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POESIA POPOLARE E POESIA POPOLAREGGIANTE.

PARLATO E SCRITTO NELLA "NENCIA


DA BARBERINO"
Author(s): Vito R. Giustiniani
Source: Lares , Aprile-Giugno 1995, Vol. 61, No. 2 (Aprile-Giugno 1995), pp. 237-247
Published by: Casa Editrice Leo S. Olschki s.r.l.

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POESIA POPOLARE E POESIA POPOLAREGGIANTE.
PARLATO E SCRITTO NELLA NENCIA DA BARBERINO

1. Quella raccolta o meglio congerie di pochi rispetti di buona fattu


di molti rispetti rudimentali, sciatti nella grammatica, zoppicanti nella m
trica, nota col titolo di Nencia da Barberino e comunemente attribuita a
renzo dei Medici, non meriterebbe certo l'impegno e l'accanimento co
negli anni Trenta e Quaranta si è discusso (e certamente in futuro si cont
nuerà a discutere) sulla sua natura, origine, composizione, se il suo sc
valore poetico non fosse compensato da un notevole interesse cultura
linguistico. La Nencia infatti si può considerare in assoluto la prima r
ta, sebbene preterintenzionale, di canti popolari. Formatasi nell'ulti
quarto del Quattrocento, essa precede di tre secoli le Stimmen der Völker
Herder, da cui procedono a lor volta le numerose raccolte di canti pop
compilate durante e dopo l'epoca romantica. Inoltre essa è uno dei rar
cumenti che aprano uno spiraglio sul rapporto fra il parlato e lo scrit
epoche passate,1 rapporto che è ora al centro della ricerca linguistica.2
«Preterintenzionale» si è detta questa prima raccolta in quanto n
muove da un interesse demologico alla maniera moderna: la ragione ch
spinto l'ignoto o gl'ignoti compilatori a metterla insieme è di tutt'altra n
tura e va cercata in una costante della civiltà italiana, che in fatto di
ratura è più «civile» (cioè cittadina) che maiģ Gl'italiani hanno ereditat
romani la nostalgia della campagna (O rus, quando te aspiciam!)y ma nel c
tempo, a differenza p.es. dei tedeschi che hanno sempre tenuto il Bau
considerazione, hanno guardato al contadino con marcata sufficienza
nel Boccaccio esso appare volentieri come un sempliciotto. Lo stesso te
ne di «contadino» (abitante del contado) ha voluto essere un eufemism
sostituzione di quello originario di «villano» (abitante della campagna
sendo i modi di fare del «villano» presto diventati sinonimo di rozzezz
termine avendo acquistato sapore offensivo. Ma la degradazione sema
è continuata, e i villani o contadini che si chiamassero sono poi diven
«rurali» e ultimamente «coldiretti» (coltivatori diretti), in attesa di altri
femismi.

1 Traduco così i termini inglesi orality e literacy o quelli tedeschi Mündlichkeit e Schrif
keit. In italiano c'è il termine oralità , ma scrittura non mi sembra abbastanza specifico.
2 Per l'italiano, in «Romanische Forschungen», CV, 1993, p. 231-255.

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238

Quei rispetti
ria di esser n
tutto del mo
ni: la bella h
di quaranta;
una madia v
baciata, è pi
gran cose, m
ze, come il m
nella, nonch
con la bella
spetti è prob
tengono le al
un passatemp
brigata riune
pure nella vi
Colà second
serie di rispe
ciclo di rispe
te Nencia e
ga i vari risp
rispetti spic
32-33-34, 5 s
no da attori

32 (Vallera) 33 (Vallera)
- Nenciozza mia, vuo' tu | un poco
[fare [poca,
meco alla neve per quel s
[cello. -
(Nencia) (Nencia)
~ Si, volentieri, ma non me la soda
troppo, che tu non mi facessi male.
(V allera) (Vallera)
~Nenciozza mia, de!, non ti dubi- -
[tare,
che l'amor ch'io ti porto si è tale, ch'i' veggia il tuo bel viso, tanto
[bello,

3 La bianchezza e morbidezza della pelle è sempre stata ambizione della contadina bruciata dal
sole e indurita dalla fatica e forma un antico topos letterario. Si pensi al Cantico dei Cantici e al detto
«nigra sum sed formosa» (1.5), dove sehorab non significa «nera», ma appunto «abbronzata».
4 Vedasi il mio lavoro II testo della Nencia e della Beca secondo le più antiche stampey Firenze,
Olschki, 1976 («Biblioteca di Lettere italiane», 16), p. 29 ss., al quale si rimanderà nelle note se-
guenti come Testo.
5 I numeri sono quelli della mia edizione.

