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USSANI, Vincenzo, Orazio. Odi et epodi (commento e note), II vols.

, Torino [1940-19422; 1963]

86 Q. HORATI FLACOI
OARMINUM I, 9 87
5 dissolve frigus ligna super foco
large reponens atque benignius
VIIII. deprome quadrimum Sabina,
o Thaliarche, merum diota.
Vides ut alta stet nive candidum permitte divis cetera, qui simul
Soracte, nec iam sustineant onus 10 stravere ventos aequore fervido
silvae laborantes, geluque deproeliantis, nec cupressi
flumina constiterint �cuto. nec veteres agitantur orni.
quid sit futurum eras, fuge quaerere et
forse intransitivamente, come in Virgilio, Aen. V, 741: gua proripis? quem fors dierum cumque dabit, lucro
o meglio transitivamente, potendosi supplire l'oggetto da filium The­ 15 adpone nec dulcis amores
tidis del v. 14. Nota il fine umoristíco contrasto tra l'effeminato si­
barita e l'eroe vestito per forza da femmina, l'accaparramento del sperne puer neque tu choreas,
gíovine fatto dall'astuta ragazza e la sollecitudine materna della dea. donec virenti canities abest
VIIII. - 11 principio dell'ocle e quasí la mossa e da Alceo (Crusius,
fr.16): iJet µ,ev ó Zevs, ta ó' Ó(laVW µ,éya¡; xetµ, ow, nenáyaiuw ti' ·Ddár:wv
�óai. xá{J{Ja,U.e l'()V zelµ, wv', tnt µ,e·v r:Ufet¡; :liV(l, iv óe XÉ(lVU.tS olvov quale contrasto col constiterint. - 6. dissolve: • dissipa •· Cf. Carm.
a rpei&éws µ, éA.tX(lOV, aiJt:Ct.(l &.f<rpt ><Ó (l O(l ,uaM}a,cov áf.trp,({JaJ..wv) yvó­
1, 4, l. - 6. reponens: • ponendo una e due vol te •. - benig11iu1<.
rp a,Uov. Se si da al Taliarco del v. 8 (8aJ..taexos da iJ-aJ..ta, ,'J,aA.,átw) Cf. Epod. XIII, 7. - 7. quadrimum : • di quattro anni •. L'eta del
lo stesso valore che avrebbe ovµ.,.,,-,outaexos, l'ode di venta conviviale, vino si indic,. con gli aggettivi hormem (dell'anno), bim111n (dell'anno
e perche alla mestizia che rannuvola ..la frónte del rex convivii cor­ scorso), trimum, quadrimum, guinquenne. -
risponde al di fuori la gelid a tristezza del paesaggio invernale, fortí 8. diota: • da! vaso a
due orecchie • (cf. il greco o�s, @r:ós) o, come noi diremmo, • a due
analogie la. legano all'epodo XIII. l\fa quella sinonimia e revocata anse ., se pure diota non vale semplicemente amphora che ha simile
in dubl>io da molti, i quali píuttosto vorrebbero riconoscere a Tha­ etimologfrt (dµ,pc,eev¡; = áft<pl- rpoeev¡;). Oomunque la qualita di Sabina
liarchus pure dal Greco (cf. &áJ..J..ew) il sígníficato , di " uno che i: attribuita al recipiente va intesa del vino, giacche in Carm. III,
nel flore della gíovi nezza •· Cio posto, l'ode non necessariamente XVI, 34 e detta Laestrygonia, che altrimenti vorrebbe dire • fabbri­
conviviale sarebbe stata scritta dal poeta in un inverno tristissimo cata dai Lestrigoni ., l'amphora che contiene Formiano. Ne importa
per un piu giovine amico triste, ricordandogli, farmaco alla sua me· che il vino sabino sia detto al trove vile (Carm. I, 20, 1), che all'ori­
stizia, la sua gioventu. ginaria debolezza cominciava a rimediare !'eta. - 9. divis: ' agli
1. stet: • s'alzi ., giacche stare si dice comunemente di una cima dei •. Bada come il concetto in fon do epicureo pren da qui forma
che s'elevi solitaria sul piano; ma forse, anche tenenclo piu stretto .ion epicurea, mentre gli dei, secon do Epicuro, vivono negli spazi
con to della posizione della parola, • sia colmo ,. Cf. V i rgilio, Aen. XII, i ntercosmici, in differenti alle sorti umane. -
407-408: iam pulve1·e caelum stare vident. - 2. Soracte (in Plinio, 10. strat•ere rentos:
• prostrarono i venti ,. Con immagine simile e diversa Bacchilide
N. H. VII, 19 Sometes): una montagna del territori o falisco, a (XII [XIII], 125-129): Boetas ... ur:óeeuev dé u nóvr:ov. - aequore fer-
25 miglia di distanza da Roma verso nord e visibile dai suoi din­ vido: • sul mare in burrasca •· - 11. deproelia11tis: • in mortale
torni, per es. da Tivoli. Oggi e chiamato Monte di S. Silvestro o <luello•· Cf. Carm. I, 3, 13. -
Monte S. Oreste. - 3. laborantes. Noi • gemendo"' dacche il ge­ 13. fuge quaerere: • non doman-
dare •· Cf. Epod. XIII, 7. - 14. quem ... cumque. Cf. Carm. I, 6, 3.
