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32 SALVIONI : IT. CIPIGLIO, ECC .

it . cipiglio .

Il MEYER-LuEBKE (REW. 8459) t muove, sulle orme del CAix, da


SUPERC'i'.LJUM. Bisognerebbe supporre allora un *sorcipiglio, da *soper-
ciglio, il cui sor- sia andato smarrito. GIANFRANCO CONTINI
Altrove (AGlit. XII, 420 n. J ho già espresso un'altra opinione,
che non eredo di dover aLìxi.uJonare. lu considerazione di acciyiiursi,
accigliato e del sost. ' piglio' (ven. pegio, ecc.) leggo in cipiglio l' in-
contro di ' ciglio' e di 'piglio'. Per il trattamento delle vocali d' uscita
i t. dicevo le.
in antico lombardo
Può parere strano che il MEYER-LUEBKE, in REW. 2501, dopo
aver riferito questa voce a DECERE, non vi ricordi addirsi • convenire • 2
e disdire < sconvenire • . Il nesso tra verbi e agg ettivo mi pare evi-
I. - Lo studio attento della caduta delle vocali finali in
dente: se è da D!CiliRE l'uno, lo sono pur gli altri; se da DÌilOERE, lo
stesso. territorio lombardo' è un argomento poco meno che nuovo.
In vista del ted . zusagen, nulla è da obiettare a DICEREi ma in E, a rigore, da un lato occorrerebbe, per trattarlo con ade-
Italia dove DEOÉRE ha in alcune parti una bella vitalità 3, sarà da r i- guato sviluppo, avere costituito in testo critico l'intero cor-
tenere che in adllirsi 4 convergano insieme le due basi latine (cfr. i
pus dell'antica letteratura lombarda; dall'altro, aver com-
sic. sdt!cfri all. a sdiciri, e sclfri, sdicenti • indecente • ).
compiuta un'esplorazione sistematica dell'odierno territorio .
. .1
sen. pancella •grembiule de' calzolai• . Con le presenti note no11 si vuole, pertanto, se non tracciare
')
Il J\iEYER-LUEBKEl (REW. 6207) I ricorda la voce s. PAN1'EX, e sa- le linee principali cosi dell'esposizione come della dimostra-
rebbe dunque un diminntivo di «pancia•; la denominazione avrebbe zione o dell'indagine. E partiamo dall'enunciato pii'.1 generale
cioè la stessa ragione semasiologica del nap. mantesin{! (REW. 7950) 5
del fatto: la caduta, in tutta la Lombardia, delle vocali finali
o del lomb. 01-. bigaro[. (ZAUNER), seppure l'etimologia ne è sicura. Ma
io preferisco muover da PANNUS lREW. 6204 ) e mando pancetla coi tranne -a. Ma qui non s' intenderà. parlare delle finali che se-
sinonimi pannuccia della vicina Arezzo e pannedcln del Campidano, guano a nesso di muta + liquida: nella qual condizione una
panne<J, della Lunigiana (REW. 6200). P er la fonetica cfr. l' ant. u. parte del territorio è conservativa o ricorre a una vocale
(Jacop.) pancelli •pannicelli, fasce• 6 •
f 0. SALVIONI ;j generica d'appoggio (-o, -~), limitandosi all'elisione innanzi
l.!
·J
a vocale iniziale 2 , più di frequente tuttavia la finale cade
1 (Anche nella 3 . ~ edizione]. C. M.
,.,·I' (mad1· + consonante di testi bergamaschi), e successivamente
·'i
I ..
2 acldirsi è ricordato nel num. 153 (ADDiOÈÌRE), e come voce dotta.
r~ la sonante che ne risulta si sviluppa mediante un' epentesi
Perché dotta? lNella 3.a ediz ., non pili.: le parentesi quadre sono state
tolte]. C. M:. 1 Qui e in séguito, quando si parla di Lombardia, si pensa alla re-
s V. REvV. 2500, e agg.: canav . cles •conviene", piem. desdèse
• sconvenire, disdire., desdèsi •sfregio, atto di derisione o di dispetto• gione ufficialmente costituita, estendendola però, oltre che a settentrione
(+ despi·esi ?). :fino alle Alpi, non di rado a occidente verso la Sesia; e semmai tenendo
4 Lomb. di «convenire•, irp. sdice • sconvenire •. minor conto dell'angolo orientale ohe pende verso l'emiliano e il veneto.
5 Dove è da aggiung. l' irp. sino •grembiule•.
2 In Brianza: SALVIONI 'Fonetica del dialetto mode·rno della città

6 [E il chian. pancèlla • le pezze de' bambini]. C. M. di 11-'filano ', pp. 120-1 (cfr. anche BERTONI 'Italia Dialettale', p. 76).

'.L'Italia Dialettale' XI, S.


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34 GIANFRANCO CONTINI TRATTAMENTO DIDLLE VOCALI D'USCITA rn ANTICO LOMBARDO 35


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di «:vocale irrazionale», o addirittura cade anche la rotata Il MEYER-LUEBKE 1, che dà la descrizione forse più accu-
(in esemplari quali alt, nost, e nella zona piu settentrionale rata dei fatti (partendo dall'emiliano , puntualmente distinto
in genere, come già talora in Bescapè e in Bonvesin). E nep- in ordine al nostro fenomeno doJ toscano, e separando da un
pure si considereranno, in genere, i casi in cui la :finale segua lato il genovese, dall'altro il veneto; mentre a sua volta il
a dentale degradata e poi caduta, oppure a i complicato (cli BE_RTONI 2 si preoccupa di precisare le condizioni del piemon-
nesso lombardo;; e trascureremo il trattamento delle enclitiche tese), per il primo, ci sembra, ha pensato ài controllare come
e proclitiche. Parlando poi di caduta, escludiamo sempre stiano le cose nei testi ~ntichi; in questi egli scopre uno
mentalmente le tracce lasciate da un' -r, sia per metafonesi o stato pili arcaico, o piuttosto un gTado intermedio ; ma gli
propagginazione nella tonica, sia per fusione con la laterale scarsi esempi eh' egli adduce da Bonvesin di caduta o con-
o la nasale o la dentale precedente; solo osservando che servazione dopo sibilante dimostrano che il MEYER- LUEBKE
forme quali i bisillabi grangi, tugi, che si ricorderanno sotto, s'è affidato semplicemente alla scrittura dei manoscritti. Esa-
attestano una base -*wr, -*TII piuttosto che -*ni, -*TI, e che mineremo piu innanzi quali deduzioni tragga il grande roma-
il -g <-LI del cod. Saibante (dove si ha piu verisimilmente nista da alcune tracce di conservazione moderna. Piu chiara-
un -!} < -*fii che una scrittura g per i come nel friulano 1 ) mente, l ' t1tilita dei testi antichi per ciò che spetta alla nostra
prova il passaggio da -LI a -i attraverso -*LII > -*;i;r e non questione è rilevata in un articolo del VON ETTMAYER 3 • Spe-
*-LI, mentre la risoluzione alpina -i <-NI depone per -*ni
1
ltGr., §§. 113 sgg. (specialm. §. 115).
forse su -n del singolare. 2 Op. cit. §. 38.
Poniamo anche . subito a quella legge generale alcune 3
ZRPh. XXXIX, 12. - [Per quanto riguarda il lombardo nella
limitazioni che non investono tutto il fenomeno, ma solo nota del VON ETTJ\IAYER, dobbiamo anche rilevare di passaggio l'errata
riguardano la conservazione di alcune :finali: -i del plurale derivazione (p. 17) di b9dés dalla base BALD. Si sa che Bonvesin ha be-
descho gia nel senso di <tumulto, disordine . (S I 397), e che il berga-
maschile' si serba a Lodi, -LE del femminile si serba nella masco fin da, una carta del 959 mostra di possedere bedésk = • campo
Lombardia orientale (come-~ a Cremona [i BATTISTI], anche intricato dalla, vegetazione, lBIADENE ' Tre Scritture' p . 92 ), d'accordo
a Lodi; come -i, passato in -e al pari d'ogni altro -i, a Ber- col bed6sk ·= •cespo, fascio• di Broglio e Bormio (Ra . L 619-20). Di
evoluzione locale di al+ d in o non si hanno ess. sicuri (ma solo g9dé,
gamo, a Brescia, e cosi probabilmente a Crema) e (come -i)
lpclci, in Bonv. odfre C 1), mentre non muovono mai da o secondario i
a Busto Arsizio, a Novara e nel Novarese :fino alle Prealpi. numerosi e da o protonica (in sillaba iniziale) di Bonvesin e di altri
Delle altre limitazioni (e, in particolare, dell' -u altonovarese testi antichi: 1·eancla, se1•01·, setil (e assetilia), secoiTe (g·ià citt. da, Mus-
e brianzòlo, abbastanza rilevato, e delle :finali mantenute dopo SAFIA, §§. 28 e 33 della 'Darstellung' etc., in SBAk W. LIX), pessedo
T 522, 1·emo1·i V I 12, I (ined.), redezo S I 205 e III 36 (con ROTA?), rego-
nesso) si discorrerà di proposito più tardi. Osserviamo invece
rosa SI 607 (con REW. 3 7114), reg01·axo SI 67 e -l- P 186 {REW.3 7396, 2),
che il fenomeno si verifica con la maggior purezza nella zona terture P 430 (con REW. 3 5176, e per -1·t- < -·RD- v. BIADENEJ 'Contrcisto'
alpina, sicché le condizioni di questa ci resteranno innanzi ecc., gfoss. s. v. sca1·te1ia1·, in StFR. VII), (a)berd1igai· N 132 (con REW.a
come paradigma ideale. 1402), (-im)p1·emeto L 335; lesnacla in AGllt. IX 3, r. 29, pestuto in Ro.
II 119 n.' (e ag·giungi prefando, percazar). Però il milanese moderno ha e
da a protonica, solo per scambio di prefisso (SALV. 'Fon.' §. 130), mentre
1 AscOLI in AGllt. IV, 354-5. ha una ricca serie per o e u < *a da e protonica, (ib. §§. 100-1), e non ne
~ . .. "'-'. .-· . ,. . ·----=,__-____.,....,._ ·~ ·