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PARLATO E SCRITTO NELLA NENCIA DA BARBERINO 239

che quando avessi mal, Nenciozza al qual rispondon tutti li tui mem
[mia.
colla mia lingua te lo leveria. - si che | a un'angioletta tu m'assembri ~

34 (Vallera)
- Cara Nenciozza mia, | i' aggio inteso
un caprettin che bela molto forte. -
(Nencia)
- Vientene, giù, che ('l) lupo sì l'à preso
& cogli denti gli darà la morte) ~
(Vallera)
- Fa' che tu sia giù nel vallone sceso,
dagli d'un fuso nel cuor per tal sorte
che tu l'uccida, che si dica scòrto:
«la Nencia il lupo col (suo) fuso ha morto». -

È probabile che questi tre rispetti, che includono una partita a pallate
di neve fra i due, con l'intervento di un terzo attore mascherato da lupo e
forse anche di un caprettino, il tutto accompagnato da una mimica forte-
mente espressiva, comune agli atti scenici del Quattrocento, facessero parte
di uno spettacolo più vasto, andato poi perduto, così come si debbono sup-
porre perduti altri rispetti connessi p.es. col n. 40, dove si accenna a un
«male» provocato da una «trista Beca sciagurata», male che non può essere
il veto materno alle nozze Nencia- Vallera perché vi si teme un'aggressione
a cui il Vallera disarmato non può far fronte. Certamente fra i rispetti nen-
ciali molti debbono essere andati perduti (altra prova che la Nencia non è
opera letteraria di un solo autore), ma anche se ci fossero stati conservati
tutti, ciò non infirmerebbe l'asserzione del Patetta e mia nel mio preceden-
te lavoro e in questo, che i rispetti popolareggianti o d'imitazione dotta so-
no nati da quelli genuinamente popolari e non viceversa. I rispetti 32-33-34
e 40, come ho messo bene in chiaro a suo tempo, non possono essere opera
di un letterato e non sono neanche nati in città, al tempo che i rispetti nen-
ciali, divenuti di gran moda, venivano cantati la notte per le vie di Firenze
a turbare i sonni di Bartolomeo Scala verso il 1475. 6 Essi sono una spia
certa della presenza nella congerie nenciale di un filone popolare-contadi-
no, punto di partenza di quello popolareggiante-letterato che prosegue nella
Beca , espressa imitazione del parlar campagnuolo: scherzosa in quanto
ostentazione dei «pronti motti rusticani»,7 ma seria in quanto testimonian-
za di quell'interesse per il volgare, la sua nascita e natura che ha preoccupa-
to gli umanisti dal 1435 (polemica Bruni-Biondo) al 1473 (lettera del Filel-

6 La lettera dello Scala a Sigismondo della Sufa dove di questo si parla è pubblicata in Pa 2,
p. 159-160 con la determinazione della data (v. Testo , p. 143).
7 Legga la Beca chi ha appetito 1... et dal suo Nuto sarà esaudito (Testo, p. 140).

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240

fo a Lorenzo
ciale: datazio
Converrà a q
mere il più b
anni 1930-19
no poi li ha r
gioco, eppoi
stampatore, m
anni 1490-199
tà con Loren
rispetti, con
(1-31 e 32-51
stampa, asseg
1496 e allo st
H si presenta
della Beca. Su
grafia rappre
merose rista
coli successiv
tento di adeg
rattere conta
mata una vul
alcuni manos
trale, due all
la benché mi
gata fu senza
a che punto
metti adespo
Corpus Tibull
Importa osse

8 Da me pubblica
Ed. Université, 1
9 Pur essendo ta
ciale come raccol
53, 54 (vedasi Tes
10 E noto che n
rio, cfr. Giovann
1947 («Storia e le
noscritti mi è sta
chiarato proposit
pe», delle quali n
noscritti posterio
le varianti di una
diano di semplifi
in Guido Mazzon
1951, p. 216.

