco
credere W
casta
ec.
Vi
Fu
137. Gian
P^alerio era
del
nomato.
anacronisoio
St.
38.
Sapea tutte
minutamente. venia.
CANTO
VIGESIMOTTAVO
L'Ariosto jigiulf.
di favella.
un
chiamoUo
A-
piu dolcezza
non
che
parria a
cio^ al
do conosciuto
antichi dagli
verso
quella parte, e
Boemo^' della
per6dicevatao
St. i5. Un
^e^^remo
Tanai.
cvok
peregrin boemme)
Boemia.
88a
ANMOTAZIOKI
Hs pasta.
mogUer
ce
non
ne
Taflibbi) non
la auoni^non
St.
"
affanno mai piu non si pigliara. Tra questa Ottava^ e laseguente: VOstierqui fiae ee. ci aa"icura il Ptgna cbe T Ariosto ne avea postauo'aUra,cbe poisopprese; e dicera: 11 re il primo 6gliuol^ cbe poigli nacque,
, "
74*^^
^^^
Nomd Ma
al battesmo Strano
Desiderioi
Strano se gli crescendo, poi tacque^ Che pelNauo alia madre era improperio. 19 L'isloria^ vera^ e percid piumi piacqae; Cbe dal di cb' io parlai con quelYalerio io dica, cbe ancor e convien Sempre bo detto, si irova femmina Cbe noQ pudica. St. 85. Ma in questo chi ha di noi pidbruUe note? "iok piu brutte maccbie. Una ivi. Maro, se non dagliuominifarveggio. dalFabuso della gran parte dei delilti procedono i foraa e uomi^i cbe nelle qnestoabuso e piunegli donne. La storia di tutti i tempi lo manifesta. "r. Q7. Senza indugio al nocchier varar la har^
"
'
"
"
"
"
"
'
"
ca
'
ec.
Dicesi
varar
la barca il metterla
in.a-
cqutrper navigai^e*
son
tra
iljiume e
in
*l
monte celtibero
e Francia^
il
monte
CANTO
Idubeba
o
XXVII.
a83
,
Sobalda Delia
SpagoaTamconese
St.
96. Dicare
latina.
Dio
ec;
cioi
consacrare
Dio:
voce
St. 97. Et
abbia
i crini incontL
Dal
latino in-
pettinati.
St.
101.
JVon pur
la
saporb,che glidi$piacque\
cioeuoQ Di sopra
altrove fu
ed ^
voce
latina
"
CANTO
VIGESIMONONO
St. 4- Ma
VerenUta
che Fi
scucfo
efalda. La
yoctfaldahpresa qui metaforicamente per difesa/riparo" St. 6. Vana fama e di luij ne si mgguaglia ; cioe o^ si uguaglia, nk si combina. St. II. A cul fattohave ec^yhave per ha yVoc^ volte dal Petrarca. usala poetica, piih
St.
I a.
Ben
sa
che
vuol
venire
alVatto biecoi
cioe St.
j
3.
Sefateche
con
\H"isicura io sia
ec.
L'Ario1
che Niceforo,
uel L. 7. G. falto
3.
uq riporta
ana-
logodi
Santa
invenzione
Cap.i5. del Librodei Documenti di Fnancesco Bar? circa V dezione delta mogjlie il bare,autore Ticino a4cd di lempo e di pat^a,
384
imrra quale
ANNOTAZIONI
nn
fiittosimile accadato
una
gio*
yane
da
Durasso, chiamata
il presente.
per i
oe con
delle particolari
circostanze ha
piu relazio-
hile.
St. 19. Che
far lo pub qualfugiA Cigno e JchiU aotichi poeti^ creduti iavulle. Due eroi degli nerabili. Cigno fu figliuolo di Nettuno* Ved.
L.
la.
Ovid. Metam.
St. a3.
Quellache'l ver dalla bugiadispaia.'Ve* cbe dislingue il vero dal falso. sperienza,
che
e
tanto
il parlar orna
come;
con
che
la mia
rettorica Come
"
voce
latina
.
poeticaniente per
dimostrare
la fermezza
divina;a imitazione
per
al terzo
scendevano
.
secondo
.
ahTopinione platonica
bracciata dai
senza
poeti.Breusse, soprannomtaato
Bomanzi
h personaggiodei fiieti,
della
Tavola
nel
suo
Rotonda.
Girone
"
Ne
parldanche
TAIamanui
quasila superbamole
ec.
Intende
del.Castel
di Roma, che Adriano Sant'Atigelo faos ftbbricire imperatore per suo aepolcro
.