36 GIANFRANCO CONTINI TRÀTTAMENTO DELLE VOCALI D'USCITA IN ÀNTICO LOMBARDO 87

cialista di studi ladino -lombardi, il VON ETTMAYER e naturale limite di conservazione delle finali; qui abbiamo, inoltre,
muova, per suo conto, dal territorio ladino. Costituito critica- un'opera -p oetica assai estesa e per la maggior parte cosi
mente l' 'Afunda nos ', cioè il più. antico documento (sec. XII) ben conservata da fornire, ìn base. al criterio metrico, risul-
scritto in ladino (ma da un italiano, pensa l'editore, o piut- tA.ti sicuri. Il voN ETTMAYER sì riferisce come a noz10ne
tosto da un tedesco che sapeva l'italiano )1 egli rileva che in corrente (bekanntlich) alla caduta delle finali in Bonvesin:
esso le finali 1 nel fra.n cese e nel prove:nzn.le già cadute da.i riconosciuta, infatti, ovviamente, e dimostrata, se ce n'era
secc. VI- VII, sono per lo piu conservate; trova i primi do- bisogno, dal SALVIONI 1 ; ma, appunto, quello che qui importa
cumenti di caduta per i Grigioni nel 1156, per l'Alto Adige è registrare gli esemplari con finale conservata e ridurli, se
dopo il 1143 ; e scopre una conferma di questa sparizione e possibile, sotto quei ' certi casi particolari » a cui accennò 2 ,
relativamente tarda nelle condizioni che si verificano in Lom- senza meglio precisare, il MussAFIA.
bardia. Fatto un rapido cenno di alcuni casi moderni di con- E diamo addirittura quest'indagine per quello che è: ri-
servazione, passa ai risultati che dà l'esame dell'antica me- sultato del lavoro preparatorio a un'edizione bonvesiniana.
trica altoitaliana. E questa garantirebbe nei documenti piu
antichi, i 'P1·overbia quae dicuntm· supe1· natm·a feminm•um' II. - Il grado di certezza circa la conservazione 3 , nel
e lo 'Splanamento' di Pateg, la pronuncia di tutte le finali: corpo dell'emistichio, delle finali che qui si registrano varia
andrebbero eccettuate, specie in quest'ultimo, le vocali se- naturalmente da codice a codice. Esso è massimo per il Ber·
guenti a liquida o a s 1 e le forme abbreviate comuni col linese (testi .A-P 112); minimo per gli Ambrosiani (testi Q,
toscano; gli altri esempi di caduta rilevati dal RAPHAEL sa- R, S); m_a ggior fiducia si può invece coneedere al Trivulziano
rebbero illusorii, per esempio dovuti a erronea imitazione (P 113 sgg.) e al Toledano (T), per il quale ultimo siamo co-
del modello francese. In Uguccione, in Bescapè e nel Deca- stretti a valerci ancora dell' edizione LIDFORSS. Dove manchi
logo bergamasco s'avrebbe presente un grado ulteriore di espressa indicazione in contrario, s'intende sempre che tutta
caduta, « sinché :finalmente nei versi di Bonvesin di gran la tradizione manoscritta, per ì testi serbati da più. codici,
lunga la maggior parte delle vocali finali, abbondantemente attesta il contare delle :finali nel verso. Non abbiamo recato
registrate nella scrittura, è, com'è noto, da sopprimere per 1 Miscellanea Rajna, pp. 877-80.
ragioni metriche i'. E il voN ETTMAYER conclude sottolineando 2 'Ro. II 118.
l'identità del processo fonetico in Ladinia e in Lombardia 3 Si avverta che, quando si parla, qui e pit't sotto, di conservazione

a un secolo scarso d'intervallo, ma poi differenziando i due (p. es. anche in homo, airo, debiano), ci ai riferisce alla base piu pros-
sima, • italiana• o «lombarda ». E cosi, allorché si discorre di nessi,
territorii in base al vario tratta~ento di -s nominativale.
s'intende parlare di nessi primitivi lombardi: perciò si considera.no alla
Par conveniente riprendere anzitutto in esame il caso di pari i nessi secondarii (airo, medesmo ecc,), e all'incontro i nessi sem-
Bonvesin, in quanto effettivamente esso rappresenta un caso- plificati da assai tempo (adeso, sete ecc.) non sono considerati piu delle
doppie o di x; coerentemente, non si terrà conto di pare bisill. nei rI
i
mancano ess . in Bonv.: tosoro H 64, domentegai· V IV 41, 4 (ined.), oltre testi del Saibante (ma si di laro, esistendo un oesol. la/r ). Nei propa-
i soliti romagno, sorneiente. La forma primitiva è dunque, indubbia- rossitoni con vocale postonica palatale, agli esemplari pieni si contrap-
mente, bedéslc, *-és.]. pone talora la forma sincopata (non già Ì' apocopata).
38 GfaNFRANCO CONTINI TRATTAMENTO DELLE VOCALI D'USCITA IN ANTic o LOMBARDO 39

ess. dall'inedito V (cod. L IV 36 Bergamasco) perché troppo T 687, S I 46 (contro il solito pizen, -c- ) ; segoro B 343, forse T 722
guasto; e ci accontentia.mo di elencar qui senz'altro i pochi (seculo) ; spirito P 155 (contro il bisill. di L 316, P 287); vescovo È 661
(contro il bisill. B 408, 651...); inolke gaudio D 885, S ili 672 e 678 ...
casi che sembrano più sicuri: questo I a, 4 ( Tuto zo che fa- (contro il non dotto godhio bisill. A 348) e 1·emedi"o L 71.
ticha sia uolio q1~esto ditm· /'are) e 21, 3-4 (Se in questo mondo b) - e conservata: virgene A 41, A 177, A 249, B 710, L 245
sey pouero e porti in pace per dio - Poso questo mondo bi·eue (dov:e nel Berlinese -e è da supplire) ... (contro vei·gen anche del ma. B 78,
so,··349, A 449, 452) ; inoltre iniitri'e I 42 (e cfr. inùtri·a A 171l.
se1·ay 1·iclw in celoJ; ùilecii I G, iJ ~Ali dilecti, deto momlo questa
c) - i conservata: homini '.[' 568 e forse hom<i>ni H 43 (contro
resone e nuda); mondo I 21, 4; exe e sozo meglio che f··'J}o il solito bisill. , ms. homini o omni); nobili S I 86 (contro perfino nobe
I 30, 8 (Exe tropo reo exemplo e ti·opo sozo desno1·e); plegando B "764); povei·i B 381, T 172 (contro il bisill. di B 198, B 202 ... ); inoltre
I 3 7, 3 (Plegando lanimo tuo lo debi contempemre, cfr. C ·D i scur<i">i D 101 (suppl. richiesto dal metro, ma perfettamente conforme
a scurio E 29 .. ., scuria D 221. . ., scurfa H 149 ).
Piangendo lanimo tuo te di tempemre); leze o piuttosto tuto
II a, 8 (Leze tuto lo luchano asay exempio po uedm·e); quanto 2. Nessi consonantici:
II b, v. ult. (In quanto piit impa1•i tanto piu te po alegrarè);
Nesso r .l: parlo S I 334, 340, 382, 459, SII 212, S III 305, 424
viv[ i]ando 2 II 3, ::i (Per che uiniando penli la mente e lo to con-
529, 633 (e probabilmente 528); parli A 250, Q 47.
fo1·to ); quando II 18, 3 (Santisse buta in mato quando la cosa Nesso rm: ai·me T 436, 448; dorme A 427; infermo B 209, 523,
e a tempo) e III 3, 1 (Quando tufi giamado in testamonianza); forse 206 (contro il bisill. B 743); infei·mi E 257, D 175.
omo II 19, 3 (Questi son doy pessimi vicij che fa lomo guastw·e) Nesso 1•n: carne sing. B 843, 847, 854, R 106, 116, S I 141,
S II 167, 379 (e certo anche E 180, O 143) e pl. S II 55; inferno S I 118
e IV 5, 3 (Lomo che e 1·ico e infirmo e a1ta1'0 e puzolente, cfr.
(dove em. sono in en, come sempre nel ms.); inverno N 12, S II 437;
O D Lhuomo che 1·iccho infe1·mo e puzolente); fropo IV 10, 1 (Se +
torno avv. B 881, L 231 e v. T 170 ( dialefe).
la luxuria te da tropo g1·ando tentamento). Nesso rii. : rmnporgnie T 491; scergne S II 75 (il v . manca in
T. 10 sup.), e forse 15il, 204.
Distingueremo tre gruppi di esemplari con finale conser-
Nesso rs: secm·so B 896 (bisill. B 931); vei·si D 367, S II 91,
vata: proparossitoni; vocaboli in ct1i la finale segue a nesso S III 99; e anche forse N 191 (contro il solito foi·s, anche del ms.).
consonantico; parossitoni in cui la finale segue a semplice <
Nesso rz: ( RT!, Ré): tei·zo e 13, s II 358 j torze s II 217.
consonante. Nesso rv: observe cong. B 51; servo B 617, 637, 649, 670, 697,
708 (monos. B 644, 664, 674, T 68, cfr. serve del ms. P 233); servi p 429,
1. Proparossitoni : S II 19.
Nesso rp: corpo P 443, S I 49 e 134 (monos. B 807 e 923);
a) - o conservata: debiano T 709 (contro deblan ms. B 245) ; corpi D 29 e 174 (monos. D 373).
domino in Dominode, ms. dominodeo A 185, B 45, B.800 ... (contro Dom- Nesso rb : morbo S I 773, S III 207 e 297 (ti·oviamo il monos.
node, ms. dominodeo A 165, mil. mod. domnedé 'Fon. ' p. 129); pizeiw nell' ined. V IV 24, 4: De moi·bo donde uene lo corpo a mala condictione).
+
Nesso 1'!J: a7J;e1·go B 703 ( dial. ), 772 e 972.
i Con OD indichiamo 'Lo Gato disponito, el qital insegna molti Nesso rt: certo T 49 ( monos . B 672) ; foi·te in fortemente D 189
belli ama.esframenti' (Milano, per i Meda, s. d. [m2. del sec. XVI in.]), (forta - in N. 95 snp.), P 240, T 337 (ma 1. fo1·tment A 105 e 414
uell' esemplare, segnato l\iiiscell. l\. !419, della Marciane. di Venezia già B 687 ... ); morte sost. B 791, SI 180, SII 273 e 303, S III 293 (monos'.
usufruito dal TEZA e dal BIADENE. A 161, B 1047 ... ); porto (v.) T 27?; quarto O 17, Sili 277.
z Cfr. infatti vivanda B 30. Il Bergamasco ha pure sofriando (pare Nesso 1'd: gorardo B 14; gum·do B 1034 (f. guarde cong. monos.
con -o serbata) I 34, s e serviando I 35, s. B 7, 8 ... ); perdi Q 113 e 114 (cfr . perde monos. B 422 . .. ).
40 GIANFRANCO CONTINI TRATTAMENTO DELLE VOGALI D' USCITA IN AN'l'lCO LOMBARDO 41