mito accompagni un'eccessiva fatica. - 4. constiterint; • si siano 14-16. lucro adpone: • segna tra gli utili •. La mal.afora e presa da
arrestati •. TI poeta ha riprodotto, si dice, meccanicamente il modello
di Alceo: nenáyaiaw ó' Márwv �óai, giacche il Tevere non e facile un libro di conti. - dulcis: da riferirsi anche al seguente choreas. -
a gelare, mentre Alceo si doveva aver visto arrestarsi nel loro corso 16. puer: • finche sei giovinetto ,. - neque tu. L'iperbato, giacche tu
i fiumi di Tracia. Ma non e detto che Orazio non possa aver pensato e soggetto di sperne, ha valore enfatico e in casi simili non ricorre
a corsi minori d'acqua che traversavano Roma: quale la Petronia raro in Latino. Cf. Epist. JI, 2, 63: hunc frenis, hunc tu conpesce cate11a,
amnis nel C11.mpo Marzio. Neanche e detto che Orazio abbia scritto Lucano II, 637-638: 11ec Pharnacis arma relinquas admoneo, nec tupo·
questa poesía in Roma. Potrebbe anzi far pensare il contrario la p11los utraque 1•a.11antes Armenia. - choreas. Una volta la danza non
menzione degli ornielli agitati del v. 12, che quella e la pianta era ritenuta confacente all'educazione romana; ma oramai, al tempo
típica delle colline nell'Italia centrale e meridionale. -- acuto: • pe­ di Orazio, anche le ragazze d i buona famiglia menavano danze mi•
netrn.nte • (Cf. acris hiemps di Carm. I, 4, 1), naturalmente non verso miche lascive. Cf. Carm. 11[, 6. 21. - 17. 11irenti (cf. Epod. XIII, 4):
i fiumi che al contrario gelano, ma verso gli uomini : onde un ta.! • dall'eta. tuR. Terde • in contrasto con la bianchezza della canizie. -
88 Q, HORATI ll'LAOOI OABMINUH 11 10 89
morosa. nunc et campus et areae
lenesque sub noctem susurri X.
w conposita repetantur hora;
nunc et latentis proditor intimo Mercuri, facundo nepos Atlantis,
gratus puellae risus ab angulo qui feros cultus hominum recentum
pignusque dereptum lacertis voce formasti catus et decorae
aut digito male pertinaci. more palaestrae,
5 te canam magni Iovis et deorum
18. mo1·osa: •uggiosa •. Morosus vale etimologicamente chi e tutto nuntium curvaeque lyrae parentem,
mol'es, cioe abitudini, e non scostandosene si rende per questo fasti­ callidum, quicquid placuit, iocoso
dioso agli altri. 11 contrario e mol'iger, cioe colui che si accomoda condere furto.
alle abitudini altrui. - nunc: •ora., cioe in questa stagione della
gioventu. Nota anche qui la posizione enfatica della parola. - te, hoves olim nisi reddidisscs
campus. Cf. Carm. I, 8, •• Ne! Campo Marzio v'erano boschetti e
giardini propizi ai convegni. - areae: •le piazze •· Cf. Varrone, De
lingua Lat. V, 38: in Ul'be loca pura areae. Fiancheggiate da portici ' X. - II poeta celebra. le Jodí di Mercurio, al quále ormai erano
e da viali, servivano di ritrovo la sera per i giovani e le etere. - stati trasferiti gli attributi del greco 'Eefti'JS. Secondo Porfirione, l'ode
20. conposita ... hol'a: • all'ora stabilita •· - 21. nunc et. Nota la deriverebbe da un inno di Alceo, a cui, se h, cosa e vera, appare
ripetizione. - 21-22. latentis proditor intimo gratus puellae t'isu., appena possibile appartengano i tre endecasillaLi saffici e l'adonio
ab angulo; •risat.a che suona gradita dall'angolo piu remoto rivt• che vengono generalmente citati a confronto nelle edizioni: xalee
landoti la fanciulla nascosta •· Nota come, per la maravigliosa sim• KviUávas lJ f-ÉÓetS, UB ráe µo, .'>vµ, os iJµ, v'1jV, TOV XO(!V<palu' iv ilyva,¡;
metria con cuí sono disposte una dopo l'altra in ciascun verso le Mala yévva(.o) ](eovlóif µ,ireloa naµ, {Jau,J.r¡, (Crusius, fr. 2) e che con
parole, esse, grammaticalmente disperse, vengano per altra via a Orazio non hanno che vedere. L'ode non porta in se nessun segno
ricomporsi nell'ordine loro. Delle tre coppie di nomi costruiti nello da. cuí si possa dedume la data.