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circolò e fu letta. In mancanza di indizi contrari resultò naturale conside-
rarla poemetto unitario e di un solo autore e il problema della sua composi-
zione non affaticò nessun editore. Ma nel 1908, 1934 e 1951 vennero alla
luce tre manoscritti quattrocenteschi che di problemi ne fecero sorgere an-
che troppl. In essi il testo nenciale si presenta rispettivamente con 20 otta-
ve (V, dallo scopritore Guglielmo Volpi), 39 ottave (P, dallo scopritore Fe-
derico Patetta, Punico datato e precisamente al 22 ottobre 1476), 12 ottave
(M, dallo scopritore Michele Messina) quasi tutte contenute nell'incunabo-
lo, ma con massicce varianti.11 Non era più possibile giudicare la Nencia
opera letteraria unitaria com'era stato fatto fino allora.
Ad affermare la presenza nel testo H di due filoni di fattura diversa ba-
sta il raffronto di due rispetti presi a caso:
21 Ell'è dirittamente ballerina, 47 Non è miglior maestra in questo
[mondo
ch'ella si lancia com'una capretta. che I è la Nencia mia di far ca(p)pegli;
& gira più che ruota di muQllina, e Ila li fa con que' bricioli intorno
& dàssi della man[o nella scarpetta; ch(e) |io non vidi giamai | e' più begli;
quand 'ella compie il ballo, ella s 'in & le vicine le stanno d'intorno,
[china,
poi torna indietro & duo tratti scam- (e) e' dì di feste vengon per vedegli.
[bietta.
e Ila fa le più belle riverenze e Ila fa molti graticci & canestre:
che gnuna ciptadina da Firenze la Nencia mia è '1 fior delle maestre

Si notino al n. 47 le assonanze mondo ' intorno (con ripetizione di intor-


no)y la rima imperfetta vedegli , le due dialefi necessarie al v. 4, l'uso di che
per di cuiy l'uso di di davanti all'infinito, su cui ritorneremo, mentre nel n.
21 grammatica e metrica non fanno una grinza. Si noti anche la banalità
del n. 47 rispetto alla vivacità del n. 21: non si può negare che si tratti di
due mani diverse. Bene o male, la Nencia resultò quello che effettivamente
era: un insieme di membra disiectay dimostrato se non altro dalla diversa
estensione delle raccolte, dal diverso ordine dei rispetti, dalla somiglianza
di certi rispetti per cui l'uno di una raccolta appare intenzionale rifacimen-
to (al di là di oscillazioni mnemoniche) di un'altra raccolta. Non si sa di al-
tra opera smontata nei suoi elementi e rimontata in modo diverso e con
scambio di parti fra l'uno e l'altro. Che fra i rispetti ci sia un'affinità di te-
mi non significa nulla: tale affinità esiste in tutte le raccolte di canti popo-
lari, che per questa via verrebbero ad essere tutte opere unitarie.
Sarebbe stato augurabile che qualcuno si mettesse al lavoro per isolare i
due o più filoni (o se vogliamo dire, le due o più mani) che le raccolte rive-

11 Queste sigle sono in parte le mie: nelle pubblicazioni precedenti V sta per il mio H e S
manca. Anche di questo cambiamento mi è stato fatto un appunto, ma distinguere le prime stam-
pe dalla successiva vulgata era necessario, ed essendo stato io a rintracciare e pubblicare il testo
dell'incunabolo, mi era sembrato legittimo riordinare anche le sigle dei testi.