Nesso lz (< Lé, LS): dolze D 383, S I 225, 272, 416, 817, S Nesso rilèt I: sancta B 473, L 123 e 148, P 294 (dove ms. -nto),
II 9, 104, 213, 250, 305 ... o dolce B 879, I 7, 117, 142, S III 34 e sancti D 162 (Berl.1, P 42, S III 467 (ma cfr. san pass., sancti nionos.
58, T 358 (ma dolce monos. L 72 e 326), anche in dolzement, ms. -e A 207, B i57J.
B 1014 (ma dolzmente, mss. dolcemente E 198); dolçi S III 1G4 opp. Nesso 'lit: ardente D 79 (dove alta N. 95 sup\); canti D 269
dolzi ib. 240 .. ., I. -u- (ma d·ulci monos. E 105); falso B 862 (contro il (Ber!.), S III 411 e 462; <co>tanto S I 335 (ma bisill. B 384 ... ) ; cento
solito monos., ms. falso B 609, B 683, A 391, opp. falzo B 608). - S l;II 353, 441, 662; dolenti D 251, 265, 287; ni'ente P 387; qnanto B
Nesso lv : salve con g. A 68. 952e+ dial.J, T 319, 356, 369, 650 (ma iJUam. paEsJ; scribanti su 136
Nesso lt: alto D 329 (solo Berl., contro il monos. di O ol; molto (-e T. 10 sup.); sento SI 729; tanto avv. D 310 (Ber!. e T. 10 sup.),
agg. e avv. B 438, 567, 789, 867, I 77 (dove -e in T. 10 sup.), Q 174, P 140, S II 251, S III 573, T 14 (ma tant pass.); tanti D 295, -o T. 10
S I 358, T 452 e 458 (contro il solito molt avv. del ms. B 951, 955, sup. (ma tan,gi monos. D 312); tante B 628 (ma monos. B 69); vento
1012 ... ); mitlti B 1024, forse L 78 (contro il monos. di B 85 1 O 22 ... ); O 131 non è probabile.
molte T 340 1 , O 42 (contro il monos. di B 629, O 22, O 23 ... ); salto Nesso nd: bevande S III 535 e 536; donde, sembra, T 90 e
S III 307; volto I 35 (solo Berl.), SI 450, SII 120, 196 e prob. 103, forse 99, e dond<e> T 359 e 633? (contro dond pass.); grande T 468,
forse P 334; volti, 1. -ii-, S I 614. forse SI 87 (contro il solito grand); mondo D 129, D 301, S III 597,
Nesso mp: tempo T 245, 246, 299, 495 (contro il monos. B 650, mondi S III 323 (contro mondo mon os . A 226, A 228, O 15, O 26 ... );
C 2 ... ); zampe S I 455. quando P 291, Q 179, SII 133 (+ dial.), T 227, 254, 457, 541 (contro
Nesso mb: entmmbi S H 402 (mss. i-), P 25 (solo Berl., nel quand pass.); segonclo cong. S II 82 (contro bisill. A 58, 60, 117 ... );
Triv. segue e), B 415 (se non vi è se+ dialefe), entrnmbe (solo Berl., gernndi compensando G 231 e 235, cridando P 413, dagando ( + encl.)
ti.te doe T. 10 sup.) E 285 (ma entrambi bisill. B 873, e cfr. -e m. del L 324, digando B 523, fazando T 20 e 440, moirando I 35, planzando
Berl. L 433; entrambe f. bisill. B 361). I 31 (Ber!.) e S II 243 (mss. pi-), plitrando S II 242, sapando T 261,
Nesso 'lig: denti S III 614 (ma 1. dingi come A 431); gmngi scivando (l. sg-) T 271, stagando B 521 e 625, torzando S II 242, ve-
D 50, I 49 (contro il monos. A 476, B 1044 ... ); pianti S III 97 (ma cfr. zctndo B 794, D 38, vivanda S I 93 (contro il frequente -and, ms. -ando,
plangio B 811). in particolare di compensaml G 221, digand B 575 e 619, fazand A 379 ... ,
Nesso 'liz (< NTI, Ng): anze T 489 (ms. -i), 515, 735, anche vezand B 376 ... ).
in clenanze S II 29 e inanze D 51 (Berl. e T. 10 sup.), L 148, T 710 Nesso ~r: airo C 44 (innanzi .a vocale o in fine d'emistichio
(ms. -i) e 403 (contro il solito anze monos. A 72, 256, 258 .. ., anche in O 47, O 50, H 5, cfr. aira <frane. aire B 121); apairo T 592; cayro
in clenanz B 326 o -ze B 290, 527 ... e inanze A 122, 130 ... ) ; comenzo (= é-, Dm BARTHOLOil:!AEIS) s I 310 t o 1. -6 ?) ; coyro s I 58; dena<i>ri
T 57; sovenzo B 50, 57, 362, P 237 (ma bisill. B 260, 263, 554, 557); B 507 o dina<i>1·i S III 264 2 ; f1tiri D 215 lfufre ib. è in fine d' em.);
lonze G 62; planze tmss. pi-) SII 218 (3• s.), T 42 (inf.); strenze mori SII 267, se è mo<i>ri; pairo G 27 e 93 (contro il monos. G 102).
(3• a.) T 22. Nesso 'At: cunti SI 534 e sg., 1. c1li(n)ti; fructi S III 141, T 575,
Nesso 'li{/j,,t: sangue SII 44, 45, 86, 112, 165 (contro il frequente se è fruiti o già fritgi, e cfr, sing. frugio bisill. T 45, forse T 242 s.
monos. del Berl. ).
Nesso 'lik: mancù agg. S I.II 618. I Sep:;,riamo -net- da -nt-, perché i 'Proverbia' hanno ancora sain,

Nesso 'li/J: longo T 125 tmonos. B 468); sol<eng>o Q 134? Ugnçon sainta (e cfr. REW. 3 7569 per altri avanzi lombardi di i e,
(bisill. A 81, 322 ... ). quali hanno tali riscontri nel ladino da non potersi naturalmente ri-
condurre al plurale sane).
1 Nell'espressione molte guise + dialefe. Negli altri casi molte guise
2
Suppliamo su dinairi del Berlinese in B 52 e 162; si ha dinari
trisill. va letto quasi certamente molt guise: di guise infatti (parola in B 499 e 631 (il sing. è dane1· B 805 e 496, dinar ma daner sopra
semidotta) si ha un caso sicuro, e rressuno di *guis; di molt parecchi la riga B 497). Sotto intendiamo moiri come analogico su moiro,
ess., e uno solo di molte, giacché in O 42 è possibilissimo leggere moira (pairo ha pari monos., oltre a par di 3• s.; ma paire S I 55).
stelle + dialefe, e in S I 88, 97, 417 molte fiade va corretto in molta 3 Per cùinti cfr. SEIFER'r ' Glossm· ;m den Gedichten des Bonvesin'

fiadha, come sba in A 90, A 137 .. . pp. 22 sg. Perfructi cfr. fntito di Uguçon, fruite di Bascapè; il Berli-
"'!
42 GI.ANFRANCO CONTINI TRATTAMENTO DELLE VOCALI D'USCITA IN ANTICO LOMBARDO 43