stesso senso (latentis puellae, proditor risus, intimo angulo) i tre che 1. facunde. E questo il primo attributo (J.óyio¡;: cf. piu sotto t1oce)
si trovano nel v. 22 occupano precisamente il posto medesimo che · del dio, che sembra discenda da! suo stesso nome greco per la pa­
ne! v. 21 occupano i tre a cui ciascuno di loro si riferisce: latentis rentela etimologica tra 'E(!µ,i'¡s ed teµ, 'T/vevw. - nepos Atlantis: perche
e puellae nella cesura, proditor e risus nella seconda parte dell'en­ figlio di Maia, una delle Pleiadi e figlia di Atlante. Perche a lodare
decasillabo subito dopo la cesura, in�imo e a11g11lo nella chiusa di il rtvo¡; del dio, sía stato aceito qui non il padre, Giove, ma il nonno,
ciascun verso. - p1·oditor. Propriamente di persona, e delto qui di Atlante, non e chiaro. Forse perche di Giove il poeta si proponeva.
cosa con poetica vivacita. - a11gulo: del portico che circonda la far menzione dopo (v. 5). - 2. cultus : • abitudini •• - recet1t111n:
piazza, - 23. pignus: •pegno d'amore ., un braccialetto cioe o un •nati da poco ,. - 3. voce: • col dono del linguaggio •. - fo,.masti:
anello, gnranzie che la bella tornera. - 24. male perti11aci. Male • ingentilisti •· - catus: • acuto • ne! senso proprio e anche, come
con gli a.ggettivi che banno un cattivo senso ne accresce il signifi­ qui, ne! figurato. E parola sabina, secondo Varrone, De lingua Lut.
cato (cf. Sat. I, 3, 45 male parvus. I, 4, 66 1·auci male: • orribilmente V ll, 46. - decorae, in senso attivo: • che da grazia •. - 4. more
rochi .), mentre con gli aggettivi che hanno un buon senso ne di­ palaestrae: • con l'istituzione della palestra ,. Beco 'E(!µ, i'Js aywvios. -
strugge il significato (cf. l!,'pist. I, 19, 3 male sanos: • pazzi ,). Ora 6. magni : • del potente ,. l Latini adoperano spesso l'aggettivo
foiche pertinax e adoperato qui evidentemente ne! triste senso di magnus in un senso generico, che da noi deve essere specificato. -
o�tinato • e chia.ro che 111ale val quanto • ad oltranza • e il poeta 6. nwitium: "araldo •. Ki¡evs a&avárwv ci e presentato la prima
pensa ad una battaglia sectis unguibus, come quella del v. 18 del­ volta 'Eeµ, i'Js nella Teogonía (v. 939). - curvaeque ly1·ae pa1·entem:
l'ode sesta. • padre della curva lira •· Cf. Epod. XIIT, 9. Nell'inventore della
lira hai 'Eeµ, iJs ftOVUixó¡; - 7-8. callidrtm ... furto: Eeµ, i'Js óóJ.ios
o A'1jtUT"Í(! (Hy,mi. Homer. II (III), 14). Callidus =• che sai • e regge
!'infinito condere. Cf. Epod, XVII, 47. - quicquid placiiit: • tutto cio
che ti piacque • o forse anche sottintendendo un conde,·e dal v. 8:
•tutto cío che ti piacque nascondere ,. - iocoso: • festevole, scher­
zoso , . 11 poeta cerca di attenuare con questo epiteto il tristo ufficio
di protettore <lei ladri assegnato al dio. - 9. boves. In uno scolio
all'Iliade, XV, 256 'Eeµ, i¡s ó .dios xai JJiala¡; ii¡s •AiAavrns EiJ (! E

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