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242

lavano, esami
mancanza di
gianti siano s
scorretti e b
arguto, p.es.
non ignota al
11 F son
16 Quando ti vidi uscir della
sì capanna paz
che tutta
col cane in ( = a) 13 mano & colle
noctpeco-
relle

i' me & s'i' mi caccio a cantar a ricisa


n'andai i
tu se nel lecto & scoppi delle rìsa
ťťaspectavo, e

27 Più51 (31) bella


Nencioza mia, tu ti fara' con ro
[Dio,
né piùch'io veggo le bestiuole presso a casa;
dolciata

se non ch'ella
io non vorrei, per lo baloccar mioy i
(chi non la mira ben[e non se nessuna fusse in pastura rimasa.
[l'ad[a]rebbe

Qualche volta non manca neanche una punta d'ironia, p.es.

5 Ben si potrà tenere in buon di nato 50 Se senza duol[o mi potessi sparare


chi ara quel fioraliso senza foglie mi spareria per darti a divedere

Viceversa neanche è detto che a classificare un rispetto come popolareg-


giante basti la presenza di quella che potrebbe parere una reminiscenza let-
teraria. Neanche gli echi boccacciani segnalati dal Di Benedetto sono pe-
rentori.14 Note sono le sensibili differenze di stile e di espressione, secondo
il tema e i personaggi, che intervengono fra le novelle del Decameron. Al-
l'andatura sostenuta e latineggiante della novella dei tre anelli (1.3) fa ri-
scontro quella dimessa e volutamente campagnola della novella del prete di
Varlungo (8.2), sicché non è escluso che il Boccaccio e la Nencia abbiano
indipendentemente attinto, a poco più di un secolo di distanza, allo stesso
grande serbatoio del parlare popolare.
Comodo sarebbe vedere nei 20 rispetti di V, indubbiamente i più carat-
terizzati in senso popolareggiante, l'apporto dei letterati e considerare gli
altri 31 rispetti di H il fondo popolare della raccolta. Ciò è anche avvenu-
to, sebbene non in questi termini. C'è stato infatti chi ha voluto considera-
re V la Nencia primitiva, cioè la vera Nencia , poemetto tutto di mano di
Lorenzo, trascurando il resto, che sarebbe stato un raffazzonamento popo-

12 Cfr. Testo , p. 53n.


13 Al guinzaglio.
14 Cfr. Testo , p. 43n.

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lare di materia nobile: cioè il
che qui si propugna, che avre
tera latina di Bartolomeo d
anni di P (l'unica redazione
una intensa diffusione di ri
contadina, ma cittadina, il c
nico campagnuolo. Del resto
penetri nella massa indiscri
risulta che al tempo in cui tr
schlaget popolari da un'aria
na il della Scala saranno sta
direttamente in città dalla cam
Varie spie formali possono t
spetto: a) il diverso presenta
to di mettersi e levarsi la gon
il corno e la cornamusa (35.8
za e nelle faccende di casa e
due (casa o capanna 8.8; 9.6;
tutto alcuni dettagli: d) l'us
piacere (19.6); & poi gittarle
non erro (36.3); quest'annosi
sazioni posticce: un miglia
mezz'ora (30.3); cento miglia
no (12.4); con tante squadre
ce della rima: festa / maestra
(41); sancto / campo (43); mon
traballanti; g) il prestito di
rime sdrucciole della raccolta)
to di un tema trattato altrov
ne ridi e fa'mi trabiliare (45
non sai tu, Nencia, quando im
brigata (18.4) / & che non s
tre stanze di congedo (31,37
del Pulci ricorrano spesso ri
smi su cui torneremo.
Un campione del passaggio da un filone all'altro potrebbe scorgersi nel
raffronto fra due altri rispetti:

52 Non sa' tu Nencia, quando impazai


18 E' fu d'aprii quando m'innamorasti,
[intrafatto?
quando ti uidi coglier la 'nsalata. quando ti uidi a battere in sull'aia,
Io te ne chiesi, & tu mi rimbrottasti, stetti dopo I a un cespo quatto quatto
tanto che se n' adette la brigata e poi ti benedì cento miglia(ia) .
I' dissi bene allora: - dove n'andasti? i' dissi ben allora: - i' son disfatto,

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244

ch'io la Nencia
ti perd
m'à pur giunto alla cal-
[chiata [laia,
d'allora inanzi i' non fu' mai più e la m'innamorò sì che da poi
[desso
per modo tal, che m'ài messo nel nonn ho potuto lavorar co' buoi.
[cesso.