Nesso et (se resiste in termini dotti): acti B 369. (trop pàss.}; trovo T 604 e 605, forse Q 44 (monos. A 98); tido B 112,
Nesso sm: medesme B 123. +
Q 76 e 224, S I 295, 842, 883, S III 668 e 705, T 261 ( encl.) e 445
Nesso slé: desco N 169 secondo la più probabile lettura del verso (monos. A 75 e pass.); vezo P 389 e 447 (monos. B 465); voio (ms. voglio)
(contro il monos. B ·736, N 168 ... J; nasco G 31. T 536 e 573 (monos. A. 67, 70, 197 ... ); zoppo S III 620.
Nesso st: avosto T 289 (contro il monos. T 446); Criste B 96, b) -e conservata :
B 695, P 19, S I 833 (dove ms. cristo; contro il solito monos.); feste beffe S II 17 (monoa. S II 212); belle O 266, SI 487 (monos. B 617
S III 230: fasto F 37, S III 53, 153 ... (contro il monos. A 164); fosti e G18j; bone + dial. B 188 (bon B 59, bone monos. B 24 ... ); braze +
B 457, D 151, 315, 361; posti SI 628; questo D 301, I 501, P 424, Q 173, dial. s· I 149 (brace monos. L 77); carra S I 687, S III 321 e 528, ma
189, 269, S I 9, 113, 325, S III 243 e 312, T 23, 115, 227, 542 (contro 1. carre come B 950; co1·1·e (3a s.) T 470; cosse.< *conse B 227, SI 110,
il frequente monos. B 549, 622 ... , valendo esso quest più probabilmente forse B 219 e G 205 (rnonos. B 78, B 169, O 16) 1 ; ele G 121 I e cfr.
che sto come nel Saibante), e forse A 189, B 501, SI 306; queste D 276, eUo S II 154 nel solo N. 95 sup., ma nell'altro ms. manca una sillaba);
G 165 e 181, O 196 e 200, T 177, forse O 187 e R 21; tosto I 118, T 322 esi T 171(ma1. exe come H 194 e 197, T 70); fame SI 664 e 692?;
(contro tost A 186, tosto monos. A 456, B 508 ... ); triste (ms. -o) SI 893 faze (sost.) SI 57; fosse T 546 (1• s.), forse (3a s.) 611 (fosse + encl.
+
(contro il monos. B 26); veste B 382 ( dial.), S III 562 (contro il A 451, monos. A 145, 164 ... ); giaxe P 450 (monos. pass.); grame SI 494;
monos. E 98, L pass.). guise (sempre in molte guise, v. addietro) B 205, 278, E 175, H 20, T. 340
(+ dial.); intese pf. B 366; male+ dial. D 102 (mal pass.); mate S I 530
(monos. " 37); mille A 84, 104 1 P 306, S I 687, S III 321, 323, 528
3. Altri parassi toni, che classificheremo secondo un
(1~onos . .>. 80, 86 ... ); plaghe D 39: poesse SII 207 (monos. A 274, 275,
ordine lessicale : 302 ... ); pome T 353, se non va supplito e; quelle D 242, H 179, SI 277,
a) -o conservata: 280, 282, 766, 842, S III 7, 5?.7 1 548, 568, T 602 (ms. -l-), probabilmente
adeso P 257 (adesso bisill. A 183, 437); amigo B 917 (amigo bisill. G 205, O 139, SI 16e120, e quasi certamente (em. da quello ms., essendo
B 460 ... ); bruto T 75 e 315 (se qui non va supplito per); cantemo D 387; spesso fio1· f.) S III 196 e 205 (monos. pass.); i·egname Q 128?; richeze
cibo S III 543; coma (ms. -o e -e) S I 362, 731, 904, S III 17, 317, 751, S I 826; tute B 265, 327, 340, D 340 e I 102 (solo Berl. ), O 196, 200,
forse T 159, non prob. P 393 (com, con pass.); compagno P 131; degno 248, P 173, S I 21, 289, 415, S II 86 e 168, T 142 e 177, forse R 21
T 180, se non va supplito (degno monos. A 136, 138 ... ); dieta, 1. digio, (monos. B 579, O 38 ... ); vosse < -ls- B 574, SI 319 (ms. volse), S II 345
pare, in S I 335 1 401, 433, S III 409 (di(Jio monos. pass.); domino ms. (volse T. 10 sup.) (vose e vosse monos. A SO, 159 ... ); voxe S II 241, P 338
T 509; fagio T 725, se non va supplito <con>firmamento ({agio monos. dove ms. -s- (vox pass.); zeme P 510, S III 102, 534, 585, 586; zese N 72
pasa.1; fazo (v.) T 582 \fazo monos. A 43, 45, 46 ... )); fizo S 1422, S lzesse monos. A 165, 179).
III 63; grepo T 481, forse S III 618; laso (v.) T 219 (lasso monos. pass. ); c) -i conservata:
lasso (agg.) SI 365, 371, 635, 831, 893; liipo, 1. lovo R 125? (lovo monos. bruti S I 147; fali sost. T 63 (cfr. fallo monos. A 44 ... ); fissi D 52
A 410 ... ); loxo D 232 (lox, los pass.); mazo P 54 (solo Berl.); novo (fissevo N 95 sup.; cfr. fissi monos.' 2• pl. B 210 ... e 2a s. A 216 ... );
+
D 387, H 138, T 623 ( dial.) mentre non prob. è quel nove in quelle grossi D 176 (monos. D 238); losi G 34, forse (solo Berl.) D 152 (monos-.
nove trisill. O 139 (bisill. nel v. seg.); oi·o S III 321 e 524? (monos. H 147); mati pro b. F 121; pilli S I 710 (monos. pass. ); tiigi B 631, D 30,
O 273); paregio T 377 (se questo è emendabile in <a>pa1·eg, potrà va- I 142 (Berl.), inoltre (ms. tiiti) S I 617, S III 571 e 616, T 457 e 458
lere aparegio il paregigo di T 626); pezo T 108, forse S I 178 (monos. (monos. A 218 e pass.).
B 68, 616); poco B 117, D 258, T 678 (monos. A 439 ... ); posso G 166,
I 45, Q 23, Q 215 1 S I 320, T 16, prob. P 393 (monos. A 82 ... ); pozO'
S I 213 al.; qiielo P 343, forse T 601 (quel pass.); solart-o D 386; squasso
Questi dati di fatto, e il confronto con le noz10m piu
(v.) T 50 (cfr. squasso sost. monos. M 111); fropo forse in R 14, T 639 correnti sulla lingua di Bonvesin, inducono intanto alle se-
guenti osservazioni:
uese dà fntgi B 278 ... (monos. B 496) 1 oltre s. frugio (monos. B 334 ... ).
E si ricordi il dilecti di V ricordato sopra: per il quale cfr. deleito E 199. 1 In Q 94 e 142 dixe non è affatto probabils: meglfo leggere <si> d.
GIANFRA.NCO CONTINI TRA.TTAMENTO DELLE VOCALI D'USCITA IN ANTICO LOMBARDO 45

1) Le forme piene dei proparossitoni rappresentano d'appoggio alla :finale seguente nesso, solo sembrando esclusa
solo uu'in:fìma minoranza rispetto alle forme apocopate o l'epentesi .(v., p. es., carne + vocale B 835 e 858) 1•
sincopate. All'incontro, la conserva.zione è assai abbondante Fin qui, tuttavia, restiamo .a questo punto: che il lessico
nei parossitoni, e si tratta quasi esclusivamente di bisillabi bonvesiniano ci presenti da una parte una serie, relativamente
preservati dallo scadere a monosillabi; d'altro lato, essa è esigua, di termini con finale conservata, dall'altra un gruppo,
aiutata dalla resii:;tenza apposta d11i nessi comonan tici. assai p ili ilili118roso, d i é:Oppie con :IÌ.D.aìe con,;erva.! a. o cadnta;
2) Dei nessi dopo cui la :finale si mantenga, quelli di e che, se si consideri il fatto come fatto fonetico condizio-
N, s + dentale hanno il maggior numero di esemplari; ma nato, le condizioni siano insomma generiche. Sennonché la
va tenuta presente l'abbondanza lessicale delle combinazioni, possibilita di eonservazione è in Bonvesin fenomeno assai
e che si tratta per lo piu di casi concorrenti con gli apoco- piu generale. Consideriamo anzitutto il fatto grafico; e consi-
pati. In realtà, quelli che preservano meglio la finale dalla deriamolo nei mss. ì= ·· . antichi e migliori, il Berlinese e anche
caduta sono i nessi di r, i + continua; in particolare, di -rn il Toledano, i quali sono esenti, o piu esenti, da quel processo
scoperto non si ha alcun esempio sicuro. d' italianeggiamento a cui andarono sottoposti i codd. quattro-
3) Dt:llle vocali d ' uscita, -i è quella che cade piu facil- centeschi. Essi scrivono, in massima, tutte le finali, anche
mente, -o quella che resiste meglio. Se si tien conto del- quelle che il metro attesta cadute; e si può ammettere eh' essi
1' esiguità statistica dei casi, par di poter constata.r e una pre- si allontanino, in parte 2 , dalla condizione grafica primitiva.
ferenza alla conservazione virtuale di -6, o meglio ancora di Ma tale divario non può varcare certi limiti, giacché da un
-o verbale e avverbiale. Nulla si può dire, naturalmente, circa lato l'uso descritto concorda con quello dell'altro famoso
il colore delle finali serbate, nonostante la presenza d'un usu \' codice di testi milanesi, l ' Archinto ài Bescapè, d'altro lato
(monos.) T 561, che richiama qualche altro esempio setten- I i mss. della Lombardia orientale son li a mostrare la possi-
trionale i; e nulla sull'eventuale sostituzione d'una vocale ' bilità d'una trascrizione eventualmente più rispettosa della
fonetica; sicché abbiam già sott'occhio un indizio non del
' Solo nei testi bolog11esi del GAUDENZI è frequente -u per -o. Non tutto trascurabile circa una possibilità conservativa generale
convince tuttavia l'ipotesi del 8ALVIONI, GStLit. XVI 381 n. , che si
delle finali. Il Berlinese sopprime (ma neppur sempre) le :fì-
tratti in ogni modo di forme centrali: l'osservazione, forse valida per
i frammenti di Rainerio da Perugia, non può allargarsi ai documenti ms. ferrarese del Calvario ecc. Si tratta sempre di vocaboli appartenenti
davvero bolognesi, e in particolare a lu stadu dell' epistolli •Al provido alla IV• declinazione, cosi da legittimare il sospetto che si tratti di
e discret homo ... • (anche in MONACI 'G1·estomazia ', testo 135s, r. 4), latinismi (cfr. spi1·itiJ,sant e le altre forme ricordate da SALVIONI 'Fo·
la quale, se ha forme non locali, le ha. da Brescia (SALVIONI, 1. cit., netica ', p. 146).
p. 383); e certo bolognese è il conàu.ctit d'un atto del 1289 (MONACI, 1 A meno che si verificasse la condizione che s' ha og·gi, per esempio,

testo 136, r. 14). Ma il uostro iisu, come anche lo stadit citato, appar- a Voghera: padai· ma pad1· + vocale (nel testo ristampato dal BATTISTI,
tiene a un gruppo particolare: itsu è pure in un sonetto del bolognese in BhZRPh. IL, 155).
Fabrnzzo de' Lambertazzi (SORRENTO, in Aevum, II, 175); spiritu è in 2 Si veda nel Berlinese, contro l'uso costante delle sonore anche

un testo comasco (A.Gllt. IX 19, r. 23) e in una sacra rappresentazione dove, rimaste scoperte, passeranno in sorde, facio H 59, e in pit'i il noto
giunta in redazione veneta (AD. BARTOLI 'Crestomazia', p. 161); con- errore per pentimento facigio H 48 (in simili casi non mancano nel To-
spectu è in Giacomino da Verona (' Jer. Gel.' 266), cursu e casu in un ledano dicto, fato ecc .).
TRATTAMENTO DELLE VOCALI D 1 USCITA IN ANTICO LOMBARDO 47
46 GIANFRANCO CONTINI