XXJX. *d{ mo
cacume;
187
cioi
dovuU
altezza:
pella,come
meni)heil
i^ino^^estin-
del vino
commette
la
maooyo^a linguaIfeiredi"
Bur
oome
L'error
St.
54* Trosfb mdlle e lentUy ^cQui lenta sta per alia latina. II Vocabolario flessibile^ pieghevole, della^'Cfusoa nou ripopla fied qu"ilavoce intal signito.
ivi.^jdbw
j4mmone
della jntttl^opdli
aveva aaone^^^iche'ivi
tempiofamoso^ ove
raUro:
O doi^e
deva di
ce
NelFedizione gliOracoli.
i
verso -questo.
va^i legge
lafenU
era
apparir suole.
del
Avvedutosi
il Poeta che vi
aecondo verso^ lo
dovette
niuto
i53a; ma
avvedersene delta
di tardi^ percb^qualcbeesemplare
conserva
il
verso:
O dove la il iVi'/o
feniceapparir suole.
Tomo jr.
I monli
poi,onde
19
ANNOTAZIONI
scaturiace fono i monti
^
detti della
neir
Etiopia
"
64* Seben
eotra
volasse
piu che
deirarco.
stral da
cocca.
"l
la tacca
delia freccia, in
Qui
la
prendeil
oye
per
neU'arco quelluogo
si
posa la freccia^
di dove
ad prendela apinta
CANTO
TRENTESIMO
St. 8. Che
senza
di s^etture
o a
vuol vhere
macco;
cioi
spesa^
spese altrui.
con
St.
miglior plettro; Cancon cetra, cio^ con miglior poeaia. miglior t6 realmente dipoiil Brusantino gliamori di si avvero la profezia del noma non Angelica^ stro Poeta ch'ei lo facessecon miglior plettro.
16. Forse altri cantera
21.
St.
Chi de
a
di voi comhatter
cio^ tisortirete;
rerete
cio^ molto
e meagitati
zero
di importanza
,
nessun
come valore,
ha valore alcuno.
non
34. Che
.
s^icaglia ec
cioe die
v'im-
purli
CANTO St.
XXX.
aSg
cio4 di ni-
4^* ^^
or
do, avaoti
St,
intenderverho\
cio^
vuol
voce
piu
intender
verbo "
latioa.
aoche
verba in
gran
St.
plurale. difensor fu
di
; cio" Parigi
cbiama
era
acudi dei combattenti e augli della famiglia di cui secondo il Poeta d'Este^ che il ceppo vecchio* " aggiunge Ruggiero
si vide venire in ugualmodo ma con Tessaglia di coaltre penne, perch^ lor romana era Taquila fra Cela battaglia nero ; e vuole accennare dicendo piil volte penso con sare e Pompeo; e che nei luoghi combatterono Cesare ove Virgilio di la battaglia e Pompeo^ aei anni doposeguisse Ottaviano St. 5o. E
non
ed Antonio miraron
,
contro
Bruto
Cassio.
terra
ec*
Vuol
dire
che i due
ricorsero per
morte
ai
confuta
tra
loro il patto di
non
uccidersi i
le
cavalli^ perch^
,
Tucciderlik
cosa
per
in cavalkria vituperosa
2go
ni vi i
ANNOTAZIONI
di pattuirtfe^qtimi^^rfcbiesto bisbgao li Niiielj ihle^w dtlHoilore. dall^ leggi rove"tta che Bxh^-' l*Ariosto'dti aver e riprende 8cio, il c^vallb di ocddesse gierodta'nlialciMdi^e lo ohe h felso conle rilevasiaperMundricardb; McUe dtfUii' St. 56i 67. ttimente St- 6t'.Cost dicMda, Jhna ^ eVegU attasti eb.i cio^ che egli sentai provi. Sr. 6^ Si^ che MnpAM" ehe Mtm^awdo cada D'ogniragionec.y cioi decada da ogtiifr^gibile, ogoidiritta; penda .S".6S. Neipt^ti "C. ^i^ dt^faMormtOmw j^egiiv nkestiai"^gnoi"{g[^af dcyV"f sie la* isiimbiailtvaedey il confiiita.A^cuoe edisj^iri gtidpeggiavil Teggoii(K
maid
segniynew
"
76;J? nwd/mlearmtji^di^sM^
aiDSiate^d^elsuo dMderato
la" vo6e
ck"^
d^9M men st ste^s^ ^ pimta ec; piic in iM;b.' ciod gferecMteediiuao abbraec"} ec^ Ld itiogtie di St. 03* MadfCy nu"glie Rintilda fi"(tettaGlariice Girca gtiamori di Binialdo cott^ Ckime il Poeiiia' del TaMo^ Il leggasif Srv89. J"
.
RllfALDtfd