Il Vallera popolare sarebbe stato colpito dalle grazie della Nencia men-
tre essa coglieva l'insalata, quello popolareggiante mentre essa trebbiava,
immagine vivace e spiccata ben più dell'atto banale di cogliere per l'appun-
to l'insalata, al quale, in mancanza di meglio è dovuto ricorrere l'autore
contadino, ricavandolo da un altro rispetto popolare (40.2: mantenga / di-
fenda) appartenente probabilmente a un atto scenico e collegato nel conte-
sto col n. 18: se ne adette la brigata / che non se n'avvegga la brigata (la neces-
sità di tener segreto l'amore, già presente nella poesia provenzale, è anche
il senso particolare di questi due rispetti). La chiusa poi, tanto se cesso si-
gnifica «luogo di decenza» o «dimenticatoio», è quanto mai povera e stenta-
ta. Se si confrontano i rispetti n. 31 en. 51, ambedue di congedo, e se si
considera che il n. 31 è l'autentico popolare per l'uso di a in funzione di
agente (v. più sotto), l'à7tpoa8óxT)Tov baloccare potrebbe essere un segno di
rimaneggiamento popolareggiante.
Successivamente alla pubblicazione del mio volume è uscito un lavoro
di Rossella Bessi,15 a cui è d'uopo accennare per puro dovere di ufficio.
Fraintendendo la formula pasqualiana recentiores non deteriores la Bessi si
dilunga nell' equiparare H con S, cioè il testo originale della vulgata (del re-
sto da me pubblicato di su l'incunabolo di Erlangen) e la sua successiva ma-
nomissione nelle stampe del Sei e Settecento e nei manoscritti che da esse
derivano: cosa che interessa tutt'al più la ricezione della vulgata attraverso i
secoli e niente affatto il testo nenciale, del quale nel nostro caso esiste nel-
l'incunabolo l'originale. La Bessi poi, ferma nell' intendere la Nencia come
opera di uno o più letterati (opinione che il non-filologo Patetta, l'unico
che nella polemica degli anni Trenta abbia ragionato filologicamente, aveva
già bollato di offesa al buon senso) 16 ricerca diligentemente, quanto inutil-
mente, anticipando la funzione di futuri CD ROM, in contatti verbali più
o meno avulsi dal contesto un'area culturale a cui apparterrebbe la Nencia e
la trova in una tradizione letteraria risalente addirittura all'antichità classi-
ca. Ma contatti verbali si trovano anche fra Heine e Wordsworth e il Pe-
trarca, fra Stefan George e Orazio, senza che ciò autorizzi a pensare a
un'area culturale specifica: i topoi poetici sono quelli che sono e quelli che

15 La Nencia da Barberino , Roma, Salerno, s.a. (ma 1982).


16 Pa 4, p. 383 {lesto y p. 43n).

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potevano eventualmente inter
stati segnalati da me.17

2. Per lo studio del parlato il


importante e più largo d'incit
non foss'altro perché non pon
reggiante, cioè scelto dall'igno
vale quanto un uso di proveni
In primo luogo colpisce l'imp
lingua scritta già nel Quattroce
rispetto: è noto dai Veda, da
trasmissione orale è in genere
smi sono da notare due prepo
na Masa (31.4), appiattitosi po