nali, specie dei parossitoni e ossitoni, dopo liquida o nasale, citare il piu lungo testo del Berlinese, il volgare sulle ele-
ha -x (o talora, come il Toledano, -s) da -CEj scrive quand, mosine (B); in esso -ento (-empo), -ente (-ende), -enti (-empi),
dond (donde + encl.), semeiant, frop, quas; e usa promiscua- che delle rime probanti sono le più frequenti, rimano sempre
e solo ognuna con se stessa, la prima in 10 quartine (quelle
mente forme piene e forme apocopate in alcuni monosillabi,
che cominciano coi vv. 125, 233, 313, 481, 589, 713, 737, 937,
quam e quanto, tant e tanto, quent e quente, g1·and e g1·ande,
san e .sancta, q_uest e questo , tost e tosto, crist (M 13) e criste
941; 965), la seconda in 19 (vv. 29, 73, 85, 133, 177, 343, 413,
517, 609, 677, 689, 777, 781, 857, 889, 893, 917, 953, 1045;
(-o), sont e santo, -mente -mente, prend e p1·ende, rend e 1·ende,
e cfr. 845), l'ultima in 3 (vv. 221, 469, 497); altrettanto si
anz e anze, anc e anche, molt e molto, fors e forse, sot e soto,
dica di -ando e -ande, di -01·to (-orpo) e orte, di -ende, -anze,
g1·am e g1·amo, hom e homo, pm· e pm·e, in serpent e serpente,
-oso, e cosi via; lo stesso accade negli altri testi. La condi-
negli sdruccioli miser e mise1·0, pove1· e povero, in quel e quello,
zione delle rime e .ve estendersi alle chiuse d'emistichio: la
el ed ella, bel e bello, fmel e fmello; poco pili in là (poiché
forza della cesura è, irifatti, confermata dall'identità, ]JiÙ su
nel Berlinese scrizioni come savess stanno per errore) va
descritta, delle particolarità grafiche.
il Toledano, scrivendo g_uant, nient, a1·t, ingm·d, asalt, long,
In conclusione: la conservazione delle vocali d'uscita di-
fruct, subiect, degn, tut, vm·es, pos = «posso» ecc. Ora, i
pende, in Bonvesin, da una condizione sintattica; tutte le
mss. usano regolarmente le forme piene in fine di verso o
vocali finali, che non seguano a l, 1·, n dopo tonica, possono
d'emistichio: in particolare, le usano di norma nei dop-
mantenersi, e cadono soltanto se non precedano una forte
pioni sopra elencati, spesso anche dopo liquida o nasale, e
pausa.
usano perfino le forme in -re di alcuni infiniti (solo il Tole-
dano ha in fine d'emistichio des 642, cortes 665, malvas 435,
III. Chi provi a estendere l' indagine ai restanti docu-
nient 644, negli ultimi due casi innanzi a vocale). Comnnque,
menti cli antica poesia lombarda, s' avvede sùbito che essi
le rime, riunendo ad esempio in -an o in -or originarii -ano,
sono ben lontani, in genere, dal possedere quella bontà di
-ane od -oro, -m·i, attestano avvenuta l'apocope solo dopo
fattura tecnica e di tradizione manoscritta che costituivano per
_, n, , r; altri indizi fonetici (giungendosi a ce, ma) consentono
lo studioso di Bonvesin una salda garanzia. E non insistiamo
d'aggiungere .d. In tutti gli altri casi la rima prova altret-
sul fatto, specialmente dannoso a chi voglia guardare le cose
tanto sicuramente il conservarsi della vocale d'uscita ' : basti
in compendio, che manchino edizioni veramente critiche. Di-
i Tralasciamo l'altro indizio, della presenza cli rime quali -ivi, -ivri; ciamo invece subito che dalla nostra scelta andranno esclusi
-emplo -ento (oltre oltro, -orto; -ento, -entro). Per ciò che spetta alla quei testi che per un verso non siano d' indiscutibile origine
costan~a nella quartina della vocale d'uscita, qualche eccezione dovuta
a guasto si rimedia ovviamente : la rima cli I 9-12 è .infa~ti. -i~te, ~i.~
lòmbarda, per un altro non presentino una lezione e, sopra
III 217-20 -enti. In tntto il co1pus si hanno due soh casi irnduc1b1h tutto, un metro soddisfacente. Nel primo caso, gli esempi
(-axe, -axo S I 133-6; -isto, -iste S II 133-6), dei q~~li' il primo fors~ dubbi porrebbero una petizioue di principio, poiché anzi -lo
foneticamente g·ennino. Qnesta sforzatura della lab1h~a dell~ fina~e. e
una vera e propria imperfezione tecnica: i du~ esempi s~no mfatt1 m studio delle finali dovrebbe costituire un caposaldo della :filo-
una stessa opera, probabilmente una delle prime; che siano da mss. logia lombarda, e una norma per il riconoscimento geogra-
meno autorevoli, importa meno.
48 GIANFRANCO CONTINI

TRATTAMENTO DELLE VOCALI D'USCITA IN ANTICO LOMBARDO 49


:fico. Per la prima ragione trascuriamo qui la lauda di Como
edita dal SALVIONI (che è jacoponica), il gruppo pavese quafa stabilire, in ordine alla ricerca delle finali, se s'abbia innanzi
fu costituito dallo stesso SaLVIONI1 il 'Detto' di Matazone un ottonario o un novenario: un verso quale De tuti ben· co-
(in massima conservativo), il 'Pate:i· Noster' (veneto?) del co- me:nçadore 42 può intendersi come un ottonario, in cui va
dice Saibante; esclusivamente per la seconda, le 'Noie' di pertanto letto tut, o come un novenario, nel cui schema entre-
Pateg e i più antichi dei documenti bergamaschi(' Decalogo', r~bbe tuti in forma piena (benché la seconda ipotesi soddisfi
'Sl a ve 11tI . , ecc., con apocopi· a.bbonclant1· se non norma.li)·
11arza . I
- fueglio).?Perciò della norJ indifferente suppellettile di Besca.pè
per la seconda e un po' anche per la prima ragione, il gruppo (èirca 2400 versi) -~lo una parte, quella costituita di ottonarii
delle opere minori di Uguçon quale fu ingegnosamente rico- sicuri, ci è incondizionatamente utile. Diamo qui per saggio
struito dal LEvr. i vocaboli non apocopati che s'incontrano nei primi 700 versi
. A Milano, che è evidentemente il centro della presente (una quarta parte del 'Se1'mone '), tralasciando i brani in
ricerca, Bescapè presenta condizioni affini alle bonvesiniane , aless11.ndrini, ricchi di :finali conservate ma spesso guasti, e
~nche per la grafia. Di più, il cod. Archinto scrive -a; pure segnando in èorsivo i versi che si lessero novenarii:
m :fine di verso o, per le parti in alessandrini, d'emistichio;
alto 11; grande f. 18 ; coma 29, 128; Dèo 26, 41, 82; nocte 51;
qualche rima, pili che scarsa, di -ente con -enti, -orto con -m·ti Zeme 55 ( + dial.1; f"ructo 68 e fruito 88, fruite 85, 117 (monos. 57); questo
significa ben poco in un versificatore che non si mostra so- 59, 72, 75, 80, 488, 545, 551; fiumi 74; logo 80, 524; morte 95; tute 96,
verchiame.nte meticoloso neppure circa il colore della tonica, 118; cose 96; nomi 100, 101; segando 103; serpente 106; ambi 125 e in-
trambi 146; quando 136, 552, 640; santo 155 (+dia!.); inverso 190;
facendo nmare e con i, o con u, anzi, se anche a lui possono
peliçe 205; fano 215; t1tti 220, 539; munda 2211; molte 252; vergene 450,
applicarsi, com'è probabile, i dati della fonetica bonvesiniana 492; populo salvo 500; fato 506; dito 525; Cristo 542; dulcissimo 549;
t
o con ii, o. Per ciò che riguarda i vocaboli non apocopati signo 551; ave 552; molto avv. 555; q-ufrando + encl. 584.
nel corpo del verso, gli alessandrini iniziali dànno segando
avv. 4, t1'ar~ 7, testamento 10; una volta passati agli ottonarii, Ed elenchiamo ora senz'altro le forme che si trovano nel
o~corre anzitutto stabilire lo schema preciso di questo tipo resto del 'Sermone' 1 le quali non dipendano dalla lettura di
~1 verso. E allora bisogna riconoscere che ·lo schema puro novenario:
~ quello d'un ottonario di ritmo trocaico (p. es. Si me adriça superlativi altissimo, cntdelissimi; gerundi apensando, consi-
in quella via 19, e cosi i vv. 13, 14, 15, 26, 29 ... ), ma che liando, facendo, mormorando, parlando (in tre casi), predicando; ave;
non di rado si ha un' anacrusi (p. es. Pw-ti la lux da teneb1·ia averse; avisi; beveinf.; cella(+ dial.); como (ems. -e); conti(+ dial.);
corpi; cri'ano; Criste (una decina di volte); c1·oxe; dato; Dèo (meglio
50'. e c~si i vv. 25, 28, 30, 35, 37, 39 ... , per citare solo i piu che tanto); dito; dixe; dolce; drito (anche+ dial.J; eso, esso (in con e.
evrdent1); che, per di pit'i, nel corpo stesso dell'ottonario son loro); facisti; falso e falsi; fato (abbastanza frequente); fisi; fogo; forte,
frequenti le deviazioni dall' accentazione descritta (p. es. già anche in fortemente; fosse; g1·ande m. e f., anche in grandemente, e f.
pl. ; homo ; inferno; lasemo; logo ; -mente (di hmnelmente) ; merce pi. ;
nel primo verso Alto Deo patre segno1· 11, e cosi nei vv. 12,
meço; molto avv. (una dozzina di volte), molte e multi agg., molte av·.
16, 44 ·- sia in questo Lo una vera anacrusi, sia invece emen-
dabile in 'L -, 54 ... ). Riesce allora, in molti casi, difficile 1 Nel v. 246, Cai·ne de bo e bon capon (KELLER supplisce De al-
1' inizio), leggiamo carne d piuttosto che carn de.

L' 'Italia Dialetta.le ' XI, 4..


GIANFRANCO CONTINI
f TRATTAMENTO DEf,LE VOCALI D' USC'ITA IN ANTICO LOMBARDO 51
50
I! lombardo di cui s'abbia. certa memoria, e che i 'P1·ove1·bia'
verbio declinato (in un caso) o prececlente forte (in tre casi); mimdo;
odi; perde; Pillato; pre,qo; qitanclo (frequente, e anche+ dial.); quelo; (' Castigab1·icon' del LEVI) paiono entrare nella sua « maniera)>,
questo m . n. (frequente, e anche+ dial.), q1tisti; regno (tre volte); re-
Potrà anche darsi, invece, che~, esame delle finali contribuisca
sponde; salvi; sancta; sangue; selle =• sete •; sostene pf. i speso avv.;
stano; storti; superbo; tuta, tuti, tiite (abbastanza frequente); vergene; a far porre risolutamente Uguçon prima di Pateg, e a sepa-
çente; inoltre nasco. rare una buona volta i 'Prnve1·bia' dallo 'Splanamento' (se
no'i1 cl~?Jh~. ( ·~-r-::ie. ':, (~c~:;i. 1n.s.l t-:;~an1a.nrln,t2 d~J JDS. •1cl8.1ttroee11t,e ~c:.o
Come si vede, anche questo spoglio ristretto e, per cosi che i caratteri lombardi sono in gran parte caduti). Sta co-
dire, riassuntivo di Bescapè conferma lessicalmente le liste munque il fatto che i 'P1·ove1·bia' sono eminentemente con-
bonvesiniane, cosi come il prevalere di -o ed -e conservate servativi delle :finali, e Ugnçon poco meno d'essi, mentre
rispetto ad -i. E il milanese dell' ultimo '200 par presen- nello 'Splanamento' gli esemplari apocopati si fanno abbon-
tare davvero l'estremo limite di conservazione delle vocali danti.
d'uscita. Se ci si trasporta a ·Bergamo e a Brescia, i testi ! Dei 'P1·ove1·bia' e del' Libro' di Uguçon (continuiamo qui,
piu genuini della prima città (specialmente la 'Passione'), e i con il ToBLER, a chiamar l' opera maggiore con questo titolo
sopra tutto quelli della seconda (alludiamo all'altra 'Passione' f complessivo) bP.sterà recare pochi saggi, ricavandoli ad esempio
del BoNELLI, che ci darà prossimamente nuovi inediti) atte- dai brani che ne dà il MoN ACI 1 • Nei 'Proverbia ' non solo le
stano perfino con la scrittura la totale caduta delle :finali.
È vero che non si è molto informati sulla data di questi
~.;.
:finali sono di norma serbate, ma (oltre a qualche caso di
dialefe, dopo bele meglio che dopo ei·be 58, dopo le 88, 1·e-
componimenti, i quali a ogni modo non si potranno far scen- gniio <-A VIT 101, mali 194) talora vanno ripristinate le vo-

dere molto in giu nel secolo XIV, dato il genere della pro- cali cadute: Z<o> 111(cfr.116 e invece 155), q<e> entr<o>
duzione; ma una diffenmziazione territoriale è ben chiarn: + àial. 123, co1·s<e> 127, om<o> 135, t<o> opp. ben<e>
anche se sia esagerato vedere nel territorio nordorientale 162, quand<o> opp. om<o> 187, ai·t<e> 192, nd<e> 216.
una piu stretta continuità con la Ladinia, per la quale parle- Dopo nasale o liquida (specialmente r) s' alternano in 'ìne
rebbe pure la conservazione dei nessi con L in alcune valli cl' emistichio forme piene e apocopate; qualche volta ocèorre
bresciane e bergamasche 1, ma a cui s'oppone la differenzia- apocopare nel corpo (como 138, cfr. com, con pass.; plene 88).
zione già antica nei riguardi di -s. Il limite opposto è rap- Dopo muta, sibilante o nesso si danno i seguenti casi d' apo-
presentato dai testi del Saibante -Hamilton, appartenenti per cope: plas 6, nas (ms. nase) 17, portas (ms. portase) 21, quand
età al primo '200 e per territorio tutti a Cremona, come
t ' Onstomazia', pp. 139 sgg. e 110 sgg. Diamo pure la numera-
tende a credere il LEVI, o al massimo alla zona che va da
zione del MONACI (la quale è per vv. anche per i 'Proverbia ',mentre
Cremona a Lodi. E qui la graduazione posta dal voN ETTMAYER I
! quella del TOBLER è per quartine). In Uguçon occorre tener conto del
non sembra esattissima. Si direbbe eh' egli è partito da una I metro verso per verso: nella seconda parte si ha l'ottonario come in
cronologia pregiudiziale, quella che per solito spontaneamente Bescapè (ma con l'anacrusi quasi di norma), nella prima l'alessandrino
t (che è pure il metro dei 'Proverbia' e dello 'Splanamento ') si alterna
s1 stabilisce in base al fatto che Pateg è il piu antico poeta

1 AGlli. I 303-4.
l col decasillabo nell'accezione francese (p. es; S' el li remenbra) (del fogo
e del calar 5) .

('
52 GIANFRANCO CONTINI TRATTAMENTO DELLE VOCALI D'USCITA IN ANTICO LOMBARDO 53

37, 64 e 81, mes 49, p1•end 75, scrit (ms. scrito) e trovat (nis. (ms. desco) 225, cfr. apostolico qnadrisill. 78 (se non è un apostolio sul-
1' a. fr . .apostoile, prov. apostoli).
trovato) 95, andas 103, sc'rit opp. t1·ovat (ms. -to) 105, grand
152 (e grand, ms. grande 57), scos 155, ond 164, tant 174,
ancis 178, 181e195 (dove ms. aucise), curt 201; si può dunque Nello 'Splanamento' di Pateg, in fin di verso o d' emi-
avere caduta, sopra tutto in monosillabi, dopo sibilante, dopo stichio le liquide e le nasali restano spesso scoperte, e cosi
dsntals -9 dopo nesr:.:o di continua + dental e, senza da·vvero talor"" -s e -t, -nt (dis, tant, çent, mat f:'-CC .; inoltre cfr. fave-
che si debba ricorrere a una fehlerhafte Nachbildiing der lant 70, omililat 114). La caduta delle finali è di rado atte-
Ve1·se der afrz. Voi·lage o comunque correggere il verso. Si s.tata dal solo metro (p. es. in nome l, done opp. le 9 ecc.),
noti che si sono tralasciati gli esemplari precedenti vocale per solito anche dalla grafi.a; e poiché l'apocope è qui addi-
(p. es. çent I, fm·t 37, verd 50, temp 51, blanc 80, meç 100, rittura la norma, cambiamo il criterio dello spoglio, si da
est 129 contro este 23 e 63, lez 145, enfid 164, cognosc = -k registrare le voci con vocal d'uscita serbata. Trascurati i casi
224 ecc.), come si tralasceranno in Uguçon (p. es. tost 63, de- ir: cui segua enclitica, e ogno (i testi lombardi hanno rego-
slavad 132 ecc.), non potendosi eliminare il sospetto che si larmente -a), troviamo :
tratti d'elisione; se in qualche caso occorre già la sorda da t spfrito 2, mati 9 o mato 61, 183, 235, 258 (ace. mat 206, 217 ... ),
sonora riuscita finale (m·t Prov. 229, soaf Ug. 71 e 140, ca- ~ boni 8 (ace. bon pl. 604}, vorave 14 (ace. seraf 94,pora/480 ecc.), trovo
1·itat Ug. 208), l 'abitudine del Saibante all'elisione è provata 15, poco 20, tropo 23, 47, 335, 374, 395, 560, 565 (ace. trop 553), qualqe 25,

dal suo lasciare scoperto innanzi a vocale perfino -rn (infm·n t


!
90, 186, 271, 327, 341, 406, 551, 570, teg1mdo 27, omo 51, 57, 59, 63, 97,
117, 175, 201, 216, 225, 244, 245, 247 (+ dial.) , 249, 258, 276, 317, 321,
Ug. 69, toi·n per torna Splan. 110, forn Prov. 200 in fine 343, 357, 361, 441, 446, 449, 484, 501, 516, 52L, 589, 545, 546 (ace. om
d'emistichio). 49, 55, 57 ... ), como 56, 60, 224, 267, 325, 366, 558, 561 (ace. com, con
.Anche in Uguçon si hanno esempi di dialefe, dopo caçe 23, pass.), elo 62, 143, 310, 312 ed ele 425, 1·esponde 49, elise 60 (ace. dis
pass.), mondo 68, 189, 302, 337, 391, 466 (ace. mond 287, 349 ... ), soli 70,
quando 61, spesso 86; e casi in cui va ripristinata la finale:
qttando 71, 107, 459, alte 125, adesso 132, questo 133, 290, 337 (e cfr.
molt<o> 63, mo1·t<e> 75, dis<e> 201. Piu numerose che sto pass., ace. quest 264), gucwde cong. 146 (ace. g . •,rd 552, 600), perde
nei 'Prove1·bia' le forme apocopate dopo liquida o nasale in 152 (ace. perd 156, 290, 514), pi·ende 155, iusto 165, umili 170, quanto
88 e 123, strimento 95, fose 96, tuti 97, 194 e titto 238, 414, 572, 593
fine di verso o d'emistichio.
(a.e.~. titt 216) e tute 295, 318, 391, 477, geste 98, dito 109, 396 (ace. dit
405), fmito 111, entrambe 114, tosto 121, 415 (ace. tost 174, 528, 578),
Apocopi dopo sibilante: tanto 124, 209, 237, 312, 366, 559, sainti 171, ensteso 174 (e 541?), oto
198, segando 203, volçe 213, pm·ole 215, ~25, sete 218 lcfr. set 222), testo
malvas 9, pres 68, dus 77 (fìue em.), veras 133, fos 141, eros 238, ogli 269 e oclo 587, soto 286, 332, 573 (ace. sot 548), nete 295, pe-
(ms. ci·ose) 161, tramis 262; dopo liquida+ s: pars 175, ·vols 178 ; dopo cato 316, carne 326, umori 328, pense 329, sce·r nido 331, trate cong. 352,
dentale o nesso di continua + dentale: grand 8, 23, 28, 69, 74, 220, vero 358,presso 361, dolce pl. f. 367, dreti 368, quelo 309 (ace. quel pass.),
233, 237, 2!2, 276 (pl.), 278, molt 74, 21:7 e 272 (dove ms. molto), sa- serve v. 370, 476, fo1·si 380 (ace. fo1·s 25, 29, 53, 446), rari + dia!. 387,
crament f. pl. 97, longamen 129, demorad 144, sa.nt 203, cfr. inoltre anci 393 (cfr. anzo + encl. 578, ace. anz 16, 78), onde 394, poqi 398
spfrito bisill. 124. Poi, dopo ~: regoi (ms. regoio) 233, consei (ms. con- e poqe 473, rico 414 (ace. rie 410, 459, 460 ... ), molto avv. 415, riqeçe
seio) 248 e 249; nella desinenza -g < ~: dig 51 , qig 52, 81 e quig 82, (o -ce) 419, 427, 465, aquele 423, meio 450 (ace. mei, miei, meig, mieg
83, 194 (ms. qitili), 207, quareig 92, ig 271, 278; dopo guttural~: desc pass. ), bruto 453, avaro 454, entrego ib., laro 465, inferno 456, credence
fr