17 Se p.es. consideriamo il rispetto n


I quando ti vidi coglier l'insalata» riec
di Virgilio: il Vallera si sarebbe innam
della Nisa che coglieva «roscida poma»
c'è bisogno di scomodare questi signori
contesto tutto differente: Damone si la
dersi, Vallera si lamenta che il suo am
della Nencia che poi coraggiosamente s
finita la messa, la Nencia, com'è natura
(contemporaneamente) in paese (terra),
va il dono dell'ubiquità come s. Antonio
in su quell'erba voltoloni» (n. 30): ma
sul viso o(in) su un prato o si può bacia
ferimento alla ragazza ci vuole, che qui
dalla Bessi non spiegano nulla, perché v
abbastanza comune, oppure che bacia
lectio facilior per un termine in cui do
da M, P, V e rifiutato chissà perché da
cia giù in fretta e furia «mettendo e' b
che nella corsa avrebbero potuto stacca
la ragazza tutto il tempo che gli occorr
li avrebbe presi? li conservava in casa i
la trovata è la trasformazione di un la
re» dove si sarebbe annidata la paura n
risalente ad Aristotele e restata in vi
sangue in una delle tre xoiXíat del cuo
che il Boccaccio rende come «parte con
ser chiusa o aperta, un buco è decisame
quel che si mette ben addentro nel cuo
da Giuseppe Boffito, La circolazione de
tematica, scienze naturali», 6, Napoli, 1
numerose e "serbole a chiosar con altro
le che mi ha dato da pensare: nel n. 4
Toscana non l'ho mai sentito e qui sare
altrove abbondano.
18 Cfr. Dag Norberg, Faire faire quel
schrift Norberg), Padova, Antenore, 1

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246

zio dell'affid
diventato poi
na funzione s
at nelle lingu
soggetto: per
corda condizi
tenersela in b
panni lini (9.
c'è da notare
rundio avreb
quest'occhi lag
cordanza del
fa' che tu (N
particella pro
poza ch'i ti v
sente: che si
que chuta ved
particolarità
dica (9.4), fa p
rissologia tip
tutto in Omero
po pelle pelle
tendo ì bisant

3. Tirate tutt
ria della Nenc
curamente co
messo insiem
tanti stampa
no, relegata n
quattro secol
menti, al cen
che non levò
nerentola del
to il posto ch

19 Cfr. la mia ed
20 Cfr. Ernst Gam
21 Cfr. Pavao T
536; Maria Corti,
in «Atti dell'Acc
22 Cfr. Franca
1964, p. 161 ss.

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resse sviluppatosi nell'età de
spontanea del popolo e quell
essi lo chiamavano, che ne è
mento delle polemiche del t
gue, a loro il parametro per
che andavano scoprendo, forn
zioni di lingua e costume tram

Vito R. Giustiniani

Riassunto - Résumé - Summary - Zusammenfassung

Nella questione accanitamente dibattuta negli anni Trenta, se i ńspetti di fattu-


ra letteraria della Nencia siano gli originali e genuini, costituiscano cioè la vera
Nenciay oppure un'imitazione intenzionale di quelli popolari, la presenza strana-
mente inosservata di un atto scenico sicuramente contadinesco avrebbe già allora
dovuto escludere la probabilità della prima ipotesi, cosa che si fa qui. Preziosi ar-
caismi, anch'essi rimasti inosservati, collegano la Nencia al parlato del Quattro-
cento.

Dans la discussion acharnée des années Trente si les ńspetti de facture li


de la Nencia sont originaux et représentent la première forme du recu
sont plutôt une imitation intentioneile des ńspetti populaires, la présence
blement inaperçue d'un atto scenico sûrement paysan aurait dû exclure déj
mière hypothèse. C'est ce que l'on fait ici. Des précieux archaïsmes, eu
jusqu'ici inaperçus, relient la langue de la Nencia à l'oralité italienne du XV

In the vehement discussion during the Thirties, on whether Nencia* s l


shaped ńspetti are the original and genuine ones representing the true
whether they are an intentional imitation of the popular ones, the
unnoticed presence of a definitely rustic atto scenico should at that t
excluded the probability of the first theory, as it does here. Precious
which also went unnoticed, connect Nencia to the parlato of the fifteenth

In der in den 3 Oer Jahren heftig debattierten Frage, ob in der Ne


ńspetti literarischer Prägung die ursprünglichen sind und die Ur
Sammlung darstellen, oder ob sie die volkstümlichen absichtlich nachahme
das sonderbar unbeachtete Vorkommen eines echt bäuerlichen atto scenico die
Möglichkeit der ersten Hypothese schon damals ausschließen sollen. Das wird hier
getan. Wertvolle, bis jetzt auch unbeachtete Archaismen verbinden die Nencia mit
dem gesprochenen Italienischen des Quattrocento.

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