I'
54 GIANFRANCO CONTINI TRATTAil1ENTO DELf,E VOCALI D'USCITA IN ANTICO LOMBARDO 55

492, recordando 496, bele 497, nuio 500, terpo ib. (ace. temp pass.), priege Esaminando piu attentamente le condizioni del lombardo
508 (ace. preg 597), 'niilrte 525, forte 529, debito 536, temporivo 543,
moderno, si constata nel milanese l'esistenza di nessi co.nso-
rende 549, cento 550, cotanto ib., monle 558, morte 572 (ace. mo1·t pass.),
niente 573 1acc. nient pass.), grandi 575, vole 583, peço 586. nantici (oltre a quelli di muta + liquida) «di faticosa pro-
nuncia '» i quali non possono restare scoperti all' uscita;
Anche qui è sopra tutto notevole il prevalere della con- caduta pertanto -e o qualunque altra vocale d'uscita, si ricorre
servazione di -o, .9 . acl a co1ne a. voc2Je d' 8.ppoggio 1• Si tra.TJg per lo più di
liquida + altra liquida o nasale; i nessi elencati o comnnque
IV. - In linea astratta, i fenomeni ora descritti si possono studiati dal SALVIONI sono: -rl-, -rn-, -1•m-, poi -1·v-, -il-, -ir-,
interpretare in due modi: o come fatti autentici ed autoctoni, -in-, -sm-, e anche -rt-, -g'!f-, -lm-, -lv-, -mb-, -1"P-· Testi an-
o come effetto di quella lingua letteraria settentrionale che tichi e dialetto moderno concordano adunque in un partico-
avrebbe indotto tendenzialmente a un ripristino délle vocali lare delicato: la resistenza opposta da determinate combina-
cadute. Non si può indagar qui :fino a che punto consista zioni, specie di continua con altra continua.
questo mito del « volgare illustre " altoitaliano; ma per quanto Alcuni esempi di località. a occidente o a nord di Milano
riguarda il nostro argomento: se come suo centro di diffu- dove le :finali si conservano sono abbastanza noti nella lette-
sione si assume, secondo l'idea corrente, Venezia e il VeIJ.eto, ratura~. L' A.scoLr ", 1.frca.to anche dal MEYER-LUEBKE, ricava
ecco Bergamo e Brescia, coi loro testi anche per la grafia dal BrnNDELLI per Borgomanero: omu, p1·ilmmu, colu, grassu,
rispettosi della fonetica dialettale :fino allo scrupolo, inter- bsonu, silbtu, san e salvu, legrit, mortu, persu, viistu-lu, g'iistu,
rompere la continuità. geografica con Milano e la Lombardia pm·i, (ami, tilt-cussi; e insomma per Borgomanero siamo in-
occidentale. Se poi s' intende il « volgare illustre " come pro- formati 4 circa la generale conservazione ~elle :finali -o (come
dotto simultaneo di centri concorrenti, s' oppongono a quel- -u), -e (come -i), -i; cosi come sappiai;io che, poco piu a nord,
1' ipotesi i caratteri interni dei fatti in discorso: la loro
dipendenza quantitativa da condizioni cronologiche e geo- ' SALVIONI, 'Fonetica', §. 107.
2 Tali esempi sono giunti alla letteratura attraverso le versioni del
grafiche, certa coerenza lessicale, il costante prevalere nella
BIONDELLI, del PAPANTI (p. es. p. 283 per Busto Arsizio), e anche, per
conservazione di -o, poi di -e, dei bisillabi, delle vocali dopo
Galliate e Borgomanero (pp. 4-5), del RuscoNr, 'I parlari del Novarese
nesso; inoltre, e sopra tutto, la concordanza con i fatti mo- e dellct Lomellina', Novam 1878 (ricordato pure dal VON ETTMAYER).
derni. A questo punto, l'ipotesi dell' ambizione illustre non 3
AGllt. II 152. Il l'IIEYER-LUEBKE (L cit.) ripete Emche l'errore
riesce n~ppur necessaria alla spiegazione del fatto grafico: dell' ASCOLI, • al Lago Maggiore•.
4
Dal lavoro, purtroppo non scientifico, di G. PAGANI, 'Il Dialetto
si è visto infatti che il mantenimento delle :finali nella scrit-
di Borgomanero', in 'RILomb. LI (ess. di finali serbate a pp. 608-9).
tura, oltre che nell'abitudine, normale anche in molti copisti Si noti, circa la difficoltà del nesso 1·n all'uscita, che cm·ne suona
centrali, di dare intere le parole tronche, trova per Bonvesin car (p. 611), analogamente a quanto accade in altri dominii romanzi
(francese, friulano), mentre il provenzale ha non solo enfer, tor ac-
la sua origine nel fatto che quelle vocali contavano virtual-
canto a -rn (oltre a ehm· eh' è un france~ismo), ma anche cart, fort
mente sempre, e contavano effettivamente, in particolare, in accanto a -1·n (LEVY 'Petit ·Dictionnaire ', s. v., e cfr. OHABANEAU in
:fine di verso o d' emistichio. Ro. VIII 111).
56 GIANFRANCO COI rrNI TRATTAlllENTO DELLE VOCALI D ; USCITA IN ANTICO LOMBARDO 57

la Valsesia, oltre a -i del f. pl., ritiene in certi casi -u ed -i t. per ZOPPO (191): zplpu a Bienate, sppe a S . Angelo;
Sempre l' AscoLI i dà, specialmente dopo n esso, per Oggiono per GOBBO (187): gijbit a Bienate e a Galliate [dove=
nell'Alta Brianza: tpntu ; e per Busto Arsizio : ho 'iistu, I la gobba'], gijbe a S. Angelo, inoltre cfr. uiJlb a Castiglione

coldu, g'l'endi s. e pl., tento, intento (e tenta pu), affaccio, tent d'Adda, gp/b a Cortemilia e a Corneliano d'Alba, gijb a Oa.-
pizzi, pa'l' chento , marchenti, cerchenti, pocco, inenzi, sento, do- stelnuovo d'Asti (sonora riuscita fin ale non passata in sord a) ;
menclo, almenco, enchi , ne-nchi , senghi, i ghembi, tasi !, casi. ]','f a per ' topo fpiccolo) ' (-±44): r mit9 a B crg')ffi9.l!ero, ratu
purtroppo le informazioni che possediamo sono frammentarie; a GaÌliate, ?·atii a Bienate, mte a S. Angelo;
e si chiarisce ancora una v olta l'utilità delle raccolte regio- per OTTO (287): vpt9 a Borgomanero, vpte a S. Angelo;
nali, fatte cioè da chi possa impostare la scelta delle località per SETTE (ib.): sgt(J a Borgomanero, s~tl? a Galliate, s~te
e il questionario in base alle esigenze particolari d'una zona a S. Angelo;
particolare, e lasciare, senza troppo impressionarsene, che per NOVE (288) : npjv? e -vi a Borgomanero, npjvi a Gal-
in quella scelta gli schemi fonetici abbiano un posto pari, li«.te, nçilvi a Bienate, noJvc a S. Angelo;
o magari superiore, ai criterii lessicali. In m!J,ncanza d'una per DIECI (ib·): d(Jj/(J a Borgomanero, -Ji a Galliate;
simile raccolta, ci si varrà di alcune carte dell' AIS come di ~!
per LEGGERE (768) : (oltre l' Ossola e il Piemonte di là
strumento indiziario. Troveremo allora 3 : dalla Sesia) l~fe a Nonio, l~tJi a Pianezza, lçl/i a Borgoma-
per BELLO (tav. 180): b~lu a Galliate; nero, -i a Oarpignano, l@lde a S. Angelo;
p er PELO (92) : um p(Jjl9 1 pl. i p @Jli (e piltiJ/9) a Galliate; per LEGGE (ib.): l~ l/e a Borgomanero, l(JJjjé a N avara,
per NASO (168) : najJii e -u sempre a Galliate; l(Jl/e a Vigevano e Montu Beccaria;
per PARADISO (806): pa'l'adijfy, a Borgomanero, -fu a per OCCHIO (101): (igy, a Pianezza, çigu e pl. -i a Galliate,
Galliate; 9Jge a S. Angelo;
per 'grembo' (129): slcosa a Galliate, Vigevano, Cozzo, per GINoccmo (162) : rJénogy, e -pl. rJijn9rJe a Selveglio di
Bereguardo, Isola S. Antonio, lVlontù Beccaria, S. Angelo Lo- Riva Valdobbia, pl. finp/rJi a Piam 'di I:ettinengo 1 rJilnogu e
digiano, Milano, skpjs~ a Godiasco [dove l' -a dev' essere vo- pl. -gi a Pianezza, ginçirJ1t (anche -!'i'd) e pl. -ojgi a Bienate,
cale d' appoggio, cfr. REW. 3 7986, 2]; fenorJI? e pl. · rJi a S. Angelo;
per TETTO (221): teddti a Pianezza di Borgosesia; per SPECCHIO (675): spijrJu a Galliate, spl}ge a S. Angelo;
per Poco (840): _ppjky, a Borgomanero, -ky, a Galliate, per LUFO (434): lUJvy, e pl. -i a Borgomanero e Galliate;
ké a S. Angelo; per Gruoco (740): golgti a Borgomanero e -u a: Galliate,
rJu/gu a Bienate, golge a S. Angelo;
1 T. SPOERRI, 'Il dialetto della Valsesia', in RILomlJ. LI (pp. 406-8
per BOSCO (530): buskhy, a Borgomanero, bçsky, a Gal-
per le finali conserva te).
liate, buskii a Bienate, buske a S. Angelo, b9ske a Corticiasca;
2 AGlit. !. cit. e I 295.
3 Trascriviamo secondo il sistema di questa rivist a, t rascurando per SANTO (808) e SANTI (780): sélnty, e -i a Borgoma-
qualche volta il colol'e della tonica o la precisa articola zione delle con- nero, saento e -tji a Galliate, sal?ittt e -nti (oltre -né) a Bie-
sonanti. n ate (e identico pl. a Magnago), sante e -ti a S. Angelo;

'•
,.
I
58 GIANFRANOO CONTINI TRATTAMENTO DELLE VOC ALI D'USCITA IN ANTICO LOMBARDO 59

per FORTE (186): fplrtu e pl. -tt a Galliate, pl. f9lrti a scarolo, f9rne a Corticiasca, fiwn" a Introbio, f9rnu a Como,
Bienate (dove pure 1·9biistu); fulniu à Monza, f01·n'lf e fulrnu a Milano , f1frn9 a Marti-
per CORPO (87): l'avvertenza 'non diciamo kpl1pit ' a nengo, fu1·nr;, a Crema, fulrn9 a Cremona, fuf'ne a S. Angelo,
Bienate; mentre l'Emilia e il Pavese, la Bresciana e la Bergamasca
per 'cieco ' (188) e pl. : pl1·b1i e -j a P ianezza, 01·bu e danno rispettivamente le forme in -ren, -rçn.
-Ò': (o -bi) a C>trpi g n'M\0 1 G'o!.ll i::i"t e e B ien::ite , 1;wbp e -? a Ber- ·!3ùn,.. hé ·•;n- I'Ylr.,.10 fra·ì~r,"'•6'1~9--~1,.. .::,. 1-,·1 l·•ti
v~v --V . ..-
~-.,....; ..·1'!·-""''-L--,oc·o ·:·•1.:..0.i·
- --l.-'-.1.. _ _ _,L!"<. v-'.L .. J _, !. .._..__ ;:,.!,.·a
'..J !_\;~1 •. •--.)

gamo, dfb? e -j a S. Angelo, pl. pl1·bi a Cozzo; però chiaramente documenta to che le finali si mantengono
p er ORSO (433): 9lrs1i a Borgomanero, ~ilrs'lf a Galliate, assolutamente (anche dopo sibilante e dopo liquida), o al piu
ursu a Bienate, ufse a S. Angelo, 91·s9 a Martinengo, 91·se a si sostituiscono con una vocale d'appoggio, in una ristretta
c orticiasca; zona tra la Sesia e il Ticino; man mano che si passa a con-
per DOR>ìill (651): dr;rmè a Ornavasso e -a a Borgoma- siderare le finali seguenti consonante muta, la zona conser-
ner o, d?·ijme a Galliate, dij1·mi a Bienate, dijrme a Corticiasca, vaLiva si amplia a nord e a sud di Milano (Bienate, S. Angelo
d01·ml! a Milano, Vigevano, Bereguardo, Montu Beccaria, Ri- Lodigiano), e si estende ancora (Corticiasca, Martinengo) per
volta d'Adda e Martinengo; drpmè a Cozzo e Isola S. An- le finali seguenti nesso; per il nesso di R + nasale la con-
tonio , d?·{jme a Godiasco, dprme a S . Angelo , dorma a Monza servazione, nel se nso anzidetto, si allarga a quasi intero .il
(e non citiamo in particolare tutte le località, oltre che pie- territorio lombardo non alpino. Prescindendo ora da tale con-
montesi, della Brianza, della Bergamasca e della Valtellina dizione particolare, è da aggiungere che una parte del terri-
dove una :finale persiste) ; torio dove le finali sono cadute mantiene la sonora-all'uscita:
per INFERNO (807) : imfl}rn?f a Borgomanero e -u a Gal- r
cosi il vogherese I ha olg, na I ecc.; e qui l'allungamento della
liate e Novara, imfernu a Bienate e a Colico, imfrrnu a Como, tonica dev' essere un allungamento di compenso per la caduta
Rivolta d'Adda, Moia di Albosaggia, Monza e Ligornetto, della vocale :finale; sicché alla nostra zona va aggregato,
-e a Corticiasca, -9 a Introbio, Bergamo, Brescia e dintorni, quale sezione geograficamente e stc_icam..ente distinta, quel
imfçlrnti a Canzo, imft;rn'lf e imft;lrnu a Milano, imf~rnf(- a territorio (pavese) dove persiste l'allungamento di compenso,
a Crema, imf.erntt a S. Angelo , imf~ l1·nu a Cremona, imfl}1·nu ma le sonore son già passate a sorde. Resta cosi individuato,
a Pescarolo, mentre l'Emilia, l' Oltrepò, la Lomellina e il proprio attorno a Milano, un anello in varie fasi conservativo.
nordest della. Lombardia (d'accordo con gli antichi testi ber- Questo risultato interessa anche il modo con cui va accolte"
gamaschi) danno le forme in -ren, -1·an; un'acuta precisazione del JlilEYER-LUEBKE 2 : dagli esemplari
per INVERNO (314): imv!!lrntt a Borgomanero e Galliate, conservativi di Borgomanero ·e della Brianza egli inferi va
imvl}lrnu a Bienate e Canzo, imv!!l1·ne a. Corticiasca, imv!!J•n'lf
a Introbio, imvçrnP a Stabello e -9 a Rivolta d'Adda e Marti- 1
Nulla sull' importante fenomeno nel mediocre articolo del Nrcou
nengo, imv~1·nP a Pescarolo, imvçfnl} a S. Angelo; 'n dialetto moderno di Voghera' (in StFilRom VIII), ma vedine esempi
per FORNO (239) : f9lrn1f a Borgomanero, furnu a No- (sçid, avr~v, pelegrinag, nemij' ecc. ) nei suoi testi (pp. 247-9, e ora anche
presso BATTISTI, 1. cit .) .
vara e -9 a Galliate, furnu a Bienate, Canzo, Colico e Pe- ~ ItGr., p. 67.
6Ò GIANFRANCO CON'l'INI

che la concordanza dei varii dialetti settentrionali nell' apo-


cope delle vocali d' uscita dovesse essere casuale, e anzi le
condizioni della Lombardia occidentale determinate sopra
tutto da influssi provenienti da est o da ovest. Di tale affer- V. LONGO
mazione almeno la prima parte appare esatta: la caduta delle
finali è 1rn f at.to che muove da p ar ecchi centri innovatori;
ma uno di tali centri, che si ·riesce a isolare e distinguere
bene, è appunto Milano.
Poume ernrrnlioni al 'Dizionario Dialettale ~elle tre [ala~rie ·
Gli antichi documenti presentano adunque, in ordine al di G. ROHLFS
trattamento delle vocali d'uscita, uno stadio intermedio; e
per riconoscere esattamente quale fosse tale stadio in 1·e1·um
natu1·a, occorrerebbe esaminare, per ragion di confronto, le Dal prof. RoHLFS che ha dimorato si lungamente in Ca-
" zone grige » intermedie fra il territorio che conserva e il labria e al quale noi Calabresi dobbiamo molta riconoscenza
territorio che apocopa le finali (Alpi Apuane, Frignano, per aver promosso un rifiorire di studi sui nostri dialetti,
Basso Po ecc.). Se queste zone, almeno in parte, paion pre- eravamo in diritto di attenderci quella raccolta completa del
sentare piuttosto un' alternanza di forme piene e di forme patrimonio lessicale calabrese che ancora manca e che è tra
apocopate, in compenso si è visto che qualche località del- i nostri desiderii piu vivi.
1' anfizona milanese (come, del resto, piu d'una di quella zona Egli, a giudicare da questo primo volume, il solo pubbli-
grigia) dà le :finali in uno stadio d' affievolimento e d' evane- cato fin qui, ci ha dato invece un semplice lavoro di compila-
scenza (gil!git, m·bi ... ). Forse, più che a questo grado natura- zione in cui si è limitato a fondere, insieme coi mat,eriali che
listicamente mediato fra la forma anteriore e la seriore, gio- già figurano nei varii lessici a stampa, quellì di raccolte ine-
verà aver l' occhio, in generale, all'alternanza dipendente da dite messe a sua disposizione e pochi ~vocaboli raccolti da
cause sintattiche; a questa soluzione paiono infatti alludere lui. Un lavoro siffatto, : :· :i.tre offre ai dialettologi ben
e il modo con cui le forme piene si riabilitano innanzi a forte poco di nuovo, si può dire che non risponda neppure a scopi
pausa, e la constatazione che, entro il verso, nella maggio- pratici per le molte lacune e inesattezze che contiene.
ranza statistica degli esemplari conservativi si tratta di bisil- Credo di far cosa utile agli studiosi, correggendo in questa
labi assodati contro un minacciato monosillabismo. Rivista le piu gravi inesattezze ed aggiungendo in grnfia
GIANFRANCO CONTINI
fonetica i i vocaboli di Cittanova, della mia parlata nativa, che
mancano nel ' Dizionario ' del RoHLFS.

1 Tengo distinti i due suoni d < D e <J,< -LL-, avvertendo per


altro che tale distinzione e anc01·a possibile avvertirla, benché tenuis-
sima, solo tra il popolo di campagna; in città, jnvece, non corre oggi
nessuna differenza, quanto al suono, poniamo, tra p~di PEDE e p~q,i
L' ITALIA DIALETTALE ·L'ITALIA
SOMMARIO DEL VOLUME XI.
DIALETTALE
RJVIST A DI DIALETTOLOGIA ITALIANA
t SA.LVIONI C., Illust1·azioni dei testi di Cavergno
1
DIRETTA DA CLEMENTE MERLO
(valle Maggia) edite, con aggiunte, da C. MERLO pag. E PUBBLICATA SOTTO GLI AUSPICI
32
t SALVIONI C., it. cipigiio, it. dicevole, sen. pancella
DELLA R. SCUOLA NORMALE SUPERIORE
CoNTINI G., Per il trattamento delle vocali d' uscita
33
in antico lombm·do .
LoNGO V., Postille e correzioni al 'Dizionario Dia-
» 61 VOLUME XI
lettale delle tre Calabrie' di G. Rohlfs .
MERLO Cl., laz., ecc. [g)rava <grossa pietra, rupe•; tosc., 86 e L' étude du développement des ~a.ngnes n' est poesible
qu.e. parce que les conservations de l' éta.t ancien et lee inno-
it. sett., ecc. wwa •frana e sirn. >
vat1ons présentent une régule.rité :>.
CAPPELLETTI Gius., Glossm·io del dialetto tedesco A. M.EtLLET 'Introd. à l' étude comparat. d~3 "
langues i. -eu,..' ~ ' éd. (1934), p. 26.
dei Tredici Comuni Veronesi (con annotazioni 87
etimologiche e comparati've di G. Battisti)
"
113
PISANI V., nap. (gerg.) ghillo; ancora skjaffeggare .
''
BoNELLI Gius. e OoNTINI Gianfr., Antichi testi bre- .'!'
115

:MERLO
sciani
Cl., laz. l'ivtirtJ, ecc. •pennecchio di stoppa, e sirn. •
151
lI
BOTTIGLIONI G., Etnog1·afia apuana (Alla II Mostra 153
celebrativa del marmo)
:MERLO Cl., tosc. bac·uccola Oorylus avellana silvestris;
184
it. l. fabagèllo favaggine
RASSEGNE: PisA.NI V., Latino e lingue i.e. dell'Italia
antica (1929 -1934) > 185
S. T. I. D.
PRATI ANGELICO, I Vocabolari delle parlate ita- ·
234 Stabilimento Tipografico de. ' L'Italia Dialettale ,
liane (Risposta a una critica) 241 Geronte: UGO SIMONCINI

PISA , MCMXXXV
Correzioni 243
Indici (e. MERLO)

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